Gennargentu anno 44 nr. 97 - Club Alpino Italiano

Edizione a colori
Anno 44 - N. 97
In questo numero:
LE PROPOSTE DEL GRUPPO ESCURSIONISTICO PER IL 2014
ESPLORANDO I SENTIERI DEL LINAS IN MTB
PROGETTO EVEREST
APPUNTI DI TECNICA SPELEO
Nuove Ascensioni
Spedizione in Abbonamento Postale 70% Cagliari
Rubrica di alpinismo
Bilancio consuntivo 2013
GENNARGENTU
Attività della Sezione nell’anno 2013
CLUB ALPINO ITALIANO
SEZIONE DI CAGLIARI
Direttore Responsabile
Massimiliano Piras
Direttore Editoriale
Nicola Pitzalis
Impaginazione, grafica
Antonio Palumbo
www.antoniopalumbo.it
www.ilmondodilu.com
Foto di copertina
Max Caria
Vetta Nelion Mount Kenya 5188mt
Stampa
Tipografia Picciau - Pirri
Sede, Amministrazione
Club Alpino Italiano
Sezione di Cagliari
Via Piccioni, 13
09124 CAGLIARI
TEL/FAX: 070 66 78 77
Su internet
http://www.caicagliari.it
email: [email protected]
GENNARGENTU
NOTIZIARIO DELLA SEZIONE DI CAGLIARI
DEL CLUB ALPINO ITALIANO
La rivista non é in vendita, viene inviata ai
soci della Sezione di Cagliari del CAI, ad Enti
Pubblici e scuole.
Segnalazioni di mancato ricevimento
vanno indirizzate alla Sezione.
Autorizzazione del Tribunale di Cagliari
n° 58 del 5/10/96
Anno 44 - N. 97
1° semestre 2014
Il 2013, anno del 150° anniversario della nascita del Club Alpino Italiano,
si è concluso. Possiamo quindi fare un bilancio delle attività sezionali che si
sono svolte, esponendo i dati consuntivi principali di quelle iniziative.
Innanzi tutto il tesseramento è andato molto bene: i soci a fine anno sono
risultati 398, con un aumento di 20 soci rispetto all’anno precedente. I nuovi
iscritti sono stati 88; dispiace che 68 non abbiano rinnovato l’iscrizione…
se fossimo riusciti a trattenerne almeno due, avremmo sforato la soglia dei
400. Vabbe’, questo sarà l’obiettivo del 2014!
Intanto qualcuno di quei 68 ha già chiesto di poter rinnovare l’iscrizione,
chiedendo il ricongiungimento con gli anni passati, e questo mi fa molto
piacere.
Per quanto riguarda la gestione della Sezione, il nuovo Consiglio Direttivo
sezionale, eletto a fine marzo, si è riunito 11 volte occupandosi dell’ordinaria
amministrazione e non solo.
In particolare il CDS ha costituito formalmente la nuova Commissione
cicloescursionismo, avviata sperimentalmente dal precedente Direttivo
nel 2012 e cresciuta rapidamente in numero di partecipanti e di attività
proposte. Con il coordinamento di Francesco Pia, è stato così realizzato un
calendario di 6 cicloescursioni alle quali hanno partecipato 74 bikers.
È stata poi ricostituita la Commissione Escursionismo, coordinata dall’AE
Roberto Lai, alla quale è stata affidata la didattica, che inizialmente era stata
inserita tra le attività di competenza del neonato Gruppo Escursionistico.
Si sono quindi potuti svolgere nel mese di settembre sia il corso di
escursionismo base (E1), che quello di escursionismo avanzato (E2), dopo
un rinvio di alcuni mesi dovuto ad alcune questioni “burocratiche”. I corsi
hanno avuto rispettivamente 13 e 4 partecipanti che si spera vogliano
proseguire nei successivi gradi di formazione, sia per conseguire qualifiche
e titoli nel settore escursionistico, ma soprattutto per acquisire una
maggiore sicurezza e capacità nell’organizzare e gestire autonomamente
le escursioni, e per dare una mano d’aiuto agli 8 Accompagnatori di
Escursionismo ed agli 11 Accompagnatori Sezionali di Escursionismo della
Sezione.
Rimanendo in tema di formazione, il Gruppo Grotte ha tenuto il proprio
XXXII corso di introduzione alla speleologia al quale hanno partecipato 17
corsisti. A dicembre, dopo varie vicissitudini, il GGC è riuscito con caparbietà
ad organizzare, sotto l’egida della Scuola Nazionale di Speleologia e con la
responsabilità tecnica della Commissione Centrale di Speleologia il I corso
- verifica per Istruttori Sezionali di Speleologia, al termine del quale sono
stati giudicati idonei tutti i 5 partecipanti (quattro della nostra Sezione
ed uno della Sezione di Nùoro). La nostra Sezione oggi può contare
quindi su 2 Istruttori di Speleologia e 5 ISS (i quattro nominati grazie al
corso di dicembre, che si aggiungono ad un’altra socia che, a sua volta,
ha conseguito la qualifica di ISS partecipando ad un analogo corso nel
“Continente”). Grazie a questi titolati e qualificati sarà possibile svolgere i
futuri corsi speleo di base.
4
La Scuola di Alpinismo, che attualmente conta su 1 Istruttore
Nazionale di Alpinismo 2 Istruttori di Arrampicata Libera e 5
sezionali, ha avuto invece grosse soddisfazioni dal proprio
XXXI corso roccia base AR1 al quale hanno partecipato 10
corsisti (il numero massimo ammesso dal “bando”).
Per quanto riguarda le attività sul campo, il Gruppo
Escursionistico ha effettuato 24 escursioni con circa 830
partecipanti complessivi, oltre naturalmente alle numerose
pre - escursioni necessarie per l’individuazione e la
preparazione dei percorsi.
Il GGC ha effettuato circa 115 uscite, alcune delle quali su
più giorni, per un complessivo di circa 161 giornate, alle
quali hanno partecipato oltre 700 soci.
La Scuola di Alpinismo ha effettuato circa 16 giornate di
attività con circa 160 partecipanti.
La Commissione Sentieri, coordinata da Bobo Cortis, ha
proseguito i lavori di sentieristica, in esecuzione della
Convenzione stipulata con la Provincia di Cagliari, svolgendo
22 giornate di lavoro, con la partecipazione di 73 soci. E’
stata effettuata l’intera segnatura orizzontale dell’itinerario
Dispensa Gambarussa – Cima Lattias (noto anche come “via
dei primi salitori”) e si sta effettuando quella dell’itinerario
Medau Mancas – Arcu de sa Mossa – cima Is Caravius.
La Commissione Alpine Baby Club ha sofferto un anno
un po’ difficile che, anche a causa delle inclemenze
meteorologiche, ha visto ridursi il numero delle uscite a
6, con circa 100 partecipanti. Un ringraziamento per aver
gestito quel momento difficile va a Massimiliano Montis, con
la speranza di averlo ancora disponibile per la gestione del
prossimo futuro dell’ABC.
La Commissione Notiziario, coordinata da Nicola Pitzalis, ha
realizzato il periodico semestrale sezionale “Gennargentu”,
sempre più interessante per i suoi contenuti ed accattivante
per la veste grafica. La ricerca anche sul mercato extra
isolano di tipografie in grado di farci risparmiare sui costi
della onerosissima stampa a colori ha comportato purtroppo
alcuni grossi ritardi dovuti anche a disguidi e circostanze
indipendenti dalla volontà della Commissione, che si spera di
riuscire ad evitare con le prossime pubblicazioni.
La Commissione Biblioteca, grazie alla “past President”
Carmen Locci, ha ripreso il laborioso compito di riordino
e catalogazione del patrimonio librario della Sezione, che
rimane però ancora da completare, con la speranza di
trovare tra i soci chi abbia la voglia di collaborare con la
Commissione e proseguire il lavoro iniziato.
Altre attività si sono aggiunte nel corso dell’anno.
in due serate, anche il coro sezionale “I fenicotteri”
ha avuto modo di esibirsi per il pubblico del centro
commerciale.
• La 15^ Settimana Nazionale dell’Escursionismo, dal 12
al 20 ottobre per la quale la nostra Sezione ha guidato 5
escursioni e 2 cicloescursioni con un discreto riscontro di
partecipazione tra soci e non soci.
Il GGC ha partecipato alla manifestazione “Monumenti
Aperti”, collaborando all’accompagnamento di centinaia di
visitatori all’interno delle gallerie antiaeree di via Don Bosco.
Nel corso dell’estate si sono svolti i consueti trekking urbani
del venerdì sera.
È stato poi concesso il patrocinio alla manifestazione
“Acquatica 2013” - manifestazione di torrentismo svoltasi ad
Aritzo dal 29 novembre al 1° dicembre - alla cui realizzazione
la Sezione ha contribuito con il lavoro di alcuni soci del GGC
ed organizzando ,come attività collaterali, un’escursione ed
una cicloescursione.
È stata organizzata, inoltre, dalla Commissione Escursionismo
la prima di una serie di “Serate di approfondimento
culturale”, dedicata al valore storico culturale dei sentieri e
curata da Luciana Carreras, alla quale seguiranno altre serate
proposte anche dagli altri settori specialistici della nostra
Sezione.
Si sono svolte, infine, due giornate di “Montagnaterapia”
alle quali hanno partecipato complessivamente 6 soci e 29
non soci che, per la prosecuzione dell’attività, si sono iscritti
da quest’anno alla nostra associazione.
Accanto a tutte queste note positive, preoccupa invece
il concreto rischio che diversi soci perdano i titoli da loro
conseguiti nel settore escursionistico e, soprattutto,
naturalistico (operatori TAM e Operatori Naturalistici)
a causa della scarsa attività svolta negli scorsi anni. La
nuova Presidenza del CAI Sardegna avrebbe intenzione di
rivalorizzare quelle figure, ma la perdita del titolo sarebbe
irrimediabile. Speriamo che ciò non avvenga, soprattutto in
un periodo come questo in cui è importante che la voce delle
associazioni “ambientaliste” si faccia sentire. In ogni caso in
Sezione vi è chi continua ad avere a cuore la materia della
tutela ambientale e ogni martedì, durante l’orario di apertura
della segreteria, incontra i soci interessati all’argomento
anche per una semplice chiacchierata.
In conclusione, anche nel 2013 la Sezione ha dimostrato una
grande vivacità, proponendo una grande varietà di attività.
Sta ai soci saperle cogliere e soprattutto partecipare!
Pierfrancesco Boy
In primo luogo alcuni eventi celebrativi del 150° anno
del CAI:
• la mostra fotografica “Le splendide montagne” dal 15
al 28 luglio, presso le Gallerie Auchan S. Gilla, dove è
stato allestito un piccolo stand della Sezione, presidiato
permanentemente da soci dei vari gruppi sezionali e
componenti del Soccorso Alpino, molto ammirati per le
loro “uniformi” e per la livrea dei loro mezzi, che non
sono passati di certo inosservati. In quell’occasione,
5
GENNARGENTU
Escursioni
Alcune proposte del Gruppo Escursionistico per l’anno 2014
a cura di Claudio Simbula
Il Gruppo G.Es.Cai
Il Gruppo Escursionistico, ri-nato nel 2012, conta attualmente
più di 30 soci, e anche quest’anno offre un programma di
attività molto intenso.
Limitando il discorso alle sole uscite in ambiente, volendolo
in qualche maniera tradurre in cifre, si tratta di un impegno
annuo stimabile per difetto in oltre 400 giornate/uomo.
Un impegno dedicato con passione da chi ama la montagna,
con lo spirito volontaristico che contraddistingue il
CAI, alla diffusione della pratica dell’escursionismo, alla
frequentazione consapevole e corretta dei territori montani,
allo studio, conoscenza e salvaguardia delle specificità
presenti nell’ambiente naturale e culturale delle nostre
montagne.
Il Gruppo si occupa inoltre di raccogliere, valorizzare e
tutelare il patrimonio di conoscenze e di esperienze in campo
escursionistico accumulato negli anni, di modo che non vada
dispersa e si mantenga viva nel tempo la memoria storica.
Tutti i soci che intendano collaborare attivamente, con
spirito di servizio, volontario e gratuito, alla preparazione
ed organizzazione delle escursioni sociali e alle altre
attività promosse dal Gruppo, sono i benvenuti. Per ogni
informazione è possibile contattare il responsabile Paolo Selis
(telefono 328.356.6304).
questo articolo si saranno già svolte e quindi saranno già
ampiamente conosciute.
In secondo luogo perché il programma prevede comunque
un lavoro di preparazione tramite le pre-escursioni che alla
data attuale è ancora in corso, per cui molte informazioni
non sono disponibili.
Ci limitiamo pertanto a presentarne alcune, con l’avvertenza
che non si tratta di una scelta di merito tra le tante proposte
ma semplicemente di un modo per suscitare maggior
interesse anche tra i soci della sezione che magari, per i
più svariati motivi, non si sono ancora avvicinati alla pratica
dell’escursionismo.
Gennaio
Lun 6 Escursione inaugurale promozionale – 7 Fratelli
(E)
Dom 26 escursione sociale Trenotrekking – Gioiosa
Guardia (E)
Febbraio
Le escursioni
“Sardegna quasi un Continente” scriveva Marcello Serra
titolando una sua opera del 1958.
Dal Supramonte alle montagne del Linas, dal massiccio dei
Sette Fratelli alla foresta di Gutturu Mannu, solo per citarne
alcune. La straordinaria varietà degli ambienti naturali
della nostra isola rende di grande interesse e assai vario il
programma delle escursioni per l’anno 2014.
E’ però molto importante tener presente che il programma
può subire nel corso dell’anno tutte le variazioni che si
dovessero rendere necessarie per adattarlo alle sopravvenute
esigenze di ordine logistico od organizzativo o per far fronte
alle avverse condizioni meteo.
Si tenga inoltre presente che di ogni escursione viene
preparata una dettagliata scheda tecnica che riporta la
descrizione generale del territorio interessato, la descrizione
dell’itinerario a piedi nonché tutte le informazioni di dettaglio
per quanto riguarda gli aspetti logistici ed organizzativi.
La scheda e tutti gli aggiornamenti del calendario vengono
pubblicati e tempestivamente resi disponibili sul sito del
Gruppo: www.escai.sardegna.it
Non è possibile in questa sede illustrare tutte le escursioni
proposte dal Gruppo per il 2014.
In primo luogo perché alcune quando sarà pubblicato
Escursione del 23 febbraio 2014 – Monte Conchioru (E)
Il Rio San Gerolamo forma una piccola valle (circa 8 kmq) a
2 km circa a sud-ovest di Capoterra e nonostante sia molto
vicina al capoluogo conserva la sua natura aspra e selvaggia,
che dunque la fanno sembrare molto più lontana e isolata.
L’erosione dell’acqua ha prodotto numerosi canaloni che
precipitano dalle creste degli archi a fondo valle, le cui
pendenze spesso sono superiori al 50%.
Il percorso della escursione parte dal ponte alla fine della
valle e la risale fino al Monte Conchioru, in capo alla stessa,
che con i suoi 740 mt risulta la cima più alta.
Attraversando questa valle si resterà colpiti dalla splendida
macchia e dalle rocce, ma soprattutto si percepirà chiaramente
la sensazione di essere in un luogo dove la natura è ancora
padrona incontrastata
6
Marzo
Dom 2 escursione sociale Pixinamanna (EE)
Escursione del 09 marzo 2014 – Matzanni (E)
Escursione molto bella ed interessante con visita ad un
tempio nuragico non ancora del tutto esplorato al quale
si accede dopo un percorso molto suggestivo in mezzo ai
boschi di Villacidro.
Escursione del 30 marzo 2014 – Gorroppeddu (EE)
Serra Oseli è una piccola catena che si estende nel Supramonte
di Baunei, lungo la strada che conduce alla Codula di Luna
seguendo l’asse nord-sud.
Da Teletotes l’emozionante percorso si snoda attraverso
antichi sentieri che ci permettono di penetrare nel profondo
Supramonte e di esplorare l’accesso alla piccola ma profonda
gola di Gorroppeddu. Gran parte dell’escursione si svolge
sotto un bel bosco, con autentici monumenti naturali costituiti
da superstiti esemplari di tassi secolari e da giganteschi lecci.
La bellezza dei luoghi incanta per la natura aspra e selvaggia
e rivela notevoli testimonianze di vita pastorale, permettendo
di ammirare, ad esempio, una splendida scal ‘e fustes.
Aprile
7
Escursione del 06 aprile 2014 – Monte Lisone (EE)
L’itinerario, che è molto panoramico, consente di raggiungere
la vetta del Monte Lisone. Si tratta di un percorso lungo
ed impervio ma di grande fascino, all’interno di una delle
zone più interessanti della Sardegna dal punto di vista
paesaggistico e naturalistico: il complesso montuoso del
monte Linas.
Escursione del 13 aprile 2014 – Sul Selvaggio Blu (EE)
L’escursione propone la 1^ tappa del più famoso e completo
“Selvaggio Blu”. Dal Cuile De Us Piggius a Pedra Longa;
non è particolarmente impegnativa se non per il dislivello
e per qualche tratto esposto ma sicuro per la larghezza del
sentiero.
Percorso particolarmente interessante per i suggestivi
paesaggi che si succedono nel procedere dall’aspro altipiano
del Golgo lungo l’ampia cengia sotto Punta Giradili per
arrivare al fine al livello del mare al Promontorio di Sa Pedra
Longa.
Escursione promozionale del 21 aprile 2014 (Pasquetta)
– Porto Pino (E)
Si tratta di una traversata e perciò per il trasferimento verrà
utilizzato il pullman.
L’escursione inizia dalla spiaggia che si affaccia sul golfo
di Palmas, e procede costa a costa, per lunghi tratti sotto
il dominio della macchia mediterranea e della nuda roccia,
ma anche attraversando un bosco di ginepri selvatici e una
fitta pineta, per poi superare Porto Pinetto e raggiungere
Punta Menga, dalla cui cima potremo godere su un immenso
panorama verso il mare. In tutto il percorso ci accompagnerà
un’esuberanza di colori: il giallo delle ginestre, il bianco e
il rosa del cisto, i colori del mare, il bianco ed il grigio della
sabbia e le varie tonalità e forme delle rocce. Raggiunto il
canale di Porto Pino si può continuare lungo la spiaggia e
raggiungere le famose dune Is Arenas Bianca. Il pullman ci
aspetta al parcheggio vicino al porto.
Escursione del 27 aprile 2014 - Monte Santa Barbara (E)
Sulla cresta del Monte Santa Barbara, al confine tra l’area del
golfo di Cagliari e la grande foresta del Sulcis.
GENNARGENTU
Maggio
Escursione del 4 maggio 2014 - Monte Lattias: la “via
dei primi salitori” (EE)
L’escursione ripropone la “via dei primi salitori” al Monte
Lattias (m 1086). Si ripercorrerà l’antica mulattiera percorsa
il 12 maggio 1895 da sette soci del Club Alpino Sardo per
la “conquista” della cima di quella montagna che offre
panorami spettacolari.
L’escursione, impegnativa per la lunghezza (18 km circa) e
per il dislivello (1000 m circa), ripeterà il probabile percorso
di ascesa dei “primi salitori” - a partire da Dispensa
Gambarussa, sulla S.P. 1 Capoterra-Santadi, sviluppandosi
quasi interamente all’interno dell’Oasi del WWF, fino alla
cima del M. Lattias - ed il loro percorso di discesa verso Is
Pauceris, tra i territori di Uta ed Assemini.
Dom 18 Escursione GEsCAI – Codula Lotzuli – P.ta
Planargia (EE)
Dom 25 Escursione GEsCAI M. Corrasi (EE)
Escursione del 31 maggio – 1° giugno 2014 Traversata
del M. Is Caravius e del M. Lattias (EE)
L’escursione, impegnativa per la lunghezza (19 km circa)
e per il dislivello (1000 m circa), si svolgerà in due giorni,
con pernottamento in sacco a pelo, in quota, proponendo
la traversata dalle vallate che confluiscono nel lago di Bau
Pressiu, sulla S.S. 293, in territorio di Siliqua – Nuxis, alla
valle del Gutturu Mannu, sulla S.P. 1 Capoterra – Santadi.
La traversata permetterà di percorrere, congiungendoli, i
due sentieri in fase di segnatura da parte della sezione di
Cagliari: l’ascesa da Medau Mancas (Nuxis) alla cima del M.
Is Caravius (m 1113) e, dopo il congiungimento con la cima
del M. Lattias (m 1086), la discesa lungo la “via dei primi
salitori del Lattias” fino a Dispensa Gambarussa (Assemini).
in discesa il dislivello di circa 600 m approfittando delle ore
più fresche del mattino. Il percorso si snoda attraverso il
Supramonte di Baunei con un emozionante sentiero che
discende a tornanti su una pietraia, attraversa uno sperone di
roccia armato da una scala ’e fustes quindi si dirige verso una
fantastica finestra rocciosa che incornicia il panorama verso
il mare. Il percorso raggiunge quindi la foresta e discende
rapidamente verso il mare, fino ad una scala che ci permette
di superare un piccolo salto di circa tre metri per arrivare alla
spiaggia.
Dopo un bel bagno nelle splendide acque della bellissima
spiaggia, da qui c’imbarcheremo per ritornare a Santa Maria
Navarrese.
Agosto
Trekking estivo
Settembre
Dom 21 escursione GEsCAI – S’iscala ‘e Finiodda – sa
Pedr’arva (EE)
Ottobre
Dom 12 Cuile Pascale (EE)
Escursione del 26 ottobre 2014 - Girgini (E)
Giugno
Dom 8 Escursione GEsCAI –Sa Giuntura (EE)
Sab 21/dom 22 Escursione GEsCAI – notte in Supramonte
(EE)
Escursione del 29 giugno 2014 – Cala Mariolu (EE)
Cala Mariolu è una delle cale più belle del Supramonte di
Baunei. Il caldo di Giugno non sarà un problema. L’escursione
partendo dall’altopiano del Golgo ci permetterà di percorrere
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Il percorso di Girgini si svolge nell’omonima foresta,in
territorio di Desulo, che occupa i versanti nord-occidentali di
Bruncu Furau e tutta la vallata è delimitata dal Rio Su Fruscu,
un affluente della destra orografica del Flumendosa. Una
Foresta di leccio di circa 530 ha lascia il posto,nella parte alta,
1000-1200 m. s.l.m. al bosco di roverella ma sono presenti
tante altre specie arboree quali castagno e noci e varietà
arbustive diverse. Non è improbabile veder volteggiare aquile
e rapaci vari se si procede moderando il volume della voce
e limitando all’essenziale i rumori fare incontri ravvicinati
con i mufloni. La zona intera è costellata da una miriade di
sorgenti e da diversi corsi d’acqua che formano suggestive
pozze e salti.
Novembre
Escursione promozionale del 09 novembre 2014 –
Foresta Marganai (E)
La foresta Marganai è situata nella zona sud-occidentale
del massiccio del Linas. La nostra escursione permetterà di
conoscere una tra le più straordinarie zone selvagge della
Sardegna in un contesto naturale di estremo fascino. Il
percorso dal fondovalle risale prima lungo un bel sentiero
attraverso il bosco, poi una volta in quota prosegue lungo
una sterrata che ci condurrà alle case Marganai, oggi sede
dei locali di servizio dell’Ente Foreste, col bel giardino
montano di Linasia. L’itinerario consente di raggiungere
diversi punti panoramici con una splendida visuale quasi a
360 gradi su tutta l’area. La discesa sotto il bosco andrà poi
a toccare antiche vestigia dell’attività mineraria, che è stata
molto intensa in tutta l’area.
Dom 23 escursione sociale didattica
Dicembre
Dom 7 escursione sociale con pranzo sociale
Ven 26 escursione GEsCAI di S. Stefano
9
GENNARGENTU
per la composizione in minerali al granito. La vegetazione è
composta da macchia mediterranea: cisto, lentisco, fillirea,
corbezzolo, mirto, e da zone di rimboschimento di pini.
La parete è probabilmente l’unica falesia di arrampicata
sportiva realizzata in Sardegna su questo tipo di roccia.
Falesia di “Niu ‘e Grobu”
GRIGHINI, UN PICCOLO
MONTE SCONOSCIUTO
di Roberto Simbula
Da parecchio tempo speravo di trovare una parete di roccia
dove poter realizzare delle vie per arrampicare nelle vicinanze
di Oristano, che fosse raggiungibile in pochi minuti di auto.
Dopo circa quindici mesi di ricerche, finalmente credo di
essere arrivato nel posto giusto, dove poter dare vita al mio
progetto.
Mi comparve davanti agli occhi un piccolo ma bellissimo
altopiano disseminato di monoliti di buone dimensioni,
che mi fecero subito pensare al bouldering (Arrampicata
su blocchi di roccia); proseguendo l’esplorazione, ho scorto
al limite dell’altopiano una serie di piccole pareti molto
interessanti, che successivamente si sono rivelate perfette
per ciò che volevo realizzare. Ero felice!
Dopo poche ore ne ho parlato con il mio amico Luca, che si
è rivelato entusiasta. Così qualche giorno dopo siamo tornati
assieme sul sito. Una volta sul posto, Luca mi guarda e mi
dice: “Tu sei matto! C’è una marea di lavoro di bonifica tra
erba e arbusti!”. Ma insisto, e alla fine riesco a convincerlo,
così qualche settimana dopo abbiamo coinvolto anche
Alessandra e Giuliana.
Allo stesso tempo pensavo a un amico che è appassionato
di arrampicata sui blocchi, e che mi avrebbe fatto piacere
coinvolgere in questo progetto. Così ho portato Michele
a conoscenza dell’idea, e gli ho chiesto se fosse stato
interessato a valorizzare quel luogo, liberando i blocchi dagli
arbusti creando appunto un’area boulder. Anche questa idea
si sta realizzando grazie a lui e ad altri ragazzi volenterosi.
Trascorso un anno e mezzo dalle prime esplorazioni, siamo
riusciti a realizzare in parte la nostra idea, e dopo tanta fatica,
siamo contenti di aver realizzato circa 25 vie, adatte a tutti i
livelli di preparazione atletica. Altre vie sono attualmente in
fase di realizzazione.
Dettagli tecnici
L’area: la parete ha un orientamento Nord/Nord-Est-Sud/
Sud-Ovest, ed è esposta a Est/Sud-Est. Le vie sono divise
in due settori: Willy, a sinistra (9 vie), e Liberty a destra (13
vie), separati da un grande blocco con altre due vie. I gradi
vanno dal 5A al 7B+. La roccia è molto abrasiva con ottima
aderenza in caso di vento secco.
Frequentazione consigliata: autunno – inverno – primavera.
Sconsigliata d’estate, a causa dell’eccessivo caldo e della
presenza di zecche.
Distanze: da Oristano 23 km; dalla SS131, uscita Simaxis,
19,8 km.
Avvicinamento: da Oristano, prendere la SS-388 per 8 km in
direzione Simaxis (4,8 se si arriva dalla SS131), e attraversare
il centro abitato. All’uscita del paese, tenere la destra sulla SP35 per 5,2 km in direzione Siamanna. Arrivare alla rotonda
poco prima dell’ingresso del paese, e prendere la terza uscita
sulla SP 68, in direzione Allai. Proseguire per 1200 m, e
svoltare a destra verso est in direzione Siapiccia. Alla fine della
strada, svoltare a sinistra, e proseguire per 100 m. Svoltare
sulla strada sterrata, e proseguire in direzione est per 450m.
Alla fine della strada, svoltare a sinistra, e proseguire per
1300 m. All’incrocio, svoltare a destra verso est, e salire verso
il Monte Grighini. Proseguire per 2300 m verso est. Alla fine
della salita, svoltare a destra nel tornante stretto, proseguire
diritti per 1150 m, tralasciando la prima stradina sulla destra.
Svoltare a destra nella seconda stradina, riconoscibile dai due
bassi muretti in pietra. Proseguire per 800m sino a fermarsi in
un ampio spiazzo panoramico. Scendere a piedi in direzione
NE nella stradina sterrata ripida di fronte al parcheggio,
tenendo sempre la sinistra, e imboccare il sentiero segnato
da cartelli di legno, proseguendo dritti dopo la grande
quercia da sughero.
Si ringraziano
Luca, Giuliana, Alessandra, Mariano, Giorgio, Simone, Fabio,
Claudio
Dettagli geomorfologici
Il Grighini è caratterizzato da una bellissima vena di quarzo
che risale il crinale esposto a ovest per circa due chilometri,
ed emerge dal terreno per un’altezza di dieci metri, frutto di
una compressione tettonica risalente a 300 milioni di anni
fa. La roccia dell’altopiano sulla quale abbiamo realizzato
le vie invece, è gneiss, una roccia metamorfica dura, simile
10
NUOVE ASCENSIONI
Potete inviare le vostre nuove ascensioni di boulder,
arrampicata sportiva e classica a [email protected]
Rubrica a cura di Marco Marrosu
Capitan Uncino – Parete Ovest, Punta Bucchitoltu
[Arzachena (OT)] VI
Prima salita di Lorenzo Castaldi e Marco Marrosu il 24-1297, Svil.: 100 m; Materiali: nut, friend e cordini. Accesso e
Avvicinamento: da Olbia ci si dirige verso Arzachena e si
parcheggia l’auto al K336 (coord. WGS 84, 41°2’56,292’’ N;
9° 26’ 9,312’’E). da qua si passa un muretto e si raggiunge
nella macchia la base della parete; Descrizione: la via sale
un piastrino che presenta una piccola cima dalla curiosa
forma di un uncino. L’attacco è dalla base del caratteristico
diedro fessurato che segna la parete dalla base alla vetta
“uncinata”. L’itinerario lo risale completamente con due tiri.
Discesa: calata da alberi, cordino lasciato.
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La Martora & il Deserto – Parete N, Pta Cusidore [Oliena
(NU)] VI (VII- passaggio)
Prima salita di Marco Marrosu, Lorenzo Castaldi il 4-5-06,
Svil.: 600 m + 100 m di facili rocce; Materiali: chiodi, nut,
friend e cordini. Avvicinamento: come per Mercanti di
Chiacchiere (Larcher/Oviglia/Vigiani 2002). Attacco: piccola
freccia blu alla base (se le frane non l’hanno abrasa), 15
m a destra dell’attacco di Mercanti di Chiacchiere. Si sale
nella parte centrale di una grande placca caratterizzata da
bande biancastre dovute alle scariche di massi avvenute
eccezionalmente alcuni inverni fa. Chiodo lasciato entro i
primi venti metri. Descrizione: salire la placca centralmente
sino alla sommità (passaggio di VI+/VII- per 7 m nella parte
alta) dove intercetta la grande frattura obliqua che viene
seguita dalla via Lamento della Civetta. Da questa si stacca
una scaglia fessurata di 10 m circa a forma di orecchia di
elefante che si risale per raggiungere il catino sovrastante.
Da questo si risale il piastrino a sinistra del catino e più in alto
si esce dalla parete traversando obliqui per un tiro a sinistra
e poi dritti.Discesa: a piedi, seguendo la via normale di salita
a Punta Cusidore.
Punta Sa Berritta, Monte Limbara
[Tempio Pausania (OT)]
Accesso: da Vallicciola si raggiunge Madonna della Neve
dove si lascia l’auto.Avvicinamento: raggiunta la chiesa
campestre si prosegue lungo la sterrata sino alla fine.
Prendere il sentiero ometti e seguirlo per 50 m per poi
lasciarlo e dirigersi nell’altro versante del monte entrando in
una franata. Attraversare un arco di roccia raggiungendo la
parete ovest della torre.
GENNARGENTU
1. Lizard – Parete Ovest VII(VI+ obbl.)/R2 /I
Prima salita di Maurizio
Oviglia e Fabio Erriu il 1-9-13;
Svil.: 35 m; Materiali: friend,
cordini, sul posto non è stato
lasciato niente. Descrizione:
la via attacca 5 m a destra
dell’attacco di Morte ai Grassi
(Marrosu/Walker/Chan 2008),
dopo 2 tiri l’itinerario fa un
traverso a sinistra per portarsi
sotto lo spigolo sinistro che
porta al blocco di vetta. Da
là sale verticale sul filo dello
spigolo.
2. Sicurezza fuori misura – Parete Sud VI+
Prima salita di Giacomo Satta e Marco Marrosu il 18-610; Svil.: 110 m; Materiali: friend, cordini. Descrizione:
raggiungere la parete sud passando sotto la parete ovest.
L’attacco è indicato con piccola freccia di vernice, circa 8 m
a destra dell’attacco di Divertirsi che stress (Marrosu/Walker
2005). Si sale una lunga fessura fuori misura per due tiri e
poi si prosegue lungo il filo del pilastro per placca e fessure
più facili.
Capo Caccia [Alghero (SS)]
Cala Barca, Riserva Naturale di Prigionette / Arca di Noè
Accesso: dall’ingresso per la Riserva di Prigionette si segue
la sterrata sino ad arrivare alla fine della strada, al grande
parcheggio dove parte il sentiero per Cala Barca.
Avvicinamento: seguire il sentiero che si dirige verso il mare
sino ad arrivare di fronte all’Isola Piana, sulle scogliere di Cala
Barca. Dirigersi a destra, seguendo la sommità della falesia
verso nord sino a raggiungere una piccola guglia, la cui vetta
arriva come un dente a congiungersi alle pareti.
1. Canino – Versante Ovest IV+
Prima salita di Fabio Manos e Marco Marrosu il 30-11-97;
Svil.: 85 m; Materiali: chiodi, friend, cordini.
2. Il Cussù di Manos – Versante Ovest IVPrima salita di Fabio Manos e Marco Marrosu il 30-11-97;
Svil.: 40 m; Materiali: chiodi, friend, cordini. Variante di
Canino.
Grog – Versante Ovest, Cima Sud, Monte di Mezu [Arzachena
(OT)] VIPrima salita di Roberto Angioni e Marco Marrosu il 28-1213, Svil.: 70 m; Materiali: nut, friend e cordini. Accesso e
Avvicinamento: da Arzachena si segue la strada per Palau
per 5 km raggiungendo un altopiano dove si trovano due
cupole di roccia parallele. Parcheggiare in loro prossimità
e proseguire a piedi sino alla base della struttura di destra,
lungo tracce tra la macchia, oltre un muretto (fondo privato).
Dalla base portarsi sotto la verticale del margine destro del
tetto più largo che questo versante mostra, poco sotto la
cima, alla sua sinistra. All’attacco sono presenti un omino,
una freccia blu e un cordino su clessidra a 5 m d’altezza.
Tempo 15’; Descrizione: salire dritti per blocchi e placca (VI) sino a raggiungere una fessura con alberi in cui sostare.
Raggiungere una caratteristica fessura molto sottile e
verticale e salirla completamente (VI-) sino a sosta tra blocchi
(cordino da calata con maillon). Da qua per altra fessura in
vetta. Discesa: calata di 50 m dalla S2.
Multa Longa 327m [Liscia di Vacca, Porto Cervo (OT)]
Parete di 200m di dislivello in zona Monte Moro, visibile a
sinistra della strada principale da Liscia di Vacca. Accesso: da
Olbia raggiungere Abbiadori, e continuare sino a Porto Cervo
senza entrarvi, proseguendo per Liscia di Vacca. Tra le case si
segue una stradina chiusa da un cancello. Avvicinamento:
seguire la strada bianca sino ad arrivare quasi sotto le pareti
(20’). Si risale la franata alberata che scende dal canale tra
due pilastri di cui quello di destra con un grosso blocco
sulla sommità (20’). Nessuno dei due pilastri raggiunge la
cima vera e propria. Le vie fatte salgono i due pilastri dalla
loro base, perciò risalita la franata ci si porta o alla base di
quello di destra o di sinistra. Discesa: dal canale tra i pilastri
disarrampicando e con due calate, 1h.
1-Caos - Parete NO, Pilastro Sinistro, Est – VI
Prima salita di Marco Marrosu, Guido Daniele e Pasquale
Cassese il 8/04/01; Svil.:220m; Materiale: nut, friend,
cordini. Descrizione: vari passaggi di aderenza che danno
la difficoltà della via, soste fattibili su alberelli, è utile un
cordino di 5m per fare la sosta sulla sommità, tondeggiante.
La via (5 tiri) parte dal punto più basso della parete (freccia
e cordino su alberello a 5m dalla base) e cerca di tenersi il
più possibile sulla destra del pilastro, su placca ed evitando
i tratti di maggiore vegetazione. Passa a destra di un primo
tetto, raggiunge una rampa alberata obliqua a 2/3 della via
che permette di evitare i tetti a sinistra e prosegue sino alla
sommità con un tratto appoggiato, un tiro di opposizione e
uno di aderenza finale.
2-Cinghialata Selvaggia - Parete NO, Pilastro Destro, Ovest
– VI
Prima salita di Lorenzo Castaldi, Angelo e Stefania Baldino
il 8/04/01; Svil.: 100 m circa; Materiale: nut, friend, cordini.
Descrizione: la via parte dalla parte più bassa del pilastro
destro. I due pilastri sono separati da un canale che viene
sfruttato per la discesa. Salita un po’ disturbata soprattutto
nella parte iniziale da alcuni arbusti ma che poi si sviluppa
su bella roccia, arrivando a sinistra del grande blocco della
vetta.
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ESPLORANDO I SENTIERI DEL LINAS IN MTB
IL Linas è una montagna affascinante, una montagna ricca
di storia, una montagna che regala grandi emozioni a chi
ha voglia e curiosità di scoprirne i segreti. Un’enorme rete
di sentieri, mulattiere nascoste, che vanno perdendosi nella
memoria di chi quest’enorme patrimonio l’ha vissuto, unici
vecchi custodi di storie e leggende che gravitano attorno a
questa montagna nascosta.
Nascosta perché è questa l’impressione che si ha cercando
delle informazioni sul Linas in rete, nessuna pubblicazione,
nessun indizio. Fatta eccezione per alcuni percorsi piuttosto
conosciuti nell’ambiente dei frequentatori della montagna,
il resto è tutto da esplorare.
Entrando poi nello specifico dell’escursionismo in MTB il discorso non cambia, anzi, la letteratura è ancora meno e le
poche informazioni sui percorsi sono prerogativa di pochi
esperti frequentatori.
E’ da questa necessità divulgativa che nasce la breve descrizione riportata qui di seguito, scaturita da un’esplorazione
che aveva come obbiettivo quello di verificare pedalabilità,
impegno fisico e tecnico, di 3 sentieri, che avrebbero permesso una più facile e completa pianificazione delle tante
escursioni in mtb che il Linas può offrirci.
Ed è così che una fresca mattina di fine dicembre ci ritroviamo a Villascema (Villacidro), con me altri due biker soci CAI,
Alessio M. e Stefano A., animati dallo stessa passione per
l’esplorazione e che di certo non si fanno scoraggiare da una
possibile salita “bici in spalla”.
Il nostro percorso parte dal lago Leni (Villacidro), risale il rio
Gutturu Derettu per arrivare a Genna Farracceus, valica a
Genna Eidadi per poi scendere attraverso il bosco di Figus
sino all’ovile Linas, guada l’omonimo torrente e più avanti il
13
Rio Muru Mannu, passa dentro la valle del rio Oridda e rientra a Monti Mannu da Gutturu is Abis.
1° Sentiero: Villascema – Genna Farracceus
Dal piazzale della porcilaia, indicata su IGM con il nome di
Dispensa vecchia (325m slm), si prosegue su mulattiera sino
ad intercettare dei cartelli con alcune indicazioni, ignoriamo
il sentiero per S’ega Sizzoris e deviamo in direzione Santu
Miali, la primissima difficoltà da superare è il guado sul Rio
Gutturu Derettu, da fare a piedi e che può creare qualche
problema in periodi particolarmente piovosi. Attraversato il
torrente seguiamo la mulattiera ancora pedalabile che risale
il Gutturu Derettu alla sua sinistra orografica, si sta in sella
ma man mano che si va avanti il fondo e le pendenze mettono a dura prova anche il biker più esperto, e prima o poi si
scende e si spinge la bici, il sentiero non è mai troppo stretto e sempre ombreggiato ma il fondo è ricoperto da pietre
smosse che renderebbero difficoltoso anche il percorso inverso. Si tralascia la deviazione (446m slm) che sale a Santu
Miali e si prosegue sino ad intercettare il canale Mela Mida,
qualche metro più avanti si abbandona la mulattiera che segue il canale Opus, per imboccare un’evidente sentiero sulla
destra (550m slm), da qui si guadagna velocemente quota in
un fitto sottobosco che a tratti può essere percorso in sella
GENNARGENTU
ma di certo non in salita. A 700 m slm superata la recinzione
siamo a Genna Farracceus.
Possibili prosecuzioni:
Si può raggiungere il Parco di Perd’è Pibara scendendo su
un’ottima sterrata chiusa al traffico, quindi arrivare a Gonnosfanadiga su strada asfaltata.
Salire verso Genna Spina su sterrata a tratti smossa e con
pendenze importanti per poi imboccare il 2° Sentiero.
Lunghezza: 2,7 Km
Tempo Impiegato: 1h 0m
Dislivello (salita/discesa): 375m/Irrilevante
Pedalabilità (salita): 30%/--Difficoltà (salita/discesa): OC+/---
2° Sentiero: Genna Spina – Figus
Dal vascone dell’antincendio in località Genna Spina (950m
slm) proseguiamo su sterrata in ottime condizioni, ignorando
una deviazione sulla sinistra continuiamo sin dove termina la
strada, a questo punto seguiamo il sentiero che passa a lato
della recinzione, pedaliamo a circa 1000 metri di quota tra
Punta Cammedda e il bosco di Scracchinus, di fronte a noi la
cima spoglia di Punta Acqua Zinnigas, i tratti più tecnici obbligano a scendere ma solo per qualche metro. Raggiungiamo
velocemente Genna Eidadi (1026m slm) e al valico deviamo
a sinistra per Figus, il fondo e le pendenze dapprima non creano grosse difficoltà e il sentiero sarebbe divertente se non
fosse per il filo spinato che ci fa compagnia per la parte più
panoramica, il contesto è straordinario ma per apprezzarlo
appieno bisogna fermarsi. Le pendenze crescono sempre più
e le ruote cominciano a scivolare, con cautela si riesce a farlo
tutto in sella, ma solo per chi ha un’ottima padronanza del
mezzo. Quasi a fine discesa, su un falsopiano (860m slm),
un cartello ci indica un vicino punto panoramico, un balcone
naturale di fronte alla cascata di Muru Mannu. Dal cartello,
continuando la discesa il sentiero si tuffa in un tunnel verde
che termina su una mulattiera, siamo nel bosco di Figus!
Possibili prosecuzioni:
A sinistra si può scendere su una mulattiera molto rovinata per intercettare, sempre a sinistra, il sentiero tecnico che
porta a Monti Mannu passando per Canale Filari Mannu e
Canale Filareddus.
Seguendo la sterrata a destra, tralasciando le deviazioni a sinistra e tenendosi in quota si attraversa il bosco per raggiungere l’ovile Linas, presidio dell’Ente Foreste, dalla caserma si
può raggiungere il 3° Sentiero, oppure continuare su ottima
sterrata sino a Genna Mirrata, da lì, a sinistra si sale sin sotto
monte Nestru e Lisone, a destra invece si rientra a Gonnosfanadiga passando per Nuraxi de Togoro, pedalando sempre
su buone sterrate.
Lunghezza: 3,5 Km
Tempo Impiegato: 0h 50m
Dislivello (salita/discesa): 100m/270m
Pedalabilità (salita/discesa): 90%/100%
Difficoltà (salita/discesa): BC/BC+
3° Sentiero: Ovile Linas – Valle di Oridda
Dall’ovile Linas (724m slm) si prosegue sulla sterrata principale in direzione Genna Mirrata, dopo circa 1 Km si devia a
sinistra su una mulattiera chiusa da una sbarra, e poco più
avanti, sempre sulla sinistra si cerca un’evidente varco tra i
rovi da dove si guada il rio Linas (760m slm). Attraversato il
torrente ci immettiamo su una comoda mulattiera in leggera
salita con lo scorrere dell’acqua che ci accompagna per un
bel tratto, il sentiero si fa pedalare agevolmente e da lì a
poco si entra letteralmente nella vegetazione, con i cespugli
che a tratti si fanno parecchio aggressivi. La salita sino al valico (830m slm) è molto bella e scorrevole, ma la situazione
cambia non appena comincia la discesa, il fondo della mulattiera è costituito da grosse pietre smosse, è particolarmente
tecnica e può risultare pericolosa se non si possiede mezzo e
tecnica adeguati. Il panorama comunque lascia senza fiato,
ci affacciamo sulla gola del Rio Muru Mannu e poco dopo
ne superiamo il guado, per poi seguire il breve ma faticoso
sentiero che risale sino a Genna di Muru Mannu (750m slm).
Qui incrociamo una sterrata ormai trasformata in una brutta
pietraia, si può decidere di scendere direttamente sulla destra oppure continuare sulla panoramica cresta, a sinistra,
per poi scendere a valle 1,5km più avanti, entrambe le strade
sono veramente molto rovinate ed entrambe raggiungono il
guado sul Rio Oridda (580m slm).
Possibili prosecuzioni:
Attraversato il guado, a sinistra la strada segue il torrente e si
raggiunge un’ulteriore diramazione, a destra si può visitare
la poco distante gola a monte della Cascata di Piscinas Irgas,
a sinistra risalire per l’agriturismo Perda Niedda e da lì raggiungere sa Duchessa e Domusnovas, oppure imboccare la
deviazione che porta a Gutturu is Abis, poco prima del falsopiano di Canale Aleni, e da questa sterrata, a tratti rovinata,
intercettare la strada di Montimannu (Villacidro).
Sempre dal Guado, si può proseguire a destra verso le miniere di Arenas, quindi Baueddu, San Benedetto, Fluminimaggiore o Iglesias, attraversando contesti paesaggistici particolarmente interessanti e sempre su ottime sterrate.
Lunghezza: 6,8 km
Tempo impiegato: 1h 20m
Dislivello (salita/discesa): 200m/330m
Pedalabilità (salita/discesa): 100%/90%
Difficoltà (salita/discesa): BC/OC+
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PROGETTO EVEREST
testo e foto di MaxCaria
Poche passioni umane hanno la profondità di quella per la
montagna.
La domanda che mi viene posta con maggior ricorrenza è:
“perché lo fai?” ed è anche la domanda che io spesso mi
pongo.
Noi alpinisti ci poniamo questa domanda ogni qualvolta
siamo chiusi dentro una piccola tenda, sperando che la
tempesta la fuori non abbia la forza di strapparla, il vento
urla, la nostra paura urla ma poi…ogni volta che sono li,
non importa che sia Monte Arci o una montagna di seimila
o settemila metri, io rinasco, io vivo. Godo dell’alba e del
tramonto, del freddo e del caldo, godo della fatica. Il mio
sguardo si perde nell’infinito, la mia fantasia vola in uno
spazio senza tempo. Si torna agli albori della vita, dove
è ancora necessario squagliare il ghiaccio per bere, non
esistono i letti, i tavoli o le sedie, dove il tempo si misura
in luce e buio.Ora vi vorrei miei complici in questo viaggio
interiore che prende il nome di Progetto Everest, vorrei che
mi accompagnaste in cima al tetto del mondo, io sarò i vostri
occhi e le vostre gambe.
L’idea di una spedizione alla conquista del monte Everest,
la prima volta per un sardo, l’ho sempre avuta in mente
anche se avevo paura di rivelarla, anche a me stesso,
tanto era ambiziosa. La montagna più alta del mondo è il
sogno di ogni alpinista. Il “PROGETTO EVEREST” è partito
ufficialmente il sei Dicembre 2013 e mi stanno affiancando
in questa fantastica avventura tante istituzioni e privati.
Su questa immensità di ghiaccio e roccia, che sfiora i novemila
metri di quota, si sono avvicendati negli ultimi ottant’anni
i migliori alpinisti della storia. All’inizio dell’Ottocento gli
inglesi intuiscono che tra le vette dell’Himalaya si possa
trovare la montagna più alta del pianeta, che diventa un
nuovo simbolo dell’estremo.
La montagna che viene chiamata Chomolungma “Dea
Madre della Terra” dai tibetani e Sagarmatha “Alto nel
Cielo” dai nepalesi, prende il suo attuale nome in onore di
Sir George Everest fondatore dell’ufficio trigonometrico e
geodetico dell’India. Era il 1852.
Soltanto dopo la prima guerra mondiale viene tentata la
prima scalata. Le spedizioni inglesi si susseguiranno negli
anni, tanti alpinisti perderanno la vita nel tentativo di
conquistare la vetta, ma nessuno riuscirà a scalarla fino al
29 maggio 1953. Il neozelandese Edmund Hillary e lo sherpa
Tenzing Norkey quel giorno consegneranno i loro nomi alla
storia. L’8 maggio del 1978 l’italiano Reinhold Messner
arriverà per la prima volta in vetta senza utilizzare l’ossigeno.
Oggi le spedizioni sono molto diverse dal passato, mentre
prima si utilizzavano tonnellate di materiali e centinaia di
portatori, oggi si va su leggeri (stile alpino) magari in due,
dividendosi il carico e le responsabilità. Questo è quello che
ho fatto finora sulle montagne che ho scalato e che vorrei
provare a fare anche sul gigante. Credo che se io riuscissi
ad arrivare sulla vetta dell’Everest questo rappresenterebbe
anche per la Sardegna e tutti i suoi abitanti il raggiungimento,
seppur simbolico, dell’apice. Porterebbe il nome della nostra
terra, rappresentata dai quattro mori, in alto come non lo è
mai stato.
Il progetto Everest si compone essenzialmente di due distinte
spedizioni; la prima alla conquista del monte Cho Oyu
che con i suoi 8201 mt è la sesta montagna del mondo,
che io ritengo propedeutica alla spedizione sull’Everest, e
successivamente la spedizione vera e propria sulla montagna
più alta del mondo. Anche il Cho Oyu “la Dea Turchese” è
un gigante niente male che si trova a ventisette chilometri a
NW dell’Everest.
GENNARGENTU
Anche le esplorazioni del Cho Oyu iniziarono negli anni
venti del secolo scorso, anche se un suo valico, posto a circa
5500 metri, veniva usato fin dall’antichità come punto di
passaggio dal Nepal al Tibet. Il Cho Oyu venne scalato per la
prima volta nel 1954 da due alpinisti austriaci.
Le spedizioni alpinistiche per gli 8000 richiedono tanta
organizzazione, impegno e dedizione. Praticamente ci si
impiega un anno e anche di più perché sia tutto programmato
nei minimi particolari.
Si deve organizzare il viaggio, l’attrezzatura tecnica, il
cibo, le attrezzature per le riprese. Ci si deve allenare, ci si
deve concentrare… In effetti come anticipavo all’inizio di
quest’articolo lo ritengo sopratutto un viaggio interiore. E
tutto questo mentre si conduce una vita regolare, cioè con
la famiglia, il lavoro, gli amici e tutto il resto. Nel mio caso
specifico, dovendo trovare degli sponsor, il tutto è ancor più
complicato. Per due motivi fondamentali, il primo che di
questi tempi non è facile farsi dare soldi ne da privati ne da
istituzioni il secondo che quando si trovano gli sponsor ci si
sta anche impegnando in maniera formale e quindi si sente
ancora di più il peso della spedizione.
Fortunatamente mi stanno affiancando ed aiutando tante
istituzioni e privati che hanno voluto, come me, credere in
questo progetto e mi auguro che tanti altri vogliano crederci.
Per ora voglio ringraziare in ordine assolutamente casuale
SARDEGNA PROMOZIONI, COMUNE di ORISTANO, CONI
Sardegna, Università di Cagliari Istituto di Fisiologia degli
Sport, Dott. Marco Scorcu, Dott. Tore Meli assessore allo
sport Comune di Santa Giusta, Dott.ssa Maria Giovanna
Ghiani,
Dott. Crisafulli e la sua equipe, Dott. Aldo Montisci, BoxLab,
CMT analisi mediche di Quartu.
Potete seguire PROGETTO EVEREST sul sito
www.maxcariaprogettoeverest.it sul quale trovate anche i
contatti FACEBOOK , TWITTER e YOUTUBE.
Cima Batian Mount Kenya 5199mt
Vulcano Seirecabur 6000mt Cile
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“LA MONTAGNA CHE AIUTA”
Breve storia di un progetto che diventa realtà
Tante volte, da un po’ di anni a questa parte, mi sono
trovato a scrivere di Montagnaterapia, ma quando si tratta
di raccontare di un proprio progetto che finalmente trova
realizzazione, dopo otto anni di lavoro, studio, lotte con
le istituzioni, con la burocrazia e soprattutto la diffidenza,
beh, allora diventa più difficile perché entrano in gioco
tutte le emozioni piacevoli e spiacevoli di questi lunghi anni.
Tutto cominciò nell’anno 2005, quando, preparando la mia
tesi di laurea, feci una ricerca su quest’argomento che mi
incuriosiva assai e trovai un po’ di letteratura e dei dati su
una sperimentazione che andavano nella stessa direzione di
alcune mie idee che allora si trovavano ancora ad uno stadio
pre-larvale. Presi subito contatto con questi gruppi attivi in
particolare con il responsabile del progetto “Sopraimille” di
Riva del Garda e Arco di Trento, il Prof. Sandro Carpineta.
Ci trovammo subito in sintonia. Fui subito galvanizzato da
questo contatto che mi diede la spinta motivazionale per
dare seguito e sviluppo a certe mie idee.
Al tempo in Italia c’erano pochi gruppi attivi che lavoravano
in questo campo già da qualche anno ma si trattava di realtà
isolate che solo allora iniziavano a conoscersi e a comunicare
tra di loro.
Le esperienze di Montagnaterapia (di seguito MT) nacquero
da persone semplici, da soci CAI (escursionisti, alpinisti,
appassionati di montagna in genere) che lavorano nel
settore sanitario e socio-sanitario nel pubblico, nel privato
e nel volontariato che, a un certo punto, ebbero l’idea di
provare a stimolare i loro pazienti coinvolgendoli in attività
in montagna. Osservando delle risposte positive l’esperienza
ebbe seguito e diede luogo a una sperimentazione che
confermò gli effetti benefici. Ad essere più precisi, e
soprattutto storiograficamente onesti, i primissimi studi sulla
MT vennero condotti dal collega romano, lo psicologo e
istruttore di alpinismo Giulio Scoppola. E’ suo il documento in
cui si parla per la prima volta in Italia di MT, contestualmente
ad un convegno nel lontano 1983.
Le prime esperienze reali con i pazienti nacquero quasi
casualmente come nel caso del gruppo escursionistico
della comunità di Montesanto della ASL di Roma che si
formò nell’agosto del 1997 per sfuggire alla calura estiva
della capitale. Nel caso del Centro Psico Sociale di Piario,
vicino Bergamo, fu l’intuizione che fece partire il progetto
di riabilitazione nel 1995. Quattro anni dopo circa fu
sempre l’intuizione a far partire le prime esperienze nella
“Cooperativa Libra”, che opera in provincia di Vicenza, ai
piedi del Monte Grappa, ed ancora l’intuizione che nel 2003
diede il via alla stesura dell’ambizioso progetto Sopraimille al
CSM di Riva ed Arco che iniziò concretamente a lavorare in
montagna l’anno dopo.
Era il 2004 quando si fece il primo incontro in assoluto a
carattere nazionale, seguito subito da un secondo nel
2005, entrambi al Rifugio “Nino Pernici” in Val di Ledro
(TN). Nel 2006 ci fu la storica giornata culturale al Centro
di Formazione per la Montagna “Bruno Crepaz” al Passo
Pordoi, struttura polifunzionale per le attività scientifiche,
tecniche e didattiche appena inaugurata dal CAI, in cui
parlammo tutti insieme per la prima volta di metodologia
in MT. Confrontarsi e lavorare sulla metodologia in uno
scenario unico come quello, a 2.239 metri di quota, sotto
le vette del Gruppo del Sella nel cuore delle Dolomiti, fu
per me un’emozione indescrivibile. Ormai i gruppi attivi che
praticano MT si stavano avviando verso la creazione di un
movimento italiano. L’anno seguente fu organizzato un mini
corso di formazione, ancora una volta al Rifugio Pernici. Fare
formazione a 1600 metri di quota su quelle montagne fu
un’esperienza molto bella e formativa. Un anno dopo, nel
GENNARGENTU
2008, ci fu un secondo corso di formazione indoor a Riva
del Garda e nel 2010 arrivò il secondo convegno nazionale
al Palamonti, sede della Sezione CAI di Bergamo per arrivare
poi al terzo e il più recente convegno del 2012 a Rieti, sotto
il Monte Terminillo. Il 2008 fu una data importante anche
per l’affacciarsi nel panorama del movimento nazionale
del gruppo escursionistico nato spontaneamente in seno al
CSM di San Gavino M., grazie all’intuizione di due operatori
Antonello Lixi e Ignazio Cossu che riuscirono a coinvolgere il
Dott. Alessandro Coni, psichiatra del centro. Questo gruppo
rappresenta tutt’ora una bellissima realtà di MT che ha visto
numerosi pazienti psichiatrici protagonisti di un cambiamento
straordinario grazie a questa terapia. Nel corso di questi
anni in cui il movimento è cresciuto e ha dato vita a degli
eventi regionali e nazionali, in diverse occasioni siamo rimasti
sorpresi nello scoprire che questa tecnica terapeutica è
conosciuta e utilizzata da diversi decenni ormai in molti altri
paesi dell’Europa già molti anni prima che venisse scoperta
qui in Italia. In alcuni convegni nazionali infatti abbiamo
avuto il piacere di conoscere personalmente operatori di
gruppi attivi di MT del Belgio, della Francia, della Svizzera
che sono venuti a confrontarsi con noi e a presentarci i loro
lavori. Inoltre abbiamo avuto notizie di gruppi attivi anche
in Spagna e in altri paesi europei in cui da tantissimi anni
questa tecnica viene impiegata nella riabilitazione in diversi
ambiti, in quello dei disturbi mentali, dell’handicap fisico,
delle tossicodipendenze, etc…
Va altresì detto che la MT non viene utilizzata soltanto
come approccio terapeutico riabilitativo: esistono
infatti delle evidenze scientifiche, ma soprattutto delle
esperienze importanti in cui essa viene utilizzata con
effetti positivi di notevole valore in campo educativo, in
particolare nello sviluppo psicomotorio in fase evolutiva.
Tornando alla storia del mio progetto, già dal primo evento
a cui partecipai, la Giornata Culturale al Passo Pordoi,
entrai subito nel cuore di questo movimento nazionale
che si stava formando e fui nominato referente per la
macrozona Sardegna. Da quel momento il mio impegno
fu di portare l’MT nella mia isola. Il mio sogno, condiviso
e caldeggiato da tutti i colleghi della penisola, era quello di
fare in modo che questo approccio, questa terapia potesse
essere a disposizione anche degli operatori della salute e
soprattutto dei pazienti sardi. Dopo il corso di formazione
del 2007 al Pernici, cominciai a lavorare alla elaborazione
del mio primo progetto. Non fu semplice, ma con l’aiuto di
qualche collega più esperto piano piano feci dei progressi,
e attraverso correzioni e successive rielaborazioni arrivai
ad una stesura definitiva soddisfacente. Seguirono anni di
tentativi, contatti, colloqui, porte che venivano chiuse tra
speranze, illusioni e disillusioni. Ma dopo l’estate del 2013
a rendere giustizia a questa lunga causa fu una telefonata:
“ questa volta, ci siamo. Finalmente si parte!”. La ASL
n°8 di Cagliari, con il benestare del Dipartimento di Salute
Mentale ora ha il suo gruppo attivo di MT. Dopo numerosi
incontri di preparazione, a metà novembre, ebbe inizio la
fase attuativa di questo progetto che ora ha già compiuto
quattro uscite in montagna, e tante sedute di lavoro al
Centro.
La prima uscita ha avuto luogo nel Parco dei 7
Fradis, e precisamente nella zona intorno il giardino botanico
di “Maidopis” (Sinnai); la seconda uscita in zona Gutturu
Mannu (Assemini-Uta), nella zona intorno al “Riu Trunconi
Mannu”; la terza invece in località Montimannu di Villacidro
nei sentieri intorno la gola di “Piscina Irgas”; la quarta ha
avuto come scenario la foresta di Marganai (Domusnovas),
in particolare la zona di “San Giovanni” e “Su Corovau”.
Il progetto “La Montagna che aiuta” presso il Centro di
Salute Mentale Cagliari Ovest oltre al sottoscritto in qualità
di responsabile del progetto, affiancato da una collega
psicoterapeuta, coinvolge circa 12 pazienti; tra il personale
della ASL coinvolge due educatori , due medici psichiatri tra
cui il direttore del Centro stesso, un infermiere, un assistente
sociale, una psicologa; come volontari della Sezione CAI
collaborano Stefania Fulgheri e e Simone Cossu a cui rivolgo
un sentito ringraziamento per il sostegno e il contributo di
notevole valore che stanno apportando. La realizzazione di
questo progetto non è soltanto un successo per la sanità
della Sardegna, ma anche per tutta la Sezione CAI di Cagliari
che fin da subito ha creduto in questo importante obiettivo.
Grazie a tutti e …alle prossime escursioni!
Nicola Pitzalis
Corso Vittorio Emanuele II, 64,
09124 Cagliari
Telefono:070 666680
Attiva nel settore dell’abbigliamento dal 1989, Artrek
è oggi uno dei principali punti di riferimento in
Sardegna per gli appassionati di sport outdoor.
Abbigliamento e attrezzature tecniche per
l’arrampicata sportiva, il trekking, la speleologia, la
canoa, il torrentismo, sono distribuite con le migliori
marche del settore.
Artrek è presente oltre che a Cagliari anche a
Calagonone e Nuoro.
18
APPUNTI DI TECNICA SPELEO: LA TELEFERICA
di Sandro Demelas
Partendo dalla descrizione di un evento a cui il GGC ha
partecipato, l’articolo approfondisce il tema non usuale
dell’attrezzaggio di una teleferica in corda e fornisce
elementi utili all’attrezzista su come si armi un tiro e sulla
stima dei parametri di progetto, tra cui le sollecitazioni e le
deformazioni della corda.
Il 22 dicembre scorso, in occasione delle festività natalizie,
il GGC ha curato l’allestimento di una teleferica per lo
spettacolo della distribuzione dei doni ai bambini nel piccolo
centro sulcitano di San Giovanni Suergiu. Grande è stata
la sorpresa di piccoli e grandi nell’assistere alla discesa
dal campanile della chiesa di un socio del Gruppo Grotte,
abbigliato da Babbo Natale. Il sacco pieno di caramelle si
è rapidamente svuotato e i bimbi hanno colto l’occasione
per farsi fotografare accanto al nostro amico che si è
immedesimato nel personaggio natalizio con sincera
commozione, al punto da lasciare che le zelanti aiutanti di
Babbo Natale gli colorassero baffi e pizzetto di bianco.
Se l’attrezzaggio di una teleferica fosse utilizzato
nell’esercizio di un’attività lavorativa, il sistema dovrebbe
essere obbligatoriamente sottoposto a un processo di
valutazione del rischio da parte del datore di lavoro, e il
materiale utilizzato dovrebbe essere certificato, in accordo
con il D.Lgs. 81/08.
Nel caso di un’attività sportiva, il rischio accettabile è
determinato attraverso la comparazione con lo standard
di accettazione del rischio nella disciplina sportiva stessa.
L’attrezzaggio può essere realizzato, a scelta del tecnico, con
tecniche consolidate dalla pratica quali per esempio l’utilizzo
di una sola corda, sia per la progressione, sia per la sicurezza,
oppure l’uso di discensori del tipo non autobloccante.
La realizzazione della teleferica in una manifestazione
pubblica, è subordinata all’attestazione dell’idoneità
statica dei materiali e delle strutture utilizzate da parte di
un tecnico abilitato. La geometria della corda, la tipologia
dell’attrezzaggio e i materiali utilizzati ricadono nell’ambito
delle valutazioni tipiche del tecnico speleologo. La
valutazione delle azioni sui manufatti è materia di pertinenza
di un tecnico iscritto all’Albo. E’ superfluo ricordare che il
tecnico non deve solo valutare il sistema dal punto di vista
della statica. È opportuno considerare il sistema anche da un
punto di vista di eventuali deformazioni permanenti o danni
delle strutture coinvolte. È cura del tecnico fornire indicazioni
al fine di applicare i carichi in modo tale da evitare qualunque
effetto permanente alle strutture.
GENERALITA’ - La teleferica è un sistema di trasporto molto
antico. Trova applicazioni civili e industriali, nel trasferimento
di persone, o cose, tra stazioni di partenza e arrivo distanti
e separate spesso da forti dislivelli. Le installazioni di
teleferiche nei cantieri forestali di esbosco sono quelle che
mostrano maggiori similitudini con le applicazioni sportive,
come ad esempio quelle utilizzate nei campi avventura o
nelle manifestazioni dimostrative, nella speleologia e nel
torrentismo. L’utilizzo di una corda portante, invece di una
fune (cioè di un cavo d’acciaio) è relegato, per quanto ne so
io, unicamente alla pratica speleologica e del soccorso alpino
e speleologico.
Qui consideriamo la teleferica come un sistema assistito di
trasporto di persone su corda. Sono esclusi, pertanto, quei
sistemi di attrezzaggio della speleologia come i traversi,
la discesa su corda singola con un ramo in teleferica, e i
pendoli, tipici della progressione su corda per mezzo di
tecniche individuali e non assistite.
La geometria della teleferica è caratterizzata dalla distanza D
(m), misurata in piano, tra le stazioni di partenza e di arrivo,
e dal dislivello H (m) tra queste. La lunghezza convenzionale
della corda L (m) necessaria per armare la corda portante
La discesa di Babbo Natale (Ph: A.Garau)
GENNARGENTU
della teleferica, dati H e D, può essere eventualmente
calcolata. In linea di massima, poiché è necessario calare la
corda alla base della stazione di partenza, e poi trasportarne
un capo alla stazione di arrivo, è utile disporre comunque
di una corda di lunghezza superiore a D+H. In tale modo, è
sempre possibile, in caso di inconvenienti, lascare la portante
e riportare a terra il carico trasportato senza giuntare ulteriori
spezzoni.
Le corde, durante l’applicazione di un carico, sono soggette
a un allungamento1. Il carico si muove lungo la portante
seguendo una traiettoria curva, mantenendosi al di sotto
della quota teorica.
Traiettoria di Babbo Natale
L’allungamento elastico della corda determina una freccia
F, cioè uno scostamento verticale della posizione del carico
rispetto alla linea teorica del tiro. Tale abbassamento del carico
può causare un’interferenza delle operazioni di trasporto
lungo la teleferica con il suolo o con ostacoli ubicati lungo
il percorso, oltre a determinare la possibilità che il carico
stesso, giunto nel punto di massimo abbassamento, debba
essere poi sollevato per completare il passaggio.
Dato un carico P, la freccia può essere ridotta mediante
l’applicazione alla corda di un pre-tensionamento T.
Per una medesima corda e per un medesimo carico,
indipendentemente dalla lunghezza della corda, la freccia
percentuale (F/L*100) dipende solo dal pre-tensionamento
applicato alla corda.
Una teleferica costituita dalla sola corda portante, lungo la
quale il carico si muova per effetto della forza di gravità,
si definisce ‘tirolese’ o zip-line. Tale configurazione richiede
generalmente un sistema di freno al termine del percorso
della corda portante. Per via dello stress elevato indotto sulle
corde, le tirolesi sono realizzate quasi esclusivamente con
funi metalliche.
Il cosiddetto trasferimento da corda a corda, o pendolo
assistito, prevede l’uso di tre o quattro corde e, rispetto alla
teleferica, limita le sollecitazioni sugli ancoraggi. L’uso di tale
sistema, del quale non ci occupiamo, richiede spazi liberi
molto maggiori e un certo impegno muscolare da parte degli
operatori.
La teleferica è costituita generalmente da tre corde, una
corda portante e due corde di traino (il traino può essere
realizzato con un’unica corda di lunghezza doppia). Per
allestimenti particolari, qualora sia necessario effettuare
operazioni di carico o scarico lungo la campata, può essere
ipotizzabile l’uso di una quarta corda con funzione di corda
pescante. Quest’ultimo sistema complica notevolmente lo
schema operativo e determina un incremento delle forze
necessarie per il funzionamento.
ANALISI DEL SISTEMA - La corda portante sostiene il carico.
Per carichi ‘normali’ e pari a circa 100 daN, cioè 100 kg peso,
e con pre-tensionamenti tali da limitare la freccia al 10%
della campata, la corda portante può essere costituita da
una corda statica singola da 10 mm di diametro. Nel caso
di manovre eseguite per fini diversi dall’attività sportiva,
quali il soccorso organizzato, o le manovre tecniche in
ambito lavorativo, sarà necessario seguire le relative regole
di attrezzaggio che possono imporre l’uso di una corda
principale per la sospensione, e di una seconda corda, diversa
dalla prima, per la sicurezza.
A tale configurazione potrà far ricorso il tecnico nel caso
sia richiesta la realizzazione di tiri particolarmente tesi, cioè
per frecce minori del cinque per cento della campata, per
via della minore deformabilità del sistema costituito da due
corde. In tal caso, è necessario utilizzare due corde dello
stesso tipo, tensionate allo stesso modo con un sistema
gemellare e geometricamente disposte sullo stesso piano
verticale (installazione con due carrucole), ovvero appaiate
(installazione con carrucola Kootenay).
Le due corde di traino assumono, a seconda della
configurazione, diverse funzioni. La prima corda, quella
gestita a monte, assume la funzione di freno della calata
o di tiro verso l’alto del carico; la seconda corda di traino,
quella gestita da valle, assume la funzione di tiro del carico
verso valle, qualora la pendenza non consenta il trasporto
per gravità. In tal caso, le funzioni delle corde di traino si
invertono.
La presenza di entrambe le corde di traino consente la
completa gestione del carico, eventualmente mediante la
manovra del pendolo assistito, anche nel caso d’inconvenienti
come il grippaggio di una carrucola, oltre che la possibilità
di sostenere il carico qualora si tema il cedimento degli
ancoraggi della portante. In tale caso, si ritiene che l’ulteriore
abbassamento del carico, prima dell’intervento delle corde di
traino, renda necessario un franco libero pari a circa il 20%
della lunghezza della campata, per evitare che il carico vada
a impattare contro gli ostacoli.
Il controllo della calata da monte può avvenire con un
dispositivo tipo grì-grì, in modo da poter rapidamente
invertire la discesa e montare un paranco per il recupero. Il
controllo del traino a valle può avvenire con un dispositivo
tipo grì-grì, ovvero con montaggio della carrucola Prusik.
In linea di massima, delle due corde di traino, è sempre
necessario attrezzare quella a monte. La predisposizione di
una corda di traino a valle, invece, potrà essere evitata nel
caso di calate particolarmente ripide.
L’ancoraggio Bremach (Ph. A.Garau)
20
Figura 4
Il pre-tensionamento T necessario per limitare al 10% della
campata la freccia di una teleferica costruita con corda statica
da 10 mm, è pari a circa 2,5 volte il carico P. Se P=80 daN,
T dovrà essere pari a 80*2,5=200 daN. Nel caso si voglia
ridurre la freccia al 5% della campata, sarà necessario un
pre-tensionamento pari a 5 volte P, badando di non superare
indicativamente il valore di pre-tensionamento di 300 daN.
Il campo delle ordinarie realizzazione teleferiche su corda
consente di realizzare attrezzaggi limite con frecce dell’ordine
del 5% di campata. Per realizzare sistemi con elasticità minore,
è necessario rivolgersi all’utilizzo di sistemi di sospensione
con funi d’acciaio. In pratica, per una lunghezza di corda
pari a 100 m, la minima freccia realizzabile con un sistema
monocorda è pari a 5 m, per carichi limitati al peso di una
persona. Per utilizzi ordinari, non è però utile spingersi al di
sotto di frecce pari al 10% della campata, e comunque non
oltre quella tensione che garantisce il comodo superamento
dell’ostacolo.
Il pre-tensionamento è normalmente eseguito mediante
un paranco, anche se, in particolari situazioni, può essere
impartito con il peso di un grappolo di persone. Uno
speleologo particolarmente forte e accorto, può tendere una
corda, tramite un paranco 1:3, fino al valore di 100 daN.
Servirà la partecipazione, quindi, almeno di due speleologi
per tensionare decentemente la teleferica.
E’ utile qui ricordare che il sistema statico della teleferica, al
di fuori delle condizioni di applicazione qui espresse, realizza
un formidabile (e potenzialmente pericoloso) moltiplicatore
delle tensioni. E’ pertanto necessario:
1) limitare il carico al trasporto al massimo di due persone
(200 daN), e non superare il pre-tensionamento di 300 daN.
Ciò potrebbe comportare una freccia massima superiore al
15% della lunghezza della campata;
2) evitare oscillazioni del carico, discese rapide e arresti
bruschi, circostanze che determinano incrementi elevati della
tensione della portante.
La ‘regola del 12’, utilizzata dalle organizzazioni di soccorso
statunitensi, afferma che Nr*M<12, cioè che il numero di
persone che effettuano il tiro a mano, moltiplicato per il
moltiplicatore teorico del paranco, dev’essere inferiore a 12.
In questo caso, il tiro che effettua a mano ogni operatore, è
valutato in 25 daN. Ciò equivale a dire, come già affermato,
che il carico di lavoro deve mantenersi al di sotto dei 300
daN.
La resistenza della corda portante può essere valutata in
2.400 daN. Considerando un decremento di resistenza al
nodo del 25%, si giunge a circa 1800 daN. Mantenersi sotto
un carico di lavoro di 300 daN significa utilizzare un fattore
di sicurezza pari a 6. E’ comunque preferibile vincolare la
portante agli attacchi con un sistema che offra alta resistenza
(attacchi ad alta resistenza eseguiti senza l’uso di nodi) e
una protezione pseudo-dinamometrica (shock-absorber),
cioè tale che, superata una soglia di tensione, consenta uno
scorrimento della corda e un rilassamento delle sollecitazione,
come ad esempio l’uso di un MBB (nodo mezzo barcaiolo
bloccato, eventualmente rinforzato) e, ancora meglio, di
nodi autobloccanti Prusik a tre spire, realizzati con anelli di
cordino in kevlar da 5,5 mm e soggetti a scorrimento sulla
corda per tensioni dell’ordine dei 600/800 daN.
L’ancoraggio di partenza e di arrivo della teleferica sono
posizionati in modo tale che l’aggancio e lo sgancio del
carico siano comodi, indicativamente circa 1,50 m al di sopra
del piano di appoggio. L’applicazione del carico determinerà
un abbassamento massimo del carico, o freccia, del 10%
circa rispetto alla lunghezza totale del tiro (campata). Tale
considerazione è utile per determinare a priori se, lungo il
tiro stesso, qualche ostacolo andrà a interferire con la corda
o con il movimento del carico; circostanze, queste, da evitare
con attenzione.
Figura 4: schema di un attrezzaggio di teleferica a tre
corde.
Il sistema rappresentato è smontabile solo dal lato a valle.
È da prevedere un attacco disassato e indipendente per
il traino a monte, con particolare cura che sia protetto
l’avvicinamento degli operatori nelle fasi di sospensione del
carico e che la direzione del tiro possa essere invertita da
calata a recupero mediante il montaggio di un bloccante
NAB (Nodo Auto Bloccante) e di una carrucola mobili.
Figura 5: Nella cella campanaria: gli aiutanti di Babbo
Natale preparano attacchi e armo del paranco di deviazione
GENNARGENTU
Figura 5
(Ph. A.Farigu)
A valle, è predisposto un attacco anch’esso disassato rispetto
alla portante, utilizzato per la realizzazione del paranco
di tiro e per il montaggio del traino a valle. La portante è
normalmente vincolata a un moschettone tipo HMS con
MBB rinforzato. Il trasferimento della forza di trazione dal
paranco alla portante può essere effettuato mediante uno
spezzone di corda ausiliario, collegato alla portante mediante
un nodo autobloccante. Tranne che per tiri più che modesti,
è da evitare assolutamente l’uso di:
a) bloccanti meccanici (tipo maniglia) sulla portante per il
pericolo di danneggiamento della corda;
b) dispositivi autobloccanti (tipo grì-grì) in sostituzione
del MBB, per il pericolo di blocco del dispositivo e lo
schiacciamento della corda.
Il carico è sospeso alla portante per mezzo di una carrucola. Il
traino a monte, comandato da un sistema frenante assistito
tipo grì-grì, è connesso alla carrucola con un nodo non in
tensione (jumper), tramite un prusik di by-pass (shockabsorber). In linea di massima, il traino a valle è attrezzato
nel medesimo modo del traino a monte. La carrucola
ottimale per il trasporto su teleferica è del tipo a pulegge
in linea, o tandem, montata sulla portante. Il collegamento
alla seconda portante, se installata, sarà eseguito con una
carrucola semplice e un cavallotto di collegamento alla
carrucola tandem. Le carrucole Kootenay a gola larga sono
adatte a ospitare due portanti e a consentire il passaggio
di eventuali nodi di giunzione tra le corde. Le carrucole ad
alto rendimento (alto-carico) sono, invece, adatte per la
realizzazione del paranco. Le carrucole leggere sono ideali
per utilizzo come carrucola prusik.
LA DISCESA DI BABBO NATALE - La teleferica allestita a
san Giovanni Suergiu copriva una distanza di circa 60 metri
e un dislivello, dal campanile alla piazza, di circa 25 metri.
Una settimana prima della manifestazione è stato eseguito
il sopralluogo, con ispezione delle strutture e la misura con
distanziometro laser delle distanze.
La cella campanaria è composta da sei pilastri di circa due
metri di altezza, tra i quali sono appese altrettante campane
di bronzo con simmetria esagonale. Si è ritenuta inopportuna
la scelta di armare la calata dal campanile verso l’edificio
del Comune, come inizialmente si era previsto, per evitare
di utilizzare tasselli meccanici sulla struttura comunale.
Si è, perciò scelto di utilizzare come stazione di arrivo, un
autocarro cassonato di massa pari a circa 3,5 t posizionato
sul piano stradale. Da notare che l’attrito degli pneumatici
sviluppa una resistenza al tiro di circa 2 t.
Il mattino della manifestazione, si è lavorato nella cella
campanaria per la laboriosa rimozione della rete antipiccione, collocata nelle aperture della struttura, e la posa
preliminare di una life-line esterna sul perimetro della cella.
Tale protezione è costituita da corda da 10 mm, funzionale
a garantire la sicurezza delle operazioni svolte all’esterno del
campanile.
In seguito, e a più riprese, a causa delle interruzioni del lavoro
dovute ai rintocchi periodici delle campane, si è provveduto
a predisporre gli attacchi della corda portante e del tiro a
monte. Presso un angolo della piazza è stato parcheggiato il
veicolo e si è predisposto l’attacco principale della portante
con MBB su gancio traino anteriore, mediante l’interposizione
di un doppio anello di corda da 10 mm. L’attacco è stato
doppiato con due anelli di fettuccia posizionati a misura sui
semiassi del veicolo. Il secondo punto di attacco è stato utile
per predisporre il paranco, prima, e per montare il sistema di
tiro a valle, dopo. Il tensionamento è stato effettuato con un
paranco 5:1 da un solo operatore. Per consentire un agevole
partenza di Babbo Natale, il punto di sospensione è stato
sollevato, con un paranco semplice, in direzione ortogonale
al tiro.
Per quanto riguarda i materiali utilizzati, il sistema strutturale
è costituito dai seguenti elementi: corda statica da 10 mm
e connettori di resistenza pari ad almeno 22 kN, del tipo
moschettone con ghiera, o a base larga (HMS). L’utilizzo
dei materiali è subordinato alla formazione da parte degli
operatori circa le tecniche e le istruzioni di utilizzo sportivo
delle attrezzature. In particolare, tutte le attrezzature
utilizzate riportano gli estremi di marcatura CE secondo le
norme: EN 564 cordini, EN 565 fettucce, EN 566 anelli di
corda e rinvii, EN 567 bloccanti, EN 892 corde dinamiche,
EN 1891 corde statiche, EN 959 ancoraggi per roccia, EN
12275 connettori, EN 12277 imbraghi, EN 12278 carrucole,
EN 12842 discensori, EN 12492 caschi.
Prima dell’utilizzo di un attrezzaggio, il sistema dovrebbe
superare il controllo di sicurezza (Safety Check) condotto
indipendentemente da due operatori, cioè i tre test seguenti:
1) verifica manuale di ogni tratto di corda e di ogni elemento
dell’attrezzatura (Hand Ispection); 2) verifica che il cedimento
di nessun elemento strutturale porti, con effetto domino,
al cedimento del sistema (Critical Failure Test); 3) verifica
che, in qualunque istante della manovra, l’abbandono
della manovra da parte degli operatori non determini una
situazione di pericolo per il carico (Whistle Test).
All’uscita della messa delle 11.00, Babbo Natale è sceso dal
campanile, vestito con il costume tradizionale. Appesa al
maillon in acciaio dell’imbrago, una sacca speleo rivestita di
stoffa rossa, conteneva dolci e caramelle. Ogni bambino
ha avuto i doni e una foto ricordo insieme con il
simpatico speleo. L’amministrazione comunale
di San Giovanni Suergiu, nella persona del
sindaco, ha ringraziato gli speleologi del
GGC per il simpatico spettacolo
offerto a grandi e piccini.
Schema
dell’attrezzaggio
22
La Scalata a Punta La Marmora
in Mtb
Pedalare sul tetto della Sardegna
di Daniela, Kekko, Stefano, Alessio - Cicloescursionismo
Il sogno di salire sulla montagna più alta della Sardegna in
Mountain bike era riposto ormai da troppo tempo in un angolo della mia mente, una brutta caduta e la lesione di un
tendine mi avevano costretto a ridurre drasticamente l’attività ciclo escursionistica e per anni il desiderio di quella piccola
impresa era stato quasi dimenticato.
Ad Agosto, dopo un’escursione nel versante arzanese del
Gennargentu, il mio sogno prepotentemente torna a farsi
presente e allora non posso più aspettare, sono passati tre
anni da quella caduta, non so ancora se riuscirò nell’intento ma sono determinato e la propongo ad alcuni amici soci
CAI, pedalatori ben più allenati di me. La proposta viene subito accolta bene, in fondo era anche nei loro progetti, non
ci resta che organizzare e incastrare i giorni liberi e le disponibilità di tutti.
E cosi finalmente proprio quando inizia l’autunno, si palesa
la possibilità di fare il giro circolare che ci porterà a Perdas
Crapias… Punta La Marmora.
E’ il 22 settembre, con i soci Daniela Maccioni, Francesco
Pia e Stefano Argiolas, dopo aver accuratamente pianificato
tutto e sistemato le bici per il viaggio, partiamo alla volta di
Desulo, il punto di partenza è il Passo di Tascusì a 1246 metri
slm, il meteo è clemente il cielo è terso e le temperature sono
nella media stagionale, solo una settimana prima si registrava clima decisamente autunnale.
Sono le nove e l’aria è pungente ci troviamo nel valico stradale più alto della Sardegna, dopo aver ricomposto le bici si
parte dal valico per la striscia di asfalto in salita che conduce
al rifugio S’Arena, iniziamo lentamente, i muscoli sono freddi, sappiamo che dobbiamo dosare le energie l’escursione
sarà lunga e un buon riscaldamento è molto importante.
Le imponenti roverelle, il volo delle poiane e il tiepido sole
settembrino ci accompagnano sino alla fine dell’asfalto, abbiamo percorso quasi sei chilometri e siamo arrivati al rifugio
S’Arena, d’ora in poi pedaleremo sui sentieri ben tracciati,
tiriamo dritti per il sentiero numero 721, prima largo, poi
man mano che sale si restringe sino a raggiungere
il primo valico a 1660 metri di Arcu Artilai, siamo su una bella sella che domina la vallata appena risalita ma che affaccia
anche sulla valle opposta, qui c’è la possibilità di prendere
il sentiero 721A e salire in mezz’ora di camino a piedi al
Bruncu Spina (1828 mt) ma oggi la meta è un’altra e allora
proseguiamo il percorso, inizia una bella discesa ma il fondo
si fa molto più tecnico, rampe scoscese e gradoni ci invitano
a scendere dalla bici, superata la sorgente di Funtana is Bidileddos tra una selva di felci, arriviamo ai ruderi del rifugio
La Marmora, qui una sosta e una riflessione sono d’obbligo.
Riprese le bici proseguiamo il sentiero che ora torna a salire,
pedalare in questo tratto richiede molta attenzione la traccia
consente poco margine di errore, superare ostacoli ed evitare
di finire giù ci impone la massima prudenza, sulla destra la
nostra vetta è lì la sua presenza ci accompagna sin quasi
al prossimo valico, poi sparisce nascosta dai contrafforti di
Bruncu Spina (1823 mt) siamo arrivati ad Arcu Gennargentu 1659 metri, abbiamo perso un metro rispetto al valico
precedente ma ora ci aspetta la parte più impegnativa della
ciclo escursione, ci fermiamo a mangiare qualcosa godendo
del panorama, un’anteprima di quello che vedremo lassù in
cima.
Il cielo che prima era pulito, inizia ad annuvolarsi, e come
spesso capita in montagna, il tempo cambia velocemente e
potremo trovarci in mezzo alle nuvole, è meglio muoversi e
iniziare la salita.
Da 1659 metri dobbiamo passare bruscamente a 1834 in
poco più di un chilometro e la salita di Su Sciusciu si fa subito
sentire, è una grande pietraia ed è pedalabile a tratti ma la
maggior parte del sentiero si fa a piedi, impossibile affrontare in sella il “muro” un terribile salitone che si addolcisce solo
al valico di Genna Orisa, che fatica far salire le bici spinte
a braccia! Ma ormai ci siamo, non manca tanto, il valico è
vicino, continuo a ripetermelo senza alzare gli occhi e vedere
quanto manca realmente, ci incoraggiamo a vicenda, ogni
tanto ci fermiamo per far scendere gli escursionisti che incontriamo, meno male, una scusa in più per riprendere fiato,
quando finalmente la salita spiana siamo a Genna Orisa, un
gruppo di escursionisti stranieri ci guarda meravigliato e ci
saluta con stupore, risaliamo in sella e pedaliamo di fronte
alla vetta che adesso è davvero vicina,… eccola lì la croce!!!
Un sogno che si realizza !!!
Abbiamo tutto il tempo di goderci la soddisfazione di quel
momento, tutti e quattro in cima ci abbracciamo felici di aver
condiviso una passione e aver realizzato un desiderio comune, restiamo li a pranzo mentre qualche nuvola lambisce la
croce e fa sparire per un attimo il sole, lo spettacolo da lassù
è indescrivibile, vedere il nostro piccolo grande mondo dal
punto più alto è meraviglioso, il panorama a 360 gradi
è una sfilata di tutti i principali complessi montuosi, Monte
Albo, Supramonte, Tacchi d’Ogliastra la Giara, il Monte Arci,
insomma in un attimo abbiamo mezza Sardegna sotto gli
occhi.
Vorremmo restare ancora ma è ora di scendere, ci aspetta
un lungo rientro per poter completare il circolare e tornare
al punto di partenza, dopo aver firmato il libro di vetta riprendiamo il percorso a ritroso sino ai ruderi del rifugio La
Marmora, ora le pendenze sono dalla nostra parte e i tem-
GENNARGENTU
pi si dimezzano, ma l’attenzione raddoppia nelle discese, in
breve tempo siamo sul sentiero 722 che conduce a Girgini, e
al bivio indicato dal cartello inizieremo la sterrata 723 per il
valico di Guddetorgiu, la piacevole pedalata e la discesa pulita ci accompagnano al Cuile Meriagus, siamo rientrati nel
regno delle meravigliose roverelle, gli ultimi strappi in salita
e inizia su larga sterrata la discesa per il valico posto a 1122
metri, gli ultimi 5 chilometri su strada asfaltata e siamo nuovamente a Tascusì.
Sulle nostre gambe abbiamo registrato 33 km di pedalate
su percorso misto, circa 1400 metri di dislivello totale con
pendenze del 25% in salita e del 30% in discesa con livello
di difficoltà BC+/ OC+
E’ stata una lunga e faticosa ma bellissima escursione, che ci
ha permesso ancora una volta di ammirare la maestosità del
massiccio del Gennargentu, le nostre mountain bike sono
state il mezzo, la conoscenza del territorio, il fine.
E’ nella conoscenza che si coltiva il rispetto per la natura e
l’amore per la Montagna.
La Traversata del Monte Albo
di Tina, Fabio, Stefano, Alessio - GGC
La sensazione di stare tra le nuvole su esili linee di cresta
l’avevamo già provata in tantissime escursioni che il panorama dei monti Sardi ci offre.
Ma il monte Albo è tutta un’altra cosa, una lunghissima
cordigliera di bianco calcare che si sviluppa in direzione sud
ovest- nord est per più di sedici chilometri, una lunga bastionata interrotta solo da pochi valichi e una quota media che supera i mille metri d’altezza, un’importante area
carsica simile al Supramonte ma con tante peculiarità che
la rendono unica, ricca di endemismi botanici e faunistici
alcuni dei quali esclusivi di questa montagna.
Sono state numerose le escursioni in questo complesso
montuoso, ma non avevamo mai fatto un trekking di più
giorni, e da tanto tempo c’era l’idea di organizzarne uno,
studio il percorso con le carte igm, c’è davvero tanto da
vedere nel monte Albo ma alla fine propongo di fare il trekking per la linea di cresta passando per le principali vette
della catena, molte le avevamo già scalate altre ancora non
le conoscevamo, neanche a dirlo, la proposta viene accettata con entusiasmo. Faremo la Traversata del Monte Albo!
I compagni di mille avventure cosi come in questa, sono i
soci CAI Tina Porcu, Fabio Pau e Stefano Argiolas, ci lega
una bella amicizia, c’è un ottimo affiatamento tra noi e soprattutto lo stesso modo di vivere la montagna, condizioni
essenziali direi.....e cosi l’avventura inizia.
Il percorso si svilupperà da sud a nord, da Lula a Siniscola,
da Punta Turuddò fino alla famosa Punta Cupetti, passando
sulla dorsale e per altre sei cime tutte sopra i mille metri.
Il problema dei trekking nelle aree calcaree è il rifornimento
d’acqua che in genere si trova sempre nelle risorgenti a valle
dei sistemi carsici, ma noi non vogliamo scendere e quindi
decidiamo di fare il trekking in autonomia idrica. Nello zaino
riserveremo lo spazio per quattro litri del prezioso liquido.
Abbiamo solo il fine settimana libero, vogliamo fare la traversata in due giorni e una notte, studiamo anche tutte le
vie di “fuga”, ci permetteranno di uscire dal percorso velocemente in caso di necessità, decidiamo di non prendere la
tenda risparmiando peso a favore dell’acqua, allestiremo un
campo/ bivacco con dei teli, una cosa molto spartana ma che
sarà sufficiente per passare la notte a mille metri d’altezza. Il
punto di bivacco lo decideremo durante il trekking.
Fissiamo la data che incontra il favore di tutti e quattro, si
parte Sabato 26 Ottobre.
E finalmente quel sabato arriva, molto prima dell’alba siamo
in viaggio su due macchine sulla 131, la nostra direzione è
Siniscola, lasceremo una macchina al punto di arrivo previsto
e con l’altra proseguiremo al punto di partenza. Arrivati al
chilometro76 della 131 dcn eccolo lì il monte Albo! La sua
sagoma si staglia sulla sinistra e scorre parallela alla strada
accompagnando il viaggiatore sino all’altezza di Siniscola per
circa 20 chilometri, le sue bastionate sfilano dietro il finestrino, non vediamo l’ora di essere li e percorrere a piedi le sue
creste.
Sono le 8:30 quando lasciamo la macchina ai piedi del versante nord di Punta Cupetti e proseguiamo con l’altra per
arrivare in territorio di Lula al punto di partenza, arrivati alla
sterrata nei pressi della Chiesa del Miracolo proprio sotto
Punta Turuddò, lasciamo la seconda macchina, ultima verifica ai pesanti zaini foto d’inizio e via, ora l’avventura può
davvero cominciare.
La giornata è limpida, il trekking inizia a quota 581 metri sulla stradina che si snoda in direzione sud est verso la fontana
di Mannu’ e Grunis, dopo appena otto minuti dal punto di
partenza, arrivati alla fontana, nascosto dalla bassa macchia
mediterranea, parte il sentiero che s’inerpica e che ben presto diventa una scala sulle ripide falesie di Punta Nudorra,
permettendo di valicare tra le vette di Crastatogliu e Nudorra, qui il sentiero si fa più dolce e si addentra nel bosco di lecci, un cartello ad un bivio ci indica sa Tumba e Nudorra, non
possiamo non andare a vederla, uno spettacolo si spalanca
ai nostri occhi, è una maestosa voragine, un’enorme dolina
di crollo nascosta dalla vegetazione.
Sa Tumba e Nudorra
Torniamo al bivio nel bosco di Monte Creja, in direzione nord
ovest attraversiamo una zona spettrale di vecchi relitti di
leccio vittime di passati incendi, e, tra l’intreccio di tronchi
morti usciamo allo scoperto, la prima vetta del trekking è lì
di fronte, abbiamo già affrontato un bel dislivello ma dobbiamo ancora salire, iniziano i campi solcati e camminare sul
duro calcare non è semplice, una coppia di mufloni attra24
versa alto sotto la cima, ma eccoci finalmente a quota 1127
metri, siamo arrivati a Punta Turuddò, lo spettacolo che ci
offre il panorama è unico, di fronte si trova la cima gemella
di Punta Catirina posta alla stessa quota e separata solo dal
valico di Janna e Nurai, oltre si stende la catena del Monte
Albo ma non riusciamo a vederla tutta, siamo solo all’inizio! Dobbiamo proseguire, a Nudorra abbiamo speso troppo
tempo incuriositi da due caverne e dalla fitta vegetazione sul
fondo della dolina… camminiamo… ora bisogna affrontare
il dislivello maggiore, scendere a quota 750 metri per poi risalire nuovamente a 1127 ma l’entusiasmo è davvero tanto,
arrivati a Chilivros in un bel bosco, ci fermiamo per il pranzo
che sono ormai le tredici, due escursionisti tedeschi saranno
le uniche persone che incontreremo durante il trekking… riprendiamo il sentiero per Punta Catirina.
Salita a punta Catirina
La salita è terribile il gran caldo non aiuta e con il peso dello
zaino le pause sono sempre più frequenti, l’avevamo affrontata altre volte quella salita ma mai con queste temperature,
il gracchiare dei Gracchi Corallini ci avvisa che siamo quasi
arrivati, sono eleganti corvidi dal becco e zampe rosse, vivono solo su queste montagne, sempre lì a guardia delle vette,
e infatti eccoci nuovamente alla quota massima, quella di
Punta Catirina. Da qui riusciamo a scorgere tutta la catena
e minuscola intravediamo la forma di Punta Cupetti ultima
delle otto cime. Scendiamo nuovamente per il sentiero ben
tracciato verso Campu e Susu un enorme pianoro tipico del
paesaggio carsico, il sentiero corre giù e arriviamo ai ruderi
dell’ovile Sa ‘e Mussinu, ormai del “Pinnetto” non resta che
la struttura in pietra senza la tipica copertura, proseguiamo
su esili tracce fino a conquistare la linea di cresta, poco oltre
siamo a punta Sa’ e Mussinu a quota 1031 metri, a oriente
fitti banchi di nebbia salgono dal mare, è già pomeriggio
inoltrato e iniziamo a pensare dove fermarci, arriviamo ad
una bella radura coperta da un piccolo bosco di grandi lecci
e ginepri, la spianata si trova proprio sulla cresta con tanto di
terrazza che affaccia sul precipizio, quattrocento metri sotto si trova la cantoniera di Janna ‘e rughe, il posto è ideale
per allestire il campo, la soffice terra sarà il nostro materasso
mentre a copertura un telo teso da cordini, il panorama al
tramonto ci lascia senza parole. Ben presto arriva la notte,
distinguiamo le luci dei paesini, Lula, Lodè e Bitti sono lì a tenerci compagnia, la giornata è stata lunga e faticosa e dopo
aver ricevuto la visita di una volpe ci infiliamo nei sacchi letto.
Domenica 27
Sguscio fuori dal sacco che non è ancora alba, è un peccato
dormire quando si è in questi posti, aspetto il sorgere del
sole affacciato sulla terrazza e cosi da quel punto favorevole
osservo le gradazioni cromatiche di colori caldi a est e freddi
a ovest, oggi torna l’ora solare guardo l’orologio, sono le
sette, porto il tempo indietro di un ora, torno al campo i miei
amici sono svegli e insieme facciamo colazione, sistemiamo
tutto negli zaini decisamente più leggeri del giorno prima, è
pronto! possiamo riprendere il nostro cammino.
Seguendo sempre la linea di cresta arriviamo velocemente
agli orridi strapiombi di Janna Cumitarvu e Janna Aitu e Voe,
che spettacolo! sono davvero impressionanti, sulle pareti
esposte a nord, in minute balze rocciose, si annidano piccoli
popolamenti di tassi e profondi canaloni rappresentano punti di accesso alle creste, ci sentiamo davvero piccoli.
Janna Cumitarvu
Proseguiamo dritti le prossime cime sono vicine, la giornata
è bellissima e ben presto inizia a far caldo, superiamo una
serie di piramidi di pietra in cucuzzoli senza nome ed eccoci arrivati a Punta Romasino 1055 metri, foto di rito e in
marcia, la prossima cima è poco distante e si mantiene sulla
stessa curva di livello, un cartello la indica, Punta Ferulargiu
1057 metri. Iniziamo cosi un tratto contrassegnato dai bollini
bianco rossi, scendiamo verso il valico di Janna Ferulargiu a
901 metri, dietro di noi punta Ferulargiu ha la forma di una
bellissima piramide bianca.
In questo infinito gioco di sali scendi ora riprendiamo a salire
ma ormai le gambe vanno da sole, arriviamo a Corru de sa
Mandra 983 metri e proseguiamo, poi di fronte un’altra piramide, è Punta Mutucrone, la aggiriamo a destra e decidiamo
di tagliare il sentiero per concederci una breve arrampicata,
fa davvero tanto caldo, ma infine la sesta cima è conquistata, siamo a 1050 metri, il panorama ci lascia ancora una
volta ammutoliti, lo sguardo spazia dal Limbara a Tavolara,
dal Supramonte al Marghine, dietro il Gennargentu e il resto
della catena fin’ora percorso, ci fermiamo a riprendere fiato, la gioia è immensa, in basso a nord est si aprono campi
enormi e le ultime due cime ora sono ben visibili. Scendiamo
nuovamente verso un bellissimo polje a S’Ena e M. Jana e
risaliamo una spianata calcarea, torniamo a saltare sui campi
solcati, i profumi della gariga sono esaltati dal calore del sole,
sembra estate, ma il rosso fuoco degli aceri ci ricorda che è
autunno, il silenzio avvolge tutto e in questi immensi spazi
aperti lo sguardo si perde, un viale in salita ricoperto dalla
Santolina corsica, endemismo del Monte Albo, ci porta alla
vetta di Punta Gurturgius a 1042 metri, è pomeriggio, abbiamo di fronte l’ultima fatica da affrontare, la cima di Punta
Cupetti, ma si trova oltre il valico di S’Adde, scendiamo dalla
cima appena conquistata, e seguiamo il bellissimo sentiero
sino all’inizio del rio “Siccu”, lo riprendiamo in diagonale nel
versante opposto, e con alti gradoni arriviamo all’imbocco
del più bello dei polje, Su Campu e Cupetti. I Polje sono
enormi avvallamenti di origine sia carsica sia tettonica con
fondo piatto e delimitati da un contorno roccioso.
Su Campu e Cupetti
Lo attraversiamo e riprendiamo la salita verso Punta Cupetti,
il sole basso all’orizzonte scalda ancora quando arriviamo in
cima, siamo felicissimi, uno stormo di Gracchi Corallini volteggia su di noi e la gioia di essere arrivati sin qua è immensa, stiamo in silenzio per un po’, è troppo bella la pace
che si respira in cima!!. Ormai dobbiamo solo scendere il
suggestivo sentiero “S‘Iscala e su Tassu” e siamo di nuovo
alla macchina.
Torniamo a casa con il desiderio di rifare presto questa esperienza portando nel cuore mille piacevoli emozioni, colori,
profumi, sensazioni, preziosi doni di una montagna straordinaria.
GENNARGENTU
Bilancio Consuntivo Sezionale 2013
26
Club Alpino Italiano
Via Piccioni, 13 09124 Cagliari
tel.fax 070 667877
www.caicagliari.it - email: [email protected]
CHI SIAMO
SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO
Il C.A.I. è un ente morale di diritto pubblico,
fondato nel 1863 da Quintino Sella e riconosciuto
con legge dello Stato, che conta in Italia oltre
300.000 soci. La Sezione del CAI di Cagliari,
fondata nel 1932, raccoglie circa 400 soci, ed ha
fra i suoi scopi quello di fornire agli appassionati
della montagna le conoscenze teoriche e pratiche
per una sua corretta frequentazione, assolvendo
così al principale compito dello Statuto.
Sito internet: www.caicagliari.it
In caso di necessità
chiamare il: 118
Il CAI gestisce attraverso il Corpo Nazionale
Soccorso Alpino e Speleologico la sicurezza sulle
nostre montagne. E’ il più importante incarico
affidatoci dallo Stato Italiano, che i nostri
soccorritori svolgono con totale disponibilità,
forte specializzazione e costante addestramento
che permette di intervenire con le squadre
apposite in montagna e in grotta Il CNSAS agisce
su tutto il territorio nazionale 24 h su 24.
Sito internet: www.cnsas.sardegna.it
GRUPPO GROTTE CAGLIARI
GRUPPO ESCURSIONISTICO e COMIMISSIONE ESCURSIONISMO
Fondato nel 1966, il Gruppo Grotte del C.A.I.
di Cagliari compie un’intensa attività esplorativa
delle grotte sarde, fornendo i dati al catasto
grotte regionale.
Collegata al Gruppo, è la relativa Scuola di
Speleologia che organizza i Corsi di introduzione
alla Speleologia, secondo le tecniche e le norme
di sicurezza previste in ambito nazionale,
normalmente con frequenza annuale. Il Gruppo
si riunisce tutti i giovedì dalle 20.30.
Sito internet: www.gruppogrottecagliari.it
Il Gruppo provvede all’organizzazione delle
Escursioni Sociali e alla loro conduzione.
Promuove iniziative in campo escursionistico,
finalizzate alla frequentazione consapevole
e sostenibile del territorio montano ed a tale
scopo collabora con la Commissione Sentieri e
Rifugi per la creazione di Reti Escursionistiche
nel territorio di competenza della Sezione.
Sito internet: www.escai.sardegna.it
La Commissione escursionismo, invece,
provvede alla formazione escursionistica dei
Soci accrescendo le loro conoscenze con Corsi
specifici a loro destinati
ALPINE BABY CLUB (ABC)
Dal 1996, un gruppo di genitori conduce
i piccoli anche di pochi mesi in montagna.
E’ stata costituita perciò una Commissione
sezionale che si occupa del programma e
della effettuazione di brevi camminate nelle
quali i giovanissimi possono apprendere in
modo giocoso le fondamentali regole per
andare in montagna in modo responsabile.
Possono peraltro partecipare anche gli adulti
che abbiano voglia di sgranchirsi le gambe con
semplici e simpatiche passeggiate.
SCUOLA DI ALPINISMO E ARRAMPICATA
Nel 1973 vennero a trovarci gli alpinisti delle
Fiamme Gialle di Predazzo e già nel 1974, dopo
lo svolgimento del 2° Corso di Arrampicata
sezionale, veniva creata la Scuola di Alpinismo
Sezionale. Dopo pochi anni eravamo in grado di
avere il primo Istruttore Nazionale, che da allora
dirige la nostra Scuola che organizza ogni anno
un Corso di arrampicata.Oggi la Scuola si avvale
anche di Istruttori AL.
CICLOESCURSIONISMO
BIBLIOTECA E CARTOTECA
La Sezione è dotata di biblioteca con oltre 1000 tomi che comprendono tutta
la letteratura obbligatoria per le sezioni e svariati testi rari. Alla biblioteca si
aggiunge una cartoteca sulla Sardegna in tre versioni a partire dal primo
‘900 per terminare con le nuove carte IGMI della Sardegna. Consultazione e
prestito sono accordati ai soli soci o a tutti secondo l’apposito regolamento
che stabilisce anche i giorni di apertura.
La biblioteca è nella rete regionale dal 2006 e lo sarà anche nella rete
Bibliocai.
COMMISSIONE SENTIERI
Costituita nel 1983, si occupa di quell’ambito specifico del settore
escursionistico che è volto allo studio ed alla realizzazione di reti di sentieri
segnati, dunque di tracciati percorribili in autonomia e senza ausilio di
guida.La commissione svolge ogni anno nuove campagne di esplorazione
in specifici ambiti territoriali per sviluppare nuovi progetti. Nel corso delle
singole uscite, che si svolgono normalmente di sabato mattina, vengono
esplorate ogni volta singole porzioni di territorio per potere avere una
conoscenza capillare di esso e selezionare i percorsi migliori e piu’ adatti alla
percorrenza assistita che si attua con la segnatura.
Le riunioni si svolgono il sabato.
SENIORES
L’organizzazione di escursioni adatte ai “seniores”, avviata dal
2011, è curata da una specifica Commissione che predispone
un calendario annuale di escursioni di minor impegno fisico,
adatte anche agli escursionisti più avanti con l’età.
IL CORO
Questo settore specialistico dell’escursionismo, dopo l’avvio sperimentale nel
2012, ha dal 2013 il proprio organo
tecnico sezionale che si occupa della
programmazione e dell’effettuazione di
escursioni in mountain bike.
La Sezione ha un proprio Coro che ebbe un primo avvio negli anni ‘70;
dal 2012 il Coro “il Fenicottero” risulta registrato fra i Cori del CAI. Il suo
repertorio consiste di canti montanari e canzoni popolari antiche o classiche
di varie regioni italiane, che vengono eseguite con modalità a cappella a
due voci. L’esordio in pubblico è stato a Villacidro il 27 maggio 2012 in
occasione dell’ 80° anniversario della Sezione del CAI di Cagliari.
GENNARGENTU