non di solo PANE Sussidio di preghiera per la famiglia anno XIV n. 666 Domenica 08 Giugno 2014 «Ricevete lo Spirito Santo». Settimanale di preghiera | Tempo Ordinario Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente” Sussidio di preghiera per la famiglia Sito di Non di Dolo Pane: www.latracciameditazioni.it Giugno Offerta quotidiana Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre. Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornagiornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amo- re. Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché i disoccupati ottengano il sostegno e il lavoro di cui hanno bisogno per vivere con dignità. Intenzione missionaria Perché l'Europa ritrovi le sue radici cristiane attraverso la testimonianza di fede dei credenti. Intenzione dei vescovi Perché i sacerdoti siano veri amici di Gesù, per condividere gli ideali e i sentimenti del suo Cuore. Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo. Non di solo pane - Numero 666 - Tempo Ordinario - pagina 2 Pentecoste Lo Spirito Santo ci trasforma veramente e vuole trasformare, anche attraverso di noi, il mondo in cui viviamo. (Papa Francesco) Domenica 08 Giugno IV Settimana del Salterio Pentecoste Per gli Ebrei è la festa che ricorda il giorno in cui sul Monte Sinai, Dio diede a Mosè le tavole della Legge. Per la Chiesa Cattolica è la festa che ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli. Martirologio Romano: Giorno di Pente- Brano Evangelico: Gv 20, 19-23 coste, in cui si conclude il tempo sacro dei cinquanta giorni di Pasqua e, con l’effusione dello Spirito Santo sui discepoli a Gerusalemme, si fa memoria dei primordi della Chiesa e dell’inizio della missione degli Apostoli fra tutte le tribù, lingue, popoli e nazioni.. La Chiesa, nella festa di Pentecoste, vede il suo vero atto di nascita d’inizio missionario, considerandola insieme alla Pasqua, la festa più solenne di tutto il calendario cristiano. «Pace a voi!». La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». La voce di un grande papa: Un cuore grande. Vieni, o Spirito Santo, e da' a noi un cuore grande, aperto alla Tua silenziosa e potente parola ispiratrice, e chiuso ad ogni meschina ambizione, un cuore grande e forte ad amare tutti, a tutti servire, con tutti soffrire; un cuore grande, forte, solo beato di palpitare col cuore di Dio. Paolo VI Non di solo pane - Numero 666 - pagina 3 Gli APPROFONDIMENTI della domenica Un regalo da custodire Meditazione di don Luciano Vitton Mea La Chiesa celebra oggi la Solennità della pentecoste, ricorda la sua nascita, la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli riuniti in preghiera nel cenacolo. Un evento che si rinnova tutte le volte che la Chiesa celebra i sacramenti, deve prendere decisioni importanti, chiede a Dio luce e intelletto per approfondire e definire meglio il suo stesso mistero. Anche nei periodi più scuri della sua storia, quando le fragilità, le passioni, le piaghe laceranti delle divisioni hanno riempito di rughe il suo volto, sempre i prodigi della Pen- tecoste hanno rinnovato, sanato, reso giovane il corpo mistico del Signore. Ma cosa dona lo Spirito Santo al gruppo degli apostoli riuniti in preghiera? Cosa dona alle anime che con fede supplicano “ Vieni Santo Spirito manda dal cielo un raggio della tua luce, Vieni padre dei poveri, vieni datore dei doni, vieni luce dei Cuori …”? Dona la pace, la sua pace, la pace piena che solo Dio può elargire. Su questo concetto è tornato recentemente papa Francesco in una delle sue omelie del mattino tenute nella Capella di Santa Marta. Punto di partenza della sua meditazione sono state le parole del discorso di congedo di Gesù ai suoi discepoli, così come riportate da Giovanni nel Vangelo (14, 2731): «Vi lascio la pace, vi do la mia pace». Proprio la pace «è il dono che lui dà prima di andarsene», spiegando: «Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore». La vera pace, quindi, è una persona: lo Spirito Santo. Ed «è un dono di Dio» da accogliere e custodire, proprio come fa «un bambino quando riceve un regalo». Attenzione, però, alle varie «paci» che offre il mondo, proponendo le false sicurezze dei soldi, del potere e della vanità: queste sono «paci» solo apparenti e non sicure. Il Santo Padre si è soffermato con puntiglio sui tre tipi di pace che il mondo si illude di dare. Un tipo di pace che offre il mondo, per esempio, è «la pace delle ricchezze», che porta a pensare: «Ma io sono in pace perché ho tutto sistemato, ho per vivere per tutta la mia vita, non devo preoccuparmi!». Questa idea di pace parte da una convinzione: «Non preoccuparti, non avrai problemi perché tu hai tanto denaro!». Ma è Gesù stesso a ricordarci «di non avere fiducia in questa pace, perché, con grande realismo, ci dice: guardate che ci sono i ladri, eh! E i ladri possono rubare le tue ricchezze!». Ecco perché «non è una pace definitiva quella che ti danno i soldi». Del resto, ha aggiunto il Papa, non dimentichiamo «che il metallo si arrugginisce». E basta «un crollo della borsa e tutti i tuoi soldi se Non di solo pane - Numero 666 - Tempo Ordinario - pagina 4 ne andranno» ha detto ancora per rimarcare come quella dei soldi «non è una pace sicura» ma solo «una pace superficiale e temporale». Un'altra pace che dà il mondo, ha proseguito il Papa, «è quella del potere». E così si arriva a pensare: «Io ho potere, sono sicuro, comando questo, comando quello, sono rispettato: sono in pace». In questa situazione si trovava il re Erode; ma «quando sono arrivati i magi e gli hanno detto che era nato il re d'Israele», in quello stesso momento «la sua pace se n'è andata via subito». A conferma che «la pace del potere non funziona: un colpo di Stato te la toglie subito!». Un terzo tipo di pace «che dà il mondo» è quella della «vanità», che fa dire a noi stessi: «Io sono una persona stimata, ho tanti valori, sono una persona che tutto il mondo rispetta e quando vado nei ricevimenti mi salutano tutti». Però anche questa «non è una pace definitiva, perché — ha ammonito Papa Francesco — oggi sei stimato e domani sarai insultato!». Il Pontefice ha invitato a pensare a «cosa è successo a Gesù: la stessa gente che la domenica delle palme diceva una cosa», accogliendolo a Gerusalemme, «il venerdì ne diceva un'altra». Dunque anche «la pace della vanità non funziona», così come le altre «paci» che offre il mondo, perché sono «temporali, superficiali e non sicure». Per comprendere invece quale sia la pace autentica bisogna tornare alle parole di Gesù: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi». Com'è allora la pace che dà Gesù? «È una persona, è lo Spirito Santo» ha spiegato il Papa. «Lo stesso giorno della risurrezione», nel cenacolo, il saluto di Gesù ai discepoli è: «La pace sia con voi, ricevete lo Spirito Santo». Dunque la pace di Gesù «è una persona, un regalo grande». Perché «quando lo Spirito Santo è nel nostro cuore, nessuno può togliere la pace. Nessuno! È una pace definitiva!». Preghiamo la Parola Così Dio ha amato il mondo da mandarci il Figlio suo, ed è lui la nostra pasqua: sacramento e sacrificio. Sacrificio in cui s'eterna la memoria della croce: morte e vita qui s'alterna per l'intera umanità. «Fate questo in mia memoria, proclamate la mia morte, annunziate che io vivo, Attendete il mio ritorno». A te, Padre di clemenza, per il Figlio tuo splendore, nello Spirito tuo amore, odi e gloria in verità. Amen Non di solo pane - Numero 666 - Tempo Ordinario - pagina 5 X del Tempo Ordinario Uscire verso gli altri per giungere alle periferie umane non vuol dire correre verso il mondo senza una direzione e senza senso. (Papa Francesco) Lunedì 09 Giugno IV Settimana del Salterio Il Santo del giorno: Sant’Efrem Efrem nacque nel 306 a Nisibi, città della Mesopotamia governata con la forza della armi da Roma. Dei primi anni della sua vita si conoscono racconti molto diversi tra loro: certo, invece, il sacramento del battesimo ricevuto verso i 18 anni. Strinse una profonda e spirituale amicizia con il vescovo della città, Giacomo (santo, 15 luglio), con il quale contribuì a costruire e a guidare una scuola di teologia. Ordinato diacono prima del 338 dal vescovo Giacomo (303-338), visse e operò a Nisibi fino alla conquista persiana: Efrem, alternando la vita asce- tica all’insegnamento, si ritirò gli ultimi anni presso Edessa dove morì il 9 giugno dell’anno 373. Brano Evangelico: Mt 5, 1-12 Grande è la vostra ricompensa nei cieli. In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi». Non di solo pane - Numero 666 - pagina 6 Le omelie di papa Francesco Aprirsi allo Spirito Santo Preghiamo la Parola Capella Santa Marta - Giugno 2013 La vera conversione consiste nell’aprire la porta al Signore, superando egoismi, ipocrisie, falsità. Lo ha detto papa Francesco commentando il Vangelo di quest’oggi. “La salvezza è questa: vivere nella consolazione dello Spirito Santo, non vivere nella consolazione dello spirito del mondo; lo spirito del mondo non è salvezza ma peccato. La salvezza è andare avanti e aprire il cuore perché venga la consolazione dello Spirito Santo che è la salvezza. Ma non può negoziare un pò di qua e un pò di là, fare una sorta di macedonia, un pò di Spirito Santo e un pò di spirito del mondo? No, o una cosa o l’altra; il Signore lo dice chiaro, chiaro: “Non si può servire a due padroni: o si serve il Signore o lo spirito del mondo”. Dobbiamo essere aperti allo Spirito Santo. E la nuova legge, di cui ci parla il Signore, le Beatitudini, si capiscono soltanto se uno ha il cuore aperto, si capiscono dalla consolazione dello Spirito Santo; non si possono capire con l’intelligenza umana soltanto o Per la misura smisurata di tanta immensità, tu ci manchi Signore. Nel profondo del nostro cuore un posto resta segnato da un vuoto, una ferita. Nascosto in una nube oscura riconosciamo te senza mai possederti. Solo chi è povero ti accoglie con cuore puro e occhi che son volti verso la luce. con lo spirito del mondo. Infatti sono i nuovi coman- Amen damenti, ma se noi non abbiamo un cuore aperto allo Spirito Santo sembreranno “follia”: essere poveri, essere miti, essere misericordiosi non sono valori Agisci che ci portano al successo e non si comprendono se non si ha il cuore aperto e non abbiamo gustato quella consolazione dello Spirito Santo che è la Salvezza. Le Beatitudini sono la legge di quelli che sono stati salvati e hanno aperto il loro cuore alla salvezza; questa è la legge dei liberi, con quella libertà dello Spirito Santo. Oggi chiedo a Gesù di memorizzare qualcuna delle beatitudini: per esempio questa "Beati i miti perché possederanno la terra". Dammi, Signore, la capacità di resistenza silenziosa e piena di pace nei conflitti della giornata. Che provocato, io non risponda; che offeso, io perdoni, che messo a cimento, io pazienti. Non di solo pane - Numero 666 - Tempo Ordinario - pagina 7 Martedì 10 Giugno X del Tempo Ordinario Nelle nostre società ciò che prevale è l’egoismo. Quanti «mercanti di morte» che seguono la logica del potere e del denaro ad ogni costo! IV Settimana del Salterio (Papa Francesco) Il Santo del giorno: Santa Elisabetta Guillen Rinunciando il matrimonio, Sant'Elisabetta Guillen, volle consacrarsi interamente a Dio ricevendo il candido abito delle mercedarie nel convento di Barcellona. Condusse una vita tutta di penitenza, orazione ed in unione intima, cercò unica- Brano Evangelico: Mt 5, 13-16 mente di piacere a Cristo Sposo. All'età di 30 anni fu presa da una febbre che lentamente la consumò con dolorose torture e, famosa per i miracoli, con queste parole: "desidero sciogliermi ed essere in Cristo", andò gloriosa alle nozze eterne nell'anno 1300. Il suo corpo fu sepolto vicino all'altar maggiore nella chiesa del convento di Sant'Eulalia dove la sua memoria è ancora viva. L'Ordine la festeggia il 10 giugno. Voi siete il sale della terra. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli». La voce di monaco benedettino: Principe della vita. Per Gesù il cammino verso la sua meta passa attraverso il dolore, attraverso la morte. Questo vale anche per noi che con Gesù giungiamo al regno di Dio attraverso molte difficoltà. Gesù è il principe della vita. Come re egli ci apre la strada verso la vita vera. Anselm Grun Non di solo pane - Numero 666 - pagina 8 meditazione Preghiamo la Parola Immergersi in Dio di don Luciano Vitton Mea «Dobbiamo sempre accostarci a Dio avendo coscienza che non lo conosciamo. Quello verso cui dobbiamo volgerci è il Dio segreto, misterioso, che si rivela nel modo che Lui vuole; ogni volta che veniamo alla Sua presenza ci troviamo davanti a un Dio che non conosciamo ancora. Dobbiamo essere aperti ad ogni manifestazione della Sua persona e della Sua presenza. Forse abbiamo imparato molte cose su Dio attraverso la nostra propria esperienza, attraverso l'esperienza degli altri, gli scritti dei santi e l'insegnamento della Chiesa, la testimonianza della Scrittura; forse sappiamo che è buono, umile, che è un fuoco che divora, che è nostro giudice, nostro Salvatore e molte altre cose ancora, ma dobbiamo ricordarci che in ogni momento può rivelarsi come mai abbiamo immaginato, in un modo che vanifica assolutamente i nostri schemi. Dobbiamo porci davanti a Lui con riverenza ed essere aperti ad incontrare chi ci viene incontro, che si tratti del Dio che già conosciamo e ci è familiare o di un Dio che siamo incapaci di riconoscere. Ad ogni tappa della nostra crescita Dio ci è nello stesso tempo conosciuto e sconosciuto. Lui stesso si rivela nella misura da Lui stabilita e così lo conosciamo, ma non lo conosciamo mai completamente, rimarrà sempre il mistero divino, un nucleo di mistero che mai potremo penetrare. La conoscenza di Dio non può essere ricevuta e data che nella comunione con Lui, condividendo la Sua realtà nella misura in cui essa è comunicabile». Per capire questo concetto può aiutarci il racconto della bambolina di sale che voleva conoscere l’immensità del mare. Una volta giunta in riva al mare, per conoscerlo, dovette entrare tra le sue onde. Quando si fu sciolta completamente conobbe il mare e poté dire: “Sono io”. Questo vale, con le dovute proporzioni, anche con Dio; solo se ci immergiamo in lui, sciogliendoci e perdendo una parte di noi stessi, possiamo comprendere il fascino del suo mistero. Gesù ci ricorda: “voi siete il sale della terra” e la nostra vocazione è quella di “perdersi”, di sciogliersi” cioè di scomparire. Fu luce la prima parola, artefice sommo e sublime, e fu con la luce il creato, inizio ebbe il corso del tempo. Ai primi bagliori dell'alba risponde il chiarore del vespro, e il cielo che tingi di fuoco, proclama la grande tua gloria. Anelito nuovo alla vita inturgida tutte le cose, si ergono in cerca del sole, e poi si riposano in pace. La pace più vera per noi è solo nel Cristo tuo Figlio, che in alto levato da terra attira a sé tutte le cose. Eterno pastore dell'uomo, che guida i suoi passi, sicuro, nel buio che incombe sul mondo, ai pascoli veri di vita. Amen. Agisci Oggi mi porrò qualche interrogativo: sono sale che dà sapore o sono insipido? Sono una luce che brilla e illumina il cammino degli altri, o mi nascondo, tenendo la luce solo per me? Non di solo pane - Numero 666 - Tempo Ordinario - pagina 9 Un mese con il Sacro Cuore di Gesù di “Non di solo Pane” Rigorosamente in ginocchio Meditazione di don Luciano Vitton Mea La devozione al Sacro Cuore di Gesù non è una semplice pratica di pietà ma è la chiave di lettura del mistero stesso di Cristo, della “follia della croce”, del perpetuo Sacrificio che viene celebrato durante la Santa Messa. Gesù non lo possiamo comprendere attraverso le ferree leggi della logica umana, attraverso il rigore di un sillogismo o i sottili ragionamenti della filosofia; sfugge al calcolo, al “verificabile”, ai semplici dettami del “virtuoso”. Per comprendere Gesù dobbiamo andare oltre le polverose biblioteche dove si accavallano le migliaia di volumi che hanno cercato di afferrare un brandello del suo mistero, lasciarci alle spalle le sottili speculazioni che cercano di fissarlo in un concetto o di ingessarlo in una enigmatica definizione. Gesù lo comprendi solo quando ci si inginocchia davanti ad un crocefisso, quando la ragione cede il passo alla legge del cuore. Solo contemplando il Suo Cuore noi possiamo scorgere l’abisso della cattiveria umana e le vette luminose della bontà divina. Solo contemplando in ginocchio, rigorosamente in ginocchio, il costato aperto del Crocifisso, dove si incontrano il cuore di Dio e quello dell’uomo, noi comprendiamo le nostre potenzialità di bene da un lato e i solchi profondi della nostra cattiveria dall’altro. Ai piedi della croce sentiamo l’eco della voce di Dio che cerca la sua effige, la sua creatura: «Adamo, dove sei?” (cfr Gen 3,9). Dove sei, uomo? Dove sei finito? Uomo, chi sei? Non ti riconosco più. Chi sei, uomo? Chi sei diventato? Di quale orrore sei stato capace? Che cosa ti ha fatto cadere così in basso? Non è la polvere del suolo, da cui sei tratto. La polvere del suolo è cosa buona, opera delle mie mani. Non è l’alito di vita che ho soffiato nelle tue narici. Quel soffio viene da me, è cosa molto buona (cfr Gen 2,7). No, questo abisso non può essere solo opera tua, delle tue mani, del tuo cuore… Chi ti ha corrotto? Chi ti ha sfigurato? Chi ti ha contagiato la presunzione di impadronirti del bene e del male? Chi ti ha convinto che eri dio? Non solo hai torturato e ucciso i tuoi fratelli, ma li hai offerti in sacrificio a te stesso, perché ti sei eretto a dio. “Adamo, dove sei?”». (VISITA AL MEMORIALE DI YAD VASHEM DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO Jerusalem Lunedì, 26 maggio 2014). Ma dalla croce sentiamo anche la voce del cuore, la voce dell’amore del Figlio: «Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno ….» E ancora: «In verità in verità di dico, oggi sarai con me nel paradiso». Nel Cuore del Crocefisso riecheggia il dolore del Padre, il dramma generato da tutte le cattiverie umane e la forza dell’amore che tutto rigenera, tutto rinnova. Il Sacro Cuore di Gesù è la chiave di ogni redenzione, la potente medicina contro le piaghe del peccato, la sorgente di ogni bene e di sicura speranza. Non di solo pane - Numero 666 - Tempo Ordinario - pagina 10 X del Tempo Ordinario Quanto è difficile, nel nostro tempo, prendere decisioni definitive! Ci seduce il provvisorio. Siamo vittime di una tendenza che ci spinge alla provvisorietà. Come se desiderassimo rimanere adolescenti. (Papa Francesco) Mercoledì 11 Giugno San Barnaba apostolo Il Santo del giorno: Beata Iolanda di Polonia Principessa, figlia del re Bela IV d'Ungheria e nipote di Santa Elisabetta d'Ungheria, nacque nel 1235. Ricevette la sua formazione cristiana dalla sorella maggiore, Santa Kinga (Cunegonda). Unita in matrimonio al duca polacco Bode- Brano Evangelico: Mt 10, 7-13 slaus, principe di Kalishi in Pomerania. Terziaria francescana, unì ai doveri di sposa e madre, l'esercizio della carità nell'assistenza agli infermi e ai poveri. Nel 1279 rimase vedova e successivamente entrò nelle Clarisse del convento di Sandeck ove si distinse per la sua profonda umiltà. Resse come badessa il convento di Gniezno in Polonia. Morì nel 1298. Fu beatificata nel 1827. Il regno dei cieli è vicino. In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi». La voce di un vescovo: Sovrabbondanza! Gratuità è sovrabbondanza: non basta essere gratuiti nel dare, bisogna dare a oltranza, sempre, comunque, secondo la legge evangelica che ben conosciamo. Gesù era un po' uno sprecone quando dava. […] Sovrabbondanza! È lo stile di Gesù. Guai a voler "sparagnare", risparmiare quando si da. Gratis e molto: sono due leggi evangeliche che Matteo ci fa conoscere in modo molto chiaro. Mons. Carlo Ghidelli Non di solo pane - Numero 666 - pagina 11 meditazione Un viaggio in mare aperto Preghiamo la Parola di don Carlo Moro Nel nuovo giorno che sorge Oggi la Chiesa è in festa nel ricordo di San Barnaba apostolo. Con Barnaba, Paolo inizierà la sua serie di viaggi "in mare aperto" e con loro, anche la fede inizierà la sua espansione in lungo e in largo nel Mediterraneo. Un'avventura apostolica senza precedenti, degna di spiriti forti e conquistatori. "Duc in altum" è l'invito e la consegna finale di Papa Giovanni Paolo II, nella sua lettera apostolica "Novo Millennio Ineunte". Come ai primi tempi, un oceano immenso si apre davanti alla barca della Chiesa, in questo nuovo millennio. Con l'aiuto di Cristo possiamo avventurarci in esso. Si tratta di navigare con speranza, spinti dall'amore per Cristo. Di fronte a questa mis sione, chiediamoci oggi se facciamo parte o meno di questa comunità cristiana che vive contemplando la propria fede e trasmettendola senza pudori. Se abbiamo lo zelo contagioso di chi si avventura per mare, confidando in Dio, o se preferiamo le false certezze della banchina del porto, dell'inazione e dell'egoismo. Lasciamoci trascinare dal vento della chiamata dello Spirito, che ci conduce verso il mare aperto, e ci invita ancora una volta ad uscire da noi stessi e ad essere coerenti con la nostra vocazione cristiana ed apostolica. noi siamo innanzi a te, lodando il tuo nome o Padre, la nostra alba si volge alla fonte nascosta della tua luce. E quando è fonda la notte noi siamo innanzi a te, o fonte della luce; in noi la lode celebra al di là di quest'ora, l'alba eterna. Già la tua ora è vicina, noi siamo innanzi a te, rivolti alla tua casa; pronto è il cuore a obbedire se la Voce dirà: «Vieni al Padre». Amen Agisci Oggi passerò il tempo a benedire quel Dio imprevedibile ma sempre misteriosamente presente, quel Dio che ogni volta che ti sembra di averlo capito sconvolge le tue sicurezze per introdurti in una conoscenza ancora più profonda. Non di solo pane - Numero 666 - Tempo Ordinario - pagina 12 X del Tempo Ordinario La voce di Gesù è unica! Se impariamo a distinguerla, Egli ci guida sulla via della vita, una via che oltrepassa anche l’abisso della morte. (Papa Francesco) Giovedì 12 Giugno IV Settimana del Salterio Il Santo del giorno: Sant’Onofrio Eremita Il suo culto e il suo ricordo fu esteso in tutti i Paesi dell’Asia Minore e in Egitto, tutti i calendari di queste regioni lo riportano chi al 10, chi all’11, chi al 12 giugno; in arabo è l’Abü Nufar, (l’erbivoro), qualifi- ca che gli si adatta perfettamente. L’immagine di S. Onofrio anacoreta nudo, ricoperto dei soli capelli, fu oggetto della rappresentazione figurata nell’arte, in tutti i secoli, arricchita dei tanti particolari narrati, il peri- zoma di foglie, il cammello, il teschio, la croce, l’ostia con il calice, l’angelo. Il nome Onofrio è di origine egizio e significa ‘che è sempre felice’. In Egitto era un appellativo di Osiride. Brano Evangelico: Mt 5, 20-26 Va’ a riconciliarti con il tuo fratello. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!». La voce di un padre della chiesa: I passi. La collera è ciò che disturba il cuore. Il primo passo per liberarci dalla collera dal momento che ci si sente turbare è il silenzio, il secondo passo è di serbare in quieto i pensieri quando l'anima è sconvolta, l'ultimo passo è di tenersi totalmente immobile quando sbuffano i venti della sporcizia. S. Giovanni Crisostomo Non di solo pane - Numero 666 - pagina 13 Le omelie di papa Francesco Preghiamo la Parola La parola che uccide Capella Santa Marta - Giugno 2013 “La vostra giustizia sia superiore a quella dei farisei”. Papa Francesco ha svolto la sua omelia sul brano evangelico di quest’oggi, muovendo dall’esortazione rivolta da Gesù ai suoi discepoli. Colui che “entra nella vita cristiana ha esigenze superiori a quelle degli altri, non ha vantaggi superiori”. E Gesù menziona alcune di queste esigenze e tocca in particolare “il tema del rapporto negativo con i fratelli”. Colui che maledice, afferma Gesù, “merita l’inferno”. Se nel proprio cuore c’è “qualcosa di negativo” verso il fratello, ha commentato il Papa, “c’è qualcosa che non funziona e ti devi convertire, devi cambiare”. Ed ha soggiunto che “l’arrabbiatura è un insulto contro il fratello, è già qualcosa che si dà nella linea della morte”, “lo uccide”. Ha quindi osservato che, specie nella tradizione latina, c’è come una “creatività meravigliosa” nell’inventare epiteti. Ma, ha ammonito, “quando questo epiteto è amichevole va bene, il problema è quando c’è l’altro epiteto”, quando c’è “il meccanismo dell’insulto”, “una forma di denigrazione dell’altro”. “E non c’è bisogno di andare dallo psicologo – ha detto il Papa - per sapere che quando uno denigra l’altro è perché lui stesso non può crescere e ha bisogno che l’altro sia abbassato, per sentirsi un qualcuno”. E’ questo è “un meccanismo brutto”. Gesù, ha evidenziato, “con tutta la semplicità dice”: “Non parlate male l’uno dell’altro. Non denigratevi. Non squalificatevi”. E ciò, ha proseguito, “perché in fondo tutti stiamo camminando sulla stessa strada”, “tutti andiamo su quella strada che ci porterà alla fine”. Quindi, è stata la sua riflessione, “se la cosa non va per una strada fraterna, tutti finiremo male: quello che insulta e l’insultato”. Il Papa ha poi osservato che “se uno non è capace di dominare la lingua, si perde”, e del resto “l’aggressività naturale, quella che ha avuto Caino con Abele, si ripete nell’arco della storia”. Non è che siamo cattivi, ha affermato il Papa, “siamo deboli e peccatori”. Ecco perché è “molto più semplice”, “sistemare una situazione con un insulto, con una calunnia, con una diffamazione che sistemarla con la carità e la bontà.” Il tuo costato aperto, cuore trafitto: ecco la fenditura umana in cui scorgiamo e contempliamo l'ombra e il cuore di Dio, Da un sonno nacque Eva, madre di tutti; addormentato sulla croce tu, nuovo Adamo, Salvatore, hai generato la Chiesa. Al popolo assetato, lungo il deserto, l'acqua donasti dalla roccia, ma dal tuo cuore sangue e acqua: segno compiuto d'amore. Amen Agisci Oggi mi rifugio sotto le "grandi ali" di Dio facendo mie ruminandole e assaporandole, queste stupende espressioni del salmo. Chiederò poi allo Spirito Santo di "accenderle" di sacro fuoco dentro di me in modo che niente, oggi, me ne distolga; anzi, tutto quel che vivrò diventi amore. Non di solo pane - Numero 666 - Tempo Ordinario - pagina 14 Un mese con il Sacro Cuore di Gesù di “Non di solo Pane” Radice di misericordia RIFLETTI Mentre il mondo insegue i miti dell'eterna giovinezza, della pien a e ffi ci en za e d el l' a f fermazione di sé, la Chiesa continua a proporre il Cristo crocifisso, dal Cuore trafitto. E il segno del dono totale di sé, apparentemente perdente ma in verità l'unico capace di preparare un futuro diverso all'umanità distratta e insoddisfatta. ASCOLTA Dal Vangelo secondo Giovanni Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce, chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i sodati e spezzarono le gambe al primo e all'altro che era stato crocifisso con Gesù. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il costato con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua (19,31-34). MEDITA Da un'omelia del cardinale Carlo Maria Martini Gesù è morto e quello che accade dopo non sembrerebbe avere più significato. Invece Giovanni dedica a tale dettaglio più righe che ad altri episodi della passione. Cosa c'è di mi sterioso nel fluire del sangue e dell'acqua dal Cuore squarciato di Gesù? C'è in questo episodio una ricchezza di simboli da capire, che i Padri della Chiesa hanno ben colto. Afferma Origene: «Se egli non fosse stato percosso e non fosse uscito dal suo fianco sangue e acqua, noi tutti soffriremmo la sete della parola di Dio ». E sant'Ambrogio: «Si sprigionò dunque acqua dalla ferita, affinché noi bevessimo la salvezza. Ne berranno tutti i peccatori della terra, purché smettano di peccare ». Origene vede nel Cuore trafitto qualcosa che riempie la nostra fede; Ambrogio vi contempla un simbolo della salvezza di tutta l'umanità, la cui re denzione dipende appunto dall'acqua che esce dalla ferita. Dunque, tutto ciò che viviamo (fatiche, pesantezze, sofferenze, preoccupazioni) sono da ricondurre al Cuore ferito di Cristo, che è la radice di ogni azione misericordiosa e paziente della Chiesa. Esso è, cioè, la radice di tutto ciò che si dispiega nella pastorale, nella vita della comunità cristiana. Per questo i papi, nelle loro encicliche, hanno visto nella devozione al Sacro Cuore, non un modo tra gli altri di onorare la persona di Cristo, bensì il modo di fare sintesi della rivelazione, di cogliere il mistero della Trinità, dell'Incarnazione, della Redenzione, sotto l'aspetto della misericordia e della grazia, della vita che è più forte della morte, del mistero della debolezza estrema come manifestazione della gloria del Signore e come luogo da cui parte la salvezza di Dio per noi. Il Cuore squarciato di Gesù è la sorgente zampillante che ci incoraggia continuamente e che ci permette ogni giorno, ogni ora, di riprendere il nostro cammino (da Briciole dalla tavola della Parola, PiemmeCentro Ambrosiano, Casale Monferrato [AL]-Milano 1996, pp. 261.265-267). Non di solo pane - Numero 666 - Tempo Ordinario - pagina 15 Pagina curata da Don Diego Facchetti X del Tempo Ordinario Fin da quando eravamo piccoli, i nostri genitori ci hanno abituati ad iniziare a terminare la giornata con una preghiera, per educarci a sentire che l’amicizia e l’amore di Dio ci accompagnano. (Papa Francesco) Venerdì 13 Giugno IV Settimana del Salterio Il Santo del giorno: Sant’Antonio di Padova Fernando di Buglione nasce a Lisbona. A 15 anni è novizio nel monastero di San Vincenzo, tra i Canonici Regolari di Sant'Agostino. Nel 1219, a 24 anni, viene ordinato prete. Nel 1220 giungono a Coimbra i corpi di cinque frati francescani decapitati in Marocco, dove si erano recati a predicare per ordine di Francesco d'Assisi. Ottenuto il permesso dal provinciale francescano di Spagna e dal priore agostiniano, Fernando entra nel romitorio dei Minori mutando il nome in Antonio. Invitato al Capitolo generale di Assisi, arriva con altri francescani a Santa Maria degli Angeli dove ha modo di ascoltare Francesco, ma non di conoscerlo personalmente. Per circa un anno e mezzo vive nell'eremo di Montepaolo. Su mandato dello stes- Brano Evangelico: Mt 5, 27-32 so Francesco, inizierà poi a predicare in Romagna e poi nell'Italia settentrionale e in Francia. Nel 1227 diventa provinciale dell'Italia settentrionale proseguendo nell'opera di predicazione. Il 13 giugno 1231 si trova a Camposampiero e, sentondosi male, chiede di rientrare a Padova, dove vuole morire: spirerà nel convento dell'Arcella. “Non commetterai adulterio”. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna. Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio». La voce di un parroco: Il Padre vede nel cuore. Che durezza! Che rivoluzione! Gesù smonta, pezzo per pezzo, tutte le presunte norme derivanti dalla Legge, e le riporta alla loro origine. Nella fede, non basta l'apparenza, l'esteriorità, la facciata, il Padre vede nel cuore. Puoi anche essere casto e fedele, ma se il tuo cuore è colmo di impudicizia devi lavorare dentro te stesso […]. Don Paolo Curtaz Non di solo pane - Numero 666 - pagina 16 Le omelie di papa Francesco Preghiamo la Parola L'umiltà concreta del cristiano Capella Santa Marta - Giugno 2013 Senza l'umiltà, senza la capacità di riconoscere pubblicamente i propri peccati e la propria fragilità umana, non si può raggiungere la salvezza e neanche pretendere di annunciare Cristo o essere suoi testimoni. Le letture del giorno — la seconda lettera di san Paolo ai Corinzi ( 4, 7-15) e il vangelo di Matteo (5, 27-32) — sono state al centro della meditazione del Papa durante la messa nella cappella S. Marta che ha collegato l’immagine della «bellezza di Gesù, della forza di Gesù, della salvezza che ci porta Gesù», di cui parla l’apostolo Paolo, con quella dei «vasi di creta» nei quali è contenuto il tesoro della fede. I cristiani sono come i vasi di creta, perchè sono deboli, in quanto peccatori. Ciononostante, ha sottolineato il Papa, tra «noi poveracci, vasi di creta» e «la potenza di Gesù Cristo salvatore» si instaura un dialogo: il «dialogo della salvezza». «Fratelli — ha detto — noi abbiamo un tesoro: questo di Gesù Cristo salvatore, la croce di Gesù Cristo, questo tesoro del quale noi ci vantiamo», ma non dimentichiamo «di confessare anche i peccati» perchè solo così «il dialogo è cristiano e cattolico, concreto. Perché la salvezza di Gesù Cristo è concreta». «Gesù Cristo non ci ha salvato con un'idea, con un programma intellettuale. Ci ha salvato con la carne, con la concretezza della carne. Si è abbassato si è fatto uomo, si è fatto carne fino alla fine.». Un tesoro simile lo si può capire e ricevere solo se ci si trasforma in vasi di creta. Concludendo il Papa ha proposto l’immagine della samaritana. Quella donna che ha parlato con Gesù se ne va in fretta quando arrivano i discepoli: «E cosa dice a quelli della città? “Ho trovato un uomo che mi ha detto tutto quello che io ho fatto”», che le aveva fatto capire il senso del suo essere vaso di creta. Quella donna aveva trovato Gesù Cristo salvatore e quando si trattò di annunciarlo lo fece prima parlando del proprio peccato. Spiegò infatti di aver chiesto a Gesù: «Voi sapete chi sono io? e lui mi ha detto tutto». «Io credo —ha concluso il Pontefice — che questa donna sarà in Cielo». E per dar conto della sua certezza ha citato Manzoni: «”mai ho trovato che il Signore abbia cominciato un miracolo senza finirlo bene”. E questo miracolo che lui ha cominciato sicuramente lo ha finito bene nel cielo». Vergine santa, la spada che sul monte ti ha trafitta seme è in te per generarti madre. Vergine saggia, osservi il riposo della Legge, volta nel cuore verso quella pietra. Vergine forte, ravviva la lucerna della fede, fino a che Cristo splenda in ogni cuore. Amen Agisci Oggi passerò del tempo a visualizzare un bel vaso fragile e il tesoro che c'è dentro. Sono io il vaso. È Gesù Amore, la sua permanenza col Padre e lo Spirito in me, l'inestimabile tesoro. Ed è la potenza della sua morte e risurrezione operante nella mia vita tramite il suo Spirito quello che mi dà di vincere nonostante tutto. Non di solo pane - Numero 666 - Tempo Ordinario - pagina 17 Sabato 14 Giugno X del Tempo Ordinario L’uomo è come un viandante che, attraversando i deserti della vita, ha sete di un’acqua viva, zampillante e fresca, capace di dissetare in profondità. (Papa Francesco) IV Settimana del Salterio Il Santo del giorno: Beato Pietro de Bustamante Ricevuto l'abito mercedario nel convento di Valladolid (Spagna), il Beato Pietro de Bustamante, si perfezionò nell'umiltà e tutte le altre virtù dando grande esempio per l'osservanza alle regole. La reputazione di vita tanto austera Brano Evangelico: Mt 5, 33-37 e la costanza nel servire e piacere unicamente al Signore, giunse al Re d'Aragona e Castiglia, i quali lo vollero presso di loro e fu presentata una richiesta per eleggerlo vescovo. Papa Benedetto XII° accolse la domanda e lo nominò vescovo d'Aghadoa in Irlanda dove fu pastore zelante con vigilanza infaticabile, finché ricevette la giusta ricompensa dal cielo con una preziosa mo r t e a vve nu t a ne l l'a nno 135 0 . L'Ordine lo festeggia il 14 giugno. Il di più viene dal Maligno. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno». La voce di un Padre della Chiesa: Un solo Dio. Perché ci sono tra voi contese, discussioni, dissensi? Non abbiamo un solo Dio, un solo Cristo, un solo Spirito di amore diffuso tra noi? (...) Con amore Dio ci trasse a sé. Per l’amore che ebbe per noi, Gesù dette il suo sangue per il nostro sangue, la sua carne per la nostra carne, la sua anima per la nostra anima. S. Clemente Non di solo pane - Numero 666 - pagina 18 Un mese con Maria Preghiamo la Parola Vivere nella verità di don Carlo Moro Vivere la verità nelle parole, nelle opere e, in definitiva, in tutta la nostra vita è forse, dopo il comandamento dell'amore, il precetto più elevato e completo che Gesù propone ai suoi seguaci. Una verità che non è riduttiva, che non si limita ai precetti negativi dell'antica legge ("non dirai falsa testimonianza"). La prova che questa pratica doveva essere superata è che nemmeno i "giuramenti" — pensati per evitare in ultima istanza la bugia — hanno potuto evitarla. Gesù torna, perciò, alla radice del male. Chi vive nella verità, non ha necessità di "giurare". È qualcosa di superfluo per chi si sforza di vivere con sincerità e senza tranelli. La verità è più che il semplice "non mentire". Gesù si sforza di dare a tutte queste leggi una dimensione positiva. Chi cerca la verità, evita la bugia come abitudine, nonostante possa cadervi in qualche occasione. Tuttavia, chi si limita a conservare le apparenze, rimanendo vicino alla sottile linea divisoria, semplicemente non mentendo o non ingannando, per paura o per ragioni esteriori, non potrà superare tutte le tentazioni, se le circostanze cambiano. Stare sulla difensiva significa sempre essere più vulnerabili alle manovre del nemico. Tutte queste implicazioni colpiscono il centro delle nostre decisioni: la coscienza. È questa che deve pronunciarsi su come comportarsi con la verità. Non è sempre facile essere completamente sinceri. In determinate occasioni può convenire, per un bene maggior e per prudenza, tacere. E, in tutto questo, la coscienza deve guidarci e illuminarci, seguendo la massima che Gesù ci propone oggi: «sia il vostro parlare sì, sì; no, no». Prescelti come apostoli e mandati dallo Spirito per tutta la terra, nelle vostre mani è l'opera del Padre, sulle vostre labbra il messaggio di salvezza. Un giorno foste deboli, ma resi forti e liberi dal soffio di Dio, nulla vi spaventa, niente più vi nuoce: più non è spezzata la voce dal timore. Nel vostro annuncio umile la croce rende polvere le mura dei cuori: vince ogni orgoglio e sgretola il peccato, piana e dolce s'apre la via della gioia. Amen Agisci Oggi nei vari momenti del giorno, chiederò allo Spirito Santo occhi che vedono Gesù anzitutto nelle persone più vicine da accogliere, ascoltare, confortare, esercitandomi in sorridente pazienza e bontà. Non di solo pane - Numero 666 - Tempo Ordinario - pagina 19 Sussidio di preghiera per la famiglia Coordinatrice Fiorella Elmetti Anno XIV- n. 666 Domenica 08 Giugno 2014 Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti Chiuso il 3 Giugno 2014 Numero copie 1250 333/3390059 don Luciano Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea Per la tua vita spirituale visita il Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo Ti aspetto ogni giorno su: http://www.latracciameditazioni.it/
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