testimonianze e riflessioni sulla prima guerra mondiale.

TESTIMONIANZE E RIFLESSIONI SULLA PRIMA GUERRA MONDIALE.
Istituto Comprensivo “G.Segantini” di Asso, Scuola Primaria di Asso.
Anno scolastico 2013-2014 // Classi 5^A e 5^B
TESTIMONIANZE
Ho raccolto questa testimonianza da due zii di mia mamma: Franco e Natale, figli di Cicolari Natale, nato il 25
dicembre, classe 1898.
Ha partecipato alla Grande Guerra con la mansione di porta-feriti. Raccontava che quando facevano gli assalti
all'”Arma Bianca” combattevano con le baionette e una volta finite le munizioni andavano a coltellate perchè in
cima alla canna del fucile vi era montata la spada. Di questi assalti ebbe incubi finchè visse. La zia Mariella
Crippa mi ha riferito che le sue due nonne, Bosisio Erminia e Mambroni Giuseppina, le raccontavano che al
tempo della prima guerra mondiale in paese suonavano le campane a morto e le donne che avevano in guerra
marito o figli accorrevano in chiesa e il parroco Don Giacomo comunicava loro il nome del caduto. Raccontavano
anche che se nasceva un bambino che non aveva il padre perchè morto in guerra veniva battezzato con due
nomi che avessero la stessa iniziale.
Il primo si riferiva sempre al luogo dove aveva combattuto. Si ricorda di una bambina, le raccontavano le nonne,
nata in una di quelle notti che fu chiamata Isonzo Irene e sembrerebbe ancora vivente.
Francesco Pina
Il mio trisavolo Giuseppe raccontava a mio papà che è stato chiamato in guerra all'età di 17 anni ed era un
alpino che attaccava, ha combattuto valorosamente, infatti è uscito vivo dalla guerra e ha conquistato da 2 a 3
medaglie. Al mio papà raccontava che l'avevano mandato sul fronte del fiume Piave, perchè dovevano
contrastare l'avanzata degli austriaci. Lui diceva che gli austriaci avevano da mangiare e vestiti per ripararsi dal
freddo, invece loro tutto il contrario, infatti lui aveva sempre molto freddo. Raccontava che mangiavano le bucce
delle patate e quello che si procuravano nei luoghi dove erano di postazione. Giuseppe non amava parlare di
quell'esperienza. Il mio papà si ricorda solo due episodi.
Una notte era di guardia ad una galleria, sapeva che dovevano passare gli austriaci. Dopo un giorno senza
mangiare e dormire li avvistarono, ci fu un combattimento, loro ebbero la meglio perchè erano nascosti e fecero
parecchi prigionieri. Ha raccontato di aver combattuto anche nella battaglia sul fiume Piave, c'era un'enorme
confusione ed era tanto frastornato, doveva combattere per la sopravvivenza e per la patria, infatti disse di aver
visto in quel giorno tantissime persone ferite e morte.
Con le persone che hanno vissuto la sua stessa esperienza era rimasto un senso di appartenenza e di amicizia
tale che, dopo tantissimi anni, quando uno di loro moriva di vecchiaia, gli altri partecipavano al funerale e
accompagnavano il feretro vestiti con un cappotto al quale attaccavano le medaglie di guerra e tenevano in vista
la bandiera italiana del 1915-1918.
Paolo Ficara
Mio nonno si chiama Cicolari Adriano ed ha 69 anni. Suo papà si chiamava Natale e ha partecipato alla I^ guerra
mondiale. E' stato in Grecia, precisamente a Patrasso. Aveva il compito di raccogliere ed aiutare i feriti ed era
nel reparto sanità. Quando è andato in guerra era giovanissimo, aveva 18 anni, e faceva parte dei ragazzi del
1898. Durante i suoi racconti riusciamo a leggere nei suoi occhi l'orgoglio, quando poi ci mostra il quadro dove
sono conservate le due medaglie al valore ricevute, la sua commozione aumenta. Fortunatamente tutti e due i
miei bisnonni sono riusciti a tornare a casa vivi, ognuno dalla propria famiglia, sicuramente segnati dalle brutte
esperienze vissute in guerra.
Camilla Gramegna
Il mio caro trisavolo Scicchitano Raffaele partecipò alla prima guerra mondiale. I suoi racconti facevano sempre
piangere. Era un soldato di fanteria e faceva il portantino dei feriti sul Monte Grappa.A volte diceva che, durante il
suo lavoro, con i piedi sprofondava nei corpi dei caduti e rimaneva raccapricciato e addolorato per ciò che gli
toccava vedere, al punto di arrivare a farsele congelare così l'avrebbero mandato a casa. Per fortuna lo notò il
suo capitano, lo fermò e lo trasportò all' accampamento al caldo, salvandogli le gambe. Al suo ritorno dalla guerra
perfino il suo primogenito non lo riconobbe per il grande cambiamento. Il ricordo di quell'orribile guerra dove patì
di fame, freddo, dolore fisico e mentale per le cose atroci vissute, lo accompagnò sempre. Ogni volta che
raccontava questi ricordi di eventi vissuti sul monte Grappa e nella città di Trieste, piangeva.
Carlotta Torchia
La mia bisnonna si chiama Maria e ha 98 anni. Suo papà si chiama Vedovati Luigi e durante la prima guerra
mondiale abitavano a Berbenno, in provincia di Bergamo. Quando lei era molto piccola, aveva solo 3 giorni, è
partito per la guerra del '15 nel corpo dei bersaglieri con l'incarico di guardia agli ospedali. L'hanno chiamato alle
armi quando aveva 25 anni. Il suo papà non sapeva cosa significasse andare in guerra, la nonna ci ha spiegato
che passavano le giornate marciando con i fucili e quando è tornato a casa era fiero, ma anche triste di
raccontare i giorni passati lontano. Vista l'età molto avanzata della mia bisnonna, purtroppo non si ricorda molto,
ma ci racconta tutto ciò che le torna in mente ed è felice di poterci aiutare a mantenere la memoria di quei tristi
momenti.
Camilla Gramegna
Nino, il mulo che andò in guerra.
(Una storia vera raccontata dalla nonna alla maestra Mimma, quando era bambina)
Quando la tele non c'era, le nonne raccontavano le storie ai bambini, che attenti ascoltavano...
-C'era la guerra- cominciò la nonna- vennero a prendere il nostro mulo, perchè serviva al fronte per trasportare
armi e munizioni sulle mulattiere di montagna nella zona del Monte Grappa.
Gli zii, allora erano bambini..., erano dispiaciuti. “Il Nino” era il loro amico, il loro compagno.
Mio papà da grande mi raccontava che era un mulo intelligentissimo, che capiva tutto, che era buono e che
giocava con loro.
La nonna continuava:-Non ne sapemmo più niente! Un giorno arrivò la cartolina, che chiamava in guerra Alfredo,
che aveva solo 17 o 18 anni
(era un suo cugino, che aveva perso la mamma e viveva con loro insieme al suo papà)_ potete pensare il
dispiacere...
Dopo tre mesi, arrivava una sua lettera in cui dice che ha visto il Nino. Racconta che era in fila e davanti a lui
vede un mulo che gli pare il Nino, non può muoversi e allora chiama: “Nino” e il mulo si ferma...E' proprio lui!
A casa sono tutti contenti: Alfredo ha ritrovato il Nino! Non è più solo! Sono insieme...
Ma dopo qualche mese un'altra cartolina annuncia ad un padre disperato che ha perso il suo unico figlio. Mentre
Alfredo saliva con i compagni lungo una mulattiera, dalla montagna di fronte è partita una raffica di mitraglia, che
l'ha colpito a morte.
La nonna terminava il racconto con le lacrime agli occhi e noi stavamo in silenzio a pensare...
maestra Mimma Conforti
RIFLESSIONI
Dal 4 ottobre, quando abbiamo iniziato l'argomento della I^ guerra mondiale, mi ha subito colpito il rapporto che
c'era tra il soldato e il suo mulo.
La storia mi è piaciuta perchè certi sentimenti, come l'affetto, sono sopravvissuti nonostante le difficoltà della
guerra.
Emma
I racconti sulla I^ guerra mondiale mi hanno fatto riflettere, ma ciò che ricordo con più tenerezza è il racconto del
mulo Nino. Ho sempre pensato che fosse il cane il miglior amico dell'uomo, ma in quelle circostanze il mulo era il
fedele amico del soldato e il suo incontro con Alfredo è stato molto commovente.
Stefania
Dai racconti ascoltati ciò che mi ha colpito maggiormente è che, nonostante i soldati fossero nemici, nel momento
del bisogno si aiutavano.
Infatti nel filmato tratto dal libro “Il piccolo alpino” mi sono emozionato quando ho visto Nino, il bambino adottato
dagli alpini, intrappolato nel filo spinato. Gli italiani hanno sventolato la bandiera bianca e gli austriaci li hanno
aiutati a salvare Nino.
Questo significa che non si odiavano.
Gabriel
Io vorrei che le guerre non ci siano più, perchè...
“La guerra è nera come il buio.
Le bombe sono grigie.
La morte è bianca.
La tristezza dei soldati grigio scuro.
Le abitazioni distrutte sono marroni.
I cannoni verde scuro.
Se io fossi un pittore dipingerei tutto
con colori vivaci
per far finire le guerre”
Gabriel
Tutte le attività che abbiamo svolto sono state interessanti, ma ciò che mi ha colpito di più è stato il filmato: ”La
vita in trincea”. Spiegava in che stato erano costretti a vivere i soldati che per giorni e giorni in piccole e sporche
cavità del terreno aspettavano che il comandante ordinasse l'attacco ai nemici. Ogni notte dovevano dormire con
l'incubo dei brutti momenti passati durante il giorno. Ho capito cosa significa andare in guerra e spero che la
guerra non ci sia più.
Camilla
A me è piaciuta molto la Canzone del Piave perchè è una canzone che ha incoraggiato tutto l'esercito italiano,
ma mi è rimasto impresso anche il racconto della battaglia sul monte Grappa perchè penso che da questa
battaglia bisogna imparare che gli italiani, pur non avendo le armi e le uniformi attrezzate degli austriaci, non si
sono arresi e hanno vinto combattendo come dei leoni.
Paolo
I soldati italiani erano in gran parte analfabeti e molti di loro parlavano solo il dialetto, vivevano lontano dalle loro
famiglie e soffrivano il freddo e la fame. Eppure tra di loro nacque una forte amicizia e una grande solidarietà.
Nonostante tutte le sofferenze, i soldati si unirono come fratelli e fecero nascere nel loro cuore un forte amore per
la Patria. Per questo divennero più forti e fermarono i nemici sul Piave e sul monte Grappa.
Lorenzo
La foglia cade,
ma l'albero della memoria resiste
perchè ha radici profonde.
Nello Evangelisti
(Assessore del Comune di Asso)
Il lavoro svolto è stato molto coinvolgente ed anche commovente, le testimonioanze in particolare hanno
suscitato in noi tutti un profondo sentimento di tristezza, ma anche di rispetto e riconoscenza. Sono certa che
questa occasione di riflessione e di partecipazione abbia aiutato i bambini a dare valore a ciò che è stato.
Milena Cremascoli