Se credi che la pace sia possibile... allora la pace verrà!

Testimoni di speranza
A
lcune considerazioni rispetto alla situazione presente e su come raccogliere la sfida per essere testimoni credibili di una speranza viva, oggi. È innegabile che il contesto sociale nel
quale ci troviamo permane nelle sue caratteristiche di problematicità: non si tratta, infatti, di far fronte ad una crisi solo occupazionale, ma di affrontare una crisi epocale, che coinvolge
sia la dimensione sociale, come pure quella culturale e spirituale. Di fronte a tutto ciò è necessario riconoscere il punto di partenza che ci permette di affrontare tale sfida: riaffermare la centralità della persona e la sua dignità. Infatti la persona ha il primato nella vita economica, davanti a
organismi e strutture, nei confronti delle autorità politiche, nei riguardi delle regole e delle leggi.
Come essere, dunque, testimoni credibili di una speranza viva per l’uomo contemporaneo? Come
può essere raccolto personalmente e comunitariamente l’invito alla speranza?
“
Mi pongo questo interrogativo all’inizio di un nuovo anno, quando più che mai preme l’esigenza
di mutamenti profondi che richiedono la capacità di porre in atto scelte coraggiose in ogni ambito della vita personale e sociale. La
stessa comunità cristiana avverte l’urgenza di una più decisa presa di coscienza dei profondi cambiamenti che l’umanità dovrà affrontare, per continuare a testimoniare
il Vangelo. Tra le priorità che richiedono testimonianza, la più urgente, appare quella di tessere socialità; alimentare nuove relazioni tra gli uomini
che siano degne dell’uomo stesso e corrispondano al disegno mirabile di Dio di fare dell’umanità una sola famiglia.
Non
possiamo
esimerci
Il punto di partenza si identifica nell’esigenza
di favorire un più ampio ascolto reciproco;
dall’impegno per
ascolto dell’uomo nella sua realtà più profonda. Colgo infatti tre rischi che minacciano il
costruire un mondo umano che
tessuto sociale anche del nostro territorio: la
violenza, la solitudine e la corruzione. Si va
poggi su quei valori necessari
diffondendo una violenza latente che contrasta la
dignità di quanti non alzano la voce o non hanno la
oggi per abitare
forza di farsi sentire. Cresce poi una solitudine mortale di quanti non si sentono in alcun modo difesi o tutelati dalla società. Inoltre, permangono e si accrescono
la città”.
varie forme di corruzione morale, economica e amministrativa che sono come un cancro che rode dall’interno ogni bene promosso dalla comunità. Dobbiamo avere più coraggio nel combattere
questi mali della città contemporanea.
Come possiamo allora proporre gesti di speranza nella situazione odierna? Dobbiamo riconoscere in primo luogo come la speranza sia qualcosa che non si possiede. Essa ci sta di fronte: riguarda il futuro. La speranza ha a che fare con il Regno nella sua pienezza; essa è prima di tutto
dono di Dio. Per un altro aspetto, la speranza, ha anche una valenza terrena, essa è da promuovere tra gli uomini perché incide fortemente nella costruzione della città dell’uomo. La speranza chiama in causa la responsabilità di tutti. Non possiamo esimerci dall’impegno per costruire
un mondo umano che poggi su quei valori necessari oggi per abitare la città: la giustizia, la libertà, la fraternità, la pace, i diritti umani, il lavoro, la lotta alle emarginazioni, alla fame. Un impegno personale e comunitario che appoggi sulla speranza che un futuro migliore è davvero possibile. Già da oggi.
don Francesco
NOTIZIARIO COLOGNOLA
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GENNAIO 2015
Nella Chiesa
Il cammino di Papa Francesco
Enrico Ubiali
Un natale tra sfide e ostacoli:
riflessioni e avvenimenti a iniZio 2015
2015 sia migliore: sarà mera retorica? Speriamo di no.
Ci attende l’Expo, si auspica una stabilizzazione dei
fronti più caldi ma certamente la strada per un’ottimizzazione della situazione globale è ancora lunga e in salita. Lasciando agli economisti e ai politici le incombenze suddette, ecco che noi siamo chiamati a seguire
e a perpetuare il nostro dovere stringendo i denti e cercando di creare quell’armonico contesto nelle nostre famiglie e con chi ci sta attorno, senza dimenticare chi è
più sfortunato. Chiudiamo questo articolo con l’immagine del Bambin Gesù nel presepio. Ci sono scuole che
ne hanno negato l’allestimento “per ordine pubblico”,
altre che hanno vietato la recita di Natale per non urtare le altre culture, a Cassano d’Adda Gesù Bambino è
stato preso a martellate e in Piazza San Pietro, la stessa
statuetta è stata presa da una manifestante femminista
in atto di protesta. Ecco, proprio su esempio di Santo
Stefano che non ha mai negato la Sua Fede, anche noi
dobbiamo difendere nella vita e nel cuore il nostro credo. La bontà e l’innocenza che traspare dagli occhi di
Dio fattosi Bambino e poi Uomo può essere la vera forza dell’Amore che salverà il mondo da tutte le turbolenze che lo affliggono.
Papa Francesco ci ha abituati alla delicatezza delle
Sue parole. Delicatezza non corrisponde però a poca
incisività. Infatti, il 22 dicembre scorso, a ridosso delle
imminenti solennità Natalizie, Papa Bergoglio ha fatto
gli auguri alla Curia Romana “a modo suo”. Si è realisticamente trattato, ovviamente “senza fare di tutta l’erba un fascio”, di un discorso incisivo, definibile quasi
come un’invettiva ai mali della Curia. Ha stilato, anche
con dei neologismi, un elenco di 15 malattie che attanagliano l’animo stesso della Gerarchia ecclesiale. A titolo di esempio menziono “l’Alzheimer spirituale” che
meglio riassume la natura di questo discorso. Laddove
permane la “visione carrieristica” nella logica meramente umana, lì sfuma la valenza religiosa dell’appartenenza alla stessa gerarchia in funzione di Cristo.
La celebrazione Natalizia ha visto toccare svariati
punti che si focalizzano su un messaggio di Pace come
auspicio concreto in tutte le zone del mondo, ad oggi
più che mai martoriato e confuso. Il Bambino nella
Mangiatoia trova un parallelismo nell’innocenza di
quei bambini trucidati nella scuola in Pakistan in nome
del fanatismo islamista, un riferimento nel silenzio dei
“bambini mai nati”, un monito per i tremendi abusi di
cui molti fanciulli sono vittime in tutto il pianeta.
Il 26 dicembre il Papa ha ricordato la figura di Santo
Stefano: primo Martire della Chiesa. Papa Francesco ha
voluto ricordare i Cristiani perseguitati nel mondo: vittime silenziose, che fanno poca notizia nei mass media
ma che continuano a bagnare la terra con il loro sangue.
Proprio così, i martiri non esistono solo nei secoli passati ma anche tutt’oggi in molti paesi ed in molti contesti ove l’appartenenza alla Chiesa è una condanna a
morte. I martiri di oggi pagano a caro prezzo la loro
coerenza che non è altro se non l’estrema testimonianza di una Fede irrefrenabile.
È così che si va ad esaurire un anno molto significativo per il Vescovo di Roma: viaggi apostolici, innumerevoli problematiche affrontate ed una costante rottura
degli schemi per riportare la Chiesa tra la gente riavvicinandola alla sua vocazione attiva nel sociale oltre che
nell’ambito dottrinale.
Il 2014 è un anno che va a chiudersi con plurimi fronti di guerra accesi, crisi economica che mortifica le persone e scoraggia i giovani, epidemie contagiose e mortali che attanagliano l’Africa, violenza e fondamentalismo religioso sfociato nella barbarie più assoluta, un
Presidente dimissionario e stragi aereo/navali oltre ad
un’Italia quanto mai ingessata tra scandali e immobilismo dettato spesso dalla corruzione. L’auspicio è che il
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GENNAIO 2015
Dopo aver previsto di concludere il mandato nel Consiglio Pastorale Diocesano nel febbraio del 2015, con
grande sorpresa da parte di tutto il Consiglio, il Vescovo Francesco ha deciso di prolungare il mandato sino al giugno del 2015 per accompagnare insieme il
nuovo programma pastorale. È con questo spirito di
servizio alla Chiesa che è in Bergamo, che riprendo ad
offrire il mio contributo per i Bollettini parrocchiali del
nostro Vicariato per rendere testimonianza del cammino intrapreso sul tema della Vita Consacrata. Tema che
è stato introdotto nel Consiglio del 3 ottobre e dopo
un’ampia riflessione che ha visto coinvolti – attraverso la distribuzione di un questionario – numerosi Consigli pastorali vicariali e parrocchiali della nostra diocesi, si è concluso nel Consiglio del 4 dicembre 2014.
48ª Giornata
Mondiale della Pace
“Non più schiavi, ma fratelli”: è questo il tema scelto da
Papa Francesco per la 48ª Giornata Mondiale della Pace,
celebrata il 1° gennaio 2015.
Il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace illustra il tema con il seguente comunicato: “Spesso si crede
che la schiavitù sia un fatto del passato. Invece, questa
piaga sociale è fortemente presente anche nel mondo attuale. Il Messaggio per il 1° gennaio 2014 era dedicato alla fraternità: ‘Fraternità, fondamento e via per la pace’.
L’essere tutti figli di Dio rende, infatti, gli esseri umani
fratelli e sorelle con eguale dignità. La schiavitù colpisce
a morte tale fraternità universale e, quindi, la pace. La pace, infatti, c’è quando l’essere umano riconosce nell’altro
un fratello che ha pari dignità. Nel mondo, molteplici sono gli abominevoli volti della schiavitù: il traffico di esseri umani, la tratta dei migranti e della prostituzione, il
lavoro-schiavo, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la
mentalità schiavista nei confronti delle donne e dei
bambini. E su questa schiavitù speculano vergognosamente individui e gruppi, approfittando dei tanti conflitti
in atto nel mondo, del contesto di crisi economica e della
corruzione.
La schiavitù è una terribile ferita aperta nel corpo della
società contemporanea, è una piaga gravissima nella carne di Cristo! Per contrastarla efficacemente occorre innanzitutto riconoscere l’inviolabile dignità di ogni persona umana, e inoltre tenere fermo il riferimento alla fraternità, che richiede il superamento della diseguaglianza, in
base alla quale un uomo può rendere schiavo un altro uomo, e il conseguente impegno di prossimità e gratuità per
un cammino di liberazione e inclusione per tutti.
L’obiettivo è la costruzione di una civiltà fondata sulla
pari dignità di tutti gli esseri umani, senza discriminazione alcuna. Per questo, occorre anche l’impegno dell’informazione, dell’educazione, della cultura per una società rinnovata e improntata alla libertà, alla giustizia e,
quindi, alla pace. La Giornata Mondiale della Pace è stata voluta da Paolo VI e viene celebrata ogni anno il primo
di gennaio. Il Messaggio del Papa viene inviato alle cancellerie di tutto il mondo e segna anche la linea diplomatica della Santa Sede per l’anno che si apre”.
In particolare, dalle risposte ai questionari distribuiti,
sono emerse quali sono le ricchezze della vita consacrata presenti nelle nostre comunità, ma anche le problematiche connesse alla diminuzione delle vocazioni
alla stessa vita consacrata. Il Consiglio è stato poi chiamato a riflettere su cosa la Chiesa può dare alla vita
consacrata e viceversa cosa la vita consacrata può dare alla Chiesa e alla società rispetto al mondo che cambia. In particolare si è colta la necessità di: “rendere
ancor più VISIBILE LA RADICALITÀ EVANGELICA
di questa scelta di vita consacrata”. Scelta che va considerata un DONO che DIO fa alla Chiesa in quanto è
una Testimonianza di vita che passa attraverso un servizio all’uomo. Su questo tema del servizio il nostro
Vescovo Francesco ha sottolineato come la vita consacrata NON è una delle tante forme di SERVIZI SOCIALI, ma è la manifestazione di una GRANDE PASSIONE VERSO IL SIGNORE che si traduce in una
Grande Passione per l’Uomo.
Al riguardo il Vescovo ha sottolineato i meriti degli
Istituti religiosi femminili nei confronti della “Donna”.
Il Vescovo ha pure ricordato la presenza attiva di questi istituti nella Chiesa e nella società attraverso la
RICCHEZZA DELLA VITA CONTEMPLATIVA
dentro i numerosi monasteri presenti in diocesi come
“Segno visibile” nel mondo moderno. In conclusione il
Vescovo ha ricordato che in questo ANNO indetto dal
Papa sulla Vita Consacrata, come Chiesa di Bergamo le
riflessioni emerse durante i lavori del Consiglio, saranno raccolte in una Lettera destinata alla parrocchie e alle associazioni per farne oggetto di formazione e preghiera.
Pino Candiani
Rappresentante Vicariale
nel Consiglio Pastorale Diocesano
(Fonte: Avvenire)
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Nella Diocesi
Prospettive
per la vita consacrata
Nella Comunità
Scuola di Comunità
Renzo Caseri
“Fate questo in memoria
di me”.
Parole e gesti di Gesù
e della comunità
come leggiamo nel Salmo 50: “Mangerò forse la
carne dei tori, berrò forse il sangue dei capri?”.
Così nella Messa chi mangia e beve siamo noi, non
Dio.
Ci chiediamo anche se la Messa serve per lodare Dio, o meglio per accrescere la gloria di Dio.
Troviamo risposta nel prefazio: “Tu non hai bisogno della nostra lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie; i nostri inni di benedizione, non accrescono la tua grandezza, ma ci ottengono la grazia che ci salva” (Prefazio comune
IV). Quindi Dio non ha bisogno di ricevere tante
parole per dire quanto è grande o santo. Gesù è
drastico: “Non chi dice Signore, Signore entrerà
nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre
mio”. Non bisogna moltiplicare le parole di lode,
ma bisogna “fare”. Il primo pericolo per la liturgia
è la verbosità.
Un secondo punto importante è che la liturgia
non si può fare da soli. È un agire comunitario. È la
comunità che pone dei gesti che sono a vantaggio
della comunità stessa e quindi dei membri che la
compongono. Anche se il beneficiario di un atto è
il singolo fedele come nel battesimo o due fedeli
come nel matrimonio è tutta la comunità che viene
Non so se avete mai notato come in Chiesa i banchi sono orientati tutti verso l’altare. Noi guardiamo tutti in una direzione. Questo perché là, sull’altare c’è qualcosa da vedere. Si vede il prete che fa
dei gesti, ma si vorrebbe vedere il Signore. La
Messa è prima di tutto una serie di cose che “si
fanno insieme”: si canta, si prega, si ascolta, si risponde, ci si inginocchia, ci si stringe la mano, si
mangia la particola consacrata.
La parola “liturgia” viene dal greco e significa
“azione per il popolo”. prevale quindi l’azione e
non il discorso nella santa messa. La liturgia è
un’azione in favore, per il bene, per la salvezza del
popolo, intendendo per popolo: il singolo fedele,
la comunità dei credenti e l’umanità intera. Le parole della consacrazione ci ricordano che Gesù ha
voluto offrire se stesso “per tutti”: “Questo è il mio
sangue versato per voi e per tutti”.
Quindi per prima cosa la liturgia è per l’uomo. A
nostro beneficio. Serve al nostro essere uomini e
donne. Questa consapevolezza c’era già anche
nell’antico testamento dove nel tempio di Gerusalemme si facevano sacrifici di animali per rendere
culto a Dio e per risultare a lui graditi. Ma Dio in
realtà non ha bisogno di ricevere sacrifici cultuali
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Da quanto appena detto emergono alcune osservazioni interessanti. Per esempio la Messa non è
come andare a teatro. Si va per vedere cosa fanno
gli attori, ma noi siamo spettatori. L’altare non è il
palcoscenico. Ma anche la Messa non è una sala
d’attesa. Si aspetta di fare la comunione e poi si
può uscire. Si è come costretti a stare tra persone
che non si conoscono, come sull’autobus. È un’assemblea che si ritrova insieme nel giorno del Signore per celebrare l’Eucaristia. Chi viene in
Chiesa per la santa Messa forma un’assemblea.
Mentre la comunità è più ampia, perché i cristiani
vivono anche altri momenti insieme, agiscono anche fuori dalla liturgia domenicale. Inoltre anche
chi non è presente fa parte della comunità cristiana. Quindi nel giorno del Signore i cristiani si ritrovano insieme come assemblea convocata per
l’ascolto della Parola e per fare memoria del Signore Risorto, nel gesto dello spezzare il pane.
La Messa, come si sa, è composta da due parti: la
liturgia della Parola e la liturgia Eucaristica. Nella
prima parte è Gesù che parla. Non a caso Giovanni inizia il suo vangelo dicendo che Gesù è il Logos, il Verbo, la Parola fatta carne. E la Sua prima
parola è l’invito a venire da Lui: “Venite a me voi
tutti che siete affaticati e oppressi” e “Chiunque
viene a me non lo respingerò”. Lui ci vuole con sé
perché ha qualcosa da dirci. Innanzitutto attraverso le parole della scrittura, le letture dell’antico e
nuovo testamento, contengono un messaggio diretto e attuale. Il Vangelo è una “buona notizia” per
l’uomo d’oggi, attraverso il racconto di ciò che ha
detto e fatto Gesù.
Ma ci parla anche in altri modi perché la liturgia
è piena di azioni simboliche. Il linguaggio della liturgia è simbolico, non scientifico, analitico, matematico. È come il linguaggio dell’arte, della poesia, della musica. Èil linguaggio dei racconti, delle
favole, delle parabole. Il linguaggio di Gesù nei
vangeli è facile e immediato, comprensibile a tutti,
pur parlando di cose grandi, “nascoste fin dalla
fondazione del mondo”. Parla di Dio e della sua
volontà, del nostro destino, di come si entra nella
vita eterna, usando le immagini della vita di tutti i
giorni. Se ci facciamo caso le parole che portano
alla salvezza o alla condanna sono messe sulla
bocca della gente più semplice: la samaritana dopo aver parlato e discusso con lui dice ai suoi compaesani “Venite a vedere un uomo che mi ha detto
quello che ho fatto. Che sia Lui il Messia?”; in casa
di Simone, un rabbino facoltoso, arriva una donna
peccatrice che gli bagna e asciuga i piedi, Gesù le
dice: “Ricevi il perdono perché hai molto amato”;
Gesù che nel momento della crisi dei suoi apostoli chiede: “Ma volete andarvene anche voi?” E Pietro “Signore da chi andremo tu solo hai parole di
vita eterna”; il centurione romano vedendo il modo in cui muore dice: “Veramente quest’uomo era
figlio di Dio”.
Gesù traduce il divino nell’umano, ma nell’umano
di chi gli sta davanti in quel momento: la peccatrice, l’ammalato, il lebbroso, il pagano. Non è Gesù a
imporre la sua divinità, sono le persone che lo incontrano a dire chi hanno visto in Lui. Se chi viene
a Messa nel linguaggio liturgico non è messo in
grado di riconoscere Gesù, quella Messa non sta
dicendo nulla a quella persona. È vero poi che la
Messa ha ugualmente valore, perché è memoriale
del sacrifico di Cristo e questo non è condizionato
dalla nostra buona o cattiva disposizione. Però abbiamo detto che la liturgia è per l’uomo: “Il sabato
è per l’uomo, non l’uomo per il sabato”.
Così anche i gesti di Gesù sono ricchi di significato, gesti umili, quotidiani e gesti straordinari e
clamorosi, ma tutti ricchi di umanità, di compassione, di vicinanza, di condivisione. Gesù parla, cammina, lavora, piange, mangia, perdona come fa
ognuno di noi, per dirci che Dio vuole essere visto,
sentito, sperimentato come una realtà quotidiana:
Dio è il Padre che non si dimentica mai di te; che ti
viene a cercare se ti perdi; che aspetta il tuo ritorno a casa; che ti invita al suo banchetto anche se
trovi delle scuse per non andarci. Nei gesti di Gesù noi vediamo l’umanità di Dio, quanto Dio ama
gli uomini. Le azioni quotidiane del sedersi a tavola, dello spezzare il pane, del dar da bere a un amico, del ringraziare, del condividere diventano i gesti in cui Dio vuole essere riconosciuto. Gesù ha
passato più tempo a tavola che nel tempio! I disceSegue a pag. 8
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Nella Comunità
coinvolta. Ogni atto anche se rivolto a una sola persona contribuisce al bene di tutti. San Paolo fa l’esempio del corpo umano: fatto di molte membra,
ma tutte cooperano al bene dell’organismo. Chiama molti fratelli: “Allo scopo di edificare il corpo
di Cristo fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere
la pienezza di Cristo” (Efesini 4,11-13). Nella liturgia si crea un legame vitale tra tutti i presenti per
raggiungere insieme quella “pienezza di umanità”
che c’è in Cristo: pienamente uomo perché totalmente Figlio. Pertanto la Liturgia è l’agire della comunità, che incontra il Signore Risorto a servizio
della comunità.
Nella Comunità
poli di Emmaus lo riconoscono allo spezzare del
pane, nonostante abbiano parlato con Lui per delle ore lungo la strada.
il GrUPPo
famiGlie in cammino
Per il nUovo anno 2015
Sono gesti aperti su una nuova realtà. Gesti che
vogliono dire qualcosa che è al di là di quello che
producevano, che squarciavano un velo sul senso
della vita, che includevano una promessa, che
spingevano a una libertà più grande, a vivere un
nuovo ordine, a cercare una giustizia più grande,
ad agire secondo una nuova legge. Gesti che spingono a uscire, a proiettarsi, a cambiare, a “fare”
appunto. La liturgia eucaristica continua nella vita.
Se si interrompe questo legame succede come a
Corinto “sento dire che quando vi radunate in assemblea vi sono divisioni tra voi” (1 Cor 11,17-22).
Ci si unisce al Signore, ma non si è uniti come fratelli e sorelle in Cristo.
Quando Gesù scacciò i venditori dal tempio disse: “Non sta scritto: La mia casa sarà chiamata casa
di preghiera per tutte le nazione? Voi invece ne
avete fatto un covo di ladri”. Tanto è grave quello
che ha fatto che dopo questo incidente viene decisa la sua morte (Mc 11, 12-26). Perché? Perché
Gesù dice che Dio suo Padre non gradisce tutto
questo. In altre parole abolisce il tempio e le sue
liturgie.
Il gruppo famiglie a tavola sta facendo il cammino
di tutta la comunità seguendo la lettera del nostro
vescovo Francesco sull’essere uomini e donne capaci di eucaristia. Vorremo riflettere su questo
partendo dalla comprensione della Messa come
il luogo dei gesti e delle parole di Gesù in mezzo
a noi. Dedicheremo a questa riflessione il prossimo incontro di sabato 17 gennaio a cui seguirà
la mitica pizzata.
Vogliamo poi animare con i bambini e i ragazzi
del catechismo e gli altri gruppi parrocchiali la
Giornata per la Vita di domenica 1° febbraio.
Ricordiamo le parole di papa Francesco per questa giornata: «I bambini e gli anziani costruiscono
il futuro dei popoli; i bambini perché porteranno
avanti la storia, gli anziani perché trasmettono l’esperienza e la saggezza della loro vita». Invitiamo
quindi tutte le famiglie, e anche i nonni e gli zii, a
partecipare alla santa Messa delle ore 10 per far
festa alla vita e sentirci solidali uni gli altri.
La Chiesa non è un edificio di culto, è la casa del
Padre. Dove ci si trova per pregare, lì è di casa il
Signore. Gesù alla samaritana che chiedeva dove
si deve adorare il Signore sul monte Garizim o nel
tempio di Gerusalemme, Gesù risponde “Viene
l’ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano” (Gv
4,23). È lo spirito che conta, non il luogo, cioè conta l’intenzione di pregare il Padre. La volontà di
trovarsi insieme nel giorno del Signore crea la comunità, ci fa essere Chiesa. Infatti i primi cristiani
si trovavano nelle case. E Gesù ci assicura: “Dove
due o tre si riuniscono nel mio nome io sono in
mezzo a loro”. Non è importante scegliere dove
andare a Messa, ma piuttosto chiedersi con quale
“intenzione” ci andiamo? Chi è realmente Gesù,
quel è il suo messaggio, si rivela nell’incontro con
Lui, nell’ascoltare le sue parole nel vedere i suoi
gesti, nel cercare di capire le sue scelte. La Messa
è la possibilità di incontrare oggi Gesù, facendo
memoria di Lui, delle parole e dei gesti dell’ultima cena.
Infine la nostra diocesi organizza degli incontri
con i padri sinodali cioè con coloro che hanno
partecipato al Sinodo sulla famiglia e venerdì 30
gennaio alle ore 20.30 presso la sala Alabastro
del centro Congressi ci sarà la testimonianza di
una coppia Giuseppe Ciavarella e Lucia Miglionico responsabili della pastorale della famiglia della Puglia che hanno partecipato al Sinodo. Sarà interessante sentire “dal di dentro” cosa è emerso e
soprattutto interagire con loro presentando anche
le nostre domande tramite sms ci troveremo alle
ore 20 davanti alla Chiesa. Buon anno e soprattutto sentitevi tutti invitati perché la famiglia è il bene
più prezioso che abbiamo.
(prima parte)
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Imparare l’arte del silenzio
il silenZio
Per incontrare
se stessi e forse
qualcun altro.
Mentre salto da un programma televisivo all’altro,
cercandone uno che mi distenda, scopro un fenomeno interessante: la maggior parte degli operatori televisivi non
parla, urla!
Su un canale è un imbonitore che sta gridando per convincermi a comprare non so quale prodotto.
Insopportabile. Cambio.
Su un altro canale m’imbatto in un politico che sta spiegandomi a squarciagola le ragioni per cui dover seguire il
programma del suo partito. Se grida così forte, vuol dire
che il primo ad essere poco convinto di quel che dice, è
proprio lui.
Provo su un altro canale ancora. Qui un cronista sta gridando i particolari – veri o presunti – di un avvenimento.
Siccome non sono né sordo né imbecille, posso capire le
cose, anche se mi vengono proposte in maniera garbata!
Ma cosa ci sta succedendo? Perché dobbiamo gridare
per comunicare anche le cose più banali? Certo, tutti gridano perché più nessuno ascolta!
Sconsolato, trovandomi davanti ad una chiesa, entro dicendomi: “Qui almeno troverò un po’ di silenzio e di pace.”.
Sta iniziando la celebrazione di una messa. Il celebrante incomincia annunciando il tema della liturgia del giorno. Per indurre al pentimento non può rinunciare ad un’altra chiacchieratina. Poi deve introdurre le letture e commentarle. Al “Padre nostro” altra esortazione. E come può
finire senza regalarci un piccolo sommario di tutto quanto ha detto durante la celebrazione?
Devo essere sincero? Tutto quel blaterare ha ottenuto
l’effetto contrario: ho rimosso tutto. Nel mio cuore son
passate in rassegna le immagini e le considerazioni più
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strane, fuorché un sentimento che mi permettesse di mettermi in comunicazione con Chi avrei voluto. Sì, perché
per incontrare Lui, io almeno, sento il bisogno d’entrare
nel profondo di me stesso e far tacere tutto il resto.
Non posso fare a meno di ricordare le parole di suor
Maria Teresa dell’Eucarestia che, in un’intervista di Zavoli, chiarisce la difficoltà del vero silenzio: “... il silenzio
interno... è difficile da conquistare! ... chi può impedire
alla fantasia di correre, di volare...chi può impedire al
cuore di risentire, di riassaporare...”.
Il silenzio interiore. Conquista non facile ma indispensabile, se si vuole che la nostra pratica religiosa abbia ancora senso e non si riduca ad una formalità usata solo per
mettere a posto la coscienza.
Ho la fortuna d’aver scoperto fin da giovane un’oasi
contemplativa non lontano da Bergamo, tra boschi e vigneti, dominata da un’antica chiesa medioevale, in cui pare di ascoltare ancora il salmodiare gregoriano dei monaci: l’abbazia di s. Egidio di Fontanella. Ho avuto anche la
fortuna di conoscervi un contemplativo dei nostri tempi,
Davide Turoldo.
È lì che ho preso le decisioni più indicative della mia vita.
Sarebbe bello che ognuno avesse un luogo in cui rifugiarsi, in silenzio, per ritrovare se stesso. Non deve necessariamente trattarsi di un luogo dalle connotazioni religiose, basta che sia un’oasi di silenzio e di bellezza. Anche di
bellezza sì, perché in questo mondo abbrutito dalla violenza del denaro che soffoca ogni cosa - territorio, spazio
urbano, architettura - il respirare un po’ di bellezza e poterla contemplare in silenzio, diventa ossigeno indispensabile alla vita dello spirito.
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Nella Comunità
Sergio Piovanotto
Nella Comunità
Le missionarie Saveriane uccise
in Burundi
Gruppo Missionario
tre stelle, tre sorelle
Olga, Lucia e Bernadetta: uccise domenica 7 settembre nella loro missione di Bujumbura, in Burundi. Insieme
avevano totalizzato 120 anni di lavoro nelle missioni.
L’assassino le ha trucidate, il Signore le ha incoronate. Per sempre
martiri della Chiesa.
Le avevo predicato io, poco prima
che partisse per il Congo, la Giornata
missionaria di saluto alla parrocchia,
nel suo paese di origine, Montecchio
Maggiore di Vicenza. Non lo sapevo
che, quella domenica di tanti anni fa,
stavo consegnando alla missionaria
saveriana Olga Raschietti, il passaporto per il martirio. L’ho saputo lunedì 8
settembre, quando tutte le maggiori
agenzie di informazione hanno battuto la notizia dell’uccisione violenta,
con colpi di coltello e di pietre, delle
tre missionarie saveriane, Olga Raschietti, Lucia Pulici e Bernadetta
Boggian.
Persone avanti in età, rispettivamente 83, 76 e 79 anni, debilitate
nel fisico ma con un cuore mai stanco di pulsare di passione per quell’Africa alla quale avevano donato
tutta la loro esistenza. A Bujumbura, capitale del piccolo Burundi, dove sono state trovate uccise nella loro casa, la gente le chiamava “good
sisters”, le suore buone.
Una grande folla, circa cinquemila
persone, ha preso parte alle esequie
solenni a Bujunbura, nella loro missione di Kamenge, grosso quartiere alla periferia della capitale. Da anni i
missionari saveriani, hanno inventato
un centro all’avanguardia per educare
i giovani di diversa etnia a vivere d’accordo.
Fiumi di sangue, montagna di morti
Burundi: una terra dove gli scontri
tra etnie diverse, Tutsi da una parte
(14% della popolazione) e Hutu dall’altra (85%), avevano fatto scorrere,
fino a pochi anni fa, fiumi di sangue e
accumulato montagne di morti. Oltre
350 mila, dal 1972 al 1993, cui vanno
aggiunti più di 100 mila sfollati all’estero. Questo su una popolazione di 7
milioni di abitanti allora, in un territorio, al centro dell’africa, di soli 27
mila kmq, come la nostra Sicilia.
A distanza di qualche mese non è
ancora completo il quadro del triplice
assassinio. Sono avvolti ancora in una
nube di nebbia, il motivo dell’uccisione, il profilo psicologico di colui che le
ha uccise, se si è trattato di un solo responsabile o se abbia agito per conto
di altri, se rimanga un fatto isolato o se
rientri in un disegno che potrebbe
avere ulteriori sviluppi. Una cosa è
certa: tre missionarie Saveriane di Parma, sono entrate nell’albo dei martiri
della missione: martiri della fede e
martiri della carità. Tre vite donate a
Dio e all’Africa. Due uccise nel pomeriggio di domenica 7, la terza, Bernadetta Boggian, nella notte seguente.
Olga: all’attivo 40 anni in Congo;
Lucia: sul ruolino di marcia, 10 anni
di Brasile, 23 di Congo e e 7 di Burundi; Bernadetta: un’altra quasi adottata dal Congo fin dal 1970, eccetto
qualche anno a Parma come consigliera della Direzione Generale dell’Istituto.
Tre vite, una sola passione
Olga Raschietti, 83 anni, nata a
Montecchio Maggiore, in provincia di
Vicenza, era entrata a 25 anni tra le
Missionarie di Maria a Parma, più co-
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munemente chiamate Missionarie Saveriane, ramo femminile dei più noti
Missionari Saveriani pure di Parma.
Dopo gli anni di formazione, parte
per l’Africa il 29 settembre 1968 e
svolge, per 40 anni, il suo lavoro, generoso e stimato, in varie missioni
della regione del Kivu, in Congo e
quindi in Burundi.
Qualche anno fa aveva scritto ai
suoi, preoccupati per la situazione politica del Burundi: “Le difficoltà non
mancano, ma il desiderio di far conoscere che Dio è Padre, che Gesù è morto e
risorto per noi, sono più forti. Nessuna
circostanza può impedirci di essere testimoni dell’amore di Dio.” ‘Nessuna circostanza’, nemmeno quindi l’eventualità di una morte da martire. Parole
che avevano tutto il sapore di una profezia.
Lucia Pulici, 76 anni, nata a Desio
in provincia di Milano, era entrata tra
le Saveriane a 21 anni. La sua attività
missionaria si è svolta prima in Brasile del Sud, poi in Amazzonia, quindi
in Congo e si è conclusa con 7 anni di
lavoro in Burundi. Solo il Signore sa
quante vite ha salvato come ostetrica
ed infermiera! Poco prima dell’ultima
partenza aveva confidato ai familiari:
“Sto tornando in Burundi, alla mia età,
con un fisico debole e limitato. Mi verrebbe voglia di dire ‘adesso basta’, ma
dentro di me so che non posso dire di no
a Gesù”. E non ha detto di no neppure quando Gesù le ha chiesto il dono
supremo della vita per la missione.
Quella terra che aveva bagnato con
tante gocce di sudore, è stata purificata e fecondata con le gocce del suo
sangue.
Bernadetta Boggian, 79 anni, nata
ad Ospedaletto Euganeo in provincia
di Padova, è entrata per farsi missionaria tra le Saveriane a 26 anni. Partita per l’Africa nel 1970, si era specializzata nel lavoro per la promozione
della donna africana, tenuta in situazioni di ignoranza e di schiavitù. In
un suo scritto dichiarava: “Fin dall’adolescenza Cristo aveva per me un fascino particolare, il suo tenore di vita,
come donazione totale, mi attirava. Il
pensiero che nel mondo due miliardi e
che le hanno precedute nell’ultimo sì
detto al signore che li chiamava. È il
sogno di tanti missionari quello di riposare in terra di missione, inspiegabile per chi non conosce il “mal di
missione”. Un gesto dal grande valore
simbolico, spiegato dalle parole di
Gesù nel vangelo: “Se il seme di grano non viene messo a morire sotto
terra, non dà origine ad una spiga
nuova, a vita nuova”. …
…La loro famiglia
Le Saveriane, dal nome ufficiale
‘Missionarie di Maria’, sono un Istituto esclusivamente Missionario. …
Oggi sono226: 153 italiane, 32 brasiliane, 20 messicane, 14 congolesi, 7
giapponesi. Sono presenti in Italia,
Brasile, Burundi, Camerun, Ciad, Repubblica Democratica del Congo,
Giappone, Messico, Thailandia e Usa.
Hanno la loro casa madre a Parma,
dove sono state fondate. …
Padre Giuseppe Rinaldi
missionario saveriano
Padre Luigi Sala è in Italia per
esami medici di controllo
Nelle scorse settimane padre Luigi
Sala è tornato dall’Uganda per sottoporsi a una serie di esami medici di
controllo. L’ospedale lombardo che
lo ha in cura sta esaminando la sua
salute e predisponendo le cure appropriate.
Siamo vicini a padre Luigi e gli
manifestiamo il nostro affetto in que-
sto periodo di salute instabile. Il nostro gruppo sa quanto sia impegnativo il suo servizio pastorale in Uganda e quanto sia indispensabile essere
in buone condizioni fisiche per poterlo esercitare.
Rassicuriamo padre Luigi circa il
nostro impegno: anche se la sua permanenza in Italia dovesse protrarsi a
lungo, il nostro impegno a sostegno
delle iniziative intraprese continuerà
secondo i programmi stabiliti. Continueremo a inviare materiale e volontari alla Comboni Technical School
da lui fondata, per ampliare le aule e i
laboratori di falegnameria e di informatica; procederemo con le ristrutturazioni dell’Ospedale di Angal alle
quali stiamo garantendo il nostro supporto; garantiremo infine continuità
all’edificazione delle strutture dove si
svolgono le iniziative pastorali che
padre Luigi ha avviato in questi anni.
Invitiamo le persone di Colognola
a rafforzare il sostegno alle opere che
Padre Luigi Sala ha promosso n
Uganda. Missionario comboniano
dal 1962, padre Luigi è nato nel 1933
ed è cresciuto a Colognola in una numerosa famiglia residente in via Carlo Alberto; è stato ordinato sacerdote
nel 1960 e dopo 2 anni è stato inviato nel West Nile, in Africa centrale.
Anche questa volta Colognola non
gli farà mancare il suo affetto e il suo
sostegno!
Il gruppo ‘Amici dell’Uganda’
S. Natale 2014
Cari e care amici, sorelle, Santi del Gruppo missionario, ringrazio il Signore che tutto illumina col fulgore della stella di Natale; anche l’ombra
che ho creato con la mia mancanza di riconoscenza a voi che avete voluto e portato a compimento il 50° di ordinazione di P. Alfiero e mia.
Io, personalmente, non avrei mai voluto celebrare con una festa pubblica la grazia che il Signore mi ha concesso, nella Sua grande misericordia. Ora mi rendo conto di quanto abbia risvegliato in me i sentimenti più veri, che voi avete messo su, a costo di sacrifici e di dono del
vostro tempo.
Davvero voi siete persone che guardano avanti e che, donando del vostro tempo, donate la vita vostra.
Vi dico anche che mi piacerebbe essere a Colognola il giorno in cui, altri, vorranno e organizzeranno il 50° del vostro gruppo.
Che legami avete intessuto tra la gente e i missionari di Colognola! Quante prove avete superato! Quanto senso di Responsabilità, di Fraternità, di Fede e di Speranza!
Grazie, ve lo scrivo da Tavernerio, da dove saluto con voi p. Alfiero che riparte per un’altra cavalcata.
Tavernerio è una ulteriore grazie che il Signore mi serve su un piatto d’argento, dopo una vita, durante la quale la parola “Sei Missionario
del Vangelo” mi ha sempre aiutato a tenere la testa sulla spalle. E la vostra amicizia non mi faceva sentire solo, ne lontano. Ora le forze sono giunte …. al caffè. Il servizio mio è sempre più ridotto. Ma il Signore mi da tanto tempo per ringraziarlo, domandargli perdono di tutto
quello che ho mal combinato. Se poi mi insegnerà anche a pregare, pregherò per voi, su voi. Grazie.
p. Lino Maggioni
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Nella Comunità
mezzo di miei fratelli non potevano
amare Cristo perché non lo conoscevano, ritornava nella mia mente dandomi
un’inquietudine, un tormento” E alla
‘donazione totale’ si era offerta. Il suo
dono è stato accettato, a Bujunbura,
nella notte di domenica 7 settembre.
Martiri in anticipo
Umili come le donne di una certa
età, generose come le tipiche suore
missionarie, appassionate ai poveri,
vittime di una ferocia incomprensibile come altri martiri missionari. Nel
libro dei martiri missionari porteranno il numero 7, 9, 2014: il giorno, il
mese e l’anno della loro morte. Ma il
vero giorno del loro martirio fu quello quando, pur avanti nell’età e indebolite per le fatiche accumulate in
tanti anni di missione, le malattie e gli
interventi subiti, hanno chiesto con
insistenza alle Superiore di poter ritornare nella loro missione d’Africa
per consumarvi le energie residue. Sapevano bene a che cosa potevano andare incontro. Accettarono il futuro
che poteva anche essere segnato dal
loro sangue. Fu questa ‘accettazione
radicale’ a farle martiri, presso Dio,
prima ancora che il coltello brutale
dell’assassino le uccidesse nella loro
casa. Con la morte, il martirio si consuma, ma nasce con l’offerta, al momento della partenza per certi territori a rischio.
Sangue come seme
Sono state sepolte nel cimitero di Panzi alla periferia di Bukavu in Congo
accanto ai confratelli e alle consorelle
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ADORAZIONE EUCARISTICA
SETTIMANALE IL GIOVEDÌ
GIORNATA DI PPEGHIERA
PER LE VOCAZIONI SACERDOTALI
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TA
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U
P
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Continua anche nel 2015 la proposta di preghiera
davanti all’EUCARISTIA ogni settimana.
OGNI GIOVEDÌ (fino a giugno) dalle ore 17.00 alle
ore 18.00 si vivrà nella chiesa parrocchiale l’ORA DI
ADORAZIONE EUCARISTICA.
TRIDUO DEI MORTI
06-08 FEBBRAIO ‘15
Il giovedì è, per il cristiano, il giorno legato
all’Eucaristia e alla preghiera per le vocazioni sacerdotali e religiose.
I DEFUNTI TORNANO ALLA CASA DEL PADRE:
“Questa è la mia casa”.
Rimane confermata l’adorazione eucaristica di ogni
PRIMO VENERDÌ DEL MESE, giorno tradizionalmente legato alla devozione al Sacro Cuore di Gesù.
L’appuntamento annuale che la
nostro comunità parrocchiale
di Colognola vive con il TRIDUO DEI MORTI, è la testimonianza viva dell’amore e del
ricordo per i propri cari defunti.
Il fondamento sta nella nostra
fede forte e ben radicata nel
Mistero
della
Croce
e
Resurrezione di Gesù. Così,
anche quest’anno, prima di iniziare il cammino di quaresima,
la comunità si raccoglie insieme in preghiera per implorare
da Dio Padre la Misericordia infinita e la Pace dei santi per
tutti i nostri defunti. Nelle celebrazioni eucaristiche pregheremo per i defunti dell’ultimo anno e per quanti, i fedeli presenti, vorranno ricordare al Signore attraverso l’eucaristia e
la preghiera. Nei giorni del Triduo, poi, si potranno raccogliere delle intenzioni di S. Messe per i defunti che saranno
celebrate dai sacerdoti durante l’anno in corso.
Il programma del TRIDUO:
VENERDÌ 06 FEBBRAIO:
- ore 8.00 S. Messa
- ore 8.30 Esposizione, Lodi mattutine adorazione fino
alle 10.00;
- ore 10.00 S. Messa pro defunti;
- ore 15.00 Esposizione, Vespro adorazione eucaristica;
- ore 20.00 S. Messa suffragio defunti anno 2014, al
termine Benedizione eucaristica
SABATO 07 FEBBRAIO:
- ore 8.00 S. Messa
- ore 8.30 Esposizione, Lodi mattutine adorazione fino
alle 10.00;
- ore 10.00 S. Messa pro defunti;
- ore 16.00 Esposizione, Vespro adorazione eucaristica;
- ore 20.00 S. Messa solenne, al termine Benedizione
eucaristica.
DOMENICA 08 FEBBRAIO:
- ore 7.30 S. Messa
- ore 8.15 Esposizione, Lodi mattutine adorazione fino
alla ore 10.00
- ore 10.00 S. Messa pro defunti;
- ore 16.00 Esposizione, Vespro adorazione eucaristica;
- ore 18.30 S. Messa solenne, al termine BENEDIZIONE
EUCARISTICA.
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Invito:
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Scuola di Comunità 2015
“Per Cristo nostro Signore”.
Il Mistero di Cristo nella liturgia.
La Scuola di comunità parrocchiale, percorso di formazione alla fede adulta, continua il suo cammino.
Ecco il programma degli incontri della Sessione
Gennaio – marzo 2015:
Lunedì ore 20.45 - Casa della Comunità via S. Sisto
• 19 e 26 Gennaio: Costituzione Conciliare
Sacrosantum Concilium,
don Francesco Poli
• 02 Febbraio Il Creato come eucaristia,
prof. Luciano Valle, Filosofo
• 09 e 23 Febbraio Preparare la celebrazione,
don Francesco Poli
• 02 Marzo Liturgia e canto/musica, don Gilberto
Sessantini, dir. Uff. Musica sacra
• 09 Marzo Liturgia e canto/musica, don Gilberto
Sessantini, dir. Uff. Musica sacra
Gli incontri del MARTEDÌ in Chiesa parrocchiale
2° Ciclo di catechesi, Gennaio-Marzo 2015 sul Tema:
La liturgia: CELEBRAZIONE EUCARISTICA
E TRIDUO PASQUALE
La Liturgia è ritenuta come l’esercizio della missione
sacerdotale di Gesù Cristo. In essa con segni sensibili viene significata e, in modo proprio a ciascuno,
realizzata la santificazione dell’uomo, e viene esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e
dalle sue membra, il culto pubblico integrale” (S.C. 7)
Date: 20-27/1; 03-10- 27/02; 03-10-17-24/3
Luogo: Gli incontri si terranno alle ore 8.30 e 17.30
in chiesa parrocchiale.
- Gli incontri sono aperti a tutti -
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DOMENICA È FESTA! ..in oratorio
Domenica è festa! È lo slogan di un progetto inserito
nel percorso di catechesi dell’iniziazione cristiana predisposto dalla parrocchia per i ragazzi 6-16 anni. Il progetto, iniziato lo scorso novembre con successo, vuole
favorire l’incontro nella comunità parrocchiale tra le persone e le famiglie dei ragazzi che vivono una tappa
importante del cammino di fede, in un contesto gioioso.
Si vuole inoltre valorizzare la domenica come giorno del
Signore risorto. Si predispone così lo spazio di incontro
in oratorio in alcune domeniche pomeriggio.
Le prossime date:
- Domenica è festa! 18 gennaio e 22 febbraio p.v.
Famiglie gruppo Messa di prima Comunione;
- Domenica è festa! 25 gennaio e 01 marzo p.v.
Famiglie gruppo Cresima
Il programma
ore 14.30: Accoglienza in oratorio delle famiglie;
ore 14.45: Momento di preghiera insieme. A seguire:
attività in gruppi;
ore 16.00: Merenda e animazione per i ragazzi.
Domenica è festa! È una proposta a cui possono partecipare anche altri membri della famiglia: figli, nonni…
che troveranno spazi aggregativi accoglienti e protetti.
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11 FEBBRAIO
FESTA DELLA
MADONNA
di LOURDES
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ASSEMBLEA PARROCCHIALE
con i gruppi: IL CAMMINO CONTINUA...
- La VIGILIA
(10 Febbraio
ore 20.30 partendo
dall’oratorio):
FIACCOLATA AL SANTUARIO di S. SISTO IN AGRIS.
Invitati speciali i ragazzi con le famiglie della prima
comunione e della cresima
- La GIORNATA:
S. MESSA DELL’AMMALATO presso l’ISTITUTO
DELLE SUORE SACRAMENTINE
NOTIZIARIO COLOGNOLA
Continua il cammino di incontro e scambio tra i gruppi
parrocchiali iniziato lo scorso anno. La modalità è quella di un’assemblea. Questo primo incontro del 2015
vede insieme ai gruppi il nuovo Consiglio Pastorale
Parrocchiale.
Questo è stato rinnovato recentemente e si è strutturato con tre Commissioni: Catechesi, Liturgia e Carità.
Durante l’assemblea parrocchiale con i gruppi si vuole
mettere in dialogo le Commissioni del Consiglio
Pastorale con i gruppi e le realtà che operano su questi temi in parrocchia e nel quartiere.
Tutto ciò al fine di aggiungete uno degli obbiettivi
pastorali indicati da don Francesco fin dall’inizio del
suo servizio a Colognola, quello di promuovere e favorire la collaborazione tra i gruppi. Così il prossimo mercoledì o4 febbraio si propone per tutti i gruppi parrocchiali un INCONTRO di SPIRITUALITÀ nel contesto
della festa di S. Giovanni Bosco, patrono dell’Oratorio.
Tutti i gruppi sono invitati.
MERCOLEDÌ 04 FEBBRAIO ore 20.30
presso la Sala parrocchiale
INCONTRO PER I GRUPPI PAROCCHIALI
con il CONSIGLIO PASTORALE
Tema: “Cristiani insieme:
gioiosi testimoni del Signore nel quartiere”
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IL CANTO NELLA LITURGIA
(genere pop /devozionale moderno)
Nella Comunità
A cura di Giovanni Bertazzoni
Per la Pace
La Preghiera semplice, conosciuta grazie soprattutto alla sua spontaneità e in riferimento alle attese più umane, trova una diffusione eccezionale in tutto il mondo;
tradotta in tutte le lingue, è stata ed è recitata nell’ambito di numerosissimi incontri e da eminenti personalità
del mondo ecclesiastico, letterario e politico.
Dovendo fare una scelta, è sufficiente ricordare che nel
1975 essa fu recitata a Nairobi durante una riunione del
Consiglio ecumenico delle Chiese; che nel 1986 fu al
centro delle preghiere dei partecipanti all’incontro dei
rappresentanti di tutte le religioni, organizzato da Giovanni Paolo ii ad Assisi; che nel 1989 a Basilea aprì il
convegno ecumenico europeo.
La Preghiera semplice è stata pubblicata la prima volta
in Francia nella rivista ecclesiastica La Clochette, da Padre Esther Bouquerel nel dicembre 1912.
Il testo era in francese, anonimo, e si intitolava Belle
prière à faire pendant la messe. In Italia la preghiera è
apparsa per la prima volta sull’Osservatore Romano il
20 gennaio 1916. È tradizionalmente, ma erroneamente, attribuita a San Francesco. Secondo lo storico Christian Renoux l’attribuzione al santo, nata nell’ambito
del protestantesimo francese, trarrebbe origine da una
versione della preghiera stampata sul rovescio di un
santino raffigurante San Francesco.
Preghiera
di San FranceSco
MERCATINO DI NATALE
Grande successo per il mercatino di Natale di quest’anno.
Grazie all’abilità e all’impegno
del Laboratorio creativo dell’oratorio, anche quest’anno sono
sati offerti proposte regalo e
oggettistica molto accattivante
per il tradizionale mercatino di
natale, allestito prima nei locali dell’oratorio e, successivamente a ridosso della festa
del Santro Natale, con un’apposita
bancarella davanti alla chiesa parrocchiale. Tutto esaurito!
Un grazie grande come una capanna... ai tanti volontari del laboratorio per la loro preziosa opera!
IL PRESEPIO "SOTTO LA TENDA".
Il presepio realizzato in chiesa parrocchiale per il natale appena
trascorso è stato allestito con maestria dal "Gruppo logistica" della parocchia. Complimenti! Nell’allestimento si è voluto tenere
conto dell’indicazione formulata da tempo di don Francesco di
realizzare progetti "a sistema": mettendo in collaborazione
realtà diverse della comunità. E così il presepio di quest’anno è
stato una felice sintesi, partendo dal tema pastorale della parrocchia che fa rirerimento all’abitare la comunità come una casa,
del lavoro fatto dai catechisti e dall’oratorio, dei laboratori realizzati dai ragazzi durante il catechismo e dal Gruppo logistico.
Tutti abbiamo potuto ammirare questo semplice ma elegante presepio con un messaggio efficace:
La tenda, casa in cui abita Gesù,
il deserto come rappresentazione delle difficoltà e aridità di
questo nostro tempo, delle case
realizzate dai ragazzi, come
presenza della comunità vicina
al suo EMMANUELE (Dio con
noi). La gente, visitando il presepio, ha potuto mettersi sotto
la tenda, come a significare la
nostra partecipazione al Mistero. Avanti cosi!
(don Paolo
Spaladore)
O Signore fa di me uno strumento
fa’ di me uno strumento della tua pace,
dov’è odio che io porti l’amore
dov’è offesa che io porti il perdono
dov’è dubbio che io porti la fede
dov’è discordia che io porti l’unione
dov’è errore che io porti la verità
a chi dispera che io porti la speranza.
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GENNAIO 2015
anastasia
Sotto questo nome si possono incontrare due sante
cristiane: Anastasia Romana e Anastasia di Sirmio.
Si tratta di personaggi di notevole spessore morale
che stanno a testimoniare come la diffusione del messaggio di Cristo abbia richiesto una moltitudine di sacrifici umani: persone di ogni ceto economico e culturale che preferirono andare verso morte certa per
non abiurare il proprio credo.
L’Anastasia Romana nasce nella capitale dell’impero
nel 220 proprio nel periodo delle persecuzioni degli
imperatori Decio e Valeriano del III secolo dopo Cristo. A soli vent’anni decide di rinunciare alla famiglia
e alle sue ricchezze per ridursi volontariamente in un
monastero femminile retto da una monaca di nome
Sofia.
Denunciata dai propri parenti viene arrestata e messa a processo dal prefetto Probo. Quando le chiede il
nome risponde: “ Il mio nome è Anastasia perché il
mio Signore mi ha risuscitato e mi ha innalzato portandomi qui oggi per disonorare voi tutti e il diavolo
vostro padre “.
Dopo una serie di domande con risposte pertinenti al
suo credo religioso viene abbandonata ai soldati che
la bastonano, la sfregiano con uncini, le strappano unghie, denti e lingua e alla fine le tagliano la testa. Era
l’anno 250.
Oggi il suo corpo è conservato presso il Monastero di
Grigoriu sul Monte Athos. La sua santità è riconosciuta dalla Chiesa Ortodossa.
Anastasia di Sirmio nasce a Roma nel 281 da famiglia patrizia: ancor giovane, viene mandata in sposa
a Publio. Un marito prepotente e possessivo che non
appena avverte le tendenze caritatevoli della moglie
la ostacola prima e poi le vieta ogni attività. Nel frattempo Anastasia si accosta al cristianesimo e, morto
il marito, si dedica completamente all’assistenza dei
poveri. Più volte la parentela cerca di accasarla e
quando dichiara apertamente che la sua ricchezza
intende riservarla ai poveri arrivano le prime denunce per il suo credo cristiano.
Si rivolge allora a San Crisogono che segue ad Aquileia quando il santo si trasferisce per sfuggire alle
vessazioni romane. Ma anche qui incorre nella persecuzione e Anastasia lo sorregge nel corso del processo e durante la conseguente decapitazione. Viene
quindi arrestata e aggiunta ai cristiani che Dioclesiano porta con sé nella spedizione in Macedonia. Giunta a Sirmio viene nuovamente sottoposta a processo
nel corso del quale i soldati le chiedono ripetutamente di abiurare. Anastasia preferisce la pena di morte.
NOTIZIARIO COLOGNOLA
Viene quindi imbarcata su una nave bucherellata dove avrebbe incontrato la fine della vita in compagnia
di un gruppo di altri cristiani già condannati.
Lo scafo naufraga nella tempesta ma Anastasia si salva e, come scrive Jacopo da Varazze nella ‘Leggenda
Aurea’, approda a Palmaria dove viene nuovamente
arrestata e poi arsa viva.
Anastasia di Sirmio è riconosciuta dalla Chiesa Cattolica e dalla Chiesa Ortodossa.
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