1.Nel territorio

1. Nel territorio
2. Nel territorio
3. Nel territorio
4. Il Fondo del Direttore
IL BISOGNO NON E’ SALUTARE
“La Regione, assieme al suo cuore pulsante che è Roma, ha deciso di dare a qualcuno i propri rifiuti.
E a chi darli, se non agli stessi cui si sta togliendo il diritto d’accesso alle cure?”
di Maurizio Archilei
Nel numero che avete tra le mani è possibile individuare un filo conduttore tra alcuni importanti argomenti.
Iniziamo dal più recente e ambientalmente devastante: la perdita dall’oleodotto dell’ENI a Maccarese. Che
si tratti di furto, come ormai è quasi certo, o di incidente dovuto ad un collasso dell’infrastruttura, l’argomento resta fortemente legato agli altri temi principali. In
ogni caso, infatti, la causa del disastro ecologico sta
nel bisogno. Semplice da vedere nel caso si tratti di
furto, esso non è fuori dei giochi nemmeno nell’ipotesi
del cedimento strutturale: la manutenzione costa e in
tempi di crisi si gioca sempre più sul filo, risparmiando
(è un costume tristemente diffuso) quasi sempre sulla
sicurezza. Soprattutto se si tratta della sicurezza altrui. E qui arriviamo direttamente ad un altro tema: il
tentativo di sopprimere definitivamente l’ospedale di
Bracciano. La motivazione è banale: la sanità del Lazio è un colabrodo (ovviamente non per motivi metafisici, ma a causa di persone ben note come la famosa
“Lady ASL”) tanto che in 7 anni non si e ancora riusciti
ad uscire dal commissariamento. Tagliare, quindi, diventa la parola d’ordine. Ma, come cerchiamo di spiegare in queste pagine, i tagli non sono affatto equi, e
finiscono per colpire un comprensorio che, se pure
non se la passa peggio di altri, rischia presto di raggiungere gli ultimi della classe a causa del fatto che,
da tagliare, qui è rimasto poco e niente.
Ma la Pisana ha bisogno, e quindi bussa. E lo fa anche per un’altra ragione: stavolta per dare anziché
avere. La Regione, assieme al suo cuore pulsante
che è Roma, ha bisogno di dare a qualcuno i propri
rifiuti. E a chi darli, se non agli stessi cui si sta togliendo il diritto d’accesso alle cure? Del resto che
attorno alle discariche alcune patologie aumentino di
incidenza è un fatto acclarato, ma ancora non è stata
dimostrata e accettata scientificamente alcuna relazione statistica di causa effetto. E così, noi abitanti
dell’ex provincia nord della capitale, dovremmo in un
sol colpo rinunciare ad un ospedale e accettare che
la discarica di Cupinoro diventi più grande, più pericolosa, più sporca di quanto già non sia, con tanto di
impianti industriali che la trasformino in un gigantesco
polo che, mentre fa scempio del bisogno della popolazione locale di vivere in un luogo salubre, produttivo e gradevole, sia capace di soddisfare i bisogni
imprenditoriali e particolari di qualcuno, nonostante le
molte ombre che sulla discarica ormai aleggiano in
numero sempre più consistente. Sullo sfondo di questo desolante quadro la nuova Città Metropolitana
rappresenta un po’ il simbolo di questo corso storico:
un’istituzione che allontana i cittadini dal luogo in cui
si prenderanno le decisioni che su di loro ricadranno,
e che andranno accettate perché ce n’è bisogno.
Che si tratti della chiusura dell’unico ospedale raggiungibile in meno di un’ora, della creazione di un
polo regionale dei rifiuti o perfino di un disastro ambientale dalle dimensioni ancora da definire.
Vedendo quante conseguenze negative ha il bisogno
per la nostra dignitosa sopravvivenza, non si può che
dar credito al preambolo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (1948), nel quale la libertà
dal bisogno (assieme a quella dal timore, di parola, e
di credo) è descritta come la più alta aspirazione che
l’uomo possa nutrire. Per quanto possibile, iniziare a
smettere di accettarlo come giustificazione per qualsiasi cosa sarebbe cosa giusta e salutare.
5. Nel territorio
6. Terzo Incomodo
LADISPOLI, I CONSIGLIERI CAGIOLA E
RUSCITO, REALTÀ NUOVA, RISPONDONO
“Noi siamo all’opposizione. Il sindaco Paliotta arriverà
a fine mandato se lui per primo lo vorrà”
di Eugenio Vallone
Al consigliere Piero Ruscito, a titolo personale:
“Lei ha sfidato Paliotta alle elezioni perdendole
per pochi voti. Se da allora fosse stato invece Lei
il sindaco, cosa crede sarebbe cambiato a Ladispoli?
Dire oggi cosa sarebbe cambiato sotto la mia gestione
e’ ormai fuori luogo, in quanto in questi anni e’ cambiato completamente il quadro politico e molta acqua
e’ passata sotto i ponti: molto meglio dire e raccontare
cosa fare ora ed in futuro, fino a fine legislatura.
E sempre a titolo individuale, ad Emanuele Cagiola, abbiamo domandato: “Lei è stato politicamente molto vicino a Santino Esigibili: cosa l’ha
spinta ad abbandonare quel percorso?”
Se Il percorso politico non cambia insieme alla società si rischia di rimanere antichi e fuori giuoco. La
politica di oggi va interpretata contestualmente alle
esigenze dei cittadini e non sulle posizioni ideologiche o di corrente politica.
Successivamente abbiamo focalizzato sul gruppo consiliare unitariamente inteso, chiedendo
di commentare, attraverso le posizioni di Realtà
Nuova, le seguenti argomentazioni:
E’ ufficiale che siete passati in maggioranza con
Paliotta?
No, Noi non ci collochiamo in maggioranza, siamo
una forza di opposizione che ha posto degli obbiettivi
da raggiungere insieme a chi collabora per lo sviluppo
sociale ed economico per la città. La nostra posizione di controllo rimane chiara e precisa in aula e nelle
commissioni consigliari.
Siete, in linea di pensiero, sulla stessa lunghezza
d’onda se parliamo di urbanistica, di piani integrati e di 167 rispetto alla linea della maggioranza?
Abbiamo chiare idee su piani integrati e 167 la nostra azione punta verso uno sviluppo sostenibile della
città.
A fiuto: avete sentore che l’amministrazione Paliotta resterà in carica fino a fine mandato?
Il sindaco Paliotta arriverà a fine mandato se lui per
primo lo vorrà.
A fronte delle esternazioni del delegato al bilancio Giovanni Crimaldi circa il milione di euro di
riduzione sulla Tari, se si dice “POLPETTA”, come
commentate?
Quando un Consigliere comunale fa queste esternazioni, dovrebbe farsene carico anche dal punto di vista legale e spiegarle nelle sedi competenti; in caso
contrario se le risparmi per il rispetto di tutti.
A fronte dell’indagine della procura sul caso Cerasa (ex pres. C.C. Civitavecchia) e delle esternazioni trapelate durante un interrogatorio, se
sulla stampa si riporta “POLITICI DI LADISPOLI E
CERVETERI COINVOLTI IN UN PRESUNTO GIRO
DI RACCOMANDAZIONI DI PROSTITUTE”, Realtà
Nuova come commenta? Chi si comporta non compatibilmente nel rispetto delle leggi dello stato e del rispetto dovuto alla comunità
va punito ed allontanato dalle istituzioni, accertato
il reato naturalmente e non sparando nel mucchio
come oggi si tende a fare sulla stampa.
Un ex funzionario del comune di Ladispoli, non
specificando (ancora) i nomi dei politici indirettamente chiamati in causa, ha detto che nel NUOVO MC DONALD’S di Ladispoli sarebbero stati
assunti parenti di amministratori in carica. Come
commentate, da consiglieri comunali la pesante
accusa?
Il Mc Donald’s ha provveduto a fare delle selezioni
pubbliche dove sono stati selezionati degli aspiranti
lavoratori. Le accuse si fanno carte e prove alla mano
e soprattutto in procura della Repubblica dove si puo’
accertare la compatibilità della denuncia. Prendiamo
le distanze da chi utilizza metodi diversi.
Bilancio Ladispoli: lo avete studiato bene? E’ congruo e coerente a vostro avviso?
Sul bilancio la nostra posizione e’ stata critica verso chi ha ridotto i Comuni a proporre emendamenti
nell’ordine di poche migliaia di euro. Poteva essere
un’ occasione di pianificazione del lavoro di un anno
per il nostro comune, invece tutto si e’ ridotto ad elencare la lista della spesa stilata dai nostri tecnici. Abbiamo abbandonato l’aula al momento della votazione. Qui la maggioranza avrebbe potuto fare di meglio
anticipando di qualche mese la presentazione del
documento preventivo.
Quanti “centro destra” ci sono oggi a Ladispoli? segue su baraondanew.com
7. Nel territorio
8. L’Ospite
LADISPOLI, COME GALOPPA IL DEBITO. NEL MENTRE IL PIATTO PIANGE
Cause, effetti e prospettive sul debito e la gestione del Comune di Ladispoli.
Incontriamo il consigliere comunale Eugenio Trani, delegato ai tributi ed aziende municipalizzate,
nonchè presidente della commissione Bilancio, il quale spiega perchè Ladispoli non è poi così “virtuosa” in
materia di finanza pubblica.
di Eugenio Vallone
Qualche giorno fa il presidente del consiglio comunale Giuseppe loddo ha letto la relazione trimestrale di cassa del Revisore dei conti Dott. Ferri, dove si evidenzia un’anticipazione di tesoreria
di oltre 10 milioni e 500 mila euro. A colpo d’occhio la situazione della finanza pubblica locale
sembrerebbe molto grave. E’ così?
L’anticipazione di tesoreria di per se non è nulla di
grave ed ha ragione il sindaco che con l’incasso dei
ruoli Tasi, Imu e Tari il debito si dovrebbe assottigliare.
Dovrebbe...Ma Quando si afferma che Ladispoli è
un comune virtuoso nella gestione delle risorse
rispetto ai servizi offerti, si dice il vero?
Purtroppo anche io leggo ogni tanto sui giornali di “virtuosità” del nostro Comune, ma in realtà l’Ente, come
altri, ha delle difficoltà.
Qual è ad esempio la situazione delle entrate correnti in rapporto alla pressione fiscale?
Le entrate correnti tendono a peggiorare nonostante
un aumento della pressione fiscale; ricordo che l’amministrazione comunale ha l’addizionale al massimo,
0.8% e l’Imu sulle seconde case sempre al massimo,
10,6 per mille; l’amministrazione ha deciso di compiere uno sforzo per l’anno 2014 e una scelta politica diminuendo la pressione fiscale sulle aziende portando
l’aliquota dal 9 al 7,6 per mille
Qual’è la principale causa da cui dunque scaturisce l’indebitamento?
Dalla presenza negli anni passati di debiti fuori bilancio Circa le anticipazioni di tesoreria, qual è il reale
livello di allarme della situazione?
Circa il ricorso alle anticipazioni di tesoreria c’è da
dire che l’analisi del livello di indebitamento permette
di verificare la sostenibilità del bilancio di un ente nel
medio periodo. Il ricorso al debito non è di per se negativo, ma certamente richiede una gestione attenta
ed equilibrata, perchè gli oneri finanziari producono
effetti sui bilanci per un arco di tempo pluriennale e
incidono sulla sostenibilità finanziaria dovendo inoltre
coniugarsi con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo.
Di cosa risente l’azione amministrativa in questo
quadro?
Della mancanza di flessibilità di bilancio: la capacità
di liberare risorse offre disponibilità da destinare alle
politiche.
Il sindaco Paliotta, nella strategia di rientro, ha menzionato milioni di euro non trasferiti ancora dalla Regione Lazio e somme recuperabili ma ancora da recuperare. Tecnicamente cosa accade?
Si tratta dei cosiddetti residui attivi. L’elevata presenza di essi è dovuta alla mancanza di pagamenti di
crediti, nella fattispecie da parte della Regione Lazio
nei confronti di Ladispoli per oltre 10.000.000 di euro.
A ciò si aggiungono le difficoltà dell’Ente a incassare
somme come Tarsu e Tares, e adesso Tari per gli anni
dal 2009 al 2013, per oltre 5.000.0000 di euro.
Lo stato che ruolo gioca in tutto questo?
Ci si muove in un quadro di continui tagli ai trasferimenti e spesso in assenza di informazione certa
da parte dello Stato. La mancata disponibilità della
tassazione locale di cui una parte è DERUBATA dallo
Stato centrale per alimentare il Fondo di Riequilibrio e
la continua modifica delle norme relative alla fiscalità
locale rendono sempre più complicato costruire i bilanci e dare risposte ai cittadini.
9. Nel territorio
10. L’Ospite
LADISPOLI, INCONTRIAMO LA CARITAS:
CHI SONO I POVERI? DA DOVE VENGONO?
QUAL È IL RUOLO DELLA CHIESA OGGI? Intervista a Don Emanuele Giannone
di Angelo Alfani
Don Emanuele chi sono i poveri? Povero è chi rimane solo. Chi non ha affetti, una famiglia, una comunità. Ho visto nei villaggi africani chi con pochissimo
vive in maniera dignitosa; vedo nelle nostre comunità
chi con molto di più vive nell’indigenza. Poi ci sono i
nuovi poveri: chi non è efficiente abbastanza per competere. Potremmo parlare di poveri creati dal sistema.
Quanto sono diversi i poveri delle periferie a rischio della nostra città e la povertà presente nelle
zone rurali? I primi vivono in un appartamento fatiscente i secondi in delle misere baracche. Ma entrambi non sperano più. I loro occhi si sono spenti.
Sono stanchi di trovare, ogni volta che provano ad
uscire dal loro isolamento, muri, pregiudizi e diffidenza. Nel decennio ladispolano ha avuto modo
di verificare un aumento esponenziale ed il cambiamento nella provenienza sociale e nazionale?
Nel 2000 c’era soprattutto la strada. Poi la povertà è
entrata nelle case. Prima l’aver fatto i conti male con
il mutuo, quindi fino al 2008 la crescita dell’indebitamento e poi la catastrofe con la perdita del lavoro. La
perdita del lavoro ha colpito il ceto medio, la famiglie
che sono la vera ricchezza di una società. Gli stranieri
sono stati i primi ad esser colpiti: hanno una rete di
protezione più fragile, ma pian piano la mancanza di
lavoro ha colpito tutti. A parte i fratelli presenti da
anni quante migliaia di altri “schiumati” da guerre
e tragedie indicibili sono passati attraverso l’assistenza della Chiesa per camminare poi verso altri
paesi europei? Il nostro territorio è molto frequentato. Roma, l’aeroporto, la presenza del C.A.R.A a Castelnuovo, del C.I.E a Ponte Galeria ricordano che il
nome della nostra diocesi, Porto – Santa Rufina, oltre
ad essere un territorio è anche una vocazione. Siamo
una porta per l’Europa. Chi viene dall’estero si comporta esattamente come farei io se dovessi recarmi
in luogo estraneo: cercherei di raggiungere familiari
o amici o conoscenti o connazionali. Gli stranieri cercano a maggior ragione dei legami e dunque vanno
in Francia, in Germania o restano in Italia a seconda
del paese dove sanno di ritrovare qualcuno. I migranti
non sono avventurieri, ma sono persone che vogliono
costruire un futuro. Italiani e stranieri di fronte alla
povertà hanno un comportamento dissimile? Il
comportamento difronte alla povertà cambia a partire
dall’educazione ricevuta, dalla moralità, dalla personalità; dalle possibilità che ciascuno di noi pensa di
avere: penso di ritornare a casa a seconda se ho o
non ho una casa, se ho o non ho chi mi vuol bene;
avere la casa a mille kilometri è diverso che averla
a quattromila e magari sapere che i miei hanno venduto tutto per mandarmi in Europa. Come sono visti
dai nostri connazionali questi deboli tra i deboli?
E’ complicato rispondere a questa domanda. Mediamente non sono sentiti come fratelli. Il nostro concetto
di comunità non è proprio evangelico. Ma tanto dipende anche dallo “stato d’animo”; oggi sento che devo
dargli la mano domani oppresso da tante difficoltà
sono pronto ad attribuire allo straniero tutte le cause
della mia insicurezza esistenziale. In fondo la povertà, che per noi è soprattutto disuguaglianza, è un po’
come la guerra. Distrugge tutto, anche le cose buone
che ognuno ha nell’animo. E’ mia convinzione che
solamente i religiosi, siano essi cristiani o mussulmani, abbiano la capacità di offrirsi al fratello
abbandonato senza chiedere nulla in cambio, a
differenza dei laici che comunque debbono mostrarsi, farsi riconoscere, ottenere altro in cambio
della loro “beneficenza”. E’ d’accordo? La mia
storia di fede, l’amore per Gesù Cristo, mi hanno certamente aiutato ad amare le persone, la vita e il Creato. Amo tanto le cose che vorrei che tutti ne fossero
partecipi. Ripudio ogni possesso di cosa o persone,
solo per una soddisfazione personale. Per stare accanto ai poveri bisogna essere poveri e si può amare
la povertà solo se si ama tutto senza la bramosia del
possesso. Scoprire di essere amati da Dio cambia
radicalmente la vita ed amarlo ci porta a vivere nella storia partecipando della sua intenzione di liberare
ogni uomo dal peccato, dall’ingiustizia e dal tarlo del
possesso. Auguro a tutti di scoprire quest’amore nella
propria vita. Dice l’Apostolo Paolo: “La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità,
non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto,
non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si
compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto
spera, tutto sopporta”.
11. Nel territorio
12. L’Ospite
LADISPOLI, LA FORZA DEL VOLONTARIATO
Intervista a Marilena Cavallero, segretaria dell’A.V.O Ladispoli (Associazione Volontari Ospedalieri) I volontari operano presso l’Ospedale di Bracciano, la R.S.A. Luigi Gonzaga, il Nido dei Nonni, la R.S.A. di Trevignano. Si preparano inoltre per la Casa della Salute di Ladispoli-Cerveteri. di Carla Zironi
“Tu ti preoccupi sempre degli altri. Si è vero. Lo faccio
perché so come ci si sente quando nessuno si preoccupa di te”, e questa citazione non è solo un attestato
di solidarietà, ma è anche un valore di cittadinanza che
si traduce nel volontariato. Un numero imprecisabile
di persone, quasi un popolo, è sempre pronta a dare
una mano, a dare rinforzo nelle situazioni critiche, a
colmare le lacune del sistema. Non chiedono nulla in
cambio, ma danno tanto del loro tempo, del loro vivere
quotidiano. E Ladispoli è presente. Per saperne di più,
per tracciare un identikit del volontario, parliamo con
Marilena Cavallero, segretaria dell’A.V.O (Associazione Volontari Ospedalieri di Ladispoli), da quattro anni
in pensione dopo l’ultimo incarico di controller amministrativo del servizio commerciale presso due grandi
aziende del settore telecomunicazioni, prima a Milano
e poi a Roma. Piemontese, dai toni pacati e gentili
traspare una serena determinazione: “Il mio impegno
nell’associazione è dovuto a tanti motivi ma le ragioni
che ritengo più esaustive sono perché mi consente
di esprimere valori di riferimento come attenzione
umanitaria, altruismo, perché svolgendo una funzione
sociale diventiamo più attenti alle esigenze degli altri,
impariamo ad impegnarci verso il prossimo”. Come
si svolge la sua azione? “Mi occupo anche di rapporti con le associazioni del nostro territorio – spiega
la si.gra Cavallero – e come tutti i volontari dell’AVO
presto servizio di assistenza alle persone fragili. Porto
il mio aiuto al Centro Diurno di Salute Mentale di Ladispoli e presso lo sportello di accoglienza della nostra
sede di Via Anzio 18 in collaborazione con il Progetto
Humanitas”. Qual’è la giornata tipo di un volontario A.V.O? A.V.O. è nata come Associazione Ospedaliera, tuttavia le profonde trasformazioni della nostra
società, la longevità, l’emergenza anziani , l’immigrazione e giovani con disagi, una Sanità Italiana che si
trova ad affrontare momenti di grave difficoltà in tutto il
Paese, tracciano per l’A.V.O. cammini diversi da quelli
del passato. I nostri volontari operano presso l’Ospedale di Bracciano, la R.S.A. Luigi Gonzaga, il Nido dei
Nonni, R.S.A. di Trevignano, assistenza domiciliare e ci stiamo preparando per iniziare il nostro servizio
presso la Casa della Salute di Ladispoli-Cerveteri. Per accedere all’A.V.O occorre fare il corso di in-
gresso che si tiene
in media due volte
l’anno e dura circa
un mese con frequenza di due volte
la settimana. L’impegno del volontario A.V.O è in media
di due ore/giorno
per circa due o
tre volte la settimana, assolutamente
senza alcuna retribuzione. Durante
l’anno si tengono corsi di formazione e informazione
per tutti i soci. Una volta ogni quindici giorni i volontari
si incontrano nella sede per uno scambio di opinioni
e nuove proposte. Un gruppo di volontari si dedica
anche alla stesura di bandi, organizzazione di iniziative a sostegno dell’ associazione, monitoraggio delle
attività, etc. Poi ci sono direttivi e assemblee. Come si
può vedere la giornata di un volontario è piuttosto intensa, ma sempre supportata dal desiderio di aiutare
le persone bisognose”. Quali le rose e quali le spine
nell’adempimento di questo servizio ausiliario a
beneficio della comunità? “Il volontario rappresenta
quella “persona significativa” che, in collaborazione
con gli operatori socio-sanitari, permette alle persone
in difficoltà non solo di mantenere e/o riprendere le
proprie attività fisiche o psichiche ma di condividere i
propri vissuti, di poter parlare con persone che si dedicano completamente a loro senza chiedere nulla in
cambio. Un sorriso, un cambio di umore in positivo da
parte degli assistiti, aiuta il volontario a sentirsi gratificato e a continuare il suo servizio. Purtroppo ci sono
anche i lati negativi: difficoltà nel trovare finanziamenti
per mandare avanti l’associazione – dichiara la sig.ra
Cavallero - difficoltà nel reperire persone che abbiano
il desiderio di dedicare un po’ del loro tempo a beneficio della comunità, difficoltà nel fare rete con altre
associazioni. Il nostro impegno e la nostra volontà di
aiuto sono grandi, ma per soddisfare le tante richieste di intervento occorrono maggiori forze: confidiamo
nell’ aiuto delle Istituzioni Pubbliche e dei cittadini”.
13. Nel territorio
14. Nel territorio
ANGUILLARA: SCOPERTA DISCARICA ABUSIVA
DA 15.000 METRI CUBI
Colto in flagrante l’imprenditore pirata e altri 5 soggetti grazie alle
videotrappole della forestale
Cosa può spingere un 67enne
a trasformare un terreno in una
discarica abusiva? È la domanda retorica che viene in mente
apprendendo della scoperta che
il Corpo Forestale provinciale di
Roma, di stanza a Manziana, ha
fatto ad Anguillara Sabazia. Ignoranza, sete di lucro, disprezzo
per le regole, per la salute e per
il territorio in cui si vive le uniche
risposte possibili. Il responsabile
del misfatto, G.P., 67 anni di Anguillara, è stato sorpreso proprio
mentre scaricava materiali di scarto provenienti da attività edile utilizzando un camion con il pianale
ribaltabile posto sotto sequestro
dagli agenti. L’attività clandestina,
che configura un reato punibile
con un arresto da tre mesi ad un
anno o il pagamento di un’ammenda tra i 2.600 ed i 26.000€,
andava avanti da diverso tempo,
tanto che le indagini, condotte nel
corso degli ultimi mesi, si sono
avvalse anche di strumenti di videosorveglianza attraverso i quali
sono stati individuati, per ora, 6
personaggi. L’ area interessata è
prossima alla zona artigianale del
comune di Anguillara, dove sono
stati individuati circa 15.000 mc di
rifiuti abbandonati, tra cui anche
materiali pericolosi. Sulla vicenda
sono in corso le indagini da parte
della Procura.
Aurelio Zirchiami
ENEA CASACCIA, DAI RIFIUTI
SI ESTRAGGONO
MATERIALI PREZIOSI
Siamo sempre attanagliati dall’obbligo di trovare un posto dove
smaltire i rifiuti. Oggi, dai laboratori
dell’ENEA di Casaccia, alle porte
del comune di Anguillara. Si tratta
di recuperare materiali preziosi, tra
cui oro e argento, da rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, computer, cellulari, batterie
al litio, pannelli fotovoltaici. Grazie
a ROMEO (Recovery Of MEtals
by hydrOmetallurgy) è possibile.
Presentato anche ASTRO: si tratta
di una tecnologia brevettata dall’ENEA che consentirebbe di produrre
in loco compost dai rifiuti organici
di piccole comunità, quali condomini, mense, hotel. Il compostatore
collettivo è stato già sperimentato
con successo per i rifiuti della mensa del Centro di Ricerche ENEA di
Casaccia. La tecnologia per il compost si integra con il sistema per il
monitoraggio ambientale dei processi di compostaggio dei fanghi di
depurazione, sia per quanto riguarda la gestione ottimale del ciclo di
trattamento con analisi ambientali
e valutazioni tecnico-economiche
sia per l’individuazione dei loro
possibili utilizzi. Insomma, non tutto
il male viene per nuocere.
15. Nel territorio
LADISPOLI, S’INTRUFOLANO NELL’EX ALBERGHIERO
L’istituto delle promesse non mantenute, sogno proibito di alcuni politici
locali, ora è un pericolante rudere sopra la testa dei Ladispolani
L’ultimo Episodio. Nelle scorse settimane dei vandali sono entrati abusivamente dentro l’edificio dell’ex
alberghiero di Ladispoli, in Via Ancona, ed hanno
lanciato oggetti dalla finestra dell’ultimo piano senza
curarsi di chi passasse sul marciapiede sottostante.
Bottiglie, calcinacci, scope e altri oggetti sono volati
da oltre 15 metri per cadere come meteore sopra la
testa dei passanti. Per fortuna nessuno è stato colpito
ma l’episodio avrebbe potuto avere più temibili risvolti. Solo la segnalazione alle forze dell’ordine e alla nostra testata da parte di alcuni esercenti, ha permesso
che sul posto intervenisse una pattuglia dei Carabinieri e dei Vigili Urbani e che all’increscioso episodio
fosse dato il giusto rilievo mediatico. Purtroppo dopo
l’arrivo delle forze dell’ordine i “bravi” si erano già dileguati fuggendo dall’ingresso posteriore di Via Fiume.
Nei giorni successivi al misfatto gli uomini dell’Arma
hanno fatto altre perlustrazioni sul posto ma sembra
che non ci siano indizi sufficienti per incastrare i teppisti da strapazzo autori della bravata.
Un edificio pericolante. Per dovere di cronaca dobbiamo anche ricordare come negli anni precedenti al
trasferimento degli studenti nel nuovo alberghiero,
la struttura avesse già accusato segni di cedimento strutturale che lasciavano quantomeno supporre
ad una celere ristrutturazione e messa in sicurezza
dell’artefatto. Così non è stato.
Una storia che parte da lontano. Questa “novella”
è la palese dimostrazione di come la politica sia poco
affidabile quando fa promesse.
Difatti sono quasi 2 anni che l’ex alberghiero, promesso al comune di Ladispoli dall’attuale Presidente della
Regione Lazio Nicola Zingaretti (BaraondaNews fu
testimone in diretta della promessa dell’allora Presidente di Provincia ospite presso il nostro stand alla
Sagra del Carciofo ndr) versa in completo stato di ab-
bandono.
Perché nessuno interviene? Molti
i progetti che
erano
stati
concepiti sulla struttura:
chi voleva farci un Hospice
- e ci si spese anche in
campagna elettorale racimolando un discreto numero
di consensi - , chi invece avrebbe preferito che si tornasse alla vecchia utopia dell’albergo in pieno centro
cittadino. A quanto pare nulla di tutto ciò si è avverato
perché la beffa e contro-beffa era dietro l’angolo.
L’ex Alberghiero pegno delle banche? Già, è questa la voce che circola. Sembra che il Signor Zingaretti, invece di cedere il palazzo al Comune di Ladispoli,
abbia utilizzato la struttura fatiscente di Via Ancona
come garanzia bancaria al fine di ottenere un prestito per la costruzione della nuova sede Provinciale.
Quindi, fino a quando l’operazione non sarà conclusa
il rudere pericolante rimarrà in piedi (se non crollerà
prima) solo per i fasti di Palazzo Valentini.
Spiegazioni. Pur comprendendo l’imbarazzo, ci farebbe piacere che il sindaco di Ladispoli o il consigliere metropolitano Ascani oppure altri consiglieri ben
informati sui fatti, informino adeguatamente i cittadini sul destino dell’edificio in modo che se qualcosa
di imprevisto dovesse accadere si possa facilmente
escludere la responsabilità diretta di qualcuno per distinguere bene quella di qualcun’altro. D.P.
16. Nel territorio
17. Nel territorio
18. Nel territorio
19. Nel territorio
60 IMMIGRATI IN VIA DI TRAGLIATELLA,
MA NON CHIAMATELO “CARA”
La sinergia di diversi enti per mettere in campo
percorsi individuali di inserimento
Tra Cerveteri, Anguillara e Fiumicino, in via di Tragliatella, sono tornati
i richiedenti asilo a un anno e mezzo
di distanza dalla chiusura del CARA
della “Vignarella”. Tuttavia non si
tratta di un nuovo CARA, ma di uno
SPRAR: Sistema di Protezione per
Richiedenti Asilo e Rifugiati. Una
differenza di contenuto, dato che tali
strutture nascono come sistema di
accoglienza diffuso con l’obiettivo di
inserire singoli nuclei familiari in comunità locali di piccole dimensioni.
Col fallimento del modello dei CARA
(alta densità di ospiti spesso con un
gruppo etnico prevalente, presenza di donne e minori) Il Ministero
dell’Interno e l’Ufficio Immigrazione
del Comune di Roma hanno avviato la sperimentazione degli SPRAR
adattandone l’idea a piccoli gruppi.
6 mesi (prorogabili ulteriormente a
seconda della risposta dei singoli
soggetti) è il tempo dell’ospitalità in
cui i ragazzi, quasi tutti tra i 20 ed
i 30 anni, sono seguiti costantemente dalla cooperativa che gestisce la struttura (due volte al mese
si sostengono colloqui individuali),
ma anche dall’ASL e dall’Ufficio
Immigrazione di Roma che periodicamente monitora i risultati. Sono
il direttore del distretto ASL RMF3
Riccardo Petrini e la coordinatrice
del PUA Patrizia Guastini a parlare
esplicitamente di piani assistenziali individuali. I ragazzi, cui sono
stati assegnati dei medici di base,
sono stati valutati attentamente per
verificare la necessità di sostegni
psicoteraupetici dovuti a traumi ed
esperienze devastanti riscontrate in
alcuni casi. In corso anche l’esame
di medicina legale per stabilire la
compatibilità delle cicatrici con i racconti forniti, al fine dell’ottenimento
dell’asilo politico. Sempre in collaborazione con l’ASL e in vista della
stesura di un protocollo d’intesa tra
lo SPRAR e il Distretto F3, sono
stati elaborati diversi progetti di integrazione, tra cui una fattoria sociale,
una piccola falegnameria e un corso
di formazione sull’igiene alimentare,
personale e degli ambienti. Grazie
al contributo con l’istituto professionale Cattaneo, contattato attraverso
l’assistente sociale del PUA, 4 dei
60 ospiti hanno ripreso un regolare
corso di studi (approssimativamente
il 50% degli immigrati possiede un’istruzione media, 10-20% è diplomato, 10% laureato), mentre uno di loro
si è iscritto autonomamente ad una
terza media ed un altro sta seguendo un corso da magazziniere. Per
tutti, all’interno della struttura, corsi
di italiano. Una nuova organizzazione delle attività che rispecchia un
rinnovamento anche della struttura:
realizzati impianti di riscaldamento,
un impianto di depurazione acque
per l’arsenico, caldaie, impianto del
gas. Circa 30€ al giorno la quota
per ospite che lo stato concede e
con la quale la cooperativa affronta manutenzione, catering, affitto,
utenze, tasse scolastiche, materiali
di studio, medicine, materiale igienico personale e pagamenti per l’equipe. Spese nelle quali non rientra
il trasporto al difuori del comune di
Roma. Problema forse superabile
attraverso un’istanza che, partendo dai servizi sociali del Comune di
Anguillara, arrivi al Ministero degli
Interni per cercare una convenzione con le ditte locali di trasporto.
«Abbiamo bisogno di abiti invernali
in buono stato – conclude il coordinatore dell’equipe Marco Bono – ma
anche di volontari tirocinanti ai quali
siamo in grado di riconoscere crediti
utili per percorsi universitrari. Le nostre porte sono aperte a chiunque,
anche a chi volesse venire qui solo
per leggersi un libro o navigare con
la WiFi». M.A.
A BREVE L’INAUGURAZIONE DEL
CENTRO GIOVANILE DEDICATO
A MARCO PATRIARCA
Ladispoli. Sembra che finalmente
i lavori per il completamento del
centro di Aggregazione Giovanile, sito in viale Mediterraneo nella zona Cerreto, siano in dirittura
di arrivo. A breve la struttura sarà
inaugurata e intanto si è già deciso
a chi intitolarla: porterà il nome di
Marco Patriarca. Il giovane 17enne
che perse tragicamente la vita nel
2010 in un incidente sulla via Aurelia, mentre si recava a scuola.
Circa la motivazione ufficiale sulla
scelta del nome, si è espresso il
consigliere delegato alla toponomastica Nardino D’Alessio che ha
così dichiarato: “Marco Patriarca
era un ragazzo della nostra comunità, viveva la sua vita di studente
presso il liceo scientifico Sandro
Pertini di Ladispoli. Un ragazzo
semplice, ben educato, eccellente
sportivo di vigore e propenso ad
importanti traguardi sociali. Red
20. Nel territorio
21. Nel territorio
LADISPOLI, OLTRE AL FAST FOOD UN ALTRO CENTRO
DELLO SHOPPING
Dopo Conad, L Clerc, Eurospin, Carrefour, anche
l’ingresso Nord verrà edificato con 13000 mq commerciali
di Eugenio Vallone
Mesi fa parlavamo di un’operazione
commerciale in fase avanzata che
avrebbe trasformato l’entrata nord
di Ladispoli. Mc Donald’s era solo
un primo step che avrebbe aperto
le porte al nuovo su un terreno che
prima apparteneva all’ex consorzio
agrario e che venne poi acquistato,
per 1 milione e 400 mila euro, dal
comune dell’era Ciogli. All’epoca
l’edificio dell’ex consorzio appunto,
e il casermone adibito parzialmente a sede della protezione civile,
erano rese oggetto di radicale trasformazione, insieme a tutta l’area
attigua. L’operazione di recupero
si presentava come l’alternativa
alla demolizione di fatiscenti metrature. La previsione di massima
era anche quella della creazione
di uno svincolo che collegasse alla
V.Settevene Palo e alla “Zona Artigianale- Ladispoli Città del Lavoro”
la nuova area commerciale che sta
sorgendo, anche in seguito all’aggiudicazione ormai prossima di un
bando (nell’ottica di progressiva
vendita\trasformazione finanziaria
di patrimonio pubblico a copertura
di parte dei debiti comunali). Mentre
scrivevamo, a gennaio scorso, la
multinazionale Mc Donald si era già
collocata nei pressi del Centro Arte
e Cultura, che dopo varie peripezie
finalmente ospita le attività di alcune associazioni no profit, con una
gestione mista tra Ala servizi ed un
comitato politico. Si pianifica sul futuro della gestione del centro e sul
completamento dell’auditorium. In
relazione alla trasformazione commerciale dell’area, i cittadini sono
sembrati maggiormente ansiosi di
mettersi in fila per degustare un
panino piuttosto che interessarsi
sul piano amministrativo ed urbanistico. Non sono state presentate, nei termini previsti, particolari
osservazioni oppositive al progetto all’ingresso nord di Ladispoli. Il
commento in stile ambientalista last
second e il grido “alla Colata alla
Colata” ha prevalso sull’ interesse
ad informarsi per tempo sul piano
di sviluppo di lungo termine e sulle
carte che interessano l’area. Dall’operazione Mc Donald’s dunque il
comune ha percepito i primi 700
mila euro (arrotondamento per eccesso), oltre al sollevamento degli
oneri di urbanizzazione della zona
in questione, che l’amministrazione
ha effettivamente messo a sistema
con quelli del vicino Centro di Arte
e Cultura. Non c’erano imprenditori locali interessati a beneficiare di
tale opportunità? Di fatto il comune,
in passato, aveva indetto un bando
per la valorizzazione a servizi, gara
che poi si rivelò un flop: deserta per
2 volte consecutive. Bisognerebbe
capire perchè. Forse perchè imprenditori così facoltosi e così vogliosi di investire nel loro territorio
valutano altre opzioni fuori zona?
Di fatto il Comune, per dotare l’operazione di maggior appeal, ha
teorizzato una variante a commerciale: si tracciava la via della cassa
sicura. Ci sono in ballo, oltre ai 700
mila euro bonificati da Mc Donald’s,
almeno altri 3 milioni di euro (base
d’asta di un imminente prossimo
bando con scadenza a novembre)
per l’aggiudicazione di un altro capannone e altra porzione di area.
L’intervento previsto non è un ecomostro, ma abbastanza importante:
si tratta di 2900 metri quadri di superficie edificabile su tre livelli, con
13000 metri di superficie calpestabile. Nella zona limitrofa sorgerà,
dopo peripezie che hanno onorato
le cronache dell’ultimo anno, anche
il nuovo stadio, i cui vincoli esondazione sembrano essere stati rimossi, ma nelle aree attigue, dove
già sono presenti vecchi progetti,
invece permarrebbero (LEGGI
PAG. 51). Per quanto riguarda la
nuova variante di centro commerciale approvata dal consiglio comunale, non si erano sentite urla
di indignazione o particolari grida di
entusiasmo. Un progetto di ordinario centro dello shopping che per i
fautori potrebbe evitare gli esodi a
fiumicino, civitavecchia, roma, a detrimento dei week end ladispolani,
ed altresì attirare flussi di visitatori
da altri comuni (limitrofi). Questione
di punti di vista, di teorie, di filosofie di vita. Certo non è una novità
che la gente non fa più la spesa alla
bottega, anche se sarebbe bello. A
Ladispoli dai tempi di L-Clerck tutto
è cambiato. Il nuovo centro commerciale all’ingresso nord di Ladispoli, rispetto alla BECA boicottata
a Cerveteri (si sarebbe trattato di
un centro commerciale di 20 volte
più grande), non avrà i connotati
di una cattedrale nel deserto. L’ingresso nord della città di Ladislao è
già parzialmente servito ed il tutto
andrà configurato con una logica
di implementazione dell’esistente.
Sarà necessario il coinvolgimento
delle imprese locali per non determinare logiche sottrattive.
22. Nel territorio
UNO SPARUTO LADISPOLANO NEL CONSIGLIO METROPOLITANO
Federico Ascani: Riportare il diritto di voto nelle mani dei cittadini
di Aurelio Zirchiami
La Città Metropolitana (CM)
di Roma è già una realtà,
anche se è ancora in fase di
definizione dal momento che
a tutt’oggi non è stata completata la stesura del suo
Statuto. Abbiano incontrato
Federico Ascani, neoeletto
consigliere metropolitano di
origini ladispolane, per fargli
qualche domanda.
Anzitutto
complimenti.
Come commenti la tua vittoria? Come in tutte le elezioni, non c’è mai niente di
scontato, ma devo dire che
abbiamo lavorato bene, costruendo delle basi solide
per questo risultato. Il grosso l’ho fatto qui nel territorio
dell’Etruria Meridionale. Più
di 60, tra consiglieri e sindaci
hanno lavorato per me, quindi posso dire che è stata davvero un’elezione vera.
Esiste uno squilibrio tra
centro e hinterland nell’impalcatura della CM?
Il tipo di elezione lo dobbiamo cambiare per tornare
al suffragio universale: per
eleggere un consigliere i romani potevano essere in 3,
noi abbiamo dovuto girare
per i territori per convincerne parecchi. Ulteriore deficit
è che i consiglieri romani si
conoscono bene, mentre noi,
della provincia, ancora no.
Anche il fatto che su 24
consiglieri 15 provengano
da Roma e solo 9 dagli altri
120 comuni determina un
certo divario nella rappresentanza. Noi del PD siamo
in un rapporto di 8 a 6, ma
dal giorno dopo non si deve
ragionare più in termini di appartenenza territoriale. Siamo consiglieri di tutta l’area
metropolitana.
Quali provvedimenti state prendendo per andare
nella direzione di riportare il voto nelle mani dei
cittadini attraverso il suffragio universale diretto?
Lo Statuto. È attraverso lo Statuto che si decideranno
le future modalità di voto, le competenze della città
metropolitana e le regole del gioco.
È anche vero, però, che secondo la legge sono
necessarie diverse altre misure: la divisione del
comune capoluogo (Roma) in più comuni, misura
che prevede un primo passaggio presso il Consiglio Comunale di Roma e un referendum tra tutti
i cittadini della CM, mentre parallelamente la Regione deve procedere all’istituzione per legge dei
nuovi comuni così creati. Per la CM di Roma, che
ha un numero di abitanti superiore ai 3 milioni,
la CM deve inoltre essere divisa in zone omogenee, mentre Roma deve essere ripartita in aree
dotate di autonomia amministrativa. Il primo passo
è lo Statuto. Attraverso quello possiamo iniziare un
percorso che prevede tutti gli altri passaggi. Intanto
posso dire che in un primo consiglio metropolitano ho
presentato, assieme al collega Orlando Corsetti, un
emendamento al regolamento della commissione statutaria per far sì che ai lavori potesse aver voce anche
la società civile, esclusa in origine proprio a causa del
metodo elettivo.
Parlando dello Statuto: lo renderete pubblico? E
quando? Con l’aiuto di tutti gli amministratori e della
società civile, vorrei organizzare incontri pubblici per
illustrarlo non appena sarà a disposizione una prima
bozza. Ho già preso contatto con alcuni amministratori locali per andare in questa direzione, e nelle prossime settimane un primo testo dovrebbe già essere
pronto.
24. Nel territorio
25. Nel territorio
LADISPOLI, COMMERCIANTI RIUNITI GRIDANO BATTAGLIA SULLA TARI
Una folta delegazione di commercianti di Ladispoli si è riunita presso lo stabilimento “Molto”
per chiedere abbassamenti delle tariffe e maggior frequenza del servizio di raccolta.
L’amministrazione comunale convoca per il 20 novembre un’assemblea pubblica per verificare le criticità
di Eugenio Vallone
Gli esercenti lamentano il caro rifiuti e cercano di organizzarsi per chiedere congiuntamente una riduzione dei costi di smaltimento e ritiro chiedendo riduzioni
sostanziali sulla tari e modifiche alle modalità del servizio di differenziata. “Il comune, nonostante l’aumento della tari e nonostante i commercianti paghino già la tassa più di qualsiasi utenza domestica, si occuperà solamente dello
smaltimento di rifiuti organici una sola volta a settimana”, aveva già lamentato l’assobar. “Capite quanto questo, per un esercizio commerciale sia pressoché impossibile. Per tutti gli altri passaggi
riguardanti plastica, carta, vetro ed aggiuntivi passaggi per l’organico, ogni commerciante deve obbligatoriamente firmare un contratto con una ditta esterna,
privata. Il costo medio per un mese di smaltimento
si aggira attorno ai 1300 euro che, con i passaggi
straordinari, può raggiungere un totale di quasi 25000
euro l’anno. Le aziende sono state messe in ginocchio”, hanno tuonato gli esercenti. Il problema delle attività commerciali, come avevamo
sollevato in un’intervista diretta alla ditta appaltatrice (cerca in baraondanews.com), soprattutto quelle
legate alla ristorazione, in seguito all’estensione della
differenziata in altre zone della città oltre i quartieri
pilota (miami) e successivamente Cerreto e Caere
Vetus, era abbastanza prevedibile.
Entro Febbraio poi, quando saranno ritirati i secchioni
e le campane adibite allo smaltimento dei rifiuti anche
in tutto il resto della città e nelle zone centrali a forte
presenza di bar, frutterie e ristoranti, il malcontento
potrebbe assumere connotati ancor più evidenti e
palesati, tanto da rendere difficile la gestibilità delle
criticità.
Appare evidente come il problema vada mediato per
tempo in relazione anche alle effettive possibilità finanziarie dell’ente.
Tra gli ulteriori problemi riscontrati dai commercianti vi
è il posizionamento dei rifiuti (che in strada è vietato).
“Una volta a settimana è troppo poco” reclamano gli
esercizi, “non tutti abbiamo a disposizione un cortile
privato su cui posizionare i secchi appositi per non
incorrere in sanzioni”.
E dunque, oltre alla pressante richiesta di una revisione totale delle tariffe di smaltimento, tra le proposte paventate durante la riunione persino un ricorso
alla Corte dei Conti contro il comune di Ladispoli e i
criteri di applicazione della Tari.
Chi sosterrebbe i costi legali? Forse una eventuale
associazione, da formare, che sia rappresentativa di
tutti i commercianti e non solo di singole categorie.
Gli organizzatori annunciano infine di voler scrivere
una lettera al sindaco e all’amministrazione comunale, nonchè ai tecnici, per chiedere la modifica del
regolamento comunale sulla Tari, la fornitura di carrelli più grandi e un passaggio quotidiano per il ritiro
dell’organico.
L’amministrazione avrà il compito, anche in relazione
alla raccolta firme in atto ed in seguito all’adesione di
decine di commercianti ad iniziative di protesta che
sono culminate negli scorsi giorni con il protocollo di
oltre 1300 firme, di mediare la situazione e convocare
un tavolo tecnico. Il sindaco Paliotta fa sapere della
convocazione di un’assemblea pubblica per affrontare le criticità esposte sin dove possibile in relazione
anche al capitolato.
Mentre andiamo in stampa l’assemblea è programmata per il 20 novembre alle 16 in aula consiliare. Per
aggiornamenti seguite su www.baraondanews.com
26. Nel territorio
27. Nel territorio
28. Nel territorio
29. Comprensorio
COSA C’E’ DIETRO CUPINORO?
Sono sempre di più le carte bollate che si
muovono attorno alla discarica di Bracciano
La domanda, diceva Lubrano, “nasce spontanea”. La
montagna di rifiuti che troneggia sulla Settevene Palo
tra Cerveteri e Bracciano è da ormai due anni nuovamente sotto le luci dei riflettori. Nonostante in passato
abbia già dato motivo a molti di parlarne, la frequenza
con cui rientra nei discorsi, nelle agende e sulle pagine dei quotidiani locali e non è ormai altissima. Quello
che ci si chiede, a questo punto, è se il Consiglio dei
Ministri l’8 agosto scorso, deliberando a favore della ripresa dell’iter per il rinnovo dell’AIA riguardante
l’impiantistica e superando così lo stop del Ministero
dei Beni Culturali, non abbia peccato quantomeno di
leggerezza. È del 31 ottobre l’ultimo aggiornamento:
su incarico del Procuratore di Civitavecchia Giovanni
Amendola la finanza ha eseguito un nuovo bliz presso la sede della Bracciano Ambiente (BA), la Spa a
totale partecipazione pubblica del Comune di Bracciano che gestisce la discarica. Obiettivo: il sequestro
di alcuni documenti contabili che attestino il destino
dei fondi post mortem di cui si è persa ogni traccia.
Si parla, si sa, di circa 13 milioni di euro. Non esattamente una cifra semplice da smarrire. E, come dicevamo, è solo l’ultimo atto di una vicenda che inizia
a vedere sempre più lati da chiarire. Proprio a proposito dei fondi per il post mortem scomparsi, sono
ben 5 gli amministratori della BA indagati che si sono
visti perquisire, ancora su mandato del procuratore
Amendola, uffici e abitazioni. Ad essere chiamato a
rispondere per la mancata copertura quotidiana dei
rifiuti dal 31/01/14 al 17/08/14 è stato invece direttamente e unicamente l’amministratore unico della BA,
Marcello Marchesi. A tutto questo si aggiunge il sequestro da parte dei carabinieri del NOE, avvenuto
mesi fa, dell’intera documentazione riguardante la discarica (oltre che dei server) in possesso del Comune
di Bracciano. Tutto ciò mentre dai comitati che stanno
seguendo la vicenda continuano ad arrivare notizie di
irregolarità e incongruenze riscontrate sui documenti
reperiti riguardanti la discarica ed i progetti relativi, in
primis proprio quello dell’AIA sbloccata dal Consiglio
dei Ministri, rispetto alla quale saranno presto 3 i ricorsi al TAR presentati: 2 da parte di due differenti organizzazioni spontanee di cittadini, ed uno da parte del
Comune di Cerveteri. Nel frattempo, parallelamente a
quanto appena detto, la Bracciano Ambiente inizia ad
avere i primi problemi concernenti i 21 licenziamenti
effettuati ad inizio 2014: i ricorsi degli ex dipendenti
stanno procedendo e per 4 di loro la Bracciano Ambiente è stata condannata a riconoscere 18 mensilità,
per un totale di 245.000€. Provvedimento che sarà
oggetto di opposizione da parte della partecipata del
Comune di Bracciano e la cui parabola si concluderà
probabilmente in Cassazione. È sempre possibile che
ci si trovi davanti al tipico “molto fumo e niente arrosto”, è vero, o che la giustizia non riesca a dare risposte certe e complete in tempi accettabili, ma con così
tanto fumo, ci chiediamo, possibile che non ci sia proprio nemmeno un po’ di arrosto? Aurelio Zirchiami
30. Nel territorio
31. Comprensorio
ZINGARETTI COME POLVERINI, VUOLE CHIUDERE IL “PADRE PIO”
L’ospedale di Bracciano nuovamente sotto assedio. Sala: pronti ad intraprendere le vie legali
L’ospedale Padre Pio di Bracciano è nuovamente a
rischio. A 2 anni di distanza dall’annullamento del riordino pensato dall’allora commissario Renata Polverini, oggi la Regione Lazio guidata da Nicola Zingaretti
ripercorre la stessa strada fatta di tagli. Dalle decisioni della Regione, a cascata, derivano poi quelle
dell’ASL RMF, diretta da Giuseppe Quintavalle, che
nel suo Piano Sanitario condanna il Padre Pio ad un
ridimensionamento che, se realizzato, ne comprometterebbe del tutto la capacità di servire il territorio
di riferimento. Il famigerato Decreto 80 della Polverini si volatilizzò di fronte ad argomentazioni giudicate
valide fino al terzo grado di giudizio dal Consiglio di
Stato. Appare quindi sorprendente che oggi si tenti di
replicare quel tentativo. La sorpresa deriva dal fatto
che nulla è cambiato nel criterio utilizzato per la ricerca del risanamento della sanità laziale: tagli orizzontali e indiscriminati su tutto il territorio laziale, senza
alcuna cura del fatto che esistano aree molto diverse tra loro. Considerando il numero di posti letto per
1000 abitanti, parametro che dovrebbe normalmente
avere un valore di poco superiore a 3, si scopre che
se di media nel Lazio il valore è 4, nel distretto RMF
è 0,7. Si comprendono quindi le parole del consigliere Fulvio Floccari di Civitavecchia, il quale sottolinea
che «è scandaloso che si accettino supinamente tagli» in una condizione simile. E proprio di tagli pesanti
si tratta, poiché il Padre Pio passerebbe da 60 posti
letto a 30 più 10 di day hospital, con la chiusura della
terapia intensiva e della medicina d’urgenza, con la
presenza di un chirurgo reperibile solo di giorno, senza un radiologo ecografista, senza un anestesista (se
non per 8-10 ore al giorno e solo per operazioni pianificate). In queste condizioni diventa impossibile anche parlare di Pronto Soccorso. Lo stesso trasporto
in ambulanza o ancora peggio eliambulanza, diventa
una chimera per tutta una serie di motivazioni tecniche che in passato convinsero il Consiglio di Stato a
fermare il piano della Polverini. Si comprende bene
quindi il fervore con cui tanto il consigliere di Bracciano Mauro Negretti, quanto il sindaco Giuliano Sala,
tuonino contro i responsabili di questo atto, annunciando non soltanto l’impugnazione e la richiesta di
sospensiva immediata del provvedimento che va contro una sentenza inappellabile, ma anche l’intenzione
di adire per le vie legali minacciando denunce penali
nei confronti dei responsabili di quest’ennesimo tentativo. È il sindaco di Ladispoli Crescenzo Paliotta che
sottolinea la profonda disparità di trattamento a livello
regionale: «si chiude un ospedale a Bracciano mentre se ne apre uno nuovo ai Castelli» e, aggiungiamo noi, si assegnano 63 nuovi posti letto al S. Paolo
di Civitavecchia. Il nosocomio braccianese, che 20
anni fa contava 150 posti letto e che è stato migliorato recentemente negli ambienti e nella dotazione (il
nuovo Pronto Soccorso, le nuove sale operatorie, il
reparto di Radiologia ristrutturato, la nuova Tac e la
nuova centrale di sterilizzazione), costituisce un punto di riferimento fondamentale per la sicurezza di tutti
cittadini del territorio. Questo non sembra interessare
ai vari “Polveretti” che continuano periodicamente a
minacciarlo trattandolo come un bancomat con cui far
quadrare i conti della sanità pubblica regionale, mentre preservano i privilegi di zone più ricche di servizi
e gli interessi di operatori privati. È per discutere di
questo atteggiamento che il 6/11 Zingaretti ha preso l’impegno ad incontrare prossimamente i sindaci
dell’ASL RMF. Sapremo allora se saprà distinguersi
da chi l’ha preceduto.
Maurizio Archilei
32. Salute
SPARITA LA POLIOMIELITE? FALSO
Molti italiani sono convinti che la vaccinazione contro la polio sia diventata inutile.
Invece, secondo l’Unione Europea, oggi c’è il rischio che la malattia ritorni.
di Marilena Cavallero
Un’improvvisa debolezza alle braccia o, più spesso,
alle gambe; i muscoli che si atrofizzano, perdendo volume fino ad accorciare e deformare gli arti, ad alcuni
bambini la polio immobilizzava anche i muscoli del
torace impedendo la respirazione: nell’estate 1958
scoppiava in Italia l’ultima grande epidemia di poliomielite ma una precedente, nel 1950, colpì tanti bambini; tra questi c’ero anch’io. Ero una bambina vivace
e piena di energia. Improvvisamente una mattina mi
svegliai in preda ad una grande febbre chiedendo a
mia mamma di accarezzarmi le gambe perché mi facevano male. Mia mamma in preda a grande stupore
e spavento mi tirò su e cercò di mettermi in piedi ma i
miei piedini non stavano dritti e non mi reggevano. La
poliomielite, per fortuna in modo non troppo invasivo,
mi aveva colpita. In seguito affrontai un trapianto di
tendini e ripresi a giocare , con grande forza di volontà, con i miei amici.
Il poliovirus è estremamente infettivo: entra dalla bocca, contamina le cellule della faringe e della mucosa
intestinale, si moltiplica e viene diffuso con le feci. La
trasmissione può avvenire attraverso le goccioline di
saliva emesse con i colpi di tosse o gli starnuti dai
malati o dai portatori sani, ma anche se si mangiano
cibi contaminati.
Né allora, né oggi, nonostante la ricerca, si sono trovati farmaci efficaci. L’unica difesa è dunque il vaccino. In Italia è obbligatorio dal 1966. Nel 1957 e duran-
te l’epidemia del 1958 ci fu la corsa alla vaccinazione
volontaria. Risultato: la malattia sparì prima ancora
che immunizzarsi diventasse un obbligo.
Eppure oggi, mezzo secolo dopo, c’è il rischio che la
polio ritorni. In alcune parti d’Italia il tasso dei vaccinati diminuisce mentre il vaccino utilizzato ora contro la
poliomielite richiede, per essere totalmente efficace,
che altissime percentuali della popolazione lo ricevano. Inoltre, per via dei flussi migratori, arrivano nel
nostro Paese persone che provengono da aree in cui
la malattia è endemica.
Perché allora parecchi genitori, pensando che il
vaccino sia ormai una pratica inutile, non fanno
vaccinare i propri figli? Nel 2010 su 100 bimbi di
un anno di Pomigliano (NA), 30 non erano stati vaccinati. In Sicilia nel 2002, i risultati peggiori li registrava
il quartiere marginale S. Cristoforo di Catania dove
la maggioranza dei bimbi di un anno (il 57%) non
era stata vaccinata. Questi casi si conoscono, ma
quanti altri bambini non sono stati vaccinati?
Il 5 maggio scorso il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha definito la
poliomielite “emergenza di salute pubblica internazionale”. Se la poliomielite sbarca sui nostri lidi, trova
grandi spazi di azione.
Il vaccino dovrebbe tornare obbligatorio per tutti i
bambini. Fate vaccinare i vostri bambini, affinchè
possano crescere sani e felici.
33. Nel territorio
34. Salute
“CONSUMARE PRODOTTI LOCALI…MEGLIO SE INTEGRALI”
Prosegue il nostro viaggio nel mondo della nutrizione e dei suoi innumerevoli risvolti anche sociali
con il dott. Daniele Segnini, intervistato dalla coop. Sole Etrusco di Cerveteri
Negli eventi in cui abbiamo avuto il piacere di
ascoltarti insisti a suggerire la ricerca ed il consumo di prodotti locali (e a noi fa molto piacere),
perché?
Le esperienze di Sole Etrusco nel campo dei cereali
e della Canapa, dell’Azienda Agricola Biologica Morani, dell’azienda biodinamica Orti dei Terzi e di tanti
altri piccoli produttori locali dimostrano che è possibile accorciare la filiera alimentare, ottenere prodotti
di elevata qualità a costi contenuti; la carta vincente
dei prossimi anni, ne sono sicuro, sarà quella di Slow
Food: metter insieme il piacere del cibo “buono, giusto e pulito” con un modo di mangiare che rispetti la
nostra biologia, i nostri bisogni nutrizionali. A chi superficialmente contrappone nell’alimentazione il piacere alla salute, ribadisco che il mio motto è “piacere
e salute”. Penso che possiamo mangiare sano ed essere al contempo buongustai, cercando nel cibo emozioni, storie, valori culturali e sociali. Ci terremmo
ad una piccola ma importantissima digressione
“tecnica”, puoi spiegarci il corretto rapporto da
tenere con i carboidrati? Generazioni e generazioni
di italiani e di popolazioni mediterranee hanno vissuto
in buona salute mangiando cereali integrali – gli unici
disponibili – legumi, frutta, verdura, olio di oliva, pochissima carne – i giorni festivi – pesce e uova laddove disponibili; questo modo di mangiare aveva come
aspetto complementare una notevole attività fisica,
certo non lo sport ma il duro lavoro dei campi o della
pesca. Anche oggi possiamo introdurre circa il 50%
delle calorie totali dai carboidrati, da quelli complessi
di pasta, pane e prodotti da forno e da quelli semplici
di frutta e verdura; l’aspetto più importante riguarda
la qualità dei carboidrati,
che devono essere biologici, il più possibile integrali e
da filiere corte, controllate
e di qualità. Non avrebbe
senso valutare allo stesso
modo un consumatore tipico statunitense di carboidrati con uno italiano attento
alle proprie scelte alimentari. Il primo utilizzerebbe
prodotti per lo più industriali, super raffinati e di infima qualità, acquistandoli al supermercato con una
spesa ridotta. Il secondo spenderebbe qualcosa di
più ma farebbe comparire sulla sua tavola la mattina
fette biscottate o biscotti integrali, ai pasti principali pane integrale o pasta di qualità da filiera corta;
gli statunitensi negli ultimi 50 anni hanno abbattuto
la spesa per il cibo: tutto quello che risparmiano nei
loro enormi negozi lo spendono in medicine, non mi
sembra qualcosa da imitare. Un’ultima cosa proposito delle diete senza carboidrati. Uno dei rischi cui si
va incontro, in particolare con diete al di sotto delle
1000-1200 calorie al giorno, è che l’organismo sia costretto a consumare le proteine dei propri muscoli per
compensare i bassi apporti energetici, con il risultato
di perdere parte della massa muscolare; se l’obiettivo
è ridurre il grasso, conviene aumentare l’attività fisica
e introdurre quantità adeguate di zuccheri, semplici
e complessi, di buona qualità per utilizzare le nostre
riserve lipidiche: per “bruciare” i grassi, in termini chimici, per ossidarli, serve il glucosio. 35. Nel territorio
36. Storie
IL MIO RICORDO DI
IVON DE BEGNAC A LADISPOLI
Proprio alle spalle del Comune, vi è una via che porta il
nome di un grande scrittore che qui ha vissuto:
Ivon De Begnac.
di Aldo Ercoli
Forse ai giovanotti di questa città è più famoso per
la splendida squadra sportiva di calcio che porta il
suo nome: giovani, forti, sempre in finale, tra decine
e decine di squadre del comprensorio romano (vedi
Corriere dello Sport). Per me Ivon, che ho conosciuto
negli anni 80 e curato riscontrandogli un infarto del
miocardio, è stato il vero “maestro” letterario e anche
di vita. Le sue idee erano frutto di una persona di un
notevole spessore culturale, di un uomo capace di
interrogare il proprio vissuto per capire il presente e
avere sentore del futuro. Che fosse un uomo di destra (ora non mi sembra ci sia più questa distinzione
tra sinistra e destra, perché brave persone ne ho conosciute da una parte e dall’altra, così come viceversa) dubbi non ve ne sono.
Biografo ufficiale di Mussolini durante il passato regime fascista, Ivon ha scritto due importanti libri: “Palazzo Venezia: storia di un regime” nel 1951 e “Colpodistato” nel 1960. Come molti dei miei lettori ben
sanno io non mi occupo di politica ma solo di medicina
e cultura. Se cito spesso “l’eretico” grande Pierpaolo
Pasolini e l’altrettanto onomatopeutico grande poeta
Gabriele D’Annunzio non lo faccio per mia opportunistica “par condicio” ma perché credo di individuare
il genio dalla persona comune…e comunque perbene. Personalmente ho avuto modo di conoscerlo nel
giugno del 1982 durante la premiazione di una mostra fotografica nella quale Ivon era presidente della
giuria. L’assessore allora alla cultura del Comune di
Ladspoli, ossia Augello, del PSI, sentì il dovere di invitare Ivon quale critico d’arte ben sapendo che era
un uomo di destra, dal passato mussoliniano (vi era
addirittura chi ipotizzava che fosse un figlio illegittimo
di Benito...io non ci ho mai creduto). Augello, aveva
invitato la cultura non l’uomo politico. Ed era giusto
così. La cultura non doveva avere targhette politiche.
Ieri come oggi, steccati non ve ne sono. Quello che
ho apprezzato veramente
tanto di De Begnac sono i
saggi sui nostri artisti locali
(De Caro, Cairo etc) e soprattutto gli articoli di ambiente e storici che hanno
riguardato Ladispoli, il luogo dove viveva. E’ forse un
caso che nel primo libro su
Ladispoli, ossia quello da
me scritto “Ladispoli Centenaria”, abbia riportato un
suo celebre brano dal titolo “Ritratto di umanissima città”? E non è stato forse Ivon il primo a chiamare “Città” quel villaggio di
pescatori divenuto cittadina balneare? “Non è ancora
giunto il momento di chiedere a chi la città dovrà somigliare. Agli agricoltori che l’hanno fatta nascere? Ai
marinai che vi fissano dimora? Forse. Oppure alla poesia degli antichi, affiorante tra solco e solco, tra olivo
ed olivo, da Palo a Campo di Mare, a Santa Severa?
Problema che ha rilevanza non soltanto letteraria“ (I.
De Begnac 1984) Il suo stile musicalmente incontenibile. Molte volte sono stato a casa sua per avere
un giudizio sui miei scritti. Quanto ho imparato da lui
!! Pause, sospensioni, esclamazioni… interrogazioni.
Solo chi ama leggere può capire questi aspetti. L’ultima volta che vidi Ivon fu nel gennaio del 1983 quando
gli riscontrai un Infarto del miocardio.
De Begnac andò malvolentieri in ospedale, voleva
che lo curassi io a casa. Gli dissi allora che il mio vecchio ospedale, il San Filippo Neri, aveva un ottimo reparto di Cardiologia e riuscii a convincerlo. Purtroppo
fu tutto inutile. Nonostante le cure cure specialistiche
morì nel suo lettino ospedaliero.
“Ognuno sta solo/sul cuor della terra/trafitto da un
raggio di sole/ed è subito sera” (S. Quasimodo)
37. Nel territorio
38. Nel territorio
39. Nel territorio
40. Arte/Eventi
IL QUADRO DI LADISPOLI CHE “SOLCA” I MARI DEL SUD
“Dipingere un quadro è come creare un universo dove gli uomini si incontrano”
di David Paris
l concorso di pittura indetto dalla MC Art Gallery, unico nel suo genere. Ha decretato come vincitrice l’opera di Andrea Cerqua. Il dipinto intitolato “Uroboros”
(Fuoco Sacro) è stato imbarcato sulla ECO di Matteo
Miceli, impegnato nel superamento di un record internazionale: il giro del mondo in solitaria in barca a
vela. Salpato dal porto di Riva di Traiano il 19 ottobre
ha raggiunto e superato le coste dell’africa centrale.
L’opera d’arte di Andrea Cerqua navigherà per gli
oceani, e condividerà per cinque lunghi mesi la solitudine del suo compagno d’avventura e costituirà un
ponte emozionale tra la dura realtà del mare e l’immensità della dimensione della creazione. Inoltre, la
Roma Ocean World, questo è il nome dato all’impresa, così come voluto dallo stesso Matteo Miceli, sarà
eco-sostenibile; la sua imbarcazione solcherà i mari
del globo senza mai fare scalo, sarà quindi autonoma e autosufficiente, sia per la produzione di verdura
fresca per mezzo di un orto, che di uova grazie alle
due galline presenti a bordo, il resto, se il mare sarà
generoso, arriverà con la pesca. Insomma, un’impresa mai tentata prima: circumnavigazione del globo,
senza scalo ed eco-sostenibile, alla quale si aggiunge
un evento artistico senza precedenti. La scelta dell’opera vincitrice è stata fatta dallo stesso Miceli, coadiuvato dalla direzione artistica della MC Art Gallery e
dal pubblico che ha espresso i propri giudizi visitando
l’esposizione dei lavori in concorso, direttamente in
galleria. L’opera è stata pensata dice Andrea Cerqua
per sostenere e incoraggiare Matteo nei lunghi mesi
di navigazione, e rappresenta un momento introspettivo e intimo di profonda ricerca in se stessi. “ La luna,
il mare, la notte, sono tutti simboli nella mia pittura
che aprono il varco verso la zona più profonda di noi,
facendo emergere l’essenza di chi siamo, come uno
specchio che porta in superficie la nostra natura vera
e profonda spesso soffocata dalla supremazia dell’IO
che vuole sempre primeggiare sull’ ESSERE”. Andrea
Cerqua ci ricorda che dipingere un quadro è come
creare un universo dove gli uomini si incontrano.I
nomi degli artisti selezionati dalla MC Gallery con la
collaborazione di Tracciati d’Arte sono pubblicati sul
sito www.tracciatidarte.wordpress.com
I TESORI DI TUTANKHAMON
La vita del faraone in mostra all’accademia d’Egitto di Roma
Tracciati d’Arte nella persona di Andrea Cerqua, è stato ospite d’eccezione alla tanto attesa mostra dedicata a Tutankhamon che Asfour,
ministro della cultura egiziano, ha
inaugurato, all’Accademia d’Egitto (a Villa Borghese), insieme al
Sottosegretario del Ministero dei
Beni Culturali, Francesca Barracciu, e alla direttrice dell’Accademia,
Gihane Zaki. Parlando davanti ai
diplomatici di Iraq, Arabia Saudita,
Kuwait e Oman, giornalisti e scrittori come Ali Maklad presenti all’evento, Asfour ha detto - «perché
oltre alla cultura è importante che
intervenga anche la diplomazia»,
«La vera sfida - sostiene Asfour è convincere la gente a cambiare
mentalità, serve una nuova cultura». Sono in tutto una trentina i reperti esposti, copie autenticate dal
ministero delle Antichità egiziane e
acquistate dall’Accademia d’Egitto
di Roma, dice l’egittologa Gihane
Zaki, la prima donna a guidare il
prestigioso istituto nato un’ottantina di anni fa. «Gli oggetti esposti
rimarranno due anni in mostra.
Un modo di rendere un servizio al
pubblico italiano. Uno strumento di
conoscenza, in grado di fare viaggiare le persone, senza farle spostare dalla loro città». I reperti legati
alla vita del faraone morto a soli 19
anni in circostanze misteriose saranno visibili tutti i giorni dal lunedì
al venerdì dalle 10 alle 17.
Ladispoli-Heusenstamm
BRIGITTE FISCHER IN MOSTRA IN BIBLIOTECA
Si
intitola
“La sabbia
di Ladispoli
e la natura”
la mostra di
pittura di Brigitte Fischer,
artista
tedesca della
città gemellata Heusenstamm. Un vernissage che apre con
una presentazione, presso la biblioteca comunale di Ladispoli, venerdì 14
novembre alle ore 17.30 e alla quale
farà seguito una mostra, di tre giorni,
dei lavori dell’artista che ha voluto dedicare gran parte delle sue opere alla
città di Ladispoli.
Un omaggio alla città che ama frequentare spesso, che ha conosciuto
grazie al gemellaggio e che con gli
anni ha avuto occasione di conoscere
anche sotto l’aspetto artistico, perché
la Fischer è un’artista ammaliata dal
particolare. Il suo animo sensibile le
fa cogliere e notare quella forma singolare della natura, quel colore particolare che poi riporta sui quadri con
grande personalità. Il suo è uno stile
astratto che prende corpo dalle emozioni che vive osservando la natura
che la circonda e che tanto la emoziona.
È possibile visitare la mostra il 15 e 16
novembre dalle ore 16.00 alle 20.00
e il 17 novembre dalle ore 9.00 alle
13.00 e dalle 15.00 alle 18.00.
NOVEMBRE,
MESE DEL
NOVELLO
Un vino che si accosta molto bene
con le caldarroste,
con salumi e formaggi
Giovane protagonista dei menu
autunnali, il Novello arriva sulle
tavole degli italiani ogni anno con
la massima puntualità. Piacevole
e beverino, questo vino è adatto
al consumo già poche settimane
dopo la vendemmia e quest’anno
viene commercializzato rigorosamente a partire dal 31 ottobre
come previsto dalla legge che ne
disciplina sia l’immissione al consumo sia la produzione. Il vino
Novello è ottenuto con la tecnica
della macerazione carbonica che
consiste nell’introdurre grappoli
d’uva perfettamente sani e integri
in serbatoi ermetici tenuti a una
temperatura di circa 30°C con
un’atmosfera composta da anidride carbonica. La permanenza varia tra i 5 e i 20 giorni, tempo che
permette alla frutta di fermentare.
Conclusa questa fase, la massa
di uva e mosto viene sottoposta a
pigiatura e successivamente collocata nel tino di fermentazione
dove, in due o tre giorni, il residuo zuccherino termina la propria
trasformazione in alcol etilico. Il
procedimento fu messo a punto nel 1934 in Francia, patria del
Beaujolais Nouveau, cugino d’oltralpe del Novello italiano. L’accostamento tradizionale del Novello,
dettato anche dal periodo, è quello con le caldarroste, ma si abbina
molto bene anche a salumi non
troppo grassi, formaggi e carni
bianche.
Di Sandro Pascucci
42. Nel territorio
43. Nel territorio
44. Nel territorio
45. Casi e casotti
CERVETERI. DA ZONA ARTIGIANALE A
CENTRO COMMERCIALE, TRADISCONO I DECENNI
Si va per convegni mentre il sindaco Pascucci auspica per il cambio di destinazione d’uso
di Valerio Dieni
La storia: zona artigianale di Cerveteri in
località Pian del Candeliere. La notizia: il 29
novembre si svolgerà l’ennesimo incontro fra
alcune delle parti interessate. Il risultato: nessuno, per ora. Questa, in breve, la situazione. Magari però qualcuno si è perso i capitoli precedenti,
che sono tanti, troppi. Facciamo come nei film, allora.
Flashback in bianco e nero con data e luogo che appaiono in basso a sinistra.
Cerveteri, fine anni Ottanta. La nostra storia inizia
sotto l’anomala alleanza fra democristiani, comunisti
e socialdemocratici che al tempo governava in piazza Risorgimento. L’area individuata per far sorgere la
zona artigianale del comune ceretano è quella compresa fra via Fontana Morella e via Settevene Palo e
fra la via Aurelia e l’autostrada Civitavecchia-Roma.
La prima perimetrazione si scontra però con i vincoli
militari del campo di Cerenova (non intervento urbanistico a meno di 800 metri e costruzioni di altezza
non superiore a 3). Come spesso accade da queste
parti, i primi problemi corrispondono ai primi rinvii. E
il progetto viene accantonato. Non per mesi, ma per
vent’anni.
Cerveteri, 2008. Giunta Ciogli. Il Partito Democratico
fa sul serio. Altra perimetrazione e conseguente bando. Si parla di 24 ettari di terreno privato e 8 di pubblico. Non uno scherzo, insomma. Il gestore prescelto
è la Federlazio. Tutto sembra andare per il verso giusto: in Consiglio vengono approvati gestione e Piano
Particolareggiato, la Federlazio inizia ad acquistare i
terreni e a prenotare i capannoni, chiede addirittura
un aumento di cubatura che viene concesso. La notizia inizia a viaggiare velocemente, tutti felici e contenti, Cerveteri avrà la sua zona artigianale. No. Perché,
ancora una volta, tutto si ferma. Motivo? Progetto varato senza le autorizzazioni che andavano richieste
alla Regione. Stop.
Cerveteri, 2011. L’amministrazione Ciogli approva
un aumento dell’indice fondiario riguardante proprio
il progetto della zona artigianale. E’ lo stesso sindaco
a commentare la decisione: “Questo incremento di indice fondiario, e quindi di superficie coperta realizzabile, ci consente di raggiungere due risultati: il primo
è quello di dare la disponibilità di maggiori superfici
coperte alle attività produttive di Cerveteri che hanno
dimostrato grande entusiasmo nei confronti dell’ini-
ziativa, tant’è vero che le superfici coperte previste
dal piano di iniziativa privata sono esaurite. Il secondo
è il mantenimento calmierato del costo dei manufatti
produttivi rispetto agli importi predefiniti. Le procedure adottate consentiranno di recuperare tempo e non
certamente di perderlo”. Sull’argomento interviene
pubblicamente anche il vicedirettore generale della
Federlazio, nonché Presidente del Consorzio Attività
Produttive Cerveteri, Giuseppe Giordano: “La collaborazione tra Federlazio e comune di Cerveteri sta
portando notevoli frutti. Non lo diciamo noi, lo dicono
i fatti”. Frutti - o fatti - evidentemente troppo acerbi.
Perché la zona artigianale non compare dal nulla.
Anzi, non compare e basta.
Cerveteri, febbraio 2013. Cerveteri è cambiata.
Quanto accaduto all’amministrazione Ciogli è cosa
nota. La palla è passata a Governo Civico e al giovane Alessio Pascucci. Il neoeletto sindaco dice sì:
la zona artigianale si farà. Lo comunica ancora Giordano: “L’iter urbanistico dell’area artigianale è praticamente completato - dichiara in un’intervista - e il
sindaco Pascucci ha più volte confermato la volontà dell’amministrazione di puntare su tale iniziativa
come motore di sviluppo dell’economia locale”. I problemi, tuttavia sembrano permanere. Quali siano, nel
dettaglio, non è dato saperlo.
Cerveteri, agosto 2013. Ci siamo. In Consiglio comunale vengono approvate le delibere per la realizzazione della zona artigianale. “Abbiamo ripreso in mano la
situazione - rassicura il sindaco - e risolto le problematiche tecniche sorte nell’iter avviato dalla precedente
amministrazione. Si tratta di un punto prioritario del
nostro programma e non potevamo assolutamente
accettare i ritardi che si stavano accumulando. Grazie
all’impegno della nostra giunta e dei nostri tecnici, in
tempi davvero brevi, è stata individuata la soluzione
al problema. Abbiamo quindi revocato la vecchia delibera e approvato il Piano Particolareggiato e il Piano
degli Insediamenti Produttivi. Federlazio ha risposto
positivamente al nostro appello e ci ha trasmesso un
documento in cui esprime la disponibilità a farsi carico di tutte le opere di urbanizzazione, a concedere
uno spazio per la realizzazione del mercato coperto a
kilometri zero e a realizzare un’altra importante opera pubblica”. Cerveteri, novembre 2014. Speriamo
che i flashback siano finiti.
47. Nel territorio
48. Nel territorio
49. Nel territorio
50. Nel territorio
51. Casi e casotti
LADISPOLI, PERICOLO ESONDAZIONE? QUESTIONE DI VINCOLI
Quartiere Miami e zona artigianale dichiarate ad alto indice di rischio: vincoli rimossi ma solo per lo stadio
di Aurora Di Curzio
E’ stato rimosso il vincolo idrogeologico nella
zona del nuovo campo sportivo ed i lavori pertanto continuano. I 500 mila euro della sanità
pubblica per spostare l’eliporto sono serviti anche se l’inchiesta della procura di Civitavecchia
sul campo di calcio non è archiviata. Ma sul problema dei vincoli idrogeologici nell’attigua zona,
dice l’assessore Pierini, “c’è un rischio in più”.
Se da un lato l’amministrazione comunale si dichiara
soddisfatta in quanto è stato “Tolto il vincolo idrogeologico nella zona del nuovo campo sportivo a Campi
Vaccina”, dall’altro le problematiche che interessano
la zona fanno tenere elevata l’attenzione di chi ha
investito. La questione del presunto rischio esondazione, come temono ad esempio alcuni proprietari di
immobili nelle stesse aree delimitate come a rischio
G2, potrebbe avere nel medio periodo dei risvolti economici negativi per la zona? Difficile da stabilire. Che
Il fiume Vaccina non causi alcun rischio idrogeologico
nei pressi del cantiere del nuovo campo sportivo lo
ha decretato l’Autorità dei bacini regionali del Lazio
rimuovendo così il vincolo che vi era stato posto. “La
Regione aveva posto vincoli più o meno restrittivi su
tutto il corso Vaccina – afferma l’Assessore ai lavori pubblici Pierini - uno in particolare nei pressi del
nuovo campo sportivo, ponendo così dei limiti all’edificabilità della zona. Il vincolo vi era stato posto da un
tempo relativamente recente, circa 8 anni, ma nella
zona erano già presenti diverse antecedenti costruzioni”. Se da un lato la Regione darebbe la possibilità
di rimodulare il piano, anche il comune di Ladispoli
ha provveduto a far valutare tutta la zona da esperti.
“I risultati che sono emersi erano chiari: nella zona
campo sportivo il rischio non sussiste – prosegue Pierini – il vincolo è stato quindi valutato palesemente
eccessivo ed eliminato”.
Ma è lo stesso assessore ai L.P. ad affermare poi
che, rispetto alla porzione che ospita il nuovo campo
di calcio, “in altri punti c’è invece un rischio in più”.
Fino ad oggi si hanno studi puntuali circa il tratto che
va dall’Aurelia al ponte della ferrovia, dopo il quartiere residenziale Miami, dove il vincolo penderebbe
come una spada di Damocle. Tali studi sintetizzano
che vicino il ponte, nella zona artigianale appunto e
nel quartiere residenziale Miami basso, confinante, il
rischio allagamento è più ampio.
“Il pericolo è maggiore poiché molte di queste zone
sono già edificate” dice Pierini: “Fortunatamente le
zone a maggior rischio poste ai margini del fiume
sono tutte agricole e assolutamente non edificabili”.
E qui sta il lepre? Sulla questione alza i toni l’ex consigliere comunale Roberto Garau (Governo Civico),
interessato alla zona artigianale, il cui punto di vista
è in netto contrasto con l’amministrazione: “Il decreto
dell’Autorità dei bacini regionali ha sì tolto il vincolo
nella zona campo sportivo, ma ne ha posto uno nella
zona artigianale adiacente” - incalza l’ex consigliere
ed assessore - : “Il vincolo ha posto il divieto assoluto di edificabilità: la zona verrebbe così svalutata.
La perdita non sarà solo degli imprenditori che hanno
investito sull’area, ma anche del comune. L’amministrazione infatti possiede alcuni lotti ancora invenduti.
Si andrà in tribunale”.
La questione appare molto complessa. Per la zona era anche prevista una variante: i lotti
di proprietà del comune sarebbero potuti essere opzionati dalle imprese. Anche Il comune dovrà valutare dunque eventuali rischi di future perdite e verificare se l’effettivo indice di rischio sussiste nei termini
esposti. Intanto da Palazzo Falcone arriva una nota
tranquillizzante: “In base all’articolo 14 delle norme
di attuazione del Piano di assetto idrogeologico, – si
legge – chiederemo ulteriori modifiche che possano
evitare ovviamente il rischio idrogeologico, ma che lascino la possibilità di realizzare opere per lo sviluppo
economico.
52. Nel territorio
53. Casi e Casotti
L’ECOALBERGO FANTASMA DI BRACCIANO
Nei corridoi della burocraziai i soldi dei contribuenti
diventano ectoplasmi
di Maurizio Archilei
A Bracciano c’è un albergo che non c’è. La sua storia
è costellata da interruzioni di lavori, difficoltà nell’elargizione dei finanziamenti e nell’effettuare pagamenti e
problemi tecnici e burocratici. Parliamo dell’Ecoalbergo sito in prossimità dell’ingresso al castello Odescalchi. Posizione ottimale per una struttura pensata nel
2006 che forse vedrà la luce la prossima primavera.
L’opera nasce dal recupero di vecchi alloggi in stato
di abbandono da più di 30 anni, affidati all’Ente Parco
tramite concessione per 30+10 anni dagli Odescalchi.
In virtù di tale affidamento, la struttura doveva essere
modificata nella destinazione d’uso, recuperata e gestita per conto del Parco fino alla restituzione ai proprietari. Problemi e lungaggini, però, non sono mancati. Nel 2006 l’Ente chiede due differenti permessi
per il recupero dell’edificio al Comune di Bracciano:
uno corredato da una domanda di cambio d’uso (da
residenziale a ricettivo) per l’intero edificio, l’altro in
cui il cambio d’uso si limita ad un 30% dell’intera volumetria. Distinzione motivata dal fatto che il PRG allora
vigente imponeva tale limite ai cambi d’uso, mentre
quello in fase d’approvazione no. L’allungarsi dei tempi per l’ottenimento dei permessi e l’incertezza sulla possibilità di superare il limite del 30% fanno fare
dietrofront al Parco, che rinuncia a 960.000€ forniti
dalla Regione. Si arriva così al 2008, quando l’Ente
reperisce presso la Regione due finanziamenti per un
totale di 1.060.000€ e il Comune concede il permesso con il limite del 30%. I lavori iniziano e nel 2009,
con l’approvazione del nuovo PRG, il Parco inizia a
dialogare con il Comune per ottenere il cambio d’uso
per l’intero edificio.
L’irregolarità con la quale i finanziamenti sono erogati
(la ditta che ha sostenuto i lavori deve a tutt’oggi ri-
cevere circa 200.000€) ritarda la fine lavori al 2011,
quando l’Ente individua il gestore per i primi 15 anni,
la IACE S.p.a., cui compete l’onere di realizzare alcune migliorie: allacci per acqua e fogne, arredo.
Dei 33 posti letto, però, solo 18 sono utilizzabili, e il
gestore non trova conveniente aprire. Iniziano nuovi contatti con il Comune per concedere il cambio
d’uso sull’intera volumetria, necessario anche per le
opere di adeguamento del secondo piano (sistemi
antincendio, deumidificazione, montaggio dei sanitari) per le quali il Parco reperisce ulteriori 200.000€
nel 2012. Arriviamo così direttamente ad oggi: con la
consegna di un’integrazione al progetto che riguarda
le opere di completamento finanziate, per le quali si
stimano circa 2 mesi, il Parco è in procinto di lasciare la questione in mano all’ufficio tecnico comunale.
Riassumendo, da un investimento pubblico di circa
1.260.000€, al momento non si è ricavato un solo
euro. Non solo: il canone mensile che il gestore si è
impegnato a corrispondere al Parco dal momento del
completamento dei lavori e per 15 anni è di 1.600€
(una manna per lo stato delle casse dell’Ente), mentre l’Ecoalbergo tornerà nelle disponibilità della famiglia Odescalchi al massimo nel 2048. I conti sono
fatti: il rientro per il pubblico (rappresentato dal Parco)
sarà di appena 288.000€ per i primi 15 anni. Al fine
di rientrare dell’investimento entro i successivi 15+10
anni si dovrà stabilire un canone minimo di 3.240€
mensili. Cifra esosa che non fa ben sperare e che lascia concludere che ad oggi, senza la creazione di un
solo posto di lavoro, l’affare sia tutto degli Odescalchi
che massimo tra 34 anni riprenderanno in mano una
struttura rinnovata, con una nuova destinazione d’uso, e sott’utilizzata.
54. Scuola
i bambini della C.Melone alla festa della castagna
L’IMPORTANZA DEGLI INCONTRI CON GLI “ESPERTI”
Personalità illustri per accendere la scintilla della conoscenza nei ragazzi
Prof.Riccardo Agresti, preside dell’istituto comprensivo Corrado Melone
Non sempre la scuola riesce ad istillare nei ragazzi
l’amore per il sapere, tuttavia, a volte, basta poco per
“accendere” una scintilla nei cuori dei ragazzi e spingerli verso la strada della conoscenza. Nella nostra
scuola si è allora deciso di affiancare, alle lezioni tradizionali, incontri con personalità del mondo delle Istituzioni, della Cultura, dello Sport, della Politica, della
Vita Civile e dello Spettacolo, nella convinzione che il
contatto con simili autorevoli personaggi sia mezzo di
sicura crescita e fonte di possibili emulazioni, o, comunque, spinga ad un contatto meno timoroso e di
maggiore fiducia verso il mondo dei “grandi” (inteso
in senso lato: sia adulti, sia autorità nel loro campo).
Tali autorevoli personaggi divengono “insegnanti” (nel
senso che “segnano dentro” il cuore dei ragazzi). È
una piccola riedizione dell’attività già realizzata da
Don Lorenzo Milani, il quale invitava, nella sua Barbiana, giornalisti, imprenditori, politici perché rispondessero alle domande dei suoi studenti, sottolineando che la differenza di ceto sociale si rafforza anche
con il contatto con poeti, giornalisti, scrittori che alcuni
possono permettersi ed altri no. La nostra scuola vuole, proprio come faceva Don Milani, colmare questo
gap. A questi “esperti” chiediamo di dedicare ai nostri
ragazzi un po’ del loro tempo per parlare liberamente di ciò che ritengono più opportuno: lavoro, attività,
impegno, paure e speranze, come e quali sacrifici abbiano sopportato per raggiungere i loro livelli, come
può essere emulata la loro carriera e così via. La loro
presenza ha l’obiettivo di far comprendere ai ragazzi
il mondo che li circonda e che gestisce le nostre vite,
di far superare paure e diffidenze, di favorire l’esprimersi di individualità che possono così essere spronate all’emulazione delle personalità che accettano il
confronto con i ragazzi, per stimolarne la vita futura.
Con la promozione degli incontri con “esperti” esterni,
anche dialogando costruttivamente con chi si pone
eventualmente “contro”, si affronta positivamente ciò
che non si conosce, il nuovo che fa sempre paura.
Questa attività non va a discapito della didattica ma,
Riccardo Agresti
anzi, la va ad integrare e a potenziare. Non si tratta di svago, ma di attività didattiche che portano alla
crescita degli studenti affidatici. Astronauti, campioni
sportivi, Vescovi, ministri, sindaci, assessori, giornalisti, scrittori, sindacalisti, docenti universitari, poeti, attori, cantanti (per indicare solo alcuni degli incontri già
effettuati), insomma persone di enorme livello culturale o di elevato valore sociale, non vengono a scuola
per “farsi vedere” (non ne hanno alcuna necessità),
ma parlano ai ragazzi della loro attività, di come hanno raggiunto i loro risultati e spingono i nostri alunni
ad impegnarsi e ad amare la cultura. Anche il solo
contatto con questi personaggi “eroici” consente ai
ragazzi di assimilare comportamenti, conoscenze,
ammirazione e voglia di emulazione.
56. Nel territorio
57. Nel territorio
58. Scuola
LA SCUOLA E IL METODO INTEGRATO. GENITORI SEMPRE PIU’ PROTAGONISTI
Incontro fra scuola e genitori nell’Istituto comprensivo Ladispoli 1 di Via Castellammare di Stabia
di Arianna Miceli
“Per far crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”. Questo recita un proverbio africano e questo è
ciò che pensiamo anche noi docenti e genitori dell’I.C.
Ladispoli 1. Per aiutare qualcuno, si tratti di un singolo
individuo o di un’intera comunità in difficoltà, c’è bisogno dell’impegno di tutti. Bisogna che l’intero “villaggio” mostri solidarietà. La famiglia e la scuola sono,
con ogni evidenza, le prime “fabbriche di futuro”; sono
“le comunità ecologiche dell’uomo” ma hanno bisogno
di lavorare insieme, rinnovando l’alleanza originaria in
favore delle nuove generazioni che saranno le protagoniste del domani. E’ in quest’ottica che nei giorni
scorsi, nella sala del collegio, il Presidente del Consiglio del nostro Istituto, Dott. Massimo Chakra, ha incontrato i genitori eletti in qualità di rappresentanti di
classe. All’incontro erano presenti, oltre ai genitori, il
Dirigente Scolastico, Prof. Roberto Tasciotti, la Vicaria
Dott.ssa Nicoletta Iacomelli, la Dott.ssa Silvia Marongiu (delegata comunale ad integrazione, cooperazione e progettazione europea), docenti e collaboratori
Scolastici. Scopo dell’incontro: fornire tutte le informazioni possibili affinche’ chiunque abbia la volonta’ di
spendere il proprio tempo per la scuola possa trovare
quanto necessario per operare al meglio e nella piena
consapevolezza del proprio ruolo. Il D.S. Dott. Tasciotti, ha accolto i genitori ricordando loro che, con
la Legge 30/2000 si è sancita la “cooperazione tra
scuola e genitori”. È un discorso che si ritrova anche
nel Regolamento dell’autonomia scolastica, nel quale
peraltro si parla di sistema formativo integrato. Dovrebbe ormai apparire definitivamente scontato che la
scuola non può operare isolatamente: occorre un impegno comune tra scuola e genitori, quanto più possibile coordinato e cooperativo; cooperazione che deve
realizzarsi non solo con i rappresentanti di classe, ma
con tutti i genitori, in forma individuale, ma anche,
quanto più possibile, comunitaria. Il sintomo più evidente della
difficoltà ad entrare in sintonia è
costituito dal fiume sotterraneo
delle lamentele reciproche che
avvelenano il rapporto, incrinano
la fiducia reciproca e sfociano in
una generale insoddisfazione. Il
Il Preside TASCIOTTI
Presidente del Consiglio Dott.
Chakra, supportato da un video molto interessante
realizzato per l’occasione, da slide esplicative di alcuni argomenti riguardanti la comunicazione fra scuola e
famiglie, ha analizzato insieme ai presenti in un confronto sincero e disinibito, i punti considerati deboli
e quelli di forza del nostro Istituto, ha proposto una
serie di idee per la collaborazione fra scuola e famiglia dalle quali sono scaturite poi delle interessanti
iniziative e dei progetti concreti, come la costituzione
di un Comitato di genitori, il Consiglio dei Bambini, che
potrebbe accogliere un’ampia rappresentanza di tutte
le classi della primaria e delle medie, una Giornata del
Genitore, una Giornata della conoscenza dove ognuno potrà mettere a disposizione la propria esperienza,
i progetti realizzati, le iniziative intraprese. Ma solo
la condivisione di tutto questo patrimonio con gli altri
potrà aiutare a creare un clima di crescita individuale
e collettiva. Si tratta infatti di eventi che possono fare
in modo che genitori e insegnanti vivano come alleati,
traguardo che esprime il massimo della collaborazione
tra scuola e famiglia. Il percorso non è facile e implica
la volontà di superare tutte le difficoltà che spesso creano rapporti segnati da indifferenza o incomprensione. Diventare alleati non è scontato o inevitabile: può
essere solamente frutto dell’impegno di chi crede che
valga la pena andare in questa direzione!
59. Nel territorio
60. Focus
ALL’ALLERTA METEO TUTTI PRONTI TRANNE LE FOGNE
Dopo i nubifragi della scorsa settimana che avevano provocato la chiusura delle scuole della provincia,
una nuova perturbazione si è abbattuta sul litorale. Di
breve durata ma di discreta intensità, quel tanto che
basta per far scattare l’ormai di routine “allerta meteo”
anche a scoppio ritardato, con maniacale interesse e
paura da parte di tutti. Qualcuno esclama, “tranquilli!
E’ solo inverno!”, ma poi la curiosità morbosa prevale,
e l’immedesimazione nel disastro annunciato fa venire quel brivido masochista che si traduce poi nelle
fobiche cronache dei giornali. Ma non sarà solo colpa
della realtà aumentata dai social network, che ritraggono solo le scene più critiche, se ogni volta che piove emerge in tutta la sua evidenza la propensione del
nostro litorale a finire letteralmente sott’acqua. Una
perturbazione estesa ma breve, con pioggia copiosa,
ha dimostrato di poter mettere in ginocchio le zone
rosse di due città. Nell’ultima occasione il miglioramento serale delle condizioni meteo è stato una vera
manna dal cielo. Si stava mettendo proprio male.
A collassare in molti quartieri di Ladispoli il sistema di
raccolta delle acque reflue: i tombini otturati e i numerosi avvallamenti del manto, aggiunti alla noncuranza
dei proprietari di abitazioni che non fanno manutenzione a scarichi e caditoie, tendono a non far defluire
l’acqua piovana e provocano in diversi punti della città l’allagamento di garage e scantinati: Viale Europa,
via Latina, Via Flavia, Via Ancona, Via Firenze, zona
artigianale, fino alla zona Nord di Via Roma e Via
Claudia, tutte zone molto soggette a questo tipo di fenomeno. E se Atene piange, Sparta certo non ride. A
Cerveteri, ancora una volta, basta un acquazzone per
mandare nuovamente in tilt le zone basse. Il problema appare cronico. La Protezione civile è intervenuta
ad esempio con l’idrovora per eliminare l’acqua che
ha invaso le strade delle zone di Via Trevignano, a
Cerenova. Spaccati di territorio già colpiti in passato
con alluvioni dagli effetti ben più gravi che ricordiamo
bene: la gente rimase in strada per giorni. E a quel
punto la solidarietà delle amministrazioni non basta.
Anche stavolta il danno è fatto, anche se in minore intensità. Numerose comunque le abitazioni colpite nei
seminterrati. Ad oggi nessun rimedio dal cilindro degli
amministratori. Alla prossima allerta allora, che Dio ce
la mandi fina. V
A stelle ritornate, il commento dei sindaci Paliotta
e Pascucci sui disagi su baraondanews.com
61. Nel territorio
62. Nel territorio
MICHELE CIAMPA RACCONTA
Intervista al primo presidente del Consorzio Artigiani
La zona artigianale nella sua breve ma intensa vita
è diventata una parte sostanziale della storia della
città. La testimonianza di una comunità operosa che
negli anni è cresciuta e si è strutturata in quell’area
del comune di Ladispoli che oggi ha preso il nome di
Città del Lavoro. In occasione del lancio del portale
Web che darà anche una forma virtuale alle attività
che vi sono insediate, proponiamo degli incontri per
far conoscere le persone che hanno contribuito alla
sua realizzazione. Questo percorso inizia con Michele Ciampa, primo presidente del Consorzio Artigiani
di Ladispoli.
Quando si è parlato per la prima volta di Zona Artigianale? L’area artigianale è stata ideata alla fine
degli anni settanta, primi anni ottanta. Era presente
già nel primo piano regolatore di Ladispoli. Ricordo che Crescenzo Paliotta, che allora era al primo
mandato, mi mostrò una riproduzione su un plastico
dell’intera Zona non molto difforme da quello che poi
è stato il progetto finale.
Ci fu una ragione specifica che spinse gli artigiani ad aggregarsi? Iniziò dai primi problemi scaturiti
dalla difficile “convivenza” tra le nostre attività, le abitazioni e le altre realtà commerciali. Le attività artigianali, per natura, creano fastidi ed hanno bisogni
specifici, quindi si decise di circoscriverle in un’apposita area.
La sintesi non rende giustizia ad un percorso difficile e tortuoso. Sì, da quel progetto iniziale passarono molti anni fino al 97’/98’, quando fu istituita una
commissione per l’assegnazione dei lotti. Ricordo che
alla prima gara rinunciarono in tanti. Il rischio a cui
ci esponevamo era rilevante, però devo dire che c’era molta fiducia nel futuro. Ad ogni modo andammo
avanti e proprio nel 1997 ci fu il primo collaudo delle
opere primarie, la creazione del consorzio e la sua
regolamentazione.
Cosa vi ha indotto a costituire il Consorzio? L’assegnazioni dei lotti ha comportato obbligatoriamente
la creazione di un organo giuridico che s’incaricasse
della manutenzione delle opere primarie e secondarie
e la creazione di un centro servizi. All’inizio fu molto
difficile, non arrivava nemmeno la posta.
La storia del Consorzio conta 3 presidenti: Lei,
Gilberto Siracusa e l’attuale presidente, Claudio
Sini. La Sua carica è durata dal 1998 fino al 2008.
Cosa ha caratterizzato quel periodo? Ho cercato
di coinvolgere quanto più possibile le aziende a fare
delle scelte comuni che portassero dei vantaggi in ter-
mini economici e d’investimento. In molti casi ci siamo
riusciti, altre volte no. Mi rimane il rammarico di non
essere riuscito a portare una scuola professionale
all’interno dell’Area Artigianale. Eravamo ad un passo
poi, per varie ragioni il progetto scemò. Confido che in
un prossimo futuro si riesca ad avvicinare i giovani al
mondo del lavoro attraverso un scuola professionale
in grado di dare una prospettiva al mondo che gira
intorno alle imprese locali.
Chi si è impegnato per la vostra causa? Sicuramente l’ex assessore alle attività produttive Roberto
Battilocchi. Ci ha sostenuto e ha dato un contributo
importante al progetto. E’ una cosa che possono riconoscere tutti.
La Città del Lavoro ormai è online e tutte le aziende sono unite sotto un unico grande portale.
Come può aiutare il web?
Internet è il futuro, anche i meno informatizzati lo riconoscono. La rete ci dà visibilità e ci offrirà l’opportunità di coprire molti nostri bisogni. Anni fa proposi
una bacheca degli artigiani: un punto dove le attività
potessero comunicare con le altre; era un passo per
innescare quei meccanismi che incentivano la collaborazione e lo sviluppo. Osservare che il portale della
Città del Lavoro ha predisposto una bacheca online è
una prova che si va nella direzione giusta.
Un augurio? Auguro ai giovani di avere le opportunità che ho avuto io.
David Paris
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64. Good News
DALLA SINERGIA DI 5 COMUNI NASCE IL PORTALE
“LE TERRE DEL LAGO”
Sito, marchio di qualità e opportunità di rilancio turistico
di un’oasi a due passi da Roma
AL “PERTINI” GLI INSEGNATI
VANNO COL TABLET
Finalmente il tablet diventa
uno strumento di lavoro
per i docenti
Rilanciare il turismo sul lago di
Bracciano e nei paesi limitrofi.
Questa l’idea alla base della
realizzazione del portale “Le
Terre del Lago”, finestra sul
web di un territorio che potrà
usufruire di un omonimo marchio utile a segnalare attività e
iniziative certificate. Manziana,
Canale, Trevignano, Bracciano ed Anguillara i 5 comuni
interessati. È grazie alla loro
unione e alla coordinazione
con l’Ente Parco di Bracciano
e Martignano ed il Consorzio
di Navigazione che il progetto,
nato più di un anno fa (ai tempi si chiamava “Le Strade del
Lago”), ha visto finalmente la
luce. 28.000 euro di finanziamenti concessi dalla Regione
Lazio sono stati sufficienti per
dare alle stampe 5000 copie
di guide cartacee in italiano ed
inglese, e circa 1000 cartine,
oltre alla realizzazione del logo
e del portale. È quest’ultimo lo
strumento che dovrebbe costituire il fiore all’occhiello dell’intera operazione, permettendo
agli utenti di accedere ad un
contenitore unico dell’offerta
turistica del territorio lacustre
e agli operatori (ristoratori e
albergatori) di usufruire di una
vetrina che potranno modificare direttamente grazie a strumenti da amministratore che il
sito è in grado di fornire a ciascuno di loro. 5 le commissioni
intercomunali create per ottenere questo risultato che è solamente provvisorio, un “work
in progress”, come l’ha definito
l’Ass. al Turismo di Anguillara
Matteo Flenghi, descrivendolo
come la base per quello che
d’ora in avanti si riuscirà a fare
grazie all’aiuto degli operatori
del territorio.
Il sito, già on-line, è visitabile
all’indirizzo leterredellago.net.
Aurelio Zirchiami
Ladispoli. Il liceo “Sandro Pertini”
compie un altro passo avanti verso
l’informatizzazione della didattica,
allineandosi agli ammodernamenti
dettati dalle leggi dello Stato riguardo la “de-materializzazione”, convertendo in formato digitale i documenti inerenti alla didattica.
Da quest’anno tutti i docenti sono
stati forniti di “tablet” che sostituiscono il cartaceo Registro personale, completando il percorso avviato da sette anni.
Si ricorda che Il Registro elettronico era stato inizialmente introdotto
in via sperimentale proprio al Liceo
Pertini nel 2007, unica scuola sul
territorio ad aver avviato tale procedura.
Dal 2008 tutti i genitori hanno potuto visionare l’andamento didattico
dei propri figli direttamente dalla
propria casa.
A partire dal 2011 anche le pagelle
sono consultabili on-line.
Bisogna sottolineare che, in questi
anni così difficili per la scuola pubblica, grazie alla disponibilità dei
docenti, il liceo ha cercato e superato le molte difficoltà, avvicinandosi sempre più, come suo principale
obiettivo, all’utenza ed al suo territorio.
Prof.ssa Franca Veronesi
65. Nel territorio
66. Spettacolo
CARLO VERDONE A LADISPOLI, I RETROSCENA
“Tutto è nato dal legame col compianto Massimo Jaboni al quale dobbiamo enorme gratitudine”
di Alessandra Fattoruso
Massimo Jaboni: dietro questo nome ci sono 60 anni
di attività ininterrotta nel mondo del cinema…tecnico
di produzione, fonico ed organizzatore di spettacoli
come la rassegna cinematografica che si svolge da
22 anni a Poggio Mirteto. Sul palco di Poggio Mirteto
tra l’altro “un piccolissimo comune del Reatino che ha
pochi abitanti” sono passati oltre 200 attori famosi a
ritirare il riconoscimento del Mirto d’oro.
Tra i mille racconti fatti da Massimo mi suona ancora
nelle orecchie “…ho cominciato a 14 anni spazzando
le sale della Nis film…poi rubando con gli occhi un
giorno mi venne offerta l’opportunità di stare in produzione…” e così cominciò la sua lunga carriera che
lo ha portato ad essere “un pezzo da 90” nel mondo
del cinema. Lo conoscevano tutti…registi, attori, produttori e lo stimavano molto. Lui, una persona chiara,
seria, leale, di gran cuore ma quello che lo contraddistingueva era la sua umiltà. Quando lo conobbi ne
rimasi subito affascinata e quando mi propose di fare
una rassegna del cinema a Ladispoli non ci pensai 2
volte…anche se come dice sua sorella Silvana, che
tra l’altro abita a Ladispoli, “…la Fattoruso prima di
conoscere mio fratello di cinema non ne capiva un
tubo…” ed io confermo. Sapendo che il mio attore
preferito era Carlo Verdone nel maggio del 2013 mi
portò a Roma ad un evento dove conobbi molti artisti:
Marco Giallini, Sabrina Ferilli, Nicolò Fabi, Jasmine
Trinca, Luigi Lo Cascio, Claudia Gerini, Giuseppe
Tornatore, Ennio Morricone, Bernardo Bertolucci…
ed infine lui Carlo Verdone. MI batteva forte il cuore e Massimo sorrideva guardandomi. Tornai a casa
quella sera che camminavo su una nuvola per la felicità. Organizzamo la prima rassegna cinematografica
“Ladispoli Città Aperta” presso il cinema Lucciola portando 17 attori tra cinematografici e televisivi…Valeria Fabrizi, Massimo Bonetti, Michelangelo Tommaso,
Cristina D’Alberto, Paola Minaccioni, Giancarlo Leacche, Francesco Scali, Emanuela Grimalda, Giulia
Greco, Daniele Antonini, Kaspar Capparoni i registi
Gianni Leacche, Cristiano Celeste, Matteo Vicino e
molti altri. Partimmo nell’autunno 2013 ad organizzare la seconda rassegna ma purtroppo Massimo
Jaboni si ammalò e morì il 21 Dicembre 2013. Negli ultimi giorni che era in ospedale e nell’ultima volta
che ci sentimmo al telefono mi fece promettere che
avrei proseguito con la rassegna…ed io con grandi
fatiche ho mantenuto la promessa. Di questo devo
ringraziare il Sindaco Crescenzo Paliotta, Il delegato
al turismo e spettacolo Federico Ascani, l’Assessore
alla cultura Francesca Di Girolamo per avermi sostenuto in questo progetto. Un ringraziamento ulteriore
va a Dario Antimi, Attilio Consorti, Roberto Rossi e a
tutti gli imprenditori che hanno collaborato per la realizzazione di questo evento. L’ho fatto perché lui era
una grande persona ed io gli ho voluto molto bene. Lo
ringrazio qui pubblicamente di avermi lasciato il testimone e di aver regalato a Ladispoli questa bellissima
manifestazione. Massimo mi diceva sempre: ”porterò
a Ladispoli Carlo Verdone” e devo dire che se anche
lui ora non è più qui tra noi ha mantenuto la sua promessa. (Fotografia di Ilaria Muollo).
67. Nel territorio
68. Spettacolo
INCONTRO CON THOMAS TORELLI
Il regista, autore di “Un Altro Mondo” e “Zero – inchiesta sull’11 settembre”, ha scelto di vivere a Cerenova.
di Belinda Patta
Thomas Torelli, dopo un inizio come fotografo e montatore, a cui fa seguito una lunga esperienza in veste
di freelance per le più importanti società di Roma, si
mette in proprio occupandosi stabilmente anche di
produzione e regia. Ultimamente ha scelto di vivere
nel comune di Cerveteri, “precisamente a Cerenova” ci racconta “ una scelta legata ai miei trascorsi
di quando lavoravo a Ladispoli come fotografo, e ora
sono tornato qui con la mia famiglia, in questa zona
che mi è sempre piaciuta.” Thomas quest’estate ha
presentato, all’interno dell’Etruria Eco Festival di Cerveteri, il suo ultimo lavoro Un Altro Mondo. Un film
documentario che vuole aprire una nuova finestra
sulla realtà del pianeta, “ raccontando cose e storie”
afferma Thomas Torelli “ che di solito non vengono
raccontate. Quest’ultimo lavoro parla di tante cose,
un viaggio in cui cerchiamo, in qualche modo, di far riflettere lo spettatore sulla magia del mondo. Parliamo
di ecologia di spiritualità e della storia di alcuni popoli.
È giusto cercare di comunicare in tutti i modi, attraverso la narrazione, l’immagine e ritengo che tutto
questo sia molto importante. Oggi la gente è abituata
a vedere tante cose e questo ha sminuito la qualità
dell’immagine. Se si vuole comunicare qualcosa bisogna emozionare, trasmettere creando un messaggio
vero che entra. Il mio primo obiettivo è proprio questo,
comunicare ed emozionare. La sento con una missione, tanto da portarla avanti con tutta la passione che
ho.” E la proiezione di Un Altro Mondo sta girando
l’Italia lasciando un segno profondo in tutti gli spettatori. Un modo di raccontare i fatti, quello di Thomas
Torelli, che abbiamo già conosciuto in tanti altri suoi
lavori come con “Zero – inchiesta sull’11 settembre”
in concorso al Festival Internazionale del Cinema di
Roma 2007 e distribuito in più di venti paesi con un
pubblico di quasi 50 milioni di persone nel mondo e di
cui, Thomas, è produttore e coautore. Un film documentario che va oltre rompendo il muro del silenzio.
Un’inchiesta giornalistica rigorosa, frutto d’interviste
a testimoni oculari, sopravvissuti, responsabili delle
indagini, ma anche tecnici, scienziati, familiari delle
vittime e giornalisti. Un lavoro che permette allo spettatore di riconsiderare i fatti da punti di vista diversi
per riuscire a guardare di nuovo, in maniera critica,
le immagini di quell’11 settembre 2001. E per il futuro, qualcosa di nuovo? “ Ho in mano due lavori!” ci
dice. “Uno lo sto scrivendo mentre l’altro è già in fase
di montaggio. Parla dei danni correlati all’eccesso di
consumo di carne, danni per la salute ma anche per
l’ambiente. E lo dico da persona curiosa, che mette
il naso nelle cose e si rende conto di alcune dinamiche che ritengo sia giusto raccontare, perché sul mio
pianeta succede anche questo. Certo, ho scelto un
percorso che è una strada in salita, io lo faccio perché
sento che c’è bisogno di un altro tipo d’informazione,
il mio è solo un piccolo contributo a un altro tipo d’informazione. Finché avrò la forza d’indignarmi di fronte
a certe cose, avrò anche la forza di continuare questa
strada in salita.”
70. Marketing & Commercio
NUOVE TENDENZE, IL NEGOZIO A TEMPO
Temporary shop. Dall’Inghilterra agli States ed ora anche in Italia
Un negozio temporaneo o pop-up shop è un punto vendita che viene aperto solamente per un periodo prestabilito, solitamente da pochi giorni a qualche mese, nel
quale possono essere vendute tutte le nuove proposte
realizzate dall’azienda, edizioni limitate o stock di fine
serie, sfruttando la temporaneità come leva per indurre
il consumatore all’acquisto.
Il temporary shop è una formula commerciale innovativa
nata in Inghilterra, sviluppatasi negli Stati Uniti e approdata in Italia nel 2005. Costituisce una vera e propria
strategia di marketing che permette di far conoscere il
brand, di testare il mercato e di lanciare un prodotto.
Rappresenta un evento, una campagna promozionale
che tendenzialmente si autofinanzia attraverso le vendite effettuate in negozio.
Questa formula è particolarmente indicata per realtà nel
campo dell’abbigliamento, della moda e del design in
genere, ma si adatta molto bene anche ad altri settori
come l’arte, l’elettronica e i servizi. Alcune indicazioni
da seguire, utili per aprire un temporary shop sono: La
collocazione deve essere in una posizione con elevato
traffico pedonale; Assicurarsi della presenza nella zona
di altri esercizi commerciali in linea con il target di riferimento; Realizzare una campagna di comunicazione
che generi l’attesa prima dell’apertura; Creare nel giorno dell’apertura un evento per l’inaugurazione; Mettere
in evidenza la temporaneità del punto vendita. L’aspetto
più importante di un pop-up shop è la tempistica, tutto
dipende da quando inizia l’attività, quanto rimane aperta e quando viene chiusa. Tale “precarietà” del locale
dovrà essere positivamente trasmessa al consumatore,
il quale dovrà percepire la convenienza e la necessità
di affrettarsi ad acquistare. Diverse sono le motivazioni
per avviare un negozio a tempo e i vantaggi che esso
comporta:
Possibilità di far conoscere il marchio con un investimento ridotto; Promozione di nuovi articoli e servizi;
Testare il gradimento di un certo prodotto;
Essere presenti in una determinata città in un certo periodo dell’anno; Valutare la convenienza prima dell’apertura definitiva di un punto vendita; Aprire un temporary
shop può anche essere una risposta in un momento di
difficoltà economica, in quanto è una formula che permette alle aziende la vendita diretta in un negozio senza
dover affrontare costi fissi rilevanti, essendo i contratti
di affitto e la documentazione molto snelli e flessibili, e
le spese per l’avvio dell’attività decisamente contenute.
PER INFO NORMATIVE E FISCALI DR Mario Marri
TEL 3920152688 - marrimario@hotmail
71. Nel territorio
72. Nel territorio
73. Sport
LADISPOLI SOLA IN VETTA CON 21 PUNTI, E’ POLEMICA
I rossoblu agguantano il primo posto ma scoppia un caso sull’arbitraggio
di David Paris
COME E’ ANDATO L’INCONTRO. Con una vittoria il
Ladispoli intascai 3 punti e sfruttando il pareggio
tra Fonte Nuova e Vigor Acquapendente, raggiunge la testa della classifica del girone A.
Un successo convincente dei tirrenici nonostante
il buon inizio degli ospiti che al 12’ si vedono annullare un gol per fuorigioco di Polani. La risposta
del Ladispoli è immediata e al 18’ da posizione laterale Mannozzi fa partire un cross sfruttato al meglio da Roscioli che realizza la rete del vantaggio.
Da questo momento la partita diventa spezzettata
e nervosa, con molte ammonizioni e pochissime
occasioni da gol. Non succede nulla fino al 33’,
quando Federici realizza il raddoppio dei padroni
di casa impattando di testa una bella punizione del
solito Mannozzi.
La ripresa vede una reazione nervosa del Monterosi, che nei primi 15 minuti mette alle corde la capolista. Da evidenziare uno splendido recupero di
Pace, che al 14’ si immola su una bella conclusione
di Polani e salva il risultato. Successivamente il Ladispoli amministra con ordine, senza mai andare in
affanno, ed anzi rischia più volte di chiudere definitivamente la partita, prima con Bacchi, che calcia
a lato, e poi con una bella punizione di De Vecchis,
che non inquadra lo specchio. LA POLEMICA DEL REAL MONTEROSI. Spara a
zero il Presidente del Real Monterosi, Luciano
Capponi: ”Io che amo il calcio e che passo sempre
sopra i limiti delle decisioni arbitrali oggi sono veramente sconcertato perché, se questo è il calcio
nelle serie inferiori, a salire in quelle medie fino ad
arrivare sù, è marcio….” “Un arbitraggio a senso
unico, un gol regolare annullato a noi, un gol in
fuorigioco accordato per loro, ed una sfilza di cartellini gialli, veri o falsi che siano, per noi e neanche uno ….”
Un peccato dover constatare come un incontro di
calcio invece di finire nel rettangolo di gioco debba
continuare sulle pagine dei giornali. Ad ogni modo
il risultato rimane e il Real Monterosi avrà modo
di dimostrare il suo valore nel proseguo del campionato.
74. Ambiente
DISASTRO AMBIENTALE, UN TERRITORIO CONTAMINATO
Dopo i furti alla condotta muoiono pesci, tartarughe e volatili. In mare finiscono 30 tonnellate di velenoso
kerosene. Litorale a rischio. Amministratori invocano un piano di sicurezza e prevenzione. Dito puntato sull’ENI che
però si rivela disponibile a sostenere urgente bonifica. La questione approda sui tavoli del governo
di Belinda Patta
L’allarme è partito con una segnalazione, da parte
dei Vigili del Fuoco, per la rottura, con conseguente
fuoriuscita di Kerosene, di un tratto dell’oleodotto Civitavecchia - Pantano, che dalla città portuale giunge
all’aeroporto di Fiumicino per il rifornimento di carburante destinato agli aerei. Sul luogo della rottura della
condotta, precisamente nei pressi di Palidoro ad un
metro e mezzo sotto terra, sono prontamente intervenuti i Vigili del Fuoco e i tecnici dell’ENI per cercare
quantomeno di limitare l’impatto.
C’è voluto poco, però, per capire che il danno era stato provocato da ignoti, che per rubare il carburante
hanno maldestramente provocato l’ingente perdita di
combustibile. I ladri avrebbero agito in due punti della
condotta, uno vicino all’ospedale pediatrico di Palidoro (che ha avuto non pochi problemi legati ai forti
odori tra i corridoi dell’ospedale pediatrico) e l’altro nei
pressi di Torrimpietra. La Capitaneria di Porto, la Polizia locale, la Protezione civile ed anche un elicottero
della Forestale hanno immediatamente monitorato la
costa, poiché il liquido ad alto potenziale inquinante,
anche a causa delle forti piogge di questi giorni, si è
riversato nei corsi d’acqua per poi raggiungere il mare
e interessare un ampio tratto del litorale.
Partite le procedure per contenere la dispersione di
combustibile, ma col passare delle ore è diventato
sempre più evidente che l’attenzione più importante
era da rivolgere all’ambiente nell’immediato futuro.
Polemizza il sindaco di Fiumicino reclamando una
maggiore presenza dell’ENI al quale è stata reclamata l’assenza della messa in atto di un piano di bonifica, sicurezza e di prevenzione. Ma l’Eni in una nota
conferma di aver prontamente adottato tutte le misure
necessarie a far fronte all’emergenza ponendo fine
al flusso di carburante poche ore dopo l’effrazione e
procedendo al ripristino attraverso l’assorbimento del
carburante con panne assorbenti per facilitarne l’aspiramento, per poi procedere alle attivita’ di riparazione
dell’oleodotto. Al sindaco di fiumicino viene invece reclamato il ritardo nella proclamazione dell’ordinanza
di divieto di utilizzo dell’acqua (2 giorni dopo).
Nei siti danneggiati erano operative circa 50 persone,
tecnici Eni e di aziende terze dedite all’emergenza,
che hanno realizzato sul posto un laboratorio chimico mobile per le analisi delle acque. “Dai campionamenti emerge l’assenza di contaminazione sui tratti
di mare in corrispondenza della foce dei fiumi Arrone
e Palidoro” sottoscrive l’Eni. Ma l’allarme ambientale, finito sulla stampa nazionale, ha interessato gran
parte della costa assumendo sempre più i connotati
di un disastro annunciato, tanto da destare viva preoccupazione tra tutti i sindaci del litorale. Un duro
colpo per i Comuni di Maccarese, Fregene, Palidoro,
Ladispoli, i quali temono che la presenza del liquido
oleoso possa continuare a provocare un’inquietante
e già in atto moria di pesci, tartarughe e uccelli, quale
anticipazione di danno perdurante che ancora non è
possibile quantificare. Dopo il furto al Rio Palidoro, col
conseguente prospettarsi di una situazione davvero
difficile che si aggravava col passare delle ore, arrivava un’altra amara notizia: un altro furto di kerosene
a Fiumicino con altro sversamento nel fiume Arrone.
Il Sindaco Montino ha emanato un’ordinanza col divieto di utilizzare le acque dell’Arrone e del Rio Palidoro per qualsiasi uso, soprattutto per abbeverare il
bestiame. Anche il sindaco Paliotta si dice preoccupato per quanto sta avvenendo poiché le correnti stanno
portando il carburante verso nord. L’odore di Kerosene a Marina di San Nicola, a kilometri di distanza dallo
sversamento, permaneva fino a 2 giorni dopo il fatto.
La perizia spetta ora all’Arpa Lazio che sicuramente
avrà l’onere di monitorare la bonifica di una vasta area
per scongiurare pesanti e ingenti ricadute su quanti vivono e lavorano su quei terreni. Intanto squadre
di volontari ambientalisti sono intervenuti in soccorso
della fauna. Ci s’interroga su come agire nel futuro
per evitare questi continui furti e per salvaguardare
l’ambiente. Oltre che tutelare la salute pubblica. Eni
intanto si rivela disponibile a far seguitare fatti concreti
per prevenire ulteriori danni; “il fatto che Eni sia parte
danneggiata da questo evento non va in alcun modo
a detrimento dell’ impegno dell’azienda a mettere in
campo tutte le misure necessarie per la completa bonifica dell’area, in collaborazione con le autorita’ competenti” garantisce il colosso dell’energia.
La questione approda sui tavoli del governo. Il ministro
dell’Ambiente Galletti ha ordinato al Noe di procedere
ai necessari accertamenti sulle aree colpite, impie-
gando il supporto tecnico dell’Ispra. Contestualmente
Il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, ha convocato l’Unità di crisi. Potrebbero esserci altri punti dell’oleodotto presi d’assalto ma ancora non scoperti. Le
squadre del Reparto Ambientale Marino del Ministero
dell’Ambiente, in coordinamento con la Capitaneria di
Porto di Roma, sono ancora in azione. Mentre andiamo in stampa apprendiamo che si sta compilando un
fascicolo informativo da fornire alla Procura di Roma
per valutazioni in merito a responsabilità ed eventuali
danni per il territorio. Anche la procura di Civitavecchia potrebbe indagare una eventuale pista da seguire in ulteriori indagini.
76. Nel territorio
77. Nel territorio
78. Dietro le quinte
JUNKER, RENZI E DRAGHI, UN COPIONE SENZA UNA TRAMA PRESTABILITA
Gli scambi di battute di questi ultimi giorni e gli alti
e bassi della borsa sono il termometro di uno scontro imminente
di Danilo Marsala
Sentiamo spesso utilizzare espressioni come “teatrino della politica”, oppure “balletto delle cifre”, cioè
si tende a spettacolarizzare alcune tematiche, attribuendo ai protagonisti un ruolo ed un copione che
spesso nascondono logiche diverse dai comportamenti apparenti.
Nel gioco delle parti, che si parli di politica o di economia (si riesce a distinguerle?) la cosa veramente
difficile è orientarsi.
La riflessione nasce da due avvenimenti di questo
strano inizio di novembre.
Mi riferisco alla recentissima polemica tra il nostro
premier Renzi ed il neopresidente della Commissione
Europea Junker, e all’ultima riunione della Bce del sei
novembre scorso.
Prima i fatti!
Renzi attacca l’Europa dei tecnocrati, a margine
dell’ultimo Consiglio Europeo di Bruxelles, Junker
risponde deciso: “Non sono il capo di una banda di
burocrati…Se la Commissione avesse dato ascolto ai
burocrati il giudizio sul bilancio italiano sarebbe stato
molto diverso”.
Ancora Renzi: “Non vado in Europa col cappello in
mano. Non vado a Bruxelles a farmi spiegare cosa
fare.”
Cosa sta accadendo? Perché Junker dice anche:
“Sono sempre stato convinto che i Consigli europei
servano per risolvere i problemi, non per crearli. Personalmente prendo sempre appunti durante le riunioni, poi sento le dichiarazioni che vengono fatte fuori e
spesso i due testi non coincidono”. Così parte anche
un attacco al premier inglese Cameron, reo di aver
comunicato ai suoi concittadini in modo manipolatorio l’obbligo per l’Inghilterra di aumentare il contributo
all’Europa di 2,1 miliardi di euro, a seguito dell’aumento del Pil del paese (è solo uno dei punti cardine
della solidarietà che dovrebbe fondare l’Unione Europea, vale a dire chi ha di più dà di più…).
Cosa stanno realmente cercando di portare avanti
questi esponenti di primo piano dell’Europa? Perché
mai come stavolta Junker, spesso dipinto come una
personalità grigia, dal passato discutibile (è un exalcolista), mostra i muscoli ed un’inaspettata personalità nel rivendicare con orgoglio il ruolo politico della
Commissione Europea, vera guida dei paesi membri
nella sua funzione realmente esecutiva.
Al tempo stesso Renzi giungeva al Consiglio Europeo preceduto da difficoltà di vario genere sul fronte
politico interno, con difficoltà latenti nella maggioranza e rapporti sempre più tesi con i sindacati, con dati
economici in continuo peggioramento e che lo hanno
portato spingere il rapporto deficit-Pil al limite del 3%
consentito, senza sforarlo deliberatamente come la
Francia (alla quale il premier toscano ammicca..), ma
ponendosi in un terreno minato.
Ecco allora il secondo avvenimento cui accennavo
all’inizio: l’ultima riunione della Bce.
Preceduta da un clima teso a causa delle ricorrenti voci di malcontento di parte del consiglio direttivo
della Banca Centrale, sostanzialmente legate ad una
presunta gestione personalistica e poco ortodossa del
mandato da parte del presidente Draghi.
Già dalle prime parole di Draghi, i mercati finanziari
si infiammavano alla comunicazione dell’unanimità
del consiglio della banca nel delineare la possibilità
di espandere il bilancio ai livelli record di marzo 2012,
anche con misure non convenzionali, vale a dire acquisto di titoli di stato dalle banche.
I mercati europei vogliono i cordoni della borsa ancora ben aperti, anche alla luce del comportamento
della Fed americana (che sta restringendo il credito
ma molto lentamente) e della Bank of Japan, in fase
ultra espansiva.
In questo bailamme, capire chi vuole cosa è il dilemma che i 500 milioni di cittadini europei si trovano sulle
spalle.
E’ vera l’ipotesi di chi pensa che la presa di posizione
di Junker contro alcuni primi ministri rientri in un piano
più grande di disfacimento delle sovranità nazionali in
nome di alcuni ristretti potentati (guarda caso, in queste ore lo stesso Junker sembra coinvolto in un’indagine su presunti aiuti fiscali elargiti a società finanziarie, al tempo della sua presidenza del Lussemburgo)?
Se i mercati finanziari esultano per le manovre espansive di Draghi, i presunti falchi che quelle manovre
criticano quali interessi rappresentano, se non le banche e le grandi società finanziarie, quali altri gruppi di
potere?
Comunque, mai come adesso la sensazione è che la
partita dei futuri assetti geopolitici si gioca in Europa.
Se come terra di conquista o nuovo punto di riferimento forse non tarderemo a capirlo.
80. Nel territorio
81. Nel territorio
82. L’Opinione
L’ITALIA DEL COMANDANTE SCHETTINO
Nel bel paese, mentre il comandante De Falco è stato allontanato,
Schettino partecipa a talk show e seminari universitari
di Antonio Mazzitelli
“È stato un onore per me servire la Marina. Mi dispiace profondamente e sono imbarazzato che le
mie azioni abbiano portato a questo». «Rispetto la
decisione della Marina. Con l’amore e il sostegno
della mia famiglia vado avanti». Queste sono le dichiarazioni rese da un ufficiale cacciato dalla marina
americana perché positivo alla cocaina. Già questo la
dice lunga sulla differenza che c’è tra un Paese dove
si vive NORMALMENTE e l’Italia attuale. Se poi ci
mettiamo che chi dichiara quanto sopra è il figlio del
Vice Presidente cioè di uno degli uomini più potenti
della terra questa differenza diventa deprimente. Perché abbiamo creato una società dove a tre anni dalla
tragedia della Costa Concordia il comandante della
nave è diventato un personaggio che rilascia interviste e forte della sua popolarità, anche se negativa
sempre popolarità, partecipa a talk show e seminari
universitari mentre chi, come il comandante De Falco,
quella maledetta notte cercava di fare il proprio dovere di professionista e di uomo viene trasferito “forse”
in maniera punitiva ma certamente trasferito contro
la sua volontà senza riconoscergli i meriti di essere
stato un esempio umano e professionale nel dramma
di quel 13 gennaio 2012. Ho omesso appositamente il
nome del primo e ricordato quello di De Falco perché
in un epoca afflitta da una smemoratezza cronica è
meglio cercare di ricordare le cose positive che le al-
tre. Il punto però rimane: perché abbiamo creato una
“mostro” del genere; siamo forse masochisti. Non so
rispondere a questa domanda come credo nessuno di
noi; so però che gli effetti li subiamo tutti e prima o poi
tutti dovranno farci i conti. Oggi in molti hanno toccato
nel quotidiano cosa vuol dire vivere in una società che
ha regole solo in teoria e che in pratica sopravvive
sugli espedienti del momento; il senso di impotenza
che hanno provato al momento si è manifestato come
un fattore quasi normale perché non sono riusciti a
percepire l’alternativa perché “tanto è così non posso
farci niente”. Forse sarà pure così e SE così E’ siamo
destinati all’estinzione come società e ciò non avverrà
perché saremo colonizzati dagli stranieri come qualcuno urla da anni ma succederà perché non siamo
in grado di sopravvivere a noi stessi. E’ paradossale
che un popolo che annovera nella sua storia modelli
sociali che hanno contribuito sensibilmente se non in
misura determinante al progresso dell’uomo e della
sua civiltà abbia improvvisamente perso i geni del suo
DNA e contemporaneamente anche la sua memoria
ed il suo orgoglio.
Dire che in Italia non esiste meritocrazia vale per il
presente ma nel passato se tutto il mondo ha conosciuto Leonardo, Dante, Volta, Michelangelo e compagnia una ragione ci sarà? Basta ricordarsela e metterla in pratica!!!
83. Nel territorio
84. L’Opinione
Proposte per un sindaco pazzo, ma non troppo
Su questo giornale
veniamo a sapere
che il Governo nazionale ha dato a
Ladispoli 4,2 milioni
di euro per pagamenti alle imprese
che hanno lavorato
per il Comune; solo
micragnosi 160.000
euro a Cerveteri da dove, ci pare di capire, le imprese
private girano alla larga. Bisogna invertire la tendenza
e affrontare il problema centrale: come e dove trovare
i soldi necessari per creare ricchezza e posti di lavoro
in Città.Ecco alcune proposte per un Sindaco pazzo
che vuole procurare scandalo e vituperio.
a) Procedere velocemente all’accorpamento di Cerveteri e Ladispoli per ridurre i costi dei servizi e individuare ulteriori sinergie per altre e più importanti
economie.
b) Chiusura della Multiservizi cerite e vendita a privati
di tutti i cespiti in attivo a partire dalle farmacie con
l’unica salvaguardia dei livelli occupazionali.
c) Agevolare progetti per insediamenti industriali, commerciali, turistici e residenziali a cominciare
dalla fascia a mare per poi estendere le agevolazioni
allo sviluppo termale della zona a monte dell’Aurelia
fino alla parte collinare attivando così il settore edilizio
e il relativo vasto indotto.
Con questa operazione gli introiti per le casse comunali in oneri concessori e servizi dovrebbero superare
i cento milioni di euro. Soldi che devono servire a
finanziare un progetto di risanamento urbanistico che
comprenda un piano triennale per l’acquisizione al
demanio comunale di tutte le cosiddette strade private ad uso pubblico.
d) Bando di gara europeo per la costruzione di un
termovalorizzatore di ultima generazione nel territorio
comunale da parte di un consorzio d’imprese private,
a costo zero per l’Amministrazione. Potranno conferire rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata e in regola con la normativa tutti i comuni fino alla capienza
ottimale dell’impianto. Al di là di ricorsi e controricorsi
(ma perché non ho fatto l’avvocato!) che non portano
da nessuna parte si avvierà da subito e in concreto lo
svuotamento, la bonifica e, finalmente, lachiusura definitiva e irreversibile della discarica di Cupinoro, con
riconversione turistica o agricola del comprensorio.
e) Bando di gara internazionale per la costruzione
di un parcheggio sotterraneo collegato con il centro
storico di Cerveteri e la Necropoli della Banditaccia.
Antonio Sannino 85. Nel territorio
86. Botta & Risposta
TRASPARENTI, Sì O NO
Comitato per Legalità e Comune di Ladispoli di nuovo ai ferri corti
Se c’è un paese al mondo dove l’opinabilità delle affermazioni è santuario inviolabile della libertà di pensiero, è sicuramente l’Italia. Ognuno accredita la propria idea cercando delle fonti più o meno attendibili
che la comprovino, però, visto che non c’è quasi mai
un’assunzione di responsabilità da parte di chi accusa o di chi è accusato, oppure una gerarchia precisa
su quale sia l’informazione più accreditata, sovente si
inscena un duello dialettico in cui non si avranno né
vinti, né vincitori ma una sola vittima, la verità, sepolta
sotto la coltre dei singoli pregiudizi, rimasti gli unici
attori ad avere il libero arbitrio di porre la parola FINE.
di David Paris
Prendiamo ad esempio l’ultimo comunicato del Comitato per la legalità di Ladispoli del 3 novembre
che diffonde i dati dell’ANAC (Autorità nazionale anticorruzione) in seguito alle segnalazioni trasmesse
dai cittadini. Risulterebbe dunque che il Comune di
Ladispoli sia incluso nell’elenco dei Comuni che sono
oggetto di rilievo, con la dizione “verifiche in corso”,
con la seguente motivazione: “Sezione Amministrazione trasparente presente ma priva di ogni contenuto: dato non pubblicato; Bandi di gara e contratti/
Avvisi sui risultati della procedura di affidamento: dato
non pubblicato”. Alla fine del comunicato il Comitato
informa di aver predisposto una denuncia alla Corte
dei Conti per il danno all’immagine della città e di avviare una raccolta delle firme dei cittadini che vorranno farsi parte attiva.
giorni scorsi fanno parte di un disegno diffamatorio
di cui i promotori ne risponderanno nelle sedi competenti”.
Risponde Il Comune di Ladispoli. “L’amministrazione informa che, in base ai criteri adottati dal Ministero
della Funzione pubblica e pubblicati sul sito “Bussola
della trasparenza” della Presidenza del Consiglio, il
comune di Ladispoli soddisfa il 100% dei criteri con
66 indicatori su 66 soddisfatti. Tale percentuale massima di trasparenza è stata raggiunta dal comune di
Ladispoli già da 10 mesi, mentre non tutti gli altri enti
locali sono arrivati a questo risultato”. L’amministrazione precisa inoltre che il comune di Ladispoli ha rispettato tutti gli obblighi derivanti dalla legge numero
190 del 6 novembre 2012 in tema di “Prevenzione e
repressione di corruzione ed illegalità nella pubblica amministrazione”. Il Comunicato del 6 novembre
termina così: “Le notizie false ed inesatte diffuse nei
Sulla pagina facebook del Comitato. La polemica
finisce anche sui social dove uno dei promotori del
Comitato per la Legalità (Santo Fabiano), l’8 novembre afferma: “Il sindaco della nostra città annuncia
l’esistenza di un -disegno diffamatorio-. Poiché fare
domande e chiedere risposte non può essere considerata attività diffamatoria (semmai lo é il silenzio
perché alimenta sospetti), aggiungiamo una nuova
domanda a quelle ancora senza risposta...Siamo a
13! Se il Sindaco ritiene che si tratti di diffamazione,
invece di annunciare denunce, mai fatte, faccia il gesto di recarsi presso -le sedi competenti-. Noi siamo
tranquilli e chiediamo trasparenza nell’interesse della
città e della sua immagine. Se invece di rispondere preferisce denunciarci lo faccia (ma davvero!)...
Aspettiamo il postino”.
87. Nel territorio
88. Dulcis in fundo
AD UN PASSO…
“L’unica cosa che si sta frapponendo tra l’accettazione di uno status insoddisfacente
e una rivoluzione è l’incertezza e l’indolenza dell’italiano medio”
di David Paris
Ladispoli. La storia d’amore tra l’elettorato
e l’attuale maggioranza è giunta all’epilogo finale. Non servono statistiche o sondaggi per capire che ovunque si vada e a
chiunque si chieda la lamentela è totale su
ciò che è stato detto, ma soprattutto - visto che nel profondo del nostri cuori alle
promesse non credevamo più da un pezzo
- su quello che è stato fatto male. Molti altri
nodi sono venuti al pettine, a partire dagli
oneri aggiuntivi della raccolta porta a porta
che nel suo processo di ampliamento sta
giungendo fino al centro storico, area più
sensibile e difficile da gestire, dove vengono toccati i nervi scoperti del commercio
cittadino poco disposto ad accettare passivamente ulteriori aggravi di spese. D’altro
canto, anche fuori dal centro storico scoppiano nuovi casi, come ad esempio quello
dei vincoli idrogeologici decisi dalla Regione sulla zona artigianale per rimediare al
PAPOCCHIO del campo sportivo/eliporto,
alle attese su un PRG in eterno divenire legato a doppio filo alle larghe intese e sulla
variante di Osteria Nuova che appare più
come una “Polizza sulla Vita” che una vera
e propria urbanizzazione utile alla città.
Siamo agli sgoccioli, i fucili sono puntati e il plotone
di esecuzione sta aspettando un comando o un gesto
istintivo inconsulto di uno dei fucilieri.
Nell’insoddisfazione generale e nel caos globale
dell’informazione multitasking o partigiana o demagogica, tutti, “buoni e cattivi”, finiscono con l’esser
valutati sulla base dei pregiudizi e null’altro. Perciò,
i politici sono tutti ladri, i giornalisti fanno tutti i tirapiedi, i funzionari hanno le scarpe piene di sassolini
oppure hanno una ditta amica da far sorridere. Non
può essere sempre così ma è innegabile che troppo
spesso sia così e a pensar bene si fa quasi peccato.
E’ l’evidente disfatta della democrazia rappresentativa che si teneva in piedi fino a quando esisteva fiducia tra eletti ed elettori. Ebbene, questo legame non
c’è più e l’unica cosa che si sta frapponendo tra l’accettazione di uno status insoddisfacente e una rivoluzione è l’incertezza e l’indolenza dell’italiano medio a
rimboccarsi le maniche. Però per molti gli stenti sono
ormai intollerabili e il livello di ingiustizia complessivo a cui una famiglia onesta è sottoposta continua
a crescere molto più rapidamente dell’impoverimento
generale.
A questo punto ci domandiamo se c’è un modo per
uscire dal buco nero ladispolano di un’amministrazione che non riesce a dare le risposte desiderate,
perché, se da una parte il consenso è stato ottenuto
facendo sognare, dall’altra i risultati si potevano raggiungere solo con i sacrifici e delle notevoli capacità
soggettive. Ma chi li chiede, chi le ha queste qualità?
Una maggioranza promiscua, dove l’imprenditore che
potrebbe esser interessato ai terreni agricoli decide
sullo stesso banco del post-comunista? Parca di idee,
incolore, inodore, a tratti auto-lesiva, incapace di mettere sul piatto un progetto complessivo di sviluppo
che non fosse legato a baratti, clientele e partigianerie varie. Di mosse a disposizione ne sono rimaste
poche, meglio pensare con attenzione a quello che si
fa. Dicono che gli italiani danno il meglio di sé quando
il resto del mondo li dà quasi per spacciati. Speriamo
che sia proprio vero.
89. Nel territorio
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94. Nel territorio
L’Oroscopo del Camaleonte
NOVEMBRE - 2014
Ariete. Il vostro
benessere mentale
privilegia il vostro
benessere fisico favorendo contatti e
attrazioni con gli specialisti
della simpatia; segnali affettivi all’orizzonte pilotati dalla
vostra forma fisica eccellente
e che voi giustamente sfruttate a vostro beneficio.
Toro. Sembra che
nulla ostacoli il
vostro
percorso
o le iniziative che
vorrete prendere;
garanzie di dolcezze amorose
e incontri per i single. Tra una
bevanda calda e un aperitivo
potrà prendere corpo un progetto lavorativo importante.
Favoriti gli affari immobiliari.
Gemelli. Azioni
dirette e fulminee senza troppi giri di parole,
in pratica è il
campo professionale il vostro
punto di forza, la vostra base
di partenza per le vostre vittorie quotidiane, risultato: un
cuore gonfio di soddisfazioni
e segni tangibili di miglioramenti futuri.
Cancro. Il vostro
carattere brillante fa le bizze, avete oscurato parte
della vostra solarità che vi ha sempre accompagnato, il motivo dovreste
ricercarlo tra le persone che
vi sono vicino, forse dovreste
sforbiciare qualche finta amicizia.
Leone. Siete single? Guardatevi
intorno: complimenti e lusinghe
da una vecchia
conoscenza arriveranno dal
vivo in una serata che di vivo
aveva solo il conto da pagare.
Un periodo faticoso e contrario volge a termine e apre le
porte del cuore.
Vergine. Per chi
ha già raggiunto
una posizione si
troverà in condizioni di consolidarla e iniziare
progetti a lungo termine; per
chi vive un rapporto di coppia
può fregiarsi di riconoscimenti unici da parte del partner:
fiori d’arancio all’orizzonte.
Bilancia.
L’autunno vi giova
e vi rende solari,
pieni di iniziativa
e di sensazioni: alcune di esse usatele per qualche movimento azzeccato nel
campo finanziario potrebbe
incrementare il vostro patrimonio; il vostro intuito saprà
sicuramente trovare il momento opportuno.
Scorpione.
Qualcuno insinua dubbi e vi
rende
pensierosi e, quando
cercate di chiarire, procurate
solo tensioni nella vostra sfera sentimentale; le risolverete
presto, la grinta non vi manca
e neanche l’intraprendenza e
poi, l’amore, vi riserva belle
sorprese.
Saggittario.
Le forti emozioni
sono
come la pioggia
torrenziale, se
perdura nel tempo provoca
esondazioni; in voi persiste
un’alluvione sentimentale, la
commozione vi rende fragili e
in balia degli avversari nella
vostra partita del cuore: celate le esternazioni.
Capricorno.
Vorreste prendere il sopravvento
in ogni situazione
in cui c’è di mezzo
il vostro punto di vista, non vi
capita con tutti ma, solo con le
persone più malleabili e vorreste il partner docile e remissivo, specialmente dopo un sogno confuso che vi fa svegliare
arruffati e ingarbugliati.
Acquario.
L’autunno vi favorisce
e voi ne approfittate per rendere il
periodo favorevole a consolidare rapporti seri
e importanti o per espandere
nuove attività. Controllare la
possessività, l’impulsività e ricercate la calma, la troverete
con la meditazione ascetica ed
evitando le polemiche.
Pesci.
Conflitti d’opinione e battaglie
intellettuali
non vi spaventano più di tanto; meglio se riusciste a sfumare le polemiche più spinose
e mediare; nuove conoscenze
all’orizzonte, alcune stimolanti, altre da vero rispolvero,
comunque tutte soddisfacenti.
96. Nel territorio