Corriere della sera - 03.09.2014

MERCOLEDÌ 3 SETTEMBRE 2014 ANNO 139 - N. 208
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Alta velocità
Ntv contro politici e Fs:
molti ostruzionismi
Gran Bretagna
Fuga con il figlio malato
Cade l’ordine d’arresto
Con il Corriere
Torna la serie Ufo Robot
per la prima volta in dvd
di Antonella Baccaro
e Fabrizio Massaro a pagina 27
di Adriana Bazzi
a pagina 16
Domani il 2° episodio a 5,99 euro
p
più il prezzo del quotidiano
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I MILLE GIORNI E LE SCELTE DA NON RINVIARE
Secondo video choc dopo quello di Foley. Il boia sarebbe ancora John l’inglese che avverte: sono tornato
IL TRAMONTO
DELLA FRETTA
Sfida a Obama: un altro decapitato
di ANTONIO POLITO
L’Isis filma la morte del reporter Steven Sotloff. Gli Usa: terrificante
l sogno di Filippo Turati era di cambiare la
società come la neve
trasforma un paesaggio: fiocco dopo fiocco. Il
passo dopo passo di Matteo Renzi sembra dunque
segnare la conversione del
giovane leader «rivoluzionario» alla tradizione dei
padri del riformismo:
un’azione profonda e duratura, invece di una concitazione di hashtag su #lasvoltabuona.
Si tratta di una scelta
saggia, oltre che obbligata.
Saggia perché ristruttura il
debito di promesse contratto con l’elettorato concedendosi più tempo per
realizzarle, e insieme garantisce lunga vita ai parlamentari chiamati a votarle.
Obbligata perché neanche
Renzi sembra aver ancora
trovato la bacchetta magica
per cambiare i ritmi di produzione legislativa di un
sistema lento, e non sempre per colpa del Senato.
Un solo esempio: ieri pomeriggio non risultava
pervenuto al Quirinale il
testo del decreto legge sulla giustizia civile approvato
al Consiglio dei ministri di
venerdì 29 agosto. Se pure
arrivasse oggi, 3 settembre, c’è da calcolare almeno un’altra settimana per la
normale attività di verifica
prima della firma del capo
dello Stato. Eppure si tratta
di materia così urgente da
finire in un decreto. Figurarsi che accade ai disegni
di legge, o ai decreti attuativi. Di questo passo, passo
dopo passo, i mille giorni
passano in fretta.
Ma se è logico e serio
prendersi qualche anno
per portare a regime le decisioni assunte oggi, ne
consegue che sarebbe
molto pericoloso rinviare
decisioni che vanno prese
oggi, perché in questo caso i mille giorni diventerebbero millecinquecento,
o duemila, e né l’Italia né il
governo Renzi sembrano
avere a disposizione tutto
questo tempo. Il rischio,
che al premier certo non
sfugge, è che questa nuova
tattica «normalizzi» un
governo nato col forcipe
proprio per fare in fretta
ciò che ad altri non riusciva, con ciò togliendogli
senso e consenso.
In due campi in particolare le decisioni non possono aspettare: la spending review e il mercato
del lavoro. Qui sarebbe
sbagliato prender tempo,
sperando come al solito in
una provvidenziale ripresina che eviti scelte impopolari. Se si vuole tagliare sul
serio la spesa pubblica, bisogna cominciare a decidere subito se accorpare le
forze di polizia, chiudere
gli uffici periferici dei ministeri, tagliare le prefetture, sciogliere le società
municipali, e così via. Se
non lo si fa subito, per poi
vederne gli effetti nei prossimi mille giorni, si finirà
con i soliti tagli lineari in
Finanziaria. Da questo
punto di vista il governo è
già in ritardo.
Allo stesso modo la legge delega sul lavoro, chiamata jobs act, non sembra
contenere quello choc che
Draghi avrebbe suggerito a
Renzi per settembre; né arriverà a settembre, essendone prevista l’approvazione «entro la fine dell’anno» e l’applicazione entro
la primavera del 2015 (dopo i decreti attuativi). La
stessa svalutazione retorica dell’importanza dell’articolo 18 fa temere che si
stia esitando di nuovo di
fronte a un tabù della sinistra e del sindacato.
Chi fa oggi le riforme
può contare su più flessibilità mentre producono i loro effetti: guardate la Spagna, ha un deficit del 7 per
cento ma nessuno batte ciglio. Chi promette solo di
farle, sarà trattato con più
severità. Lo scambio proposto da Draghi in fondo è
tutto qui: non premiare chi
perde tempo, ma dare tempo a chi non ne perde più.
Una nuova sfida agli Stati
Uniti, un altro video choc,
un’altra decapitazione. l’Isis
filma la morte del reporter
americano Steven Sotloff
(foto), rapito un anno fa in
Siria. Il 19 agosto era stato
decapitato dall’Isis l’altro
giornalista americano, James Foley. Il boia di Sotloff
e Foley sarebbe lo stesso,
John l’inglese, che avverte:
«Obama, sono tornato».
Qualche giorno fa la madre
di Sotloff aveva fatto un appello online chiedendo la
liberazione del figlio. La Casa Bianca: terrificante. L’Isis
minaccia ora di uccidere un
ostaggio britannico, David
Cawthorne Haines.
E la Nato prepara una forza di reazione rapida
Nuove sanzioni Ue per Putin
di LUIGI OFFEDDU e PAOLO RASTELLI
ALLE PAGINE 2, 3 E 5
L’America cerca Un giornalista
contro i tiranni
una strategia
di GUIDO OLIMPIO
A PAGINA 3
L. Cremonesi, Sarzanini, Tottoli
di VIVIANA MAZZA
ALLE PAGINE 2 E 3
I punti della riforma. Renzi: ora deve finire la supplentite
Per la scuola assunzioni
e aumenti legati al merito
Mancate nomine
Giannelli
Napolitano
sul Csm:
basta ritardi
di GIOVANNI
BIANCONI
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L’ALLEANZA ALLA GUERRA IBRIDA
Nell’Est Europa va in scena
la più grande esercitazione
Nato dal 1989 e la Russia mette in guardia l’Alleanza. Dalla di MASSIMO GAGGI
Ue nuove sanzioni anti Putin
li sviluppi degli ultimi mesi, la nascita di
(nella foto mentre firma l’elun’entità semistatale e terrorista tra Siria e Iraq e
metto di uno studente al cen- l’ampliarsi del conflitto in Ucraina hanno trasformato
tro spaziale di Vostochny).
il vertice Nato di Cardiff, in Galles, nel più importante
A PAGINA 34
ALLE PAGINE 6 E 7 dalla caduta del muro di Berlino.
G
B
asta ritardi, basta
fumate nere. Il
presidente Napolitano
torna sul tema delle
mancate nomine e si
rivolge ai presidenti di
Camera e Senato:
nonostante gli inviti, il
Parlamento non ha ancora
eletto i due giudici
costituzionali che è
chiamato a scegliere, né gli
otto membri «laici» del
nuovo Consiglio superiore
della magistratura.
A PAGINA 8 Di Caro, Piccolillo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gli ultimi dati medici: interferisce con studio e lavoro. E può produrre dipendenza
Perché la marijuana fa male ai ragazzi
di GIUSEPPE REMUZZI
L
a marijuana crea problemi di
concentrazione nello studio e sul
lavoro e, secondo i più recenti dati
medici, può generare dipendenza:
succede a uno su dieci dei fumatori
abituali, se questi sono adulti; per gli
adolescenti arrivare all’assuefazione
è molto più facile, capita a un ragazzo
su sei. Di fronte a un panorama legislativo che pone regole molto diverse
da Paese a Paese, ecco nove domande
e altrettante risposte per capire perché la marijuana fa male ai ragazzi.
A PAGINA 23
La sentenza
Valérie Trierweiler
La Germania
ha fermato Uber
È una vittoria
per i tassisti
L’ex première dame
racconta l’Eliseo
Il libro che spaventa
Hollande
di PAOLO LEPRI
di STEFANO MONTEFIORI
A PAGINA 21
A PAGINA 15
Un decreto legge per assumere 150.000 precari. È il
nucleo della riforma scolastica, da oggi online. Succederà nel 2015. «Basta supplentite» ha detto ieri Renzi.
A PAGINA 9 M. Franco, Fregonara, Labate, Riva
2
Primo Piano
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
La sfida dell’Isis Il video
Il precedente
La mappa
aree controllate dall’Isis
22 novembre 2012
Il freelance
James Foley
rapito in Siria
Nineveh
TURCHIA
Jarabulus
Sinjar
Regione
autonoma
Qaraqosh curda
Hasakah
Erbil
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Mosul
Aleppo
Bazian
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SIRIA
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Kirkuk
Probabile luogo
Homs della decapitazione
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dei giornalisti
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Steven Sotloff
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Damasco e James Foley
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GIORDANIA
Najaf
ARABIA SAUDITA
James Foley, giornalista
americano, viene rapito il 22
novembre del 2012 nella
parte nord-occidentale della
Siria insieme al suo
traduttore che in seguito
viene rilasciato dai
sequestratori. Foley era già
stato rapito in Libia. I suoi
sequestratori di allora sono
miliziani lealisti di Gheddafi.
Con lui vengono catturati
altri tre giornalisti. James
viene rilasciato dopo una
prigionia durata 44 giorni. Al
suo ritorno a Milwaukee, nel
Wisconsin sottolinea quanto
sia importante per l’opinione
pubblica che qualcuno si
prenda il rischio di stare in
prima linea per raccontare al
mondo dove si annidi il Male
e dare gli strumenti per
combatterlo
4 luglio 2014
Chiesto riscatto
da 100 milioni
Fallito blitz Usa
Alla famiglia di James Foley
vengono chiesti circa 130
milioni di dollari di riscatto
per liberarlo. Nel luglio di
quest’anno il presidente
Obama autorizza
un’operazione per cercare di
strappare l’ostaggio dalle
mani dei miliziani dell’Isis. Il
blitz è programmato per il 4
luglio, festa dell’Indipendenza
americana. Ma fallisce perché
nel frattempo i jihadisti sono
riusciti a portare i prigionieri
in un altro luogo
Il video Le immagini del video
che mostrano la decapitazione del giornalista americano Steven Sotloff, prigioniero
dei jihadisti dell’Isis dall’agosto 2013
«Siamo tornati». Ucciso il secondo
DAL NOSTRO INVIATO
ERBIL — Un secondo giornalista
americano, il 31enne Steven Sotloff,
decapitato dai militanti sunniti dello
Stato Islamico in Siria. Il video dell’orrore è stato diffuso ieri nel tardo
pomeriggio. Come nel caso di James
Foley nel filmato della sua uccisione
divulgato il 19 agosto, anche Sotloff
veste la tunica arancione. Ha i capelli
molto corti, ma un poco più lunghi
di quando ci venne mostrato dai
suoi aguzzini alla fine delle immagini della mattanza di Foley. Anche la
barba è più lunga. Ci suggerisce che
la sua esecuzione non è stata contemporanea, come invece qualche
commentatore ed esponenti dell’amministrazione americana hanno
ipotizzato ieri sera. Del resto, il suo
carnefice nella parodia assurda in
cui vorrebbe giustificare il suo crimine fa alcuni riferimenti temporali
molto recenti. Accenna ai bombardamenti americani in Iraq, specie
nella zona di Mosul, soprattutto parla di quelli su Amerli, la cittadina di
turcomanni sciiti accerchiata dalla
guerriglia dello Stato Islamico e liberata solo tre giorni fa proprio grazie
Steven Sotloff è stato decapitato dall’Isis.
Il video diffuso ieri sera ripete
le modalità dell’assassinio di James Foley.
Il carnefice ha lo stesso accento inglese
all’intervento diretto dell’aviazione
Usa. Una visione attenta delle immagini dell’orrore fornisce altri dettagli. Stesso ambiente desertico, pochi
arbusti abbarbicati alle colline giallastre. Nel caso di Foley era stato indicato potesse trovarsi alla periferia
di Raqqa, la cittadina siriana assurta
a capitale delle milizie dello Stato
Islamico. Eppure il luogo specifico è
nettamente diverso. Foley si trovava
sulla cima di una collina. Sotloff è
inginocchiato come lui, ma sul fondo di un avvallamento circondato da
alture brulle.
Il messaggio invece è praticamente lo stesso: lo Stato Islamico ricatta
l’America, se continuerete ad attac-
carci a farne le spese saranno i vostri
cittadini. Il video dura due minuti e
46 secondi e segue la fattura e la narrativa di quello precedente. Comincia con una sequenza in cui Barack
Obama è ripreso mentre promette di
continuare «ciò che posso fare per
proteggere il proprio popolo e combattere lo Stato Islamico». Segue il
Il messaggio
Il carnefice si rivolge al
presidente americano come se
volesse riprendere il discorso
iniziato con l’uccisione di Foley
titolo: «Secondo messaggio all’America». Quindi appare Sotloff. Parla
lentamente, seguendo un discorso
memorizzato, oppure leggendo da
un testo posto dietro la videocamera, che noi non vediamo. «Questo è
il mio messaggio: Obama avevi promesso di proteggere le nostre esistenze. Ma perché io devo pagare
per la tua politica? Non sono un cittadino americano? Abbiamo speso
milioni di dollari nella nostra guerra
contro lo Stato Islamico. Dove sta
l’interesse del popolo americano?
Avevi promesso di portare le nostre
truppe a casa dall’Iraq, dall’Afghanistan e chiudere Guantanamo…ora
sei alla fine del tuo mandato e non
Il ritratto Nato in Florida, appassionato del mondo islamico, aveva studiato arabo: voleva raccontare le storie del più deboli
«Ci diceva:
19 agosto 2014
è spaventoso
Il giornalista
viene decapitato
Il video choc
E poi ripartiva
per la guerra»
Un video mostra al mondo, il 19
agosto, la crudeltà dei miliziani
dell’Isis: James Foley viene
decapitato e i terroristi lanciano
agli Stati Uniti un avvertimento:
basta con i raid aerei o
uccideremo altri ostaggi. Foley
appare inginocchiato, indossa
la tuta arancione dei detenuti di
Guantanamo. Dietro di lui, il
volto coperto, l’abito nero, un
coltello, l’uomo che lo
assassinerà. Dall’accento
gli inquirenti pensano da
subito che si tratti di un
jihadista inglese
hai raggiunto alcun obbiettivo». Poi
è la volta del boia. Sembra lo stesso
di Foley. O comunque questo lui
vuole farci credere. Stessa divisa nera, stessa maschera, stesso coltello
brandito con la mano sinistra, stessa
fondina con la pistola sotto l’ascella
sinistra, stesso accento inglese, statura e corporatura molto simili, gestualità quasi eguale.
Soprattutto l’assassino si rivolge
al presidente americano come se volesse riprendere il discorso sospeso
al momento della morte di Foley.
«Sono tornato Obama», dice con voce un poco roca, aggressiva, brutale.
«Sono tornato a causa della tua politica estera arrogante nei confronti
dello Stato Islamico. Nonostante i
nostri avvertimenti, hai continuato
a bombardare la diga di Mosul e la
città di Amerli. Ora la tua politica è
tornata a mettere a rischio la vita di
un altro cittadino americano…così
come i tuoi missili continuano a colpire la nostra gente, il nostro coltello
continuerà a colpire il collo della tua
gente». Le frasi sono semplici, elementari, occhio per occhio, dente
per dente. Il suo discorso è molto
più breve di quello del giornalista.
Il giornalista americano
e i ricordi dei suoi cari
In Libia Steven Sotloff al lavoro mentre raccoglie appunti durante la rivoluzione libica
La madre di Steven Sotloff aveva
taciuto per un anno intero. Aveva
custodito l’angoscioso segreto del
rapimento di suo figlio Steven per
paura che, raccontandolo ai media,
lo avrebbe messo ancor più a rischio. Il 19 agosto, quando lo ha rivisto per la prima volta, in ginocchio
davanti al boia, nello stesso video in
cui James Foley veniva decapitato,
Shirley Sotloff ha detto soltanto poche parole alla stampa che iniziava
ad assediare la sua casa di Miami: «E’
ancora vivo, e non c’è nient’altro da
dire». Poi, la settimana scorsa, ha
cambiato strategia: è apparsa anche
lei in un video, che ha fatto discutere
i media americani perché si rivolgeva al capo dei jihadisti, Abu Bakr Al
Baghdadi, riconoscendolo come
«Califfo dello Stato Islamico». Pallida, lo implorava di risparmiare «il
suo bambino»: un «giornalista innocente». «Come Califfo puoi graziarlo. Ti chiedo di seguire l’esempio
del profeta Maometto che diede protezione alla “Gente del Libro”», che
include cristiani e ebrei. Steven è
ebreo, come ha scritto la stampa
ebraica americana. Dopo il video di
Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
Primo Piano
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3
Questo è un atto terrificante
Jennifer Psaki, portavoce Dipartimento Stato Usa
La strategia L’amministrazione è divisa al suo interno, l’utilizzo di truppe sarà minimo
Raid mirati, azioni di commandos
Le opzioni sul tavolo di Obama
Il presidente ora dovrà reagire alla sfida dei terroristi
reporter Usa
Una volta terminato di parlare, l’assassino fa un passo dietro le spalle
dell’ostaggio, con una mano lo ferma al mento e con l’altra taglia la gola. La scena però è interrotta. Come
era anche stato nel caso di Foley, la
morte appare velocissima, quasi
asettica. La vittima sembra accettare
il proprio destino con quieta sottomissione. In verità, chiunque abbia
assistito a scene di questo genere sa
bene che la cosa può essere molto
più brutale, con le urla soffocate, i
zampilli di sangue, i conati dell’agonia. Tutto questo non c’è. La sequenza seguente mostra il corpo di
Sotloff a terra, la tunica arrossata, la
sabbia insanguinata, la testa mozzata appoggiata sul petto. Quindi la
minaccia finale. L’assassino tiene
per la tunica dietro al collo un terzo
ostaggio, che è stato riconosciuto
come David Cawthorne Haines, un
cittadino britannico sparito in Siria
nel 2013. Stessi capelli corti, stessa
tunica arancione. «Avvisiamo gli
Stati Uniti di ritirarsi e non attaccare
più lo Stato Islamico», dice il boia. Il
ricatto dell’orrore continua.
Lorenzo Cremonesi
44
13
Il numero dei giornalisti uccisi in zone
di guerra nel 2014.
Sette di loro hanno
perso la vita in Siria
e sei in Iraq, la zona
che ha pagato il
prezzo più alto
Mesi il periodo durante il quale Steven
Sotloff è rimasto
ostaggio dei miliziani dell’Isis. Il giornalista era stato rapito
il 4 agosto del 2013
vicino ad Aleppo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ieri, che annunciava la decapitazione del giornalista, la madre è tornata
a tacere.
Sotloff, 31 anni, è un giornalista
freelance come Foley e come la maggior parte dei reporter rapiti in Siria
negli ultimi tre anni. Ha scritto per
L’ultimo tweet
Il 3 agosto del 2013 lamentava
su Twitter gli insuccessi della
squadra di basket del cuore
WASHINGTON — Obama non ha
ancora trovato la strategia contro
l’Isis, invece i tagliagole hanno la loro
e la perseguono. L’uccisione del giornalista Steven Sotloff è stata eseguita
con una lama dal doppio taglio. Con
il primo hanno infierito sul corpo
dell’ostaggio, con l’altro hanno colpito il team presidenziale, diviso su
come rispondere alla sfida jihadista.
Un fendente portato in un momento
delicato, con la Casa Bianca impegnata a fronteggiare la crisi ucraina e
il presidente in partenza per il summit Nato.
Dopo le prime dichiarazioni sull’attendibilità del video, le fonti dell’amministrazione hanno dato spazio
all’orrore: «Un atto terrificante...Abbiamo dedicato risorse e tempo per
salvarlo». Sdegno che tuttavia deve
essere seguito da una reazione. Potranno gli Stati Uniti affidarsi solo all’azione limitata in Iraq? Daranno il
via ai raid anche sui santuari dell’Isis
in Siria?
Sono le domande che rimbalzano
da Washington fino al Medio Oriente. È chiaro che un governo non deve
rispondere di impulso. O assecondare lo spirito di vendetta finendo nella
trappola tesa dall’Isis: Abu Bakr al
Baghdadi vuole che l’America entri
davvero in guerra, con tutta la sua
potenza, e al fianco degli sciiti. È il
desiderio di un confronto globale che
presenti l’America quale avversario
di tutti i sunniti. Ma è altrettanto rischioso per Obama scegliere l’attendismo ad oltranza. La prudenza può
essere scambiata per paura.
Il messaggio trasmesso dal boia
dell’Isis, con il suo accento britannico, è perfido e razionale. Chiama in
causa direttamente Obama, definisce
«fallimentare» la politica Usa in Iraq e
presenta l’esecuzione come una risposta ai bombardamenti aerei Usa
nella zona di Mosul. Quest’ultimo riferimento è una conferma che il movimento, se a livello strategico vuole
lo scontro, sul piano tattico teme le
incursioni dell’aviazione. Per quanto
ridotte hanno bloccato i progressi
jihadisti. E allora se funzionano, perché non ampliarli?
Si ritorna così alle discussioni
svoltesi alla fine di luglio tra i collaboratori del presidente. Un’arena dove si sono formati due campi, non
sempre omogenei. Il Dipartimento di
Stato, parte dell’intelligence e del
Pentagono avevano chiesto di inten-
L’appello
Gli amici chiedono di ricordarlo
non con il coltello alla gola ma
per i suoi reportage di guerra
sificare le operazioni aeree dall’Iraq
alla Siria accrescendo anche i legami
con gli insorti siriani «buoni». Una
campagna per distruggere e demolire la struttura, dando anche la caccia
ai dirigenti, come è avvenuto in Pakistan, Yemen e Somalia. Contro si sono schierati i consiglieri della Sicu-
Doppio binario
Il partito dei consiglieri della
Sicurezza nazionale è
convinto che la sola risposta
militare sia controproducente
Colpire la Siria
Blitz solo sull’Iraq
I collaboratori del presidente
Barack Obama sono divisi sulla
strategia da adottare in Siria.
Si sono formati due campi, non
sempre omogenei. Il
dipartimento di Stato, parte
dell’intelligence e del Pentagono
hanno chiesto di intensificare le
operazioni in Iraq e di estenderle
alla Siria, colpendo non solo le
posizioni militari e i leader
dell’Isis, ma anche gli oleodotti
(una delle fonti principali di
finanziamento). In una
conferenza stampa la scorsa
settimana, il segretario alla
Difesa Chuck Hagel e il capo di
stato maggiore del Pentagono,
generale Dempsey (che in
passato era stato prudente
sull’intervento in Siria), hanno
indicato chiaramente che l’Isis
«è una minaccia mai vista
prima» e che per sconfiggerla
sarebbe necessario colpire anche
in Siria
Guido Olimpio
@guidoolimpio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
sitario.
Era affascinato dalle realtà tumultuose del Medio Oriente. Intorno al
2010 andò a vivere in Yemen per alcuni anni, aveva imparato l’arabo.
«Amava profondamente il mondo
islamico», ha spiegato un’amica
11.482
La preghiera
Le firme raccolte in pochissime
ore con una petizione apparsa
nel sito della Casa Bianca
che chiedeva ai terroristi la
liberazione di Steven Sotloff
Messaggio
per il Califfo
Per favore,
risparmia il
mio bambino.
Voglio solo
quello che ogni
madre vuole:
poter vivere
per vedere
crescere i figli
dei propri figli
quotidiani e riviste americani tra cui
Time Magazine, Foreign Policy e il
Christian Science Monitor. La passione per il giornalismo era nata al
liceo, nell’unico periodo in cui da ragazzo aveva lasciato la Florida per
studiare in New Hampshire: aveva
iniziato a dirigere il giornalino della
scuola con un compagno, e aveva
continuato anche con quello univer-
Un fronte opposto, più cauto, è
guidato da consiglieri della
Sicurezza Nazionale della Casa
Bianca e da altri funzionari
dell’intelligence e delle forze
armate: chiedono che i raid aerei
americani vengano aumentati
ma restino limitati soltanto al
confine tra l’Iraq e la Siria, in
modo da tagliare le linee di
rifornimento dell’Isis, ma non
vogliono addentrarsi nel territorio
siriano. Anche la possibilità di
lavorare con i ribelli moderati in
Siria è oggetto di divisioni: una
parte dell’intelligence sostiene
che l’Esercito Siriano Libero non è
affidabile. Nel suo discorso della
scorsa settimana, il presidente
Barack Obama sembrava
orientato maggiormente verso
questa posizione più prudente.
«La nostra priorità è l’Iraq», ha
detto, affermando che sulla Siria
l’amministrazione non ha ancora
una strategia
rezza nazionale, qualche generale e
una «fazione» di 007. Questo partito
è contrario a impelagarsi in altro
conflitto, è convinto che la sola risposta militare sia controproducente
e non si fida dei ribelli siriani. Scetticismo appaiato ai dubbi, espressi anche da Obama, sugli alleati regionali.
Molti sono bugiardi, ambigui, con
una doppia agenda che spesso finisce
per fare il gioco del nemico.
Se il presidente uscirà dalla cautela
— criticata dai repubblicani ma anche da esponenti democratici influenti — potrebbe adottare una
strategia a fasi. Eccole. 1) Estensione
delle missioni aeree per distruggere
veicoli e mezzi, i target più facili e «a
tiro». 2) Attacchi su depositi, centri
comando, campi d’addestramento.
Mossa favorita dal fatto che l’Isis «governa» il territorio, dunque è presente e visibile. Ma notizie recenti dicono che avrebbe iniziato a mimetizzarsi, specie nella «capitale del Califfato», Mosul. 3) Eliminazione dei
leader. 4) Creazione di una «no drive
zone», incenerendo dal cielo qualsiasi camionetta del movimento che azzardi a muoversi lungo determinati
assi strategici. 4) Bombe e razzi sui
rifugi in Siria.
Sul piano, però, pesa l’incognita
dell’intelligence. E fino ad oggi si è
detto che quella americana non ha
abbastanza informazioni. Per riuscire a scovare un capo jihadista serve
ricostruire le sue «abitudini di vita».
Un sentiero che si costruisce con settimane di ricognizione dei droni e di
uomini sul campo contrastati dal
controspionaggio dell’Isis che hanno
iniziato a uccidere presunti traditori.
Dunque un programma a lungo termine che può riservare sorprese.
Lo rivelano gli ultimi sviluppi. A
luglio le forze speciali hanno cercato
di liberare il giornalista James Foley
in Siria ma i dati sulla prigione dell’Isis si sono rivelati errati. Lunedì,
droni e caccia hanno condotto un blitz in Somalia. Nel mirino c’era il capo
degli al Shebab, Ahmed Godane. Forse è stato ucciso, i suoi uomini sostengono che «ha riportato ferite», il
Pentagono è alla ricerca di conferme.
In questa guerra i nemici sono lì, si
mostrano in video, postano foto su
Internet, ma quando vogliono diventano fantasmi.
❜❜
La madre Shirley, la madre del giornalista ucciso, il giorno dell’appello alla tv araba Al-Arabiya
giornalista. «Voleva raccontare le
sofferenze dei musulmani sotto il
gioco dei tiranni», ha detto la madre.
Prima di recarsi in Siria, era stato in
Turchia, Libia, Egitto, Bahrein scrivendo reportage di guerra. Ad amici
e parenti diceva di conoscere i rischi.
«Un milione di persone avrebbero
potuto dirgli che stava facendo una
pazzia, a noi che lo guardavamo dall’esterno sembrava così. Ma era
quello che amava fare ed era impossibile fermarlo», ha raccontato un ex
compagno dell’università. «Ti diceva che laggiù era spaventoso, che era
pericoloso. E continuava a tornarci».
Nei giorni scorsi una petizione
firmata da oltre 11.000 persone era
apparsa sul sito della Casa Bianca:
chiedeva a Obama «di usare ogni
mezzo» per salvare Steven Sotloff.
Alla notizia della decapitazione ieri,
messaggi di orrore e di dolore si sono riversati sui social media, accanto a ricordi affettuosi, a sue foto con
l’elmetto e ad appelli a ripensare a
lui non con il coltello alla gola, ma
per il suo lavoro. Sono stati «linkati»
diversi suoi vecchi articoli, accomunati dal tentativo di raccontare il
punto di vista della gente locale nelle crisi più brutali. In Egitto diede
voce ai sostenitori della Fratellanza
Musulmana: «La gente ha votato per
Morsi — gli disse uno di loro — e
ora chiede perché una minoranza ha
deciso che non può governare». In
un altro articolo per la rivista Time
sulla Libia, pubblicato dopo l’assassinio del console americano Stevens
a Bengasi, Sotloff scrisse parole profetiche: «I libici temono che il Paese
stia crollando lentamente intorno a
loro».
Su Twitter, dove si descriveva come «filosofo cabarettista di Miami»,
Steven rivela il suo senso dell’umorismo: nell’ultimo tweet, scritto il 3
agosto, il giorno prima della scomparsa, si doleva degli insuccessi dei
«Miami Heat», la sua squadra di
basket del cuore. Anche quand’era
in Siria, la sua Florida non era troppo lontana. E la madre, fino all’ultimo, ha sperato di poterlo riportare a
casa. «Voglio solo quello che ogni
madre vuole: poter vivere per vedere
crescere i figli dei propri figli».
Viviana Mazza
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JACOBCOHEN.IT
italia: 51575551575557
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
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La sfida degli estremisti L’intelligence
I controlli
Le intimidazioni
del Califfato che
ha minacciato i
«governi che
entrano nella
malvagia
alleanza con
l’America contro
lo Stato Islamico»
affinché «si tirino
indietro» hanno
fatto alzare i livelli
di attenzione
antiterrorismo
anche in Italia
(nella foto,
controlli nello
scalo di Malpensa)
Adesso cresce l’allerta anche per gli italiani rapiti
Diventa più difficile per la diplomazia
mantenere aperti i negoziati
Si riunisce il Comitato per la sicurezza
ROMA — L’ultimo contatto è
avvenuto una decina di giorni fa
ed era servito a rassicurare sulla
«buona salute delle ragazze». Il
«canale» per riportare a casa Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le
due cooperanti rapite in Siria la
notte tra il 31 luglio e il 1° agosto
scorso, rimane aperto. Ma nessuno può negare che la decapitazione del giornalista statunitense
Steven Joel Sotloff e soprattutto la
minaccia di riservare lo stesso destino all’ostaggio britannico David Cawthorne Haines, abbiano
ulteriormente aggravato una situazione già delicatissima. E fatto
salire i timori per la sorte di tutti
gli occidentali tuttora nelle mani
dei jihadisti.
A far paura adesso è la scansione dei tempi scelti dai terroristi
con l’uccisione di un prigioniero
ogni dieci giorni e soprattutto con
l’avvertimento «ai governi che
entrano nella malvagia alleanza
con l’America contro lo Stato Islamico» affinché «si tirino indietro
e lascino il nostro popolo in pace». L’Italia è inserita in questo
elenco, soprattutto dopo la decisione di inviare armi direttamente
ai Peshmerga schierandosi ufficialmente con Washington e dunque contro l’avanzata del Califfa-
mente il comitato nazionale per
l’ordine e la sicurezza. Non c’è alcun rischio specifico, nulla di
concreto è stato finora segnalato
dagli 007 italiani, né dai servizi
segreti stranieri su pericoli imminenti che possano riguardare il
to. E ciò la espone come bersaglio nostro Paese. Il monitoraggio efanche per quanto riguarda possi- fettuato dall’Antiterrorismo del
bili attacchi che potrebbero essere Viminale e dagli specialisti del
pianificati in questa «guerra san- Ros dei carabinieri non fornisce
ta» che i massimi rappresentanti alcuna indicazione di minaccia.
dell’Isis hanno detto più volte di Ma gli analisti sono concordi nel
voler combattere nei video tra- ritenere che il livello di attenzione
smessi nelle ultime settimane.
debba rimanere alto non potendo
È una situazione di altissima escludere un’azione isolata o cotensione che rende naturalmente munque un possibile attacco nei
irta di ostacoli l’attività condotta confronti dei cittadini italiani, in
dalla diplomazia e dall’intelligen- particolare contingenti militari,
ce per mantenere aperto il nego- che si trovano all’estero.
ziato con i rapitori delle due gioIn questo quadro si inserisce
come priorità il
negoziato per il
rilascio delle
cooperanti catI giornalisti rapiti in Siria
turate un mese
secondo Cpj.org (Committee
fa ad Aleppo. Le
to Protect Journalists)
rassicurazioni
fornite dai
vani. Anche tenendo conto che il «mediatori» sulla sorte di Greta e
conflitto siriano è in una fase acu- Vanessa accreditano l’ipotesi che
ta e gli scontri tra le varie fazioni si le due ragazze siano state affidate
sono fatti più intensi.
a un gruppo di connotazione «poIeri sera, dopo la conferma del- litica» ma che non siano gestite
l’assassinio di Sotloff con la gesta direttamente dall’Isis. Proprio per
dei fondamentalisti di «postare» questo la Farnesina ha più volte
sul web le immagini girate nel de- evidenziato la necessità di manteserto, è scattata un’ulteriore aller- nere il «massimo riserbo» sulle
ta a questori e prefetti per la pro- trattative avviate per evitare di far
tezione dei possibili «obiettivi». salire il prezzo degli ostaggi e soNei prossimi giorni il ministro prattutto per impedire che possaAngelino Alfano riunirà nuova- no essere cedute a un’altra forma-
80
L’analisi
IL MESSAGGIO È INTERNO ALL’ISLAM
IL JIHADISMO SUNNITA MOSTRA
DI AVERE IL CONTROLLO DEL TERRITORIO
di ROBERTO TOTTOLI
I
primi passi dell’Isis hanno
riempito giornali e media di tutto il mondo. La sistematica eliminazione delle minoranze di ogni
tipo e soprattutto dei cristiani ha
risvegliato timori di una pulizia etnica capace di cancellare un mondo
dalla storia millenaria. Le decapitazioni, spettacolarizzate, hanno saputo toccare i nervi sensibili di un
occidente che rivive i timori del dopo 11 settembre 2001. Eppure ogni
mossa, dalla più efferata alle meno
evidente, segnata della presenza di
questo sedicente nuovo califfato
sembra guardare soprattutto alla
rivalità infinita tra sunniti e sciiti
che proprio nel martoriato territorio iracheno trovano il luogo per
eccellenza in cui scontrarsi.
Il dopo Saddam Hussein e l’occupazione americana avevano rinforzato le speranze della maggio-
ranza sciita di poter finalmente ritagliarsi un ruolo politico importante. L’esplosione negli anni
dell’occupazione americana del
terrorismo settario e poi le politiche poco accorte dei governi a guida sciita non hanno facilitato la pacificazione, anzi hanno accresciuto
instabilità e i timori di una frantumazione del Paese. La crescente autonomia del nord curdo aveva ulteriormente ridotto la capacità di
controllo dei governi iracheni. E infine è giunto l’Isis, che ha tolto
un’altra ampia regione dal controllo centrale e offerto il fianco ai sogni, magari utopici, di un califfato
sunnita dichiaratamente anti-sciita.
La controffensiva governativa
irachena, aiutata dalla comunità
internazionale, e le prime azioni
anti-sunnite sul terreno riconquistato sono ora seguite dalla macabra regolarità delle decapitazioni
da parte dell’Isis. Decapitazioni che
colpiscono ostaggi occidentali come Sotlof o ribelli curdi, ma il cui
obiettivo primario è quello di mostrare soprattutto alla controparte
sciita che il califfato è in grado di
controllare il suo territorio. Cristiani o occidentali sono quindi le vittime di questo macabro rituale ripreso da telecamere e diffuso
ovunque, ma musulmani sono i
primi destinatari del messaggio: il
jihadismo sunnita è in grado di
controllare il territorio iracheno e
non demorde davanti agli attacchi
governativi.
I tre anni seguiti alla fine dei vecchi equilibri regionali dopo le primavere arabe hanno del resto accentuato lo strisciante e mai sopito
scontro tra sunniti e sciiti. Sebbene
tante e diverse sono le cause dei
conflitti, mai come negli avvenimenti degli ultimi mesi il contrasto
era diventato scontro aperto. Il
zione intenzionata a utilizzarle
per la propaganda dei fondamentalisti. Una precauzione che vale
anche per padre Paolo Dall’Oglio,
catturato in Siria un anno fa e del
quale da tempo non si hanno notizie, tanto che i suoi familiari si
sono appellati ai rapitori affinché
facciano almeno sapere se è ancora vivo.
La gestione dei precedenti sequestri di italiani in Siria ha consentito all’Aise, l’Agenzia di informazione e sicurezza esterna, di
creare una «rete» di contatti effi-
Gli italiani sequestrati
Vanessa Marzullo
20 anni, di Brembate
(Bergamo), cooperante
indipendente.
È stata rapita in Siria
il 6 agosto scorso, insieme
all’amica Greta Ramelli
Greta Ramelli
21 anni, di Besozzo,
nel Varesotto, cooperante.
È stata sequestrata in
Siria il 6 agosto scorso,
insieme con Vanessa
Marzullo
I contatti
Dieci giorni fa l’ultimo contatto
per il rilascio delle due
cooperanti sequestrate in Siria
In 6 nelle mani degli estremisti
cienti, canali di dialogo che sinora
hanno mostrato di funzionare. E
proprio questo alimenta la speranza che, con tempi che naturalmente non potranno essere brevi,
si possa ottenere la liberazione
delle cooperanti, evidenziando il
loro impegno nei confronti della
popolazione e la scelta di recarsi
in Siria, sia pur senza avere alcuna
esperienza di quelle zone e del
«teatro di guerra», esclusivamente per aiutare la popolazione e in
particolare i bambini.
Fiorenza Sarzanini
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Marco Vallisa
53 anni, di Cadeo
(Piacenza), tecnico della
Piacentini Costruzioni.
Esperto in perforazioni, è
stato preso in ostaggio in
Libia lo scorso 5 luglio
Gianluca Salviato
48 anni, di Trebaseleghe
(Padova), tecnico per la
Ravanelli di Venzone
(Udine). È stato rapito in
Libia il 22 marzo 2014 in un
cantiere
Padre Paolo Dall’Oglio
59 anni, romano, fondatore
della comunità monastica
Mar Musa ad al-Nabk, in
Siria, dove ha vissuto 30 anni.
Lì è stato rapito il 29 luglio
2013
Giovanni Lo Porto
38 anni, di Palermo,
cooperante per l’Ong
tedesca Welt Hunger Hilfe,
rapito in Pakistan il 19
gennaio 2012, assieme a un
suo collega
jihadismo che si è affermato tra
Africa sub-sahariana e Siria e Iraq è
ideologicamente vicino al salafismo. E per i salafiti gli sciiti sono
considerati alla stregua di eretici, e
degni dell’avversione che si riserva
ai miscredenti.
Nella lunga storia della Fratellanza Musulmana e del radicalismo
islamico i rapporti erano segnati da
antipatie e contrasti, raramente da
scontri aperti e da conflitti sul campo come sta ormai avvenendo. E
l’Iraq, in tale quadro, è il terreno
per eccellenza di un conflitto insanabile e che nessuno sembra in
grado di ricomporre. E in cui l’occidente rischia di svolgere il ruolo di
un terzo incomodo semplicemente
usato come bandiera ideologica,
come un avversario su cui mostrare
la propria inflessibilità. Oggi quel
che resta dell’Iraq è una maggioranza sciita, frustrata e lontana dai
suoi obiettivi politici, e un califfato
forse senza futuro ma con sbandierati propositi di liquidazione di
ogni altra presenza: cristiani, yazidi, curdi, turcomanni e anche gli
sciiti. È un progetto, quello dell’Isis, certo impossibile da realizzare, ma che rende impossibile anche
ogni conciliazione.
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Primo Piano
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
La crisi Il fronte dell’Est
Pronta la lista delle sanzioni contro Mosca
Manovre della Nato, partecipa anche l’Italia
Altissima tensione sull’Ucraina, mentre i separatisti conquistano terreno
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
Tappe di una crisi
La Crimea e l’inizio
delle tensioni
La crisi ucraina è quella
che più ha danneggiato
le relazioni tra Nato e
Russia dai tempi della
Guerra fredda. Tutto ha
inizio con l’annessione
della Crimea alla Russia
il 18 marzo scorso. La
Nato sospende il 1°
aprile la cooperazione
civile e militare con
Mosca ma la situazione
non migliora: nelle zone
dell’Ucraina a
maggioranza russofona
si accendono scontri tra
separatisti filo Mosca e
forze regolari di Kiev
BRUXELLES — Il Cremlino intima
alla Nato, agli Usa, di non avvicinarsi
ai confini russi con i loro soldati e
cannoni, perché questa sarebbe già
una «minaccia esterna»: «e se accadrà, cambieremo la nostra strategia
militare». Il resto è lasciato all’immaginazione, o alle paure, di ogni cittadino europeo. Ma intanto sta già accadendo, i fatti scavalcano le parole,
nell’Est Europa che brucia i colossi
del mondo sono ormai faccia a faccia.
Barack Obama parlerà oggi in Estonia: alle «sue» truppe, truppe americane, schierate a meno di un’ora dalla
frontiera dell’impero di Putin. Nelle
stesse ore, carri armati, aerei e batterie missilistiche della Nato con 4 mila
soldati (10 mila, secondo altre fonti)
di vari Paesi membri — Italia compresa — marceranno nella stessa
Estonia e in altre regioni baltiche, per
quella che si annuncia come la più
importante esercitazione dell’Alleanza negli ultimi 25 anni. E solo in parte
sarà una simulazione. È già in fase di
progetto avanzato, infatti, la creazione di una forza Nato di pronto impiego, in grado di reagire a qualsiasi
emergenza in 48 ore, e di portarsi entro questi termini di tempo nelle regioni baltiche: proprio come accaduto in Crimea, vi sono infatti minoranze russe che cominciano ad agitarsi in
Estonia e Lettonia, e perfino nel lontanissimo Kazakhistan, quasi che
l’impero defunto dell’Urss fremesse
nella sua tomba.
Le manovre militari di questi giorni collauderanno al massimo i nervi
di tutte le parti in gioco: in alcuni
punti, non più di pochi chilometri separano già le batterie lanciarazzi Grad
(le temute «Grandine», ereditate da
Stalin) dalle piste destinate agli aerei
«invisibili» Stealth. Mentre a poca distanza, esercito ucraino, miliziani
russi ed esercito regolare russo continuano a combattere fra loro (2.600 i
morti da aprile a oggi) e già si preparano ad affrontarsi per Mariupol, 500
mila abitanti, città sul Mar d’Azov: e
importante nodo strategico decisivo
per la creazione di quello «Stato autonomo» che Putin sta disegnando nel
cuore dell’Ucraina, fin dai giorni dell’assalto alla Crimea. Quasi ovunque,
le truppe ucraine appaiono in ritirata.
Il fine delle manovre Nato è aperto,
dichiarato: proteggere da ogni aggressione un qualunque Paese membro dell’Alleanza, secondo l’articolo 5
del Trattato che impegna appunto
tutti alla difesa comune (perciò verrebbero difese la Polonia, o le nazioni
baltiche, ma non — ancora — l’Ucraina spaccata in due, che della Nato non
fa parte). C’è poi anche un fine in codice, che ha un unico destinatario, seduto al Cremlino: far capire che lo
smembramento dell’Ucraina, così come ventilato da Putin, non potrà impunemente ribaltare gli equilibri geostrategici dell’Europa.
Il messaggio passa anche attraverso l’annuncio di nuove sanzioni Ue
contro la Russia. Lo ha fatto ieri, in
un’audizione all’Europarlamento, Federica Mogherini, appena nominata
Alto rappresentante Ue per gli affari
esteri e la politica di sicurezza comu-
Verso Mariupol
Miliziani filorussi e soldati di
Mosca continuano a
combattere contro gli ucraini.
Prossima battaglia: Mariupol
ne (mai carica fu più appropriata, in
questo momento storico): «se il partenariato strategico fra Mosca e la Ue
non esiste più — ha detto fra l’altro —
è responsabilità di Mosca». Quanto
alle nuove sanzioni, la Commissione
europea le sta discutendo proprio ora
e verranno comunicate entro venerdì.
Un po’ prima di quella sorta di ultimatum lanciato sabato scorso, al vertice Ue di Bruxelles, dalla cancelliera
Angela Merkel: «entro sette giorni
constateremo se Mosca ha cambiato
linea o no».
Al di là delle misure in dettaglio, da
fonti Ue si sa già che le sanzioni dovranno «limitare ancor più» l’accesso
delle banche e delle società finanziarie russe ai mercati di capitali. Questo
significherà, per esempio, imporre
alle banche statali di Mosca nuovi divieti di offrire i loro titoli nei Paesi
dell’Unione. Dmitry Rogozin, vicepremier russo, ha già commentato su
Twitter: «Tutte queste sanzioni non
valgono un granello della sabbia della
terra di Crimea, ora restituita alla
Russia».
Luigi Offeddu
[email protected]
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La Nato e l’adesione
degli Stati cuscinetto
Il 29 agosto l’Ucraina
annuncia l’intenzione di
riavviare il processo di
adesione alla Nato,
scatenando l’ira di
Mosca. Il Cremlino
minaccia l’intervento
diretto se Kiev aderirà
all’Alleanza Atlantica.
La Russia, dalla caduta
dell’Impero Sovietico,
ha perso uno dopo
l’altro «Stati
cuscinetto» come
Repubblica Ceca,
Ungheria e Polonia
(1999): ma il domino
non si ferma
L’Europa, le sanzioni
e le «contromisure»
Sin dall’annessione
della Crimea alla Russia,
Europa e Stati Uniti
hanno varato sanzioni
economiche crescenti,
prima contro singoli
esponenti del governo
di Putin, poi contro
società e commerci. La
Russia, dal canto suo,
ha replicato con
contromisure che
hanno bloccato
ulteriormente i rapporti
commerciali tra le parti:
esportazioni quasi
annullate e negozi e
supermercati russi vuoti
Le manovre militari
e il rischio conflitto
Da ieri, e fino all’8
settembre, la Nato ha
dato il via a una grande
esercitazione militare
denominata «Steadfast
Javelin II»: 2 mila soldati
e centinaia di mezzi
corazzati (è presente
anche l’Italia), in azione
tra Polonia, Germania e
Stati baltici con la
dichiarata intenzione di
«rassicurare i Paesi
dell’Europa orientale».
Mosca ha reagito prima
con rabbia poi
invocando «colloqui»
distensivi
Nostalgia
Un miliziano
filorusso, a
Donetsk, in
Ucraina, vicino a
un blindato con
il simbolo
dell’Urss
Il reportage
La piccola Repubblica, poco più di un milione di abitanti e una storia di successo, è un avamposto sul lungo confine orientale
Estonia, paradiso in trincea davanti all’Orso russo
Oggi arriva Obama che promette protezione
I tank del Cremlino potrebbero entrare in 3 ore
DAL NOSTRO INVIATO
TALLINN — I tetti aguzzi di questa piccola capitale che sembra uscita da una fiaba di Hans Christian Andersen riflettono la luce di un tramonto
caldo, appena velato. La gente nelle piazze del centro mangia zuppa di formaggio, il piatto nazionale,
e si gode questo supplemento d’estate (anche se
oggi qualcuno è rimasto a casa per via delle misure
di sicurezza imposte dall’imminente visita di Barack Obama). I musicisti di strada cantano canzoni
spensierate sui loro palchi improvvisati. Tallinn,
capitale della più settentrionale delle Repubbliche
baltiche, l’Estonia (piccola per superficie, come
Piemonte e Lombardia messi insieme, addirittura
minuscola per popolazione, appena un milione e
300 mila abitanti) sembra un’oasi di tranquillità e
benessere nel cuore dell’Est europeo: una piccola
Svizzera finnica ad alto reddito col livello di informatizzazione più elevato d’Europa tanto nel pubblico quanto nel privato.
Ma basta allontanarsi di poco dal centro, una
passeggiata di venti minuti, per trovarsi in un
quartiere assai più grigio delle piazze del centro, tra
bar e bistrò affollati di gente di origine russa che
qui vive come in una «enclave»: non hanno mai
imparato l’estone, una lingua complicatissima di
ceppo finnico, con ben 14 casi, faticano a trovare lavoro e, spesso, non hanno nemmeno la cittadinanza, pur essendo nati in Estonia o avendo risieduto a
lungo nel Paese: il «passaporto grigio» che hanno
in tasca, una specie di permesso di soggiorno, ne fa
una sorta di cittadini di serie B. Niente diritto di voto, niente impieghi pubblici se non imparano a
parlare l’estone superando un severo esame presso
l’Ispettorato del linguaggio.
«L’Estonia ha creato una polizia della lingua per
discriminare la minoranza russa» ha accusato
qualche tempo fa Russia Today. E — fin dal marzo
scorso, i giorni dell’occupazione della Crimea —
Vladimir Putin ha minacciato ritorsioni contro la
presunta ghettizzazione della minoranza russa dell’Estonia, più di un quarto della popolazione totale.
Ma quella che Mosca propaganda, con qualche successo anche in Occidente, come discriminazione,
per il governo estone (in cima a tutte le classifiche
internazionali in quanto a libertà economiche e po-
La minoranza
Il ruolo della minoranza russa nel
Paese «ghettizzata» secondo
le accuse di Mosca
e discriminata per la lingua
litiche) è una semplice precauzione dopo l’immigrazione forzata e la russificazione imposta dal regime sovietico nei decenni dell’occupazione. I nati
dopo la dissoluzione dell’Urss e l’indipendenza
(1991) sono cittadini estoni anche se figli di russi.
Tutto questo, però, a Putin interessa poco. Davvero l’Estonia rischia, allora, insieme alle altre due
Repubbliche baltiche con forti minoranze o influenze russe, Lituania e Lettonia, di fare la fine dell’Ucraina?
Fin qui ben pochi, in Occidente, hanno messo in
conto una possibile occupazione russa dell’Estonia, visto che questo Paese, come le altre Repubbliche baltiche e la Polonia, fa ormai parte, oltre che
della Ue, anche della Nato che, in base all’articolo 5
del suo Trattato, sarebbe obbligata a difenderla in
caso di aggressione così come dovrebbe fare per un
attacco all’Italia, alla Francia o alla Germania. Il neoimperialismo di Putin, è stato fin qui il ragionamento prevalente, si fermerà ai confini della Nato.
Nelle ultime settimane, però, questa certezza ha
cominciato a traballare davanti all’atteggiamento
Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
Le forze in campo
«Steadfast Javelin II»
«Viaggiare leggeri e assestare colpi
pesanti». È stata questa la sintesi che il
segretario generale della Nato, Anders
Fog Rasmussen, ha usato per descrivere quello che la Nato ha in mente per
dare forza alla sua «diplomazia coercitiva» nei confronti della Russia in occasione della crisi ucraina. Il concetto
di questa diplomazia è semplice: si
tratta ma si applica anche una certa
quantità di pressione, militare e/o di
altra natura (per esempio le sanzioni
economiche), in modo da convincere
l’avversario che una posizione troppo
rigida potrebbe avere conseguenze
gravi. L’Alleanza Atlantica ha pensato
di rendere più credibile la deterrenza
allestendo una forza di reazione rapida
capace di spiegarsi sul terreno in 48
ore. La risposta russa, finora solo verbale, non si è fatta attendere: Mosca
procederà a una revisione della sua
dottrina tattico-strategica per tenere
conto dei «nuovi pericoli e minacce». Il
problema della Nato, il Patto Atlantico
costituito nel 1949 in chiave antisovietica, è quello tradizionale di un’alleanza il cui socio più forte, gli Stati Uniti, è
separato dai suoi partner da migliaia di
chilometri di oceano. Non solo: la Nato
è un’alleanza difensiva, l’articolo 5 del
Trattato che ne ha sancito la nascita
prevede la risposta militare solo se uno
Stato membro viene attaccato. Nessuna azione preventiva è possibile, il primo colpo devono spararlo gli avversari.
All’epoca della Guerra fredda e prima del crollo dell’Urss la soluzione era
di mantenere in Europa, in Germania
Ovest, un solido (e costoso) nucleo di
forze corazzate americane che, insieme
ai soldati degli altri Paesi occidentali,
tenesse duro quel tanto da consentire
l’arrivo di rinforzi dagli Stati Uniti. Da
allora molto è cambiato, le necessità di
bilancio si sono fatte ovunque stringenti, e nel 2012 gli Usa hanno completato il ritiro della prima divisione corazzata e della prima divisione di fanteria, lasciando in Europa solo forze
leggere, cavalleria e paracadutisti, per
un totale di circa 8 mila truppe combattenti. «Il ritiro delle forze pesanti —
spiega Pietro Batacchi, direttore di Rid,
Rivista italiana difesa — ha creato un
problema strategico perché ha lasciato
un vuoto in Europa mentre il confine
della Nato si spostava verso est e la
Russia, dopo anni di declino e sotto la
guida di Putin, riprendeva a spendere
per la difesa».
Le forze leggere sono poco costose e
possono essere spiegate con rapidità in
caso di crisi, ma tolgono credibilità alla
minaccia militare. La soluzione che
hanno trovato gli americani, attual-
OBIETTIVO: addestrare oltre 2mila uomini in vista
della creazione di una nuova forza di reazione
rapida in grado di arrivare dove serve in soli
2 giorni (quella attuale ne impiega 5)
Bulgaria
Canada
Republica Ceca
Estonia
Italia
Lettonia
Artiglieria pesante
Lituania
Polonia
Romania
Slovenia
Regno Unito
Usa
ESTONIA
«Grafenwoehr»
ESERCITAZIONE
SABER JUNCTION
Dal 25 agosto
all’11 settenbre
5.800 soldati
4,4 4,4
783
LETTONIA
76 5.310
5.436
LITUANIA
11.800
48
2.550
1.389
99.300
106
R. Ceca
GERMANIA
Le spese della difesa
nel 2012 in % del Pil
Slovenia
2,5
ESERCITAZIONE
ANAKONDA
In autunno
12.000 soldati
RUSSIA
5.750
POLONIA
893
Gran Bretagna
68 SLOVACCHIA
15.850
30
20
ROMANIA
UNGHERIA
899
68
26.500
30
437
14
69
UCRAINA
510.600
71.400
2,3 2,3
1,9 1,9
1,7
I profughi
sono oltre
mezzo milione
Aerei
334
Da gennaio dispiegati una
cinquantina di blindati Usa
Obiettivo: mantenere in Europa
un minimo di equipaggiamento
pesante da poter spostare
velocemente dove necessario
Il bilancio Onu
Carriarmati
CRIMEA
ITALIA
BULGARIA
1,4 1,4
1,0 0,9
0,8
80
42
311
31.300
TURCHIA
7.822
2.504
Us
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Sp ia
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na
Piani militari
Al prossimo vertice in
Galles, la Nato metterà
a punto una forza di
intervento rapido con
4 mila soldati
Stati partecipanti
Esercitazione Nato da ieri fino all’8 settembre
con centinaia di blindati, aerei e soldati.
L’Italia invia 90 parà della Folgore
845.000
= nuove basi Nato
In ognuna di queste basi
dovrebbero stazionare
fino a 600/800 militari
Soldati
352
Fonti: Nato, FT, Reuters, Der Spiegel, FAZ
CORRIERE DELLA SERA
L’Alleanza metterà base nell’Est
E Putin riscrive la sua dottrina
Due nuove strategie: come cambierà il confronto sul terreno
Il passato
All’epoca della Guerra fredda
gli Stati Uniti mantenevano in
Germania Ovest un
contingente grande e costoso
Il futuro
Washington progetta ora di
lasciare in Europa carri
armati e blindati pronti all’uso
dei soldati inviati dall’America
sempre più aggressivo del presidente russo che è
sembrato voler sfidare apertamente Washington e
l’Alleanza Atlantica rendendo palese l’invasione
«strisciante» dell’Ucraina proprio alla vigilia del
vertice Nato di Cardiff, in Galles.
È proprio per questo che Obama ha deciso di venire a Tallinn, a rassicurare gli alleati baltici, prima
del summit dell’organizzazione militare transatlantica. Ma, anche se a ottobre qui arriverà un certo numero di tank americani «Abrams» nell’ambito
delle esercitazione e della rotazione nel dislocamento di forze Nato nei Paesi dell’Est, le garanzie
militari che l’Alleanza può offrire all’Estonia sono
limitate. Priva di un’aviazione e di armamenti pesanti per le forze di terra, senza protezioni naturali
ai confini e senza basi permanenti della Nato sul
suo territorio, l’Estonia potrebbe essere occupata
da Putin in poche ore. Per capirlo basta arrivare a
Narva, cuore dell’enclave russa, 200 chilometri a
est di Tallinn.
La cittadina, 60 mila abitanti, è separata dal territorio russo da un ponte lungo appena 400 metri.
Basterebbero tre ore ai «tank» russi per arrivare fino alle coste del Baltico, ha scritto l’analista del
Center for European Politics Edward Lucas. Spiazzerebbero la nuova forza di intervento rapido che la
Nato sta cercando di mettere in campo, operativa
mente sperimentata nella base tedesca
di Grafenwoehr, è quella di lasciare in
Europa un certo numero di carri armati
Abrams e di veicoli blindati trasporto
truppe Bradley insieme al loro supporto logistico (carburante, munizioni, assistenza tecnica). I reparti che, in caso
di bisogno, utilizzeranno questi mezzi
dovranno arrivare a rotazione in aereo
dagli Stati Uniti e trovare tutto pronto
per un eventuale impiego. L’entità (si
parla di 4.000 uomini) e la disposizione della nuova forza di intervento rapido della Nato dovranno essere decise
dal vertice dell’Alleanza che si riunirà
domani in Galles, in Gran Bretagna. «È
però ipotizzabile che la nuova forza
possa seguire lo stesso criterio, su scala
maggiore — continua Batacchi — cin-
7
que basi in Paesi confinanti con la Russia ben dotate di mezzi, capaci di costituire reparti di pronto intervento con
equipaggiamento pesante grazie all’arrivo di soldati Nato, soprattutto americani, trasportati per via aerea».
In che consisterà la risposta russa?
L’ex Armata rossa ha dimostrato scioltezza nell’affrontare la crisi ucraina, ribaltando in pochi giorni la situazione
militare. Tuttavia il materiale è tecnologicamente arretrato (i carri armati
più moderni, i T-90, risalgono a 20 anni fa), le dottrine di impiego, basate
sull’uso di grandi unità con enorme
potenza di fuoco ma con difficoltà di
comunicazione e controllo, risultano
antiquate, l’addestramento lascia a desiderare. Gli esperti ipotizzano che si
procederà nella riforma avviata nel
2008 e poi frenata dalla burocrazia militare timorosa di perdere potere e stipendi: riduzione drastica del personale, addio alle divisioni sotto organico
da riempire di coscritti solo in caso di
bisogno per lasciare spazio a brigate
formate da volontari professionisti a
piena forza per l’impiego rapido, ricorso al mercato per l’acquisto di tecnologie da applicare a una nuova generazione di armamenti, aerei ed elicotteri
moderni. Le risorse, grazie al petrolio,
ci sono, anche in presenza delle sanzioni economiche decise dall’Europa.
Ma le sanzioni, si sa, sono parecchio
più lente dei carri armati.
Il conflitto in Ucraina ha
portato oltre mezzo milione
di persone a fuggire dalle
proprie case: in 260 mila si
sono rifugiati all’interno del
Paese e altrettanti hanno
cercato asilo in Russia.
Lo ha comunicato ieri
l’Unhcr, l’agenzia dell’Onu
per i rifugiati, precisando che
il numero degli sfollati
interni in Ucraina è più che
raddoppiato nelle ultime
quattro settimane. L’Unhcr
stima tuttavia che il loro
numero sia «nettamente
superiore» a 260.000, poiché
molti di quelli accolti da
familiari o amici scelgono di
non registrarsi presso le
autorità. «Se non si trova
rapidamente una soluzione,
questa crisi non avrà soltanto
conseguenze umanitarie
devastanti ma anche il potere
di destabilizzare tutta la
regione», è stato l’allarme
lanciato dall’Alto
commissario Onu per i
rifugiati António Guterres.
Per le autorità di Mosca,
complessivamente circa 814
mila cittadini ucraini sono
entrati in Russia dall’inizio
dell’anno, dato in cui sono
incluse le persone che hanno
fatto richiesta di asilo o di
permesso di soggiorno.
Secondo le cifre fornite dalle
autorità russe, il numero di
ucraini arrivati in meno di un
mese come rifugiati è
aumentato di 100 mila unità,
passando dai 168 mila
recensiti il 5 agosto agli
attuali 260 mila. Ma per
l’Unhcr non si tratta che della
«punta dell’iceberg».
«Possiamo dire
verosimilmente che siamo in
presenza di un milione di
profughi in totale» in seguito
all’intensificarsi del conflitto
tra i ribelli filorussi sostenuti
da Mosca e le autorità
ucraine». I profughi che sono
in età militare spesso non si
dichiarano per evitare di
essere reclutati; altri temono
rappresaglie se mai un giorno
torneranno nelle loro case.
Nelle zone dei combattimenti
di Donetsk e Lugansk vivono
ancora 2,2 milioni di persone.
Paolo Rastelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
dopo 48 ore e costringerebbe la Nato a fare i conti
con la sua reale volontà di rispettare obblighi che
risalgono agli anni della Guerra fredda e della Cortina di ferro.
Gli analisti pensano che, per quanto spregiudicato e sfrontato, Putin non farà un passo simile. Ma
non esiste solo l’attacco diretto: in Ucraina Mosca
ha sperimentato le nuove tattiche della «guerra
ibrida» infiltrando, istigando e organizzando la
minoranza etnica russa, debitamente rimpinguata
dai cosiddetti «little green men», soldati che solo
formalmente non fanno più parte dell’esercito della federazione russa.
Gli estoni temono soprattutto questo perché
Narva non è solo la città di confine dalla quale potrebbero arrivare i «tank» del Cremlino: è anche il
luogo di una grande battaglia persa da Pietro il
Grande contro l’esercito svedese nel 1700. L’impe-
Effetto Ucraina
Ma sono in pochi a temere un
effetto Ucraina. Funziona da
deterrente anche il boom
economico dopo l’ingresso nella Ue
ratore russo imparò lì che doveva cambiare tattica,
evitando i confronti in campo aperto e vent’anni
dopo la sua coalizione vinse la Grande guerra del
Nord sconfiggendo gli svedesi. Forse una fonte di
ispirazione per Putin le cui ambizioni neoimperiali
sono ormai abbastanza chiare.
La speranza è che una situazione simile non si
materializzi perché, nonostante i disagi per il ruolo
marginale ricoperto nella società estone, la minoranza russa in Estonia ha comunque migliorato sostanzialmente le sue condizioni di vita. I più sono
consapevoli di vivere in un Paese libero, democratico e molto più ricco della Russia. La spinta alla ribellione non è forte come in alcune parti dell’Ucraina. «Questa non è la Crimea, qui nessuno ha voglia
di combattere per il Cremlino contro l’Estonia» è la
tesi di Aleksandr Dusman, un imprenditore di Narva di origini russe che nella Repubblica baltica ha
sempre fatto buoni affari. Di ribelli in giro, in effetti, per ora non se ne vedono. Ma non è il caso di abbassare la guardia. Secondo gli analisti il Cremlino
preparava da anni l’attacco all’Ucraina. E i sondaggi
fatti tra i russi dell’Estonia dicono che favorevoli e
contrari alla presenza di truppe russe in Crimea
grosso modo si equivalgono.
Massimo Gaggi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
8
Primo Piano
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Parlamento Il caso
Napolitano: basta rinvii su Csm e Consulta
Lettera contro lo stallo politico sulle nomine. Grasso e Boldrini: richiamo opportuno
Le reazioni
Adesso i partiti
si impegnano:
«Ritardo grave,
faremo in fretta»
ROMA — «Ha straragione».
Luigi Zanda, capogruppo pd al
Senato, sintetizza così gli
apprezzamenti piovuti per la
strigliata del presidente,
Giorgio Napolitano, al
Parlamento che ancora non ha
nominato i nuovi otto membri
laici del Consiglio superiore
della magistratura e i due
giudici costituzionali mancanti.
«Il capo dello Stato ha fatto
benissimo a sottolinearlo e ad
invitare le Camere a fare in
fretta a concludere queste
votazioni. Lo dobbiamo fare e
molto in fretta». dice Zanda,
all’unisono con
l’apprezzamento già espresso
dai presidenti di Camera e
Senato. Ma cosa vuol dire in
fretta? «Subito — assicura
Zanda — alla prima votazione».
Giacomo Caliendo, senatore di
Forza Italia ed ex
sottosegretario alla Giustizia,
sorride: «Cosa penso dell’invito
a fare presto del capo dello
Stato? Il ritardo c’è. È obiettivo.
Non c’è stato il tempo di farlo
ad agosto». E ora? «Ora c’è
questo richiamo — aggiunge
Caliendo — si farà quando i
gruppi parlamentari troveranno
l’accordo sui nomi. Credo che
da domani (oggi ndr) già
cominceranno gli incontri tra i
partiti». Ma è proprio
necessario che i nuovi eletti
siano scelti fra i graditi alla
politica? «Siccome per essere
eletti serve la maggioranza dei
due terzi o la maggioranza
assoluta dei voti bisogna
mettersi d’accordo — spiega il
senatore forzista. La cosa
essenziale è capire quanti siano
i seggi che spettano a ciascun
partito per le elezioni dei
membri del Csm. Per i giudici
della Corte costituzionale è più
semplice: uno spetta alla
maggioranza e l’altro
all’opposizione. Ma l’accordo
deve essere complessivo».
«È evidente che se non si è
trovata un’intesa è perché i
partiti non si sono accordati —
evidenzia Pino Pisicchio
presidente del gruppo misto
alla Camera — ma sono
d’accordissimo con il capo dello
Stato, bisogna fare presto.
Abbiamo avuto tutto il tempo
per riflettere. Ora la riflessione
deve avere un esito. Andiamo a
concludere questa complicata
ma necessaria partita». «Del
resto — fa notare Pisicchio, che
è anche docente di Diritto
costituzionale — non è che non
ci siano personalità adeguate a
svolgere quel ruolo. Tenuto
conto, per giunta, che al
diventare via via più fragile
della politica la Corte
costituzionale ha rappresentato
un presidio fondamentale».
«Non a caso — conclude il
deputato del Centro
democratico — la riforma
elettorale ha trovato il suo
“start” proprio da una sentenza
della Consulta».
Virginia Piccolillo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — Nei mesi scorsi s’era
raccomandato con il ministro della
Giustizia e col presidente del Consiglio, ma inutilmente: nonostante gli
inviti del capo dello Stato, il Parlamento non è riuscito a eleggere i due
giudici costituzionali che è chiamato a scegliere, né gli otto membri
«laici» del nuovo Consiglio superiore della magistratura. Un nuovo appuntamento è fissato per mercoldì
10 settembre, e per evitare altre «fumate nere» Giorgio Napolitano ha
compiuto un passo formale, rivolgendosi ai presidenti del Senato e
della Camera. «Confido che entrambi vi adopererete — ha scritto a Pietro Grasso e Laura Boldrini — presso i gruppi parlamentari per conseguire le convergenze tra maggioranza e opposizioni necessarie per il
raggiungimento delle maggioranze
richieste». E ancora, a sottolineare
l’urgenza e di un appello che sembra
un ultimatum: «Si tratta di adempimenti non ulteriormente differibili,
poiché due giudici della Corte sono
cessati dall’incarico il 28 giugno
scorso, e il Csm ha concluso il suo
mandato il 31 luglio; entrambi gli
organi saranno inoltre chiamati ad
affrontare, nei prossimi mesi, importanti scadenze».
Più di così, il presidente della Repubblica non poteva fare. E se ha deciso di spingersi fino a una sorta di
«messa in mora» del Parlamento,
evidentemente, teme ulteriori tentennamenti e rinvii. Com’è successo
dopo le esortazioni rivolte al capo
del governo e al Guardasigilli. In realtà la questione riguarda Matteo
Renzi più nella sua veste di segretario del Partito democratico che di
presidente del Consiglio; è il partito,
infatti, che deve raggiungere con le
altre forze politiche l’intesa che consenta ai candidati di ottenere le
«maggioranze qualificate» dei tre
quinti dei componenti le assemblee
per i giudici costituzionali e dei votanti per i membri del Csm. Finora
Renzi non è stato in grado di raggiungere l’obiettivo. Ne è derivata
una valanga di schede bianche, che
ha già prodotto conseguenze.
L’elezione del presidente della
Corte costituzionale per soli tre mesi
— Tesauro, votato a luglio, lascerà
l’incarico a novembre — è stata giustificata anche con la circostanza che
la Consulta non era al completo.
Scelta criticabile e criticata, a cui s’è
giunti con l’alibi dell’inerzia parlamentare, sostenendo che un presidente di lunga durata debba essere
nominato dall’organo nella pienezza
del suo organico; una soluzione
transitoria, insomma, dovuta all’inadempienza dei partiti.
Il nuovo Csm invece, di cui i giudici hanno già scelto i 16 rappresen-
tanti togati, non s’è potuto insediare
a causa del ritardo del Parlamento.
Ne è derivata una proroga del precedente, scaduto il 31 luglio, all’interno del quale c’è stata qualche scintilla per il tentativo di accelerare i
tempi sulla nomina del nuovo procuratore di Palermo; nomina bloccata da una lettera giunta dal Quirinale nella quale il capo dello Stato
(che è pure presidente dell’organo
di autogoverno dei giudici ) invitava
a coprire prima gli uffici direttivi vacanti da maggior tempo. Ormai alla
prossima scadenza mancano solo
sette giorni, ma se pure l’appuntamento del 10 settembre dovesse andare a vuoto, il precedente Consiglio
potrebbe ricominciare ad affrontare
le pratiche pendenti nel pieno dei
suoi poteri prolungati; compresa la
nomina alla Procura palermitana.
Tuttavia le parole di Napolitano
nella lettera a Grasso e Boldrini suonano perentorie: «È indispensabile
che le forze politiche rappresentate
in Parlamento, benché pressate da
Le scelte
Manca l’intesa sui due
nomi per la Corte
costituzionale e sugli otto
laici del Consiglio
numerosi impegni, dedichino nel
corso di questa settimana l’attenzione necessaria per compiere le lori
scelte e garantire l’esito positivo delle prossime votazioni». E i presidenti di Camera e Senato hanno subito
espresso «totale condivisione per il
richiamo del capo dello Stato, che
rafforza ulteriormente le sollecitazioni» che essi stessi avevano già rivolto capigruppo di Montecitorio e
Palazzo Madama.
In totale, deputati e senatori sono chiamati a indicare
dieci nomi. Il
listino delle
quotazioni dei
candidati è fermo a prima della pausa estiva, in attesa delle prossime riunioni da dove
deve uscire la lista definitiva. Alla
Corte costituzionale è previsto che
vada un rappresentante scelto dal
centro-sinistra e uno dal centro-destra. Tra le ipotesi circolate: Augusto
Barbera, Luciano Violante e l’ex ministro Paola Severino da un lato; Donato Bruno, Niccolò Ghedini, Antonio Catricalà, Ignazio La Russa dall’altro. Ma visti i mancati accordi, è
possibile che si vada su altri nomi.
Più complessa la scelta degli otto
«laici» del Csm; perché la spartizione tra i partiti prevede uno spettro
24
più ampio, e perché tra quegli otto
l’organo di autogoverno dovrà poi
eleggere il vicepresidente. Cinque
rappresentanti spettano alla maggioranza (quattro al Pd e uno al
Ncd), tre alle opposizioni (uno a
Forza Italia, uno ai «grillini» che
hanno già svolto una consultazione
online e uno alla Lega o a Fratelli
d’Italia). Tra i nomi indicati dal Pd
per la vicepresidenza s’è parlato, oltre che di Paola Severino, di Massi-
i componenti elettivi
del Csm, di cui 16
membri togati e 8 laici
mo Brutti (che ha fatto parte del Csm
tra il 1986 e il 1990) e Giovanni Fiandaca (anche lui ex consigliere,dal
1994 al 1998); quest’ultimo rischierebbe però di non raccogliere il necessario consenso fra i togati, a causa delle severe critiche mosse pubblicamente al processo sulla cosiddetta trattativa fra Stato e mafia,
avviato dalla Procura di Palermo.
Possibile outsider Giuseppe Fanfani,
nipote di Amintore, sindaco di Arezzo, considerato molto vicino a Renzi
e al ministro Maria Elena Boschi.
Giovanni Bianconi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il centrodestra Cresce il disagio per i toni bassi: così si scompare. Ieri a Roma summit tra l’ex Cavaliere, Letta, Ghedini e Verdini
Forza Italia scalpita: sul governo cautela rischiosa
Ma Berlusconi difende la linea attendista:
Renzi è popolare, un boomerang attaccarlo
ROMA — C’è chi è convinto che,
dovesse decidere solo con la pancia
e non «con la testa, come sta facendo», Silvio Berlusconi rispetto a
Renzi avrebbe tutt’altro atteggiamento. Raccontano che, in questi
giorni, con i fedelissimi l'ex Cavaliere — tornato ieri a Roma e subito
a colloquio con Letta, Ghedini, Verdini — non abbia lesinato critiche
al premier: «I provvedimenti che
ha messo in campo sono davvero
poca cosa: sono annunci, non c’è
un soldo, non c’è una novità. Veramente deludente», ha ripetuto nelle ultime ore.
Parole che i suoi sottoscrivono
ma che, nelle dichiarazioni ufficiali
degli azzurri, vengono sfumate più
che calcate. La linea ufficiale resta
quella della scettica ma cauta attesa: «Renzi ha cambiato strategia
comunicativa» e «l’effetto ipnosi è
finito», dice Renato Brunetta nel
suo Mattinale, ma Forza Italia per
ora si limiterà a «vigilare». Anche
Giovanni Toti è convinto che ci sia
«poco arrosto» nei provvedimenti
del premier, ma da qui a lanciare
strali ci corre il mare.
Insomma, l’ordine di scuderia di
tenere bassi i toni è rispettato. Ma
in FI cresce il disagio per una linea
che, è il timore, finirà «per farci
perdere peso e voti, così si scompare». Sono in tanti a fremere, pur rimanendo in sostanziale silenzio.
Lo stesso Brunetta, per volere di
Berlusconi, è passato dalle accuse
durissime ad analisi meno feroci.
Ex ministri come la Gelmini soffrono nel vedere con quanta «superficialità» Renzi stia trattando il tema
della riforma della scuola, visto che
anche secondo Berlusconi «stanno
creando aspettative in migliaia di
persone che verranno deluse».
Ghedini ha bocciato la riforma della giustizia, la considera pessima.
Capezzone continua a sostenere la
sua ricetta di uno «choc» fiscale,
perché tutto il resto è inutile perdita di tempo. E Raffaele Fitto, col suo
silenzio interrotto da poche e pesanti parole, testimonia come il
malumore persista.
Da venerdì a domenica Gasparri
a Giovinazzo riunirà al campus
«Everest» praticamente tutti i nomi
noti del partito per il primo dibattito-sfogatoio del dopo estate, e se
Fitto già ieri rilanciava con forza le
primarie in Puglia in vista delle Regionali chiedendo «un partito e
una coalizione nel quale si discuta», c’è da attendersi un affondo
più pesante su quella che è considerata una linea troppo morbida di
opposizione a Renzi.
Berlusconi sa bene che il suo
partito scalpita, ascolta chi si lamenta perché «anche i giornali e le
categorie ci hanno scavalcato nell’opposizione a Renzi», ma quando
gli chiedono come ci si debba muovere non transige. Intanto perché
«a oggi, nonostante non stia facendo nulla, Renzi ha ancora un gradimento molto alto nei sondaggi. È
vero che le critiche dall’alto arriva-
L’arrivo
Silvio Berlusconi è rientrato a Roma
ieri pomeriggio, arrivando in auto
a Palazzo Grazioli con la compagna
Francesca Pascale (in alto). Qui sopra,
gli assistenti portano i bagagli in casa
(Benvegnù, Guaitoli, Panegrossi)
no, ma voi pensate che la gente
normale legga i fondi dei grandi
giornali? Attaccare oggi il governo
non ci servirebbe a nulla, sarebbero
colpi sprecati e perderemmo solo
consensi», ripete.
Ma soprattutto, l'ex Cavaliere appare a chi gli parla angosciato dagli
scenari internazionali e da una crisi
geopolitica ed economica che «rischia di precipitare: siamo sull’orlo
del baratro, stanno saltando gli
equilibri mondiali, non possiamo
metterci a combattere battaglie da
cortile», insiste. E poi, «quale è oggi l’alternativa a Renzi? Se salta ora
che si fa? Volete che arrivi la Trojka
a prelevare i soldi dai conti correnti? Perché questo è il rischio che
corre l’Italia...». Meglio attendere
insomma. Proponendo ricette alternative ma senza toni ultimativi,
frenando sulla legge elettorale per
non dare a Renzi la possibilità di
una via d’uscita disperata, quella
del voto anticipato in primavera.
Che Forza Italia, stavolta unita, davvero non vorrebbe affrontare.
Paola Di Caro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
9
Palazzo Chigi Le riforme
Renzi lancia il suo piano scuola:
sarà la fine della «supplentite»
L’accento sul merito per la carriera. Oggi le linee guida online
La Nota
di Massimo Franco
Il premier va avanti
tra scetticismo
e «fuoco amico»
C
olpisce che due personaggi distanti tra
loro come l’ex premier Mario Monti e il
segretario della Cgil, Susanna Camusso, esprimano giudizi taglienti su Matteo Renzi e il suo governo; di fatto, accusandolo di avere messo in cantiere un «piano
dei mille giorni» pieno di titoli e vuoto di veri
contenuti. Ma forse sorprende ancora di più il silenzio col quale il Pd ha accolto queste critiche.
Anzi, arriva il «fuoco amico» di Massimo D’Alema. A replicare a Monti, attaccandolo, per paradosso è un’esponente di FI, Mara Carfagna: soprattutto per difendere la memoria politica di Silvio Berlusconi, spodestato nell’autunno del 2011
dall’esecutivo dei tecnici.
Per il resto, la corsa del presidente del Consiglio verso un futuro che continua a raffigurare
radioso appare sempre più solitaria; circondata
dal sostegno dei fedelissimi ma anche dalle ombre spesse della crisi economica e da quelle, meno vistose, di chi lo aspetta al varco. I sondaggi
continuano a darlo stabilmente in sella, e descrivono gli avversari distanziati nettamente. Sta diventando sempre più chiaro, tuttavia, che le speranze di Palazzo Chigi di agganciare un’Europa in
ripresa sono destinate a segnare il passo. Renzi
ieri ha voluto sottolineare che i problemi sono
continentali, non solo italiani.
«Il nostro dato negativo sulla crescita del secondo trimestre, che tanto ha alimentato il dibattito in casa nostra, è identico al dato tedesco:-0,2
per cento. Mal comune mezzo gaudio? Macché.
Mal comune doppio danno», riconosce il premier, perché l’Italia è in condizioni ben peggiori.
Su questo sfondo, sentirgli dire che «in mille
giorni riportiamo il nostro Paese a fare la locomotiva, non l’ultimo vagone» dell’Europa, suona, a dir poco, azzardato. L’accusa di velleitarismo non è ancora esplicita, ma
comincia a serpeggiare. D’altronde, ci
Arrivano
sarà qualche ragione
attacchi da
se una minoranza del
fronti diversi a Pd finora afona, adesrialza la testa.
cominciare dai so La
richiesta al godemocratici
verno è di cancellare
dalla Costituzione
l’obbligo di pareggio
del bilancio; e pazienza se in questo modo il Pd
contraddice il suo voto del 2012. È il sintomo di
un malessere che cova, represso; e che riaffiora.
D’Alema parla di «risultati insoddisfacenti del
governo» e ricorda di essere «sempre stato contrario al doppio incarico di segretario Pd-premier»: tema insidioso e tarato su Renzi. Il fatto
che il presidente del Consiglio non smetta di ricordare il trionfo del partito alle europee di maggio costituisce una sorta di ammonimento ai suoi
critici. Serve a sottolineare un rapporto diretto
con l’opinione pubblica che oltrepassa le lealtà
degli apparati del partito.
Il problema è capire se la cosiddetta «luna di
miele» si perpetua, come sembra dire Palazzo
Chigi additando i risultati che sostiene di avere
raggiunto o di poter afferrare; o se l’affanno dell’economia ha cominciato a guastarla, rianimando chi finge di appoggiarlo. Il Movimento 5 Stelle
martella sulla tesi dell’Italia che affonda, oberata
dalle tasse. FI asseconda e incalza il premier. Ma il
timore che le cose possano prendere una piega
negativa si avverte nelle parole di Pier Ferdinando Casini, dell’Udc, finora suo difensore. Renzi
«ha il pallino in mano, glielo abbiamo dato. Ma
ora bisogna passare dalle parole ai fatti», avverte:
come se quelli rivendicati finora non fossero tali.
❜❜
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — Tecnicamente, non
sarà una riforma. Anzi, per usare le parole di Matteo Renzi,
non sarà «l’ennesima riforma
della scuola». Nell’orizzonte del
governo, infatti, c’è «un nuovo
patto educativo». Ed è quello
che si comincerà a intravedere
questa mattina, quando sul sito
dei mille giorni dell’esecutivo,
quel passodopopasso.italia.it
presentato ieri l’altro dal premier in persona, spunteranno
una serie di linee guida sulla
«svolta» nel mondo dell’educazione che Palazzo Chigi ha intenzione di imprimere nei prossimi mesi.
Il metodo che il governo userà su questo fronte è di quelli
già rodati. Lo stesso con cui
l’esecutivo ha affrontato finora
il varo di due delle sue riforme
più importanti, pubblica amministrazione e giustizia. «Si
tratta di proposte, non di diktat
“prendere o lasciare”», ha premesso Renzi alla vigilia, nella
sua ormai tradizionale e-news.
Traduzione: «Proporremo agli
insegnanti di superare il meccanismo atroce del precariato
permanente e della supplenti-
Il documento
te», altro neologismo che finisce in -ite che il premier mette a
verbale all’indomani dell’«annuncite» citata lunedì. «Ma
chiederemo loro», e cioè ai professori, «di accettare che gli
scatti di carriera siano basati sul
merito e non semplicemente
sull’anzianità».
È una svolta radicale. Che si
materializzerà, ovviamente, nel
futuro prossimo. C’è un tempo,
«dal 15 settembre al 15 novembre», fissato perché l’esecutivo
possa raccogliere pareri e opinioni da tutti i protagonisti, tra
cui Renzi cita soprattutto gli
studenti. E un tempo, «da gennaio», perché le norme possano
essere fissate nero su bianco
anche in seguito a quella legge
di Stabilità in cui saranno trovate «le prime risorse». Vale per
la stabilizzazione dei precari.
Ma anche per gli altri provvedimenti, dal cambio dei programmi scolastici («dalla storia dell’arte alla musica, dall’inglese al
coding», la programmazione
informativa) agli investimenti
sull’edilizia.
La road map è fissata. Oggi
verrà annunciata la linea del governo, dal 15 settembre partirà
la consultazione, da gennaio ci
sarà la riforma vera e propria.
«Quella che stiamo elaborando
non è la stabilizzazione dei precari», ha spiegato ieri Stefania
An. Duc.
Giannini, il ministro dell’Istruzione che per prima — dal Meeting di Comunione e liberazione — aveva parlato dell’addio ai
supplenti. «Quello che vogliamo fare è mettere fine a questo
metodo veramente negativo di
essere consapevoli all’inizio
dell’anno dei professori di cui
c’è bisogno senza avere però i
professori pronti». In gergo, come si leggerà nel documento di
governo, le linee-guida sanciranno — nel mondo dei docenti
— il passaggio dall’attuale «organico di diritto» al futuro «organico funzionale». E il tutto
sarà fatto, come sottolinea anche il responsabile Welfare del
Pd Davide Faraone, «attraverso
il confronto con gli operatori
del settore» e non attraverso
«una riforma calata dall’alto».
Sul dossier la maggioranza
sembra compatta. E il Pd ha già
il disco verde del Nuovo centrodestra. Più problematico potrebbe essere il dialogo coi sindacati. Almeno a giudicare le
parole consegnate ieri da Susanna Camusso a chi le chiedeva un giudizio sulla riforma
della scuola. «Bisognerebbe
smettere di dire che abbiamo
una scuola disastrosa», ha
scandito il segretario generale
della Cgil. Che sia l’inizio di un
confronto serrato o l’alba dell’ennesimo scontro lo si capirà
presto. Già da oggi, forse.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tommaso Labate
Sul sito «passodopopasso»
Lavoro ed export, le misure per l’agricoltura
Undici obiettivi in mille giorni. Il ministero delle Politiche
agricole ha fissato l’elenco delle misure che riguarderanno
l’agricoltura e l’agro-alimentare, indicandole nel sito
passodopopasso.italia.it. L’operazione punta a creare posti di
lavoro (60.000 imprese gestite da giovani), valorizzando le start
up. Un ulteriore obiettivo è il traguardo di 50 miliardi di euro di
export agro-alimentare entro il 2020 (oggi vale 33 miliardi). Tra
i punti segnalati ci sono pure le aree di intervento per l’Expo
2015. Oltre che il progetto Terrevive per affittare e vendere 5.500
ettari di terreni dello Stato. Seguono la valorizzazione delle
filiere, i piani per il patrimonio forestale, il rilancio di pesca e
acquacoltura, e, infine, l’attuazione della nuova politica agricola
comune che per l’Italia vale circa 52 miliardi di euro.
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Le risorse arriveranno con la legge di Stabilità. Entro gennaio il provvedimento d’urgenza per partire dal 2015-2016
UN DECRETO PER ASSUMERE E 11 OBIETTIVI
della riforma renziana, ribadito ancora ieri dal presidente del Consiglio. Basta con il sistema di retribuzione basato solo agli scatti di anzianità: lo stipendio va modulato in base al merito, ovvero alle competenze
acquisite e sviluppate in itinere dai
singoli docenti grazie anche ai corsi
di formazione); le risorse per il fondo per il miglioramento dell’offerta
formativa; il rafforzamento del ruolo
dei presidi con maggiore autonomia
delle scuole; le nuove competenze
dei ragazzi; le regole per l’ingresso
dei privati nelle scuole; la semplificazione delle regole per la procedura
di alternanza scuola-lavoro e infine
la revisione delle procedure amministrative potenziando la digitalizzazione degli uffici e delle segreterie.
Il progetto su 150 mila precari
Le scelte: dai nuovi programmi
agli «scatti di competenza»
C
entocinquantamila precari assunti per decreto. Sorpresa doveva essere e sorpresa è: la
«Buona Scuola» è innanzitutto un
piano per l’assunzione di quasi 150
mila persone in un solo anno scolastico, il prossimo. Così è scritto nel
documento che spiega il percorso
normativo del progetto che stamattina verrà messo online sul sito passodopopasso.italia.it. Due i cardini
sui quali gli annunci di queste settimane si trasformeranno in norme:
la legge di Stabilità 2015 e un decreto legge da presentare al massimo
entro gennaio, dopo la consultazione di due mesi che partirà dal 15 settembre e si concluderà a metà novembre. Il ruolo del Parlamento è
dunque ridotto al minimo, vista la
scelta del decreto legge che dovrà
essere convertito a tappe forzate per
poter essere pronti entro luglio per
gli adempimenti amministrativi e
per far partire la nuova scuola dal
prossimo anno scolastico 20152016. Un disegno di legge avrebbe
consentito una discussione più distesa nelle commissioni competenti
ma così si rischiava di sforare i tempi. Minimo sarà anche il ruolo dei
sindacati perché non è previsto alcun passaggio per un prossimo contratto di categoria. Saranno ascoltati
come tutti nella consultazione pubblica «con le forze politiche, sociali,
economiche, produttive e con tutti i
cittadini».
I fondi
Il primo snodo sarà contenuto
nella legge di Stabilità che «dovrà
prevedere il finanziamento del piano straordinario di assunzioni a decorrere dall’anno scolastico 2015-16
di tutti i precari storici iscritti nelle
graduatorie a esaurimento aggiornate a luglio 2014 e dei vincitori e
idonei dell’ultimo concorso bandito
nel 2012». Il secondo passaggio con-
Le tappe
Programma
Nel primo
discorso da
premier in Aula,
a febbraio, per la
fiducia, Matteo
Renzi annuncia
l’impegno
del governo
sull’istruzione:
«Di fronte alla
crisi economica,
ripartiamo
dalle scuole»
L’edilizia
A luglio è partito
il piano
per l’edilizia
scolastica.
Prevede
investimenti
per 1,6 miliardi
di euro
che andranno
a finanziare
21.230 interventi
La riforma
Oggi sarà
presentato
il piano di
riforma che
riguarda organici
e carriere
dei docenti,
organizzazione
degli istituti e
offerta formativa:
sarà affidata a
un decreto legge
che sarà
presentato
entro gennaio
sisterà nella predisposizione di un
decreto legge. Per spiegare i requisiti
di necessità e urgenza dello strumento normativo scelto — la riforma per decreto — il documento del
governo invoca la gravità della situazione economica «che impone
scelte che valorizzino la cultura» e la
fretta per arrivare entro settembre
del prossimo anno ad attuare le misure.
Gli undici punti
Che cosa ci sarà nel decreto? I titoli dei capitoli sui quali il governo ritiene di intervenire nei prossimi dieci mesi sono contenuti nello schema
che circola in queste ore nei ministeri e in Parlamento. Eccoli: l’allargamento dell’organico di diritto e la
definizione di quello «funzionale»
inteso come una batteria di professori senza cattedra a disposizione di
una rete di più scuole vicine sul territorio per coprire posti vacanti,
spezzoni e buchi che altrimenti verrebbero assegnati ogni volta a un
docente diverso; il superamento
delle supplenze brevi; l’ampliamento delle classi di concorso e le regole
per la mobilità geografica degli insegnanti; la nuova procedura di abilitazione dei docenti; il ripensamento
dello stato giuridico del docente con
riferimento a quelli che nel documento vengono definiti come gli
«scatti di competenza» legati alla
valutazione e alla valorizzazione
delle competenze didattiche dei docenti (è questo un punto centrale
Il testo unico
Nelle scorse settimane si era parlato anche della possibilità di una
legge delega per la riforma. Il ruolo
della delega, secondo l’ultima versione della Buona Scuola, riguarda
la scrittura di un testo unico (l’ultimo è del 1994) che raccolga tutte le
norme che riguardano l’istruzione
in modo organico. Il punto resta ora
quello del reperimento dei fondi, «le
coperture finanziarie non solo per il
2015 ma anche a regime devono essere contenute nella legge di Stabilità», è scritto nel documento. La fretta per la regolarizzazione dei precari
ha un argomento forte nel verdetto
della Corte di Giustizia europea sui
precari della scuola atteso nei prossimi mesi. Se, come è molto probabile, arriverà una condanna per violazione del diritto comunitario (la
direttiva 1999/70/CE che prevede
l’assunzione in via definitiva per
tutti quei dipendenti che hanno
svolto almeno 36 mesi di servizio) lo
Stato italiano rischia di dover pagare
multe salatissime.
Gianna Fregonara
Orsola Riva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Seguite la presentazione
delle linee guida della riforma di Renzi
su www.corriere.it/scuola
10 Primo Piano
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
I partiti Le scelte
L’altro Pd rialza la testa
D’Alema: non siamo
il partito del premier
E Fassina: pareggio di bilancio via dalla Carta
Il senatore a vita
Monti critica
il governo:
fanno slide,
io riformavo
«Renzi si sta muovendo bene
in Europa, anche se ha poca
esperienza. Gli suggerirei
però di essere più stabile,
meno ondeggiante ed
emotivo». Così il senatore a
vita Mario Monti ieri mattina
ad Agorà Estate, su RaiTre.
«Nel 2011 — ha detto l’ex
premier — venni chiamato al
governo, non fui io a
chiederlo. Oggi Renzi ci è
andato dopo averlo chiesto
con forza. Io non ero
preparato per governare, lui si
è preparato almeno un paio
d’anni e ha coronato il suo
sogno. È quindi giusto
aspettarsi più velocità. Sta
cercando di fare il suo meglio,
ma realizzare vuol dire
scontentare». Monti ha
rivendicato con orgoglio
l’incarico a Palazzo Chigi: «Il
mio governo in pochi giorni
ha fatto riforma delle pensioni
e della tassazione,
introducendo di fatto una
patrimoniale. Riforme
concrete, non slide. La verità è
che se il governo è all’altezza
viene mandato a casa. È
successo anche a Schröder in
Germania». Non è mancata
un’analisi sulla «salita» in
politica: «Nel 2013 ho deciso
di candidarmi, decisione per
me contro natura perché
vedevo con terrore un’Italia
governata da un centrodestra
con Pdl, Lega e FdI o da un
centrosinistra dove fosse
essenziale Sel. Con il 10% di
Scelta civica abbiamo
impedito entrambi gli esiti e
su nostro suggerimento è
nato il governo Letta e poi
quello di Renzi. Senza questa
operazione oggi non
avremmo Napolitano al Colle
e avremmo una deriva
antieuropea». I commenti
sono arrivati dal suo stesso
partito: secondo Linda
Lanzillotta «per cambiare
occorrono leader capaci di
convincere i cittadini che le
riforme non sono una
punizione. È la differenza tra
tecnocrazia e buona politica.
Questa è la sfida di Renzi:
costruire il consenso per le
riforme. Finora in Italia non
c’è riuscito nessuno»; il
viceministro allo Sviluppo
economico Carlo Calenda non
crede che, «come dice Monti,
governare significhi
scontentare. È una visione
semplicistica ed elitaria,
presuppone che i cittadini
non siano in grado di capire il
cambiamento». Infine, Mara
Carfagna di FI: «Monti faccia
autocritica: è stato bocciato
dalla storia, dall’economia e
dagli elettori».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — Ora che Renzi ha
rottamato il turbo per guidare un
motore diesel, meno rombante
ma più stabile, la minoranza del
Pd frantuma gli indugi. Basta
con le timidezze e le cautele,
d’ora in avanti l’area riformista si
farà sentire. La prima mossa?
Spronare Renzi a sforare il tetto
del 3% per rimettere in moto la
crescita. E sulla scena dell’opposizione interna riappare Massimo D’Alema, dalla Festa dell’Unità di Bologna: «Il governo compie indubbiamente degli sforzi...
Poi i risultati, sicuramente, per
ora non sono soddisfacenti».
D’Alema spera che il governo
reagisca «in modo energico» alla
recessione e chiede al Pd di ritrovare la sua «vita democratica»,
perché i partiti durano più dei
loro leader. «Un partito non può
essere il movimento del premier
— attacca l’ex presidente del
Consiglio —. Il Pd sostanzialmente non ha una segreteria, ma
un gruppo di persone che sono
fiduciarie del premier. In questo
modo il partito finisce per avere
una vita molto stentata». E sul
doppio ruolo di Renzi la pensa
come Bersani, che ha chiesto al
leader di dimettersi dalla guida
del Pd: «Al congresso noi sostenevamo la necessità di evitare il
doppio incarico. Il consenso è un
dato fluttuante. Per questo occorre una comunità che discute». Infine una battuta, per dire
che Renzi fa ombra ai suoi ministri: «È attivo, coraggioso, generoso... Ma i cittadini avrebbero
qualche difficoltà a fare l’elenco
del governo».
La replica dei renziani arriva
con il senatore Andrea Marcucci,
che spara via Twitter: «Forse
D’Alema pensa ancora alle recenti nomine in Europa». Va giù
duro anche Stefano Menichini,
dopo che D’Alema ha bollato Europa come «stampa clandestina». Il pezzo di Fabrizio Rondolino in prima pagina sulla fine della carriera politica del già premier? «Mi sa che avevamo
ragione — twitta il direttore —
non gli è piaciuto com’è finita
quella storia del Pesc». Con l’arrivo di settembre, il clima nel Pd
cambia di colpo. Brezza autunnale anche tra gli stand di Bologna, dove Gianni Cuperlo non è
stato invitato. Pippo Civati ha rifiutato la convocazione last minute: «Nessuna polemica, ma un
po’ di pluralismo in più non ci
stava male». Renzi ha l’annuncite? «Non è che uno è un genio la
domenica e un pirla il lunedì.
Forse non era un genio e non è
diventato un pirla e mi impressiona il cambio di rotta di tanti
dei nostri. Però occhio, perché
l’autunno non è stagione da larghe intese».
A Bologna
Il senatore
Pier Ferdinando
Casini, 58 anni,
e l’ex premier
Massimo D’Alema,
65 anni, ieri alla
Festa dell’Unità
di Bologna (Ansa)
La suggestione giornalistica
di una «lettizzazione» di Renzi
— il cacciavite al posto del caterpillar — ha rianimato la sinistra.
I bersaniani vanno alla guerra
(fredda) e l’arma è un emendamento al pacchetto riforme per
cancellare dalla Costituzione (articolo 81) l’obbligo del pareggio
di bilancio introdotto con il Fiscal compact. La proposta di Fassina, D’Attorre e Lauricella (già
avanzata in passato da Tremon-
Il ministro: onorata, la interpreti Cremonini
Canzone per Boschi dal paroliere di Iglesias
«Ringrazio Gianni Belfiore, lo storico
paroliere di Julio Iglesias, sono onorata».
Così Maria Elena Boschi commenta su Chi
il testo della canzone a lei dedicata. Ecco la
prima strofa: «A prima vista fai innamorare
per quel tuo fascino vellutato che non si
lascia decifrare, sei come la compagna di
scuola del liceo, il simbolo dell’amore dove
il sesso si fa reo». «Un augurio a me e a
tutte le donne della mia età a trovare la
persona adatta con la quale condividere la
vita — dice il ministro —. Mi piacerebbe
sentirla cantare da Cesare Cremonini ma
credo che scriva da solo le sue canzoni».
ti), prima ancora di essere depositata alla Camera fa litigare bersaniani e renziani. A parole è in
linea con la strategia di Renzi, ma
rischia di metterlo in difficoltà in
Europa. In Parlamento sarà battaglia. Tonini ricorda che fu proprio Bersani a votare il pareggio
in Costituzione e Giachetti sferza
Fassina: «Quando fu inserito, tu
non ti dimettesti da responsabile
economico. Il ritorno dei compagni che sbagliano?».
I bersaniani promettono lealtà, ma intanto organizzano convention e chiedono una direzione per discutere di emergenza
economica, senza streaming né
clessidre. «Qui non si tratta di
disturbare il manovratore perché è in difficoltà — tranquillizza Cesare Damiano — noi vorremmo aiutarlo dicendo la nostra opinione sui temi cruciali».
Roberto Speranza ha pranzato
con i suoi alla Camera, per fare il
punto sull’autunno che sarà.
«Solo una chiacchierata infor-
male» racconta D’Attorre, preoccupato per la situazione economica: «Il governo deve cambiare
linea anche in Europa. Rischiamo di portare a casa molto poco
da questo semestre. Temo che
aver ridotto tutto alla nomina
della Mogherini sia stato un errore. Se non otteniamo lo scomputo di una dose massiccia di investimenti dalla soglia del 3% rischiamo di fare una manovra recessiva». Dal 26 al 28 settembre a
Roma, rione Testaccio, Area riformista terrà la sua festa di fine
estate. E a Napoli, il 10 e 11 ottobre, nuova iniziativa per chiedere al governo di occuparsi del
mezzogiorno. «Al Sud la disoccupazione giovanile è oltre il
50% e il Pil è calato del 13% in sei
anni — fa di conto D’Attorre —
Serve una strategia straordinaria. Dire che utilizzeremo in maniera più efficace i fondi europei
non basta più».
M.Gu.
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L’intervista Il deputato dem: bene la prudenza dei mille giorni, il presidente del Consiglio però valorizzi il ruolo delle parti sociali
«Far West sull’eterologa, Renzi dimostri coraggio»
Fioroni: è urgente regolamentarla
senza metterla in discussione
Adozioni gay? Non sono praticabili
ROMA — Sui temi etici è ora che il governo batta un colpo. L’onorevole Beppe
Fioroni, ex ministro e punto di riferimento per i cattolici del Pd, guarda con
preoccupazione crescente alle nuove
frontiere della fecondazione eterologa,
né sembra fidarsi troppo delle intenzioni
del suo partito riguardo alle adozioni gay.
Il «passo dopo passo» è il ritmo giusto per i mille giorni di Renzi?
«Fui io, da ministro dell’Istruzione, a
inventare la politica del cacciavite. E ritengo positivo che ci si renda conto che le
riforme strutturali necessitano di determinazione, ma anche di tempo. La saggezza popolare del “chi va piano va sano
e lontano” ci viene finalmente in aiuto.
Adelante Pedro, con juicio... E comunque
mille giorni per fare tutto quel programma sono uno sforzo non indifferente,
perché è bene avere il Paese dietro fino
alla fine».
Camusso, Marchionne, Squinzi... Le
voci critiche aumentano.
«Io ritengo che sia necessario valorizzare l’autonomia e il ruolo dei corpi intermedi, anche quando è faticoso, proprio perché non c’è più il collateralismo.
Le associazioni datoriali e i sindacati non
sono un peso per il Paese, ma la cifra di
una democrazia matura. Si devono autoriformare, però guai a ritenerli superflui.
Renzi può parlare con Landini, ma non
Chi è
Gli studi
Nato a Viterbo, 55
anni, Beppe Fioroni, è
laureato in Medicina
In politica
Ex dc, ex ppi, eletto alla
Camera dal 1996. Nel
2006 è ministro della
Pubblica istruzione nel
secondo governo Prodi
Incarichi di partito
Nel Pd ha svolto diversi
incarichi: responsabile
dell’organizzazione con
Veltroni, presidente
nazionale del forum
economico del partito
con Franceschini e del
forum welfare con
Bersani
solo con lui. Ed è un errore dire che il segretario della Fiom parla il nostro linguaggio, perché diamo l’idea di una torre
di babele che nessuno vuole costruire in
Italia».
Si è iscritto al club dei gufi?
«Il Paese si cambia meglio con la condivisione, il che non significa offrire il
destro ai frenatori, ma anzi dare vigore
alla voglia di cambiare, procedendo assieme verso il futuro. Renzi ha detto che
si arriva al maggio del 2017 e che per le
riforme ci vuole tempo? Bene, vuol dire
che non è ammalato di “annuncite” e che
le riforme progressivamente si riempiranno di contenuti e quindi di consenso
e di condivisione».
Dal Pil alla produzione industriale i
dati economici non sono esaltanti. E
c’è chi pensa che il bonus degli 80 euro
sia stato un fallimento...
«Le Monde ha condensato la sua preoccupazione sul futuro in un titolo, “Ma
se la crescita non arriva?”. Io sono ottimista per convinzione, ma il nostro percorso è ancora lungo ed è indubbio che, per
far crescere l’Italia, serve cambiare l’Europa».
Bersani e D’Alema pensano che Renzi debba lasciare il doppio incarico, rinunciando a guidare il Pd. E lei?
«Mi auguro che Renzi faccia presto la
segreteria e le strutture di partito, come
più volte ha detto. Chi ha il 41% ha bisogno di operare a pieno regime su tutti i
territori per consolidare quel risultato».
Qual è la priorità dei mille giorni?
«L’emergenza economica non può impedire al governo e al Parlamento di affrontare alcuni temi, a cominciare dalla
fecondazione assistita. L’Italia per anni
fece l’eterologa sulla base di una circolare
del ministro Degan nei centri privati e
poi, con tutti i suoi limiti, si è arrivati alla
legge 40, per evitare il Far West della provetta. Oggi, senza mettere in discussione
l’eterologa, è necessario regolamentarla.
Scelga il governo lo strumento, ma in
tempi rapidi, poiché si rischia di ritornare a quel far west. Renzi dimostri di avere
coraggio anche su questi temi».
Quali sono i nodi da sciogliere?
«Quanti figli può generare un donatore? La donazione deve avvenire dietro
compenso o gratuitamente? È possibile
che un figlio non conosca il padre biolo-
❜❜
Il cacciavite
Inventai io la politica del
cacciavite. Per le riforme
serve determinazione,
ma anche tempo
❜❜
La segreteria
Mi auguro che il premier
faccia subito la segreteria:
chi ha il 41% ha bisogno di
operare a pieno regime
gico, in una medicina che è sempre più
connessa con la genetica? E come possiamo evitare i matrimoni fra consanguinei,
che possono essere causa di malattie genetiche? E ancora, va evitato che la scelta
del donatore da parte dei genitori possa
sconfinare nell’eugenetica, vista la possibilità con la mappatura genetica di poter
scegliere qualunque caratteristica».
Gli embrioni sopranumerari che fine
faranno?
«Non possiamo fare più gli struzzi facendo finta che non esistano,dobbiamo
evitare che diventino cavie o potenziali
pezzi di ricambio per chi può permetterselo».
Lei è da sempre contrario alle adozioni per le coppie gay. O ha cambiato
idea?
«Io non ho cambiato idea, né credo
che su un tema così delicato si possa
ignorare il Parlamento e il volere degli
italiani. Ho sostenuto l’idea delle unioni
civili sul modello tedesco, che sono una
cosa diversa dal matrimonio. E condivido quel che Renzi ha sempre sostenuto,
dalla Leopolda in poi, sulla non praticabilità delle adozioni per le coppie gay».
Sui temi etici lei è in minoranza nel
Pd...
«Sui temi della vita e della morte non
c’è disciplina di partito. Riguardano la
coscienza di ciascuno e sono convinto
che la maggioranza degli italiani, ma anche molti nel mio partito, credenti e non
credenti, condividano il no alle adozioni
gay e la necessità di regolamentare l’eterologa».
Monica Guerzoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
Primo Piano 11
italia: 51575551575557
Costi della politica Gli scenari
PROVINCE, I NUMERI DELLE CLIENTELE
CON LA RIFORMA 20 MILA DA RICOLLOCARE
In Calabria un «esubero» ogni 1.200 abitanti, il triplo che in Lombardia
di SERGIO RIZZO
G
raziano Delrio dice che per
portare a casa i risultati non
basta far passare un provvedimento. Ma «bisogna stare
sul pezzo». Vale anche per l’abolizione delle Province elettive, trasformate in enti di area vasta da una legge
nota ormai con il suo nome. Dovrebbero essere poco più che agenzie nominate dai sindaci, in attesa che la riforma costituzionale faccia sparire
definitivamente la parola «Province»
dalla nostra carta fondamentale. Non
resta che aspettare giovedì 11 settembre, data per cui a sentire il sottosegretario alla presidenza («il ministro Maria Carmela Lanzetta me l’ha
promesso e io sto lì tutti i giorni a
sollecitare») saranno partoriti i famosi decreti attuativi. Un parto non
proprio semplicissimo, se ci sono vo-
Il piano
I dipendenti andranno
«riallocati» tra Regioni e Comuni
Mancano ancora all’appello
gli enti a statuto speciale
L’organico e i trasferimenti
Personale impiegato
nelle Province
Il personale che sarà trasferito dalle Province, ora svuotate di gran parte delle loro funzioni,
a Comuni e Regioni (sono escluse al momento quelle a statuto speciale). Gli altri lavoreranno
per i nuovi enti e per le città metropolitane
Personale da ricollocare
tra Regioni e Comuni
Veneto
3.146
EmiliaRomagna
4.459
Piemonte
4.538
1.627
1.472
Marche
2.267
Lombardia
6.728
2.124
Liguria
1.990
Umbria
1.498
Abruzzo
1.625
793
893
1.286
582
Toscana
4.745
2.955
Molise
437
202
luti cinque mesi dall’approvazione
della legge per sfornarli.
Nel frattempo una società del Tesoro e della Banca d’Italia, la Sose, ha
fatto con il centro studi bolognese
Nomisma una simulazione del personale e dei costi necessari a questi
enti di area vasta. Arrivando alla conclusione che dei 47.862 dipendenti
provinciali censiti nel 2010 nelle sole
quindici Regioni a statuto ordinario
basterebbero, per assolvere le funzioni demandate loro dalla legge
Delrio, 27.269: ipotizzando che la situazione rimanga tale e quale a quella
attuale nelle dieci Province di cui è
previsto il passaggio a città metropolitane. Un elenco che oltre a Roma,
Milano, Bologna, Firenze, Bari, Genova, Venezia, Napoli e Torino include anche (curiosamente) Reggio Calabria per un numero totale di 13.392
dipendenti.
Tenendo presente che il fabbisogno di personale in tutte le altre è valutato in 13.611 unità, più le 266 ritenute ottimali per le tre ex Province
qualificate come «montane», ovvero
Il viaggio
2.278
TOTALE
Lazio
4.989
Puglia
2.928
Campania
3.710
47.862
967
1.628
1.477
Calabria
3.685
20.593
1.620
Fonte: Sose, Nomisma
Sondrio, Belluno e Verbano-CusioOssola, il risultato è che ci sarebbero
almeno 20.593 persone di troppo. E
senza considerare l’impatto della riforma nelle cinque Regioni a statuto
autonomistico come Sicilia, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia, TrentinoAlto Adige e Valle d’Aosta: ancora tutto da valutare. Le prime tre dovranno
adeguarsi entro un anno a partire
dall’8 aprile scorso. Per le ultime due
la legge Delrio sarà applicabile solo
«compatibilmente con le norme dei
rispettivi statuti». Il che lascia, com’è
ovvio, margini enormi di sopravvivenza del vecchio sistema. Basta dire
che mentre la legge si discuteva in
Parlamento la Provincia di Udine andava tranquillamente alle elezioni
senza porsi minimamente il problema: il consiglio provinciale scade
nell’aprile 2018.
Basilicata
1.117
689
CORRIERE DELLA SERA
Almeno 20.593 persone da licenziare, dunque? Nemmeno per idea.
«Da riallocare», precisa lo studio di
Sose e Nomisma in perfetta sintonia
con quanto a suo tempo precisato dal
governo, «fra Regioni e Comuni». E
sono numeri che oltre a dare l’idea
delle dimensioni del taglio inferto alle vecchie Province, fanno anche capire la portata delle clientele locali.
Per 2.955 esuberi nelle Province lom-
La legge
La svuota Province
La legge Delrio,
approvata ad aprile
dal Parlamento,
svuota le Province di
poteri e funzioni, in
attesa della riforma
costituzionale che le
abolisca (il testo su
Senato e del Titolo V
che ha visto ad agosto
il sì in prima lettura a
Palazzo Madama). Le
vecchie Province
diventano «enti di
area vasta», di
secondo livello, per cui
non è prevista
l’elezione diretta da
parte dei cittadini
Organi e funzioni
Il presidente dell’ente è
eletto dai sindaci e dai
consiglieri dei Comuni
della provincia. Anche
il consiglio provinciale
è eletto in via indiretta
tra gli amministratori
locali e tutti gli
incarichi sono a titolo
gratuito. Agli enti di
secondo livello resta la
gestione dell’edilizia
scolastica e la
pianificazione in
materia di trasporti,
mobilità e ambiente.
Le altre competenze
passeranno ai Comuni
e alle Regioni, così
come parte del
patrimonio e del
personale impiegato
Città metropolitane
La legge Delrio
individua poi 10 città
metropolitane: Roma,
Milano, Napoli, Torino,
Bari, Firenze, Bologna,
Genova, Venezia,
Reggio Calabria. Il loro
territorio coincide con
quello della provincia
omonima. Il sindaco
metropolitano è il
primo cittadino del
Comune capoluogo e il
consiglio è formato dai
sindaci dei Comuni del
territorio
barde, (Milano a parte), ce ne sono
1.620 in quelle calabresi (Reggio Calabria a parte). Un esubero ogni 3.364
abitanti in Lombardia, uno ogni
1.208 in Calabria. Ma anche uno ogni
1.201 residenti nelle Marche, ogni
1.551 nel Molise, ogni 1.621 in Toscana, ogni 2.060 in Emilia Romagna.
Sorprende il dato del Lazio, dove c’è
un esubero ogni 5.746 abitanti. Ma è
un numero evidentemente collegato
al peso nella Regione della Provincia
di Roma, che ha 3.106 dipendenti: cifra paragonabile a quella del personale dell’intera Regione Lombardia.
Va anche detto che la Provincia di
Milano compila ogni mese 1.889 buste paga. Con un rapporto di un dipendente provinciale ogni 1.681 abitanti, inferiore del 17 per cento appena alla Provincia di Roma, che ne ha
uno ogni 1.391 residenti. Divario in
parte giustificabile con il fatto che la
superficie romana è più che tripla rispetto a quella milanese. Ciò che invece nessun parametro fisico può
spiegare è come mai la Provincia di
Reggio Calabria abbia in proporzione
ai suoi abitanti un numero di dipendenti dieci volte superiore alla Province di Roma o Torino, e addirittura
dodici volte a quella di Milano. Sono
I tempi
L’11 settembre, a 5 mesi
dal sì alla legge Delrio,
dovrebbero essere finalmente
pronti i decreti attuativi
1.057, uno ogni 135 abitanti. Circostanza che rafforza ancora di più, se
possibile, le legittime perplessità
manifestate sulla trasformazione in
città metropolitana dagli esperti della spending review.
Meno dipendenti e funzioni ridotte, senza più i vecchi apparati politici
significa ovviamente anche minori
costi. Prima della riforma la spesa
corrente delle quindici Regioni a statuto ordinario ammontava (dato
2010) a 8 miliardi e 58 milioni l’anno.
La previsione con il nuovo assetto è
di un miliardo 524 milioni; ma sempre senza considerare le famose dieci
città metropolitane, le cui uscite correnti sono pari a 2 miliardi 679 milioni. La differenza è quindi pari a 3 miliardi 855 milioni. Ma guai a chiamarlo risparmio. Il rapporto SoseNomisma lo definisce: «spesa da
ricollocare fra gli altri enti territoriali». Perché c’è pur sempre il personale in esubero. E volete che con questi
chiari di luna Regioni e Comuni rinuncino a spartirsi le altre spoglie?
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Il segretario della Lega Nord dopo la visita con Razzi: lui lì è un’autorità, una vera star. Mi interessano anche Cina e India e in autunno andrò in Russia
Salvini: la Corea del Nord? C’è uno splendido senso di comunità
«È un modello diverso, non lo demonizzo
Si vedono cose che in Italia non ci sono più:
i bimbi giocano in strada, non ai videogiochi»
MILANO — «Sono un tipo curioso
e la Corea del Nord è uno dei luoghi
meno conosciuti al mondo e quindi
mi sono detto: perché no?». Il segretario della Lega Matteo Salvini è appena atterrato in Italia dopo alcuni
giorni tra Pyongyang e Pechino. Era
con il senatore di FI Antonio Razzi —
«là lui è un’autorità assoluta, una
star» — già noto per aver definito il
Paese «una specie di Svizzera» e «un
moderato» il dittatore Kim Jong-un.
Salvini, quello coreano è uno dei
regimi più feroci al mondo secondo
Amnesty international. Perché ci è
andato?
«È capitata l’occasione e l’ho colta
al volo. Certo, potevo andare in vacanza in Sardegna e invece no. Volevo
vedere le cose con i miei occhi, senza
pregiudizi».
E cosa ha visto?
«Un Paese molto diverso dal nostro, un’opportunità gigantesca per i
nostri imprenditori. Hanno bisogno
di molte cose e l’embargo nei loro
confronti è idiota. Pensi che ci avevano chiesto due navi da crociera e non
gliele possiamo dare. È assurdo, non
sono cannoni. L’embargo nei loro
confronti andrebbe tolto, come alla
Russia di Putin del resto».
❜❜
Le differenze
A Pyongyang lo Stato
dà tutto: scuole, case,
lavoro. Non c’è solo lo
stile di vita americano
Il programma nucleare è stato
considerato una minaccia e la situazione dei diritti umani è disastrosa.
«Premesso che non cambierei la
mia vita con quella che si conduce in
Corea del Nord, la pena di morte c’è
anche negli Stati Uniti. E per quanto
riguarda la libertà di stampa, d’accordo, lì non fanno altro che parlare del
“Grande Maresciallo” (il leader Kim
Jong-un, ndr), ma da noi non si cantano le lodi a Renzi tutti i santi giorni?».
Non è proprio la stessa cosa.
«Guardi, io non baratterei la mia libertà. Si tratta però di un altro modello che io non demonizzo: non indico come un inferno un sistema che
non conosco. Lì lo Stato dà tutto:
scuola, casa, lavoro. Insomma, al
mondo non c’è solo lo stile di vita
americano».
Quali altri «modelli» le interessano?
«La Cina, l’India. E la Russia: ci andrò in autunno. Sarò il portavoce delle imprese italiane che se ne sbattono
delle sanzioni di Bruxelles e di
Washington contro Putin. Nel nostro
gruppo all’Europarlamento (guidato
dalla leader del Front national Marine Le Pen, ndr) lo diciamo spesso: bisogna guardare a Est».
E ha iniziato con la Corea del
Nord?
«Sono contento di esserci andato,
ho visto un senso di comunità splendido. Tantissimi bambini che giocano
in strada e non con la playstation, un
grande rispetto per gli anziani, cose
In missione
Il segretario
della Lega
Matteo Salvini e
il senatore di
Forza Italia
Antonio Razzi in
uno degli
incontri che
hanno avuto
nella capitale
nordcoreana
Pyongyang
che ormai in Italia non ci sono più».
Quanto è rimasto nel Paese?
«Cinque giorni. Internet e il telefonino non andavano, un’esperienza
impagabile. Da sola valeva il viaggio.
E poi, sia chiaro, ho pagato tutto io:
cibo, alberghi, nessun costo per il
contribuente».
E il senatore Razzi? Già altre volte
aveva lodato il regime suscitando
polemiche.
«Persona spumeggiante, piena di
iniziativa. In Corea è un’autorità».
Ma, in concreto, cosa siete andati
a fare?
«Nella nostra delegazione c’erano
imprenditori nei settori del turismo,
dell’agricoltura, dell’edilizia: lì si possono fare affari, hanno bisogno di
trattori, di motorini».
Risultati ottenuti?
«So che gli abbiamo venduto due
milioni di piante di mele, con noi
c’erano dei coltivatori trentini».
Razzi dice che vi siete anche occupati di calcio.
«C’erano dei talent scout che hanno opzionato dei ragazzi per squadre
di A e di B, l’Udinese e l’Entella, se non
ricordo male. E poi abbiamo incontrato Pak Doo-Ik, l’uomo che eliminò
l’Italia ai mondiali del ‘66, una pagina
di storia».
Lei, da padano, ha fatto spesso il
tifo contro la Nazionale.
«All’incontro indossavo la maglia
del Milan, l’unica che conta per me. E
qui mi fermo».
Massimo Rebotti
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12 Primo Piano
italia: 51575551575557
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
Conti pubblici Le misure
Statali, spunta la proroga
del blocco degli stipendi
«Non si può dare tutto a tutti»
ferma del bonus di 80 euro ad
una platea forse un po’ più ampia, si pensa ad esempio alle famiglie numerose, e senza tagli
insostenibili dal punto di vista
sociale.
Anche gli obiettivi di risparmio della spending review, che
restano alti, saranno definiti tenendo conto della necessità di
non deprimere troppo la crescita
dell’economia, ed in particolare i
consumi. Anche se, dice il sottosegretario alla Pubblica amministrazione Angelo Rughetti,
«il governo deve fare
DEFICIT in % sul Pil
delle scelte» e «non si
0
può dare tutto a tutti», a proposito del
-2
-0,8
rinnovo del contratto
-1,6
per i dipendenti pub-3,0 -3,0
-3,1 -3,1
-4
-2,7
-3,4
-3,6 -3,5
-3,7
blici, lasciando pre-4,4
-4,5
sagire un ulteriore
-6
-5,5
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
congelamento dei
contratti per gli staDEBITO PUBBLICO in % sul Pil
132,6
tali.
130
127
Mantenendo il deficit sempre sotto al
119,3 120,7
120
116,4
3% il risanamento del
bilancio in termini
110 108,3
106,1
105,4 104,1 103,7 105,7 106,3
strutturali prosegui103,3
rebbe, ma con ritmi
100
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
un po’ più lenti, e coCORRIERE DELLA SERA
munque senza infrangere le regole euciperanno anche il presidente rando. Renzi e Padoan hanno ri- ropee, che consentono di tener
della nuova Commissione, Jean badito che il deficit dell’Italia re- conto delle circostanze eccezioClaude Juncker, e il presidente sterà comunque sotto il tetto del nali. L’obiettivo del pareggio podella Bce, Mario Draghi, oltre a 3% del prodotto interno lordo, trebbe essere raggiunto più
tutti i ministri delle finanze euro- ma hanno lasciato intendere che, avanti, impostando subito un
pei.
per non uccidere la debole cre- piano di rientro e un calendario
L’Ecofin di Milano, in ogni ca- scita dell’economia, sarebbe op- di riforme serrate per spingere il
so, sarà occasione di una prima portuno prendere tempi un po’ potenziale di crescita dell’econoverifica importante sulla «taratu- più lunghi per arrivare al pareg- mia.
Mario Sensini
ra» delle leggi di bilancio del gio di bilancio. Dando un po’ di
© RIPRODUZIONE RISERVATA
2015 che i governi stanno elabo- respiro all’economia con la con-
Righetti: vedremo nel Def. La tela europea di Padoan
ROMA — Investimenti, riforme strutturali, risanamento dei
bilanci favorevole alla crescita.
Avviata lunedì insieme al premier la definizione della legge di
Stabilità per il 2015 — per la quale resterebbe in piedi anche l’ipotesi di un ulteriore congelamento
dei rinnovi contrattuali per gli
statali —, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan si è rimesso al lavoro sulla tela europea.
L’obiettivo è quello di giungere
già alla riunione dei ministri delle Finanze di Milano, del 12 e 13
settembre, a indicare le linee guida di una politica economica più
favorevole alla crescita, con un
uso «più intelligente» delle regole sulla stabilità.
Il vertice è informale, non c’è
un’agenda definita, non si prenderanno decisioni e non necessariamente verranno definite delle
«conclusioni» del vertice. Ma si
avvierà una riflessione che il governo italiano si augura possa
portare a passi concreti tra novembre e fine anno, quando si
accavalleranno la nomina della
nuova Commissione e la messa a
punto definitiva delle leggi di bilancio nazionali. Al vertice parte-
I conti pubblici
Bce «Le Monde»: il banchiere nei libri di Storia
La strategia di Draghi
e la spinta per le imprese
ROMA — Dollaro ai minimi, tassi in
calo, Borsa in surplace: i mercati trattengono il respiro aspettando le decisioni del Consiglio direttivo della Bce,
che si riunisce domani. C’è attesa per le
mosse di politica monetaria dell’Eurotower ma c’è attesa anche per quanto
dirà il presidente Mario Draghi sui
rapporti fra queste e le azioni di politica
economica, dopo il giro di colloqui con
i leader di governo, all’indomani dell’intervento di Jakson Hole, con l’obiettivo di condividere l’urgenza di un
impegno comune per la crescita. Un’iniziativa quella del numero uno della Bce
che potrebbe innescare addirittura
un’aspettativa maggiore di quella delle
decisioni monetarie, perlomeno a vedere le reazioni della stampa internazionale, come il quotidiano francese «Le
Monde», che ieri in prima pagina ha
rilevato come il ruolo di Draghi, entrerà
in «un capitolo della Storia».
Domani però il Consiglio della Banca
centrale europea dovrà rivedere l’agenda sulla base di uno scenario economico peggiore del previsto sul lato dell’aumento dei prezzi, con paesi fra i quali
l’Italia già in deflazione, e della crescita
che si è fermata anche in Germania. Le
attese degli operatori sono per una
strategia più aggressiva della Bce, ma
c’è molta cautela nell’immaginare nuovi interventi oltre a quelli già programmati. Se qualcuno continua a segnalare
la possibilità di un ulteriore ritocco dei
tassi di riferimento, pari allo 0,15% —
riducendo quella che Draghi ha però
definito la «lower bound», cioè la soglia
minima praticabile, che ha già peraltro
portato i tassi di mercato in prossimità,
o addirittura sotto, allo zero — sono
pochi quelli che continuano a puntare
sull’adozione immediata del quantitative easing, cioè dell’acquisto massiccio
di titoli privati e soprattutto pubblici da
parte della Bce. Più probabile sembra
invece un’ accelerazione, con la comunicazione dei primi dettagli e magari
anche di una tempistica ravvicinata,
dell’acquisto di Abs, cioè di titoli bancari cartolarizzati rappresentativi di crediti e prestiti, per i quali in realtà esistono
problemi di garanzie, o meglio di mancanza di garanzie pubbliche, e problemi
di mercato, ancora asfittico in Europa
tanto che il suo rilancio sarà uno dei
temi centrali dell’Ecofin di Milano.
Giovedì sarà comunque la giornata
delle Tltro, cioè dei prestiti alle banche
a tassi bassissimi, destinati a finanziare
imprese e famiglie (esclusi i mutui
immobiliari): la prima operazione partirà il 18 settembre e sarà seguita da una
seconda in dicembre. Ce ne saranno poi
altre 6 a cadenza trimestrale, a cui potranno accedere però solo le banche che
nel frattempo hanno aumentato il livello dei prestiti all’economia. Il plafond
iniziale, complessivo, sarà di 400 miliardi, pari al 7% dell’ammontare degli
impieghi tra maggio 2013 e aprile 2014,
ma la cifra finale per l’intero biennio
potrà arrivare a 1000 miliardi. Per le
banche italiane il plafond per le prime
due operazioni è di circa 75 miliardi, e
per l’intero periodo potrebbe arrivare a
200 miliardi, una cifra importante come
ha sottolineato anche il presidente del
Consiglio, Matteo Renzi.
Stefania Tamburello
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Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
Primo Piano 13
italia: 51575551575557
Occupazione La riforma
Jobs act in Senato, subito duello sull’articolo 18
Non c’è accordo tra Poletti e Sacconi. Il ministro a Palazzo Chigi: i fondi Ue contro la povertà
ROMA — Non c’è ancora accordo nella maggioranza sul Jobs act, il
disegno di legge delega sulla riforma del mercato del lavoro, che domani riprende il percorso parlamentare nella commissione Lavoro
del Senato, in prima lettura. Ieri
mattina c’è stato un incontro tra il
ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e il presidente della commissione, nonché relatore del provvedimento, Maurizio Sacconi. Quest’ultimo, che è anche capogruppo
dei senatori del Nuovo centrodestra, è tornato alla carica con la richiesta del suo partito di approvare
un emendamento che deleghi il governo a cancellare per via diretta o
indiretta l’articolo 18 dello Statuto
dei lavoratori, quello sui licenziamenti senza giusta causa. Ncd, forte
delle parole dello stesso presidente
del Consiglio, Matteo Renzi, che da
un lato ha derubricato l’articolo 18 a
una questione irrilevante ma dall’altro ha parlato della necessità di
riformare tutto lo Statuto, chiede
ora un emendamento in tal senso
che, assumendo il carattere di una
delega ad ampio raggio, consentirebbe di intervenire anche sull’articolo 18. Poletti, però, ha preso tempo, manifestando tutte le sue perplessità e resistenze ad accogliere la
richiesta del partito di Angelino Alfano, nel timore che un eventuale
cedimento possa aprire lo scontro
con mezzo Pd e mettere a rischio il
cammino del disegno di legge.
Subito dopo Poletti è andato a
Palazzo Chigi per un incontro con il
sottosegretario alla presidenza del
Consiglio, Graziano Delrio, e un
breve saluto con il premier Matteo
Renzi. Al centro della riunione con
Delrio ci sarebbero stati i fondi europei del programma 2014-2020:
circa 41 miliardi di euro ai quali si
sommano i cofinanziamenti nazionali. L’Italia punta a chiudere l’accordo con Bruxelles entro questo
mese e Delrio, che ha la delega in
materia, insieme con Poletti ha esaminato in particolare i programmi
di inclusione sociale sui quali potrebbero essere concentrati i fondi.
-0,8%
L’occupazione nelle
grandi imprese
nel mese di giugno al
lordo della cassa
integrazione. Il dato
netto è -0,5%.
Diminuito dell’1,2%
anche il numero di
ore lavorate
per dipendente
12,3%
Il tasso di
disoccupazione nel
secondo trimestre
del 2014, in crescita
di 0,2 punti su base
annua. Per gli uomini
l’indicatore è
all’11,5% mentre per
le donne è al 13,4%
Si tratta in particolare della lotta alla
povertà attraverso la messa a regime e il rafforzamento del Sia, il sostegno all’inclusione attiva avviato
dal predecessore di Poletti, Enrico
Giovannini, che prevede percorsi
personalizzati di inserimento sociale e lavorativo su misura per le
famiglie povere e un assegno che
può arrivare ora fino a un massimo
di 400 euro. Secondo fonti di Palazzo Chigi e del ministero del Lavoro
non si sarebbe parlato del Jobs act,
ma non è escluso che Poletti ne abbia accennato a Renzi. Che comunque dovrà decidere se accettare o
meno la richiesta di Ncd di presentare un emendamento all’articolo 4
della delega, che verrà esaminato
probabilmente la prossima settimana. Non si sarebbe parlato neppure di pensioni, ma ieri sera lo
stesso Poletti, intervenendo alla festa dell’Unità di Monasterace ha
confermato che è allo studio l’ipotesi del prestito pensionistico a se
stessi per i lavoratori delle aziende
in crisi, che, se licenziati a 3-4 anni
dalla pensione potrebbero intanto
prenderne un anticipo (6-700 euro
al mese) da restituire poi in piccolissime rate da quando prenderebbero la pensione piena. «Cercheremo di mettere dentro alla legge di
Stabilità — ha detto il ministro —
uno strumento per le persone avanti nell’età del lavoro, che non hanno
ancora maturato il diritto alla pensione. Dobbiamo trovare il modo
che chi perde il lavoro e non può ritrovarlo abbia almeno un reddito
minimo per poter arrivare alla pensione».
Intanto nessun segno di ripresa
dell’occupazione si registra nelle
grandi imprese, quelle con almeno
250 addetti. A giugno non si è crea-
Pensioni
Rilanciata l’idea
del mini assegno
in anticipo per evitare
il rischio esodati
to un posto di lavoro in più rispetto
a maggio e se il confronto si fa con
giugno del 2013 si osserva una diminuzione dello 0,8% al lordo della
cassa integrazione e dello 0,5% al
netto, dice l’Istat. Ed è sceso anche il
numero di ore lavorate per dipendente: dell’1,2% in un anno. Rispetto a giugno del 2013, infine, la retribuzione lorda e il costo del lavoro
per dipendente sono aumentati rispettivamente del 2,2% e dell’1,6%.
Dati, che seppure limitati alle grandi imprese, segnalano al governo le
priorità: il rilancio dell’occupazione
e il taglio del costo del lavoro. Sul
primo punto l’esecutivo è intervenuto col decreto che ha liberalizzato
i contratti a termine e facilitato l’apprendistato e appunto con il Jobs
act. Sul costo del lavoro, il governo
ha ridotto del 10% l’Irap quando ha
varato il bonus da 80 euro per i lavoratori dipendenti, promettendo
che avrebbe fatto di più nel 2015.
Ma bisogna prima trovare le risorse.
Enrico Marro
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Il lavoro nelle grandi imprese
GLI OCCUPATI
LA RETRIBUZIONE
LORDA MEDIA ORARIA
(al netto della cassa integrazione)
Variazioni tendenziali rispetto a dodici mesi prima
-0,5
-0,7
-1,0
-0,5
-0,6 -0,6
-0,7 -0,7
-0,9
-0,9
-1,0
-1,3
-1,3 -1,3
-1,0
-1,4
-1,6
0%
La variazione
mensile a giugno
-1,4
-1,5
-0,5%
Variazioni tendenziali rispetto a dodici mesi prima
-1,6
-1,7
-2,0
GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC GEN FEB MAR APR MAG GIU
2013
8
7
6
5
4
3
2
1
0
-1
-2
-3
7,6
La variazione
mensile a giugno
5,2
4,4
4,3
3,3
2,8
2,3
3,3
1,9
Loris, a Palo Alto
assume solo
ingegneri italiani
Di se stesso — dice — che non sa
vivere senza reinventarsi daccapo.
Senza scommettere su stesso, senza
ripartire con nuovi progetti. Dell’Italia — ammette — per ora conviene tenersi alla larga, ma del suo
capitale umano, no, non ce ne si
può privare. Parole e pensieri di
Loris Degioanni (nella foto), 39
anni, a ben vedere professione startupper, piemontese della Valle Stura, emigrato a Palo Alto in California dove vive e ha messo su famiglia. Al blog «La Nuvola del Lavoro»
ha raccontato perché ha lasciato
anni fa il nostro Paese per fondare
una startup digitale, CACE Technologies, che in poco tempo ha raggiunto oltre dieci milioni di dollari
di fatturato prima di essere acquisita da una società della Silicon Valley, la Riverbed, che lo ha assunto
come senior director. Il legame con
l’Italia Loris (protagonista anche di
un libro del giornalista Renzo
0,8
1,4
-0,3
-2,9
0,9
0,5
-0,5
-0,6
-1,9
GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC GEN FEB MAR APR MAG GIU
2014
2013
Fonte: Istat
2014
D’ARCO
Formazione Sul portale del governo 13 mila offerte per 169 mila richieste. I vincoli di Bruxelles
La falsa partenza del piano Garanzia Giovani
Meno del 10% degli iscritti avrà un’opportunità
MILANO — In Veneto cercano un
«esperto» contabile rigorosamente a
partita Iva. Ricapitoliamo: un esperto
(professionista), in regime di consulenza, che sia anche disoccupato e abbia al massimo 29 anni. In Campania
vanno per la maggiore gli operatori di
call center con contratto di collaborazione. Parasubordinati con i soldi comunitari per ricordarci delle ultime
offerte degli operatori di telefonia mobile. Per il Piemonte vengono segnalati
diversi avvisi relativi al settore delle
pulizie, mentre in Lombardia (tra i
profili meno qualificati) spuntano diversi addetti al reparto ortofrutta con
contratto a tempo determinato. E poi
ci sono i tirocini — perché il programma dello Youth Guarantee prevede anche la possibilità di opportunità formative — come quello da levigatore di
legnami (Veneto), estetista (Piemonte), receptionist (Sicilia), commesso di
banco (Lazio), barista (sempre Sicilia).
Così con lo stage s’impara a fare il caffè, forse anche la granita. A quattro
mesi dal lancio del portale governativo
Garanzia Giovani le registrazioni sono
oltre 169 mila — secondo l’ultimo dato diffuso dal ministero del Lavoro —
su un totale (presunto) di oltre due
milioni di inattivi. A conti fatti meno
del dieci per cento della platea che
Storie di lavoro
s’intende raggiungere e con una progressione decrescente delle iscrizioni
nelle ultime settimane. Si dirà: bene,
forse stiamo sovrastimando la disoccupazione giovanile contabilizzata
dall’Istat al 43,7% . Tuttavia sul portale
governativo finora campeggiano circa
13 mila opportunità formative/professionali. Così a conti fatti solo uno su
tredici potrà avere una chance, fosse
anche un tirocinio in un centro estetico, quando il modello originario Youth
Guarantee (di estrazione nordica) finanziato da Bruxelles con un assegno
da 1,5 miliardi di euro impone che a
tutti i candidati venga offerta un’opportunità entro quattro mesi dalla data di registrazione. Il caso vuole gli
stessi dalla nascita del portale avvenuta il primo maggio scorso. Il quadro si
colora poi di un altro dato interessante: secondo i ricercatori di Adapt, l’associazione fondata da Marco Biagi di
diritto del lavoro, oltre il 90% delle of-
I colloqui orientativi
Finora i Centri per l’impiego
hanno chiamato circa 23
mila candidati registrati
al portale per un colloquio
di tipo orientativo
Il programma
ferte di Garanzia Giovani sarebbero già
state pubblicate dal portale del ministero del Welfare Cliclavoro e dai siti
delle agenzie interinali, tra le quali
Adecco, Gi Group, Randstad, Obiettivo
Lavoro, Kelly Services, Tempor, Infogroup. L’avrebbero riscontrato attraverso un lavoro certosino fatto di verifiche con le agenzie private che effettivamente avrebbero confermato l’esistenza di selezioni aperte per alcuni
profili, esattamente identici a quelli
che campeggiano su Garanzia Giovani.
Finalmente la riuscita sinergia pubblico/privato auspicata anche dal Jobs act
in gestazione alle Camere? Non proprio, visto che i centri per l’impiego finora hanno chiamato per un primo
colloquio di orientamento circa 23 mila candidati, cioè un settimo degli
iscritti. E la scadenza dei quattro mesi
(dal giorno del colloquio, come richiesto dal governo) incombe alla finestra
per tutti i candidati con il rischio che il
telefono taccia. Per il giuslavorista Michele Tiraboschi è «la conferma del
mancato coinvolgimento delle aziende
che non hanno previsto alcun piano di
inserimento dei giovani nonostante
gli incentivi comunitari». Oppure è
solo colpa della crisi che impedisce di
guardare al di là del proprio naso?
Fabio Savelli
In sinergia con la Ue l’Italia
dovrà garantire ai giovani
under 30 un’offerta valida di
lavoro entro 4 mesi dall’inizio
della disoccupazione
Il candidato, previa
registrazione al portale,
verrà orientato tramite un
colloquio con un operatore
di un centro per l’impiego
Garanzia Giovani è un piano
di lotta alla disoccupazione
attraverso finanziamenti nei
Paesi con un tasso di giovani
senza lavoro oltre il 25%
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Sul canale Economia del sito
del Corriere della Sera storie
di giovani e di riscatto
Agasso «Così ho conquistato
l’America») però lo ha conservato
assumendo per la sua azienda solo
ingegneri italiani, anzi del Politecnico di Torino dove ha studiato: «In
California — dice — la richiesta di
sviluppatori e web designer è maggiore dell’offerta e i nostri sono tra i
migliori del mondo». Soprattutto
c’è la corsa ad accaparrarsi gli informatici più talentuosi e la parte
del leone la fanno ovviamente i
colossi come Google e Facebook. A
Palo Alto Loris è però riuscito a
creare un team di sviluppatori italiani che ora occupano posizioni di
rilievo in Riverbed. Tutti, giovanissimi, in rampa di lancio per una
carriera di primo piano tra i pionieri mondiali dell’hi-tech. Tutti, tranne lui, che è tornato alle origini. Si
è appena licenziato per dare vita ad
una nuova startup, creando una
sorta di spin-off della società da cui
è uscito. Ed è partito come sempre:
assumendo altri sei ingegneri italiani. Peccato che tutti siano dovuti
emigrare in California per realizzarsi professionalmente, ma «qui —
dice — non è l’azienda a dettare
legge, ma è il professionista ad
avere il coltello dalla parte del manico». Il potere (negoziale) dei professionisti della conoscenza in una
società (quella Usa) che veleggia
sempre più verso i servizi.
F. Sav.
nuvoladellavoro
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14
italia: 51575551575557
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
AVVISO A PAGAMENTO
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
E I VIAGGIATORI DEVONO SAPERE.
Caro Presidente, cari Viaggiatori,
questa lettera è indirizzata a tutti gli italiani e agli oltre 6,5 milioni di viaggiatori
che grazie alla concorrenza possono finalmente scegliere di viaggiare in treno,
non solo con le Ferrovie dello Stato, ma anche con Italo e apprezzarne la qualità
del servizio e il comfort del treno più moderno d’Europa.
Tutti infatti devono sapere che:
1)
Fin da quando NTV ha avviato l’attività, è cominciata una strumentale battaglia con ogni mezzo
contro la concorrenza, con ostruzionismi di ogni tipo, che ci hanno costretto a superare continui
ostacoli.
2)
Gran parte del mondo politico, che con il monopolio spesso condivide privilegi e reciproci
favori, non è mai intervenuto per tutelare il rispetto delle regole. Solo dopo anni è stata nominata
un’Authority, che ancora oggi non è entrata nella piena operatività e che non ci permette
di competere alla pari con le Ferrovie dello Stato.
3)
I costi, altissimi, del pedaggio che paga NTV finiscono nelle casse del gruppo concorrente,
le Ferrovie dello Stato, ex monopolista che ha beneficiato negli anni di molte risorse pubbliche,
e quindi di noi cittadini.
4)
Le regole del gioco cambiano, in peggio, continuamente. L’ultimo “regalo” dalla politica
è l’aumento delle tariffe elettriche, un nuovo grave costo imprevisto.
5)
NTV-Italo è un’impresa totalmente privata nella quale un gruppo di imprenditori, primi in Europa,
ha deciso di investire nella concorrenza, sperando di fare una buona operazione industriale per la
società ma soprattutto per il Paese, migliorando di molto la qualità del servizio offerta ai viaggiatori
fino ad allora. Oggi in NTV lavorano oltre mille dipendenti assunti a tempo indeterminato,
con un’età media di 28 anni.
6)
È un’operazione che dà al Paese una grandissima visibilità e che a livello internazionale riscuote
attenzione ed apprezzamento unanime.
7)
La qualità di viaggio con NTV ha raggiunto livelli prima inimmaginabili, costringendo Fs
a rincorrere quei miglioramenti che, guarda caso, non vengono adottati nei settori
dove non esiste la concorrenza.
8)
Gli azionisti di NTV sono convinti di aver fatto un’eccellente operazione. Se non verrà ancora
ostacolata sarà di esempio per chi vuole investire in Italia, in caso contrario sarà un forte
disincentivo a ipotizzare nuovi investimenti italiani o stranieri.
Caro Presidente e cari Viaggiatori,
sappiate che NTV, nonostante tutto, continua ad operare con sempre maggiore
determinazione e crede più di prima alla sfida della concorrenza,ma ora come non mai
occorre la piena attenzione del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e dei Ministri
competenti, affinché prendano ogni opportuna iniziativa, nel rispetto dell’imparzialità
e del libero mercato tante volte evocato dai politici.
Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
Esteri 15
italia: 51575551575557
Esteri
Il caso
Scritto in gran segreto, anticipato oggi dal suo giornale. «Grazie di questo momento» racconta la loro storia in 320 pagine
«Solo menzogne, ecco la verità»
In un libro la vendetta di Valérie
L’ex première dame ritorna e fa di nuovo tremare Hollande
La vicenda
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — «Tutto quello che scrivo è
vero. All’Eliseo mi sentivo talvolta come se fossi impegnata in un reportage.
E ho troppo sofferto delle menzogne
per raccontarne a mia volta», si legge
sulla fascetta di copertina di Merci
pour ce moment, («Grazie di questo
momento»), il regolamento di conti
sotto forma di libro in 320 pagine che
Valérie Trierweiler, l’ex première dame
giornalista di Paris Match, fa uscire
domani in Francia.
Il volume, amaro fin dal titolo, è «allo stesso tempo un grido d’amore e una
lenta discesa agli inferi, un tuffo nell’intimità di una coppia. Due personaggi e niente altro: Valérie e François»,
scrive Paris Match, che lo ha letto in
anteprima — privilegio riservato al
giornale di Trierweiler — dedicandogli
la prima pagina.
Il 25 gennaio, dopo 15 giorni di foto
rubate, scooter, caschi, guardie del corpo, crisi nervose, conferenze stampa e
ricoveri in ospedale, il presidente della
Repubblica francese decise di chiudere
in fretta lo scandalo Gayet-Trierweiler
e si sbarazzò di una relazione durata
nove anni con una telefonata all’Agence France-Presse: «Rendo noto che ho
messo fine alla vita in comune che condividevo con Valérie Trierweiler».
La donna tradita si era rifiutata fino
all’ultimo di firmare un annuncio congiunto, pretendendo che fosse Hollande da solo a prendersi le responsabilità
della rottura. Da allora Trierweiler ha
mantenuto il silenzio, tranne per un
«sono più delusa che arrabbiata» buttato lì durante il primo dei suoi viaggi
umanitari, in India. «Ma non escludo
di scrivere un libro», aggiunse, facendo
capire al presidente della Repubblica
che non poteva sperare di cavarsela con
quel messaggio burocratico.
Oggi, a distanza di quasi otto mesi
dalla separazione, la promessa viene
mantenuta, e arriva la versione di
Valérie. Stampata in 200 mila copie,
una tiratura iniziale eccezionale, di solito riservata ai romanzi sicuri best seller come quelli di Amélie Nothomb. La
piccola e stimata casa editrice indipendente Les Arènes è andata a cercare una
tipografia in Germania per evitare le
Il caso Gayet
Lo scandalo Gayet
deflagra a gennaio.
Il rotocalco Closer
pubblica le foto
della visita del
presidente
Hollande con moto
e casco alla casa
dell’attrice Julie
Gayet.
Dopo la
divulgazione della
notizia Valérie
Trierweiler, la
compagna del
presidente, viene
ricoverata in
ospedale per una
depressione.
Hollande è
costretto a
difendersi davanti
ai giornalisti dove
parla di «fatto
doloroso, ma
Il legame
La relazione tra il
presidente Hollande e Valérie
Trierweiler inizia
nel 2004, ma diventa ufficiale solo sei anni dopo.
Prima c’era stato
il legame con Ségolène Royal
fughe di notizie, ha usato un falso titolo di lavorazione e la sigla «XX» per indicare l’autore. Nessuno, fino a ieri, ne
sapeva nulla. Neanche la Presidenza
della Repubblica.
Quarantanove anni, non sposata ma
entrata ufficialmente all’Eliseo nel
maggio 2012 davanti alle telecamere di
tutto il mondo, première dame dotata
di un ufficio, un capo di gabinetto (Patrice Biancone) e altri quattro funzio-
nari pagati dallo Stato (quasi
mezzo milione di euro il budget nel 2013), il 10 gennaio
Valérie Trierweiler ha dovuto
sopportare l’umiliazione di vedere sul
settimanale Closer le fotografie del
compagno mentre andava a trovare, in
casco e motorino, l’amante Julie Gayet,
42enne, attrice, in una casa prestata da
amici a 100 metri dall’Eliseo. In quel
momento Trierweiler si preparava ad
privato».
Il 25 gennaio il
presidente
annuncia
ufficialmente la
fine del loro
rapporto
accompagnare Hollande in visita di
Stato a Washington, a cenare con Michelle e Barack Obama e a danzare alla
Casa Bianca. Impazzì di rabbia, sfasciò
parte del mobilio dell’Eliseo, e proprio
mentre Hollande provava a trincerarsi
dietro una incerta distinzione tra vita
privata e vita pubblica, Trierweiler finì
ricoverata alla Pitié Salpêtrière.
Il 14 gennaio il presidente si presentò all’Eliseo davanti a circa 500 giornalisti di tutto il mondo per una conferenza stampa preparata da settimane,
nella quale avrebbe annunciato il «patto di responsabilità» e la storica svolta
social-liberale. Ma Hollande dovette
per prima cosa rispondere alla domanda «Presidente, come sta la première
dame in ospedale?».
Oggi Trierweiler «parla della sua vita con François dall’abbagliamento iniziale fino alla crudeltà della rottura,
senza giri di parole. Racconta nove anni di una relazione minata dalla gelosia
e dal potere (...) Una storia di amore e
disperazione», nella quale l’ex première dame si rivela una «innamorata
appassionata, possessiva, folle di questo uomo che lei ammira, che la fa ridere e la destabilizza deliziosamente».
Messi da parte i toni un po’ da romanzo
rosa di Paris Match, la pubblicazione
di «Grazie di questo momento» ha un
Il ritratto
Trierweiler si descrive «folle
di questo uomo che lei
ammira, che la fa ridere e la
destabilizza»
valore pubblico e politico. Secondo le
indiscrezioni il libro «non risparmia
Hollande» ed è percorso da un’unico
tema di fondo: il presidente della Repubblica ha mentito. Alla compagna, e
ai francesi.
Merci pour ce moment è il terzo volume che prende di mira il presidente
in pochi giorni, assieme a quelli degli
ex ministri Cécile Duflot e Arnaud
Montebourg. Un rientro complicato
per François Hollande: dopo la fronda
interna che ha provocato le dimissioni
dell’esecutivo e la nascita del governo
Valls II, il presidente cerca di convincere i francesi che è sincero quando
ripete «la ripresa è vicina» o «sconfiggeremo la disoccupazione». Ha
convocato una nuova conferenza stampa il 18 settembre, per questo. Ma il rischio è che qualcuno, in diretta tv, gli
ricordi Trierweiler e un paio delle
«menzogne» elencate in queste 320 pagine.
Stefano Montefiori
@Stef_Montefiori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Editoria Il proprietario di Amazon nomina il nuovo editore. E mette fine dopo 81 anni alla dinastia storica (e liberal) dei Graham
La scelta di Bezos: un reaganiano al Washington Post
Sarà Frederick Ryan a guidare
l’amministrazione del quotidiano
Il Washington Post ha un
nuovo editore. Si tratta di Frederick Ryan, uno dei fondatori
di Politico.com, il sito di informazione diventato un rivale del
quotidiano del Watergate per le
notizie di politica americana. E’
la prima importante mossa organizzativa di Jeff Bezos, il miliardario di Amazon che un anno fa ha acquistato il Post per
250 milioni di dollari promettendo di risollevarne le sorti
nell’era digitale. Una mossa che
taglia uno degli ultimi legami
d e l Po s t c o n l a f a m i g l i a
Graham, che lo acquistò nel
1933 e lo ha controllato per 81
anni.
La poltrona di editore e amministratore dell’azienda editoriale era occupata dal 2008 da
Katharine Weymouth, nipote di
Katharine Graham, storica pre-
sidente della società. Aveva affrontato un periodo difficile di
calo della circolazione cartacea
e della pubblicità, aveva dovuto
tagliare personale e sezioni, ed
era stata criticata per scelte co-
me quella di sospendere il supplemento letterario, oltre che
per l’idea di tenere incontri
esclusivi tra giornalisti, politici,
imprenditori e lobbisti. E’ stata
lei nel 2012 a suggerire allo zio
Donald Graham di vendere il
quotidiano per evitare tagli che
lo avrebbero distrutto. In una
lettera allo staff, Weymouth ha
spiegato ieri che «è tempo di
Il profilo
Repubblicano
Fred Ryan (nella foto
sotto), 59 anni, di Tampa,
Florida, repubblicano, ha
lavorato nello staff di
Ronald Reagan quando il
presidente lasciò la Casa
Bianca. In seguito Fred
Ryan è stato
vicepresidente del
network Allbritton
Communication e ha
fondato il sito Politico.com,
dedicato soprattutto alla
politica americana
esplorare nuove opportunità,
tempo di leadership nuova». Il
passaggio di consegne avverrà
tra un mese, e Weymouth rimarrà nel ruolo di consulente
fino alla fine dell’anno.
La scelta di Ryan, 59 anni, avvocato diventato a soli 32 anni
un importante consigliere dell’amministrazione di Ronald
Reagan (ha anche scritto due libri sull’ex presidente repubblicano ed è nella direzione della
biblioteca a lui dedicata) ha
portato alcuni a chiedersi se ci
sarà un cambiamento della linea editoriale del Washington
Post da posizioni «liberal» verso posizioni più conservatrici.
Ryan ha replicato che il direttore Martin Baron verrà confermato e verrà rispettata l’indipendenza della redazione. «Il
giornale non è ideologico e resterà tale», ha aggiunto Baron.
Negli ultimi mesi lo staff è aumentato, non senza perdite importanti: Ezra Klein, autore del
popolare blog di politica
«Wonkblog» se n’è andato, seguito da altri tre giornalisti, per
fondare il suo sito «Vox». La
perdita di Klein è stata paragonata proprio al «precedente» di
Politico.com, creato da due
giornalisti del Post — John Harris e Jim VandeHei — nel 2007;
avevano inizialmente proposto
il progetto ai loro capi, che rifiutarono. Il nuovo editore ha
Il direttore
«Il giornale non è
ideologico e resterà
tale», ha garantito il
direttore Martin Baron
comunque sottolineato i recenti progressi nel conquistare lettori online, e ha promesso che
continuerà questa «strategia di
crescita», puntando particolare
sul giornalismo investigativo.
Viviana Mazza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Francia/1
«Controllare
i disoccupati»
E’ bufera
«Rafforzare i controlli» per
verificare che i disoccupati
iscritti al collocamento stiano
«effettivamente cercando un
lavoro» e «sanzionarli» nel
caso contrario. Le parole del
ministro del Lavoro François
Rebsamen al canale digitale iTélé hanno suscitato
indignazione in Francia:
sindacati, politici e
associazioni rimproverano
all’esponente socialista di «fare
gli stessi discorsi della destra».
Dall’inizio del mandato di
Hollande, nel 2012, oltre
500.000 persone senza attività
si sono iscritte all’ufficio di
collocamento, che conta ormai
3,4 milioni di senza lavoro.
Eppure, secondo i dati del
ministro del Lavoro, ci
sarebbero 350.000 posti
vacanti. «Nel 2012, quando
Sarkozy diceva le stesse cose di
Rebsamen — osserva invece il
Partito comunista — Hollande
chiedeva di «non prendersela
con i più deboli». Ora il
presidente preferisce non
commentare. In serata,
Rebsamen ha tentato di
spegnere il fuoco: «Non volevo
affatto condannare i
disoccupati», ma solo
«rafforzare i controlli».
Francia/2
Carla Bruni
in politica
(con un album)
Canterà l’attualità politica Carla
Bruni nel suo nuovo album.
L’ex première dame di Francia,
nelle vacanze estive, tra la casa
di famiglia a Cap Nègre, nel
sud della Francia, e Bali,
avrebbe preparato alcuni testi
al vetriolo sulla politica
transalpina, secondo quanto
riportato dal quotidiano Le
Parisien. Non è la prima volta
che la cantautrice moglie
dell’ex presidente Nicolas
Sarkozy si cimenta nel genere.
La canzone «Le Pingouin» (Il
Pinguino) dell’ultimo album
«Little French Songs» uscito
l’anno scorso era stata
considerata da più parti come
una critica velata nei confronti
dell’attuale capo dello Stato,
François Hollande. Tra le
intercettazioni di Sarkozy e
l’inchiesta per corruzione nel
quale sempre suo marito è
indagato, scrive il giornale, «la
Bruni non manca certo di
argomenti». Nei giorni scorsi,
lo stesso quotidiano ha parlato
di una presunta «scenata» di
Carla a Sarkozy durante il loro
soggiorno a Bali. Motivo? Lei
non vuole che si ricandidi alle
elezioni presidenziali del 2017.
16
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Cronache
Gran Bretagna La coppia voleva un’altra terapia per il figlio malato di tumore
Madrid libera i genitori fuggiti
«Ashya ha bisogno di loro»
Cameron: mi ricorda il mio Ivan. Dietrofront della polizia
MILANO — Esiste una medicina miracolosa per tutti i
bambini malati: la vicinanza e
l’amore dei genitori. Non li
guarisce, ma sicuramente li fa
sentire bene. Oggi il piccolo
Ashya, il bambino inglese di
cinque anni con un tumore al
cervello, ricoverato in un
ospedale di Malaga, l’avrà. Ne
era stato privato perché papà
e mamma, Brett e Naghmeh
King, erano stati arrestati e
imprigionati a Madrid dopo
che lo avevano prelevato dall’ospedale di Southampton,
contro il parere dei medici,
per portarlo in Spagna, nel
tentativo di trovare cure migliori rispetto a quelle ricevu-
te in Gran Bretagna.
Adesso però il Crown Prosecution Service, la procura
inglese, ha ritirato il mandato
di cattura internazionale e i
genitori sono stati liberati,
senza altri provvedimenti a
loro carico. E ha anche messo
a disposizione un oncologo
pronto a raggiungere la famiglia in Spagna. Una decisione
inevitabile di fronte un caso
che ha commosso tutti, David
Cameron in prima fila. Il premier inglese, che non parla
spesso di quel figlio Ivan colpito da epilessia e da paralisi
cerebrale, morto nel 2009, ha
detto: «Le fotografie di Ashya
mi fanno ricordare il mio ragazzo gravemente malato».
Al numero 10 di Downing
La mobilitazione
In 200 mila hanno
firmato una petizione
per chiedere la loro
scarcerazione
Il medico
Il governo ha messo a
disposizione un oncologo
che potrebbe raggiungere
il piccolo a Malaga
Street è arrivata una petizione
che chiedeva la liberazione
dei genitori di Ashya e che ha
raccolto oltre 200 mila firme.
Il governo ha messo a disposizione dei King un oncologo
pronto a raggiungere la famiglia in Spagna.
Il piccolo Ashya è stato
operato a Southampton per
un medulloblastoma, un tumore cerebrale piuttosto cattivo, e curato secondo gli
schemi classici. Ma i genitori
hanno scoperto su Internet
una terapia d’avanguardia, la
radioterapia con protoni che
esiste nel Regno Unito ed è
gratuita, ma ancora per casi
selezionati. Così hanno deci-
La polizia spagnola
In alto, a Malaga,
il momento dell’arresto
di Brett e Naghemeh King
avvenuto il 31 agosto
scorso. Ieri i coniugi
sono tornati in libertà
(Photomasi)
so di andare all’estero: avevano già preso contatti con una
clinica nella Repubblica Ceca,
dove si pratica questa cura
(che in Italia esiste, a Pavia),
ed erano disposti anche a volare a Houston, negli Stati
Uniti. Il passaggio in Spagna
era solo per vendere una casa
di loro proprietà e recuperare
i soldi per pagare le spese mediche. Ma lì sono stati intercettati dalla polizia, grazie anche alla «caccia all’uomo» sostenuta dai social media.
Così loro sono finiti in prigione a Madrid, a quasi 500
chilometri di distanza da Malaga, e il loro bambino è rimasto solo in ospedale: non
sa lo spagnolo e ci si chiede
come abbia potuto comunicare con i medici e ricevere
conforto. Solo il fratello maggiore Danny (i figli sono sette) ha potuto stare con lui per
alcune ore, grazie a un permesso della polizia. Un altro
fratello, Naveed, parlando a
Channel 4 News, ha denunciato il fatto che i medici non
davano informazioni per telefono.
Adesso si comincia a parlare di azioni legali da parte
della famiglia nei confronti
dell’ospedale di Southampton, come ha annunciato l’avvocato dei King: c’è da sperare che il futuro di Ashya non
si giochi nei tribunali, ma in
ospedali che lo possono davvero aiutare. L’impressione,
però, è che per lui ci sia un po’
poco da fare sul piano medico
(sembra di capire che sia al
quarto stadio della malattia e
già ora è alimentato con un
sondino), ed è per questo
che, al momento, la sua serenità è il bene più prezioso da
salvaguardare.
Adriana Bazzi
La vicenda
Via dall’ospedale
con il bimbo malato
Lo scorso 28 agosto
Ashya King, di 5 anni, è
stato portato via dai
genitori dal
Southampton General
Hospital senza il
consenso del personale
medico. Il bambino era
ricoverato nella
struttura ospedaliera
perché malato di
tumore al cervello
L’arresto in Spagna
di entrambi i genitori
I genitori avevano
portato Ashya a
Malaga, in Spagna,
perché volevano per lui
una nuova cura nota
come radioterapia con
fasci di protoni e che
l’ospedale inglese non
offriva loro. Il bimbo è
stato ritrovato il 31
agosto e i genitori
erano stati arrestati
Il rilascio dei coniugi e
la vicinanza di Cameron
La Crown Prosecution
Service (la procura
inglese) ha ritirato il
mandato di cattura
internazionale per Brett e
Naghemeh King, che
sono stati rilasciati ieri. Il
premier inglese David
Cameron, nei giorni
scorsi, aveva espresso
solidarietà ai coniugi King
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Aveva 77 anni
È morto il generale Delfino,
l’uomo dei misteri di Brescia
È morto ieri pomeriggio l’ex generale dei
carabinieri Francesco Delfino (a fianco, Ap
Photo), 77 anni, protagonista controverso
in molte vicende che hanno segnato la
storia d’Italia degli ultimi 40. Ha avuto un
ruolo di primo piano in indagini che hanno
riguardato la mafia e le stragi terroristiche.
Nato a Platì (Reggio Calabria), Delfino era il
comandante del reparto investigativo
bresciano quando il 28 maggio 1974
esplose la bomba che uccise 8 persone. Le sue indagini portano
a individuare la cosiddetta «pista bresciana», ma il processo si
conclude con l’assoluzione di tutti gli imputati. Nel 2008 finì lui
sotto accusa per concorso nella strage: secondo i pm l’allora
capitano era a conoscenza della preparazione dell’attentato ma
non aveva fatto nulla per evitarlo. In precedenza era stato
degradato dall’Arma dopo la condanna definitiva per truffa
aggravata nel sequestro di Giuseppe Soffiantini. Le sentenze
stabilirono che si fece consegnare 800 milioni dalla famiglia del
rapito assicurando che sarebbero serviti per la liberazione.
W.P.
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Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
Cronache 17
italia: 51575551575557
L’emergenza «Irricevibile» la proposta su mezzi e soldi destinati alla missione
Le parole sul blog
Grillo choc sui migranti malati
Sì di Berlino e Madrid a Frontex
«I barconi
ci portano
la tubercolosi»
Alfano: «Vittoria italiana». Si riapre lo scontro con l’Ue
ROMA — Germania e Spagna dicono sì al varo di «Frontex Plus», la missione che dovrebbe servire a gestire i flussi
migratori dal Nordafrica. E
confermano al ministro dell’Interno Angelino Alfano l’impegno a fornire mezzi e uomini. Il responsabile del Viminale
incassa l’appoggio politico da
parte dei maggiori partner europei, ma la prima proposta
operativa inviata da Bruxelles
appare inaccettabile dal punto
di vista tecnico. Lo stanziamento massimo previsto è infatti di appena 30 milioni di
euro e soprattutto appaiono
inadeguati le navi che si vorrebbero impiegare per il pattugliamento del Mediterraneo.
Si continua dunque a trattare, privilegiando il negoziato
bilaterale. Una strada apparsa
più utile a ottenere aiuti per
fronteggiare un’emergenza che
non accenna a diminuire. E
mentre torna incandescente il
dibattito politico alimentato
dalla sortita di Beppe Grillo che
con toni durissimi e sprezzanti
si schiera al fianco di quei sindacati di polizia che ormai da
settimane denuncia il rischio
di contagio per chi si occupa
della prima assistenza agli
stranieri: «Per la tbc non esiste
un vaccino che provveda una
protezione affidabile per gli
adulti, si trasmette per via aerea e le cure richiedono anni.
Vogliamo reimportarla, reimportiamola! ma facciamolo alla
luce del sole, informando la
popolazione che alla polizia
non vengono forniti neppure
gli strumenti minimi di profilassi».
La missione estera di Alfano
comincia a Berlino. Dopo le
polemiche dei giorni scorsi e le
accuse all’Italia di non aver «fotosegnalato» gli stranieri che
richiedono asilo consentendo
loro di varcare le frontiere, il
clima durante l’incontro con il
collega Thomas de Maizière
appare molto più sereno. E il
risultato arriva quando le autorità tedesche comunicano di
voler partecipare alla missione,
proprio come avevano fatto i
francesi una settimana fa. È un
buon viatico per affrontare gli
spagnoli, impegnati da anni a
fronteggiare gli sbarchi dal
nordafrica e propensi negli ultimi anni a una linea di fermezza che prevede la creazione di
una vera e propria barriera in
mare attraverso un’attività di
Le cifre
(foto di Giuseppe Lami/Ansa)
117.000
Negli ultimi anni
120000
sbarchi
80000
40000
23.719
236
14.331
413
13.635
206
22.939
437
22.016
302
117.000*
437**
64.261
2.352
I migranti sbarcati
sulle coste italiane
dal 1° gennaio
a ieri
vittime
100000
60000
L’ufficiale di rotta Francesca Greco
nella plancia della Fregata Euro
della Marina militare italiana
con due aspiranti ufficiali
2500
2000
20.455
556
36.951
1.274
9.573
425
13.267
102
42.925
707
1500
4.406
20
1000
500
20000
0
0
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
*1° gennaio-2 settembre **dato provvisorio
53.243
700
70.305
milioni di euro
Le persone soccorse
dai mezzi
di «Mare nostrum»
(ottobre 201313 agosto 2014)
Chi ospita di più
I migranti accolti
nelle varie regioni
I fondi stanziati
dall’Italia quest’anno
per la gestione
dei profughi
ROMA — «Il ritorno delle malattie
infettive. #Tbcnograzie». Parola di
Beppe Grillo, postata sul suo sito.
«Come se non fosse un problema
nazionale, il ritorno di malattie
debellate da secoli in Italia» si è
lamentato il leader 5Stelle dopo il
disinteresse nel quale era scivolato
l’ultimo «passaparola», la rubrica del
lunedì sul suo blog (foto sotto), che
aveva dedicato proprio al tema del
ritorno delle malattie infettive. «Per
la Tbc — ha insistito ieri Grillo —
non esiste un vaccino che provveda a
una protezione affidabile per gli
adulti, si trasmette per via aerea e le
cure richiedono anni. Vogliamo
reimportarla, reimportiamola! Ma
facciamolo alla luce del sole,
informando la popolazione che alla
polizia non vengono forniti neppure
gli strumenti minimi di profilassi».
Altre
40%
Puglia
11%
Lazio
13%
Calabria
28%
Sicilia
8%
Fonte: ministero dell’Interno, Aeronautica militare, Marina militare, Frontex, Fortress Europe - elaborazione dati Corriere della Sera
controllo che contempla anche
i respingimenti. Anche Jorge
Fernandez Diaz assicura la partecipazione di Madrid garantendo addirittura l’impiego
della guardia civil nelle azioni
di contrasto. «Sono molto soddisfatto — commenta Alfano
— perché abbiamo dimostrato
di saper costruire soluzioni
mentre gli altri parlano».
Adesso bisognerà però affrontare il capitolo operativo e
la strada appare tutt’altro che
semplice. Nella proposta trasmessa da Bruxelles gli stanziamenti economici vengono
effettivamente aumentati passando da circa dodici milioni di
euro a trenta milioni di euro.
Una cifra irrisoria rispetto a
quanto l’Italia spende con
«Mare Nostrum», ma è comunque un primo passo. Ciò
che viene invece ritenuto «irricevibile» dai tecnici è l’elenco
dei mezzi navali. Si tratta infatti di piccoli natanti inadatti ad
affrontare il Mediterraneo, soprattutto tenendo conto che la
Il nodo
I 30 milioni di
Bruxelles sono
ritenuti ancora
insufficienti
✒
Dai tedeschi una mano tesa dopo le polemiche
di PAOLO LEPRI
«I
problemi ci sono, ma si possono
risolvere insieme», è stato il
messaggio che Thomas de Maizière, un
uomo che generalmente non si nasconde
dietro le parole, ha rivolto all’Italia ieri a
Berlino discutendo con il collega Angelino
Alfano dell’emergenza profughi nel
Mediterraneo. Per il governo Merkel è una
realtà di fatto, messa in evidenza più volte,
che in Germania arriva un numero
«sproporzionato» di rifugiati che sfuggono
ai controlli nei Paesi di prima accoglienza.
«Tutti gli Stati devono invece rispettare —
ha sottolineato il ministro degli Interni
tedesco — le regole del Trattato di
Dublino». A giudizio di de Maizière,
però, è fondamentale scongiurare il
rischio che di fronte ad una situazione
così drammatica ai confini dell’Europa,
«ogni Paese se la prenda con l’altro».
«Si può dire — ha osservato — che
l’Italia sopporti l’onere maggiore di
questa emergenza e che abbia bisogno
di appoggio. Possiamo aggiungere che
noi tedeschi abbiamo troppi richiedenti
asilo. Nessuna delle due tesi è
sbagliata. Ma le accuse reciproche non
servono a niente». È invece arrivato il
momento, secondo il ministro cristianodemocratico, di uno «sforzo comune» a
cui naturalmente si affianchi una
diversa gestione del problema della
registrazione degli arrivi. E un impegno
in questo senso è stato assicurato da
Alfano. Sono queste le basi del sostegno
che la Germania ha dato al varo
dell’operazione «Frontex Plus»,
destinata a combattere in modo più
efficace l’immigrazione clandestina e i
trafficanti di morte. Sarà una nuova
missione, che si sta delineando in
questi giorni, definita dal ministro degli
Interni italiano «il ritorno dell’Europa
a presidio del Mediterraneo». Da
Berlino è arrivato un segnale
importante. Bisogna però sperare che
questo clima di collaborazione non sia
turbato, come purtroppo è avvenuto in
passato, da voci meno responsabili di
quelle che sono state ascoltate ieri.
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«missione» dovrebbe cominciare a fine novembre e dunque
con condizioni di mare particolarmente proibitive.
Non solo. Nelle intenzioni
dell’Unione Europea il nostro
Paese dovrebbe comunque
farsi carico delle operazioni di
ricerca e soccorso. E proprio
questo dimostra che «Frontex
Plus» non può in alcun modo
sostituire «Mare Nostrum»,
vera e propria missione umanitaria che ha consentito di
salvare finora migliaia di persone. Nei prossimi giorni —
dopo una serie di riunioni con
gli esperti della Marina militare e della Guardia di Finanza
da mesi in prima linea nell’attività di rintraccio e assistenza
ai migranti che arrivano dalla
Libia e dagli altri Stati del Nordafrica — verrà formulata una
controproposta per l’Ue nella
quale saranno elencate le «criticità» e indicate le navi indispensabili per affrontare quello che si è già rivelato un vero
e proprio esodo. E l’Italia farà
valere proprio l’appoggio politico ottenuto da Parigi, Berlino e Madrid.
Fiorenza Sarzanini
[email protected]
Una presa di posizione decisa, che ha
sollevato polemiche. Anche perché
Grillo ha aggiunto davvero benzina
sul fuoco: «Qui per evitare il tabù del
razzismo arriviamo alla situazione
grottesca degli Stati africani che
chiudono le frontiere tra loro per
paura del diffondersi dell’ebola, che
ha 21 giorni di incubazione, mentre
noi le lasciamo spalancate senza fare
alcun accertamento medico su chi
arriva da chissà dove nel nostro
Paese. I triti e ritriti confronti degli
italiani come popolo di migranti che
deve comprendere, capire,
giustificare chiunque entri in Italia,
sono delle amenità tirate in ballo dai
radical chic e dalla sinistra».
Secca la replica di Emanuele Fiano,
deputato e responsabile Sicurezza del
Partito democratico: «È molto grave
— ha detto — diffondere il panico
tra la popolazione e gli operatori di
Polizia circa la presenza di 40 agenti
positivi alla Tbc». Precisa Roberto
Santorsa, direttore centrale di Sanità
della Polizia: «La positività al test
non è indice di malattia, ma attesta
solo un pregresso contatto con il
microrganismo che può essere
avvenuto anche molti anni prima e
rappresenta solo una condizione che
va ulteriormente studiata. Tanto è
vero che i poliziotti positivi al test
risultano in servizio».
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L’intercettazione in carcere
Riina e il giallo delle carte di Dalla Chiesa: «Gliele rubarono dalla cassaforte»
ROMA — «Questo Dalla
Chiesa ci sono andati a trovarlo
e gli hanno aperto la cassaforte
e gli hanno tolto la chiave. I documenti dalla cassaforte e glieli
hanno fottuti». Nella storia della mafia raccontata al compagno di ora d’aria, Totò Riina,
non dimentica il capitolo del
mistero delle carte del generale
Carlo Alberto Dalla Chiesa: assassinato a colpi di kalashnikov
esattamente 32 anni fa, il 3 settembre 1982 a Palermo. L’enigma della cassaforte di villa Pajno, sua residenza, ripulita subito dopo l’omicidio suo e di sua
moglie Emanuela Setti Carraro.
E della sua borsa, piena di documenti, sparita e riapparsa
dopo 31 anni. Vuota.
All’attentissimo detenuto Alberto Lorusso, Riina lo racconta
divertito: «Minchia il figlio fa-
ceva... il folle. Perché dice c’erano cose scritte. E loro gliel’hanno fatta. Minchia. Gliel’hanno
aperta, gliel’hanno aperta la
cassaforte... tutte cose gli hanno preso».
In attesa che i magistrati palermitani chiariscano se quelle
chiacchiere da «ora d’aria» siano verità, depistaggi o messaggi, Nando Dalla Chiesa, il «figlio
che faceva il folle» citato da Riina, commenta con semplicità:
«È un po’ quello che abbiamo
pensato anche noi. Ce lo dice-
Il figlio del generale
«È un po’ quello
che abbiamo pensato
anche noi dopo la
morte di mio padre»
vano le circostanze. Il personale
di sorveglianza terrorizzato. La
gente che era entrata in casa
con la scusa di prendere le lenzuola per coprire i cadaveri. Mio
zio che non venne fatto entrare
in casa. I cassetti vuoti, in cui
dopo una settimana ricomparve misteriosamente una chiave
con su scritto cassaforte. Che,
quando andammo ad aprirla,
risultò vuota».
E rivela: «Giovanni Falcone,
una volta mi chiese se avessi capito perché era stata uccisa anche Emanuela. Io risposi che
avevo sempre pensato fosse
stata assassinata perché in quel
momento era vicina a mio padre. Ma lui mi disse: “No, fu uccisa perché in casa non doveva
esserci nessuno”».
Ma perché Totò Riina, passeggiando per il cortile del car-
cere milanese di Opera torna ad
aprire quella pagina oscura? E
davvero lo fa senza pensare di
poter essere intercettato? Una
cosa colpisce. L’inciso che Riina
fa, paragonando il mistero della
cassaforte svuotata del prefetto
antimafia, al proprio covo ripulito dopo il suo arresto. Appena
un accenno per marcare la differenza e dire che lui di documenti non ne aveva proprio. «Li
tenevo in testa», assicura Riina
al compagno di passeggio che
aveva chiesto: «Ma pure a Dalla
Chiesa gli hanno portato i documenti dalla cassaforte?». Poi
l’ironia sui documenti «fottuti»
al generale.
Messaggi dal carcere inviati a
chi rimase sempre nell’ombra?
Nando Dalla Chiesa pensa di no:
«Io non credo. Un messaggio
indirizzato a chi? Ormai sono
tutti morti: da Spadolini ad Andreotti, a Cossiga». Allora perché parlarne? «Evidentemente
— spiega Dalla Chiesa — lui sa
ciò che a noi è stato impedito di
sapere. Al maxiprocesso, venne
Trentadue anni fa
La A112 dentro la quale sono stati uccisi Carlo Alberto
Dalla Chiesa e la moglie
Emanuela Setti Carraro il 3
settembre 1982 (foto Ansa)
chiesto al testimone che quel
giorno era di guardia chi fosse
entrato, subito dopo l’omicidio
nella villa: girava una voce mai
appurata che fosse stato Contrada. Ma subito dopo la domanda successe un parapiglia:
un mafioso presente in aula com i n c i ò a f i n ge r s i p a z z o .
L’udienza venne sospesa. Poi ci
fu la pausa estiva. E alla ripresa
non fu più possibile saperlo».
Intanto sono state rese note
le motivazioni del tribunale di
sorveglianza di Bologna che ha
rigettato le istanze di Riina per
il differimento pena per motivi
di salute e per la detenzione domiciliare. Il tribunale ha ritenuto che non c’è alcun «vulnus alla tutela del diritto alla salute
del condannato».
Virginia Piccolillo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
18
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Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
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20 Cronache
Il caso
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
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Chiusa l’inchiesta penale della procura di Bolzano. L’ipotesi di un patteggiamento con la messa alla prova
Campione Alex Schwazer
in ginocchio al suo arrivo
al traguardo, alla gara delle
Olimpiadi di Pechino 2008
Tutte le accuse dei pm
al marciatore Schwazer
E lui torna ad allenarsi
Indagati due medici e un dirigente federale
DAL NOSTRO INVIATO
BOLZANO — Due medici federali,
un dirigente e lui: Alex Schwazer, il
marciatore altoatesino capace di conquiste olimpiche e di abissi esistenziali, culminati nel 2012 con quel pianto
inconsolabile in mondovisione nel
confessare il doping più clamoroso
della storia dell’atletica italiana.
Si chiude così, con quattro indagati
eccellenti ma senza alcun complotto
internazionale, l’inchiesta penale della
procura di Bolzano sui retroscena dello
scandalo che ha travolto l’atleta azzurro imbarazzando le istituzioni sportive
alle vigilia dei Giochi di Londra. Per lui
l’accusa è chiara e scontata, avendola
riconosciuta: frode sportiva. Ha cercato di truccare le carte cedendo al fascino della sostanza proibita. «Volevo tornare più forte di prima e così non sono
più riuscito a dire no all’Epo… ho fatto
però tutto da solo, sono andato in Turchia a prendere la droga e non ho detto
nulla a nessuno…», singhiozzò davanti a mille telecamere. Meno scontato
invece il coinvolgimento degli altri,
cioè i medici della Federazione italiana
di atletica leggera (Fidal) Giuseppe Fischetto e Pierluigi Fiorella (si erano
autosospesi a maggio dello scorso anno e da dicembre sono stati definitivamente sostituiti) e l’ex dirigente del
Inchiesta
Tribunale
Quattro
indagati per il
caso di frode
sportiva che
ruota attorno al
caso di doping
del marciatore
altoatesino,
deflagrato alla
vigilia dei Giochi
di Londra 2012.
Medici
Due medici
federali, un
dirigente e lui:
Alex Schwazer
capace di
conquiste
olimpiche e di
abissi
esistenziali,
culminati nel
2012 con
l’ammissione
del doping fra
le lacrime,
trasmesse in
mondovisione
settore tecnico sempre della Fidal Rita
Bottiglieri, da quest’anno all’Istituto di
Scienza dello Sport del Coni, un’ex atleta più volte primatista nazionale dello sprint poi approdata alla struttura
federale. Per il terzetto l’accusa è il favoreggiamento come conseguenza di
un comportamento omissivo. Cioè,
pur essendo a conoscenza del doping
del campione non l’avrebbero segnalato agli organi competenti, cioè il Coni. Nelle carte della procura diretta da
Guido Rispoli, depositate in questi
giorni con l’avviso di conclusione indagini, sono finite in particolare le relazioni dei carabinieri del Nas di Trento. A inguaiare Fiorella, come già
emerso, sono in particolare alcune
mail inviate a Schwazer a ridosso delle
Olimpiadi del 2012. Una su tutte: «La
decisione sulla permanenza o meno
spetta a te, ma ricorda che certamente
alla Iaaf (l’associazione internazionale
delle Federazioni di atletica leggera,
ndr) “puzzerà” questo tuo andar su e
giù… Se fai qualche stronzata, ti taglio
le palle». Per gli inquirenti significa
che Fiorella sapeva. «E invece non ero a
conoscenza del doping di Schwazer —
ha replicato ieri l’ex medico federale
—. E poi i controlli non li fa la federazione nazionale ma sono di competenza del Coni e della Iaaf. Questa è una
faccenda nebulosa che mi ha danneg-
giato molto dal punto di vista professionale». A Fischetto, che lavorava anche per la Iaaf, viene invece contestato
un messaggio inviato al responsabile
dell’antidoping dell’associazione sovranazionale, Thomas Capedeville, il
quale l’aveva in precedenza informato
dell’esito sospetto di un test a sorpresa
Preparatore atletico
Lasciatosi con la Kostner
si è iscritto a Salisburgo
a un corso parauniversitario
di preparatore atletico
fatto al marciatore nell’aprile 2012.
«Ciao Thomas, assolutamente sicura
manipolazione. Ci metto le mani sul
fuoco…». L’allora responsabile del settore medico della Fidal ha reagito così
dalla vacanza all’estero dove si trova:
«Io avevo un ruolo di indagatore e ho
invitato la Iaaf a fare maggiori controlli
sull’atleta, dopo quel dato ematico sospetto. Quand’anche lei investigatore
pensa che qualcuno sia un ladro, lo deve anche cogliere in flagrante, non crede?».
Hanno tutti tempo fino a fine mese
per definire la strategia difensiva.
Schwazer tenterà con ogni probabilità
di evitare il processo puntando sulla
«messa alla prova», una sorta di patteggiamento che estingue il reato. Soluzione per lui rapida e indolore, considerato che i sospetti degli inquirenti
non si fermano all’Olimpiade del 2012
ma arrivano addirittura al 2008, l’anno
del trionfo olimpico di Pechino, al
quale due anni dopo Alex ha aggiunto
l’oro europeo di Barcellona. No, l’atleta
vuole chiudere col passato e tornare al
più presto alle gare, obiettivo che fa a
pugni con la squalifica del Tribunale
Nazionale antidoping: fino a gennaio
2016, giusto in tempo per i Giochi di
Rio, spera lui. Nel frattempo, chiusa la
storia con Carolina Kostner, in Val
d’Isarco lo vedono allenarsi sempre
più spesso a piedi e in bicicletta. Mentre a Innsbruck sgambetta da cameriere in un ristorante del centro. Una svolta a tutto campo, completata dall’iscrizione a Salisburgo a un corso parauniversitario di preparatore atletico.
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Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
Cronache 21
italia: 51575551575557
Mobilità Multe fino a 250 mila euro per i trasgressori. Gli autisti a chiamata tramite una app sono contestati in tutta Europa
Stop a Uber, in Germania vincono i tassisti
I giudici: non garantisce la sicurezza. L’azienda: noi continuiamo lo stesso
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO — La guerra a Uber
è stata vinta in Germania dai
tassisti. La società nata a San
Francisco, diventata rapidamente un fenomeno planetario,
è stata bloccata da una sentenza
del tribunale regionale di Francoforte valida per tutto il territorio tedesco. La possibilità di
trovare una macchina privata e
un autista grazie ad un’applicazione sullo smartphone, rompendo con le consuetudini del
passato, «viola le disposizioni
sulle licenze commerciali».
Tutto da rifare, dunque, anche
se la risposta dei grandi accusati è una sfida: «Continueremo a
svolgere la nostra attività».
«Non è una buona idea — ha
detto un portavoce di Uber —
ridurre le possibilità di scelta
del pubblico, perché innovazione e competitività fanno bene a tutti e sono un vantaggio
per i conducenti e i passeggeri.
Non si può frenare il progresso». Come si può vedere da
queste parole, lo scontro non
riguarda soltanto la conquista,
pur importante, di fette di mercato, ma è ormai diventato una
battaglia tra vecchio e nuovo. Le
regole europee da una parte e,
dall’altra, un’idea rivoluzionaria che le mette in discussione.
Non è un caso che Dieter
Schenkler, presidente di Taxi
Deutschland, abbia accusato
Uber di essere una «locusta»
che opera con i miliardi in contanti di Goldman Sachs e di Google, accreditandosi invece come una start-up e la salvatrice
della new economy. «La sua
azione non può che danneggiare — ha aggiunto — lo Stato, la
società e i lavoratori». Questa
dimensione più ampia del problema è stata compresa dalla
commissaria Ue per l’agenda
digitale Neelie Kroos, secondo
cui le leggi vanno rispettate
«senza chiusure nei confronti
del nuovo».
Tutto è cominciato con un ricorso alla magistratura proprio
di Taxi Deutschland, che riunisce le compagnie di auto pubbliche delle principali città della Germania. I giudici di Fran-
Jesi
Come Kabobo
armato di machete
Ferito un agente
Minacce, insulti, riferimenti al «diavolo» e, soprattutto, due machete branditi contro
tutti. Lunedì a Jesi (Ancona) si è rischiato un nuovo caso Kabobo (il ghanese che nel
2013 a Milano uccise a picconate tre passanti). Questa volta fortunatamente poliziotti e
carabinieri sono riusciti ad arrestare in tempo Precious Omobogbe, 25 anni, nigeriano
disoccupato (foto sopra). L’uomo è stato bloccato fisicamente dal comandante dei
carabinieri, Mauro Epifani, rimasto ferito per un colpo di lama.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Paolo Lepri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
coforte hanno dato ragione ai
tassisti (l’ordinanza è comunque temporanea, in attesa dell’appello), che hanno accolto la
decisione come una grande vittoria, convinti che il trasporto
dei clienti debba avvenire «nel
rispetto della legge». «Nessun
passeggero può controllare
l’autista, la società e il veicolo
con cui si sposta in città», ha dichiarato Schenkler. Le principali argomentazioni contro
Uber riguardano la mancanza di
un’adeguata copertura assicurativa, l’assenza di esami medici per i conducenti, le scarse ga-
ranzie di sicurezza dei veicoli
che vengono utilizzati.
Ora la compagnia fondata nel
2009 in California, valutata attualmente 18,2 miliardi di dollari, rischia multe di 250.000
euro o arresti se le ordinanze
verranno violate. Ma Uber non
si vuole certamente fermare,
anche perché è convinta di essere non solo un servizio di trasporto cittadino ma soprattutto
una piattaforma tecnologica
multinazionale che intende trasformare il modo con cui sono
stati gestiti per decenni gli spostamenti delle persone. In Ger-
Torino Una donna calpesta le icone. Il vescovo: violata ogni regola etica
Locandina choc alla mostra gay
E il Comune ritira il patrocinio
TORINO — Un’immagine
«inaccettabile» e non abbinabile a quella del Comune. Il
sindaco della città Piero Fassino ha ritirato nella serata di
ieri il patrocinio a «Saliga», la
mostra fotografica dedicata
ai sette peccati capitali che
sarà inaugurata il prossimo 8
settembre a Torino e organizzata dalla International
Art Lgbte, un’associazione
culturale di lesbiche e gay.
Pietra dello scandalo è la locandina che presenta la mostra: una donna ritratta nella
sua strabordante e decadente
obesità, completamente nuda eccezion fatta per un paio
di scarpe bianche.
E sotto i suoi tacchi un’icona con il volto di Gesù Cristo
e della Vergine.
Tra i primi ad esprime indignazione l’arcivescovo Cesare Nosiglia: «Colpisce in
quell’immagine il modo in
cui viene usato il corpo di
una donna, proprio quando
cresce un’attenzione più diffusa e consapevole alle strumentalizzazioni e alle vio-
mania le offerte messe a punto
sono due. Accanto a una più
tradizionale, grazie alla quale si
possono trovare vetture a costi
più bassi di un taxi, era stata introdotta anche l’Uberpop, pensata per mettere in contatto autisti privati e passeggeri. È stata
questa al centro dei rilievi del
tribunale regionale di Francoforte.
La presenza tedesca di Uber
ha già vissuto altri momenti
difficili. Al contrario di quanto
è avvenuto a
Francoforte, un
tribunale di Amburgo la settimana scorsa ha annullato il blocco
delle attività deciso dal ministero dell’Economia
del Land. A Berlino la società che
ha rivoluzionato
il trasporto urbano non si è fermata, attendendo una decisione finale dopo la
presentazione di un appello
contro il divieto annunciato a
metà agosto dalle autorità locali. Questa situazione di incertezza legale non ha impedito un
piano di potenziamento che
dovrebbe riguardare molte città
tra cui Colonia, Stoccarda, Norimberga e Dortmund. Giudici
di Francoforte permettendo,
naturalmente. Intanto, chi vuole può chiamare un taxi con lo
smartphone.
lenze che sulle donne si
commettono. In quel montaggio — continua il presule
— c’è la protervia di chi si
crede al di sopra di ogni minima regola etica; di chi pre-
Il cantante
Nuovo arresto
per Justin Bieber
Justin Bieber è ancora nei
guai. Il cantante è stato
nuovamente arrestato per
aggressione
in Canada (nell’immagine
le foto segnaletiche del
precedente arresto di
Miami). Ora è libero in
attesa dell’udienza
tende, in nome di una supposta scelta artistica, che tutti debbano accettare qualsiasi sfregio anche al più sentito
e profondo senso religioso
degli altri. Sono certo che
ogni persona di buon senso
saprà valutare questo episodio per quello che merita.
Soprattutto quando certe
scelte “artistiche” diventano
un modo facile per cercarsi
pubblicità attraverso le polemiche».
Una posizione dura, quella
dell’arcivescovo, condivisa
dal primo cittadino.
Invece non accetta censure
Telemaco Rendine, il curatore della mostra: «Quella è
parte di un’opera d’arte divisa in sette immagini, a illustrare i sette peccati capitali.
In particolare, quella fotografia vuole ritrarre la Superbia. Che poi è Gesù Cristo
stesso a dirci, attraverso i
Vangeli, che è un peccato. Io
nell’immagine vedo un’esaltazione della religione».
Marco Bardesono
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le proteste
La decisione
La corte di Francoforte ha
emesso una sentenza in cui
ha decretato che il servizio
di trasporto fornito da Uber
non possiede i permessi
necessari per operare sotto
la legislazione tedesca. In
caso di violazione dello stop
le multe possono arrivare a
250 mila euro
Le proteste
La sentenza arriva dopo
giorni di protesta in tutta
Europa (Italia compresa),
culminata con una
manifestazione continentale
l’11 giugno scorso (sotto
quella a Berlino): i tassisti
contestano non solo l’app,
ma anche la mancanza delle
licenze necessarie
La società
Uber è un’azienda
californiana che permette,
con una app scaricata sullo
smartphone, di noleggiare
auto con conducente a
prezzi più bassi rispetto a
quelli dei taxi. È stata
lanciata nel 2009 e si è
diffusa in 45 Paesi e almeno
205 città (anche se dopo la
decisione tedesca il numero
si ridurrà). Secondo gli
investitori Uber vale 18,2
miliardi di dollari
22 Cronache
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Il personaggio Sandra Savaglio, 47 anni, arriva dalla Germania per insegnare a Cosenza
«Torno in Italia, non all’inferno
Proverò che qui si può fare ricerca»
La fisica della copertina di Time: da papà la passione per le stelle
Qualcosa la infastidisce un
po’, nella domanda che tutti
le stanno facendo in questi
giorni: perché torni? «Sembra quasi che mi debba difendere. Mi guardano con gli
occhi fuori dalle orbite, neanche dovessi andare all’Inferno... Non è che mi offenda. Il punto è che la mia scelta è stata abbastanza ovvia.
Una va via per fare esperienza, con l’idea che prima o poi
ritornerà. E poi io ci guadagno pure economicamente:
di sicuro il mio stipendio in
Italia sarà più alto».
Sandra Savaglio, 47 anni
da compiere, segno zodiacale Bilancia, di professione
guarda le stelle. Nel 2004 il
Time la mise in copertina come simbolo dei cervelli in
fuga dall’Europa: ai tempi lavorava alla John Hopkins
University di Baltimora. Dopo, si è trasferita in Germania, al Cnr tedesco, il Max
Planck Institute, vicino a
Monaco, da cui si è licenziata
per accettare la chiamata diretta dell’Università della Calabria, ad Arcavacata, dove
da ottobre sarà docente ordinario di Astrofisica. Il ritorno
a casa, per lei che è cosentina.
«Non è un ripiego, anzi,
sarà una sfida. In Germania è
molto difficile fare carriera e
le donne nel mio campo sono appena il 10 per cento,
mentre in Italia raggiungono
il 25 per cento. Certo, nel Paese della Merkel la ricerca è
supportata da grandi finanziamenti, che saranno invece
una nota dolente. Ma conto
di sfruttare i fondi europei: è
difficile ottenerli, ma nel 1020 per cento dei casi le proposte vengono accettate e
per i progetti più grandi si
arriva a raccogliere anche
uno o due milioni di euro. Mi
stimola molto la possibilità
di avere uno scambio diretto
con i giovani ricercatori: da
questo punto di vista l’ateneo calabrese è un piccolo
gioiello».
A Monaco lascia Uta, bibliotecaria di 51 anni, alla
quale è legata dalla Eingetragene Partnerschaft, l’unione
civile. «Lei continuerà a lavorare in Germania, faremo
le pendolari. Cosa succederà
tra noi? Chiedetemelo tra sei
mesi!». Non la spaventa, però, trasferirsi in un Paese che
Ha detto
❜❜
Le quote rosa
In Italia le donne
nel mio settore
sono il 25%
In Germania il dieci
❜❜
I fondi
Quelli che lo Stato
non dà, li cercherò
tramite l’Unione
Europea
❜❜
Il premio
Il 14 settembre
riceverò un premio
a Montalcino per le
mie pubblicazioni
❜❜
La «moglie»
Uta resterà a
Monaco. I diritti
civili dei gay? Ora
ho altre priorità
Di nuovo a «casa»
Sandra Savaglio, 47 anni il prossimo
27 settembre. Dopo ventitré anni
trascorsi all’estero, tra gli Stati Uniti
e la Germania, ora ritorna in Italia, a
Cosenza, dove le è stata affidata la
cattedra di Astrofisica all’Università
della Calabria. A sinistra la copertina
che le dedicò il Time nel 2004
(foto di Orlando Salmeri)
ha ancora molta strada da fare nel cammino dei diritti civili. «Confesso che adesso le
priorità sono altre. Dopo otto
anni cambio ambiente, devo
impostare una nuova vita, ho
cose più urgenti a cui pensare. Certo, so che le cose saranno diverse. Se io morissi
in Germania, Uta avrebbe diritto alla mia pensione, mentre in Italia lei non esiste. Però ora mi preoccupa altro».
Corriere e TgLa7
Le mancherà l’efficienza
teutonica. «Sono rapidissimi, la burocrazia funziona:
nelle ultime settimane ho
dovuto sbrigare parecchie
faccende, e loro sono stati efficienti, mi hanno telefonato
ogni volta che serviva». Non
le mancherà la struttura gerarchica tipica di ogni ambiente, professionale e no.
«Al lavoro c’erano colleghi
che si conoscevano da trent’anni e che si chiamavano
per cognome dandosi del lei.
Deriva dalla tradizione militarista e prussiana, che è stata la loro forza per rialzarsi
dopo la batosta del nazismo.
Ecco, diciamo che la mia
esuberanza tipica degli italiani non è sempre stata apprezzata: alcune volte in effetti sarei potuta stare zitta».
In Calabria continuerà a
occuparsi dei «suoi» temi:
«Studierò le galassie distanti». Andrà a vivere nella casa
del padre, mancato due anni
fa. «Devo a lui la passione per
le stelle. Immagino sia una
questione di geni: a lui piaceva moltissimo la matematica, ma era il periodo del Dopoguerra, di soldi non ce
n’erano; si era iscritto all’Università a Roma, senza
mai riuscire a frequentarla:
dovette rinunciare».
Tra i lati positivi del cambio di residenza ci sono frutta e verdura. «Finalmente
potrò mangiare pomodori
veri, la pesca che sa di pesca e
non parliamo della carne di
pollo: in Germania a sentirne
il sapore finisce che diventi
vegetariano. Una volta rimasi
choccata al mercato quando
trovai dei pomodori pachino
a tre euro e cinquanta l’etto:
non potevo crederci!». Fare
l’italiana all’estero le ha procurato, tuttavia, una «immeritata» fama di brava cuoca.
«Roba che mio padre si rivolterebbe nella tomba. È solo che mi piaceva fare quelle
poche ricette di mia nonna,
che mi danno il senso delle
origini: per esempio i “mustazzuoli”, che noi facciamo
con il miele di fichi».
Il 14 settembre sarà a
Montalcino per ricevere il
«Premio Casato Prime Donne 2014», un riconoscimento
per i suoi meriti di scienziata
— 160 pubblicazioni nelle
più prestigiose riviste scientifiche internazionali, come
Nature e Astrophysical Journal — e per la scelta di rientrare in Italia, dopo ventitré
anni trascorsi all’estero,
mettendo a disposizione di
giovani studenti l’esperienza
maturata.
Pronta? «Sì... Però mi dice
in bocca al lupo?».
Elvira Serra
@elvira_serra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Appelli in Rete
contro l’Iva
sulle donazioni
È partita con un articolo sul
Corriere(martedì 26 agosto)ed
è diventata una campagna:
#NoProfitNoIva. Dal mondo
del volontariato alla politica
arrivano proposte e
suggerimenti per cancellare la
tassa sulla beneficienza che si
deve pagare anche quando si
finanzia la ricostruzione di
una scuola dopo il terremoto.
Ieri il vicepresidente del
gruppo per le autonomie al
Senato Vittorio Fravezzi ha
annunciato una
interrogazione per sollecitare
l’intervento del ministero
dell’Economia e delle Finanze.
« Il passo successivo — ha
spiegato Fravezzi — è
individuare lo strumento più
adatto a intervenire per una
modifica legislativa». La
campagna che chiede la
detassazione dell’Iva per le no
profit continua sul web dopo
la denuncia del TgLa7, con
centinaia di utenti che inviano
selfie e scatti
originali.#NoProfitNoIva è
ormai una parola d’ordine tra i
volontari italiani (Invia la tua
foto a @CorriereSociale). E
non mancano neppure i
testimonial, come l’attrice e
produttrice Maria Grazia
Cucinotta: «L’Italia del bene
non va tassata. Facciamo
sentire la nostra voce». Gli fa
eco su Twitter il parlamentare
pd Sergio Boccadutri che
sottolinea: «La questione va
risolta con trasparenza
bilanci, obblighi statutari e
regime di esclusività». Tra le
iniziative messe in campo
anche una ricerca promossa
dall’Istituto Italiano della
Donazione: «Abbiamo avviato
ieri — fanno sapere dall’Iid —
un sondaggio rivolto a 4.000
cittadini per sapere cosa ne
pensano». I risultati verranno
diffusi a Lucca il 7 settembre
nel corso del seminario
«#In_visibile», promosso dal
Centro Nazionale del
Volontariato. Corriere Sociale
seguirà l’iniziativa con un live
twitting (#NoProfitNoIVA) per
commentare dal vivo i
risultati con il capo del Pse
Gianni Pittella e l’onorevole
Edoardo Patriarca.
Elisabetta Andreis
Luca Mattiucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La tragedia dei Tornado Cristoforetti nel giorno dei funerali: «Era mia amica. È stato un privilegio incontrare la sua allegria contagiosa»
L’omaggio dell’astronauta Samantha alla pilota morta
Le note di una canzone per
dirle addio, le parole in musica di Joni Mitchell omaggio ad
Amelia Earhart, la prima donna a sorvolare da sola l’Oceano Atlantico, per salutare
l’amica che non c’è più. «Godspeed Mary», «buon viaggio» le augura Sam. Sam è Samantha Cristoforetti, capitano dell’Aeronautica che tra
due mesi sarà la prima italiana nello Spazio. Mary è Mariangela Valentini, la pilota di
Tornado morta il 19 agosto
con altri tre colleghi sui cieli
di Ascoli Piceno.
«Mary era una carissima
amica» ricorda Samantha Cristoforetti. Si erano conosciute
a Pozzuoli, in Accademia, nel
2001. Future ufficiali, stesso
corso, il Borea V, sorrisi e
grandi progetti. L’ultimo incontro due mesi fa. «L’ho vista
a giugno, in una giornata di
festa — ricorda Cristoforetti
—. Porterò sempre con me il
suo sorriso radioso di quel
giorno, la sua gioia sincera e i
suoi auguri calorosi per la mia
missione nello Spazio. Purtroppo è volata più in alto lei».
Sam e Mary, molto di più
che compagne di corso, un legame forte cementato dall’essere donne in un ambiente,
nonostante tutto, maschile.
«Dormivamo in letti adiacenti. Finché siamo partite per le
scuole di volo per conseguire
il tanto desiderato brevetto di
pilota militare. Per quattro
anni mi hanno accompagnata
ogni giorno la sua forza d’animo, la sua allegria contagiosa,
Il saluto Da sinistra, i funerali delle quattro vittime,
Mariangela Valentini e Samantha Cristoforetti
il suo senso della misura, la
sua generosità».
Carriere di due donne destinate a distinguersi nel
gruppo. «Le fu assegnato il
Tornado — prosegue l’astronauta —: un punto di arrivo
prestigioso, ma anche l’inizio
di un percorso di addestramento molto difficile, che ha
affrontato con serenità e determinazione. Più spesso di
quanto volesse in quanto
donna era oggetto di interesse
e di curiosità da parte dei media: schiva e riservata, viveva
queste attenzioni con disagio,
consapevole di appartenere a
una squadra e di non avere
meriti particolare rispetto ai
colleghi, se non quelli eventualmente dimostrati dai suoi
risultati».
Ieri c’era anche Samantha
Cristoforetti confusa tra le
duemila persone, militari e
semplici cittadini, nell’hangar
dell’aeroporto di Ghedi: sotto
ampi paracaduti bianchi,
quattro bare avvolte nel Tricolore e dentro i corpi di Mariangela Valentini, Paolo Piero
Franzese, Alessandro Dotto e
Giuseppe Palminteri.
«Godspeed Mary. È stato
un privilegio averti avuta nella mia vita» le rende omaggio
l’amica e collega. Dedicandole
il brano sull’aviatrice americana che scomparve nel Pacifico tentando il giro del mondo.
Riccardo Bruno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
Cronache 23
italia: 51575551575557
Domande e risposte Secondo le ricerche effettuate sugli animali favorirebbe l’accesso ad altre droghe
Studio italiano
Può danneggiare la salute e lo studio
Ecco perché diffidare della marijuana
Cancro al seno
Svelata causa
delle metastasi
Crea dipendenza in un ragazzo su due se viene fumata tutti i giorni
di GIUSEPPE REMUZZI
«P
roibire è peggio che legalizzare». «Alcol e tabacco fanno più
male della cannabis». «E comunque le
droghe non sono tutte uguali». «Sarà,
ma dove l’hanno legalizzata la cannabis,
come in Olanda e in Belgio, il consumo
è aumentato». E ancora «La cannabis riduce il quoziente d’intelligenza»,
«Niente affatto, la riduzione del quoziente d’intelligenza è la causa non l’effetto dell’uso di cannabis». Insomma,
ciascuno dice la sua. Al punto che (Sole
24 Ore, 15 giugno 2014) — per stigmatizzare l’incapacità degli oppositori a recepire i propri argomenti — si arriva a
disturbare Max Plank che sosteneva come le persone con l’avanzare dell’età
abbiano difficoltà a cambiare il modo di
guardare i fatti. E allora proviamo a
guardarli questi fatti e a rispondere alle
sette questioni più controverse con le
conoscenze di cui la medicina dispone
finora, senza nessuna pretesa che questo debba influenzare le scelte politiche.
È vero che la marijuana dà assuefazione?
Sì, ma succede solo a uno su dieci dei
fumatori abituali, se sono adulti. Per
gli adolescenti assuefarsi è molto più
facile, capita a un ragazzo su sei.
1
E se uno fuma tutti i giorni?
Allora assuefarsi è quasi la regola,
ne è vittima una persona su due.
2
È vero che la marijuana può dare sintomi di astinenza?
Sì che si manifestano con ansia, irritabilità, angoscia e perdita del sonno. E
chi comincia presto ne soffre più degli
altri perché il cervello — che ha un
suo sistema di cannabinoidi fatto di
mediatori chimici e recettori — nelle
fasi dello sviluppo è più vulnerabile.
3
È vero che la marijuana apre la
strada ad altre droghe?
Negli animali sembrerebbe di sì. La
cannabis, soprattutto nelle prime età
della vita, riduce la reattività dei neuroni che producono dopamina e questo predispone al bisogno di altre
droghe. Chissà che non sia questa la
spiegazione del perché certi studi
nell’uomo hanno fatto vedere che chi
ha fumato cannabis ha più probabilità di aver bisogno poi di altre droghe.
4
Ma c’è il modo di quantificarlo
questo bisogno?
Negli Stati Uniti l’hanno fatto: dei
cento milioni di americani che fumano cannabis trenta milioni poi
proveranno altre droghe, ma quelli
che passano all’eroina sono davvero
pochi, appena il quattro percento. E
il rapporto di causa e effetto tra questi due fenomeni è debole. Per il bi-
5
In coda Acquirenti in attesa di entrare in un negozio in Colorado, negli Stati Uniti, dove viene venduta legalmente marijuana (AP Photo/John Wark)
sogno di altre droghe ci possono essere tante altre spiegazioni.
Studio Usa su Jama
È vero che l’uso di marijuana
porta a malattie mentali?
Sì e no. Chi fuma cannabis regolarmente soffre di ansia, depressione,
psicosi inclusa la schizofrenia molto
più degli altri. Ma potrebbe essere
semplicemente che gli stessi fattori
che portano la gente a fumare cannabis siano anche quelli che compromettono certe funzioni del cervello.
Overdose, meno morti
con l’hashish legale
6
È vero che la marijuana interferisce con il rendimento a scuola?
Sembra proprio di sì, specie in chi comincia molto presto. Il problema tra il
rapporto di consumo di cannabis e ren-
7
La legalizzazione della marijuana
riduce le morti per overdose da
oppiacei. È il risultato di una
ricerca del dipartimento dei
Veterans Affairs negli Stati Uniti. È
stato verificato che laddove la
cannabis è utilizzata per fini
medici, il tasso di mortalità per
overdose è del 24% più basso che
in quelli dove la sostanza è illegale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
dimento a scuola però è complesso; in
generale i ragazzi che cominciano a fumare presto provengono dalle famiglie
più povere e hanno tante ragioni per
essere insoddisfatti della vita non solo
ma spesso frequentano ragazzi che si
drogano da anni. Tutte cose che non favoriscono certo l’andare bene a scuola.
È vero che il consumo di marijuana aumenta il rischio di incidenti stradali?
Sì, specie subito dopo che si è fumato.
Livelli di Thc (il tetraidrocannabinolo,
la componente attiva della cannabis)
nel sangue tra i 2 e i 5 ng/ml riducono
l’attenzione e la probabilità di incorrere in incidenti stradali anche fatali aumenta di 3-7 volte. Naturalmente asso-
8
Scienziati divisi
I sintomi di astinenza
prodotti dalla cannabis
Ansia, irritabilità, angoscia
e perdita del sonno
possono essere le
conseguenze prodotte
dall’astinenza di marijuana.
Chi comincia a farne uso
presto ne soffre più degli
altri perché il cervello nelle
fasi dello sviluppo è più
vulnerabile
1
L’«erba» favorisce
l’uso di altre droghe?
Negli animali sembrerebbe
dimostrata tale relazione. La
cannabis riduce la reattività
dei neuroni che producono
dopamina e questo
predispone al bisogno di
altre droghe. Negli Usa, dei
100 milioni che fumano
cannabis, 30 sembra che in
seguito provino altre droghe
2
La marijuana provoca
il cancro o altre malattie?
Per quanto riguarda il
cancro del polmone il rischio
è inferiore a quello del
tabacco. Chi fuma cannabis
rischia un po’ di più di avere
bronchiti e polmoniti, perchè
compromette il sistema
immune degli organi della
respirazione, o di avere un
infarto o un ictus
3
ciare cannabis e alcol è ancora peggio.
È vero che la marijuana provoca
cancro e altre malattie?
Forse, ma per quanto riguarda il cancro
del polmone il rischio è inferiore a quello
del tabacco. Chi fuma cannabis rischia
un po’ di più delle persone normali di
avere bronchiti e polmoniti perché la
marijuana compromette il sistema immune degli organi della respirazione o di
avere infarto del cuore e ictus del cervello, ma è molto difficile distinguere fra il
contributo della marijuana e quello di altri fattori che influiscono negativamente
sul sistema cardiovascolare. In un articolo pubblicato qualche giorno fa sul New
York Times, Philip Boffeyjuly, che vorrebbe leggi più permissive circa l’uso
della marijuana, tiene però a precisare
«questo non vuol dire che la marijuana
non faccia danni». Anche Boffeyjuly —
in base ai dati raccolti dal New England
Journal of Medicine in una revisione recente di tutta la letteratura — afferma
che la cannabis può produrre dipendenza e che l’uso costante interferisce col
rendimento a scuola e nel lavoro. «It needs to be kept out of the hands of minors» insomma si dovrebbe far di tutto
per tenere i ragazzi lontani dalla cannabis. Anche se tutto questo a suo avviso
non dovrebbe essere una ragione per
imporre sanzioni più o meno gravi a chi
consuma cannabis quando non si fa nulla per il tabacco e si «celebra» addirittura
la gente che beve.
9
I meccanismi che rendono le
cellule tumorali «invincibili»
e «migranti» nell’organismo
dopo essere state quasi
distrutte dalle cure (guai a
non riuscirci al primo colpo)
sono oggetto di numerosi
studi in laboratori di tutto il
mondo. Ma recentemente
sono sempre i ricercatori
italiani a firmare lavori
determinanti. È una via che
segue la logica del passo dopo
passo, con scoperte che presto
(sommandosi) porteranno
alla vittoria. Chemioprevenzione o ciboprevenzione, diagnosi sempre
più precoce, cure super
intelligenti e, infine, blocco
dei meccanismi alla base delle
metastasi. Il finale, oggi non
più fantascientifico, è la
vittoria sul cancro. Il passo
avanti di ieri viene dagli
scienziati dell’Istituto
nazionale dei tumori (Int) di
via Venezian a Milano. Hanno
scoperto un nuovo
meccanismo, «padre» delle
metastasi nel tumore al seno.
C’è di mezzo una proteina
chiave, la osteopontina. Del
tutto insospettabile,
normalmente presente al di
fuori delle cellule e coinvolta
nella regolazione di diversi
processi naturali.
L’osteopontina ha una doppia
personalità. Un po’ come il
Dottor Jekyll e il suo alter ego
«cattivo» Mister Hyde nel
celebre romanzo di Robert
Louis Stevenson (Strange
Case of Dr. Jekyll and Mr.
Hyde, 1886). Il team di
scienziati ha scoperto il «lato
oscuro» dell’osteopontina:
viene prodotta sia dalle cellule
tumorali (Mr. Hyde), e ne
assicura la loro sopravvivenza
in ambiente ostile (un vero
scudo), sia dalle cellule
mieloidi (Dr. Jekyll) del
sistema immunitario, globuli
bianchi (difese che
dovrebbero attaccare il
tumore) che non la rilasciano
all’esterno ma la trattengono.
Ed ecco che l’osteopontina
protegge le cellule tumorali
che stanno formando le
metastasi dall’attacco delle
cellule di difesa. Lo studio,
pubblicato sulla rivista
scientifica Cancer Research,
svela un importante tassello
del puzzle metastasi e, di
conseguenza, apre la strada
alla ricerca di vie più efficaci
per rendere vulnerabile il
cancro proprio quando
sembra diventato
invulnerabile.
Mario Pappagallo
@Mariopaps
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Procreazione assistita Domani al Policlinico Careggi di Firenze inizieranno i test, a fine settembre l’impianto. Oggi vertice Stato-Regioni per linee comuni
Eterologa, prima volta nel pubblico: si parte con otto coppie
Domani, per la prima volta
in Italia, un ospedale pubblico
aprirà le porte alle coppie che
desiderano sottoporsi alla fecondazione eterologa. Lo farà
il Careggi di Firenze ed è un
debutto di portata storica: nel
nostro Paese, infatti, l’eterologa non ha mai potuto essere
eseguita a carico del servizio
sanitario, ma solo in cliniche
private e a pagamento. Anche
prima del 2004 — anno del divieto della donazione di semi
e ovociti esterni alla coppia —
i centri pubblici non se ne potevano occupare: la tecnica era
vietata da una circolare adottata nella metà degli anni Ottanta dall’allora ministro della
Sanità, Costante Degan (Dc).
Ora le coppie potranno limitarsi al pagamento di un ticket
(sui 500 euro). La svolta arriva
dopo che la Corte costituzionale ha cancellato il divieto di
eterologa sancito dalla legge
40 e dopo che la Toscana ha
deciso di procedere anche in
assenza di una legge in materia. Scriveva ieri su Facebook
il governatore Enrico Rossi
(Pd): «Da noi il diritto di provare ad avere un figlio è una
realtà».
Domani al Careggi saranno
viste otto coppie. È solo l’ini-
Ticket
Le coppie residenti in
Toscana pagheranno
solo un ticket di 500
euro. Tremila, per le altre
zio. Al policlinico fiorentino si
è registrato un record di prenotazioni, tanto che i vertici
dell’ospedale stanno pensando di raddoppiare le giornate
dedicate agli appuntamenti,
per ora una a settimana (il
giovedì). Finora le prenotazioni sono 184, ma il numero
è destinato a crescere di giorno in giorno. «Abbiamo coppie in lista d’attesa fino a febbraio — dice la ginecologa
Elisabetta Coccia —. Trovo incredibile che l’eterologa non
sia mai stata eseguita in un
centro pubblico. La consapevolezza di essere i primi mi
emoziona».
Il 75% delle richieste d’aiuto
arriva da fuori Toscana, in
particolare Lazio e Campania
(«Ma sono arrivate domande
da tutta Italia, anche dalle regioni più lontane come Veneto, Sicilia e Molise», ribadisce
Coccia). E, nella maggior parte dei casi, sono le donne ad
avere problemi di fertilità. Per
il reperimento di ovuli il Careggi ricorrerà, almeno all’inizio, all’egg sharing, ossia alla
condivisione di ovociti, in cui
la donna che si sottopone al
trattamento di procreazione
medicalmente assistita per se
stessa cede gli ovociti in soprannumero rispetto a quelli
che lei utilizzerà. In futuro c’è
la speranza di aprire la strada
alle donazioni volontarie, in
184
Le prenotazioni
registrate al Careggi
di Firenze per la fecondazione eterologa. Il 75 per
cento delle richieste
arriva da fuori della
Toscana, in particolare
dal Lazio e dalla Campania
cui le donne sono disposte a
sottoporsi al prelievo di ovuli
al solo fine di donarli ad altre.
Negli appuntamenti di domani i medici del Careggi inizieranno a esaminare la storia
clinica delle coppie, cui seguiranno gli accertamenti clinici.
L’eterologa vera e propria verrà effettuata, con ogni probabilità, verso la fine di settembre. Nel frattempo la Regione
Toscana definirà anche con
esattezza il costo del ticket.
«Sarà poco più alto di quello
previsto per la fecondazione
omologa e dovrebbe aggirarsi
intorno ai 500/600 euro per i
cittadini residenti — spiega
l’assessore alla Salute, Luigi
Marroni —. Le coppie provenienti da fuori Toscana? Se ci
saranno Regioni disponibili a
pagare la prestazione allora i
cittadini pagheranno solamente il ticket; altrimenti dovranno pagare l’intero costo,
intorno ai 3.000 euro».
Oggi a Roma, invece, c’è un
doppio appuntamento. Le Regioni — prima con un tavolo
tecnico, poi con uno politico
— tenteranno di mettere a
punto linee guida comuni
che, se approvate in Conferenza Stato-Regioni, potrebbero
portare a un’applicazione
omogenea a livello nazionale
dell’eterologa, dopo lo stop
del governo al decreto messo
a punto all’inizio agosto dal
ministro della Salute, Beatrice
Lorenzin. L’attesa è forte.
Simona Ravizza
SimonaRavizza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
24
italia: 51575551575557
Un progetto di
Realizzato da
Con il sostegno di
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
I Partner del Festival
MITO a Milano è un evento sostenibile grazie a:
Partner Istituzionale
Partner Istituzionale
Con il sostegno di Edison il Festival è il primo evento
musicale in Italia progettato e gestito in maniera
sostenibile, che si sta certificando ISO 20121.
MITO è anche a emissioni zero grazie alla
compensazione delle emissioni di CO 2 attraverso
titoli di Garanzia d’Origine Edison che attestano
la produzione di energia da fonti rinnovabili.
In collaborazione con EventiSostenibili.it
Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
Cronache 25
italia: 51575551575557
L’organizzazione
Friends of the Earth (FoE) è un network
di associazioni ecologiste nato negli Stati Uniti
nel 1969 dal movimento di opposizione al nucleare
Alcune
delle battaglie
storiche in Italia
Il caso
1987
Amici della Terra con altre
organizzazioni ambientaliste guida
il movimento contro l’energia atomica
che porterà al referendum per
l’abrogazione delle centrali nucleari
in Italia
Preaperture
della caccia,
no animalista
1988
Denuncia lo scandalo della
Le preaperture sono una
«vergogna per il Paese», un
«appuntamento annuale con
l’illegalità», il via libera alla
«vera e propria guerra contro
la natura» condotta da
amministratori pubblici «per
compiacere una minoranza
(fortunatamente sempre più
ridotta) di cacciatori e i
produttori di armi». Questo
il giudizio della Federazione
Italiana Associazioni Diritti
Animali e Ambiente sulla
decisione, presa da 16
Regioni — eccetto Val
d’Aosta, Trentino-Alto Adige,
Liguria e Lazio — di
autorizzare anche quest’anno
la caccia per alcune giornate
aggiuntive (fino ad 8) e per
alcune specie (fino a 9)
prima dell’apertura ufficiale
della stagione, la terza
domenica di settembre.
«Non solo il buon senso e le
evidenze scientifiche
suggeriscono di non
consentire la caccia nei
periodi di migrazione e
Karin B., la «nave dei veleni»
che trasportava i rifiuti tossici
italiani in Africa. La protesta farà
approvare il divieto di esportare
i rifiuti pericolosi
1992
5.000
I club locali
di Friends of the Earth
nei cinque continenti
2
milioni
Gli iscritti all’associazione
in tutto il mondo
1978
fondazione di Amici
della Terra, l’associazione
italiana di Foe
È tra i promotori del Summit
della terra di Rio, la prima conferenza
mondiale dei capi di Stato sull'ambiente,
che porterà molti Paesi a promuovere
una politica ambientale
D’ARCO
74
I Paesi del mondo
in cui è diffusa
Friends of the Earth
Ambiente La presidente Rosa Filippini: non siamo allineati alla nuova deriva antiamericana, terzomondista e antisemita
Amici della Terra, nemici tra loro
Veleni dei radicali contro i moderati
menti climatici: per giustizia
ambientale (o climatica) si intende l’idea di fare pagare — in
termini di denaro ma anche di
restrizioni e di nuove leggi —
all’Occidente «inquinatore» i
costi per i danni ambientali e
di subordinare la crescita economica a poco definiti diritti
umani, diritti collettivi, eguaglianza sociale.
Alle accuse, Amici della Terra ha risposto con una mozione approvata dal suo congresso. Da una parte vi si ricorda il
ruolo giocato da AdT negli anni: la guida del movimento
contro le centrali nucleari; il
primo convegno europeo, a
Milano a fine Anni Ottanta,
sulla protezione delle foreste
tropicali, con la partecipazione
di tribù amazzoniche; la prima
assemblea, nel 1989, degli ecologisti dell’Europa dell’Est
quando erano ancora in clandestinità, organizzata a Napoli;
il ruolo giocato da AdT per rag-
Gli italiani, considerati troppo morbidi, espulsi dalla federazione
Lo scontro
Amici della Terra (AdT) fa
parte della federazione
Friends of the Earth
International (FoEI) da 36
anni. Da tempo, però, i
rapporti sono tesi e la FoEI,
sempre più radicalizzata,
ha mandato per tre volte
i suoi ispettori a Roma.
A ottobre l’associazione
italiana verrà espulsa
dall’organizzazione
internazionale
nell’era digitale della lotta di
classe; dall’altra, AdT ha scelto
una via pragmatica che avanza
per obiettivi senza preclusioni,
si tratti di lavorare con grandi
imprese o si tratti di discutere
di una centrale a carbone. Fino
a qualche anno fa, l’associazione internazionale — 74 Paesi
— funzionava effettivamente
da federazione, dove erano le
organizzazioni nazionali a darsi la linea politica per poi confrontarsi con il resto dei Friends of the Earth. Ora, questa autonomia sembra non essere
più accettata.
Nella lettera inviata ad Amici della Terra, Tatiana Roa
Avendaño dice che AdT non
condivide «vision, mission e
principi» di FoEI, che è percepita come «fonte di divisione»
Il summit di ottobre
La decisione verrà
formalizzata nel summit
biennale che si terrà
nello Sri Lanka a ottobre
del movimento ecologista italiano e da esso isolata, che ha
un reddito per il 40% proveniente da conferenze finanziate anche da imprese come Eni
ed Enel, che non lotta abbastanza contro l’energia sporca
e «non è d’accordo con l’idea
di giustizia ambientale». Quest’ultima è la teoria alla base
delle tendenze antagoniste che
si sono sviluppate nel movimento ambientalista mondiale
dall’inizio del secolo, in parallelo al radicalizzarsi delle campagne d’allarme sui cambia-
riproduzione, ma le direttive
europee, già recepite da leggi
italiane — spiega la
federazione — vietano la
pratica venatoria in questi
momenti delicati per la
fauna selvatica e numerose
sentenze dei tribunali
amministrativi danno
ragione ai ricorsi delle
associazioni animaliste».
«Eppure norme e giudici —
rimarca — esattamente come
l’opinione di milioni di
italiani, nulla possono contro
la lobby dei cacciatori, che
per il proprio “divertimento”
distruggono un patrimonio
comune, calpestando — se
ne hanno voglia — anche la
proprietà privata. Poco
importa se ci rimettono
ghiandaie, tortore, merli,
cornacchie grigie e nere,
gazze, colombacci, alzavole,
beccaccini, marzaiole,
quaglie, germani reali e
conigli selvatici». Quindi
l’accusa all’esecutivo: «Tanta
arroganza è incoraggiata dal
governo e dalla maggioranza
del Parlamento che non solo
non ha cancellato l’orrore dei
richiami vivi, nonostante la
procedura d’infrazione
europea, ma col decreto
competitività ha autorizzato
forme di caccia sulla neve,
più possibilità di sparo e la
persecuzione di animali
come le nutrie».
Dopo 36 anni
Il gruppo fa parte
dell’organizzazione da 36
anni. Tra le accuse, i fondi
ricevuti da alcune aziende
Il matrimonio
giungere un accordo tra movimenti, governi e istituzioni all’Earth Summit di Rio nel
1992. Dall’altra, vi si difendono le iniziative più recenti —
come la critica all’eccesso di
sussidi pubblici alle energie
solari e del vento in Italia, una
quota significativa dei quali è
finita alla criminalità — e soprattutto si accusa il centro internazionale di non essere più
un movimento ma un produttore di carriere ambientaliste
nel quale ci si sposta da un’organizzazione all’altra senza
problemi, basta seguire i semi
del «pensiero unico, del conformismo o di una cultura minoritaria». Amici della Terra
accusa Friends of the Earth International di avere abbandonato l’approccio politico, la
cultura e l’etica dei fondatori.
«Qual è il vostro onorario?»,
chiede. Discussione forte, interessante.
I disegni dei figli sull’abito di Angelina
E alla fine arrivarono le foto — in due riviste — del matrimonio dell’anno quello
tra Angelina Jolie e Brad Pitt (il 23 agosto in Francia nel Chateau Miraval, in
alto). La Jolie compare sulla copertina del settimanale People ed Hello!: l’abito
da sposa dell’attrice è stato realizzato dal capo sarto dell’Atelier Versace, Luigi
Massi e sul velo sono stati ricamati alcuni disegni fatti dai sei figli della coppia.
Danilo Taino
@danilotaino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sudoku Difficile
4
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Giochi e pronostici
1 5
5 3
7
2
Puzzles by Pappocom
Succede in Italia qualcosa
che racconta come sta evolvendo il movimento ecologista
mondiale del Ventunesimo Secolo. Alla prossima Assemblea
biennale generale di Friends of
the Earth che si terrà dal 3 al 6
ottobre nello Sri Lanka, l’organizzazione italiana Amici della
Terra verrà espulsa dalla federazione internazionale. Accusata in sostanza di intelligenza
col nemico, spirito di divisione, rifiuto di allinearsi alle indicazioni del centro. Dopo 36
anni, una delle associazioni
storiche del movimento ambientalista italiano, a lungo al
centro di iniziative innovative
a livello globale, viene messa ai
margini della federazione che
ha contribuito a costruire perché non ne condivide la svolta
che va in direzione della radicalizzazione delle battaglie
ecologiste.
Lo scontro ha toni forti.
Amici della Terra (AdT) fa parte della federazione Friends of
the Earth International (FoEI)
dal 1978. Da una decina d’anni,
però, i rapporti sono tesi, tanto
che il centro ha per tre volte inviato a Roma ispettori per valutare l’attività degli italiani.
Ora, la rottura: a nome del comitato esecutivo della FoEI, la
colombiana Tatiana Roa Avendaño ha annunciato per iscritto la decisione di proporre all’Assemblea di ottobre «di
espellere Amici della Terra Italia dalla federazione». La replica della presidente di AdT, Rosa Filippini: «È che non siamo
allineati alla nuova ideologia
del movimento, massimalista,
antiamericana per principio,
terzomondista e antisemita».
Al cuore dello scontro c’è la
divergenza sul senso delle battaglie ambientaliste. Da una
parte, FoEI tende a vederle
sempre più antagoniste al modello capitalista occidentale, in
qualche modo l’evoluzione
4
7 8
4 9
8
LA SOLUZIONE DI IERI
2
9
8 7
5 3
Altri giochi su www.corriere.it
Come si gioca
Bisogna riempire la
griglia in modo che ogni
riga, colonna e riquadro
contengano una sola
volta i numeri da 1 a 9
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Lotto
Estrazioni di martedì 2 settembre 2014
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10eLotto I numeri vincenti
08 20 21 24 30 35 42 44 47 62
63 65 71 72 73 75 80 81 82 83
72 Numero Oro
Superenalotto
Combinazione vincente
6 20 27 31 32 36
88 Numero Jolly
4
Numero SuperStar
Jackpot indicativo prossimo concorso: 24.900.000,00
Ai 6:
- Ai 5 stella:
39.452,00
Ai 5+
- Ai 4 stella:
Ai 3 stella:
1.666,00
Ai 5:
70.659,50
Ai 2 stella:
100,00
Ai 4:
394,52 Agli 1 stella:
10,00
Ai 3:
16,66 Agli 0 stella:
5,00
www.corriere.it/giochiepronostici
26
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
REPUBLIC of KENYA
Ministry of Environments Water and Natural Resources
Tanathi Water Services Board
Procurement Notice
N. KIAMB/II/02 - LOTs 1 - 3
“Tanathi Water Services Board” on behalf of “Ministry of Environments, Water and Natural Resources State Department of Water”, plans to award a contract for “Executive design and completion of works,
for rehabilitation of water and sanitation system of Kiambere basin, and capacity building”, founded
by a soft loan from General Directorate for Development Cooperation of Ministry of Foreign Affairs of Italian
Republic (MAE - D.G.C.S.).
This tender is divided into 2 lots:
Lot 1: Executive design and works, for maximum available budget of € 13,267,000.00 (€ 534,000.00 for
executive design, € 12,733,000.00 for works (including € 254,660.00 for safety costs);
Lot 3: Technical supplies (capacity building) for maximum available budget of € 206,000.00.
Notice of contract is published on the website of the MAE:
http://www.esteri.it/MAE/IT/Ministero/Servizi/Imprese/Opportunità/Ricerca_BandiGara.htm
The Tender dossier will be provided upon written request to the following addresses:
Embassy of Kenya in Italy
Viale Luca Gaurico, n. 205 - Roma (Italy)
or
Tanathi WSB
KIDP Building, Kalawa Road
Kitui (Kenya).
upon payment of a non refundable fee of € 100,00, for each Lot required, which excludes delivery costs.
The amount is to be paid by all tenderers for participation to the tender procedure.
Payment must be made by bank transfer to the bank account:
A/C name: Tanathi Water Services Board Recurrent
A/C No:
1106061896
Bank:
KCB, Kitui Branch
Swift code: KCBLKENX
Clause:
«Buy tender dossier for KIAMBERE - Executive Design, Works, Supplies. KIAMB/II/02».
The deadline for submission of tenders is fixed at 12:00 noon. (Kenya time) October 29, 2014.
Tenders must be submitted exclusively to the Contracting Authority at the following address:
Tanathi Water Services Board
KIDP Building, Kalawa Road
Kitui (Kenya)
Tel/fax: +254 444422416/+254 444422108
Email: [email protected]
Contact: Mr Fredrick Tito MWAMATI
COMUNE DI BRINDISI
Per la pubblicità
legale e finanziaria
rivolgersi a:
RCS MediaGroup S.p.A.
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Tel. 02 2584 6665 o 02 2584 6256
Fax 02 2588 6114
Via Campania, 59 - 00187 Roma
Tel. 06 6882 8650 - Fax 06 6882 8682
Vico II San Nicola alla Dogana, 9
80133 Napoli
Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12
Via Villari, 50 - 70122 Bari
Tel. 080 5760 111 - Fax 080 5760 126
RIPARTIZIONE AA.GG. - Sezione Appalti
ESTRATTO AVVISO DI GARA
PROCEDURA APERTA per l’affidamento
del Servizio, delle attività connesse alla
gestione dei tributi locali e delle altre
entrate patrimoniali di competenza del
Comune di Brindisi
Il bando di gara è stato inviato in data
21/08/2014 alla Gazzetta Ufficiale della
U.E. ed è stato pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale della Repubblica Italiana. Gli atti
di gara sono stati pubblicati sul sito internet www.comune.brindisi.it. Il termine di
presentazione delle offerte è fissato alle
ore 13.00 del 30/09/2014.
IL DIRIGENTE
(Dott. Costantino DEL CITERNA)
FONDAZIONE IRCCS BESTA
ESTRATTO BANDO DI GARA
Procedura aperta
La Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta tel. 02 23942323 - fax.
02 23942528, ha indetto una procedura
aperta per l’Affidamento del contratto di fornitura di un Microscopio Elettronico, con utilizzo della piattaforma telematica SinTel - CIG
n. 583609304D (CUP n. J46J13000120001).
Importo € 440.000,00 (IVA esclusa). Il termine ultimo per presentazione offerte è il
16/10/2014 ore 12.00 sulla piattaforma SinTel.
Il bando integrale è stato inviato alla GUUE in
data 22/08/2014 ed è consultabile, unitamente
alla documentazione di gara, sul sito Internet
www.istituto-besta.it. - Elenco gare e procedure negoziate.
Il Direttore U.O.C. Provveditorato Economato
f.to Dott. Dario Belluzzi
Richiamo pubblicazione avvio procedura di vendita
del Complesso Industriale di Dirpa S. c. a r.l.
Il Commissario Straordinario di Impresa S.p.A. e di Dirpa S.c. a r.l., con sede legale in
Roma, Via Catania 9, entrambe in amministrazione straordinaria ai sensi del D.L. 347/03
(“Impresa” e “Dirpa”),
comunica
di aver invitato, con pubblicazione in data 30 luglio 2014, i partecipanti alla procedura di cessione degli assets di Impresa relativi alla commessa “Quadrilatero”, a presentare manifestazioni di interesse per l’acquisto del Complesso Industriale di Dirpa, nei modi e nei termini
indicati nell’invito a manifestare interesse pubblicato per intero sul sito
www.impresaspa.it/it/dirpa e allegato al Programma di cessione di Dirpa, la cui esecuzione
è stata autorizzata dal Ministero dello Sviluppo Economico in data 22 gennaio 2014.
Si comunica, inoltre, che tutti i soggetti interessati all’acquisto del Complesso Industriale di
Dirpa, che non hanno preso parte alla procedura di cessione degli assets di Impresa relativi
alla commessa “Quadrilatero”, dovranno presentare manifestazione di interesse anche all’acquisto del sub-complesso “Quadrilatero” di Impresa, nei termini ed alle condizioni di cui all’invito a manifestare interesse allegato al Programma di cessione del Complesso Industriale
di Impresa pubblicato per intero sul sito www.impresaspa.it, la cui esecuzione è stata autorizzata in data 27 novembre 2013 dal Ministero dello Sviluppo Economico.
L’elenco dei beni materiali ed immateriali e dei contratti costituenti il Complesso Industriale
di Dirpa ed il sub-complesso “Quadrilatero” di Impresa potrà essere richiesto al Commissario
Straordinario, previa presentazione delle manifestazioni di interesse, al seguente
indirizzo: Commissario Straordinario Impresa S.p.A. Via Ugo De Carolis, 100 00136 Roma,
Fax: 06 35341159, PEC: [email protected]. Allo stesso indirizzo potranno essere inviate tutte le
comunicazioni relative agli Inviti.
Gli inviti contengono l’indicazione dei requisiti soggettivi necessari per la presentazione delle
manifestazioni d’interesse, del contenuto minimo delle manifestazioni d’interesse e della documentazione da allegare, nonché altre informazioni in merito alle manifestazioni di interesse
e alla presente procedura. Il Commissario Straordinario sceglierà, a proprio insindacabile giudizio e senza alcun obbligo di motivazione, quali persone fisiche, giuridiche e/o cordate ammettere alla procedura di vendita.
Il presente invito costituisce esclusivamente un estratto non completo degli inviti allegati ai
suindicati programmi di cessione. Esso non costituisce un invito ad offrire, né un’offerta al
pubblico ex art. 1336 del Codice Civile, o una sollecitazione del pubblico risparmio ex art. 94
e ss. del D. Lgs. n. 58 del 24 febbraio 1998. La pubblicazione del presente estratto, degli inviti
e la ricezione delle manifestazioni d’interesse non comportano per il Commissario Straordinario alcun obbligo di ammissione alla procedura di vendita e/o di avvio di trattative per la
vendita e/o di vendita nei confronti dei soggetti interessati all’acquisto né, per questi ultimi,
alcun diritto a qualsivoglia prestazione da parte del Commissario Straordinario e/o di Impresa
a qualsiasi titolo.
Il testo in lingua italiana degli inviti prevale sul presente estratto e su ogni testo pubblicato in
lingua straniera. L’invio della manifestazione di interesse da parte dei soggetti interessati costituirà espressa accettazione da parte degli stessi di quanto previsto e riportato negli inviti,
che i soggetti interessati sono tenuti a leggere nella loro interezza.
Il Commissario Straordinario - Prof.ssa Daniela Saitta
Ministero dell’Interno
Dipartimento della Pubblica Sicurezza - Direzione Centrale dei Servizi Tecnico Logistici
e della Gestione Patrimoniale
Ufficio Attività Contrattuale per l’Informatica, gli Impianti Tecnici e le Telecomunicazioni
Progetto cofinanziato dall’UE - Fondo Europeo per le Frontiere Esterne 2007/2013
AVVISO DI GARA
Si informa che il Ministero dell’Interno - Dipartimento della Pubblica Sicurezza - Direzione Centrale dei
Servizi Tecnico Logistici e della Gestione Patrimoniale - Ufficio Attività Contrattuale per l’Informatica,
gli Impianti Tecnici e le Telecomunicazioni - ha indetto una gara d’appalto, ai sensi del D.Lgs. 163/06,
con procedura ristretta (art. 54 e 55 punto 6), per la fornitura di servizi di manutenzione “Hardware e
Software” e per l’acquisto di licenze “Software” e componenti “Hardware”, nell’ambito del proseguimento “Progetto SIS II” - Azione 6.4.1. - AP 2013. Le Ditte in possesso dei requisiti previsti dal bando
di gara dovranno far pervenire, all’Ufficio sopraindicato, le domande di partecipazione, complete dei
documenti richiesti, entro le ore 13.00 del giorno 06/10/2014. Il bando di gara è stato inviato per la
pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee in data 29/08/2014 e pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale Italiana V Serie Speciale - Contratti Pubblici n. 100 del 03/09/2014. Ulteriori informazioni potranno essere richieste all’Ufficio Impianti Tecnici, Telecomunicazioni e Informatica - e-mail:
[email protected]. CIG n. 5539755E6E - CUP del Progetto: F84E14000320006. Determina a
contrarre n. 558/SEGR/110.10/569/259773 del 07/05/2014.
IL RESPONSABILE UNICO DEL PROCEDIMENTO - Tommaso Tafuri
AZIENDA OSPEDALIERA
S. CAMILLO FORLANINI
P.zza Carlo Forlanini, 1 00151 ROMA
TEL. 06/55552580 - 55552588
FAX 06/55552603
ESTRATTO BANDO DI GARA
Questa Azienda ha indetto una gara a procedura
aperta per la fornitura biennale di protesi peniene,
testicolari, mammarie, espansori, della mano e gel
antiaderenziale per le necessità dell’Azienda
Ospedaliera S. Camillo Forlanini, per un importo
pari a Euro 452.400,00 s/iva. La gara verrà aggiudicata ai sensi del D.Lgs. n. 163/06, art. 83. Le offerte e la documentazione amministrativa dovranno
pervenire all’Azienda - c/o l’Ufficio Protocollo P.zza Carlo Forlanini, 1 - 00151 - Roma - entro e
non oltre le ore 12:00 del 29/10/2014 pena l’esclusione. Entro la stessa data dovranno pervenire i
campioni e la documentazione tecnica. Il bando è
stato pubblicato sui siti internet www.regione.lazio.it, http://www.serviziocontrattipubblici.it
e http://www.scamilloforlanini.rm.it/benieservizi
a quest’ultimo indirizzo verranno rese pubbliche le
comunicazioni inerenti la presente gara. Data d’invio GUCE: 19/08/2014. Il Responsabile del Procedimento: Dott. Paolo Farfusola.
IL DIRETTORE GENERALE
Dott. Antonio D’Urso
REGIONE TOSCANA - Giunta Regionale
Direzione Generale Organizzazione
Settore Sistemi Informativi e Tecnologie della Conoscenza
Via di Novoli 26 50127 Firenze Italia
AVVISO APPALTO AGGIUDICATO
Procedura e criterio di aggiudicazione:
aperta ai sensi dell’art. 55 co. 5 del D.Lgs.
163/2006. Oggetto: “Gestione, assistenza,
evoluzione e manutenzione del Sistema Informativo del Lavoro, del sistema FSE e del Sistema della formazione e dell’istruzione. CIG
5491758610. Luogo di esecuzione della prestazione: Firenze. Data di aggiudicazione:
Decreto 3471 - 13/06/2014, cert. 07/08/2014.
Valore finale totale dell’appalto: Euro
860.655,74 Iva esclusa. Nome dell’aggiudicatario: RTI Insiel Mercato SpA (Capogruppo), Caribel Programmazione Srl e Data
Pos Srl - Trieste. Data di spedizione dell’avviso alla GUCE: 08/08/2014.
Il Dirigente responsabile del contratto
Ing. Leonardo Borselli
INVITO ALLA PRESENTAZIONE DI OFFERTE MIGLIORATIVE PER L’ACQUISTO DEL
SUB-COMPLESSO “S.S. 268 VESUVIO” di IMPRESA S.p.A. in AMMINISTRAZIONE
STRAORDINARIA EX D.L. 347/03
La sottoscritta Prof.ssa Daniela Saitta, in qualità di Commissario Straordinario di Impresa
S.p.A. in A.S. con sede legale in Roma, Via Catania 9 (“Impresa”),
premesso
di avere ricevuto in data 5 agosto 2014, nell’ambito della gara bandita per la cessione
del Complesso Industriale facente capo ad Impresa, offerta irrevocabile di acquisto del
sub-complesso “S.S. 268 Vesuvio”, che prevede:
- corrispettivo di € 170.000,00, da versarsi alla data di sottoscrizione del contratto di
cessione, garantito da fidejussione bancaria a prima richiesta “ogni eccezione rimossa”
rilasciata da primario istituto bancario in favore di Impresa e con validità di 180 giorni;
- impegno a proseguire l’attività produttiva ed a mantenere per almeno un biennio i livelli
occupazionali, assorbendo n. 34 unità complessive, di cui n. 3 a regime (2015);
- impegno a rilasciare, in sede di stipula del contratto di cessione, una fidejussione bancaria a prima richiesta, di durata pari a 30 mesi a far data dalla stipula del contratto di
cessione e di importo pari al 50% del prezzo offerto, a garanzia dell’impegno a proseguire le attività imprenditoriali ed a mantenere i livelli occupazionali per almeno un
biennio.
Tanto premesso, in forza di autorizzazione rilasciata dal Ministero dello Sviluppo Economico in data 14 agosto 2014
invita
tutti i soggetti interessati, in possesso dei requisiti, a presentare offerte migliorative
(“Offerte Migliorative”) per l’acquisto del sub-complesso “S.S. 268 Vesuvio”.
La documentazione relativa al sub-complesso, come ogni altra informazione, dovrà essere richiesta al Commissario Straordinario, via mail all’indirizzo [email protected].
L’Offerta Migliorativa dovrà pervenire presso il Notaio Avv. Raimondo Zagami con studio
in Roma Via dei Sansovino, 6 (00196), a pena di inammissibilità, entro le ore 18,00 (ora
italiana) del 18 settembre 2014, in un plico chiuso (da inviarsi a mezzo raccomandata
A.R. e/o corriere) recante il riferimento “Offerta Migliorativa per l’acquisto del sub-complesso S.S. 268 Vesuvio di Impresa S.p.A. in amministrazione straordinaria”.
Il presente annuncio non costituisce invito ad offrire né un’offerta al pubblico
ex art. 1336 c.c. né una sollecitazione del pubblico risparmio ex artt. 94 e ss. del D.Lgs.
24 febbraio 1998, n. 58.
Tutte le comunicazioni relative al presente invito, escluso l’invio dell’offerta irrevocabile,
dovranno essere indirizzate come segue:
Prof.ssa Daniela Saitta - Commissario Straordinario di Impresa S.p.A. in A.S..
Via Ugo de Carolis 100
00136 - Roma,
mail: [email protected]
Il Commissario Straordinario - Prof.ssa Daniela Saitta
SAF S.r.l.
IN AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA
Con provvedimento in data 28 luglio 2014 il Ministero
dello Sviluppo Economico ha autorizzato l’avvio della
procedura di vendita della partecipazione detenuta
da SAF S.r.l. in A.S. nel Consorzio Stabile Operae Tecnologie e Sistemi Integrati di Costruzione.
Pertanto, i soggetti interessati all’acquisto del Complesso “Quadrilatero” potranno partecipare alla due
diligence delle procedure di cessione di Impresa
S.p.A. in A.S. e di Dirpa S.c. a r.l. in A.S..
Il Commissario Straordinario di SAF S.r.l. in A.S.
Prof.ssa Daniela Saitta
REGIONE SICILIANA
PRESIDENZA - Dipartimento della Protezione Civile Servizio regionale di Protezione Civile
per la provincia di Catania
AVVISO DI AGGIUDICAZIONE DEFINITIVA
Oggetto: - PIANO REGIONALE VIE DI FUGA P.O. FESR 2007/2013 - Obiettivo Operativo 1.1.4 - Linea
d’intervento 1.1.4.2 “Progetto esecutivo dei lavori di realizzazione del 1° lotto funzionale della strada
comunale di collegamento tra la via Dittaino e la via Canonica - 1° stralcio in Mazzarrone (CT)”
C.U.P.: G21B11000480006 - C.I.G.: 541753969B. Si rende noto che con determina del 28/07/2014 n.
50402 è stata autorizzata l’aggiudicazione definitiva della gara a procedura aperta del 26 febbraio 2014
indetta per l’affidamento dei lavori di: “Progetto esecutivo dei lavori di realizzazione del 1° lotto funzionale
della strada comunale di collegamento tra la via Dittaino e la via Canonica - 1° stralcio in Mazzarrone
(CT)” a favore della ditta GRESY APPALTI s.r.l. con sede a Maletto (CT) via Cali n. 18/20 che ha offerto
il ribasso del 32,7456% sull’importo a base di gara. Importo di aggiudicazione € 1.079.068,99 esclusi
gli oneri di attuazione dei piani di sicurezza, costo manodopera e IVA. Organo competente: Regione siciliana - Dipartimento della Protezione Civile - Servizio per la provincia di Catania.
S. Agata li Battiati, 27/08/2014
Il Responsabile Unico del Procedimento - Dr. Aldo Bonina
Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
27
italia: 51575551575557
Economia
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La lente
TORNA IL NOME
ARTHUR ANDERSEN
DODICI ANNI DOPO
IL CRAC ENRON
I
l tempo fa dimenticare.
Almeno ne sono convinti
alla Wealth & Tax Advisory
Services (Wtas), uno dei
maggiori studi di
consulenza fiscale
indipendenti degli Stati
Uniti, che ha acquistato i
diritti all’uso del marchio
Andersen, assumendo la
denominazione sociale di
Andersen Tax. Un marchio
pesante, perché la società
di consulenza Arthur
Andensern fu travolta nel
2002 dallo scandalo Enron
(nella foto il logo): era stata
accusata di ostruzione alla
giustizia per avere
distrutto documenti dopo
l’avvio delle indagini da
parte del governo
americano sui conti della
società energetica. Nel
2005 la Corte Suprema
aveva capovolto l’accusa,
ma la Andersen aveva già
riconsegnato la licenza e
chiuso le sue attività.
All’apice del suo successo
Arthur Andersen e le
relative consociate
impiegavano oltre 85 mila
dipendenti a livello
mondiale. La Wtas fu
fondata nel 2002 dal
direttore generale Mark
Vorsatz e da ventidue ex
soci di Arthur Andersen.
Negli anni la società è
cresciuta non solo negli
Stati Uniti ma anche a
livello internazionale e ora
vuole un’identità
riconoscibile. Continuerà
ad operare come studio di
consulenza fiscale
indipendente su scala
globale senza però attività
di revisione contabile.
«Molte persone ed
organizzazioni hanno
risentito profondamente
degli effetti di ciò che è
accaduto con Enron – ha
spiegato Vorsatz –. Ma
Arthur Andersen, all’apice
del suo successo, era uno
studio che era stato
fondato ed era gestito
secondo i principi di
qualità ed oggettività da
persone rispettate a livello
mondiale e dotate di una
formazione di classe
mondiale». Soprattutto il
caso Enron fu
responsabilità «di una
manciata di persone – ha
sottolineato Vorsatz– che
non erano rappresentativa
del resto della società».
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Alta velocità La compagnia Italo: nei palazzi del potere c’è chi condivide «privilegi e reciproci favori» con il monopolio
Caso Ntv:« Basta ostacoli ai nostri treni»
L’appello sui giornali. Querela al senatore Gasparri per i tweet contro l’azienda
ROMA — Un appello al premier Matteo Renzi e ai ministri
competenti, affidato alle pagine
dei giornali, perché «prendano
ogni opportuna iniziativa, nel
rispetto della imparzialità e del
libero mercato tante volte evocato» e una querela al senatore
Maurizio Gasparri (FI) che su
Twitter ha consigliato ai viaggiatori di non comprare i biglietti di Ntv, definendola
un’azienda «quasi fallita».
Ecco la controffensiva di Ntv,
la compagnia privata dell’Alta
velocità, che definisce «sconcertanti e reiterate» le affermazioni
del senatore, contro cui ha deciso di tutelare la propria immagine «e soprattutto quella degli
oltre 6 milioni di passeggeri che,
nonostante la sorprendente posizione contraria assunta da
un’alta carica istituzionale, hanno scelto e continueranno a scegliere Italo».
A questi passeggeri si rivolge
l’appello apparso oggi sui giornali in cui si rivendica l’«eccellente operazione» di un pugno
di azionisti che hanno investito
«oltre un miliardo per lanciare
la concorrenza nell’Alta Velocità», trovando però «ostruzionismi di ogni tipo» da parte del
concorrente pubblico e il mancato intervento di «parte della
politica che con il monopolio
spesso condivide privilegi e reciproci favori». Concetto ribadito ieri in un’intervista all’Ansa
dal presidente Antonello Perricone, che ha definito «sorprendente che nessuno della politica
abbia reagito (alle dichiarazioni
di Gasparri, ndr) anche arrivando a chiedere, per esempio, le
sue dimissioni».
Perricone si è detto «soddisfatto» di come sta andando la
domanda di mercato nel 2014:
«Quest’anno supereremo i 6,5
milioni di viaggiatori. Abbiamo
però - ha aggiunto -, e questo è
innegabile, problemi di regolazione del settore». Il riferimento
è sia al costo del pedaggio dei
treni che, secondo Ntv che ha
fatto ricorso all’Antitrust, non è
trasparente ed è di molto superiore a quello europeo, sia al livello delle tariffe della concorrenza, anche questo denunciato
all’Autorità della concorrenza,
perché sarebbe artificiosamente
tenuto basso.
«Una cosa però deve essere
chiara - ha spiegato Perricone -:
nonostante i tanti ostacoli e regole del gioco che cambiano (in
peggio) ogni giorno, Ntv non
molla. Rimarremo in pista, anche per evitare all’Italia l’onta
del fallimento della più importante liberalizzazione degli ultimi vent’anni, ed è davvero paradossale che a preoccuparsi di
questo debba essere un’impresa
privata e non il governo stesso».
Circa i tagli di 300 dipendenti
ventilati, il presidente ha detto
che «tutti, azionisti, dipendenti,
fornitori, stanno facendo la propria parte per salvaguardare la
qualità del servizio».
Francesca Basso
Antonella Baccaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I numeri di Ntv
52
I SOCI
1,5%
33,5%
Giuseppe Sciarrone
Diego Della Valle
Luca Cordero
di Montezemolo
Gianni Punzo
5%
viaggi
giornalieri
(Reset 2000 srl)
17
stazioni
Isabella Seragnoli
(Mais spa)
25
5%
Quote paritetiche attraverso
MDP Holding uno srl,
MDP Holding due srl,
MDP Holding tre srl
Alberto Bombassei
(Nuova Fourb srl)
15%
20%
20%
Sncf (SNCF Voyages
Intesa Sanpaolo
Generali (Winged
Développement sas)
(IMI Investimenti spa)
Lion Fund)
13
città
treni Alta
velocità
Passeggeri
6,2 milioni
nel 2013
IL BILANCIO
249,6
2013
2012
In milioni di euro
Dipendenti
1.074
327 240,1
105,8 105,8
102,9
28
Fatturato
Costi
77,6
77,1
0,62
Oneri
finanziari
Perdita lorda
Perdita
d’esercizio
D’ARCO
Il riassetto I 1.074 dipendenti in contratto di solidarietà da marzo, l’ipotesi della mobilità
Negoziato sui debiti a quota 781 milioni
Pressing delle banche, il ruolo di Intesa
I soci: liquidità fino a dicembre. Il piano allo studio di Lazard
MILANO — Che la situazione finanziaria
di Ntv — la società di Italo, il treno ad Alta
Velocità che fa concorrenza alle Ferrovie
dello Stato — fosse precaria era noto da
tempo. Soprattutto lo sapevano le banche
creditrici, in prima fila Intesa Sanpaolo,
perché da maggio il gruppo non paga le rate e gli interessi sui circa 781 milioni di
esposizione. In gran parte — per 462 milioni su 666 — si tratta di leasing per l’acquisto dei 25 treni Alstom che collegano
ogni giorno 13 città con 52 viaggi. Lo sapevano anche i dipendenti, 1.074, quasi tutti
in contratto di solidarietà da marzo. Lo sapevano i fornitori, esposti per circa 106 mi-
Dieci milioni dagli azionisti
Dagli azionisti nuova cassa per 10
milioni. L’anno scorso si è chiuso
con 77 milioni di perdite. Si punta ad
allungare la durata del leasing dei treni
lioni in scadenza entro l’anno, che si sono
visti chiedere dilazioni e rinegoziazioni. Il
tweet di Maurizio Gasparri — «Ma che
promozioni, presto chiuderete» — non
contiene rivelazioni. Ma proprio per questo fa ancora più male a Ntv. Perché il gruppo presieduto e guidato da Antonello Perricone — voluto al vertice dai grandi soci
fondatori Luca Cordero di Montezemolo,
Diego Della Valle e Gianni Punzo, insieme
al 33,5% — è da tempo impegnato a tenere
in piedi finanziariamente l’unica azienda
concorrente a Trenitalia nonostante «problemi di regolazione del settore, con una
politica che ha varato la liberalizzazione
ma poi l’ha abbandonata in mezzo al guado, senza assicurare un arbitro che vigilasse sulla parità di condizioni di accesso al
servizio», come ha detto ieri il presidente
in un’intervista all’agenzia Ansa.
Pur tra gli ostacoli legali e di concorrenza per i quali si è anche appellata all’Antitrust e con un’authority dei Trasporti nata
solo un anno fa, nel 2013 Ntv ha aumentato i passeggeri a 6,2 milioni anche grazie al
completamento della flotta con 3 nuovi
treni (che hanno gonfiato ulteriormente
l’indebitamento). E per il 2014, secondo
anno a pieno regime dalla fondazione nel
2006, ha una proiezione di arrivare a 6,5
milioni a fine anno. Il problema sta nel fatto che i ricavi sono deboli rispetto a quanto
previsto inizialmente, perché le Ferrovie
dello Stato hanno reagito alla spinta della
concorrenza con offerte promozionali che
hanno reso le tariffe di Italo meno competitive. E il taglio appena disposto dal governo sulle agevolazioni per l’energia elettrica costerà a Ntv altri 20 milioni di maggiori costi. Una batosta inattesa per il gruppo, che già dal primo semestre 2013 si era
allontanato dagli obiettivi del piano industriale sui quali si fonda la continuità
aziendale.
È vero che i ricavi sono quasi raddoppiati a 249 milioni ma costi fissi sono enormi
(solo 120 milioni l’accesso alla rete) e così
l’anno si è chiuso con 77,6 milioni di perdita che si sommano ad altrettanti 77 del
2012. In due anni un rosso di oltre 150 milioni di euro, tanto da aver eroso il patrimonio sotto un terzo. E la società continua
a bruciare cassa.
Insomma, i conti non sono tornati e il
gruppo stesso riconosce che così com’è
Antonello Perricone,
presidente Ntv
Carlo Messina, amministratore delegato Intesa
Luca Cordero di Montezemolo, socio Ntv
non sta in piedi. Per questo Perricone ha
chiesto alle banche creditrici Intesa Sanpaolo (che l’ha già messa in incaglio) Mps,
Bnl e Banco Popolare di divedere i contratti
di finanziamento. In questo contesto Intesa
Sanpaolo gioca un doppio ruolo: oltre a essere la principale banca finanziatrice, è di
fatto il secondo azionista al 20%, con una
quota paritetica a quella di Sncf, le Ferrovie
di Stato francesi (altri soci sono Generali
con il 15%, Alberto Bombassei e Isabella
Seragnoli con il 5% a testa e il quarto socio
fondatore, Giuseppe Sciarrone, all’1,5%).
Fino al 31 dicembre 2014 la liquidità dovrebbe esserci grazie al taglio dei pagamenti alle banche e ai 10 milioni che i soci
si sono impegnati a versare per fare fronte
ai pagamenti dell’anno in corso. Dopo, non
si sa. Per questo è urgente definire gli accordi di ristrutturazione del debito con le
banche allungando i tempi di rimborso e
rimodulando gli interessi sui leasing e sui
prestiti. La partita della rinegoziazione è in
mano al direttore finanziario Fabio Tomassini e a Lazard, la merchant bank presieduta in Italia da Carlo Salvatori che già si è occupata di ristrutturazioni complesse come
quella di Sorgenia.
L’azienda non conferma né smentisce
ma l’intervento sul personale, con la mobilità (sembra per circa 300 dipendenti), pare in arrivo. Bisognerà vedere poi se i soci
saranno disposti, e per quanto, a mettere
mano al portafoglio. I 10 milioni di liquidità sono acqua fresca, servono a garantire la
continuità aziendale. La società ha ipotizzato nel suo piano industriale 2014-2016
anche una richiesta di aumento di capitale
agli attuali azionisti, che già hanno versato
85 milioni di euro come finanziamento
(contingent equity). Finora gli azionisti
non lo escludono ma neanche hanno preso
impegni, né lo hanno fatto le banche. La
partita è appena cominciata e non è chiaro
come finirà. Si sa solo che la ristrutturazione sarà vera, e pesante.
Fabrizio Massaro
[email protected]
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28 Economia
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Fondazione Volkswagen importa il modello tedesco a Bologna
In Ducati e Lamborghini stage (pagati) per studenti
Pagati per imparare, non soltanto
per lavorare. In un’epoca in cui anche
lo stage gratuito è un miraggio e in
Italia la disoccupazione giovanile
supera da mesi il livello record del
40%, a Bologna (ma con aziende
tedesche) si sperimenta il sistema
duale, tra scuola e impresa. Saranno
48 i ragazzi sotto i 25 anni che per un
biennio si divideranno tra le aule
degli istituti Belluzzi-Fioravanti e
Aldini-Valeriani e i laboratori di
Ducati e Lamborghini, dove
diventeranno tecnici esperti di
meccatronica per il settore auto e
moto grazie a una «borsa di studiolavoro». E in più, riceveranno uno
stipendio di 600 euro al mese. Il
bando è firmato dalla Regione Emilia
Romagna, dall’Ufficio scolastico
regionale, da Ducati, da
Lamborghini (entrambe del gruppo
Volkswagen) e dalla Fondazione
Volkswagen (che sostiene l’iniziativa
con 2 milioni e 300 mila euro) e ha
l’avallo dei sindacati.
Dopo le selezioni, che cominciano l’8
settembre con la domanda di
ammissione, da ottobre i 48 studenti
cominceranno l’avventura che li
porterà a ottenere il diploma da
tecnico meccatronico per il settore
moto o per il settore auto o da
operatore Cnc (macchine a controllo
numerico). Si tratta di un progetto
innovativo di formazione
professionale (denominato «Desi»,
cioè Dual educational system Italy»)
strutturato su due binari: in aula e
nelle aziende, a Bologna in Ducati o a
Sant’Agata Bolognese in
Lamborghini. Ai giovani selezionati,
da ottobre 2014 fino alla fine del
programma, sarà erogata una borsa
di studio mensile di 600 euro netti. A
una condizione: la frequenza di
almeno il 75 per cento delle lezioni.
Il 25 per cento dei posti è riservato a
Scuola-fabbrica
Il progetto prevede
un sistema duale,
lo studio a scuola in
due istituti bolognesi
e la formazione in
azienda, in Ducati
e in Lamborghini.
I 48 ragazzi sotto
i 25 anni che
saranno selezionati
riceveranno 600 euro
netti al mese
giovani provenienti da famiglie in
situazioni di disagio, il cui Isee non
superi, al momento della
candidatura, i 15 mila euro. Alla
selezione possono partecipare
ragazzi residenti in Emilia-Romagna
che non abbiano compiuto 25 anni al
31 maggio 2014, in possesso della
cittadinanza italiana o di un altro
Paese della Ue o provvisti di
permesso di soggiorno per motivi di
studio o permesso di soggiorno Ce
per soggiornanti in lungo periodo in
Italia.
Fausta Chiesa
[email protected]
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Salvataggio Riempite le caselle del direttore generale e del capo della finanza. Il nodo della liquidità e l’attesa per le mosse di Arcelor Mittal
Gnudi completa la squadra dell’Ilva,
Renon e Sforza approdano a Taranto
I due manager affiancheranno il commissario straordinario
MILANO — Si va completando la squadra di vertice
dell’Ilva, che affiancherà Piero Gnudi nel difficile processo di risanamento del gruppo
siderurgico. Il commissario
straordinario ha incastrato
ad agosto il primo tassello, il
più importante, della nuova
struttura manageriale chiamando come direttore generale Roberto Renon, ex responsabile della divisione
«generazione e sviluppo impianti» dell’Enel, che ha preso servizio lunedì. E a Taranto è arrivato anche Claudio
Sforza, scelto da Gnudi come
nuovo direttore finanziario
(cfo) dell’Ilva. Un incarico
che, viste le condizioni in cui
versa il gruppo siderurgico, è
delicato almeno quanto
quello del direttore generale.
Più che far quadrare i conti,
Sforza ha nell’immediato il
compito di trovare i capitali
con cui tenere in piedi l’Ilva,
che conta 16 mila dipendenti
dislocati in 24 stabilimenti di
cui il più importante, e grande per quantità di laminato
prodotta, è a Taranto da dove
è partita la crisi che ha investito la proprietà, la famiglia
Riva, estromessa dalla stanza
Il caso
Il gruppo di
Taranto, che
conta 16 mila
dipendenti in 24
stabilimenti, è
alla ricerca di
possibili partner
con cui
proseguire
l’attività. L’ipotesi
è una cordata
con soci italiani e
Fondo strategico
dei bottoni per via dei guai
giudiziari legati alla gestione
degli impianti.
Nella squadra di vertice c’è
anche Marco Pucci, l’ex amministratore delegato degli
Acciai Speciali Terni, a cui è
stata assegnata la responsabilità delle vendite e dello
sviluppo del business, messo
da Gnudi a diretto riporto del
direttore generale.
I nuovi entrati sono tutt’altro che sconosciuti. Renon, 66 anni bellunese, ha
passato gran parte della sua
carriera a occuparsi di energia, in Enel e prima in Edison
Termoelettrica, passando per
Alitalia e prima in TrenitaliaTav. Sforza, invece, arriva da
Gamenet, la società dei giochi controllata dal fondo di
private equity Trilantic Capital Partners, da cui si è dimesso all’inizio di agosto per
rispondere alla chiamata di
Gnudi. Il manager romano,
56 anni, ha iniziato la carriera
in Pfizer da cui poi è passato
alla Gepi e successivamente
in Iritel, Telecom Italia e
Wind e successivamente in
Poste dove è stato amministratore unico di Poste Energia ma soprattutto cfo e poi
Il gruppo Il commissario Piero Gnudi
amministratore delegato di
Postel.
Con l’arrivo di Renon e
Sforza, il commissario straordinario Gnudi incastra le
due caselle principali dell’organigramma della nuova Ilva. L’azienda è per il momento ancora in un limbo. Dopo
l’estromissione dei Riva è
partita la ricerca di possibili
partner/acquirenti con cui
proseguire l’attività. Si è fatta
avanti Arcelor Mittal, ma anche il gruppo Marcegaglia è
interessato. Gnudi vorrebbe
mettere tutti attorno a un tavolo per comporre una cordata con la presenza di soci
italiani e il coinvolgimento,
ha detto lo stesso commissario, del Fondo strategico.
Al momento, tuttavia, la
priorità è per la cassa e dunque Sforza è stato subito proiettato in prima linea a sondare le banche per trovare le
risorse con cui assicurare la
continuità, e quindi evitare la
chiusura, di Taranto dove gli
stipendi di luglio sono stati
finalmente pagati (il 12 agosto) ma non il premio di produzione, rinviato a settembre
per la crisi di liquidità con cui
l’Ilva ha a che fare ormai da
diversi mesi.
Federico De Rosa
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Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
Economia 29
italia: 51575551575557
Piazza Affari Quotazione per metà novembre, varrà un miliardo di euro
Auto
Fiat, rinnovo
per un anno
della cassa
a Mirafiori
La Fiat ha avviato la
procedura per il rinnovo
della cassa integrazione
ordinaria nel polo
produttivo torinese che
comprende Mirafiori e
Grugliasco, per un anno,
quindi fino al 28
settembre 2015. La nuova
cassa è finalizzata alla
«riorganizzazione
aziendale» e consentirà
di preparare lo
stabilimento di Mirafiori
al nuovo investimento
per il suv Levante
previsto entro fine 2015.
Nei prossimi giorni ci
sarà l’esame con i
sindacati in sede
aziendale e presso la
Regione Piemonte.
La proroga sarà chiesta
per tutti i 6.270 lavoratori
del sito torinese. Durante
questo nuovo anno di
cassa integrazione
andranno avanti le
produzioni della Mito a
Mirafiori, delle Maserati
quattroporte e Ghibli a
Grugliasco e delle
scocche per i modelli
Maserati granturismo e
grancabrio. Nel testo
inviato dal gruppo
guidato da Sergio
Marchionne (nella foto)
alle rappresentanze
sindacali si ricorda che è
stato annunciato «un
piano finalizzato all’avvio
degli investimenti
necessari per assicurare il
futuro produttivo e
occupazionale del Polo
Produttivo Torino». Gli
interventi previsti dal
piano di riorganizzazione
«saranno rivolti
all’ampliamento e alla
rivisitazione delle aree
dedicate ai siti
produttivi» di Mirafiori e
Grugliasco, al
miglioramento degli
standard di sicurezza
nelle aree che verranno
risistemate,
all’ampliamento delle
mense aziendali, degli
spogliatoi, dei parcheggi
della Maserati con un
ulteriore incremento del
personale proveniente da
Mirafiori, al
potenziamento delle
infrastrutture
informatiche e alla
riorganizzazione «dei
flussi operativi e
tecnologici delle diverse
unità operative». Sono
anche previste attività di
formazione
professionale.
Intanto per le vendite di
auto negli Stati Uniti ad
agosto gli analisti
prevedono, in media, un
incremento di circa l’1%
con Fiat-Chrysler che
continua a performare
meglio dei principali
competitor.
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Il via libera di Consob e Borsa
italiana è atteso entro metà ottobre e l’amministratore delegato Stefano Beraldo è convinto
che la sua Ovs riuscirà ad approdare al listino i primi giorni
di novembre. Dopo un road
show che da Milano toccherà
Londra e altre capitali europee,
con a sorpresa anche un passaggio negli Stati Uniti. Visto
che la quotazione a Piazza Affari della più grande rete italiana
di negozi prevede un collocamento presso investitori istituzionali americani. In Borsa arriverà una società con 1.13 miliardi di fatturato, un ebitda di
150 milioni,1.031 negozi tra le
insegne Ovs, Kids, Upim e Iana.
Rispetto ai programmi iniziali, Beraldo e il direttore finanza Luca Zeilante hanno deciso di approdare al listino anche con i conti semestrali approvati a fine luglio (il gruppo
chiude l’esercizio il 31 gennaio)
che dovrebbero riflettere i benefici delle nuove aperture dei
primi mesi dell’anno. Sulla base dell’ebitda 2014 di 150 milioni, il mercato ha iniziato a
delineare qualche ipotesi di valutazione. La nuova Ovs, nata
pochi mesi fa da uno spin off
del gruppo Coin, potrebbe arrivare in Borsa con una capitalizzazione attorno a un miliardo.
Forse sotto quella soglia di 1,5
miliardi ipotizzata dal mercato
sei mesi fa, prima della doccia
fredda caduta sugli Ipo di Sisal
e Rottapharm. Dipenderà dalla
predisposizione dei mercati,
diventati più selettivi con la
prima ondata di Ipo di primavera. E dai sondaggi, peraltro
già avviati, dalla squadra di coordinatori dell’offerta che a inizio novembre dovranno raccogliere gli ordini dei sottoscrit-
Il piano Oviesse per la Borsa,
in vendita 100 negozi Coin
L’interesse dei fondi per gli «store», fatturano 410 milioni
D’ARCO
Il confronto
Fatturato
Fatturato
1.136
410
milioni
milioni
Margine operativo lordo
Margine operativo lordo
150 milioni
15 milioni
Negozi
Negozi
569
100
156
Ovs
Ovs Kids
156
Upim
tori Ovs. In prima linea ci sono
Unicredit, Banca Imi, Merrill
Lynch, Goldman Sachs più
Hsbc e Credit Suisse in veste di
joint bookrunner, affiancati
dall’advisor Lazard. La catena
di negozi andrà al listino con
un’operazione mista. Ci sarà un
aumento di capitale fino a 250
milioni più il sovrapprezzo per
rimborsare una buona fetta del
debito e soprattutto per dotare
la società dei mezzi per la crescita, visto che il programma di
aperture si colloca tra 40 e 80
nuovi spazi all’anno.
Ma c’è un altro tema che in
queste settimane si sta delineando tra i soci del gruppo Coin.
Ossia il fondo Bc partners, cui
fa capo l’80,5% del capitale, af-
150
Iana
Grandi magazzini
in Italia
fiancato dai coinvestitori Ontario Teachers (13,%) e l’Investindustrial di Andrea Bonomi
(4,6%) che tre anni fa hanno rilevato il gruppo per 1,4 miliardi
di valore d’impresa. Durante
7
2
All’estero
Excelsior
Lo store Coin a Milano in piazza
Cinque Giornate. Fa parte dell’insegna
la Ovs, gruppo retail più importante
in Italia con la sua rete di 1.031 negozi
l’estate si sono fatti avanti alcuni fondi di private equity internazionali con focus sui rilanci
aziendali, interessati a studiare
un investimento sull’altra gamba del gruppo. Si tratta dei 100
negozi a insegna Coin che non
hanno goduto dello stesso
slancio dei cugini di Ovs. Complice la crisi dei consumi nei
più costosi «department store»
e un modello di business più
I dati di giugno di Assogestioni
Fondi comuni
Il patrimonio
sale a quota
1.460 miliardi
Il risparmio gestito in Italia continua la sua corsa sfiorando
il nuovo record di 1.460 miliardi di patrimonio a fine
giugno. Secondo i dati di Assogestioni, nel secondo
trimestre del 2014 i fondi hanno raccolto 30,9 miliardi di
euro, archiviando i primi sei mesi dell’anno a 60,4 miliardi.
Un risultato che raggiunge quasi la quota dell’intero 2013,
che si è chiuso con una raccolta record di 62,6 miliardi. Ora
si guarda ai dati di luglio, attesi la prossima settimana, che
dovrebbero confermare il buona andamento del settore.
complesso. Ne sono testimoni i
ricavi rimasti stabili a circa 410
milioni e i due negozi Excelsior
di Milano e Verona che, aperti
di recente, non hanno ancora
dato i risultati perseguiti da Beraldo. Ma la convinzione dei
fondi è che si possa ripensare la
rete di oltre cento negozi che
possiede postazioni prestigiose
nelle grandi città italiane ma
anche strutture di minore visibilità. Il vertice Coin ha lavorato
anche su efficienze e taglio dei
costi con il risultato che l’ebitda
l’anno scorso ha guadagnato
terreno salendo da 10 a 15 milioni.
Durante l’estate i private
equity hanno avviato i primi
contatti con le banche impegnate nell’Ipo di Ovs e con
quelle che fin qui hanno finanziato la crescita del gruppo.
Obiettivo, ottenere conti e prospettive dei negozi inventati da
Piergiorgio e Vittorio Coin che
passarono definitivamente la
mano nel 2011. Cioè quando Bc
partners acquistò le azioni della
famiglia veneta e del fondo Pai,
lanciò l’opa e portò via il gruppo dalla Borsa. La convinzione
dei pretendenti è che dopo l’Ipo
di Ovs, che sarà guidata da Beraldo e dalla sua squadra, Bc
partners indicherà una banca
advisor per gestire la vendita di
Coin. Tanto che è anche partita
la ricerca di manager d’esperienza che affianchino i private
equity nell’operazione. Dipenderà dal prezzo offerto che, secondo chi studia il dossier, potrebbe collocarsi sopra i 200
milioni, al netto del valore degli
immobili che potrebbero fare
sensibilmente lievitare l’esborso.
Daniela Polizzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Hi-tech Le novità alla Fiera di Berlino
Barlocco (Samsung):
entro due anni
la casa intelligente
Nemmeno Blade Runner, il film cult del 1982 diretto da Ridley
Scott che pure aveva anticipato tante invenzioni diventate ormai
realtà come il comando vocale per la tv, aveva osato tanto: la casa
intelligente. Eppure sembra ormai che il nuovo mantra dell’industria tecnologica sia vendere lavatrici e frigoriferi che eseguono gli
ordini dei nostri smartphone e che ci spediscono email per comunicarci come stanno. «La smart home sarà il tema della Fiera di
Berlino» anticipa Carlo Barlocco, senior vice president di Samsung
Electronics Italia (per tradizione il presidente della multinazionale, in ogni Paese, è sempre un coreano), che sta salendo sull’aereo
per essere presente all’Ifa. La sfida è renderla di massa e non scelta
solo per ricchi. «Noi pensiamo che ci vorranno ancora uno o due
anni per avere una diffusione di massa, i volumi stanno aumentando parecchio». Nella visione di Samsung la diffusione di queste tecnologie
sta diventando importante non solo in
termini di maggiore comodità fine a se
stessa ma anche come strumento di
controllo dei consumi, con un monitoraggio degli elettrodomestici indipendentemente da quanto ci dice il gestore.
«Stiamo già lavorando con un gestore
nazionale per sviluppare delle app da
usare non solo per il controllo e le notifiche delle bollette ma anche per ottimizzare i consumi. Il lancio è atteso per
Manager Carlo Barlocco il primo semestre del 2015» anticipa
Barlocco. In tema di agenda digitale, il
manager - che partecipa attivamente ai tavoli e che può contare sul
confronto con la Corea, Paese con 50 milioni di abitanti dove oltre
il 90% della popolazione ha un accesso a una rete ultrabroadband –
ritiene che tra le principali motivazioni del ritardo ci sia il fattore
geografico. «Seoul ha 20 milioni di abitanti, noi viviamo in una dimensione con montagne e ostacoli e le nostre città più grandi non
superano i due milioni di abitanti». Anche se riconosce che manchi anche la «volontà politica». Senza contare i segnali contrari
che arrivano all’intero settore con scelte come «la tassa sugli smartphone di 4,99 euro. Non è una difesa dell’innovazione: io la avrei
fatta guardando all’utilizzo da parte dei consumatori dove l’80 per
cento usa ormai la musica in streaming e dunque subisce la tassa
due volte. Ci sono molti modi per favorire le proprietà intellettuali
e figuriamoci se noi non siamo da questa parte: dopo l’Ibm siamo i
secondi al mondo per numero di brevetti. Ma in questo caso il
messaggio era: non abbiamo una soluzione per i download illegali
quindi carichiamo a monte l’inefficienza. Come se la Coop caricasse un euro su ogni scontrino perché non riesce a frenare i furti».
Massimo Sideri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ESTRATTO DI AVVISO CONVOCAZIONE ASSEMBLEARE
I Signori Azionisti sono convocati in Assemblea presso la sede legale della Compagnia in Trieste, Piazza Duca degli Abruzzi 2,
per il giorno
14 ottobre 2014, alle ore 15.00
in sede ordinaria in unica convocazione,
per deliberare sul seguente
ordine del giorno
Deliberazioni ai sensi dell’art. 7, comma 4, del Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico dell’11.11.2011 n. 220.
Partecipazione all’Assemblea
La legittimazione all’intervento in Assemblea e all’esercizio del diritto di voto è attestata da una comunicazione, effettuata alla
Società da un intermediario abilitato, in conformità alle proprie scritture contabili, in favore del soggetto a cui spetta il diritto di voto.
La comunicazione è effettuata dall’intermediario sulla base delle evidenze alla record date (3 ottobre 2014), corrispondente al
settimo giorno di mercato aperto precedente la data dell’Assemblea in unica convocazione. A tal fine, si precisa che, in conformità
alla normativa applicabile, è possibile conferire delega, con istruzioni di voto, senza spese a carico, alla società “Computershare
S.p.A.”, quale rappresentante designato dalla Società, ai sensi dell’articolo 135-undecies del TUIF. La delega deve essere
conferita mediante la sottoscrizione di apposito modulo, che sarà disponibile sul sito internet della Società, nella sezione
Investor Relations – Assemblea degli azionisti – 2014/10, entro i termini e con le modalità indicate sul sito internet della Società.
Resta salva la facoltà dei soci di farsi rappresentare compilando il modulo di delega disponibile sul sito internet della Società.
Integrazione dell’ordine del giorno e presentazione di nuove proposte di delibera
I soci che, anche congiuntamente, rappresentino almeno un quarantesimo del capitale sociale possono chiedere, entro dieci giorni
dalla pubblicazione del presente avviso di convocazione, ossia entro il 12 settembre 2014, l’integrazione dell’elenco delle materie
da trattare, indicando nella domanda gli ulteriori argomenti da essi proposti ovvero presentare proposte di deliberazione sulle
materie già all’ordine del giorno, secondo le modalità indicate nell’avviso di convocazione assembleare pubblicato sul
sito internet della Società.
Diritto di porre domande
Coloro ai quali spetta il diritto di voto possono porre domande sulle materie all’ordine del giorno anche prima dell’Assemblea,
entro l’11 ottobre 2014, con le modalità pubblicate sul sito internet della Società.
Il testo integrale dell’avviso di convocazione nonché la documentazione relativa all’Assemblea sono pubblicati sul sito internet
della Società, www.generali.com nella sezione Investor Relations – Assemblea degli azionisti – 2014/10, e depositati presso
Computershare S.p.A, società autorizzata, ai sensi dell’art. 113-ter, comma 4, lett. b), del d.lgs. n. 58/1998, all’esercizio del
meccanismo di stoccaggio centralizzato delle informazioni regolamentate denominato “1Info”, nei termini e secondo le modalità
di legge. Sul sito internet della Società sono inoltre disponibili le informazioni sull’ammontare del capitale sociale, con
l’indicazione del numero e delle categorie di azioni in cui è suddiviso.
Per il Consiglio di Amministrazione
Il Presidente
(Gabriele Galateri di Genola)
Assicurazioni Generali S.p.A.
Società costituita nel 1831 a Trieste. Capitale sociale € 1.556.873.283,00 interamente versato.
Sede legale in Trieste, piazza Duca degli Abruzzi, 2. Codice fiscale e Registro imprese 00079760328.
Iscritta al numero 1.00003 dell’Albo delle imprese di assicurazione e riassicurazione.
Capogruppo del Gruppo Generali, iscritto al numero 026 dell’Albo dei gruppi assicurativi.
30
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
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9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale
inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza
della Legge sulla privacy (L.196/03).
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01/09
14,695
AcomeA Breve Termine (A1)
EUR
01/09 EUR
14,867
AcomeA Breve Termine (A2)
01/09 EUR
4,665
AcomeA ETF Attivo (A1)
01/09 EUR
4,792
AcomeA ETF Attivo (A2)
01/09 EUR
17,327
AcomeA Eurobbligazionario (A1)
01/09 EUR
17,546
AcomeA Eurobbligazionario (A2)
01/09 EUR
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AcomeA Europa (A2)
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01/09 EUR
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Invictus Global Bond Fd
Invictus Macro Fd
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27/08 EUR
28/08 EUR
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EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
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EUR
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EUR
EUR
EUR
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EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
26,578
7,042
6,900
7,019
6,785
12,878
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10,441
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6,249
8,914
9,088
6,472
13,544
13,498
17,735
7,309
10,245
29,708
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AZ F. Active Selection ACC
AZ F. Active Selection DIS
AZ F. Active Strategy
AZ F. Alpha Man. Credit
AZ F. Alpha Man. Equity
AZ F. Alpha Man. Them.
AZ F. American Trend
AZ F. Asia Absolute
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AZ F. Asset Power
AZ F. Asset Timing
AZ F. Best Bond
29/08
29/08
29/08
29/08
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29/08
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EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
5,380
5,380
5,071
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3,814
3,465
4,983
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5,525
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Spettacoli
Saldi
Shop
Quota/pre.
17,825
18,448
4,522
4,664
14,704
14,876
4,660
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Nome
Data Valuta
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AZ F. Best Cedola DIS
AZ F. Best Equity
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AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC
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AZ F. Cash Overnight
AZ F. Carry Strategy ACC
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AZ F. Cat Bond DIS
AZ F. CGM Opport Corp Bd
AZ F. CGM Opport European
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AZ F. Commodity Trading
AZ F. Conservative
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AZ F. Core Brands DIS
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AZ F. Corporate Premium DIS
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AZ F. Emer. Mkt Europe
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AZ F. European Dynamic DIS
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AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS
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AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS
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AZ F. Lira Plus DIS
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AZ F. QProtection
AZ F. Qtrend
AZ F. Renminbi Opport
AZ F. Reserve Short Term
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AZ F. Trend
AZ F. US Income
29/08
29/08
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29/08
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29/08
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29/08
29/08
29/08
29/08
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29/08
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29/08
29/08
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29/08
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Quota/pre.
5,737
5,137
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5,016
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Fondi Unit Linked
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28/08 EUR
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Euro Corp. Bond A-Dis M
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Pan European Eq. Inc. A-Dis
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Global Equity
Maximum
Progress
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EUR
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02/09
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02/09
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02/09
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Tel: 848 58 58 20
Sito web: www.ingdirect.it
29/08 EUR
Dividendo Arancio
01/09 EUR
Convertibile Arancio
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Inflazione Più Arancio
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Mattone Arancio
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Profilo Dinamico Arancio
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Profilo Moderato Arancio
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USD
USD
USD
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EUR 770258,141 771435,023
EUR 592432,355 621201,142
EUR 62759,815 60323,743
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KIS - America P
KIS - America X
KIS - Bond A-USD
KIS - Bond D
KIS - Bond P
KIS - Bond Plus A Dist
KIS - Bond Plus D
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KIS - Multi-Str. UCITS A USD
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KIS - Selection D
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KIS - Target 2014 X
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117,360
123,780
126,000
125,790
98,690
103,620
100,280
La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia
è disponibile sul sito www.invesco.it
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Active Dollar Bond A
29/08 EUR
1670,366
1671,737
Active Emerging Credit A
29/08 EUR
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1607,337
Active Emerging Credit B
29/08 EUR
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1460,529
Active European Credit A
29/08 EUR
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1397,168
Active European Credit B
29/08 EUR
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1414,433
Active European Equity A
Asia Balanced A
Asia Balanced A-Dis
Asia Consumer Demand A
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Asia Infrastructure A
Asian Bond A-Dis M
Balanced-Risk Allocation A
Em. Loc. Cur. Debt A
Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M
Em. Mkt Corp Bd A
02/09
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USD
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USD
USD
EUR
USD
USD
USD
26,190
16,830
15,140
14,730
15,080
10,434
15,450
15,127
9,476
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26,250
16,860
15,160
14,750
15,050
10,450
15,490
15,170
9,503
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Rubriche in abbinata facoltativa:
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n. 16: Corriere della Sera € 1,67;
Gazzetta dello Sport € 0,83; abbinata € 2,08.
n. 22: Corriere della Sera € 4,08;
Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 4,67.
n. 23: Corriere della Sera € 4,08;
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Data successiva fissa: +20%
Per tutte le rubriche tranne la 21,
22 e 24:
Neretto: +20%
Capolettera: +20%
Neretto riquadrato: +40%
Neretto riquadrato negativo: +40%
Colore evidenziato giallo: +75%
In evidenza: +75%
Prima fila: +100%
Tablet: + € 100
Rubrica 4 “Avvisi Legali”:
1 modulo: € 400
2 moduli: € 800
Rubriche Compravendite immobiliari
Nel testo dell’inserzione è obbligatorio indicare la classe energetica di
appartenenza dell’immobile e il relativo indice di prestazione energetica
espresso in kWh/mqa o kWh/mca a
seconda della destinazione d’uso dell’edificio. Nel caso di immobili esenti
dall’indicazione, riportare la dicitura
“Immobile non soggetto all’obbligo di
certificazione energetica”.
[email protected]
Nome
TARIFFE PER PAROLA IVA ESCLUSA
Rubriche in abbinata obbligatoria:
Corriere della Sera - Gazzetta
dello Sport: n. 0: € 4,00; n. 1: €
2,08; n. 2, 3, 14: € 7,92; n. 5, 6, 7,
8, 9, 12, 20: € 4,67; n. 10: € 2,92;
n. 1: € 3,25; n. 13: € 9,17; n. 15: €
4,17; n. 17: € 4,58; n. 18, 19: €
3,33; n. 21: € 5,00; n. 24: € 5,42.
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12,988
110,323
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NM Italian Diversified Bond I
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NM Large Europe Corp A
01/09 EUR
106,580
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NM Market Timing A
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01/09 EUR
5,776
Cap. Int. Abs. Inc. Grower D
01/09 EUR
5,916
CITIC Securities China Fd A
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5,408
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5,783
Income A
01/09 EUR
7,434
International Equity A
01/09 EUR
6,640
Italian Selection A
01/09 EUR
5,341
Liquidity A
01/09 EUR
5,201
Multimanager American Eq.A
01/09 EUR
4,941
Multimanager Asia Pacific Eq.A
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4,673
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Multimanager European Eq.A
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5,329
Strategic A
01/09 EUR
6,275
Usa Value Fund A
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5,604
Ver Capital Credit Fd A
Tel: 0041916403780
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01/09 EUR
114,980
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01/09 EUR
121,400
PS - Absolute Return B
01/09 EUR
110,720
PS - Algo Flex A
01/09 EUR
105,900
PS - Algo Flex B
01/09 EUR
87,120
PS - BeFlexible A
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85,640
PS - BeFlexible C
26/08 EUR
102,570
PS - Best Global Managers A
26/08 EUR
106,600
PS - Best Global Managers B
01/09 EUR
111,540
PS - Best Gl Managers Flex Eq A
01/09 EUR
164,730
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122,950
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01/09 USD
102,670
PS - Bond Opportunities C
26/08 EUR
121,570
PS - EOS A
7,067
7,660
6,359
5,757
5,907
5,412
5,790
7,414
6,651
5,340
5,185
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4,582
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5,603
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110,540
105,720
87,160
85,690
102,020
106,030
111,710
164,700
122,920
102,670
121,080
Nome
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PS - Fixed Inc Absolute Return A
PS - Global Dynamic Opp A
PS - Global Dynamic Opp B
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PS - Inter. Equity Quant B
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PS - Prestige A
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PS - Target A
PS - Target B
PS - Target C
PS - Titan Aggressive A
PS - Total Return A
PS - Total Return B
PS - Valeur Income A
PS - Value A
PS - Value B
PS - Value C
01/09
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26/08
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03/06
26/08
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01/09
01/09
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26/08
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EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
USD
EUR
EUR
EUR
EUR
EUR
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EUR
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EUR
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EUR
EUR
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Quota/pre.
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99,820
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102,070
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119,060
125,240
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99,150
104,950
99,550
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104,250
95,380
99,820
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Legenda: Quota/pre. = Quota precedente;
Quota/od. = Quota odierna
1335366B
Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
Sussurri & Grida
Piazza Affari
SPRINT DI MEDIOLANUM
SU AUTOGRILL E TOD’S
Oettinger vola a Roma per incontrare i big dell’energia
di GIACOMO FERRARI
L’attesa per il direttivo Bce di
domani ha condizionato
l’andamento delle Borse europee.
E il clima di incertezza potrebbe
proseguire anche oggi, in assenza
di segnali forti dal fronte
macroeconomico. Con gli indici
principali in sostanziale equilibrio, il Ftse-Mib di
Piazza Affari è tuttavia riuscito a chiudere in leggero
rialzo (+0,49%), sostenuto dai titoli del risparmio
gestito e dal nuovo ritocco al ribasso dello spread (a
153 punti base in chiusura di seduta). Mediolanum
(+2,95%) guida la lista dei migliori grazie agli ottimi
risultati della raccolta. Seguono, fra le blue-chips,
Autogrill (+2,57%), Tod’s (+1,85%), Generali (+1,55%)
e Monte Paschi (+1,44%) dopo il giudizio positivo di
Ubs e l’aumento del target price a 1,3 euro. Sogefi
(+6%) ha realizzato invece la migliore performance fra
i titoli del segmento Star. Quanto ai segni meno,
soltanto due hanno superato il punto percentuale di
calo: si tratta di Unipolsai (-1,09%) e Salvatore
Ferragamo (-1,08%), mentre Luxottica, alle prese con
i primi giudizi sulla nuova governance, ha ceduto lo
0,81%. In leggero arretramento, infine, anche Enel (0,4%) e la sua controllata Enel Green Power (-0,38%).
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Economia/Mercati Finanziari 31
italia: 51575551575557
(fr.bas.) Mentre a Bruxelles domani si terrà un nuovo
incontro tra gli esperti della Commissione europea e
della Russia nel tentativo di risolvere il delicato contenzioso con l’Ucraina sul prezzo del gas e di fissare un nuovo vertice a tre, a Roma il commissario europeo all’Energia, Günther Oettinger, vedrà la ministra dello Sviluppo
economico Federica Guidi nell’ambito del semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea. Su richiesta di
Oettinger è prevista anche una tavola rotonda con gli
amministratori delegati delle maggiori compagnie
energetiche del Paese. Il commissario Ue vedrà in incontri individuali Francesco Starace dell’Enel e Claudio Descalzi di Eni. Poi ci sarà la tavola rotonda a cui parteciperanno tra gli altri, oltre a Eni ed Enel, Edison (con Bruno
Lescoeur), Snam, Terna, Italgas e il presidente dell’Autorità dell’Energia, Guido Bortone, e il commissario dell’Enea Federico Testa. La discussione verterà sulla strategia europea di sicurezza energetica, tema di estrema attualità di fronte all’escalation della crisi ucraina (l’Europa dipende dalla Russia per circa il 32% del suo
fabbisogno e così l’Italia), e saranno affrontate più in generale questioni di politica energetica europea, oltre al
pacchetto clima 2030. Anche il nodo dei gasdotti, tra cui
il South Stream e Tap, sarà probabilmente sul tavolo. La
linea dell’Italia l’ha già data la ministra Guidi ieri in
un’audizione al Parlamento Ue a Bruxelles, indicando gli
obiettivi della nostra presidenza: «La decarbonizzazione
del sistema energetico europeo, la sicurezza, anche at-
traverso un rilancio della politica energetica esterna, e la
piena integrazione dei mercati energetici europei».
gliere entro settembre le manifestazioni di interesse. I naturali potenziali candidati all’operazione sarebbero
soprattutto gli spagnoli di Abertis, che di recente si sono
aggiudicati per 95 milioni il pacchetto di torri tlc di Atlantia, e EiTowers, la controllata di Mediaset che non ha fatto
mistero di voler ampliare il parco torri in gestione al settore tlc. Ma potrebbero entrare in gioco anche fondi di investimento a vocazione infrastrutturale. In pratica la lista dei
pretendenti potrebbe non essere molto diversa da quella
che nel 2008 tentò senza esito di rilevare le torri di Wind e
di 3 Italia riunite nella newco Eiffel: allora si presentarono
Abertis, Dmt (ora divenuta EiTowers dopo l’integrazione
con Elettronica Industriale) insieme al fondo F2i e i francesi di Tdf.
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Generali convoca l’assemblea il 14
ottobre sul reintegro di Scaroni
(s.bo.) Viene pubblicato oggi sui quotidiani l’avviso di
convocazione per il 14 ottobre dell’assemblea ordinaria
di Generali. Gli azionisti sono chiamati a deliberare sulla
posizione (reintegro o revoca) del consigliere Paolo Scaroni che il 15 maggio ha deciso di autosospendersi dal
board in seguito alla sentenza di primo grado del tribunale di Rovigo. A fine marzo Scaroni è stato condannato a
tre anni di reclusione e a cinque di interdizione dai pubblici uffici nell’ambito del processo per la centrale elettrica Enel di Porto Tolle. Scaroni, amministratore delegato di Enel tra il 2002 e il 2005, si è dichiarato estraneo alla
vicenda e ha immediatamente annunciato ricorso.
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Chiesi lancia il suo venture capital
(g.str.) Il gruppo Chiesi ha creato un proprio fondo di
venture capital, Chiesi Ventures, attraverso una collaborazione strategica con A.M. Pappas & Associates. Secondo
quanto ha comunicato la società, Chiesi Ventures ha l’obiettivo di complementare l’interesse strategico del gruppo nelle malattie rare investendo in opportunità in sviluppo iniziale ed espandendo la rete di contatti Chiesi negli Stati Uniti presso istituzioni accademiche, investitori nel mondo del
venture capital, organizzazioni di pazienti e «start-up» impegnate nello sviluppo di terapie per malattie rare.
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Wind sonda gli investitori per le torri
(g.str.) Si avvia alla vendita una parte delle torri per le
telecomunicazioni targate Wind: con l’invio delle sollecitazioni a manifestare interesse è partita la procedura di
vendita di circa il 40-50% delle 13 mila torri in mano alla
compagnia telefonica, secondo quanto ha riportato «Radiocor». Gli advisor Hsbc e Imi avrebbero inviato nei giorni scorsi la prima documentazione a un selezionato gruppo di potenziali investitori e si appresterebbero a racco-
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IN PAGINA
✒
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
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La chiesa siciliana nel Medioevo
di ARMANDO TORNO
Francesco Ciolfi, tipografo editore e libraio a Cassino, propone da tempo
una collana di storici meridionali con testo a fronte e traduzione. Una
ventina i titoli realizzati. In questi giorni esce di Saba Malaspina Storia
delle cose di Sicilia (pp. 480, 16; curatore è Francesco De Rosa). Di
che si tratta? Innanzitutto Saba Malaspina, «canonico e decano della
chiesa di Mileto intorno al 1274» (così l’«Enciclopedia Federiciana»
Treccani), cronista e scrittore, visse prima di questo incarico
ecclesiastico a Roma, nella curia vaticana, al tempo di Martino IV. Fu
testimone della ferocia dei partigiani di Carlo d’Angiò e delle stragi da
loro commesse in Sicilia. La sua cronaca, in originale «Rerum
Cultura
Sicularum Historia», è di parte quando parla di Federico II, ma
attendibile e imparziale — anche se manifesta il suo spirito guelfo — in
altre situazioni. Resta un documento insostituibile per le vicende di quel
lasso di tempo che corre tra il 1250 e il 1285. Convinto della bontà della
sottomissione feudale al Papa, Saba Malaspina esprime una concezione
teocratica. Non moderna, ma da conoscere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Anticipazioni Arriva il 9 settembre per Mondadori il libro di Sophie Hannah in cui rivive l’investigatore della giallista inglese
Ritorna Poirot, senza Agatha Christie
Una ragazza in fuga, Londra di sera, un senso di minaccia: l’incipit del nuovo romanzo
di SOPHIE HANNAH
Rinascita Il belga ha il suo Watson
«D
ico solo che quella non
mi piace» sussurrò la
cameriera dai capelli ribelli. Fu un sussurro
forte, che il solitario avventore del Caffè
Pleasant poté udire senza difficoltà. Si
domandò se la persona oggetto della
discussione fosse un’altra cameriera o
una cliente abituale come lui.
«Non deve piacermi per forza, no?
Poi tu sei libera di pensarla diversamente».
«A me è sembrata simpatica» replicò
la cameriera più bassa e dal viso tondo,
meno convinta rispetto a qualche secondo prima.
«Si comporta in questo modo quando si sente ferita nell’orgoglio. Non appena si riprenderà, comincerà di nuovo
a sputare veleno. È fatta al contrario. Ho
conosciuto un sacco di gente così, non
c’è da fidarsi».
«In che senso è fatta al contrario?»
chiese la cameriera dal viso tondo.
Hercule Poirot, l’unico cliente del
caffè alle sette e mezza appena passate
di quel giovedì sera di febbraio, aveva
capito cosa intendesse la cameriera dai
capelli ribelli. Sorrise tra sé. Non era la
prima volta che faceva un’osservazione
sagace.
«Una cattiveria può scappare a tutti,
quando qualcosa va storto. È capitato
anche a me, non ho problemi ad ammetterlo. E quando sono felice voglio
che gli altri siano felici. È così che dovrebbe essere. Poi c’è chi è fatto come
quella, che ti tratta peggio che mai
quando le cose filano lisce. Bisogna stare in guardia dalla gente come lei».
«Bien vu» pensò Hercule Poirot. «De
la vraie sagesse populaire».
La porta del caffè si spalancò, sbattendo contro il muro. Una donna con
un cappotto marrone chiaro e un cappello di un marrone più scuro si fermò
sulla soglia. Aveva i capelli biondi. Poirot non riuscì a vederla in volto. Aveva
girato la testa per guardare alle proprie
spalle, come se stesse aspettando che
qualcuno la raggiungesse.
La porta era aperta da qualche secondo e già l’aria fredda della sera aveva
scacciato tutto il calore dalla piccola sala. Di norma Poirot si sarebbe infuriato,
ma il suo interesse fu solleticato dalla
nuova arrivata, che aveva fatto un’entrata a effetto e non sembrava curarsi di
dare una brutta impressione di sé.
Poirot coprì la sua tazza di caffè con il
palmo della mano, sperando di evitare
che il contenuto si raffreddasse. Quell’angusto locale dalle pareti storte in St
Gregory’s Alley, una zona di Londra ben
lungi dall’essere la più rispettabile della
città, serviva il caffè migliore che Poirot
avesse assaggiato in qualsiasi parte del
mondo. In genere non beveva caffè né
prima né dopo cena — al contrario, in
circostanze normali una simile prospettiva lo avrebbe fatto inorridire —,
ma ogni giovedì alle diciannove e trenta
in punto, entrando al Pleasant, faceva
un’eccezione a questa regola. Ormai
quell’eccezione settimanale era diventata per lui una piccola tradizione.
Al caffè erano legate altre tradizioni
meno piacevoli, come dover posizionare correttamente le posate, il tovagliolo
e il bicchiere dell’acqua sul tavolo, che
al suo arrivo trovava tutti storti. Per le
cameriere, a quanto pareva, era sufficiente disporli in un punto — uno qualsiasi — del tavolo. Poirot dissentiva e,
E questa volta Hercule
ha accanto un partner
di IDA BOZZI
F
Icone
Agatha Christie
(1890-1976). Di
fianco, da sinistra:
Sophie Hannah
(1971); la copertina
del libro; l’attore
David Suchet
interpreta Poirot
subito dopo il suo arrivo, si premurava
di ristabilire l’ordine.
«Scusate, signorina, vi spiacerebbe
chiudere la porta se state entrando?»
gridò Capelli Ribelli alla donna con il
cappello e il cappotto marroni, che
stringeva lo stipite della porta con una
mano continuando a guardare la strada. «O anche se non state entrando. Qui
dentro rischiamo di congelare».
La donna entrò. Chiuse la porta, ma
non si scusò per averla lasciata aperta
tanto a lungo. Il suo respiro irregolare
risuonò nella sala. Non sembrò accorgersi delle altre persone presenti. Poirot
la salutò con un sommesso: «Buonasera». La donna lo guardò di sfuggita,
senza rispondere. Aveva gli occhi sbarrati per un timore fuori dal comune, abbastanza potente da fare presa su uno
sconosciuto, come un contatto fisico.
Poirot non si sentiva calmo e soddisfatto come quando era arrivato. La sua
tranquillità era stata guastata.
La donna si accostò in gran fretta alla
vetrina e guardò fuori. «Non vedrà quello che sta cercando» pensò Poirot tra sé.
Osservando il buio della sera da una
stanza bene illuminata è difficile scorgere qualcosa perché il vetro riflette soltanto un’immagine della stanza in cui ci
si trova. Eppure continuò a guardare
fuori per qualche tempo, come se non
volesse perdere d’occhio la strada.
«Ah, sei tu» disse Capelli Ribelli con
una nota d’impazienza. «Cosa c’è? Ti è
successo qualcosa?»
La donna con il cappotto e il cappello
marroni si voltò. «No, io...» Le parole
uscirono come un singhiozzo. Poi ritro-
Continua l’iniziativa
La collana del «Corriere» in edicola
Continua anche l’iniziativa editoriale del «Corriere
della Sera» in edicola, dedicata ai romanzi della
Christie. Questa settimana a partire da venerdì 5
sarà in vendita il romanzo L’assassinio di Roger
Ackroyd ( foto a fianco: la copertina), con
protagonista Poirot (al costo di 6,90 più il prezzo
del quotidiano), e la collana proseguirà per un
totale di 20 uscite. Una chicca per gli appassionati
sarà il romanzo Sipario, l’ultima indagine di Poirot
— in cui il detective si spegne — pubblicata dalla
Christie nel 1975: sarà in edicola il 5 dicembre.
vò il controllo. «No. Posso prendere il
tavolo nell’angolo?» Indicò il tavolo più
lontano dalla porta affacciata sulla strada.
«Puoi sederti dove vuoi, tranne al tavolo occupato da quel gentiluomo. Sono tutti apparecchiati». Essendosi ricordata di Poirot, Capelli Ribelli gli disse: «La vostra cena sta cuocendo a puntino, signore». Poirot ne fu lieto. Il cibo
al Pleasant era buono quasi quanto il
caffè. In verità, considerando le due cose insieme, Poirot stentava a credere ciò
che sapeva essere vero: che in quella cucina lavorassero esclusivamente inglesi. Incroyable.
Capelli Ribelli tornò a rivolgersi alla
donna angosciata. «Sei sicura che è tutto a posto, Jennie? Sembra che ti sia trovata faccia a faccia con il diavolo».
«Sto bene, grazie. Mi serve solo una
tazza di tè forte e caldo. Il solito, per cortesia». Jennie si affrettò verso un tavolo
in fondo alla sala, superando Poirot
senza degnarlo di uno sguardo. Lui spostò appena la sedia per poterla osservare. Senza dubbio le era capitato qualcosa; qualcosa di cui non le andava di discutere con le cameriere del caffè, evidentemente.
Senza togliere né il cappotto né il
cappello, si accomodò su una sedia che
dava le spalle alla porta d’ingresso, ma
un attimo dopo si voltò di nuovo a guardarsi alle spalle. Ora che poteva esaminarne il volto con più attenzione, Poirot
stimò che avesse una quarantina d’anni.
I grandi occhi azzurri erano fissi e sgranati. Sembravano trovarsi di fronte a
un’immagine sconvolgente, rifletté Poirot, «faccia a faccia con il diavolo», come aveva osservato Capelli Ribelli. Tuttavia, a quanto Poirot poteva vedere,
Jennie non aveva davanti niente del genere, solo la stanza quadrata con i tavoli, le sedie, l’appendiabiti di legno nell’angolo e gli scaffali incurvati sotto il
peso delle innumerevoli teiere di vari
colori, modelli e dimensioni.
© 2014 ARNOLDO MONDADORI EDITORE S.P.A., MILANO
inora, il detective belga Hercule Poirot era da considerarsi morto per cause naturali alla fine del romanzo Sipario.
L’ultimo caso di Poirot (pubblicato da Agatha Christie
nel 1975 ma scritto molti anni prima) e sepolto a Styles Court,
proprio dove aveva svolto la prima indagine nel 1920. Invece
l’investigatore dai baffi impomatati, resuscitato come altri
suoi colleghi di fiction in questi ultimi anni (James Bond, ad
esempio) è tornato alla vita. Lo incontriamo in vacanza e in
piena salute a Londra, smanioso di indagare su un nuovo caso
che però, stavolta, non è firmato da Agatha Christie: il brano
che pubblichiamo in questa pagina è infatti l’incipit del romanzo Tre stanze per un delitto. Il ritorno di Poirot di Sophie
Hannah, pubblicato da Mondadori, traduzione di Manuela
Faimali (pp. 312, 18) che sarà in libreria a partire dal 9 settembre.
La scrittrice Hannah ha ottenuto l’autorizzazione degli eredi
della Christie e ha riportato in vita non un’imitazione, ma il
vero Poirot, proprio lui, con i suoi baffi impomatati, la mania
dell’ordine (o l’occhio per i particolari in disordine), quel continuo rimuginare che egli chiama far funzionare «le celluline
grigie», l’esame sistematico delle prove e un fiuto psicologico
notevolissimo. D’altronde Hannah, britannica, classe 1971, è
una giallista nota in tutto il mondo e ha all’attivo numerose
figure di investigatori: tra i suoi romanzi sono apparsi in Italia
thriller come La culla buia,
Non è lui, Non è come pensi
Protagonisti
(tutti editi da Garzanti). E
infatti in questo omaggio
Con lui c’è anche
alla Christie gli ingredienti
Edward Catchpool,
del giallo inglese ci sono
un giovane detective
tutti: la Londra dalle mille
di Scotland Yard
anime, popolare e aristocratica, il pub poco illuminato
dove una donna spaventata
annuncia una minaccia misteriosa, l’albergo lussuoso in cui
verranno commessi i delitti, e la campagna inglese. In questa
avventura Poirot potrà sfoggiare anche quella sua certa aria di
sufficienza da fuoriclasse dell’indagine («A quanto pare, in
Belgio non è considerato inappropriato gongolare»), e la sua
tipica idiosincrasia per il disordine o per la cattiva educazione
(«Incroyable»). Anche il metodo dell’indagine investigativa è
proprio quello dell’originale della Christie: osservare, ragionare, interrogare tutti i testimoni, e scovare elementi di un passato remotissimo di cui nessuno si è accorto.
Ma c’è anche una novità, introdotta dall’autrice Sophie
Hannah, ed è il personaggio di Edward Catchpool, il giovane
detective di Scotland Yard che in questa nuova stagione scorta
Poirot sui luoghi dei delitti, indaga con lui (o ci prova), lo segue o lo precede in giro per Londra e nelle campagne a caccia
del colpevole. Insomma, farà quel che faceva Watson per
Sherlock Holmes. Catchpool è un bravo ragazzo, diremmo,
che ammira senza riserve il celebre amico, ma in tutta onestà
mostra di tanto in tanto qualche perplessità sulle deduzioni e
sui ragionamenti di Poirot. E Poirot con pazienza («mon
ami») riesce a farlo ricredere. Il giovane scanzonato e il lunatico celebre detective vedono il mondo in due modi diversi:
Catchpool non sopporta le scene del crimine e tollera a malapena di restarvi; Poirot invece vi si trova a suo agio e studia
minuziosamente angoli di tappeti, piastrelle, posizione dei
corpi, bicchieri avvelenati. Proprio un caso di avvelenamento
è questo Tre stanze per un delitto: una misteriosa sconosciuta, tal Jennie, turba il tranquillo pasto dell’investigatore Poirot
nel suo locale preferito, il Pleasant, a Londra, rivelandogli di
temere per la propria vita, di aspettarsi d’essere uccisa da un
momento all’altro; il belga non fa in tempo a preoccuparsi per
la giovane appena conosciuta, che riceve la notizia di un triplice delitto dai contorni inquietanti, in un albergo di lusso. E
l’indagine può avere inizio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
Epistolari Per l’Istituto di Studi Storici esce il carteggio unitario tra i due pensatori, durato trent’anni
Elzeviro
La relazione con Katherine Prue Reding
LE ELEGIE AMOROSE
DI PEDRO SALINAS
di SEBASTIANO GRASSO
«T
imido ed esigente» lo ricordava Jorge
Guillén. E che
Pedro Salinas (1891-1951) lo
sia stato davvero, lo dimostra la «trilogia amorosa»
dedicata a Katherine Prue
Reding (1897-1982), ispanista americana del Kansas,
che nell’estate del 1932 frequenta il suo corso alla
Escuela central de idiomas
di Madrid.
D’un tratto, il professor
Salinas, 41 anni, si accorge
che nella grande aula, la bruna della seconda fila lo guarda piuttosto intensamente,
quasi con sfacciataggine. La
scena si ripete per un paio di
lezioni, sino a quando la
donna, lo avvicina: «Che
vento a ottomila chilometri!
/ Non vedi come tutto vola?
/ Non vedi i capelli sciolti /
dell’amazzone Mabel / che
socchiude occhi limpidi /
lei, vento, contro il vento?».
Incredulo, Salinas ascolta
Pedro Salinas (1891-1951)
e la Prue Reding (1897-1982)
i versi di «Far West», tratti
dalla sua raccolta Sicuro azzardo, pubblicata tre anni
prima. «Me llamo Katherine
y tengo 35 años», aggiunge
la bruna.
Sposato da una quindicina d’anni, Salinas non resiste a questo approccio inusuale. Katherine gli sconvolge la vita ed egli le dedica
settanta poesie. Poeta, ma
anche professore coltissimo.
Così, al momento di dare
un titolo alla nuova raccolta,
mutua un verso della terza
Egloga di Garcilaso de la Vega, interprete straordinario
del petrarchismo spagnolo:
La voce a te dovuta (1933)
subito considerato un «classico». «Tu vivi sempre nei
tuoi atti. / Con la punta delle
dita / sfiori il mondo, gli
strappi / aurore, trionfi colori, / allegrie: è la tua musica. / La vita è ciò che tu suoni. (…) /. E mai ti sei sbagliata, solo una volta, una notte
/ che t’invaghisti di un’ombra / - l’unica che ti è piaciuta -. / Un’ombra pareva. / E
volesti abbracciarla. Ed ero
io».
Lo stesso avviene per il titolo del libro successivo dedicato a Khaterine: Ragioni
d’amore (1936), tratto da un
poema del XIII secolo. Ma il
rapporto si complica: nel
’35, la moglie di Salinas,
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Croce e Gentile amici di penna
«Mi dia consigli teorici». «E lei mi aiuti a trovare un impiego»
di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA
Margarita Bonmatí scopre la
relazione segreta e tenta il
suicidio. Presa da scrupoli,
Katherine si allontana dall’amante, pur continuando
ad avere rapporti epistolari
— nonostante, nel 1939, essa sposi Brewer Whitmore
— sino alla morte del poeta,
avvenuta a Boston nel 1951.
Anche se la relazione con
l’ispanista americana finisce, Salinas continua a dedicarle centinaia di versi. Stavolta, il titolo, Lungo lamento, è ripreso da Gustavo
Adolfo Béquer.
Scritte fra il ’36 e il ’38 negli Stati Uniti, le liriche —
tranne qualche eccezione —
vengono pubblicate postume, nel ’71 e nel ‘75, nelle Poesias completas (a cura di
Jorge Guillén), così come le
lettere a Katherine (2002),
donate dalla donna all’università di Harvard nel 1979,
col patto di non renderle
pubbliche prima di vent’anni.
In Italia, il canzoniere di
Salinas ha avuto fortuna.
Una cinquantina di poesie
sono uscite da Lerici, nell’antologia curata da Vittorio
Bodini nel 1958. Quindi, in
volume, da Einaudi La voce
a te dovuta, nel ’79, a cura di
Emma Scoles, e da Passigli
Ragioni d’amore, nel 2006, a
cura di Valerio Nardoni. A
quest’ultimo si deve, appena
edito da Passigli (pp. 189, €
16,50), la curatela dell’ultimo libro della trilogia, Lungo lamento, diventato il sottotitolo di Amore, mondo in
pericolo. «Relazione coniugale incrinata e sogno
d’amore finito», scrive Nardoni.
Figura centrale della «Generazione del 27» (assieme
ad Alberti, Aleixandre, Alonso, Altolaguirre, Cernuda,
Diego, García Lorca, Guillén,
Prados), gruppo di giovani
poeti che guardavano a Góngora, Pedro Salinas studia
nella natía Madrid. Lettore
di spagnolo alla Sorbona,
traduce Alla ricerca del tempo perduto di Proust (1922).
Docente di lingua e letteratura spagnola a Siviglia (dove nasce la grande amicizia
con Guillén), Cambridge,
Madrid e a Santander, nel
‘35 va in Usa, al Wellesley
college del Massachusetts.
Una volta scoppiata la
Guerra civile, il poeta preferisce restare per sempre nel
continente americano, anche se «non filtra mai / quel
raggio di sole del “tu” o dell’”io”, / del “mi ami” e “ti
amo”; / tutto il dolore che
separa / due persone per
sempre / nelle grammatiche
e nel mondo».
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Udine
Il primo «Premio Friuli Storia»
al saggio di Lucia Ceci
Il Premio Friuli Storia, nella sua prima edizione, è stato
assegnato al volume L’interesse superiore. Il Vaticano e
l’Italia di Mussolini (Laterza) della storica e docente Lucia
Ceci. La vincitrice, selezionata dalla giuria dei lettori, verrà
premiata nella cerimonia che si svolgerà il 25 settembre
nel salone del Parlamento del Castello di Udine (ore 18,
ingresso con prenotazione, www.friulistoria.it). All’evento
parteciperanno Paolo Mieli, Debora Serracchiani, Pietro
Fontanini, Furio Honsell, Lionello d’Agostini, Tommaso
Piffer, e il presidente della Associazione Friuli Storia Giulio
Giustiniani, oltre ai membri della giuria scientifica, tra cui
Elena Aga Rossi, Roberto Chiarini, Ernesto Galli della
Loggia, Charles Maier, Paolo Pezzino e Silvio Pons.
Benedetto Croce (Pescasseroli, 25 febbraio 1866 – Napoli, 20 novembre 1952) e Giovanni Gentile (Castelvetrano, 29 maggio 1875 – Firenze, 15 aprile 1944) (foto archivio Corsera)
A
veva solo ventun anni Giovanni Gentile, nel 1896, quando si
rivolse per la prima volta a Benedetto Croce, allora trentenne, per fargli omaggio di un suo estratto: ricevendone in risposta un caloroso
biglietto di apprezzamento («La sua
erudizione è sobria e calzante. Ella rifugge dalle generalità e le conclusioni
cui giunge mi paiono esattissime»). Fu
l’inizio di uno scambio epistolare a un
dipresso trentennale, già pubblicato separatamente, del quale solo ora però
vede la luce l’edizione unitaria per iniziativa dell’Istituto Italiano per gli Studi
Storici e la cura di Cinzia Cassani e Cecilia Castellani (Benedetto Croce-Giovanni Gentile, Carteggio 1896-1900, Nino
Aragno editore, pp. 499, 30).
Un volume che interessa chi scrive e
probabilmente il pubblico colto in generale non tanto per i suoi contenuti di
carattere filosofico — di cui personalmente sono digiuno e circa i quali rimando perciò alle lucide considerazioni che si leggono nell’introduzione di
Gennaro Sasso — ma vuoi per la luce
che le sue pagine gettano sulle due
maggiori figure della cultura italiana
della prima metà del Novecento, vuoi
anche per ciò che indirettamente esse
ci dicono circa il mondo culturale italiano di quella fine secolo, il modo d’essere dei suoi intellettuali.
Nonostante l’immediata e fortissima
comunanza di interessi e di intenti che
si stabilisce tra i due corrispondenti
(già dopo pochissimo si rivolgono l’un
all’altro con un «egregio amico»), subito però emerge dalle lettere anche la
grande differenza tra le due personalità
intellettuali così come tra i loro caratteri. Tra Gentile, dotato di una fortissima
vocazione teoretica, incline sempre a
un «intrepido “unizzare”» e pur con
qualche cautela mai timido nel correggere e illuminare il suo più anziano e
affermato interlocutore sul terreno della pura disamina filosofica; e Croce, attirato invece da interessi più ampi, che
confessa come «da letterato mi vado
avviando a diventare filosofo», disposto ad accettare consigli e critiche dall’altro sul terreno teoretico («Aiutatemi
un po’ perché temo di errare»), e che
appare assai più di lui legato a un istanza di realismo e a un prezioso buon
senso.
Tra i due più che la differenza di età e
di avanzamento negli studi si sente, e
molto — intrecciata a questa — la differenza di condizione sociale. Croce infatti è un borghese agiato, può comprare i libri che gli servono, è abbonato a
tutte le riviste che vuole, ha una vasta
rete di relazioni importanti, può fare
lunghe vacanze, se gli aggrada «una
corsa a Venezia», ovvero andare «visitando pezzo a pezzo l’Italia meridionale» come semplice preparazione a una
Storia dell’Italia meridionale che intende scrivere. Al contrario di Gentile, a cui
è gran fortuna vincere una cattedra di
filosofia in un liceo di Campobasso (in
vista del quale s’indovinano dalle sue
lettere graduatorie studiate e ristudiate,
curricula spulciati riga per riga, strategie di trasferimenti, posti tenuti sotto
osservazione per anni); Gentile che tira
avanti facendo ripetizioni ed è costretto
Convegno a Brescia
Educazione e crisi del welfare
Appuntamento a Brescia per un
centinaio di pedagogisti e storici
dell’educazione, domani e venerdì per
la cinquantatreesima edizione di
Scholé, organizzata dall’Editrice La
Scuola (al Centro Mater Divinae
Gratiae). Tema: «L’educazione nella
crisi del Welfare State». Tra i relatori,
Carlos Alberto Torres che parlerà dei
«Processi educativi nell’era della
globalizzazione», Dario Antiseri su
«Cultura liberale e educazione».
Goffredo Fofi si interroga sul tema «Si
può ancora parlare di scuola
emancipatrice e liberatrice» e
Maddalena Colombo sulle
«Dinamiche sociali e educazione in
Italia dopo la crisi del Welfare». (c.ca.)
di continuo a chiedere all’altro volumi
in prestito, indirizzi di studiosi stranieri, biglietti di presentazione per chiunque, raccomandazioni per quasi ogni
cosa («oso sperare nelle vostre estese e
alte aderenze»); indotto a cercarne
l’aiuto perfino per «ottenere un impiego», «qualunque specie di impieghi»,
per un fratello semifallito (ricevendo
dall’altro una scoraggiante quanto sempre attualissima risposta: «Napoli è un
paese pienissimo di spostati… Il minimo posticino è spiato, e preso d’assalto
da centinaia di concorrenti»). Croce arriverà perfino a far pubblicare a proprie
spese un libro di Gentile.
S’intuisce infatti che è un’ Italia povera, molto povera, quella sul cui sfondo
prende vita il carteggio Croce-Gentile.
Dove la vita culturale si svolge tra continue ristrettezze, tra tirature limitatissime, dove viaggiare o acquistare un libro
è un lusso. Ma dove tuttavia gli intellettuali parlano poco di politica, si direbbe: se è vero che nel biennio più agitato
della storia italiana post risorgimentale
il carteggio in questione — e tra due
personalità simili! — non registra neppure il minimo accenno alle cannonate
di Bava Beccaris o ai tentativi di fine secolo di mettere il morso al Parlamento.
Forse — si potrebbe fantasticare —
quasi l’inconsapevole premonizione
che proprio la politica era destinata a
spezzare quell’amicizia che allora nasceva, e che a lungo sarebbe apparsa inscalfibile.
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Arezzo
Ravenna
Al festival Icastica L’omaggio a Segre
ecco i «Déjeuner» apre «Dante 2021»
A
«A
d Arezzo, al festival dell’arte
contemporanea «Icastica», che ha visto
moltiplicare le presenze turistiche in città
negli scorsi mesi, e che continua fino al 31
ottobre con mostre e installazioni, è il
momento del «Déjeuner sur l’herbe»
(«Colazione sull’erba»). Si tratta di un ciclo
di incontri all’aperto, nei Giardini del
Praticino, tra personalità non solo artistiche
che si confrontano sull’estetica, la tecnica, la
scienza, la storia e così via, in conversazioni
tra l’altro sempre accompagnate da musica.
Domani alle ore 18.30 si
incontrano lo psicologo
junghiano Luigi Zoja e il
criminologo Silvio
Ciappi, mentre il 5
settembre si
confrontano su arte e
fisica quantistica due
studiosi come
Emmanuele F. M. Vincenzo Barone ed
Emanuele (1937) Emiliano Ricci. Tra le
iniziative, da segnalare
la presentazione del libro Arte e Finanza di
Emmanuele Francesco Maria Emanuele,
presidente della Fondazione Roma, saggista
ed economista, in programma il 10
settembre alle 17.30. Si proseguirà poi il 19
con il biologo Edoardo Boncinelli, il 20 con
il fotografo Ferdinando Scianna, il 24
settembre con il critico Flavio Caroli, fino
all’incontro in ottobre con gli scrittori
Emanuele Trevi ed Eugenio Baroncelli.
mor che nella mente mi ragiona»:
l’incipit della canzone allegorica di
Dante Alighieri (1265-1321) è una porta
d’ingresso per comprendere la sua poesia e il
suo pensiero. Il verso è stato scelto come
emblema della quarta edizione di «Dante
2021», percorso di avvicinamento al settimo
centenario della morte del padre della lingua
italiana. L’iniziativa si svolge dal 10 al 12
settembre a Ravenna (città che accoglie la
tomba di Dante), sotto la direzione scientifica
dell’Accademia della Crusca ed è promossa
dalla Fondazione Cassa
di Risparmio di Ravenna
(www.dante2021.it). La
giornata d’apertura
prevede un omaggio al
filologo e critico
letterario Cesare Segre
scomparso nel marzo di
quest’anno. Dello
studioso, collaboratore
Cesare Segre
del «Corriere», viene
(1928-2014)
proposto il monologo
ironico Non sono una santa, ma ti aspetto in
Paradiso, affidato all’attrice Patrizia Zappa
Mulas e dedicato a Cunizza da Romano,
amante che conosce poi una svolta spirituale
e che Dante colloca nel IX canto del Paradiso.
Tra gli altri appuntamenti: l’11, Paolo Poli con
letture dantesche intorno al conte Ugolino; e,
il 12, Roberto Vecchioni con il poeta Valerio
Magrelli e il giornalista Ranieri Polese, su
Dante nelle canzoni (e nelle canzonette).
C. Br.
Severino Colombo
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34
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
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IL VERTICE A CARDIFF
✒
C’è stato un tempo in cui la politica è stata capace di intercettare —
e spesso di anticipare — i nuovi bisogni
sociali, offrendo risposte e certezze normative alle richieste che arrivavano dai cittadini in tema di diritti civili e di famiglia.
Davvero un’altra epoca.
Oggi questa capacità di elaborazione si
è persa per strada, lasciando spazio a discussioni superficiali, spesso solo banalmente grevi, che non possono produrre
scelte. E soprattutto le scelte mature che
servirebbero di fronte a una società che va
sempre più parcellizzandosi e complicandosi.
Basta una discussione a suon di tweet
di fronte, per esempio, a un progresso tecnologico che ha radicalmente modificato
le modalità di diventare padre e madre,
trascinando con sé lo stesso ruolo paterno
e materno? Non ha davvero insegnato
niente il dolorosissimo caso degli embrioni scambiati in un ospedale romano?
Occorre cambiare passo al più presto e
porre fine a ciò che è sotto gli occhi di tutti: la totale incertezza dei propri diritti e
dei propri confini in un tema estremamente delicato come la sfera degli affetti e
dei rapporti sociali. Dall’attribuzione del
cognome materno alla possibilità di adozione da parte delle coppie omosessuali
passando per un argomento che sembra
ormai «assimilato» come il divorzio (ma
le tante uccisioni che avvengono in questa
fase ci dicono che forse così non è) sono
solo alcuni dei molti fronti aperti che non
riescono a trovare risposta adeguata da
chi quella risposta è tenuto a darla: la politica.
Se talvolta qualcosa si muove, questo
accade sotto la spinta di sentenze della
magistratura (che in materia di famiglia
da troppo tempo si è di fatto sostituita al
legislatore che costantemente richiama ai
propri doveri) o della pressione del diritto
internazionale.
Il risultato non è una maggior chiarezza, quanto invece il moltiplicarsi delle differenze tra le persone a seconda delle disponibilità economiche, della cittadinanza, della capacità culturale.
Il disagio per l’improvvisazione e la
contrapposizione ideologica sono sempre
più forti.
Maria Silvia Sacchi
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LA TRASPARENZA ASIMMETRICA DI RENZI
POCHI I CONTENUTI SUL SITO DEL GOVERNO
✒
Un consiglio da gufo: il governo
utilizzi il nuovo sito passodopopasso — per ora assai povero di contenuti — anche per pubblicare i 25 documenti
finali della spending review di Cottarelli.
Dopo la pausa estiva il presidente del
Consiglio Renzi propone ora l’idea dei
«mille giorni» per valutare l’azione del
governo, e il concetto di «passo dopo
passo» per spiegarne il (nuovo) modo di
procedere cauto e costruttivo. Già altri hanno rilevato come questa politica
dei piccoli passi mostri un
interessante grado di somiglianza con il tanto bistrattato lavoro di cacciavite messo in atto da Enrico Letta, predecessore di
Renzi a Palazzo Chigi, e di
fatto rottamato per eccessiva lentezza e scarso coraggio.
Tant’è. Il governo ha dunque creato il
sito web passodopopasso.italia.it, che
contiene una descrizione di quanto verrà
fatto nei prossimi mille giorni, con annesso contatore dei giorni che separano
dalla data finale, cioè il 31 maggio 2017. Al
momento il sito, pur di aspetto discreto,
non appare molto ricco di contenuti, e le
informazioni presenti finora lasciano parecchio a desiderare. Ad esempio, tra le
notizie appare il dato Istat sugli occupati,
che da febbraio a luglio fa «registrare un
aumento dello 0,2%»: non si capisce però
per quale ragione non sia stato utilizzato
come punto di partenza il dato di marzo,
in quanto Renzi è diventato presidente
del Consiglio il 22 febbraio. Ma forse una
ragione c’è: il confronto tra luglio e marzo si traduce in una diminuzione degli
occupati di 34 mila unità, cioè dello
0,15%.
Eppure di materiale da
inserire nel sito ve ne sarebbe eccome. Ad esempio, i corposi 25 documenti finali della spending review non sono ancora stati pubblicati:
sarebbe cosa gradevole se
il governo decidesse di essere trasparente in maniera simmetrica rispetto al
futuro ma anche al passato, consentendo
a cittadini e addetti ai lavori di sapere
quali proposte concrete sono state formulate per ridurre la spesa pubblica. È
difficile credere che sui server della Presidenza del Consiglio non vi sia spazio
per 25 megabyte di dati (lo spazio occupato da un video di 5/6 minuti). Meno
gelati, più Pdf.
Riccardo Puglisi
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I tanti dilemmi della Nato
davanti alla sfida della guerra ibrida
di MASSIMO GAGGI
D
oveva essere, almeno nelle
intenzioni iniziali degli americani, un
incontro dedicato soprattutto a
riorganizzare l’Alleanza dopo la fine
dell’intervento militare in Afghanistan.
E invece gli sviluppi degli ultimi mesi — la nascita
di un’entità semistatale e terrorista a cavallo tra
Siria e Iraq e, soprattutto, l’allargamento del
conflitto in Ucraina col ruolo sempre più
aggressivo di Vladimir Putin — hanno trasformato
quello che inizia domani a Cardiff, in Galles, nel
vertice della Nato più importante dalla caduta del
muro di Berlino, 25 anni fa. Un ritorno alle origini,
dicono in molti: svanita la «cortina di ferro»,
cancellato il Patto di Varsavia, la Nato negli ultimi
decenni ha svolto ruoli attivi su vari scacchieri,
dalla ex Jugoslavia all’Iraq, reinventandosi più
volte, ma avendo sempre la sensazione di essere
sull’orlo di una crisi di identità.
Le ambizioni neoimperiali del Cremlino che hanno
lasciato a lungo incredulo e senza una vera risposta
strategica (sanzioni economiche a parte) un
Occidente che si era convinto di non dover più
temere conflitti con Mosca, restituiscono ora alla
Nato il suo antico ruolo di difesa dalle minacce
provenienti dal fronte orientale. Ma non c’è nulla di
rassicurante in questa svolta perché le circostanze
politiche ed economiche in cui tutto ciò avviene
sono assai diverse e ben più complesse: intanto
non c’è più l’antica compattezza dell’Occidente
contro un blocco sovietico completamente isolato
dal mondo libero. Molti Paesi del Patto di Varsavia
fanno ora parte della Nato e l’esigenza di difenderli
da una possibile aggressione russa può diventare
un ulteriore elemento di divisione nella Nato.
Putin, ad esempio, potrebbe essere tentato di
colpire uno dei Paesi baltici (vedi articolo
sull’Estonia nelle pagine degli Esteri) per mettere
alla prova l’effettiva volontà di tutti i partner
dell’Alleanza di rispettare l’articolo 5 del Trattato:
quello che obbliga tutti i 28 Paesi della Nato a
correre in soccorso di un Stato membro che
dovesse essere aggredito.
Di certo emergerebbero divisioni con danni gravi
alla deterrenza che è stata per oltre mezzo secolo la
vera forza della Nato. Se nel 1939 la determinazione
a «non morire per Danzica» spalancò le porte
dell’inferno nelle quali si tuffò Hitler, c’è chi teme
che oggi possa accadere qualcosa di simile con
Tallinn o Riga. Un’aggressione aperta di Mosca a un
Paese della Nato resta un’ipotesi estremamente
improbabile e le contromisure che dovrebbero
essere annunciate a Cardiff — dispiegamento di
una nuova forza di intervento rapido da attivare in
48 ore in caso di conflitti improvvisi, squadroni di
caccia e truppe dotate di carri armati pesanti
inviate a rotazione nei Paesi baltici pur senza creare
basi permanenti dell’Alleanza — dovrebbero
DORIANO SOLINAS
L’IMPROVVISAZIONE SUL DIRITTO DI FAMIGLIA
CHE CREA DISAGIO TRA I CITTADINI
fornire garanzie sufficienti dal punto di vista della
prevenzione di un conflitto convenzionale. Ma i
Paesi della Nato marciano in ordine sparso su
questioni cruciali legate all’allargamento degli
impegni di difesa in un mondo nel quale si
moltiplicano conflitti e gruppi terroristi (l’Italia, ad
esempio, lamenta giustamente l’insufficiente
attenzione ai problemi del Mediterraneo e al
pericolosissimo focolaio libico). Non solo: oltre
che sull’atteggiamento da tenere nei confronti di
Putin, ci si divide sulla questione della ripartizione
degli oneri per la difesa dell’Europa, nonostante gli
Usa, non più dominatori assoluti della scena
economica mondiale e preoccupati sempre più dal
confronto con la Cina, abbiano da tempo detto che
non sono più disposti a pagare da soli il 70 per
cento del conto.
Ma l’insidia maggiore è forse quella che viene
dall’evoluzione del modo di condurre i conflitti. I
principi sui quali è basata la Nato, creata per
reagire ad un attacco convenzionale, appaiono
superati, e la struttura dell’Alleanza sembra
ossificata davanti a nuovi strumenti come quelli
della «guerra ibrida» condotta da Putin in Ucraina
alimentando i ribelli e inviando truppe senza
mostrine. I Paesi della Nato a Cardiff dovranno
anche chiedersi come reagire in caso di nuovi
attacchi di questo tipo, oltre a cercare di riaprire i
canali del negoziato diplomatico con Mosca e a
provare a spuntare l’arma più pericolosa che il
Cremlino punta contro l’Europa: il ricatto
energetico. Certo, se qualcuno proporrà di far
scattare l’articolo 5 in caso di un’altra guerra civile
costruita a tavolino da Mosca, stavolta in un Paese
della Nato, certamente tra i 28 membri
dell’Alleanza emergeranno divisioni, anche
profonde. Ci vorrà, quindi, una certa prudenza. Ma
non si può ignorare il recente, drammatico
peggioramento della situazione denunciato dalla
stessa Angela Merkel, improvvisamente
allarmatissima, dopo aver cercato a lungo di tenere
aperto il dialogo diretto con Putin.
Serve più leadership da parte di Barack Obama,
certo, ma dell’Europa, ormai, devono occuparsi
soprattutto gli europei. Che la devono smettere coi
tatticismi. Bisogna guardare lontano: gli esperti
spiegano che le azioni realizzate oggi in Ucraina
sono state organizzate dai russi nell’arco di diversi
anni. Altre sorprese potrebbero quindi essere
dietro l’angolo, anche nel campo, fin qui
trascurato, della cyberwar. Meglio non dimenticare
che un anno e mezzo fa il capo di Stato maggiore
russo Valery Gerasimov scrisse su «VPK», una
rivista dedicata ai problemi della difesa, che «i
metodi di condurre un conflitto sono cambiati:
adesso ci si basa anche su misure non militari
come le pressioni politiche, economiche, l’uso
degli strumenti d’informazione, gli interventi
umanitari». Parole che, rilette oggi, sembrano
profetiche. Gerasimov, ha ricordato di recente il
Financial Times, arrivò addirittura a ipotizzare
l’uso di popolazioni locali come «quinte colonne»
nelle quali nascondere proprie forze armate.
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SCENARI
L’Europa ritrova l’ambizione industriale
di FERDINANDO NELLI FEROCI
QUEL VIAGGIO AD AUSCHWITZ ANNULLATO
DALLA SCUOLA PALESTINESE APERTA AL DIALOGO
✒
Il ritratto di Mohammed Abu
Khdeir sta appeso sulla lavagna,
la sua sedia resta vuota. Il ragazzino palestinese ucciso all’inizio di luglio da tre
estremisti ebrei non è tornato a scuola.
Una scuola che da oltre trent’anni prova a
insegnare la coesistenza agli allievi arabi.
A differenza degli altri istituti a Gerusalemme Est, non segue il corso di studi
dell’Autorità palestinese, il preside Fawzi
Abu Gosh ha scelto quello israeliano. Ripete che la democrazia, il rispetto degli
altri sono al centro dei suoi insegnamenti.
Mohammed, 16 anni, è stato ucciso nel
primo giorno delle vacanze scolastiche,
lunedì è stata la prima volta che gli studenti e i professori si sono ritrovati a parlare di lui dentro la scuola, a discutere
dell’odio che lo ha ammazzato: è stato
portato via vicino a casa e bruciato vivo
per vendicare l’uccisione di tre giovani
israeliani. Altri ragazzi palestinesi sono
stati arrestati durante gli scontri di questa
estate di guerra (protestavano per la morte di Mohammed, protestavano per i morti di Gaza), altri non escono la sera perché
i padri e le madri hanno paura che vengano attaccati.
Il preside Abu Gosh non ha perso la
speranza di trasmettere il senso della convivenza, è stato costretto però a cancellare
la visita in Polonia, la sua è una delle pochissime scuole arabe a portare gli allievi
nel campo di Auschwitz, perché «devono
imparare a sentire e capire il dolore dell’altra parte». Abu Gosh è stato criticato e
accusato dai palestinesi di accettare «la
versione sionista», mostrare l’orrore dell’Olocausto è considerata una forma di
tradimento ideologico. «I genitori dei ragazzi questa volta non ce l’avrebbero permesso», dice al quotidiano Haaretz. La
violenza di questi tre mesi ha zittito ancor
di più le voci aperte al dialogo, succede
anche per la sinistra israeliana, minacciata e malmenata in casa dagli ultrà della
destra. Sarebbe stata proprio la classe di
Mohammed Abu Khdeir a dover partire
per Auschwitz, per un viaggio verso gli altri che per ora non sembra possibile.
Davide Frattini
@dafrattini
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C
aro direttore, gli interessanti spunti sulla
politica industriale sollevati da Alessandro Pansa (ex amministratore delegato
di Finmeccanica, ndr), sul Corriere della
Sera del 29 agosto, meritano una riposta. Devo premettere che concordo con molte delle
considerazioni evocate nell’articolo e in particolare
con le raccomandazioni sulle cose da fare per realizzare una credibile politica industriale a livello
nazionale: identificare e sostenere quei settori dell’industria in grado di contribuire più direttamente alla crescita, investire nelle tecnologie del futuro, sostenere i processi di integrazione e di capitalizzazione delle imprese. Ma nella mia veste di
commissario europeo all’Industria e all’Imprenditoria vorrei anche chiarire limiti ma anche potenzialità di quanto si sta facendo a livello europeo per
definire una politica industriale europea.
I limiti sono quelli che ci impone il Trattato di
Lisbona che, all’articolo 173, chiarisce che spetta
soprattutto agli Stati membri la responsabilità di
sviluppare politiche idonee al rilancio dell’industria, e che alla Ue sono affidate, in questo ambito,
solo competenze di supporto. Ma non c’è dubbio
che l’alto grado d’integrazione dell’economia europea (sicuramente superiore a quella politica) richiede politiche economiche adeguate a livello
continentale. Ormai le imprese operano in un contesto di elevata interdipendenza e in catene di valore di dimensione europea (e spesso direi mondiale). Inoltre, la politica industriale, per sua natura
orizzontale, è influenzata dalle decisioni che ven-
gono assunte in svariati altri ambiti, quali, ad
esempio: la realizzazione del mercato interno, le
regole sulla concorrenza e gli aiuti di Stato, le politiche energetiche e ambientali, la politica commerciale, i processi di standardizzazione, le regole
per la protezione dei consumatori, le politiche per
l’innovazione e la ricerca, le politiche regionali e
quelle dei trasporti e delle grandi reti infrastrutturali.
Su alcune di queste politiche l’Unione Europea
ha competenze esclusive. Si pensi ad esempio alle
regole della concorrenza o alla politica commerciale. E osservo a questo proposito che le proposte
avanzate da Pansa in materia di sostegni finanziari
a settori mirati dell’industria o di definizione da
parte di autorità nazionali del livello desiderato di
competizione, per quanto condivisibili, richiederebbero verosimilmente una rivisitazione delle regole europee sulla concorrenza e gli aiuti di Stato.
Su altre politiche l’Ue esercita competenze concorrenti e condivise con gli Stati membri. E proprio su queste politiche l’Unione sta cercando di
definire una strategia che affianchi l’azione degli
Stati membri con l’obiettivo di sostenere e rafforzare il tessuto industriale europeo. Stiamo lavorando per facilitare l’accesso al credito, per ridurre i
costi dell’energia e facilitare l’accesso alle materie
prime. Siamo impegnati a ridurre gli oneri burocratici e amministrativi (e a sostenere gli Stati
membri in questa stessa direzione), e a creare professionalità che corrispondano alle esigenze delle
imprese. E abbiamo identificato alcuni settori stra-
tegici di intervento ad alto impatto — tra cui le tecnologie abilitanti fondamentali, i veicoli verdi, la
bio-economia, l’efficienza energetica e le reti intelligenti — su cui stiamo concentrando l’utilizzo di
fondi europei (sia quelli provenienti dal nuovo
Programma Orizzonte 2020, sia quelli che si renderanno disponibili grazie alla nuova programmazione dei fondi regionali 2014-2020).
Mi rendo conto che tutto questo non è ancora
abbastanza. Paghiamo anni di ritardo dovuti alla
convinzione che l’economia potesse via via abbandonare l’industria e il manifatturiero per concentrarsi su servizi e finanza. Tuttavia, la crisi ha reso
evidente che senza una base industriale forte si
perde la capacità di innovare ed esportare. Dopo
anni di oblio si è ricominciato a parlare di politica
industriale anche in Europa. Lo confermano le
conclusioni del Consiglio europeo del marzo scorso, che per la prima volta dopo molti anni di esclusiva attenzione ai temi della finanza pubblica, ha
tracciato le linee di un ambizioso programma di lavoro in questo ambito. Ha ragione in conclusione
Pansa quando ci ricorda che le politiche industriali
sono sostanzialmente una responsabilità nazionale. Ma sarebbe un errore non tener conto, nella elaborazione di politiche industriali nazionali, del
grado di integrazione economica ormai raggiunta
a livello continentale e delle politiche che l’Unione
ha sviluppato a sostegno delle imprese europee.
Commissario europeo
per l’Industria e l’Imprenditoria
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Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
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Lettere al Corriere
STORIE DI GUERRA CIVILE
NELLA JUGOSLAVIA DEL 1945
Risponde
Sergio Romano
Con molto interesse ho letto
Slovenia 1945 di John Corsellis
e Marcus Ferrar (Libreria
Editrice Goriziana) e appreso
il dramma, a me sconosciuto,
sofferto dai domobranci: civili
e militari quasi tutti cattolici.
Circa 18.000 di queste persone
erano in fuga, in quanto
oppositori del progetto
rivoluzionario di Tito,
cercando rifugio nell’Austria
occupata dall’VIII Corpo
d’armata britannico per
sfuggire e sottrarsi, se fatti
prigionieri dall’Esercito
popolare di liberazione
jugoslavo, a morte certa. Va
ricordato che i domobranci
erano stati collaboratori delle
forze di occupazione italiane e
tedesche nella prima fase del
conflitto. Chiedo il suo parere
sulla responsabilità dei
britannici che fecero rientrare
nella costituenda Federazione
Jugoslava questi profughi, pur
sapendo che Tito li avrebbe
eliminati. Infatti solo 6.000
riuscirono a salvarsi, mentre
gli altri 12.000 furono
rimpatriati e al loro rientro
subirono pestaggi, torture e
alla fine vennero infoibati.
Anche i cosacchi, che si erano
insediati in Carnia, subirono
la stessa sorte a opera di
Stalin, così come tanti ucraini,
polacchi, ungheresi e chissà
quanti altri. I responsabili di
questi rimpatri hanno sempre
affermato che eseguivano
ordini dettati dagli accordi e
trattati internazionali.
Paolo Tempo
[email protected]
Caro Tempo.
domobranci erano membri
di una Guardia territoriale
slovena costituita dalle forze tedesche quando subentrarono a quelle italiane dopo
l’armistizio dell’8 settembre
1943. Ma questa Guardia territoriale, a sua volta, era l’erede
I
PRIMA VISITA DI ERDOGAN
OBBLIGAZIONI BEI IN RUBLI
Tomba di Atatürk
Acquisto impossibile
Caro Romano, la Turchia
gode di simpatia da parte di
un buon numero di europei
anche se nel Paese sembrano
riapparire sintomi di un certo
estremismo (vedi supertasse
su tutti gli alcolici,
addirittura proibiti nei negozi
vicini alle moschee, precise
indicazioni in merito al
castigato abbigliamento delle
donne, specifiche regole da
adottare circa le fogge dei
costumi da bagno, eccetera).
Le chiedo: come viene
giudicata oggi la ben nota
rivoluzione laica voluta da
Atatürk nel 1923, di chiaro
stampo occidentalista?
A causa della crisi geopolitica
la valuta della Russia, il
rublo, si indebolisce rispetto a
tutte le valute più importanti.
Per questo motivo ho pensato
di «rischiare il cambio»,
investendo un piccolo
risparmio in obbligazioni Bei
tripla A in rubli. Morale: in
Italia nessun privato può
acquistare questi titoli pur
essendo emessi dalla Banca
europea per gli investimenti.
Carlo Radollovich
[email protected]
Atatürk resta per il momento almeno formalmente intoccabile. Il primo atto ufficiale
di Erdogan, dopo il suo insediamento al vertice della Turchia, è stato la deposizione di
una corona sulla tomba del
fondatore della Repubblica
nel mausoleo intitolato al suo
nome.
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
Nico Koper, Aviano (Pn)
NONOSTANTE GLI ANNUNCI
Fiscalità in aumento
Renzi si vanta di non aver
aumentato le tasse e l’Istat ci
La tua opinione su
sonar.corriere.it
Matteo Renzi: basta
criticare la Germania,
va seguita sulle
politiche del lavoro.
Ha ragione?
di una Milizia volontaria anticomunista (Mvac) creata dall’amministrazione italiana nel
periodo precedente con il
compito di difendere i presidi
e perlustrare il territorio. Ricordo ai lettori che dopo la disintegrazione della Jugoslavia
nel 1941, anche la Slovenia era
stata divisa in tre parti: Lubiana e le regioni meridionali all’Italia, il Nord alla Carinzia
(divenuta dopo l’Anschluss un
land del Terzo Reich) e una
parte più piccola all’Ungheria.
Nel suo libro su L’Italia e il
confine orientale, edito dal
Mulino nel 2007, Marina Cattaruzza ricorda che la Mvac,
nel febbraio del 1943, era integrata nell’XI corpo d’armata
italiano e comprendeva 5.153
di Gian Antonio Stella
uomini. I domobranci della
Guardia territoriale slovena,
invece, furono più del doppio
ed ebbero una parte maggiore
nelle operazioni militari contro i partigiani di Tito. Entrambe le organizzazioni, comunque, furono espressione di
quel cattolicesimo anticomunista che considerava Tito, per
le connotazioni ideologiche
del suo movimento, molto più
minaccioso di Hitler e Mussolini. Occorre ricordare, caro
Tempo, che la Jugoslavia, durante la Seconda guerra mondiale, non fu soltanto teatro di
una guerra fra l’Armata di Tito
e quelle di due potenze occupanti (Germania e Italia). Fu
anche teatro di altri conflitti:
fra Tito e il generale Mihailovic, comandante delle formazioni monarchiche, fra i serbi e
quei popoli (croati e sloveni)
che avevano mal tollerato il
primato dei serbi sorto dalla
sconfitta dell’Impero austro-
ungarico alla fine della Prima
guerra mondiale.
La consegna dei domobranci a Tito, come quella dei cosacchi e altri militari all’Armata Rossa, è uno degli episodi
più discussi e controversi della
Seconda guerra mondiale.
Non so se i britannici fossero
consapevoli della sorte che sarebbe toccata ai loro prigionieri. Ma posso immaginare che
non fosse facile negare a un
importante alleato, decisivo
per le sorti della guerra, la consegna di coloro che dal suo
punto di vista potevano essere
considerati traditori. Sarebbe
stato necessario pretendere
garanzie sull’equità del giudizio a cui i «traditori» sarebbero
stati sottoposti. Ma i rapporti
con Tito, nel caso dei domobranci, sembrarono evidentemente più importanti di qualsiasi considerazione umanitaria.
2014 sono state aumentate le
addizionali sull’Irpef e i costi
dei biglietti per viaggiare.
paga, si precipitassero a
saccheggiare i supermercati?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Alberto Voltaggio, Roma
DEFLAZIONE
BONUS DI 8O EURO
Effetti non immediati
Alcuni politici ironizzano
sugli 80 euro che non
avrebbero avuto effetti sui
consumi, come è stato
rilevato dall’Istat per il
secondo semestre dell’anno in
corso. Premesso che è ancora
presto per valutare l’efficacia
del provvedimento, quei
politici mi sembrano poco
attenti alle rinnovate
tendenze del mercato. Che si
aspettavano? Che i beneficiati
dalla misura, appena ricevuti
i primi 80 euro in busta
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
La domanda
di oggi
Sì
L’ex premier Mario
Monti: il mio governo
ha fatto riforme
concrete, non «slides».
Condividete?
63
No
37
Pericoli per le pensioni?
La «spending review»
prevede tagli sugli sperperi
pubblici, compresi quelli sulle
società partecipate. Sui
vitalizi agli ex consiglieri
regionali all’età di 50 anni
(senza il corrispettivo dei
versamenti previdenziali!)
qualche Regione ha
predisposto l’innalzamento
dell’età a 60 anni. È un passo
avanti positivo, anche se
ancora disallineato con la
normativa vigente sull’età
pensionabile. Inoltre da
tempo per tutti gli ex
dipendenti gli assegni
superiori a tre volte il
trattamento minimo sono
state bloccate le perequazioni
dei trattamenti pensionistici.
Ora che siamo in deflazione,
che succederà, allora, alla
perequazione automatica di
milioni di pensioni?
Antonio Iadicicco
[email protected]
Interventi & Repliche
Detenuti e lavoro fuori dal carcere
Periodicamente le cronache dei media
si occupano delle cattive condizioni dei
greti dei fiumi cittadini, dei marciapiedi
e delle strade di tante città: talune
sembrano vere e proprie giungle a cielo
aperto, in piena città. Lo ha evidenziato,
nella sua lettera al Corriere della Sera di
martedì 2 settembre, anche una lettrice
di Vigevano. Ma perché non si usano i
detenuti per pulire gli alvei dei fiumi o le
spiagge o i giardini pubblici, molti dei
quali in pessimo stato? Eppure c’è un
protocollo d’intesa Amministrazione
penitenziaria e Anci per impiegare
gratuitamente proprio i detenuti in
progetti di recupero ambientale delle
città. Manca certamente la volontà
politica, ma questo è anche il risultato
delle politiche penitenziarie regionali
sbagliate degli ultimi 10 anni, che
hanno lasciato solamente al sacrificio
ed alla professionalità delle donne e
degli uomini della Polizia penitenziaria
la gestione quotidiana delle
sovraffollate carceri liguri. Politiche che,
ad esempio, non hanno favorito il
lavoro in carcere e l’impiego dei
detenuti per il recupero del patrimonio
ambientale nazionale e la formazione e
l’aggiornamento professionale della
Polizia penitenziaria (come
l’insegnamento delle lingue straniere)
rispetto a una popolazione detenuta
prevalentemente extracomunitaria.
Bisognerebbe far lavorare tutti i giorni
dell’anno i detenuti, specie in lavori di
pubblica utilità a favore della tutela
ambientale come pulire i greti dei fiumi,
i giardini, occupandosi della cura e
manutenzione degli spazi pubblici delle
città. Farlo un solo giorno all’anno, a
Ferragosto, come avvenuto in qualche
città italiana, puzza di operazione
propagandistica fine a se stessa, che
non è utile a nessuno. Eppure chi sconta
la pena in carcere ha un tasso di
recidiva del 68,4%, contro il 19% di chi
fruisce di misure alternative e
addirittura dell’1% di chi è inserito nel
circuito produttivo.
Roberto Martinelli, segretario generale
aggiunto Sappe (Sindacato autonomo
Polizia penitenziaria)
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DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA
Alessandro Bompieri
Bambini parcheggiati
in attesa di adozione
«È
una vittoria dei bambini», hanno detto le due madri
omosessuali romane dopo il riconoscimento, da
parte del Tribunale per i minorenni capitolino, del
loro diritto all’adozione. Cori di esultanza delle associazioni gay, cori di indignazione della destra. Il
tema spacca. E possiamo scommettere che continuerà a dividere per
mesi, anni, decenni. Sia a chi esulta sia a chi si indigna, tuttavia, pare
esser sfuggito un punto: la contraddizione del tribunale romano tra la
sentenza in favore della coppia omosessuale ed altre ostili ai «genitori
usa e getta», quei padri e quelle madri che accettano di farsi carico, per
un certo periodo, di bambini destinati all’adozione e poi se li vedono togliere brutalmente anche nel caso quei bambini siano ormai così legati
alla famiglia affidataria da subire nel «trasloco» presso i genitori adottivi un nuovo trauma. A volte gravissimo.
Dice infatti il verdetto contestato dai tradizionalisti che in base all’articolo 44 della legge l’adozione può esser concessa «in casi particolari...
nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere con l’adulto, in questo caso genitore “sociale”, quel rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo».
Bene: la piccola Anna (il nome, ovvio, è di fantasia) fu data in affidamento alcuni anni fa insieme a due fratellini di 2 e di 4 anni alla «casa
famiglia» di due coniugi reatini che avevano già cinque figli loro e che
da anni offrono la loro ospitalità e la loro esperienza ai giudici minorili
quando questi devono «parcheggiare» un bambino in attesa che torni
nella famiglia d’origine o sia dato in
adozione.
Dicono le norme che questo perioSono tre anni che
di affidamento può durare al masla nuova legge non do
simo 24 mesi. Spiega tuttavia la depuriesce ad arrivare tata democratica Francesca Puglisi,
nel disegno di legge teso a cambiare
in Aula per
alcune regole rigide fino all’ottusità,
che «i bambini e gli adolescenti in afl’approvazione
fidamento familiare da oltre due anni
costituiscono la maggioranza degli
accolti risultando pari a poco meno del 60 per cento» e l’adozione può
rivelarsi un nuovo dramma. Capita infatti «non di rado che un bambino
o una bambina, già provati da una prima separazione, siano sottoposti
ad una seconda dolorosa frattura e “trasferiti” a una terza famiglia».
Anna, ad esempio. «Quando ce la diedero aveva solo quaranta giorni», racconta il padre affidatario. «Noi le abbiamo dato il biberon, noi le
abbiamo visto spuntare il primo dentino, noi le abbiamo insegnato a
camminare, parlare, disegnare... Dopo tre anni e mezzo si sentiva figlia
nostra. Non bastasse aveva problemi di epilessia. Insomma, quando fu il
momento di consegnarli alle famiglie adottive, i due fratellini mostrarono di potersi inserire senza problemi. Lei no. Tanto che io e mia moglie
chiedemmo al giudice di dare la precedenza alla bambina e di lasciarla a
noi. Niente da fare».
«Abbiamo perso in primo grado, in secondo e anche in Cassazione»,
spiega l’avvocato Lucrezia Mollica, da anni impegnata su questo fronte,
«adesso il giudizio spetta a Strasburgo. «Il superiore e preminente interesse del minore», in questo caso, non è stato considerato affatto.
Sono tre anni che la nuova legge non riesce ad arrivare in Aula per
l’approvazione. Tre anni. E intanto chissà quanti bambini sono stati
strappati alle famiglie che li avevano cresciuti...
❜❜
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Vincino
FONDATO NEL 1876
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oppure: [email protected]
Tuttifrutti
Giuliano Sassa, Milano
racconta che siamo in piena
deflazione, ma qualcosa non
torna, quanto meno nei miei
conti familiari. È vero che
questo governo non ha fatto
un aumento diretto delle
tasse ma le sue azioni nei
confronti degli enti locali su
chi pensa si possano riflettere
se non sui cittadini? La Tasi
2014 mi obbliga a pagare il
52% in più rispetto all’Imu
sull’unica proprietà
immobiliare prima casa; con
la Tari ho avuto fortuna: solo
il 20% in più rispetto alla
Tares 2013. Senza
dimenticare che nel corso del
@
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Telefonate internazionali: i costi
Ho un cugino a Santiago del Cile. Lui mi
raggiunge al mio telefono fisso a Milano
senza problemi e paga 10 centesimi di
dollari Usa al minuto. Io trovo sempre il
suo telefono occupato e se una volta mi
riuscisse di trovarlo libero pagherei 2
euro al minuto. Ho chiamato il 187 per
parlare con operatore; mi hanno detto
di attendere 2 minuti. Dopo 10 minuti di
propaganda ai loro servizi, nessun
operatore si era fatto vivo. Mio cugino
ha parenti anche in Spagna e Gran
Bretagna: tra loro nessun problema e al
costo di 20 centesimi di euro e 10
centesimi di sterlina al minuto.
Angelo Giunchino
[email protected]
EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago
- Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • RCS Produzioni Padova S.p.A. 35100 Padova - Corso
Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana
S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. Centro
stampa 09034 Elmas (Ca) - Via Omodeo, 5 - Tel. 070-60.131 • BEA printing sprl 16 rue du
Bosquet - 1400 Nivelles - Belgium • Speedimpex USA, Inc. 38-38 9th Street Long Island
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1,20 + € 0,20; ven. Corsera + Sette + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20; sab. Corsera + IoDon-
La tiratura di martedì 2 settembre è stata di 423.355 copie
ISSN 1120-4982 - Certificato ADS n. 7682 del 18-12-2013
Thailandia THB 190; UK Lg. 1,80; Ungheria Huf. 700; U.S.A. USD 5,00. ABBONAMENTI: Per informazioni sugli abbonamenti nazionali e per l’estero tel. 0039-0263.79.85.20 fax 02-62.82.81.41 (per gli Stati Uniti tel. 001-718-3610815 fax 001-718-3610815). ARRETRATI: Tel. 02-99.04.99.70. SERVIZIO CLIENTI: 02-63797510 (prodotti collaterali e promozioni).
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36
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Spettacoli
Alla Mostra Commuove il progetto del regista realizzato
con i video amatoriali girati in un giorno, lo scorso 26 ottobre
Momenti Una galleria con alcuni dei segmenti selezionati da Salvatores per raccontare il nostro Paese: dalla realtà agricola a quella degli anziani alle prese con la tecnologia
Gli italiani
di Salvatores
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
VENEZIA — Buongiorno
Italia. Un Paese si racconta in
24 ore attraverso 632 video. Li
hanno inviati persone comuni, sollecitate da annunci su
web e giornali.
«È un’Italia ferita, che si dispera ma non si piange addosso. C’è più ottimismo che rabbia, una visione del futuro
c’è», dice Gabriele Salvatores.
Con un team ha scremato, selezionato i filmati. È la vita degli italiani che si svolge in
«quel» giorno, il 26 ottobre
2013. Le ore di immagini erano
2.200, i video arrivati oltre
44mila: «Non è forse il montaggio, quindi il racconto, la
vera anima di un film?», si
chiede il regista. Così ha preso
forma Italy in a Day, Un giorno da italiani, accolto da applausi e lacrime.
Il 23 settembre sarà nelle sale soltanto per un giorno e il 27
settembre su Raitre: «Ormai ci
sono tanti pubblici, forse è
questo il futuro del cinema».
Luoghi e persone. Milano
che va veloce, e il cardiochirurgo Alessandro Frigiola nell’ospedale in Iraq dove non ci
sono nemmeno barelle per i
bambini: «Più vite salvo, più
ha significato la mia vita»; Napoli con tre musicisti che suonano «Amapola» in piazza del
Plebiscito, e l’astronauta Luca
Parmisano che in orbita a
28mila chilometri all’ora vedrà
16 albe e 16 tramonti mangiando lasagne spaziali. Ma qui
troviamo soprattutto volti
anonimi d’ogni età che escono
dalla folla e si offrono in piccoli e grandi gesti quotidiani.
«Mancano i ricchi, nessuno
di una classe agiata, come se
raggiunta una certa sicurezza
ognuno lottasse per se stesso,
senza il bisogno di condividere nulla».
Non una sequenza d’immagini che scandiscono la giornata ma un racconto che galleggia in una contraddizione:
un ritratto dell’Italia, ma non
la copia della realtà. Un diario
emotivo, un censimento delle
emozioni e dei pensieri degli
italiani: speranza, solitudine.
«La scelta degli argomenti determina la visione. Ho posto
soltanto alcune domande,
Applausi e lacrime per il film collettivo
«Siamo un Paese ferito ma ottimista
invece della rabbia c’è voglia di futuro»
quella sulla paura per esempio. Alcuni video erano rivolti
direttamente a me, chi mi dava
del “lei” e chi del “tu”, li ho tagliati per pudore. Mi aspettavo
più trash alla social network.
Invece no. Non è il selfie degli
italiani, dove trovi esibizionismo e una voglia di mostrarsi
che qui non c’è. Ho trovato un
senso di tenerezza umana e di
dignità della vita. È stata una
seduta di psicoanalisi collettiva». Nessuno parla di cultura,
mai avvertita come una priorità, una necessità: «Ecco, questo mi ha colpito e mi è dispiaciuto molto».
Il lavoro che non c’è, gli
amori che si consolidano, i ricordi. La donna alluvionata in
Toscana che nel fango ritrova
44.197
I filmati
girati il 26
ottobre 2013
dagli italiani
e inviati
a Salvatores
632
I video
scelti e usati
dal regista
per realizzare
il film «Italy
in a Day»
Autore Il regista Gabriele Salvatores, 64 anni
le lettere d’amore di quando
era piccola; la ragazza che non
teme più di mostrarsi senza
parrucca dopo la chemio; l’uomo che vive blindato in casa
perché, non così lontano dalla
bocca rossa dell’Etna, ha denunciato l’estorsione della
mafia, non ha più lavoro e incita a credere in un’Italia migliore; il ragazzo che non ha
più voglia di scendere dal cargo che attraversa l’Oceano, si
sente protetto nel mezzo del
nulla.
Giovani, tanti. Uno manda
curriculum a chiunque e resta
appeso al filo del mouse aspettando una risposta, e chi va in
cerca di fortuna all’estero; chi
dice che la sua generazione
non avrà contratti né ferie pa-
gate e chi addentando un panino dice, «finché ho questo
da mangiare sono fortunato».
«Stiamo raccontando un
pezzo di storia», dice uno, potremmo chiamarlo Il ragazzo
invisibile, come il film che Salvatores ha appena concluso. E
poi ancora il sorriso di un neonato, la ragazza che annuncia
ai genitori: «Diventerete nonni, sono incinta», l’anziana
malata di Alzheimer non ricorda il nome del figlio, Gabriele, come un angelo: «Non
lo sei, ma puoi diventarlo».
«Un momento così — rileva
Salvatores — nemmeno il più
grande regista riuscirebbe a
trasformarla nella scena di un
film, ecco la forza di questo
progetto».
Buongiorno Italia. Ci si alza
magari sbuffando e oggi è un
altro giorno. C’è il senso dell’esistenza che brilla al di là
della realtà immediata; c’è il
mistero della nascita e della
morte; c’è il diritto alla felicità.
Salvatores ha raccontato quella cosa meravigliosa che si
chiama vita.
Valerio Cappelli
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«La zuppa del diavolo»
E Ferrario racconta l’industrializzazione tra progresso e illusione
A
In piazza Una scena del film di Ferrario negli anni del boom economico
ncora poco studiato in tutte le sue
componenti, il «cinema industriale»,
cioè il cinema prodotto in prima
persona dalle industrie per raccontare le
proprie attività, ha rappresentato per
decenni una parte importante della storia
del documentario italiano e una palestra
non indifferente per molti autori (tra cui
Olmi, Antonioni e Vancini), talmente
rilevante dal punto di vista quantitativo da
giustificare la creazione a Ivrea dell’Archivio
Nazionale del Cinema Industriale. È
partendo dal materiale là conservato che
Davide Ferrario ha costruito La zuppa del
demonio (fuori concorso al Lido),
utilizzando una locuzione creata da Buzzati
per descrivere la produzione dell’acciaio
negli altiforni di Taranto. E proprio le
immagini della nascita di quell’acciaieria
(prima Italsider e poi Ilva), con le ruspe che
sradicano gli ulivi mentre il commento
spiega come la fabbrica sia progresso e
ricchezza mentre la terra passato e povertà,
proprio quelle riprese ci mettono di fronte al
tema che attraversa tutto il film: che conti
fare oggi con le illusioni di ieri? Il regista
dichiara subito le sue intenzioni: rispettare
immagini e testi di allora e ricostruire
attraverso i materiali d’archivio la storia
d’Italia che, dagli anni Dieci fino alla
crisi petrolifera del '73, vedeva nel
modello-fabbrica l’unico futuro del Paese. E
lo fa con un lavoro eccellente, che scava nella
storia e ricostruisce le tante facce
dell’industrializzazione, ma quelle immagini
finiscono inevitabilmente per avere un
«fuori campo», per restituire alla memoria
di chi guarda altri ricordi e altre scene. E
invece qui il film finisce per «limitarsi», per
«chiudere gli occhi». Mentre invece ti vien
da pensare che immagini girate per esaltare
l’industria contengono anche i germi di una
possibile autocritica. Che forse Ferrario
avrebbe potuto illuminare meglio.
P. Me.
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Il format
Ridley Scott,
l’ideatore:
storie ricche
di passione
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
VENEZIA — Ridley Scott
(76 anni, nella foto) ha
ideato il format e ha
realizzato lo stesso
progetto in Inghilterra e
in Giappone: «Life in a
Day». Qui è al fianco di
Indiana e Rai Cinema
come produttore
esecutivo: «Ogni Paese ha
un suo sguardo. L’Italia è
un Paese che sento
affettivamente vicino, sia
per la bellezza che per la
sua Storia. È la verità e la
semplicità che ci
sorprendono, sono
racconti ricchi di colore e
passione, come mi
aspettavo, e allo stesso
tempo rassicuranti e
edificanti». Salvatores ha
posto solo qualche
domanda ai 632 «autori»:
«Ma nessuno ha
controllato i loro
pensieri». E lei? «Il 12
dicembre esce Exodus:
Gods and Kings, sulla
rivalità tra Mosè e il
faraone Ramses. Sto
preparando il film The
Martian, con Matt
Damon, su un astronauta
prigioniero di una colonia
su Marte e la sua lotta per
la sopravvivenza, mentre
sulla Terra la Nasa
organizza una missione
per riportarlo a casa».
V. Ca.
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Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
Spettacoli 37
Arrivi
italia: 51575551575557
«I miei
bambini»
Uno dei 45mila video inviati a Salvatores per «Italy
in a Day» è quello
di una mamma
di Imperia che presenta i suoi bambini: i due piccoli si
scambiano un bacio mentre fanno
insieme il bagnetto
Sbarco
È arrivata al
Lido anche Sabina Guzzanti,
51 anni: il suo
«La trattativa»
è uno dei film
più attesi
della Mostra
Bellezza
La modella
e attrice Milla
Jovovich, 38,
è protagonista di «Cymbeline», che
verrà presentato oggi
Tendenze Dagli adolescenti di De Matteo a «Goodnigth Mommy»
Quei genitori troppo fragili
schiavi di ragazzi terribili
Le famiglie squilibrate di Lo Cascio e Gassmann
Bilanci
Baratta: 22 mila biglietti venduti
la rassegna in linea con il 2013
VENEZIA — A sette giorni dall’inizio la Mostra, tira le prime
somme. «Biglietti e accrediti, quelli venduti sono 22mila, in linea
con l’anno scorso», assicura Paolo Baratta, presidente della
Biennale. «E in tempi di crisi, di calo delle presenze nei cinema e
ai festival, è già confortante», aggiunge il direttore della Mostra
Alberto Barbera. La concorrenza con le rassegne contigue lo
preoccupa meno. «Il festival di Telluride si è concluso senza
entusiasmi. Per Toronto vedremo. Ma non si annunciano grandi
film. I più ghiotti li abbiamo presi noi». I titoli da botteghino
però sfuggono a tutti. «Ormai vanno direttamente in sala. E i
festival tornano a promuovere il cinema d’autore», spiega
Barbera, che sul diktat delle anteprime assolute dice:
«Conseguenza di un’assurda guerra tra festival». I film italiani
stanno dando prove convincenti. «Li ha lodati persino Le Monde.
Non siamo più marginali né autoreferenziali». Soddisfatto di aver
rinnovato al 90% le sale storiche della Mostra con 13 milioni di
euro, per Baratta la sfida finale resta il Casinò. «Per risistemarlo
occorrerebbero 15 milioni e due anni di tempo. Mancano gli
interlocutori». A fine 2015 scadono Cda, presidente e vari
direttori delle sezioni. «Andrebbero confermati per un anno, se
no si bloccano tutte le programmazioni». Quanto a una sua
candidatura come sindaco di Venezia, la risposta è: «No grazie».
G. Ma.
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Al Lido
VENEZIA — Salutano con
grugniti, rispondono controvoglia, gli occhi incollati ai telefonini. A scuola vanno malissimo, soldi in tasca troppi e
quando non sono abbastanza
si rubacchia qua e là. Bevono,
fumano, tirano tardi, fanno
sesso con chi capita e menano
le mani con chi possono. Ragazzi più piccoli, vecchi, barboni… Gente che non conta,
su cui si può infierire senza
problemi. Tanto, se trapelasse
qualcosa, a sistemare tutto ci
penseranno mamma e papà…
Piccoli mascalzoni crescono.
Anzi dilagano con l’assenso di
genitori indifferenti o conniventi, pronti a difenderli e
scusarli «a prescindere».
Se sono somari la colpa è
dell’insegnante, se sono maleducati del mondo che non li
capisce, se combinano guai
dell’età ingrata. In ogni caso
non si toccano, non si sgridano. Perché quegli apatici teppistelli sono sempre e comunque I nostri ragazzi. Titolo scelto da Ivano De Matteo
per una storia quasi apologo
di tante dinamiche familiari,
di rapporti deviati genitori-figli. Ieri alle Giornate degli Autori (e dal 5 settembre nelle
sale) il film, tratto dal romanzo La cena di Herman Kock
(Neri Pozza), mette a confronto due famiglie borghesi. I cui
padri, Alessandro Gassmann
e Luigi Lo Cascio, essendo fratelli si ritrovano una volta alla
settimana al ristorante con le
mogli, Barbora Bobulova e
Giovanna Mezzogiorno.
Un rito un po’ vuoto, per tener vivo un fiacco legame. A
rinsaldarlo ci pensano i figli,
un maschio taciturno e una
fanciulla fin troppo vispa. Una
notte, un po’ per alcol un po’
per noia, i due pigliano a calci
una poveraccia, con tale violenza da spedirla prima in coma e poi al camposanto. Pensano di averla fatta franca, ma
una telecamera ha visto tutto.
Due ombre in fuga trasmesse
A tavola
Da sinistra, Luigi Lo Cascio (46
anni), Giovanna
Mezzogiorno
(39), Barbora
Bobulova (40)
e Alessandro
Gassmann (49)
nel film «I
nostri ragazzi»
dalla tv, anonime per tutti
tranne che per i genitori. Che
fare? Denunciarli? Far finta di
niente? Mandare a pezzi il loro futuro o insabbiare tutto?
Dilemmi morali e pratici
che mettono l’uno contro l’altro, mandano in tilt equilibri e
coscienze. Tranne quelle dei
due giovani complici, sicuri di
un’impunità garantita da madri e padri pronti a scusarli
Il senatore di Forza Italia
Malan: potrei chiedere
il sequestro di «Belluscone»
Forza Italia potrebbe ricorrere alla
magistratura per chiedere il sequestro del
film Belluscone - Una storia siciliana, di
Franco Maresco. Almeno questo ha
annunciato il senatore azzurro Lucio Malan
a KlausCondicio. Salvo poi precisare,
qualche ora dopo, che l’annuncio di
un’azione giudiziaria nei confronti del film
era «una idea personale, di cui ho parlato
con dei colleghi». Insomma, Berlusconi
non sarebbe dello stesso parere: «Il
presidente, con la consueta amabilità e
tolleranza — ha spiegato poi Malan — non
ritiene di assumere iniziative in merito.
A questo punto valuterò il da farsi».
ancora una volta. Genitori assenti, inesistenti, devastati da
sensi di colpa, pronti a farsi
zerbini delle loro creature. Timorosi di contraddirli, incapaci di rimproverarli. E a furia
di togliere limiti, i pargoletti
si spingono sempre più in là,
incapaci di distinguere bene e
male, giusto e ingiusto.
Vedi gli adolescenti parigini di The Smell of Us di Larry
Clark. Belli e annoiati, acrobati dello skateboard, delle droghe e del sesso, si prostituiscono per il puro piacere di
filmarsi e mandare tutto su
internet. E le madri sanno e
nulla dicono.
Ma a far scattare l’ allarme
rosso ragazzini è Goodnight
Mommy di Veronika Franz.
Tornata a casa fasciata come
una mummia per via di
un’operazione di chirurgia
estetica, mammina viene
guardata con sospetto dai
suoi gemellini. Convinti che
sotto quelle bende non sia più
lei, iniziano a perseguitarla e
seviziarla: la legano, le cuciono le labbra, la tagliuzzano…
Una baby arancia meccanica,
un vero horror dell’infanzia.
LE STELLE
DEL MEREGHETTI
SOLITUDINI E IRONIA
PENSANDO A GODOT
I
n Svezia evidentemente si aspetta ancora
Godot. O almeno lo aspettano i
personaggi del film di Roy Andersson En
duva satt på en gren och funderade på
tillvaron (Un piccione seduto su un ramo
riflette sull’esistenza), dove di fronte a una
macchina da presa fissa, dentro scene
sostanzialmente monocromatiche, uomini
e donne con la faccia schiarita da un trucco
antinaturalistico, aspettano qualcosa che
non sanno nemmeno loro, forse un
inafferrabile Godot, forse solo che passi il
tempo e metta fine alle loro solitudini (non
a caso le prime tre scene sono tre modi
diversi di fare i conti con la morte). C’è un
bar che in passato aveva vissuto momenti di
maggior vitalità, un militare che arriva
sempre in ritardo ad appuntamenti
inesistenti, due rappresentanti incapaci di
vendere il loro campionario di oggetti
«divertenti», pensionati che ripetono
sembra la stessa frase fatta al telefono…
All’improvviso, il passato fa irruzione nel
presente (il settecentesco re Carlo XII di
Svezia e il suo esercito disturbano la
tranquillità di un bar; schiavi neri vengono
«arrostiti» in uno strano tubo sotto lo
sguardo di imperturbabili vecchi borghesi)
dove grottesco, surrealtà, ironia e tristezza
si intrecciano in maniera indissolubile. E
spesso comica. Peccato solo che la totale
mancanza di una evoluzione narrativa (il
film poteva durare altre due ore o mezz’ora
meno e non sarebbe cambiato poi molto)
finisca per togliere forza a questo insolito e
curiosissimo oggetto. Il giapponese Shinya
Tsukamoto, invece, torna al romanzo di
Sh hei Ooka Nobi (da noi tradotto come La
strana guerra del soldato Tamura) per
rifare il capolavoro di Kon Ichikawa Fuochi
nella pianura (traduzione letterale del titolo
del libro). Un gruppo di soldati giapponesi
braccati dagli americani nelle Filippine del
1945 cerca di sopravvivere alla fame e alla
guerra in qualunque modo, anche quelli
più atroci e inumani. Maestro riconosciuto
del cyberpunk più estremo, Tsukamoto non
si nega niente: carni squartate, fiumi di
sangue, braccia e gambe tagliate, corpi
decomposti, convinto così di rappresentare
adeguatamente l’orrore della guerra
(mentre è solo l’ennesimo superamento
dei limiti dello splatter). Ma soprattutto
costruisce il film con una noiosissima
alternanza di scene immobili e scene
concitatissime, primi piani fissi e riprese
ultra-agitate che tolgono ogni tensione e
annullano ogni possibile riflessione sulla
violenza e la disumanità umana.
Giuseppina Manin
Paolo Mereghetti
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«En duva satt på...» di Roy Andersson
«Nobi» di Shinya Tsukamoto
da evitare interessante
da non perdere
capolavoro
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Sono appassionati di social network, postano foto e messaggi: viaggio nella Venezia dei divi in versione online. Come nel reportage di Miranda July
Il tifo di Viggo e i panini di Scamarcio: un festival di tweet
VENEZIA — Viggo Mortensen ha
messo in primo piano la maglia
dell’amato San Lorenzo Almagro
(passione calcistica che, com’è noto, condivide con Papa Francesco).
Michele Riondino si è scarabocchiato un paio di occhialini tondi
con il quiz: Chi sono? Stellan Skarsgård fa il malmostoso, Amos Gitai
si nasconde dietro le lenti scure.
Sono pochi tra gli attori e i registi
presenti a Venezia71 quelli che si
sottraggono all’invito dell’account
twitter della Biennale (@la_Biennale) di partecipare al #TwitterMirror. Ovvero l’autoritratto, eventualmente condito da autografo o altro,
nel backstage del Casino.
C’è un racconto parallelo del festival che si sta svolgendo su Twitter. Messaggi e foto per la gioia dei
follower inviati a volte dagli staff
(vedi i dominatori degli scatti, Emma Stone e Andrew Garfield), spesso da diretti interessati. Grandi utilizzatori di Twitter come Riccardo
Scamarcio (@ricscamarcio) che in
questi giorni alternava consigli cinefili (Italy in a day di Salvatores e
Pasolini di Ferrara i più recenti) a
foto di colleghi, selfie con il pubblico e immagini di non troppo invitanti tramezzini, nonché retweet di
link legati al festival. O Alessandro
Gassmann (@gassmanngassmann)
che mescola in bocca al lupo e complimenti per I nostri ragazzi di De
Matteo di cui è protagonista a tweet
e retweet di cronaca e politica.
Notevole anche il twit-reportage
di Miranda July (@Miranda_ July)
della sua trasferta veneziana con le
foto insieme con Lena Dunham, Kate Mara, So Yong Kim e i commenti
sui primi passi della Somebodyapp
lanciata proprio al Lido. Alex de la
Iglesia affida a Twitter la sua dichiarazione di stima per il settantacinquenne Peter Bodganovich («chi è
il vecchio tra noi?»). Scott Haze
(@scotthaze), attore feticcio nonché amico di James Franco, aspetta
Curiosità
Viggo
Mortensen. A
sinistra i tweet
di Emma
Stone al
check-in dell’aeroporto e i
tramezzini di
Riccardo Scamarcio
il suo arrivo (lo ha diretto in The
sound and the Fury) e intanto posta
foto di Al Pacino e impressioni veneziane. Anche Alessia Barela
(@alebarela) si affida agli scatti riuscendo nell’impresa di far entrare
Pierfrancesco Favino, tutto il cast, i
produttori di Senza nessuna pietà
più Anna Ferzetti in una sola foto.
Attivissimi gli account dei singoli
film e delle produzioni che da tempo hanno capito che il tam tam del
pubblico vola veloce via Twitter o
Facebook e, dunque, è bene esserci.
Traffico in possibile aumento nei
prossimi giorni: sta per arrivare il
twittero compulsivo James Franco,
che comunque nell’attesa qualche
saluto l’ha già mandato. E la banda
di Arance e martello, ovvero quelli
di Zoro, che sui cinguettii altrui
hanno costruito l’ossatura di Gazebo.
Stefania Ulivi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
Spettacoli 39
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Il caso Dopo le polemiche sulla nuova squadra della Domenica del calcio
Debutto
Sabrina Gandolfi
(45 anni): meno
ascolti all’esordio
rispetto a Ferrari
RaiSport, ascolti deludenti
A rischio il direttore Mazza
Su «Oggi»
Il Cda pronto a sostituirlo, il candidato è Paris
F
uori Mauro Mazza, dentro Carlo Paris. A RaiSport si cambia. Tra gli
ordini del giorno del
Consiglio di amministrazione
Rai in programma domani c’è
quello della sostituzione del
responsabile della testata sportiva. Un cambio voluto dal direttore generale Luigi Gubitosi
che non sarebbe soddisfatto
soprattutto degli ascolti dei canali sportivi tematici, RaiSport
1 e 2. Fonti vicine al dg smentiscono in maniera categorica
che la ragione dell’avvicendamento sia una reazione alla sostituzione di Paola Ferrari con
Sabrina Gandolfi alla guida
della Domenica Sportiva, un
cambio di conduzione che in
questi giorni sta agitando soprattutto i social network.
Mauro Mazza sarebbe dunque sotto accusa per gli ascolti,
ritenuti insufficienti e non all’altezza nonostante questo sia
stato l’anno dei Mondiali. Ma
non c’è solo questo. Tra i capi
d’imputazione anche la cattiva
gestione della finale del Roland Garros: RaiSport 1 lo scorso giugno aveva interrotto la finale di tennis femminile tra
Sharapova e Halep nel momento decisivo — sul 4-4 nel
terzo set — per trasmettere il
playoff di Lega Pro di calcio tra
Frosinone e Lecce. Un autogol
che aveva fatto parecchio discutere e non è passato inos-
servato. Un bilancio dunque
considerato negativo, a cui il
direttore generale vuole porre
rimedio. Così, anche se circolano i
nomi di Marco
Franzelli e Jacopo
Volpi, sembra che il
candidato unico
proposto alla direzione della testata
da Gubitosi sia Carlo Paris, 60 anni, caporedattore degli
speciali di RaiSport, da anni inviato a bordo
campo per le partite della Nazionale di calcio.
La sostituzione dovrebbe
andare in porto perché Gubitosi dovrebbe essersi già assicurato i 5 voti necessari. Tra questi non c’è quello di Antonio
Verro (consigliere in quota Forza Italia). Anche i numeri sono
soggetti a punti di vista: «Sono
sorpreso — spiega Verro —.
Contestato
Mauro Mazza
(59 anni)
Favorito
Carlo Paris
(60 anni)
Non capisco le motivazioni alla
base della eventuale sostituzione, dopo gli ottimi dati di
ascolto dei Mondiali. Sono in
corso parecchi tagli strutturali,
ma la competizione della Rai
con Sky è andata molto bene.
Indipendentemente da chi sia
il sostituto voterò contro».
Esordi al Secolo d’Italia, «un
uomo di destra, di “area An”
prima ancora che nascesse
An» (parole sue), Mauro Mazza
sembra dunque avere il destino segnato anche se incassasse
i voti favorevoli degli altri tre
consiglieri di centrodestra
(Antonio Pilati, Guglielmo Rositani e Luisa Todini). Intanto,
però, incassa solidarietà politica. Maurizio Gasparri ha parlato di «decisione che appare
priva di motivazioni, intrisa di
volontà politica, segno di un
pregiudizio personale evidente» e ha presentato un’interrogazione in Vigilanza Rai. Gior-
L’ex conduttrice Paola Ferrari
«Io non c’entro, se avessi questo
potere mi farei dare Sanremo»
Stop alla collaborazione
Fine del contratto
Luciano Onder
non dice più «33»
L’ambulatorio televisivo di
Luciano Onder (71 anni, foto)
chiude dopo 35 anni. Medicina 33
dal 21 settembre farà a meno del
suo ideatore e conduttore,
che ha disquisito di ogni patologia.
Il dg Gubitosi ha deciso di far
valere la norma che prevede che gli
ex dipendenti Rai non possano
avere contratti di collaborazione.
Spiega Onder: «Sono rimasto
di stucco, è vero che ho una certa
età ma non è stato valutato il
valore aggiunto della mia
professionalità». (R. Fra.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
gia Meloni l’ha definita un’«incomprensibile rimozione». Ma
anche nel centrosinistra c’è chi
interroga: i segretari della
commissione di Vigilanza Rai,
Michele Anzaldi (Pd) e Bruno
Molea (Scelta civica), temono
che la sostituzione «rischi di
essere l’ennesimo autogol della Rai».
Tirata in ballo come possibile ragione del cambio, Paola
Ferrari ride divertita: «Se avessi
tutto questo potere in Rai mi
farei dare il Festival di Sanremo».
Renato Franco
@ErreEffe7
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Su La7 «diMartedì» in onda lo stesso giorno del suo ex programma
Floris gioca il derby con Ballarò:
non solo politica, vorrei Conte
ROMA — Il punto è che «da
tanto tempo chiedevo una striscia quotidiana di analisi delle
notizie del giorno» e che «qui a
La7 me la fanno fare», per il resto, «chiedete alla Rai perché lì
non l’hanno voluta». Giovanni
Floris riparte «dal basso», come
dice lui, da quell’1 per cento di
share che oggi è l’ascolto medio
della fascia preserale della rete
di Urbano Cairo e che dall’8 settembre diventerà invece «diciannovEquaranta»
guidato dall’ex volto di
«Ballarò». «È l’approfondimento quotidiano
che mi mancava —
spiega —: quindici minuti in diretta con un
tema del giorno e faremo da traino al tg di Enrico Mentana». Concorrenza con lui? «No, il
suo tg è il più autorevole e ognuno fa il proprio
lavoro: se noi andiamo
bene, va bene anche
lui».
Ma il quotidiano non
basta all’ex di Raitre.
Dopo aver detto addio
alla Rai («è l’azienda
dove ho cominciato e
verso la quale ho una
immensa riconoscenza») e aver lasciato in
via Teulada il suo «Ballarò», ha pronto il Ballarò di La7. Lui precisa
più volte: «È un’altra cosa, un progetto lungo
cinque anni in cui La7
ha creduto per farci diventare l’identità della rete». Ma
intanto i punti fermi sono: «Io
alla conduzione, Nando Pagnoncelli ai sondaggi, Maurizio Crozza alla satira». E poi gli autori, gli
inviati, i redattori: quasi tutti ex
«Ballarò». Come dire: squadra
Fiorello e la tv:
ero tentato
di non farla più
che vince non si cambia. Si chiamerà «diMartedì», andrà in onda ogni settimana alle 21.10 e sarà un talk show politico. «Ma di
volta in volta ci allargheremo anche ad altri argomenti, mi piacerebbe ad esempio portare in trasmissione il nuovo ct dell’Italia
Antonio Conte, o l’economista
francese Thomas Piketty, o
ascoltare nuove voci del mondo
della Chiesa di papa Francesco».
Oltre al gruppo storico si ag-
Sorriso
Giovanni Floris, 46 anni,
debutterà il 16 settembre su
La7 con «diMartedì». Dall’8
condurrà una striscia quotidiana
prima del tg di Mentana
giungono giovani dalle esperienze più varie e una firma:
«Avremo la consulenza del presidente dell’Ansa Giulio Anselmi». La sfida con il «Ballarò»
originale è aperta, anche perché
saranno in onda in contemporanea: «In 12 anni — dice Floris —
abbiamo realizzato un programma che è diventato il più autorevole: ora lo lasciamo ad un giornalista autorevolissimo, Massimo Giannini, ex vicedirettore di
Repubblica, un amico
che stimo moltissimo e
a cui non devo certo dare dei consigli». Sorride: «Non saremo una
copia di “Ballarò”, però
ci rimettiamo in gioco e
puntiamo a riprenderci
quel pubblico, a portare
di qua più persone possibili». Novità? «Floris
continua ad essere Floris, non cambia nulla
del mio essere giornalista». Non teme la concorrenza, sia quella fuori sia quella in casa, con
Lilli Gruber ad esempio
e il suo «8 e mezzo»
quotidiano: «Ci sono
tanti talk show politici,
non vince chi porta
l’ospite ma chi offre un
taglio diverso, un punto
di vista diverso sulla politica cui altri non hanno pensato, non vedo il
problema, anzi è un arricchimento». E però
un ospite lo ha già chiamato: «Aspettiamo
Matteo Renzi, venga quando
vuole: ho un po’ di cose da chiedergli su quello che sta facendo».
Claudia Voltattorni
clavolt
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Se fossi single, avrei già
smesso di fare questo
mestiere». Così Fiorello in
un’intervista al settimanale
Oggi, in edicola da stamani
(nella foto la copertina).
«Dipendesse da me, potrei
garantire che non mi
vedrete più in tv in quel
genere di spettacolone, il
varietà ad alto budget in
prima serata. Sto bene
come sto, con la mia
EdicolaFiore, i post su
YouTube, la radio, magari
il tour... Avrei già smesso,
ma mia moglie Susanna e
la mia famiglia non
vogliono. Sostengono: è
un peccato, uno spreco.
Quindi continuerò. Anche
se il mio sogno è fare un
programma alle 7 del
mattino, come in
America». Nell’intervista lo
showman si sfoga contro
le critiche web: «Dicono
che sono permaloso. Ma
non è così. Non riesco però
a fregarmene degli insulti
gratuiti, livorosi e
anonimi».
40
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Sport
Superprocura
Tavecchio può
essere deferito
Da venerdì scorso il Coni ha dato il via libera all’operatività della Superprocura, voluta dal presidente Malagò
(con lunga polemica nei confronti di Abete) e affidata al
generale di brigata dei carabinieri Enrico Cataldi, già a capo del Racis (Raggruppamento investigazioni scientifiche). Uno degli scopi per i quali il Coni ha creato questo
istituto è quello di vigilare con potere di avocazione sul lavoro di Stefano Palazzi, procuratore Figc, e dei procuratori
delle altre federazioni. Già in queste ore si capirà la forza di
questa Superprocura. Il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, non è stato deferito da Palazzi per la frase sui «mangiabanane»; ora si vedrà se provvederà a intervenire il generale Cataldi e dimostrerà maggiore severità rispetto alla
procura della Figc. Per venerdì è atteso anche il pronunciamento dell’Uefa nei confronti del presidente della Figc.
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Obiettivo L’attaccante rossonero guida il gruppo di chi cerca il rilancio: Conte non aspetta altro
Il clan azzurro
della rivincita
Il ricordo
DAL NOSTRO INVIATO
Oriali:
«Scirea,
ci manchi»
MILANO — Sono passati 25
anni dalla morte di Gaetano
Scirea (foto), il giocatore
italiano più corretto,
mai protagonista di una
polemica e mai espulso
in carriera. «Gaetano Scirea
era un fuoriclasse in campo e
fuori: mi manca, anzi ci
manca, moltissimo». È il
commosso ricordo all’Ansa
di Gabriele Oriali, neo team
manager della Nazionale
e compagno in azzurro
dell’ex difensore della Juve,
scomparso a 36 anni
domenica 3 settembre 1989
in Polonia in un incidente
stradale a Babsk, dopo essere
andato ad osservare il Gornik
Zabrze (allora era il vice di
Zoff). «Quando lo seppi,
piansi. Per noi che
vincemmo il Mundial 1982
Gaetano era il compagno
perfetto, un leader
silenzioso, ma quando
parlava diceva sempre le cose
giuste al momento giusto.
Mi viene in mente un
aneddoto di quando
vincemmo il Mondiale in
Spagna. Mi ricordo la sera
dell’11 luglio, quando ci
ritrovammo a festeggiare
in camera io, lui e Zoff e,
nonostante fossimo tre tipi
piuttosto taciturni,
riuscimmo a superare
la soglia del silenzio».
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FIRENZE — I fratelli di Mario hanno molto da giocarsi e
qualche rivincita da prendersi. Mattia Destro deve cancellare la delusione per aver perso il Mondiale sul filo di lana
dopo essere entrato nell’elenco dei 30 preselezionati, Ciro
Immobile vuole dimenticare
l’esordio (da titolare) contro
l’Uruguay che ha segnato la fine del ciclo prandelliano e
l’inizio del terremoto federale.
El Shaarawy, Giovinco e Quagliarella (arrivato ieri al posto
dell’infortunato Osvaldo)
riassaporano l’azzurro dopo
una stagione da cancellare. Il
sesto del gruppo, Simone Zaza, è il più libero di testa perché può concedersi il lusso di
guardare avanti senza doversi
confrontare con un passato
che brucia.
L’attacco è il reparto che
Antonio Conte ha rivoluzionato rispetto a Cesare Prandelli. Sei personaggi in cerca
d’identità. Prima tutto ruotava intorno a Balotelli. Ora che
Mario è perso nelle nebbie di
Liverpool, la situazione è fluida. E in vista dell’Olanda,
l’amichevole di domani sera
(20,45) a Bari, tutto è ancora
in discussione. Dalle prove di
questi giorni a Coverciano
l’Italia sembra fatta per nove
undicesimi: Ranocchia, Bonucci e Astori (al posto dell’infortunato Chiellini) davanti a Buffon; Candreva e
De Sciglio (favorito su Pasqual) sulle corsie laterali;
Parolo, De Rossi e Marchisio in mezzo al campo.
L’attacco, invece, è da scoprire. Immobile è favorito su
Destro, magari accanto a
Giovinco, anche se ieri po-
El Shaarawy
«L’arrivo
di Balotelli
ha coinciso
con il mio calo»
meriggio con l’ex granata è
stato provato Zaza. Ciro ci
spera. L’ultima vittoria del Borussia lo ha sorpreso in panchina, impegnato nel difficile
adattamento a un Paese nuovo, a una lingua complicata, a
un campionato fisico. Il suo
obiettivo è conquistare Klopp
attraverso Conte e cancellare
Il ritorno Mattia Destro, 23 anni,
non ha partecipato al Mondiale
in Brasile (Reuters)
quel senso di impotenza mostrato nel congedo dal Mondiale, affossato dall’emozione
e stritolato dalla difesa uruguaiana.
Giovinco è pronto a dargli
una mano. Perfetto per giocare tra le linee, conosce bene i
movimenti. Conte lo ha sempre stimato, più della Juve che
se non lo ha ceduto è soltanto
perché il giocatore ha rifiutato
una dietro l’altra Monaco,
Parma e Torino. A giugno sarà
libero e sceglierà dove andare.
Intanto vuole tornare a essere la «Formica Atomica» che
aveva convinto Prandelli a
consegnargli la maglia numero 10 alla Confederations.
Stephan El Shaarawy è un
pallino del nuovo tecnico,
che potrebbe risparmiarlo
per la Norvegia. Il Faraone però sta alla
grande, è
In forma
Stephan
El Shaarawy,
21 anni,
vuole tornare
protagonista
(Ansa)
La sorpresa Simone Zaza, 23
anni, è una delle novità di questa
Nazionale (LaPresse)
l’immagine fresca e vincente
del Milan rilanciato da Inzaghi. Dopo mesi da incubo, è
tornato a splendere e non
vuole fermarsi anche se, dopo
tutto ciò che ha passato, vola
basso. «Il mio obiettivo è arrivare in doppia cifra: dieci gol
andrebbero bene. Prima, però, viene il risultato di squadra e il Milan vuole rientrare
in Champions». Balotelli era e
resterà un suo amico, ma sin
che Mario era rossonero, El
Shaa è stato l’ombra di se stesso. «Quando è arrivato Balo
abbiamo cambiato modo di
giocare per assecondare le sue
caratteristiche. Ma non voglio
scaricare colpe su nessuno.
Ho avuto un calo, più mentale
che tecnico, credo che a vent’anni sia possibile. Ho passato mesi difficili, però non cerco rivincite. Inzaghi e Conte
sono simili, due vincenti, due
Replica Assenti Messi e altri protagonisti della finale di 51 giorni fa. Löw: «Gara importante, ma non come quella del Maracanà: non ci sono titoli in palio»
Da Rio a Düsseldorf è sempre Germania-Argentina
DAL NOSTRO INVIATO
DÜSSELDORF — Com’è diverso il mondo (del calcio e in
generale) soltanto 51 giorni dopo. Dalla spiaggia di Copacabana
alla riva del Reno, dal Maracanà
all’ESPRITarena di Düsseldorf,
bell’impianto con tanto di copertura e temperatura regolata
(15 gradi d’inverno), inaugurato
alla vigilia del Mondiale 2006
che, però, non passò mai di qui.
Il Fortuna è in serie B, per cui
nell’elenco degli eventi ospitati
nello stadio hanno maggior rilievo il campionato di football
americano o il Festival canoro
dell’Eurovisione. Quando venne
fissata questa amichevole (di
lusso) tra Germania e Argentina,
C.t. Joachim Löw, 54 anni
Tata Gerardo Martino, 52 anni
nessuno immaginava che sarebbe stata l’immediata rivincita tra
le due finaliste del Mondiale
2014. «Infatti non si tratta di una
rivincita — chiarisce Joachim
Löw, tecnico campeon — perché
non c’è il titolo in palio. Questa
Germania-Argentina è stata
programmata da tempo e non ci
sono capacità divinatorie da
parte della Federazione. Volevamo solamente affrontare una
squadra forte prima della Scozia,
esordio nelle eliminatorie per gli
Europei».
Non sarà una rivincita però a
Wolfgang Niersbach, presidente
federale e ai tempi del trionfo del
1990 addetto stampa, piacerebbe l’idea di avere un tocco sciamanico, un arcano potere. Di si-
curo la magia più grande è far
sparire qualcuno. Il capitano
della quarta stella, Philipp Lahm,
si è ritirato come aveva promesso, con 113 presenze e la Coppa.
La sua fascia va a Bastian «Basti»
Schweinsteiger, 30 anni, 103
presenze. «È un leader naturale,
si sa prendere le sue responsabilità ed è sempre presente quando occorre» dice il c.t. Però Basti
è in infermeria, insieme con
Jerome Boateng, Mats Hummels,
Mesut Ozil e, forse, Sami Khedi-
Le amichevoli
Oggi in campo
ESPRITarena, Düsseldorf
Germania-Argentina
(ore 20.45 tv Fox Sports)
Wembley, Londra
Inghilterra-Norvegia
(ore 21 tv Fox Sports 2)
Arena-Khimki, Mosca
Russia-Azerbaigian
(ore 17)
Fionia Park, Odense
Danimarca-Turchia
(ore 20)
Generali Arena, Praga
Repubblica Ceca-Usa
(ore 20.15)
ra. Quindi il vice (capitano) sarà
il portiere Manuel Neuer. Con
Lahm hanno lasciato la Nazionale Miro Klose e il difensore di
lungo corso Per Mertesacker. Sono tornati Mario Gomez e Marco
Reus, esclusi dalla spedizione
brasiliana per infortunio.
Joachim Löw punta al 2016, ai
dieci anni di panchina e a un
successo a breve termine (prima
del Mondiale 2014 bisogna andare indietro 18 anni). «Una cosa è chiara: non vogliamo di
nuovo attendere così tanto, vogliamo l’Europeo». Il nuovo tecnico dell’Argentina, Gerardo Tata Martino reduce da una stagione dimenticabile al Barça, subentrato al flemmatico
(«pachorra») Alejandro Sabella
ha anche meno tempo: «Lavoriamo per riunire i giocatori attorno a una nuova idea a una
nuova organizzazione. Vincere,
ora, non è la priorità». Ma nel
2015 c’è la Coppa America in Cile. Per entrambe c’è il Mondiale
2018 in Russia. Manca Leo Messi, acciaccato, a cui Tata riconsegnerà la fascia di capitano. Sulla
Pulce girano voci a proposito di
un possibile abbandono della
Seleccion. Il padre Jorge smentisce: «Invenzioni». Gonzalo Higuain, Angel Di Maria e Sergio
Aguero, a diverso titolo delusi
dal Mondiale, se non con la Germania, cercano una rivincita con
se stessi. A loro Martino ha aggiunto Erik Lamela come vice
Messi e Nicolas Gaitan. Non sarà
una rivincita, ma può essere un
divertimento.
Roberto Perrone
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Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
Sport 41
italia: 51575551575557
Vuelta, Contador in maglia rossa Atletica: la Del Buono va forte
Sci, l’addio di Marlies Schild
Tony Martin vince la crono (Real Lunasterio de Santa María de Veruela-Borja di 36,7 Km), fermando il tempo in 47’02”. Quarto Contador
(a 39’’), nuova maglia rossa, strappata al colombiano Quintana che è
caduto in modo rovinoso, arrivando al traguardo con oltre 3’ di ritardo.
Al 2° posto della classifica sale Valverde (a 27’’); 3° Uran (a 59’’).
Marlies Schild (2 ori mondiali e record di 35 vittorie nello slalom) si ritira:
«Ora punto ad avere una famiglia» dice la 33enne sciatrice austriaca (fidanzata di Benni Raich), la cui carriera è stata costellata da gravi infortuni.
TENNIS — Barazzutti ha convocato Bolelli, Fognini, Lorenzi e Seppi (il
quinto è Bracciali) per la semifinale di Davis con la Svizzera (12-4 settembre).
Atletica, meeting di Rovereto. Grande prova di Federica Del Buono che
ha vinto i 1.500 con il proprio record personale: 4’05”32, settimo tempo
assoluto nelle liste italiane. Bene anche Magnani e Viola. Nei 400, secondo posto per Libania Grenot (51”30), campionessa europea in carica, battuta dalla giamaicana McPherson (50”69). Gatlin ha vinto i 100 in 10”07.
Dubbi nerazzurri L’immobilismo dell’ultimo giorno complica i piani di Mazzarri
Inter, mercato avventuroso
il fuoriclasse non è arrivato
Conti a posto, ma i nuovi dovranno esplodere subito
Il sostituto Fabio Quagliarella,
31 anni, ha preso il posto
dell’infortunato Osvaldo
Il riconfermato Ciro Immobile,
24 anni, ha partecipato al
Mondiale 2014 (Ansa)
grandi motivatori. Al c.t. ho
dato piena disponibilità: posso fare la seconda punta o il
quinto di centrocampo». Svicola sull’esclusione di Balotelli dalla Nazionale: «Ci siamo
sentiti, mi ha fatto i complimenti per la partita contro la
Lazio. Al di là di certi atteggiamenti è uno dei migliori del
mondo».
Quagliarella con Conte non
ha trovato spazio, ma ora
sembra che tra i due non ci siano mai stati screzi: «Sono
emozionato come la prima
volta e con il mister il rapporto è sempre stato bello: ci può
❜❜
Simone Zaza
Ora non sono
nessuno, ma non
sarebbe male se
diventassi il più forte
stare, in un grande club come
la Juve, di giocare poco…».
Destro vuole iniziare un
nuovo ciclo, dimenticando gli
screzi con Prandelli. Zaza, invece, viene dalla salvezza con
il Sassuolo e ha segnato subito
in campionato: «Ora non sono nessuno, ma non sarebbe
male se diventassi il più forte
attaccante italiano...». Così,
magari, potrebbe andare alla
Juve, che nei suoi confronti
vanta una specie di opzione
per 15 milioni. Conte sorride.
Rossi è fuori per chissà quanto tempo, Balo è prigioniero
di se stesso. Dietro però qualcosa si muove.
Alessandro Bocci
L’infortunio
Chiellini ko
Il difensore
salta l’Olanda
FIRENZE — (a.b.) Un
inizio in salita. Prima
l’infiammazione articolare
che ha costretto Osvaldo
ad arrendersi, poi la
lombosciatalgia che ha
rispedito a casa Paletta.
Ora anche Giorgio Chiellini
è infortunato: «Ha
avvertito un problema al
polpaccio sinistro», spiega
il professor Castellacci.
Ecografia e risonanza
magnetica hanno escluso
che si tratti di un incidente
serio. «C’è un piccolo
edema al soleo, ma senza
lesioni, frutto solo di un
sovraccarico». Chiellini
salterà l’amichevole con
l’Olanda e Conte cercherà
di recuperarlo con la
Norvegia il 9 settembre.
Proprio un infortunio di
Giorgione, prima
dell’amichevole con la
Spagna lo scorso marzo,
aveva scatenato una lite a
distanza tra Prandelli e
Conte. Ora il nuovo
allenatore azzurro deve
affrontare la questione
stando dall’altra parte della
barricata. La situazione,
però, è sotto controllo.
Conte ha parlato con
Marotta rassicurando la
Juve che non intende
correre rischi: Chiellini
giocherà a Oslo solo se
avrà superato l’infortunio.
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La polemica
Maradona, altro siluro ad Icardi
«Non avrebbe dovuto giocare»
Irato Maradona,
53 anni (Ansa)
Criticato Icardi,
21 anni
MILANO — (s.r.) Diego Armando Maradona
non cambierà mai. Quando deve dire una
cosa, il Pibe non è di certo uno che si tira
indietro. Così dall’emozione per l’abbraccio
con papa Francesco alla rabbia per avere visto
in campo Mauro Icardi, nella Partita della
pace, il passo è stato breve: «Non avrebbe
dovuto giocare, è un discorso che
affronteremo seriamente con gli organizzatori.
La prossima volta facciano giocare lui e non
Maradona». Oltre ad aver mostrato ancora le
sue indiscusse qualità tecniche (pregevole
l’assist a Roberto Baggio e incantevoli tanti
altri passaggi), l’argentino ha fatto notizia
anche per la sua dialettica. E a farne le spese
è stato Icardi, già attaccato a dicembre quando
il giocatore dell’Inter aveva soffiato a Maxi
Lopez (suo compagno di squadra ai tempi
della Sampdoria) la moglie Wanda Nara.
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MILANO — Non è piaciuta
l’Inter che ha esordito in campionato contro il Torino (anche
se il pareggio in sé in casa dei
granata non è disprezzabile, anzi); è piaciuta ancora meno la
strategia scelta dalla società nerazzurra nell’ultimo giorno di
mercato e non perché non è arrivato Lavezzi. Quello era un
obiettivo irrealizzabile e lo si sapeva da tempo, visti i criteri
economico-finanziari ai quali si
ispira la «squadra» di Thohir,
anche per rispetto delle regole
del fair play finanziario imposto
dall’Uefa. Domenica sera si era
capito che, se non fosse partito
Guarin, non sarebbe arrivato
nessuno. E così è stato: Guarin
non ha lasciato l’Inter (rifiutata
a più riprese dal club l’idea del
prestito) e Giacomo Bonaventura è finito al Milan.
Ha detto ieri il vicepresidente
rossonero, Adriano Galliani
sorridendo: «Quando è saltato
Biabiany, Bonaventura era già a
Milano per andare altrove». E il
d.g. dell’Atalanta, Pierpaolo
Marino, ha spiegato: «Bonaventura era stato bloccato dall’Inter
da qualche giorno, poi nel primo pomeriggio abbiamo fatto
venire Jack perché sembrava
fatta. Verso le 19.30 abbiamo
saputo che l’Inter non lo prendeva più e ci siamo detti, leggendo che era saltata l’operazione Biabiany con il Milan, che
si poteva discuterne con i rossoneri». Bonaventura, per la sua
duttilità tattica, sarebbe stato
un’alternativa importante per
Mazzarri, dopo la partenza di
Alvarez per il Sunderland. Invece è rimasto Guarin («sono
molto contento che non sia andato via», ha detto il tecnico):
ieri l colombiano è stato inserito nella lista Uefa per l’Europa
League 2014-2015 (29 calciatori) e con lui rientrano Campagnaro, Kuzmanovic e Mbaye,
esclusi dal playoff con gli islandesi dello Stjarnan.
Solo tre attaccanti
Anche se è stato preso
Osvaldo, nella rosa ci
sono soltanto tre punte
Il mercato dell’Inter ha chiuso con un saldo negativo di appena un milione di euro, mentre il monte ingaggi, con l’uscita
di scena dei quattro argentini
del triplete, è ulteriormente
sceso, in linea con la nuova politica societaria. In assenza di un
vero fuoriclasse (Jovetic, Lavezzi o Luiz Gustavo), la campagna
acquisti nerazzurra, ora che si è
conclusa, appare più creativa
che convincente in senso assoluto, perché vive su molte
«scommesse». Il d.s. Piero Ausilio ha centrato tutti gli obiettivi
che gli erano stati indicati, ma
questo non significa che, in assenza del guizzo finale, si sia
Errori In alto Erick Thohir
(44); sopra Giacomo
Bonaventura, 25 anni (Ansa)
trattato di un mercato pirotecnico. Perché, come si dice in
questi casi, «senza i lilleri non si
lallera». Vidic, ad esempio ed
escludendo l’impatto infelice
con il campionato italiano, ha
grande personalità e una magnifica storia al Manchester
United, ma ha quasi 33 anni (il
21 ottobre); Yann M’Vila, nell’ultima stagione, non è stato
certo un punto di forza del Rubin Kazan; Gary Medel, 27 anni,
promette molto, ma giocava nel
Cardiff; Dodò, come si dice
adesso, è un prospetto di giocatore interessante, ma la Roma
per la Champions League ha
scelto altre soluzioni nel ruolo
di terzino sinistro (Ashley Cole); Osvaldo, che pure è un nazionale italiano (se sta bene), è
reduce da un’annata non proprio fantasmagorica fra Inghilterra e Juve. E resta da verificare
se chi c’è già farà davvero il salto di qualità, a cominciare da
Kovacic, che ormai è titolare,
ma che fatica ancora a trovare
continuità nella partita, così come Hernanes deve dare di più.
Questo per dire che a Mazzarri
il lavoro non
mancherà, in
questa prima stagione del nuovo
corso, ma che per
arrivare al terzo
posto (in tanti
considerano il
vero obiettivo
dell’Inter, con un
eccesso di ottimismo), tutti sono chiamati a dare il 100%. Anche
sotto porta, perché il tecnico, in
attesa di capire
davvero quale sia
il ruolo più adatto a Guarin (in
due anni e mezzo
non sembra aver
compiuti sensibili miglioramenti, pur avendo qualità notevoli), è rimasto con soli tre attaccanti: Icardi, Osvaldo e Palacio, che potrebbe tornare disponibile dopo la sosta. Non è
arrivato Lavezzi e nemmeno
Borini e tre attaccanti, con l’Europa League di mezzo, non sono
tanti. Poi, come è successo tante
volte nel calcio, i fatti smentiranno questo tipo di valutazione: l’Inter farà strada in campionato e in coppa. Ma al momento
e anche tralasciando Juve e Roma, ci sono squadre meglio attrezzate dei nerazzurri.
Fabio Monti
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Il centravanti Lo spagnolo: «Cercavo un posto per ritrovare l’entusiasmo, il Milan mi sembra la scelta giusta»
Torres: «Qui vivrò la mia seconda giovinezza»
MILANO — «Mejor tarde que nunca». Con dieci anni di ritardo rispetto al
primo tentativo effettuato dal Milan di
portare a San Siro Fernando Torres («visto che l’Atletico Madrid non aveva
completato i pagamenti di diversi giocatori acquistati da noi, dissi al presidente Gil che avrei rinunciato al credito
se mi avesse dato il suo attaccante. Ma
non accettò» racconta ora Adriano Galliani), il centravanti della Spagna campione d’Europa e del mondo è pronto
per quella che definisce «la nuova sfida». Ha visitato il Museo del Milan, accompagnato da Galliani, provato da
un’estate da Condor («sono entrati 11
giocatori e ne sono usciti 14. Forse mai
nell’era Berlusconi avevo effettuato tante operazioni ma quando si è reduci da
un’annata non positiva qualcosa bisogna cambiare»).
Al centro del progetto c’è questo ragazzo trentenne, desideroso di misurarsi in una nuova realtà. «Il campionato
italiano insieme alla Liga e alla Premier
è tra i più importanti d’Europa. Non ho
paura di mettermi alla prova, spero solo
di adattarmi velocemente».
L’esperienza al Chelsea non è stata
entusiasmante, almeno a leggere i tabellini. Torres però non ha rimproveri
da muovere a Mourinho («chissà, magari un giorno ci rincontreremo»), e ha
«mucha gana», cioè voglia di ricominciare. «Dopo sette anni di Premier League, avevo desiderio di una nuova avventura. Questa per me è una tappa
nuova, spero di segnare e di riportare la
squadra in Champions». La carta
d’identità magari fa storcere il naso a
Arrivato
Fernando
Torres, 30
anni. Al suo
fianco
Barbara
Berlusconi,
30 anni, e
Adriano
Galliani, 60.
(Buzzi)
qualcuno ma Fernando non sembra
crucciarsi. «Cercavo un posto dove ritrovare l’entusiasmo e il Milan mi sembra il posto giusto. Vorrà dire che qui vivrò la mia seconda giovinezza».
Nel museo ha ammirato maglie e video di tante leggende rossonere del pas-
sato, da Van Basten a Weah passando
per Inzaghi. «Spero di essere all’altezza,
Chissà, magari un giorno ci sarà anche
la mia maglia numero 9». Nonostante il
curriculum, non tradisce segni di superbia. «Ho voglia di imparare tanto da
un ex attaccante come Inzaghi. Vorrei
La confessione
Roma: Balzaretti carriera a rischio
ROMA— Federico Balzaretti rischia
la carriera: «Non riesco
a correre», la sua confessione.
Il terzino della Roma, sposato con
la ballerina Eleonora Abbagnato, Etoile
all’Opéra Garnier di Parigi, non gioca
dal 10 novembre 2013 (all’Olimpico
contro il Sassuolo): «Non mollo,
ma non so se questo basterà. Purtroppo
devo fare ancora dei mesi di terapia,
non so quanti. C’è anche la possibilità
che questo dolore mi rimanga per
sempre. Ai tifosi, però, dico la stessa
cosa che ho detto a società e compagni:
io non mollo».
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che la partita con il Parma si giocasse
già domani». A dire il vero i tifosi gli
hanno chiesto la zampata vincente in
una partita in particolare. «Già dall’atterraggio all’aeroporto tutti mi hanno
chiesto un gol all’Inter. Mi impegnerò a
far felici i tifosi nel derby». È arrivato a
costo zero (prestito dal Chelsea), affare
che come altri viene difeso dal vicepresidente milanista. «A volte diventa una
colpa l’abilità di comprendere la possibilità di prendere un grande giocatore a
zero. Se avessi pagato 20 milioni Diego
Lopez sarei stato più bravo? È una colpa
aver preso Alex in scadenza, titolare nel
Psg? Taarabt ci teneva a tornare al Mi-
Tornare in Champions
«Spero di essere all’altezza, di
segnare e di aiutare la squadra
a tornare in Champions»
lan: ci sono stati contatti fino alle 10 di
sera di lunedì ma con Pippo abbiamo
optato per Bonaventura. Cristante via?
Si lamentava perché si sentiva poco impiegato: ma nel breve periodo Bonaventura può aiutare il Milan». Retroscena:
Zaccardo aveva chiesto 500 mila euro di
buonuscita a Galliani. Ecco perché è
sfumato lo scambio con Biabiany. Ma
ora comincia l’era di Torres: «Questa è
una società dove dopo un’annata complessa si deve rischiare tutto. E io non
chiedo altro che rimettermi in gioco».
Monica Colombo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
42
italia: 51575551575557
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
Sport 43
italia: 51575551575557
Bravata o fair play?
Mondiale di volley
Neymar, l’autografo (e la multa) che fa litigare la Spagna
L’Italia
rimonta
la Francia
Non ha resistito. E poco prima di
entrare in campo si è fermato
sotto la balaustra, giusto il tempo
di lasciare uno scarabocchio su un
pezzo di carta e stringere la mano
al tifoso del Villarreal che durante
tutto il riscaldamento a
bordocampo deve averlo
«tormentato» per ottenere un po’
di attenzione. Ha fatto bene o male
Neymar a firmare un autografo,
per giunta a un avversario, prima
di entrare in campo a mezzora
dalla fine, sullo 0-0? Nonostante la
vittoria finale (1-0), il suo datore
di lavoro e il suo principale non
hanno dubbi: il brasiliano rimesso
in piedi dopo la ginocchiata del
colombiano Zuniga che gli ha fatto
finire il Mondiale ai quarti di
finale, ha ricevuto 6.000 euro di
multa dal Barcellona, decisa dal
tecnico Luis Enrique. La società
blaugrana non conferma, ma la
tifosi del Barcellona la pensano nel
modo opposto e considerano
questo l’ennesimo gesto «da
Hollywood» di un giocatore che
ritengono prima di tutto un
fenomeno di marketing e «di una
stupidità senza limiti». Proprio
nei giorni in cui la fidanzata di
Barça irritato
Durante il riscaldamento firma
e stretta di mano al tifoso
avversario: pena di 6mila euro
smentita è decisamente debole:
«Sono cose private. Con Neymar
non ci sono problemi» dice il
direttore generale Zubizarreta,
respingendo la polemica a pugni
chiusi, come quando difendeva la
porta del Barça. Considerato che
«El Madrigal» è anche lo stadio
della banana lanciata dagli spalti
ad aprile e mangiata da Dani
Alves, il piccolo gesto di Neymar
potrebbe essere catalogato anche
come un innocente momento di
fair play e di distensione. Molti
O’Ney, Bruna Marquezine, regina
delle telenovelas in cui ha recitato
anche il giocatore, ha firmato un
contratto per un film a
Hollywood, quella vera. Ma è
davvero mancanza di
professionalità e di
concentrazione quella di Neymar
o forse il suo gesto in buonafede fa
parte del modo tutto brasiliano di
concepire il calcio e il rapporto
con la tifoseria? I sondaggi in
Spagna mostrano una spaccatura:
molti sono contro il giocatore,
molti sono con lui. In favore di un
calcio meno esasperato e meno
propenso a drammatizzare ogni
piccola variazione sul tema.
Quello che il Barcellona più di altri
club ha sempre detto di sostenere.
Quello che Neymar proverà ad
esportare anche venerdì a Miami
nella prima amichevole del nuovo
c.t. Dunga, proprio contro la
Colombia di Zuniga: un timbro
sulla vertebra come quello che gli
ha lasciato il difensore del Napoli
al Castelao di Fortaleza merita
come minimo un altro autografo.
Paolo Tomaselli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Formula 1 Parole dolci dello spagnolo: «Stiamo definendo i dettagli, ho sempre detto che voglio continuare qui»
Alonso non fa le valigie
e rilancia con la Ferrari
«Il rinnovo è vicino»
«Fiero della passione attorno al team»
DAL NOSTRO INVIATO
MARANELLO — Corteggiato
dalla McLaren, frustrato per i
risultati, deluso dalla nuova F1
ibrida, ma non per questo
pronto a fare le valigie. Tutt’altro. Fernando Alonso, ansioso
di riscossa, distilla parole dolci
per la Ferrari, nell’imminenza
del Gp casalingo di Monza: «La
Ferrari è una squadra che sa
darti molto più del gusto della
vittoria. C’è una passione intorno che ti fa sentire orgoglioso e
fiero».
Dichiarazioni d’amore che
preludono a un legame sempre
più intenso fra lo spagnolo e il
Cavallino? Sembra di sì. Quando gli chiedono a che punto è il
rinnovo del contratto — il suo
impegno termina nel 2016 —
risponde che «ormai ci siamo.
Dura rincorsa
«Quest’inverno sarà
più difficile colmare il
divario dai migliori: sarà
una sfida per tutti noi»
Stiamo lavorando su alcuni
punti e sui dettagli». Economici e non: perché è chiaro che
Fernando per restare, oltre a
una montagna di soldi — si dice 30 milioni di euro l’anno —,
vuole avere la garanzia di tornare ai massimi livelli dopo
aver digerito troppi bocconi
amari.
Mette a tacere le voci di mercato, la sequela infinta di indiscrezioni: «Non è bello perché
così si crea stress alla squadra e
ai tifosi. È da un anno che ripeto che voglio continuare in Ferrari e prolungare il contratto.
Ma nessuno se n’è accorto».
Anche se la firma sul contratto
ancora manca. A Maranello dovranno faticare come matti per
far dimenticare la F14 T : «Il divario da colmare quest’inverno
(stavolta rispetto alla Mercedes, ndr) sarà molto più grande
che in passato: recuperarlo in
sei mesi sarà una sfida per tutta
la squadra».
Per adesso le sensazioni sul
progetto guidato da James Allison per il 2015 sono positive,
ma Fernando non vuole illude-
Il Gp a rischio
«Ecclestone,
giù le mani
da Monza»
Alla presentazione del Gp
d’Italia, levata di scudi
a favore di Monza,
minacciata da Bernie
Ecclestone di essere
esclusa dal calendario se
non rinnoverà il contratto
sulle basi a lui gradite.
«Finché sarò presidente
dell’Aci, Monza ci sarà:
non esiste un piano B» dice
Angelo Sticchi Damiani.
L’assessore regionale
Antonio Rossi ha invitato il
Governo «a intervenire per
garantire il rinnovo»,
mentre Ivan Capelli, che
ora guida l’Aci Milano,
assicura «di avviare a breve
la trattativa con Ecclestone:
la soluzione non è
semplice, ma ci crediamo».
re nessuno: «Adesso tutti i programmi sono interessanti perché hai scoperto i punti deboli
della macchina attuale. Ma l’ultima parola spetterà al cronometro, durante i test invernali».
L’arrivo di Marco Mattiacci
sul ponte di comando non è
stato una rivoluzione: «Non
credo che da Stefano (Domenicali, ndr) a Marco sia cambiato
tutto. È solo un nuovo approccio. Marco non conosce molti
aspetti tecnici della F1? Ci sono
svantaggi e vantaggi. Deve credere un po’ di più alle persone e
affidarsi a loro. Però non avere
alcuna eredità ha i suoi lati positivi: parte da un foglio bianco». Intanto il team principal
romano, in un’intervista alla
Cnn, spende elogi per Ross
Brawn — «È un’icona, a Maranello. Chiunque in F1 vorrebbe
lavorarci insieme» —, però poi
conferma i pieni poteri ad Allison, incaricato di «costruire» il
futuro.
Si fa nostalgico pure Fernando pensando ai baby piloti, alle
monoposto silenziate e troppo
«gentili»: «Quando ero piccolo
vedevo la F1 come roba da su-
pereroi. Le macchine erano fulmini, avevano mille cavalli,
Senna e Prost sul podio non si
reggevano in piedi. Se oggi un
bambino di 10 anni legge certe
notizie (quella del 17enne Verstappen, ndr) pensa che la F1
sia più umana. In realtà è così:
le monoposto sono molto più
facili e lente. Non sono più ‘‘fisiche’’: dieci anni fa, dopo il
primo test invernale ti ritrovavi
stremato e non riuscivi a muovere il collo e a dormire, tanto
era il dolore. Era come montare
un toro. Adesso è una specie di
Verso il rinnovo
Fernando Alonso ha
ammesso di essere
vicino al rinnovo
e all’estensione
dell’accordo con la
Ferrari. Giunto a
Maranello nel 2010,
ha un contratto fino
a tutta la stagione
2016 (Epa)
Gp2». La cosa che più gli manca, però, è il rumore: « La gente
lo ascoltava come un violino, lo
sentiva chilometri prima di arrivare in pista. Ora si è perso».
Il ricordo di tanti duelli conditi dai decibel riaffiora quando
parla degli avversari più forti:
«Hamilton, uno che non s’arrende mai. E poi c’era Kubica,
un altro fuoriclasse». Progetti
per il futuro oltre la pista? «Voglio correre altri dieci anni. A 33
anni mi sento un ragazzino».
Daniele Sparisci
Cannoniere Ivan Zaytsev
All’inferno e ritorno, è il
caso di dirlo. Da 0-2 a una
vittoria sulla Francia per 32 (20-25, 20-25, 25-23, 2513, 15-12) che permette di
accumulare i primi punti
nel Mondiale, ma
soprattutto di riacquistare
quella fiducia che stava
sfiorendo. L’Italia del volley
è dunque viva e lo fa con
una rimonta tutta carattere
nella quale, a gioco lungo,
si scatena la mano
devastante di Ivan Zaytsev,
e dove Mauro Berruto
pesca dalla panchina,
cambiando anche il
palleggiatore, le carte
giuste per vincere una
sfida che, se persa, avrebbe
ridotto gli azzurri alle
corde dopo due sole
partite. Invece, mentre
l’Iran supera pure gli Usa e
prenota il primato nel
girone B, Azzurra può
guardare con fiducia al suo
futuro, a cominciare dalla
partita di domani con il
Belgio. Importante e da
non fallire ma, adesso,
meno ricca di fantasmi.
Due set con un’Italia
irriconoscibile,anzi, molto,
troppo simile a quella che
aveva perso contro l’Iran.
La lotta contro il destino
gramo è proseguita anche
nella terza frazione, che
sembrava avviata allo
stesso epilogo. Ma Berruto
ha deciso di rimescolare il
sestetto, sostituendo il
palleggiatore (Baranowicz
per Travica dalla fine del
secondo set) e inserendo
Lanza per Parodi. La scossa
c’è stata: l’Italia dapprima
ha rischiato lo 0-3, poi ha
ribaltato tutto difendendo
un vantaggio minimo (2523) e nella quarta frazione
è arrivata a travolgere i
transalpini (25-13). La
stessa inerzia è stata
mantenuta nel tie-break:
mai più ripresa, Azzurra,
dopo un avvio deciso (40); il suo Mondiale
comincia ora.
f.van.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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La curiosità Una prova al simulatore della Rossa: dieci potenti computer riproducono scenari e situazioni delle piste reali
Dentro il ragno meccanico che non perdona
DAL NOSTRO INVIATO
MARANELLO — L’enorme ragno
meccanico t’aspetta nel silenzio surreale di una camera priva di finestre.
Precauzione necessaria per custodire
uno dei segreti industriali meglio
protetti a Maranello.
Alto più di quattro metri, il mostro
incute timore anche quando è immobile. Poi si sveglia e lancia ruggiti metallici.
È il simulatore F1 della Ferrari, non un
videogioco né una di quelle macchine
da luna park. No, è quello vero. Qui
nascerà la vettura dell’anno prossimo,
qui gli ingegneri provano soluzioni da
portare in pista. La scocca di una monoposto sospesa in aria serve a capire
che stai entrando in un altro mondo.
Ai confini dei limiti umani: per accedervi devi salire una scala a pioli, calarti nell’abitacolo facendo i conti con
Nel mostro
L’angusta
postazione di
comando del
simulatore
della Ferrari.
Per poter
guidare dentro il «mostro» sono
necessari
anche occhiali per la
visione tridimensionale
il giro vita, infilare passamontagna,
guanti, casco e occhiali tridimensionali. La sensazione è di essere più pigiato che su un treno regionale, per
spingere il pedale del freno serve la
forza bruta. Si suda davvero dopo pochi minuti. Alonso, Raikkonen e i col-
dendo un film in 3D. Gli schermi tridimensionali sono giganteschi, almeno dieci computer potentissimi lo
alimentano, una stanza zeppa di server e centraline serve a reggere la capacità di calcolo, il sistema di movimento riproduce tutto quello che suc-
Vietato schiantarsi
Lo schianto non è tollerato
dal sistema: i dati diventano
inutili e si deve ricominciare
laudatori trascorrono ore chiusi dentro questa stanza per testare e simulare gare. Le sessioni durano dalle 9 alle
17, né Fernando né Kimi lo amano
molto. Pare che il finlandese ne patisca gli effetti collaterali: nausea, vertigini, sintomi che qualcuno prova ve-
cede su una monoposto. Esci di strada
a tutta velocità? Ti arriva un’ indimenticabile sberla. Prendi un cordolo? La
macchina sobbalza paurosamente,
traballa tutto. Arrivi troppo lento in
curva? Il motore si blocca, va in «autoprotezione» per evitare guai peggiori:
«game over» verrebbe da dire, se fosse
un gioco. Ma non lo è. Da quando la
F1 ha limitato i test sui circuiti, i simulatori come questo, che costano
qualche milione di euro, dominano la
scena. «La cosa più difficile — spiega
Giacomo Tortora, capo simulazione
della Ferrari — è far capire il livello di
rischio ai piloti. Non essendoci conseguenze, devono calcolarlo loro perché
ogni uscita di pista di pista fa ‘sballare’
il modello matematico». Vuole dire
che i dati diventano inutili e che si deve ricominciare tutto daccapo. Come
nella realtà. Quando chi scrive si è
schiantato alla variante Ascari di
Monza, i tecnici hanno impiegato una
decina di minuti per resettare il sistema. Nei calcoli dei computer era
escluso che qualcuno potesse compiere un simile disastro.
d.spa.
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Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
È mancato all’affetto dei suoi cari
Luca Erizzo
I parenti lo ricordano per l’amore per la vita e la
conoscenza che ha insegnato a tutti.- Clotilde,
Dorothea e Roberto, Marina e Patrizio, Michelangelo e Catherine, Cristina e Franco, Francesco
S.J., Sabina, Giovanna e Andrea, Alberto e Paola, Giorgio Laura e Lucia, Francesca e Bernardo,
Camilla, Valeria, Elena, Nicolò, Alessandro, Luca, Alvise, Bianca.- Si ringraziano Fernando, il
Dottore Bernardini, i medici dell’Istituto dei Tumori e di Humanitas e tutto il personale e i volontari dell’Hospice dell’Istituto dei Tumori di Milano.- Il funerale si terrà giovedì 4 settembre
presso la chiesa di San Nazaro a Milano, per informazioni sull’orario chiamare il numero
02.743561. - Milano, 2 settembre 2014.
La famiglia Garosci si stringe intorno a Valeria
e ai suoi cari per l’incolmabile vuoto lasciato da
ieri dal grande
Il Consiglio di Amministrazione di LPE S.p.A. è
vicina all’ingegnere Piero Poggi per la scomparsa
della moglie signora
La moglie Raffaella, la figlia Laura con Claudio, Eleonora e Federico annunciano con grande
dolore la scomparsa del
Luca Erizzo
Loredana Bernardoni
Dott. Antonio Lofrese
- Milano, 2 settembre 2014.
- Baranzate, 2 settembre 2014.
Socorrito e Guillermo Hang partecipano al lutto e ricordano con affetto il caro amico
Partecipano al lutto:
– Massimo Sordi.
– Franco Preti.
– Beatrice Preti Schuler.
– Alia Miraglia Preti.
– Fabio Sordi.
– Ernesto Benedetti.
– Valerio Villoresi.
– Vittorio Fabio.
Luca
- Buenos Aires, 2 settembre 2014.
Lorenzo Einaudi e Roberta Mocellin Einaudi sono vicini ai familiari del caro
Luca
zio Luca
- Milano, 2 settembre 2014.
Annacarla e Alessio, Emanuela e Cesare, Giorgina e Riccardo, Giovanni e Alberta con le loro
famiglie partecipano con profonda tristezza alla
scomparsa di
Luca
amico di una vita, dall’infanzia spensierata e serena agli anni di fedele collaborazione con Roberto, con il quale condivise lavoro e curiosità.Ricorderà sempre la sua originale personalità, la
bontà, l’intelligenza, la tenacia e l’immancabile
ironia. - Milano, 2 settembre 2014.
Luca
cugino della loro mamma Carla Mosterts e amico
carissimo. - Milano, 2 settembre 2014.
Giovanna, Martina, Massimo e Benedetta ricordano con grande affetto il caro
Loredana
adorata, che fortuna averti incontrato!- Nulla è
più stato come prima.- Con amore e infinita riconoscenza Barbara.
- Milano, 2 settembre 2014.
Addio... anzi no... arrivederci... mia cara amica
Loredana
alla prossima chiacchierata e al prossimo spetteguless... ma nel frattempo mi mancherai.- Alia.
- Legnano, 2 settembre 2014.
Partecipano al lutto:
– Aldo e Piero.
– Nani e Luisa Cortesi.
zio Luca
- Milano, 2 settembre 2014.
Gianfelice con Martina, Maria ed Andrea si
stringe affettuosamente alla famiglia per la perdita del caro
"A la tarde te examinaran en el amor".
Caro Luca l’esame l’hai sicuramente passato
con lode.- Enrico Bonatti con Kinina e i figli Chiara con Francesco, Sofia, Guido, Enrico e Lorenzo
ricorderanno sempre l’amico e padrino
Ciao
Marisa, Salvatore e Luca, Serena e Roberta, gli
adorati nipoti Lorenzo, Giulia, Cecilia, Giorgia,
Francesco e Leone. - Paola, 2 settembre 2014.
amico e collaboratore di una vita, di cui ricorda
con grande rimpianto le profonde qualità umane
e professionali. - Milano, 2 settembre 2014.
Luca Erizzo
Partecipano al lutto:
– Franco e Diana Abruzzo.
– Raffaele Della Valle e famiglia.
Paolo e Beatrice Rocca ricordano con affetto
Luca Erizzo
Anna Bonatti Rocca con i figli Roberto, Maria,
Elena, Guido, Enrico e rispettive famiglie ricorda
con affetto l’amico di sempre
Luca
che riposa ora con la sua Elda.
- Milano, 2 settembre 2014.
amico e collaboratore di tanti anni.
- Milano, 2 settembre 2014.
La famiglia Gentile si unisce al dolore per la
scomparsa del caro
Daria Rocca con Roberta, Palù, Tommaso è affettuosamente vicina alla famiglia per la scomparsa del carissimo
- Lecce, 2 settembre 2014.
Enzo Lo Giudice
- Milano, 2 settembre 2014.
Buon viaggio
Luca
Nicola e Mara Carraro si uniscono al dolore
della famiglia per la scomparsa di
Enzo Lo Giudice
Stefano Braghieri
- Roma, 2 settembre 2014.
Alberto e Susanna sono vicini con affetto a Cristina e Alessandra e partecipano al loro grande
dolore per la scomparsa di
Marcella Rocca rimpiange l’amico di tutta la vi-
Luca
avv. Vincenzo Lo Giudice
Luca
Stefano
- Milano, 2 settembre 2014.
Maurizio Dainotto partecipa commosso al dolore della famiglia per la scomparsa dello stimato
- Milano, 2 settembre 2014.
ricordandone le grandi doti umane e professionali. - Milano, 2 settembre 2014.
La famiglia Faccioli e tutti i collaboratori della
pasticceria Cova Montenapoleone ricordano con
affetto e grande stima
Pietro Imperia
ha raggiunto la sua amata Gloria.- Piangono la
sua scomparsa Lisa, Gianluca, Edoardo e Gabriele. - Opera, 2 settembre 2014.
Paolo e Maura Arosio con profonda commozione e grande rimpianto ricordano
Luca
Yves Carcelle
entusiasta sostenitore di nuovi progetti ed instancabile professionista, oltre che uomo di grandi
valori.- Ci stringiamo alla famiglia con sincera
partecipazione e porgiamo le nostre più sentite
condoglianze. - Milano, 2 settembre 2014.
Ciao piccolino
amico di lucidissimo intelletto, di inarrestabile
sense of humour, amico speciale, con Elda, di
Barca Bruciata.
- Barca Bruciata, 2 settembre 2014.
ci mancherai tantissimo.- Dodo e Lele.
- Opera, 2 settembre 2014.
Da Buenos Aires, Susana Santalla e le figlie
Gabriela, Laura e Andreina Adelstein partecipano con grande affetto per la scomparsa di
Adriana e Nino con Stefano Silvia Michela e
Beatrice abbracciano forte Lisa Gianluca Dodo e
Lele e piangono con loro
Luca Erizzo
nonno Pietro
nonno Pietro
- Buenos Aires, 2 settembre 2014.
il marito e il padre che tutti avrebbero voluto avere.- Ne annunciano la morte inconsolabili la moglie Laura, i figli Annamaria e Marcello e la sorella Lia. - Paternopoli (AV), 31 agosto 2014.
Giuseppina De Martini
Sforazzini
Gianlorenzo e Erica con Ginevra e Pietro ricordano con grande affetto
Dainella Gaetani
e abbracciano forte Boni, Isa e Ghilla e i loro cari.
- Roma, 2 settembre 2014.
Cinzia con Chiara e Lorenzo; Stefano con Davide, Anna e Giacomo salutano addolorati
PER PAROLA:
Necrologie: € 5,00
Adesioni al lutto: € 10,00
A MODULO:
Solo anniversari,
trigesimi e ringraziamenti: € 540,00
L’Ordine degli Avvocati di Milano sentitamente
partecipa al lutto dei familiari per la scomparsa
dell’
nonna Pina
Gazzetta dello Sport
Avv. Tiziana Genesi
Anna e Stefano ricordano con affetto il carissimo
- Milano, 2 settembre 2014.
Piero e Maria Grazia con Arianna e Costanza
sono vicini a Francesca per la perdita della adorata mamma
Vince
e partecipano al dolore dei famigliari.
- Milano, 1 settembre 2014.
Anna Grandi Calligarich
PER PAROLA:
Necrologie: € 1,90
Adesioni al lutto: € 3,70
A MODULO:
Solo anniversari,
trigesimi e ringraziamenti: € 258,00
- Milano, 31 agosto 2014.
Diritto di trasmissione:
pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00
A venticinque anni dalla tragica scomparsa di
Vincenzo Pacelli
Roberto Volponi
L’accettazione delle adesioni è subordinata
al pagamento con carta di credito
Giovina e Caterina lo ricordano a quanti hanno
conosciuto il suo cuore grande e gli hanno voluto
bene. - Urbino, 3 settembre 2014.
La famiglia di
Servizio fatturazione necrologie:
tel. 02 25846632
mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30
fax 02 25886632
e-mail: [email protected]
Antonio Cardini
ci ha lasciato per raggiungere il lontano papà,
ma rimane con noi tutto il suo amore, la sua dolcezza, la sua forza, la sua bontà.- La stringeremo
sempre con noi.- I figli Eleonora, Arabella, Saverio, la nuora Paola, i nipotini Raffaele e Caterina,
il nipote Luca e l’amica di famiglia Dada Grimaldi
ne danno la triste notizia.- I funerali si svolgeranno oggi 3 settembre a Roma nella chiesa di San
Roberto Bellarmino, piazza Ungheria, alle ore
16.- La famiglia ringrazia anticipatamente quanti
vorranno partecipare.
- Sperlonga, 2 settembre 2014.
ringrazia commossa quanti hanno partecipato al
suo dolore. - Siena, 3 settembre 2014.
Servizio sportello da lunedì a venerdì
Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45
Il presidente Fedele Confalonieri, il vicepresidente Pier Silvio Berlusconi, l’amministratore delegato Giuliano Adreani, i consiglieri d’amministrazione, il collegio sindacale, i dirigenti e tutti i
dipendenti del gruppo Mediaset partecipano al
lutto di Giuseppe Bianchi per la perdita del padre
Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”).
Conformemente all’impegno e alla cura che la nostra società dedica alla tutela dei dati personali, La informiamo sulle modalità,
finalità e ambito di comunicazione e diffusione dei Suoi dati personali e sui Suoi diritti, in conformità all’art. 13 del D. Lgs.
196/2003. Per permetterle di usufruire dei servizi offerti da RCS MediaGroup S.p.A., la stessa deve trattare alcuni Suoi dati. I
dati personali che Lei fornirà al Titolare, verranno registrati e conservati su supporti elettronici protetti e trattati con adeguate
misure di sicurezza. I dati saranno trattati da RCS MediaGroup S.p.A. esclusivamente con modalità e procedure necessarie per
fornirLe il servizio da Lei richiesto. I dati non saranno diffusi ma potranno essere comunicati, sempre per la predetta finalità, a
RCS MediaGroup S.p.A., oltre che a società che svolgono per nostro conto compiti di natura tecnica od organizzativa strumentali
alla fornitura del servizio richiesto, e che sono stati nominati Responsabili del Trattamento. Lei ha diritto di conoscere, in
ogni momento, quali sono i Suoi dati e come essi sono utilizzati. Ha anche il diritto di farli aggiornare, integrare, rettificare o
cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento. Ricordiamo che questi diritti sono previsti dal Art.7 del D. Lgs
196/2003. Per ogni informazione riguardo ai diritti può rivolgersi, a tal fine, al Responsabile del trattamento dei dati personali di
RCS MediaGroup S.p.A. scrivendo allo stesso c/o RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano.
Giancarlo Bianchi
- Cologno Monzese, 2 settembre 2014.
ing. Ottorino Ermacora
Ammiraglio di Squadra
ricordando il suo inguaribile ottimismo e la sua
grande voglia di vivere.- Mario, Frida, Chiara, Julia, Didier, Claudia, Valentina, Valerio, Federica,
con Marco e Alessandro.
- Milano, 2 settembre 2014.
figura eccezionale di uomo e di Ufficiale di Marina. - Napoli, 2 settembre 2014.
Il Tempo
Corriere della Sera
Carlo Knight piange la scomparsa del caro
amico e compagno d’Accademia Navale
Studio Fragile saluta con stima e affetto l’
- Opera, 2 settembre 2014.
Il funerale si terrà mercoledì 3 settembre alle ore
11 nella parrocchia San Martino, via dei Canzi
28. - Milano, 1 settembre 2014.
Elena Varzi Vallone
Yves Carcelle
Dott. Stefano Braghieri
- Milano, 2 settembre 2014.
Luca
TARIFFE BASE IVA ESCLUSA:
Nicola Famiglietti
Ciao mamma, ci mancherai tantissimo, ma saperti con papà ci consola.- Anna Maria e Lino
annunciano la morte della madre
L’1 settembre 2014 la nostra mamma
- Roma, 2 settembre 2014.
La Camera Nazionale della Moda Italiana, il
Presidente Mario Boselli, il Presidente Onorario
Beppe Modenese, il Consiglio Direttivo, l’Amministratore Delegato Jane Reeve, il Direttore Giulia Pirovano ed i soci, partecipano commossi al
dolore della famiglia in questo triste momento
per la scomparsa di
SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO
PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO
L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’
Cesare Lullo
Partecipano al lutto:
– La famiglia Maninchedda.
– La famiglia Antonucci.
– La famiglia Gesuele.
con la sua determinazione e simpatia, sempre disponibile, attivo e disinteressato.
- Milano, 2 settembre 2014.
Renzo e Isa, Giorgio e Ombretta sono vicini a
Paolo e alla sua famiglia ricordando il caro
Sergio Einaudi si associa al dolore dei familiari
per la scomparsa del grande maestro e amico
dell’organizzazione Techint
Il giorno 29 agosto è venuto a mancare
Ne danno il triste annuncio i suoi figli Andrea e
Michele.- I funerali si terranno in Roma il 4 settembre alle ore 11 nella parrocchia di San Salvatore in Lauro. - Roma, 3 settembre 2014.
- Roma, 2 settembre 2014.
- Milano, 2 settembre 2014.
rimarrai nel nostro cuore.- Giuliana, Andrea, Cristina. - Milano, 2 settembre 2014.
- Segrate, 2 settembre 2014.
Sandra Veronese Morelli
I colleghi della Direzione Affari Legali e Societari di Rai si stringono affettuosamente al loro Direttore, avvocato Salvatore Lo Giudice, per la
scomparsa dell’amato padre ed illustre professionista
Un vero amico, un autentico gentiluomo così,
caro
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Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003
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Isabella Maltana
I condomini di via Niccolini 2, Milano, partecipano al gravissimo lutto della signora Pacelli e
figli.- Ricordano con affetto
Stefano
- Milano, 2 settembre 2014.
ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30
Il direttore Aldo Vitali e le redazioni di TV Sorrisi
e Canzoni e Telepiù abbracciano forte la collega
Simona De Gregorio e partecipano al dolore per
la perdita della cara mamma
- Milano, 1 settembre 2014.
La Presidente Rai Anna Maria Tarantola, i Consiglieri di Amministrazione, il Direttore Generale
Luigi Gubitosi e tutta l’azienda partecipano commossi al dolore del Direttore degli Affari Legali,
Salvatore Lo Giudice per la scomparsa del padre
Luca
ricorderò sempre l’amicizia preziosa e rara di una
vita e tanti ricordi vissuti insieme con Riccardo.Huguette Bechis con Marco, Caterina, Alberto,
Marina e Paola. - Milano, 2 settembre 2014.
"Il mondo ha bisogno di amare, deve
imparare ad amare per capire quanto
è bella la vita... allora una scintilla incendiò il mare...".
Angelo Carini
che ricordano con immenso affetto e partecipano
al dolore di Carla, Laura e Paolo.
- Varese, 2 settembre 2014.
Sandrina
nonno Enzo
Luca
e il suo costante affetto.
- Milano, 2 settembre 2014.
ta
Colta, intelligente, ironica, tenace e caparbia
come nessuno, a cui nulla passava inosservato,
vorace nei confronti della vita...
- Baranzate, 2 settembre 2014.
SERVIZIO
ACQUISIZIONE
NECROLOGIE
I nipoti Carini e Casalino piangono la scomparsa dell’amatissimo zio
Dott. Antonio Lofrese
ci ha lasciato.- L’angoscia indescrivibile del momento soffoca quelle parole di partecipazione e
di conforto.- Tutti noi siamo vicini con i nostri sentimenti e il cordoglio a Raffaella e Laura.- Alvaro
e Anna, Ezio e Meni, Luigi e Grazia, Vittorio e
Annamaria, Liana e Anita.
- Milano, 2 settembre 2014.
Massimo ed Elena con Fabio e Monica, Franco
e Gabriella con Silvio, Bea e Ueli con Daniela,
Alia e Carlo con Francesca, Mario e Chiara si
stringono a Piero ed alla sorella Anna e Jurgen,
con tanto affetto e piangono la scomparsa di
Andreina piange
RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano
Partecipa al lutto:
– Edda Arcelli Fontana.
Il nostro grande amico
- Baranzate - Catania, 2 settembre 2014.
Ing. Luca Erizzo
- Somma Lombardo, 2 settembre 2014.
Carla Lavizzari Trivelli
Partecipano al lutto:
– Alessandro e Teresa Rigamonti.
– Federico e Angela Bottelli.
Loredana Bernardoni
La presidenza, la direzione e tutti i collaboratori del gruppo Techint in Italia e all’estero, partecipano con profondo cordoglio al dolore della
famiglia per la scomparsa dell’
La nostra cara mamma ci ha lasciato
Lo annunciano con profonda tristezza Paola e Susanna, Marina e Sergio, i cari nipoti e i parenti
tutti.- Si ringrazia per l’assistenza l’Hospice Don
Gnocchi di Monza.- Il funerale avrà luogo in
Monza nella parrocchia di San Carlo giovedì 4
settembre alle ore 15.
- Monza, 3 settembre 2014.
I funerali si terranno nella parrocchia di Santa
Maria Liberatrice, piazza Chiarabia il 3 settembre
alle ore 11. - Milano, 2 settembre 2014.
I dipendenti di LPE S.p.A. e di E.T.C. S.r.l. partecipano al dolore dell’ingegnere Piero Poggi per
la scomparsa della moglie, signora
nel ricordo della lunga amicizia.
- Milano, 3 settembre 2014.
La cugina Pinky, i nipoti Giorgio, Marco e Sebastiano, i nipotini Matteo, Matilde, Maria e Guido con tutte le loro famiglie non dimenticheranno mai il "very special"
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46
Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Tv in chiaro
Teleraccomando
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di Maria Volpe
PER DISTRARSI
PER CAPIRE
La famiglia
di Amendola
I giovani
e la droga
Torna stasera una tra le
famiglie più simpatiche
d’Italia e più allargate del
Paese. Colonna della
fiction molto amata è
sempre Giulio Cesaroni
(Claudio Amendola, foto)
che — lontano dalla
moglie — deve risolvere i
problemi di tutti: quelli dei
due fratelli, Cesare
(Antonello Fassari) e
Augusto (Maurizio
Mattioli) e dei figli che
vanno e vengono. Tra le
novità: l’arrivo alla
Garbatella, di Sofia
(Christiane Filangieri),
un’affascinante
quarantenne, sua vecchia
conoscenza...
Ultimo appuntamento della
serie di documentari.
Stasera va in onda «Smile»,
un’indagine sull’universo
giovanile contemporaneo
con particolare attenzione
ai fenomeni di dipendenza
dalla droga. «Smile» é
anche una serie che
comincia stasera. Il
documentario si basa su
centinaia di interviste e
discussioni con gruppi di
giovani nelle scuole, nei club
e nelle discoteche.
«Smile/La Serie» (10
puntate) riprende le fila
della storia di Andy, uno dei
protagonisti della docufiction, raccontando il suo
viaggio verso la maturità.
I Cesaroni
Canale 5, ore 21.10
Doc3
Rai3, ore 23.40
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Film e programmi
Strani segnali
per il dott. Costner
Stallone pugile
e il russo cattivo
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Kevin Costner (foto), un
medico di Chicago, perde la
moglie Emily, anche lei
medico, in un incidente. Ma
presto cominciano a
verificarsi strani episodi.
Dragonfly - Il segno della
libellula; Rai3, ore 21.05
Rocky Balboa (Sylvester
Stallone, foto) sfida il
campione sovietico Ivan Drago
(Dolph Lundgren, nella foto
con Stallone), che ha ucciso sul
ring il suo amico Apollo Creed.
Rocky IV
Italia 1, ore 21.10
Elio racconta
Anna esce
il Barbiere di Siviglia dall’ospedale
«Figaro il barbiere» è una
versione cameristica de
«Il barbiere di Siviglia» di
Gioachino Rossini con Elio
(Elio e le Storie Tese) nei
panni del narratore.
Figaro, il barbiere
Rai5, ore 21.15
Nella puntata della fiction, titolo
«Il sacrificio», Anna (Paula
Echevarria) lascia l’ospedale
per stare vicino ad Alberto
durante le esequie di Don
Rafael. Ma al cimitero sviene.
Velvet
Rai1, ore 21.10
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Corriere della Sera Mercoledì 3 Settembre 2014
47
italia: 51575551575557
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Film
e programmi
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e i cacciatori di demoni
Clary Fray (Lena Headey, foto con
Jared Harris) vede ovunque simboli
e presenze misteriosi. La madre non
l’ha avvertita del suo imminente
incontro con i cacciatori di demoni
che popolano un mondo parallelo.
Shadowhunters - Città di ossa
Sky Cinema 1, ore 21.10
Il viaggio di Pi
solo con una tigre
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I Classici dell'estate
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di Maurizio Porro
Nozze a Tel Aviv
in un mondo a parte
I
l film che vi consigliamo oggi viene da Israele, da una
famiglia chassidica di Tel Aviv, dove la prematura morte di parto di una figlia «costringe» secondo antiche regole la sorella minore, che vorrebbe sposare un coetaneo di sua libera scelta, a dover preferire il cognato vedovo affinchè il neonato abbia una famiglia. Una diciannovenne della più ortodossa comunità ebrea sfida le regole: Fill
the void, colmare un vuoto, dice il titolo originale della Sposa
promessa di Rama Bursthein, un discusso film del 2012 per
cui Adas Yaron ha vinto la Coppa Volpi a Venezia.
Da una parte le regole impassibili di fronte alle passioni
dei singoli, i vecchi che telecomandano il cuore dei giovani
che vedono come un allestimento religioso i riti delle tradizioni e delle preghiere, pur sempre corrette con quel certo
humour salvavita. Si tratta di una fiction con il dibattito incorporato come Un divorzio tardivo o come un apprezzato dittico di Amos
Gitai, fra cui Kaddosh e
Kippur, senza citare i film
bellissimi di Riklis come
Il giardino dei limoni e,
visto a Locarno, Dancin
Arabs sulla ricerca di
identità di un ragazzo,
tratto da un libro bello e
i n t rova b i l e d i S aye d
Kashua. È bello poter parlare di un film che viene
da Israele o dalla Palestina – come il molto seducente Villa Touma di
Suha Arraf, araba che vive
Una scena di «La sposa promessa» a Tel Aviv ed ha scritto i
film di Ricklis – senza
avere davanti agli occhi le scene di sterminio, le grida di dolore, le case sventrate, ma la forza dialettica delle parole, magari i tre bellissimi racconti appena usciti da Feltrinelli del
palestinese Mahamud Darwish (Una trilogia palestinese).
Il cinema come la grande letteratura di quei paesi deve farsi carico di questo immane necessario compito pacificatorio,
vedi i nomi di Oz, Yehoshua, Grossman etc. L’autrice deb del
film di oggi è nata a New York ma si è convertita allo chassidismo trasferita a Gerusalemme e il suo miracolo è di guardare la materia controversa delle regole religiose che invadono per così dire la privacy, con una umana comprensione generosa ma non priva di una audace e ironica forma di rispettosa critica soprattutto per il mondo delle donne, che usano
l’arma della tradizione come difesa ma su cui il cinema riesce
con intelligenza a far sorgere un dubbio.
Pi (Suraj Sharma, foto) e la
famiglia lasciano l’India per
emigrare in Canada e si portano
gli animali dello zoo in nave. Ci
sarà un naufragio e Pi resta solo
sulla scialuppa con una tigre.
Vita di Pi
Sky Cinema Hits, ore 21.10
La vita spiata
di Jim Carrey
Truman Burbank (Jim Carrey,
foto) scopre un giorno che la sua
vita, fino a quel momento idilliaca,
è una gigantesca messinscena di
cui è l’unica persona vera filmata
da telecamere invisibili.
The Truman Show
Premium Cinema, ore 21.15
Rush esperto d’arte
cade in una trappola
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La vita di un apprezzato esperto
d’arte (Geoffrey Rush) scorre al
riparo dai sentimenti fin quando
una donna misteriosa gli chiede
una valutazione. Sarà l’inizio di un
rapporto che lo travolgerà.
La migliore offerta
Cinema Emotion, ore 21.15
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Mercoledì 3 Settembre 2014 Corriere della Sera