Quella raccomandata che non avrò mai più

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DOMENICA
30 NOVEMBRE 2014
La Provincia
SPAZIO APERTO
Le Chiese di Scientology
riconosciute in tutta Italia
Egregio direttore,
le scrivo, dopo aver letto, con un certa
sorpresa che ancora oggi, un suo
giornalista accosta la religione
‘Scientology’ al termine setta. Questo
mi costringe ad esporre alcune
precisazioni.
Originariamente il termine veniva
usato per indicare un gruppo religioso
nato dalla separazione da un altro
preesistente. Oggi indica spesso un
gruppo chiuso, che pratica riti
sconosciuti o misteriosi o peggio.
Cominciamo allora col dire che
Scientology non è nata da una religione
preesistente, ma dal libero pensiero di
L. Ron Hubbard, il che esclude l’uso
originale del termine. Per la
definizione oggi più
utilizzata e più negativa,
faccio presente che
nessuna chiesa di
Scientology aspira ad
essere un luogo chiuso,
riservato a pochi, anzi sono
aperte sette giorni su sette,
dalle 10 del mattino alle 10
di sera. Oltre a ciò, molti
Scientologist sono
impegnati attivamente in
programmi sociali quali
quello di prevenzione
all’uso di droga, quello di
promozione della
dichiarazione universale
dei diritti umani o sono
attivi in un gruppo di
protezione civile chiamato
Procivicos pronto a
intervenire in caso di
calamità. Infine, la natura
religiosa e la legittimità
delle attività delle Chiese di
Scientology in Italia sono state
riconosciute da numerose sentenze
emesse in nome del popolo italiano.
Una di queste è la sentenza n. 4780
dalla Corte d’appello di Milano, del 5
ottobre 2000, che, in base ai criteri
stabiliti dalla Corte Costituzionale con
la decisione 193/95, ha sancito la natura
religiosa di Scientology, riconoscendo
che le attività delle Chiese di
Scientology, al pari di quelle di altre
confessioni, sono tutelate dagli articoli
8 e 19 della Costituzione italiana.
Ritengo quindi che l’uso del termine
setta in relazione alla nostra Chiesa
non sia più accettabile. Ricordo inoltre
che quasi ogni religione, all’inizio della
suo percorso, è stata considerata una
setta: gli ebrei chiamavano i primi
cristiani ‘La setta del nazareno’.
Dott. Sandro Oneda
(Relazioni esterne Chiesa di Scientology
dei Tre Laghi)
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Festa del Torrone, in tanti
si sonpo lamentati per i prezzi
Signor direttore,
domenica ho visitato la vostra
bellissima città e anche la Festa del
Torrone, anche perchè tempo prima
avevo visitato il salone ‘Il Bontà’. Ho
curiosato, parlato con altri turisti.
Tornando mi sono posto una domanda:
ma con quale scopo è stata fatta questa
festa? Di solito i visitatori quando
tornano da una fiera sono contenti a
volte entusiasti per quello che hanno
visto e imparato, la conseguenza è
l’automatica pubblicità che ne deriva.
Domenica non ho visto molte persone
contente, anzi molti meravigliati per
per i prezzi alti, che tipo di pubblicità è
scaturita ad un settore produttivo come
quello del torrone del quale voi
cremonesi siete orgogliosi?
Roberto Botturni
([email protected])
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Non c’è Rosy... senza spine
È pronta a riesumare l’Ulivo
Egregio direttore,
non c’è Rosy... senza spine! Giubilata
dal premier, non appena saputo che il
presidente della Repubblica era in
procinto di dimettersi, la ‘pasionaria’ di
Sinalunga, si è premurata di rendergli
la pariglia riesumando l’Ulivo e il suo
fondatore — quel brodino riscaldato
fatto fuori dalla fraterna carica dei 101
— al fine d’affossare il patto del
Nazareno (scelta condivisa) con una
tipica ricetta democratica: pan per
focaccia!
P. F. Mari
(Cremona)
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Immigrazione fuori controllo
Ne vedremo delle belle
Gentile direttore,
ma il signor Ernesto Alberichi ci è o ci
fa? Come può mettere a confronto
l’immigrazione dal sud verso il nord
degli anni ‘50-‘60 con l’immigrazione
dei giorni nostri? Allora c’era il
cosiddetto boom economico ed
effettivamente
l’immigrato non rubava
lavoro all’«autoctono».
Oggi con la crisi
spaventosa che viviamo
che prospettive di futuro
diamo alla gente che
arriva? Solo aiuto dalle
associazioni benefiche
che dopo qualche tempo
scaricano questa gente
per strada e nella più
rosea delle ipotesi li
vediamo nei parcheggi
dell’ospedale e dei
supermercati. E’ una
situazione gestita da cani!
Arriva ormai di tutto,
anche gente che non ha
così bisogno, se vogliamo
dirla come sta, attirata da
una prospettiva di
benessere che non c’è più.
Infatti io mi chiedo dove
vanno a prendere tutti i soldi che danno
agli scafisti per la traversata?
E’ vero che i problemi determinati
dall’immigrazione massiccia degli anni
‘60 sono gli stessi di adesso, e che siano
«negri» non è un’aggravante perché
nel contesto odierno sarebbe lo stesso
se fossero «vichinghi». In conclusione:
andiamo avanti a gestire la situazione
così che ne vedremo delle belle!
Redentina Grandi
(Sospiro)
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Il reato di clandestinità
dovrebbe essere reintrodotto
Gentile direttore,
abbiamo esultato quando Gheddafi è
scomparso dalla scena politica
internazionale: il dittatore arrogante
che per anni ha ricattato con assurde
pretese il popolo italiano. Livio Caputo,
ne ‘L’analisi’ del 15/11 fa osservare che
‘imprudentemente abbiamo abbattuto
Gheddafi senza provvedere al dopo’.
Oggi infatti la Libia ha due governi, uno
presieduto dal laico Abdullah al Thimi
riconosciuto dall’occidente, l’altro
espressione del movimento islamista.
Facilitato da questo caos politico, il
capo dell’Isis al Baghdad è arrivato in
Cirenaica, ben determinato a
proseguire la sua marcia verso Roma,
come promesso ai suoi muyaheddin.
Per impedire che i barconi dei
clandestini che continuano a partire
IL RICORDO
www.laprovinciacr.it
IL CASO
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Quella raccomandata
che non avrò mai più
Gentile direttore,
martedì 18 novembre mi è stato recapitato un avviso per il ritiro di una
raccomandata presso l’ufficio postale di Gombito. Posto che tale ufficio è aperto nei giorni di martedì-giovedì-sabato e che il sabato non
vi è consegna di posta, mio marito
(da me delegato) si è recato per il ritiro di detta raccomandata giovedì
20 novembre - martedì 25 novembre
- giovedì 27 novembre per sentirsi dire, nell’ordine: oggi è a Castelleone,
oggi è a Peschiera, oggi è a Roma.
A distanza di dieci giorni non è dato
sapere se e quando potrò mai ritirare
un documento di cui peraltro ignoro
il mittente oltre che, ovviamente, il
contenuto. Molto probabile che non
lo riceva proprio mai. Ho provato a
chiamate il contact center per protestare ma la linea ad un certo punto
cade; ho provato a compilare il modulo reclami sul sito di Poste Italiane
ma pare congegnato apposta per
non poter essere inviato. E se Poste
italiane anzichè mirare agli aerei
provasse, pedibus calcantibus, a fare
ciò per cui è nata e cioè recapitare la
dalle coste libiche diventino i cavalli di
Troia per l’ingresso di terroristi nel
nostro Paese, il buon senso
suggerirebbe l’utilità di ripristinare il
reato di clandestinità. A chi ritiene che
questa sia una norma incivile, va
ricordato che il reato vige anche in altri
stati europei come Francia, Germania,
Gran Bretagna, e con pene abbastanza
severe. Va inoltre precisato che il
provvedimento legislativo non è
anticostituzionale, in quanto la Corte di
giustizia dell’Ue ha bocciato solo la
detenzione quale pena perché in
contrasto con la direttiva comunitaria
che esclude il carcere per il reato di
clandestinità e contempla, solamente,
la pena accessoria dell’espulsione. Il
rimpatrio effettivo ha come
presupposto l’identificazione
dell’immigrato e necessita
dell’accordo con i Paesi di origine per il
rientro. Tali accordi dipendono dalla
volontà politica di chi è al governo.
Possiamo solo sperare che la politica
estera europea a guida italiana sia di
sostegno al governo libico legittimo che
ha espresso parere favorevole ad un
intervento esterno. Troppi
dimenticano che con il ministro
Maroni, nel 2010 gli sbarchi calorono
dell’88%, si salvarono molte vite
umane e si diede un duro colpo alla
tratta degli esseri umani e, di
conseguenza, a tutte le organizzazioni
bimbi mai nati, nubi inebrianti di
marijuana che avvolgono ectoplasmi di
giovani alienati nonchè famiglie
distrutte da incomprensibili divorzi e
separazioni. Tutto questo, si disse
allora, nel nome del progresso, della
modernità e dell’emancipazione, ma in
netto contrasto con la dottrina della
chiesa cattolica che Pannella combattè
fino all’esasperazione. Meglio tardi che
mai, la coscienza è tua caro Marco
anche se onestamente ci saremmo
aspettati più coerenza. (...) Che
delusione.
Andrea Zecchini
(Camisano)
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La delocalizzazione dell’Arvedi
sarebbe un guaio troppo grande
Una busta pronta per essere spedita
corrispondenza? E magari anche
consentire l’invio dei reclami?
Patrizia Pedrazzini
(Gombito)
eguiamo con grande
S
attenzione le questioni relative
al servizio postale perchè sia a
Cremona che in molti Comuni
della provincia i disservizi si
stanno moltiplicando. Azienda e
sindacati sono chiamati a dare
risposte alle richieste dei
cittadini-utenti.
criminali che progettano questi viaggi
in cambio di denaro. (...)
Mimma Moroni
(Cremona)
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Pannella, voci di conversione
Un miracolo di papa Bergoglio
Egregio direttore,
da un po di tempo a questa parte, sta
circolando una notizia che ha
dell’incredibile, un fulmine a ciel
sereno. Ma di che cosa si tratta? Amici
lettori, tenete i nervi saldi e trattenere
il respiro. Marco Pannella, storico
leader dei radicali italiani, indiscusso
professionista del digiuno, l’unico al
mondo mai «trapassato» per mancanza
di cibo, è stato «folgorato sulla via di
Damasco» e allora? Voci maligne e
tendenziose ma bene informate, danno
Pannella in procinto di convertirsi al
cristianesimo. Sembra infatti che papa
Francesco abbia fatto breccia nel
vetusto e coriaceo cuore del buon
Marco, uomo dalle sette vite, dalle
cento risorse e dalle mille
contraddizioni ma ancora in grado di
stupire i suoi sparuti seguaci. Siamo di
fronte ad un miracolo di papa Bergoglio
oppure al canto del cigno di un uomo
dal passato burrascoso che, ormai
vecchio e malinconico, intravede tra la
bruma della notte, fantasmi sinistri di
Egregio direttore,
non c’è dubbio che un’eventuale
delocalizzazione dell’acciaieria Arvedi
metterebbe in ginocchio l’economia di
tutto il nostro territorio e che c’è da
augurarsi che questo rischio non si
concretizzi, ma solo i cremonesi
possono impedire che ciò accada, e vi è
un solo modo per farlo: mettere in un
sacco i sindacati e i sindacalisti,
chiuderlo e buttarlo il Po (sperando di
non inquinare le acque) Cosa vuole che
le dica, spero solo venga presto il giorno
che si capisca che di sindacati come
quelli esistenti ne possiamo benissimo
fare a meno, ma che non possiamo fare
a meno di uomini come Giovanni
Arvedi (...) e che è a uomini come lui che
dobbiamo il benessere che da anni ci
circonda e che a volte non sappiamo
nemmeno di avere. (...)
Giulio Roveda
(Pizzighettone)
on condivido assolutamente le sue
affermazioni in merito al sindacato e ne
N
prendo le distanze.
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Bravo Beppe Severgnini
Ha un’ottima vena teatrale
Egregio direttore,
sono un accanito lettore e fan di Beppe
Severgnini, lo scrittore cremasco ora
anche attore di teatro. Lo seguo fin
dalla sua prima pubblicazione del 1990
e da allora non ho perso un suo lavoro
da ‘Un italiano in America’ a ‘Italiani si
diventa’ da ‘Manuale dell’uomo
domestico’ a ‘Interismi’. Ora lo sto
apprezzando nella sua nuova
avventura teatrale ‘La vita è un
viaggio’ che ho visto in anteprima a
Casalbuttano la settimana scorsa e non
posso che congratularmi con lui per
questa vena teatrale insperata. Non
tutti sanno però che parecchi anni fa
Beppe Severgnini è stato scoperto da
un articolista di Prima Pagina, Angelo
Maietti, che lo presentò a Milano a
Indro Montanelli. Sicuramente la vena
artistica del mio concittadino sarebbe
uscita comunque ma l’interessamento
di Maietti permise lo schiudersi di una
rapida carriera. Permettetemi di
ringraziare questo signore rimasto per
tanti anni nell’anonimato.
Osvaldo Nichetti
(Crema)
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Signor direttore,
la notizia della morte di Camillo Gizzi mi
ha colpito e rattristato profondamente. In
un significativo periodo della nostra comune militanza politica, ho avuto modo
di conoscere ed apprezzare la sua pronta e
brillante intelligenza, la sua grande passione civile. Camillo —dopo un’esperienza compiuta nell’area movimentista di sinistra — è approdato nelle file del Pci negli anni Ottanta, impegnandovi quelle doti che ho voluto rimarcare, prima quale
iscritto alla sezione cittadina «Percudani» e, successivamente, negli organi dirigenti della Federazione cremonese. Chi
ha avuto modo di conoscerlo ricorderà come i suoi contributi nei dibattiti non siano
mai risultati banali, bensì frutto di conoscenza dei problemi, di attente analisi, di
ADDIO A GIZZI, UOMO INTELLIGENTE
AVEVA UNA GRANDE PASSIONE CIVILE
sforzo di guardare alle prospettive, di volontà di produrre un profondo cambiamento di questa società nel senso di una
maggiore solidarietà, di una reale giustizia sociale, dell’impegno per la pace nel
mondo (mi piace ricordare, in particolare, il suo appassionato sostegno alla lotta
del popolo palestinese). E, poi, la capacità
che aveva di rapportarsi ai compagni, ai
cittadini, ai lavoratori, dotato com’era di
una capacità comunicativa notevole, in
cui generosità e simpatia si intrecciavano
felicemente. Assieme ad altri compagni,
abbiamo partecipato alla battaglia politi-
ca, interna al partito, per contrastare la
scelta di porre fine — in un modo che non
sentivamo di condividere — all’esperienza del Partito comunista italiano. Ricordo
bene il suo appassionato impegno in quei
momenti di tensione collegati alle scelte
drammatiche che eravamo chiamati a
compiere. Camillo ed io restammo a militare — pur con le nostre posizioni critiche
— nel Partito Democratico della Sinistra,
nato dopo lo scioglimento del Pci. Nel
Pds, Giazzi si cimentò anche con l’impegno istituzionale: eletto nel Consiglio comunale di Cremona nel 1990, venne chia-
mato ad assumere l’incarico di capogruppo. La sua attività, a quel livello, riscosse
notevoli apprezzamenti (pur avendo militato in passato nell’area movimentista
che sovente si collocava in posizione critica nei confronti delle istituzioni, seppe interpretare con dignità, competenza, passione il suo ruolo in Consiglio comunale).
Da diversi anni era andato ad abitare a
Milano e la sinistra cremonese ha dovuto
privarsi così del suo intelligente ed appassionato contributo. Ma il ricordo della sua
vivace personalità e dell’attività svolta
negli anni precedenti è rimasto e continuerà a rimanere ben vivo in chi, come il
sottoscritto e tanti altri, ha avuto il piacere di conoscerlo ed apprezzarlo.
Evelino Abeni
(Cremona)