068-075 imp_KRUG2 AOG.indd - Davide Mengacci Fotografo

SPIRITO diVINO
Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb.Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1 - LO/MI - Aut. Trib. di Milano n.116 del 18/02/2002
la
TO BREAK THE RULES,
YOU MUST FIRST MASTER
THEM.
PER ROMPERE LE REGOLE BISOGNA DOMINARLE.
NEL 1993, AUDEMARS PIGUET HA CAMBIATO PER SEMPRE IL
M O N D O D E L L’ O R O L O G I O S P O R T I V O . L A P O S S E N T E
ARCHITETTURA DEL ROYAL OAK OFFSHORE È DIVENTATA
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135 ANNI DI MAESTRIA OROLOGIERA.
p er
meditar e
centellinando
Per Maggie Henriquez
ogni calice di Krug
è un esclusivo concerto
sulle note della natura
G8 DEL VINO
I grandi del terroir
al Boroli Forum
CÔTE DE NUITS
Domaine Rousseau
alla prova dei voti
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Riluce, andare
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MONTE CARLO
Tra F1 e la cave
dell’Hôtel de Paris
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Sopra, uno scorcio della tavola allestita nell’atelier di Antonio Marras (via Cola di Rienzo 8, Milano; www.antoniomarras.it), luogo scelto per presentare il Vintage Krug 2003 in Italia. A lato, Margareth Henriquez, il
volto bello e solare della Maison da quando, nel 2009, ha assunto il ruolo di presidente e direttore esecutivo. «Questo 2003 avrà lunga vita, mi ricorda il 1985, l’intreccio è simile», ha rivelato (www.krug.com).
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Nell’atelier milanese di Antonio Marras,
il Maestro Krug ha diretto un’orchestra di Grande Cuvée
e ha presentato per la prima volta
in Italia il Vintage 2003, uno spettacolo da piano solo
Sinfonia della natura
in do maggiore
di Bruno Petronilli
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Musica e Champagne corrono da sempre su binari paralleli
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«La 2003 è stata un’annata difficile, molto calda e controversa. Ma Krug
è riuscita a dare la sua identità anche in questo vintage, perseverando ancora una volta la filosofia e il sogno di Joseph». Le parole sono di
Maggie Henriquez, il volto bello e solare della Maison, da quando, nel
2009, ne ha assunto il ruolo di presidente e direttore esecutivo. Ci parla
amabilmente nell’atelier milanese di Antonio Marras, il luogo scelto per
presentare il Vintage Krug 2003 in Italia. L’ambiente non è affatto casuale: lo stile da haute couture del mitico Champagne francese si sposa alla
perfezione con le meravigliose creazioni di Marras che ci circondano. E
la serata avrà nell’altrettanto degna mano da stilista di Enrico Bartolini
la sua giusta declinazione anche dal lato culinario.
Quel sogno, quell’idea imprescindibile di qualità e unicità a cui ogni
giorno tutti gli uomini e le donne della Maison Krug si ispirano, nasce
175 anni prima di questa serata. Siamo a metà dell’800, quando un
giovane ambizioso e determinato muove i primi passi nel mondo dello
Champagne presso la Jacquesson et fils. Si chiama Joseph Krug, amico
fraterno di Adolphe Jacquesson, che lo chiama a lavorare nell’azienda
di famiglia grazie alle sue indubitabili doti nella gestione contabile e
finanziaria. Ma l’indole di Joseph va oltre i semplici numeri che diligentemente tiene in ordine. In una lettera indirizzata ad Adolphe nel 1838,
Joseph gli offre un’esortazione accorata che si rivelerà indicatrice di una
mentalità diversa, di una visione originale, la prima pietra su cui costruirà una filosofia rivoluzionaria e un mito: «La concorrenza è a dir poco
agguerrita, e io credo che non riusciremo a raggiungere nulla se non distinguendoci dagli altri per l’eccellenza dei nostri vini e per l’attenzione
prestata all’imbottigliamento e all’uniformità della spuma». Quel vino
tanto apprezzato da Napoleone per Joseph Krug non è all’altezza delle
idee di perfezione e raffinatezza che ha in mente. Il suo sogno è creare
qualcosa di differente, di qualità eccezionale, lavorando a partire dalle
uve e affrontando le difficoltà del clima e della natura. Prima di Joseph
Sopra, il Krug Grande Cuvée con alcuni prodotti Antonio Marras. 1. Un esterno dell’atelier. 2. Un momento della cena. 3. Margareth Henriquez, presidente e ceo di Krug, e Francesca Terragni, brand
director Krug per l’Italia. 4. Lo chef Enrico Bartolini. 5. Jessica Julmy e Gianluca Moncalvi. 6. Giuseppe Duva, ad di Moët Hennessy Italia, con Roberta Antonioli. 7. Mauro Capitale al sax. A fianco, il
Krug 2003 (29% Chardonnay, 46% Pinot noir e 25% Pinot Meunier, tutti selezionati da diversi villaggi) abbinato a risotto con capperi, mandorle e midollo. Il 2003 è stato definito «Vivacité Solaire».
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A ogni Cuvée pari qualità, le gerarchie non sono ammesse
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Krug nessuno aveva mai ragionato in questi termini: siamo agli albori
della produzione degli Champagne e la sua missione sarà il fil rouge di
tutta la storia Krug. Non senza difficoltà di carattere morale, Joseph si
separa da Jacquesson e assieme a Hippolyte de Vivès il 1° novembre
1843 fonda una nuova azienda, la Krug et Cie. La sede è a Reims, inizia
l’avventura e la costruzione di quel sogno. Perfezionista instancabile e
geniale affarista, Joseph Krug segue ogni fase della creazione e della
commercializzazione dei suoi Champagne e già nel 1844 le bottiglie di
Krug sono presenti ai quattro angoli della terra. La concretizzazione del
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mito, ovvero dell’idea di Cuvée, nasce nel 1845: appuntati ordinatamente nel leggendario taccuino rosso ciliegio scuro di Joseph le istantanee di
una filosofia semplice e sempiterna.
La Cuvée N. 1 illustra il superamento del concetto di annata, grazie alla
presenza di un vastissimo repertorio di vini di riserva. Caratterizzata da
aromi distinti e corposi, questa cuvée rappresenta la vittoria contro i capricci del clima e incarna, anno dopo anno, la generosità, la profondità e
la corposità di una creazione nata dall’incontro di più vini. La Cuvée N.
2 è da realizzare soltanto quando la Maison decide di esprimere la storia
di un anno attraverso un millesimato, costituito solo ed esclusivamente da
vini in grado di comunicare la singolarità di quel determinato anno. Ogni
Cuvée Krug deve essere di pari qualità, non sono ammesse gerarchie di
sorta. Tutto qui. Semplice, scolpito nella pietra per sempre. Questo insegnamento travalica il tempo e lo spazio, passa attraverso le generazioni
della famiglia Krug, arriva fino ai nostri giorni. Maggie Henriquez paragona, mirabilmente, una bottiglia di Krug Grande Cuvée a una sinfonia
in cui un grande direttore d’orchestra ha il compito di coordinare decine
di solisti: il risultato sarà un concerto esclusivo, di una finezza assoluta,
da ascoltare anno dopo anno con la medesima emozione. E quando lo
spartito della natura concederà all’artista di esprimersi con un’esibizione
da unico protagonista, ecco che Krug alza il sipario su un’unica annata,
Qui sopra, il Krug 2000 accostato al pollo arrosto in salsa allo yuzu. Questo vintage dalla lunga persistenza sprigiona aromi dolci come caramello, torrone, nocciole e agrumi. 1. Viene versata la Grande Cuvée.
2. Davide Oltolini e Fiammetta Fadda. 3. Federico De Cesare Viola. 4. Maddalena Fossati. 5. Stili da haute couture si incontrano al circolo Marras. 6. Giuseppe Duva. 7. Giacomo Bretzel. A fianco, Maggie
Henriquez con il Krug 2003 e la Grande Cuvée. Annata difficile, la 2003, caldissima. Ma il risultato è eccezionale; intenso, suadente, palpitante tra note floreali, mielate e agrumate, di una freschezza inusuale.
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Ogni vintage è un racconto a sé che si aggiunge al grande libro
de Cuvée e la linearità del Vintage 2003, usando come denominatore
comune la stessa annata. L’identità di una bottiglia di Krug Grande
Cuvée non è più nascosta dietro l’unicità delle forti emozioni sensoriali che sa trasmettere, grazie all’introduzione del Krug Id, un codice
che tramite un link sul sito web della Maison consente di sapere ogni
dettaglio della creazione e della vita di una bottiglia. Oggi siamo in
grado di differenziare le Grande Cuvée a partire dalle annate base come il 2003: la leggenda si svela e si racconta. E si può collezionare
quasi fosse un millesimato. Il mito continua.
Qui sopra, il Krug 2000 con lamponi, liquirizia e yogurt. 1. Franz Botré con Maggie Henriquez. 2. Jane Cardani e Carlo Antonelli. 3. Riccardo Caliceti, senior brand manager di Krug Italia. 4. Giorgio
Melandri. 5. Maggie Henriquez parla con un Bruno Petronilli. 6. Una delle bouvette. 7. Gloria Roseti. A fianco, Maggie Henriquez e la Grande Cuvée, il risultato di un concerto dato dalla base dell’annata
2003 e da 120 vini di riserva risalenti fino a 20 anni. Proprio lei è la protagonista della Krug celebration week (dal 7 al 9 aprile a Londra), in collaborazione con la London’s Philharmonia Orchestra.
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un vintage, uno spettacolo da piano solo. Il Krug 2003 è stato definito dalla Maison Vivacité Solaire. Le prime note, i primi aromi, sono
l’identità della sinfonia Krug: intenso, suadente, palpitante tra note
floreali, mielate e agrumate. La bocca rivela una freschezza a tratti
inusuale, sembra concedersi prima del previsto.
La ragione è proprio l’annata, caldissima, con maturazioni differenti
delle uve: la ricchezza dello Chardonnay (29%), la freschezza e l’equilibrio del Pinot noir (46%) e la vivacità del Pinot Meunier (25%), tutti
selezionati da diversi villaggi. «Ogni vintage è una storia a sé», confessa
Maggie. «Questo 2003 avrà lunga vita, mi ricorda il 1985, l’intreccio è
molto simile». Un racconto quindi unico, che si va ad aggiungere nel
grande libro della Maison. Ma Maggie ha in serbo un’altra sorpresa. Decide di chiudere il nostro incontro lì da dove era cominciato, ovvero dalla
Grande Cuvée. Il simbolo della qualità immortale della Maison dimostra
che grande tradizione non significa necessariamente immobilismo e staticità. Gli ultimi, numerosi bicchieri di Grande Cuvée a fine serata sono
stati creati con i vini base dell’annata 2003, a cui sono stati aggiunti i
vini di riserva, in totale 120, risalenti fino a 15/20 anni prima (tra il 1983
e l’88). Così, la Grande Cuvée, l’orchestra di solisti provenienti da 10
annate diverse, è stata illuminata da una luce del tutto nuova e Maggie ci
ha consentito di apprezzare la differenza tra la complessità della Gran-
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