Ordinazione episcopale di S.E.R. Mons. Carlo Bresciani

ANNO XXXI N° 2 - 19 Gennaio 2014 € 1.00
Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno
Sabato 11 Gennaio nella Cattedrale di Brescia
Ordinazione episcopale di S.E.R. Mons. Carlo Bresciani
nuovo Vescovo di S.Benedetto del Tronto - Ripatransone - Montalto
conferita da Sua Eccellenza Mons. Luciano Monari
Ci sono storie che si intrecciano, passi che si incontrano, la diocesi di San Benedetto si è diretta
verso Brescia l’11 gennaio per essere partecipe di
un momento significativo per la storia della nostra Chiesa locale: l’ordinazione episcopale del
Vescovo eletto Carlo, il nuovo vescovo. Un momento significativo anche per la vita di un prete
bresciano che cresce nella fede nella diocesi di
Brescia che gli dona il sacerdozio, insegna, è rettore del seminario, svolge il suo ministero pastorale in una parrocchia, che è chiamato a essere
vescovo per “fare nuovo il mondo secondo il disegno di Dio”. Storie che si incontrano, che si intrecciano nell’universalità della Chiesa, dove la
storia si è fatta dimora di Dio perché le storie di
ognuno prendessero dimora in Lui, fino a che
“Dio sia tutto in tutti” (1Cor 15,28).
Un’ordinazione episcopale è un momento che
entra nella storia personale e comunitaria e si
iscrive nel progetto di Dio. Ed è a questo momento che ben quasi trecento persone insieme
con i presbiteri, religiosi e religiose della nostra
diocesi hanno partecipato con gratitudine e attenzione, consapevoli della solennità e importanza
dell’evento. Il vescovo Carlo , a conclusione della
celebrazione, ha ringraziato della presenza numerosa, che ha detto “mi conforta e mi rincuora”, ha
chiesto di pregare per lui perché abbia la luce e
la forza per compiere il ministero conferitogli, assicurando che la Chiesa di San Benedetto è già
nelle sue preghiere.
La celebrazione dell’ordinazione del Vescovo
Carlo, è stata nella chiesa cattedrale di Brescia,
anch’essa dedicata a Maria, S. Maria Assunta,
così come la nostra cattedrale è dedicata a Maria,
S. Maria della Marina. Molti i vescovi della
Chiesa Bresciana e dalle Marche presenti insieme
ai presbiteri, un grande numero di partecipanti
segno della collegialità. Il vescovo eletto è stato
presentato da mons. Romualdo che ha letto la
bolla papale, poi il vescovo Luciano Monari, assistito dai Vescovi Gestori e Zani ha imposto le
mani e fatto la preghiera di ordinazione che conferisce il dono dello Spirito Santo e il ministero
episcopale; dopo l’abbondante unzione crismale
sono stati consegnati al vescovo Carlo il libro dei
Vangeli, l’Anello segno dell’amore e della custodia della chiesa Sposa di Cristo, la Mitra e il Pastorale, quest’ultimo dono della Chiesa di San
Benedetto.
Segue a pag. 2
Il vescovo di Brescia:
Dio ti dia un cuore nuovo
Il vescovo Monari ha presieduto l’ordinazione
episcopale di mons. Carlo Bresciani, vescovo
eletto di San Benedetto del Tronto -Ripatransone-Montalto.
Monari ha ricordato con parole dense di amore
l’importanza del farsi umile per parlare al cuore
dell’uomo. Leggi l’omelia
Brescia 11 gennaio 2014. Osserviamo con
stupore Gesù che dalla Galilea, da Nazaret, si
reca nella regione del Giordano per farsi battezzare
da Giovanni Battista. Siamo sorpresi perché sappiamo che lui, Gesù, è il ‘più forte’ annunciato
come tale da Giovanni; lui è stato concepito
dallo Spirito Santo e quindi è veramente l’Emmanuele, Dio con noi; e sarà lui a battezzare “in
Spirito Santo e fuoco”. Come mai, allora, si sottomette al battesimo di Giovanni, che è meno
grande di lui? E che bisogno ha di essere
battezzato se sarà lui l’origine di un nuovo, più
efficace battesimo? La risposta è nella parole
che Gesù rivolge a Giovanni: “Bisogna che
adempiamo ogni giustizia”: bisogna che la volontà
di Dio su di noi sia compiuta fino in fondo, al di
là delle attese e dei giudizi umani.
Segue a pag. 2
2
Anno XXX
19 Gennaio 2014
PAG
continua dalla prima pagina
Anche nel rito di ordinazione episcopale il vescovo si sdraia a terra mentre si pregano Dio e i
santi, momento che in ogni ordinazione è personale e comunitario, quell’essere a terra che ci fa
riconoscere che l’uomo è terra, che potrà fare
cose grandi solo se in comunione con Dio, come
ha detto il vescovo Monari nell’omelia, le cui parole autentiche e dirette sono state ascoltate e accolte con molta attenzione anche dai fedeli.
Il vescovo Carlo aveva salutato la diocesi di San
Benedetto, ospitata dalla parrocchia di sant’Eufemia, prima della celebrazione ed era stato accolto con un caloroso e trepidante abbraccio.
Tutti avrebbero voluto potergli dire un saluto personale, baciargli l’anello, che ancora non c’era!
un entusiasmo generale, di novità e speranza, lo
stesso con il quale lo si accoglierà a San Benedetto.
C’è stata anche l’occasione di conoscere qualcosa di Brescia, una città ricca di memorie storiche anche antiche ma anche segnata dalla storia
tragica degli anni bui del nostro paese, storia difficile di anni che anche San Benedetto ha conosciuto. La storia e le storie che continuano a
intrecciarsi, anche oggi in questo mondo, in questo paese dove insieme al nostro nuovo Vescovo
Carlo siamo chiamati a “adattare gli occhi perché
sappiano riconoscere i luoghi della presenza di
Dio oggi” in cui Dio fa sempre nuove tutte le
cose.
Monica Vallorani
Il vescovo di Brescia: Dio ti dia un cuore nuovo
Avviene così che, proprio quando Gesù si è sottomesso
a Giovanni, il Padre fa udire la sua parola in risposta
al gesto di Gesù: “Questi è il Figlio mio, l’amato; in
lui ho posto il mio compiacimento.”
Diventa allora chiaro il messaggio: la vita di Gesù è
davvero storia di Dio nel mondo; a sua volta, la
storia di Dio nel mondo è l’incarnazione della volontà
di Dio nella vita realmente e pienamente umana di
Gesù. La vita di ogni persona umana incarna un significato particolare, una visione delle cose, una scala
di valori; di se stesso Gesù dice: “Mio cibo è fare la
volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua
opera”, senza diminuzioni, senza dilazioni, senza
riserve. È all’interno di questo disegno, carissimo
don Carlo, che vieni ordinato vescovo: per contribuire,
insieme al tuo presbiterio, a fare nuovo il mondo
secondo il disegno di Dio. A scanso di equivoci,
perché qualcuno non pensi al disegno di Dio come a
un piano rigido e immutabile di conformazione della
società (sul modello delle utopie) aggiungo subito
che questo disegno non è altro che ciò che gli uomini
costruiranno quando saranno abbastanza attenti, intelligenti, autocritici, e soprattutto abbastanza santi
da lasciarsi muovere abitualmente dallo Spirito Santo
a compiere le scelte più giuste, quelle che fanno
vivere l’uomo e lo fanno crescere verso la pienezza
dell’amore di Dio e del prossimo, fino a che Dio sia
“tutto in tutti”, secondo l’espressione straordinaria di
san Paolo. Il disegno è bello e grande, e val bene la
dedizione della propria vita. Eppure tutto è cominciato,
si direbbe,
sub contrario,
con Gesù che
si sottomette
umile al battesimo di
Giovanni.
Era la volontà
di Dio, abbiamo ascoltato; ma perché
era la volontà
di Dio? per
un gusto di
stupire? Evidentemente
no; il motivo
è che solo
l‘abbassamento reale in una scelta di umiltà permette di
diventare strumenti autentici dell’azione di Dio.
Umiltà viene da humus, ‘terra’; è il riconoscimento
che l’uomo è terra; certo, l’uomo è anche pensiero, è
sentimento, è azione morale, è nobiltà, è arte, è
scienza, è mille cose grandi e ammirevoli, ma nel
vivere tutte queste cose egli è e rimane terra. Se lo ricorda, potrà fare cose grandi; se lo dimentica, potrà
solo accendere fuochi d’artificio, che bruciano in un
attimo. Così è della vita di un vescovo: deve partire
dal farsi terra, umile. Come vescovo porterai la mitra
che ti renderà un poco più alto, metterai l’anello che
ti farà più distinto, impugnerai il pastorale che darà
autorevolezza al tuo magistero. Ma prima di ricevere
tutto questo dovrai sdraiarti per terra e rimanere
sdraiato mentre noi pregheremo per te Dio, la Madonna
e tutti i santi del cielo perchè ti proteggano e ti
facciano essere un vescovo vero; perché tu non abbia
a scambiare l’episcopato per una grandezza mondana
che ti autorizza a dominare. Sei signore nel mondo,
quando sei in comunione con Dio; non hai bisogno
di altre grandezze e riconoscimenti. Come dice san
Giovanni della Croce: “Glòriati della tua gloria,
nasconditi in essa e gioisci.” Non sarà facile; ti accorgerai con dolore che, diventando vescovo, i tuoi
peccati aumenteranno, i tuoi difetti avranno una cassa
di risonanza per cui quello che poteva sembrare un
piccolo neo e passare inosservato apparirà grande e
produrrà danni indesiderati; e soprattutto ti troverai a
piangere le tue omissioni che spunteranno come
funghi da tutti gli angoli del tuo ministero. L’unica
cosa che potrà proteggerti dall’avvilimento sarà
l’umiltà; se ricorderai che sei terra e che sei stato
sdraiato per terra davanti a tutta la Chiesa, allora
riuscirai a sopportare la vergogna di non essere ineccepibile e a trasformare anche la tua debolezza in esperienza di conversione, in uno stile di misericordia
e di fraternità. Non ti mancheranno le opportunità
perché le umiliazioni sono inevitabili; a queste si può
rispondere con la presunzione che dice “il vescovo
sono io”: così si chiude il discorso ma non si risolve
nessun vero problema; o si può rispondere con la
semplicità del salmista: “E’ bene per me, Signore
che tu mi abbia umiliato, perché impari a obbedirti… prima di essere umiliato andavo errando, ma
ora osservo la tua Legge.” Se Gesù si è fatto “mite e
umile di cuore” è perché solo la mitezza e l’umiltà
del cuore traducono correttamente in sentimenti
umani il modo di sentire di Dio. Del servo di Yahweh
Isaia dice che “non griderà, né alzerà il tono, non
farà udire in piazza la sua voce… non verrà meno e
non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto
sulla terra.” Umile, rispettoso, ma tenace. Al centro
della tua attenzione metti il presbiterio, la sua formazione alla fede, alla preghiera e al servizio, ma soprattutto la sua comunione: è l’insieme dei preti che
dà forma al ministero di un vescovo; è la comunione
dei preti che genera la comunione della Chiesa locale;
è la vita dei preti che incarna e testimonia la verità
del vangelo di Gesù, prima ancora che prendano
forma le parole. Per i preti non farai mai abbastanza:
per la loro sufficienza materiale, per la loro serenità
d’animo, per il loro cammino spirituale, per la
fraternità che li unisce, per la fede che li sostiene, per
la speranza che li motiva. Non è un momento facile
per noi e abbiamo bisogno di rigenerare dall’interno
il valore del nostro ministero per renderlo gioioso e
Spiegazione
stemma episcopale
di S.E. mons. Carlo Bresciani
Brescia è “Maria Immacolata” ma indica anche la stella polare
che orienta la navigazione della barca della Chiesa: Gesù
Azzurro: A causa della sua relazione con il cielo, l’azzurro simboleggia tutte le virtù più elevate, tra le quali devozione, fedeltà,
castità, giustizia, santità.
Lo stemma è a scudo bipartito
Lato sinistro dello scudo
Nave: ricorda il Paese di nascita: Nave è anche il simbolo della
Chiesa San Benedetto del Tronto è un importante porto di mare:
quindi richiamo alla diocesi
Stella: Maria, madre della Chiesa. La patrona del Seminario di
Croce rossa centrale a doppio braccio:
Croce centrale: la croce al centro rimanda al mistero pasquale
di morte e resurrezione, mistero da cui la Chiesa trae la sua origine e la sua vita.
Doppio braccio orizzontale: richiama le SS. Croci di Brescia,
la mia Chiesa di origine
portatore di testimonianza; abbiamo bisogno di riscoprire quanto Dio sia tutto per noi in modo da poterlo
annunciare agli altri con convinzione. La vita di un
prete è troppo mortificata se il prete non é innamorato
di Dio, se non c’è in lui quella sorgente di gioia che
solo gli innamorati conoscono e che li porta a non
misurare le rinunce, anzi a desiderarle perché sono
incentivi d’amore. Tra le avvertenze spirituali di san
Giovanni si legge anche questa: “Chi con amore
purissimo agisce per Dio, non solo non si preoccupa
che gli uomini lo vedano, ma neppure lo compie
perché lo sappia Dio. Che se anche Dio non venisse
mai a saperlo, non cesserebbe dal renderGli gli stessi
servizi, con lo stesso entusiasmo e purezza di cuore.”
Questo significa fare davvero le cose per amore, non
con altri fini. Si può, si deve essere innamorati di
Dio, non è monopolio di qualche privilegiato. L’amore
di Dio per noi non rimane mai inerte, ma opera incessantemente chiamando, correggendo, purificando,
illuminando, infiammando il cuore umano e facendolo
innamorare; questo amore di Dio trova riposo solo
quando in noi nasce una risposta d’amore totale,
gioiosa e disinteressata. Su questa base solidissima
potrai e dovrai accompagnare i preti all’accettazione
serena del mondo che sta nascendo, che ci disorienta
così tanto perché sta chiedendo risposte nuove,
diverse da quelle cui siamo abituati. La delusione per
un mondo che non ci capisce e non ci segue deve
essere anzitutto liberata da ogni deformazione narcisistica: non ci è mai interessato che la gente segua
noi; ci interessa supremamente che la gente segua
Gesù Cristo, perché siamo convinti che sia in Cristo
la salvezza dell’umanità dell’uomo. Ma soprattutto
dobbiamo adattare gli occhi perché sappiano riconoscere i luoghi della presenza di Dio oggi: Dio
non abbandona il mondo e sa trovare nel mondo
luoghi sempre nuovi nei quali preparare e far crescere
il futuro. Rendercene conto è fonte di sicurezza e di
speranza. Non siamo conservatori nostalgici di un
mondo passato; siamo costruttori, insieme con Dio,
di un mondo nuovo e inedito, nel quale la gloria di
Dio risplenda più chiara di quanto non lo sia oggi:
“Ecco, faccio una cosa nuova, proprio ora germoglia,
non ve ne accorgete… Poi vidi cieli nuovi e terra
nuova… Ecco, io faccio nuove tutte le cose.” Dio ti
benedica, Carlo, e ti dia un cuore buono, che sappia
parlare al cuore delle persone con la delicatezza e il
fuoco con cui Dio parla al tuo cuore.
Rosso: rimanda al sangue di Cristo. Dal costato di Cristo uscì
sangue e acqua. Un nuovo richiamo alla Chiesa
Lato destro dello scudo
Leonessa: ricorda Brescia la città, Brixia fidelis fidei et iustitiae.
il mio cognome, Bresciani, mi ricollega a Brescia
Motto
Pro corpore eius. Tratto da Col 1,24: “a favore del suo corpo
che è la Chiesa, di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la
parola di Dio”. L’ordine episcopale è per il servizio alla Chiesa.
3
Anno XXX
19 Gennaio 2014
PAG
Benvenuto al Vescovo Carlo
dalla Consulta Diocesana
delle Aggregazioni Laicali
Eccellenza carissima, a nome di tutti i responsabili delle 23
realtà ecclesiali, rappresentate dalla Consulta Diocesana delle
Aggregazioni Laicali, desidero esprimerLe una profonda gratitudine
per aver accolto il mandato episcopale, conferitoLe da Papa
Francesco. Ci sentiamo uniti a Lei nella comunione dello Spirito
Santo, che ha suscitato nella nostra Chiesa questa ricchezza di
carismi, espressa da ciascuna aggregazione con vitalità apostolica
nel servizio di annuncio della Parola e di carità, testimoniando
fattivamente la fede in Gesù Cristo.
Le assicuriamo la nostra preghiera personale e comunitaria,
certi che la sapienza e la creatività divine guideranno ogni Suo
passo verso le mete che il Signore stesso Le indicherà, affinché
si realizzi tra noi la civiltà dell’amore, contro ogni individualismo
ed autoreferenzialità.
Eccellenza, affidiamo nelle Sue mani di padre i nostri cammini,
le nostre famiglie, pronti a servire con passione ed umiltà Lei e
l’amata Chiesa diocesana, nell’ottica di una più consapevole
corresponsabilità pastorale, perché possiamo mostrare il volto
di una comunità cristiana credibile e vicina ad ogni fragilità
umana.
La Vergine Lauretana, nostra patrona, La custodisca nella
tenerezza del suo amore, infondendo al Suo ministero episcopale
la gioia di “portare a compimento la parola di Dio a favore del
corpo di Cristo che è la Chiesa” [cfr. Col 1,24].
PREGATE CON ME
di mons. Carlo Bresciani
Carissimi amici, il 4 novembre scorso
papa Francesco mi ha nominato vescovo di San Benedetto del TrontoRipatransone-Montalto.
Gli sono profondamente grato per la
grande fiducia che pone in me affidandomi questo importante servizio
alla Chiesa. Pregate con me perché io
possa corrispondervi pienamente.
In un primo tempo, mi tornava con
insistenza in mente il canto: “Abramo
non andare, non partire, non lasciare
la tua casa” . La Chiesa bresciana è
stata la mia casa e ad essa devo tutto
quello che sono come cristiano e come
sacerdote. Essa mi ha generato alla
fede, mi ha donato il sacerdozio e mi
ha accompagnato nel mio ministero
sacerdotale. Ad essa ho voluto e voglio
molto bene.
Sento di dover dire grazie al Vescovo
Luciano che mi ha voluto Rettore del
Seminario. Soprattutto il mio grazie
va all’amato Seminario diocesano “Maria Immacolata”. Esso è stato la mia
famiglia: qui ho vissuto 9 anni da seminarista e, dopo gli studi romani,
altri 32 da docente; gli ultimi 5 anni
anche da Rettore. Ho avuto la grazia
di godere della generosità con la quale
ancora oggi i giovani sono capaci di
donarsi al Signore a servizio della sua
Chiesa. Mi costa, quindi, il distacco
da questa Chiesa bresciana.
“Esci dalla tua terra e va”. Queste
parole le ho sentite rivolte a me; mi
hanno stimolato a non rifiutarmi a
quanto il Signore mi chiedeva attraverso
Papa Francesco. Il Signore mi chiamava
a lasciare questa amata Chiesa bresciana.
Ho detto sì, accettando di andare verso una
terra e una Chiesa che non conoscevo se non
di nome o poco più. So però Chi era che mi
chiedeva di mettermi in cammino e di Lui
mi fido. Di Lui mi sono sempre fidato fin da
quando, molti anni fa, ho sentito per la prima
volta la sua voce che mi chiamava a mettere
la mia vita a disposizione della Chiesa. Di
Lui voglio continuare a fidarmi.
L’ordinazione sacerdotale l’ho chiesta io,
dopo il discernimento con i superiori. Non
mi sono mai pentito di quel sì che ho detto
quasi 39 anni fa, il 7giugno 1975, giorno
dell’ordinazione presbiterale. Sempre, anche
nei momenti più faticosi, mi sono sentito
vicino e amico Colui al quale ho creduto e al
quale ho consegnato la mia vita. Lui mi ha
sorretto nelle croci e nelle fatiche che inevitabilmente la vita e il ministero presentano:
non me le ha tolte, mi ha aiutato a portarle.
Accolgo nella fede questa nuova vocazione
che non ho chiesto. Mi fido della promessa
di Dio e, senza rimpianti, apro il mio cuore
alla Chiesa di San Benedetto del Tronto-RipatransoneMontalto. La accolgo nella fede
come un grande e prezioso dono di Dio.“Il
tuo Signore cosa ti dà?- un popolo, la terra
e la promessa - parola di Jahvè”. Il Signore
mi dona un’altra terra, un’altra casa, un’altra
famiglia: di essa mi sento già parte e le sono
grato per la benevolenza con la quale essa
vorrà accogliermi.
(da Il Seminario, supplemento a
“La Voce del popolo” n. 44 del 20/11/2013)
L’ANELLO, LA MITRA E IL PASTORALE
“Come vescovo porterai la mitra che ti renderà un
poco più alto, metterai l’anello che ti farà più distinto, impugnerai il pastorale che darà autorevolezza al tuo magistero”. Queste alcune delle parole
dell’omelia del Vescovo di Brescia Mons. Luciano
Monari che ha celebrato l’Ordinazione Episcopale
di Mons. Carlo Bresciani.
La mitra, l’anello e il pastorale sono le cosiddette
insegne episcopali, i simboli di questa importante
cerimonia, sono i doni necessari a svolgere la missione di Vescovo. Prima della loro consegna avvengono il rito dell’imposizione delle mani e la
preghiera di ordinazione, quando il Vescovo ordinante principale e tutti gli altri Vescovi presenti
(nella cerimonia per l’ordinazione di Mons. Bresciani erano in 24 tra cui il Vescovo Gervasio Gestori) impongono le mani sul capo dell’eletto per
invocare lo Spirito Santo al fine di innestare nella
Chiesa il suo ministero episcopale; segue l’unzione crismale perché dia fecondità a questo ministero e la consegna del libro dei Vangeli come
impegno nell’annuncio e nella testimonianza. Poi
Presidente della CDAL
Patrizia Bollettini
CDAL:
Aggregazione del SS. Sacramento
Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani (AGESCI)
Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI)
Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC)
Associazione per il Volontariato nelle Unità Locali dei Servizi
Socio-sanitari (AVULSS)
Azione Cattolica
Cammino Neocatecumenale
Centro Famiglia
Centro Sportivo Italiano (CSI)
Compagnia dei Tipi Loschi del Beato Piergiorgio Frassati
Comunione e Liberazione
Cursillos di Cristianità
Equipe Notre Dame (END)
Gruppi del Vangelo
Gruppi di Preghiera “Padre Pio”
Gruppo Piccola Fraternità Emmaus
Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa (GRIS)
Milizia dell’Immacolata di Padre Kolbe
Movimento dei Focolari
Movimento Fides Vita
Movimento Gloriosa Trinità
Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS)
Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes
e Santuari Internazionali (UNITALSI)
vengono consegnati l’anello, la
mitria e il pastorale. L’anello,
che viene messo nel dito anulare
della mano destra dell’eletto, è il
simbolo, come in una festa di
nozze, di un’unione duratura e
fedele ed esprime l’unione del
Vescovo con la Chiesa e con la
sua Diocesi; viene consegnato
con queste parole: ricevi l’anello,
segno di fedeltà, nell’integrità
della fede e nella purezza della
vita custodisci la santa Chiesa,
sposa di Cristo. La mitra, il copricapo che verrà usato durante le celebrazioni liturgiche, è il simbolo dell’impegno del Vescovo ad
accogliere la grazia di Dio per continuare l’impegnativo e profondo cammino verso la santità; viene
imposta all’eletto con queste parole: ricevi la mitria e risplenda in te il fulgore della santità, perché,
quando apparirà il Principe dei pastori, tu possa
meritare la incorruttibile corona di gloria. Infine
il pastorale, che rimanda al bastone con cui i pastori guidano le loro pecore, è il simbolo della missione del vescovo di guida del gregge della Chiesa
di Dio che gli viene affidato; viene consegnato
all’eletto con queste parole: ricevi il pastorale,
segno del tuo ministero di pastore: abbi cura di
tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo ti ha posto
come vescovo a reggere la Chiesa di Dio.
Janet Chiappini
4
Anno XXX
19 Gennaio 2014
PAG
Evento speciale per la Scuola Secondaria
di Primo Grado “Carlo Allegretti” di Monteprandone:
la Santa Messa celebrata dal Vescovo Gervasio Gestori
in occasione del Natale.
Scritto da Sofia Renzi
Giovedì, 19 dicembre, centinaia di alunni della
Scuola Secondaria di I Grado “Carlo Allegretti” di
Monteprandone, accompagnati dai rispettivi insegnanti, hanno riempito la chiesa “Regina Pacis”, che
per un giorno si è trasformata in un’ aula scolastica
molto “speciale” per partecipare, come ogni anno,
alla celebrazione della Santa Messa in occasione
della festività del Natale. Durante la funzione, presieduta dal Vescovo Gervasio Gestori, i ragazzi, assorti ed emozionati, hanno mantenuto un
atteggiamento riflessivo e raccolto, soprattutto nei
momenti fondamentali del rito, dimostrando una
fede molto intensa e una forte adesione al messaggio cristiano, per poi manifestare tutta la loro spiritualità nei canti, per i quali sono stati accuratamente
preparati, nei giorni precedenti, dai professori di
musica Primo Scipioni e Maria Ferrara. L’avvenimento, che ha destato l’interesse di genitori, nonni,
rappresentanti del Comune, personale della scuola
e di molti fedeli, tutti intervenuti numerosi, ha rappresentato la dimostrazione di come la Scuola sia in
grado di svolgere un ruolo fondamentale di aggregazione e di collegamento tra le varie presenze sociali del territorio, tutte coese nello sforzo di
accompagnare e promuovere la crescita positiva
delle nuove generazioni. Gli allievi delle varie classi
dei corsi B e C, infine, sotto la magistrale regia della
professoressa Maria Ferrara, hanno voluto augurare
un Buon Natale, esibendosi in un simpatico spettacolo per voci e flauti, per il quale hanno pensato di
reinventare anche i testi di alcune canzoni, al fine di
mettere in evidenza le contraddizioni e le ricchezze
della nostra società, partendo da numerosi spunti ofScritto da Gaia, 3B Mauro e Nicholas, 3D
“Carissimi ragazzi ormai ci siamo! Tra qualche giorno giungerà il momento di scartare
i regali, riunirsi per il classici cenoni davanti
a una tavola imbandita…ma non scordiamoci che è il compleanno di Gesù e come
tutti i nostri amici anche Lui deve essere festeggiato”. Queste le parole del Vescovo
Gervasio che ci invitano a non perdere di
vista il vero motivo dei nostri festeggiamenti, cioè Gesù. Il bello delle celebrazioni
natalizie del nostro Istituto, ormai è il terzo
anno che partecipiamo, è che sono tutte differenti,
ognuna ci vuole trasmettere un messaggio, ognuna
ci insegna qualcosa di diverso. In questa Messa, il
Vescovo ci ha spiegato un metodo di pregare molto
carino e semplice adottato da Papa Francesco: con
le dita della mano. Il pollice è il dito più vicino a noi
e quindi preghiamo per le persone vicine (genitori,
sorelle, fratelli, nonni, ecc.); l’indice è il dito che indica la strada e perciò preghiamo per gli insegnanti
che ce la fanno percorrere giorno per giorno; il medio
è il dito più grande che indica il alto e ci fa pregare
per le persone che ci governano; l’anulare è il dito
più debole perciò preghiamo per i malati ed infine il
dito mignolo, quello più piccolo, preghiamo per noi
stessi. La Messa ha coinvolto parecchi alunni in varie
ferti dai fatti di attualità. I giovani artisti hanno voluto concludere l’esibizione con una ventata di ottimismo e la speranza di un futuro migliore, in cui
tutti possano percepire il vero senso del Natale, della
pace e della fratellanza, ottenendo uno strepitoso
successo. Ringraziamenti speciali vanno, al Vescovo
per le sue penetranti e significative parole , piene
d’incoraggiamento e sollecitazione, alla docente
Rosaria Lamanna che, a nome della comunità, ha
espresso al porporato la gioia da parte di tutti per
la sua presenza, considerata come il dono più significativo e gradito del Natale, al Dirigente Scolastico
Francesca Fraticelli nel cui intervento ha ricordato
ai giovani gli esempi da trarre dalle vite di Martin
Luter King, Nelson Mandela, Malala ed altri, che
con i loro ideali di pace hanno reso e rendono
grande l’umanità e al parroco don Pierliugi per la
sua incondizionata disponibilità.
attività, come
i chierichetti,
la preghiera
dei
fedeli,
suonare, cantare e portare i
doni per l’offertorio. Al
termine della
celebrazione
c’è stata l’esibizione musicale da parte
di alcuni studenti, con canti gioiosi, con lo scopo di
ricordare a tutti il vero senso del Natale. E’ stata una
lezione diversa dalle altre, bella e divertente, soprattutto perché tutti, in qualche modo, hanno contribuito
alla realizzazione. Ci hanno colpito anche i ringraziamenti, sia da parte del parroco di Regina Pacis,
don Pierluigi, sia da parte della nostra Dirigente scolastica che ha parlato di uomini e donne che hanno
“cambiato” il mondo, come Nelson Mandela. Infine
vogliamo concludere dicendo che Gesù non nasce
solo a Natale ma ogni giorno e perciò dobbiamo essere felici e gioiosi, sempre, celebrarlo sempre, perché ci ha donato tutto, perfino la sua vita e noi gli
dobbiamo sempre riconoscenza.
In tanti a visitare il presepe di S. Egidio alla Vibrata
Numerosi anche quest’anno coloro che hanno visitato
il presepe panoramico allestito dalla contrada Ponte di
Sant’Egidio, in collaborazione con la parrocchia guidata
da Don Tommaso Capriotti.Un presepe che affascina
da sette anni grandi e piccini. Il visitatore diventa spettatore attivo “camminando nel presepe”, circondato da
paesaggi variegati dove personaggi in movimento contribuiscono a renderlo vivo. “ Ci sono voluti tre mesi di
lavoro per realizzarlo- afferma Adino Giovannini presidente della contrada- Un grazie va a tutti coloro che
hanno condiviso questa passione, sacrificando tempo ed impegni personali: Ennio Agostani, Luca
Pezzuoli, Armando Del Moro, Fabiano Biancacci, Licio Scartozzi, Umberto Marinelli, Sandro Marinelli, Maurizio Del Moro, Gabriele Del Moro, Luciano Del Moro, Mirco Reginelli, Dino Ciacci e
naturalmente al nostro parroco Don Tommaso che non ci fa mai mancare il suo appoggio”.
Presepe Vivente di Grottammare:
dieci anni di capolavori, a tu per tu con Fabrizio Rosati
GROTTAMMARE - L’edizione del decennale del presepe Vivente
è stata una delle più riuscite della storia. Un grande successo e una
vetrina unica, come quella del vecchio incasato di Grottammare, che
è stata immortalata anche dalle telecamere di RAI Marche, grazie a
Giuseppe Buscemi e a Sandro Scalella. Tantissima gente ha riempito
il chilometro del Presepe Vivente. Queste immagini si riferiscono
alla giornata inaugurale, alla presenza del nostro Vescovo Gestori e
delle autorità comunali. Abbiamo intervistato il presidente dell’Associazione “Presepe Vivente”, Fabrizio Rosati, di professione autista
di scuolabus, ecco le sue parole. Fabrizio, raccontaci in sintesi
questi dieci anni di capolavori.“Prima di tutto vorrei fare un piccolo
appunto. Io non ho creato nulla, ABBIAMO CREATO, un gruppo di persone, ci siamo radunati e ho
buttato giù l’idea. Poi questo gruppo mi ha seguito, ognuno ha avuto la sua parte, sta avendo la sua
parte, dagli operai di manovalanza ai personaggi artistici di alto livello e durante il percorso si possono
notare delle opere che non tutti sanno fare, perciò è venuta questa idea. Una passione nata da bambino?“Io mi ricordo con mio nonno che facevo il presepe statico a casa, lui con la creta faceva le statuine e io mi divertivo a muovere, a vedere le varie scene e le situazioni. La passione è andata avanti
e poi diventato maggiorenne, una volta preso la patente, ho iniziato a vedere i presepi viventi dentro
e fuori la regione e avendo in mente il nostro vecchio incasato che è un presepe senza figuranti, ho
pensato che bastava metterli e di creare le scene e i mestieri di una volta e così il presepe è fatto”.
Tra le varie scene, qual è quella che ti affezione di più? “Forse perché sono nato a Grottammare e
sono vissuto sempre in acqua. A me la scena dei pescatori, le retare… se ci fai caso, un anno abbiamo
avuto un lago largo cinquanta metri e anche quest’anno la piccola scena del laghetto con la sua caduta
d’acqua e i pescatori sono il simbolo di Grottammare”. Nicolas Abbrescia
NEL GESTO DEL PRESEPE VIVENTE, DIO VIENE INCONTRO A NOI!
“Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che
abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le
nostre mani toccarono del verbo della vita, noi lo annunciamo anche a
voi, perché anche voi siate in comunione con noi, con il padre e con il
figlio suo, Gesù Cristo, perché la nostra gioia sia piena”.
Con il prologo di Giovanni si è iniziato il cammino di contemplazione del Mistero dell’Incarnazione di Dio che noi di Fides Vita abbiamo
rivissuto attraverso il Presepe vivente che alcune
nostre amiche, ormai da tre anni, propongono alla
Compagnia e a quanti desiderano accogliere l’invito. Così, domenica 29 dicembre, nella parrocchia della Gran Madre di Dio di Grottammare,
abbiamo vissuto l’adorazione di Gesù Bambino
passando attraverso i diversi momenti: dall’annuncio dell’angelo a Maria, alla visita alla cugina
Elisabetta, al sogno di Giuseppe, al viaggio verso
Gerusalemme per il censimento, alle doglie del
parto di Maria e al rifiuto del locandiere fino alla
nascita di Gesù in una stalla. Ci siamo ritrovati
tutti, ed eravamo tanti – nonostante la pioggia –
sotto quel riparo ad adorare quel Bambino insieme ai pastori e ai Re Magi. Abbiamo pregato
il Santo Rosario con la Madonna che cullava tra
le sue braccia Gesù mentre Giuseppe la custodiva
col suo sguardo amorevole, la sua presenza silenziosa, ma rassicurante e sembravano davvero incarnarsi quelle parole di Papa Francesco poste nel
nostro volantino di auguri di Natale: “Veniamo da
molti paesi diversi, da tradizioni culturali ed
esperienze differenti. Eppure sentiamo di avere
tra di noi tante cose in
comune. Soprattutto ne
abbiamo una: il desiderio di Dio”. I pastori,
come i Magi, mantenevano vivo questo desiderio, questo anelito ad incontrare il Signore e fare esperienza di Lui, del
Suo amore, della Sua misericordia! Solo nell’avvenimento di Dio che accade nella storia, nell’avvenimento di Gesù che nasce, il tempo non è più
una tomba, un passo verso il disfacimento e la
morte, ma una continua possibilità di rapporto
con la vita, con la vita che ingoia il male e la
morte; di passo verso il compimento, verso la vita
che non finisce, la vita vera. Quindi, come dice
Papa Francesco, “se viene a mancare la sete del
Dio vivente, la fede rischia di diventare abitudinaria, rischia di spegnersi, come un fuoco che
non viene ravvivato. Rischia di diventare “rancida”, senza senso. (…) Dio per primo viene
verso ognuno di noi; e questo è meraviglioso! Lui
viene incontro a noi!”.
Moina Maroni
Parrocchia Madonna di Fatima
NATALE A TEATRO IN VALTESINO
di Alessio Rubicini
Anche quest’anno la nostra Parrocchia ha concluso il periodo natalizio con gli spettacoli teatrali allestiti dai nostri ragazzi. Quest’anno si sono svolti due spettacoli. Entrambi hanno visto la collaborazione e la partecipazione di quasi tutti i nostri ragazzi e di gran parte dei nostri catechisti sapientemente
guidati dal nostro “Regista” Emidio Mora. Il primo spettacolo, dal titolo “E se fosse davvero Natale”,
ha visto protagonisti i ragazzi delle Classi Medie e Primo Superiore e si è svolto nella serata di Sabato
4 Gennaio. Nel tardo pomeriggio di Domenica 5 Gennaio, poi, si è svolto lo spettacolo che ha visto
come protagonisti i bambini ed i ragazzi delle Classi Elementari. Uno spettacolo che, in realtà, era
l’insieme di tre momenti separati e si intitolava, appunto “Tre feste… Tre recite”. E con questi spettacoli il nostro Teatro Parrocchiale “Don Ubaldo Grossi” chiude… Tranquilli, sarà solo per pochi
mesi. Giusto il tempo di concedersi un profondo ed accurato lifting, una ristrutturazione che ci consentirà di continuare ad usufruire di un ambiente rinnovato ed adattato alle esigenze della nostra Comunità Parrocchiale in cui i nostri ragazzi potranno continuare a crescere in “sapienza, età e grazia”.
Questi lavori sono stati promossi dai nostri carissimi Francesco ed Anerina Carboni, i genitori del
nostro amato Luca che il Signore ha voluto chiamare a se la scorsa estate e che in tante occasioni ha
contribuito a farci divertire con le sue performances teatrali (memorabile fu lo spettacolo in cui Luca
si trovò ad interpretare un lungo monologo nei panni di un ubriaco. I presenti in quell’occasione faticarono parecchio prima di capire che stava fingendo). Chiunque può contribuire alle spese di ristrutturazione versando il proprio contributo sul c/c appositamente acceso dalla nostra Parrocchia
(IBAN IT 22 Z 08769 69470 000020158571). Caro Luca, ci manchi ogni giorno di più. Il tuo sorriso,
il tuo volto sempre brillante, le tue battute irreali ed inaspettate, la tua grassa e travolgente risata sono
sempre con noi. Questa iniziativa dei tuoi genitori Francesco ed Anerina ci aiuterà a mantenere il tuo
ricordo sempre più scolpito nei nostri cuori.
5
Anno XXX
19 Gennaio 2014
PAG
Parola del Signore
SECONDA TEMPO ORDINARIO A
ECCO, IO VENGO SIGNORE PER FARE LA TUA VOLONTà
Dal VANGELO secondo GIOVANNI
Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire
verso di lui disse: “Ecco l’agnello di Dio, ecco
colui che toglie il peccato del mondo! Ecco
colui del quale io dissi: Dopo di me viene un
uomo che mi è passato avanti, perché era
prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse
fatto conoscere a Israele”. Giovanni rese testimonianza dicendo: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su
di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto:
L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere
lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo.
E io ho visto e ho reso testimonianza che questi
è il Figlio di Dio”. (VANGELo DI GIoVANNI
1,29-34)
Come abbiamo appena letto il Vangelo di Giovanni non ci racconta del Battesimo di Gesù, ma
fa parlare direttamente il Battista e gli fa rendere
la sua splendida testimonianza. Il Battista per ben
due volte dice “Io non lo conoscevo ” per sottolineare che la conoscenza di Gesù come il Cristo
gli è stata ispirata dall’alto. Il primo riferimento
che fa è quello de “l’Agnello di Dio “ ed è ripreso dal libro dell’Esodo cap 12, dove si parla
dell’agnello pasquale e al rito che celebra la pasqua ebraica, la festa “memoriale” della liberazione dall’Egitto. Il secondo riferimento viene
ripreso dal libro della Genesi cap. 1, dove abbiamo lo Spirito della potenza di Dio che aleggia
sulla creazione, mentre qui lo stesso Spirito è
dato al Servo di Dio, al Figlio di Dio perché Egli
sia l’artefice della nuova creazione, della liberazione dalla schiavitù del peccato; perchè crei il
nuovo popolo di Dio e dia piena vita a tutta
l’umanità. Riconoscere che Gesù è il figlio di
Dio, il Salvatore, non è né facile né immediato,
molto spesso questa conoscenza avviene per
gradi, in modo progressivo; oppure avviene per
rivelazione come per Giovanni il battista o come
avviene per Pietro, quando dichiara: ‘tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente’, o addirittura in ma-
niera dirompente, come una folgore accecante, e
accade a San Paolo. Più spesso, invece, è un
lungo cammino di conversione, di preparazione,
di studio e riflessione, è una lenta “presa di coscienza” della realtà del Cristo uomo-Dio incarnato, morto e risorto per amore. Egli è morto e
risorto per amore nostro, non un nostro generico,
ma personale, per ciascuno di noi.
Giovanni il battista ci racconta inoltre che la sua
missione è di annunciare la venuta del Messia,
di preparargli la strada e di battezzare con l’acqua, come momento preparatorio a un battesimo
molto più importante, un battesimo in Spirito e
fuoco. Il battesimo viene donato da Gesù, come
remissione del peccato e riappacificazione con il
Padre. Il battesimo rappresenta l’atto ufficiale
della nostra adozione da parte di Dio, che ci crea
nuovi come suoi figli, come fratelli di Gesù ed
eredi del Regno dei cieli. Chiediamo al Signore
Gesù che in questa domenica possiamo ripensare
al nostro Battesimo, e riandando con la memoria
alle promesse battesimali che più tardi abbiamo
rinnovato, possiamo sempre meglio e sempre più
aderire alla salvezza che il Cristo è venuto a donarci con la sua incarnazione, passione, morte e
resurrezione.
RICCARDo
PILLOLE DI SAGGEZZA:
Un dolce agnello si sacrifica per te.
China il capo per baciarti, apre le braccia per
abbracciarti, apre il cuore per farti
entrare; è inchiodato ad una croce
perché ti vuole riscattare. (Jean Crasset)
Gruppi di Preghiera di Padre Pio
in ascolto di Padre Carlo Maria Laborde
Come ogni anno, i Gruppi di Preghiera di Padre
Pio della nostra Diocesi, si sono preparati al Natale,approfondendo tematiche proposte da religiosi davvero eccezionali. Quest’anno siamo
stati davvero fortunati perché abbiamo potuto
ascoltare Padre Carlo Maria Laborde, Segretario Generale dei Gruppi di Preghiera in Italia e
nel mondo, successore di Padre Marciano
Morra e Guardiano della Comunità dei Frati
Cappuccini di S.Giovanni Rotondo. Padre Laborde è un giovane frate uruguaiano, nato a
Rosario nel 1957, laureato in legge, sbarcato in
Italia, a Perugia, grazie ad una Borsa di Studio
per approfondire la Lingua e la Cultura italiana.
Entrato nella Comunità francescana, è stato ordinato sacerdote nel 1980, in S.Pietro, da Papa
Giovanni Paolo II e, successivamente, nominato parroco di Pietrelcina. Aver potuto ospitare
nella nostra Città, una personalità così elevata
e di grande spessore spirituale come Padre Laborde che, fra migliaia di impegni e di inviti,
ha scelto proprio San Benedetto del Tronto, è
stato un evento straordinario e un privilegio.
Merito soprattutto di Padre Diego Musso, coordinatore diocesano dei Gruppi di Preghiera,
cui va il “grazie” di tutti. Ascoltare Padre Laborde è stato un arricchimento e un piacere per
tutti coloro che, fin dal primo pomeriggio, si
sono radunati nella Chiesa della Gran Madre di
Dio, in territorio grottammarese. Il Padre ha
sottolineato l’importanza della Chiesa
come sposa di Cristo
e l’obbedienza che ad
essa devono i fedeli
come ad una Madre,
che può anche sbagliare, ma che va
sempre capita ed aiutata. L’esempio ci
viene proprio da
Padre Pio che ha sempre obbedito ai suoi
Superiori ed ha pregato per loro nonostante le
pesanti ingiustizie subite. Infatti per due anni
Padre Pio fu rinchiuso in convento come in un
carcere, ma non si ribellò mai, né impedì di
pubblicare documenti menzogneri che lo oltraggiavano profondamente, anzi, insistentemente
ripeteva: “Dobbiamo soffrire con la Chiesa e
per la Chiesa perché le miserie della Chiesa
sono anche le nostre…sono mie”. I Gruppi di
Preghiera di Padre Pio devono essere responsabili della Chiesa e dare il loro contributo pregando anche per coloro che sbagliano e, poiché
la fede non può sussistere senza le opere
La passione cruenta
140. GESÙ MUORE IN CROCE
Leggiamo Mt 27,45-56 riguardante la morte
di Gesù e i fenomeni che la precedono e la seguono.
1. Il grande buio. «A mezzogiorno si fece
buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio» (Mt 27,45). Questo buio, ricordato da tutti e
tre i Sinottici, di certo non proviene da un eclissi,
in quanto si è nel plenilunio di primavera. Forse
sta a indicare che si è al culmine dell’opera negativa di satana che ha il suo vertice nelle ore finali di Gesù. E’ quanto aveva detto Gesù in
occasione della sua cattura: “Ogni giorno ero con
voi nel tempio e non avete mai messo le mani su
di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle
tenebre” (Lc 22,53), cioè il tempo dell’effimera
vittoria di satana con la mia
crocifissione. Certo, satana
era decisamente all’opera,
in quanto “entrò in Giuda”
(Lc 22,3), in quanto “Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano” (Lc
22,53).
2. L’ultima frase di
Gesù. «Verso le tre, Gesù
gridò a gran voce: “Elì,
Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio,
Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
47
Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano:
“Costui chiama Elia”. 48E subito uno di loro
corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto,
la fissò su una canna e gli dava da bere. 49Gli
altri dicevano: “Lascia! Vediamo se viene Elia a
salvarlo!” (Mt 27,46-49).
Il grido «a gran voce», fonē megálē, e le parole che Gesù pronuncia hanno sempre suscitato
stupore, curiosità, affetto. In realtà egli cita il
Salmo 22 e così fa conoscere il grande dolore fisico e spirituale che sta sopportando. Non è un
grido di disperazione, ma di preghiera in quanto
sta rivolgendosi a Dio. Citandolo all’inizio egli
intende fare suo tutto il Salmo, quindi anche la
seconda parte nella quale il salmista esprime la
sua totale fiducia in Dio: «Annuncerò il tuo nome
ai miei fratelli, / ti loderò in mezzo all’assemblea…» (Sal 22,23-31). Gesù riassume così la
sua preghiera al Getsemani. La sua sofferenza e
la sua fiducia diventano grazia perché possiamo
imitarlo.
3. La morte di Gesù e il dono dello Spirito.
«Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise
lo spirito» (Mt 27,50).
Gesù emette di nuovo un grido e a gran voce,
ancora fonē megálē, ma inarticolato. Con questo
“a gran voce”, che si ha anche in Marco e Luca,
si vuole forse dire che Gesù muore dando sé
stesso liberamente. «Io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la
do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere
di riprenderla di nuovo» (Gv 10,17-18).
Emise lo spirito. Marco si limita a dire che
Gesù “spirò”, exépneusen, expiravit (Mc 15,37).
Matteo, invece, lui solo fra i Sinottici, ha: «emise
lo spirito», afēken tò pnéuma (27,50). Ora
pnéuma in Matteo sta a indicare la terza persona
della Trinità: Battezzate “nel nome del Padre e
del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19); Spirito che era sceso su di lui nel battesimo del Giordano (3,16) e che lo accompagnava nella sua
attività messianica: «Io scaccio i demòni per
mezzo dello Spirito di Dio» (12,28),. Gesù aveva
detto: «E ’bene per voi che io
me ne vada, perché, se non
me ne vado, non verrà a voi il
Paràclito» (Gv 16,7). «E, chinato il capo, consegnò lo spirito» (Gv 19,3); «emise lo
Spirito» (Mt 27.50).
4. Ti saluto, o croce
santa, / che portasti il Redentor. L’unione con Cristo
morto e risorto contrassegna
radicalmente l’esistenza dei cristiani: «Con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti
mediante la fede» (Col 2,12). La celebrazione eucaristica ci dà sacramentalmente il Cristo morto
e risorto (cf Mt 26,26-29). «Annunciamo la tua
morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione,
…».
Pietro esorta i “demestici” (oikétai), in realtà
gli schiavi cristiani, che soffrono per la loro fede
e per la loro situazione di schiavi, a impostare la
loro vita sul modello di Cristo. «Anche Cristo
patì per voi, / lasciandovi un esempio, perché ne
seguiate le orme: / 22egli non commise peccato /
e non si trovò inganno sulla sua bocca; / 23insultato, non rispondeva con insulti, / maltrattato, non
minacciava vendetta, /…/ 24Egli portò i nostri
peccati nel suo corpo / sul legno della croce, /
perché, non vivendo più per il peccato, / vivessimo per la giustizia; / dalle sue piaghe siete stati
guariti» (1Pietro 2,21-24). Si veda G. Crocetti,
Prima Lettera di Pietro, Edizioni Dehoniane, Bologna, 2097, 94-100.
Conclusione. Facciamo nostre le parole di
Gesù quali si hanno in Luca: «Poi, a tutti, diceva:
Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi
se stesso, prenda la sua croce ogni giorno
(kath’‘eméran) e mi segua”» (Lc 9,23). Il segno
della croce del mattino e della sera ci aiuti a stampare Cristo in croce nei nostri corpi e nella nostra
vita. [email protected]
(S.Paolo) i Gruppi di Preghiera devono aiutare i sofferenti, devono essere mani alzate verso il Cielo e verso i
fratelli e ciò spiega la stretta connessione, fortemente voluta da Padre Pio, dei Gruppi di Preghiera con “La Casa
del Sollievo della Sofferenza”. Argomenti interessanti e
stimolanti hanno coinvolto i numerosi presenti che si
sono intrattenuti in Chiesa per le Confessioni e la Messa
solenne accompagnata da cantori e musiche delle grandi
ricorrenze.
Alfiera Carminucci Fava
Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”
Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP)
REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO
N. 211 del 24/5/1984
DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected]
DIREZIONE REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5)
e-mail: [email protected]
C.C.P. n. 11886637, intestato a L’ANCORA - Causale abbonamento
Impaginazione e stampa: Linea Grafica Srl - Tel. 0735 702910 - centobuchi (AP) - E-mail: [email protected]
Il sito della Diocesi www.diocesisbt.it
www.ancoraonline.it
[email protected]
Facebook: Ancora On Line
6
Anno XXX
19 Gennaio 2014
PAG
Cupra Marittima
Omelia del Vescovo Gervasio Gestori al funerale di Mons. Gerardo Di Girolami
UN MAESTRO DI VITA SPIRITUALE E APOSTOLICA
Carissimi, all’alba dell’ultima domenica dell’anno 2013, 30 dicembre, festa della Santa Famiglia
di Nazaret, il Signore ha chiamato
alla vita della domenica senza
tramonto Mons. Gerardo Di Girolami, per tanti anni Arciprete
di questa amata Comunità cuprense, e poi, dopo l’incalzare
della malattia, Parroco emerito
residente, accanto ai successori,
dapprima il fratello Don Marcello
ed in seguito Don Luigino. Scompare la figura di un prete sapiente,
ricco di quella saggezza umana
appresa nella semplicità della vita
umile e concreta dei nostri paesi
piceni e colmo di quella spiritualità pastorale, che
tanti sacerdoti hanno imparato stando accanto alla
propria gente senza pause e senza parentesi, condividendo le fatiche e le gioie, i problemi e le speranze, avendo negli occhi la luce proveniente dalla
preghiera e nel cuore la forza derivante dall’Eucaristia.
Don Gerardo è stato nei suoi quasi 60 anni di vita
presbiterale, fino all’ultimo momento, un prete
chiaramente convinto e convincente, capace di
donare fiducia a molte persone che a lui ricorrevano
e di guidare tante anime al Signore attraverso le
strade spesso tortuose del mondo. E’ stato un educatore rispettoso e forte, illuminato e amabile. Egli
ha saputo donare a questa amatissima sua Comunità,
anche a quella civile, il meglio ed il molto di se
stesso durante la sua lunga vita, senza risparmiarsi.
Negli ultimi anni, in questi lunghissimi ultimi anni
della malattia, tanto carichi di sofferenza, ma anche
sostenuti da una forza impensabile, certamente
eredità umana delle sue origine familiari e dono
spirituale del Signore, ha continuato a servire e ad
amare, accolto con grande affetto nella casa parrocchiale da persone cordiali e generose, esempio
prezioso di fraternità sacerdotale. Viene meno per
la nostra Chiesa diocesana una presenza importante,
scompare con lui un illuminato punto di riferimento,
siamo impoveriti della sua preghiera e della sua
sofferenza. Egli ha servito questa Chiesa con generosità, senza servilismi, con lucidità e amore
sincero. Da vescovo lo addito alla persona dei
nostri preti come esempio da imitare. In questo
momento un solo ricordo, bellissimo, vorrei richiamare al nostro affetto. Non possiamo dimenticare
la sua ultima presenza in Cattedrale, il 7 dicembre, per il solenne
rito dell’Ordinazione di tre sacerdoti, di cui uno originario di
Cupra, Don Giuseppe Giudici.
Partecipare a quella celebrazione
fu per lui indubbiamente una notevole fatica, ma sentiva che doveva assolutamente esserci. I
presenti hanno potuto vedere ed
ammirare, non senza commozione, il gesto della imposizione
delle sue stanche mani sul capo
degli ordinandi, in ginocchio davanti alla carrozzina: il suo corpo
era ormai fortemente provato, le
sue mani tremavano, ma lo sguardo degli occhi e del cuore quello no: era gioioso,
sereno, soddisfatto, nella pace. Mi sento intimamente
addolorato e sono vicino alla sofferenza dei cari
Familiari, da lui sempre seguiti con attenzione e
con amore. E li ringrazio per quanto di affetto e di
servizio hanno avuto verso di lui. Ricordatelo con
ammirazione e con imitazione. Partecipo sentitamente
alla sofferenza della Comunità di Cupra. Pensare a
Cupra per tantissimi motivi significava pensare a
Don Gerardo e pensare a Don Gerardo comportava
il pensiero di Cupra: c’era quasi come una morale
identificazione tra un popolo ed una persona, si era
creata una umanissima simbiosi di amore. Vero
pastore di anime, conosciute, amate, servite, accompagnate.Adesso siamo tutti un poco più poveri,
sì, certamente. Don Gerardo ci mancherà e ci vorrà
del tempo per riuscire a pensare a questa Parrocchia
di S. Basso, a questa chiesa, a questo paese, senza
pensare a lui. Ci mancherai, carissimo. Ma forse,
certamente, siamo diventati tutti più protetti e maggiormente accompagnati. Dal Cielo Don Gerardo
non cesserà di guardare a questa amata Comunità,
alle sue colline ed al suo mare, per donare alle
famiglie unità vera, alle persone malate speranza
certa, ai bambini crescita gioiosa, ai giovani futuro
e fiducia, a tutti quella serenità, umana e cristiana,
da lui testimoniata nella sua preziosa vita di padre
e maestro di questa grande famiglia. Don Gerardo
carissimo, dal Cielo, dove osiamo sperare che sei
accanto al Signore Gesù, continua a guardare a noi
per aiutarci a vivere con la serenità della fede.
Grazie, grazie di cuore. Pregando ti affidiamo a
RINGRAZIAMENTO
di don ROBERTO TRAINI
“Padre misericordioso, che ci hai nutriti alla tua
mensa, donaci di seguire gli esempi della santa Famiglia, perché dopo le prove di questa vita siamo associati alla sua gloria in cielo”
Grazie, don Gerardo, per aver mantenuto la promessa
ed averci aspettato consegnandoci il “testimone” del
tuo ministero...Impareremo da te che prima di parlare
aspettavi sempre qualche secondo e con due parole
coglievi sempre il cuore di ogni questione.
La tenerezza, la bontà, l’umiltà, la mansuetudine, la
magnanimità del “don Gerardo” che ho conosciuto
negli ultimi anni e la profonda vita spirituale saranno
la “memoria” che mi terrà per sempre unito a te.
Grazie di avermi accolto insieme a don Luigino nella
vosta casa e nella comunità di S.Basso! Prega per noi
don Gerardo!
RINGRAZIAMENTO di
don GIUSEPPE GIUDICI
“Se vedi una persona saggia, va’ presto da lei; il tuo
piede logori i gradini della sua porta.” (Sir 6,36)
Grazie don Gerardo, padre, maestro, guida, modello
sacerdotale. Grazie per avermi introdotto alla fede attraverso il battesimo, grazie per il dono della tua parola
sempre efficace umile e puntuale, grazie per i
pomeriggi passati a benedire le famiglie di Cupra, grazie per avermi accompagnato nel cammino di discernimento vocazionale, grazie per la tua testimonianza di
fede nella sofferenza, grazie per le tue parole di incoraggiamento durante i periodi di dubbio e di paura.
Ricordo emozionato quando ti chiedevo di resistere
fino alla mia ordinazione e tu timido annuivi con gli
occhi che brillavano pieni di speranza. Il Signore ha
realizzato il nostro sogno comune. Non ti dimenticherò
mai, farò tesoro dei tuoi insegnamenti. Prega per me.
La Corale “Madonna di S.Giovanni” piange la morte di colui
che per oltre quarant’anni, l’ha guidata con amore di padre.
di Ida Polidori & Alessio Rubicini
Lo scorso 4
Gennaio
la
Città di Ripatransone si è
svegliata apprendendo la
triste notizia
della scomparsa di uno
dei suoi cittadini più illustri.
Dopo
una
grave malattia
si era spento il
Prof. Antonio
Giannetti, 74 anni, già Consigliere Comunale ed
Assessore negli anni ’70 e da sempre strettissimo
collaboratore di numerose Amministrazioni come
titolare dell’Ufficio I.A.T., in precedenza come Presidente della locale Pro Loco, conservatore dei
Musei Cittadini, ruolo che ha svolto fino ad oggi,
autore di numerose pubblicazioni di storia locale,
giornalista e storico Presidente dell’Associazione
Corale Madonna di San Giovanni fin dalla sua fondazione nel 1971. I funerali si sono svolti nel
Duomo di Ripatransone dove il feretro del Prof.
Giannetti è giunto nel primo pomeriggio accompagnato da centinaia di persone intervenute per portare il proprio saluto a quest’uomo che per tanti
anni è stato emblema di una città che ha sempre
amato e servito con devozione.
Il rito esequiale è stato presieduto dal nostro Vescovo Mons. Gervasio Gestori che, nella sua omelia, ha evidenziato il profondo dolore con cui ha
appreso della scomparsa del Prof. Giannetti il quale
era “un cronista attento e presente in tutti i momenti
civili, religiosi, culturali e sociali della Città. “Sembrava si tenesse quasi in disparte ma poi sapeva
sorprenderci con la precisione dei suoi scritti” ha
detto il Vescovo, il quale ha concluso augurandosi
che ora, nell’altro dei cieli, il Prof. Giannetti avesse
già trovato una Biblioteca o un Museo da curare
come solo lui sapeva fare, oppure avesse già occupato un posto nel Coro degli Angeli in virtù per il
suo amore per la musica e per quella Corale Madonna di San Giovanni che egli ha contribuito a
creare e ha sempre amato come una propria creatura. Ed al rito esequiale non poteva certo mancare
la nostra Corale Madonna di San Giovanni che ora,
profondamente triste e smarrita, piange la mancanza di colui che per oltre quarant’anni l’ha guidata con amore di padre. Al termine della
Celebrazione Eucaristica, per bocca della nostra
Corista e Portavoce Ida Polidori, tutti noi abbiamo
ricordato come, in occasione dell’ultimo Concerto
di Santa Cecilia, lo scorso 23 Novembre, il Prof.
Giannetti avesse voluto che giustificassimo la sua
prima assenza in simili occasioni. Egli era commosso fino alle lacrime mentre faceva tale richiesta
a testimonianza di cosa rappresentasse per lui la nostra Corale. Certamente egli era molto legato alla
sua famiglia, in particolare alla nipote Alessia, ma
la corale era per lui la sua creatura, come fosse un
figlio al quale ha dedicato la propria vita. È difficile
riassumere in poche parole quello che è stato il
Prof. Giannetti per ognuno di noi. Ogni corista, infatti, presente e passato potrebbe raccontare frammenti di vita, di un cammino di vita più o meno
lungo trascorso assieme a lui. Innanzitutto lo abbiamo sempre chiamato “Professor Giannetti” pur
nell’estrema confidenza che si può avere con un
amico di sempre. Questo perché lui era un Professore nella vita, della vita, nel senso migliore del termine, uno di quelli che rimangono tali sempre e per
i quali il titolo di “Professore” era da considerarsi
un titolo nobiliare. Il suo carattere lo portava, a
volte, a scatti di insofferenza dettati, però, da una
dote che gli abbiamo sempre riconosciuto e sempre
più si stenta a trovare nelle persone: il profondo rigore morale, il rispetto per tutti e per ognuno che
egli voleva non mancasse mai nelle nostre aziCome non parlare, poi, della sua disponibilità, forse
la sua caratteristica peculiare. Una disponibilità non
solo di tempo, ma soprattutto di mente e di cuor
L’ultimo grazie al Professor Giannetti lo porgiamo
insieme all’impegno nel continuare l’attività del
nostro coro in maniera solerte ed appassionata così
che egli possa essere orgoglioso di noi anche dal
Cielo. Anche il Sindaco di Ripatransone, Prof.
Remo Bruni, ha voluto rivolgere il proprio saluto
al Prof. Giannetti al termine dei funerali. “Con Antonio Giannetti perdiamo una persona eccezionale,
che ha sempre messo a disposizione della Comunità Ripana la maggior parte della propria vita. Grazie a lui e alle sue opere di storico e di ricercatore,
ai suoi consigli e al suo lavoro abbiamo potuto allestire in modo adeguato i nostri musei e renderli
fruibili a una moltitudine di turisti che negli ultimi
decenni ha visitato la nostra Città e che ha visto in
lui sempre una guida disponibile ed esperta. Ripatransone gli deve molto e sicuramente lascia in noi
un vuoto incolmabile. Ci restano le sue numerosissime pubblicazioni sulla storia della nostra Città e
sui più importanti personaggi che l’hanno abitata”.
Anche il Prof. Pietro Pompei, Direttore del Settimanale Diocesano “L’Ancora” e intervenuto, infine, per salutare uno dei fondatori del Giornale e
suo storico collaboratore che settimanalmente sapeva occupare, con dovizia di particolari, uno spazio in cui riportava i principali avvenimenti della
Città di Ripatransone.Caro Professor Giannetti è,
veramente, il vuoto la sensazione che più avvertiamo ora tutti noi Coristi della tua Corale e cittadini di Ripatransone. Sapremo mai rappresentare,
come te, l’aspetto più nobile della nostra Città? Sapremo ricordare la tua persona ed onorare il tuo
operato? Non sappiamo ancora immaginare la Città
di Ripatransone, la Corale Madonna di San Giovanni o “L’Ancora” stessa senza di te e senza i tuoi
preziosi consigli. Da lassù guidaci e prega il Buon
Dio per noi affinché non ci manchi la forza ed il
coraggio di raccogliere questa tua preziosa e sterminata eredità fatta di scritti, pubblicazioni, ma soprattutto di consigli, ricordi, servizio e dedizione
alla nostra Città.
Caro Antonio
... Dopo di te non si può più cercare notizie su Ripa senza consultare i tuoi libri ed
anche tutto quanto hai scritto in articoli di giornali e settimanalmente, prima sulla “Vedetta” e poi su “l’Ancora”. Temevi sempre di non arrivare in tempo, all’inizio anticipavi
gli articoli con posta prioritaria e poi per fax, infine ti sei convinto che per evitare errori
di trascrizione, era meglio farsi aiutare per utilizzare l’invio per e mail. Si perché tenevi
molto alla precisione di nomi e di date, tanto da riempire gli articoli di parentesi. In redazione, ormai, quando si suggeriva più precisione, avevamo coniato l’espressione:
“Qui occorre una parentesi antoniana”. Caro Antonio, non è una frase fatta se ti dico,
che ci manchi. La certezza della tua collaborazione è andata avanti per 31 anni e non
sarà facile riempire quello spazio. Siamo certi che ora che sei a faccia a faccia con
Gesù, tu continuerai ad aiutarci attraverso la Comunione dei Santi. Perché il nostro
settimanale continui a portare una voce di speranza tra gli uomini che, viandanti mortali, camminano inquieti, obbligati, come sono, ad affondare un piede nel tempo e l’altro
nell’eternità. Essi trovino nel Vangelo la più serena pace anche tra le terrene tristezze
del dolore, dell’ingratitudine, della sventura, della morte. Ai tuoi familiari l’espressione
della nostra affettuosa vicinanza.
Antonio “L’Ancora” ti ringrazia.
7
Anno XXX
19 Gennaio 2014
Mentre celebravamo la nascita del Signore
a Betlemme di Giudea è nato al cielo il carissimo
P. Silvano Laurenzi a Giacarta in Indonesia.
Carissimo Padre Silvano lasciaci un po’ del tuo contagioso entusiasmo, della tua voglia
di annunciare a tutti e con gioia il Vangelo, della tua attenzione preferenziale per i poveri e alle periferie di questo mondo, della tua parresia capace di rinnovare e ringiovanire la Chiesa e la società, della tua apertura e della tua capacità di andare fino ai
crocicchi della strade!Dona anche a noi di essere i ‘cocchetti’ della Madonna come tu
ti definivi Ed ora che non torni più a trovarci …stacci vicino da lassù!
Padre Silvano Laurenzi
Biografia
Saveriano. Nasce il 25luglio 1930 a Castel di Croce di Rotella (AP) da Pietro
Laurenzi e da Santa Fioravanti; studia
nel seminario di Ascoli ed è consacrato
sacerdote nel 1956 dal vescovo Squintani. Conterraneo della Beata Assunta
Pallotta, morta missionaria in Cina nel
1926, intende seguire le sue orme e per
questo entra nell’Ordine dei Saveriani
che ha proprio quel grande Paese come
terra di missione. Chiusa la Cina ai missionari dopo l’avvento dei comunisti, è
inviato nel 1957 in Indonesia, nell’isola
di Sumatra, dove vive prima per cinque
anni sullo stretto di Malacca e poi, nei
successivi tredici, a Padang. DaI 1983 si
trova a Jakarta dove istituisce un seminario saveriano resosi necessario dopo la
proibizione, dal 1978, dell’ingresso di
nuovi missionari. Negli ultimi anni padre Silvano è stato testimone diretto della repressione cruenta degli oppositori del regime, avvenuta in tutta l’Indonesia ed in particolare
a Timor-Est ed estesasi anche ai cattolici.
PAG
AMARE I POVERI PER RIAPRIRE IL DIALOGO
Lettera di p. Silvano Laurenzi
Amici e benefattori carissimi, prima di ripartire per l’Indonesia, sento il bisogno di salutarvi. Lo faccio
anche per ringraziarvi e per rafforzare tra noi questo legame fraterno, fatto di amicizia e di preghiere, che a
me dà tanta forza. Sono ormai 45 anni che vivo come missionario in Indonesia, sono anche cittadino indonesiano. Prima ho passato 21 anni nell’isola di Sumatra, facendo una preziosa esperienza con i lebbrosi di
Bagansiapiapi. Poi c’è stata la parentesi di sei anni in Italia, ad Ancona, come aiuto al maestro dei novizi.
Quindi sono tornato a Jakarta per dare inizio alle comunità di formazione per saveriani indonesiani: il noviziato e la filosofia a Jakarta, la teologia a Yogyakarta. Inoltre, svolgendo attività di animazione vocazionale,
questo mi ha dato l’opportunità di girare tutta l’Indonesia. La famiglia saveriana in Indonesia è cresciuta. In
17 anni sono già 10 i sacerdoti saveriani indonesiani. Tre lavorano in Bangladesh (Asia), uno in Camerun
(Africa), uno in Amazzonia (America Latina). Gli altri stanno dando una mano nella formazione dei nostri
seminaristi, in attesa di partire. Da due anni, i superiori mi hanno voluto parroco di una delle più grandi missioni alla periferia di Jakarta. Conta 12.500 cristiani, divisi in 72 comunità di base. E’ una missione molto attiva, vivace, animata dagli stessi laici. Per la festa di Cristo Re abbiamo avuto ben 200 prime comunioni. Ma
la testimonianza più bella di questa giovane chiesa e di tutta la chiesa indonesiana è quella della fede forte e
di un amore davvero esemplare. Le chiese continuano ad essere bruciate, così pure le scuole; i cristiani vengono sempre più emarginati e messi in difficoltà con una persecuzione subdola e drammatica. A Natale di
due anni, sono state piazzate bombe in diverse chiese: ci furono molti morti e feriti. Malgrado tutto questo,
le nostre comunità cristiane hanno reagito con il silenzio, la preghiera, il pianto e il perdono. Sono certo che,
con la grazia di Dio, questo amore - perdono farà breccia nella roccia dell’Islam. Nella recente alluvione che
ha devastato l’isola di Jawa, i primi a correre in aiuto ai fratelli musulmani sono stati proprio i cattolici.
Questo fatto li ha scioccati. Solo con l’amore riusciremo a fare il dialogo con i musulmani. La missione di
Jakarta, in cui lavoro, ha come patrono san Matteo. Abbiamo attivato un centro caritativo chiamato “Matteo
25”. La sua finalità è di aiutare tutti i bisognosi, senza distinzioni di religione. Tre giorni la settimana, alcuni
dottori cattolici lavorano nell’ambulatorio, offrendo assistenza medica a tutti i bisognosi. Stiamo vivendo un
momento grave: l’anarchia, il disordine, la caccia all’occidentale, hanno fatto chiudere varie industrie e fabbriche. I capitali si stanno spostando in altri paesi più sicuri e tranquilli. Aumentano disoccupazione, fame,
miseria, malavita…Personalmente, ho preso a cuore i ragazzi della mia parrocchia, quelli più poveri, che
hanno smesso di andare a scuola perché non riescono a pagare la retta, anche se minima. Nella lista ne ho
più di 600. Per ora ho iniziato dai cattolici; ma presto passerò anche ai musulmani. Voglio riportarli tutti a
scuola; voglio toglierli dal pericolo della strada. Sto coinvolgendo amici, parenti, benefattori dell’Italia, chiedendo l’aiuto di 50 euro, sufficienti per pagare la retta della scuola per un anno, per i bambini delle elementari.
Molte persone mi stanno aiutando. Sono certo che il Signore benedirà questo progetto: è per i bambini poveri
che Egli tanto ama. Ringrazio già da ora tutti coloro che vorranno darmi una mano. La vostra preghiera,
l’amicizia, la solidarietà bruceranno le distanze e ci terranno uniti, tutti impegnati per il Regno dell’amore.
Un fraterno abbraccio a tutti. p. Silvano Laurenzi sx
Un amicale e doveroso ricordo di don Emilio Tassi,
archivista dell’Archidiocesi di Fermo
Di don Emilio oltre ai tanti anni trascorsi nella nostra diocesi, come insegnante di “lettere” in alcuni istituti superiori, va ricordato l’impegno
nella ricerca storica educando al metodo di indagine molti di noi appassionati di storia locale. Direttore dell’Archivio Arcivescovile di Fermo
che su incarico dell’indimenticabile Arcivescovo Mons. Cleto Bellucci,
aveva riportato ad essere fruibile ai tanti ricercatori interessati ad una
storia minore di cui, particolarmente nel dopoguerra, se ne capì l’importanza suggerendola come propedeutica alla storia maggiore, si mostrò sempre disponibile, indicando “i faldoni” verso i quali indirizzarci.
Grazie a lui ci è stato possibile pubblicare documenti inediti di vita religiosa ed anche civile degli antichi castelli, molti dei quali sono stati
per lungo tempo sotto la giurisdizione della diocesi di Fermo. Ha avuto
un ruolo importante nella vita culturale dell’intera Regione Marche, per
la pubblicazione dei “Quaderni dell’Archivio Arcivescovile” che, per
diversi decenni, e lo è ancora, è stata la rivista periodica di riferimento
culturale continuo, costituendo un valido strumento indispensabile per
la conoscenza della storia locale e regionale. Ci ha sempre spronati alla
ricerca con l’entusiasmo che sapeva dare al vissuto con incontri culturali
e conferenze alle quali in molti abbiamo partecipato. Il Sindaco di
Fermo, parlando di lui ha detto giustamente.” Condivido con tutta la comunità il senso di vuoto che lascia la scomparsa di Don Emilio Tassi,
archivista arcivescovile di Fermo e grande studioso. Vorrei ricordarlo per l’impegno profuso nella tutela e la
valorizzazione del grande patrimonio culturale, non solo di Fermo, ma dell’intera Regione. A lui va il ringraziamento per il contributo che ha dato alla ricerca e all’arricchimento culturale del nostro territorio. La città di
Fermo perde una figura importante che però lascia, a studiosi e ricercatori, una sostanziosa eredità con le numerose pubblicazioni, accomunate da un profondo interesse per la storia del nostro territorio”. Grazie a lui mi
interessai allo studio dei “relitti di mare” e della diatriba sorta tra Fermo e il castello di S.Benedetto, e proprio
sul nostro castello, insieme ad Umberto Poliandri, pubblicò nel 1990 un volume di “Documenti inediti di vita religiosa, secc.
XV-XVI”., al quale attingere tante notizie.
Nel Fermano hanno scritto: “Perdiamo un
uomo di cultura, che tanto ha fatto per coloro
che hanno avuto la fortuna di incontrarlo e di
avvicinarsi alla sua umanità e profonda passione e conoscenza per il nostro territorio”. A
nome della famiglia de “l’Ancora” esprimo sincere condoglianze ai familiari, alcuni risiedono
nella nostra diocesi, non dimenticando il tanto
bene che don Emilio ci ha fatto, accompagnando la sua memoria con la preghiera di suffragio. P.P.
Centro Famiglia: accoglienza, ascolto e sostegno
Riprendono le attività a favore della famiglia e della persona
Concluso il progetto “La famiglia per la famiglia”
realizzato con il sostegno della Fondazione Carisap e il coinvolgimento delle realtà istituzionali,
scolastiche e parrocchiali della città, per il Centro
Famiglia si prospetta un 2014 ricco di attività.
Presso la sede di via Pizzi a San Benedetto del
Tronto continua l’intento di mettere in campo professionalità e testimonianza a disposizione delle famiglie; dalla fine di gennaio, infatti, sarà stilato un calendario di
incontri dedicati per approfondire le diverse fasi della crescita e dell’educazione,
avviando dei veri e propri percorsi sulla genitorialità. Prosegue, inoltre, l’iniziativa
Sos Famiglia; oltre al sostegno psicologico, legale e morale che conta di una consolidata equipe di esperti volontari, il Centro ha avviato lo sportello di consulenza
finanziaria e di mediazione familiare. Da febbraio 2014, invece, prenderà il via il
progetto “Una rete di sostegno” che, grazie al finanziamento del Centro Servizi per
il Volontariato Marche, vede potenziare il quotidiano servizio di assistenza psicologica attraverso forme di accoglienza, ascolto e sostegno all’avanguardia per la
persona. Per informazioni e appuntamenti è necessario contattare il Centro Famiglia
al numero 0735.595.093 o all’indirizzo [email protected]; l’associazione
dispone di un sito web costantemente aggiornato dove è possibile reperire informazioni sui corsi, gli incontri e i servizi offerti all’utenza. È possibile recarsi personalmente presso l’ufficio sito in via Pizzi, 25 nel centro cittadino dove, dal lunedì
al venerdì dalle ore 16.30 alle 18.30, un membro dello staff sarà pronto ad accogliere l’utente nel rispetto della privacy e in riservatezza.
Centro Famiglia – Dina Maria Laurenzi
Ragazzi del Centro L’ARCOBALENO e gli alunni
della Scuola Primaria Marchegiani insieme.
Si è conclusa con l’allestimento dell’albero di Natale la prima fase del progetto CERAMICA INSIEME che ha coinvolto i ragazzi del centro L’ARCOBALENO e gli alunni
della classe 5^ B della scuola Primaria Armando Marchegiani (ISC CENTRO). Il progetto
volto all’integrazione con il territorio e il tessuto sociale ha promosso la collaborazione tra
i ragazzi del centro “L’arcobaleno” e gli alunni di scuola Primaria: i ragazzi sono stati i
tutor degli alunni insegnando loro a lavorare l’argilla e i bambini hanno ricambiato con
curiosità, entusiasmo e … vivacità. Gli obiettivi perseguiti hanno cercato di favorire lo
sviluppo dell’area della comunicazione, l’interazione e l’integrazione attraverso la condivisione degli spazi e degli strumenti utili alla produzione; nei primi incontri i ragazzi ed i
bambini hanno realizzato sia nel plesso scolastico che nella struttura dell’Arcobaleno oggetti
natalizi in ceramica per poi addobbare tutti insieme l’albero di Natale nell’atrio della scuola
Marchegiani. È stata un’esperienza molto positiva ben descritta dalle parole commosse di
Lorenzo (un alunno della classe 5) “ … Questa esperienza mi ha fatto capire che queste
persone nella loro diversità sono … veramente speciali …” . Il progetto proseguirà con i
ragazzi della scuola Sec. di I Grado.
8
Anno XXX
19 Gennaio 2014
PAG
Monteprandone:
Una serata indimenticabile
Il recital parrocchiale “Il canto di Natale”
brillantemente interpretato dai bambini
e ragazzi del catechismo, veri giovani attori in erba.
La preparazione del bellissimo recital ”Il canto di Natale” svoltosi il 5 gennaio alle ore 21,00, presso la sala parrocchiale polifunzionale di San Leonardo, ha comportato molto impegno,
dedizione da parte delle zelanti catechisti e dai diligenti ragazzi
del catechismo che da bravi “attori in erba” hanno egregiamente
interpretato i personaggi del recital proposto al numeroso ed entusiasta pubblico di genitori, zii, fratelli e nonni. Sono stati mesi
di intensa e costante preparazione resa possibile grazie anche
alla disponibilità totale dei genitori che hanno accompagnato i
propri figli alle prove nei giorni e ore indicate dalle catechiste
che per l’occasione sono diventate registe, coreografe e maestre
di canto: il tutto in un clima di allegria e sano divertimento che
ha portato i giovani attori a conoscersi meglio tra loro, quindi, a
socializzare. Nei momenti pausa non è mai mancata la dolce merenda tanto attesa e diciamo pure ben onorata da tutti i presenti.
Giovani attori in erba davvero bravi, tanto che, il
parroco Padre Marco Buccolini, nel suo saluto di
sincero ringraziamento a tutti, catechiste, ragazzi
e genitori ha sottolineato che ogni parte sembrava fosse stata scritta per ciascun interprete
visto che ognuno si è calato appieno nel proprio
personaggio.
Gli applausi infatti sono stati lunghi e scroscianti.
Bravissimi anche i più piccoli che hanno recitato
poesie e cantato motivi natalizi. Al termine, come
da programma, la presentatrice, la catechista Cinzia, ha presentato l’ospite d’onore tano attesa: la
simpaticissima vecchina che in sella alla sua
scopa con un sacco carico di leccornie sulle spalle
ha fatto ingresso nell’affollata sala parrocchiale
distribuendo caramelle e cioccolatini ai bravissimi giovani attori
del recital e ai tanti e festanti bambini presenti. Lunedì 6 gennaio
alle ore 10,00 tutti presenti nella piazza principale del paese:
sono arrivati i tre Re Magi: Gaspare, Melchiorre e Baldassare
con i loro doni, oro, incenso e mirra. Un vero e proprio tuffo nel
passato: indossavano degli abiti molto simili agli originali.
Giunti davanti alla chiesa parrocchiale sono entrati, si sono presentati e hanno risposto alle tante domande dei bambini che
hanno avuto uno speaker d’eccezione: il parroco, padre Marco
Buccolini che ha interloquito con i tre Magi presenti. Due giorni
all’insegna della tradizione ben interpretata dai giovani protagonisti del paese speranza del domani. Grazie ancora a tutti. FC.
Foto Claudio Lazzarini
FOTOCRONACA
Le nostre affettuose congratulazioni al “grande” Don Eugenio!
GROTTAMMARE - Mercoledì 18 dicembre alle ore 16.00 il vice Parroco di San Pio
V, Don Eugenio, si è dottorato presso l’Angelicum di Roma in Teologia Morale.
Don Giovanni, Don Guido, tutta la comunità di San Pio V e la nostra redazione
si congratula con Don Eugenio per questo importante risultato.
FOTOCRONACA
Ragazzi
del Centro
L’ARCOBALENO
e gli alunni della
Scuola Primaria
Marchegiani
insieme.
30 anni di esperienza
organizzando viaggi per le Parrocchie
AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO
Agente Generale Cinzia
Amabili
Via F. crispi, 107 - Tel. e Fax 0735 582101
VIAGGI E TuRISmO - NOLEGGIO BuS
S. Benedetto del Tronto Tel. 0735 594456
Cupra marittima Tel. 0735 777636
www.pertur.it