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lon...gara
Notiziario del G.P. LONGARA - Febbraio 2014
stampato in proprio - Distribuzione gratuita
Il G.P.
LONGARA
organizza per
DOmeNicA 16 mARzO alle ore 12,30
nella Palestra della Parrocchia di Longara
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Menù
A
Antipasto
Antipasto primavera
(barchetta di belga farcita - Crostino con mousse ai formaggi
e melagrana - insalatina beneaugurante)
Primo
Farfalle deliziose
(con funghi, radicchio e salsiccia)
Secondo
Scottona in salsa di aceto balsamico
con contorno di Cipolline in agrodolce e Patate al forno
Dolce
Zuppa inglese di Nonna Rosa
Acqua - Vino - Caffè - Ammazzacaffè
20
Quota di partecipazione: euro
bambini fino a 8 anni grAtiS - dai 9 ai 12 anni euro 10
gradita prenotazione entro il 12/3/2014
L’utile della manifestazione verrà utilizzato per un Progetto di Solidarietà
con l’Istituto per non vedenti Cavazza di Bologna
2 Per
prenotazioni tel.: Valentini 3342192295 - Casini 051723418 - Gelati 3392778229 - Lumia 3403408571
Vita di Gruppo...
Carissimi
il 2014 è cominciato e complice la stagione clemente l’attività podistica del nostro gruppo non
ha avuto interruzioni.
Franco Palazzolo ed io abbiamo voluto inaugurare l’anno partecipando il 1° gennaio alla Camminata “Per San Luca” e visto che ci piace esagerare abbiamo snobbato la manifestazione ufficiale e abbiamo fatto il percorso da Casaglia (andata
e ritorno): circa 15 chilometri per cercare di attenuare
gli effetti del Cenone della sera prima. Naturalmente arrivati a San Luca abbiamo aspettato l’arrivo del
gruppo (circa 300 persone) per poter brindare con
loro all’anno nuovo. Vi posso assicurare che è una
bella manifestazione e non abbiamo rimpianto di esserci alzati di buon mattino!!!
Premio uguale per tutti!!! Un grazie che arriva dal
cuore della Chiesa dell’Osservanza. Il ricavato della
Foto ricordo con l’attore Eraldo Turra
quota di iscrizione servirà per i lavori di restauro.
Da un po’ di tempo a questa parte si parla di ripetere l’esperienza della Cortina-Dobbiaco di 3 anni fa. La macchina organizzativa (Silvia e Stefano) è già all’opera e sono cominciati gli
allenamenti per quelli che vorrebbero partecipare alla 30 Km
da Cortina a Dobbiaco. Speriamo solo di essere un po’ più fortunati della volta scorsa quando la pioggia ci ha accompagnati
per tutti i tre giorni del soggiorno e per i trenta chilometri della
corsa...
Intanto per non farci trovare impreparati abbiamo cominciato col partecipare alla Galaverna di Pianoro: 21 chilometri tra
salita e discesa e fra asfalto e sentiero fangoso (nelle prossime
pagine una breve cronaca della manifestazione).
Come vedete dal volantino qui a fianco siamo partiti
con l’organizzazione del “Pranzo di Solidarietà”.
Come al solito il menù è frutto di un lungo lavoro di
preparazione da parte delle nostre cuoche e di assaggi di noi fortunati mariti delle cuoche chiamati a
dire la nostra sui piatti proposti.
Come per lo scorso anno l’utile della manifestazione sarà utilizzato per un Progetto dell’Istituto
per non vedenti Cavazza di Bologna.
L’invito a tutti i soci e agli amici del nostro gruppo
è quello di patecipare e di coinvolgere parenti ed
amici in modo che si possa raggiungere l’obiettivo
di raccogliere una cifra consistente da destinare alla solidarietà con queste persone colpite da
un così grave handicap!
Salvatore
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19 gennaio 2014
Galaverna di Pianoro
Posso affermare senza paura di essere smentito che questa di Pianoro è, di gran lunga, la manifestazione meglio organizzata di tutto il circuito
bolognese.
E’ invidiabile come a Pianoro si riesca ad unire
gli sforzi di tutte le realtà del volontariato per proporre una organizzazione sontuosa. Infatti al Gruppo Podistico Proloco AVIS Pianoro e al Comune
di Pianoro Assessorato allo Sport si affiancano il
Centro Sociale 1° Maggio, la Pubblica Assistenza
Pianoro, il Gruppo Pianoro Insieme, l’A.R.C.I. Pianoro, l’AEOP Bologna e l’AVIS Comunale Pianoro.
Se l’organizzazione è perfetta il percorso è
duro e pieno di fascino.
La domenica mattina si presenta con un tempo piovigginoso ma al momento della partenza
il tempo dà una tregua. Mentre ci prepariamo,
intorno alla tenda, ci interroghiamo sul da farsi...
Presto decidiamo per il percorso più lungo (21.5
km) superando qualche titubanza di qualcuno di
noi.
Partiamo Silvia, Pad, Max, Franco, Stefano ed
io. Il percorso è subito in salita anche ripida. Il
fiatone spegne la mia voglia insana di chiacchierare. Arriviamo alla deviazione per la 17 e Max che
non ha mai fatto la maratonina comincia a pensare che questa è la volta buona. Deviamo per il
percorso lungo e dopo una discesa ritemprante
comincia la salita impegnativa. Corricchiamo e
per qualche tratto camminiamo. In cima alla salita
ci accoglie un confortevole ristoro. Ci rifocilliamo
con un bicchiere di thè caldo e proseguiamo. Max
decide che rimarrà con noi per tutto il percorso.
Arriviamo al ristoro di metà percorso con ogni ben
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di dio... frutta, biscotti, kinder, thè caldo e acqua.
Lasciato il ristoro procediamo verso Guzzano percorrendo una strada asfaltata in salita. Sono passati circa 14 km e la fatica comincia a farsi sentire.
Superato Guzzano deviamo per una discesa in
mezzo al bosco viscida e fangosa. Per un tratto si
fa molta fatica a tenersi in piedi. Qualcuno scivola
rovinosamente e si rialza coperto da un’armatura fangosa. Pad spiritosamente fa osservare che
ogni cinque ne cade uno senza accorgersi che è
lui il quinto e quindi per rispettare la regola cade
per terra. Niente di grave, per fortuna!!! Intanto la
discesa e finita, siamo intorno al 17 km. Questo
per me è il punto meno bello del percorso. Si è
stanchi e si è “costretti” a correre per un tratto
pianeggiante che attraversa la zona artigianale di
Pianoro veramente noiosa. L’ultimo ristoro, una
breve salita ripidissima, un tratto nel parco ed eccoci all’arrivo. Stanchi ma soddisfatti!!!
Ci accoglie un ricchissimo ristoro con pasta
al ragù, polenta, panini con la salsiccia, vin brulè,
thè caldo e tanto altro ancora. Mi ritrovo a bere
un bicchiere di thè vicino ad uno stanco Gianni Morandi. Tutti lo chiamano e vorrebbero dirgli
qualcosa oppure farsi una foto ricordo. Lui li guarda sorridente sempre gentile e disponibile ma in
questo momento farebbe volentieri a meno del
“calore” dei fans.
A tutti i partecipanti, oltre al consueto premio
di partecipazione, è stata data una maglietta per
ricordare Alice Gruppioni la giovane bolognese
che, a Los Angeles, è stata travolta e uccisa a inizio agosto mentre era in viaggio di nozze.
S.L.
Dizionario slang
Silvia, nel tentativo di farmi diventare più “bolognese”, di tanto in tanto mi fornisce un librino con modi di
dire, proverbi, aneddoti sul linguaggio tipico bolognese appunto lo “slang”. Leggo sempre questi librini molto
divertenti e pieni di curiosità. L’ultimo arrivato è quello scritto da Fernando Pellerano (edizione Pendragon)
chiamato “Dizionario Slang”. Nella prefazione l’autore confessa di non essere bolognese di nascita ma di essersi trasferito a Bologna da Siena nel 1977 e di sentirsi bolognese perchè aveva cominciato la sua vita in questa
città frequentando il liceo Righi. Ho subito pensato: “allora anch’io posso sentirmi bolognese visto che mi ci
sono trasferito nel 1969”?
Ecco alcuni modi di dire:
A balus • significa “molto”, “moltissimo”: “t’è piaciuto il concerto degli Skiantos?”, “A balus”; ma
anche” alla grande”; “allora Ugo, vai in vacanza?”,
“Abalus”.
Allora poi • come dire “beh, a saperlo prima ... “;
“sono andato all’appuntamento e non c’era nessuno.Allora poi ...”.
Altro? • tipica espressione degli alimentari bolognesi quando servono il cliente fra un’ ordinazione e l’altra e soprattutto alla fine della spesa:
“altro signora?”. Ma l’aspetto più interessante e
meno comprensibile per i forestieri è la risposta
del cliente: la signora o il signore che non vuole
più niente infatti risponderà “...altro” (“altro grazie”, se è educata/ o)”. Ovviamente sono contrazioni di “qua1cos’ al tro” e “nient’altro”.
Appicciare • accendersi una sigaretta o qualcos’altro; “oh vez, c’hai mica d’appicciare?”.
Appoggiare • quando si chiede il sostegno di
qualcuno su un pensiero, un’idea, una proposta:
“io quest’ estate andrei in Grecia: chi me l’appoggia?”.
Ascia • ascella; generalmente si utilizza questo
termine per indicare un’ ascella maleodorante:
“socciache ascia!”; “hai un’ ascia pezzata”; “ascia
pesa, eh?”, cioè “ascella che puzza”.
Babbiona • per indicare una donna di una certa
età. Tutto è naturalmente relativo: per un ragazzino di 18 anni è una babbiona quella di 40, mentre per un quarantenne è una babbiona la sessantenne. Potenzialmente sinonimo di tardona.
Esiste anche la versione inglesizzata, babbions: “
’sto locale è pieno di babbions”.
Bagaglio • termine utilizzato per indicare cose o
persone con un’ accezione negativa o di scarsissimo significato; si attribuisce alle cose quando
queste sono inservibili, inutili o di un’utilità infima e comunque non all’ altezza: “ma lascia stare quel bagaglio lì e passami il cacciavite”; “e te
vorresti fare la maionese con quel bagaglio lì ...“;
si attribuisce invece alle persone per dileggiarle,
in genere però con simpatia: “ma cosa fai? sei
proprio un bagaglio”. Questo termine ha un sinonimo perfetto: zavaglio.
Ballotta o Balotta • due scuole di pensiero si
fronteggiano su questo termine: si scrive e si pronuncia con una o con due “l”? In ogni caso la
ballotta o balotta è la classica compagnia di amici: “gran ballotta quella dell’Edelweiss”. Il termine può assumere anche il significato di “casino”,
“confusione” (quella che si fa appunto quando
si è numerosi, quando si è in ballotta: “alla festa
di Gino abbiamo fatto una gran balotta”. Termine
molto probabilmente derivante dalle “balle” universitarie di goliardica memoria.
Bazurlone • sinonimo di giandone o sabadone:
persona generalmente sgraziata e anche poco
sveglia, generalmente “di stazza”. Si può dire anche bazurla.
Bancata • significa “tanto”: “il mio vecchio m’ha
dato una bancata di botte”. In termine è italiano,
ma non con questo significato.
Bazza • è il classico “vantaggio”, un’occasione
procurata o capitata: “ho vinto una settimana gratis in albergo a Ponza: gran bazza”. Insomma, non
è il mento sporgente.
Bega • può significare sia il pene (ben sviluppato): “Lorenzo ha una bella bega”; sia una scocciatura: “devo andare a rifare il passaporto: che
bega!”. Uno dei tanti sinonimi di pene, usato anche a Bologna, ma non tipicamente del luogo.
Bèla / Bella • quando si incontràno gli amici ci si
saluta (anche) così: “Bèla règaz” o “Bella règaz”.
Baggiano • persona poco sveglia, un po’ tonta,
più semplicemente un fesso, uno sciocco: “Gino,
sei stato un baggiano a mollare Marisa”. Sinonimo
di molti altri termini, tipo caviglio. Termine non
tipicamente bolognese, dove è usato raramente,
ma lombardo: erano chiamati baggiani i contadini
milanesi durante la dominazione veneziana.
5
È venuto a mancare un vero amico:
Francesco Battilana
Il mese scorso è venuto a mancare Francesco Battilana. Non è stato socio del nostro gruppo ma molti, nel
GP LONGARA, lo conoscono e lo hanno apprezzato per l’ironia con cui scriveva i suoi articoli. L’ho conosciuto diversi anni fa quando ero al Gruppo Podistico Lippo, abbiamo corso insieme tante volte, chiacchierato, riso e scherzato. Collaboravamo al Notiziario di quel gruppo e i suoi articoli davano lustro al
“Giornalino”. Abbiamo fatto insieme un’indimenticabile viaggio in Marocco. E’ sempre difficile parlare di
un amico che muore, si rischia di essere retorici e Francesco non me lo perdonerebbe. Preferisco riportare
l’articolo che ha scritto in occasione della Camminata Campagnola del 2004.
S
ono le 6.30 di un mattino sereno.
“Orsù, alziamoci, è tempo di partire. Alle
otto voglio essere a Longara per la camminata dei
dissidenti”. Sulla “mediana di pianura”, ogni auto
che mi sorpassava mi arrecava un brivido di fred­
do. Sul mio cavallo d’acciaio cavalcai a lungo per
la via Longarola, sino a Longara.
E’ tutto all’insegna del lungo stamattina, anche
la maxi, lunga 14 km. Ai lati della strada vidi un
cartello: “Rallentare, manifestazione podistica”.
Quella circonlocuzione dotta ed aristocarica fu
il primo segno della sobria ed esatta meticolosi­
tà nelle segnalazioni che riscontrai poi su tutto il
percorso. Al quartier generale installato nell’unica
piazza di Longara, dirimpetto la chiesa, fervente di
composta attività, incontrai Palazzolo, Lumia, Va­
lentini e Casini (i quattro dell’Ave Maria), pilastri sui
quali si regge l’edificio del G.P. Longara. Tutt’attor­
no nell’aria si spandeva melliflua la voce del loqua­
cissimo, instancabile e ripetitivo speaker Romano
Montaguti, la voce amica. Al centro della piazza
si ergeva dalla cintola in su Davide Bosca, “genius
loci” e Michelangelo della “bassa”: in diretta, serio
ed aggrottato, scolpiva “en plein air”, con sapienti
e sicuri colpi di scalpello e mazza, sorridenti, paffuti
volti di puffi su di una rotonda tavola di legno.
Visitai con cerimoniosa fretta l’esposizione
di regali che i bimbi bielorussi avevano fatto alle
famiglie che li avevano ospitati. Le colorate, pan­
ciute matrioske ammiccavano riconoscenti. M’av­
viai sotto il sole per la camminata, percorrendo
straducole asfaltate a scartamento ridotto come
le ferrovie nei paesi dell’immensa Russia. Salim­
mo su per gli argini del fiume Reno e scendem­
mo nel suo grembo su sentieri soffici di morbida
erba. Secchi spari di cacciatori echeggiarono poco
distante. Nessun tema: noi podisti siamo intrepidi
e per di più assicurati. Uscimmo dal greto fluvia­
le a riguadagnar il piano. Colsi un frammento di
conversazione in un gruppetto che mi precedeva:
“Hai visto che ristoro han preparato? Non sono
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mica plumoni come quelli della Maratonina dei
Colli!”. Mi venne l’acquolina in bocca e deglutii:
non vedevo l’ora d’arrivare. Ad un bivio vidi i due
figli di Salvatore Lumia, detti anche i due Lumini,
smistare con diligenza i podisti sui diversi percor­
si: le aziende famigliari funzionano sempre bene.
Ritornò a farsi udire la familiare, servizievole voce
di Romano Montaguti e mi parve di poter toccare
con un dito il campanile tanto era vicino, ma chi
aveva scelto la “maxi” era ancora a metà del cam­
mino. Ci infilammo di nuovo nel letto del fiume e
lì ci riposammo un po’, per il finale.
E poi “la campagnola” sbucò nella piccola, vi­
vacissima piazza e s’acquietò.
Il tè era dolcissimo, quasi un mosto in cui cuo­
cere i sughi. Al posto del volgare, troppo comune
limone, c’era l’esotico mapo: un tocco di signo­
rilità, la cui pianta cresce rigogliosa nell’orto del
G.P. Longara. Ma il piatto forte del ristoro erano
le bruschette e la coppa di maiale, deliziose e pro­
fumate.
Sapevo d’essere un “osservato speciale” ma
non resistetti e tornai per la terza volta alla carica.
La Rosa mi guardò in tralice ma io tenni duro.
Casini, riso riebizzo da oste medievale, mesceva
robusto vino, nerissimo. Un giovane giocoliere dai
capelli rossi, Francesco Trombetti, incantava i bim­
bi seduti in cerchio con piroette sulla magica bici
e l’antico funambolismo di palle che non cadono
mai. Guidotti e Tabarroni s’aggiravano famelici a
caccia di vittime da immolare alle loro interviste.
Io, forte della mia timidezza, li evitai come la
peste. All’ottima riuscita della camminata muovo
due bonarie critiche: l’eccessivo divario fra l’alter­
nativa e la maxi ed il bivio per questo troppo vicino
alla meta tentatrice.
L’ultima perla della splendida collana la infilò
Salvatore Lumia, presidente, che definì “artista” il
macellaio che aveva insaccato la coppa di maiale!
Io approvai silenziosamente, ne presi un’altra fetta
e me ne andai in tutta fretta.
Viaggio a Marrakech (gennaio 1998)
Podisti salmone
Il banco del pesce, nelle fiere podistiche, s’arricchisce d’una nuova varietà: oltre alle trote
salmonate, potrà disporre fra breve di piccole quantità di podisti salmonati. Ognu­no di voi ne
avrà notato la presenza nel tratto finale delle camminate, quando voi state ar­rancando fra spasmi
di fatica verso il traguar­do. Essi risalgono la corrente dei podisti co­me salmoni nelle fredde acque
di un fiume in Alaska. Fingono di andare incontro ad un compagno in uno slancio ipocrita di
genero­sità, scrutano in faccia ognuno alla studiata ricerca del viso amico e sorridono. Sorridono
ed irridono all’evidente nostra difficoltà, alla nostra scalcagnata andatura, alla sofferenza,
non sempre mimetizzata, del nostro correre. Se dalle loro bocche uscisse un fumetto, que­ste
potrebbero essere le loro parole: “Ohe! sveglia! muovetevi! Noi siamo già arrivati da un po’, vi
stiamo aspettando. Possibile che siate così lenti? Noi stiamo facendo il defati­camento e questa
era l’unica direzione in cui farlo”. No, non è vero, si può scegliere qual­siasi altro posto per
un’operazione di alto contenuto professionistico. Non soffro di al­cun complesso d’inferiorità nei
confronti di chi impiega la metà del tempo che impiego sullo stesso percorso, ma soffro di sponta­
neità, e spontaneamente li odio, per la silen­ziosa, ingiuriosa tracotanza del loro atteggia­mento.
E continuano a risalire la corrente finché non ritengono d’aver fatto un bel pie­no d’ammirazione
e d’invidia e d’aver di­spensato con generosità il largo sorriso della loro strafottenza. Si, mi sono
antipatici e quando li incontro, volgo altrove il mio sguardo. Diceva Ovidio: “Odi profanum vul­
gus et arceò”. Anche a quei tempi le cammi­nate erano oltremodo diffuse, ma venivano praticate
in assetto di guerra. E così avete scoperto che il voracissimo Battilana trova indigesti i podistisalmonati.
F. Battilana
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Le aerobiche con cane
di Stefano Benni
GLI ATLETI
Fino a pochi anni fa, il bar era luogo di sedentari,
la cui unica attività fisica era il sollevamento di bicchieri, boccette o mazzi di carte. Ma soprattutto negli ultimi anni, è diventato il centro di smistamento
di tutta una serie di attività sportive contrassegnate
dall’abbigliamento specializzato e da un’assoluta dedizione. Ecco alcuni dei più comuni atleti da bar.
I maratoneti
Sono due signore con tutina rosa e due vezzose
cagnoline al guinzaglio, che vanno a fare aerobica
ai giardini. Dopo dieci minuti le signore sono già
sdraiate sull’erba, mentre le cagnoline corrono come pazze cercando di non farsi trombare dai numerosi randagi della zona. Alla fine dell’anno ogni signora perde tre chili ma guadagna dodici cuccioli.
L’uomo con la tuta rossa
Uomo con una vistosissima tuta rossa fosforescente, e una borsa a tracolla, che entra nel bar verso le otto di mattina e se ne va a mezzogiorno. Che
sport fa? Nessuno. Semplicemente gli piace molto
farsi vedere con quella tuta.
Gruppo di signori con pantaloncini di raso e canottiere traforate da cui erompono savane di peli.
Sotto pance da gestanti nascondono marsupi pieni di
misteriose pasticche rinvigorenti e bibite energomiche. Si involano in branchi verso i tornanti collinari
e tornano sudatissimi, dicendo di aver percorso decine di chilometri. Alcuni si controllano il battito cardiaco, altri segnano i tempi sulla tabella di allenamento. Proprio quando credono di aver convinto tutti delle loro imprese sportive entra un amico con un
borsello e dice: “Ehi ragazzi, chi di voi ha dimenticato questo al ristorante, un’ora fa?”.
Questo è l’unico, vero, grande sportivo controvoglia da bar. Entra tenendo al guinzaglio un gigantesco alano. Mentre beve il caffè, l’alano punta una
cockerina e lo estirpa dal bancone, trascinandolo
fuori. Lo si può vedere tutte le mattine correre dietro al cane, puntando i piedi, o rotolare trascinato
per terra come nei film western. Dopo aver lottato e
corso così per ore, finalmente il cagnone si stanca e
l’uomo lo riporta a casa in braccio.
Il maratoneta solitario
Il fetennista
Uomo magrissimo, di età indefinibile, sempre bagnato anche in estate, che corre con un’espressione
di grande sofferenza sul volto, si tocca la gamba, si
massaggia il fegato, tossisce e sputa ma continua a
correre, nello smog cittadino e tra i clacson delle auto, alle due del pomeriggio in agosto e sotto la neve
in gennaio, sempre con quel look da Calvario e un
paio di occhiali gialli che forse nascondono lacrime.
La domanda è: quale peccato deve scontare il maratoneta solitario?
Il gruppo ciclistico “I nonni coriandolo”
I migliori di tutti. Trattasi di un gruppo di pedalatori ottantenni vestiti con colori davanti ai quali esiterebbe anche un travestito brasiliano, con mutandoni gialloblù superaderenti che fasciano clamorosi casi di varicocele, magliettine tricolori con scritte di
sponsor, cappellini con visiera e fazzoletti fosforescenti. Sono a metà tra un branco di puffi e un carro
allegorico di Carnevale per cui sono detti “nonni coriandolo”. Ma quando partono ai sessanta all’ora,
nessuno può fermarli. Recentemente un gruppo di
questi vegliardi è entrato per sbaglio in un circuito
dove si svolgevano i campionati europei juniores. Il
gruppo dei “nonni coriandolo” ha raggiunto e staccato di otto minuti la squadra della Germania Est,
poi risultata ufficialmente prima.
20 8
L’uomo col cagnone
Creatura dall’aspetto normale, con una grande sacca
sportiva a tracolla. Al suo apparire nel locale, i presenti
notano subito un peggioramento della situazione climatica, un vago odore di formaggio stagionato, o di palude
stagnante. Non appena la creatura apre la borsa, ecco
l’orrenda rivelazione: è un fetennista, è appena stato a
giocare, e la sua borsa contiene magliette, scarpe e calzini frollati. Nonostante le irrorazioni di deodorante, l’abbigliamento sudato, per via del caldo e della chiusura ermetica, ha sviluppato vapori da guerra chimica. Inoltre il
fetennista non si sa se per fretta, povertà o sadismo, può
giocare anche cinque volte di fila con lo stesso completino. In questo caso il contenuto della sacca moltiplica la
sua pericolosità. Le scarpe diventano un cocktail di napalm e roquefort, e puzzano perfino le corde della racchetta. Ma più di tutto è da temere il calzino fantasma,
un calzino che si nasconde in una zona misteriosa della
borsa e vive lì per anni, moltiplicando la sua tossicità.
Inutile opporsi al fetennista. A volte i clienti lo prendono
e lo buttano in una fontana, o bruciano il contenuto della
borsa. Ma nel locale resterà sempre quell’inconfondibile
odore di spogliatoio sudato e di ascella di orango. Perciò, appena vedete entrare un fetennista, mettetevi in salvo il più presto possibile. È infatti in agguato l’«effetto
Ace». Il fetennista potrebbe accendere una sigaretta, o
bere un cappuccino caldo. Il calore, a contatto coi gas
dei calzini, farà esplodere la borsa, lanciando schegge di
racchetta, cinti erniari e palline nel raggio di cento metri.
L’angolo
delle ricette
a cura di Laura Banzi
Canape’ con gamberi avvolti in Filetti di pesce persico
pancetta
gratinati
Ingredienti per 4 persone:
600 gr di gamberoni 80 gr di pancetta - 50 ml di olio extra vergine - 1/2
cucchiaino di aglio liofilizzato
- 4 fette di pane per tramezzini - sale - pepe - menta.
Ingredienti per 4 persone:
4 filetti di pesce persico 100 gr di pangrattato - 20 gr di parmigiano grattugiato
uno spicchio di aglio tritato - rosmarino - un ciuffo di
prezzemolo - olio oliva - sale - pepe
Procedimento: Preparare un’emulsione con olio, sale,
pepe, aglio liofilizzato e menta.
Pulire i gamberoni eliminando la testa, il carapace e il
filetto nero sul dorso e metterli nella ciotola insieme
all’olio. Lasciar insaporire per 30 minuti circa. Riprendere ora i gamberi, sgocciolarli dall’olio e avvolgerli singolarmente nella pancetta Far scaldare un’ampia padella
antiaderente e far rosolare i gamberi da entrambe i lati
per un minuto circa. Sollevarli e tenerli al caldo. Tagliate
il pane per tramezzini in pezzetti rettangolarI e farli insaporire nella stessa padella in cui avrete cotto i gamberi.
Adagiate un gambero su ogni crostino e disporre i canapè su un piatto da portata. Decorate i vostri canapè
ai gamberi con una fogliolina di menta e servite caldi.
In una ciotola mescolate il pangrattato con il parmigiano, l’aglio e il rosmarino tritato. Condite il composto
con un filo di olio un pizzico di sale e di pepe. Pulite i
filetti, riponeteli in una teglia rivestita con carta da forno,
cospargeteli con il composto di pangrattato e infornate
a 200°per 20 minuti. Adagiate i filetti nel piatto e insaporiteli con prezzemolo tritato.
Ditaloni porri e speck
Per il ripieno: 200 gr di ricotta - 100 gr di mandorle 100 gr di amaretti - 1 tuorlo (quello rimasto dalla frolla)
- 100 gr di spinaci già cotti e strizzati (anche surgelati) ½ bicchiere di Sassolino* (circa 8 cucchiai) - 3 cucchiai
di zucchero.
Ingredienti per 4 persone:
350/400 g di pasta formato ditaloni rigati - 120 g di porro (pesato pulito) 100 g di speck a fette alte - olio extra vergine di oliva
- sale - pepe nero.
Pulire il porro eliminando la parte verde più scura e le
radichette. Lavarlo e tagliarlo a rondelle sottili. Mettere
da parte. Tagliare lo speck a listarelle.
In un capiente tegame scaldare qualche cucchiaio di
olio, poi aggiungere lo speck e lasciarlo rosolare per un
paio di minuti a fuoco medio. Unire, quindi, anche le
rondelle di porro. Lasciar cuocere, sempre a fiamma
media, per alcuni minuti finché i porri si saranno ammorbiditi, mescolando delicatamente di tanto in tanto.
Aggiungere una presa di sale e una generosa macinata di pepe nero. Nel frattempo cuocere i ditaloni in
abbondante acqua bollente salata, scolarli al dente e
saltarli nella pentola del condimento.
Mescolare per amalgamare bene tutti gli ingredienti.
Servire i ditaloni porri e speck guarniti con qualche fettina sottile di speck e qualche rondella di porro intera.
Erbazzone dolce
Per la pasta frolla:
300 gr di farina - 100 gr di burro - 100 gr di zucchero
- 1 uovo + 1 albume (il suo tuorlo verrà utilizzato nel
ripieno) - un pizzico di sale.
Preparare la pasta frolla, stenderla a circa 3/4 mm di
spessore e foderare uno stampo da crostata diametro
24 circa, avendo cura di tenere da parte un poco di pasta per fare la griglia sul ripieno. Per preparare il ripieno
si può impastare tutto nel mixer avendo cura di tritare
preventivamente gli amaretti, le mandorle e gli spinaci
già cotti e raffreddati.
Tritare gli spinaci cotti e raffreddati, aggiungere mandorle e amaretti tritati e i 3 cucchiai di zucchero, poi la
ricotta, il tuorlo e gradualmente il liquore (in modo da
poterlo eventualmente dosare a gusto proprio). Riempire il guscio di frolla con l’impasto del ripieno, completare con la griglia di pasta. Cuocere a 180° per un’ora
circa. Il ripieno può gonfiarsi parecchio in cottura, ma in
raffreddamento poi si sgonfia.
* Il Sassolino può essere tranquillamente sostituito con la Sambuca.
9
LA CULTURA BIS...TRATTATA
di Piero Tabarroni
Un (purtroppo) celebre uomo politico che (ahimè)
è stato ministro dell’economia di un (pessimo) gover­
no italiano, disse che la cultura non si mangia, quindi
non merita molti investimenti.
Il maestro Riccardo Muti, gloria nazionale, uno
dei massimi direttori d’orchestra internazionali, du­
rante l’intervallo fra il secondo e il terzo atto dell’o­
pera Nabucco di Giuseppe Verdi, al Teatro dell’opera
di Roma, disse: «Durante l’esecuzione del coro “Va
pensiero” quando è stata pronunciata la frase “O
mia patria sì bella e perduta” ho pensato che se la
cultura in Italia sarà trattata come ora dovremo dire
“o mia patria sì bella e perduta” in riferimento alla
nostra bella Italia». Sono poche parole, ma che pesa­
no come macigni.
Il Maestro Claudio Abbado, altro genio interna­
zionale della direzione d’orchestra, dopo essere stato
nominato dal Presidente Giorgio Napolitano Sena­
tore a vita ha devoluto il suo stipendio ad un’acca­
demia musicale toscana. Cosa che dovrebbe fare il
governo italiano...
All’Auditorium Manzoni di Bologna, al termine
della prova di un concerto diretto dal Maestro Ab­
bado, mi recai, presso il palcoscenico per parlare con
lui. Al mio richiamo si voltò. Gli dissi che mi sentivo
onorato, come tutti i miei concittadini di Bologna, di
avere un direttore come lui che aveva fondato l’or­
chestra Mozart nella nostra città. Il suo volto si aprì a
un sorriso radioso e mi strinse la mano con un calore
straordinario, come un giovane alle prime armi. Fu
GINNASTICA PASSIVA
Tenersi in forma è una faticaccia! Per avere muscoli tonici e linea perfetta c’è chi suda sugli attrezzi della palestra, chi fa jogging nel parco vicino a casa e chi fa vasche in piscina. Spesso però,
dopo l’entusiasmo iniziale i più abbandonano.
Per fare felici i più sedentari é arrivata sul
mercato la elettrostimolazione che é usata dagli
sportivi di tutto il mondo per integrare l’abituale allenamento, ma ai più pigri che non hanno
tempo da dedicare al fitness, permetterà di ottenere in venti minuti il risultato di due ore di
allenamento atletico. Attraverso piccole placche
posizionate sui muscoli e dove si vuole elimina10
per me un’emozione enorme. I grandi sono tali an­
che nelle piccole cose.
L’Italia è il paese che dispone nel suo territorio del
70% dei beni culturali del mondo. Eppure si sente
dire spesso che certe opere di manutenzione non si
possono fare mancando i soldi. Soldi che esistono
per comprare aerei inutili e per pagare le spese priva­
te ai consiglieri e presidenti regionali.
Vi sono in Italia centinaia di musei che aprono sal­
tuariamente. Mistero. Potrebbero dare lavoro a mol­
te persone. Ma non si capisce perchè stiano chiusi.
Al Museo del Louvre a Parigi esiste una stanza in
cui vi è una composizione dove sono messe in risalto
le terre che costituivano l’Impero Romano nel secon­
do secolo dopo Cristo.
E’ tutto dire.
Tempo addietro al Parlamento un deputato, di cui
non faccio il nome, insultò i quattro Senatori a vita
appena nominati dal presidente Napolitano, perchè,
a suo dire, non frequentavano mai il Senato: era una
balla colossale.
Disse loro di vergognarsi.
I quattro erano Claudio Abbado, Renzo Piano,
Architetto di fama mondiale, Carlo Rubbia, Premio
Nobel per la Fisica, ed Elena Cattaneo, ricercatrice di
fama mondiale.
Dovremmo stendere un tappeto rosso sotto i pie­
di di costoro, glorie nazionali, e mandare in manico­
mio il poco onorevole che li aveva insultati.
re l’eccesso di grasso, passano leggerissime correnti elettriche che agiscono sulle fibre muscolari creando una vera contrazione del muscolo;
chi vuole, per intensificare l’effetto può abbinare
all’elettrostimolazione anche delle radiazioni
infrarosse applicate con speciali lampade sulle
zone interessate. Così senza alcuna fatica si ottengono risultati eccezionali: seno alto, pancia
piatta, glutei sodi. Parere favorevole da parte di
tutti gli specialisti del settore, dal fisiatra, all’ortopedico e al chirurgo plastico. Con 40-60 minuti di applicazione per circa 12 volte si possono
smaltire 4-5 chili stando seduti comodamente a
leggere con sottofondo musicale senza sudare e
senza fatica.
ELISIR DI LUNGA VITA
I saggi dicono che quello che abbiamo seminato in gioventù lo raccogliamo nell’età matura e quindi è importante saper gestire ogni giorno la propria salute per vivere bene e possibilmente più a lungo. Questi i consigli
di comportamento per una lunga vita:
• Moderare il consumo di grassi saturi presenti negli alimenti di origine
animale e che mettono a rischio il cuore. Preferire quelli insaturi mangiando più pesce e scarseggiando nell’uso del sale.
• Ogni giorno consumare verdura e frutta fresca per incamerare vitamine, fibre e minerali.
• Dormire almeno 7 ore al giorno, il mancato riposo provoca l’indebolimento delle difese immunitarie e il fisico è più esposto alle malattie
virali.
• Fare l’amore due-tre volte alla settimana. Se ce la fate eviterete l’influenza o il raffreddore.
• Abolire il fumo: vi farà guadagnare dai cinque agli otto anni di vita.
• Cercare di mantenere un peso stabile e nella norma per attenuare il
rischio di diabete e di ipertensione arteriosa.
• Evitare di essere sedentari. Un pò di attività fisica mantiene il pesoforma e contrasta l’insorgere dell’osteoporosi.
• Limitare l’esposizione al sole, benefica in piccole dosi ma in eccesso provoca un invecchiamento precoce della pelle.
• Con il consiglio del medico curante effettuare periodici check-up per il controllo degli ingranaggi.
• Coltivare interessi culturali: fare lavorare il cervello dà benefici anche al corpo.
Seguite queste regole d’oro poi ci fate sapere!!!
un po’ di buonumore...
Quattro amici si ritrovano dopo tanti anni.
Iniziano a parlare del più e del meno e, mentre
uno va a ordinare da bere, gli altri cominciano a parlare dei propri figli.
Il primo dei tre dice: “Sono molto orgoglioso di
mio figlio. Ha iniziato a lavorare come fattorino, si è
iscritto alle scuole serali e si è diplomato. Dopo pochi anni è diventato direttore ed oggi è il presidente
della compagnia. E’ diventato così ricco da regalare
ad un suo amico che compiva gli anni una Mercedes
SLK”.
Al che il secondo dice: “Anche io sono molto
orgoglioso di mio figlio. Ha cominciato a lavorare
come steward a bordo di un aereo. Nel frattempo,
seguendo le scuole, è diventato pilota. Si è associato
con altri e ha fondato una compagnia aerea. Oggi è
così ricco che lui ad un amico per il compleanno ha
regalato un aereo bimotore Cessna”.
Il terzo allora racconta: “Non posso dirvi l’orgoglio
che mi da il mio. Ha studiato ingegneria. Ha aperto
un’impresa di costruzioni e ha fatto i milioni. Lui, per
il compleanno di un amico, gli ha regalato una villa
da 1500 mq”.
Nel frattempo il quarto torna e chiede di cosa
stessero parlando, allora i tre amici gli chiedono di
suo figlio.
“Mio figlio è un gigolò per gay. Si guadagna da
vivere così”.
E gli amici: “Poverino, che disgrazia!”
“Ma quale disgrazia, sta una favola! Pensate che
quest’anno per il suo compleanno tre suoi clienti gli
hanno regalato una Mercedes SLK, un aereo Cessna
e una villa di 1500 mq.!!!”.
Seduzione femminile
Tre amiche si incontrano. Una ha l’amante, un’altra è fidanzata e la terza è sposata. Decidono di provare una nuova tecnica di seduzione per cui, tutt’e
tre, nella stessa notte, indosseranno un body di pelle
nero, tacchi a spillo da 20 centimetri e una maschera nera sul viso, per accogliere i loro uomini.
Il giorno dopo si danno appuntamento per confrontare le esperienze.
Quella con l’amante racconta: “appena ha aperto la porta, vedendomi con body, tacchi a spillo
e mascherata ha incominciato a urlare come un
selvaggio, abbiamo fatto l’amore 4 volte, sul tappeto...”
Quella fidanzata, a sua volta, racconta: “io mi
sono messa il body, i tacchi e la maschera, però un
po’ mi vergognavo e quindi mi sono coperta con un
cappotto. Quando è arrivato a casa, e mi ha tolto il
cappotto, è rimasto di stucco, mi ha riempito di baci
e trascinato sul letto, dove abbiamo fatto l’amore
due volte di seguito...”
Quella sposata racconta: “bene, anche io mi sono
messa body, tacchi e maschera... è arrivato mio marito, si è buttato sul divano, ha preso il telecomando
e ha gridato: “Sa Ghe da magner Batman??”
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Calendario Camminate
Non so mai quando fare la prima mossa. In genere aspettavo che la facesse lei. Ieri sera ad una festa una
ragazza bellissima mi ha offerto da bere, e poi mi ha invitato a casa sua.
Mi fa: «Scusa un attimo». Quando ritorna è completamente nuda. Si siede sulle mie ginocchia, comincia
ad accarezzarmi, a baciarmi dappertutto, e allora ho pensato: «Daniele, questa occasione non fartela
scappare!».
E così mi sono fatto dare il suo numero di telefono.
Daniele Luttazzi
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