darwin nella storia: dal metodo scientifico al

ANNO SCOLASTICO 2013-2014
CLASSE 5°D LST
ISTITUTO SUPERIORE I.S.I.S. GIULIO NATTA
TIEZZI ROBERTO
DARWIN NELLA STORIA:
DAL METODO SCIENTIFICO
AL DARWINISMO SOCIALE
1
PREMESSA:
Darwin è stato uno dei maggiori scienziati, naturalisti e geologi che la storia abbia
mai conosciuto; i suoi studi hanno dato vita ad una reazione a catena di eventi dei
quali ancora oggi sentiamo le conseguenze.
L’argomento trattato durante l’anno ha suscitato la mia curiosità e la voglia di
approfondirlo.
Il mio intento è quello di far realizzare ed apprezzare quanto gli studi sull’evoluzione
e la sopravvivenza dell’uomo siano strettamente correlati e si possano ricollegare a
svariati ambiti fra cui tutte le materie citate in questa tesina.
Grazie
2
SOMMARIO:
-Charles Darwin...................................................................pag.4
-La selezione naturale..........................................................pag.7
-Il Positivismo…….................................................................pag.8
-Auguste Comte………………...................................................pag.9
-La legge dei tre stadi………...................................................pag.11
-Giovanni Verga………………....................................................pag.12
-Rosso Malpelo……...............................................................pag.14
-L’evoluzionismo degenera: Il Darwinismo sociale..............pag.16
-Razzismo, Hitler e il massacro “giustificato”…....................pag.18
-Il Darwinismo quantistico………………………………………………pag.20
-Sitografia e Bibliografia………………………………………………….pag.23
3
CHARLES DARWIN
Nato il 12 febbraio 1809 in Inghilterra, a Shrewsbury (ai confini col Galles), Charles
Darwin fa parte di un'agiata famiglia borghese e viene avviato agli studi di medicina
dal padre in modo che egli possa seguire la sua stessa carriera e quella del nonno
Erasmus, buon medico e appassionato naturalista, le cui argomentazioni verranno
successivamente prese ed elaborate da Lamarck e che Charles ricorderà di avere
letto con grande ammirazione.
Abbandonati gli studi di medicina verso i quali provava scarso interesse Darwin
intraprende sotto la pressione di un'antipatica forzatura familiare la carriera
ecclesiastica, ai suoi occhi ancora peggio di quella medica.
L'intelligente giovane covava un acceso amore per le scienze naturali e così, quando
si presentò l'occasione nel 1831, un giovanissimo Charles Darwin(1809-1882) salpa
dall’Inghilterra per cominciare quello che diventerà il viaggio più ricco di
conseguenze della storia della biologia.
Quando il capitano del brigantino inglese Beagle gli offre l’opportunità di poter
partire insieme a lui come naturalista disposto a seguire la spedizione senza
stipendio, Darwin accettò con entusiasmo considerandola un’ottima opportunità di
approfondire i suoi studi.
4
Questo viaggio durato 5 anni determinò il corso del futuro lavoro di Darwin e una
volta tornato, si potè dedicare ai suoi studi cambiando radicalmente la visione
moderna della vita e la collocazione degli esseri viventi all’interno del mondo
vivente.
Darwin non fu il primo ad affermare che gli organismi si evolvono nel tempo ma fu il
primo ad ottenere una grande quantità di dati a sostegno della sua ipotesi e a
proporre un valido meccanismo che potesse spiegare il processo evolutivo.
Nel 1859 Darwin pubblicò le sue conclusioni nell'opera “L'origine delle specie” , che,
contrariamente ai saggi precedenti, ebbe subito grande risonanza (per questo
motivo e anche per la superiore statura scientifica di Darwin, la teoria
dell'evoluzione, o darwinismo, è specialmente legata al suo nome).
Darwin basava il suo pensiero su numerose osservazioni dirette (compiute
soprattutto durante viaggi in regioni tropicali), che evidenziavano in particolare:


la grande varietà di specie presenti in una stessa regione;
il perfetto adattamento di queste specie al diverso tipo di habitat e di alimentazione.
5
IL VIAGGIO SULLA NAVE HMS BEAGLE
Com’è stato già detto in precedenza Charles Darwin salpò sul brigantino inglese
Beagle come naturalista col fine di poter approfondire le sue conoscenze scientifiche
riguardanti l’evoluzionismo degli esseri viventi.
Darwin, allora ventiduenne, riuscì a prender parte alla spedizione, sicuro che questa
fosse l'occasione della sua vita. Passò dagli studi universitari a Cambridge(studi di
medicina al quale non era mai stato appassionato) ad una vera e propria ricerca sul
campo destinata a cambiare radicalmente il corso della sua vita.
Prese nota di osservazioni ed esperienze compiute durante il viaggio in un diario,
che gli permisero di scrivere i suoi lavori al rientro in Inghilterra.
Durante i 5 anni la nave compì numerose tappe tra cui per esempio:
Galapagos,Nuova Zelanda,Isole Canarie,Isole di Capo Verde e tante altre.
Darwin osservò con notevole interesse gli animali e le piante che popolavano un
piccolo arcipelago di isole quasi aride, le Galápagos, che si trova a 950 kilometri dalla
costa pacifica del Sud America. Queste isole, su cui Darwin rimase poco più di un
mese, prendono il nome dai loro abitanti più spettacolari, le testuggini (galápagos, in
spagnolo), alcune delle quali arrivano a pesare anche più di un quintale.
Nonostante queste isole siano relativamente vicine, ciascuna di esse ha il suo tipo di
testuggine; i marinai caricavano a bordo queste testuggini per tenerle come riserva di
carne fresca durante i loro lunghi viaggi, e alcuni di loro erano capaci di distinguere
da quale isola le varie specie provenissero.
Oltre alle testuggini, le Galápagos erano abitate da un gran numero di fringuelli,
distinti in 14 specie differenti; nonostante vivessero nello stesso arcipelago, questi
uccelli differivano tra loro sia per la grandezza e per la forma dei corpi e dei becchi
sia, in particolare, per il tipo di cibo di cui si nutrivano.
Da queste premesse Darwin elaborò successivamente la legge della selezione
naturale.
6
LA SELEZIONE NATURALE
“Gli organismi viventi sono in equilibrio col loro ambiente, siccome l'ambiente
cambia, debbono cambiare anch'essi, altrimenti sono condannati a scomparire.”
(Charles Darwin)
La spiegazione dell'evoluzione di Darwin, nota come teoria dell'evoluzione per
selezione naturale, può essere così riassunta:





fra gli individui di una stessa specie esiste un gran numero di individui simili per
diversi fattori (corporatura, altezza, pigmentazione della pelle, colore degli occhi
ecc.);
in ogni popolazione esistono differenze che non sono prodotte dall’ambiente,e
alcune sono ereditabili;
tutti gli organismi tendono a moltiplicarsi, ma poiché l'ambiente non permette una
crescita indiscriminata, la selezione naturale frena la dimensione della popolazione
tramite la mortalità;
vivono e si riproducono in miglior modo gli individui che hanno raggiunto un
migliore adattamento all'ambiente in cui vivono, e che quindi sono favoriti nella
lotta per la sopravvivenza;
dopo un lungo periodo di tempo, le specie nel tempo si evolvono, dando origine a
nuovi gruppi di organismi
Darwin suo malgrado non seppe quindi spiegare in particolare come si origina la
variabilità di caratteri sulla quale avrebbe dovuto agire la selezione naturale(questi
studi verranno ripresi e rielaborati da Gregor Mendel).
La teoria dell'evoluzionismo ha comunque il grande merito di aver sottolineato che i
nuovi caratteri negli organismi si originano indipendentemente dall'ambiente ma,
una volta comparsi, sono selezionati dall'ambiente. L'evoluzione è quindi diretta
dalla selezione naturale, ma procede in modo casuale.
La teoria dell'evoluzione ebbe grande impatto sul pensiero dell'800 e del 900 come
vedremo nelle pagine seguenti perché permette di spiegare e di organizzare in
modo logico tutte le conoscenze delle diverse discipline.
7
POSTIVISMO
Il termine Positivismo indica il proposito di rifiutare le tendenze astratte e
spiritualistiche proprie del romanticismo e di prendere invece in esame i fatti positivi
concreti ed analizzarli alle luce della scienza.
Una conoscenza è positiva non quando è basata su delle speculazioni ma quando
può essere verifica sulla base di una legge che ha validità universale.
La scienza per i positivisti possiede la capacità di poter modificare e comandare la
natura, per questo motivo viene interpretata come una garanzia infallibile nel
destino dell’uomo.
Il Positivismo nacque in Francia nei primi anni del 1800 e l'iniziatore della dottrina fu
Auguste Comte, fondatore inoltre della sociologia, disciplina che studia in modo
scientifico la società umana come se fosse un organismo naturale.
Il metodo scientifico utilizzato in questo movimento filosofico porto'
l'inglese Darwin a formulare la teoria dell'evoluzionismo e delle sue leggi:
l'adattamento all'ambiente e la selezione naturale.
Darwin quindi studiò l'uomo non più come entità spirituale ma come ultimo anello
della catena naturale.
Su questa base il positivismo ritiene che:
1)L'unica conoscenza che l'uomo ha di tutto il mondo è di tipo scientifico costruita
attraverso l'osservazione dei fenomeni, la formulazione di ipotesi e la loro verifica
sperimentale.
2)La scienza non deve in alcun modo dover dipendere dalla religione poiché si
potrebbe correre il rischio di poter tornare ad un epoca nella quale comandan
sacerdoti e alte cariche ecclesiastiche.
3)Ogni manifestazione della natura e dell'uomo sono spiegabili scientificamente.
La vera grande novità del positivismo è quella di non limitare il metodo
sperimentale al solo ramo della filosofia,bensì a tutti i rami del sapere, dalla filosofia
alla storia, dall'arte alla letteratura e anche alla realtà umana poichè si riteneva che
anch'essa fosse determinata da delle leggi naturali.
8
AUGUSTE COMTE
Auguste Comte nacque a Montpellier da una famiglia borghese nel 1798.
Studiò alla Scuola politecnica di Parigi,istituzione nella quale,secondo Napoleone,
sarebbe dovuta uscire la futura classe dirigente Francese; successivamente si iscrisse
all’università di Montpellier all’indirizzo di medicina ma non completò neppure
questi studi.
Non gli venne mai offerta una cattedra ufficiale quindi si limitò a svolgere incarichi
temporanei in diverse scuole dove tenne diverse lezioni che costituirono tutte
insieme il suo capolavoro: “Il corso di filosofia positiva”.
Comte è umanamente riconosciuto come il padre del Positivismo. Egli aveva una
tale fiducia nella scienza e nei suoi metodi da voler raggiungere una società nella
quale il potere spirituale fosse nelle mani degli scienziati.
Le leggi che regolano lo sviluppo dell'uomo e della realtà sono per Comte leggi che si
rifanno alle leggi fisiche, scopo del vero scienziato è quindi quello utilizzare queste
leggi per raggiungere una conoscenza dimostrandola in maniera concreta.
Il termine "positivo", da cui deriva positivismo, designa tutto ciò che è concreto,
reale, sperimentabile, contrariamente a ciò che è astratto e metafisico ma indica
anche tutto quell’insieme di cose che possono portare ad un reale miglioramento
dell’uomo.
Con il positivismo si tratta allora di fondare una nuova scienza sulle basi delle leggi
concrete della natura e non fondata sulle futili teorie teologiche e metafisiche.
9
IL METODO SCIENTIFICO E LA LEGGE DEI TRE STADI
“Non si conosce completamente una scienza fin tanto che se ne ignora la storia”.
(Auguste Comte)
Abbiamo definito Comte il padre del Positivismo ed il fautore dell’applicazione del
metodo scientifico allo studio dei fenomeni della vita che ci circonda.
Qui di seguito inseriremo una lista dei temi fondamentali che il metodo scientifico
del Positivismo di Comte ha portato avanti durante la sua vita:
1. La scienza è l'unico metodo per raggiungere una vera conoscenza, e in particolare
le scienze naturali quali fisica, chimica, biologia, astronomia;
2. Lo studio della sociologia come indagine scientifica dei rapporti naturali che
vincolano gli uomini (la nascita della sociologia come scienza risale proprio a Comte).
Tale prospettiva è sintomatica dell'atteggiamento che vuole ogni aspetto del reale,
anche quello propriamente umanistico, vincolato a leggi determinate;
3. L'ottimismo legato alla fiducia nella scienza, vista come disciplina che può
risolvere qualsiasi problema dell'uomo. La scienza tende ad aumentare il benessere
degli uomini, l'idea è che l'approccio scientifico porti a un progresso generale e
costante delle qualità di vita;
4. L'idea che la filosofia abbia il compito di organizzare e coordinare i risultati delle
singole scienze specialistiche, ovvero la riduzione della filosofia da scienza prima a
scienza generica con compiti di controllo.
10
Un altro caposaldo delle teorie di Comte fu:
Secondo Comte lo studio della storia delle scienze insegna che tutte queste sono
passate attraverso tre stadi successivi: “teologico”, “metafisico” e “scientifico”.
1. Il primo stato è quello teologico, ovvero lo stato nel quale i fenomeni e ifatti
vengono spiegati attribuendone le cause a forze divine superiori (ad esempio, "il
fulmine è un dardo scagliato da Zeus"). Questo periodo è quello dell’infanzia e
riporta all’epoca teologica e militare.
2. Il secondo è lo stato metafisico, ovvero lo stadio in cui la ragione prende il
sopravvento sulla fantasia e nel quale l'uomo rifiuta la spiegazione divina e cerca
nell'essenza astratta dei fenomeni la spiegazione a tutto. Questo è il periodo
dell'adolescenza e corrisponde all’epoca metafisica e giuridica.
3. Il terzo stato è quello positivo,quello finale, ovvero lo stadio che si trova a vivere
l'uomo moderno, nel quale si ricercano le leggi che collegano i fatti e in cui domina
l’osservazione. Questo ultimo stadio rappresenta la fase della maturità dell'uomo e
corrisponde all’epoca scientifica ed industriale.
Le tre categorie sono applicabili allo sviluppo delle singole branche scientifiche, alle
diverse fasi storiche dell'umanità e persino alla vita dei singoli.
Questi stadi di sviluppo quindi tendono ad un progressivo miglioramento, lo stesso
nuovo approccio positivista sarà in grado di garantire all'umanità un continuo
progresso tecnologico e quindi di benessere complessivo.
11
GIOVANNI VERGA
Giovanni Verga nacque a Catania nel 1840 da una famiglia di proprietari terrieri.
Dopo esser cresciuto culturalmente negli ambienti milanesi e fiorentini, scrivendo il
suo primo romanzo a soli 17 anni(Amore e patria,1857), Verga venne fortemente
influenzato dai programmi naturalistici di Emile Zola e iniziò il suo avvicinamento a
quel movimento del quale successivamente diventerà il massimo esponente, il
Verismo.
Lo scrittore Siciliano era un uomo che provava noia per gli ambienti mondani e
soprattutto molta nostalgia per la propria terra. In questo modo, per le novelle
successive, Verga scelse un soggetto nuovo, ambientato nel mondo popolare
Siciliano.
Il Ciclo dei “Vinti” e “I Malavoglia”
Con l’intento di tracciare un quadro sociale di tutte le classi e la fisionomia della vita
italiana del tempo, Verga volle scrivere un ciclo di romanzi basato sulla “lotta per la
sopravvivenza”, concentrandosi sulle vicende dei “vinti”, quindi di coloro che
vengono travolti dalla fiumana del progresso. Perciò assumerà il nome di “Ciclo dei
Vinti” il cui primo romanzo è “I Malavoglia”.
Questo romanzo è scritto nel 1881 ed è ambientato nelle campagne della Sicilia
subito dopo l’Unità d’Italia e la storia ruota intorno alla famiglia di pescatori
Toscano immersa all’improvviso in un mondo di innovazioni a cui si devono adattare
in fretta. Il romanzo tratta quindi le vicende del ceto più basso in un modo rurale e
arcaico.
La caratteristica particolare del romanzo si individua nella presenza del “coro”
costituito dai Malavoglia e dal Paesello che offre due diversi punti di vista.
12
IL VERISMO DI VERGA
Il Verismo verghiano, ma anche tutto il Verismo italiano, pone le sue basi, insieme al
Naturalismo francese, nelle teorie evoluzionistiche di Charles Darwin.
Nelle prossime righe spiegheremo in modo dettagliato il rapporto di Verga con le
teorie di Darwin.
Verga vede l' ordine sociale delle cose come un "ordine naturale", ed il progresso
come "evoluzione", secondo gli schemi del "darwinismo sociale". Manca in lui la
fiducia romantica nella storia e nell'uomo che può costruirla e determinarla.
L' uomo, per Verga, è e sarà sempre determinato dagli istinti e dagli interessi
materiali. Questi infatti isolano ogni individuo dai propri simili: se si fa un eccezione
della solidarietà familiare (presente solo nella famiglia dei Malavoglia), si può notare
come nel romanzo ciascuno è solo con il proprio egoismo. La solidarietà di classe
non esiste. E neppure esiste la possibilità di un futuro diverso.
In questo modo Verga segue le teorie di Darwin, secondo il cui evoluzionismo, ogni
individuo è sempre determinato da diversi fattori, di cui i tre più importanti sono:
- le leggi della razza e dell’eredità
- l' ambiente sociale
- il momento storico
Darwin è il padre della teoria evoluzionistica mentre Verga è uno scrittore verista, in
quanto verista nei suoi racconti applica la tecnica dell’impersonalità, ovvero il
narratore si eclissa all'interno dei romanzi e narra i fatti semplicemente per come
essi avvengono, senza commentare.
Verga utilizza quindi un metodo che si rifà a quello scientifico, basato
sull'osservazione oggettiva; la stessa osservazione scientifica da cui si è mosso
Darwin per la formulazione della sua teoria.
Il primo vero e proprio racconto verista è considerato “Rosso Malpelo”, del quale
parleremo nella pagina successiva, seguito da “I Malavoglia” e dalle “Novelle
Rusticane”.
Verga intende ora studiare i vari strati della società (partendo dalle basse sfere)
utilizzando i nuovi strumenti acquisiti quali la visione materialista della società e
l’impersonalità.
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ROSSO MALPELO
“Rosso Malpelo”, come abbiamo già detto, è considerata la prima novella Verista di
Verga. Scritta nel 1878, la novella è la prima di tanti racconti incentrati sulla vita nel
mondo popolare siciliano.
Il protagonista della novella è un ragazzino dai capelli rossi, i quali secondo un’antica
credenza siciliana sono segno di malvagità: Malpelo è rosso, è diverso, quindi è
cattivo, portatore di male per sé e per gli altri.
“Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché
era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riescire un fior di birbone.”
Egli viene deriso e maltrattato dalle persone che lo circondano, persino dalla sorella
e dalla madre. L’unico che si prendeva cura di lui era il padre minatore detto Mastro
Misciu Bestia (l’appellativo Bestia deriva dal fatto che a lui erano affidati tutti i lavori
sporchi e faticosi, come all’asino si affidano i pesi da trascinare) il quale lavorava
presso la cava dove perderà la vita, lasciando così Malpelo solo e indifeso.
Il ragazzo continua a lavorare nella cava ereditando il mestiere del padre ed
affezionandosi a Ranocchio,un giovinetto venuto poco prima a lavorare nella cava,
deriso da tutti proprio come gia successo a Malpelo e Mastro Misciu. Già da qui
possiamo delineare il profilo del personaggio, tipico del pessimismo Verghiano,
piuttosto interessante: il ragazzo accetta la propria condizione sociale con
rassegnazione, affermando che si nasce per il lavoro nella miniera. Malpelo si sente
addirittura orgoglioso di quel lavoro, per il quale crede di essere nato. Sa che fuori
dal suo mondo ne esiste uno diverso, fatto di lavori e ambienti più piacevoli, e non
avrebbe voluto lavorare sotto terra, “ma quello era stato il mestiere di suo padre, e
in quel mestiere era nato lui.”
14
LA LEGGE DEL PIU’ FORTE
L’autore in questa novella osserva i feroci meccanismi comportamentali di una
comunità di persone regolata, come il mondo animale e naturale, dalla legge del piu’
forte, e dove dominano la violenza, il sopruso e il pregiudizio.
Cresciuto in un ambiente brutale, Malpelo è capace di esprimere i propri sentimenti,
anche quelli di affetto per Ranocchio per esempio, soltanto con atti di pura violenza.
Cattiveria è sinonimo di forza, bontà di debolezza. Di conseguenza, quando picchia
Ranocchio, vuole dargli una lezione di vita, perché lui stesso ha imparato sulla
propria pelle che la società esclude ed elimina chi non si adegua alle sue leggi di
sopraffazione.
“Se non ti senti l’animo di difenderti da me che non ti voglio male, vuol dire che ti
lascerai pestare il viso da questo e da quello!”
INDIFFERENZA E RASSEGNAZIONE
Due sono gli elementi più crudeli di questa novella: l’indifferenza del popolo nei
confronti di Ranocchio e del giovane Malpelo, soprattutto in occasione della morte
del padre, quando il ragazzo, preso a scavare per liberare dalle macerie il padre
rimasto intrappolato, veniva ignorato come fosse l’ultimo degli insetti della cava,
“L’ingegnere se ne tornò a vedere seppellire Ofelia; e gli altri minatori si strinsero
nelle spalle, e se ne tornarono a casa ad uno ad uno…”
ma anche la mentalità rassegnata del fanciullo che fa da portavoce della concezione
verghiana dell’esistenza.
Condannato al lavoro nella cava da un determinismo ferreo dell’epoca, che vedeva
l’uomo legato all’ambiente da cui proviene, Malpelo possiede una saggezza a dir
poco crudele, una terribile coscienza della lotta per la sopravvivenza. In questo
modo prima di sfoga sui più deboli di lui e appena acquisisce un’opportunità di
“libertà” che gli viene concessa accetta e, con gli arnesi del padre defunto, subito
dopo la morte di Ranocchio e l’abbandono della madre e della sorella, scompare nel
buio della miniera.
“Così si persero persin le ossa di Malpelo, e i ragazzi della cava abbassano la voce
quando parlano di lui nel sotterraneo, chè hanno paura di vederselo comparire
dinanzi, coi capelli rossi e gli occhiacci grigi.”
15
L’EVOLUZIONISMO DEGENERA: IL DARWINISMO SOCIALE
Prima di andare a parlare del personaggio storico,Adolf Hitler, che piu’ ha
“frainteso” quello che Charles Darwin voleva regalare al mondo tramite i suoi studi
analizziamo e chiariamo quella che è stata la variazione della concezione di
darwinismo sociale nella storia partendo dalla sua definizione.
Il Darwinismo Sociale è una teoria secondo la quale un aspetto particolare della
teoria evolutiva o dell’evoluzione naturale di Darwin sarebbe applicabile alle
popolazioni umane. Alla fine del 1700 la teoria predominante era quella fissista che
definiva le varie specie come individui creati una volta per tutte ed incapaci di
modificarsi.
Ma attorno al 1800 il naturalista Lamark presentò per primo una teoria evoluzionista
secondo cui gli organi viventi si modificherebbero gradualmente nel tempo
adattandosi all’ambiente, e che l’uso o il non uso di determinati organi porterebbe
con il tempo ad un atrofia o ad un potenziamento.
La conclusione finale di tutti questi pensieri è che la selezione naturale, la lotta per
la sopravvivenza, funge da intermediario tra la vita e la morte e filtra pochi individui
che sono destinati a sopravvivere. Gli individui che riescono a riprodursi
maggiormente e più velocemente sono quelli che avranno maggiori speranze per i
propri successori di adattarsi e sopravvivere.
L’evoluzionismo trovò molti propugnatori nella Gran Bretagna imperiale della fine
800 e si diffuse in Europa e USA: alcuni concetti ( selezione naturale, lotta per la
sopravvivenza, evoluzione) estrapolati dal contesto biologico, e applicati alla società
sembravano giustificare il colonialismo e l’imperialismo dell’epoca. Infatti,
sostenevano i “darwinisti sociali”, come l’evoluzione naturale premia “il migliore”, il
“più forte”, così la guerra e la lotta tra le nazioni fa emergere i migliori e sottomette
i popoli “inferiori” ( i migliori sono naturalmente i colonialisti Inglesi o Europei, gli
inferiori gli africani e asiatici o i “neri” in America).
16
Ma il fenomeno del darwinismo sociale non si ferma qui, anche all’interno della
società una lotta per la sopravvivenza seleziona i migliori mentre le classi inferiori
“giustamente” soccombono: è, secondo loro, la legge della natura dimostrata da
Darwin.
Il grande scienziato, finché fu in vita, si distanziò da queste indebite generalizzazioni
della sua teoria. Darwin non ha nulla a che vedere con la vicenda del darwinismo
sociale, anzi: Darwin era convinto che gli uomini, avendo una morale e la capacità di
distinguere tra il bene e il male, avrebbero fatto la storia.
Lo scienziato non avrebbe mai applicato le sue tesi alla specie umana: in natura non
sopravvivono necessariamente i più forti, ma le specie che si sanno meglio adattare;
inoltre non sempre viene premiata la competizione tra individui o specie, alle volte
ha il sopravvento la collaborazione tra individui (in gruppi) o tra specie (in simbiosi o
equilibrio reciproco).
Il Darwinismo sociale offriva però un’ottima giustificazione all’ordine sociale del
capitalismo e dell’imperialismo di fine secolo: in una società liberale ( in cui tutti i
cittadini teoricamente sono uguali ) permetteva di giustificare le grandi differenze
di classe con motivazioni “scientifiche”: l’inferiorità “naturale” delle classi o dei
popoli subalterni. Il Darwinismo sociale diventa quindi, indipendentemente
dall’autentico pensiero di Darwin, una base teorica per il razzismo che tanti disastri
ha prodotto nel ‘900 in Europa e nel mondo.
17
RAZZISMO, HITLER E IL MASSACRO “GIUSTIFICATO”
Come abbiamo già accennato in precedenza Adolf Hitler (1889-1945), capo del
partito nazionalsocialista tedesco, fu il primo vero e proprio “fraintenditore” della
teoria darwiniana della sopravvivenza.
Quando si prendono in esame le opere, i discorsi e i documenti di Hitler e di altri
ideologi nazisti, è facile riscontrarne l’influenza darwiniana. Hitler pensava di poter
migliorare la razza umana come fanno gli allevatori. Per lui si doveva eliminare chi
"contaminava" la razza ariana, chi soffriva di malattie genetiche e i deboli, quindi i
meno evoluti.
Hitler vedeva la guerra e lo sterminio come il principio darwiniano della vita umana
che costringeva ogni popolazione a tentare di dominare le altre; senza guerra il
mondo sarebbe decaduto.
Il nuovo ordine messo in atto da Hitler prevedeva quindi la spartizione del mondo
fra le poche nazioni ritenute degne di esercitare la sovranità. I tedeschi avrebbero
naturalmente avuto il primo posto ottenendo così il famigerato spazio vitale.
I popoli sottomessi venivano così schiavizzati oppure eliminati per fame, lavoro o
camere a gas nei “campi di concentramento” e nei “campi di sterminio”, differenti
dai primi poiché adibiti solamente all’uccisione.
Lo sterminio non toccava solamente le popolazioni ebree ma anche zingari,
omosessuali, prigionieri politici e chiunque potesse ostacolare la “vita” del nazismo.
Hitler riteneva che la razza Ariana fosse la più forte e che il popolo tedesco fosse il
suo rappresentante più puro. Il dominio del mondo poteva essere realizzato
solamente da un gruppo di superuomini (termine che porta ad un’influenza
Nietzschiana) che avrebbero dominato i sottouomini.
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Le teorie darwiniane vennero prese distorte e interpretate in modo megalomane da
Hitler secondo la sua ideologia. La teoria di Darwin applicata alla società afferma che
ogni forma di lotta tra le specie sia un fattore fondamentale per l'evoluzione ed il
progresso sociale. I Darwinisti in qualche modo sbagliavano però nel ritenere l'uomo
come un animale qualsiasi, ma al contrario dotato di ragione e capace di non seguire
sempre il proprio istinto.
Hitler riprende le concezioni di Darwin secondo cui tra tutti gli uomini vi deve essere
lotta aperta e le razze umane più civili stermineranno in tutto il mondo quelle
selvagge. Il nazionalsocialismo segue Darwin e crede appunto che questa lotta sia
necessaria per il miglioramento dell'umanità e della razza e viene negata l'origine
divina dell'uomo. Egli ritiene che la stirpe tedesca sia una stirpe eletta in quanto
erede della razza ariana, che nel corso della storia aveva sottomesso le razze
inferiori.
Quindi la strategia di Hitler era utilizzare un capro espiatorio(ebrei) attraverso la
campagna antisemita, e cercare intanto un consenso nelle classi dirigenti del paese
presentandosi ad esse come il restauratore del giusto ordine.
Egli chiama democrazia il dominio della stupidità popolare e della mediocrità e
ritiene che sia meglio che governino il mondo gli individui maggiormente adatti
propensi alla supremazia delle razze migliori. Questa tendenza a marcare le
differenze tra i gruppi è legato al bisogno fondamentale di identificarsi
distinguendosi dagli altri e ciò da luogo a concezioni secondo cui è naturale che vi
siano differenze e pregiudizi tra gli esseri umani e da qui si è disceso al genocidio
degli americani e la Shoa.
Tutto portato a legittimare il fattori come schiavitù come ad esempio le differenze
razziali tra i neri prima giustificate in nome di sacre scritture, poi teorie scientifiche
sull' inferiorità psicofisica. E’ il concetto di Intrarazzismo, paura del diverso, che
porta ad un disordine sociale causato dal colonialismo ad opera dei più potenti
rispetto i deboli, e alla Shoah, la deportazione degli ebrei nei campi di Sterminio:
tutto questo determinato dal Darwinismo Sociale.
19
INTRODUZIONE ALLA MECCANICA QUANTISTICA
Solitamente i fisici non si interessano troppo alla teoria dell’evoluzione. Le leggi
fisiche sono rimaste sempre quelle dall’inizio dei tempi e l’universo “evolve”
seguendo fedelmente queste leggi. Anzi, per un fisico la riproducibilità è un punto
cardine della ricerca scientifica: se io metto mille volte questo elettrone in queste
condizioni lui si comporterà mille volte nello stesso modo.
Tuttavia difficilmente le buone idee non trovano applicazione un po’ ovunque e
persino nella meccanica quantistica le intuizioni di Darwin trovano una loro
collocazione più che fondata.
Gli ingredienti fondamentali di una teoria Darwiniana dell’evoluzione sono:
qualcosa che sia in grado di produrre copie di se stesso, una competizione per una
qualche forma di risorsa ed un meccanismo di selezione che permetta solo ai più
“adatti” di riprodursi. Wojciech H. Zurek (ricercatore a Los Alamos) ha trovato che,
con gli opportuni adattamenti, questi ingredienti li si trova dove meno uno se li
aspetterebbe: nella teoria della misura quantistica. Andiamo per gradi:
La meccanica quantistica è un grande ramo della fisica quantistica ed è una teoria,
sviluppata da un gran numero di scienziati a partire dagli inizi del XX secolo, che
descrive il comportamento dei corpi “molto piccoli”.
Caratteristica fondamentale di questi “corpi molto piccoli” è che, quando uno li va
ad osservare, vede che si comportano in maniera totalmente diversa da quella che è
l’intuizione di tutti i giorni. Se io lascio cadere un sasso l’esperienza mi dice che
questo cadrà con velocità e traiettoria ben definite e prevedibili. Un elettrone invece
non cadrà seguendo una traiettoria ben definita ma si troverà in una
“sovrapposizione” di tutte le traiettorie possibili. Cosa ancora più strana, quando
andrò a misurare la posizione di questo elettrone non lo troverò mai in questo stato
di “sovrapposizione” ma lo misurerò sempre con una posizione ben definita. Quello
che succede è che, lasciato a se stesso, l’elettrone seguirà il principio di
sovrapposizione e si troverà contemporaneamente in tutti gli stati possibili, appena
però qualcuno andrà ad “osservarlo” lui sceglierà uno ed uno solo di questi stati e si
farà trovare lì.
In realtà non c’è bisogno di una intelligenza che osservi molto più banalmente, basta
che l’elettrone inizi ad interagire con l’ambiente (ovvero con tutta quella parte
di universo che non fa parte del sistema composto dal solo elettrone); ogni volta che
l’elettrone interagisce in un qualche modo col resto dell’universo viene “misurato” e
quindi costretto a scegliere uno solo fra la moltitudine di stati possibili.
Un’altra proprietà importante della meccanica quantistica è che, una volta che ho
misurato il mio elettrone, se lo rimisuro immediatamente dopo, otterrò
esattamente lo stesso risultato. Questo vuol dire che lo stato misurato non è
banalmente uno preso a caso fra tutti quelli possibili ma che, una volta fatta la
scelta, questa scelta è in qualche modo definitiva.
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Ma perché io non posso misurare la sovrapposizione degli stati? E come fa
l’elettrone a sapere di essere osservato e quindi a scegliere uno stato?
Questi sono i problemi della teoria della misura quantistica.
L’approccio di Bohr (divenuto l’approccio standard) era di postulare questo
comportamento e dimenticarsene. L’approccio di Zurek invece è di studiare come
avviene una misura: infatti noi non siamo mai veramente in grado di “misurare” un
elettrone, quello che possiamo fare è di misurare una piccola frazione dell’ambiente
che lo circonda. Facciamo un esempio più vicino a noi: quando leggiamo le pagine di
un libro noi non stiamo veramente avendo un’esperienza diretta dell’inchiostro sulla
pagina ma ci stiamo limitando a captare una piccola frazione dei fotoni che
rimbalzano sulla pagina e poi finiscono nei nostri occhi. Siamo tutti d’accordo che il
libro sia reale (anche se non ne abbiamo una misura diretta) perché se ci mettiamo
in due a rileggere la stessa pagina, raccogliendo fotoni diversi in momenti diversi,
saremo comunque concordi sul suo aspetto e su quello che c’era scritto.
L’inchiostro sulla pagina del libro ha interagito con la luce che poi si è propagata e
noi ne abbiamo misurato solo una piccolissima frazione; ciò nonostante abbiamo
raccolto una gran quantità di informazioni su quell’inchiostro. Se raccogliessimo più
luce non aumenteremmo di molto la nostra conoscenza su quel libro ed anche se
ripetessimo la misura mille volte non progrediremmo molto oltre al punto dove
siamo arrivati la prima volta.
Con l’elettrone il concetto è analogo: noi non misuriamo direttamente l’elettrone
ma misuriamo una piccola frazione dell’ambiente che lo circonda e da questo
traiamo tutta l’informazione che ci serve sulla sua posizione.
L’elettrone però poteva avere miliardi di stati possibili, perché, pur misurando solo
un’infinitesima frazione di quello che c’era da misurare, l’abbiamo visto tutti nella
stessa posizione? Ecco, qui entra in gioco il Darwinismo quantistico.
IL DARWINISMO QUANTISTICO
L’elettrone parte da un certo “stato” iniziale. Questo stato interagisce con
l’ambiente e vi lascia un’impronta, solo che ogni frazione di ambiente ha solo una
parte di tutta l’informazione sullo stato originario e non tutti hanno proprio lo stesso
pezzettino di informazione. Quindi ogni piccola frazione di universo (che noi
possiamo misurare per trarre qualche informazione sull’elettrone) ci fa vedere uno
stato leggermente diverso; in pratica lo stato iniziale ha prodotto una gran quantità
di stati “figli”, ciascuno un po’ diverso dall’altro, che vivono nell’ambiente
circostante. In questo modo uno stato quantistico riproduce se stesso in una
molteplicità di copie simili ma non uguali all’originale (e quindi abbiamo sia la
riproduzione che la mutazione).
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Questi stati figli però non sono tutti uguali: alcuni sono tali da non poter
sopravvivere a lungo nell’ambiente e le informazioni che li compongono diventano
ben presto illeggibili e quindi immisurabili.
Solo una frazione molto piccola e ben delimitata di stati riescono a produrre copie di
se stessi che a loro volta possano riprodursi. La “selezione naturale” in questo caso è
data dal fatto che uno stato, per poter lasciare un’impronta duratura nell’ambiente,
deve sottostare a regole ferree e deve essere “adatto” all’ambiente che lo circonda.
In più la quantità di informazione che una certa porzione di ambiente può contenere
è limitata e quindi esiste una “risorsa naturale” per cui gli stati competono. In
questo modo solo gli stati “più adatti” all’ambiente che li circonda in quel dato
momento possono replicarsi e influenzare il resto del mondo. Sono solo questi che
possono essere effettivamente “misurati” da noi e che noi considereremo come
reali.
In conclusione abbiamo un’entità (lo stato quantistico di un elettrone) che è capace
di riprodursi (rilasciando copie di se stesso nel resto del mondo fisico) ma le cui
copie non sono identiche all’originale (dato che contengono solo una parte di tutta
l’informazione sullo stato originario) e nemmeno identiche l’una all’altra (e quindi
abbiamo un processo di mutazione).
Le condizioni particolari che permettono ad uno stato di sopravvivere o meno
abbastanza a lungo da poter interagire col resto dell’universo (diventando in
qualche modo uno stato “oggettivo” che descrive le proprietà dell’elettrone stesso)
dipendono poi dalla configurazione locale dell’ambiente in un dato momento; dato
che questa configurazione cambia in continuazione lo stato dell’elettrone è
obbligato ad adattarsi in continuazione alle mutate condizioni producendo nuovi
stati figli e assumendo le proprietà dei più adatti alla sopravvivenza.
In più esiste anche un meccanismo di competizione per una risorsa fondamentale
ma limitata: infatti gli stati quantistici sono definiti dall’informazione che
trasportano ma la quantità di informazione che è possibile immagazzinare
nell’ambiente è una quantità limitata e quindi gli “stati figli” devono competere
l’uno con l’altro per esistere (il perdersi nell’entropia dell’ambiente circostante è,
per uno stato quantistico, un po’ l’equivalente della morte).
Abbiamo quindi tutti gli ingredienti per fare un parallelo fra l’evoluzione di uno stato
quantistico (quando questo sia a contatto con l’ambiente) e l’evoluzione
Darwiniana.
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SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA:
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http://www.sapere.it/sapere/strumenti/studiafacile/biologia/Evoluzione-e-diversit-dei-viventi/L-evoluzione-degli-organismi/La-teoria-dell-evoluzione--di-DarwinWallace.html
invito alla biologia A di Helena Curtis e N.Sue Barnes (scienze Zanichelli editore)
http://www.swif.uniba.it/lei/storiasc/SMIL/darwin/darwin.htm
http://ebook.scuola.zanichelli.it/curtisinvitoblu/dagli-organismi-alle-cellule/originedella-vita-e-teorie-evolutive/la-teoria-di-darwin-ha-influenzato-l-intero-mondoscientifico/document-86#486
http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=785&biografia=Charles+Darwin
FILOSOFIA
https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=2&cad=rja&uac
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http://digilander.libero.it/syntmentis/Filosofia/Comte.html
filosofia cultura cittadinanza 3 di Antonello la Vergata e Franco Trabattoni
LETTERATURA ITALIANA
La scrittura e l'interpretazione (dal Naturalismo al Postmoderno), G.B.Palumbo
editore
http://www.pensieriparole.it/racconti/narrativo/racconto-55878-1
Letterautori 3 di Beatrice Panebianco, Mario Gineprini e Simona Seminara
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http://www.treccani.it/enciclopedia/darwinismosociale_(Enciclopedia_delle_scienze_sociali)/
http://www.inventati.org/lorenzo/appunti_itis/italiano/positivismo_darwinismo_so
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Leggere la storia di Marco Manzoni e Francesca Occhipinti
FISICA
Corso di fisica Walker (elettromagnetismo, fisica atomica e subatomica)
http://quantistica.altervista.org/
http://progettogalileo.wordpress.com/2009/03/16/darwinismo-quantistico/
http://www.ipotesi.net/ipotesi/perche.htm
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