Valbasento Sostenibilità Esaurita

Valbasento: Sostenibilità Esaurita
Valbasento
Sostenibilità Esaurita
Aprile 2014
Forum Ambientale Permanente Comune di Pisticci – Aprile 2014
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Valbasento: Sostenibilità Esaurita
INDICE
PREMESSA
pag. 3
SIN VALBASENTO
pag. 4
TECNOPARCO
pag. 5
ALTRE ATTIVITA' ECONOMICHE
pag. 7
AGRICOLTURA
pag. 8
TURISMO
pag. 9
SALUTE
pag. 11
PROPOSTE
pag. 12
CONCLUSIONI
pag. 14
BIBLIOGRAFIA
pag. 15
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PREMESSA
Il presente documento riassume la posizione del Forum Ambientale Permanente (FAP)
del Comune di Pisticci sulla situazione grave, urgente e non più procrastinabile in cui
versa la Valbasento, che richiede immediate risposte da parte delle istituzioni
competenti.
I tre elementi di riflessione individuati oggi come prioritari dal Forum sono:
- i ritardi e le inadempienze della Regione Basilicata in riferimento all'attuazione degli
interventi previsti dall'Accordo di Programma Quadro per le opere di caratterizzazione
e bonifica dei Sin di Tito e Valbasento e del relativo protocollo previsto dalla
Convenzione sottoscritta tra Ministero dell'Ambiente e Regione Basilicata, che
individua in quest'ultima il soggetto attuatore e definisce gli iter procedurali per le
attività di bonifica, sanati solo apparentemente grazie alle proroghe concesse dal
Ministero dell'Ambiente;
- l'inchiesta eni – Tecnoparco che getta ombre sulle modalità di smaltimento dei reflui
derivanti dall'attività di estrazione petrolifera in Val d'Agri, oggi core business di
Tecnoparco;
- la vigente Autorizzazione integrata ambientale (Aia) relativa allo smaltimento di
enormi quantità di reflui industriali nelle vasche di trattamento di Tecnoparco, causa,
peraltro, della nota e perdurante problematica dei miasmi a Pisticci Scalo e zone
limitrofe. Predette autorizzazioni oggi vanno collegate con una valutazione dell'impatto
ambientale sull'intera area, aggiornata alla luce dei dati emersi in relazione allo stato
di salute dell'acqua, dell'aria e dei suoli, che delineano un evidente quadro di
sostenibilità ambientale esaurita della Valbasento, inconciliabile con la tutela della
salute e l'esercizio delle ordinarie attività antropiche.
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SIN VALBASENTO
La Legge n. 179 del 31 luglio 2002 “Disposizioni in materia ambientale” individua la
Valbasento tra i Siti di Interesse Nazionale (SIN) da bonificare.
Come nuovamente indicato in un recente documento elaborato dall'Ufficio Suolo e
Rifiuti del Dipartimento Provinciale di Matera, “Studio geologico e delle caratteristiche
geochimiche delle acque sotterranee della Valbasento” (dicembre 2013),
“(...) vi è una notevole presenza nella falda del SIN Valbasento di solfati e
manganese, in concentrazione ben superiore ai limiti normativi (D.Lgs.152/2006) ed il
cui contributo varia significativamente nel corso del tempo. (…) Un ulteriore elemento
di valutazione dello stato delle acque sotterranee del SIN Valbasento è costituito dalla
presenza dei clorurati alifatici cancerogeni; tra gli analiti costituenti questa classe di
composti lo studio in esame si è concentrato sulla presenza del tricloroetilene, scelto
per la sua distribuzione nei due poli industriali di Ferrandina Scalo e Pisticci Scalo.
Il tricloroetilene è un solvente per composti organici utilizzato nell’industria chimica
nella Valbasento negli anni ‘80, pertanto il suo rinvenimento nella falda del SIN
sarebbe addebitabile alle produzioni operanti all’epoca sul sito”.
In maniera più specifica, la stessa legge individuava quali attività di potenziale impatto
ambientale distinte per area geografica le seguenti:
1. Salandra Scalo con la Centrale di Desolforazione eni (ex Agip);
2. Macchia di Ferrandina con il Polo chimico interessato dalla presenza di aziende di
trattamento amianto (Materit), produzione di biodisel (Mythen), produzioni chimiche
(ex Liquichimica, ex Pozzi, oggi Syndial);
3. Pisticci Scalo: con il polo chimico e farmaceutico composto da aziende di produzione
di principi attivi (Gnosis Biosearch), di produzione di materie plastiche e fibre chimiche
(Dow, Nylstar, Politex, Equipolymers), di impianti di trattamento reflui industriali, quali
quello della società Tecnoparco Valbasento ed aree di discarica (Discarica 2C, Pista
volo Enrico Mattei).
Un anno prima (2012), la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite
connesse al ciclo dei rifiuti, nella sua “Relazione sulle bonifiche dei siti contaminati in
Italia: i ritardi nell'attuazione degli interventi e i profili di illegalità”, ha riferito che la
contaminazione riscontrata sia per i suoli che per le acque di falda riguarda
principalmente metalli pesanti, ipa, solventi clorurati e composti aromatici.
A novembre 2013, l'ASL, sulla base di analisi Arpab che certificavano la
contaminazione da sostanze tossiche e cancerogene delle falde acquifere nell'area, ha
chiesto ai Sindaci dei Comuni valbasentani di emanare ordinanza urgente a tutela
della salute pubblica e privata tendente al divieto di utilizzo delle acque sotterranee e
di falda, per qualsiasi scopo, da parte di insediamenti umani, produttivi e zootecnici.
In precedenza, il 21 dicembre 2009, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio e del Mare, la Regione Basilicata, la Provincia di Matera, i Comuni di
Ferrandina, Grottole, Miglionico, Pisticci, Pomarico e Salandra sottoscrivono un
Accordo di Programma per la definizione degli interventi di messa in sicurezza delle
acque di falda e dei suoli nel Sito di Interesse Nazionale – “Area industriale della
Valbasento”, già perimetrato con D.M. Ambiente del 26 febbraio 2003, a seguito del
quale la Regione Basilicata, con Delibera di G.R. n. 1103 del 2006, invitava i Comuni
interessati, a partire da monte dell'area industriale di Salandra sino a valle di Pisticci,
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ad assumere “le misure urgenti tese a salvaguardare l'uomo e l'ambiente, vietando le
pratiche agronomiche ed il pascolo delle superfici inquinate e l'uso delle acque
sotterranee per scopo idropotabile ed irriguo per tutta l'area perimetrata”. Dopo 12
anni dalla legge 179, sono stati eseguiti solo interventi di messa in sicurezza, indagini
preliminari e caratterizzazione (per un importo complessivo pari a circa 4,5 milioni di
euro), ma la bonifica vera e propria non è ancora partita. I soldi oggi ci sono. Sono i
23,4 milioni di euro stanziati dal CIPE con Delibera del 3 agosto 2012. Le risorse
assegnate dovevano essere impegnate dalla Regione Basilicata entro dicembre dello
scorso anno. Invece, il 2013 ha registrato solo un Consiglio Comunale congiunto dei
Comuni di Pisticci, Tito e Ferrandina, tenutosi a Pisticci il 28 maggio, per sollecitare la
Regione Basilicata, cui ha fatto seguito la stipula dell'Accordo di Programma Quadro di
cui in premessa (20 giugno 2013). Solo nell'agosto 2013, oltre un decennio dopo il
riconoscimento e la perimetrazione di queste aree come inquinate e soggette ad
attività di bonifica, la Regione Basilicata istituiva con Delibera n. 992 la Cabina di regia
interistituzionale per le attività di bonifica dei siti di interesse nazionale di Tito e
Valbasento (C.R.I.S.I.N.), senza peraltro che questa organo di coordinamento
riuscisse a garantire entro la fine dell'anno la presentazione dei progetti richiesti dal
Ministero. Sei mesi dopo, infatti, la Regione risultava ancora inadempiente. Ai primi di
gennaio la buona notizia: il finanziamento non era perduto, come temuto da molti,
perché il Cipe, fortunatamente, aveva prorogato al 30 giugno 2014 i termini di
scadenza per l’assunzione di obbligazioni giuridicamente vincolanti da parte della
Regione, ma la notizia oggi è già superata. In seguito ad una recente Conferenza di
servizi, tenutasi a Roma lo scorso 7 marzo, è emersa un'ulteriore proroga fissata a
dicembre 2014 e già si paventa la possibilità di spostare nuovamente il termine a
giugno 2015, mentre il cronoprogramma presentato nella stessa sede fa riferimento al
2016 e al 2019 come date di ultimazione dei lavori di bonifica dei terreni agricoli
colpiti da inquinamento indotto e di bonifica delle acque di falda delle aree di
competenza pubblica.
Di fronte a simili ritardi e anche in considerazione del fatto che diverse istituzioni
hanno provato a sollecitare per tempo la creazione degli iter necessari a far partire la
bonifica, salvata solo da numerose proroghe, si configura un comportamento indolente
che pure qualche dubbio sollecita sulla reale determinazione a centrare gli obiettivi
prefissati. In ogni caso, è evidente che la bonifica sia inconciliabile con la permanenza
nelle stesse zone di fonti di inquinamento. Il rischio sarebbe quello di sperperare
denaro pubblico.
E' necessario avere contezza dell'evoluzione dei progetti di bonifica – rispetto ai quali
la Regione Basilicata è risultata inadempiente – e degli obiettivi fissati nella
valutazione dei rischi potenziali per l'uomo associati ad un background diffuso e che
probabilmente sono anche connessi alle ormai poche attività industriali che ancora
oggi continuano a liberare nell'ambiente elementi contaminanti.
Rispetto alle attività e ai progetti di bonifica di cui all'APQ con cui si richiedevano 10
progetti (6 relativi alla Valbasento e 4 a Tito), finalizzati a “promuovere la
riconversione industriale della Valbasento mediante interventi che consentano e
favoriscano lo sviluppo di attività produttive ecosostenibili“, ci si chiede: esiste il reale
interesse a rilanciare l'economia locale con attività non impattanti, diverse per
esempio dal trattamento e dallo smaltimento di reflui industriali?
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TECNOPARCO
Il Decreto Ministeriale del 30 dicembre 1987 sanciva l’accordo di programma per la
reindustrializzazione della Valbasento. Il parco tecnologico, in seguito Tecnoparco, che
farà capo a una società di gestione, si poneva l’obiettivo di rendere disponibili servizi
anche per il territorio, ma, naturalmente, in primis per le imprese che intendevano
investire nel Sito industriale (paragrafo 2.1 della “ Premessa” supplemento ordinario
della G.U., n.3 del 31-12- 1987).
Qualche anno dopo, precisamente nel marzo del 1990, nasceva ufficialmente
Tecnoparco, per i servizi industriali e tecnologici, deputato cioè alla vendita di servizi
reali alle imprese. Il progetto di reindustrializzazione, però, non decollò e non assolse
ai compiti per cui era stato realizzato il contratto di programma del dicembre 1987.
Nel 1996 si assisteva ad una svolta nella politica industriale di Tecnoparco, decisa dal
Consorzio Industriale di Matera: per risollevare le sorti dell’area industriale si imboccò
la via della produzione di energia tentando, senza riuscirci, di costruire una
megacentrale a turbogas e costruendo successivamente una centrale a biomasse (olio
di palma), dalla dubbia convenienza economica, come dimostrano i 30 milioni di euro
che Tecnoparco ha speso nel 2012 per l'approvvigionamento della materia prima, in
relazione ad un conto economico che presenta costi di produzione annui pari a 50
milioni. Parallelamente fu imboccata la strada dello smaltimento di rifiuti liquidi
provenienti anche da altre regioni, una pratica vietata dalla normativa regionale, ma
poi aggirata con una deroga: la Regione Basilicata, la Provincia di Matera e il Comune
di Pisticci espressero parere positivo alle richieste di Tecnoparco di poter smaltire,
appunto, “rifiuti liquidi speciali”, tossici e nocivi, provenienti da fuori regione e di
iniziare la nuova attività, essendosi nel frattempo dotata di una vasca in cui trattare
reflui per 30.000 mc.
Dopo alcune deroghe e in seguito all'entrata in vigore del Decreto legislativo n. 59 del
18 febbraio 2005, nel 2008 Tecnoparco otteneva la prima Autorizzazione Integrata
Ambientale (D.G.R. 1022 del 18 giugno 2008), aggiornata nel 2009 e nel 2010, con la
quale continua a smaltire 1 milione di metri cubi di reflui annui, oltre a quelli
conteggiati come interni.
Nel frattempo, nel febbraio del 2000, venivano resi pubblici i risultati della inchiesta
della Commissione Regionale sulla Valbasento: la Commissione sancì il completo
fallimento della re-industrializzazione dell'area, rilevando enormi sprechi di denaro
pubblico. La Commissione invitò formalmente la magistratura e la Guardia di Finanza
a produrre attività investigative finalizzate ad accertare le responsabilità penali e civili
di tale fallimento. Non sono noti i contenuti dell'indagine dei Carabinieri avviata subito
dopo.
La fotografia scattata recentemente in Valbasento mostra un territorio alle prese con
un inquinamento pregresso, oggetto della futura bonifica, a cui se ne aggiunge uno
attualissimo, derivante dalle attività in essere nella zona industriale di Pisticci Scalo.
Dalla consultazione del database del Registro europeo degli inquinanti rilasciati e
trasferiti (l'E-PRTR), alimentato con i dati trasmessi dai singoli impianti industriali ed
accessibile alla pagina http://prtr.ec.europa.eu/, emerge un quadro più che
allarmante.
Nel 2008 Tecnoparco comunicava di aver immesso nelle acque del fiume Basento
6,06kg di arsenico, 2.210t di cloruro, 3,14kg di mercurio, 164kg di rame, 414kg di
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nichel, 53,7kg di piombo, 68,6t di azoto totale, 157t di TOC, e 634kg di zinco.
Nel 2009 in aria finivano 127mila t di CO2 e 136t di Nox, nel Basento 13,2kg di
arsenico, 2.710t di cloruro, 5,19kg di mercurio, 172kg di rame, 291kg di nichel,
58,6kg di piombo, 161t di TOC e 462kg di zinco. Ancora, nel 2010 113mila t di CO2 e
121t di NOx venivano immessi nell'aria, mentre in acqua finivano 10,2kg di arsenico,
2.710t di cloruro, 82,3kg di cromo, 136kg di rame, 126kg di nichel, 2,56t di fluoruro
totale, 4,62kg di mercurio, 51,8kg di piombo, 186t di TOC e 584kg di zinco. Più
recentemente, nel 2011 in acqua sono stati immessi il solito cloruro (100t in più),
82,1kg di rame, 157kg di nichel, 2,31t di fluoruro totale, 2,77kg di mercurio, 66,6kg
di piombo, 175t di TOC, e 525kg di zinco.
Gli elementi sopra citati descrivono un quadro di inquinamento gravissimo e non più
sostenibile per un territorio che da decenni subisce le conseguenze di politiche
industriali scellerate, frutto di visioni miopi delle istituzioni regionali, fallimentari dal
punto di vista economico e occupazionale, e dannose per l'ambiente e la salute. Non è
più possibile sacrificare sull'altare delle poche decine di posti di lavoro, che tra l'altro
fruttano vantaggi economici a pochi, la salute, l'ambiente, l'agricoltura, il turismo e
più in generale il futuro di un intero territorio.
ALTRE ATTIVITA' ECONOMICHE
Le attività prevalenti su cui si basa l'economia del territorio, ovvero turismo e
agricoltura, sono ormai incompatibili con la presenza di un sito industriale fortemente
inquinato e tuttora inquinante, che tra l'altro, dall'87, non è mai stato rilanciato,
rappresentando più un peso per il territorio che un'opportunità di sviluppo economico
e lavorativo. I numeri, d'altra parte, sembrano dare indicazioni abbastanza chiare. Nel
2008, quando ancora la crisi economica era all'inizio, nella zona industriale tra
Ferrandina e Pisticci lavoravano non più di 700 occupati, una parte dei quali in cassa
integrazione straordinaria (CIGS), come indicato nella Interrogazione parlamentare a
risposta scritta 4/01140. Secondo dati recentissimi della Camera di Commercio di
Matera (visure camerali), risulta che attualmente in Valbasento, tra Pisticci e
Ferrandina, sono allocate solo poche decine di attività produttive molte delle quali
impattanti dal punto di vista ambientale, che ancora oggi operano o hanno operato
fino ai tempi più recenti in valbasento e che possono influire o aver influito sulla
qualità delle matrici ambientali.
Si parla di aziende tipo GNOSIS BIORESEARCH, DOW ITALIA, FULL TEXIL, FUTURA
LCM, HELESI., EQUIPOLYMERS, POLITEX FREUDEMBERG, TECNOPARCO VALBASENTO,
B.N.G., CONSORZIO A.S.I., DROP 3 - NOVATEX ITALIA, GRUPPO LA CARPIA, L.C.
AMBIENTE, MYTHEN, SMECAP, TU.CA.M., LAES, ORMA, MAIN, BBC, ALEX, ENI POZZITELLO, ed altre minori.
Anche volendo considerare le stime più ottimistiche che vengono da fonti interne alla
zona industriale, la situazione produttiva e occupazionale è in ogni caso in grave
sofferenza.
Al tanto invocato rilancio, non è stata di aiuto la funzione di erogatore di servizi alle
imprese che avrebbe dovuto svolgere, e non ha svolto, Tecnoparco. Ad oggi, questi
servizi, grazie alle autorizzazioni della stessa Regione Basilicata, sono
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prevalentemente incentrati sul trattamento di rifiuti pericolosi e speciali, una attività
che poco si sposa con la vocazione agricola e turistica dell'area, pur trattandosi di un
sito industriale dove si dovrebbero favorire nuovi insediamenti produttivi in particolare
nel settore green a supporto del rilancio dell'economia del territorio.
La Valbasento ad oggi non è un proliferare di industrie virtuose, ma un ricettacolo e
produttore di esorbitanti quantitativi annui di rifiuti. Tra l'altro, gli ultimi fatti giudiziari
gettano ombre sull'attività di trattamento dei reflui rivenienti dal petrolio estratto in
Valbasento presso gli impianti di Tecnoparco; il rischio conseguente è l'immissione in
natura di elementi che con una enorme facilità entrano in contatto con uomo, flora e
fauna, in funzione anche delle predisposizioni genetiche.
Occorre riprogrammare e progettare un nuovo assetto del territorio fissando gli
obiettivi di tutela per la salute pubblica e dell'ambiente.
Non ha senso parlare di sviluppo di un'area se questa presenta degli elementi che
concorrono, nel tempo, ad una riduzione della sua appetibilità anche per nuovi
insediamenti nei settori produttivo, dell'agroalimentare, del turismo, senza tralasciare
i rischi cui è esposta la salute dell'uomo.
Anche l'area di ampliamento dell'aviosuperfice Mattei di Pisticci Scalo ricade nella
perimetrazione del SIN, e quindi lo sfruttamento delle sue massime potenzialità è
condizionato agli interventi previsti nell'ambito del piano di bonifica. Grazie a tale
infrastruttura, il sistema aeroportuale lucano potrebbe diventare una delle leve
principali dello sviluppo economico della regione, consentendo le comunicazioni con
altre aree economico-produttive, favorendo i flussi turistici, permettendo
l’esportazione e l’importazione di prodotti ad alto valore aggiunto. A tal proposito, gli
ultimi annunci relativi agli interventi di ammodernamento e adeguamento funzionale
consentirebbero solo un uso parziale di detta struttura e limitato ad alcune tipologie di
aeromobili a capienza ridotta e non supererebbero le problematiche sopra esposte.
AGROALIMENTARE E ZOOTECNIA
La filiera dell'agroalimentare e della zootecnia rappresenta una grande risorsa
economica per il metapontino, le cui peculiarità sono ad oggi minacciate da un
inquinamento passato e attuale rispetto al quale occorre, per il futuro, elaborare delle
proposte valide che, prendendo atto della situazione, mirino a riprogrammare le
politiche agricole e, solo qualora si renda necessario, modificare gli impianti produttivi,
destinandoli ad una filiera no food e no feed nell'ottica della prevenzione e riduzione
dei fattori di rischio.
I prodotti del comparto agroalimentare e zootecnico della Valbasento e del
metapontino finiscono sulle tavole di tutto il mondo: il rischio è diffuso, non è
circoscrivibile alla sola zona SIN, e l'esposizione ad esso è di tipo multifattoriale.
Dal settore agricolo e zootecnico sono arrivate al FAP alcune specifiche richieste, che
riportiamo di seguito.
E' stato innanzitutto indicato come prioritario che le aziende delle zone inquinate e da
bonificare, come quelle che insistono nell'area del SIN, ottengano adeguate garanzie e
ristoro, oltre che ossigeno immediato in termini di contributo per lucro cessante.
Accade, infatti, da alcuni mesi a questa parte, che le produzioni provenienti dalla
Valbasento siano già diventate oggetto di diffidenza da parte del mercato, con
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conseguente difficoltà economiche degli imprenditori.
Occorre realizzare che quella del comparto agricolo e zootecnico è una questione
complessa che richiede una assunzione di responsabilità senza precedenti. A tal
proposito, è importante farsi trovare pronti per la partita che si andrà a giocare sul
campo della elaborazione del nuovo Piano di Sviluppo Rurale (PSR) nei prossimi mesi.
Una delle direzioni ipotizzabili, di fronte allo scenario peggiore, ovvero quello di una
incompatibilità tra le attività agricole di tipo food e feed e lo stato di inquinamento dei
terreni, è quello di indennizzare gli imprenditori agricoli e favorire la transizione verso
attività no food e no feed, come ad esempio la forestazione produttiva, che, secondo
le indicazioni di Coldiretti, potrebbe avere importanti sbocchi sui mercati, pur
ammettendo le difficoltà connesse alla conversione. Come estrema ratio, va anche
valutata l'ipotesi di incentivare i trasferimenti.
Per quei terreni sui quali, in seguito ad ulteriori e specifici approfondimenti, si dovesse
eventualmente appurare la persistenza di requisiti compatibili con le produzioni di tipo
food e feed, è necessario, secondo Confagricoltura, restituire credibilità che, in termini
di proposta, si traduce nella istituzione di un vero e proprio passaporto ambientale che
le certifichi in modo inequivocabile.
Raccolte e rappresentate le istanze formulate dalle associazioni di categoria, il FAP
ritiene che debbano essere profusi tutti gli sforzi affinché, dopo la bonifica e con le
adeguate certificazioni richieste, i terreni agricoli rimangano di tipo food e feed,
potendo così ritornare alla loro specifica vocazione, anche perché va ricordato che tra
l'attività industriale e quella agricola e zootecnica, la sostenibilità ambientale ed
economica pende senza ombra di dubbio verso le seconde. In base a stime Coldiretti,
infatti, sono circa 1000 le unità aziendali che operano nell'area valbasentana ricadente
tra i Comuni di Ferrandina, Pomarico, Pisticci e Bernalda, incluse quelle attive nell'area
metapontina dei comuni di Pisticci e Bernalda, per un fatturato complessivo di circa 30
milioni di euro e un numero di addetti pari a 2.000.
Sono numeri evidentemente superiori a quelli espressi dal comparto industriale
operante in Valbasento, numeri che indicano la strada delle priorità e certificano i
paradossi in un quadro in cui l’orientamento prevalente, peraltro attraverso tante
parole e pochi fatti, invoca soluzioni per rilanciare le attività industriali, anche quando
queste implicano il sacrificio del settore agricolo e zootecnico, ignorando la reale
dimensione delle forze in gioco. Ne consegue che vanno rimosse una volta per tutte le
cause di inquinamento ambientale, passate e attuali.
TURISMO
Anche il turismo è minacciato dalle problematiche legate all'inquinamento ambientale,
nella misura in cui le notizie relative all'inquinamento si rincorrono e superano i confini
regionali, delineando un'immagine negativa della Basilicata, non più compatibile con
quella di terra incontaminata, finora utilizzata con finalità di promozione. Ciò non
significa dover celare le verità, ma rappresenta un ulteriore incentivo all'individuazione
di soluzioni definitive e rapide. Tale situazione è tanto più vera nel metapontino,
perché, più di altri territori lucani, guarda al turismo come ad una importantissima
risorsa di rilancio economico e occupazionale.
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A tal proposito è significativo conoscere i dati del settore: "Il turismo dunque genera
ricadute diffuse alimentando un gran numero di imprese e posti lavoro. In Basilicata
sono oltre 5.300 le imprese del settore di cui, nel solo comparto “servizi di alloggio e
ristorazione”, non meno di 3.800 unità locali (con un incremento di oltre il 10%
nell’ultimo quinquennio) con oltre 10mila addetti, pari al 7,3% sul totale regionale: un
dato indicativo anche per cogliere il contributo crescente che il turismo apporta al PIL
regionale". Le parole di Gianpiero Perri, direttore dell'Apt di Basilicata, estratte dalla
relazione sul movimento turistico 2013, presentata ufficialmente lo scorso mese di
febbraio, appaiono ancora più importanti se si considera che circa il 60% dei numeri
citati sono riferiti al sistema-metapontino (come da dati Unioncamere 2012).
Trovandosi a ridosso del SIN, il metapontino subisce, per collocazione geografica, gli
effetti terminali della filiera dell'inquinamento in Valbasento: basti pensare che il fiume
Basento sfocia in mare, con il suo carico di sostanze malevoli che potrebbero rendere
pericolosa la balneazione, peraltro già vietata a ridosso delle foci dei fiumi lucani.
Per esempio, nel dicembre scorso, dalle analisi indipendenti del Comune di Pisticci sui
sedimenti del fiume relativamente al secondo semestre dell’anno, è emerso che i livelli
sono stati sforati in tre campioni relativamente ai limite per gli idrocarburi pesanti
(50mg/kg – D.lgs. 152/2006).
Il loro valore, nel fiume Basento, è risultato pari a 112,3 mg/kg nel Punto di Prelievo 1
in relazione al campione del 10 dicembre 2013; nel Punto di Prelievo 2, lo stesso
giorno, erano pari a 68,2. Nel Punto di Prelievo 5, infine, il riscontro è stato di 76
mg/kg. In tutti e tre i casi i dati sono schizzati rispetto a quanto registrato nelle analisi
dei mesi precedenti, da luglio in poi.
Anche in tal caso, come accaduto già lo scorso agosto, il sindaco Di Trani ha trasmesso
i dati a numerose autorità, informando anche i Carabinieri del Noe oltre a Regione
Basilicata, Provincia di Matera, Arpab, Asm, Prefettura di Matera, Consorzio Industriale
ed Area di Programma.
Anche ad agosto, il Comune aveva trasmesso i dati di analisi sul fiume che
certificarono lo sforamento di alcuni parametri, sempre riguardo agli idrocarburi
pesanti. Adesso il sindaco di Pisticci, sulla scorta di tutti i dati in suo possesso, ha
presentato un esposto – denuncia contro ignoti per lo stato di inquinamento in cui
versano la Valbasento ed il fiume da cui prende nome.
I dati sopra riportati attestano che queste località, pure individuate in alcuni punti
come aree SIC (Sito di Interesse Comunitario) per il loro pregio ambientale, rischiano
di non essere più appetibili per i turisti. In riferimento alle zone SIC (parte della Rete
europea Natura 2000), il paradosso risalta considerando che queste dovrebbero
essere tutelate in base alla Direttiva europea 92/43/CEE “Habitat” e invece risultano
esposte al massivo inquinamento del fiume Basento anche in relazione alle brevi
distanze che le separano dal sito industriale della Valbasento.
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SALUTE
Il tasso di incidenza dei tumori in Basilicata, specie in Val d'Agri e in Valbasento,
cresce con una tendenza maggiore rispetto alla media nazionale e presenta
accelerazioni sospette e preoccupanti, riportate spesso dai medici di base, primo fra
tutti il sindaco del Comune di Pisticci, che non ha esitato a denunciare la forte crescita
dei casi di neoplasie nella sua comunità e in quelle limitrofe. In particolare, durante il
Consiglio Comunale dell'8/11/2011, il primo cittadino ha ribadito: “Nel 2007, a Pisticci
ci furono 105 decessi di cui 55 per cancro. E' una situazione davvero terribile”
(Delibera di Consiglio n. 51). L’assenza di aggiornamenti del Registro dei tumori,
fermo al 2007, rappresenta una grave responsabilità ed una inadempienza alla quale
si dovrebbe sopperire, ma intanto non può costituire un alibi per rigettare certe
evidenze solo a causa della mancata catalogazione a rigore di legge.
L'impatto sanitario delle aree industriali è stato studiato tra il 2007 e il 2010,
nell'ambito del progetto SENTIERI, relativamente ai SIN nazionali: esso, facendo una
analisi della mortalità e dello stato di salute delle popolazioni residenti in prossimità
dei SIN, in particolare approfondendo le cause di morte per le quali le esposizioni
ambientali svolgono un ruolo eziologico certo o sospetto, ha evidenziato i rischi di
salute per le popolazioni (al di là delle esposizioni professionali), pur essendo
complessa la procedura che consente di connettere i fattori di rischio ambientale a
patologie con eziologia multifattoriale.
Con riferimento specifico alla Valbasento, detto studio mette in relazione l'incremento
di alcune patologie tumorali con le fonti di esposizione ambientali del SIN: “Per le
cause di morte per le quali vi è a priori un'evidenza Sufficiente o Limitata di
associazione con le fonti di esposizioni ambientali del SIN, (...) si osserva un eccesso
di mortalità per tumore polmonare nelle donne e un difetto per il tumore dello
stomaco; negli uomini risulta in eccesso il tumore al polmone. (…) L'eccesso sia pure
impreciso della mortalità per tumore del polmone e la mancanza di studi analitici nel
territorio suggeriscono di raccomandare un approfondimento della contaminazione
ambientale e dello stato di salute della popolazione”.
Sono fondamentali ulteriori approfondimenti per comprendere meglio l'impatto
sanitario dei siti contaminati e per una migliore individuazione delle priorità negli
interventi di risanamento ambientale. Sarà fondamentale che Regione, Province e
Comuni cooperino, attivando sinergie per l’avvio di un processo di interazione con la
popolazione mirato sia alla prevenzione dei rischi, tramite l’ampliamento dei protocolli
di indagini diagnostiche generalizzate (screening di massa) utilizzati per individuare
malattie tra la popolazione ad alto rischio residente nella zona SIN, sia alla riduzione
dell'esposizione agli stessi.
D'altra parte, la Provincia di Matera ha riconosciuto nel recente passato l'incremento
degli indici di mortalità per cause tumorali che per tipologia fanno pensare ad un
territorio con matrici ambientali da verificare e monitorare. L'ascesa dei tumori è
associabile, secondo la Provincia, a esposizioni a sorgenti radioattive o al consumo di
alimenti prodotti in ambienti le cui catene alimentari appaiono compromesse, proprio
come accade in Valbasento, vittima di un inquinamento pregresso e attuale.
Inoltre, vanno tenute in dovuta considerazione le gravi ripercussioni che possono
avere sul sistema nervoso centrale e soprattutto nei bambini le intossicazioni da
metalli pesanti, la cui eccessiva presenza in Valbasento è ormai acclarata.
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Valbasento: Sostenibilità Esaurita
PROPOSTE
In virtù delle criticità enunciate, il Forum Ambientale Permanente si appella al
principio di precauzione introdotto nel nostro ordinamento dal D.Lgs. 16.1.2008, n. 4,
che ha modificato il D.Lgs 152/2006, e in base a dette norme, chiede, essendo
conclamata la situazione di pericolo per la salute pubblica e dell’ambiente, la
sospensione dell’attività di smaltimento e trattamento reflui presso Tecnoparco delle
acque prodotte fuori dalla Valbasento, per la sua insistenza in un'area già
compromessa dal punto di vista ambientale e quindi incapace di sopportare ulteriore
inquinamento.
Il principio di precauzione, come specificato in numerose sentenze anche comunitarie
(Trib. CE, Seconda Sezione ampliata, 26 novembre 2002, T-74/00 Artegodan), “fa
obbligo alle autorità competenti di adottare provvedimenti appropriati al fine di
prevenire taluni rischi potenziali per la sanità pubblica, per la sicurezza e per
l’ambiente, facendo prevalere le esigenze connesse alla protezione di tali interessi
sugli interessi economici“. Pur nella consapevolezza che vadano indagate tutte le
potenziali fonti di inquinamento che insistono nell'area, si ritiene che, in base al
principio di precauzione, per i quantitativi e la tipologia di sostanze trattate e la
prossimità ad un centro abitato, la priorità di intervento non può che riguardare questi
impianti.
La sospensione di queste attività, peraltro, può rappresentare una preziosa occasione
per ridiscutere ruolo e funzioni della società Tecnoparco - individuata, in seguito
all'Accordo di programma dell'87, come perno centrale del rilancio industriale della
Valbasento - in relazione alla sua mission originaria del tutto disattesa. Questa mission
comportava l'erogazione di servizi e utilities alle imprese, ovvero una parte importante
di quelle convenienze localizzative tuttora carenti nella zona industriale. Perché,
allora, Tecnoparco si trasforma da soggetto chiamato ad operare in condizioni ideali
per il rilancio delle attività industriali a servizio di tutti, in un operatore nella sostanza
privato? Perché oggi il suo core business è nello smaltimento dei reflui, soprattutto
quelli rivenienti dall'attività estrattiva in Val d'Agri, diventando così un operatore del
tutto autoreferenziale? Dov'è il beneficio per le altre attività presenti nella zona
industriale? Dove sono le nuove imprese che avrebbe dovuto attrarre? Dove sono i
posti di lavoro che avrebbe dovuto creare?
Se è vero come è vero che Tecnoparco svolge prevalentemente attività privata, come
qualunque altra industria dell’area, allora diventi privata anche in termini di diritto. La
Regione, di conseguenza, fuoriesca da questa società per azioni attraverso la cessione
delle azione in quota al Consorzio Industriale di Matera. La logica della permanenza
della parte pubblica, infatti, si giustificherebbe soltanto all’interno delle dinamiche di
rilancio della zona industriale valbasentana tracciate a più riprese da oltre 25 anni. Ne
consegue che la conferma di questa permanenza dovrà necessariamente implicare il
ritorno alla funzione di origine che Tecnoparco praticamente non ha mai svolto. C’è,
insomma, un paradosso da rimuovere: la politica industriale di Tecnoparco è
determinata dagli interessi di Finpar e Sorgenia, ovvero i partner privati, che
sviluppano attività come lo smaltimento reflui e la produzione di energia con tanto di
business dei certificati verdi, mentre non è più chiaro – e forse non lo è mai stato
negli ultimi 20 anni - quale sia il ruolo dell’Asi, ovvero della Regione, cioè la parte
pubblica di questa società per azioni, che sembra ormai relegata al ruolo pleonastico
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Valbasento: Sostenibilità Esaurita
di garante di alcune operazioni di chiara matrice privata, tra l’altro fortemente
dannose per il territorio dal punto di vista ambientale, sanitario ed economico, avendo
invece rinunciato ad imporre l’attuazione degli obiettivi costituenti il senso stesso di
Tecnoparco così come indicato nell’accordo di programma del 1987.
E' soltanto nel recupero della sua funzione di origine, unita ad una vision
contemporanea orientata ad una autentica riconversione verde della valle, che può
trovare risposta la questione della salvaguardia dei posti di lavoro, e anzi un rilancio
complessivo delle attività produttive e di conseguenza un innalzamento dei livelli
occupazionali.
In definitiva, la Valbasento potrà ritornare ad essere una occasione di sviluppo sano,
rispettoso dell’ambiente e della dignità e della salute dei cittadini e dei lavoratori, e
quindi, capace di attrarre nuovi investitori che creino occupazione, solo se:
- saranno avviate con rapidità le attività di bonifica dell'area Sin;
- non arriveranno più rifiuti tossici e nocivi da smaltire, per puntare sull'economia
verde;
- si tuteleranno fortemente le altre attività produttive presenti sul territorio, quali
agricoltura, turismo e agroindustria;
- la Regione Basilicata saprà riprogrammare la propria politica industriale, facendosi
promotrice di una nuova idea progettuale – in sintonia con le politiche europee e gli
obiettivi comunitari di sostenibilità e risparmio - capace di interpretare le vere
esigenze del territorio, valorizzando le professionalità locali e rendendo il sito
appetibile ad investitori di settori diversi da quello chimico o di trattamento reflui;
- la Regione Basilicata sceglierà di cessare la sua partecipazione ad attività private,
come nel caso del pacchetto azionario detenuto in Tecnoparco attraverso il 40% di
quote Asi, con il paradosso che i profitti restano privati, mentre le spese sono a carico
del pubblico. A tal proposito, la lunga e complessa vicenda dei miasmi in Valbasento è
solo una e la più recente delle dimostrazioni. Infatti, i progetti per la copertura delle
vasche sono stati discussi in diverse Conferenze di servizi e infine la Regione si è fatta
carico di una spesa pari a 1.600.000 di euro;
- la Regione Basilicata risolverà la questione relativa al Consorzio per lo sviluppo
industriale di Matera, la cui funzione oggi risulta ambigua e non definita, trovandosi
esso in fase di Commissariamento straordinario da ben 7 anni. La Legge Regionale
13/2007, infatti, aveva disposto lo scioglimento degli organi di gestione, fino
all’entrata in vigore della legge di riforma e per non più di un anno. Con la Legge
Regionale n. 18 del 5 febbraio 2010 sono state dettate le nuove norme volte al
riassetto ed al risanamento dei Consorzi per lo Sviluppo industriale. All’art. 38 è
previsto che gli organi sociali, Presidente, Consiglio di Amministrazione e Collegio dei
Revisori dei Conti devono essere nominati entro un anno dall’entrata in vigore della
stessa legge. Ad oggi è trascorso il termine normativo, ma tuttora non si ha alcuna
novità in merito.
A tal proposito, l'attuale viceministro Filippo Bubbico, in una intervista rilasciata nel
2004, affermava: “Sono arrivato alla convinzione che i nemici peggiori del processo di
re-industrializzazione della Valbasento sono i sindacati e il consorzio per lo sviluppo
industriale di Matera. I sindacati, perché non c’è nulla che si possa muovere senza l’
assenso dei sindacalisti locali. Il consorzio, perché non c’è nulla che possa essere fatto
da parte dell’imprenditore che non sia deciso dal consorzio industriale. Un
imprenditore se deve comprare dei fiori deve andare al negozio che gli viene indicato
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Valbasento: Sostenibilità Esaurita
dal consorzio industriale. Il punto è: rompere. Se in Valbasento il sindacato continua
ad esercitare il ruolo che sta esercitando, noi non avremo nuovi investimenti in
quell’area, ma non perché gli imprenditori vogliano sentirsi liberi dal rispetto delle
regole, semplicemente perché vogliono affrancarsi da pressioni indebite. Non è raro
che spesso l’azione sindacale si concentra sull’indicazione di chi assumere o di chi
promuovere.” A distanza di 10 anni pare che non sia cambiato nulla.
CONCLUSIONI
E' sempre più evidente come le istituzioni siano chiamate in maniera improcrastinabile
a decidere quali debbano essere le aspirazioni del territorio, partendo da un dato di
fatto incontrovertibile, cioè che in un'area così piccola non è più possibile far
coesistere le enormi contraddizioni esposte in questo documento e così riassumibili:
- l'industria chimica, con le sue pesanti eredità che non vengono superate a causa di
una bonifica annunciata da 10 anni e ancora inattuata;
- la re-industrializzazione che non si è concretizzata, mentre si è deciso di puntare su
un'altra attività impattante come quella dello smaltimento reflui, inserita peraltro in un
contesto di sostenibilità satura, foriera di un modestissimo contributo alla questione
occupazionale, per di più perdente nel rapporto costi-benefici. L'attività di smaltimento
dei reflui è stata prioritariamente collegata negli ultimi anni alla filiera del petrolio di
cui la Valbasento, primo sito regionale di sfruttamento da parte dell'eni per quanto
riguarda le estrazioni di gas e olio, è diventata ormai hub terminale, con tutte le
conseguenze che esso comporta: l'aumento dei miasmi, le problematiche connesse
alla viabilità, la presenza di un Centro Olio, di un Centro gas e dell'oleodotto;
- l'agricoltura che si pretende sia di qualità;
- il turismo quale opzione strategica per lo sviluppo del territorio assolutamente
bisognoso di elevati standard ambientali;
- la legittima aspirazione dei cittadini a vivere finalmente in un ambiente sano e
sicuro.
Il punto di partenza deve essere la cessazione di tutte le attività che continuano ad
impattare. In questo momento, è logico fermarsi anche davanti al dubbio, in
considerazione del fatto che i quesiti e i nodi posti in questa disamina non hanno
ancora trovato risposta e soprattutto in nome del principio di precauzione, che
l'Unione Europea indica come strategia di gestione del rischio nei casi in cui si
evidenzino indicazioni di effetti negativi sull'ambiente o sulla salute degli esseri umani,
degli animali e delle piante, anche quando i dati disponibili non consentano una
valutazione completa e conclusiva del rischio.
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Valbasento: Sostenibilità Esaurita
BIBLIOGRAFIA
 D.Lgs.152/2006 “Norme in materia ambientale”
- “Valori limiti di emissioni in acque superficiali e in fognatura” - allegato 5 parte terza
tab.3
 Legge n. 179 del 31 luglio 2002 “Disposizioni in materia ambientale”
 Ufficio Suolo e Rifiuti del Dipartimento Provinciale di Matera - Studio geologico e
delle caratteristiche geochimiche delle acque sotterranee della Valbasento”
(Dicembre 2013)
 Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei
rifiuti - Relazione sulle bonifiche dei siti contaminati in Italia: i ritardi nell'attuazione
degli interventi e i profili di illegalità
 Verbale Conferenza di servizi Istruttoria relativa alla bonifica dei Sin di Tito e Val
Basento tenutasi presso la Direzione Tutela del Territorio e delle Risorse Idriche del
Ministero dell'Ambiente (14 Febbraio 2014)
 E-PRTR - European Pollutant Release and Transfer Register (2007-2009)
 Camera di Commercio di Matera – Visure camerali 2014
 Unioncamere, APT Basilicata – Elaborazione dati turismo (2012 -2013)
 Gianpiero Perri Direttore Generale APT Basilicata - Basilicata: l’opportunità turismo
(Febbraio 2014)
 Comune di Pisticci – Laboratorio SCA s.n.c. - Campionamenti ed analisi Fiume
Basento acque superficiali e sedimenti, anno 2013 – Relazioni e Tabelle disponibili
sul sito web www.comune.pisticci.mt.it
 Ministero della Salute - Gruppo di lavoro SENTIERI - Studio epidemiologico nazionale
dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento: risultati
 Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei
rifiuti - Relazione sulle bonifiche dei siti contaminati in Italia: i ritardi nell'attuazione
degli interventi e i profili di illegalità (2012)
 VICO, LUONGO, BURTONE e MARGIOTTA. - Interrogazione al Ministro dello sviluppo
economico - settembre 2008, seduta n.055
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