Medioevalismo AGOSTINO GEMELLI

I UNÌYERSÌ7A' CATTOLICA )
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RASSEGNA falsa :
COLTURA
REDATTA
VICO NECCHI
FRANCESCO OLGIATI
P R E S I D . D E L L A S O C IE T À IT A L IA N A
P E R G L I S T U D I F IL O S O F IC I E P S IC O L O G IC I
A R C H I V I S T A D E L L A C U R IA
A R C 1 V . D I M IL A N O
AGOSTINO GEMELLI 0 . M.
DOCENTE
N E L L A R . U N I V E R S IT À
D I T O R IN O
DA
SOMMARIO
Medioevalismo.
A g o s t in o G e m e l l i
r* £ -
I l pensiero religioso c morale nel socialismo italiano: 1° F i­
lippo T u ra ti e la C ritica Sociale. — F
ra ncesco
O l g ia x i
»
Un secolo di storia (1815-1914). — M a r i o B e c s a d e l l i
»
36
L a guerra, — V ic o N e c c h i ...........................................................
»
46
A proposito dell’arte di Gaetano T re m a ti.— G i u s e p p e G r o n d o n a
»
51
L ’uomo nuovo. — C i v i s .....................................................................
»
62
N ote apologetiche. — G b
» *v
69
»
75
»
76
r b e r t o
.............................................. ...........
Note di taccuino. — G u i d o M e l z i
Bollettino della “ Pro Coltura
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’ E k il
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— L u ig i C olom bo
RIA E D I T R I C E F ì O R E N T f N
.
.
RASSEGNA ITALIANA DI COLTURA
Si pubblica ogni venti giorni in fascicoli illustrati di almeno
48 pagine ciascuno.
. Contiene articoli dei migliori studiosi e dei più attiv i uomini fra
i cattolici italiani. H a in ogni paess d’Europa illustri corrispondenti
di scienze, di filosofia, di lettere, di a rti e di politica.
Propugna ed illustra la concezione cristiana nei sapere e nella vita.
Organo d’informazione e di studio, segue ed esam ina ogni cor­
rente di idee, commenta i fatti principali del movimento sociale e
politico.
Vuole un’Italia grande e forte; discute i problemi della vita del
paese; rievoca ed esalta le nobili e gloriose tradizioni nostre.
È intollerante coll’errore ; ossia non am m ette alcun accomoda­
mento con dottrine e con uomini che non riconoscono la origine e la
n atu ra divina del Cattolicismo.
M odernissima nella form a ed inform ata perciò di ogni idea o
pubblicazione nuova, è m edioevalista nella sostanza.
Si rivolge solo a coloro che cercano la v erità con cuore puro e
con m ente sgom bra da pregiudizi.
I manoscritti non si restituiscono, salvo speciali accordi preventivi.
G li a u to ri, fir m a n d o i lo r o a r tic o li, n e a s s u ­
m o n o p ie n a r e s p o n s a b ilità .
Non. si danno, salvo accordi preventivi, estratti gratis. Chi ne
desidera, si accorderà con la T ip o g ra fia P ontificia, e A r c iv e s c o v ile
S. G iu se p p e, Aiiia.no, Via S. Calocero, 9.
Si dà recensione solo dei libri spediti in doppia copia alla reda­
zione. — Non si concedono cambi.
NB. — G ii a b b o n a m e n ti che n on ven g o n o d is d e tti s i im~*±.
rin n o v a ti.
R ed a z io n e e A m m in istra z io n e : M ilano, V ia P ie tr o M aro n celli, 2 3
Anno I. — fasc. 1."
1 Dicembre 1014
Conto Corrente con la Posta
VITA e PENSIERO
RASSEGNA ITALIANA DI COLTURA
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R E D A T T A D A ---------------------------------------- :------------------------------
AGOSTINO GEMELLI 0. M.
'VICO NECCHI
FRANCESCO OLGIATI
D O C E N T E N E L L A R . U N IV E R S IT À
D I T O R IN O
P R E S . D E L L A S O C . IT A L IA N A P E R G L I
S T U D I F IL O S O F IC I E P S IC O L O G IC I
A R C H IV IS T A D E L L A C U R IA
A R C IV . D I M ILA N O
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-
Milano - TELEFONO: 79-67
A BBO N A M EN TO A N N U O P E R I P A E S I D I L IN G U A IT A L IA N A
P E R L ’ ESTERO L. S —
U N FASCICOLO L. 0 .4 0
L. il
i. — L e ragioni del nostro m edioevalism o.
Ecco il nostro program m a ! 35oi siamo m edioevalisti. Mi spiego.
2foi ci sentiam o profondam ente lontani, nemici anzi della cosidetta
•« coltura m oderna », così povera di contenuto, così scintillante di
false ricchezze tu tte esteriori, sia che essa si pavoneggi nelle prolu­
sioni U niv ersitarie o clie, filantropica, scenda nelle U niversità popo(1) Accenno alcuni' dei concetti da me svolti nel discorso che ho tenuto
per l’inaugurazione ufficiale della Associazione Milanese. « Pro Coltura » la
sera del 7 novembre u. s \e in un discorso tenuta if 29 novembre u. s. al
Circolo Universitario di Pisa.'E dico : accenno, perchè le idee, qui a mala pena
.abbozzate, verrò sviluppando dorante il corso di quest’anno in questo stesso
.periodico, in una serie di articoli'trattanti il vasto tema : Coltura e Cristia­
nesimo. Mi preme dichiarare che h> ' idee qui esposte non sono esclusivo
patrimonio mio, ma rappresentauo'il frutto di lunghe ed assidue meditazioni
e di vivaci discussioni, compiute quelle è<J agitatesi queste nel gruppo di gio­
vani che pubblica questa.’ rivista. PercioHiso ^ frequente il noi. Queste
idee sono maturate iiy n o i a poco a poco e\sono maturate dolorosamente
e faticosamente anche; perciò le ritengo vitali ed oso sperare che, dopo il
contrasto del primo momento, esse avranno il pregio di risvegliare le anime
—
1
—
•
M E D IO EY A L ISM O
lari a spezzare agli um ili il pane della scienza m oderna. Ci muove a
a p ietà qu esta povera coltura m oderna. E ssa è un aggregato m ecca­
nico di p arti, non intim am ente elaborate, mèsse insiem e senza con­
nessione intim a, organica. E ssa è un mosaico co stru tto da un ragazzo
anorm ale, che non ha il senso dei colori e 'delle figure. A ncora. Noi
abbiam o p au ra di questa coltura m oderna, non perchè essa alza le sue
arm i contro la nostra fede, ma perchè strozza le anim e, coll’ uccidere
la spon tan eità del pensiero. A ncora. Noi ci sentiam o infinitam ente
superiori a quelli che proclam ano la grandezza della coltura m oderna.
Q uesta è infeconda, ed incapace di creare un solo pensiero ed al posto
del pensiero ha eretto a. divinità la erudizione del vocabolario e della
enciclopedia.
Noi vogliamo invece diffondere una coltura organica, una coltura
che sia il complesso armonico di tu tta la- nostra a ttiv ità spirituale,
una coltura capace di perm ettere alla personalità um ana di svolgersi,
creando il pensiero. Noi vogliamo una coltura che risponda alle esi­
genze più legittim e, alle aspirazioni più profonde ed inestinguibili
dello spirito um ano, col riconoscere i valori suprem i della nostra v ita.
E una coltura avente questi caratteri noi crediamo non possa essere
d ata che da chi chiede i principi di vita, al Medioevo.
Non ci si fraintenda. Non vogliamo un puro ritorno al Medioevo :
non diciamo che si debba rivivere senz’altro il passato. La storia del
passato non si ripete m ai. Noi siamo m edioevalisti, perchè abbiam o
compreso essere necessario che l ’anim a che ispirava la coltura medioe­
vale, — proprio quell’anim a, ma m atu ra ta — ispiri pure la n o stra coltura,
vivifichi il nostro pensiero^contem poraneo. Noi ritorniam o cioè al Me­
dioevo, non per arrestarci e cristallizzarci in esso, ma per trovare in
esso le arm i efficaci a conquistare I’ avvenire, ossia pei' far sì che,,
come la Chiesa C attolica era allora l ’anim a della, coltura, lo sia, o
meglio lo divenga anche oggi. C onvinti, come siamo, della eterna vi­
ta lità del Cristianesim o, della divinità della sua origine e della so­
p ra n n a tu ra lità della sua. m issione, noi siamo certi che la Chiesa C atto ­
lica dovrà un giorno divenire nuovam ente l’anim a della coltura e che lo
diverrà più presto assai che non lo sperino i tim idi suoi figli o che
non lo tem ano i suoi avversari. A nim ati da questa certezza (che trova
che dormono/é di spingerle a seguirci, ad aiutarci nell’ apostolato che svol­
giamo in yfuesto periodico, nella difesa della Chiesa' Cattolica, delle sue
d o ttrin e re i suoi iusegnanienfi, difesa che è la ragione unica e l ’unica fina­
lità della nostra vita.
AGOSTINO G E 3 IE L L I
la sua scaturigine e il suo alim ento nelle pagine stesse della storia
del pensiero), persuasi ancora che la v ita del pensiero di u n ’ epoca è
quella che è e non diversa anche in quanto scorga e deriva dalla
storia del passato, noi compendiamo il nostro program m a in questa
parola : Medioevalismo ! (1 ). Ci è cara questa parola perchè essa,
esprim e un pensiero, che è m aturato lentam ente nelle nostre anime,
grazie ad uno studio assiduo e ad u n a m editazione prolungata. Ci è
cara questa parola, che risnona nelle nostre orecchie come una squilla
an n unciante la b attag lia, come una diana in v ita n te al nuovo giorno.
Ci è cara questa parola ; essa desta nel nostro cuore le più forti spe­
ranze ; essa suscita- nella m em oria le visioni dei trionfi della Chiesa
C attolica ; essa pone in tu tto il nostro essere una dolce emozione :
soldati di u n ’idea, dobbiamo vincere, perchè l ’idea per la quale com­
battiam o dom ina i secoli.
Lo sappiam o ; la denom inazione, che abbiam o scelto a riassum ere
e a significare il nostro program m a, susciterà contrasti e d ib a ttiti. E
lo farà per ragioni diverse, tu tte però aventi radice in uno s ta to
d ’animo che vogliamo com battere, perchè sterile.
Ci sem bra di- u d irli coloro che hanno form ato la loro coltura,
ascoltando le conferenze nelle U n iv ersità Popolari, ovvero leggendo
la terza pagina dei grandi giornali quotidiani ! Ci' sem bra di udirli :
« Medio Evo ! dunque dominio di superstizioni ; dunque negazione ili
lib e rtà ; dunque oscurantism o, intolleranza ! ». E hanno ragione costoro
(1)
Noi quindi ci dichiariamo « Medioevalisti », non già per aggiungere
un epiteto alla professione del nostro Cattolicesimo, quasi che il Cattolicesimo
sia esistito soltanto — o almeno nel suo tipo più perfetto —• nel Medioevo ;
e non ci ha assolutamente compresi un illustre avversario repubblicano, che,
assistendo alla nostra Conferenza tenuta alla Pro Coltura, la commentò di­
cendo che avremmo dovuto retrocedere più ancora, sino ... a Cristo. — Ma
certo, noi siamo cristiani cattolici tout court, nè più nè meno della povera
vecchierella analfabeta, che recita la sua preghiera. Certo, noi vogliamo che
...la società ritorni a Cristo, e siccome Cristo vive nella sua Chiesa — oggi, come
nel Medioevo, come nei primi secoli del Cristianesimo —, vogliamo che la
società ritorni alla Chiesa. — Ma non è questa la questione da noi proposta.
Si tratta dei rapporti tra Cristianesimo e coltura. E qui noi diciamo che bi­
sogna riallacciarci al Medioevo, perchè allora Cristo e la sua Chiesa erano
l’anima vivificatrice della coltura; bisogna riprendere quella nobile tradizione,
che sgraziatamente per molteplici cause, dal Kinaseimento in poi, venne in­
terrotta. E scrivendo questo, a noi pare che il Pontefice dell '^Eterni Patris
dall’ alto a noi sorrida e benedica.
M E D IO E Y A L ISM O
di p arlare cosi. P o v ere tti ! E ssi non possono parlare diversam ente.
H anno bevuto a grandi sorsi a fonti inquinate da residui di illum inismo;
hanno le m enti ancora annebbiate dai fum i del vino della cosidetta
lib ertà di pensiero ; concepiscono la lo tta antireligiosa come una libe­
razione da, una schiavitù secolare. E ssi non possono dunque parlare
diversam ente. Il Medio Evo si prospetta: dinnanzi ad essi come u n ’epoca
oscura (che cosa conoscono delle pubblicazioni d ie lo illustrano?) in
cui domina sovrana in d istu rb ata la Chiesa, in cui la coltura è mono­
polio del clero, in cui le superstizioni più strane, le lo tte accanite e
p articolari, il bizantinism o teologico, il dogmatismo più assoluto, n e ­
mico di ogni indagine positiva, sono stati i fru tti attossicati di quella
m ala pian ta, per la quale il C ristianesim o, perduto ogni carattere cri­
stiano, è rim asto solo C attolicism o. E ssi credono vero tu tto questo ;
adunque non possono parlare diversam ente.
E ci sem bra anche udire altre, voci di p ro testa ; più composte,
come si conviene a gente per bene e tranquilla, ma p u r tu tta v ia di
p ro testa ! Sono le voci di quei nostri amici tiepidi, che hanno tim ore
di ogni posizione di b attag lia fieram ente ed audacem ente presa e so­
sten u ta ! Medio Evo ! sì. essi riconoscono la grandezza della Chiesa
C attolica in quell’ epoca : sì, essi ne conoscono e ne am ano anche i
fru tti di san tità : sì, essi sanno che i grandi m ovim enti religiosi di
quell’ èra sono quelli che hanno assicurato un patrim onio di v ita
cristian a ai nostri tem pi. Ma si sa ! Ai giorni nostri conviene essere
cauti. L a prudenza è u n a v irtù . Le posizioni decisive possono essere
nocive e rovinare u n a causa buona. È meglio assai fare invece opera
len ta di penetrazione, p er far conoscere a ta n ti che sono lontani da
noi la bellezza e la grandezza del Cristianesim o. Meglio evitarla questa
form ula, che ci m ette fuori del mondo. Sono già tan to boicottati i
cattolici, che non è opportuno rendere questo boicotaggio ancor più
severo con intem peranza inopportuna di linguaggio ! E davvero hanno
ragione anche costoro di parlare così. Si sa, le idee medie hanno la
grande fortuna di avere fatile il consenso dei più. Esse attutiscono
la sensibilità. E fortunati loro questi uomini delle idee .medie, che non
si accorgono che, se noi ci dichiariamo nem ici della coltura m oderna,
già da un pezzo la coltura moderna si è dichiarata nemica del C ristia­
nesimo !
E ci sem bra anche di udirli quegli altri, che parlano a tu tto spiano
di m odernità. È necessario che il Cristianesim o si abbia "a sp o g liare
di. tu tto ciò che è proprio dei secoli andati e che la Chiesa Cattolica
si rinnovi. « Il Medioevo ! Già abbiam o veduto cosa valgono questi
— 4 —
A G O ST IN O G E M E L L I
m
te n ta tiv i di ritorno al passato, quando Leone X I I I ha raccom andato
il suo tomismo. I l passato non rito rn a piìi e tu tto si riduce a cristal­
lizzarsi in un passato che è im possibile rievocare. Coloro che parlano
di “ Nova et vetera ,, alla fin dei conti contrappongono al “ Nova ,,
un “ vetera ,, che orm ai è già sepolto ».
Tale [il coro di ironie, di derisioni, di ram pogne, che il nostro
grido di b attag lia aspettiam o debba sollevare intorno a noi. M a non
per questo crediamo di dover ripiegare un lembo solo della nostra
bandiera.
Noi siamo m edioevalisti ; e lo siamo perchè riconosciamo che la così d etta coltura m oderna è il nemico più fiero del Cristianesim o e
perchè riconosciamo che è vano parlare di adattam enti, di p en e tra­
zione. T u tto ciò è vano. T utto questo si riduce in ultim a analisi a
rinunciare a ciò che è l ’elem ento fondam entale e caratteristico del
Cattolicism o. Nel prom uovere un movimento di coltura, noi crediamo
che sarebbe esiziale te n ta re con un nostro nemico un accordo a base
di rinuncie. Non ne vale la pena! Il nostro nemico porta in sè i segni
della m orte. A d esso non possiamo dare nè tregua, nè q uartiere, nè
l ’onore delle armi.
2. — Come siam o divenuti m edioevalisti.
Temiamo però che questa nostra fierezza e questa n o stra audacia
possano sem brare a qualcuno formule, con le quali vestiam o a nuovo un
pensiero comune. Temiamo vi sia chi si arresti al significato esteriore
della parola e non colga l ’in tim a ragione che ci muove a dichiarare
apertam ente guerra alla coltura m oderna. P erciò sentiam o il bisogno
di giustificarci. E crediamo nulla possa meglio giustificare il nostro
atteggiam ento di pensiero, che il fare brevem ente la storia — storia
dolorosa — dei com battim enti sp irituali, attrav erso i quali siamo a r­
riv ati alle convinzioni che qui propugniam o.
Riteniam o anzi doveroso il fare questa storia, perchè, docum entando
come siamo arriv ati, attraverso a delusioni e a dolorose esperienze, a
respingere da noi la coltura m oderna, riteniam o di aiutare altri a
compiere coraggiosam ente il medesimo cammino, per il quale noi ci
siamo messi.
A bbiam o incom inciato anche noi coll’acquistare nelle u n iv ersità
quella che si chiam a com unem ente la coltura moderna. A bbagliati dal
luccicare della scienza, abbiam o creduto per un istan te che la scienza
potesse rispondere a tu tti i problem i che il nostro spirito le poneva.
M E D IO EV À L ISM O
Così abbiam o conosciuto il m etodo del lavoro scientifico: ci siamo de­
d icati allo studio delle scienze p artic o la ri: abbiam o p ortato il nostro
contributo, per quanto modesto esso fosse, alla; soluzione di problem i
parziali, ci siam o fa tti un dovere di. conoscere ogni pubblicazione m o­
d erna ; siamo accorsi nelle più rinom ate u niversità ad ascoltare la p a ­
rola di m aestri illu stri e ad essi abbiam o chiesto una guida nelle nostre
ricerch e; abbiam o seguito il m ovim ento scientifico attrav erso i suoi
m olteplici organi nelle biblioteche, nei sem inari u n iv ersitari, nei lab o ra­
to ri. o compilando schede, o collazionando te sti, o in terp retan d o do­
cum enti antichi, o ten tan d o o riten tan d o coll’esperim ento e coll’osser1"
vazione la scoperta delle leggi del mondo della n a tu ra ; così pure noi
abbiam o, al pari di altri giovani, ubbidito a questa febbre interiore del
sapere, a questa voce in tern a, che ci indicava nella scienza la grande
lib eratrice delle anim e. E abbiam o considerato le biblioteche ed i la ­
boratori come il santuario di questa d iv in ità: la scienza, che amavamo
con tu tto l ’ardore e 1’ em pito dei nostri giovani anni.
Ma non corse lungo tem po, che, a m ano a mano, la delusione si
fece strad a in noi, am ara, dolorosa. Ci siamo dovuti accorgere che
proprio i problem i più im portanti, i m assim i problem i, la scienza
o li lascia in so luti, ovvero li risolve in guisa da negare l ’esistenza dei
problem i stessi.
D elusi, ci siamo rivolti allora alla speculazione filosofica, e a b ­
biamo chiesto ai filosofi m oderni che essi ci dessero una risposta alle
n o stre dom ande, che essi ci insegnassero a costrurre una Weltanschauung,
u n a concezione generale dell’universo, la quale, p u r non potendo ac­
co n ten tare tu tti i bisogni del nostro spirito, almeno ci perm ettesse
di atten d ere, sereni e fiduciosi, alla indagine dei problem i parziali.
Così, volta a volta, ci sono passati tr a le m ani le opere di tu tti i grandi
p ensatori del secolo X IX ; così ci siamo ferm ati a m editare le loro p a ­
gine più significative. Ci confortava in questo lavoro la persuasione che
la nostra m editazione non poteva essere sterile, ma doveva riuscire
alla fine feconda ed anim atrice, perchè com piuta con sincerità di in ­
tendim enti. Ma, quanto più progredivam o nello studio, vedevamo a b ­
b a tte rsi, come castelli co stru tti da fanciulli con carte da giuoco, le fragili
ideologie, che nel nostro spirito eravam o an d ati costruendo con ta n ta
pena, con i m ateriali forniti dalle scienze sperim entali ; . e una nuova
delusione, ancor più am ara per il rinnovato dolore, ci veniva cogliendo.
E cioè, se in questo rivolgerci alla filosofia, eravam o consolati dal v e ­
derci finalm ente liberati dai ceppi del positivism o; dall’altro la indagine
filosofica, anziché risolvere i problem i che assillavano il nostro animo,
— 6 —
AGOSTINO G E M E L L I
m
li rendeva più complessi, e, accanto a questi, ne faceva sorgere dei nuovi.
Così passamm o di sistem a in sistem a, a g ita ti sem pre da un interno
•ed invincibile insoddisfacim ento; così superam mo ognuno di esso, nel
senso che di ognuno cogliemmo la intrinseca ed insanabile insufficenza.
E fu in questo lavorio che il Cristianesim o ci apparve, dapprim a
•con tim ido riconoscim ento, poi con virile affermazione, come il solo
principio di u n ità, capace di dare una sintesi feconda. E fu ancora
attra v erso questa lenta elaborazione,' che apprendem m o che appunto
ciò che vi era di vitale in tu tte le concezioni filosofiche attraverso le
qu ali eravam o passati, erano appunto quegli elem enti che il C ristiane­
simo ha messo in valore ed integrato in una concezione generale dell ’universo.
Il conforto di aver trovato nel Cristianesim o la d o ttrin a della
n o stra v ita, è stato am areggiato (fatto, questo, comune a m olti giovani
della n o stra età) dalla constatazione che ci trovavam o con ciò stesso
in opposizione alla coltura m oderna, la quale ha dichiarato guerra al
C ristianesim o, d all’avvederci che attorno al Cristianesim o le argom en­
tazio n i contrarie si erano venute, proprio in quegli anni, accum ulando
p er opera della critica religiosa, sotto l’ influenza dei progressi nelle
scienze. O vunque obbiezioni: obbiezioni delle scienze della n atu ra , che
costruivano una cosmogonia in an titesi (almeno così pareva a noi) con
q u ella del C ristianesim o; obbiezioni delle scienze storiche, rovinanti
il carattere, la missione divina del C ristianesim o; obbiezioni delle
scienze filologiche, che venivano a togliere ai docum enti della riv e la ­
zione divina tu tto il loro valore; obbiezioni delle discipline filosofiche,
che si rifiutavano di am m ettere l’esistenza di un mondo soprannaturale.
Sgom enti per la g ra v ità di queste obbiezioni, che lo studio re n ­
deva più complesse, parve ad alcuni di noi che la voce di coloro che
si affannavano in quel tem po a dim ostrare che le obbiezioni contro
il Cattolicism o erano invece obbiezioni contro la rappresentazione e
l ’apologia teologica del Cattolicismo ortodosso, ci additasse u n a via di
•salvezza.
In fran ta, come infantile, la cosmogonia tradizionale, grazie alle
ricerche delle scienze della n atu ra ; m inata, m ediante la critica storica,
la base delle concezioni fondam entali e tradizionali contenute nei
dogmi ed espresse nelle istituzioni ; rid o tta od anche an n u llata la sfera
del soprannaturale, m ediante la critica filosofica; sostituito alle pratiche
trad izio n ali il ritorno al puro V angelo ; non rim aneva che rinunciare
•alla concezione teologica del Cattolicism o e alle pratiche dipendenti
<da questa concezione, non rim aneva che concepire il C ristianesim o
I
M E D IO EY A L ISM O
come u n a v ita, vedere nella Chiesa un organism o in continuo sviluppo:
considerare le form ule dogm atiche tradizionali come formule tem po­
ranee e conchiudere che la Chiesa C attolica, appunto perchè organismo
vivente, sarebbe sta ta capace, come un tem po il giudaism o, di ascen­
dere verso una v ita di forme più alte e più grandi e che il Cattolicismo, come la corteccia dell’albero che si dilata, nìa non oltre u n a
certa m isura, rag g iu n ta questa, stesse fendendosi, per perm ettere alla
corteccia nuova di so tten trare.
Così il modernism o ci apparve come la tavola di salvezza nel n au ­
fragio. M ettersi a contatto del mondo m oderno; rivivere la concezione
cristiana, rid o tta a ciò che essa h a di essenziale, in funzione delle mo­
derne esigenze del pensiero; ecco il program m a.
T a n a illusione anche questa! B astò il constatare che tu tto ciò
non era pu n to l ’espressione delle esigenze del pensiero m oderno, bastò
constatare che tu tto Ciò si ridnceva a cavare dall’ anima ed al­
l’anima, solo l ’oggetto o i m otivi della fede, bastò constatare che in
questa guisa la v ita religiosa interiore diveniva essa stessa la regola
d irettrice suprem a delle credenze e dei dogmi, bastò infine constatare
che il desiderio di condurre il C ristianesim o ad ascendere verso forme
più elevate, si riduceva, in fondo, a spogliarlo di ciò che gli confe­
risce il suo carattere essenziale, e cioè a negare la sua v erità ogget­
tiv a, la sua origine e la sua m issione divina, e a toglierlo da quella
atm osfera so p rannaturale dalla quale a ttin g e la sua forza, per p er­
suaderci che ci eravam o messi per u n a via falsa. E sperienze fo rtu ­
n ate tu tte queste, d ie s ia m o venute accennando! F o rtu n ate, diciamo,
perchè il superam ento di queste posizioni ci condusse, grado a grado,
alla negazione del loro valore! F o rtu n a te esperienze, diciamo, anche
perchè nulla andava perduto di esse e n ell’animo si andava così m a­
turando proprio per opera di queste successive ed incalzanti nega­
zioni, l ’adesione ad u n a nuova e fortunatam ente salda convinzione,
a riconoscere cioè nel C ristianesim o la sola concezione generale del­
l ’universo, rispondente alle esigenze del nostro spirito, la concezione
capace di risolvere i problem i m assim i to rtu ra n ti la n o stra anim a, in
conform ità alle esigenze della scienza; a riconoscere infine la n a tu ra
e 1’ origine divina del C ristianesim o e il c a rattere soprannaturale della
m issione della Chiesa C attolica. Se però queste esperienze, attra v erso
le quali siamo stati condotti, furono fortunate, furono però anche do­
lorose, perchè è doloroso questo tragico dram m a della ricerca della
v e rità e questa lo tta coll’errore nel pericolo di essere trav o lti, sia pure
p er un istan te.
— S —
m
A G OSTINO G E M E L L I
Ma la v e rità salva coloro che la cercano con m ente sg<
pregiudizi ; Iddio protegge e salva quelli che_ lo_ amanp con cuore
puro, e il dolore con cui la v e rità è conquistata la im preziosisce,
così da rendere im possibile il perderla di nuovo. E la via di salvezza
ci apparve in modo del tu tto semplice. Ci siamo chiesti : quale epoca
h a m ostrato, più di ogni, altra, di avere compreso le esigenze delle
indagini positive, delle indagini speculative, delle indagini storiche?
Q uale epoca è nel medesimo tem po a rriv ata a ritro v are, attraverso lo
studio del mondo della n a tu ra e dello spirito, u n a concezione in a r­
monia con gli insegnam enti del Cristianesim o?
Q uesta dom anda ci condusse allo studio dei dottori medioevali.
Dobbiamo confessare che ci siamo ' accinti con ripugnanza allo
studio delle varie Somme, dei vari Commentari di Aristotele, dei vari
Commentari delle sentenze di Pier Lombardo. E la ripugnanza è venuta
sulle prim e accrescendosi. S e poteva essere diversam ente. A b itu a ti al
linguaggio delle scienze) moderne, il linguaggio dei dottori m edioevali ci
riusciva oscuro ; di più la m ancanza di abitudini a ricercare il pensiero
nelle formule, con cui era espresso, ci faceva a rrestar alla form ula e ci la­
sciava sfuggire il pensiero. La le ttu ra rim aneva arida, infeconda. M an­
cava a noi la preparazione necessaria, ossia m ancava a noi quella sim­
p atia spirituale che è indispensabile per com prendere uno scrittore, per
m ettersi nella sua corrente di pensiero, per abbracciare con uno
sgoiardo il suo sistem a e cavarne tu tte le conseguenze. F ortunatam ente,
a mano a mano che progredivam o nello studio, ci accorgemmo che, la
disotto delle formule, e’ era una v ita, che attrav erso gli schemi c’ era
la concezione. E finimmo p er am are quelle pagine.
E . ripensam m o quel pensiero ; rivivem mo quella v ita ; e ancor più
ci apparve in tu tta la sua bellezza la concezione cristiana dell’U ni verso,
come fu concepita dai dottori Scolastici ; e non solo essa ci apparve
come una concezione capace di rispondere alle esigenze di quei tem pi,
nei quali fu co stru tta, ma anche come una concezione che in sè con­
teneva tu tti i germi di vero, sviluppati poi nei secoli seguenti dai d i­
versi pensatori ; una concezione capace ancora oggi di rivivere in fun­
zione delle esigenze del pensiero moderno, capace di assim ilare in sè le
scoperte delle scienze, capace di fornire i prim i principi della vita.
Così, ciò che era prim a oscuro, ci apparve allora illum inato da una
luce im provvisa ; sotto e attrav erso ciò che sem brava pura formula,,
sentim mo p alpitare la v ita del pensiero.
Così siamo divenuti M edioevalisti.
E il Medioevalismo salvò in noi la fede, dandoci una concezione^
— 9 -
M E D IO E V A L IS M O
-generale dell'universo, senza della quale la v ita diviene un non senso
ed u n ’illusione, e dandocene una che pone al prim o posto nella serie dei
valori la Chiesa cattolica. L a via si apriva così dinnanzi a noi con
l ’invito ad un lavoro fecondo. E fu in questa direzione di pensiero
che ci siamo adoperati a far rinascere in Italia la filosofia Scolastica
ed abbiam o atteso da u n lato agli stu d i severi dell’indagine specu­
lativ a, p er fissare le linee fondam entali della concezione Scolastica
riv issu ta nella nostra anim a ed espressa nel nostro linguaggio, e dal­
l’altro ci siamo dati alle ricerche sperim entali, non solo per portare
un contributo alla scienza, ma anche, e so p ratu tto , p er rivedere il
nostro bagaglio scientifico e ricostrurlo in sintesi arm oniosa con i
prim i principi della n o stra filosofìa.
P oi più tard i, quando gli uom ini, che con noi hanno lavorato a
q u esta rinnovazione scolastica, sono divenuti più num erosi, quando
noi sressi ci siamo sen titi più forti, quando il consenso di illu stri
uom ini, e dell’ estero e del nostro paese, ci h a dato la certezza di aver
la tto opera feconda e ci ha reso coscienti della necessità di com unicare
a un più grande num ero di persone i fru tti che venivam o cogliendo,
abbiam o posto mano ad opere varie di c o ltu ra : e fra queste al pe
. riodico che nasce con questo fascicolo.
«
3. — C oltura e cristianesim o.
Questo periodico nasce scrivendo in te s ta al proprio program m a:
Medioevalista nella sostanza,, modernissimo nella form a.
E lo vogliamo m edioevalista, perchè siamo nemici della coltura mo­
derna. Si, non si m eraviglino i n o stri lettori. E ssi hanno letto bene; e lo
ripetiam o per tim ore di essere fraintesi. Noi siamo nem ici della coltura
m oderna. Non invano noi nasciamo proprio nei giorni in cui cade il
cinquantesim o della prom ulgazione del Sillabo di Pio IX , nel quale
riprendendosi quello che Pio IX aveva detto nella allocuzione : « Iamdudum eernim m » del 18 m arzo 1861, è condannato l ’ errore di coloro
che affermano che « il Romano Pontefice può e deve riconciliarsi e ve­
nire a composizione col progresso, col liberalismo, colla moderna civiltà ».
Lo so, queste parole suonano sospette alle orecchie delicate di
m olti giovani. Ma non è certo questo m otivo che ci può ritra rre dal
dire ap ertam ente il nostro pensiero. Noi vogliamo contribuire mode­
stam ente, come ce lo perm ettono le deboli nostre forze, a form are
delle anim e e delle anim e cristiane ; noi vogliamo contribuire il più
efficacemente possibile, a ridare alla personalità um ana quel valore,
—
10
—
AG O STIN O G E M E L L I
..if j
q u ell’ altezza, che corrispondono alla grandezza e alla divinità della
m issione cristiana e che costituiscono il prim o e l’im prescindibile do­
vere di ogni uomo. Quindi male incominceremmo, parlando a mezza
voce.
O ra il principale nemico (e, in uri certo senso, l’unico, se cioè si riconosce che la v ita p ratica trova le sue fonti nella v ita dello spirito)
della v ita C ristiana, è appunto la cosidetta coltura m oderna.
C oltura è una parola m agica ; una di quelle parole che, come di
recente scriveva il De R uggero, tali diventano in certi periodi della
storia in cui si im pongono generalm ente e circolano di loco in loco e
acquistano uno sm agliante luccichio, finché la storia stessa le in g h io t­
tisce c le fa sparire dalla circolazione. Farem o un giorno, in questo
stesso periodico, la storia (interessante assai ed istru ttiv a non meno)
d i questa parola. B asti ora accennare che noi siamo ancora nel p e­
riodo di di frenesia per questa parola. Ogni uomo si sente in dovere
d i essere colto, di avere una coltura m oderna o alm eno di apparire
tale. T u tti am biscono a questa lode, di essere rite n u ti uom ini che
hanno una coltura m oderna. Ed è una così grave necessità l ’ esserecolti, che vi son dei buoni uom ini tu tti afìacendati nel distrib u irla, nel
sm inuzzarla in pillole a tu tti gli a ltri uom ini, che non hanno il p riv i­
legio di esserlo. È l’ora della dem ocratizzazione della coltura; perciò
si parla della necessità di dare una coltura agli s tra ti medi ed inferiori
della società ; perciò si scrivono libri, articoli, per diffonderla questa
b en ed etta co ltura ; e, quel che è più stucchevole, si tengono innumerevoli conferenze; e si fondano Biblioteche popolari, U niversità po­
polari. C’è insomma una vera filantropia della coltura. E la coltura è
la salsa, in cui si am m aniscono tu tti i cibi indigesti da professori che
non hanno scolari e che si rifanno cercandoli fuori della scuola, da
scienziati incapaci di fare scoperte e che hanno bisogno di farsi un
nome, da sfaccendati che hanno bisogno di riem pire il loro tem po con
qualche cosa (le conferenze e le corse, le visite ai poveri, le fiere di
beneficenza ecc.).
E quasi non bastasse che gli uomini fossero affetti da questo male,
il coutagio si è trasm esso alle donne ; ed ecco sorgere i licei femm inili,
nei quali, tra un pettegolezzo ed una tazza di thè. si sciorinano i vezzi
della coltura. E guai ad essere uomini poco colti !
vedete assediato
in mille guise dal conferenziere, dal libro, dalla riv ista, dal giornale,
quand’ anche non vi venga tra i piedi un bim bo di ritorno dalla scuola
a squadrarvi dall’alto in basso, lui che, fortunato, ha appreso alla
scuola i m oderni problem i della coltura.
—
11
—
ilj
M E D IO E Y A L ISM O
Insom m a nella diffusione della coltura sta la salvezza dell’um a­
n ità. E p p u re tu tto scintillio di orpello questo, e se M ax X ordau fosse
ancora di moda, tu tto questo lo si chiam erebbe m enzogna conven­
zionale.
P erchè che cosa è, alla fin dei conti, questa coltura m oderna della
quale si p arla tanto? Definirla non è molto facile. A bbiam o qui sul ta ­
volo di lavoro un fascio enorme di libri, di riviste, che tra tta n o della n a ­
tu ra. dell’oggetto della coltura. Li abbiam o p assati in rassegna tu tti
e non ne abbiam o tro v a ti due che vadano d ’accòrdo nel definire la col­
tu ra m oderna. Diciamo male. V anno d ’accordo tu tti nel dare ciascuno
u n a definizione propria che nulla ha a che fare con quella dell’ altro, e
vanno d ’accordo tu tti nel fare u n certo pasticcio: uno spizzico di fisica,
u n ’altro di chim ica, u n ’altro di scienze n atu rali, ecc., ecc. R isparm iam o
la enum erazione allungabile a volontà, il tu tto rim estato ben bene e
messo a cuocere a fuoco lento, in una certa salsa indispensabile, che
potrebbe essere filosofia.
P erchè è questo il prim o c a rattere di questa coltura m oderna; di
essere la cosa, più com prensiva ed universale che m ai si possa dare.
T anto è vero che quando credete di essere a rriv a ti ad avere una
certa dose di coltura, vi capitano le più am are sorprese a disin­
gannarvi. A l m attino ap rite il giornale che vi arriv a fresco fresco e
ancor odorante di tipografia, che vi reca: « L a sanguinosa b a tta g lia
di X ... ». E voi dovete scartabellare u n a tla n te per tro v are questo nome
di c ittà che non conoscevate. E poi, quando uscite di casa, vi im b at­
te te nel medico Z, che vi parla del nuovo m etodo di cura di una
m alattia, il nome della quale, a voi ignoto, vi costringe a sfogliare
u n a enciclopedia, che è l ’àncora di salvezza della v o stra dignità col­
turale. E poi salvatovi da questo pericolo, in co n trate l ’amico Y, in :
gegnere, che vi parla dei nuovi mezzi di propulsione dei m oderni p i­
roscafi, costringendovi a cercare il soccorso di qualche periodico di
volgarizzazione scientifica... E così ogni giorno, sino a sera.
Q uesto universalism o della coltura trova la sua ragione di essere
in u n altro fatto che è opposto ad esso, ma che è con esso in tim a­
m ente legato : lo specialismo. M edici, a v v o c a ti, le tte ra ti sono co­
s tre tti a conoscere l ’ ultim a sc o p e rta , l ’ u ltim a pubblicazione nel
campo della loro particolare attiv ità . E talv o lta il medico, l ’avvocato,
il lettera to bisogna che si chiudano in un piccolo angolo della loro
professione ; quello a conoscere solo le m alattie dell’occhio, per dim en­
ticare che l ’occhio è anche una p a rte del corpo dell’ uomo ; questo a
d ib attersi tr a q uattro articoli del codice, dim enticando che essi sono
— 12 —
AG OSTINO G E M E L L I
an ch e p a rti di un codice; e l ’altro infine a conoscere quante e quali
-edizioni si sono fatte dello più sconosciuto tra i molti poeti del suo
paese, dim enticando che c’ è anche tu tta una letteratu ra. D i guisa che
questa an g u stia crea, p er reazione, u n a aspirazione vaga, legittim a
anche, se si vuole, verso questa universalità della coltura, la quale a p ­
punto, perchè universale, per contraccolpo, si presenta con veste più
attra e n te dello specialismo professionale e come rispondente al bisogno
di uscire da un campo chiuso o ristretto .
I l guaio è che questo universalism o della coltura si accoppia con
un altro carattere della m oderna coltura, che finisce p er rovinarla del
tu tto . L a m oderna coltura cioè è qualche cosa come u n aggregato
meccanico di p arti non intim am ente elaborate, che stanno insiem e non
già per u na forza interiore, ma per qualcosa di esteriore. Gli oggetti
della coltura sono cioè i più m olteplici e i più d isp ara ti; non vi è
connessione intim a, organica tra di essi, perchè la coltura moderna
si accresce per sovrapposizione o per giustapposizione. E ssa è non
già u n organism o vivo, ma un mucchio di ghiaia, sul quale, ad ogni
tra tto , u n carro capitato chissà da dove versa il suo contenuto. L ’ag­
gregato può così crescere all’infinito; e l ’uomo colto è ridotto ad
essere u n ’ enciclopedia, un vocabolario vivente, u n catalogo, il valore
dei quali, si m isura dal num ero degli elem enti che li costituiscono, dal
peso del loro volume. Se io potessi m etterm i in testa tu tte le nozioni
possibili ad aversi oggi, io sarei, così si ritiene, l ’ uomo più colto.
U n terzo carattere della m oderna coltura è dovuto alla sua ori­
g in e. Si è incom inciato a parlare di coltura al tem po del fiorire del
positivism o. È naturale quindi che l ’uomo colto moderno abbia 1’ ado­
razione del fatto bruto. P e r lui il latto bruto vale più di u n ’idea. P e r
lui l ’autom obile, l ’aeroplano, il telegrafo senza fili, tu tto il bagaglio
delle m oderne applicazioni delle scienze sono la più lam pante prova
che il nostro è tem po di progresso. L a concezione positivista dell’uni­
verso ha reso l ’uomo colto moderno chiuso a tu tto eiò che è spirito.
E gli adora la m ateria, l ' energia. I problem i m assim i che torm entano
l ’anim a umana hanno solo un valore storico. P e r lui l’ universo non
è altro che un immenso meccanismo. E gli non vede che ruote e leve
-e tu tto concepisce come costituito da ruote e leve e come mosso da
forze m otrici. Certo, egli si guarda bene dal chiam arsi m aterialista.
E gli sa che la critica m oderna della nozione di scienza e del valore della
scienza, che lo slancio vitale di B ergson, che il pragm atism o di Jam es,
che l ’hegelismo rinascente per tu tta E uropa sono esponenti di uno
s ta to di animo per il quale si può dire che è definitivam ente rovinato
— 13 —
MEDIOEYALISMO
il vecchio monismo m aterialista. E gli quindi è idealista ; o almeno si
dice tale, perchè la moda del pensiero vuole così : ma in fondo egli è
rim asto l ’im penitente m aterialista, perchè p er lui ciò che conta per
.il progresso del mondo sono le scoperte della fisica, della chimica,
delle scienze della n a tu ra ; per lui il vero progresso è dato dalle nuove
applicazioni di processi alle industrie, dalla m aggiore complicazione
della v ita m oderna, dall’ estendersi del dominio dell’uomo sulla n atu ra .
Se ta li sono i c a ratteri della coltura m oderna, non si può m era­
vigliarsi se la m oderna coltura è andata incontro al più colossale
fallim ento, e se essa ha trovato la sua tomba in quelle U n iv ersità P o ­
polari, ohe sono state l ’espressione più genuina della sua superficialità.
In fa tti che cosa giova al sapere questo genere di coltura? D i che
si è arricch ita la m ente um ana grazie ad essa? Sapere che cosa sono
i pian i di stabilizzazione di un aeroplano o le tu rb in e a vapore dei
m oderni tran sa n tla n tici o conoscere una qualsiasi delle m oderne appli­
cazioni tecniche, p o trà giovare ad aggiungere una pagina alla enciclo­
pedia che è nella nostra testa. M a che cosa h a appreso di più l ’uomo?
Di che si è accresciuto il suo sapere? E che qpsa giova questa dif­
fusione che si fa di u n a siffatta co ltu ra? Confessiam olo: nulla, o, al­
meno, ben poco. In fa tti ciò che costituisce il sapere non sono le p a ­
role di un vocabolario o le pagine di u n ’enciclopedia, m a sonò le idee.
E u n a sola idea vale più che tu tte le m oderne conquiste nella v ita
m ateriale. A nzi queste conquiste valgono in quanto racchiudono o m e­
glio sono l ’espressione di u n ’idea. Il m ortaio da 420 mm. dei tedeschi
è una conquista del sapere, non perchè questa bocca di fuoco m isura
alcuni m illim etri di più dei m ortai precedentem ente in u s o , ma
perchè è l ’espressione concreta di u n ’idea. E l ’idea è l’espressione,
la formulazione di u n a verità. P erciò è più dotto non colui che ha
im m agazzinato più idee; m a colui che h a conquistato, fa tte sue più
idee. Di più. U n ’idea è tan to più im portante, tan to più feconda, quanto
più esercita un influsso s u lla .p a rte più nobile dell’ uomo, sullo sp i­
rito. Perciò ha- più im portanza p er l ’uomo l ’idea di Dio, che il sa­
pere come funziona un meccanism o qualsiasi, l ’areoplano ad esempio,
o il telegrafo senza fili. Se si vuole quindi che la coltura risponda
alle più intim e, alle più legittim e esigenze dell’ anim o, non tan to
im porta accum ulare nozioni su nozioni, m a dare all’ uomo quelle
nozioni, quelle idee che sono in cim a alla scala dei valori, e cioè :
Dio, anim a, n a tu ra dell’ uomo, ecc. ; occorre insom ma che la coltura
sia educazione e non sem plicem ente istruzione.
A ncora : p er sapere, è necessario che le nozioni ac q u istate entrino— 14 —
A G O STIN O G E M E L L I
a far p arte del nostro io. È 1’ organicità del suo sapere che costituisce
la caratteristica dell’ uomo dotto. In questo senso è più dotto u n con­
tadino analfabeta di uno dei m olti uom ini cosidetti colti. Il contadino
analfabeta che tien fede a quella concezione generale dell’universo, che
in lui ò stato posta dal C ristianesim o, che tu tto giudica e m isura secondo
questa concezione, che rig e tta ciò che ad essa è contrario, che accetta
solo ciò che può en trare arm oniosam ente a far p arte della sua conce­
zione, che è rigido difensore del Suo patrim onio di idee e di credenze,
che è in tollerante con chi gli oppone una concezione an titetica alla
sua, è più dotto di quei grandi m oderni inagazzini v iv en ti di nozioni,
che sono i così d e tti uomini colti d ’oggidì. E lo è ad onta che ad un
esame superficiale il confronto riesca sfavorevole a lui e favorevole
invece a chi è scintillante dell’orpello delle nozioni più svariate.
In conform ità a questo principio, la fecondità del sapere non con­
siste nella sua diffusione, ma, mi si passi la parola, nella sua. in terio ­
rizzazione. F a più progredire il mondo un uomo capace di chiudersi
in sè stesso e che vive l ’ in tim ità delle proprie idee, di quel che non
facciano quei m olti d ie diffondono, sm inuzzano la coltura m oderna.
P erchè questi, aggiungendo m ateriale a m ateriale nella propria m ente
e in quella degli altri, arriveranno a creare degli enormi aggregati di
nozioni e forse anche riusciranno a felici applicazioni pratiche di idee ;
quegli invece crea, perchè le idee nascono dalle idee e solo chi sa
vivere n ell’ in tim ità dei proprio io, può far scoccare tra due idee quella
scintilla, che è la creazione di una nuova idea.
E ancora : chi si affanna a sm inuzzare il pane della scienza nelle
U n iv ersità popolari o nella riv iste di m inuta volgarizzazione e lo fa
esclusivam ente per far conoscere le scoperte della scienza senza nes­
suna altra m ira o ideale, si illude, se crede di fare opera proficua. I n ­
fatti, accum ulando nozioni su nozioni, non crea quell’u n ità sp irituale
ciie costituisce una personalità. E gli parla all’ intelligenza, ma non
all’ anim a. Perciò, anche da questo punto di vista, è vero che il mo­
desto parroco di cam pagna, quando dai pulpito, la domenica, spiega
ai contadini il catechism o, ta opera di gran lunga incom parabilm ente
superiore — perchè più efficace — di quella dei moderni conferenzieri
o divulgatori di scienza, benché da tu tti si dica che quel parroco è
uomo incolto e che q uesti signori sono uom ini colti. Ma quello co stru i­
sce a poco a poco una personalità cristian a ; questi non fanno altro
che diffondere nozioni. Sia diffondere vuol dire diluire, vuol dire far
svaporare. U n a nozione, divenendo patrim onio di m olti, non acquista
nulla ; per far sì che essa diventi qualcosa, occorre che en tri a far
-
15 —
M E D IO E Y A L ISM O
4 >arte di u n tu tto e diventi essa stessa, a sua volta, stimolo di nuove
ricerche.
L ’ atto di accusa contro la- m oderna coltura non è per anco te r ­
m inato. 2soi abbiam o enum erati e criticati alcuni suoi ca ratteri, ossia
alcune, sue debolezze, ma non abbiam o ancora parlato di quella che
p er noi è il suo più grave difetto.
L a m oderna coltura si volge tu tta nel mondo naturale. Nè può
essere diversam ente. La m oderna povertà- di vita religiosa, il predo­
m inio degli interessi m ateriali, la svalutazione dei principi etici, hanno
a poco a poco creato uno stato d ’animo, per il quale tu tto ciò che co­
stitu isce il mondo soprannaturale è, p er noi uomini del secolo X X ,
estraneo. L a religione appare come una m anifestazione di debolezza,
la- p ra tic a religiosa come una servilità, il mondo dell’ al di là come
u n non-senso, l’ au to rità religiosa come u n inceppo. P ro v atev i a parlare
di m iracoli agii uomini colti d ’oggidì, ed essi si rifiuteranno di seguirvi
nel vostro ragionam ento; provatevi a- p arlar loro della v ita della g r a ­
zia e il vostro linguaggio riuscirà loro incom prensibile ; provatevi a
p arla r loro della- m issione della Chiesa ed essi vi derideranno; prova­
tev i a invocare l ’autorità- della- Chièsa- ed essi vi parleranno di libertàdi pensiero.
N è possono pensare od agire diversam ente gii uom ini forniti di
coltura m oderna. Lo abbiam o visto dianzi ; la loro coltura è la ne­
gazione di ciò che è v ita interiore; è negazione di ciò che è persona­
lità u m an a; ed è invece superficialità-, esteriorità; apparenza. E d il
C ristianesim o è proprio l ’opposto di tu tto questo. Scopo della- v ita cri­
stiana- è la formazione della personalità um ana, per opera della- grazia-,
che è, ad u n tem po il dono prezioso del C reatore alle sue creature e
la- garanzia efficace che la nostra- vita- non è scopo a se stessa.
Scopo della- v ita cristian a è la santificazione della- v ita um ana.
Quale più salda unit-à si può avere di questa che ci è offerta dal C ristia­
nesim o, secondo il quale l ’uomo non è già un atomo qualsiasi dell’uni­
verso, m a è una creatu ra, nella quale tu tto si fonde armonica-mente a
dare la realizzazione di u n piano divino? Quale m aggiore in terio rità si
può dare di questa, presentata dall’anim a cristiana, che, per un dono di
Dio stesso, trova raccolti in sè i tesori della grazia, gli im pulsi gene­
rosi per il bene? Quale m aggiore elevazione della v ita um ana vi è di
questa, per la quale l ’uomo dim entica se stesso e il mondo, p er vivere
in Dio e con Dio ?
Q uesta efficacia del Cristianesim o, inteso come d o ttrin a e come
principio e come norm a di v ita, costituisce per noi (che non solo
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AG OSTINO G E M E L L I
abbiam o una esperienza personale della fede cristiana, la quale co­
stitu isce già di per sè stessa un prezioso indice del valore del C ristia­
nesimo, per noi che abbiam o trovato nella n o stra fede cristiana il
mezzo più elevato di liberazione, in quanto esso ci dà il modo di re a ­
lizzare u na v ita conforme alle grandi norm e morali; per noi che ab ­
biamo nelle m ani le prove storiche, le prove scientifiche, le prove
filosofiche, della origine, della n a tu ra e della m issione del C ristiane­
simo) questa efficacia del Cristianesim o costituisce il motivo fondam entale, per il quale rigettiam o la coltura m oderna. E non solo la
rigettiam o, ma la dichiariam o incom patibile con ciò che form a 1’ ele­
m ento p iù prezioso della nostra vita.
P e r tu tte queste ragioni, dopo aver co n statata la superficialità,
la esteriorità, la vacuità della coltura m oderna, ci sentiam o pro­
fondam ente nem ici di essa. E pensiam o anche che un accordo, un
avvicinam ento con essa è im possibile, perchè è im possibile accordarci
con chi non am m ette ciò che per noi è il motivo essenziale, la base
incrollabile, la suprem a speranza e infine anche la grande consola-zione della no stra v ita : la nostra fede cioè in Gesù C risto-.
4. — N atu ra della coltura cristiana.
R esp in ta, come an titetica con l ’ideale che noi abbiamo della v ita,
la coltura m oderna, dobbiamo chiederci quali debbono essere i c a ratteri
della nostra coltura, quali sono i principi ai quali ci dobbiamo in ­
spirare nel form arci una coltura. B in questa indagine noi siamo con­
d o tti a cercare nel Medioevo i principi fondam entali e i criteri p er la
formazione della n o stra coltura.
Incom inciam o dallo stabilire quali sono i c a ratteri indispensabili
di una coltura, che corrisponda alle esigenze più legittim e della n a­
tu ra um ana e ai principi del C ristianesim o.
iSToi assum iam o la espressione « coltura » nella sua opposizione
alla espressione « natura ». La n a tu ra comprende la totalità del mondo
fenomenico, che noi percepiam o coi nostri sensi e che è qualcosa, di
oggettivo, di esteriore alla nostra coscienza e indipendente dalla sua
a ttiv ità . In questo senso la n a tu ra abbraccia il mondo stellato ohe è
al di sopra/del nostro capo e il mondo che si svolge nelle viscere della
te rra e alla superfìcie di essa, con i suoi tre -re g n i e i suoi m olteplici
fenomeni ; essa si estende dai mondi che ruotano p er lo spazio, sino
a i p iù m inuti esseri del nostro globo.
— 17 —
2
—
V
it a
e
P
e n s ie e o
SEE D IO E Y A U SM O
L a coltura abbraccia invece tu tto ciò che nel creato non è natura,,
ossia il complesso di tu tto ciò che viene com piuto dalle forze che sono
in noi. sia che esse operino in arm onia con quelle della n atura o in
co n trasto con essa. A ppartengono quindi alla coltura tu tti i p ro d o tti
della m ultiform e a ttiv ità um ana, in contrapposto o in arm onia coi fa tti
del mondo fenomenico esterno a noi.
M a l ’ uomo ci p resen ta u n a doppia sfera di a ttiv ità ; l ’una delle
quali si esercita sui beni m ateriali, l ’a ltra sui beni più elevati, d ’or­
dine spirituale. Troviam o nella prim a sfera della coltura tu tto ciò che
l ’uomo compie per svolgere la sua a ttiv ità m ateriale, per dom inare la
n atu ra , per farla servire ai suoi scopi. Troviamo n ell’ a ltra tu tto ciò
che Puomo compie per realizzare lo scopo ultim o della sua v ita, per
concretizzare gli ideali del vero, del belìo, del buono. La. ricerca della
verità, in tu tte le sue m olteplici m anifestazioni ; lo studio di condurre
uria v ita conforme alla norm a suprem a di m oralità ; il culto di ciò che
è bello, costituiscono il vasto campo di azione, nel quale l ’um anità ha
segnate orme indelebili e che costituiscono legittim i m otivi di santo
orgoglio. Scienze, le tte ra tu ra , arte , filosofia, v ita etica, sono il patrim o­
nio che nel corso della storia si è andato a mano a mano arricchendo,
sia. per P opera- di uom ini di fam a, sia per quella non meno necessaria
dei loro oscuri collaboratori.
M a la a ttiv ità dell’uomo non si esaurisce qui. 11 cuore dell’uomo
è inquieto sino a che non si riposi in Dio. Perciò il più elevato campo
della, coltura, quella che dom ina gli a ltri e tu tto sintetizza arm onica­
m ente, è quella, della Arita religiosa.
Tale nozione di coltura sottintende cioè una concezione generale
dell’ universo, e cioè quella cristiana. Non è qui il caso di esporne
le linee fondam entali. B asti ricordare che essa presuppone P esistenza
di Dio Creatore ; la esistenza nell’ uomo di u n ’anim a e di un corpo ;
P esistenza di un mondo al di là, ragione e fine del mondo di
qui, la im m ortalità dell’anim a, tu tte le nozioni insomma che la filo­
sofia cristian a ha in modo m irabile esposte, giustificate, difese. E p re­
suppone anche, nel p resen te ordine della P rovvidenza, una rivelazione.
Iddio che non abbandona 1’ uomo alle forze n atu ra li, ma gli rivela
ciò che la sua m ente non può da solo conoscere ; Dio trino ed uno;
l ’xiomo che ascolta la voce dell’A ngelo ribelle ; la caduta del primo
uomo ; la v en u ta di C risto R edentore degli uom ini, la sua passione
e m orte come mezzo di riconciliazione tra P uomo e Dio ; Cristo che
vive in mezzo agli uomini p er mezzo della Chiesa ; la Chiesa istrum ento divino per far conoscere la v e rità necessaria all’ uomo, p er
— 18 —
A G O STIN O
GEM ELLI
.m
dirigerlo nel raggiungim ento del suo fine ; il P ap a m aestro suprem o
ed infallibile; il giudizio, e il prem io dei buoni e il castigo dei reprobi,
e come chiusa del m eraviglioso poema, la creatu ra che riposa nella
gloria eterna, lodando il Creatore.
Q uesta nozione di coltura presuppone anche una storia dell’um a­
n ità, i dolori, i p atim enti dell’uomo p er cooperare alla sua salvezza,
1’ opera della grazia nei singoli uom ini e nell’um anità presa nel s^to
complesso, la Chiesa C attolica nel suo sviluppo storico.
D a ta questa nozione di coltura, la filosofìa, la scienza, la storia,
la teologia appaiono come i p rodotti della coltura e come le pagine
di u n libro, che l ’um anità viene faticosam ente scrivendo, per far cono­
scere Iddio. Così ancora, la v ita individuale, la v ita sociale, la vita
religiosa, appaiono come il prodotto della grazia divina e la dim o­
strazione dell’amore che Iddio ha p er le sue creature.
M eravigliosa concezione generale dell’universo, questa, contro la
quale invano si oppongono le m eschine creazioni e le fragili costruzioni
di quei filosofi e di quegli scienziati, che si illudono di cogliere il
vero, facendo a meno di Dio e respingendo l’insegnam ento che egli ci ha
dato con la Rivelazione. Quando noi contem pliam o questa concezione,
non possiamo reprim ere nel cuore il tum ulto p er la. san ta esultanza che
ci prende nel considerare che la nostra debole m ente prona a ll’errore
può riposarsi tran q u illa, appoggiata come è sulla testim onianza di Dio.
Q uesta concezione ci si presenta come u n a costruzione m eravi­
gliosa, in cui gli edifici parziali si arm onizzano m eravigliosam ente tra
di loro a formare un tu tto che ha per base una roccia granitica ! A i piedi
di questa si ag ita il m are tem pestoso delle opinioni um ane. Le onde di
questo m are si levano a t r a tti contro il m aestoso edificio, e si direbbe
che la furia di esse sia p er travolgerlo; a volta le onde lo nascondono
al nostro sguardo. Ma poi il sereno rito rn a e l ’edificio si erge in tu tta
la sua bellezza. Sono queste le onde della um ana sapienza, che invano
tentano travolgere l’edificio della Chiesa C attolica con la sua dottrina,
con la sua v ita, con la sua sto ria; e la loro opera è vana, perchè la
roccia g ranitica sulla quale si erge è la roccia della rivelazione divina !
"Ed è vano questo lavorìo, perchè, come definisce il Concilio V aticano
(Constitutio dogmatica de fide eatholica, c. 4 De fide et de ratione), e
come spiega Leone X I I I nella sua Enciclica “ M tern ì P atris
tra la
fede e la scienza non vi è, non vi può essere vera opposizione.
E d è per questo che, m entre riconosciamo il conflitto tra la cosid etta coltura moderna, ossia la coltura a n ticristian a e la n o stra con­
cezione dell’universo, d all’altro lato ci sentiam o spinti a proclam are
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M EDIOEVALISM O
clie ogni uomo di re tta coscienza deve seguirci, se vuole trovare il
vero. P e r questo ancora diciamo agli am ici : Tronchiam o ogni indugio!
Cessiamo di te n ta re u n ’accordo colla coltura m oderna! Lasciamo che
quelli che proclam ano la bellezza e la grandezza di q uesta coltura m o­
derna facciano il loro cammino. E ssi debbono venire a noi. Non tocca
a noi ripiegare anche u n solo lembo della nostra bandiera, per in v i­
tarli a venire con noi.
Ma, qui ci dom andiam o, come dim ostrare la v e rità agli uom ini che
la cercano con cuore puro, con m ente sgom bra da pregiudizi, come
condurli ad apprezzare la bellezza, la grandezza della coltura cristiana?
L a risp o sta per noi non è dubbia. Il M edioevo, che più di ogni
altra- epoca h a saputo arm onizzare questa cristiana concezione gene­
ra le dell’ universo con il sapere del suo tem po, il Medioevo che ci ha
dato nei suoi is titu ti sociali, nei suoi m ovim enti religiosi, nella san tità
degli in d iv id u i e delle nazioni la- prova irrefutabile che il C ristiane­
simo solo sa m ostrare all’ uomo qual’ è lo scopo della sua v ita e come
può raggiungerlo, ci d à la grande lezione.
R iprendiam o quindi la- sua tradizione-, ritorniam o a lui : non già,
come già dicemmo, per rivivere u n ’ epoca che non può più tornare, ma
p er chiedere ad essa i principi che ci perm etteranno di sciogliere i
problemi- che. torm entano 1’ anima-, nostra. Ecco perchè siamo mediceva,listi !
5 . — M edioevalism o e coltura.
In n an zi però di dim ostrare perchè noi, — che lavoriam o da tem po a
creare in Ita lia , sul fondam ento della n o stra coltura tradizionale cattolica,
u n ’arm onia nuova di v ita e di pensiero, che non solo possa resistere agli
u rti della v ita e del pensiero contem poraneo non nostri, ma- anche possa
trio n fare di essi, im prontandoli della n o stra fede e della n o stra mo­
rale, — conviene che dim ostriam o perchè, risalendo a ritroso nel
corso dei secoli, ci arrestiam o al Medioevo e non ci riportiam o addi­
rittura- ai prim i tem pi del C ristianesim o, al periodo nel quale gli A po­
stoli diffondevano tr a gli uom ini di buona- volontà la buona novella.
L a ragione è semplice. Noi nello stadio delle correnti religiose e spe­
culative del Medioevo abbiam o trovato davvero tesori spirituali che
rap p resen tan o il massimo dispiegarsi ed evolversi dei principi del C ri­
stianesim o. tesori che al chiudersi del Medioevo furono sopraffatti, per
ragioni eh «^analizzeremo a ltra volta, da altre correnti. Noi, risalendo
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A G OSTINO G E M E L L I
al Medioevo, non facciamo altro che ritro v are la tradizione cristiana
nelle sue più alte, più grandi, più elevate m anifestazioni. E non è
necessario risalire più addietro, perchè nella v ita religiosa e specula­
tiv a del Medioevo rivivono le esperienze storiche del Cristianesim o dei
secoli che precedettero quell’ epoca. Non rim ane quindi che rip re n ­
dere quelle correnti stesse medioevali, p er far sì che la forza di edu­
cazione in tellettu ale e m orale che esse racchiudono possa u lterio r­
m ente svilupparsi e sviluppandosi dare sicuri fru tti di v ita cristiana.
Riesce im possibile dim ostrare in modo esauriente, in u n breve
articolo, che in tu t ti i campi delle a ttiv ità il Medioevo h a posseduto i
principi necessari p er la formazione e lo sviluppo di u n a coltura cri­
stiana. Q uesta dim ostrazione dovrebbe fondarsi su uno studio dell’a t ­
tiv ità um ana nei campi della filosofia, della scienza, della v ita m orale
e sociale. Troppo esteso compito p er il momento. (1). Dobbiamo quindi
lim itarci per ora ad accenni.
In n an zi tu tto non è d ’uopo spendere m olte parole p er m ostrare come
è necessario u n ritorno al Medioevo, p er quanto riguarda la filosofia (2).
D alle encicliche di Leone N i l i in qua, quanto lavoro fecondo nella
via di questo ritorno ! Noi stessi, con la R ivista di Filosofia Neoscola­
stica e con le iniziative che ad essa fanno capo, abbiam o cooperato
m odestam ente, con un santo entusiasm o, a propugnare questo ritorno
(1 ) I)elle~origini medioevali dèlia scienza, tratterò in un articolo che apdella vita e dei pensiero
(2)
Nè si meravigli alcuno che parliamo in primo luogo della filosofia.
E non ci si opponga che. la speculazione filosofica è da lasciarsi ai filosofi di
mestiere. Le ragioni, che siamo sin qui venuti svolgendo, per propugnare
un ritorno nel campo della coltura al Medioevo, dimostrano che la filo­
sofia è la spina dorsale della coltura e specialmente di una coltura cristiana.
E poi, ad onta che non sembri o che lo si neghi, tutti gli uomini fanno
della filosofia, perchè filosofare vuol dire risolvere i problemi fondamentali
della vita. E non vi ha uomo, che sia degno di questo nome, che non voglia
risolverli. Il cristiano poi è.... filosofo per eccellenza. Il Cristianesimo è quindi
anche una filosofia, anzi la sublime filosofia. Nè si tema che discutere di filo­
sofia sia acchiappare le nubi. Il filosofo che porta a.passeggio per le vie della
città una bella zazzera, che si permette mille stranezze, che cammina con la
testa nel sacco.... è una figura convenzionale. La filosofia è la scienza per
eccellenza, è la scienza più di ogni altra positiva, in quanto ragiona di ciò
che è necessario all’ uomo, servendosi dei dati più sicuri della ragione. Non
ci si faccia adunque il viso dell’armi, se osiamo parlare di filosofia.
21 —
M E D IO EV A L ISM O
alla Scolastica in Ita lia ed abbiam o visto i nostri sforzi coronati dal
p iù lieto successo. Gli avversari hanno preso a stim arci e a . . . tem erci
anche. D ’atto rn o a noi è cresciuta, a poco, a poco, una prosperosa,
num erosa, valida, vivace famiglia di giovani, che nella speculazione
filosofica ritrovano quei veri che hanno colmato di p u ra gioia i filosofi
del Medioevo : questi giovani con studio assiduo lavorano ad arm o­
nizzare q u esti veri con le esigenze a ttu a li del pensiero e costruiscono
così u n a concezione della v ita che è una difesa efficace del C ristiane­
simo. Le nostre opere poi hanno valicato lo stre tto campo dei filosofi
ed hanno fatto intendere a m olti, anche fuori d ’Italia, il valore della
n ostra filosofia p er la v ita.
Ciò avvenne perchè, come scriveva di recente un caro amico, il
C hiocchetti, chi, ai n o stri giorni, sorride ancora parlando o sentendo
p arlare di filosofia scolastica o m edioevale è un ritard a tario , che be­
stem m ia quello che ignora o u n im becille che non capisce. « Consi­
d erare la filosofia medioevale, (secondo che da m olti si suole) quasi
episodio trascurabile, mero detrito della coltura antica senza connes­
sione alcu n a col posteriore moto degli sp iriti, ora non è permesso »
ha scritto B enedetto Croce.. E così scrivono su per giù tu tti coloro che
si sono fa tti un po’ vicini a- quel periodo della n o stra coltura. Si pos­
sono discutere (e sono più che discussi) certi te n ta tiv i più o meno
ap erti di raccom andare all’uomo moderno l ’jaccettazione della scolastica
tale e quale è s ta ta p en sata e form ulata nel Medioevo ; si può sentire
dispiacere e anche sdegno d elle 'so ttili ed inutili dispute degli sco­
lastici della decadenza intorno a m iserabili questioncelle, che m ette­
vano di buon um ore gli um anisti e davano terribilm ente ai n ervi a
q u an ti am avano la serietà della ricerca e della discussione ; m a non
sen tire am m irazione di fronte a q u e l. gagliardo libero sforzo di specu­
lazione, a quel tum ultuoso ferm entare di idee che caratterizzano, per
chi capisce, tu tto il tem po che v a da Scoto E rigena a S. Tomaso, da
G iovanni D uns Scoto a Guglielmo d ’Occam, è sem plicem ente da idioti.
D ifficilm ente, nella storia della filosofìa, e’ incontriam o in u n ’ altra
epoca, così tra v a g lia ta da problem i e da lo tte di pensiero come sono
s ta ti quei secoli X I e X I I . che prepararono le sistemazioni maestose
del secolo X I I I .
Non è qui il caso di fare l’apologia di quel periodo di tem po ;
b asti il dire che quell’ epoca nasconde ancora tesori spirituali inesplo­
ra ti o quasi, e che chi cerca quelle pagine antiche p er trovarvi p a ­
role di vita, vi tro v a gli elem enti fondam entali p er una sintesi armo-
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22 —
A G O STIN O G E M E L L I
n ica del sapere, per una visione rispondente alle esigenze a ttu a li del
pensiero e in funzione delle m oderne scoperte della scienza (1 ).
Q uesta medesim a grandezza, che è nella indagine speculativa m e­
dioevale, si ritro v a nella indagine scientifica.
Noi siamo ab itu a ti a rig u ard are il Medio Evo come il periodo
nel quale la indagine scientifica era im possibilitata per influenza dell ’A ristotelism o e a porre le origini della scienza nel Rinascim ento
con Leonardo e Galileo. O ra bisogna invece confessare che le origini
della scienza sono meno conosciute delle sue scoperte. In questo campo
ancora vergine di studio, le ricerche di P ietro D uhem hanno dimo­
strato che i principi, sui quali si riposa la scienza m oderna, sono stati
form ulati prim a che da N ew ton, prim a che da D escartes, prim a che da
Galileo, prim a che da Copernico, prim a che da Leonardo stesso, per
opera dei m aestri dell’U n iv ersità di P arig i, ed in pieno X I I I , X IV
secolo. Ora, se questo è vero, bisogna dire che il Medio Evo aveva uno
spirito, possedeva ta li principi da perm ettere lo sviluppo proprio di
quella scienza sperim entale, per le conquiste della quale noi. uom ini
del secolo X X , andiam o tan to orgogliosi e p er la quale noi disprez­
ziamo il Medio Evo.
Non è necessario spendere parole per persuadere che è necessario
u n ritorno al Medioevo per chiedere ad esso i principi con i quali
rinnovare le arti. P iù che le parole qui hanno eloquenza efficace le
nostre chiese, con la loro m eravigliosa a rc h ite ttu ra , con le loro p it­
tu re , con le loro sculture.
E a persuadere della necessità di un ritorno al Medio Evo per
ritro v are i principi inform atori della coltura cristian a in quanto a b ­
braccia le a ttiv ità pratiche della v ita spirituale, b asti ricordare che
•nessuna epoca, al pari di quella, ci h a saputo offrire ta n ta messe di
san tità cristiana. S. F rancesco d ’A ssisi e S. Domenico G usm an, in ­
sieme con la schiera dei grandi, santificatisi nella pace operosa del
-chiostro con gli studi, con le opere di carità, con la preghiera, p a r­
lano con sufficiente efficacia.
Insom m a qualunque sia il campo dell’a ttiv ità um ana che si ri­
guarda, la coltura cristiana del Medio Evo ci si presenta con un splen­
dore di m anifestazioni, quali non ebbe mai, e ci si m ostra così, perchè
la Chiesa era l ’anim a della co ltu ra; e sop ratu tto perchè tu t ti ricono(I)
II vaFòre attuale della Scolastica è il titolo di un articolo, nel quale
svilupperò quesìi concetti. EssÙvvpparirà nel primo fascicolo (febbraio), del
1915 della R iv is ta c i filosofia Neosì&Uistica, da me diretta.
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3IE D IO E V A L IS5IO
scevano nella Chiesa C attolica la m aestra infallibile nella v ita e nel
pensiero.
R itorniam o adunque al Medioevo; ritorniam o ad esso, perchè l ’anima,
che isp irav a la coltura m edioevale, la Chiesa C attolica, la stessa anim a
ispiri anche la nostra cu ltu ra, vivifichi il pensiero contem poraneo e
la- v ita nostra. P e r questo, io ripetiam o ancora una volta, noi dob­
biamo riscoprire e riconquistare il passato, p er spingerci nell’avvenire,
p er farlo nostro.
A chi am a la- Chiesa C attolica e ne ammira la bellezza, a chi
ha provato dolci emozioni studiandone la storia, a chi ne sente ogni
giorno l ’efficacia dell’insegnam ento, il seguirci. A ncora, chi ha anim a
di Italian o e ricorda che nel Medio Evo il genio italico ha scritto ]a
pagina più bella della nostra sto ria nel sapere, nella v ita, nelle arti,
e negli studi, ma sop ratu tto nella sa n tità , il lavorare con noi, perchè
il nostro paese, ritrovando quella tradizione tutta- n o stra, ritro v i anche
le forza e i mezzi p er la- sua- risurrezione.
P erch è questo è il nostro scopo : lavorare per la C hiesa C attolica,
p er difenderla, per dim ostrarle il nostro amore, per farla conoscere e
seguire. L avorare per il nostro paese, p er ridonarlo a Gesù Cristo.
A g o s t i n o G e m e l l i , O. F . M.
P ubblicherem o nel prossim o n u m ero u n articolo su
L A P R I M A E N C IC L IC A J J I B E N E D E T T O X V , stilla
p a ro la splendida e solenne che il Pontefice dall? a nim o
colto e gentile ha lanciato al inondo.
In ta n to s in d’ ora a l D uce suprem o in via m o il saluto
di m iliti fe d e li e Vom aggio rispettoso d i fig li ossequenti.
Anche chi legge una rivista, ne è collaboratore. Una rivista è una grande
famiglia; chi ci legge fa parte della nostra famiglia e ci segue ed ama noi che
la scriviamo, non perchè diciamo cose grandi, ma perchè diciamo agli altri come
noi amiamo cose grandi : la nostra Fede, la nostra Chiesa Cattolica, il nostro
Papa, i nostri Vescovi, la nostra Patria, la nostra Anima, la nostra Scienza, la
nostra Filosofia ; e perchè con ciò invitiamo e persuadiamo gli altri ad amare le
medesime grandi cose. Ed amando e seguendo chi la scrive, chi legge la nostra
rivista collabora con noi al medesimo intento, perchè con ciò stesso ci infonde
entusiasmo e rende dolce il sacrificio. Da noi soli non saremmo capaci di sacri­
fici, da noi soli non avremmo entusiasmo ; i lettori ci danno l’uno e ci rendono
capaci dell' altro, in quanto per noi essi sono anime, alle quali si deve mostrare
la bellezza, la grandezza, la divinità del Cristianesimo.
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