per il bar Autostazione - Federazione Trentina della Cooperazione

FEDERCOOP A BUCAREST PER LE AREE RURALI
«TRENTO - È iniziato ieri a Bucarest il primo meeting dei partner
del progetto europeo New crops su nuove opportunità
imprenditoriali in forma cooperativa nelle aree rurali e periferiche.
Per l'Italia partecipa la FederazioneTrentina della Cooperazione.
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IMPRESE RURALI
«New crops»
Federcoop partecipa
TRENTO È iniziato ieri a
Bucarest il primo meeting dei
partner del progetto europeo
triennale «New crops», che
vede il coinvolgimento, unica
organizzazione italiana, di
Federcoop Trento. Obiettivo
dell'iniziativa è la creazione di
nuove opportunità
imprenditoriali in forma
cooperativa nelle aree rurali e
periferiche.
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Atletica | Soldi da utilizzare per il settore giovanile
Giro al Sas, l'Ata cede il marchio
alla Cassa rurale di Trento
La stretta di mano tra Fracalossi e Monegaglia, presidenti di Rurale e Ata
TRENTO - Il marchio del Giro al
Sas passa alla Cassa rurale di
Trento, che ha trovato l'accordo
con l'Ata Battisti, l'associazione
sportiva proprietaria del marchio. «La Cassa rurale di Trento,
da lungo tempo main sponsor
dell'evento, e l'Ata Battisti - viene spiegato - hanno firmato un
accordo per lo scambio e l'utilizzo del marchio " 10 volte il Giro al
Sas", nel reciproco interesse di
mantenere viva questa importante tradizione, legata alla comunità locale, e per garantire la continuità organizzativa secondo le
migliori tradizioni sportive e di
storicità della manifestazione».
Il Giro al Sas è una delle veterane delle corse su strada in Italia
e nel mondo, per anzianità la se-
conda a livello nazionale. Albo
d'oro di assoluto prestigio. Vii
trovano posto i corridori degli altipiani (Kenenisa Bekele, Andrew
Masai, Moses Mosop ed Edwin
Soi per citarne alcuni) che hanno polarizzato podio e attenzione nelle ultime edizioni ma anche i fuoriclasse azzurri, come
Stefano Baldini, campione olimpico nella maratona ad Atene
2004, a Francesco Panetta, mondiale a Roma nel 1987 nei tremila siepi.
Il marchio, con la relativa immagine, ora è nella piena disponibilità della Cassa rurale di Trento.
Il contributo concesso dalla banca sarà utilizzato da Ata Battisti
per le attività promozionali del
settore giovanile.
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Melinda e un quinto imputato scelgono invece il rito abbreviato
Morì nella cella frigo
quattro rinvìi a giudizio
Ai familiari dell'operaio 750.000 euro di danni
Hanno incassato 750 mila euro di danni, ed escono dunque
dal processo i familiari di Aldo
Boci, l'operaio 27 enne morto
in una cella frigo della Cfc di
Cles a causa delle esalazioni di
azoto. Ieri all'udienza preliminare di fronte al giudice Carlo
Ancona il legale della famiglia,
avvocato Marcello Paiar, non
era più tra le parti del procedimento dopo l'accordo sul risarcimento e la liquidazione
della cifra pattuita con le compagnie assicurative. Le difese
- con gli avvocati Nicola Stolfi,
Luigi de Finis, Paolo Dematté,
Giuseppe Ghezzer - dunque si
sono liberate di una "spina al
fianco".
Ieri l'udienza preliminare si è
conclusa con quattro rinvìi a
giudizio e un imputato che, insieme a Melinda, ha scelto invece la strada del giudizio abbreviato. Affonteranno il dibattimento il presidente di Melinda Michele Odorizzi, il direttore del magazzino Cfc Franco
Gebelin, e il legale rappresentante della Longofrigo Casimiro Longo e il responsabile del
Servizio prevenzione (Rspp)
Federico Zanasi. La prima
udienza è fissata per i 20 di
maggio. Per tutti l'imputazione è di omicidio colposo aggravato dalla violazione della normativa antinfortunistica. Naturalmente sono accuse ancora
tutte da dimostrare. Anzi, si
tratta di imputati con posizioni molto diverse ed è dunque
assai probabile che il processo si chiuderà anche con delle
assoluzioni.
Il 12 marzo affronteranno invece un processo con rito abbreviato, cioè sulla base degli atti contenuti nel fascicolo del
pm, il frigorista di Melinda Alessandro Tavonatti e la stessa
Melinda imputata in base del-
la legge sulla responsabilità
amministrativa delle società.
La dinamica dei fatti appare abbastanza consolidata, quello
che è ancora tutto da discutere sono le eventuali responsabilità dei singoli.
La morte dell'operaio risale al
3 ottobre del 2013. Quel giorno Boci, era arrivato in vai di
Non insieme ad un collega per
un intervento nel magazzino
del consorzio Cfc di Cles gestito da Melinda. I due tecnici avevano lavorato tutto il pomeriggio sugli impianti di refrigerazione. I lavori erano ormai quasi conclusi quando il giovane
si fermò a sostituire una ventola all'interno di una cella frigo mentre il collega raggiungeva gli uffici. Poco dopo Boci ve-
niva trovato senza vita nella
cella numero 34. Il giovane si
era accasciato all'improvviso
mentre si trovava su un carrello elevatore ad alcuni metri dal
suolo. L'autopsia ordinata dalla procura ha accreditato l'ipotesi dell'avvelenamento da azoto. L'ipotesi dell'accusa è che
fosse rimasta aperta la valvola del gas. Ad altre persone entrate nella cella nelle settimane precedènti non era accaduto nulla perché i compressori
non erano in funzione. Quando, pochi giorni prima dell'intervento di manutenzione, venne avviato l'impianto dell'azoto nessuno si accorse che il gas
fluiva. Ora tocca ai due processi stabilire eventuali responsabilità di rilievo penale.
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La Coop conferma il sostegno al Centro aiuto ala vita
I PERGINE
Concreto sostegno al Centro aiuto alla vita di Pergine da parte
della Famiglia cooperativa Perginese: anche quest'anno è stato
consegnato il 2% del venduto alla vigilia di Natale. Si tratta di un
buono da 1.200 euro che saranno utilizzati a favore delle famiglie che si appellano al Centro
per avere un aiuto. La consegna
ieri da parte del presidente Flavio Tenni (con la vice Nadia
Osler e il direttore Luigi Angheben) alla responsabile Gemma
Pintarelli che opera insieme a
Sandra Valgoi e Rosalba Pilato.
Dalle responsabili del centro è
stata illustrata l'attività, portata
avanti ormai da oltre 30 anni, in
favore dell'infanzia e appunto
dell'aiuto alla vita nascente di
gestanti in difficoltà. Due i casi
di neonati seguiti, mentre sono
250 (40 trentine) le famiglie assistite perché segnalate dai servizi
sociali come nuclei bisognosi.
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Le mamme sono seguite in gravidanza con aiuti economici e
poi accompagnate fino al terzo
anno di vita del bimbo e anche
oltre. Si assicurano poi latte,
pannolini, viveri, corredini, buoni mensa, medicinali, occhiali,
lettini, carrozzine, vestitini, giochi, eccetera. Molto materiale è
offerto o dismesso da cittadini
perginesi. Il centro deve sopperire anche all'affitto (all'Itea) della
sede (via Graberi 14/A) finché
non si sarà reso disponibile l'edi-
.-?*'
ficio della "Previdenza" (in fase
di ristrutturazione). E in questo
trova aiuto dalla Cassa rurale,
dal Comune, dalla Coop, dai privati, dalle terziarie francescane,
dai ragazzi della catechesi, da offerte avario titolo. Per domenica
1 ° febbraio, dedicata all'Aiuto alla Vita, è in programma la vendita di primule davanti alle chiese.
«Rappresenta il più consistente
introito», afferma Gemma Pintarelli, che si avvale di una ventina
di collaboratrici volontarie, (r.g.)
V
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T~
La Vis, Zanoni nei guai
Ex soci fiduciosi
«Ora speriamo
possa servire»
TRENTO C'è fermento tra gli ex soci della Cantina
La Vis dopo la notizia dell'inchiesta bis della
Procura (Corriere del Trentino di ieri) sulla
famosa fideiussione a Isa spa, che ha messo nei
guai l'attuale amministratore delegato della
cooperativa, Marco Zanoni. «Siamo fiduciosi,
attendiamo che la giustizia faccia il suo corso»
commentano, attraverso il loro avvocato Mauro
Bondi.
Sono stati loro a scatenare il caso, attraverso un
esposto, prima contro gli ex amministratori, già
condannati sia in primo che in secondo grado e
poi contro l'amininistrazione delegato che ora
rischia il processo per omessa denuncia.
L'ex commissario è indagato per aver tenuto
nascosta la fideiussione con l'istituto di
sviluppo altoatesino, società controllata della
Curia, di 12 milioni di euro. Zanoni in qualità di
commissario avrebbe dovuto comunicare, ma
non l'avrebbe fatto. Un atteggiamento
incomprensibile ad avviso degli ex soci, sono
un centinaio, tra questi una quarantina ha
firmato l'esposto, che hanno chiesto alla
Procura di fare chiarezza. In verità la pm
Alessandra Liverani, che aveva aperto un
fascicolo d'indagine ipotizzando tre reati,
l'abuso d'ufficio, l'omissione di atti d'ufficio e
l'omessa denuncia, aveva chiesto
l'archiviazione. Ma il gip Francesco Forlenza ha
archiviato solo i primi due reati rinviando gli
atti alla Procura per la contestazione relativa
all'omessa denuncia. Ora la pm dovrà fare nuovi
approfondimenti o predisporre subito
l'imputazione coatta. Zanoni si dovrà quindi
difendere davanti a un giudice dibattimentale.
Una prima vittoria per gli ex soci che da anni
combattono contro la «mala gestio» della
Cantina La Vis. «Siamo contenti che venga fatta
chiarezza — spiega uno degli ex soci, Mauro
Anzelini — è una battaglia che va avanti da
anni. Se pensiamo alla perdita di tempo ed
energie questo impegno ci è costato davvero
tanto, ma per noi era una questione di
principio, volevamo che venisse fatta chiarezza.
Speriamo che tutto questo possa servire per il
futuro, affinché la cooperativa in futuro non
venga più gestita in questo modo». Gli ex soci
continuano la battaglia anche per riavere i soldi
dell'autofinanziamento, denaro che non è stato
mai restituito loro. Per ottenerlo imo degli ex
soci si è rivolto anche al giudice di pace.
D.R.
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«Con i tagli al sociale
30 mila euro in meno»
Penasa rammaricato per il disagio al Gsh
LORENA STABLUM
MALE - «Capiamo e rispettiamo le richieste e le esigenze delle famiglie.
Così come capiamo quelle della Cooperativa Gsh».
Cerca di mediare Alberto Penasa, l'assessore della Comunità della Valle di
Sole.
Le preoccupazioni, sollevate (vedi
l'Adige di ieri, ndr) da un gruppo di
genitori che affidano i propri figli alla cura del centro educativo la «Casa Rosa» di Terzolas, gli sono note fin
da quando un anno fa è stato chiamato alla gestione delle competenze in materia di politiche sociali.
«Da qualche tempo - spiega Penasa abbiamo introdotto la prassi di incontrarci almeno una volta ogni due
mesi per confrontarci. Agli incontri
partecipano l'assessorato, il servizio sociale della valle, il Gsh e i genitori. Chiaramente ci sentiamo vicini
a queste mamme e a questi papà e
vorremmo poter rispondere in tutti
i modi a tutte le loro richieste. Ma
con un servizio sociale che anche
quest'anno subisce un taglio
dell'1,3%, pari a 30.000 euro circa, stata individuata anche se sono in
non possiamo pensare di assumere corso le verifiche sulla documentaun educatore in più da collocare nel- zione presentata. La procedura dola struttura di Terzolas anche se lo vrebbe concludersi già la settimana
prossima. Il progetto, con un costo
volessimo».
Intanto, V assessore si fa latore di una preventivato di 1.400.000 euro circa,
buona notizia. Da tempo, anzi da pa- prevede la creazione di un servizio
recchi anni, i genitori attendono la destinato a una decina di disabili
in modo da garantire una rirealizzazione della struttura per di- adulti,
sposta efficace a un'esigenza manisabili prevista a Samoclevo. L'idea, festata
dal territorio.
partita ancora nel lontano 2003, è «È un importante tassello - commenquella di creare in Val di Sole un cen- ta Penasa - che completa la gamma
tro residenziale per disabili.
dei servizi al disabile della Valle di
L'amministrazione comunale di Cal- Sole e che è stato possibile portare
des aveva messo a disposizione l'edi- avanti solo grazie alla sinergia tra la
ficio dell'ex scuola materna (nella Provincia, il Comune di Caldes e la
foto), chiusa nel 2001. Nel 2011 l'edi- Comunità dì valle».
ficio è stato ceduto alla Provincia (Pa- «Mi auguro che i lavori vengano cantrimonio del Trentino) con la desti- tierizzati già in primavera - aggiunge
nazione d'utilizzo «a servizi per l'han- il sindaco di Caldes Antonio Maini -.
dicap». Ora Penasa annuncia che i la- La nostra amministrazione ha seguivori partiranno sicuramente nella to la linea tracciata dalle amministraprossima primavera con l'abbatti- zioni che sono venute prima di noi.
mento della struttura esistente e la Crediamo nella validità del progetto.
successiva costruzione del nuovo im- Per questo, da parte nostra, ci siamo
spesi per la sua realizzazione anche
mobile.
se come Comune siamo stati chiamaSi sono, infatti, concluse le procedu- ti a seguire più la parte urbanistica
re d'appalto e la ditta vincitrice è già e tecnica della vicenda».
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«Saliamo in funivia
per mantenerla
sul territorio»
TRENTO - «Nel momento in cui
una società, seppur privata, è
dentro lo sviluppo di un territorio, la Provincia ha interesse a osservare da vicino le dinamiche e indirizzarle verso
lo sviluppo territoriale». Così
il presidente della Provincia
Ugo Rossi spiega l'offerta di acquisto di azioni di Funivie Folgarida Marilleva e della controllante Valli di Sole Peio e
Rabbi da parte di Trentino Sviluppo.
La società pubblica raccoglie
manifestazioni di interesse alla cessione di almeno 100 mila azioni ordinarie e 100 mila
privilegiate di Funivie e di 100
mila azioni di Valli. Il budget
per l'operazione è di 850 mila
euro. «Bisogna che ci sia chi
vende - precisa Rossi - e dovremo verificare il prezzo».
Pare che vi siano soci di Funivie e Valli in uscita dalle società. Di fronte a questa possibilità e alla prossima conclusione della gestione della curate-
la Aeroterminal, con l'asta per
il nuovo azionista di maggioranza di Folgarida, Piazza Dante decide di mettere un piede,
che probabilmente non supererà l'I % del capitale, nella società impiantistica.
«Folgarida va gestita con logica imprenditoriale - sottolinea
Rossi - Vogliamo verificare il
percorso vedendo da vicino
che direzione prende, non per
restarci per sempre». A partire dalla cordata che acquisirà Funivie e che si auspica essere territoriale, come quella
che aveva messo in piedi la
Cooperazione. Secondo Rossi «rispettando le dinamiche
imprenditoriali, daremo un
contributo di idee per mantenere il legame col territorio e
favorire il rafforzamento industriale anche con ulteriori ragionamenti unitari, dopo quelli commerciali sulla Ski area,
con le società vicine» cioè Funivie Madonna di Campiglio e
Funivie PinzoJo.
E Ter.
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Folgarida Marilleva spa
Rossi: ho dato io lordine
di entrare nel capitale
TRENTO È stato
il governatore Ugo
Rossi a chiedere a Trentino Sviluppo di acquistare azioni ordinarie
e/o privilegiate di Funivie Folgarida Marilleva e ordinarie della controllante Valli di Sole, Pejo e Rabbi
spa (Corriere del Trentino di mercoledì). Rossi delinea un intervento temporalmente a termine per
far sì che la Provincia «stia dentro
a un processo di riassetto e possa
valutarne le ricadute». Ma dopo le
obiezioni di Pd e Cgil (Corriere del
Trentino di ieri), ieri si sono aggiunte quelle bipartisan di Progetto Trentino e Unione per il Trentino.
Il disegno
«C'è una società di sistema territoriale —dice il governatore —
che sta vivendo e vivrà un momento di riassetto e, ci auguriamo, anche di rilancio. È evidente che la
Provincia sia interessata. Non tanto ad avere quote di maggioranza,
ma in termini di presenza dentro
un processo a cui è legato lo sviluppo economico del territorio.
Voglio anche dire subito che tutto
questo non lo facciamo per essere
dentro la società in futuro: è un
percorso temporalmente a termine». Ma allora perché entrare?
«Per valutare da dentro le ricadute,
anche perché sicuramente, in futuro, ci verranno richiesti contributi come Provincia per la realizzazione degli impianti».
D governatore chiarisce di avere
dato «personalmente l'input a
Trentino sviluppo, ma non sulla
cifra: 850.000 euro sono un budget, meno spendiamo e meglio è.
Dovremo fare una valutazione anche sui prezzi futuri, perché non
acquistiamo adesso, ma più avanti. Ora Trentino sviluppo vedrà se
ci sono interessati a cedere quote:
la giunta si esprimerà al momento
dell'acquisto. Se dovessi portare in
giunta tutto, la giunta non riuscirebbe più a lavorare: altrimenti a
cosa servono le deleghe al presidente sulle società partecipate?».
Rossi però non accetta insinuazioni sulla trasparenza: «Nessun
mistero, nessuna fuga in avanti. È
evidente che non si sa chi cederà le
azioni, non c'è alcun favore a qualcuno. Non cambia la direzione di
fondo in cui si muove la Provincia
nel settore degli impianti, che è
quella di andare sempre di più verso un impegno dei privati. Privati
ma territoriali: sarebbe interessante che dal futuro riassetto di Folgarida Marilleva esca un soggetto il
cui vertice resti qui in Trentino».
I dubbi
Gli interrogativi, però, si moltiplicano. Dopo quelli sollevati dal
Pd con il consigliere Luca Zeni ma
anche con il vicepresidente della
giunta, Alessandro Olivi, e dopo le
richièste di chiarimenti avanzate
dalla Cgil con Franco Ianeselli, anche due conoscitori del settore come Walter Viola (Progetto Trentino) e Pietro De Godenz (Unione
per il Trentino) vogliono vederci
più chiaro. «Non mi colpisce l'idea
che la Provincia intervenga nel set-
tore impiantistico — dice Viola —
Per loro natura, gli impianti di risalita difficilmente danno utili: un
pareggio è ottimo, ma si può mettere in conto anche qualche perdita, considerando che sono essenziali per il turismo e generano un
indotto molto ampio. Gli interventi sugli impianti, tanto per capirci,
non sono un intervento per acquistare il capannone della Whirlpool
e danno lavoro a molte più persone. Quello che mi sfugge, però, è
che senso abbia intervenire con
una cifra bassissima, appena
850.000 euro».
Anche De Godenz pone il problema della misura dell'intervento: «Un intervento di 850.000 euro
non è un intervento di peso. Penso
che la Provincia dovrebbe impegnarsi economicamente per assicurare impianti di innevamento
programmato e adeguati bacini di
accumulo: senza il turismo invernale non regge nemmeno quello
estivo. Quanto all'intervento nelle
società impiantistiche, a mio avviso sarebbe benvenuto l'ingresso
nel capitale di investitori privati
anche stranieri». La disponibilità
della Provincia ad acquistare azioni rischia, inoltre, di creare un precedente non semplice da gestire:
«Conosco molti azionisti storici di
società impiantistiche, per esempio molti artigiani che, in un momento di grande difficoltà economica, sarebbero ben lieti di vendere le proprie quote».
Alessandro Papayannidis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Rapporto Nord-Est,
a crisi non e alle spalle
I TRENTO
E' stato presentato ieri il Rapporto Nord Est 2015, la consueta analisi sullo stato di salute
dell'area che fotografa l'andamento dell'economia.
Nord est in discesa. Per verificare lo stato di salute del
Nord Est, il Rapporto osserva
come altre regioni europee simili, per dimensioni e caratteristiche strutturali, hanno reagito alla crisi. Ciò che emerge
da questo confronto è il divario crescente con il Baden-Wùrttemberg e la Baviera
che molto hanno in comune
con il sistema economico del
Nord Est. Se consideriamo l'arco temporale che va dal 2007
al 2011, fatto 100 il valore medio del PIL dell'Unione Europa, il Nord Est ha conosciuto
un leggero declino (da 127 a
125) mentre il Baden-Wùrttemberg ha sperimentato una
crescita sensibile (da 134 a
143); l'Este della Spagna (la re-
gione di Barcellona e Valencia) ha visto una riduzione del
suo indice da 100 a 95. Se si
analizzano le diverse componenti che hanno limitato la
crescita, il quadro si fa preoccupante. Tra il 2007 e il 2014 la
caduta della domanda interna
nel Nord Est è stata di oltre 9
punti percentuali, i consumi
delle famiglie sono calati in
modo netto (-6,1%), drastico
calo degli investimenti del
22,5%. Dal 2008 al 2014 quella
che era la "locomotiva" d'Italia ha conosciuto una perdita
di più di 138mila unità di lavoro dipendente, ovvero più del
5% del totale relativo (oltre
134mila nella manifattura, nelle costruzioni quasi 44mila
unità, +42mila nel settore terziario).
Il tasso di disoccupazione è
passato dal 3,4% nel 2008 al
7,7%nel2013.
Il nord est deve fare il nord
est. Se l'Italia deve fare l'Italia
(fondazione Symbola), il Nord
Est è chiamato a fare il Nord
Est. Nella sua versione migliore. Deve ritrovare le ragioni
che ne hanno sancito il successo e domandarsi in che modo
è possibile rinnovare le premesse di tanti risultati positivi
accettando il confronto con
uno scenario economico profondamente rinnovato. Alcuni
dei fattori che hanno determinato la crescita del Nord Est sono ormai superati: la possibilità di contare su una valuta debole, così come un costo del lavoro contenuto rispetto alla
concorrenza internazionale
sono tutti elementi su cui non
è più possibile fare affidamento. Altri, invece, sono ancora
presenti e meritano di essere
presi in considerazione per definire le politiche finalizzate al
rilancio dell'intera regione. È
proprio su questi fattori, in altre parole, che vanno costruite
le premesse per ripensare un
nuovo ciclo di sviluppo.
Protagonisti della terza rivoluzione industriale. La nuova manifattura sarà sempre
più digitale: con la diffusione
degli strumenti come le stampanti 3D, i laser cutter e le tante frese, oggi sono sempre più
economici e accessibili, i mezzi di produzione saranno sempre più digitali e sempre più
"personali". Nel Nord Est la
nuova manifattura prende la
forma di una bottega artigiana
in versione 2.0 più che di una
fabbrica automatica. E il rapporto virtuoso fra il saper fare
accumulato in questo territorio e le opportunità offerte dalle nuove tecnologie si manifesta appieno nei settori tipici
del cosiddetto "medium tech", del design e del lusso. In
questi comparti, la combinazione fra l'esperienza del singolo lavoratore e il contributo
della tecnologia garantisce un
continuo miglioramento del
prodotto e del processo organizzativo.
Pag. 13
Influenza, colpitifinora25 mila trentini
di Sandra Mattel
I TRENTO
Non c'è ufficio, fabbrica o
scuola, in questi giorni, che
non abbia qualche assenza
per l'influenza. Se ci fosse bisogno di una riprova che stiamo
avvicinandoci al picco, abbiamo la conferma da parte del
dottor Valter Carraro, direttore dell'unità operativa Igiene e
sanità pubblica: «A meno di
sorprese, siamo nel picco della
curva epidemica, che raggiungerà il culmine tra fine della
settimana e inizio della prossima. L'andamento dell'epidemia influenzale, infatti, se inizia a manifestarsi a fine dicembre, si innalza progressivamente, raggiungendo il culmine afinegennaio, per poi diminuire e concludersi in febbraio».
Può fornire i dati di quanti
trentini sono a letto?
L'incidenza
settimanale
dell'influenza in Trentino è del
16 per mille. Questo significa
che la settimana scorsa in
Trentino erano a letto 8.000
persone e che da fine dicembre si sono ammalati circa 25
mila trentini.
Quest'anno l'impressione è
che sia un'influenza particolarmente pesante, con febbre
alta. È così?
Si deve precisare che l'influenza non è una malattia importante, ma ogni anno l'intensità può variare. Se confrontiamo il virus di quest'anno con quello degli ultimi tre o
quattro anni, si può affermare
che la malattia si è manifestata
in modo più robusto. Ed essendoci più casi, c'è un numero
maggiore di persone che ha bisogno di cure e, in qualche caso, anche di ricoveri.
È corretto definirla un ceppo dell'influenza suina?
Dal 2009, da quando si è manifestato il virus H1N1 che ha
provocato una pandemia, tutti i virus sono poi derivati da
quel ceppo. I virus degli ultimi
anni
dipendono
tutti
dall'HINI, anche se variano di
anno in anno. Può succedere
che e ompaia un virus nuovo, e
se il nostro sistema immunitario non lo riconosce, ci ammaliamo più facilmente. Questo
succede anche se i virus subiscono cambiamenti, che il sistema immunitario fa più fatica a contrastare, così ci si ammala più facilmente.
Può avere influito sulla diffusione dell'influenza quest'
anno anche il problema legato al vaccino, che si pensava
fosse in relazione a morti sospette, e che ne ha rallentato
l'assunzione da parte di molti
soggetti a rischio?
Potrebbe avere influito anche questa vicenda, ma non le
posso quantificare il fenomeno.
Passando alla cura, l'assunzione di antibiotici è consigliata?
Se l'influenza ha un decorso
normale, al 90 per cento l'uso
dell'antibiotico non ha efficacia ed è comunque sconsigliato assumerlo come "auto cura". Se invece l'influenza ha
complicazioni, come tosse e
difficoltà respiratorie e questi
problemi non passano dopo
qualche giorno, è opportuno
consultare il proprio medico,
perché può esserci un'infezione. La valutazione deve essere
fatta dal professionista.
Tra le cause della maggior
diffusione di quest'anno, si è
sentita anche la vulgata che,
essendo stato un inverno mite, il virus si è diffuso di più. È
una spiegazione attendibile?
Non direi, visto che è convinzione popolare che l'influenza sia una malattia da raffreddamento, che più fa freddo, più è facile ammalarsi. Ripeto: la diffusione dipende
piuttosto dal cambiamento
che il virus può subire e dalla
difficoltà dei nostri anticorpi
nel contrastarlo. Va anche tenuto conto che la popolazione, invecchiando, può avere
più complicazioni di una persona sana. In questo caso, ci
saranno anche persone che devono essere ricoverate, ma si
tratta di pazienti che presentano altre patologie e che hanno
meno autodifese. Non sono in
grado di quantificare però
quanti ricoveri si riferiscono
all'influenza.
Giriamo allora la domanda
al dottor Claudio Ramponi, direttore del dipartimento Emergenza. Il primario riferisce che
non ci sono sentori di un aumento dei ricoveri, in questo
periodo dell'anno, legato all'
influenza. «Semmai - afferma
- ho riscontrato un aumento
dei ricoveri per polmoniti. La
cause sono da ricercare nell'
aumento della popolazione
anziana».
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L'INTERVISTA
Nonostante il no dei sindaci Ferrari decisa, ma resta l'incognita Svp
«Preferenza di genere, vado avanti»
«La maggioranza politica che
governa la Provincia di
Trento porterà comunque in
Consiglio regionale il
prossimo 11 febbraio il
disegno di legge sulla
modifica della legge
elettorale». Nonostante il no
del Consiglio delle
Autonomie alla proposta di
introdurre in norma
l'obbligo della doppia
preferenza di genere Sara
Ferrari non molla il punto.
L'assessora provinciale alle
pari opportunità e prima
firmataria (da consigliera
regionale) del disegno di
legge è decisa, anche a costo
di sfidare la Svp, a portare
avanti la sua proposta. «Un
dovere - spiega - onorare un
impegno del programma
elettorale che prevede
l'introduzione di
meccanismi di riequilibrio
delle presenze di genere
nelle istituzioni».
Assessore, alcuni sindaci
sostengono che la Regione
voglia sperimentare la
nuova legge sui Comuni e
non su se stessa. Cosa
risponde?
«Senza voler scatenare
ulteriori polemiche ritengo
pretestuose queste
obiezioni. La spiegazione è
s e m p ^ e m e n t e che le
elezioni comunali
avvengono prima di quelle
regionali. Non
L'assessore provinciale alle pari opportunità Sara Ferrari
dimentichiamoci che in
Italia una norma analoga è in
vigore già dal 2012: perché
noi dovremmo aspettare
altri 5 anni? Perché noi che
siamo stati i primi ad
introdurre le quote rosa e a
distinguerci per le posizioni
avanzate su questi temi
dovremmo vederci superati
da tutto il resto del Paese?».
Altri detrattori sostengono
che così si obbliga una
persona a votare non
secondo il merito ma
secondo il genere.
«La legge non obbliga a
scegliere qualcuno di bassa
qualità, bensì invita a
scegliere e saper
riconóscere la qualità anche
tra le donne. Un'abitudine
culturalmente non proprio
diffusa».
Sul piano del merito c'è chi
continua a sostenere che
una legge del genere
sarebbe incostituzionale.
«Non è così. La Corte
costituzionale si è espressa
sull'ipotesi di
condizionamento, spiegando
che la legge è legittima
perché in Costituzione è
stabilito che lo Stato deve
favorire il riequilibrio della
rappresentanza nelle
istituzioni, garantendo
l'effettiva uguaglianza di
genere. In ogni caso, questa
norma non precostituisce il
risultato delle elezioni
perché condiziona solo
l'eventuale seconda scelta
dell'elettore».
Dopo che la Svp ha ritirato
l'articolo che riguarda le
modifiche riguardanti la
parte altoatesina della
legge e considerando che le
minoranze probabilmente
scateneranno un nuovo
ostruzionismo quante
possibilità ci sono che la
legge venga approvata?
«Nelle scorse ore c'è stato
un incontro dei capigruppo
e la maggioranza trentina ha
garantito che voterà
compatta. Pure la Svp ha
detto che onorerà l'accordo:
si è impegnato
personalmente anche il
presidente Arno
Kompatscher. Vedremo».
©dbattistel
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CONTRATTO. Astensione dal lavoro nelle banche non coop
Oggi sciopero di 1.300 bancari
TRENTO - Aderiscono anche
le sigle sindacali trentine Dircredito, Fabi, Fiba Cisl, Fisac
Cgil, Uilca Uil allo sciopero
dei dipendenti degli istituti
di credito indetto per oggi a
livello nazionale per protestare contro la decisione dell'Associazione delle banche
italiane (Abi) di disdettare il
rinnovo del contratto collettivo. In Trentino sono interes-
sati 1.300 dipendenti di istituti di credito non cooperativo. I dipendenti delle Casse rurali infatti non vi prenderanno parte.
L'adesione alla protesta è stata sancita dall'assemblea provinciale a cui hanno partecipato 300 bancari. A renderlo
noto è stato il segretario generale della Fisac Cgil del
Trentino Romano Vicentini.
«Dei 416 contratti in vigore
nel privato e nel pubblico - si
legge in una nota - solo quello dei bancari è stato disdettato e i lavoratori del credito
incrociano le braccia quindi
per rivendicare la necessità
di un nuovo modello di banca al servizio del Paese, che
sia più vicino alle famiglie, alle piccole e medie imprese e
ai territori».
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"Il decreto sulle banche
non è attacco alle popolari"
Bazoli promuove la ritorna
VITTORIA PULEDDA
MILANO. La riforma delle banche popolari di maggiori dimensioni continua ad infiammare il
dibattito. Ieri è intervenuto il
presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo,
Giovanni Bazoli. «E' un errore
madornale ritenere che questo
sia stato un attacco del governo
al modello popolare», ha subito
chiarito, «nonvoglioentrarenella polemica, voglio solo osservare che non è stato messo in discussione il modello popolare».
Il decreto legge varato il 20
gennaio dal consiglio dei ministri riguarda infatti solo le popolari che hanno attivi di bilancio
superiori a 8 miliardi (dieci in
tutto, di cui sette quotate). «E'
stato solo detto - ha continuato
Bazoli - che il modello popolare
per un numero limitato di banche che si trovano in una certa
condizione relativa a dimensioni o quotazione in Borsa, forse
non c'è più una corrispondenza
con la natura propria delle banche popolari». Dunque, nessun
attacco indiscriminato né una
misura che mette in discussione
il valore delle popolari. «Credo ha sottolineato - che si debba
onestamente riconoscere che
questo è un intervento di grande
portata, ma non mette in discussione il modello delle popolari;
dice soltanto che questo modello non è confacente a una dimensione oltre un certo limite o
con la quotazione in Borsa». Bazoli ha anche parlato dell'assetto di governance diintesa: «Questo è un anno che dedicheremo
alla soluzione del problema»,
partendo dall'analisi dei modelli esteri, senza preclusioni, perché non è vero che esiste solo il
duale o il tradizionale ma c'è
«tutta una gamma di sfumature
che rendono questi due modelli
articolati in mille sfumature diverse».
E sempre sulla riforma delle
popolari è intervenuto Mirko
Sanna, associate director financial institutions di Standard &
Poor'Sv secondo cui il decreto potrebbe «spingere ad un maggiore consolidamento nei prossimi
mesi». Ma, avverte, le fusioni da
sole non bastano: «Devono essere accompagnate da un miglioramento della governance, del
management e della strategia».
Attenzione però, secondo Sanna il problema della governance
«non riguarda solo le popolari»
ma anche alcuni istituti in cui sono presenti «le Fondazioni con
una percentuale elevata».
Le banche in generale invece
sono state oggetto di una raccomandazione da parte delle vigilanza bancaria Bce in tema di dividendi. «Lebanchedovrebbero
adottare una politica di distribuzione dei dividendi conservativa, che tenga conto delle difficili
condizioni economiche e finanziarie correnti», ha raccomandato la Bce, aggiungendo che gli
istituti che «hanno una carenza
( shortfali ) di capitale in base alla valutazione approfondita del
2014 che non sia coperta da misure patrimoniali entro il 31 dicembre» non dovrebbero «in linea di principio distribuire dividendi». Per tutti gli altri, vale la
regola della distribuzione delle
cedole in modo «conservativo»
per continuare a rispettare tutti
irequisiti, anche nel caso in cuile
condizioni economiche e finanziarie dovessero deteriorarsi.
Oggi intanto gli sportelli bancari resteranno chiusi per lo
sciopero della categoria per il
rinnovo del contratto. I bancari
(sono 310 mila) prenderanno
parte a quattro manifestazioni:
a Milano saranno presenti il segretario generale della Cgil Susanna Camusso e il segretario
generale Fabi Landò Sileoni; altre manifestazioni saranno aRavenna, a Roma e a Palermo.
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IL CONCETTO
DI «COMUNITÀ
AUTONOMA»
di Lorenzo Pellai
1 dibattito sollevato dal direttore attorno alla domanda
se l'Autonomia Speciale sia
o meno reversibile si è sviluppato in queste settimane con contributi e riflessioni anche di
grande spessore, dalle quali si
possono derivare le piste principali del percorso futuro.
In molti casi, chi è intervenuto ha sottolineato uno o più
aspetti specifici e particolari della questione autonomista:
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l'attualità dell'aggancio internazionale; il rapporto tra Trento e
Bolzano; l'esigenza della virtuosità e della qualità nella gestione dei poteri locali; la necessità
che si passi da una concezione
difensiva a una orientata allo
sviluppo innovativo; il dovere di
essere comunque consapevoli
del nostro essere dentro un contesto nazionale ed europeo e così via. Tutti aspetti di grande interesse che vano ricomposti su
uno spartito generale che sta radicalmente cambiando.
Ciò a cui stiamo assistendo in
Italia è la crisi irreversibile del
regionalismo. Alla radice di questa crisi vi sono molti fattori, come il rapporto mai compiutamente definito tra principio autonomista e principio statalista
nell'ordinamento della Repubblica, cosa che ha comportato
sovrapposizioni e moltiplicazioni di apparati e di politiche; la
non sempre brillante prova delle classi dirigenti regionali sia
sul piano della efficacia del governo che su quello della moralità e della trasparenza; la scarsa
corrispondenza tra ambiti delle
Regioni e ambiti di identità e comunanza di interessi dei territori.
Dalla Riforma del Titolo V del
2001 in poi si è cercato di affermare principi di federalismo:
ma tutto si è sviluppato in modo
confuso, con provvedimenti incoerenti e con politiche annunciate e mai del tutto praticate.
L'impatto con la crisi globale e
con la conseguente aria di verticalizzazione e di brutale semplificazione ha fatto il resto. Si congettura su accorpamenti per diminuire il numero delle Regioni, come se il problema fosse la
loro consistenza quantitativa e
non invece il loro senso sociale
e istituzionale, le loro funzioni.
il loro rapporto con il resto del
sistema pubblico.
Ora, è chiaro che se questo
processo di superamento delle
Regioni va avanti (e tutto lascia
pensare che sarà così) diventa
per noi sempre più difficile essere Regione "speciale". Una Regione è "speciale" in rapporto
ad altre "ordinarie", ma se queste sono in via di consunzione
non è più da questa relazione
che la nostra autonomia può
trovare motivo d'esistenza. In
realtà, come spesso si è detto,
non è mai stato così fino in fondo. La radice della nostra autonomia e' molto diversa rispetto
a quella delle altre Regioni e si richiama ad una vicenda storica
complessa e travagliata (consiglio in questo senso di leggere
l'ultimo bellissimo libro di Paolo Rumiz) che l'Accordo di Parigi e il conseguente Statuto di Autonomia hanno riconosciuto e
alla quale hanno dato forma istituzionale. Tuttavia, se non stiamo attenti, il crollo del sistema
regionale pone rischi fortissimi
anche a noi e non solo - non tanto - sul piano finanziario.
Dunque, mi pare fondamentale rinnovare il significato della
nostra peculiare natura istituzionale. E siccome torno a riconfermare che è veramente tempo
di adottare una definizione diversa per gli enti della nostra Autonomia. "Comunità Autonoma" è più bello e significativo,
ed emblematico di un progetto
autonomistico autentico, nel
quale il sostantivo dà forza e
pregnanza all'aggettivo. La signora Lanzetta, fino a qualche
giorno fa Ministro per gli Affari
Regionali, ha sostenuto venerdì
scorso che le Autonomie Speciali non devono essere "intoccabili". Ha torto se ciò significa che
Roma può disporne a suo piaci-
mento e in ossequio alla moda
di turno: l'Autonomia non è
"concessa" ma riconosciuta e
costituisce un patrimonio indisponibile, un bene comune che
non può essere conculcato, a
pena della rottura di un patto
sottoscritto non solo tra Italia e
Austria ma tra la comunità locale e lo Stato italiano. Haragione,
invece, se ciò significa che l'Autonomia nelle sue forme, strumenti e rappresentazione deve
aderire allo spirito del tempo
che muta. Ma qual è lo spirito
del tempo prossimo? È forse
quello della omologazione dei
modelli e della verticalizzazione
dei poteri? Certo, questo è un
vento impetuoso, adesso. Ma
siamo in una fase storica di temporali e nei temporali il vento
cambia spesso direzione. E in-
fatti, la spinta che risponde alla
crisi globale e alla erosione dei
livelli di benessere dei ceti medi
attraverso la cessione del potere
a classi dirigenti sempre pili ristrette in cambio della promessa del ritorno alla sicurezza sta
cedendo il posto qua e là a interrogativi profondi sul senso delle
cose e sulla pericolosa scorciatoia dell'individualismo. Sta tornando l'interesse verso una democrazia più comunitaria e partecipata, legata a valori e dimensioni di umanesimo solidale.
La tendenza a concentrare
potere sempre più in alto, sta
provocando una nuova domanda di radicamento, fino al punto
che si riaprono le vecchie faglie
della storia che la costituzione
degli Stati nazionali aveva nascosto. E l'idea di Europa degli
Stati Nazione, prigioniera delle
logiche solo finanziarie e mercantili lascia sempre più lo spazio ad una sensibilità diversa.
Attorno a queste dinamiche si
gioca la nostra "specialità" del
futuro.
Saremo speciali se riusciremo a interpretare nel nostro
modello istituzionale una idea
di futuro radicalmente e credibilmente diversa rispetto a quella oggi prevalente in Italia. Per
questo le nostre "speciali" parole d'ordine dovranno essere comunità, partecipazione, condivisione, solidarietà, democrazia
economica, diversità, valorizzazione delle minoranze e delle
piccole dimensioni in una logica di policentrismo, appartenenze multiple. In una parola,
la terza via tra omologazione
centralista da un lato e dissoluzione dei vincoli in chiave localista e micro nazionalista dall'altro.
Siamo un lembo di Mitteleuropa dentro uno Stato che non
ha mai risolto la questione della
sua natura - se centralista o autonomista - nonostante la fuga
in avanti insita nell'appellativo
"federale" usato nel dibattito e
negli stessi testi costituzionali
negli ultimi anni. Ora l'impalcatura retorica sta cedendo e il
pendolo torna robustamente
verso Roma. Ecco perché - nonostante sobrietà, efficienza,
buon uso delle risorse pubbliche, alleggerimento delle strutture e via dicendo siano tutte cose buone e giuste - non è su questo spartito che potremo scrivere le note di una nuova musica
autonomistica. Sono tutte atti-
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tudini necessarie ma non sufficienti per motivare una "specialità". Se mancano o si attenuano, ciò diventa un'arma contro
l'autonomia; ma se ci sono e si
rafforzano, non significa che essa sia rispettata e tutelata. Viste
le tendenze in atto, l'unica strada per noi è rivendicare fino in
fondo la nostra intrinseca diversità. Anche in un Paese centralista può esserci una "Comunità
Autonoma" che negoziai termini della sua peculiare appartenenza alla nazione con un occhio alla storia e l'altro alle moderne dinamiche di governance
multilivello delle aree cariche di
complessità come quelle dell'
Arco Alpino.
Per questo occorre lavorare
tutti assieme, senza distrazioni,
attorno ai quattro ambiti correlati di una possibile strategia. I
primi tre sono istituzionali: definizione coraggiosa delle Norme
di Attuazione ancora aperte (è
fondamentale per marcare la
natura speciale della nostra Autonomia poter esercitare funzioni in ambiti tipicamente statuali
come la giustizia o la riscossione delle tasse); gestione attenta
degli accordi finanziari e loro
consolidamento per il futuro
(insisto a ritenere importante
perseguire la definizione di un
meccanismo più oggettivo e onnicomprensivo per stabilire la
nostra partecipazione alla finanza pubblica statale) ; riforma dello Statuto di Autonomia (non
sono affatto convinto dell'orientamento a procedere in due
tempi, a breve adeguamento
minimale e in futuro riforma
più strutturale). Il quarto ambito chiama in causa tutti i cittadini e le forze vive della nostra comunità: essere autonomi nel
senso della nostra specialitàè faticoso ed esige impegno, condivisione, manutenzione dei valo-
ri etici e civili, consapevolezza
diffusa di diritti e doveri.
Ci sarebbero poi da aggiungere la coesione delle forze politiche e delle coalizioni e la capacità di visione della politica. Ivi
compresa la propensione ad immaginare "forme partito" originali e innovative, capaci di interpretare anche sul piano della organizzazione della politica la peculiarità del sistema istituzionale. Ma il riferimento porterebbe
alla attualità e non è questo lo
scopo del mio contributo al dibattito.
Lorenzo Pellai
Onorevole della Repubblica
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