MARTEDÌ 1 APRILE 2014 ANNO 139 - N. 77 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 di A. Bocci, F. Fiocchini e F. Monti alle pagine 40 e 41 Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Metamorfosi francese L’anima smarrita tra le vie di Parigi Giovedì in edicola La grande cucina secondo Carlo Cracco di Aldo Cazzullo a pagina 11 Quinto volume a 9,90 euro più il prezzo del quotidiano NON C’È NESSUNA DERIVA AUTORITARIA Il governo vara la riforma: non sarà più elettivo. Ma la tensione è alta nella maggioranza IL COMPLESSO DEL TIRANNO Così può cambiare il Senato di PIERLUIGI BATTISTA Napolitano: bisogna superare il bicameralismo paritario ifficile spiegare a uno straniero dell’Occidente liberaldemocratico che la fine del bicameralismo perfetto, fortunatamente sconosciuto nel suo Paese, sia visto in Italia come l’anticamera di una mostruosa «deriva autoritaria». O che un ragionevole rafforzamento dei poteri del capo del governo sia il primo passo dello sprofondamento negli abissi di un regime antidemocratico. O che l’abolizione delle Province sia l’avvio di una ipercentralizzazione tirannica dello Stato che soffoca ogni autonomia locale. Difficile spiegare i vibranti appelli contro la riforma radicale del Senato, la psicosi di una cultura così impaurita e paralizzata dallo spettro del «regime autoritario», da vedere pericoli di dispotismo in riforme istituzionali che altrove, all’interno di democrazie consolidate e sicure di sé, appaiono semplicemente normali. Ovviamente, nel merito del pacchetto di proposte di riforme costituzionali che Matteo Renzi ha voluto intestarsi si può e si deve discutere, ci mancherebbe. Ma spingere, dopo decenni di dibattiti inconcludenti, sul tasto dell’«allarme democratico» e della «Costituzione violentata» rivela l’impantanamento in uno schema mentale squisitamente conservatore che ha impedito sin qui di avviare le riforme istituzionali, di incardinarle in un progetto razionale, senza il terrore del cambiamento e la difesa cieca di un assetto immutabile. I nostri padri costituenti avevano ragione ad avere paura. Venivano da vent’anni di dittatura. Disegnarono un sistema in cui nessuno potesse vincere mortificando le minoranze, come era accaduto con il fascismo. Avevano il «complesso del tiranno», come dicono i costituzionalisti, e crearono un edificio istituzionale dominato dalla mediazione, dal bilanciamento estremo, dall’equilibrio perfetto, dalla lunghezza dei tempi di riflessione. Ma con il passare del tempo, e mentre questo sistema di equilibri perfetti diventava l’alibi di ogni immobilismo, l’incancrenirsi del «complesso del tiranno» ha impedito la modifica, anche la più lieve, in senso «decisionista». Da notare che gli stessi costituenti avevano previsto, regolando ogni modifica del testo costituzionale con apposite procedure di garanzia, che si potesse mutare la legge fondamentale della nostra Repubblica, almeno nella sua seconda parte, «istituzionale», pur lasciando intatta la prima, quella dei principi. Ma con il tempo si è sedimentata una distorsione conservatrice con connotati quasi religiosi di omaggio e venerazione del testo costituzionale («la Costituzione più bella del mondo»), una mistica e una sacralizzazione dello status quo che hanno portato alla scomunica tutti quegli esponenti politici (da Fanfani a Craxi, da Cossiga a D’Alema, da Berlusconi fino allo stesso Matteo Renzi) che si sono impegnati in un modo o nell’altro nella proposta di riformare le nostre istituzioni. «Deriva autoritaria» è stata la formula magica di questa scomunica. Non la discussione sui singoli punti delle riforme, ogni volta opinabili e migliorabili, ma l’idea stessa che si possa ritoccare in una direzione più vicina al resto delle democrazie occidentali il nostro assetto istituzionale. Modificare la Costituzione è diventato «stravolgere la Costituzione». Ogni riforma «un attentato alla democrazia». Ogni semplificazione un annuncio di pericoloso «autoritarismo». Un pregiudizio difficile da superare. Gli accorati appelli di questi giorni ne sono una testimonianza. Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla riforma del Senato. Nonostante le polemiche e i dubbi di tenuta in Parlamento, il governo va avanti. Renzi: «Su una cosa così ci si gioca un’intera carriera politica». Napolitano: «Superare il bicameralismo paritario». Giannelli Le contromosse dei resistenti pd: basta ultimatum DA PAGINA 2 A PAGINA 6 Berlusconi prigioniero nella ragnatela del premier di MONICA GUERZONI A PAGINA 4 di FRANCESCO VERDERAMI «Perché noi 5 Stelle difendiamo Palazzo Madama» R enzi cambia verso: alla legislatura. Da ieri l’incognita del voto anticipato a medio termine viene di fatto cassata dalle variabili dello scenario politico perché, presentando la riforma del Senato e anteponendola al varo dell’Italicum, il premier allontana le urne proiettandosi almeno fino al 2016. © RIPRODUZIONE RISERVATA di LUIGI DI MAIO la lettera A PAGINA 5 ichiesta di patteggiamento per uscire dall’inchiesta prima possibile. Alcuni clienti delle due studentesse-prostitute dei Parioli hanno trovato un accordo per uscire dall’inchiesta: saranno liberi versando 40 mila euro di pena pecuniaria. In alternativa, cinque mesi e dieci giorni o movimenti controllati senza passaporto. Le ragazze, di 14 e 15 anni, si prostituivano per comperare borse e vestiti firmati. A PAGINA 19 A fondamento dell’ipotesi di un «contributo di solidarietà» sulle pensioni di poco superiori a 2.000 euro mensili lordi che, al netto delle tasse, diventano poco più della metà, insufficienti persino a far fronte a condizioni di vita assai prossime alla povertà — e di altre forme di tassazione occulta e del tutto arbitraria, c’è la convinzione, anche da parte della sinistra renziana, che il sistema pensionistico abbia la stessa funzione redistributiva della ricchezza che gli assegnava l’egualitarismo totalitario comunista. CONTINUA A PAGINA 34 I rischi dell’effetto serra nel rapporto delle Nazioni Unite Sigarette e telefonate fanno scendere l’indice L’inflazione viaggia verso quota zero Il record dal 2009 Terra malata, la cura che divide gli scienziati di DANILO TAINO I l quinto rapporto Onu sul cambiamento climatico parla di oceani in crescita, ghiacciai che si sciolgono, barriere coralline che muoiono. Ma la seconda parte è un po’ meno allarmista del passato. Quasi a tener conto delle posizioni di alcuni scienziati non più disposti a considerare l’effetto serra come la prima emergenza del mondo. E orientati a ritenere gli interventi antipovertà prioritari rispetto al taglio delle emissioni. A PAGINA 23 G. Caprara, Offeddu Clienti dei Parioli salvi con 40 mila euro R QUANTI FALSI MORALISTI SULLA PELLE DEI PENSIONATI CONTINUA ALLE PAGINE 2 E 3 Patteggiamento e ammenda dopo il sesso con le studentesse minorenni di FIORENZA SARZANINI Welfare e previdenza di PIERO OSTELLINO In primo piano REUTERS/STRINGER D 9 771120 498008 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: [email protected] Fondato nel 1876 Vittoria sfumata L’Inter perde la testa e il Livorno rimonta 2 gol 40 4 0 1> In Italia (con “Living”) EURO 1,40 www.corriere.it italia: 51575551575557 Luoghi comuni Le storie Il genio sregolato? Un’eccezione Lavoro e metodo la ricetta dei grandi Rinchiusi per tutta la vita negli ospedali giudiziari di PAOLO DI STEFANO di M. DE BAC e P. FOSCHINI A PAGINA 25 A PAGINA 21 Cala il prezzo di telefonate e messaggi, in flessione la benzina e gli alimentari. Per le sigarette aumenti ai minimi da dodici anni. Il risultato è che l’inflazione è scesa a marzo allo 0,4%, secondo l’indice nazionale dei prezzi al consumo. È il minimo dall’ottobre 2009. Bassa inflazione anche a livello europeo: nell’area della moneta unica la crescita è scesa dallo 0,7% allo 0,5. Sono numeri che preoccupano nel momento in cui si riscontra una debole ripresa: in cinque mesi in Italia la crescita dei prezzi si è dimezzata e il tasso si sta avvicinando alla soglia «zero», oltre la quale c’è la deflazione. I soci a Torino Fiat, 6 milioni di auto nel 2018 per sfidare i big di RAFFAELLA POLATO P A PAGINA 8 er l’ultimo bilancio Fiat da approvare a Torino sono arrivati 1.019 azionisti. Molti di loro dall’anno prossimo voleranno ad Amsterdam, la nuova sede legale. Marchionne annuncia 6 milioni di auto nel 2018 per sfidare i big mondiali. Entro fine anno, inizio 2015 al più tardi, lo sbarco a Wall Street per Fiat Chrysler Automobiles. Basso, Ferraino, Trovato ALLE PAGINE 26 E 27 G. Ferrari 2 Primo Piano Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il governo Le riforme Nuovo Senato, Renzi va avanti: chi dice di no è minoranza nel Paese Il Quirinale: necessario superare il bicameralismo paritario ✒ Da Napolitano un segnale sul percorso delle riforme di MARZIO BREDA S i è riprodotto il solito schema perverso per cui chi fiancheggia il governo (e in particolare il premier) pretenderebbe che il capo dello Stato sia il suo primo partigiano e chi è minoranza (o, meglio, fiancheggia una parte della minoranza) vorrebbe che facesse invece il leader dell’opposizione. Non una novità, per il Quirinale. Solo che stavolta c’è in gioco una riforma pesante, sulla quale si è arrivati a un passo dallo scontro istituzionale tra il presidente del Senato e l’inquilino di Palazzo Chigi: per questo Giorgio Napolitano non poteva permettere d’essere chiamato in causa in modo improprio. Così, a quanti gli hanno attribuito d’essere il «mandante» della fragorosa esternazione di Pietro Grasso o, al contrario, di aver avallato a scatola chiusa il progetto per un nuovo Senato messo in cantiere da Matteo Renzi, fa sapere che no, non si è pronunciato in alcun modo, mai, e chiunque lo recluti nell’uno o nell’altro campo lo fa abusivamente. Puntualizzazione obbligata: oggi qualsiasi suo intervento, di qualunque segno, sarebbe infatti un’interferenza. Ma una cosa il capo dello Stato non la nega, nella nota del suo ufficio stampa: quella riforma per lui è importante, anzi «improrogabile», dunque è positivo che ci si lavori subito per mettere fine al bicameralismo paritario. L’ha detto in infinite occasioni, per dare una scossa contro «la persistente inazione del Parlamento». Spiegando che «la stabilità non è un valore se non si traduce in un’azione di governo adeguata» (ciò che un Senato con identici poteri della Camera non consente) e associando quella riforma e quella del Titolo V della Carta alla legge elettorale. A questo proposito, basterebbe rileggersi il rapporto stilato dalla J.P. Morgan il 28 maggio 2013, là dove indica nella «debolezza dei governi rispetto al Parlamento» e nelle «proteste contro ogni cambiamento» alcuni vizi congeniti del sistema italiano. Ecco una sfida decisiva della missione di Renzi. La velocità impressa dal premier, quindi, a Napolitano non dispiace, anche perché sa bene come sia alto il rischio che simili negoziati si incartino nell’eterna rincorsa di veti e ultimatum reciproci. Sui dettagli, però, non fa alcun passo avanti. Come dovrebbe chiunque abbia ruoli istituzionali. © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge costituzionale che riforma il Senato, il Titolo V della Costituzione e abolisce il Cnel. Nonostante tutte le polemiche e i dubbi di tenuta in Parlamento, il governo va avanti e Matteo Renzi con una lunga conferenza stampa, seduto tra il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, difende senza incertezze le sue riforme: «Su una cosa così ci si gioca un’intera carriera politica». E pone un aut aut: «Non sono sicuro del lieto fine ma credo che ce la faremo. E spero che non sfugga a quelli che vogliono frenare, che andranno a casa anche loro, nel senso che poi fanno fatica a uscire di casa in un clima del Paese che chiede il cambiamento. Chi vuole bloccare le riforme è minoranza sia al Senato che nel Paese». Sul tema si esprime anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con una nota che ribadisce «la convinzione della necessità ormai improrogabile di una riforma costituzionale che innanzitutto segni il superamento del bicameralismo paritario e garantisca un più lineare e spedito processo di formazione e approvazione delle leggi». Ma anche la Così cambia la Camera alta sua «neutralità» sul dibattito in corso: «Il capo dello Stato ha ritenuto di dover astenersi — per ragioni di carattere istituzionale — dal pronunciarsi sulle soluzioni concrete». Renzi in conferenza stampa ribadisce che il ddl non nasce dal nulla, ma «chiude un dibattito trentennale» e segue un primo testo pubblicato il 12 marzo sul sito del governo e aperto a contributi. Il disegno di legge è stato approvato «all’unanimità»: sottolineatura che serve per far capire come sia rientrato il dissenso del ministro Stefania Giannini (Scelta civica). Che ancora in mattinata diceva: «È inconsueto che il governo presenti una proposta di legge su questo tema, Renzi non abbia fretta». Ma Renzi ne ha molta: «La mia voglia di correre non è un tratto somatico e caratteriale di una persona disturbata ma un’esigenza dei cittadini». E spera che in prima lettura il testo venga approvato entro il 25 maggio: varo utile anche in vista delle Europee e «di fronte al crescere del populismo». In conferenza ricorda i 4 paletti, che non potranno essere cambiati dal Parlamento: «No a un Senato che dà il voto di fiducia, no al voto di bilancio, no all’elezione diretta dei senatori e no all’indennità». Per il resto il Parlamento potrà «migliorare» e approvare modifiche. No anche ai «benaltristi», che cercano di opporsi alle riforme, ma presa di posizione dura anche dopo le critiche di Pietro Grasso: «Non si è mai visto un presidente del Senato intervenire su provvedimenti in itinere. Ha commesso un errore, se sono arbitri non possono giocare». IL NUOVO ITER DELLE LEGGI La Camera approva una legge e la trasmette al Senato FIDUCIA Entro 10 giorni, su richiesta di 1/3 dei componenti, il Senato può disporre di esaminarla Si chiamerà Senato delle Autonomie e non voterà la fiducia al governo Il Senato ha 30 giorni per deliberare proposte di modifica al testo La Camera ha 20 giorni per pronunciarsi in via definitiva: spetta ai deputati l’ultima parola BILANCIO La Camera alta non voterà neanche il bilancio dello Stato 4 i cardini della riforma ELEZIONI Non è prevista l’elezione diretta per i membri della Camera alta COSTI I membri del Senato delle Autonomie non percepiranno compensi aggiuntivi i punti che potrebbero trovare l’opposizione di un fronte trasversale (minoranza Pd, Ncd e centristi) Il retroscena Il segretario rinsalda così il rapporto con i suoi gruppi parlamentari. E in Consiglio dei ministri Giannini precisa: io fraintesa Una mossa che allontana il voto al 2016 (almeno) Il patto del Nazareno è stato violato, ma Berlusconi oggi non ha la forza per opporsi al leader democratico SEGUE DALLA PRIMA È vero, Renzi non fa che formalizzare quanto già deciso il mese scorso, quando l’Assemblea di Montecitorio ha stabilito che il nuovo sistema di voto si sarebbe applicato solo alla Camera. Ma c’è un motivo se ha gestito il passaggio in due fasi: voleva prima neutralizzare Forza Italia, garantirsi che non ci sarebbero stati contraccolpi rispetto al suo disegno. E c’è riuscito. Hanno ragione i capigruppo azzurri Brunetta e Romani a denunciare che il patto del Nazareno sia stato «violato», ce n’è traccia nel Mattinale che ha riportato fedelmente le parole pronunciate a gennaio da Renzi: «Vareremo l’Italicum entro il 25 maggio». Ma Berlusconi oggi non ha la forza per imporsi, e infatti non chiede di invertire l’iter delle riforme in Parlamento, come era stato stabilito, si limita ad auspicare che la legge elettorale venga approvata «quanto prima». La ragnatela del premier ha avviluppato il Cavaliere, che chiede un nuovo incontro al segretario del Pd per riaccreditare un asse ormai logoro, e spera che il suo interlocutore tenga fede all’intesa. Per tutta risposta, Renzi si dice «certo che Berlusconi terrà fede» agli impegni assunti, ma non ha in agenda un nuovo appuntamento con l’ex premier. E poco importa se il leader di Forza Italia si lamenta, se rammenta che al Nazareno «la discussione si incentrò tutta sulla legge elettorale», che «si parlò quasi esclusivamente del ballottaggio da inserire nella riforma dell’Italicum, e non del Senato». Gli equilibri sono cambiati da allora: il capo dei democrat si è fatto premier, e Berlusconi — che poteva essere la minaccia più insidiosa alla sua A Milano Trasferta milanese per il presidente del Senato Pietro Grasso, in visita ieri alla Fondazione Exodus onlus, la comunità di don Antonio Mazzi (insieme nella foto Agf): «Devo ringraziarvi per avermi regalato questa giornata così ricca di umanità», ha detto dopo l’incontro. Il presidente del Senato ha deciso di prolungare la sua trasferta per poter partecipare ai funerali dell’ex pm della Procura di Milano Gerardo D’Ambrosio strategia — ora fatica persino a gestire il suo partito. Un partito che secondo Renzi «non ha un’exit strategy», non ha cioè alternativa, a fronte di una riforma epocale — quella dell’abolizione del bicameralismo — che oggi è sostenuta dal 76% dell’opinione pubblica. Come potrebbe opporsi Berlusconi? Di certo non può permettersi di premere il grilletto per affossarla. Nel movimento azzurro c’è un vasto fronte che — in opposizione al «renziano Verdini» — fa affidamento sui malpancisti del Pd al Senato, per veder saltare il banco. Ma è solo una speranza, nulla più. Ecco perché, nonostante Renzi appaia un’idrovora nei sondaggi, e lanci il suo partito verso il 35%, con Forza Italia in caduta libera sotto il 20, il Cavaliere è costretto a subire il gioco. E il gioco del premier è di approfittare del quadro politico, dove si mostra come dominus incontrastato: spostando più in là l’orizzonte delle urne ha saldato il rapporto con i suoi gruppi parlamentari, mettendo al riparo dagli agguati se stesso e il suo governo. A questo punto perché dovrebbe mettere in preventivo le elezioni, se oggi ha in mano il Parlamento? Perché dovrebbe sfidare la sorte, andando al vo- to con il Consultellum che non gli garantirebbe la maggioranza al Senato? Così, chiunque tenti di sbarrargli la strada viene piallato. L’ultimo è stato Grasso, che da seconda carica dello Stato si è reso protagonista di un’improvvida sortita sulla riforma di Palazzo Madama: «Si è pure permesso di dire che non avremmo i numeri, quasi fosse un capogruppo», ha commentato. Alla fine Grasso, interprete dei malumori di molti senatori, è rimasto solo. Sconfessato di fatto anche da Napolitano, pronto a coprire l’operato del governo che ha approvato all’unanimità la riforma, nonostante il ministro Giannini — segretaria di Scelta I sondaggi La riforma del bicameralismo oggi è sostenuta dal 76% dell’opinione pubblica: difficile per tutti affossarla civica — fosse entrata in Consiglio con propositi bellicosi. Raccontano che Renzi non l’abbia nemmeno degnata di una citazione. E quando Franceschini ha esortato i colleghi a «esporre le eventuali obiezioni sui provvedimenti nelle sedi dovute», la Giannini si è scusata: «Sono stata fraintesa...». Sebbene il testo della riforma del Senato presenti aspetti lacunosi e deficitari, sottolineati da alcuni ministri durante il Consiglio, la nave va seguendo la rotta tracciata da Renzi: Palazzo Madama non voterà più la fiducia ai governi, non voterà le leggi di bilancio, non sarà una Camera eletti- Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 3 I contenuti Escluso anche il potere di voto sul bilancio Né indennità né fiducia Entreranno in 148, ecco i criteri di scelta Renzi delega alla Boschi — e alle sue «slide da secchiona, mica come le mie da televendita» — il compito di spiegare i dettagli della riforma. Si dice sicuro che Silvio Berlusconi rispetterà i patti e a Paolo Romani che prefigura «un Vietnam» in Parlamento, replica che «ha visto troppi film». Delrio, intanto, annuncia che la prossima settimana il governo presenterà i «tagli alla presidenza del Consiglio». E presto arriveranno anche le nomine negli enti pubblici, compreso l’Eni dell’ad Paolo Scaroni, appena condannato in primo grado a tre anni nel processo di Rovigo per disastro ambientale: «Rispettiamo la sentenza della magistratura — dice Renzi —. Il governo si esprimerà indipendentemente da questa vicenda». Nomine da Regioni e Comuni, 21 dal Colle RIFORME CAMERE RIUNITE ROMA — Dopo 15 giorni di consultazioni, il governo cambia il nome ma non la sostanza. Nel progetto costituzionale di Matteo Renzi, Maria Elena Boschi e Graziano Delrio, la Camera alta si chiama Senato delle Autonomie e non più Assemblea delle Autonomie ma è lo stesso un ramo minore del Parlamento, marginale rispetto alla Camera dei deputati che invece non viene toccata dallo tsunami riformatore. È questo il prezzo che si deve pagare per forza allo scardinamento del bicameralismo paritario, ha detto il premier confermando che la sua cura dimagrante riguarda solo ed esclusivamente Palazzo Madama (compreso il suo personale): «Non è solo una questione di taglio dei costi ma anche di effi- Il Senato delle Autonomie avrà pari poteri rispetto alla Camera sulle leggi costituzionali e di revisione della Carta Le Camere si riuniscono in seduta comune per le ragioni previste dalla Carta (elezione del capo dello Stato, membri del Csm e della Corte costituzionale) Paletti per i decreti legge Inserita anche una corsia più veloce per i disegni di legge ma sono stati previsti limiti per il ricorso alla decretazione d’urgenza REGIONI EUROPA La nuova Camera alta si occuperà anche di Europa e di leggi che ratificano trattati dell’Unione: anche su questi temi servirà la maggioranza assoluta dei deputati per non recepire le proposte di modifica Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA In conferenza stampa Il premier Matteo Renzi ieri con il sottosegretario Graziano Delrio (Ansa) COMPOSIZIONE 148 4 i membri del nuovo Senato Presidenti delle giunte regionali e delle Province aautonome di Trento e Bolzano I sindaci s dei Comuni ccapoluogo di Regione e di Provincia autonoma Per ciascuna regione 2 consiglieri regionali nominati dal consiglio a cui appartengono 2 sindaci eletti da un collegio costituito dai primi cittadini della regione 21 cittadini «che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti» possono essere nominati dal presidente della Repubblica. Durano in carica 7 anni Gli ex presidenti della Repubblica sono di diritto senatori a vita va, e non si chiamerà più nemmeno Senato ma Assemblea delle Autonomie. «Il resto lo potrete anche modificare», ha concluso Renzi, mentre Delrio faticava a spiegargli che «il resto» non sono dettagli, perché le incongruenze — se non fossero sanate — potrebbero provocare un corto circuito di sistema: più o meno quanto accadde ai tempi della riforma del Titolo V della Costituzione. Il nuovo modello che stabilisce i rapporti tra Stato ed enti locali incontra invece un largo consenso, anche da parte del Quirinale: pare sia stato ricopiato dal lavoro dei saggi. LE FUNZIONI Il Senato si occuperà di materie che riguardano Regioni ed enti locali: su questi argomenti la Camera deve deliberare a maggioranza assoluta per non seguire il parere del Senato CORRIERE DELLA SERA È il testo del Senato che invece «dovrà essere migliorato», così ha detto a Palazzo Chigi Alfano, che condivide però «l’impianto della riforma». Ai partiti e ai gruppi parlamentari toccherà trovare una convergenza, «e vorrà dire che faremo ciò che abbiamo Gli aspetti «lacunosi» Il testo presenta alcuni aspetti lacunosi. Renzi ai suoi: ci sono quattro paletti, il resto lo potete modificare fatto con l’Italicum...», annuncia il coordinatore dell’Ncd Quagliariello, facendo capire che anche la legge elettorale sarà destinata a qualche ulteriore «ritocco». Non è dato sapere oggi se Palazzo Madama riuscirà ad approvare la riforma in prima lettura per il 25 maggio, e quanti scogli ci saranno sulla rotta. Ma non c’è dubbio che dai tempi dell’incontro tra Renzi e Berlusconi lo schema sia cambiato. Il leader del Pd che si è fatto premier ha cambiato verso: la legislatura è destinata a durare. Francesco Verderami © RIPRODUZIONE RISERVATA cienza del processo legislativo». Per cui, ha concluso Renzi, «seppure rispettabili» sono da respingere al mittente le tesi di chi vorrebbe far dimagrire contestualmente Camera e Senato per giungere allo stesso risultato di riduzione del numero dei parlamentari. Senatori regionali Non eletti a suffragio universale, non retribuiti (perché già pagati a livello locale), spogliati delle immunità, ingaggiati sostanzialmente part time, i nuovi inquilini di Palazzo Madama saranno 148 in tutto, compresi i 5 attuali senatori a vita e avranno le mostrine dei sindaci, dei consiglieri regionali, dei governatori, dei presidenti delle Province autonome. In pratica, ogni regione manderà al Senato sei senatori: una quota fissa (uguale per Valle d’Aosta e Lombardia, ad esempio) che Anci e governatori hanno inutilmente tentato di far cambiare al governo. Restano, poi, i 21 senatori speciali (comunque senza indennità), nominati dal capo dello Stato per altissimi meriti nel campo sociale, artistico, letterario e scientifico. Restano gli attuali senatori a vita (senza indennità anche loro) ma in futuro non ne verranno nominati altri mentre gli ex presidenti della Repubblica faranno parte del Senato perché «quella è l’assemblea meno politica», ha detto il ministro Boschi. Le leggi le fa la Camera Il Senato ridimensionato non è più il contraltare della Camera. In futuro la Camera alta non potrà esercitarsi nello sport del ping pong, alimentando la cosiddetta «navetta» delle leggi tra i due rami del Parlamento. Il Senato delle Autonomie rappresenterà i territori e non la nazione ma potrà occuparsi ugualmente delle leggi di revisione costituzionale (l’articolo 138 non viene toccato): e qui potrebbe sorgere un problema con la Consulta perché non è chiaro se i senatori eletti con meccanismo di secondo grado (sindaci eletti da un’assemblea di sindaci, consiglieri regionali eletti dai consigli regionali) e non direttamente dai cittadini possano poi concorrere a cambiare la Costituzione: «Il problema non sussiste», taglia corto Renzi. Fermo restando che la Camera rimane l’unica assemblea legislativa, il Senato potrà proporre modifiche ai testi di legge solo in alcune materie: tra le altre, le norme generali sul governo del territorio, Roma Capitale, sistema di elezione per il Senato, competenze legislative divise tra Stato e Regioni, ratifica trattati Ue. La Camera con maggioranza assoluta dei suoi componenti può anche ignorare le proposte di modifica avanzate dal Senato. I disegni di legge e i decreti Il testo modifica l’articolo 72 della Costituzione introducendo una corsia preferenziale per i disegni di legge del governo che, passati 60 giorni dalla loro presentazione, dovranno essere votati articolo per articolo senza modifiche dalla Camera. Questa procedura d’urgenza — su consiglio dei numerosi e autorevoli costituzionalisti che hanno avuto contatti con il ministro Boschi — è stata mitigata da una limitazione della decretazione d’urgenza. Nell’ultima stesura del testo del governo, infatti, viene costituzionalizzato ciò che già è scritto nella legge ordinaria. E cioè che i decreti legge «recano misure di immediata applicazione e di contenuto specifico, omogeno, corrispondente al titolo». Sarebbe quindi finita l’era dei ddl di conversione omnibus in cui entrava di tutto e di più anche a causa delle frequenti imboscate parlamentari. Lo Stato e le Regioni La legislazione esclusiva dello Stato aumenta a Le competenze Più competenze passano dalle Regioni allo Stato. Nella nuova versione del Senato nessuna indennità neppure ai senatori a vita dismisura a scapito delle Regioni, che hanno sempre meno margini di manovra. Tra le altre materie esclusive dello Stato, il ddl ha inserito ora anche le norme generali per la tutela della salute, la sicurezza alimentare, la tutela e la sicurezza del lavoro, l’ambiente, l’ecosistema, i beni culturali e paesaggistici, turismo, protezione civile, sport e, ovviamente, infrastrutture strategiche. Le Province Ora davvero spariscono dalla Costituzione. Dino Martirano © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Primo Piano Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il governo Le riforme Battaglia su ogni comma e progetti alternativi La fronda pd si prepara Grasso: io imparziale, non sto con la casta La Nota di Massimo Franco Un’accelerazione per mettere in mora il partito del Senato S ullo sfondo rimane l’aut aut di sempre: o le riforme plasmate da palazzo Chigi, o le elezioni anticipate. La sostanza della conferenza stampa di ieri del premier Matteo Renzi non lascia margini. Il Senato deve diventare un’altra cosa, priva di qualunque peso politico. E l’Italia dovrà cambiare, altrimenti lui, il presidente del Consiglio, andrà a casa. «Ma andranno a casa anche quelli che frenano, perché non potranno uscire di casa», inseguiti a suo avviso dalla collera popolare. Lo schema non prevede vie di mezzo o mediazioni: l’unico linguaggio è quello di una sfida che non ammette distinguo né rallentamenti. Renzi assicura che non vuole nemmeno pensare al voto politico. E giura di non minacciare nessuno. Eppure, lo scontro istituzionale è vistoso: in particolare con i vertici del Senato. La durezza con la quale il premier attacca Piero Grasso, seconda carica dello Stato, reo di avere criticato apertamente la riforma, è indicativa. Fa capire quanto sia forte la determinazione a seguire una tabella di marcia che inevitabilmente si porta dietro una scia di riserve e malumori; e quanto qualunque richiesta di chiarimento, di dibattito, e di potenziale ritardo, venga subito additata come sabotaggio, e come difesa dello status quo. Sostenere che Grasso ha sbagliato se parlava da presidente del Senato, perché avrebbe rinunciato al ruolo di arbitro, è già un’affermazione impegnativa. Aggiungere che se invece si è espresso da esponente del Pd, è naturale che possa essere stato criticato dai fedeli di Renzi, come la vicesegretaria Debora Serracchiani. La discussione è aspra, e in entrambi i casi conferma che il partito di maggioranza continua a produrre conflitti e a trasmettere un’immagine di confusione. Il capo del governo ostenta sicurezza. Assicura di non essere minimamente preoccupato dalla fronda del Pd al Senato. Ha in mano l’iniziativa Tensione alta e l’impressione di essere seguima il Colle to da un pezzo non piccolo di difende Renzi opinione pubblica. E sembra convinto di godere tuttora di rispetto una sorta di monopolio della a Grasso novità: parola magica da sbattere in faccia agli avversari, bollati come frenatori e nemici di un’Italia ansiosa di cambiamento. Sono costrette a passare in secondo piano le perplessità sugli squilibri del bicameralismo che potrebbe prendere corpo, o quelle sulla riforma del sistema elettorale. La strategia renziana è in qualche modo obbligata. Deve raggiungere risultati prima delle elezioni europee, perché altrimenti confermerebbe l’idea diffusa di una politica inconcludente; e dunque porterebbe acqua al mulino di Beppe Grillo e dell’antieuropeismo che soffia in tutto il Vecchio Continente: tanto più che Grillo attacca le riforme. E pazienza se Renzi lo fa con un atteggiamento così sicuro da sfiorare l’arroganza. Veste i panni del politico che per sfidare l’antipolitica deve connotarsi come nemico dell’attuale classe parlamentare; come il premier che taglia le spese. E annuncia di voler ridurre il personale del Senato e di rivedere gli stanziamenti per la Difesa, ai quali pure gli Usa sono molto sensibili. Rimane da vedere come il Senato accoglierà le sue indicazioni; e quanti, in un Pd diviso tra la maggioranza a favore del premier e una pattuglia di oppositori, usciranno davvero allo scoperto. Renzi si sente forte non tanto del sostegno del partito, ma dell’opinione pubblica e del terrore dei parlamentari di essere «mandati a casa» dopo l’ennesimo fallimento. Eppure, l’iniziativa di un uomo prudente come Grasso fa pensare che il «partito del Parlamento» ostile al premier sia più numeroso di quanto dicano i numeri ufficiali. La domanda è se abbia la forza per condurre una campagna che, a torto o a ragione, sarebbe bollata come passatista. La nota diramata ieri sera dal Quirinale sul superamento «improrogabile» del bicameralismo e sul suo silenzio «per ragioni di carattere istituzionale», suona come una copertura della quale Renzi aveva un enorme bisogno. ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Parrucconi? Gattopardi? Sfascisti? Conservatori incatenati allo scranno? I senatori non ci stanno. Dal presidente sino all’ultimo peone, in tanti respingono il «prendere o lasciare» e si preparano a emendare il testo del governo, replicando agli ultimatum con un «facciamo le riforme, ma facciamole bene». Lo stop di Pietro Grasso ha dato forza al fronte trasversale di chi teme danni irreparabili alle istituzioni. La seconda carica dello Stato si dice «rammaricato» per la strigliata del premier, promette che sarà imparziale, rivendica il diritto di esprimere le proprie idee e, su Facebook, si difende: «Chi mi accusa di voler restare attaccato alla poltrona e di difendere la Casta dimentica che sono stato l’unico a tagliare del 50% il mio compenso...». È scontro e Rosy Bindi difende Grasso dall’attacco di Debora Serracchiani: «Sono scandalizzata e molto preoccupata per l’incultura costituzionale della dirigenza del mio partito, la vicesegretaria si è permessa di richiamare la seconda carica dello Stato non perché si è macchiato di qualche colpa, ma perché ha fatto una proposta». La presidente dell’Antimafia respinge la divisione del campo di gioco tra frenatori e innovatori: «Qui non c’è un’Italia che vuole cambiare e una che resiste, ma per fare le riforme sul serio bisogna approfondire e discutere». Lei vuole farle? «Il Senato delle autonomie è un’ipotesi percorribile, ma chi governa deve dar prova di pazienza e disponibilità al dialogo, oltre che di velocità. Se il Senato è questo, la legge elettorale non può avere quelle soglie e quelle liste bloccate, perché verrebbero meno rappresentatività e governabilità, elementi fondamentali di una democrazia parlamentare». Clima variabile al peggio, terreno franoso. Mario Monti, Renato Balduzzi e Linda Lanzillotta hanno scritto un testo alternativo e molti altri ne stanno spuntando nel perimetro della maggioranza. Vannino Chiti, Pd, raccoglie firme per una Camera elettiva su base proporzionale. Il ddl di Pippo Civati reca in calce il «sì» di 15 161 213 la maggioranza semplice a Palazzo Madama. È richiesta, in caso di modifiche alla Carta, alla prima votazione del Parlamento. Serve poi un altro passaggio, nelle due Camere, a distanza di almeno tre mesi senatori che la pensano come lui: «Roba da matti legare il destino del premier alla riforma, una forzatura assurda. Basta minacce e ultimatum». Il documento del lettiano Francesco Russo ha pronte 25 firme, da Caleo a Vaccari. «Fa bene Renzi a dire che è disposto a lasciare se le riforme non si fanno — ribalta l’ultimatum Russo — ma anche noi siamo pronti ad andare a casa se si fanno male». Senatore, il premier ci ha messo la faccia... «Non è in gioco solo la credibilità di Renzi, ma di tutto il Pd. Se facciamo un pasticcio costituzionale perdiamo consensi. Insistere con il prendere o lasciare vuol dire complicarsi la vita, visti i numeri la maggioranza qualificata dei 2/3 dei senatori. È richiesta alla seconda votazione di una legge costituzionale: nel caso il via libera del Parlamento sia a maggioranza assoluta è previsto un referendum confermativo che abbiamo». Il pallottoliere è un problema serio, come ha certificato il voto di fiducia sulle Province e come ha affermato, sia pure irritualmente, Grasso. La battaglia si combatterà articolo per articolo e, se Berlusconi si sfila, per il governo sono guai. Civati fa di conto: «Basta che ne manchino dieci del Pd ed ecco che la Nel simbolo Lega, la Padania fa posto a «basta euro» «Basta euro» al posto della Padania. Il segretario della Lega Matteo Salvini ha presentato il nuovo simbolo del movimento per le elezioni europee, che il Carroccio intende trasformare in «referendum sull’Europa». E così, appunto, al posto della tradizionale scritta «Padania» (o il nome di Bossi), nel simbolo comparirà lo slogan contro la moneta unica. Il Carroccio punta a fare la sua parte nella recente alleanza con il Front national francese e il Pvv olandese: per fare gruppo unico, tuttavia serviranno complessivamente 25 eurodeputati. Il leader leghista ieri ha anche parlato dei risultati della raccolta di firme per i cinque referendum lanciati dal partito, che avrebbero raggiunto la notevole quota di 101mila consensi. riforma di Renzi non passa. Io non voglio che lui si ritiri dalla politica, voglio poter discutere». Per Miguel Gotor «strappi e fratture sono controproducenti» quando occorre una maggioranza qualificata: «Questa miscela di antiparlamentarismo e decisionismo poco combacia con l’azione costituente. Perché gettare benzina sul fuoco? La propaganda rischia di sabotare le riforme». Come voterà la minoranza del Pd? «Tutti i senatori della Repubblica emenderanno il testo e su queste modifiche si formeranno maggioranze e minoranze. Io, che il Senato voglio cambiarlo, mi impegnerò per rafforzare le competenze sui diritti». Il Ncd di Alfano non si metterà di traverso, ma chiede modifiche. «Stiamo toccando la Costituzione e bisogna farlo bene — ammonisce Quagliariello — Cosa c’entrano i 21 nominati dal capo dello Stato?». Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso La protesta nel paese del Cavaliere. Nel mirino Sergio Berlato, candidato alle Europee per Forza Italia Manifesti contro l’eurodeputato cacciatore Dagli animalisti un messaggio ad Arcore ROMA — «Sergio Berlato cacciatore candidato alle Europee 2014». Più cinque foto di altrettanti animali uccisi, che ruotano attorno a uno scatto che ritrae Silvio Berlusconi mentre stringe la mano a Sergio Berlato, eurodeputato pdl uscente e forse rientrante. Il simboletto di Forza Italia che diventa un funereo «Fossa Italia». E una scritta rosso sangue in mezzo. «Forza Italia vergogna». Arcore s’è risvegliata così, ieri mattina. Con queste locandine disseminate ovunque. Un’azione con cui l’associazione Centopercentoanimalisti — che ha combattuto molte battaglie insieme a Michela Vittoria Brambilla, a cui adesso chiede un intervento netto — ha protestato con Berlusconi per la ricandidatura del vicentino Berlato, indomito cacciatore da sempre vicino alle associazioni del mondo venatorio. Se il Cavaliere che ha riscoperto la fede animalista «vuole i nostri voti», allora — è il messaggio — «prenda impe- Cartelloni I manifesti comparsi ad Arcore contro Sergio Berlato, 54 anni, ex di An ora in Forza Italia, europarlamentare a Strasburgo dal ‘99 gni precisi per vietare caccia e pesca». E, ovviamente, eviti di candidare Berlato. Già, Berlato. Ex An, da sempre vicino a Gianni Alemanno, l’eurodeputato ha fatto della caccia quasi una professione di fede. Che fosse pronto a tirare di sciabola contro gli animalisti lo dimostrò anni fa. Quando, per protestare contro alcuni interventi anti-caccia dell’allora ministro Brambilla, chiese a Berlusconi «un intervento diretto (…) al fine di indurre il ministro ad astenersi da esternazioni riguardanti materie estranee al suo dicastero». Per farla stare zitta, insomma. A zittire i finiani dell’allora fondazione FareFuturo, che nel 2010 chiesero al Pdl di non «dipingersi come il partito delle doppiette» ed elogiarono l’operato di ministri come Brambilla o Prestigiacomo, ci pensò lui stesso. «Siete quattro femminucce nominate al governo senza il voto degli elettori». Molti più di quattro, però, furono i cittadini che alla fine del 2011 scoprirono di essere iscritti a loro insaputa al Pdl di Vicenza. In compagnia, tra l’altro, di qualche defunto. Per quelle firme false in calce a tessere fasulle Berlato è finito sotto indagine con Maria Cristina Carretta, presidente dell’associazione cacciatori veneti. «Gli animalisti italiani assumono posizioni talmente integraliste da spaventare le persone normali. (…). Non possono imporre agli altri il loro stile di vita», dice Berlato in un’intervista sul suo canale Youtube. Una posizione «laica» che non sembra collimare molto con la lettera che lui stesso ha spedito un mese e mezzo fa ai vertici Rai. Chiedeva di impedire che «il sedicente artista» Rufus Wainwright, accusato di blasfemia, si esibisse sul palco di Sanremo. Inascoltato. Tommaso Labate © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 5 Italiadecide Turismo, convegno a Montecitorio Un caso le parole Dietro le quinte Il partito vuole modifiche sull’elezione. Il leader: sull’Italicum abbiamo dimostrato serietà di Boldrini sui Cie «Non possiamo offrire servizi di lusso ai turisti e poi trattare in modo a volte inaccettabile i migranti che arrivano dalle parti meno fortunate del mondo. Gli alberghi a 5 stelle e i centri di prima accoglienza non degni di un Paese come l’Italia sono un’insopportabile contraddizione». Le parole della presidente della Camera Laura Boldrini, dette ieri a Montecitorio al convegno per la presentazione del rapporto 2014 sul turismo di Italiadecide, l’associazione per la qualità delle politiche pubbliche presieduta da Luciano Violante, hanno scatenato la reazione di Matteo Salvini (Lega), «Boldrini è vergogna per l’Italia», di Giorgia Meloni (FdI), «parole grottesche», e di Federico Gelli (Pd), «incomprensibile attacco al turismo». Al convegno erano presenti anche il capo dello Stato Giorgio Napolitano, il ministro della Cultura Dario Franceschini e la titolare delle Riforme Maria Elena Boschi, a sinistra con Filippo Patroni Griffi e Giuliano Amato (foto Benvegnù-Guaitoli). 108 i senatori nel gruppo del Pd, quello con più seggi a Palazzo Madama. Nel partito stanno circolando proposte di modifica al testo del governo sulle riforme a cui potrebbero aderire decine di parlamentari Berlusconi assicura il rispetto dei patti Ma vuole un altro vertice con Renzi Per l’ex premier e il fratello prescrizione sui nastri Unipol ROMA — Non hanno la forza per far saltare il banco. E, giurano, da Silvio Berlusconi in giù non lo vuole quasi nessuno. Per questo, nonostante il coro di voci discordanti — chi assicura che le riforme saranno sostenute, ma chi mette mille paletti — Forza Italia nel processo riformatore ci sarà. Garantendo «affidabilità». E chiedendo in cambio solo chiarezza, voce in capitolo e, se possibile, un nuovo incontro tra Berlusconi e Renzi. È la linea che emerge dopo un weekend difficile, che aveva autorizzato a dubitare sulla reale disponibilità degli azzurri di togliere le castagne dal fuoco a un premier in qualche difficoltà con il suo partito e i suoi alleati. Ed è una linea messa nero su bianco in una nota firmata da Silvio Berlusconi e lavorata da Giovanni Toti e Mariastella Gelmini nella quale si annuncia che «noi rispetteremo fino in fondo gli accordi che abbiamo sottoscritto, e siamo pronti a discutere tutto nel dettaglio, senza accettare testi preconfezionati, ma lavorando insieme per costruire le riforme migliori per il Paese». Niente passi indietro insomma, nonostante il capogruppo Paolo Romani abbia paventato solo due giorni fa un «Vietnam parlamentare» se tutti i patti sottoscritti non verranno rispettati. A partire dalla tempistica, che prevedeva prima il varo della legge elettorale e poi la riforma di Se- nato e Titolo V. Richiesta che in qualche modo resta: «Abbiamo dimostrato la nostra serietà approvando alla Camera la legge elettorale, che ora vorremmo vedere in aula al Senato quanto prima», scrive Berlusconi. Ma a mezza bocca da San Lorenzo in Lucina ammettono che se ne può parlare. Insomma, tutto vuole Berlusconi tranne che gli sia attribuita la responsabilità di aver messo i bastoni tra le ruote a una riforma che sa essere popolare fra l’elettorato, compreso il suo. Per questo, semmai, la palla viene ributtata nel campo avversario: noi ci stiamo, è il messaggio, chiediamo modifiche perché non vogliamo solo controfirmare un testo del quale il solo Renzi si prenderebbe il merito, ma sia chiaro: «Speriamo che le divisioni emerse nel Partito democratico non affossino il tentativo di modernizzare le nostre istituzioni. La sinistra non scarichi ancora una volta sugli italiani i propri problemi». Le modifiche richieste da Forza Italia in fondo non sono ostacoli insuperabili: si chiede, spiega Gasparri, un meccanismo che preveda l’elezione dei membri del Senato, anche se chi ha partecipato al primo accordo con Renzi ammette che di elezione non si era parlato. Ma la sostanza è che Berlusconi rivendica per sé il ruolo di leader che si è battuto per le riforme «fin dal 2006» e oggi vuole tenere fede all’«accordo che ab- biamo sottoscritto», un «patto fra due leader interessati a rinnovare in profondità il Paese». Tanto più con l’imminente giudizio del tribunale di Sorveglianza di Milano che stabilirà quale forma di pena dovrà scontare, che è il Convegno alla Luiss Giovanni Toti, 45 anni, consigliere politico di Forza Italia, e Annagrazia Calabria, 31, presidente dei Giovani del partito, insieme ieri a Roma per il convegno «Forza Italia 2.0» promosso da Luiss Lep (Libertà e partecipazione) all’Università Luiss Guido Carli di Roma (Foto Scavuzzo) vero dramma umano che l’ex Cavaliere sta per affrontare, non reso meno amaro dalla prescrizione che è stata ieri decisa per lui e il fratello Paolo nel processo Unipol. Resta comunque malumore nelle file di Forza Italia, resta chi — come Minzolini, o lo stesso Brunetta — è pronto a fare la pulci alla riforma in Aula. Ma Berlusconi non può permettersi di arrivare al difficile voto per le Europee senza agibilità politica e nel ruolo di frenatore del cammino verso il cambiamento. Anzi, vuole di più. Vuole, come ha già chiesto Gelmini, come pretende Brunetta, un nuovo incontro tra lui e Renzi per «tarare l’accordo che era stato solo abbozzato e ora va ridefinito nelle sue parti principali», dicono i suoi. Un incontro che al momento nessuno da Palazzo Chigi ha promesso, mentre le trattative sotterranee per arrivare a un’intesa pressoché blindata che regga alle trappole del Senato continuano senza sosta. Paola Di Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ La lettera Perché noi 5 Stelle siamo per la parità tra le Camere ❜❜ Caro direttore, da quando sono stato eletto deputato ho potuto comprendere che, troppo spesso, in Italia l’agenda delle riforme non è dettata da razionali obiettivi riformatori, ma da luoghi comuni dei quali l’opinione pubblica viene progressivamente convinta con il sapiente ausilio di una «informazione» compiacente. Con superficialità viene da anni dato per scontato che il problema dei problemi che affligge il nostro sistema istituzionale è il bicameralismo perfetto, ovvero la assoluta parità tra Camera e Senato nel procedimento legislativo, sancita dall’articolo 72 della Costituzione. Questa argomentazione scarica ingiustamente sul sistema istituzionale le inefficienze di una classe politica frammentata. Il bicameralismo perfetto rappresenta invece un virtuoso meccanismo tramite il quale il Parlamento è in grado di ponderare adeguatamente le scelte complesse e delicate che si trova ogni giorno ad affrontare. Sono piene le cronache politiche di proposte di legge approvate da una Camera e per le quali la stessa maggioranza riconosce la necessità di un perfezionamento in seconda lettura. Sta succedendo in queste settimane con la legge elettorale. Sono piene le cronache di leggi approvate da una Camera e fortunatamente corrette nell’altra. Tra l’altro qualora dovesse giungere in porto la riforma si creerebbero ulteriori problemi. Per esempio, l’automatica equivalenza tra una frettolosa delibera della Camera dei deputati e l’entrata in vigore di una legge comporterebbe la necessità di continui nuovi interventi correttivi con un conseguente e ulteriore deterioramento della qualità della legislazione. La vita parlamentare degli ultimi anni ci insegna poi come una maggioranza parlamentare compatta sia in grado di approvare in pochi giorni anche leggi importanti e contestate dall’opinione pubblica, come nel caso del cosiddetto «lodo Alfano» approvato in soli 20 giorni nel luglio 2008. La Costituzione e i Regolamenti parlamentari vigenti contengono gli strumenti che consentono ad una maggioranza parlamentare di legiferare in tempi rapidi: dai procedimenti decentrati (sede legislativa e deliberante) fino ad arrivare alla deliberazione d’urgenza sui progetti di legge e ai decreti legge per le situazioni di straordinaria necessità e urgenza. Va tutto bene così? No, il testo costituzionale necessita senz’altro di una manutenzione. Penso, innanzitutto, alla riduzione del numero dei parlamentari: 945 sono decisamente troppi. Occorre, altresì, limitare il ricorso alla decretazione d’urgenza e inserire nuovi strumenti di partecipazione popolare, nonché rivedere il nuovo riparto di competenze tra Stato e Regioni che dal 2001 ad oggi ha provocato tanti contenziosi. Fondamentale è quindi non confondere i cosiddetti «costi della politica» con quelli della democrazia. Trovo semplicistico trattare la questione delle riforme con la calcolatrice, anche perché — in questo caso — i risparmi sarebbero davvero trascurabili. Basti pensare che il Senato verrebbe trasformato e non soppresso, per cui sarebbe sempre necessaria una Amministrazione servente, il cui costo non sarebbe quindi eliminato. Al contempo, il numero dei deputati rimarrebbe invariato. Sulla piattaforma online del Movimento 5 Stelle ci apprestiamo ad avviare una grande fase di consultazione dei cittadini in materia di riforme costituzionali e lavoro. Credo si tratti, ancora una volta, di un coinvolgimento senza precedenti. Spero che ci sarà un’ampia e approfondita riflessione sul valore e sul ruolo della nostra Camera alta. Luigi Di Maio deputato del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della Camera © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 I partiti Le scelte Trentenni, europeisti e residenti all’estero Gara tra candidati M5S ✒ I volti in Rete Stefano Diana Nato a Pordenone, 35 anni, dal 2010 è in Svezia. Il suo mantra è «Trasparenza e denuncia» Sul blog le primarie per Bruxelles MILANO — La nuova ondata, la seconda carica di candidati a Cinque Stelle ha varcato i nastri di partenza. Su YouTube, da giorni — ancora prima di ieri, giornata in cui si è svolta la scrematura iniziale (regionale) degli aspiranti eurodeputati — proliferano video di presentazione. Lo stile è sempre quello delle scorse parlamentarie: discorsi liberi, con durata variabile dalle poche decine di secondi a oltre venti minuti. A stupire, stavolta, però sono i candidati che vivono e lavorano all’estero. Trentenni, quarantenni per lo più, che hanno lasciato l’Italia ma che sono in prima linea nella sfida lanciata dal Movimento e vogliono portare le battaglie pentastellate in Europa, convinti che ci siano molti punti in comune tra l’Unione e il nostro Paese. Come Stefano Diana, 35 anni, da Pordenone a Stoccolma, dove vive dal 2010, che lancia il suo mantra «trasparenza e denuncia». O An- La storia Andrea D’Ambra 30 anni, già candidato all’estero nel 2013. Sua la petizione contro i costi di ricarica telefonica drea D’Ambra, campano, già candidato alle Politiche nella circoscrizione Estero, che propone la «penalizzazione economica degli europarlamentari assenteisti» (già finito nel mirino di alcuni militanti per alcuni banner pubblicitari). «Per poter ritornare in Italia cosa devo fare?», si chiede Pa- Sud». Daniele Parravicini, giramondo stabile da cinque anni in Francia — dove lavora a «un progetto scientifico internazionale per trovare forme di energia nuove con la fusione» —, poliglotta, si dice pronto a «portare le istanze dei cittadini all’interno del Parlamento europeo». C’è anche chi, come Aldo Curatella, vive da qualche mese Su YouTube esperienze lavorative in Belgio e insiLe presentazioni con i video su ste sulla necessità YouTube: da pochi secondi fino a di creare una Europa «che agisca» per venti minuti per raccontarsi e comune. convincere i militanti. Ieri la prima la gente Ma non ci sono selezione a livello regionale solo volti sconosciuti nella corsa verso Strasburgo. olo Guizzo, 41 anni, di Trevi- Anzi. C’è anzitutto quella che so, da più di 5 anni impiegato per mesi è stata la voce dei a Maastricht, in Olanda, in un Cinque Stelle: Matteo Ponzacall center. E motiva così la sua no, il dj che solo a gennaio ha scelta di correre con il Movi- lasciato la web tv pentastellata mento «Ho pensato che devo La Cosa. «Non sono un poltropassare qualche anno a Bru- nista», commenta nella sua xelles per cambiare l’Italia e gli presentazione. E punta l’indialtri Stati dell’Europa del ce sul pericolo che «possano Aldo Curatella Lavora in una azienda biomedicale con base a Mirandola e da un paio di mesi è in Belgio: ha 40 anni Paolo Guizzo Lavora in un call center, 41 anni, nato a Treviso, da più di 5 anni vive a Maastricht, in Olanda: è candidato nel Nordest salire sul carro del Movimento tante persone che non sono animate da onestà e coerenza». Particolare il discorso per David Borrelli: la sua candidatura potrebbe rappresentare un unicum nella storia dei Cinque Stelle. Borrelli, infatti, è stato il primo consigliere comunale nella storia del Movimento (a Treviso dal 2008 fino all’anno scorso) e ora rischia di diventare il primo eurodeputato. Imprenditore, al centro anche dei rapporti con Confapri —, radicato nel Movimento sin dall’alba dei Cinque Stelle, l’ex consigliere comunale si propone come (quasi) un attivista qualsiasi: «Metto a disposizione la mia esperienza politica e la possibilità che ho avuto di vivere all’estero e di imparare l’inglese e lo spagnolo». Tra i molti volti c’è anche chi sogna di transitare da Roma a Strasburgo, come il siciliano Salvatore Cinà, ex collaboratore della senatrice Nunzia Catalfo, che mira a «migliorare il collegamento tra il territorio della mia Regione e del mio Paese e le istituzioni europee». E per finire c’è anche il blogger Niccolò Valentini, ingegnere delle telecomunicazioni. Per tutti loro, la corsa è appena cominciata. Ieri, intanto, sono stati scelti — con qualche lamentela sul blog — i primi venti nomi per le liste, i più votati in ogni Regione. Emanuele Buzzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Viaggio in un luogo simbolo della burocrazia. I dipendenti in rivolta per difendere l’organo costituzionale (e il posto di lavoro) Un albergo di lusso nella sede del Cnel E il palazzo liberty diventa una trincea Lo Stato deciso a vendere villa Lubin, che ospita l’ente rottamato ROMA — L’unico rumore è il verso allegro di due pappagalli. Si inseguono tra i pini di Villa Borghese, che poi sono proprio quelli messi in musica da Ottorino Respighi. Niente puzza di smog su questo poggio sopra Piazza del Popolo. Solo il profumo dei glicini e qualche fortunato che a fine mattinata riesce a fare un po’ di jogging. Villa Lubin, magnifica sede di quel condannato a morte chiamato Cnel, è un pregevole saggio di come è ridotta Roma: una grande bellezza per happy few, lontana dal grandissimo casino che si beccano tutti gli altri. Ma anche un’anticipazione della città che Lo sfogo Al bar un impiegato ammette: «Questo posto va chiuso subito I consiglieri si fanno i fatti loro» ROMA Villa Borghese V Sede Cnel Viale Lubin 2 R OMA La sede Villa Lubin a Roma ospita il Cnel tracce che naturalmente portano ad un paio di gruppi internazionali. In attesa del Grand Hotel Cnel, qui intorno hanno scavato una trincea. Fabio Mazza è il commesso di anticamera della presidenza. La sua scrivania è in fondo al corridoio con i ritratti degli ex numeri uno, per questo affettuosamente ribattezzato angolo del Verano, dal nome del cimitero di Roma: «La cosa brutta di questa storia è che ne escono male i dipendenti. Un’ingiustizia perché noi non abbiamo nessuna colpa». Ecco, il clima d’assedio c’è. Ma sbaglia chi pensa che qui siano tutti d’accordo, tutti uniti come un sol uomo in difesa di un organo previsto dalla Costituzione e del loro posto di lavoro. Dentro la trincea, in realtà, è cominciata la guerra civile. E qui bisogna vedere come funziona il Cnel. Se la villa è un misto di stili diversi, anche il Consiglio è un ibrido: da una parte ci sono i 91 dipendenti, entrati per concorso, inia Flam L’articolo 99 Il Consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro è un organo previsto dall’articolo 99 della Costituzione, istituito con la legge 33 del 1957. È un organo consultivo del governo, delle Camere e delle Regioni, e ha diritto all’iniziativa legislativa nel solo ambito dei temi economici e sociali La composizione Il Cnel è composto da 64 membri più il presidente (nominato con decreto del Colle): 10 esperti, esponenti della cultura economica, sociale e giuridica di nomina istituzionale e politica; 48 rappresentanti delle categorie produttive di beni e servizi nei settori pubblico e privato; 6 esponenti delle associazioni di promozione sociale e delle organizzazioni del volontariato i Via verrà: «Dottò, ma è vero che al posto nostro ci vogliono fare un albergo di lusso?», chiede l’usciere asserragliato nel suo gabbiotto con la faccia di chi ce l’ha con il resto del mondo. E in effetti è proprio così. Il governo Renzi aggiunge alla lista di rottamazione anche il Consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro, che il sempre sobrio Mario Borghezio ha parafrasato in «Cazzeggiare non è lavorare». E il palazzo che per 50 anni ha ospitato questo «organo di rilevanza costituzionale» si prepara al cambio di destinazione d’uso. Ci vorrà un po’. Ma questa villa un po’ liberty e un po’ neobarocca, dove a un tratto potrebbe sbucare benissimo la giacca rossa di Jep Gambardella, prima o poi tornerà allo Stato. E lo Stato è intenzionato a vendere, per fare cassa e perché una sede così lussuosa si intona davvero poco con l’aria che tira. Ci sarebbero già stati i primi sondaggi, con Il Consiglio uro el M le d Via to Tor Piazzale Flaminio Piazza del Popolo anche se molti hanno ereditato il posto da mamma o papà. Dall’altra, i 65 consiglieri scelti in larga parte da sindacati e imprenditori, con molti vip in lista. La guerra civile è tra questi due eserciti. E per sentirne il rumore bisogna scendere giù nel seminterrato, al bar, confessionale di ogni luogo di lavoro. Davanti ad un caffè, 50 centesimi, un altro dipendente si lascia andare: «Questo posto va chiuso subito. E va chiuso per colpa dei consiglieri che l’hanno usato solo per farsi i fatti loro». Cosa vuol dire i fatti loro? «Che fino a poco tempo fa avevano la segretaria pagata dal Cnel ma la usavano per i loro fatti privati. Oppure passavano un’oretta da qui solo per beccarsi la trasferta e l’hotel pagato. Uno schifo». I consiglieri prendono un’indennità lorda di euro 25.633, 44 l’anno. La media dei dipendenti è di poco più alta, anche se i dirigenti superano quota 100 mila. Numeri non facili da sostenere. «Sarà anche vero che prima eravamo vecchi, polverosi e inutili — dice seduto nel suo studio Franco Massi, segretario generale dal 2011 — ma noi la spending review l’abbiamo fatto prima degli altri, prima di Cottarelli, prima anche di Bondi. E siamo diventati un modello». Tra abolizione della carta, eliminazione delle trasferte, riduzione delle auto blu, il Cnel ha quasi dimezzato le spese ed ha spontaneamente restituto al ministero del Tesoro il frutto dei suoi tagli, 20 milioni di euro. Un’austerity costata al segretario generale due richieste di sfiducia. D’accordo, ma i 970 atti prodotti dal Cnel nella sua storia sono serviti a qual- La difesa Il segretario generale Massi: «Abbiamo già dimezzato le spese e risparmiato 20 milioni» cosa? «Se finora il Cnel non ha fatto bene, non vuol dire che lo strumento è da buttare. Forse basta cambiare gli interpreti ma il Cnel non può essere mica sostituito da Twitter». La carta della disperazione è la richiesta di lasciare in piedi il Consiglio azzerando i compensi dei consiglieri. I dipendenti, invece, lo stipendio lo prenderanno lo stesso, anche se saranno trasferiti in altri uffici. Forse c’è anche questa ciambella dietro la facilità con cui sono pronti ad accettare il game over. «Vero fino ad un certo punto», se la ride nel giardino un addetto alle pulizie con l’aria di chi la sa lunga. «Bisogna vedere se si porteranno dietro lo stipendio di qua, che è un po’ più alto, o se dovranno scendere. Per questo mi raccomando: il nome di Renzi, là dentro, non lo pronunciate nemmeno». Lorenzo Salvia @lorenzosalvia © RIPRODUZIONE RISERVATA Voto di scambio la mediazione del decreto di GIOVANNI BIANCONI U n decreto legge per recepire il testo che la Camera voterà nei prossimi giorni e farlo entrare subito in vigore, evitando il rischio delle sabbie mobili al Senato. È la soluzione escogitata dal governo sullo «scambio elettorale politicomafioso», divenuta materia scivolosa tra divisioni nella maggioranza e la doppia esigenza di approvare la riforma prima delle elezioni di maggio, modificando però un passaggio considerato a rischio dagli stessi magistrati che dovranno applicare la nuova norma. La mediazione è del ministro della Giustizia Andrea Orlando in persona, che in questi giorni ha consultato sia i partiti che i rappresentanti istituzionali. Con l’obiettivo di garantire entrambe le urgenze, e al tempo stesso evitare la forzature di un intervento governativo a discussione parlamentare in corso. L’articolo 416 ter del codice penale che attualmente punisce il cosiddetto «voto di scambio» solo in cambio di «erogazione di denaro» aspetta da vent’anni di essere modificato, vista la scarsa applicabilità dovuta al fatto che quasi mai la contropartita del patto occulto sono i soldi. Di qui una riformulazione che punisce la promessa di appoggio elettorale anche «in cambio di qualunque altra utilità». Poi al Senato s’è deciso di perseguire non solo l’accettazione della promessa di voti, ma anche «la disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione mafiosa». Una sorta di processo alle intenzioni — hanno denunciato pubblici ministeri antimafia, professori, l’Associazione nazionale magistrati e alcuni componenti del Csm — foriero di inevitabili nuovi contrasti tra politica e giurisdizione che finirebbero per mettere in pericolo financo l’indipendenza stessa della magistratura. Anche il minimo ritocco di quella formulazione, però, rispedirebbe la legge al Senato. Offrendo la possibilità di bloccare la riforma a chi, come Forza Italia, non la vede di buon occhio anche per altre ragioni. Di qui il muro alzato dal Pd, spalleggiato da associazioni come «Libera» che lancia un allarme ogni giorno che passa senza il «sì» definitivo alla nuova legge, disposto a non cambiare nemmeno una parola pur di incassare il risultato prima delle elezioni europee. Con i «grillini» che considerano un imbroglio non votare il testo di Palazzo Madama, e paventano trappole dietro ogni angolo. L’alternativa del decreto, invocata ancora ieri dalla presidente dell’Antimafia Bindi, poneva e pone problemi di opportunità e costituzionalità. Che la soluzione immaginata dal Guardasigilli potrebbe superare, perché prevede il pronunciamento della Camera. Nella speranza, di Orlando e del Pd, che la «blindatura» dell’accordo nella maggioranza tenga di fronte alle prevedibili tensioni dei prossimi giorni. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 7 italia: 51575551575557 Sport, arte, musica, moda, design, industria, cinema. Non esiste disciplina nella quale l’Italia non sia stata grande. Non esiste settore nel quale non abbiamo brillato. Siamo stati sul tetto del mondo, ora è tornato il momento di attaccare in contropiede. E allora #GUARDIAMOAVANTI Costruiamo, inventiamo, produciamo, scriviamo. Facciamo qualcosa di cui essere di nuovo fieri. Perché per essere grandi come il nostro passato non serve la nostalgia. Serve l’energia. insieme con enel.com 8 Primo Piano Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il governo La crescita Telefonate e benzina, inflazione verso quota zero A marzo l’indice è salito solo dello 0,4%, il livello più basso dal 2009 Per le sigarette aumenti ai minimi da 12 anni. L’attesa sui tassi d’interesse Bce L’analisi Il presidente della Bce, Mario Draghi Risparmio e consumi Come cambia la vita con i prezzi congelati MILANO — La caduta dei prezzi, in teoria, dovrebbe essere una buona notizia per le famiglie, perché beni e servizi costano meno. Ma quando la frenata diventa così forte da avvicinarsi a zero e si prolunga nel tempo, nessuno si rallegra. Al contrario, cresce il rischio di deflazione, che si verifica quando i prezzi continuano a diminuire fino a diventare negativi, con risultati catastrofici per tutti. «L’orco deve essere combattuto con fermezza», ha messo in guarda qualche tempo fa, Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale, tra i pochi leader a indicare nella deflazione uno dei pericoli più seri per la ripresa dei Paesi avanzati durante l’ultimo World Economic Forum a Davos. E qualche giorno fa perfino un falco come Jens Weidmann, presidente della banca centrale tedesca, ha aperto alla possibilità che la Bce possa ricorrere a misure non convenzionali, come l’acquisto di titoli del debito pubblico e di obbligazioni private, per contrastare lo spettro della deflazione. La storia ci ha insegnato quanto i tedeschi abbiano paura dell’inflazione, ecco perché l’apertura della Bundesbank riflette un momento assai critico per l’economia europea. Come confermano le stime preliminari, che segnalano un’inflazione media in discesa allo 0,5% per l’eurozona a marzo, rispetto allo 0,7% di febbraio e allo 0,4% per l’Italia, dallo 0,5% dil mese precedente. Come si vive quando l’inflazione è così bassa da avvicinarsi quasi a zero? Partiamo dai titoli di Stato, l’investimento preferito dei risparmiatori italiani. I rendimenti reali Titoli di Stato salgono, perché la remunerazione è calcolata I rendimenti reali dei titoli di Stato salgono, e sottraendo il valore dell’inflazione al rendimento questo vale anche per nominale. E lo stesso le altre obbligazioni discorso vale anche per le altre obbligazioni. La bassa inflazione, però, fa salire anche i costi di chi ha un debito, perché aumentano gli oneri per gli interessi colpendo, ad esempio, le rate dei mutui. Il ragionamento vale anche per gli Stati molto indebitati. I tassi di inflazione vicini a zero o negativi fanno aumentare il rapporto tra debito e Pil, rompendo uno dei vincoli del «Fiscal compact». Una situazione non augurabile per un Paese come l’Italia, che ha già un debito pubblico pari al 132,6% del suo prodotto interno lordo. E che dovrebbe imporre nuove manovre per ridimensionarlo. Anche per i risparmiatori e le famiglie il vantaggio teorico di fare la spesa a buon mercato e di ottenere, per effetto della rivalutazione dei bond a tasso fisso, remunerazioni più alte sugli investimenti però ha vita breve. Se i prezzi scendono troppo, calano i ricavi delle imprese, e quindi le aziende potrebbero decidere di ridurre la produzione tagliando gli investimenti e l’occupazione, mentre le imprese più deboli potrebbe addirittura chiudere. La disoccupazione salirebbe e i consumi scenderebbero ulteriormente, con il rischio di innescare una spirale negativa che si autoalimenta e finire in deflazione. Uno scenario non molto attraente in un Paese come il nostro che ha già un tasso di disoccupazione al 12,9% con oltre il 40% di giovani senza lavoro. Se l’inflazione è bassa e i prezzi nominali tendono a non diminuire, inoltre, diventa più difficile il riaggiustamento dei prezzi relativi, per guadagnare competitività e far ripartire l’economia. La situazione, però, è sgradita anche alle banche centrali, perché spunta le armi alla politica monetaria: quando una banca centrale porta a zero i tassi di interesse nominali a breve termine, il tasso reale è dato dalla differenza del tasso di inflazione, normalmente un numero negativo. Ma se l’inflazione è zero, allora anche il tasso di interesse reale è zero e quindi la banca centrale ha meno leve per stimolare l’economia. Giuliana Ferraino @16febbraio © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO — Cala il prezzo di telefonate e messaggi, in flessione la benzina e gli alimentari. Diminuzione anche del prezzo delle sigarette, ai minimi da dodici anni. L’inflazione è scesa ancora a marzo allo 0,4% (secondo l’indice nazionale dei prezzi al consumo), toccando nuovi minimi dall’ottobre 2009. Bassa inflazione anche a livello europeo, nell’area della moneta unica la crescita è scesa allo 0,5% dallo 0,7%. Numeri che destano preoccupazione proprio nel momento in cui si accenna una debole ripresa. In cinque mesi in Italia la crescita dei prezzi si è dimezzata e il tasso si sta avvicinando alla soglia «zero»: quando la si supera si cade in deflazione (cioè la diminuzio- L’Eurotower Gli analisti prevedono che l’Eurotower prenderà ancora tempo lasciando i tassi allo 0,25% ne generale dei prezzi generata dalla scarsa domanda e dal calo dei consumi, sintomo di un’economia in difficoltà). La Spagna ha dato l’allarme, registrando a marzo un ribasso dello 0,2%. Ma anche le cifre della Germania destano qualche preoccupazione: +0,9% su base annua. Si tratta di numeri nel loro complesso lontani dal target ufficiale della Banca centrale europea, che per l’inflazione indica un dato vicino ma inferiore al 2%. È per questo che i mercati guardano con attenzione alla riunione della Bce di giovedì. Gli analisti danno per certo che l’Eurotower prenderà ancora tempo, lasciando invariati i tassi (fermi al minimo storico dello 0,25% dallo scorso novembre), pro- mettendo piuttosto di fare tutto il necessario in caso di «deterioramento» delle prospettive di inflazione. La Bce di Mario Draghi ha anche incassato l’apertura del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. È probabile che le decisioni arrivino verso maggio-giugno, quando ci sarà un dato sull’in- flazione più omogeneo. A chiedere un intervento è anche il Fondo monetario internazionale: «Non siamo tanto preoccupati per la deflazione di per sé — ha spiegato Reza Moghdam, direttore del dipartimento europeo del Fmi — quanto per quella che definiamo low-flation. C’è più spazio La classifica dei ribassi 1 2 3 Anche i cellulari costano meno Tra i beni durevoli da segnalare il ribasso dei prezzi dei cellulari (-18,5% rispetto un anno fa, meno 3,8% se il confronto è con febbraio 2014). Più contenuta la diminuzione dei prezzi delle auto: -0,2% rispetto al mese scorso, +3,2% rispetto a marzo 2013. Frutta e verdura ora più convenienti Le associazioni degli agricoltori segnalano i ribassi dei prezzi della verdura: meno 6,5% rispetto a un anno fa, meno 3,6% rispetto a febbraio. Drastico ridimensionamento anche per i listini della frutta: meno 3,9% su base annua Per le sigarette primo calo dal 2002 I prezzi delle sigarette a marzo calano dello 0,5% sia in termini congiunturali che tendenziali (quindi sia rispetto a febbraio che rispetto a marzo dell’anno scorso). L’Istat ha precisato che si tratta del primo calo da gennaio 2002 quindi da oltre 12 anni per ulteriori allentamenti, non solo perché l’inflazione è sotto controllo». Sull’altro lato dell’Atlantico la presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, dopo avere ridotto di 10 miliardi al mese gli stimoli all’economia attraverso l’acquisto di titoli, ieri ha detto ufficialmente che «è ancora necessario un impegno straordinario per un certo periodo» perché il tasso di occupazione in un contesto di stabilità dei prezzi non ha raggiunto i numeri prefissati e la ripresa per molti americani sembra ancora una recessione. Tornando all’inflazione nel nostro Paese, l’unico settore realmente «in deflazione» — osservano gli analisti — è quello delle comunicazioni (-0,7% anno su anno) per il quale il calo dei prezzi sembra I mercati Lo spread Btp/Bund è sceso vicino ai 170 punti, ai minimi dal giugno 2011 guidato più da fattori tecnologici che non da fattori di domanda. Comunque il mese di marzo potrebbe rappresentare un punto minimo per l’inflazione, che tuttavia rimarrà inferiore all’1% probabilmente fino alla fine dell’estate. Come evidenzia il centro studi di Confindustria, «la bassa dinamica inflazionistica che pur costituisce l’unico e parziale sostegno al reddito disponibile delle famiglie, continua a dimostrarsi insufficiente a garantire una sia pur minima ripresa dei consumi». E il ritorno della domanda è fondamentale per il consolidamento della ripresa. Francesca Basso @BassoFbasso Bankitalia Visco: imprese, credito ancora difficile ATENE — (s.ta.) Le difficoltà di accesso al credito delle imprese restano uno dei motivi della fragilità della ripresa italiana ed europea. Nel ribadirlo, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che ha partecipato ieri alla conferenza sull’unione monetaria organizzata ad Atene da Eurofi, ha osservato che occorre studiare e realizzare nuovi strumenti per aiutare soprattutto le piccole e medie aziende a reperire capitali senza pesare sulle banche. La crisi, infatti, ha determinato un calo dei prestiti, misurabili a fine dicembre, nel 2% annuo e ha evidenziato, dall’altro lato, una forte crescita delle sofferenze, dei prestiti cioè non rimborsati. Il problema è all’attenzione delle banche centrali ma anche dei governi, che ne discuteranno anche nel corso della riunione dell’Ecofin informale che si apre oggi nella capitale greca. Secondo Visco una delle strade possibili da percorrere per consentire alle imprese di tornare a reperire risorse per sostenere gli investimenti senza pesare sulle banche — che peraltro hanno i loro problemi di aggiustamento — è il rilancio delle cartolarizzazioni. Ovviamente, ha osservato il governatore, occorre rielaborare le regole, individuando prodotti «standardizzati e trasparenti» per trovare un equilibrio tra il controllo del profilo di rischio degli strumenti e l’obiettivo di stimolare il mercato così da evitare il ripetersi dei problemi generati proprio dalle cartolarizzazioni all’inizio della crisi. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Il consulente del lavoro: in caso di incertezza applicativa è impossibile rilasciare un programma informatico «Bonus di 80 euro in busta paga Subito il decreto, o è a rischio» De Fusco: i tempi dipendono anche dai software aziendali Il nemico più temuto è sempre lo stesso: la burocrazia. Qualsiasi riforma ipotizzata in questo paese per diventare realtà deve superare la prova del fuoco burocratica. A questa regola non sfugge neanche il bonus degli 80 euro in busta paga promessi dal premier Renzi. Quali ostacoli dovrà superare il provvedimento perché gli 80 euro si materializzino davvero nel cedolino di maggio? Lo abbiamo chiesto a Enzo De Fusco, consulente del lavoro e coordinatore scientifico della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. Partiamo dalla domanda base, come funzionerà il bonus Irpef? «Ovviamente in questo momento non se ne sa nulla. Al di là delle anticipazioni fatte dal governo, non c’è alcun provvedimento cogente da poter applicare e quindi brancoliamo nel buio. In questo momento ogni ipotesi tecnica è possibile». Vi sarete fatti qualche idea, ci sono delle ipotesi. «Sono molte la variabili possibili; bisogna vedere se l’importo sarà fisso o decrescente, se verranno incentivati mag- giormente i redditi più o più alti, se verrà calcolato sul reddito 2013 ovvero valutato mese per mese. Per alcuni versi si potrebbe pensare a una detrazione d’imposta ma questa soluzione presenta diverse criticità. Molto più probabilmente si tratterà di una somma forfetaria. Ma fondamentalmente, oltre a non conoscere i meccanismi operativi, non si riesce a comprendere da quando partirà». Ma questo non è certo un dettaglio secondario. Quante probabilità ci sono che si arrivi in tempo per ricomprenderlo nelle buste paga di maggio, così come è stato promesso? «Difficile dirlo, ma certo più tempo passa e meno sarà possibile. Anche ipotizzando che il provvedimento venga varato nei prossimi giorni; innanzitutto, dovrà essere un decreto legge immediatamente pubblicato in Gazzetta Ufficiale Da quel momento in poi le software house potranno procedere all’aggiornamento dei programmi gestionali, che si utilizzano negli studi e nelle aziende per sviluppare le buste paghe. Si tratta di un’operazione molto delicata che dovrà Enzo De Fusco, consulente del lavoro e coordinatore scientifico della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro essere compiuta in presenza di una norma che non lasci spazio a dubbi e interpretazioni diverse. Infatti, in caso di incertezza applicativa è impossibile rilasciare una release di un programma applicativo; si corre il rischio di mettere in condizioni i consulenti del lavoro e gli uffici del personale di sbagliare i conteggi. E quanto tempo occorre per questo tipo di aggiornamenti? Possibile individuare una data limite? «Abbiamo visto aggiornamenti fatti in giorni e altri anche in un mese; dipenderà dal coefficiente di difficoltà applicati- vo delle novità normative. Perché tutto vada a buon fine è necessario che le release vengano consegnate entro il 20 del mese di maggio. E da quel giorno si possono cominciare le elaborazioni. Ma se solo ritarda ancora un po’ sarà impossibile riuscire a ricomprendere il bonus nei cedolini di maggio; si dovrà spostare l’operazione a giugno, sperando che le disposizioni prevedano il recupero delle somme non portate in detrazione nel mese precedente. Questo vuol dire che se una grande azienda gestisce in proprio il programma, e quindi gli aggiornamenti, può riuscire ad aggiornare più tempestivamente l’applicativo? «Dipende certamente dalla struttura informatica di cui si è dotati, cioè di quali e quante risorse umane specializzate si hanno a disposizione. Certamente potrebbe anche capitare, anche perché la gestione interna evita disguidi e ritardi. Quindi si potrebbe profilare una situazione limite in cui i dipendenti delle Pmi non riceverebbero il bonus a maggio per il ritardo negli aggiornamenti software, mentre quelli di grandi aziende sì. «In teoria si potrebbe realizzare, ma speriamo che il decreto legge venga pubblicato quanto prima dandoci la possibilità di predisporre buste paghe del mese di maggio più “pesanti” del solito». Isidoro Trovato © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 9 # Prezzi e mercati LO SPREAD BTP/BUND IERI 172 PUNTI BASE L’INFLAZIONE A MARZO SU BASE ANNUA 0,9% in Germania -0,2% in Spagna 0,4% 300 250 200 INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO Variazioni percentuali rispetto allo stesso mese dell’anno precedente INDICE GENERALE ✒ in Italia BENI Maggio SERVIZI Luglio 5,0 L’INFLAZIONE NELLA UE 4,0 3,5 3,0 3,0 2,0 2,5 1,0 2,0 Settembre 2013 3,1 1,5 -1,0 1,0 I tessili e l’aumento anti made in Italy Marzo 2014 2,6 di DARIO DI VICO 2,1 1,5 0,0 2014 Novembre U 1,7 0,7 0,9 0,8 0,8 Dic. Gen. 1,0 0,7 0,5 -2,0 Marzo 09 Settembre 09 Marzo 10 Settembre 10 Marzo 11 Settembre 11 Marzo 12 Sttembre 12 Marzo 13 Settembre 13 Marzo 14 2009 2010 2011 2012 2013 Mar. Ott. Nov. Feb. Mar. CORRIERE DELLA SERA Le misure Il Prodotto interno lordo per il 2014 stimato nel Documento di economia e finanza a quota 0,8% I tagli, parte Palazzo Chigi Addio ai 24 dipartimenti Lite con l’Ue sui pagamenti Tajani: infrazione. Renzi: sei in campagna elettorale ROMA — Una settimana al massimo e il governo approverà il Def, il Documento di economia e finanza che farà da cornice al taglio delle tasse per i lavoratori dipendenti, i famosi 80 euro in più netti al mese per chi prende fino a 1.500 euro, che verrà deciso la settimana successiva con un decreto legge. Lo ha confermato ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, mentre il sottosegretario Graziano Delrio, ha detto che sempre nel giro di una settimana il governo presenterà il piano di tagli della presidenza del Consiglio. La riforma, che nelle intenzioni di Renzi vuole essere d’esempio per tutta la pubblica amministrazione, ruoterà sull’accorpamento dei dipartimenti (a Palazzo Chigi ce ne sono ben 16 più 8 uffici a ca- po di altrettante strutture, per un totale di 24), la rotazione degli incarichi (il termine di legge per le nomine dei capi dipartimento della presidenza scade l’8 aprile) con la promozione degli interni e il taglio degli incarichi dall’esterno che costano di più (tipo Consiglieri di Stato). La retribuzione (i capi dipartimento prendono più di 200 mila euro lordi) verrà legata al raggiungimento degli obiettivi. Tutte le spese di Palazzo Chigi finiranno a regime on line, in modo che tutti possano controllare. Saranno tagliati anche i consulenti (una novantina circa). La riforma, sintetizza Delrio, «sarà ispirata a criteri di sobrietà». Verranno costituite le due «unità di missione» già annunciate, una per la scuola e l’altra per la difesa del territorio. Infine verrà costituita una cabina Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan di regia per le politiche economiche che dovrebbe essere affidata all’economista e deputato Pd Yoram Gutgeld. A Palazzo Chigi si è anche in attesa dell’arrivo del commissario per la spending review, Carlo Cottarelli, che finora ha avuto il suo ufficio presso il ministero dell’Economia. Tornando al Def e al bonus in busta paga, ieri Renzi ha assicurato che il taglio delle tasse sarà, a partire da maggio, di «80 euro per i dipendenti che percepiscono fino a 1.500 euro al mese» e che i 6,6 miliardi necessari nel 2014 (10 su base annua) per finanziare l’operazione «li abbiamo trovati» e saranno indicati nel Def. Il presidente del Consiglio ha in questo modo smentito l’ipotesi di un intervento più modesto per quest’anno. Ipotesi che aveva preso corpo dopo che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, aveva detto che le coperture dovranno arrivare tutte da tagli di spesa strutturali, escludendo così sia entrate una tantum sia un eventuale ricorso all’aumento del deficit. Poiché al massimo si ritiene che dal taglio della spesa possano venire non più di 4-5 miliardi per il periodo maggio-dicembre 2014, ci si chiede dove il Tesoro possa trovare il resto. Intanto, cominciano a prendere forma le linee generali del Def. L’aumento del prodotto interno lordo per il 2014 dovrà essere corretto al ribasso rispetto alle stime del governo Letta: non più l’1,1% ma lo 0,8-0,9%. Un po’ di più quindi dello 0,6% previsto dalla commissione europea, proprio perché il piano terrà conto degli effetti sulla crescita del taglio delle tasse per lavoratori e imprese (l’Irap) e del pagamento dei debiti alle aziende. Tema quest’ultimo sul quale ieri Renzi si è scontrato con il vicepresidente della commissione euro- Gutgeld in cabina regia Il governo affiderà il coordinamento delle politiche economiche a Yoram Gutgeld pea, Antonio Tajani, che ha annunciato l’avvicinarsi della procedura d’infrazione per il ritardo nei pagamenti. «Dal 6 giugno — ha replicato Renzi — con la fatturazione elettronica il pagamento sarà immediato. Il commissario Tajani ha un’emergenza che è quella di andare in campagna elettorale. In bocca al lupo, anche se è di Forza Italia». «La campagna elettorale non c’entra niente — ha ribattuto Tajani — Intervenire è un mio preciso dovere, oltre che un obbligo giuridico». Enrico Marro I precari (socialmente utili?) stabili per legge La premessa è che non vorremmo mai vedere un solo lavoratore perdere il posto. Ma apprendendo che lo Stato assumerà per due anni migliaia di«bidelli», mentre il commissario alla spending review Carlo Cottarelli stima in almeno 85 mila gli esuberi nella pubblica amministrazione, è legittimo chiedersi quale sia il confine fra l’assistenzialismo e le necessità reali del servizio pubblico. Questi «bidelli» non sono in realtà bidelli e a quanto pare non sono nemmeno 24 mila, cifra circolata domenica. Si tratta dei precari storici, gli ex lavoratori socialmente utili impegnati da una quindicina d’anni nella pulizia delle scuole, metà dei quali (dunque circa 12 mila) da oggi sarebbero rimasti disoccupati dopo i tagli conseguenti alle gare Consip, con cui la spesa è passata da 620 a 390 milioni. Per non metterli in mezzo alla strada si è deciso di impiegarli, ha scritto Libero, nel «ripristino del decoro» delle scuole. Toccherà a loro fare le piccole manutenzioni: naturalmente dopo un adeguato percorso di formazione professionale. Costo, intorno ai 300 milioni per un paio d’anni. Cifra che riporta la spesa vicina ai livelli precedenti ai tagli. Ma tant’è. Non poteva certo scoppiare proprio ora la prima bomba sociale per il governo di Matteo Renzi, ereditata dall’esecutivo precedente di Enrico Letta, ma innescata addirittura da una quindicina d’anni. Nel 1999 l’igiene scolastica è passata per legge allo Stato insieme ai dipendenti degli enti locali che se ne occupavano. Il loro numero, negli anni, si era poi gonfiato a dismisura con gli ex lsu ingaggiati dai Comuni e organizzati in consorzi. Assunzioni anche dettate dalla necessità di mettere una toppa ai problemi occupazionali, ma spesso dal forte odore clientelare. Con il risultato di avere alla fine molte più braccia del necessario. L’operazione era figlia di una stagione durante la quale la moltiplicazione di ruoli e funzioni nella scuola (e dunque di costi), con il beneplacito sindacale, era considerato normale. Ubriacatura che produsse, per dirne una, la figura delle scodellatrici. Che cosa fanno, lo dice la parola stessa: scodellano le pietanze nei piatti degli alunni nei refettori scolastici. Non sia mai che una bidella tocchi un mestolo. Questa storia dei pulitori precari ne ricorda molte altre simili. L’inizio di tutto si può far risalire al 1987 per iniziativa del ministro del Lavoro Rino Formica, e del segretario della Cisl Franco Marini. L’idea era quella di alleviare le tensioni sociali impiegando i più emarginati in attività di pubblica utilità: tenere in ordine le aiuole, ripiantare gli alberi bruciati, pulire le spiagge… La moneta unica era lontana e la tipografia statale stampava Bot a pieno ritmo. Anche se era facile prevederlo, nessuno si poneva il problema che la cosa prima o poi sarebbe degenerata. Lo stesso Formica arrivò a proporre di assumere nella pubblica am- ministrazione i contrabbandieri che si fossero redenti. Mentre il bacino assistenziale diventava pian piano un mare sterminato. Soprattutto al Sud. Nel 2001 l’Inps censì 125 mila lavoratori socialmente utili. In Calabria i cosiddetti operai forestali raggiunsero la cifra di 11 mila e in contemporanea quella Regione conquistò il record assoluto degli incendi. In Sicilia la Corte dei conti ha calcolato, oltre ai 20 mila dipendenti della Regione, quasi 28 mila lavoratori precari. Ma erano arrivati a sfiorare i 60 mila, senza peraltro mai alleviare un tasso di disoccupazione giovanile ormai ben superiore al 40 per cento. Le paghe sono da fame, ma è chiaro che si tratta di sussidi puri. Sussidi come quelli, non altrettanto 12 85 mila precari storici impegnati da quindici anni nella pulizia delle scuole, che da oggi sarebbero rimasti disoccupati dopo i tagli. mila dipendenti in esubero nella pubblica amministrazione secondo le stime del commissario per la revisione della spesa Carlo Cottarelli. 1.500 le piccole imprese di TessiliVari, associazione che aderisce a Confindustria. Le aziende producono accessori per abbigliamento all’interno dei confini italiani © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Dai curatori del decoro nei palazzi scolastici ai camminatori agli allevatori di cirnechi La possibile conferma per 24 mila dipendenti costerebbe 300 milioni na volta lo si sarebbe definito un «falco». I tempi però sono cambiati e Matteo Cavelli, 43 anni, imprenditore lombardo e presidente della TessiliVari (una piccola associazione che aderisce a Confindustria) si può catalogare tra coloro che vogliono «disintermediare» il rapporto datori di lavoro/dipendenti. Tutto comincia con il contratto nazionale di lavoro del Sistema Moda, cugini maggiori della Tessilvari e una delle associazioni confindustriali di punta. Tradizionalmente il documento firmato da loro veniva di fatto replicato anche dai presidenti di TessilVari, stavolta no. L’aumento di 118 euro medi nei tre anni e la concessione di un bonus di 250 euro annui per i lavoratori delle aziende senza contratto integrativo hanno mandato su tutte le furie Cavelli. «La mia associazione è fatta di 1.500 piccole imprese di accessori per l’abbigliamento — racconta —, producono tutti rigorosamente in Italia ma non riuscirebbero mai a far fronte a quegli aumenti. Capisco la logica di Sistema Moda, che in questo modo ha regolamentato anche l’attività degli addetti dei negozi monomarca, ma non è la nostra». I sindacati di categoria aderenti a Cgil-CislUil ovviamente non la pensano allo stesso modo e vista l’aria sono scesi sul piede di guerra miseri, che intascavano le 2.361 persone assunte con la scusa di fare la raccolta differenziata in Campania durante l’emergenza rifiuti: 600 lsu, 470 ex detenuti, 930 disoccupati «di prima classe», più 361 addetti ai consorzi di bacino. Saltò fuori che in 34 lavoravano a un call center dove arrivava mediamente una telefonata alla settimana per ciascuno. Per non parlare di quei 15 (quindici) reclutati dal comune di Zafferana Etnea, in provincia di Catania, per allevare 8 (otto) cirnechi dell’Etna, cani d’una razza antichissima e prodigiosa. Oppure di quel lavoratore socialmente utile assunto dal piccolo Comune di Bompietro, nel palermitano, al quale il medesimo municipio aveva affidato la redazione di un progetto di arredo urbano per una cifra in lire corrispondente a 322 mila euro. Vette assolute di creatività pseudoassistenziale. Ma se possibile addirittura superate, sette anni fa, dall’assunzione di 110 autisti senza patente a Palermo. Dove il dipartimento trasporti della Regione siciliana, non più tardi di due anni fa, aveva chiesto di avere a disposizione 30 «camminatori». Per fare cosa? Portare le carte da un ufficio all’altro. Sergio Rizzo © RIPRODUZIONE RISERVATA rompendo le trattative e esercitando pressione sulle aziende di TessiliVari che hanno bisogno di continuità nella produzione. Molte delle aziende che fanno capo a Cavelli fanno cassa integrazione e negli stabilimenti del presidente, a Busto Arsizio e Como, dove prima lavoravano 130 addetti adesso ne sono rimasti 60. Per replicare al sindacato allora Cavelli ha preso carta e penna e scritto una «lettera aperta» ai lavoratori. «È inutile dare soldi in più se poi si fanno chiudere le fabbriche», sostiene il presidente che chiede ai dipendenti di rinviare gli aumenti, maggiore flessibilità, modifica dei periodi di ferie senza ridurle e incremento dei contratti a termine. In cambio è disposto a dare premi alla presenza e a redistribuire ai lavoratori parte di quanto si risparmierà a fronte di una riduzione delle tasse sul lavoro. «Se cambierò idea davanti agli scioperi? Li proclamino pure, penso che saranno in pochi a farli». © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Esteri La svolta Dopo la disfatta elettorale alle Municipali e l’avanzata del Front National Hollande: «Messaggio ricevuto» E nomina Valls capo del governo «Esecutivo da combattimento». Giù le tasse e i contributi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — François Hollande, gravemente indebolito dalla sconfitta alle Municipali, vara un «governo di combattimento». Con un messaggio accorato ai francesi, in diretta tv alle 20, il presidente della Repubblica ha ringraziato JeanMarc Ayrault per «il coraggio e l’abnegazione», e ha annunciato l’inizio di una nuova fase dando l’incarico di formare un altro governo a Manuel Valls, il ministro dell’Interno che anche grazie alla linea dura su immigrazione e sicurezza è da mesi il politico francese più popolare. La situazione del presidente è molto difficile, la carta Valls — inviso all’ala sinistra del Partito socialista — è l’ultima speranza per raddrizzare il Paese e le sorti del quinquennio. «Ho sentito il vostro messaggio, è molto chiaro — ha esordito Hollande — cambiamenti insufficienti, troppa lentezza, ancora troppa disoccupazione, giustizia sociale insufficiente e troppe tasse. Non ignoro le sofferenze di molti di voi, la difficoltà di arrivare alla fine del mese, ad assicurare l’educazione dei vostri figli, a trovare un alloggio. So che molti francesi si sentono dimenticati, abbandonati. Il vostro messaggio è indirizzato direttamente a me, e io devo darvi risposta». Quindi, l’incarico a Valls, che dovrà formare una squadra «ristretta, coerente e com- patta». «Tre cose chiedo a Valls — ha proseguito Hollande — prima di tutto rilanciare l’economia, dando il via al patto di responsabilità che ridarà competitività alle imprese francesi. Poi, la giustizia sociale: serve un patto di solidarietà fondato su tre pilastri, l’educazione e la formazione dei giovani, la sicurezza sociale con priorità al- Inchiesta «La ministra della Francofonia ha mentito sul suo patrimonio» PARIGI — La ministra della Francofonia, Yamina Benguigui, è accusata di aver mentito sulla sua dichiarazione patrimoniale. Secondo Le Monde l’Authority sulla trasparenza nutre «seri dubbi» sulla veridicità di quanto denunciato dalla Benguigui che avrebbe omesso una parte della dichiarazione o fornito una valutazione falsa. La violazione riguarda una somma di 430 mila euro e l’Authority ricorrerà ora alla Procura di Parigi. La ministra rischia fino a 3 anni di carcere, 45 mila euro di ammenda e l’interdizione dai pubblici uffici per una durata massima di 10 anni. Secondo la legge del 2013 ministri e parlamentari sono obbligati a pubblicare una dichiarazione del loro patrimonio e dei loro interessi. Il controllo spetta all’Authority creata dopo lo scandalo del ministro Cahuzac scoperto con un conto segreto in Svizzera. la Sanità, il potere d’acquisto con una riduzione delle imposte dei francesi e una diminuzione dei contributi pagati dai dipendenti». Infine, il terzo più generico punto chiave del nuovo corso richiesto a Valls, la lotta alla «crisi civica e anche morale che attraversa la Francia». Meno tasse, meno disoccupazione, rilancio dell’economia. Se fosse così semplice, probabilmente il presidente della Repubblica francese non avrebbe aspettato 22 mesi prima di cambiare rotta. Finora Hollande aveva l’ambizione di tenere lo sguardo alto, lontano dai sondaggi, dalla politica quotidiana e dalle occasionali sconfitte politiche, per perseguire l’obiettivo a lungo termine del risanamento del Paese. Il crollo alle elezioni municipali di domenica gli impedisce di continuare, ed è per questo che in 24 ore il presidente si è presentato ai francesi rompendo il suo silenzio e annunciando la svolta. Il tentativo è di spingere sulla via socialdemocratica, liberale in economia, con il patto di responsabilità annunciato a gennaio — sgra- Patto Il presidente francese François Hollande (primo a sinistra), 59 anni, stringe la mano a Manuel Valls, 51 anni, ministro dell’Interno nominato ieri premier; al centro, l’ex primo ministro JeanMarc Ayrault, 64 anni (Afp) vi fiscali alle aziende che assumono finanziati con 50 miliardi di tagli alla spesa pubblica — e che adesso deve essere tradotto nella realtà. Nella speranza di non scontentare troppo la sinistra del partito Hollande ha parlato anche per la prima volta di un «patto di solidarietà». «Non è cambiando premier, non è con il calciomercato che si risolvono i problemi della Francia», ha commentato Marine Le Pen, e anche JeanFrançois Copé, leader dell’Ump vincitore delle elezioni, si è detto scettico: «Inutile cambiare uomini se non si cambia politica». Nel discorso di Hollande c’è poi un punto molto interessan- te, una frase detta quasi en passant ma che potrebbe avere conseguenze importanti a livello europeo. «Il governo dovrà anche convincere l’Europa che questo contributo della Francia alla competitività e alla crescita deve essere tenuto di conto nel rispetto dei suoi impegni. Perché rafforzare l’economia francese, è il miglior Offerta valida per immatricolazioni fino al 30/04/2014 per Kuga Plus 2WD 1.6 EcoBoost 150CV. Solo per vetture in stock, grazie al contributo dei FordPartner. IPT e contributo per lo smaltimento pneumatici esclusi. Consumi da 5,3 a 6,2 litri/100km (ciclo misto); emissioni CO2 da 139 a 162 g/km. La vettura in foto può contenere accessori a pagamento. Salto all’indietro con avvitamento e apertura finale senza mani. FORD KUGA Hands-free liftgate Apri e chiudi il portellone automaticamente con il solo movimento del tuo piede. Kuga 1.6 EcoBoost 150CV € 22.250 Con Clima automatico, SYNC®‚ Cerchi in lega 17’’, Sensori di parcheggio, Cruise control e Power start. Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 Esteri 11 italia: 51575551575557 Il personaggio Chi è il nuovo primo ministro francese, naturalizzato a 15 anni Il socialista catalano che piace alla destra (e somiglia a Sarkozy) DAL NOSTRO CORRISPONDENTE modo di riorientare l’Europa». Tradotto, la Francia — che già è trattata con grande indulgenza da Bruxelles — chiede ancora più tempo per rientrare sotto la famosa soglia del 3% (oggi è sopra il 4%). Vedremo che ne pensano Angela Merkel e gli altri alleati europei. S. Mon. 2017 L’anno delle prossime elezioni presidenziali in Francia: Hollande potrebbe vedersela con Valls © RIPRODUZIONE RISERVATA La storia PARIGI — Nel 1981, quando François Mitterrand inaugurava i 14 anni del suo regno repubblicano e un giovane François Hollande ne faceva il suo modello politico, il 18enne Manuel Carlo Valls Galfetti, nato a Barcellona dal pittore catalano Xavier e dalla musa svizzera italiana Luisa, faceva la coda negli uffici di Parigi, tra i rifugiati cambogiani e vietnamiti, per chiedere la cittadinanza francese. E mentre il Partito socialista si spartiva le posizioni di potere lui, che per Mitterrand neanche aveva potuto votare, si dibatteva ancora tra certificati e diffidenza. «Ha la tubercolosi? I suoi genitori che tipi sono?», si sentì chiedere al commissariato. Naturalizzato, finalmente, nel 1982, ieri il 51enne Manuel Valls è diventato primo ministro di Francia. Il Paese dove ha studiato sin dalle elementari, e al quale ha scelto di appartenere al contrario della molto amata sorella Giovanna, nata a Parigi ma cittadina spagnola (vive a Barcellona, un passato di dipendenza dall’eroina, malata di Aids. Due strade diverse). La devozione di Valls per la Francia ne farebbe un perfetto esempio per Nicolas Sarkozy, che nelle sue tirate contro la mancata integrazione degli immigrati una volta disse la celebre frase «La Francia, o la ami o te ne vai»: l’immigrato Valls lo adora, il suo Paese d’adozione, e questo è solo il primo dei tanti elementi che avvicinano i due ex «primi poliziotti di Francia», che hanno basato entrambi la loro ascesa politica sull’esperienza di ministri dell’Interno di successo. «Sarkozy di sinistra»: da tempo Manuel Valls viene bollato senza sconti, soprattutto nel suo campo, perché la sua sconfinata ambizione è evidente, come pure la popolarità tra l’opinione pubblica: sei francesi su 10 apprezzano la sua azione, un record in tempi di percentuali drammatiche per il presidente Hollande. Con Valls, diventa primo ministro socialista un uomo votato all’azione che tempo fa avrebbe anche voluto cambiare nome al Ps, «perché il socialismo è stata una bella utopia ma ormai è una parola vuota, dovremmo cambiare nome al Partito socialista per essere finalmente di sinistra». Hollande sceglie come suo premier l’avversario delle primarie, che già tre anni fa predicava la svolta liberale alla quale solo ora il presidente si è rassegnato. E se Hollande resta legato al mito Mitterrand, appena diventato francese Valls preferì la «seconda sinistra» di Michel Rocard, più moderna, responsabile e liberale. Quanto il predecessore Jean-Marc Ayrault è apparso vecchio, fedele uomo di apparato privo di carisma, tanto Manuel Valls è capace La sorella Sua sorella non ha la cittadinanza francese, vive a Barcellona, un passato di dipendenza dall’eroina, malata di Aids di giocare con il suo ruolo, di assumersene la responsabilità senza complessi. In visita nella banlieue di Marsiglia dopo l’ennesima sparatoria, un anno fa, Valls vede un bambino che si ritrae impaurito per la presenza dei poliziotti. Si piega sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza, e lo rassicura: «Sai chi sono? Sono il capo della polizia. Hai presente Superman, Spiderman?». Un po’ autoironico, e un po’ no. «Il populismo è ingannare il popolo. Combattere il populismo, è rispondere alle attese del popolo», è il motto di Valls. Come Sarkozy prima di lui, punta sui temi della sicurezza, della laicità contro l’islamismo, e della lotta all’illegalità. Valls è capace di espellere più Rom di Sarkozy, ma destando meno scandalo. Dopo avere divorziato dalla madre dei suoi quattro figli, nel 2010 si è risposato con un suo amore di gioventù, la violinista Anne Gravoin, amica e collaboratrice di Johnny Hallyday (l’idolo di Sarkozy, ancora lui). Nel suo ufficio di ministro dell’Interno, tiene il grande ritratto che gli fece suo padre Xavier, e una maglia del Barcellona, la sua squadra del cuore. Lontano dalla palude del partito, Valls è uomo di tante passioni e tante identità. «Parlare francese, catalano, spagnolo o italiano ha rappresentato per me una ricchezza, un’apertura verso gli altri. Sono, anche io, un francese di sangue misto». Per salvarsi dal terremoto politico delle Municipali, Hollande si affida a un neoprimo ministro che uscì dall’anonimato all’indomani di un altro sisma, quello del 23 novembre 1980. Nell’anfiteatro della facoltà di Legge, «Irpinia! Irpinia!», gridava un allora sconosciuto Valls ai compagni socialisti, esortandoli a raccogliere fondi per i terremotati campani. Fu, quello, il suo primo discorso politico in pubblico. Già allora poca ideologia, molta azione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Nel Marais sopravviveva un angolo di Mitteleuropa, oggi al posto della gastronomia Jo Goldenberg c’è una jeanseria Addio brasserie e botteghe storiche Parigi diventa città in franchising Invasa dai marchi globali, la capitale sta perdendo l’anima di ALDO CAZZULLO L Stefano Montefiori Stef_Montefiori a sinistra non ha perso Parigi. Ma Parigi rischia di perdere la propria anima. E questo sì che sarebbe un guaio. A Parigi sta accadendo quel che accade ad altre città d’arte, come Venezia, e ad altre capitali europee, come Londra: la gente normale non può più permettersi di vivere in centro, ed emigra in periferia, vendendo le case magari a ricchi stranieri che vi passano un weekend all’anno; e le librerie, i piccoli negozi, le botteghe storiche chiudono per lasciare spazio ai marchi internazionali, uguali in riva alla Senna come a Kuala Lumpur o ad Albuquerque. Ma non è tutto qui. Parigi rischia di perdere l’anima proprio perché, pezzo per pezzo, sta perdendo la sua specificità, la sua unicità, le sue bizzarrie all’apparenza (e sempre più nella sostanza) antieconomiche: quel che la rende diversa da tutte le altre città. La lista dei simboli perduti è lunga. In rue des Rosiers, nel Marais, c’era un angolo di Mitteleuropa: Jo Goldenberg, gastronomia e brasserie, dove si poteva comprare o assaggiare il pastrami come a Praga, l’oca come a Varsavia, il salmone come a Vilnius. Un simbolo dell’identità ebraica al punto da essere bersaglio di un attentato antisemita (9 agosto 1982: 6 morti e 22 feriti; e il presidente Mitterrand, eletto un anno prima, venne a rendere omaggio a un luogo dell’anima). Oggi è diventato una jeanseria, che ha pure usurpato il nome a una canzone della Comune, suonata in piazza della Bastiglia la notte in cui Mitterrand morì: «Le temps des cerises», il tempo delle ciliegie, che fin dal titolo piange la caducità delle cose. Lì accanto ha chiuso Pitchi Poï, altro santuario degli odori e dei sapori della memoria ebraica, sostituito da uno dei mille ristoranti «tartare-frites». Allard, uno degli ultimi angoli autentici del Quartiere Latino, una rôtisserie dove pareva di entrare nella bottega di Ragueneau, l’amico cuoco di Cyrano, con spalle d’agnello e pasticci pantagruelici, è stata comprata da Alain Ducasse, che ne ha fatto un ristorante asettico. Dilaga ovunque la moda degli «atelier» dei grandi chef divenuti imprenditori di se stessi, dove (come da Joël Robuchon) si mangia appollaiati sui tre- spoli e si paga 39 euro un piatto di spaghetti; mentre place de la Madeleine è diventata un atelier del precotto e del confezionato, in cui accanto a Fauchon si moltiplicano le case del caviale e del tartufo, a prezzi da sceicco. Ovviamente il cibo è solo una metafora, per quanto non secondaria. I parigini hanno l’impressione che la loro stia diventando una città in franchising. Come una miniera data in concessione ai marchi del mondo globale, che vi estraggono la ricchezza. O come la Venezia del ’700, splendida vetrina di una potenza decaduta (anche Parigi non è mai stata così bel- Nel mito Il caffè «Lex Deux Magots», storico ritrovo di intellettuali a Saint-Germain-des-Prés Libri antichi, romanticismo e biciclette: un’immagine simbolica della vecchia Parigi la). Alcuni fenomeni sono noti. Da vent’anni i «passages» della città haussmaniana sono divenuti mercati asiatici al coperto, con il parrucchiere da pochi euro e il mercatino delle spezie; ma ora i cinesi hanno conquistato anche il sottobosco del piccolo artigianato, che ancora resisteva nei cortili di case insospettabili. Non c’è da rimpiangere lo squallore di certi locali di Pigalle, dove il vero spettacolo osceno non erano le ragazze ma i clienti; però dispiace veder spuntare ovunque gli Starbucks, trionfo dell’Italian sounding, dei prodotti che suonano italiani ma non lo sono. Da tempo Saint-Germain non ha più nulla del quartiere di intellettuali e artisti che fu; ma impressiona vedere la brasserie liberty Vagenende rinunciare all’impronta storica per inalberare un’insegna che pare sottratta alla business lounge di un aeroporto; o trovare accanto al leggendario Deux Magots il nuovo locale dei fratelli Costes, dove ad andare in bagno tra legni neri e marmi scuri pare di calarsi in una tomba egizia. Lì vicino però, in rue de Rennes, sono apparsi i compro-oro. Resiste solitaria la libreria polacca, sia pure a orario ridotto e con libri quasi solo francesi, tranne la biografia del generale Kosciuszko, antenato della candidata di destra sconfitta al ballottaggio. Il Comune ogni tanto lancia allarmi per non perdere un pezzo di città. Ma il sindaco di Parigi non conta molto più di nulla. La città è una testa gracile da due milioni di abitanti, su cui gravano i dieci milioni di borghesi impoveriti e di vecchi poveri delle banlieue. E ci sono problemi più seri che non salvare il negozietto di carillon sotto i portici del Palais Royal, il laboratorio di incisioni nell’avorio di rue Bonaparte, la bottega dei soldatini di piombo di rue Guisarde. Parigi resta la città dove trovi il tassista che nelle pause legge romanzi cavallereschi del ’400, dove in una notte compare sul muro di Saint-Sulpice il testo di una poesia di Rimbaud. Ma è anche la capitale della grande malata d’Europa; sia pure una malata in parte immagi- Nel Quartiere Latino Allard, una rôtisserie che pareva la bottega dell’amico cuoco di Cyrano, ora è un ristorante asettico naria. La Francia è il Paese con la maggior ricchezza accumulata pro capite, più degli Stati Uniti e della Germania (il secondo è l’Italia). La Francia è il Paese con il miglior sistema sanitario pubblico, in cui si fanno gratis operazioni sofisticatissime che in America costerebbero 150 mila dollari. E’ un Paese che l’energia se la fa in casa. E’ il Paese con più turisti al mondo (l’Italia era la prima, ora è solo quinta). E’ il Paese con il più grande patrimonio storico-culturale, dopo quello italiano. Ha uno Stato che costa troppo ma (a differenza di quello italiano) funziona. Eppure perde aziende e contribuenti in fuga dalle tasse. Ed è afflitta dal complesso di non contare più nulla. Sentirsi come il villaggio di Asterix assediato dall’impero globale vellicava l’orgoglio. Ora il timore è che Asterix si vesta, mangi, beva e, alla lunga, pensi come gli invasori. © RIPRODUZIONE RISERVATA La vicenda Socialisti La sconfitta in oltre 150 città (Parigi esclusa) La disfatta socialista alle elezioni amministrative ha provocato un terremoto nel governo: il secondo turno svoltosi domenica ha visto i socialisti perdere il controllo in più di 150 città con oltre novemila abitanti (comprese roccaforti storiche come Limoges, dove la sinistra governava dal 1912). La grande eccezione è rappresentata da Parigi, dove ha trionfato Anne Hidalgo Front National Marine Le Pen ha conquistato undici città Dopo l’affermazione al primo turno (7% dei consensi a livello nazionale) il Fronte Nazionale di Marine Le Pen (che si presentava in 600 Comuni su 36 mila) ha conquistato al ballottaggio 11 città, soprattutto al Sud, pur mancando il bersaglio in centri importanti come Avignone (vittoria socialista) e Perpignan (dove correva per la poltrona di sindaco il compagno di Le Pen). Ump Onda azzurra: l’avanzata del centrodestra I gollisti dell’Ump, principale formazione di centrodestra, escono dal risultato delle Amministrative come primo partito di Francia. Sconfitto largamente nella capitale Parigi, l’Ump guidato da Jean-François Copé ha sottratto ai socialisti un buon numero di città chiave, comprese Toulouse, Quimper, Limoges and SaintEtienne. Copé ha parlato di «un’onda azzurra» che porterà i suoi frutti anche alle prossime elezioni europee. Astensione Niente voto per 36 francesi su cento Il secondo turno delle elezioni municipali francesi ha confermato il tasso di astensione record registrato già la domenica precedente. A votare è andato infatti il 63,7 per cento degli aventi diritto, una percentuale definita dal ministro dell’Interno Manuel Valls (nominato nuovo premier dal presidente Hollande) «storicamente bassa». Al primo turno aveva votato il 63,55% dell’elettorato 12 italia: 51575551575557 Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 Esteri 13 italia: 51575551575557 Alta tensione Sfida tra Nord e Sud Corea: ottocento colpi d’artiglieria lungo il confine marittimo SEUL — Ottocento colpi di artiglieria «veri» esplosi nel Mar Giallo, lungo il confine marittimo tra le due Coree. Proiettili e minacce: ieri mattina la Sud Corea e gli Usa hanno svolto esercitazioni con proiettili a salve (foto). Il Nord ha comunicato via fax alla Marina del Sud l’istituzione di una «no-fly e no-sail zone». Obiettivo: procedere a un ciclo di tiri di batterie in 7 diverse postazioni della frontiera d’acqua mai riconosciuta da Pyongyang. A mezzogiorno è cominciato il bombardamento: 500 colpi, di cui 100 caduti nelle acque sudcoreane. Un totale di 4.000 persone, residenti in cinque isole, sono state evacuate nei rifugi temporanei, prima che Seul decidesse di rispondere al fuoco (300 colpi) con obici semoventi e caccia sul confine marittimo. Le truppe sudcoreane e americane hanno portato la vigilanza ai massimi livelli. La tensione è scemata quando il Nord ha chiuso le manovre consentendo agli evacuati di far ritorno a casa nel primo pomeriggio (Ap) La polemica Il caso irrompe nella campagna elettorale a poco più di una settimana dal voto. Rinviata l’udienza per l’affidamento alla Nia I nazionalisti indù: «Marò in carcere» Il probabile futuro premier Modi attacca Sonia Gandhi sui due fucilieri Il personaggio Narendra Modi, 63 anni, è il governatore del Gujarat e leader del partito nazionalista indù, il Bharatya Janata Party (Bjp), in testa nei sondaggi; nella foto in alto indossa un copricapo tradizionale durante il comizio nell’Arunachal Pradesh. Modi ha chiesto il carcere per i due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre Il timore che la vicenda dei marò irrompesse con violenza sul palcoscenico della campagna elettorale indiana si è rivelato fondato. A poco più di una settimana dall’inizio della maratona per il voto il clima si è surriscaldato e ieri per la prima volta il leader dell’opposizione nazionalista Narendra Modi, candidato premier dato per favorito, si è scagliato apertamente contro Sonia Gandhi, davanti a un fiume umano color zafferano, colore del partito e simbolo dell’induismo: «Signora Sonia, visto che lei ha sfidato il nostro patriottismo, vorremmo sapere in quale carcere sono detenuti i due italiani», ha tuonato con sarcasmo Modi riferendosi ai due fucilieri di Marina accusati dell’uccisione di due pescatori al largo del Kerala e in libertà provvisoria nell’ambasciata italiana a New Delhi. Il candidato della destra ha parlato da Pasighat, la più antica città dell’Arunachal Pradesh, Stato dell’estremo Nordest del Paese, rivendicato dalla Cina. In testa indossava un «dumuluk», il copricapo tradizionale delle tribù locali, modello che Modi aveva già sfoggiato in un recente comizio nella città, quando il bersaglio era stato la Cina e le sue «mire espansionistiche» («Nessun potere al mondo potrà portare via un solo centimetro all’India»). Le sue parole d’ordine: radicamento al territorio e difesa dell’ex colonia britannica contro i «nemici» stranieri e quanti li sostengono anche dentro casa. Come Sonia, l’italiana. L’occasione per attaccare era arrivata domenica, quando la Gandhi aveva messo in guardia contro la retorica patriottica degli avversari: «Alcuni suonano i tamburi del patriottismo ma vogliono solo appropriarsi del potere ingannando il popolo». «Non abbiamo bisogno di certificati di patriottismo rilasciati da lei», ha reagito ieri Modi, incalzando il governo a chiarire perché l’anno scorso ha lasciato liberi di rientrare in Italia i due militari italiani quando questi chiesero di poter votare in patria. Non che il destino dei due marò gli importi granché: la vicenda per i nazionalisti del Bjp è solo un pretesto per infierire sul partito del Congresso, al potere da dieci anni ma indebolito negli ultimi tempi da scandali e dal malcontento per il carovita, la disoccupazione galoppante e la mancanza di sicurezza, soprattutto per le donne. Un Paese frustrato anche nelle sue ambizioni di «attore» internazionale, chiamato in causa per lo più per controbilanciare l’influenza cinese, e pure in crisi con l’alleato americano dopo il fermo di una rap- I giudici Il tribunale di Delhi che deve decidere se affidare i marò alla Nia ha rinviato la seduta al 31 luglio ✒ Quell’«italianità» che qualcuno vede ancora come una colpa di DANILO TAINO L’ italianità ce la si porta dietro per la vita, si deve ammettere considerando il caso di Sonia Gandhi. A 67 anni, la presidente del partito del Congresso continua a fare ogni cosa giusta per mettersi sulla lunghezza d’onda di un’India che la considera la persona più potente del Paese. Mai più interviste a media italiani, mai una frase in pubblico nella lingua madre, discorsi e chiacchiere in inglese anche negli incontri ufficiali con politici e diplomatici in arrivo da Roma. Comizi in hindi. Solo con la mamma Paola, quando la vede, torna la lingua della gioventù. Ciò nonostante, se nel subcontinente si dice «italiana», si parla di Sonia. Narendra Modi, che ieri l’ha attaccata per la vicenda dei marò, non ha dovuto portare «prove»: gli è bastato coniugare «Italian marines» e «Sonia» per chiarire il suo pensiero e stabilire dove stanno le credenziali di «indianità». Noi sappiamo che Sonia non ha più nulla a che fare con l’Italia. Che ha abbracciato senza remore l’India e la sua famiglia più potente, i Gandhi, quella del marito Rajiv, della suocera Indira e del padre di quest’ultima Jawaharlal Nehru. E che ne ha sofferto ogni lutto. Ma quando l’Italia emerge, in India il pensiero va sempre a questa donna che da ragazza si chiamava Sonia Maino e nel 1964 incontrò a Cambridge un giovane indiano e lo sposò. Un destino, la scarsa «purezza» nazionale. Che gli avversari non esitano a sfruttare. E che ora sta passando al figlio Rahul, 42 anni, candidato primo ministro alle elezioni di maggio: la fidanzata si chiama Veronique Cartelli. È spagnola e, vista dall’India, è come se anche lei fosse italiana. © RIPRODUZIONE RISERVATA presentante indiana a Manhattan. In questo acceso botta e risposta, il vero sfidante di Modi, Rahul Gandhi, primogenito di Sonia, resta nell’ombra. E quasi ci si dimentica che è lui il candidato premier del partito del Congresso. «Modi non nomina mai Rahul e se la prende sempre con Sonia. Così diminuisce il peso politico del suo avversario» racconta al Corriere da New Delhi la giornalista Rini Khana, aggiungendo: «Lui parla alla pancia della gente, sa bene che Sonia non controlla i tribunali, la magistratura è indipendente anche in India». Nella capitale cresce l’insofferenza per gli attacchi personali e l’esigenza di un dibattito aperto sulle questioni chiave per il Paese. Modi da oltre 12 anni guida il Gujarat, Stato che vanta tra i più alti tassi di crescita nel Subcontinente. I suoi sostenitori dicono che questi risultati dimostrano la sua capacità di fare, i detrattori lamentano che manca un progetto su come estendere i risultati a livello federale e non dimenticano la strage di musulmani del 2002. L’uscita provocatoria di Modi è avvenuta nel giorno in cui il tribunale di Delhi che doveva decidere se far rimanere i marò in ambasciata o affidarli alla polizia antiterrorismo (Nia) ha aggiornato la seduta al 31 luglio. Rinvio prevedibile ma non così a lungo termine, visto che la Corte Suprema si esprimerà già a fine mese sul ricorso presentato dai marò e accettato venerdì contro l’utilizzo della Nia. Alessandra Muglia [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA italia: 51575551575557 Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera " %" %& "" " " %" & " $) %" " & %" " "& " " " &( % " % ( % " % " &" & # &( %" '''&(" $JHQ]LD GHO &RQWHPSRUDQHR 14 Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 Esteri 15 italia: 51575551575557 Risiko Mosca apre il caso della regione russofona moldava, indipendente di fatto dal 1992 Putin: «Ora tocca alla Transdnistria» Ma ordina il ritiro dal confine ucraino L’annuncio del parziale disimpegno in una telefonata alla Merkel MOSCA — Si tratta, al massimo, di 1.200 uomini. Ma il ritiro di un battaglione di fanteria motorizzata russo dal confine ucraino è senz’altro «un piccolo segnale di distensione», come ha detto il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier. La diplomazia sembra tornata a giocare un ruolo, anche se sul terreno la tensione rimane alta e Vladimir Putin appare intenzionato a giocare una partita a tutto campo, aprendo pure la questione della Transdnistria, regione russofona indipendente di fatto dal 1992 e non riconosciuta da nessun Paese. Il presidente russo ne ha parlato al telefono con la Cancelliera Angela Merkel alla quale ha annunciato il parziale ritiro di truppe. Putin ha sottolineato, secondo un comunicato del Cremlino, «la necessità di prendere misure effettive per rimuovere il blocco di fatto di questa regione e per cercare una soluzione globale e giusta del problema». Dopo una breve guerra, il piccolo enclave russofono tra Moldavia e Ucraina si rese indipendente. Dal 1992 sul suo territorio stazionano 1.200 soldati russi che originariamente erano considerati peacekeeper accettati dalle parti in causa, ma che avrebbero dovuto ritirarsi da tempo. La Mol- L’intervista Minoranze russe Popolazione X.XXX Russi % XX,X Regioni autonomiste contese Kazakistan 15.340.533 ESTONIA LETTONIA 30% LITUANIA RUSSIA Bielorussia 9.685.768 Moldavia 4.324.450 31% Lituania 3.565.205 % Ex repubbliche sovietiche. Nella Nato e nella Ue nel 2004 UCRAINA Transdnistria Zona a rischio: Transdnistria Abitanti per il 70% russi MOLDAVIA e ucraini. Dichiarazione d’indipendenza e guerra civile nel 1990. Situazione di stallo con protezione russa 30% Lettonia 2.245.423 9 11,4% 5,8% Estonia 1.307.605 Crimea Abkhazia Sebastopoli Mar Nero Ucraina 45.994.287 Ossezia del Sud Kirghizistan 5.356.869 Mar Caspio 22 % In Crimea il 16 marzo 2014 si è tenuto il referendum per l’annessione alla Russia: i sì hanno superato il 96% 12,5% Georgia 4.630.841 Armenia 2.968.586 Azerbaigian 8.177.717 Turkmenistan 5.179.571 Uzbekistan 28.268.440 1,5% 0,5% 1,8% 4% 5,5% Tagikistan 7.211.884 1,1% CORRIERE DELLA SERA davia non ha mai riconosciuto l’indipendenza di Tiraspol (la capitale), ma non ha mai fatto nulla per riportare la regione sotto il suo controllo. Continuano, dopo il faccia a faccia di domenica, i colloqui telefonici tra il segretario di Stato John Kerry e il ministro degli Esteri Sergei Lavrov: ap- pare chiaro che si sta puntando a un possibile accordo globale che allenti la tensione. Mentre i Paesi baltici annunciano nuove manovre Nato sul loro territorio (vi partecipano anche gli svedesi), i leader più coinvolti tentano di riportare la questione sui binari della collaborazione con un Paese, la Russia, del quale difficilmente l’Europa può fare a meno. «Non si può dire di qua o di là», ha spiegato la Merkel a proposito del ruolo dell’Ucraina. La Cancelliera è pure apparsa infastidita dall’uscita del suo ministro delle Finanze che ha tracciato un parallelo tra la Crimea e l’annessione del territorio dei Segnali di disgelo Fino a ieri il Cremlino non accettava la legittimità del governo di Kiev. Ora sembra stia cambiando posizione Pakistan Sudeti da parte di Hitler nel 1938. Putin oramai considera l’ingresso della Crimea nella Federazione Russa non più reversibile, e sembra che su questo punto gli Stati Uniti e i principali Paesi europei non abbiano intenzione di insistere più di tanto (continueranno a rifiutare questa soluzione, ma a parole). Si discute ora sulle elezioni presidenziali ucraine previste per il 25 maggio e sulle riforme costituzionali. La Russia vuole uno Stato federale, per dare più autonomia alle regioni russofone dell’Est. Fino a ieri non accettava la legittimità del governo di Kiev e chiedeva di spostare all’autunno le elezioni. Ma sembra stia cambiando idea. Chiede di disarmare le milizie di estrema destra, ma appare disposta ad accettare il voto. Questo anche perché la situazione interna a Kiev è talmente confusa che il vecchio partito russofono delle Regioni potrebbe anche riuscire a far eleggere un suo candidato. Il fronte dei filo occidentali è diviso come sempre. La piazza sembra approvare la candidatura dell’oligarca Petro Poroshenko (re del cioccolato, è stato ministro sia con il governo filoeuropeo che con quello filorusso). Ma in corsa ci sono anche Yulia Tymoshenko, Olga Bogamolets, medico della rivolta di piazza, e altri 25 pretendenti. Il partito delle Regioni schiera Tigipko, ex candidato indipendente molto forte, il governatore della regione di Kharkov, Mikhail Dobkin, e Yurij Boiko, ex vice premier con Yanukovich. Uno dei tre potrebbe spuntarla. Fabrizio Dragosei @Drag6 «Bici, Google, Gay Pride: Tel Aviv come Berlino» DAL NOSTRO INVIATO TEL AVIV — Le pietre scure ricordano il primo ministro Yitzhak Rabin nell’angolo a nord-est della piazza dov’è stato assassinato e che oggi porta il suo nome. Come un monumento è conservato anche il pezzo di muro su cui vent’anni fa i ragazzi delle candele hanno rappresentato il dolore con i graffiti. Sono cresciuti, invecchiati, hanno magari lasciato la metropoli per sistemarsi con i figli in case meno costose, non hanno smesso di tornare in questo quadrilatero «perché — dice il sindaco Ron Huldai dall’ufficio al dodicesimo piano che guarda sulla piazza e molto più in là — è il centro del Paese, tutto comincia qui». Le proteste e le mode, l’agitazione creativa delle start-up e la collera collettiva contro i super-ricchi, i nuovi modelli per l’edilizia popolare e gli asili come rifugio per gli immigrati clandestini. Tel Aviv è più vecchia dello Stato d’Israele ma resta la bambina ribelle che fa dell’indisciplina la sua forza e il suo fascino. Così poche settimane fa il consiglio comunale ha votato una norma che permette l’apertura dei negozi di alimentari al sabato. «Lo shabbat è il nostro giorno di riposo, dal lavoro e dal commercio. Devo però pensare alla maggioranza dei miei cittadini, vivono in piccoli appartamenti con mini cucine. È giusto che possano scendere e comprarsi da mangiare a qualsiasi ora. Anche se ai rabbini non piace la decisione». Così a gennaio è stato inaugurato il primo memoriale in Israele dedicato alle vittime omosessuali dell’Olocausto, un triangolo rosa sotto gli eucalipti del parco Meir. «Questa città ha la capacità di aprire porte che prima restavano chiuse, quello che viene provato qui pian piano viene assimilato nel resto del Paese». Ron Huldai è stato rieletto cinque mesi fa. Per la quarta volta: nel 1998 la prima, a fine mandato avrà accumulato vent’anni alla guida di quella che vuole trasformare in una Berlino o Brooklyn sul Mediterraneo. Anche se «guida» non è la parola che sceglie: «Il mio compito è identificare un fenomeno e facilitarne lo sviluppo. Yossi Vardi, uno degli investitori più noti del Paese, mi ha chiesto quali progetti avessi per alimentare l’espansione hi-tech della città. Gli ho risposto: creerò un ecosistema in cui questi imprenditori ventenni possano prosperare. Sono giovani, sono single, vogliono divertirsi la notte e hanno bisogno di uno spazio dove incontrarsi e scambiare le idee. Abbiamo allestito un centro con scrivanie, wi-fi gratuito, vanno lì e lavorano insieme». Nato nel 1944, pilota dell’aviazione, ha combattuto nella guerra dei Sei Giorni del 1967 e in quella di Yom Kippur sei anni dopo. E’ cresciuto nel kibbutz fondato dai genitori assieme ad altri pionieri polacchi e considera Tel Aviv il compimento della visione di Theodor Herzl, la realizzazione del sogno sionista di suo padre e sua madre. «Preciso e ricordo a chi lo sta dimenticando: Herzl progettava uno Stato degli ebrei, non uno Stato ebraico, significa una nazione dove gli ebrei sono maggioranza e non dove il 10 per cento della popolazione controlla il 90». Huldai critica Netanyahu e la pretesa che i palestinesi riconoscano Israele come Stato ebraico, sul- In bicicletta Il sindaco di Tel Aviv Ron Huldai, 69 anni. La città ha 120 km di piste ciclabili ISLAMABAD — Un tribunale speciale in Pakistan ha incriminato ieri per «alto tradimento» l’ex presidente Pervez Musharraf, 70 anni, che si è dichiarato «non colpevole». Un’iniziativa senza precedenti nei confronti di un ex generale, in un Paese che ha vissuto sotto numerosi regimi militari. Le accuse riguardano, fra l’altro, le decisioni di decretare nel 2007 lo stato di emergenza e di «arrogarsi poteri» per modificare la Costituzione. Se giudicato colpevole, rischia, in teoria, la pena di morte. I giudici hanno respinto («per incompetenza» sulla questione) la sua richiesta di recarsi negli Emirati, al capezzale della madre 95enne. L’ex premier Israele, Olmert colpevole di corruzione © RIPRODUZIONE RISERVATA Il primo cittadino Ron Huldai, in carica dal 1998 (rieletto 4 volte), è cresciuto in un kibbutz e critica il premier Netanyahu Il progetto (ventennale) del sindaco «Una città liberale, pluralista, laica» «Tradimento» Incriminato Musharraf la questione dei negoziati non risparmia la sua sinistra. «Quelli che esigono la pace totale sono contro qualsiasi accordo. Dobbiamo separarci, lasciare i territori: la pace non è l’aspetto fondamentale». Da laburista, educato in un Paese socialista e austero, soffre gli attacchi dei giovani progressisti che nell’ultima campagna elettorale lo hanno rappresentato come il sindaco delle oligarchie che non si preoccupa di chi è stato lasciato indietro. «Le disparità sociali crescenti sono il risultato delle scelte del GERUSALEMME — L’ex premier israeliano Ehud Olmert, 68 anni, è stato riconosciuto colpevole di corruzione avvenuta con un versamento di 500 mila shekel (100 mila euro) al fratello Yossi per facilitare il controverso progetto edilizio di Holyland a Gerusalemme. La condanna riguarda un periodo precedente il suo mandato da premier (dal 2006 al 2009), quando fu sindaco di Gerusalemme e ministro di Industria e Commercio. La pena massima che potrebbe essere applicata, e che sarà resa nota il 28 aprile, comporta 10 anni di carcere. Il portavoce di Olmert ha fatto sapere che l’ex premier ricorrerà contro la sentenza. Kenya La visione di Theodor Herzl «Progettava uno Stato degli ebrei, non uno Stato ebraico, non un Paese dove il 10% della popolazione controlla il 90» Sul Mediterraneo La spiaggia di Tel Aviv durante il Gay Pride (Ap) Memoriale Inaugurato a gennaio, dedicato alle vittime omosessuali dell’Olocausto Hi-tech Tel Aviv conta più di 700 start-up e vi hanno uffici società come Google governo, la legge non mi permette di intervenire sui prezzi degli appartamenti. In questi anni ho cercato di sviluppare una città liberale, pluralista, laica e il più possibile egualitaria. Il comune spende il 6,4 per cento del budget per arte e cultura, il governo solo lo 0,3. Tel Aviv è stata eletta tre anni fa la città più ospitale per gli omosessuali. Abbiamo rinnovato l’area di Jaffa perché credo nell’uguaglianza per gli arabi nella nostra società. Siamo stati i primi a decidere che un solo rabbino capo bastava, senza bisogno di un rappresentate per gli ashkenaziti e uno per i sefarditi. Abbiamo creato un meccanismo per cercare di integrare i migranti africani che lo Stato vuol tenere fuori: non ci possono essere persone invisibili». L’orgoglio per la sua città non lo frena quando gli suggeriscono che questa dovrebbe essere la capitale. «Lo ripeto a ogni nuovo ambasciatore che viene a presentarsi perché le sedi diplomatiche sono qui e non a Gerusalemme. E’ offensivo che un Paese straniero possa voler decidere qual è la mia capitale». Davide Frattini @dafrattini © RIPRODUZIONE RISERVATA Esplosioni a Nairobi: cinque morti NAIROBI — Una serie di esplosioni ieri a Nairobi hanno fatto cinque morti e numerosi feriti. Gli attacchi si sono registrati nel quartiere di Eastleigh, ribattezzato «Piccola Mogadiscio» perché abitato prevalentemente da migranti somali. Non è chiaro cosa abbia provocato le deflagrazioni a circa 200 metri l’una dall’altra. A fare crollare il primo piano di un ristorante un’esplosione causata da un ordigno più potente di una granata. Nell’ultimo anno la zona è stata teatro di diversi attentati così come altre località del Paese: secondo le autorità i responsabili sarebbero simpatizzanti degli estremisti islamici somali. 16 Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Rovigo La sentenza su Porto Tolle: interdetti dai pubblici uffici «Disastro ambientale per la centrale Enel» Agli ex manager 3 anni D’ARCO Cronache L’impianto fermo dal 2009 CIMINIERA È alta 250 metri e composta da 4 condotti per disperdere le particelle inquinanti POTENZA La centrale è divisa in 4 gruppi da 660 Mw l’uno, per una potenza totale di 2.640 Mw. Poteva generare circa l’8% del fabbisogno italiano Brescia Piazza della Loggia Il libro neofascista e la presentazione dove ci fu la strage Scaroni e Tatò: assurdo, faremo ricorso Ombre e fantasmi aleggiavano da quasi un decennio attorno alla centrale termoelettrica Enel di Porto Tolle (Rovigo), una delle più grandi d’Europa, costruita tra il 1980 e il 1984 nel cuore del Delta del Po, da sempre nel mirino di ambientalisti e comitati civici per la quantità e la qualità delle emissioni, denunciate come nocive sia per l’ambiente che per la salute delle popolazioni che vivono nella zona. Ieri, a fissare un primo punto in una vicenda che farà discutere e che presumibilmente attraverserà tutti i gradi dell’iter giudiziario, è arrivata la sentenza di primo grado del tribunale di Rovigo che ha condannato per disastro ambientale doloso («Per aver messo in atto condotte che mettono in pericolo la comunità») due pezzi da novanta: Paolo Scaroni, 67 anni, attuale amministratore delegato dell’Eni, ex ad Enel dal 2002 al 2005, e Franco Tatò, 81 anni, che ricoprì lo stesso incarico dal 1996 al 2002. Ad entrambi è stata inflitta una pena di 3 anni e l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni (il pm Manuela Fasolato aveva chiesto 5 anni e 3 mesi per il primo e 7 anni per il secondo). Assolto invece l’attuale ad di Enel, Fulvio Conti, 66 anni, per mancanza di elemento soggettivo. I fatti si riferiscono al periodo tra il 1998 e il 2005 quando la centrale, che nei piani iniziali avrebbe dovuto coprire l’8% del fabbisogno nazionale di energia elettrica, funzionava ad olio combustibile (è inattiva dal 2009). La tesi di fondo dell’accusa è che vi sia un nesso tra l’attività della centrale (nocività delle emissioni e omessa installazione di apparecchiature di controllo) e i danni provocati all’ambiente e alla pubblica salute, in particolare un aumento delle patologie respiratorie tra i bambini fino a 14 anni. Secondo uno studio epidemiologico effettuato dall’Asl nel raggio di 25 chilometri, tra i residenti sarebbe stato accertato «un incremento in maniera massiccia di affezioni bronchiali». Con un incremento dei ricoveri, secondo una ricerca dei consulenti Paolo Crosignani e Teresa Magnani, «pari al 10-15%, dato tutt’altro che trascurabile». Tra le sostanze nocive citate dall’accusa compaiono «So2, Nox, polveri, particolato e metalli tra cui il vanadio, tutti emessi in ingenti quantità dalla centrale tra il 1998 e il 31 dicembre 2004». Una tesi respinta energica- Cento uomini in più per vigilare nella Terra dei Fuochi. Cinquanta militari nella provincia di Napoli, altrettanti in quella di Caserta, a disposizione dei rispettivi prefetti. Saranno sempre le forze dell’ordine a fare le indagini. Lo ha annunciato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano (nella foto), nel corso della conferenza stampa a conclusione dei lavori del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica che si è tenuto ieri nel capoluogo campano. mente dal collegio dei difensori che ha accolto ieri «con soddisfazione» l’assoluzione dell’attuale amministratore Conti e di altri sei dirigenti, sostenendo che «le accuse più rilevanti sono cadute» e che «nessun danno sanitario o ambientale è stato riconosciuto dal tribunale, facendo così venir meno il nucleo fondamentale della tesi accusatoria e della consulenza epidemiologica su cui aveva puntato il pm». Resta il nodo, delicatissimo, delle posizioni di Scaroni e Tatò. I loro legali sono convinti che «entrambi abbiano sempre operato nel pieno rispetto delle leggi» e sono altrettanto convinti di riuscire ad ottenere «piena giustizia in appello attraverso la serena rilettura delle prove agli atti». Per il momento, però, i due manager non l’hanno presa affatto bene. Scaroni si è detto «stupefatto da questa decisione dei giudici», riaffermando la sua «totale estraneità dalla vicenda» e ribadendo che «la centrale di Porto Tolle ha sempre rispettato gli standard in vigore all’epoca». Altrettanto perentoria la reazione di Franco Tatò: «Considero assurda questa sentenza, che scuote la mia teutonica fiducia nella giustizia: sono certo che chi gestiva la centrale 15 anni fa ha sempre rispettato le norme, vedremo in appello». I due ex amministratori delegati sono stati inoltre condannati al pagamento di una provvisionale complessiva di 430 mila euro destinata alle parti civili. Un fronte, quest’ultimo, decisamente affollato: dal ministero dell’Ambiente e della Salute (che ha stimato in 3,6 miliardi di euro i danni provocati dalla centrale Enel), alla Provincia di Rovigo affiancata da alcuni Comuni del Polesine, fino ad arrivare a Italia Nostra, Legambiente, Wwf e Greenpeace. © RIPRODUZIONE RISERVATA Francesco Alberti Alfano «In cento nella Terra dei fuochi» Quarant’anni fa La strage di piazza della Loggia ROVIGO Adria Porto Tolle Goro COSTRUZIONE La centrale Enel di Porto Tolle è stata realizzata tra il 1980 e il 1984 DOVE Sorge sul Delta del Po, in provincia di Rovigo FUNZIONAMENTO Il vapore era prodotto da un generatore a pressione ed era convertito in energia meccanica da una serie di turbine raffreddate ad acqua ALIMENTAZIONE La centrale veniva alimentata ad olio combustibile Emissioni complessive Impianto con 4 gruppi ad olio 17,7 Kton/anno Progetto iniziale, 3 gruppi a carbone Integrazioni SIA, 3 gruppi a carbone 8,8 3,9 2,1 Ossidi di zolfo 3,9 3,45 2,2 Ossidi di azoto 0,59 0,26 Polveri Le tappe della mancata riconversione 2005 Bocciata l’alimentazione a olio combustile, viene presentato il progetto per la costruzione di una centrale a carbone. Un investimento da 2,7 miliardi di euro 2009 2011 2012 2013 Oggi Il ministero dell’Ambiente dice sì alla compatibilità ambientale del progetto Il Consiglio di Stato dichiara illegittimo il decreto del ministero Il Consiglio di Stato sblocca l’iter. Il ministero deve riavviare la valutazione di impatto ambientale Il ministero dà parere negativo al progetto. L’Enel rinuncia al finanziamento Ue L’impianto è inutilizzato a causa degli alti costi del combustibile. Due unità sono in grado di ripartire in caso di emergenza energetica BRESCIA — Il 28 maggio sarà il quarantesimo anniversario della strage di piazza Loggia. E per dopodomani, a un centinaio di metri dal porticato dove esplose la bomba che uccise otto persone e ne ferì altre 102, Gabriele Adinolfi, ex esponente di spicco di Terza Posizione, ha fissato la presentazione del suo libro «Quella strage fascista. Così è se vi pare». Adinolfi promette di svelare tutta la verità sull’attentato avanzando una sua chiave di lettura: «E se la strage fosse rossa?». L’annuncio dell’incontro, all’hotel Vittoria di Brescia, è stato postato il 28 marzo sul profilo di Adinolfi su Facebook. Tempo poche ore e si è scatenato il finimondo. «Perché il titolo dell’incontro — spiega Manlio Milani, che dal giorno in cui in piazza perse la moglie ha tenuto viva l’attenzione sull’attentato con la Casa della memoria — non lascia spazio al dialogo. Quel titolo parte dalla negazione di quanto stabilito dai giudici della corte d’Appello: la strage di Brescia è una strage fascista, a mettere la bomba in piazza Loggia sono stati gli ordinovisti veneti. Questa è ormai una verità giudiziaria, le sentenze vanno accettate». Contro la presentazione anche il Prc: in una riunione convocata d’urgenza diversi esponenti della sinistra si sono mobilitati per scendere in piazza in segno di protesta insieme all’Anpi e alla rete antifascista. L’hotel Vittoria ha subito preso le distanze, nessuna sala era stata prenotata a nome di Adinolfi e visto l’argomento dell’incontro pubblicizzato in rete, è stato chiesto l’intervento degli investigatori della Digos, coordinati da Giovanni De Stavola. Davanti all’albergo verrà affisso un manifesto per spiegare che non è in programma alcuna presentazione e i titolari sono ricorsi a un legale per presentare denuncia contro l’ex esponente di Terza Posizione per danno d’immagine. Nonostante la denuncia imminente e la reazione negativa dei bresciani, Adinolfi insiste: sempre in rete assicura che l’incontro si farà, non sarà al Vittoria, ma in un luogo che verrà comunicato all’ultimo momento. Impossibile che si tratti di uno spazio all’aperto perché la questura non è disposta a concedere alcuna autorizzazione. Adinolfi rilancia e accusa: «A Brescia — scrive sul suo profilo Facebook — i rossi a guardia della calunnia cercano di impedire che si racconti la verità». Lo scrittore non accetta la sconfitta, ma il suo libro giovedì non sarà presentato a pochi passi dalla piazza della strage. Wilma Petenzi © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Salvatore Silvano Nigro L’orologio di Pontormo 2 EDIZIONI IN LIBRERIA E IN EBOOK @libribompiani Invenzione di un pittore manierista /Bompiani www.bompiani.eu Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 Cronache 17 italia: 51575551575557 La sentenza ILLUSTRAZIONE DI FRANCO PORTINARI La ricostruzione Il dramma Gabriele Russo, 15 anni, era a Barcellona con i compagni del liceo di San Giovanni La Punta, nel Catanese A bordo I ragazzi siciliani tornano da una serata all’«Hard Rock Cafè» di Bar- Giochi La polizia spagnola sta ricostruendo quello che è successo dopo Il volo Gabriele Russo si avvicina alla balaucellona e a bordo si dividono: una parte va in discoteca, gli altri salgono alche i giovani hanno raggiunto l’ultimo ponte, quello dove c’è anche la stra, secondo alcuni testimoni di corsa, e cal’undicesimo piano della nave, il più alto piscina: un gioco, una sfida di corsa, una bravata finita in tragedia de nel vuoto finendo in mare Lo studente modello morto in gita «Una bravata finita in tragedia» Cade dal ponte più alto della nave. La preside: ma non aveva bevuto SAN GIOVANNI LA PUNTA (Catania) — Un gioco, un maledetto gioco, dopo qualche birra. Con l’euforia che cresce. E un ragazzo di 15 anni in gita scolastica che, per un incidente o per una bravata, alle 2.30 del mattino vola dalla nave crociera, dal ponte numero 11, cioè da 11 piani, schiantandosi nelle acque sporche del porto di Barcellona dopo aver battuto la testa sulla fiancata. Sono finite nel peggiore dei modi la vita e la vacanza culturale di uno studente modello, Gabriele Russo, 15 anni, tutti 8 e 9 in pagella, figlio unico, la gioia ormai perduta del padre direttore di banca e della mamma insegnante a San Giovanni La Punta. Il paese alle pendici dell’Etna famoso per aver dato il nome a un Santo, padre Gabriele. Stesso nome di questa giovane vittima della frenesia che prende quando, lontani da casa, capita di sganciare i freni inibitori. Sono tanti i dubbi che adesso sovrastano i genitori e i compagni dell’Istituto Ettore Majorana, dello Scientifico di San Giovanni, dove solo alcune classi come la II B avevano avuto il privilegio di partecipare allo stage letterario «Amare Leggere», promosso dalla «Grimaldi Lines», la società che nel progetto ha coinvolto oltre cinque mila studenti di tutta Italia. E 300 erano partiti la scorsa settimana da Civitavecchia dove tornano stasera, senza Gabriele. Letture di testi, scenette e rappresentazioni teatrali, sintesi e dibattiti per tutto il giorno, confronti fra autori italiani e spagnoli durante la navigazione, un porto dopo l’altro. Poi, domenica se- Stage letterario in mare Il viaggio era uno stage letterario promosso da Grimaldi Lines ra, fermi a Barcellona, libera uscita sulle Ramblas. Con Gabriele e i suoi compagni che scelgono l’Hard Rock Cafè per ascoltare musica e bere birra. Una notte d’allegria che non finisce mai. Perché alle 2 del mattino, al ritorno in nave, a gruppi si separano. Alcuni vanno in discoteca, nella pancia della Grimaldi. Altri salgono su, all’ultimo piano, sul ponte, a bordo piscina, correndo liberi nella notte, un po’ su di giri, gareggiando, provando a vedere chi arriva prima alla balaustra che sembra la ringhiera di una terrazza protesa sulla stele di Cristoforo Colombo. Questo lo scenario. Ma per essere certi sulla dinamica della tragedia, per escludere anche l’ipotesi di una spinta, si attendono i risultati degli accertamenti della polizia spagnola che ascolta studenti e insegnanti, compresa la preside Carmela Maccarone, angosciata al telefono da Barcellona: «Escludo che Gabriele abbia bevuto. Ma tutto sembra frutto di una bravata finita tragicamente». Aula desolata. Un deserto, la II B. Ma fino a ieri mattina il vuoto sapeva di festa. Sentiva riecheg- La vittima Gabriele Russo, 15 anni, morto a Barcellona cadendo da una nave durante la gita scolastica (foto Simone Russo) giare ancora le voci spensierate dell’ultimo giorno, prima della partenza per la crociera. Al Centro polivalente con tante scuole. Da qui diversi compagni d’istituto di Gabriele, annichiliti, si muovono per andare dagli istitutori del vicino «Clan dei ragazzi», a Villa Angela, al Centro riabilitazione dove si passano i pomeriggi fra campetto, riflessioni e attività teatrali. Tutto bloccato ieri. Con una pronipote di San Gabriele, il «missionario della parola» vissuto dal 1935 per quarant’anni in Cina, Chiara Allegra, pronta a confortare i ragazzi in contatto con i compagni a Barcellona. Notizie confuse rimbalzano sui cellulari, via Facebook o con videochiamate. Arrivano voci incerte, tutte da verificare. «Si è voltato di scatto verso il bordo della nave, ha cominciato a correre e si è buttato» dice il rappresentante dell’istituto, al quale il fratello di 14 anni, che era sulla nave, ha raccontato l’episodio. «Si sarebbe gettato inconsapevolmente per aver preso delle cose», azzarda un ragazzo. Mentre una sua compagna quasi smentisce: «A me parlano di una crisi epilettica». «Forse un gioco...», sussurra un altro. E Chiara esplode: «La vita non è fatta di follie». Quasi un’invocazione. Che non potrà più arrivare a Gabriele. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Sei famoso, mi piaci», le lettere d’amore ai carnefici Ha poco di un Principe del male l’«avvocato con la Porsche» che sconta vent’anni di carcere a Teramo. Quando sabato Luca Varani, 37 anni, è stato condannato in primo grado per l’aggressione con l’acido alla sua ex Lucia Annibali, tra le prove a suo carico c’erano anche i disegni con le istruzioni per i suoi complici che — come uno sprovveduto — aveva scritto loro in cella. Eppure c’è chi ha sentito lo stesso il suo «fascino»: sono una decina le lettere di ammirazione, persino «amore», che gli sono stare recapitate nel penitenziario. Tutte scritte da donne. Non è un caso isolato: a febbraio hanno fatto scalpore i messaggi intercettati in Belgio per Marc Dutroux, il «mostro di Marcinelle» che nel 1996 rapì e torturò sei bambine, uccidendone quattro. Almeno dodici adolescenti hanno cercato di mettersi in contatto con lui: «Ciao, sono una ragazza di 15 anni, vivo a la Roche-en-Ardenne. Mi hai sempre affascinato, sei una persona famosa, quando vedo le tue belle foto non posso fare a meno di credere che sei una persona onesta», ha scritto una delle «fan», secondo il quotidiano Le Soir. «Vorresti avere una corrispondenza con me? Posso mandarti le mie foto se vuoi», gli ha chiesto un’altra. Non erano ancora nate quando Dutroux ha lasciato morire di fame le sue piccole vittime. Oggi ne sono in qualche modo affascinate. Sembra inspiegabile. Messaggi di amore sono arrivati, nello stesso carcere teramano dove si trova Varani, anche all’ex caporalmaggiore Salvatore Parolisi, condannato in Appello il 30 settembre a 30 anni per avere ucciso la moglie Melania Rea. Casi tanto più impressionanti perché questi uomini sono il simbolo di violenze inaudite contro le donne e non di un malinteso spirito ribelle — come potevano sembrare Pietro Maso o «il bel René» Vallanzasca, che pure è stato inondato di lettere e in carcere si è an- che sposato. «Chi scrive a queste persone lo fa in virtù di una propria fantasia. Non c’è quasi nulla di reale nella relazione con loro, se non il fascino della notorietà: rappresentano un ideale che si può costruire a piacere. Chi ne è attratto probabilmente ha bisogno di creare un immaginario che perverte e sostituisce la realtà, in modo da riempire un vuoto», spiega Alessandra Pauncz, psicologa e presidente del Centro ascolto uomini maltrattanti (Cam) di Firenze. «Tra i meccanismi frequenti, inoltre, può esserci una sorta di sindrome della crocerossina: queste donne si illudono che, anche se quella persona ha commesso crimini terribili, non farebbe mai del male a loro, perché saprebbero “capirlo”, prendersi “cura” di lui. Ri- vendicano in qualche modo un potere superiore alle altre», aggiunge Pauncz. È un’illusione. «Ho sposato l’uomo che amavo da sempre. Lui ha detto sì alla donna che lo aspettava da tutta una vita. È stato un vero matrimonio d’amore», annunciò Donatella Papi all’uscita dal carcere di Velletri, dopo aver sposato nel 2010 Angelo Iz- ❜❜ La quindicenne Quando vedo le tue belle foto non posso non pensare che tu sia una persona onesta I volti Luca Varani Avvocato, 37 anni, condannato a 20 anni per l’aggressione con l’acido della sua ex Lucia Annibali (Ansa) Marc Dutroux Belga, 57 anni, riconosciuto colpevole di abusi su 6 bambine, 4 delle quali sono morte (LaPresse) Salvatore Parolisi Ex caporale maggiore, 35 anni, ne deve scontare 30 per l’omicidio della moglie Melania Rea (Ansa) Ha assistito impassibile alla lettura del dispositivo della sentenza: Angelo Stazzi è stato condannato all’ergastolo per la morte di cinque anziani ricoverati in una casa di riposo alle porte di Roma. I familiari di quegli anziani, invece, si sono lasciati andare a un pianto liberatorio. La terza Corte d’assise di Roma, e il suo presidente Evelina Canale, ha impiegato poco tempo a far conoscere la decisione del collegio dopo una camera di consiglio durata poco più di due ore. Probabilmente tutti si aspettavano una reazione da Stazzi. Più volte, infatti, durante le udienze, aveva reagito. L’ultima qualche giorno fa, proprio quando il pm Gabriella Fazi aveva iniziato la sua requisitoria partendo proprio dalla condanna a 24 anni (oggi definitiva) per l’omicidio di una collega ed ex amante: Stazzi chiese di abbandonare l’aula, dicendo «Voglio andare via. Non posso sentire queste bugie!». Oggi, la sua condotta impassibile è stata spiegata così dal legale Cristiano Conte: «Evidentemente la sentenza ha trovato in lui una certa Felice Cavallaro L’analisi Le ammiratrici di Luca Varani e l’oscura attrazione verso i colpevoli di crimini, da Pietro Maso e Parolisi fino al belga Dutroux I messaggi inviati in cella da tante donne «Chi scrive preda di un’illusione di forza» Ergastolo all’infermiere che uccideva gli anziani zo. Cioè uno degli autori del massacro del Circeo del 1975 (Rosaria Lopez seviziata e uccisa, Donatella Colasanti sopravvissuta con ferite incancellabili solo perché si era finta morta) e omicida recidivo nel 2005 (le vittime questa volta erano madre e figlia, Maria Carmela e Valentina Maiorano). Un anno dopo Papi chiedeva la separazione: «Izzo non è colpevole dei reati che gli sono stati attribuiti, ma di altri fatti gravissimi», disse ai giornalisti. E poi: «Non mi voglio fare complice di cose che non condivido». Nessuna parola d’amore. A Luca Varani, nelle ultime settimane, altre ammiratrici avrebbero scritto che è bello, che lo aspettano e non è solo. «Sono dieci lettere, non diecimila, reazioni anomale da parte magari di persone che hanno problemi con la propria immagine di sé — avverte Michele Sforza, psichiatra e psicoanalista comasco che si occupa di dipendenze —. Sono donne, si può ipotizzare, che se lo immaginano abbandonato e quindi si identificano con l’aggressore. È una reazione, ovviamente distorta, alla dignità con cui Lucia Annibali non si è fatta schiacciare dal gesto del suo ex. Per donne che non saprebbero avere la sua forza, il suo senso di sé, la reazione può essere anche di invidia. Allora rovesciano la realtà e si comportano come se fosse lui la vittima», ragiona Sforza. Anche questa una fantasia. Elena Tebano @elenatebano © RIPRODUZIONE RISERVATA Angelo Stazzi, 69 anni sorpresa. Lui combatte perché è estraneo a tutta questa vicenda». «Giustizia è fatta», commenta invece la condanna il figlio di una delle vittime. «Ringrazio la Corte e soprattutto le forze dell’ordine»; ha aggiunto un’altra. La speranza espressa dai familiari delle vittime è «che tutto questo serva anche da monito per altri operatori del settore nell’applicare professionalità nella cura degli anziani. Anche questo rende la nostra società, una società più civile». Gli altri hanno preferito lasciare i commenti agli avvocati. «Siamo soddisfatti del fatto che la Corte abbia attentamente valutato le risultanze istruttorie, ricollegando perfettamente quel filo rosso che legava quelle morti alla unica mano di Stazzi». Così gli avvocati di parte civile, Francesca Roccadoro e Nicola Sanitate, che hanno aggiunto: «Siamo contenti perché dopo tanti anni i figli e i familiari delle vittime hanno ottenuto giustizia». Annuncia appello l’avvocato di Stazzi: «È una sentenza che leggeremo con la dovuta attenzione. Certo, l’esito non ci trova per nulla d’accordo. In appello, cercheremo di portare il nostro contributo facendo emergere l’innocenza di Angelo Stazzi». © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 italia: 51575551575557 Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 Cronache 19 italia: 51575551575557 L’inchiesta Le ragazze di 14 e 15 anni che si prostituivano per comprare borse e vestiti firmati I clienti delle studentesse dei Parioli liberi versando quarantamila euro Via ai patteggiamenti: 5 mesi o movimenti controllati e niente passaporto ROMA — Richiesta di patteggiamento per uscire dall’inchiesta prima possibile. E così ottenere uno «sconto» ed evitare la pubblicità del processo. I clienti di Azzurra e Aurora, le due ragazzine romane di 14 e 15 anni che si prostituivano in un appartamento dei Parioli, cercano un accordo con i pubblici ministeri. E in alcuni casi l’hanno già trovato: cinque mesi e dieci giorni, in alternativa 40 mila euro di pena pecuniaria sostitutiva oppure la libertà controllata. È la strada segnata dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal sostituto Cristiana Macchiusi per chi è incensurato. Ma non potrà valere per tutti, perché la linea della Procura sembra voler escludere anche chi frequentava abitualmente quella casa. Si decide volta per volta, intanto la sfilata degli avvocati è cominciata. E non sono pochi tenendo conto che gli indagati sono già più di cinquanta e altre decine di posizioni sono sotto osservazione. Per Mauro Floriani, il marito dell’onorevole Alessandra Mussolini che ha ammesso i rapporti con Azzurra «ma ero certo che avesse almeno 19 anni», i magistrati erano orientati a sollecitare il rito immediato e adesso bisognerà vedere se anche lui cercherà di scendere a patti con La vicenda La denuncia della madre A far scoppiare il caso delle baby prostitute dei Parioli è stata la denuncia della madre di una ragazza di 14 anni, insospettita dai comportamenti e dagli acquisti della figlia Il giro di incontri e gli arresti È venuto alla luce un giro di incontri che coinvolgeva la ragazzina e una sua amica 15enne. In sei sono finiti in manette, tra questi la madre della 15enne Le intercettazioni e gli indagati Gli indagati intercettati e sospettati di aver avuto rapporti a pagamento con le minorenni sono una cinquantina. Tra questi anche Mauro Floriani, marito di Alessandra Mussolini I pedinamenti Una delle foto messe agli atti nelle indagini sulle prostitute minorenni romane l’accusa. Ancora sospesa pure la posizione di Nicola Bruno, il legale figlio del parlamentare di Forza Italia Donato Bruno, che dovrebbe essere interrogato proprio in questi giorni. E poi ci sono funzionari, professionisti semplici impiegati la cui identità non è stata ancora svelata. Tutti individuati grazie alle intercettazioni telefoniche e all’analisi dei tabulati. Tutti poi pedinati, controllati e finiti nella lista dei carabinieri del Nucleo investigativo di Roma soltanto nel momento in cui le verifiche hanno dato esito positivo. I dati a disposizione degli investigatori sono centinaia, ma in alcuni casi si tratta di contatti casuali che non hanno avuto seguito perché gli uomini non si sono presentati all’appuntamento oppure perché hanno rinunciato dopo aver visto di persona le due ragazze. «Cercavo altro», avrebbe detto qualcuno dopo essersi accorto di avere a che fare con minorenni. Ma c’è anche chi è rimasto, chi è tornato svariate volte. E adesso vorrebbe «liberarsi» di questa vicenda, probabilmente anche per evitare di dover confessare a mogli, fidanzate, parenti e amici di essere stato coinvolto nella «rete» dei clienti. Il conto fatto dai pubblici ministeri per chi chiede di siglare l’accordo parte da una pena di un anno di reclusione che scende a 8 mesi considerando la concessione delle attenuanti dovute a chi non ha precedenti penali. Un ulteriore sconto di un terzo deriva dal patteggiamento, si arriva così a 5 mesi e 10 giorni. Ed è proprio su questo calcolo che si può scegliere l’alternativa. Se 250 50 Euro Il costo fissato per ogni giorno di detenzione convertito in pena pecuniaria se si vuole evitare il carcere. Quindi se un cliente delle baby prostitute viene condannato a 5 mesi e 10 giorni di reclusione in alternativa può pagare 40 mila euro Gli indagati nell’inchiesta sulle ragazze minorenni che si prostituivano in un appartamento romano dei Parioli. Ma il numero può crescere, perché sono sotto osservazione da parte della magistratura della Capitale altre decine di posizioni si opta per il pagamento della pena pecuniaria si devono calcolare 250 euro al giorno e dunque moltiplicando per 160 giorni di condanna inflitta si raggiungono i 40 mila euro. Se invece si sceglie di non pagare, si ha la possibilità di accedere alla «libertà controllata». È la legge 689 del 1981 a fissare le cinque condizioni da rispettare: divieto di allontanarsi dal Comune di residenza; obbligo di firma in commissariato o presso la stazione dei carabinieri; divieto di detenere a qualsiasi titolo armi, munizioni ed esplosivi, anche se è Chiudere tutto subito Molte delle persone coinvolte vogliono chiudere subito sperando di rimanere anonime stata concessa la relativa autorizzazione di polizia; sospensione della patente di guida; ritiro del passaporto e di tutti gli altri documenti validi per l’espatrio. Le trattative sono in corso, la volontà espressa da alcuni clienti è quella di chiudere prima possibile. Nei prossimi giorni i pubblici ministeri presenteranno la richiesta di rinvio a giudizio per gli «sfruttatori» e per la mamma di Aurora, accusata di aver saputo che cosa faceva la figlia e di non aver impedito, ma anzi di averla sollecitata a continuare visto che la ragazzina guadagnava molti soldi. Una circostanza che rende tutta questa vicenda ancor più agghiacciante. Fiorenza Sarzanini [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 italia: 51575551575557 Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 Cronache 21 italia: 51575551575557 Il caso Sono sei le strutture rimaste aperte, che ospitano oltre mille reclusi. Il ministro della Giustizia Orlando: Regioni in ritardo Ospedali psichiatrici giudiziari, rinvio al 2015 Doveva chiudersi ieri l’era dei vecchi manicomi criminali, ma non ci sono alternative Passato e futuro La legge del 1904 e gli ex «manicomi» 1 Gli Ospedali psichiatrici giudiziari sono stati istituiti negli anni Settanta e hanno sostituito i vecchi manicomi criminali. La prima legge italiana sul «ricovero coattivo» è del 1904 ROMA — Il rischio era che la chiusura sarebbe stata posticipata di tre anni, al 2017. Era l’auspicio delle Regioni. E sarebbe stato un vero scandalo dopo il primo rinvio del 2013. La fine dei sei ospedali psichiatrici giudiziari italiani, infatti, doveva avvenire oggi, dodici mesi più tardi. Un decreto del Consiglio dei ministri ha rimandato lo stop definitivo. Ma lo slittamento è stato almeno limitato: i manicomi situati all’interno delle carceri finiranno di funzionare il 31 marzo 2015. È il risultato delle sdegnate proteste. In testa il sindaco di Roma Ignazio Marino che la scorsa settimana si è appellato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, molto sensibile al tema tanto da menzionarlo nel messaggio di fine d’anno del 2012: «Basta con i luoghi dell’orrore». La proroga però è stata necessaria. Non sono ancora pronte le strutture che dovranno ospitare le persone detenute (circa 890 in base alla stima di Giuseppe Dall’Acqua, capo del dipartimento di Salute mentale di Trieste, 1.051 secondo il Coordinamento interregionale Sanità penitenziaria). Le strutture in chiusura sono gli Opg di Castiglione delle Stiviere (Lombardia), Reggio Emilia (Emilia Romagna), Montelupo Fiorentino (Toscana), Secondigliano e Aversa (Campania), Barcellona Pozzo di Gotto (Sicilia). «È stato un passo obbligato per il ritardo accumulato da non poche Regioni italiane per quanto riguarda i piani di riconversione», chiarisce il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Per scongiurare altre proroghe verrà compiuto a metà anno «un puntuale monitoraggio del percorso di riconversione prevedendo anche ipotesi di poteri sostitutivi nei confronti degli inadempienti». Il problema è la realizzazione delle Rems (residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza sanitarie), le strutture alternative dove verranno trasferiti i detenuti psichiatrici. «Piccoli ospedali giudiziari che in teoria non dovrebbero avere personale carcerario ma solo riabilitatori e medici. Concepite in base al nu- mero degli internati, ad esempio sei in Lombardia, uno in Emilia Romagna», li descrive Giandomenico Doda, ricercatore della Bicocca, docente di diritto penale. Che denuncia: «Nell’80% dei reparti ancora si usa legare». Alcune Regioni hanno presentato al ministero della Salute i progetti per richiedere i finanziamenti. «Noi non abbiamo nessun interesse a perdere tempo — dice l’assessore Carlo Lusenti, Emilia Romagna — siamo impegnati nei percorsi della presa in carico ma dobbiamo essere sostenuti da Salute, Giustizia e magistratura. Dieci Regioni sono pronte. E poi devono decidere cosa fare dei detenuti più pericolosi». Dall’Acqua riconosce che la situazione è migliorata. Gli internati dai 1.400 del 2010 sono oggi 890: «Mai toccate punte così basse. Chi è uscito è tornato nel suo luogo di residenza oppure in comunità. L’augurio è che i nuovi centri non siano aree di parcheggio ma di terapia». Margherita De Bac [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA D’ARCO Le strutture 304 Castiglione delle Stiviere (Mantova) Gli Opg e il numero di ospiti a fine 2013 di cui 94 donne 180 114 1.337 Reggio Emilia Montelupo Fiorentino (Firenze) La capienza dei sei centri Presenti totali 1.600 150 Aversa (Caserta) 1500 95 167 1.387 1.094 1.051 1000 2010 2011 2012 2013 208 di cui stranieri Fonte: Coordinamento interregionale Sanità penitenziaria La chiusura nel 2013 e le varie proroghe 2 Nell’ambito del provvedimento cosiddetto «salva carceri» del 2012 è stata disposta la chiusura degli Opg entro il 31 marzo 2013. La scadenza è stata posticipata di un anno, adesso è stato concesso un altro anno di rinvio Il trasferimento in strutture sanitarie 3 La legge dispone il trasferimento delle persone internate in strutture gestite dal Servizio sanitario nazionale, mentre la vigilanza esterna alle strutture deve essere assicurata dalle forze di polizia coordinate dal prefetto Il ruolo delle Regioni per i nuovi centri 4 La riforma prevede che siano le Regioni a curare la realizzazione di strutture idonee ad ospitare i pazienti provenienti dagli Ospedali giudiziari: l’acronimo per definirle è Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza) Le storie Napoli Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) Viaggio a Barcellona Pozzo di Gotto, dove reclusi per piccoli furti sono diventati pericolosi criminali malati di mente «Io, rinchiuso da ventidue anni per una rapina da seimila lire» «Non avevo neanche la pistola, fingevo con la mano nella tasca» All’epoca c’erano ancora le lire. Mario ne aveva portate via seimila, tre euro di oggi, entrando in un bar con una mano in tasca atteggiata a pistola. Fu dichiarato «momentaneamente incapace», ma pare che quel momento sia duro a finire visto che Mario è dentro da 22 anni. Peraltro va detto che a Salvatore è andata peggio. Anche lui aveva fatto una rapina. Roba minima anche lui, come diceva Jannacci. Ma anche lui mentalmente «incapace»: e di anni dentro, di proroga in proroga e di perizia in perizia, ne ha fatti 36 filati. L’anno scorso, quando l’hanno mandato in comunità, quasi non ci credeva. Ergastoli bianchi, li chiamano. Sono solo due tra le storie di Barcellona Pozzo di Gotto, sede di uno degli Ospedali psichiatrici giudiziari più tristemente famosi d’Italia: quelli che da oggi dovevano restare solo un brutto ricordo, se non fosse che no. A raccontarle pescando nella propria memoria è un gruppetto dei pochi fortunati riusciti a venirne fuori grazie all’impegno di un prete, don Pippo Insana, che qualche anno fa ha aperto nel pieno centro storico del paesone siciliano una Casa d’accoglienza pensata specificamente per loro. «La stragrande maggioranza dei detenuti negli Opg — dice — non è gente pericolosa ma solo bisognosa di cure. Ed è assurdo che per chiudere questi inferni, secondo i politici, se ne debbano per forza costruire altri uguali ma più piccoli: la nostra esperienza dimostra che basterebbe molto meno». O molto di più, dipende dai punti di vista: cosa c’è di più facile, in fondo, che dichiarare uno «matto» e buttare la chiave? La campagna Artisti in campo per la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari. A sinistra un disegno di Adamo Calabrese. Sotto una poesia di Rita Filomeni La poesia ❜❜ . pesci d’aprile al concorso a premi sabbie immobili, ognuno sa che il gioco e suo è già fatto come tra amici e niente ostacola niente, squalifica, a chi l’assale, ‘l pentimento e monetina a cemento, tutti accontenta e sì pure ‘l taglio del nastro inaugurale con il sindaco, la banda e i chierichetti emoziona ‘l tour le stanze ‘n ipercubo a otto facce, e per ciascuna a detenuto che lì spera rinvio a altro non rimandi, la morte abbia pietà di un pesce muto Rita Filomeni Giorgio è uno dei suoi nove ospiti, sei fissi e tre in permesso. Ha 40 anni e la sua storia è questa: «Facevo il pizzaiolo in provincia di Taranto, ero piuttosto bravo. Per otto anni lo avevo fatto anche in Germania. A un certo punto, durante un ritorno a casa, sono caduto in un periodo di brutta depressione. E un giorno, nel mezzo di una discussione in famiglia, mi sono chiuso in bagno con una bombola di gas. Non avrei fatto niente di più, era solo un gesto teatrale. All’arrivo dei carabinieri sono uscito. Ma mi hanno dato l’incapacità al 75 per cento e condannato a cinque anni per tentata strage. All’Opg di Barcellona ne ho fatti quattro, l’anno scorso mi ha tirato fuori don Pippo e ora sono qui da lui». Anche lui, come altri ospiti della Casa, lavora nel laboratorio di ceramica che il sacerdote ha avviato con l’aiuto del maestro d’arte Maurizio Calabrò. L’associazione «StopOpg», che da anni invoca la chiusura di quelli che prima del politically correct venivano chiamati senza troppi complimenti manicomi criminali, continua a raccogliere in questo senso adesioni che vanno dai sindacati a don Ciotti, imprenditori e docenti universitari: «Non è un problema di edilizia carceraria — si legge in sintesi sul loro sito — e dire che servono nuove strutture è una scusa». Numerosi artisti, come all’epoca del Cavallo Azzurro di Basaglia, si sono mobilitati ciascuno a modo proprio: con poesie come quella di Rita Filomeni, scritta apposta per questo «primo aprile della proroga», o con disegni come quello di Adamo Calabrese, illustratore di Gibran, entrambi pubblicati in questa pagi- na. Giuseppe, 41 anni, nella Casa di don Pippo è arrivato dall’Opg sette mesi fa: «Avevo violato una diffida, andando in un paese che mi era stato vietato in seguito a una lite in un bar. Non so perché mi hanno dato l’incapacità. Se non era per don Pippo ero ancora dentro, lo ricordo come un incubo: le feci per terra dei pazzi veri, le risse... ora faccio il guardiniere sia qui sia in città, possiamo uscire ogni giorno dalle sette di mattina alle nove di sera. Sto aspetando il mio finepena, ma intanto ho ricominciato a vivere». Certo, c’è ancghe chi ha alle spalle reati più gravi. Come Antonio, 61 anni: «Dieci anni fa ho ucciso mia moglie, in una crisi di gelosia. Dopo diciotto mesi in carcere mi hanno mandato all’Opg, dove sono rimasto sette anni. Fino a otto uomini nella stessa Il sacerdote dei detenuti Don Pippo Insana: «La stragrande maggioranza dei detenuti negli Opg non è gente pericolosa ma solo bisognosa di cure» cella. Ricordo soprattutto l’odore pesantissimo, le persone più agitate che venivano legate nude al letto con un buco per i bisogni che cadevano sul pavimento. Ricordo quelli che ho visto morire suicidi: chi con un sacchetto in testa, chi appeso a una sbarra». Costantino invece, 40 anni, era finito dentro dopo una lite coi carabinieri. «Soffrivo di epilessia, ero senza dimora, al processo per direttissima dissero che dovevo essere mandato in una casa di cura. Mi ritrovai in una cella dell’Opg. Dovevo starci un anno, ci sono rimasto ventisei mesi». Per vivere, prima, faceva quadri e disegni che vendeva a cinque euro l’uno. Adesso ha imparato a lavorare la ceramica. Paolo Foschini © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 italia: 51575551575557 Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 Cronache 23 italia: 51575551575557 Il commento MA L’ALLARMISMO NON AIUTA A TROVARE SOLUZIONI M olt ob Artico as Ba so s M so ed io M A olt lto oa lto I rischi previsti TASSI DI INCIDENZA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO Europa di DANILO TAINO Nord America L Africa Asia Piccole Isole DOVE INCIDERÀ IL CAMBIAMENTO CLIMATICO Neve e ghiacciai Centro e Sud America Fiumi e laghi Erosione delle coste e livello del mare Vegetazione Antartico Australia Incendi Ecosistema marino Produzione di cibo Vivibilità, salute e condizioni economiche Ambiente Il quinto rapporto sul surriscaldamento del pianeta LA CRESCITA DELLA TEMPERATURA Ecco le due ipotesi degli effetti del surriscaldamento nel prossimo secolo Ghiacciai al collasso e piogge violente «Bisogna agire subito» Gradi 5° L’Onu: il peggio deve ancora venire «Il peggio deve ancora arrivare» è lo slogan che ha accompagnato ieri a Yokohama, in Giappone, gli interventi di presentazione del quinto rapporto sul cambiamento climatico dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) delle Nazioni Unite. Sono passati sette anni dall’ultimo documento che ha suscitato consensi e qualche critica, ma soprattutto è servito a far crescere la coscienza di una realtà e di un problema che non può essere accantonato o sottovalutato se si vuol garantire uno sviluppo ragionevole alla popolazione della Terra. «Nessuno sul nostro pianeta rimane escluso dagli impatti del mutamento del clima» ha avvertito Rajenda K. Pachauri, chairman del panel che ha sviluppato il nuovo studio il qua- le si concentra su tre aspetti: impatti, adattamento e vulnerabilità. Imponente lo sforzo scientifico compiuto, che ha coinvolto 436 autori nei differenti campi dello scibile, più 1.729 esperti impegnati nelle revisioni dell’enorme fiume di informazioni. Solo i modelli teorici utilizzati per descrivere i processi ambientali sono oltre quaranta e sei quelli economici. Le conclusioni sono da brivido nelle parole esplicite usate dal rapporto. In generale, i Scenari biblici La crescita del livello degli oceani potrebbe costringere milioni di persone alla migrazione ghiacciai continuano a sciogliersi come dimostra, in particolare, l’Artico, le risorse acquifere diventano più critiche, le onde di calore e le piogge violente si intensificano, le barriere coralline muoiono in varie zone, pesci e altre specie migrano verso i poli mentre alcune si estinguono. E ancora: il livello degli oceani è progressivamente in crescita minacciando le comunità costiere con migrazioni ipotizzate di centinaia di milioni di persone e le acque diventano sempre più acide a causa dell’assorbimento dell’anidride carbonica scaricata nell’atmosfera, soprattutto dai mezzi di trasporto, in quantità sempre maggiori. «Ora siano arrivati al punto in cui abbiamo così tante conoscenze e tali evidenze che non possiamo più 4° La temperatura osservata Previsione con alte emissioni Previsione con basse emissioni 3° 2° 1° 0° 1900 1950 2000 2050 FONTE: Ipcc, Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite lamentarci di carenza di dati. Sappiamo come agire», ha sottolineato Michel Jarraud, segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale. Il rapporto ha presentato alcuni scenari evolutivi con due estremi. Quello «buono» prevede di riuscire a mantenere l’aumento della temperatura entro i due gradi per la fine del secolo; quello «cattivo» immagina una crescita oltre i 4 gradi. «Per ogni grado in più aumenta il 7 per cento la po- Sforzo scientifico Per giungere alle loro conclusioni i 436 autori del dossier hanno usato oltre 40 modelli teorici 2100 CORRIERE DELLA SERA polazione coinvolta dalla scarsità idrica» precisa, per fare un esempio, Francesco Bosello dell’Università Statale di Milano, del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici e uno dei relatori italiani del documento. «Già oggi — aggiunge — per il riscaldamento vediamo una diminuzione del 2 per cento ogni decennio di tutte le coltivazioni, cereali in particolare». L’obiettivo quindi è contenere la concentrazione dell’anidride carbonica che ne è la causa non oltre le 450 parti per milione. «Se si adotteranno misure adeguate sentiremo il beneficio non prima del 2040/2050 — sottolinea Bosello —. Al contrario dovremo affrontare situazioni catastrofiche». Giovanni Caprara a sobrietà non è moneta corrente quando si parla dei cambiamenti del clima. Le iperboli sono anzi formidabili. Forse, però, l’approccio al serissimo problema sta leggermente cambiando. La seconda parte del rapporto dell’Ipcc pubblicata ieri dalle Nazioni Unite è un po’ meno allarmista che in passato, sia nei toni sia nei contenuti. Non che tenga il volume basso: continua a considerare il riscaldamento globale provocato dall’effetto serra come il male maggiore del pianeta, responsabile delle più terribili catastrofi future. Ma le critiche odierne e del passato a questa ideologia allarmista — riferite agli errori di scelta politica che si rischia di fare sotto l’influsso della Sindrome da ultima spiaggia — sembrano avere avuto qualche effetto. Nei giorni scorsi, la divergenza su come affrontare la questione è venuta alla luce all’interno proprio della comunità scientifica che ha elaborato il rapporto pubblicato ieri. Uno degli estensori di uno dei capitoli, Richard Tol dell’Università del Sussex, ha scelto di non firmare il sommario dello studio — cioè la parte più letta e più d’impatto — in quanto troppo allarmista e finalizzato a sostenere che il climate change è il problema dei problemi del mondo, un’impostazione che a suo parere può sconfinare nella «sciocchezza». Il professor Tol porta l’esempio di un paragrafo nel quale si sostiene che i conflitti violenti (si immagina in zone di guerra) «aumentano la vulnerabilità ai cambiamenti climatici». Il suo commento: in Siria, la popolazione forse soffre del cambiamento del clima, «ma probabilmente non è la sua priorità». A leggere il documento della Ifcc — sostiene il professore — «uno finisce con il pensare che il cambiamento climatico sia la nostra maggiore preoccupazione: io non penPriorità discutibili so affatto che sia vero». I toni sono più morbidi del La polemica è quindi passato, ma l’effetto serra scoppiata. Chris Field, dell’università californiaè ancora considerato il na di Stanford e uno dei male peggiore del pianeta presidenti del gruppo di lavoro che ha prodotto il rapporto, ha sostenuto che Tol sarebbe seccato perché le sue posizioni e la sua ricerca non sono state abbastanza considerate nel documento della Ipcc. E ha aggiunto che, comunque, Tol avrebbe una posizione eccentrica rispetto alla maggioranza degli esperti di clima. Al di là del merito, la disputa rivela che le conclusioni della Ipcc, fino a qualche anno fa mai messe in discussione, iniziano a essere contestate apertamente all’interno della stessa comunità scientifica. Anche le parti del rapporto che sottolineano la maggiore vulnerabilità dei poveri e degli emarginati all’effetto serra sono state accolte per un verso come abbastanza ovvie, dall’altra parte come la prova che ancora più urgente del costoso taglio delle emissioni è l’investimento contro la povertà e le malattie. Fatto sta che, sotto la pressione di un dibattito che cresce, il rapporto presentato ieri è un po’ più prudente che in passato. Per esempio, sostiene che «al momento, il fardello nel mondo della cattiva salute umana derivante dai cambiamenti climatici è relativamente piccolo rispetto agli effetti di altre fonti di stress e non è ben quantificato». E scrive che al fianco di un aumento delle morti per la crescita delle temperature c’è anche una diminuzione delle morti per il freddo (probabilmente maggiore, ma questo il rapporto non lo dice). Anche sulla questione dei costi del surriscaldamento globale il rapporto avverte che l’impatto economico è «difficile da stimare». Interessante inoltre che una parte significativa dello studio sottolinei l’importanza dell’adattamento al climate change, cioè alla protezione da maree o siccità, ancora più che l’imposizione emergenziale centrata sui costosissimi (e probabilmente poco utili) tagli alle emissioni di gas serra. Il cambiamento del clima richiede politiche efficienti ed efficaci: l’ideologia, l’allarmismo e le previsioni di fine del mondo le rendono impossibili. @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA La sentenza La Corte internazionale di Giustizia boccia le «finalità scientifiche» rivendicate da Tokyo: è una pratica illegale L’Aja ordina al Giappone di fermare la caccia alle balene DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Balene di tutto il mondo, o meglio del mar Antartico, anche per voi c’è un giudice a Berlino. Anzi all’Aia: la Corte internazionale di giustizia dell’Aia ha infatti ordinato la sospensione della caccia alla balena praticata nei mari del Giappone. È «illegale» e «non ha fini scientifici», hanno sentenziato i giudici, smentendo così le giustificazioni accampate per decenni dall’Impero del Sol Levante. Che però ha reagito abbastanza bene: «Con rammarico e delusione» ha riconosciuto «grande importanza all’ordinamento giuridico internazionale e allo Stato di diritto come fondamento della co- munità internazionale». Mentre gli animalisti di tutto il mondo (in Italia quelli dell’Enpa, l’Ente nazionale per la protezione degli animali) esultavano e brindavano. È stabilito, dunque, che i cetacei dell’Antartico finivano nelle zuppe, nelle fritture e nei bistecconi dei ristoranti specializzati, in Giappone e altrove. La loro morte non serviva ad accrescere il sapere umano. Il «caso balene» era stato sollevato prima dall’Australia, nel 2010, e poi dalla Nuova Zelanda. In realtà il divieto di caccia era in vigore dal 1986, ma Tokyo era sempre riuscita ad aggirarlo (14 mila balene uccise) con la scusa della ricerca scientifica: per studiare Nella rete Una balenottera catturata e uccisa al porto giapponese di Kushiro (foto Kyodo News/Ap) le balene sempre più rare, in altre parole, era necessario ucciderle. Entrambi i Paesi dell’Oceania avevano citato in giudizio il Giappone definendo la caccia ai cetacei «una mera attività commerciale, in violazione delle convenzioni internazionali e dell’obbligo a preservare i mammiferi marini e l’ambiente marino». Ora, i giudici dell’Aia sembrano dire una parola davvero definitiva, e chiudere così la lunga diatriba. «Il Giappone deve revocare i permessi, le autorizzazioni o le licenze già rilasciate nell’ambito del Jarpa II (il programma sulla ricerca ndr) e non concedere eventuali nuove licenze», ha affermato solennemente il giudice Peter Tomka, durante l’udienza di ieri. Il Giappone ha naturalmente «tenuto» la posizione, almeno nella forma, ma nei fatti ha accettato la decisione europea: «Siamo delusi e rammaricati che la Corte non abbia riconosciuto il carattere scientifico dello Jarpa II, il nostro programma di ricerca», ha detto Koji Tsuruoka, «avvocato» imperiale davanti alla Corte. Finisce così con una vittoria la lunga lotta degli ecologisti di Sea Sheperd («Pastore dei mari»), spesso impegnati nel mar Antartico negli inseguimenti dei pescherecci dell’imperatore. Esultante anche il commento della Lav, la Lega antivivisezione: «La leggenda della caccia “scientifica” si frantuma con una sentenza storica». Luigi Offeddu © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 italia: 51575551575557 LINEA Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 Cronache 25 italia: 51575551575557 La formula del successo Mozart suonava dodici ore. Quasi tutti facevano lunghe dormite MEZZANOTTE 21 Le giornate di «genio e regolatezza» che hanno reso grandi artisti e pensatori 3 Sonno/riposo Lavoro Rapporti sociali e pasti Attività fisica 18 6 Lezioni Altri lavori 9 15 Come impiegavano il tempo Flaubert e Kant? Leggevano e sgobbavano MEZZOGIORNO di PAOLO DI STEFANO G enio e sregolatezza? Genio e follia? Qualche volta, ma prima di tutto, sempre: il lavoro. Se nelle giornate dei grandi scrittori, pensatori e musicisti del passato cercate la ricetta magica della genialità, resterete delusi. Non c’è quasi niente che li renda simili. Freud amava giocare a carte, Auden passava ore a sbevazzare, Flaubert non rinunciava alla chiacchierata con mamma, Kant non si faceva mancare la passeggiata serale, Dickens marciava per tre ore, Mozart impiegava un’oretta per vestirsi, a Thomas Mann piaceva la pennichella pomeridiana. Ognuno è genio a modo suo; del resto: non c’è niente di più individuale del talento. L’unica costante è la cosa più terre-à-terre che si possa immaginare: il lavoro. L’accensione del genio si realizza solo nella banalità del metodo. Tutti dormono con regolarità, neanche il brivido dell’insonnia che farebbe tanto genio alla Hemingway. È vero che Milton si svegliava alle 4 del mattino, ma andava a nanna alle 9 di sera, con le galline. E se proprio si deve trovare una stravaganza, rivolgetevi a Balzac, che alle sei del pomeriggio era già a ronfare. Ma se all’una di notte era sveglio come un grillo con la penna (d’oca) in mano, aveva pur dormito sette ore piene. A chi gli chiedeva il segreto delle sue composizioni, il poeta Paul Valéry rispondeva che il primo verso viene da Dio, il resto è una fatica disumana (o umanissima). Pensate che cosa ne sarebbe stato del talento di Mozart se non avesse sgobbato — tra composizione, concerti, lezioni — 12 ore al giorno. Certo, è anche vero il contrario: 12 ore al giorno di lavoro senza talento non bastano a fare un Mozart e neanche un Darwin. Ed è pur vero che Flaubert dedicava alla scrittura non più di 5 ore (fino alle tre di notte), ma ne impiegava almeno altrettante a leggere: provate voi a leggere per cinque ore al giorno! C’è poco da fare, i risultati, anche per i geniacci, si giocano sulla costanza, sulla regolarità. Geni e regolatezza. A volte regolatezza inutile, se un giorno Oscar Wilde esclamò sconsolato: «Oggi ho impiegato tutta la mattinata a mettere una virgola e tutto il pomeriggio a toglierla». Sudate carte? Sudatissime. La morale della favola è: che fatica e soprattutto che noia essere un genio. Lettura del giornale, cena e bicchiere di birra Sonno Composizione musicale Corteggiamento di Constanze 00 00 3 21 Composizione o concerti Sonno 3 21 Cena, gioco a carte e camminata con la moglie o la figlia Lettura dei giornali o scrittura degli articoli 00 3 21 Sonno Visite dei pazienti e consulti 18 6 18 Colazione Wolfgang Amadeus Mozart Ludwig van Beethoven Passeggiata 9 15 Pranzo 18 6 9 15 Composizione musicale 12 Lettura Sonno 6 Vestizione Pranzo e attività sociali 12 Composizione musicale Lezioni Serata con parenti e amici Sonno 00 00 Sigmund Freud Corsa per le vie di Vienna 9 15 Pranzo e tempo libero Giocare a backgammon con la moglie Lettura di libri scientifici Colazione e cura della barba Visite dei pazienti e pause sigaro 12 A letto a risolvere quesiti 00 Tè e un uovo 3 21 3 21 Visite con l’amico Joseph Green Cena 18 Charles Dickens 18 6 Scrittura Immanuel Kant 6 Ozio Risveglio Tempo libero 9 Lezioni 12 Sonno A casa Camminata per le campagne intorno a Londra 12 Scrittura lettere Sonno Chiacchierata con la mamma Scrittura e risposta alle lettere Lavoro Lavoro Lettura posta insieme con la moglie Lavoro 00 3 21 9 Pranzo Lettura dei giornali 12 Camminata con il cane Polly 00 3 Passeggiata Colazione Charles Darwin 15 Scrittura nel silenzio più assoluto Cena, conversazione e gioco a carte 00 21 Pisolino 9 15 Sonno 6 Passeggiata Colazione 15 18 Lavoro Passeggiata Pranzo a base di carne e vino 3 21 Riposo, ascolto della moglie che legge i romanzi ad alta voce Tè, pipa e meditazione 3 21 Sonno Cena 18 6 Attività fisica In ufficio con i dipendenti a lavorare sulle idee Victor Hugo In carrozza 18 con l’amante 6 Lettura Barbiere Le Corbusier 9 15 Contemplazione artistica, pittura, scrittura 12 Lettura giornali e posta, chiacchierata con la mamma, bagno caldo 18 6 Caffè con la moglie Esercizi sul lungomare Colazione con la moglie Ricevimento ospiti e pranzo Gustave Flaubert Lezioni 15 12 Sveglia, caffè 9 e uova crude, lettura lettere Doccia ghiacciata dell’amante 9 15 Passeggiata con la famiglia 12 Pasto leggero con cioccolata Fonte: R.J. Andrews – www.infowetrust.com, «Daily rituals: how artists work» di Mason Currey © RIPRODUZIONE RISERVATA Tendenze Crescita esponenziale, valore sul mercato sempre più alto e milioni di utenti. Spotify, Uber, Airbnb e la sfida a big come Warner e Emi CASE, AUTO, MUSICA: I SERVIZI CONDIVISI DIVENTANO COLOSSI DELL’ECONOMIA di MASSIMO SIDERI L a profezia che nel 2000 diede fama all’economista Jeremy Rifkin — l’accesso ai servizi avrebbe soppiantato una millenaria economia basata sulla proprietà e il possesso — si sta realizzando anche sul mercato. Per noi utenti il passaggio è forse quasi scontato: chi si ricorda che solo fino a pochi anni fa per acquistare o affittare un film bisognava uscire e mettersi in fila da Blockbuster e sperare di arrivare prima che la copia fisica del dvd fosse finita? Oggi la catena Blockbuster è fallita e i film si possono affittare comodamente da casa su tutta una serie di servizi che vanno da Google Play a Infinity. È l’era del consumatore da sofà che non possiede più nulla ma si accontenta di un «affitto» temporaneo. Ma ciò che sta cambiando è anche la valutazione che il mercato fa di queste società. Spotify, la società svedese che permette con un abbonamento mensile di 9,9 euro di ascoltare su smartphone buona parte della library musicale in circolazione, è valutata circa 4 miliardi di dollari. La Emi che in teoria possedendo la musica stessa dovrebbe tenere, insieme alle altre major discografiche, il coltello dalla parte del manico è stata ceduta per soli 1,5 miliardi. Spotify ha 8 anni di storia. La Emi è stata fondata nel 1931 e ha pubblicato i Beatles. Altro esempio: Netflix, il più importante servizio di video streaming americano atteso anche in Italia, vale in Borsa 21,6 miliardi di dollari. La Warner Bros che possiede molti di quei film che girano sulla piattaforma di Netflix vale 57,7 miliardi. Molto di più, certo. Ma, anche qui, è difficile pensare che i manager Warner non siano preoccupati della velocità di crescita della prima. E del fatto che il titolo Warner valesse 227 dollari nel dicembre del ‘99 mentre ieri quotava sui 65 dollari. La capitalizzazione è crollata da 200 a 57 miliardi. L’economia della condivisione con società che hanno poco più di una piattaforma e un servizio avanza. Chi posD’ARCO Il confronto Spotify Il più grande rivenditore al dettaglio del mondo Valore: 255 miliardi di dollari Azienda di commercio online Storica etichetta discografica Valore: Valore: 152 miliardi 1,5 miliardi di dollari di dollari Offre un servizio di musica in streaming Società multinazionale dei media Valore: Valore: 4 miliardi 57,7 miliardi di dollari di dollari Noleggio dvd e videogiochi su Internet Valore: 21,6 miliardi di dollari siede qualcosa sembra zavorrato. Sono pochi i settori che possono ritenersi al sicuro da questo processo di occupazione quasi militare: Uber, la società californiana che fa concorrenza ai servizi tradizionali di taxi, è valutata 2,7 miliardi. Il colosso Hertz che possiede automobili in tutti gli angoli più sperduti del globo ne vale 11,5. Airbnb, start up californiana nata nel 2007 che affitta stanze di altri, viene valutata 7,2 miliardi, più della catena di hotel Hyatt. La lotta per la selezione della specie nel capitalismo non è ancora vinta: Diffondere o possedere Fatturati record a pochi anni dalla creazione: mettere a disposizione contenuti vale più che possederli Amazon, il colosso dell’ecommerce, vale in Borsa 152 miliardi. Walmart, la più grande catena di supermercati al mondo, naviga sui 255 miliardi. O, ancora: At&t, il più importante operatore mobile e fisso Usa, arriva a 182 miliardi. Forzando un po’ potremmo confrontarlo con lo strumento di comunicazione più usato al mondo con 1,2 miliardi di utenti: Facebook. La società di Zuckerberg si «ferma» a 152 miliardi. Ultimo esempio: Google, che fondamentalmente è un colosso della pubblicità online, vale 377 miliardi. L’americana Omnicom che si è fusa con la francese Publicis dando vita alla più grande agenzia di creativi per gli spot vale meno di un decimo. Una volta si insegnava «possesso vale titolo». Ora il primo che arriva sale nell’automobile da condividere e se ne va. @massimosideri © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Economia `V `ii ÀÃi /- > ÃiÌÌ>> >L i`>Õ > ÃiÌÌ>> /Ì ` -Ì>Ì >Ì ` iÜ 9À >}}À>Ì >i Ài Óä°ää /Ì /- Ì« ££ä£Éä{É£{ Ó£°È£]Ó ä]ä¯ e `À> È°xn]ÎÇ ä]Óȯ /- Ì° - >Ài Óΰ£{Ó]ÈÈ ä]¯ e À>VvÀÌi °xxx]£ ä]Îί /- Ì°-Ì>À £°nää]ä{ ä]Çn¯ e *>À} >V{ä® Ü ià £È°{{n]ää ä]Çǯ e } } >Ã`>µ {°Óää]ÎÇ £]äǯ e -E* xää £°nÇÓ]Óx ä]ǯ e La lente IL LINGOTTO SALUTA GLI AZIONISTI DA LOTTO MINIMO L a sala del Lingotto che dal 2008 ospita le assemblee degli azionisti Fiat (prima al Centro Storico di via Chiabrera) si aprirà ancora una volta, nel corso dell’estate, per sancire la fusione con Chrysler. Poi gli appuntamenti con i soci lasceranno la sede torinese per una, più consona a una multinazionale, ubicata ad Amsterdam, nuova sede legale di Fca. Lasciando orfano il piccolo drappello dei cosiddetti piccoli azionisti che per tradizione partecipano a questo appuntamento e che negli anni sono stati protagonisti di siparietti e proposte più o meno curiose. Dal capo reparto che, ai tempi della presidenza di Giovanni Agnelli, chiedeva immancabilmente all’Avvocato la dotazione di una bicicletta per spostarsi più agevolmente in fabbrica, all’ingegnere che, munito di disegni e fogli con complicatissimi calcoli, proponeva il progetto per un nuovo motore, a suo dire rivoluzionario. Ieri i pochi superstiti di questa categoria di soci da «lotto minimo» (proprietari cioè di pochissime azioni) hanno sparato le loro ultime cartucce. La prossima al Lingotto sarà infatti davvero l’ultima assemblea, ma si tratterà di una «straordinaria» e come tale si presterà molto meno agli interventi «di colore». Anche ieri, comunque, non sono mancate le richieste stravaganti. Da quella di organizzare in futuro voli charter con destinazione Amsterdam in occasione delle prossime assemblee («No», ha risposto lapidario Marchionne) a quella del «vecchio alfista» che vorrebbe ad Arese un «hotel a quattro stelle con vista sul museo dell’Alfa». Il privato che interviene in assemblea è ormai una specie in via di estinzione. Anche le riunioni degli azionisti non sono più le stesse. Oggi i risparmiatori privati, piccoli e non, sono sempre più rappresentati da fondi d’investimento e private bankers. E questo vale in particolare per Fiat, che si appresta a diventare Fca (Fiat Chrysler Automobiles), una multinazionale il cui capitale è già oggi per almeno il 45% in mano a investitori istituzionali europei e americani. Giacomo Ferrari © RIPRODUZIONE RISERVATA {°Î£]xä ä]{x¯ ÓÓ°£x£]äÈ ä]ί e / i® £{°nÓÇ]nÎ ä]ä¯ e >`À` £ä°Î{ä]xä ä]££¯ e £ iÕÀ £]ÎÇnn `>À Ó]nä Ó]x Ì« £ä£xÉä{É£x Î]äää¯ £äÓ]{Ó ä]Ón Ì« äÎä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ ££Î]ÇÇ Î]{x ä]£Ó¯ e Ì« £££xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äx]nÈ ä]În ä]äȯ e Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £äx]ÇÎ Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £ä{]Ón ä]xx £]ÓÇ Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ £ä£]{Ó Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ ££Î]{{ VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]£{ Î]{{ Î]x ä]xä Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ ££ä]x Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ ££{]È Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ ££ä]Ó £]ÇÈ Ó]Îä Ó]ÇÈ VÌ änä£ÉäÉ£x ä]Înä¯ £ää]ä VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]xÈä¯ ]x VÌ £££xÉä{É£n ä]ÈÇǯ £ää]ÎÈ ä]È£ ä]ÇÓ £]£{ ä]nÓnÓ ÃÌiÀi £]Ó£{ vÀ° ÃÛ° £ iÕÀ n]{nÎ VÀ°ÃÛi° ä]£¯ e £ iÕÀ £]xÓÓx `°V>° ä]Óx¯ e Marchionne: a testa alta contro i big. Elkann: fine della precarietà TORINO — Per l’ultimo bilancio da approvare a Torino arrivano 1.019 azionisti. In totale hanno in portafoglio il 54,7% di Fiat. Molti di loro — il grosso: gli investitori istituzionali internazionali, ossia oltre il 45% del capitale, e ovviamente il socio di maggioranza Exor — dall’anno prossimo voleranno senza problemi ad Amsterdam. Altri — i pochi piccoli risparmiatori, per la verità mai presenti in massa – avranno solo un’altra occasione di assemblea al Lingotto: dopo la riunione straordinaria che, intorno all’estate, darà il definitivo via libera alla fusione con Chrysler, tutti gli appuntamenti societari andranno in scena là dove sarà la nuova sede legale. Olanda, appunto. Che affiancherà la Gran Bretagna, futura base fiscale (ragion per cui a Londra si terranno anche i consigli d’amministrazione, almeno alcuni), e già oggi quartier generale delle operazioni finanziarie. Accanto naturalmente a New York: John Elkann e Sergio Marchionne confermano che l’obiettivo «sbarco a Wall Street», per Fiat Chrysler Automobiles, è fissato «entro fine anno», inizio del 2015 al più tardi. Il presidente John Elkann e l’amministratore delegato Sergio Marchionne +ÕÌ° ,i`° ivv° ΣäÎ iÌÌ ¯ Ì« £££xÉäÉÓÈ Î]£ää¯ £än]ÓÇ £ iÕÀ per «mantenere un elevato livello di liquidità», passa con il 99,99% dei voti. Un simbolo comunque ci sta, sulla penultima riunione a Torino: è il sigillo sulla svolta globale. È lungo questa linea che Elkann guida l’incontro con i soci. È lì che la manterrà Marchionne. Ricorda il presidente, aprendo i lavori: «La nascita di Fca metterà fine alla vita precaria di Fiat». Non è retorica neppure questa, tutto sommato. Perché è vero che, alle spalle, ci sono i «i vent’anni vissuti direttamente o i`° Ì« Èä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £ÎÇ]x£ £ iÕÀ indirettamente» sul filo del baratro in cui il gruppo ha spesso rischiato di precipitare. Ed è più che una promessa aggiungere che «oggi per la prima volta abbiamo prospettive diverse, non dobbiamo giocare una partita per la sopravvivenza, in fondo alla classifica, senza sapere se ci sarà un domani: oggi abbiamo finalmente la possibilità di giocare una partita vera». L’omaggio a «mio zio, Umberto Agnelli, che dieci fa ci lasciava» (significativo «l’abbraccio» dal microfono al cugino-azionista Andrea), è anche un modo per ribadire che «lui e mio nonno, Giovanni Agnelli, sarebbero molto orgogliosi di quel che è stato fatto, come lo è tutta la mia famiglia». All’autore di «quel che è stato fatto», ossia Marchionne, va l’ennesimo ringraziamento. Raccolto dall’amministratore delegato con un’anticipazione degli obiettivi che saranno fissati dal piano industriale (Auburn Hills, 6 maggio). Se Fiat e Chrysler insieme sono «il coronamento del grande progetto di cooperazione industriale e culturale avviato nel 2009», se grazie ai 4,4 milioni di auto consegnate nel 2013 (un milione, record storico, per la sola Jeep) «Fca è oggi il settimo costruttore mondiale», la lunga /Ì ä]än «Fiat-Chrysler entro l’anno Sei milioni di auto nel 2018» Da quel momento la storia di Fca sarà la storia di un’azienda con solide radici in Italia, e a questo punto ormai anche negli Stati Uniti, ma multinazionale nel senso stretto del termine e sotto ogni aspetto: industriale, societario, finanziario. Perciò l’assemblea di ieri aveva un forte valore simbolico. Che alla fine, tuttavia, tale è rimasto. Poca nostalgia e nessuna retorica da «addio al Bel Paese», tra gli azionisti. Il bilancio, che chiude con utili consolidati per 1,9 miliardi ma non distribuirà dividendi +ÕÌ° ,i`° ivv° ΣäÎ iÌÌ ¯ £]äǯ e L’assemblea Prossima riunione Fca ad Amsterdam. «Nessun esubero negli impianti italiani» DALLA NOSTRA INVIATA i`° Ì« ä{ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £äÎ]äÓ ä]Ó£¯ e £ iÕÀ £{Ó]{Óää Þi Gli ultimi cinque anni in Borsa 6.355 5.263 4.172 3.081 1.980 Gen 2010 I numeri del Lingotto Gen 2011 Dipendenti Anno 2013, in milioni di euro Ricavi netti 86.816 Utile della gestione ordinaria 3.394 Nafta Utile dell'esercizio 36% 81.500 1.951 Indebitamento netto delle attività industriali America Latina 6.649 21% 48.500 marcia promessa ha traguardi molto più ambiziosi: «Oltre sei milioni di veicoli entro il 2018». Nella «totale autonomia dei singoli marchi». E con il pieno recupero occupazionale in Italia ben prima di quella data: «L’operazione premium, con Maserati che oggi può passare all’attacco contro i giganti del settore, di- mostra che la strategia funziona». L’impegno è conseguente: «Far ripartire tutti gli stabilimenti nazionali. Non prevediamo esuberi. Anzi: con il completamento degli investimenti a Mirafiori potremo tornare al pieno impiego nel Paese». Raffaella Polato © RIPRODUZIONE RISERVATA La strategia Per il rilancio sul segmento premium la prova delle nuove Alfa Romeo dopo l’avvio dei modelli Maserati Il piano industriale e la formula delle tre piattaforme «Per produrre un’auto nuova investimenti per un miliardo, non si può sbagliare» DALLA NOSTRA INVIATA TORINO — C’era il mondo prima della Grande recessione. E c’è il mondo «dopo»: niente è più uguale e, come dice Sergio Marchionne quasi a premessa dell’obiettivo-sintesi di «sei milioni di auto entro il 2018», il banale «copia e incolla del vecchio modo di agire non porterà più al successo». Vale per l’intero settore manifatturiero. Conta a maggior ragione per chi costruisce auto. Tenerlo a mente, aggiunge davanti ai soci, quando si affronta la «rivoluzione industriale» avviata in Fiat cinque anni fa con l’ingresso in Chrysler e vicina al completamento oggi, vigilia della fusione e del successivo sbarco a Wall Street. Tenerlo a mente perché, spiega, questo non è solo «il coronamento di un grande progetto» che approda alla finanza, ma parte dalla produzione e dall’integrazione di due storiche culture automobilistiche: vincenti, giura, grazie al fatto che «ognuna conserverà la propria identità e metterà a disposizione dell’altra i propri punti di forza». Avviene già. E non c’era altra via, né per Fiat né per Chrysler, che con- sentisse di sopravvivere alla crisi. Il confine con l’irrilevanza/ fallimento lo segnano i numeri del «mondo post» ricordati dall’amministratore delegato. Uno: «Siamo un settore ad alto impiego di capitale. Sviluppare una nuova vettura vuol dire investire quasi un miliardo di euro. Con una somma così alta, non ci è permesso fallire». Due: «La soglia che può garantire un adeguato ritorno economico è di un milione di auto derivate dalla stessa piattaforma». Ora. Buona parte del lavoro, su Gli stabilimenti La strategia per i marchi e il nodo degli stabilimenti questo punto, Lingotto e Auburn Hills l’hanno già fatto. «Abbiamo completato la convergenza delle tre architetture principali, da cui nascerà la maggior parte dei nostri volumi futuri»: così dalla «piattaforma mini» nascono Panda e 500, la “small” è partita con la 500L e si allarga ora a Jeep Renegade e 500X di Melfi, la “compact” era stata inaugurata dalla Giulietta e ha poi fatto da base per Dodge Dart, nuovo Cherokee e nuova Chrysler 200, le cinesi Viaggio e Ottimo. Poi ci sarà il clou, ovvero il seg- mento premium, in via di sviluppo nel polo del lusso Grugliasco-Mirafiori. E sta lì la vera scommessa, quella che dirà se la strategia «non per deboli di cuore» eviterà definitivamente altri pericolosi collassi al gruppo. La prova del nove saranno le prossime Alfa. Ma hanno ragione, Marchionne e John Elkann, quando dicono che «l’assaggio» della Maserati promette bene: sì, «passare all’attacco contro i giganti del settore» si può. Certo, non basta fare belle auto: poi bisogna venderle. E — anche qui Maserati docet — guadagnarci. Per cui è lo stesso Marchionne a mostrare con un paio di slide come neppure i volumi, da soli, siano sufficienti. Dieci anni fa Fiat e Chrysler «sommavano» 4,4 milioni di auto. Esattamente i livelli di oggi. Ma allora perdevano un miliardo di euro la prima, 500 milioni la seconda. Oggi, unite, guadagnano 3,4 miliardi. Separate non ci sarebbero mai arrivate. Chrysler il 2014 non l’avrebbe proprio visto. E se ora la sfida è confermare il trend, non è detto sia meno complicato. R.Po. 500 La Fiat 500 L trekking Maserati La Maserati Alfieri presentata a Ginevra © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 Economia 27 italia: 51575551575557 La fabbrica siciliana Banche La presidente Mansi: l’ente è salvo, impegno nell’aumento per il 9% Il personaggio Il sindaco di Termini Imerese, appello al premier Svolta Mps, Siena al 2,5% Il controllo ai fondi esteri E arriva il patto parasociale Guzman, l’argentino che tifa per Piazza Affari «Abbiamo un solo obiettivo: andare presto al ministero dello Sviluppo economico per comprendere a pieno le proposte in campo e per garantire il rinnovo degli ammortizzatori sociali. Questi anni di attesa composta da parte della nostra comunità meritano tutta l’attenzione del caso da parte del governo Renzi». Così il sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato, ieri, dopo che Sergio Marchionne ha ribadito che, per Fiat, si tratta di «un capitolo chiuso dal punto di vista produttivo» anche se il gruppo farà «tutto ciò che è necessario per aiutare a completare il passaggio». La Fondazione cede un altro 6,5% a Fintech e Btg © RIPRODUZIONE RISERVATA ieri a 8,45 euro +2,55% Gen 2012 Gen 2013 Gen 2014 Resto d’Europa 26.500 12% Resto del mondo 7.000 3% ITALIA 62.500 TOTALE 226.000 28% D’ARCO Editoria Il presidente del Lingotto «Abbiamo salvato Rcs dal fallimento» «Rcs un anno fa stava per fallire, i soci hanno dato il via libera al pacchetto di rifinanziamento, mancava la parte importante per completare l’operazione e per senso di responsabilità ci siamo impegnati a salvare il gruppo dal fallimento». Così John Elkann, presidente del Lingotto, ha sottolineato ieri l’impegno di Fiat nella società che pubblica il Corriere della Sera. Impegno sul quale, ha detto l’amministratore delegato Sergio Marchionne, «non c’è stata alcuna divergenza: le decisioni mie e di John Elkann sono totalmente condivise». Rcs «si sta risanando, la direzione è giusta e io condivido con John anche la scelta dell’amministratore delegato. Sono anch’io ad e vi assicuro che non è piacevole leggere di persone, magari soci di minoranza, che ti criticano tutti i giorni sui quotidiani Decisioni mentre stanno gestendo al Il vertice del Lingotto ha massimo possibile per fare bene le cose. Io «condiviso totalmente» andare darei loro lo spazio per le decisioni sulla Rizzoli, fare ciò che devono. Se non sono alla pari dell’im«che si sta risanando» pegno, il consiglio farà quanto necessario, ma per il momento bisogna farli lavorare». Marchionne ha poi rimarcato che non c’è «alcuna intenzione di scorporare Rcs con la quotazione di Fiat Chrysler a New York. Resterà in pancia». Sulle ultime decisioni del consiglio Rizzoli, relative alla conversione delle azioni di risparmio e a una rappresentanza maggiore nel board degli azionisti di minoranza, Elkann ha detto che in assemblea il Lingotto «voterà a favore», aggiungendo che «non ci saranno altri investimenti in Rcs, la società non ne ha assolutamente bisogno». «Eravamo convinti che Rcs potesse essere una società normale. C’è stato un dibattito sul tema editori puri o non puri, ma il fatto è che le società editrici sono bene o mal gestite indipendentemente dall’assetto proprietario». «La cosa che a Sergio e a me dà più soddisfazione, in una società che oggi ha più del 30% dell’azionariato in mano a investitori istituzionali, è che in un anno, da quando abbiamo preso questa responsabilità, le cose vanno molto meglio. La società anticiperà al 2014 quello che voleva fare nel 2015 e farà meglio di quello che si aspettava. Lo vediamo anche dall’andamento del titolo in Borsa: dall’aumento di capitale ha guadagnato il 40%. Sono dati che confortano». S. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO — Il 31 marzo 2013 per il Mps è l’inizio di una nuova storia dopo oltre 500 anni. Nuova perché il controllo non è più della Fondazione (e dunque della città) che fino a inizio marzo ne aveva il 31,4% e oggi ha appena il 5,7% destinato a ridursi ancora, ma in mano a fondi d’investimento stranieri. Ieri Fintech Advisory inc, veicolo Usa controllato dal finanziere messicano (ma attivo in Argentina) David Martinez Guzman, e Btg Pactual, società di investimento brasiliana, hanno rilevato per circa 180 milioni (pari a 0,2375 per azione) dalla Fondazione Mps rispettivamente il 4,5% e il 2% di Montepaschi e hanno stretto un patto di sindacato con Palazzo Sansedoni per il 9% complessivo, quota che resterà anche dopo l’aumento di capitale di metà maggio da 3 miliardi necessario per ripagare i Monti bond. All’annuncio il titolo Mps è schizzato anche del 10% per chiudere a 0,265 euro, +4,87%, con l’8% della banca passato di mano. Con il patto — che deve ancora ricevere il via libera dal Tesoro e della Banca d’Italia — si crea quella compagine di «soci stabili» che l’ente presieduto da Antonella Mansi si era data come mandato, insieme con la salvezza dell’ente. La permanenza dei due fondi dentro Mps è innanzitutto dettata dal vincolo di permanenza (lock-up) previsto dal patto. Sarà comunque la ricapitalizzazione a scrivere la definitiva mappa dell’azionariato: se restassero gli attuali equilibri, il patto Fintech-Btg-Fondazione sarebbe in testa, seguito dal fondo americano BlackRock che ha 8,5%, e al 3,2% circa dalla francese Axa. Il fronte italiano è rappresentato dall’1% residuo della famiglia Aleotti e da Centro Italia e Unicoop Firenze (poco più del 2% totale). I NUOVI AZIONISTI DI SIENA 8,5%* BlackRock Fondazione Mps 5,75%* 4,5% Fintech Advisory Inc 3,26% Axa sa Unicoop Firenze Jp Morgan Btg Pactual D’ARCO LA RINCORSA DA INIZIO ANNO Ieri 0,265 euro +4,87% 0,241 0,225 2,73% 2,53% 0,209 2% Coop Centro Italia** 1,14% Finamonte srl (famiglia Aleotti) 1,034% Unicoop Firenze 1% 0,193 0,177 0,161 *(stime) **(cui va aggiunto lo 0,69% della controllata Coofin) Siena dice dunque definitivamente addio al controllo sulla banca, dopo anni al 51% — soglia considerata a lungo come intoccabile e per difendere la quale l’ente si è indebitata per L’azionista Antonella Mansi, presidente della Fondazione Mps, azionista del Monte dei Paschi. L’ente ha ceduto, per circa 180 milioni di euro, il 6,5% del capitale della banca a due investitori latinoamericani 13 gen 27 gen 10 feb 24 feb 2014 oltre 1 miliardo. La Fondazione adesso potrebbe esprimere nel board un consigliere, se previsto nel patto (che sarà reso noto entro venerdì). La Fondazione punta a mantenere solo il 2,5% sindacato: «È l’unico lusso che ci possiamo permettere», dice Mansi, «visto che la quota non darà dividendi per molto tempo. Sono contenta di questo risultato. Se ci credevo? Me l’avessero chiesto a novembre, avrei detto di no. Da febbraio direi di sì, perché stavamo lavorando in questa direzione. Ora la Fondazione è salva». Appena quattro mesi fa il destino della Fondazione sembrava segnato: il titolo era precipitato a 0,17 euro paurosamente vicino ai 0,12 euro, soglia alla quale le banche creditrici per 340 milioni residui avrebbero escusso tutto il 33,4% di Mps in mano alla Fondazione. Per questo l’ente decise 10 mar 24 mar di guadagnare tempo votando all’assemblea del 28 dicembre per lo slittamento a maggio dell’aumento che il presidente di Mps Alessandro Profumo e il ceo Fabrizio Viola volevano far partire a fine gennaio. Da allora ha messo in campo una serie di vendite, compreso il collocamento del 12% (di cui il 5% almeno a BlackRock) di metà marzo, avvenuto dopo un balzo del titolo di oltre il 30% finito nel mirino di Consob e Guardia di Finanza per sospetta manipolazione del mercato. Dopo le vendite l’ente si ritrova con 400 milioni liquidi e nessun debito, a parte 90 milioni di impegni verso gli enti locali. Le erogazioni sul territorio saranno dunque limitate, per forza di cose. Il sindaco Valentini pare consapevole: «È stata una delle più grandi privatizzazioni italiane, fatta nostro malgrado. Siena è diventata una città normale. L’assistenzialismo che ci ha fatto anche tanto male è finito». Fabrizio Massaro [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Intervista Il responsabile Credit Suisse per l’Italia: coesione tra il premier e il ministro dell’Economia Imbert: «Perché l’Italia è più attraente? Un mix di politica e rendimenti alti» «È cambiato l’atteggiamento in Italia e anche l’atteggiamento sull’Italia». É come una rara congiunzione astrale. Un allineamento favorevole tra l’Italia e i mercati internazionali che, si spera, possa durare a lungo. Per Federico Imbert i presupposti ci sono: «Non vedo particolari nubi all’orizzonte — afferma il banchiere — il rischio maggiore è che non sia permesso a Renzi di fare le riforme». Proprio ieri l’Associazione delle Banche Estere (Aibe) guidata da Guido Rosa, ha chiesto di ridurre le incertezze per attrarre investitori. Imbert, decano dell’investment banking, guida in Italia il Credit Suisse che ieri ha diffuso ai clienti un report in cui invita a investire sull’Italia. Cosa sta succedendo? «Finora forse il recupero non era così evidente. Grazie a misure dolorose, ma anche ai successi delle nostre imprese esportatrici la bilancia dei pagamenti in Italia è passata da un deficit del 4% del Pil nel 2011 a un surplus attuale di circa lo 0,8% che, secondo i nostri analisti potrebbe arrivare vicino al 2% nei prossimi mesi. Non solo, la somma del debito pubblico e privato sul Pil è in linea con quello della Svizzera e prima di Usa, Gran Bretagna e Francia. Sulla base di molti parametri siamo uno dei Paesi più virtuosi d’Europa». Tutto a beneficio di Matteo Renzi, che inizia con il vento dei mercati a favore. «C’è molta fiducia in Matteo Renzi e nel governo. La coesione tra il premier e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, una scelta di alto profilo, è molto importante per la riuscita dell’azione di governo. C’è apprezzamento per le riforme che hanno messo in campo: vanno nella direzione di rendere l’Italia più governabile. Penso alla riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione. Ma anche ai 10 miliardi di sgravi fiscali in busta paga che andranno a rivitalizzare i consumi interni, e alla restituzione dei debiti da parte della Pubblica amministrazione che farà affluire liquidità alle imprese. C’è grande attesa anche per il Job act». Tra i piani di Renzi c’è pure un massiccio programma di privatizzazioni. «L’Italia è il Paese che ha privatizzato e privatizzerà di più in Euro- Federico Imbert, amministratore delegato del gruppo Credit Suisse in Italia Guido Rosa, presidente dell’Associazione delle banche estere in Italia pa. Il programma, avviato dal governo Letta, è stato fatto molto bene. C’è forte interesse per le quotazioni di Poste e Fincantieri, ma anche attenzione per Enav e Sace e potenzialmente per Ferrovie. E sull’immobiliare. Lo Stato ha una massa enorme di immobili che possono andare sul mercato, ma devono essere immediatamente fruibili per chi li compra. Serve prima definire le regole». In attesa delle privatizzazioni c ’è c h i s i è g i à m o s s o , ve d i Blackrock su Intesa e Unicredit e Fintech su Mps. Perché le banche? «La performance delle banche si è mossa in linea con lo spread, ma c’è ancora dello spazio da recuperare. Un’ulteriore discesa porterebbe altri benefici alle banche ma anche alle utility che insieme alle infrastrutture piacciono agli investitori internazionali». È sicuro che questo programma si farà? «Renzi si è posto delle scadenze precise e non ha alternative. Senza riforme la grande fiducia che c’è sull’Italia subirebbe inevitabilmente una battuta d’arresto». Federico De Rosa © RIPRODUZIONE RISERVATA Se non è proprio una vecchia conoscenza dell’Italia, David Martinez Guzman (foto), potrebbe diventarla presto continuando così. Il finanziere messicano che con il suo fondo Fintech con base nelle isole Vergini ieri è entrato in Monte dei Paschi di Siena aveva rilevato solo lo scorso novembre anche il pacchetto azionario di Telecom Italia in Telecom Argentina. In realtà non si sa molto della sua vita. Qualche indizio è sparso qui e lì nelle poche interviste rilasciate in questi anni alla stampa, come i suoi natali da finanziere nell’87 grazie a un prestito di 300 mila dollari da parte della nonna. Della sua prima vita in Messico si sa ancora meno, a parte qualche investimento in società finite sull’orlo del crac. In effetti è più noto il punto di arrivo che quello di partenza. E il punto di arrivo è sicuramente l’Argentina dove Guzman aveva investito (anche qui) approfittando del crollo dei prezzi a seguito del crac del 2001. Oggi si divide tra la sua Monterrey e Londra, dove risiede, vestendo — pare — abiti normali, non disdegnando i mezzi pubblici ed evitando di mostrare ai quattro venti che sia miliardario. Un’immagine che si scontra con l’appartamento da oltre 54 milioni di dollari nel Time Warner Center di Manhattan e il suo Jackson Pollock (il quadro “No. 5, 1948”) da 140 milioni. Il dossier Telecom Argentina, peraltro, è per ora «congelato» dalle ulteriori richieste dell’Antitrust argentino che vorrebbe valutare più a fondo gli intrecci con l’investimento sempre di Guzman in Cablevision (tanto che dei 960 milioni a Telecom ne sono arrivati per ora solo 109). E proprio Cablevision potrebbe essere la chiave di lettura per capire le mosse del finanziere. La tv via cavo è anche la principale fonte di introiti del gruppo che edita il Clarín, storico quotidiano che si oppone al presidente Cristina Kirchner. Una liaison che Buenos Aires potrebbe usare per ottenere un «qui pro quo» proprio tramite l’Antitrust. Massimo Sideri [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 italia: 51575551575557 ANAS S.p.A. Radiotelevisione Italiana Spa Viale Mazzini,14 - 00195 Roma ESTRATTO DI BANDO DI GARA Compartimento della viabilità per la Campania AVVISO DI GARA Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale n. 37 del 31 marzo 2014 sarà pubblicato il bando di gara relativo alla sotto indicata procedura aperta ai sensi dell’art. 55 del D.Lgs. n. 163/06 s.m.i., da aggiudicarsi con il criterio del prezzo più basso ai sensi degli artt. 81 e 82 del D.Lgs 163/2006 s.m.i.. Oggetto: NALAV008-14 - S.S. 268 “del Vesuvio” Lavori finalizzati all’adeguamento delle barriere stradali, alla messa in opera di barriere fonoassorbenti ed adeguamento dei relativi cordoli in c.a. del viadotto “San Domenico” al km 6+580 - CIG 5653663E49. Importo a base d’appalto: € 999.860,26 (Euro novecento novantanovemila ottocento sessanta/26) di cui € 932.912,38 (Euro novecento trentaduemila novecento dodici/38) per lavori a misura ed € 66.947,88 (Euro sessantaseimila novecento quarantasette/88) per oneri della sicurezza non soggetti a ribasso, al netto dell’ I.V.A.. Categoria prevalente: OS34 Classifica III. Durata dell’Appalto: Il termine ultimo per l’esecuzione dei lavori decorre dalla data di sottoscrizione del verbale di consegna ed è pari a 180 giorni di cui 40 per andamento stagionale sfavorevole. Responsabile del Procedimento: Ing. Salvatore Frasca. Il bando e disciplinare di gara sono disponibili in formato elettronico scaricabile dal sito www.stradeanas.it nell’apposita sezione “appalti ad evidenza pubblica” nell’area dedicata alla gara. Termine per la presentazione delle offerte: ore 12.00 del 8 maggio 2014. IL DIRIGENTE DELL’AREA AMMINISTRATIVA Avv. Massimo Siano VIALE KENNEDY, 25 - 80125 NAPOLI Tel. 081/7356111 - Fax 081/621411 • sito internet www.stradeanas.it Oggetto: Realizzazione del sistema integrato per la produzione di RaiNews24. Tipo di procedura: aperta. Divisione in lotti: no. Criterio di aggiudicazione: prezzo più basso. Importo totale dell’appalto: € 10.008.163,00, IVA esclusa. Condizioni di partecipazione: specificate nel bando. Le offerte debbono essere presentate entro il 20/05/2014 ore 12:00. Il bando è stato trasmesso alla G.U.U.E. il 18/03/2014. La documentazione di gara è disponibile sul profilo committente www.fornitori.rai.it. La Direzione Acquisti COMANDO GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI Servizio Amministrativo - Sezione Contratti AVVISO DI GARA Presso questo Comando sarà esperita la gara a procedura ristretta per la fornitura di 25 motocicli in configurazione Radiomobile “Arma”. Il bando di gara, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 36 del 28/03/2014 - 5^ Serie Speciale “Contratti Pubblici”, può essere visionato, altresì, presso questo Comando Generale - Ufficio Relazioni con il Pubblico, Piazza Bligny, n. 2 Roma, ovvero sui siti internet www.carabinieri.it sez. “Le gare d’appalto”, www.serviziocontrattipubblici.it e www.avcp.it. d’ordine Il Capo del Servizio Amministrativo AVVISO PUBBLICO Avviso Pubblico volto alla selezione di un soggetto concessionario per la gestione del servizio di ristorazione a tema ‘Pizza E Pasta’, sito nell’area Cardo Nord all’interno del Padiglione Italia. Le condizioni per la partecipazione sono indicate nell’Avviso Pubblico in forma integrale pubblicato sul sito http://www.padiglioneitaliaexpo2015.com/it/gare_appalti. Termine ricezione offerte: ore 12:00 del 15/05/2014. L’Avviso è stato inviato alla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea in data 27-03-2014. Il Direttore Generale Padiglione Italia Ing. Cesare Vaciago REPUBBLICA ITALIANA REGIONE PUGLIA Il Commissario Straordinario Delegato Per l’attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico nella Regione Puglia previsti nell’Accordo di Programma siglato il 25/11/10 AVVISO PUBBLICAZIONE ESITO DI GARA CUP: J35D12000190003 CIG: 5360770758 Categoria Prevalente OS21 per classifica III bis fino a 1.500.000 o superiore Il Commissario Delegato avvisa che sul sito www.dissestopuglia.it nella sezione “AVVISI E BANDI” è pubblicato l’AVVISO RELATIVO AGLI APPALTI AGGIUDICATI inerente l’aggiudicazione della procedura negoziata ai sensi dell’art.122 del Decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e s.m.i. relativa all’Intervento “FG024A/10 – COMUNE DI TROIA – “CONSOLIDAMENTO CENTRO ABITATO VIA VERDI – VIA SAN GIROLAMO”. Aggiudicazione definitiva. CUP: J55D12000090003 CIG: 5360770758. L’avviso per estratto sarà altresì pubblicato sulla G.U.R.I. Il Commissario Straordinario Delegato: Dott. Maurizio Croce CONSIP S.p.A. a socio unico CONSIP S.p.A. a socio unico AVVISO PER ESTRATTO DEL BANDO DI GARA E’ indetta una gara a procedura aperta ai sensi del D.Lgs. 163/2006 e s.m.i., per l’acquisizione di supporto tecnico-metodologico alle attività di Audit della Direzione Centrale per i Servizi Informativi e Telecomunicazione e alle Attività di controllo dell’efficacia delle misure di sicurezza IT dell’INAIL - ID 1466. La gara è aggiudicata secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. La Base d’asta è pari ad Euro 721.600,00 per il Lotto 1 ed ad Euro 756.800,00 per il Lotto 2. Termine di presentazione delle offerte: entro le ore 12:00 dell’8/05/2014. Il testo integrale del bando di gara è stato pubblicato sulle GUUE e sulla GURI alle quali è stato inviato il 17.3.2014 e può essere consultato e prelevato (unitamente alla documentazione di gara) su: www.consip.it. L’Amministratore Delegato (Dott. Domenico Casalino) AVVISO PER ESTRATTO DEL BANDO DI GARA E’ Indetto un bando di gara per la stipula di un Accordo Quadro, in unico lotto, con più operatori economici sul quale basare l’aggiudicazione di appalti specifici ai sensi e per gli effetti dell’art. 2, comma 225, L.n. 191/2009, per l’affidamento dei Servizi di System Management per le Pubbliche Amministrazioni ID 1388. La gara è aggiudicata secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. La base d’asta è pari a Euro 300.542.095,00 (trecentomilionicinquecentoquarantaduemilanovantacinque/00), al netto dell’IVA. Termine di presentazione delle offerte: entro le ore 16:00 del 14/05/2014. Il testo integrale del bando di gara è stato pubblicato sulle GUUE e sulla GURI alle quali è stato inviato il 18/03/2014 e può essere consultato e prelevato (unitamente alla documentazione di gara) su: www.acquistinretepa.it www.mef.gov.it www.consip.it. L’Amministratore Delegato (Dott. Domenico Casalino) Via Isonzo, n. 19/E 00198 - Roma Via Isonzo, n. 19/E 00198 - Roma Il Tribunale Militare di Verona, Seconda Sezione, con sentenza n. 97/2012 del 06/11/2012, irrevocabile il 25/02/2013, ha condannato - per il reato continuato di minaccia e ingiuria ad inferiore commesso in Garbagnate Milanese (MI) il 19/11/2010 ai danni dei CC. Gianni Grasso e Daniele Pilotto - Corbia Francesco, nato ad Alghero (SS) il 27/01/1963, alla pena di mesi 4 e giorni 15 r.m., oltre al pagamento delle spese processuali ed a ogni altra conseguenza di legge; ha concesso all’imputato il beneficio di cui all’art. 163 c.p. subordinato alla pubblicazione, per una sola volta, del presente estratto sul quotidiano Corriere della Sera, a spese dello stesso. CITTA’ DI ALTAMURA (BA) AVVISO DI GARA D’APPALTO CON PROCEDURA APERTA E’ indetta gara d’appalto per il servizio triennale di “pulizia degli immobili comunali” CIG: 5678655E56. Il valore complessivo è stimato in € 1.124.270,92, oltre i.v.a., di cui per canone mensile a base d’asta € 30.940,54 soggetto ribasso ed € 5.411,48 per oneri da interferenza a corpo non soggetto a ribasso, oltre iva. I requisiti di partecipazione, le modalità e i termini per la ricezione delle offerte sono contenute nel bando integrale disponibile sul sito Internet www.comune.altamura.ba.it. La scadenza per la ricezione delle offerte è stabilita per le ore 12.00 del giorno 19-5-2014. IL DIRIGENTE Arch. Giovanni Buonamassa COMUNE DI VARESE Prot. N. 10997 AVVISO RELATIVO AGLI APPALTI AGGIUDICATI GARA PER L’APPALTO DI FORNITURA DI MATERIALE ELETTRICO, ELETTRONICO E DI ILLUMINAZIONE PER LA MANUTENZIONE ORDINARIA DEGLI IMPIANTI ELETTRICI E DI ILLUMINAZIONE INSTALLATI IN STABILI O PARCHI E GIARDINI DI COMPETENZA COMUNALE E DEGLI IMPIANTI SEMAFORICI INSTALLATI SUL TERRITORIO CITTADINO PER IL PERIODO COMPRESO FRA IL 2014 ED IL 2016. DENOMINAZIONE, INDIRIZZI E PUNTI DI CONTATTO: Comune di Varese Via Luigi Sacco n. 5 - 21100 Varese; all’attenzione di Dott. G. Visconti indirizzo e-mail [email protected]; www.comune.varese.it tel. 0332/255.111, telefax 0332/255.264. OGGETTO DELL’APPALTO: L’appalto ha per oggetto la fornitura di materiale elettrico, elettronico e di illuminazione per la manutenzione ordinaria degli impianti elettrici e di illuminazione installati in stabili o parchi e giardini di competenza comunale e degli impianti semaforici installati sul territorio cittadino per il periodo compreso fra il 2014 ed il 2016. CPV: 31711000-3 Materiale elettronico. Valore iniziale dell’appalto: Euro 207.000,00 IVA esclusa - Valore finale totale degli appalti: Euro 250.470,00 Iva compresa. TIPO DI PROCEDURA: aperta. CRITERI DI AGGIUDICAZIONE: Ribasso unico percentuale da applicarsi ai singoli prezzi dei listini prezzi ufficiali delle case costruttrici in vigore al momento dell’ordinazione del materiale. Numero di riferimento attribuito al dossier dall’amministrazione aggiudicatrice: C.I.G.: 5390054D42. AGGIUDICAZIONE DELL’APPALTO: DD. N. 119 del 24.02.2014. NOME ED INDIRIZZO DELL’OPERATORE ECONOMICO AGGIUDICATARIO: COMOLI FERRARI & C. S.P.A. Indirizzo postale Via E. Mattei, 4 NOVARA codice postale 28100 paese Italia. Servizio presso il quale sono disponibili informazioni sulla presentazione del ricorso: Comune di Varese, Via Sacco n. 5 - 21100 VARESE Attività Contratti/Espropri - Dott. Graziano Visconti; indirizzo email [email protected]; tel 0332/255.289; fax 0332 255/264. Profilo committente: http://www.comune.varese.it/si4web/common/AmvSezione.do?MVPD=0&MVSZ=209. Data di presentazione del presente avviso: 27.02.2014. IL DIRIGENTE CAPO AREA XII F.to Dott. Ing. Giuseppe Longhi IL DIRIGENTE CAPO AREA I F.to Dott.ssa Emanuela Visentin FERROVIENORD S.p.A. PUBLIACQUA S.P.A - FIRENZE Via Villamagna 90/c - 50126 Firenze - (tel.055/6862412 fax 055/6862478 - www.publiacqua.it - [email protected]) ESITO DI GARA N. APP1300470 Si comunica esito della procedura aperta n. APP1300470 per la conclusione di accordo quadro ex art. 222 del D.Lgs. n. 163/2006 per l’esecuzione di prestazioni di lavori e servizi al fine della manutenzione, compreso pronto intervento (24ore al giorno), alle reti idriche e fognarie nonché agli impianti distribuiti sul territorio della Società: LOTTO N. 1 AREA SUD CIG 5275216DF1 R.T.I. Cooperativa Edile Appennino-Grazzini Cav. Fortunato SpA-La Calenzano Asfalti SpA-Coromet srl per Euro 37.645.144,63 compreso oneri sicurezza (ribasso 27,327%) - LOTTO N. 2 AREA NORD CIG 5275226634 R.T.I. Consorzio Cooperative Costruzioni CCC-Cires Bologna Ferrara soc.coop. per Euro 32.719.053,85 compreso oneri sicurezza (ribasso 27,729%). L’esito è stato inviato alla GUCE in data 27/12/2013. L’Amministratore Delegato - Alberto Irace RIVIERA TRASPORTI SpA BANDO DI GARA PER LA FORNITURA IN LOCAZIONE FINANZIARIA DI N.RO 2 AUTOBUS CLASSE I LUNGHEZZA TRA 7,55 E 7,75 m Ente aggiudicatore: RIVIERA TRASPORTI SpA - via Nazionale n. 365 - 18100 Imperia - Importo a base di gara: € 230.000,00 oltre iva - Tipo di gara: procedura aperta C.I.G. 5675418F14 - Criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa - Termine ricevimento offerte: ore 13:00 del 17/04/2014 - Indirizzo: RIVIERA TRASPORTI SpA - via Nazionale n. 365 - 18100 Imperia - Documenti gara sul sito: www.rivieratrasporti.it sezione bandi di gara. - Altre informazioni: [email protected], tel. uff. gare 0183-700225. L’amministratore delegato - Teodoro Amabile Piazzale Cadorna n. 14 /16 20123 MILANO Telefono 0285114250 - Telefax 0285114621 AVVISO DI GARA Viene indetta la gara a procedura aperta ai sensi del D. Lgs 163/06 per “SERVIZIO DI BONIFICA DA ORDIGNI ESPLOSIVI RESIDUATI BELLICI NELLE AREE INTERESSATE DAI LAVORI DI REALIZZAZIONE DELLE OPERE DI COLLEGAMENTO FERROVIARIO T1-T2 MALPENSA LOTTO 2” - CIG: 566503893D - CUP: E11C10000070009. Luogo di esecuzione: Collegamento ferroviario Terminal 1 e 2 - Aeroporto internazionale di Milano Malpensa nel comune di Somma Lombardo. L’importo presunto del servizio a base di gara è pari ad euro 1.988.148,29 di cui euro 28.319,84 per oneri per la sicurezza ed euro 1.177.929,62 per oneri per la manodopera, non soggetti a ribasso d’asta. L’importo è così suddiviso: Importo a corpo: euro 1.415.991,77; Importo a misura: euro 572.156,52. L’importo a base di gara è aumentabile fino ad una percentuale massima del 20 % (venti per cento), ossia fino ad euro 397.629,66. La Committente avrà diritto di chiedere l’esecuzione di prestazioni rientranti nell’oggetto alle medesime condizioni contrattuali. Criterio di aggiudicazione: L’appalto sarà aggiudicato al concorrente che avrà presentato l’offerta con il prezzo più basso (art. 82 del D.Lgs. 163/2006) determinato mediante il massimo ribasso sull’importo posto a base di gara. Le offerte, redatte in lingua italiana, dovranno pervenire entro le ore 12,00 del giorno 06.05.2014. a FERROVIENORD S.P.A. - P.LE CADORNA N. 14/16 - UFFICIO PROTOCOLLO - 20123 MILANO. Il bando integrale di gara è stato pubblicato sulla GUCE n. S57 del 21/036/2014 ed inviato alla GUCE il giorno 24/03/2014. Il bando integrale di gara è altresì disponibile presso il Servizio Approvvigionamenti - Unità Gare e Appalti sito in Milano - P.le Cadorna n. 14, nonché all’indirizzo internet www.fnmgroup.it. - bandi e gare - società FERROVIENORD - e sul sito dell’Osservatorio Regionale Contratti Pubblici Regione Lombardia. L’AMMINISTRATORE DELEGATO DOTT. ING. MARCO BARRA CARACCIOLO COMUNE DI FIRENZE Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Via Rizzoli, 8 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 02 2584 6256 Fax 02 2588 6114 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 Fax 081 49 777 12 Via Valentino Mazzola, 66/D 00142 Roma Tel. 06 6882 8650 Fax 06 6882 8682 Via Villari, 50 70122 Bari Tel. 080 5760 111 Fax 080 5760 126 AVVISO PUBBLICO GARA CONCESSIONE SPAZI PUBBLICITARI (CUP: H18I13000080007 CIG: 5536613D92) E’ indetta procedura aperta per la concessione degli spazi pubblicitari da collocare sulle recinzioni (e sul ponteggio ove presente) dei cantieri dei “LAVORI DI RESTAURO E MESSA IN FUNZIONE DI QUATTRO FONTANE CITTADINE”. La concessionaria di pubblicità che risulterà aggiudicataria dovrà effettuare a propria cura e spese entro i termini di scadenza della concessione - la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori stessi. Costo stimato intervento di restauro: € 350.000,00 di cui: € 290.645,79 per lavori, € 29.064,54 per IVA, € 30.289,63 per somme a disposizione. I requisiti di partecipazione, le modalità e i termini per la ricezione delle offerte sono contenuti nel bando integrale disponibile sul sito http://www.comune.fi.it. La scadenza per la ricezione delle offerte è il giorno 29/04/2014 alle ore 12.00. Ulteriori informazioni sono disponibili presso: DIREZIONE SERVIZI TECNICI - Via Giotto 4, 50121 Firenze, tel. 055/2624494, indirizzo pec [email protected]. Il Dirigente del Servizio Belle Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio Arch. Giorgio Caselli Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera REPUBBLICA ITALIANA SENTENZA N. 3496/2014 IN NOME DEL POPOLO ITALIANO REPERTORIO N. 2965/3014 TRIBUNALE di MILANO SEZIONE SPECIALIZZATA IN MATERIA DI IMPRESA SEZIONE A Il Tribunale, in composizione collegiale nelle per- 5) condanna la convenuta al risarcimento del sone dei seguenti magistrati: danno a favore di DuPont de Nemours and Company liquidato in Euro 500.000,00 in dott.ssa Paola Maria Gandolfi Presidente moneta attuale, oltre interessi legali dalla dott.ssa Silvia Giani a latere pronuncia al saldo; dott.ssa Alima Zana Giudice estensore 6) inibisce alla convenuta l’ulteriore utilizzo del ha pronunciato la seguente marchio “Teflon” e “DuPont ” in qualsiasi SENTENZA forma per contraddistinguere pentole non rivestite internamente con le composizioni nella causa civile di I Grado iscritta al n. R.G. provenienti da DuPont; 16793/2008 promossa da: DUPONT DE NEMOURS ITALIA S.r.l. con il pa- 7) inibisce alla convenuta di fabbricare e di utitrocinio dell’avv. Floridia Raffaella, Giorgio Florilizzare qualsiasi composizione per rivestidia e Paola Cavallaro, elettivamente domiciliata in mento interno inerente interferente con il Via Freguglia, 10 20122 Milano presso il difenbrevetto EP ‘466; sore avv. Floridia Raffaella 8) fissa a titolo di penale l’importo di Euro E.I. DUPONT DE NEMOURS AND COMPANY con 10,00 per ogni violazione e di Euro 1.000,00 il patrocinio dell’avv. Floridia Giorgio, Floridia Rafper ogni giorno di violazione ulteriormente faella, Bigonzi Beatrice, Cavallaro Paola e Alberto riscontrata; Piergrossi, elettivamente domiciliato in Via Fre9) ordina il ritiro dal commercio di tutte le penguglia, 10 20122 Milano presso il difensore avv. tole Bialetti che siano rivestite internamente Floridia Giorgio (con) composizioni non di provenienza DuATTORI Pont, di tutte le pentole di fabbricazione Biacontro letti rivestite con composizioni inaderenti costituenti contraffazione del brevetto BIALETTI INDUSTRIE S.p.A. con il patrocinio EP-466; dell’avv. Lombardi Giuseppe, Bocca Renato, Soligo Manuela, Marco Francetti ed Eleonora Orta- 10) ordina la distruzione di tutte le etichette, conglio elettivamente domiciliato in Via Andegari, 4/A fezioni, prodotti e dépliants di Bialetti che ri20121 Milano presso il difensore avv. Lombardi producano il marchio “Teflon” e/o DuPont in Giuseppe contraffazione di tali marchi, del brevetto EP CONVENUTO ‘466 e del contratto 1.9.2001 stipulato con DuPont; Omissis … 11) ordina la pubblicazione dell’intestazione e del P.Q.M. dispositivo della presente sentenza per una Il Tribunale di Milano, definitivamente pronunvolta soltanto a caratteri doppi rispetto a ciando sulle domande svolte dalle attrici con atto quelli ordinari sul Corriere della Sera a cura di citazione notificato in data 3.3.2008 nonché degli attori ed a spese della convenuta; sulla domanda riconvenzionale svolta da Bialetti Industrie S.p.A., ogni altra domanda ed eccezione 12) condanna parte convenuta alla rifusione rigettata e disattesa, così provvede: delle spese del giudizio liquidate in solido a favore delle attrici nell’importo di Euro 1) rigetta la domanda riconvenzionale svolta da 20.000,00 di cui Euro 736,00 per spese ed il Bialetti Industrie S.p.A., di dichiarazione della residuo per compensi, oltre accessori di nullità della frazione italiana del brevetto EP legge; 1.016.466 B2 in titolarità di DuPont de Nemours and Company; 13) pone definitivamente a carico della convenuta le spese della C.T.U. già liquidate in 2) rigetta la domanda riconvenzionale svolta da corso di causa. Bialetti di decadenza per volgarizzazione del marchio “Teflon” ; Così deciso in Milano, 13.2.2014 3) accerta e dichiara che Bialetti si è resa reIl Presidente sponsabile di contraffazione del marchio Dott.ssa Paola Gandolfi “Teflon” e della frazione italiana del brevetto Il giudice estensore EP 1.016.466 B2 di titolarità di DuPont de Dott.ssa Alima Zana Nemours and Company; Il Direttore Amministrativo 4) accerta e dichiara che Bialetti si è resa inaDr. Carmelo Garofalo dempiente agli obblighi previsti nel contratto di licenza stipulato in data 1.9.2001 con Du- Tribunale Ordinario di Milano Pont de Nemours and Company; Depositato oggi 12 marzo 2014 ABBANOA S.p.A. ESTRATTO BANDO DI GARA SETTORI SPECIALI Per il giorno 29/05/2014 - ore 09,30 presso Abbanoa SpA Viale Diaz 116 Cagliari - è indetta una procedura aperta per l’appalto, previa acquisizione del progetto definitivo in sede di offerta, della progettazione e l’esecuzione dei lavori inerenti “Schema fognario N. 114 - Adeguamento dell’impianto di depurazione di Sos Alinos e del sistema di collettamento Orosei (Cala Liberotto) ID 2007-027”Rif. APP. 20/2014. Importo complessivo dell’appalto € 6.672.269,06. Termine ricezione offerte: 27/05/2014 ore 13,00. Il bando di gara è stato inviato per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il 17/03/2014 ed è stato pubblicato sulla G.U.R.I. V Serie Speciale Contratti pubblici n. 36 del 28/05/2014 e sui siti informatici: www.abbanoa.it, www.regione.sardegna.it. Per informazioni: Unità Organizzativa Gare - tel 070/6032548 fax 070/340479 - e-mail [email protected]. Il Direttore Generale - Dott. Sandro Murtas ENAV S.p.A. ESTRATTO AVVISO DI GARA Stazione Appaltante: ENAV S.p.A. - Via Salaria, 716 00138 Roma (tel. +39.06.81662218). Tipo di procedura e criteri di aggiudicazione: gara a procedura aperta con aggiudicazione all’offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi del D.Lgs.163/06 s.m.i.. Oggetto dell’appalto: Accordo Quadro per la “Realizzazione del nuovo cruscotto direzionale per il monitoraggio della gestione aziendale”. Durata: 24 mesi. Importo dell’appalto: Importo complessivo per 24 mesi € 880.000,00 IVA esclusa. Termine per il ricevimento delle offerte: entro le ore 12.00 del giorno 16/05/2014. Bando inviato alla GUUE il 25/03/2014 e pubblicato sulla GURI n. 37, del 31.03.2014. La documentazione di gara è disponibile sul sito www.enav.it - Sezione Bandi - Servizi Aperti e riveste carattere di ufficialità. Il Responsabile Funzione Acquisti f.to Giovanni Vasta Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 Economia 29 italia: 51575551575557 ✒ L’intervista L’accordo con Siae Microelettronica dopo la trattativa con i sindacati sui 600 esuberi Alcatel, la società degli ingegneri «Ora riparta l’agenda digitale» Gdf-Suez e il conto del «patto energia» know how qui senza disperderlo altrove, scommettendo sul nostro centro di ricerca e sviluppo di Vimercate (hinterland milanese, ndr) e sullo stabilimento produttivo di Trieste». Per gli altri 300 dipendenti in esubero si può immaginare Prospettive di mercato al 2015 Obiettivi 2015 O Indebitamento l a fo r m u l a d e i +346% dei wi-fi public spot miliardi contratti di soli12,5% di euro darietà? +134% della vendita margine di riduzione del debito di smartphone «Non sono apderivanti dal risparmio margine m gine fatturato f 14 operativo plicabili, ma stia+149% il download -1,8% ooperativo miliardi 22012 di costi fissi e da cessioni delle applicazioni lordo mo discutendo col di euro di asset n nel 2012 governo e i sinda+30% utenze fisse raggiunte dalla banda larga ultra-veloce cati sugli ammorCash flow miliardi rrapporto tra dipendenti d +879% il consumo tizzatori sociali di euro 16,1% ggli investimenti 72 ((1.900 di video sul mobile che dovranno esdi rinegoziazione i in ricerca mila in Italia) +32% connessioni mobili sere utilizzati». del debito con le banche milioni di euro e sviluppo e i ricavi D’ARCO Nell’attesa state procedendo annon avvalora la tesi di un vo- perché garantisce la continui- crescita». che all’outsourcing di alcustro disimpegno dall’Italia? Eppure l’Agenda digitale ne funzioni come le risorse tà del business e fornisce an«Tutt’altro. Con questo ac- che tutte le garanzie occupa- italiana sembra andare al ri- umane, non è un’eccessiva cordo ci stiamo soltanto ripo- zionali. L’operazione ci con- lento. riduzione di perimetro? sizionando sul mercato italia- sente però una graduale ridu«Per questo riteniamo che «Dobbiamo modernizzare i no che riteniamo strategico zione dei costi ottenibile l’accordo con Siae (il cui clo- nostri processi per renderli per le sue straordinarie po- soltanto con un processo di sing è previsto entro 90 gior- più efficaci e più in linea con i tenzialità. Manteniamo co- esternalizzazione e al tempo ni, ndr) determinerà un’acce- nostri concorrenti. Per questo munque la responsabilità dei stesso ci permette di essere lerazione anche su questo abbiamo deciso di lavorare Il vertice del gruppo prodotti e la gestione del rap- competitivi su tecnologie più fronte. D’altronde così voglia- con Accenture che è una delle Michel Combes, porto con la clientela. Ma Siae innovative che ci garantisco- mo potenziare l’ecosistema migliori aziende di consulenfrancese, 52 anni, ceo di Alcatel-Lucent è la migliore scelta possibile no maggiori opportunità di digitale mantenendo tutto il za al mondo». Avete appena firmato un accordo da 750 milioni di Comitato Flick euro con China Mobile, perché? Il consiglio di amministrazione di riforma del sistema di governance». «Il futuro è la virtualizzaFinmeccanica ha esaminato ieri la Il documento formula anche alcune zione delle funzioni di rete e relazione del «comitato Flick», raccomandazioni, fra le quali quella di con questa intesa Alcatel-Lul’organismo indipendente nominato nel «redigere un codice per l’integrità e cent diventa fornitore chiave 2013 per «individuare misure e azioni in anticorruzione». di tecnologie che vanno dalgrado di elevare ulteriormente i principi Nella seduta di ieri il consiglio di l’Ip networking all’accesso ale gli standard etici» del gruppo. Il Finmeccanica ha infine esaminato e la banda ultra-larga. È un’otcomitato, presieduto da Giovanni Maria approvato il progetto di bilancio di tima notizia anche per l’Italia Flick,«ha riconosciuto» che il gruppo sostenibilità 2013. e per il suo centro di ricerca». © RIPRODUZIONE RISERVATA Fabio Savelli «ha avviato una profonda e positiva Combes e i tagli: «Così la ricerca sulla fibra ottica resta in Italia» Lo aveva promesso in una recente audizione alla Camera dei deputati: «Entro il 31 marzo individueremo il partner giusto». E sul fotofinish quella dichiarazione di Michel Combes, amministratore delegato di Alcatel-Lucent, si è tradotta in realtà con la soddisfazione del governo e la benevola accoglienza dei sindacati. Certo, ci sono ancora diversi nodi al pettine (come i 300 esuberi non coinvolti in questo negoziato per i quali dal 3 aprile scatterà la procedura di cassa integrazione straordinaria) eppure ieri al ministero dello Sviluppo un (piccolo) risultato si è raggiunto: l’apertura della fase di due diligence in esclusiva tra la multinazionale francoamericana e l’italiana Siae Microelettronica per la cessione del segmento optics ( apparati per le telecomunicazioni ottiche su fibra) con il contestuale trasferimento di 300 ingegneri il cui futuro era a rischio dopo la volontà da parte del management di ridurre i costi per due miliardi di euro (l’ipotesi originaria prevedeva 10 mila tagli in tutto il mondo) e di puntare su tecnologie ritenute più evolute come la banda ultralarga e il cloud computing. Dottor Combes, questa cessione di ramo d’azienda I numeri ri e gli obiettivi 2 250 2 Finmeccanica, «Ok governance Ora il codice anticorruzione» © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Le riforme di Xi Jinping al Forum per lo Sviluppo e l’allarme banche «Più mercato? Con più Stato» Il paradosso perfetto di Pechino registrato la prima bancarotta e una piccola banca agricola ha dovuto sostenere una corsa dei correnPECHINO — La contraddizione in Cina può arri- tisti ai suoi sportelli, quando si sono sparse voci di vare ad essere una scienza, soprattutto nella gestio- mancanza di liquidità. L’istituto ha dovuto mettere ne dell’«approfondimento omnicomprensivo delle pacchi di yuan alle vetrine delle sue agenzie per calriforme economiche» annunciato dal presidente Xi mare la gente. Li Keqiang dice che «i default sono Jinping e dal suo premier Li Keqiang. Il gioco di inevitabili», ma aggiunge che il suo governo ha in equilibrismo è arrivato a promettere un «ruolo de- serbo strumenti per contrastare la volatilità della cisivo» alle forze di mercato nella distribuzione fase economica. Gli analisti occidentali hanno osdelle risorse e al tempo stesso a garantire «il ruolo servato che i default sono salutari, perché il mancaguida» alla proprietà di Stato. Questa evidente con- to salvataggio statale servirà a insegnare agli invetraddizione è stata ammessa durante il Forum per stitori che bisogna essere oculati. Xi Jinping intanto lo Sviluppo che si è appena tenuto a Pechino e al è a Bruxelles, primo presidente cinese a visitare il quale il Corriere ha potuto assistere. «È necessario quartier generale delle istituzioni europee. In avviche il governo definisca con chiarezza la sua politi- cinamento ha fatto tappe in Francia e Germania dove sono stati firmati accordi di interscambio per molti miliardi di euro. La situazione finanziaria sembra ancora sotto controllo, perché sempre le cinque maggiori banche nel 2013 per cento hanno registrato utili tra il 7 e le previsioni di crescita del il 15%. L’Economist scrive che Pil in Cina nel primo «il Pil cinese vale quanto queltrimestre, ma produzione lo di 154 Paesi messi insieme e industriale ed esportazioni l’economia di Pechino è elacontinuano a rallentare stica e resistente». L’ottimiLi Keqiang smo prevale, nonostante l’eccesso di capacità produttiva, i ca», ha detto Levin Zhu, giovane amministratore rischi dell’indebitamento insostenibile per diverse delegato di China International Capital Corporation industrie, la bolla immobiliare, la corruzione. A e figlio di Zhu Rongji, primo ministro tra il 1998 e il tutte queste sfide Pechino promette di dare risposte 2003, gli anni d’oro della crescita a due cifre. con il piano di approfondimento omnicomprensiQuei tempi sono finiti. La Cina di Xi e Li si accon- vo delle riforme. tenterebbe di una crescita del Prodotto interno lorAl Forum sullo Sviluppo Leif Johansson, presido al 7,5% nel 2014, dopo il 7,7 del 2013. I dati in dente di Ericsson, ha chiesto a nome degli investiarrivo sul primo trimestre fanno prevedere un tori stranieri «trasparenza e prevedibilità» e ha os7,3%, con la produzione industriale e le esportazio- servato che il costo per aprire un’impresa è di soli ni che da tre mesi continuano a rallentare. La lea- 88 euro in Danimarca, dieci volte tanto in India e dership si dice sicura di poter gestire la frenata e as- circa tremila euro in Italia: «In Cina è incerto e vasicura di preferire la qualità alla quantità della cre- riabile». Li Keqiang risponde che l’anno scorso soscita del Pil. Sta di fatto che il 7,3% sarebbe il dato no state abolite 460 procedure amministrative sulla più basso dal 1990. L’ultimo allarme è di ieri: le cin- via dell’apertura di un’impresa. Ma resta la «conque maggiori banche cinesi a fine 2013 hanno do- traddizione perfetta»: fino a quando il primato stavuto cancellare 9,5 miliardi di dollari di prestiti dai tale potrà sposarsi con il ruolo decisivo del mercaloro bilanci, perché sono risultati inesigibili. Que- to? Guido Santevecchi sta pulizia dei crediti in sofferenza è aumentata del 127% rispetto al 2012, come ha rilevato il «Financial @guidosant Times». A marzo il mercato delle obbligazioni ha © RIPRODUZIONE RISERVATA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE 7,3 di STEFANO AGNOLI D a almeno un paio d’anni a questa parte il termine «compact» è diventato di moda, a partire dal «patto fiscale» europeo del 2012. Ora c’è chi — come l’amministratore delegato di GdfSuez in Italia, Aldo Chiarini — lo evoca parlando della necessità di un «energy compact» nazionale. Cioè della necessità di un’azione condivisa per affrontare la «tempesta perfetta» che le aziende energetiche stanno attraversando. Consumi ai minimi, sovraccapacità, bilanci sofferenti che si accompagnano a alti prezzi e dipendenza dall’estero. «Le rinnovabili — aggiunge Gdf-Suez (che con Sorgenia controlla Tirreno Power) — hanno spinto In crisi fuori dal sistema Il mercato i cicli combinati a gas». Per energetico in una via una «tempesta trovare d’uscita le perfetta» aziende dovranno di certo metterci del loro. Ma non solo come innovazione e contributo alla «transizione energetica» che Gdf-Suez si candida a guidare (soprattutto nel campo delle «energy community» oggetto ieri di uno studio congiunto di Politecnico di Milano e Ambrosetti). Un «energy compact» è probabilmente necessario. Non dovrebbe però essere un salvataggio, e famiglie, partite Iva e piccole imprese non dovranno essere chiamate a pagarne il conto. @stefanoagnoli © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Data Valuta Quota/od. Quota/pre. 27/03 EUR 5,085 5,079 Strategic Debt Fd A 12/03 GBP 1,042 1,041 Borsa Protetta Maggio 26/03 EUR 62,720 62,680 KIS - Key X 27/03 EUR 134,670 134,970 PS - Absolute Return B 28/03 EUR 117,510 117,380 AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC 27/03 EUR 5,093 5,088 Strategic Debt Fd A H 12/03 EUR 1,221 1,224 Borsa Protetta Novembre 26/03 EUR 60,570 60,320 KIS - Multi-Str. UCITS A USD 27/03 USD 153,390 153,590 PS - Algo Flex A 28/03 EUR 109,940 109,920 27/03 EUR 5,093 5,088 Strategic Debt Fd A H 12/03 USD 1,729 1,730 Inflazione Più Arancio 28/03 EUR 55,710 55,830 KIS - Multi-Str. UCITS D 27/03 EUR 112,800 112,950 PS - Algo Flex B 28/03 EUR 104,860 104,840 AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC 27/03 EUR 5,591 5,585 Strategic Debt Fd X 12/03 GBP 1,061 1,060 Mattone Arancio 28/03 EUR 43,350 43,100 KIS - Multi-Str. UCITS P 27/03 EUR 115,530 115,690 PS - Best Global Managers A 18/03 EUR 104,450 105,010 AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS 27/03 EUR 5,223 5,217 Strategic Debt Fd X H 12/03 EUR 1,282 1,285 Profilo Dinamico Arancio 28/03 EUR 63,630 63,500 KIS - Multi-Str. UCITS X 27/03 EUR 116,280 116,430 PS - Best Global Managers B 18/03 EUR 108,100 108,650 AZ F. Bond Target 2016 DIS AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS AcomeA SGR - numero di tel. 800.89.39.89 [email protected] Nome Nome Nome Nome AcomeA America (A1) 28/03 EUR 16,192 16,127 AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC 27/03 EUR 5,813 5,809 Strategic Debt Fd X H 12/03 USD 1,761 1,762 Profilo Equilibrato Arancio 28/03 EUR 61,350 61,260 KIS - Selection D 28/03 EUR 123,610 123,270 PS - Best Gl Managers Flex Eq A 28/03 EUR 108,830 108,790 AcomeA America (A2) 28/03 EUR 16,681 16,613 AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS 27/03 EUR 5,525 5,521 UK Abs. Target Fd P1 26/03 GBP 1,217 1,214 Profilo Moderato Arancio 28/03 EUR 57,730 57,680 KIS - Selection P 28/03 EUR 125,460 125,110 PS - Bond Opportunities A 28/03 EUR 161,610 161,530 Top Italia Arancio 28/03 EUR 50,940 50,170 PS - Bond Opportunities B 28/03 EUR 120,470 120,410 AcomeA Asia Pacifico (A1) AcomeA Asia Pacifico (A2) AcomeA Breve Termine (A1) 28/03 EUR 28/03 EUR 28/03 EUR 4,070 AZ F. Cash 12 Mesi 27/03 EUR 5,342 5,342 UK Abs Target Fd P2 26/03 EUR 1,163 1,161 KIS - Selection X 28/03 EUR 124,940 124,660 4,179 AZ F. Cash Overnight 27/03 EUR 5,251 5,251 UK Abs Target Fd P2 26/03 GBP 1,246 1,244 KIS - Sm. Cap D 28/03 EUR 100,490 99,770 PS - Dynamic Core Portfolio A 28/03 EUR 98,930 98,930 14,609 AZ F. Cat Bond ACC 14/03 EUR 5,301 5,297 UK Equity Fd A 12/03 GBP 3,335 3,359 KIS - Sm. Cap P 28/03 EUR 105,160 104,410 PS - EOS A 18/03 EUR 133,040 134,950 AZ F. Cat Bond DIS 14/03 EUR 5,283 5,280 UK Equity Fd A 12/03 USD 5,473 5,519 KIS - Target 2014 X 27/03 EUR 102,190 102,180 PS - Equilibrium A 28/03 EUR PS - Fixed Inc Absolute Return A 28/03 EUR 98,680 98,620 PS - Global Dynamic Opp A 28/03 EUR 100,510 100,050 PS - Global Dynamic Opp B 28/03 EUR 100,590 100,130 4,091 4,201 14,604 AcomeA Breve Termine (A2) 28/03 EUR 14,756 14,761 AcomeA ETF Attivo (A1) 28/03 EUR 4,553 4,471 AZ F. CGM Opport Corp Bd 27/03 EUR 5,981 5,977 UK Equity Fd B 12/03 EUR 3,978 4,017 AZ F. CGM Opport European 27/03 EUR 6,804 6,799 UK Equity Fd B 12/03 GBP 3,354 3,378 UK Equity Fd B 12/03 USD 5,558 5,604 Invesco Funds La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it 100,540 100,440 AcomeA ETF Attivo (A2) 28/03 EUR 4,659 4,576 AcomeA Eurobbligazionario (A1) 28/03 EUR 17,097 17,103 AZ F. CGM Opport Global 27/03 EUR 6,224 6,219 AcomeA Eurobbligazionario (A2) 28/03 EUR 17,283 17,288 AZ F. CGM Opport Gov Bd 27/03 EUR 5,501 5,496 UK Equity Fd X 12/03 EUR 4,181 4,221 Asia Balanced A 28/03 USD 24,000 23,870 ASIAN OPP CAP RET EUR 28/03 EUR 11,864 11,717 PS - Inter. Equity Quant A 28/03 EUR 108,840 108,980 AcomeA Europa (A1) 28/03 EUR 13,475 13,323 AZ F. Commodity Trading 27/03 EUR 4,340 4,308 UK Equity Fd X 12/03 EUR 4,048 4,087 Asia Balanced A-Dis 28/03 USD 15,790 15,700 FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR 28/03 EUR 108,733 108,102 PS - Inter. Equity Quant B 28/03 EUR 111,000 111,150 AcomeA Europa (A2) 28/03 EUR 13,802 13,645 AZ F. Conservative 27/03 EUR 6,437 6,413 UK Equity Fd X 12/03 GBP 0,503 0,507 Asia Consumer Demand A 28/03 USD 13,540 13,410 FLEX STRATEGY RET EUR 28/03 EUR 90,274 90,431 PS - Liquidity A 28/03 EUR 124,460 124,440 AcomeA Globale (A1) 28/03 EUR 11,239 11,172 AZ F. Core Brands 27/03 EUR 5,553 5,548 UK Equity Fd X 12/03 GBP 3,382 3,406 Asia Consumer Demand A-Dis 28/03 USD 13,200 13,070 HIGH GROWTH CAP RET EUR 28/03 EUR 122,266 121,100 PS - Opportunistic Growth A 28/03 EUR 95,440 95,370 AcomeA Globale (A2) 28/03 EUR 11,643 11,573 AZ F. Corporate Premium ACC 27/03 EUR 5,521 5,512 UK Equity Fd X 12/03 USD 5,653 5,700 Asia Infrastructure A 28/03 USD 13,440 13,370 ITALY CAP RET A EUR 28/03 EUR 26,158 26,026 PS - Opportunistic Growth B 28/03 EUR 100,530 100,450 AcomeA Italia (A1) 28/03 EUR 21,703 21,425 AZ F. Corporate Premium DIS 27/03 EUR 5,300 5,291 Asian Bond A-Dis M 28/03 USD 10,054 10,032 SHORT DURATION CAP RET EUR 28/03 EUR 905,582 903,161 PS - Podium Flex A 28/03 EUR 84,930 84,880 AcomeA Italia (A2) 28/03 EUR 22,251 21,965 AZ F. Dividend Premium ACC 27/03 EUR 5,566 5,551 Balanced-Risk Allocation A 28/03 EUR 14,590 14,500 PS - Podium Flex C 28/03 USD 83,750 83,750 AcomeA Liquidità (A1) 28/03 EUR 8,903 8,905 AZ F. Dividend Premium DIS 27/03 EUR 4,973 4,959 Em. Loc. Cur. Debt A 28/03 USD 14,663 14,565 PS - Prestige A 18/03 EUR 99,920 100,530 AcomeA Liquidità (A2) 28/03 EUR 8,904 8,906 AZ F. Emer. Mkt Asia 27/03 EUR 5,655 5,633 Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M 28/03 USD 9,431 9,367 PS - Quintessenza A 18/03 EUR 102,090 103,220 AcomeA Paesi Emergenti (A1) 28/03 EUR 6,256 6,223 AZ F. Emer. Mkt Europe 27/03 EUR 3,039 3,048 Em. Mkt Corp Bd A 28/03 USD 11,937 11,909 PS - Quintessenza B 18/03 EUR 105,150 106,310 PS - Target A 18/03 EUR 104,420 104,600 PS - Target B 18/03 EUR 104,390 104,550 28/03 EUR 6,421 6,388 AZ F. Emer. Mkt Lat. Am. 27/03 EUR 4,688 4,588 AcomeA Patrimonio Aggressivo (A1) 28/03 EUR 3,923 3,917 AZ F. European Dynamic 27/03 EUR 5,192 5,194 4,028 AZ F. European Trend 27/03 EUR 3,258 3,247 27/03 EUR 5,267 5,261 AcomeA Paesi Emergenti (A2) AcomeA Patrimonia Aggressivo (A2) 28/03 EUR 4,035 AcomeA Patrimonio Dinamico (A1) 28/03 EUR 5,190 5,187 AZ F. Formula 1 Absolute AcomeA Patrimonio Dinamico (A2) 28/03 EUR 5,289 5,286 AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC 28/02 EUR 5,572 5,567 AcomeA Patrimonio Prudente (A1) 28/03 EUR 6,146 6,142 AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS 28/02 EUR 5,529 5,524 AcomeA Patrimonio Prudente (A2) 28/03 EUR 6,276 6,272 AZ F. Formula Target 2014 27/03 EUR 4,732 4,724 AcomeA Performance (A1) 28/03 EUR 21,549 21,540 AZ F. Formula Target 2015 ACC 27/03 EUR 6,012 5,996 AcomeA Performance (A2) 28/03 EUR 21,850 21,841 AZ F. Formula Target 2015 DIS 27/03 EUR 5,569 5,554 AZ F. Formula 1 Conserv. 27/03 EUR 4,954 4,947 AZ F. Global Curr&Rates ACC 27/03 EUR 4,339 4,314 AZ F. Global Curr&Rates DIS 27/03 EUR 4,126 4,103 AZ F. Global Sukuk ACC 14/03 EUR 4,862 4,951 AZ F. Global Sukuk DIS 14/03 EUR 4,862 4,951 Invictus Global Bond Fd 25/03 EUR 105,400 105,198 Invictus Macro Fd 26/03 EUR 80,004 79,565 Sol Invictus Absolute Return 27/03 EUR 105,511 106,344 AZ F. Hybrid Bonds ACC 27/03 EUR 5,188 5,193 AZ F. Hybrid Bonds DIS 27/03 EUR 5,128 5,133 AZ F. Income ACC 27/03 EUR 6,276 6,265 AZ F. Income DIS 27/03 EUR 5,831 AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC 27/03 EUR Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com - [email protected] Bluesky Global Strategy A 28/03 USD 1496,890 1495,728 Euro Corp. Bond A 28/03 EUR 16,421 16,401 Bond Euro A 28/03 EUR 1237,309 1237,380 Euro Corp. Bond A-Dis M 28/03 EUR 12,538 12,522 Bond Euro B 28/03 EUR 1196,636 1196,716 Euro Short Term Bond A 28/03 EUR 10,886 10,884 Bond Risk A 28/03 EUR 1426,257 1424,666 European Bond A-Dis 28/03 EUR 5,553 5,548 Bond Risk B 28/03 EUR 1366,953 1365,444 Glob. Bond A-Dis 28/03 USD 5,758 5,756 CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A 28/03 EUR 1619,910 1619,072 Glob. Equity Income A 28/03 USD 60,200 CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B 28/03 EUR 1560,134 1559,344 Glob. Equity Income A-Dis 28/03 USD CompAM Fund - SB Bond B 27/03 EUR 1065,749 1062,614 Glob. Inv. Grade.Corp. Bond A-Dis M 28/03 USD 1099,230 Glob. Structured Equity A-Dis 28/03 USD CompAM Fund - SB Equity B 27/03 EUR 1103,124 27/03 EUR 26,461 26,472 Azimut Formula 1 Absolute 27/03 EUR 7,076 7,063 Azimut Formula 1 Conserv 27/03 EUR 6,890 6,883 Azimut Formula Target 2013 27/03 EUR 6,918 6,911 Azimut Formula Target 2014 27/03 EUR 6,711 6,703 Azimut Garanzia 27/03 EUR 12,897 12,896 Azimut Prev. Com. Crescita 28/02 EUR 10,988 10,755 Azimut Prev. Com. Crescita Cl. C 28/02 EUR 10,996 10,760 Azimut Prev. Com. Equilibrato 28/02 EUR 12,045 11,905 Azimut Prev. Com. Equilibrato Cl. C 28/02 EUR 12,048 11,907 Azimut Prev. Com. Garantito 28/02 EUR 10,877 10,747 Azimut Prev. Com. Protetto 28/02 EUR 11,873 11,777 Azimut Prev. Com. Protetto Cl. C 28/02 EUR 11,879 11,782 Azimut Prev. Com. Obbli. 28/02 EUR 10,127 10,071 Azimut Prev. Com. Obbli. Cl. C 28/02 EUR 10,127 10,071 Azimut Reddito Euro 27/03 EUR 17,455 17,421 27/03 EUR 8,693 8,671 Azimut Solidity 27/03 EUR 8,771 8,748 Azimut Trend Italia 27/03 EUR 27/03 EUR 13,104 18,962 103,620 105,120 WM Biotech A 28/03 EUR 141,390 145,560 PS - Total Return A 28/03 EUR 102,140 102,110 WM Biotech I 28/03 EUR 1437,610 1479,940 PS - Total Return B 28/03 EUR 95,540 95,510 60,210 PS - Valeur Income A 28/03 EUR 110,000 109,900 15,160 15,160 PS - Value A 18/03 EUR 103,600 104,670 11,223 11,216 PS - Value B 18/03 EUR 105,750 106,840 40,440 40,400 28/03 EUR 10,299 10,266 27/03 EUR 1005,816 1002,966 28/03 EUR 1404,919 1395,737 Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A 28/03 EUR 12,768 12,755 European Equity B 28/03 EUR 1331,025 1322,347 Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis 28/03 EUR 11,671 11,659 Multiman. Bal. A 27/03 EUR 115,587 115,477 Greater China Eq. A 28/03 USD 44,020 43,610 Multiman. Bal. M 27/03 EUR 115,068 114,962 India Equity E 28/03 EUR 27,650 27,190 69,408 Japanese Eq. Advantage A 28/03 JPY 3004,000 2962,000 Pan European Eq. A 28/03 EUR 17,450 17,500 Multiman.Target Alpha A 26/03 EUR 105,424 105,943 Pan European Eq. A-Dis 28/03 EUR 15,750 15,790 5,821 Pan European Eq. Inc. A-Dis 28/03 EUR 11,680 11,610 4,530 4,502 Pan European High Inc A 28/03 EUR 18,530 18,500 AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS 27/03 EUR 4,285 4,259 Pan European High Inc A-Dis 28/03 EUR 13,480 13,450 AZ F. Institutional Target 27/03 EUR 5,490 5,481 Pan European Struct. Eq. A 28/03 EUR 13,980 13,900 AZ F. Italian Trend 27/03 EUR 3,743 3,727 Pan European Struct. Eq. A-Dis 28/03 EUR 13,290 13,210 AZ F. Lira Plus ACC 27/03 EUR 4,742 4,724 Renminbi Fix. Inc. A 28/03 USD 10,596 10,593 Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis 28/03 EUR 9,359 9,336 US Equity A EH 28/03 EUR 13,920 13,910 27/03 EUR 27/03 EUR 4,742 5,951 Agriculture Euro R1C A 27/03 EUR 66,720 66,120 Comm Euro R1C A 27/03 EUR 109,690 109,210 Comm Harvest R3C E 28/03 EUR 73,860 74,030 Currency Returns Plus R1C 28/03 EUR 933,880 932,630 4,724 5,940 AZ F. Opportunities 27/03 EUR 5,230 5,228 AZ F. Pacific Trend 27/03 EUR 3,990 3,930 27/03 EUR 27/03 EUR 27/03 EUR 27/03 EUR 6,458 6,055 5,170 5,013 Croci Euro R1C B 27/03 EUR 117,480 117,550 Croci Japan R1C B 28/03 JPY 8122,530 8069,590 Croci US R1C B 28/03 USD 163,120 161,820 Dyn. Cash R1C A 28/03 EUR 101,540 101,540 Paulson Global R1C E 19/03 EUR 6436,910 6492,730 Sovereign Plus R1C A 27/03 EUR 106,760 106,390 Systematic Alpha R1C A 26/03 EUR 10056,980 10071,720 6,430 6,029 13,066 18,874 28/03 USD 11,733 11,734 US High Yield Bond A-Dis M 28/03 USD 10,736 10,737 US Value Equity A 28/03 USD 30,870 30,880 US Value Equity A-Dis 28/03 USD 29,510 29,520 AZ F. QProtection 27/03 EUR 5,188 5,185 AZ F. Qtrend 27/03 EUR 4,880 4,869 AZ F. Renminbi Opport 27/03 EUR 5,270 5,274 AZ F. Reserve Short Term 27/03 EUR 6,301 6,301 AZ F. Short Term Gl High Yield ACC 27/03 EUR 5,077 5,076 AZ F. Short Term Gl High Yield DIS 27/03 EUR 5,049 5,048 AZ F. Solidity ACC 27/03 EUR 5,957 5,942 AZ F. Solidity DIS 27/03 EUR 5,610 5,596 AZ F. Strategic Trend 27/03 EUR 5,703 5,691 AZ F. Top Rating ACC 27/03 EUR 5,032 5,018 AZ F. Top Rating DIS 27/03 EUR 5,032 5,018 AZ F. Trend 27/03 EUR 5,981 5,959 AZ F. US Income 27/03 EUR 5,427 5,409 Tel: 02 77718.1 www.kairospartners.com Kairos Multi-Str. A 31/01 EUR 867189,677 857158,267 Kairos Multi-Str. B 31/01 EUR 567856,932 561570,953 Kairos Multi-Str. I 31/01 EUR 583827,444 576858,129 26/03 99,490 EUR Flex Equity 100 26/03 11,036 EUR Global Equity 26/03 5,407 EUR Maximum 26/03 5,150 EUR Progress 26/03 6,328 EUR Quality 26/03 6,930 EUR Social Responsability Kairos Multi-Str. P 31/01 EUR 533738,745 527974,042 A S&P Kairos Income 28/03 EUR 6,804 6,804 Kairos Small Cap 28/03 EUR 10,472 10,443 Fondi Unit Linked KAIROS INTERNATIONAL SICAV KIS - America A-USD KIS - America P KIS - America X 27/03 USD 27/03 EUR 27/03 EUR 270,980 190,490 191,510 271,700 191,000 192,020 169,600 169,410 10,175 KIS - Bond D 27/03 EUR 121,560 121,420 27,161 KIS - Bond P 27/03 EUR 125,540 125,400 KIS - Bond Plus A Dist 27/03 EUR 127,020 126,850 KIS - Bond Plus D 27/03 EUR 128,950 128,790 KIS - Bond Plus P 27/03 EUR 130,830 130,670 KIS - Dynamic A-USD 27/03 USD 172,820 172,500 KIS - Dynamic D 27/03 EUR 120,430 120,200 KIS - Dynamic P 27/03 EUR 122,630 122,390 KIS - Emerging Mkts A 27/03 EUR 120,440 120,560 6,665 6,565 Azimut Trend Tassi 27/03 EUR 10,194 Azimut Trend 27/03 EUR 27,258 Abs. UK Dynamic Fd P1 26/03 GBP 1,515 1,517 AZ F. Active Selection 27/03 EUR 5,331 5,328 Abs. UK Dynamic Fd P1 H 26/03 EUR 1,666 1,669 AZ F. Active Strategy 27/03 EUR 5,182 5,185 Abs. UK Dynamic Fd P2 26/03 GBP 1,548 1,550 AZ F. Alpha Man. Credit 27/03 EUR 5,442 5,440 Abs. UK Dynamic Fd P2 H 26/03 EUR 1,735 1,737 AZ F. Alpha Man. Equity 27/03 EUR 4,828 4,828 Europ. Equ. (ex UK) Fd A 12/03 GBP 2,668 2,693 AZ F. Alpha Man. Them. 27/03 EUR 3,517 3,535 Europ. Equ. (ex UK) Fd A 12/03 EUR 3,190 3,227 AZ F. American Trend 27/03 EUR 3,113 3,115 Europ. Equ. (ex UK) Fd B 12/03 EUR 3,210 3,248 AZ F. Asset Plus 27/03 EUR 5,511 5,511 Europ. Equ. (ex UK) Fd X 12/03 EUR 3,215 3,253 KIS - Emerging Mkts D 27/03 EUR 119,090 119,210 AZ F. Asset Power 27/03 EUR 5,346 5,348 Europ. Equ. (ex UK) Fd X H 12/03 GBP 2,829 2,853 KIS - Europa D 27/03 EUR 124,280 124,280 AZ F. Asset Timing 27/03 EUR 5,017 5,016 Pan Europe Fd A 12/03 EUR 3,592 3,631 KIS - Europa P 27/03 EUR 126,290 126,280 AZ F. Best Bond 27/03 EUR 5,339 5,332 Pan Europe Fd A 12/03 GBP 3,024 3,050 KIS - Europa X 27/03 EUR 126,750 126,740 KIS - Global Bond P 27/03 EUR 101,460 101,240 KIS - Income D 27/03 EUR 104,290 104,290 AZ FUND MANAGEMENT SA - tel.00352 2663811 28/03 EUR 187,280 187,000 NM Augustum High Qual Bd A 28/03 EUR 144,870 144,810 NM Balanced World Cons A 28/03 EUR 131,710 131,490 NM Euro Bonds Short Term A 28/03 EUR 137,830 137,830 NM Euro Equities A 28/03 EUR 46,670 NM Global Equities EUR hdg A 28/03 EUR www.pegasocapitalsicav.com Strategic Bond Inst. C 28/03 EUR 106,490 106,520 46,230 Strategic Bond Inst. C hdg 28/03 USD 106,650 106,680 70,300 69,980 Strategic Bond Retail C 28/03 EUR 105,140 105,170 NM Inflation Linked Bond Europe A 28/03 EUR 104,250 104,350 Strategic Bond Retail C hdg 28/03 USD 105,250 105,280 NM Italian Diversified Bond A 28/03 EUR 110,250 110,120 Strategic Trend Inst. C 28/03 EUR 103,490 103,400 NM Italian Diversified Bond I 28/03 EUR 112,470 112,330 Strategic Trend Retail C 28/03 EUR 101,440 101,350 NM Large Europe Corp A 28/03 EUR 134,300 134,300 NM Market Timing A 28/03 EUR 104,590 104,460 NM Market Timing I 28/03 EUR 105,230 105,100 NM Q7 Active Eq. Int. A 28/03 EUR 60,760 60,820 NM Q7 Globalflex A 28/03 EUR 104,440 104,230 NM Total Return Flexible A 28/03 EUR 121,650 121,520 Fondo Donatello-Michelangelo Due 30/06 EUR 52927,939 52659,382 NM VolActive A 28/03 EUR 97,810 97,700 Fondo Donatello-Tulipano 30/06 EUR 47475,755 48904,331 NM VolActive I 28/03 EUR 98,170 98,060 Fondo Donatello-Margherita 30/06 EUR 27116,197 26640,389 Fondo Donatello-David 30/06 EUR 57863,932 57813,049 Fondo Tiziano Comparto Venere 30/06 EUR 477314,036 Caravaggio di Sorgente SGR 30/06 EUR AZ F. Best Cedola ACC 27/03 EUR 5,625 5,620 Pan Europe Fd A 12/03 USD 4,964 5,013 AZ F. Best Cedola DIS 27/03 EUR 5,138 5,133 Pan Europe Fd B 12/03 EUR 3,572 3,611 AUGUSTUM EQUITY EUROPE I 28/03 EUR 109,700 108,990 AUGUSTUM G.A.M.E.S. A 28/03 EUR 111,900 111,000 AUGUSTUM G.A.M.E.S. I 28/03 EUR 148,580 147,400 ABS- I 28/02 EUR 14994,109 14690,218 ABSOLUTE RETURN EUROPA 28/03 EUR 4999,305 4909,175 BOND-A 28/02 EUR 721205,818 703354,240 BOND-B 28/02 EUR 721205,818 703354,240 EQUITY- I 28/02 EUR 608644,044 585979,854 PRINCIPAL FINANCE 1 31/12 EUR 61951,842 59550,161 Tel: 848 58 58 20 Sito web: www.ingdirect.it Dividendo Arancio 28/03 EUR 48,520 48,280 www.sorgentegroup.com 2506,583 2547,337 www.vitruviussicav.com Fondi Index Linked 27/03 USD 27/03 EUR NM Augustum Corp Bd A 5,002 KIS - Bond A-USD Azimut Trend Pacifico www.newmillenniumsicav.com Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475 5,157 6,185 12,285 US High Yield Bond A DB Platinum IV 5,971 Azimut Scudo Azimut Trend Europa 18/03 EUR 72,243 AZ F. Qinternational 12,279 PS - Titan Aggressive A 70,979 AZ F. Qbond 27/03 EUR 101,160 73,887 AZ F. Patriot DIS Azimut Trend America 101,740 26/03 EUR AZ F. Patriot ACC 6,201 28/03 EUR 26/03 EUR AZ F. Macro Dynamic 27/03 EUR Sparta Agressive A Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A AZ F. Lira Plus DIS Azimut Strategic Trend 100,110 DB Platinum Azimut Dinamico 5,993 100,310 Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M AZIMUT CAPITAL MANAGEMENT SGR - tel.02.88981 27/03 EUR 28/03 EUR European Equity A www.azimut.it - [email protected] Azimut Reddito Usa Orazio Conservative A Glob. Targeted Ret. A CompAM Fund - SB Flexible B www.multistarssicav.com [email protected] T. +41 (0)91 640 37 80 Numero verde 800 124811 [email protected] Asian Equity B 28/03 EUR 94,860 93,870 Asian Equity B 28/03 USD 133,160 131,760 Emerg Mkts Equity 28/03 USD 439,980 436,890 28/03 EUR 6,811 6,783 Emerg Mkts Equity Hdg 28/03 EUR 429,820 426,790 Nextam Obblig. Misto 28/03 EUR 7,310 7,302 European Equity 28/03 EUR 285,440 284,630 BInver International A 28/03 EUR 6,363 6,333 European Equity B 28/03 USD 352,940 351,950 Cap. Int. Abs. Inc. Grower D 28/03 EUR 5,431 5,417 Greater China Equity B 28/03 EUR 109,850 108,480 CITIC Securities China Fd A 28/03 EUR 4,957 4,922 Greater China Equity B 28/03 USD 156,480 154,530 Fidela A 28/03 EUR 5,481 5,469 Growth Opportunities 28/03 USD 70,340 70,010 Income A 28/03 EUR 5,653 5,654 Growth Opportunities Hdg 28/03 EUR 77,050 76,680 International Equity A 28/03 EUR 6,956 6,909 Japanese Equity 28/03 JPY 125,290 123,990 Italian Selection A 28/03 EUR 7,140 7,091 Japanese Equity B 28/03 USD 124,250 122,970 Liquidity A 28/03 EUR 5,340 5,340 Japanese Equity Hdg 28/03 EUR 163,000 161,340 Multimanager American Eq.A 28/03 EUR 4,722 4,714 Swiss Equity 28/03 CHF 130,380 129,800 Multimanager Asia Pacific Eq.A 28/03 EUR 4,348 4,318 Swiss Equity Hdg 28/03 EUR 98,970 98,520 Multimanager Emerg.Mkts Eq.A 28/03 EUR 4,095 4,043 US Equity 28/03 USD 164,210 162,440 Multimanager European Eq.A 28/03 EUR 4,529 4,513 US Equity Hdg 28/03 EUR 180,760 178,790 Strategic A 28/03 EUR 5,178 5,160 Usa Value Fund A 28/03 EUR 5,915 5,888 Ver Capital Credit Fd A 28/03 EUR 5,516 5,511 Nextam Bilanciato Tel 0332 251411 www.ottoapiu.it Tel: 0041916403780 www.pharusfunds.com [email protected] AZ F. Best Equity 27/03 EUR 5,086 5,087 Pan Europe Fd B 12/03 USD 4,927 4,974 Convertibile Arancio 28/03 EUR 61,070 60,850 KIS - Income P 27/03 EUR 107,810 107,800 AZ F. Bond Target 2015 ACC 27/03 EUR 5,949 5,940 Pan Europe Fd X 12/03 EUR 3,869 3,911 Cedola Arancio 28/03 EUR 58,100 58,100 KIS - Italia P 27/03 EUR 134,710 134,470 PS - 3P Cosmic A 28/03 EUR AZ F. Bond Target 2015 DIS 27/03 EUR 5,507 5,499 Pan Europe Fd X 12/03 EUR 3,565 3,604 Borsa Protetta Agosto 26/03 EUR 61,700 61,540 KIS - Italia X 27/03 EUR 132,970 132,780 PS - 3P Cosmic C 28/03 CHF 76,650 76,520 AZ F. Bond Target 2016 ACC 27/03 EUR 5,336 5,331 Pan Europe Fd X 12/03 GBP 2,971 2,996 Borsa Protetta Febbraio 26/03 EUR 60,140 59,840 KIS - Key 27/03 EUR 134,130 134,430 PS - Absolute Return A 28/03 EUR 111,470 111,350 77,320 77,080 8a+ Eiger 28/03 EUR 6,175 6,085 8a+ Gran Paradiso 28/03 EUR 5,257 5,250 8a+ Latemar 28/03 EUR 5,952 5,926 8a+ Matterhorn 21/03 EUR 816799,853 807655,557 Legenda: Quota/pre. = Quota precedente; Quota/od. = Quota odierna 133512BB Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 Sussurri & Grida Piazza Affari CORRE IL BANCO POPOLARE AKROS PROMUOVE ASTALDI No ai ricorsi, Risanamento può vendere a Chelsfield di GIACOMO FERRARI Mentre nel resto d’Europa le Borse si sono mosse con maggiore cautela, sia pure in un quadro di ottimismo in attesa del direttivo Bce di giovedì, che secondo la maggioranza degli operatori potrebbe valutare nuove misure espansive del credito, Piazza Affari ha imboccato fin dalla mattinata la strada del rialzo. E al termine delle contrattazioni l’indice Ftse-Mib ha registrato un nuovo rialzo significativo (+0,9%), grazie a un comparto bancario particolarmente frizzante. Il Banco Popolare, in particolare, nel giorno in cui è iniziato l’aumento di capitale ha messo a segno un rialzo a due cifre (+15,78%). Ma anche Monte Paschi (+4,87%) è rimasta sotto i riflettori per l’intera seduta, spinta dagli annunci sulle operazioni finanziarie portate a termine dalla Fondazione azionista. Il quadro si completa poi con i progressi altrettanto significativi di Mediobanca (+4,01%), Banca popolare dell’Emilia Romagna (+3,92%) e Banca popolare di Milano (+3,77%). Nel segmento Star spiccano invece i rialzi di Centrale del latte Torino (+19,45%) e Astaldi (+8,41%), promossa da Banca Akros. In calo invece Yoox (-2,67%), seguita da Pirelli (-1,55%) e Luxottica (-1,27%). © RIPRODUZIONE RISERVATA ÀÃ> Ì>>> i /Ì /i° (s.bo.) Il Tribunale di Milano ha respinto ieri i ricorsi presentati dal sistema di holding in liquidazione di Luigi Zunino, e Risanamento può così dare esecuzione alla vendita degli immobili parigini al fondo Chelsfield. Lo ha comunicato la società guidata da Claudio Calabi, difesa dagli avvocati Giuseppe Lombardi e Vincenzo Mariconda, che si appresta dunque a concludere la cessione entro venerdì: proprio in attesa della decisione del giudice, l’acquirente ha prorogato al 4 aprile il periodo per chiudere la transazione. A questo punto dunque i giochi sembrano fatti. Tra l’altro non è necessario convocare un consiglio, che ha già deliberato a favore della cessione (con il solo voto contrario delle holding di Zunino). Il prossimo board di Risanamento sarà sul bilancio 2013: le prospettive per la società evidentemente cambiano in relazione alla conclusione o meno dell’operazione in Francia. Le holding in liquidazione di Zunino, che ancora detengono il 24% circa di Risanamento, dopo aver promosso e ritirato una prima iniziativa in tribunale, avevano tentato il bis con un altro procedimento cautelare per chiedere la sospensione delle delibere del consiglio relative appunto alla cessione del pacchetto immobiliare francese. Il no del giudice ferma di nuovo Zunino. L’immobiliarista, che aveva portato Risanamento a un passo dal fallimento (chiesto dalla Procura, poi evitato con un piano di ristrutturazione del debito ex articolo 182 bis della legge fallimentare), ha cercato l’affondo con un blitz, con obiettivo proprio gli immobili francesi, sia per vie legali sia promuovendo un’Opa con Colony Capital. Ma il board di Risanamento è andato avanti con vendita all’inglese Chelsfield, controllato dal gruppo arabo The Olayan, conclusa per 1,225 miliardi netti. Cifra che il fondo ha già interamente versato in un conto corrente. ³ä]ä ³ä]È£ £]ää ³ä]££ ³£Ó]xÈ ä]Çn{ ³£]ÎÓ ³Ó]xx Ç]x ä]È ³ä]{x £]Ènä ³ä]£ä ³În]£ä ä]Ç{ ³ä]nÎ ³ÓÈ]ÈÇ £]äxä p ³Î]ä{ ]xx ä]În ³Ó]xä ä]ä{ä p Ç]£{ ä]ää£ ä]ÇÓ ³Î]Σ ä]Çä£ p p p p p p £]£Ç ³£x] Î]ÓÎ{ ä]Ç ³£Î]{£ ä]{ä ³ä]xÎ ³Óä]£x Î]È ³ä]Ç£ ³]ÈÇ Ç]Çxx p p p £]È ³x]{x ä]ääx ³Ó]n£ ³ÓÇ]{È £]Çn£ ³n]{£ Ó]{£ È]È£ä ä]È ³£Ó]n £È]Σä ä]Óä ³Ó£]{ È]£Óä ³ä]Ó{ ³Ç]ä{ £ä]Çää ä]nÎ ³x]Óx £x]äää ³ä]nÈ ³Îä]Èn £]nÓä £]x{ ³Î]£È È]Îää ³ä]x ³x]ÓÎ Ó£]ÎÎä ³Ó]{Î ³Óx]{Ç ££]xÇä ³Î]Ó ³ÎÎ]{n È]xää ³Ç]È ³£Ç]ÇÇ {]äÓn ³£x]Ç ³xÓ]Ó{ n]ÇÓ p p p £]{n ³Î]x{ Ó]£Óä ³ä]ÈdzÓÈÎ]xx ä]nÓÎ ä]Î ³£ä]£Î ££x]{ää ³n]Èä ³În]Ó ä]Îä ³x]Ç ³££]££ £]äÎÇ ³{]ä ³ÎÎ]Çx ä]룂 ä]xÓ ³£ä] Î]££Ó ³Ó]În ³Èn]ÈÎ ä]x£ä ³Î]ÇÇ ³ÈÎ]{ ä]{Îä p p p ³£]Óγ£Ó]£Ç ä]£ ³£ä]È£ ³ÎÓ]ÇÎ Ó]£{ ³Ç]ää ³Îä]xÓ Ó]äÎn ³Ó]äÈ ³Ç]Èä È]Ó{x ³{]Çn ³{]ÎÈ ]xÎä ³Î]nÇ ³{]ä ä]Óx ä]Ó ³Óä]ÎÈ ä]{£x ä]xÈ ³Óx]nÎ ä]{ä £]ÈÓ ³{È]{£ £]{n £]£Ó³Ó£x]xÇ ä]ÓÓ{ ä]ÎÓ ³xx]£Ó ä]{x ä]Ó{ ³£Ç]ÎÈ x]£Îä ³ä]äÇ ³££]ä{ ä]ÎÇ p ³x]xä Óä]äää £]ÎÈ ³ÎÇ]Ó Ó]nÇä ä]nÇ £]ä Ón]äää ä]äÈ Ó]äÈ ä]n{Î ä]£ä ³{]£Ç ä]xä ³Ó]n{ ³Îx]xä £n]nnä ³ä]ÓÈ ³{È]x{ ä]äÇÈ ä]Ó£ ÓÈ]nÓ £]£ää ³ä]äÇ ³Î]Ón £Ó]{ä ³£]äÈ ³È]nÈ È]ÇÎä ³£]Î ³£Î]Îä {]xä ä]nn ³£{]{£ x]nä ä]Σ ³£ä]Ó £]{Ó ³ä]{{ ³Î{]{x £]x ä]nx ³£ä]{n £]äxä ³ä]x£ £]ä x]Ç£ä ä]£Î ³ÎÇ]£{ ä]äxx ³£]xä ä]£Î Ó]ÓÈ ³£]Σ {]ÓÇ £n]£ä ³ä]{ ³Èn]äÎ £]ÎÎÇ ä]£ä ³£Î]xÓ n]Èää ³£]£n ³È£]nn {]£ÈÓ ³£]{x³£{Ó]ÇÓ £]Ç{x Î]Óx ³n]Èä ä]£n{ ³£]Èn ³ÓÎ]È{ ä]ä{{ ä]ÓÇ ³£n]ä ä]ÓxÓ £]Ó{ ³ÓÇ]£ä ä]Îää ³Ó]Î{ {]£Ó £]äÎÓ ³ä]È{ ³È]äx ä]ÓäÇ ³£]{È ³£]n Ç]xÇä ³È]äÇ ³nx]n ä]xÈä Solo firme digitali, niente carta, comunicazioni trasparenti e in tempo reale. La prima società di intermediazione mobiliare a puntare sulla digitalizzazione al cento per cento delle varie fasi del proprio lavoro è la Copernico Sim. La società opera nel cosiddetto multibrand, offre ciò prodotti che fanno capo a diversi gestori. Da marzo i clienti di Copernico sim hanno iniziato a firmare i contratti di consulenza con collocamento direttamente sui supporti elettronici dei consulenti finanziari. Presto anche i mandati tra i clienti e le società fornitrici dei prodotti finali saranno siglati allo stesso modo. «Questo sistema offre vantaggi a tutti – dice convinto Saverio Scelzo, presidente e amministratore delegato di Copernico sim –. L’eliminazione della documentazione cartacea da stampare e archiviare è di per sé un risparmio di tempo. Ma di fatto si elemina anche un eventuale contenzioso vista l’immodificabilità dei documenti». (c.d.c.) Quattro studenti torinesi e un’idea che ha ottenuto in questi giorni a Londra un finanziamento da 250.000 sterline. Si chiama «fluentify» ed è una piattaforma web con un sistema di videoconferenza integrato che permette a chiunque si registri (gratuitamente) di entrare in contatto con tutor madrelingua per fare conversazione a un costo accessibile, senza vincoli di abbonamento. Per diventare quindi «fluent» in una lingua straniera. Il progetto, nato nel maggio 2013, vanta oltre 6.000 iscritti, 70 tutor e 700 di richieste arrivate da tutto il mondo (non solo Canada e Usa, ma anche Hong Kong, Indonesia, Malesia, Sud America e Africa) e 3.000 di ore di conversazione già effettuate. Non è un caso se a credere in loro e nel loro progetto ci sia anche Stefano Marsaglia, Executive Chairman and Co-Head of Global Corporate & Investment Banking di Mediobanca, che è diventato business angel di fluentify. Il modello di business è semplice: i madrelingua che vogliono diventare «fluentifiers» (tutor) possono scegliere il prezzo delle loro lezioni ma prima devono essere ammessi dalla piattaforma. Fluentify prevede un sistema di feedback per garantire qualità proprio come Tripadvisor. I tutor possono stabilire il costo della sessioni di conversazione tra gli 8 e i 30 dollari per una sessioni da 30 minuti e il 20% viene trattenuto da fluentify. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Copernico, prima Sim a carta zero £]ÓÓä £xÈ]Ó £]äÓ Ó{{] £ä]ÇÇä ÓÓÇ]ä ÓÎ]£Èä n{]Î £]£Ó£ ÎÇ]È £]ÎÇx £ä£] £Î]Ènä £Óä] ä]äxÇ xÓ]Ç ä]ääÓ p ä]äÈ £]£ p p p p Î]xn £Èn]{ ä]Èää xÓ]{ {]nä £äÈ]Î n]xÓä £xÎ{]{ p p ä]ääÇ £ä]Î Ó]ÓÇä xÓ{]Î Ç]ÈÈx Ç£{]Ç £n]nä £x{ÓÈ] Ç]xää £n]n £Ó]xä £än{]{ £Ç]ÎÎä ÇÓ]£ Óx]ää ÎÇä£] n]£{ä ÇÎ]Î Óx]££ä ÓÇxÈ]Ó £È]ä£ä nxÈ]n ]£xä Îä£{]Î {]Îä £{£]{ £x]Çnä ÓÈÇÎ]Ó p p Ó]x{È £{È] Î]nÇä xÎ]£ £{Ç]{ää p ä]ÈÓx £Î{x]x £]ÓÈä Î]Ó ä]x{£ £È]{ Î]Èä xÎ]Ó ä]nx £nn]n ä]ÇÎä ÓÎxn]£ p p ä]{Èx Σ{]x Ó]Óä ÎÓ]È Ó]ÈÈä ÎÎ]n È]{ä p £ä]Îää ÈÇ]Î ä]ÎÓ xÓ]ä ä]Èx{ £äÎ]ä ä]ÈÈä ££Ç]Ó Ó]ÓÎÈ Óä]{ ä]Îä xÎ]Ó ä]n{x ÓÈ]{ È]nÎä £Çx]£ ä]{xä £x]Ó Ó£]{nä £]ä {]£äÈ £äx] În]nä £È£]{ ä]Î{ ÎÎ]{ £]ä{x ä] ÓÇ]{nä £n£]{ ä]£{Ç n] ÓÈ]Óxä £ÎäÇ]Î £x]£xä ÓÓ{£]x Ç]ÈÎä Îän]{ x]Ónä {Ç]Î Ç]ÇÓä xÎx]Î £]ÈÇä 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Il fascismo era caduto il 25 luglio di quello stesso 1943 e il colloquio avveniva, presumibilmente, nei giorni precedenti l’armistizio dell’8 settembre, con quel che ne sarebbe seguito: la divisione dell’Italia in due, da una parte il Regno del Sud liberato dagli Alleati, dall’altra la Repubblica sociale «protetta» dai nazisti. Il filosofo di Castelvetrano avrebbe aderito alla Rsi, si sarebbe trasferito a Firenze, dove il 15 aprile del 1944 sarebbe stato ucciso da un commando di partigiani comunisti davanti a Villa Montalto. Le parole riferite da Rossi hanno colpito gran parte dei biografi di Gentile, che hanno intravisto in esse una sorta di presentimento per quel che di tragico sarebbe accaduto di lì a qualche mese. Adesso Luciano Mecacci in un libro assai interessante, La ghirlanda fiorentina, che sta per essere pubblicato da Adelphi, individua tra le righe qualcosa di sorprendente a proposito dei «vostri (Rossi lo scrisse in corsivo) amici» che Gentile aveva individuato come suoi futuri assassini. Giova qui ricordare due particolarità di La ghirlanda fiorentina. L’autore, Mecacci, è un illustre psicologo che alcuni anni fa si era imbattuto nella figura di Mario Manlio Rossi ed è da quel personaggio che ha dipanato il filo del racconto. L’editore, Roberto Calasso, è figlio del grande giurista Francesco Calasso (e di Melisenda Codignola, figlia a sua volta del pedagogista Ernesto, nonché sorella dell’esponente del Partito d’Azione, Tristano). Francesco Calasso ebbe a che fare con la vicenda trattata in La ghirlanda fiorentina, dal momento che — assieme a Ranuccio Bianchi Bandinelli e a Renato Biasutti — fu uno dei tre docenti fermati per l’uccisione del filosofo. Per giorni e giorni i tre professori restarono sospesi tra la vita e la morte. Furono poi rilasciati per intercessione del console tedesco Gerhard Wolf e degli stessi familiari di Gentile, i quali, oltre ad essere persuasi che i tre insegnanti non avessero avuto a che fare con il delitto, non volevano, in ogni caso, che all’uccisione del filosofo fosse dato un seguito di sangue. Così Roberto Calasso, che all’epoca aveva tre anni, poté riabbracciare il padre. Per decenni, nonostante la rivendicazione del Partito comunista, si seppe poco degli esecutori materiali dell’assassinio. Si sapeva solo che il loro leader era stato Bruno Fanciullacci, successivamente catturato dai tedeschi, evaso, ripreso e infine morto suicida, il 17 luglio 1944, nelle carceri naziste. Finché un’inchiesta di Giampiero Mughini, pubblicata dall’«Europeo» nel maggio 1981, rivelò le identità degli appartenenti al commando. Tutto risolto? Nient’affatto. Nel 1985 un libro di Luciano Canfora, La sentenza (Sellerio), riaprì il caso prendendo le mosse dalla rivendicazione comunista del delitto, sul giornale clandestino «La Nostra Lotta». Rivendicazione che avvenne tramite una postilla apocrifa (vergata da Girolamo Li Causi) ad uno scritto — precedente — del grande latinista Concetto Marchesi. Marchesi non prese mai le distanze da quelle righe scritte da Li Causi, ma, a marcare una distinzione di responsabilità, a guerra finita ristampò, nel libro Pagine all’ombra (Zanocco), il proprio articolo nella versione originaria, priva dell’aggiunta che conteneva la «condanna a morte». Quando poi uscì La sentenza di Canfora, Sergio Bertelli raccontò che lo scrittore Romano Bilenchi gli aveva rivelato esser stato Bianchi Bandinelli uno dei mandanti del delitto. Nel 1989 il filologo Carlo Dionisotti riassunse così (in una lettera privata) la questione: «Che gli uccisori di Gentile Il gappista fossero comunisti è fuori dubbio. Resta a sapere chi diede l’ordine. Certo Il partigiano non Marchesi. Certo qualcuno che alcomunista Bruno lora era e aveva autorità a Firenze». Un Fanciullacci (1919modo di sottolineare che le rivendica1944) guidava il zioni dello stato maggiore del Pci e gruppo che uccise l’individuazione dei partecipanti al Giovanni Gentile. commando non avevano chiarito del Nella foto in alto: tutto i termini del delitto. Poi, una deGentile durante il suo cina di anni fa, sono stati editi da Le discorso in Lettere due libri — Assassinio di un Campidoglio del 24 filosofo. Anatomia di un omicidio pogiugno 1943 (Effigie) litico di Francesco Perfetti e Il delitto Gentile. Esecutori e mandanti. Novità, mistificazioni e luoghi comuni di Paolo Paoletti — che hanno messo in luce numerosi altri aspetti ambigui della vicenda. Che la fanno per molti versi assomigliare a quelle delle uccisioni, negli anni Settanta, di Luigi Calabresi (1972) e di Aldo Moro (1978): qualche relativa certezza sugli esecutori, poche sui mandanti e ancor meno (al massimo qualche supposizione) su chi si muovesse alle loro spalle. Il filosofo Cesare Luporini, già senatore del Partito comunista italiano, in una trasmissione radiofonica del 1989 — in onore (e in presenza) di Eugenio Garin — ammise che in merito a quell’uccisione c’erano «cose che forse ancora non si possono dire». Un altro Bibliografia Una questione che resta aperta Esce il 16 aprile in libreria il saggio di Luciano Mecacci La ghirlanda fiorentina (Adelphi, pp. 528, 25), dedicato ai risvolti oscuri dell’uccisione di Gentile. L’ipotesi d’un coinvolgimento dei servizi segreti inglesi venne avanzata nel 1985 da Luciano Canfora in La sentenza (Adelphi). Sul tema: Francesco Perfetti, Assassinio di un filosofo (Le Lettere, 2004); Paolo Paoletti, Il delitto Gentile (le Lettere, 2005). filosofo, Gennaro Sasso, che aveva ascoltato alla radio quelle parole, commentò: «Può darsi che il momento (di dire quelle cose di cui parla Luporini) non sia ancora venuto; mi auguro che, nella forma che egli riterrà la più opportuna, le sue informazioni siano comunque messe a disposizione del postero che desideri stabilire con verità come in quel lontano giorno dell’aprile 1944, davanti a Villa Montalto, andarono propriamente le cose, e chi, propriamente, avesse deciso che andassero così». Ma Luporini non raccolse il suggerimento di Sasso. Anche sul ruolo di Bianchi Bandinelli restano dei dubbi. Bianchi Bandinelli, raffinato archeologo, grande amico (come anche Luporini) di Bernard Berenson, accompagnatore, in camicia nera, della visita di Adolf Hitler nel 1938 a Roma e Firenze, all’epoca dei fatti si stava avvicinando al Pci. «Oggi non sembrano cristalline le posizioni politiche da lui assunte in quegli anni, ma non so se è giusto considerarle ambivalenti», ha scritto Alvar GonzálezPalacios in un libro che è un piccolo gioiello, Persona e maschera, appena pubblicato da Archinto. Anche un’altra gappista, Teresa Mattei, raccontò che Bianchi Bandinelli aveva quanto meno avallato il delitto, definendolo «un atto terribile, ma necessario». Già Canfora, però, ha dubitato della veridicità di quei ricordi, mettendo in evidenza il fatto che Bianchi Bandinelli aveva aderito al Partito comunista nel settembre del 1944 ed era perciò improbabile che fosse stato ammesso nella ristretta cerchia di chi, cinque mesi prima, aveva concepito l’attentato a Gentile. A proposito di Garin va ricordato che quattro giorni dopo l’uccisione, lui stesso si trovò a tenere a Firenze una lezione (su san Carlo Borromeo) nel corso del- la quale svolse una sorta di orazione funebre in onore del filosofo ucciso. «Invano», scrive Mecacci, «ho cercato nell’archivio del circolo qualche documento sullo svolgimento della serata». E ancora: «Rincresce che fra le carte di Garin detenute dalla Scuola Normale di Pisa non ci sia traccia del testo della commemorazione di Gentile». Ci dobbiamo attenere ad un succinto resoconto pubblicato dalla «Nazione», secondo cui, quella sera a Firenze, «l’oratore, legato di filiale amicizia a Giovanni Gentile», ne aveva «tratteggiato l’alta figura morale». A tal punto «filiale» era l’amicizia di Garin che Gentile aveva proposto all’editore Vallardi di pubblicare una storia della filosofia italiana con le due firme, la sua e quella dello stesso Garin, appaiate. Cosa di cui Gino Vallardi scrisse esplicitamente al figlio di Gentile, Federico, un mese dopo l’uccisione del padre. Poi fu lo stesso editore ad avere un ripensamento. Il 25 aprile del 1945 l’Italia fu liberata e il 29 luglio Vallardi scrisse a Garin, spiegando che «gli avvenimenti dell’aprile scorso ci hanno fatto pensare sull’opportunità — o meno — di editare un volume che uscisse col nome del prof. Gentile». Nel frattempo Garin aveva già provveduto a mettere in regola le proprie carte. Nel settembre del 1944, Necessità di chiarezza Cesare Luporini, ex senatore comunista, ammise nel 1989 che in merito a quell’uccisione dell’aprile 1944 c’erano «cose che forse ancora non si possono dire» Venezia Cino Zucchi, curatore della rassegna di Architettura per il nostro Paese, presenta «Innesti/Grafting». Anche video inviati dagli appassionati Padiglione Italia, l’Expo di Milano andrà in mostra alla Biennale di PAOLO CONTI C i sarà molta Milano, nel Padiglione Italia della 14° Mostra internazionale di Architettura della Biennale di Venezia presentata ieri al ministero dei Beni culturali dal ministro Dario Franceschini, dal presidente della Biennale Paolo Baratta e dal curatore del Padiglione, Cino Zucchi. Il titolo, Innesti/Grafting, rinvia alla direzionesuggestione indicata dal direttore della Mostra Internazionale, Rem Koolhaas, ai padiglioni nazionali: Absorbing Modernity 1914/2014. Ovvero come e perché i tessuti urbani del mondo hanno assorbito la Modernità, dunque l’ultimo secolo. Zucchi non proporrà «l’idea di una evoluzione lineare», ma l’esame di singoli episodi. Il caso di Milano verrà assunto come esemplare «laboratorio del moderno», come sostiene Zucchi, «per i progetti dalla grande carica trasformativa al confronto con la struttura urbana preesistente». Ma Milano è laboratorio attualissimo di una ulteriore trasformazione, l’articolata scommessa del- Luoghi Il vecchio Padiglione Italia ai Giardini di Venezia. Il nuovo occupa un ampio spazio alle Tese dell’Arsenale. Il Ministero ha incaricato Cino Zucchi di curare la mostra per il nostro Paese l’Expo 2015, che verrà studiata nei suoi contenuti e soprattutto nei suoi sviluppi futuri che coinvolgeranno le future generazioni di milanesi, perché ne cambieranno la vita quotidiana. Proprio per questo, Expo 2015 è uno dei principali partner del Padiglione Italia e parteciperà con un proprio progetto espositivo (ideato da Modus Architects) che intersecherà i due avvenimenti: l’Expo 2015, col tema Nutrire il pianeta, Energia per la vita, e i Padiglioni internazionali incluso quello italiano. Naturalmente Milano è solo un capitolo dell’intera avventura del Padiglione Italia (stavolta non ci saranno inviti, ma solo la figura del curatore-ricercatore) che guarderà a tutta la Penisola. Dice Zucchi: «La realtà urbanistica italiana è così antropizzata e stratificata da rendere impossibile la concezione di qualsiasi singolo edificio come oggetto autonomo. L’Italia si è insomma sempre “costruita su se stessa” anche con innesti su ferite precedenti, basti pensare solo a Castel Sant’Angelo edificato sul Mausoleo di Adriano». E sarà proprio questo il filo che condurrà il visitatore nei vasti spa- zi delle Tese delle Vergini all’Arsenale. Zucchi ha anche lanciato il progetto Paesaggi abitati: chiunque potrà inviare un filmato lungo tra i due e i cinque minuti che racconti la vita quotidiana degli italiani nel loro rapporto con gli spazi (basta seguire le istruzioni su www.innesti-grafting.it) dando vita a un’opera collettiva. Per Paolo Baratta, presidente della Biennale, il progetto generale di Rem Koolhaas «con grande coraggio e ambizione ripercorre la storia della modernità negli ultimi cento anni e nei suoi sviluppi recenti, ripropone in nuova prospettiva gli elementi che dovrebbero costituire i riferimenti per un rigenerato e attuale rapporto tra noi, la nostra civiltà Esposizione La XIV rassegna di Architettura si aprirà il 7 giugno prossimo all’Arsenale e ai Giardini di Venezia. Sarà diretta da Rem Koolhaas e l’architettura». Il ministro Franceschini (che ha annunciato interventi per le periferie italiane) ha definito la Biennale «un esempio di buona offerta culturale, di buona gestione pubblica e di integrazione pubblico-privato, senza tabù legati a ideologie di ritorno». E su questo tema ha annunciato: «Nel nostro Paese il dibattito sull’intervento dei privati si riduce a una contrapposizione, cioè o si tutela o si svende. Ma non è così. I privati possono dare una mano anche se il loro intervento non sostituisce quello pubblico. Stiamo lavorando ad incentivi fiscali. È un aiuto ma non l’unico. Ci sono anche privati che sono pronti a donare senza incentivi». Il Padiglione Italia costerà complessivamente un milione e 200 mila euro: la metà verrà finanziata da fondi pubblici, l’altra metà da sponsor privati. E qui il cerchio si chiude, sempre pensando a chi continua ostinatamente (e spesso istericamente) a demonizzare, in modo anti-storico e autolesionista, l’intervento dei privati nei diversi settori della nostra vita culturale. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 eseguì la «sentenza di morte» per Gentile figura nel Dizionario della Resistenza edito da Einaudi nel 2001 senza che ci sia alcun riferimento al gesto più clamoroso a lui attribuito, l’uccisione del filosofo, appunto. E ancora: l’uomo che sparò quasi sicuramente fu il gappista Giuseppe Martini (nome in battaglia «Paolo»), espatriato in Cecoslovacchia tra il 1948 e il 1954, morto nel luglio del 1999 senza che, nel Pci, mai più nessuno abbia parlato di lui. Sia Martini che Luciano Suisola, anch’egli gappista, dissero di aver avuto l’impressione che «l’ordine di giustiziare Gentile venisse da più in alto» di Alvo Fontani, Cesare Massai o altri dirigenti del Pci fiorentino. Quando, 55 anni dopo l’uccisione di Gentile, Martini morì — malato e con scarse risorse finanziarie (campava della sola pensione minima) — al suo funerale, per quel che risulta a Mecacci, «non si presentarono rappresentanze ufficiali dei suoi vecchi compagni di lotta». C’è poi un’altra vicenda curiosa. Nel 2004, un ex partigiano azionista, Bindo Fiorentini, raccontò che alla fine di marzo del 1944 «una figura in vista nel movimento di liberazione fiorentino» gli aveva chiesto di accompagnare un esponente del Partito d’Azione per un sopralluogo là dove sarebbe stato ucciso Gentile. Citava, Fiorentini, il giro di Radio Cora, l’emittente clandestina del Partito d’Azione, canale di comunicazione tra il partito stesso e l’VIII armata britannica. La sede di Radio Cora in Piazza d’Azeglio, a Firenze, sarebbe poi stata scoperta dai tedeschi il 7 giugno del 1944. Bizzarro quel coinvolgimento degli azionisti, dal momento che il Partito d’Azione avrebbe poi polemizzato con i comunisti non solo per l’assassinio del filosofo, ma soprattutto perché in quel partito aveva rivendicato quell’impresa a nome dell’intero Cln. Con l’aggravante — secondo la loro denuncia — degli epiteti a cui aveva fatto ricorso il segretario del Pci, Palmiro Togliatti, all’indirizzo del pensatore ucciso: «canaglia», «bandito politico», «camorrista», «corruttore di tutta la vita intellettuale italiana», «immondo», «filosofico bestione». Giudizi a cui immediatamente si era adeguato il filosofo comunista La nuova ipotesi Un filone d’indagine interessante porta ai legami dello studioso Mario Manlio Rossi con alcuni ambienti inglesi e scozzesi appena quattro mesi dopo la sua commemorazione di Gentile, aveva scritto sul «Corriere di Firenze» che «il fascismo era, non già una discutibile teoria politica, ma il malcostume eretto a sistema e la organizzazione programmata di quanto peggiore i secoli più tristi della storia d’Italia abbiano lasciato in eredità nel carattere italiano». Poi collaborò al giornale liberale «La Nazione del Popolo», quindi firmò, il 26 febbraio del 1946, il «Manifesto agli italiani» del Movimento della democrazia repubblicana di Ferruccio Parri e Ugo La Malfa. Garin aveva poi rimesso in ordine i propri conti con il passato, scrivendo nell’aprile del 1954 (sul «Nuovo Corriere») che, pur essendo ancora un «non comunista», desiderava esprimere un netto «ripudio dell’anticomunismo». E Togliatti lo aveva premiato, nel 1958, invitandolo a tenere all’Istituto Gramsci una relazione sul fondatore dell’«Ordine Nuovo» alle cui «Lettere» e ai cui «Quaderni» Garin aveva prestato attenzione già dalla seconda metà degli anni Quaranta. Dopodiché, secondo Mecacci, i riferimenti di Garin al maestro di Castelvetrano furono caratterizzati da «reticenze» e «inusitate sciatterie» sulla quali, afferma l’autore de La ghirlanda fiorentina, «non mi sento di fare altra ipotesi se non che la morte di Gentile dovette agire su di lui come un fatto traumatico, tale da condizionare l’elaborazione del distacco necessario a consentirgli un lavoro storico compiuto». Ma torniamo ai fatti del 15 aprile 1944. Sono da registrare alcune stranezze che hanno caratterizzato quello che è difficile classificare in senso stretto come un episodio della Resistenza all’invasore nazifascista. Bruno Fanciullacci, il capo del commando che Cultura 33 italia: 51575551575557 Antonio Banfi: «Gentile», scrisse Banfi, «era e rimase un incolto… Le sue ricerche non uscivano dall’ambito della ‘filosofia delle bancarelle’… La crudeltà della morte sembra sproporzionata alla persona, sembra gettare non una luce tragica, ma un senso di grottesco su una vita ed un’anima mediocre». E qui Mecacci ripropone, non senza malizia, precedenti lettere nelle quali, per perorare la causa della propria carriera universitaria, Banfi si era rivolto a Gentile con espressioni oltremodo melliflue: «la mia sorte nel concorso è tutta affidata a Lei», «la Sua stima m’è ora di vivo compiacimento e conforto», «le scrivo e ancora una volta le raccomando la mia sorte». Diverso il comportamento di Guido Calogero, che di Gentile era stato allievo e, pur essendo un convinto antifascista, non volle dimenticare anche in quei tragici momenti quanto il filosofo dell’attualismo aveva fatto per consentire a quelli come lui di potersi esprimere e, soprattutto, come si fosse prodigato in sostegno agli intellettuali ebrei. Una volta Gennaro Sasso così riferì della «censura» di Calogero in relazione a quel tragico evento: «Della morte del suo antico maestro, col quale aveva intrattenuto un rapporto profondo, preferiva dimenticarsi (avvolgendola, intendo dire, dell’oblio che riserviamo alle cose che non abbiamo la forza di tener dolorosamente vive nella memoria) e Gentile era in genere per lui un argomento sul quale non riusciva a soffermarsi». Per quel che riguarda i professori universitari, i funerali di Gentile si segnalarono — come fece immediatamente notare Giacchino Volpe — più per le assenze che per le presenze. Tra quelli che parteciparono ci fu l’intellettuale crociano Raffaello Franchini (allievo di Mario Manlio Rossi), il quale, poco tempo dopo, fu il primo a puntare l’indice accusatore contro gli ex allievi del filosofo: «Se pensiamo che tra i mandanti morali ci sono alcuni uomini che da Gentile ebbero cattedre, pubblicazioni di libri, titoli accademici, favori di ogni genere e che del nome di Gentile fecero l’etichetta, il biglietto da visita a effetto sicuro per le loro opere storiche filosofiche e letteIntellettuali rarie, se noi pensiamo a tutto ciò, più che lo sdegno ci prende un’angoscia profonda, uno smarrimento indicibile». C’è poi un’altra circostanza poco L’uccisione di chiara. A seguito dell’uccisione di Giovanni Gentile fu Gentile, a parte l’arresto (e il rilascio) rivendicata dai delle persone di cui si è detto, non fucomunisti con una rono presi provvedimenti. Invece due postilla apocrifa a uno settimane dopo, allorché fu ferito a scritto del latinista morte un ufficiale della Guardia naConcetto Marchesi zionale repubblicana, Italo Ingaramo, (nella foto qui sotto), furono immediatamente mandati al apparso sul periodico plotone di esecuzione prima quattro e «La Nostra Lotta» poi altri tre prigionieri. È evidente la sproporzione tra le due reazioni. Insomma tanti, tantissimi misteri avvolgono questa storia. Mecacci, sulla scia di alcune intuizioni contenute ne La sentenza di Luciano Canfora, riprende un filo a suo giudizio lasciato cadere troppo in fretta: quello del rapporto tra i servizi segreti inglesi, Radio Cora e un circolo, il più insospettabile, di intellettuali fiorentini. Quello di Mecacci non è un ragionamento a tesi: un grande pregio de La ghirlanda fiorentina è quello di aprire squarci in zone d’ombra dove la luce non era mai penetrata, senza avere la pretesa di dire una parola definitiva. Qui torna come personaggio centrale Mario Manlio Rossi. Quel Rossi che avrebbe avuto un rapporto molto conflittuale, per dispute di concorsi universitari, con Garin (il Garin da lui definito in anni successivi «quel piccolo carognetto che dài e picchia, saltando dal fascismo alla sacrestia, è riuscito a battermi con i suoi soliti pasticcetti e giocherelli») e che, pur potendo vantare validi titoli di antifascismo — o forse proprio per questo –, aveva sempre rifiutato di avvicinarsi al Pci e, anche nel secondo dopoguerra, aveva tenuto rapporti di affetto e amicizia con i figli di Gentile. In particolare con Federico, che condivideva con lui il di Il filosofo Eugenio sprezzo per molti ex allievi del padre, Garin (nella foto al tant’è che il 5 aprile del 1948 gli scriscentro), poi convinto se: «In nessun campo si è visto fare antifascista, era molto tante capriole indecenti come quello legato a Gentile della cultura, e veramente c’è un limite Tra gli intellettuali anche alla indecenza». Rossi non avesospettati di avere va un carattere facile (ma Benedetto avuto una parte Croce ebbe per lui parole di stima) e nell’uccisione di Gentile quando, per reazione alle vicende di c’è anche l’archeologo cui si è detto, andò a insegnare a Ranuccio Bianchi Edimburgo, furono pochi i giovani itaBandinelli (nella foto liani che andavano a fargli visita: fra qui sopra) questi — particolare interessante — lo studioso del teatro inglese Masolino d’Amico e sua moglie, la francesista Benedetta Craveri, nipote di Croce. Nel corso della guerra Rossi era stato assunto dal Governo militare alleato, per conto del quale aveva lavorato a Firenze, dove però non esiste documentazione su quel che fece in tale veste. «Non voglio scivolare in banali dietrologie», scrive Mecacci, «ma insospettisce il fatto che non vi siano tracce». Quali erano, all’epoca, gli «amici» di Rossi a cui avrebbe potuto essersi riferito Gentile nella conversazione in cui aveva previsto la propria uccisione? Certo, afferma Mecacci, non i comunisti, bensì «amici anglosassoni, soprattutto irlandesi e scozzesi, con cui Rossi era venuto a contatto nel corso dei suoi lunghi viaggi». Quelle stesse persone che avrebbero avuto un Riconoscimenti La consegna in maggio a Gorizia L’addio Presidente per quarant’anni a Spoleto A Max Hastings il premio FriulAdria nel centenario della Grande guerra Carlo Belli, il teatro come esperimento dove il «melologo» incontrava la poesia N È ato nel dicembre 1945, a lungo corrispondente di guerra per prestigiose testate, autore di molti bestseller, lo studioso inglese Max Hastings (nella foto) è noto per la sua capacità di raccontare le vicende del passato, specie quelle militari, in modo vivace e coinvolgente. Dopo aver tradotto nel 2012 il suo grande affresco della Seconda guerra mondiale, intitolato Inferno, ora l’editore Neri Pozza si appresta a pubblicare il saggio di Hastings Catastrophe 1914 (Knopf Press) sullo scoppio e il primo anno della Grande guerra. Non stupisce quindi che, nel centenario del primo conflitto mondiale, sia stato assegnato proprio ad Hastings il premio Friuladria «Il romanzo della storia», promosso dai festival èStoria di Gorizia e Pordenonelegge con il sostegno di Banca Popolare FriulAdria-Crédit Agricole. Si tratta infatti di un riconoscimento destinato agli autori attenti alla dimensione narrativa della storiografia, che negli anni scorsi è stato assegnato a personalità come Ian Kershaw, Corrado Augias, Edward Luttwak e Luciano Canfora. Hastings riceverà il premio il 24 maggio a Gorizia nel corso della decima edizione del festival èStoria, che si tiene dal 22 al 25 maggio ed è dedicata al tema «Trincee», per il centenario della Grande guerra. Nell’occasione l’autore presenterà l’edizione italiana di Catastrophe 1914, in cui sostiene che il conflitto fu causato dall’aggressività tedesca e che la scelta della Gran Bretagna d’intervenire contro la Germania, dopo l’invasione del Belgio, era pienamente giustificata in quelle terribili circostanze storiche. (R. C.) morto a 99 anni Carlo Belli, presidente del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto per quattro decenni. Il teatro era stato fondato dal padre Adriano nel 1947,e da allora incessantemente aveva tenuto corsi di perfezionamento per giovani cantanti, alcuni dei quali divenuti famosissimi. (Renato Bruson, Daniela Barcellona, Leo Nucci e tanti altri.) Pur disponendo di mezzi economici limitati, l’ente ha prodotto alcuni degli eventi più interessanti di Teatro Lirico, con audacia, voglia di sperimentazione e proposte di nuove voci e modi di interpretazione teatrale senza esempi simili in Italia, negli ultimi decenni. Con la direzione artistica di Michelangelo Zurletti e quella amministrativa di Claudio Lepore e la vicepresidenza di Chiara Profili, il Teatro Lirico Sperimentale propone anche, praticamente unico teatro lirico in questo momento in Italia, nuove opere e una serie di melologhi tratti da testi di celebri poeti italiani. Luciano Berio ha dato un contributo notevole alla progettazione di particolari interventi culturali e musicali. I migliori registi italiani di opere liriche e di teatro di prosa si sono occupati della direzione dei giovani cantanti nei nuovi allestimenti. Carlo Belli, con i suoi modi gentili, con il credo profondo nella necessità di dare ai giovani artisti nuove possibilità, ha sempre convinto tutti a collaborare con il Teatro, sormontando difficoltà economiche e d’altro genere. Alto, dritto, sorridente, intelligente e conciliante, ma fermamente convinto, fino all’ultimo ha dato un esempio di vita a tutti. (Giorgio Pressburger) © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA peso determinante «sulla sua assunzione come assistente-interprete degli ufficiali inglesi del Governo militare alleato, e poi, presso il contingente americano, come insegnante di storia e filosofia dalle alte benemerenze antifasciste». Tra questi si segnala John Purves, suo predecessore nella cattedra di Edimburgo. Purves era venuto in Italia prima della guerra e aveva avuto un’ intensa frequentazione, a Firenze, con Eugenio Montale e i suoi sodali. Un ambiente di cui Purves, arruolato (come si desume da numerosi indizi) nell’«esercito segreto di Churchill», annotò tutto, nome per nome, in un taccuino a cui pose il titolo — già allora, una prima volta — «Ghirlanda fiorentina». «Ghirlanda fiorentina» che servì da «agenda» per i servizi segreti alleati. Ed è in margine a questo taccuino di Purves che Mecacci scrive le pagine più ricche, suggestive e affascinanti del suo libro pubblicato da Adelphi. Ma torniamo alla morte del filosofo. Gentile tra il 1943 e l’inizio del 1944 era praticamente in rotta con fascisti e nazisti. Già nel giugno del 1943, prima della caduta del fascismo, aveva pronunciato in Campidoglio un discorso a favore della pacificazione nazionale. Poi aveva sì seguito Mussolini nell’avventura della Rsi (probabilmente anche per ottenere la liberazione del figlio Federico, internato dai nazisti in un campo di prigionia a Leopoli), ma aveva manifestato dissenso nei confronti di Alessandro Pavolini e sdegno per le efferate imprese della banda guidata da Mario Carità. Il 10 aprile del 1944 i tedeschi avevano ucciso Brunetto Fanelli, segretario della sua casa editrice, la Sansoni (ed è curioso, osserva Mecacci, che nella saggio La Resistenza a Firenze di Carlo Francovich, dove pure di lui si parla, non si faccia cenno al legame tra Fanelli e Gentile). Il filosofo — che seppe dell’assassinio del suo segretario la mattina del 15 aprile — aveva precedentemente chiesto un incontro a Mussolini, il quale lo avrebbe ricevuto il 18. Per ascoltare, presumibilmente, le sue rimostranze. Strano che, essendo questo lo stato dei fatti, radio Londra avesse proprio in quel periodo intensificato gli attacchi a Gentile e ancor più sorprendente la messe di indizi che collegano americani, inglesi e ambienti della «ghirlanda fiorentina» all’uccisione del filosofo. Mecacci, ripetiamo, si limita ad elencarli, guardandosi bene da puntare l’indice accusatorio. Al più spiega come attorno a Gentile si stesse creando una corrente politica pronta a offrire una soluzione di compromesso — la «pacificazione nazionale» — per fare uscire dalla guerra la Rsi. E come, a quel punto, gli Alleati volessero evitare che tale proposta venisse anche solo presa in esame. Mecacci si spinge a ipotizzare che «se Gentile fu ucciso, nel mese della svolta di Salerno (quella con cui Togliatti accettò il patto con Vittorio Emanuele III in funzione antitedesca), per la preoccupazione che destava un suo possibile futuro di leader, proprio tale futuro avrebbe potuto essere l’argomento centrale di discussione con il Duce» fissato per il 18 aprile. Su una cosa l’autore non sembra aver dubbi: i colpi contro Gentile non furono esplosi per il suo passato ma per il futuro che, proprio in quel frangente, avrebbe potuto avere. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 34 Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile INDIVIDUO E STATO SOCIALE ✒ «Illustri uomini della sinistra nazionale e milanese stanno dimenticando un piccolo particolare — ha detto ieri Riccardo De Corato, capogruppo di Fratelli d’Italia nel Consiglio regionale lombardo, commentando la scomparsa di Gerardo D’Ambrosio —, che è stato anche il magistrato che ha assolto il commissario Calabresi per la morte dell’anarchico Pinelli, all’indomani della strage di piazza Fontana». De Corato rimprovera la sinistra, per la verità senza fare nomi e cognomi, di un uso strumentale della figura di un grande magistrato, sottolineandone soprattutto il contributo durante la stagione di Mani Pulite, quando D’Ambrosio fu incaricato dal procuratore Francesco Saverio Borrelli di coordinare le indagini dell’agguerrito pool di magistrati di cui facevano parte personalità di diverso orientamento come Di Pietro, Colombo, Davigo, Greco, Ielo. In effetti fu proprio in quel periodo che il procuratore aggiunto fu accusato da destra di essere «comunista» per non aver seguito le indicazioni di Tiziana Parenti, poi deputata di Forza Italia, nell’inchiesta su una somma trasferita da un manager della Ferruzzi al tesoriere Primo Greganti. Una coda di quel veleno si ritrova nella motivazione con cui il sindaco Pdl del paese natale di D’Ambrosio, Santa Maria a Vico, in provincia di Caserta, nel 2012 negò al magistrato ormai ottuagenario la cittadinanza onoraria. Un’accusa immotivata, quella di «non essere stato al di sopra delle parti» per un giudice che aveva fatto dell’obiettività e dell’equidistanza la sua cifra personale, al di là dei convincimenti politici. È vero che D’Ambrosio assolse il commissario Luigi Calabresi e attribuì la morte di Pinelli a un malore, andando contro a una violenta corrente di opinione a sinistra, in cui si distinse il gruppo di Lotta Continua. Lo stesso coraggio dimostrato a fianco del giudice Emilio Alessandrini, freddato dai terroristi di Prima Linea, per spostare le indagini sulla strage di piazza Fontana dall’insussistente pista anarchica a quella della destra eversiva. I bravi giudici non si distinguono dal colore politico (D’Ambrosio fu senatore del Pd) ma dall’indipendenza dimostrata nelle indagini. Dino Messina © RIPRODUZIONE RISERVATA CHECCO ZALONE E JEP GAMBARDELLA COME SIAMO E COME VORREMMO ESSERE ✒ Grazie a Checco Zalone, con la parodia di Jep Gambardella da Amici di Maria De Filippi poi rimbalzata sui social network, una grassa risata ha sepolto le discussioni pro o contro La grande bellezza di Paolo Sorrentino. Con il suo numero, Luca Medici — che ha il coraggio di misurarsi su personaggi freschi — ha creato un cortocircuito tra due maschere ciniche dell’Italia contemporanea: Gambardella è quello che molti vogliono o credono di voler essere, eleganti e vincenti, nonostante la crisi; Checco Zalone è quello che molti italiani, volenti o nolenti, sono: spudoratamente soddisfatti della propria vile umanità. Jep, dandy partenopeo accampatosi sine die a Roma, è un perfetto prodotto da esportazione, puro made in Italy (altrimenti non lo diremmo in inglese), versante moda e turismo: testimonial dell’eleganza sartoriale italiana e del contesto architettonico in cui la sfoggia, Roma. Un’eccellenza espressa con raffinata indolenza e autocompiaciuta noia da Toni Servillo. Come seduttore stanco, Jep non è solo un novello Marcello Mastroianni da Dolce vita, torbato con un po’ di Principe de Curtis: è l’ultimo erede, sterile, del superuomo dannunziano, decaduto a magnifica macchietta di se stesso, come il Vate al Vittoriale. E così celebra senza dolore il funerale in terrazza dei radical-chic. Che ringraziano. L’inventore e l’interprete di Gambardella, infatti, sono di casa a Che tempo che fa, mentre Zalone troneggia da De Filippi, dove gioca — a volte con ostentata trivialità — sulla spudorata sincerità del personaggio che vuole vivere al di sopra delle proprie possibilità; anzi, possibilmente, dei meriti. Questo cafone pugliese emigrato al Nord è più cattivo del terruncello di Diego Abatantuono o del coatto romano di Carlo Verdone: è il degno erede di certi cinici di Alberto Sordi o di Fantozzi. È l’italiano medio impoverito. Che non può permettersi i vestiti di Gambardella e, quando può, li indossa male. Luca Mastrantonio criticalmastra © RIPRODUZIONE RISERVATA ANTIBIOTICI VIETATI NELL’ALLEVAMENTO GLI USA IN RITARDO DI VENT’ANNI ✒ Dopo un braccio di ferro di quasi vent’anni, l’industria farmaceutica americana sembra essersi finalmente piegata alla richiesta della Food and drug administration di non impiegare più antibiotici per la crescita degli animali, animali le cui carni vengono esportate in tutto il mondo, Italia inclusa. Delle 26 case produttrici dei farmaci considerati più dannosi, 25 hanno accettato di limitarne l’uso alla cura o prevenzione di malattie del bestiame su ricetta dei veterinari. Di fatto diventa perciò illegale per gli allevatori di pollame, bovini e ovini mescolare antibiotici alla loro acqua o il loro cibo allo scopo di farli ingrassare di più e più in fretta. La Food and drug administration ha ammonito che controllerà l’osservanza dell’accordo e se necessario prenderà misure più severe. Stando alla American medical association, che avrebbe preferito una messa al bando di questa prassi per legge, la regolamentazione volontaria rappresenta un importante passo avanti, ma sulla sua efficacia esistono dei dubbi. Secondo l’istituto di ricerca Pew di Filadelfia, in America il 70 per cento della produzione di antibiotici è destinata alla growth promotion, la promozione della crescita degli animali, in maggioranza allevati in batteria. Per contenere possibili cali dei profitti nel nuovo regime, con l’appoggio di veterinari compiacenti l’industria farmaceutica potrebbe ora spacciare l’impiego degli antibiotici per impiego terapeutico. Un’assurdità perché da una ricerca della Perdue, quarta produttrice di pollame, l’uso degli antibiotici non ha ridotto, ma aumentato di poco i costi. Nell’Unione Europea, il ricorso a questi farmaci nella crescita degli animali è definitivamente vietato dal 2006. Mescolati all’acqua e al cibo gli antibiotici producono batteri di volta in volta più resistenti oltre che nel bestiame anche negli esseri umani e nelle piante. A causa loro, dichiara l’Organizzazione mondiale della sanità, si sono formate negli ultimi anni incurabili infezioni in ogni genere di organismo. Ma dal 1997, quando la Food and drug administration fu sollecitata da un tribunale a intervenire, l’industria farmaceutica americana aveva finanziato studi intesi a provare che l’impiego degli antibiotici non costituiva un pericolo grave, e che nell’Unione Europea erano rimasti in uso. Il fatto che ci abbia ripensato è una tardiva ammissione di avere barato al tavolo da gioco. Ennio Caretto © RIPRODUZIONE RISERVATA La pensione è ricchezza accumulata Non confondere previdenza e assistenza di PIERO OSTELLINO SEGUE DALLA PRIMA Emerge, qui, tutta la differenza di interpretazione del diritto di proprietà fra liberalismo e socialismo. Per il liberalismo, la pensione è, nella divisione del lavoro capitalistica, l’accumulazione di ricchezza, da parte del lavoratore, a garanzia e a tutela delle libertà dell’Individuo che già avevano previsto i primi liberali alcuni secoli fa, sia di fronte alla (eventuale) volontà del capitalista, sia a quella del potere politico di condizionarle; l’una limitata dallo «stato di necessità» del lavoratore, privo di risorse economiche autonome, davanti al datore di lavoro; l’altra limitata dalla sudditanza del cittadino di fronte al potere della politica. Non è un caso, del resto, che i regimi autoritari e totalitari, all’atto della propria scalata al potere, si preoccupino, soprattutto e prima di tutto, di cancellare il diritto di proprietà in quanto premessa e condizione della successiva negazione delle libertà civili e politiche. Per il socialismo, pur nelle sue varie forme democratiche assunte da noi — ieri, comunista ed egualitaria, ma non sovversiva; oggi renziana, riformista, ancorché parecchio confusa — Previdenza e Assistenza sono assimilabili, identificabili, la stessa cosa, perché formazione ed erogazione delle pensioni sono manifestazioni della Funzione pubblica. Per il liberalismo, Previdenza e Assistenza sono due momenti inconfondibili. La Previdenza ha una natura eminentemente privatistica perché riguarda il versamento e l’accumulazione di contributi individuali. L’Assistenza ha una natura eminentemente pubblica perché dipende dalla fiscalità generale. La pensione, grazie al pagamento dei contributi individualmente versati durante gli anni lavorativi, è, sotto il profilo liberale, «salario differito», accumulazione di risorse a sostentamento dell’ex lavoratore una volta che abbia smesso di lavorare e di percepire un salario. La pensione è, così, la forma che assume politicamente, economicamente e socialmente — nella «società aperta» e in un regime capitalistico e di mercato — la particolare accumulazione di ricchezza da parte del lavoratore rispetto all’accumulazione del capitalista. Il diritto di proprietà sulla propria pensione, grazie al quale tale accumulazione si sostanzia eticamente, socialmente e giuridicamente, è il fondamento delle libertà borghesi proprio perché sottrae il lavoratore, almeno in BEPPE GIACOBBE D’AMBROSIO, UN MAGISTRATO INDIPENDENTE ALLA PROVA DEL PREGIUDIZIO POLITICO vecchiaia, all’obbligo di lavorare per mantenersi e alla dipendenza dal datore di lavoro, così come sottrae l’individuo all’invadenza e all’arbitrarietà del potere politico sulla propria vita. Per il socialismo, pur nelle varie forme assunte in Italia — ieri, comunista, egualitaria, ma non rivoluzionaria; oggi, renziana, riformista, ancorché parecchio ancora confusionaria — Previdenza e Assistenza sono assimilabili, identificabili, la stessa cosa, perché, entrambe sono funzioni dello Stato. Emerge, così, in tutta evidenza, la differenza fra Stato liberale e Stato socialista in tema di proprietà. La pensione — esposta di volta in volta alle discrezionali decisioni del mutevole potere politico — non è, per il socialista, un diritto di proprietà, ma una variabile del sistema di redistribuzione della ricchezza. Il potere politico, in nome della Giustizia sociale, prende arbitrariamente da un pensionato, confiscandogli una parte della proprietà, per dare ad un altro (che non se l’è creata). L’assimilazione-identificazione di Previdenza e Assistenza annulla la funzione (liberale) della ricchezza accumulata dal lavoratore e attribuisce allo Stato — che, perciò, può fare ciò che vuole della sua pensione — l’onere, peraltro solo formale, del suo sostentamento una volta che abbia smesso di lavorare. Lo Stato socialista è paragonabile ad una sorta di paternalistico Ente benefico, ad un Ospizio nel quale gli anziani campano non grazie all’accumulazione di ricchezza da essi stessi prodotta durante gli anni di lavoro e che si è tradotta, con la pensione, in proprietà privata, ma della carità pubblica. In realtà, è una parte di pensionati che assicura la pensione all’altra non per spontanea e volontaria solidarietà, ma per coazione fiscale. Poiché questa era (anche) la condizione dei cittadini (sudditi) nei Paesi di socialismo reale — ciò che Churchill chiamava «l’equa distribuzione della povertà» — è francamente difficile sostenere che, in tali condizioni, i cittadini, sia come ex lavoratori, sia come individui, vivano, da noi, meglio e siano più liberi. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA PROCESSO E ELEZIONI INDIANE Marò, negoziato serio con il futuro governo di ANTONIO ARMELLINI I l ricorso presentato dai nostri marò è stato accolto, ma prima di parlare di successo o anche di progressi di sostanza, è bene usare prudenza: la partita rimane aperta e il rischio di passi falsi è sempre dietro l’angolo. La Corte suprema ha messo in soffitta l’ipotesi della pena di morte, cancellando la competenza della Nia — la polizia indiana antiterrorismo — nella vicenda. Esce così di scena un tema la cui matrice è stata quasi tutta italoitaliana, che ha molto preoccupato la nostra opinione pubblica e che la parte indiana ha sfruttato tatticamente ai propri fini, evocando rischi che chiunque avesse una conoscenza approfondita del sistema legale del Paese sapeva non rientrare nel novero delle ipotesi concrete (basta dare un’occhiata, per convincersi, all’elenco dei condannati a morte in India negli ultimi vent’anni, e per quali reati). Ora che il tema della pena capitale rischia di farsi controproducente sul piano internazionale, la Corte ha rinunciato a un argomento processuale da cui aveva già tratto tutti i vantaggi che le avrebbe potuto dare. La prossima udienza si terrà da qui a quattro settimane, quando l’India sarà in piena tornata elettorale (810 milioni di elettori andranno alle urne dal 7 aprile al 12 maggio). È stato così raggiunto un altro obiettivo sul quale la parte indiana puntava dalla scorsa primavera: quello di rinviare la definizione della vertenza sui marò a dopo le elezioni politiche, sottraendo per quanto possibile il tema al dibattito preelettorale e lasciando al vincitore il compito di gestire la cosa. Era importante evitare che la vicenda potesse incidere in maniera significativa sulle intenzioni di voto ma, una volta superata questa scadenza, essa poteva tranquillamente tornare ad occupare le pagine interne dei giornali e della televisione agli occhi di un’opinione pubblica largamente disinteressata. Così agendo, la Corte suprema ha fatto chiarezza su alcuni aspetti importanti, ma non ha risposto a molti altri interrogativi di assai maggior peso. Non è stato per l’ennesima volta definito il capo d’imputazione, come pure da tempo si attendeva, senza il quale è difficile decidere una linea di difesa efficace. Eliminata la Nia, la fase istruttoria dovrà essere delegata a un diverso organo di polizia, che la Corte individuerà non prima delle famose quattro settimane. Quando dovrà anche decidere se la competenza del processo rimarrà all’attuale tribunale speciale o se, passando ad una procedura di tipo ordinario, essa non dovrà essere trasferita a un’altra Corte. Il minimo che si possa dire, è che da parte indiana non si condivide per niente la nostra fretta nell’arrivare a una conclusione... L’Italia ha deciso di contestare con fermezza la giurisdizione indiana e di insistere perché il giudizio si tenga in Italia o si proceda a un arbitrato internazionale. Partiamo da questo secondo punto: un arbitrato presuppone il consenso delle parti e non è detto — direi anzi che è improbabile — che le annunciate pressioni italiane, nelle capitali di partner e alleati, sortiscano un grande effetto. La recente vicenda della console indiana arrestata e poi rilasciata dalla polizia di New York, conclusasi con una sostanziale marcia indietro da parte di Washington, può fornire utili ammaestramenti su come portare avanti un negoziato conflittuale con Delhi. Ammettendo anche che l’India a un arbitrato finisca per accedere, le procedure sarebbero inevitabilmente lunghe: ai nostri marò si aprirebbe la prospettiva di mesi, se non anni di attesa in India, poiché sarebbe inverosimile che Delhi acconsentisse a un loro trasferimento in un Paese terzo. E men che mai in Italia. Danilo Taino ha osservato, sul Corriere di sabato 29 marzo, che l’Italia di fatto la giurisdizione indiana l’ha accettata in diverse occasioni e che ciò indebolisce la decisione ora di contestarla. Ha ragione ma, una volta trasferita l’inchiesta a Delhi dal Kerala, essa ha riguardato aspetti procedurali e non la sostanza del processo, cosa impossibile in mancanza di un capo d’imputazione preciso. Quando questo verrà formulato avremo buon diritto di ribadi- re l’infondatezza della pretesa indiana e la competenza della magistratura italiana. Il fatto però è che i marò, come sappiamo, si trovano in India e non in Italia e la magistratura indiana non ha alcuna intenzione di rinunciare a giudicarli. Insistere sulla linea della competenza dell’Italia appare in questa fase corretto: a condizione di avere ben chiaro che si tratta di una linea che potrebbe far salire di molto il livello dello scontro fra i due Paesi, nel momento in cui rifiutassimo di consegnarli alle autorità indiane. Sarebbe indispensabile evitare da parte italiana qualsiasi tentazione compromissoria, che avrebbe effetti devastanti non tanto sulla nostra credibilità, quanto sull’agibilità del negoziato; c’è da chiedersi se ciò sarebbe possibile, in una situazione nella quale circolano di nuovo ipotesi quale quella di candidature «bipartisan» dei due marò al Parlamento europeo. Che fare allora per evitare che il tutto si trascini all’infinito, con uno smacco intollerabile per tutti, a partire dagli stessi Latorre e Girone? Nel breve periodo, credo sia necessario continuare a ripetere con forza gli argomenti dell’internazionalizzazione e della giurisdizione italiana, senza troppo preoccuparsi del supporto dei nostri alleati o della prevedibile reazione indiana. Preparandosi allo stesso tempo, con calma e senza fanfare, a un negoziato politico serio con il governo che uscirà dalle urne. Il quale avrà comunque interesse a favorire la conclusione di una vicenda che, se dovesse trascinarsi ancora per molto, potrebbe creargli delle complicazioni del tutto fuori misura rispetto all’oggettiva portata del problema. Se questo negoziato dovesse avvenire con una coalizione guidata da Sonia Gandhi, sarà più difficile ma non impossibile, credo. Se l’interlocutore dovesse essere Narendra Modi, i decibel della retorica potrebbero farsi più alti, come dimostrano le ultime uscite, ma le possibilità di un successo accettabile per entrambi più concrete. Ambasciatore italiano in India dal 2004 al 2008 © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 35 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere PAPA FRANCESCO E BARACK OBAMA PROBLEMI DI COSCIENZA E DI VOTI Risponde Sergio Romano L’incontro col Papa ha lasciato un segno profondo: sarà il segno della pace. Finché c’è il dialogo, l’ottimismo non è mai sprecato. Fabio Sicari [email protected] Caro Sicari, a Chiesa predica la pace e può esercitare una considerevole influenza sulle persone che sono maggiormente sensibili al suo messaggio. Ha anche una vecchia diplomazia che conosce le cose del mondo e può fornire alla Santa Sede analisi molto intelligenti. Ma non ha, a differenza delle grandi potenze, i persuasivi strumenti che possono indurre gli Stati, soprat- L INGHILTERRA Il periodo georgiano Caro Romano, a proposito di Horace Walpole, lei scrive che l’inventore del romanzo gotico visse in «epoca georgiana». Di che si tratta? Paola Bassani Ferrara Quando la dinastia degli Hanover fu chiamata sul trono d’Inghilterra, i primi quattro re si chiamavano tutti Giorgio e il loro regno copre il periodo dal 1714 al 1830. La parola georgiano definisce non soltanto quel periodo ma anche lo stile artistico dell’epoca. LAVORO Riforma dei co.co.pro La legge Biagi aveva istituito i co.co.pro (collaboratori coordinati a progetto). Conseguentemente, solo le aziende e gli enti pubblici che lavoravano a progetto avrebbero potuto assumere i co.co.pro. Poi hanno inventato l’«acasualità»: una azienda o un’ente pubblico poteva assumere per un anno dei co.co.pro e farli lavorare anche quando l’azienda o l’ente pubblico non lavora a progetto. Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 tutto quando si accorgono che la guerra è un danno per tutti, a smetterla di combattere per negoziare la pace. Dopo l’incontro di Roma, Francesco continuerà a invocare la pace e Obama continuerà a fare la guerra, anche se in forme diverse da quelle del passato, quando riterrà che risponde agli interessi del suo Paese. La maggiore utilità del colloquio è un’altra ed è interamente politica. Obama è il presidente di un Paese che conta circa 80 milioni di cattolici. Le diverse ondate immigratorie – irlandesi, tedeschi, italiani, polacchi, ebrei, arabi, africani a sud del Sahara, asiatici dell’Asia sudorientale, filippini, coreani e l’alluvione latino-americana degli ultimi decenni - hanno completato la trasformazione dell’America da uno Stato culturalmente protestante in uno Stato multireligioso in cui il cattolicesimo è diventato la maggiore confessione del Paese. Questa straordinaria mutazione demografica ha avuto luogo, caro Sicari, mentre al centro del dibattito nazionale, in ogni democrazia, vi sono nuovi diritti, nati dalle grandi trasformazioni del Ventesimo secolo: il diritto di abortire, il diritto di sposare la persona desiderata indi- Adesso vogliono portare il periodo di «acasualità» a 36 mesi. Che razza di pasticci stanno combinando? DICHIARAZIONI IRPEF E CAF Delirio burocratico La legge di stabilità 2014 — un obbrobrio espositivo di un articolo e 749 commi — prevede l’obbligo per i Caf di conservare tutta la documentazione dei contribuenti che vengono assistiti per la compilazione del modello 730. La novità comporta una duplicazione dei documenti dei contribuenti che, comunque, sono tenuti a conservare la documentazione. Non trascurabile anche l’aggravio dei tempi di verifica e compilazione. Per i Caf c’è poi la beffa: riceveranno circa il 25 per cento in meno per il Il premier Renzi sulla riforma del Senato: la musica deve cambiare, ora i sacrifici li facciano i politici. Sarà possibile? fice. A questi elettori Obama, probabilmente, dirà che vi sono altri temi (il divario tra ricchezza e povertà ad esempio), in cui le posizioni del presidente americano e del Papa romano sono molto vicine; ma era importante che un incontro con Francesco mettesse in evidenza la sua sensibilità per le questioni dello spirito. Esiste quindi un concreto e banale problema di voti soprattutto in una fase che precede le elezioni di mezzo termine per il parziale rinnovo del Congresso: l’appuntamento che, nelle speranze della Casa Bianca, potrebbe restituire ai democratici il controllo della Camera dei rappresentanti. SPESE DELLE REGIONI delle politiche governative degli ultimi anni, basate sul blocco delle assunzioni (20% dei pensionamenti dell’anno precedente), nonché sulle norme che obbligano le pubbliche amministrazioni ad assumere il 50% dei neoassunti a tempo parziale. Sarebbe sufficiente l’eliminazione delle due disposizioni per far sì che i giovani abbiano qualche concreta chance lavorativa nel pubblico impiego. Senza controlli Mario Bocci, Milano La tua opinione su sonar.corriere.it pendentemente dal suo sesso, il diritto di procreare secondo le nuove opzioni offerte dalla scienza e dai Codici di alcuni Paesi, il diritto di utilizzare le cellule staminali degli embrioni umani, il diritto di scegliere la propria morte. Obama sembra incline, in molti casi, a soluzioni liberali, ma si è più volte scontrato con le dure critiche della Chiesa. Sa che la Conferenza episcopale americana non può imporgli una linea politica. Ma non può ignorare che molti cittadini americani, soprattutto fra quelli provenienti dall’America centrale e meridionale, pur essendo generalmente elettori del Partito democratico, ascoltano devotamente la voce del Ponte- servizio prestato. Siamo al delirio burocratico! Si succedono i governi, ma la burocrazia rimane una metastasi non operabile. Sandro Berrini mlmybe@gmail .com GOVERNARE IL PAESE È davvero inutile? I paladini dello «status quo», a dispetto della maggioranza degli italiani, hanno cominciato a posizionare paletti e frenare sulle riforme non solo economiche del governo Renzi. Il fenomeno conferma il famoso detto: «Governare gli italiani non è difficile, è inutile». Carlo Rovina, Mantova Ma è possibile che — come per un’azienda privata — non ci sia un minimo controllo interno sulla legittimità delle spese dei gruppi regionali, sia da parte del responsabile che firma la richiesta di rimborso per autorizzazione, sia da parte dell’ufficio contabilità delle Regioni? I contribuenti hanno il diritto di avere la certezza che i loro soldi ( tasse) vanno spesi in modo oculato da chi li governa! Renaud Simons [email protected] PUBBLICO IMPIEGO Scarsità di giovani Un ministro si meraviglia della scarsa presenza di giovani nel pubblico impiego. Questo non è che il risultato SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì La presidente della Camera Boldrini: non si possono offrire servizi di lusso ai turisti e trattare male i migranti. Giusto? 72 No 28 © RIPRODUZIONE RISERVATA Enrico Mampieri [email protected] RIDOTTI A FINE INVERNO Prezzi di luce e gas L’Autorità dell’Energia e del Gas ha deciso la riduzione, dal 1° aprile, di luce e gas per i cittadini : 1,1 per cento per la luce e 3,8 per cento per il gas. Le riduzioni sono sempre benvenute, ma lascia l’amaro in bocca il fatto che,come per le diminuzioni del prezzo dei carburanti che avvengono sempre dopo le ferie, anche queste arrivano a fine inverno e quindi a fine riscaldamento e mai prima. Sarà veramente un caso ? Ermanno Pirola ermannopirola@ libero.it Interventi & Repliche Ssn e salute infantile I piani di rientro imposti dal governo alle regioni con deficit economico, se da un lato stanno migliorando i conti, dall’altro hanno determinato un significativo peggioramento dei servizi sanitari forniti. L’assistenza, anche per i neonati, sta soffrendo a causa dei tagli economici che impediscono negli ospedali di sostituire il personale che è andato in pensione e, spesso, di rinnovare attrezzature sanitarie indispensabili. Al contrario interventi utili per la salute infantile che potrebbero avvenire senza un aumento dei costi, ma con un incremento dell’efficienza come, ad esempio, l’accorpamento di piccole maternità vicine, non può essere realizzato per l’opposizione dei politici locali. Nel Lazio, che ha una mortalità neonatale superiore alla media nazionale, ci sono 45 maternità e in più di un quarto di queste si hanno meno di 500 parti l’anno. Le piccole strutture, spesso sprovviste di personale specializzato e di attrezzature idonee, non sono in grado di affrontare emergenze. Sempre nel Lazio la mancanza di circa 20 posti di terapia intensiva neonatale — carenza presente in tutte le regioni meridionali — determina subito dopo la nascita il trasferimento ogni anno di centinaia di bambini malati da un ospedale a un altro per l’impossibilità ad assisterli. Questi trasporti causano, soprattutto nei neonati prematuri, un sicuro peggioramento della prognosi. È noto che i livelli essenziali di assistenza (Lea), cioè l’insieme delle attività, servizi e prestazioni che il Ssn dovrebbe erogare a tutti i cittadini italiani, non sono uguali su tutto il territorio nazionale. Per esempio, il piano vaccinale in Italia è differente nelle varie regioni e ugualmente l’esecuzione del cosiddetto screening neonatale allargato per l’identificazione di malattie metaboliche alla nascita, non è effettuato in modo uniforme. L’incongruenza raggiunge il massimo nella città di Roma, dove solo circa la metà dei 38.000 bambini che nascono ogni anno nella capitale vengono sottoposti a questo esame. Vista la mancanza di equità di accesso alle prestazioni diagnostico assistenziali nel nostro Paese che soprattutto in età infantile potrebbe avere gravi conseguenze © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli [email protected] - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. 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Il libro raccoglie ben 31 voci scritte da altrettanti letterati, da Palazzeschi a Savinio, passando per nomi oggi pressoché dimenticati. Il proposito era, secondo il suo curatore originario Dino Terra, quello di disegnare «i tratti, la fisionomia, le qualità di una nazione smarrita» dopo il diluvio fascista: un documento radiografico del Paese all’indomani della guerra. C’è di tutto: la città, il mare, lo Stato, il linguaggio, i partiti, le autonomie regionali, gli operai, il teatro... Non sempre l’obiettivo è centrato. Alcuni argomenti vengono presi sottogamba e trattati in modo troppo vago e astratto, non all’altezza del compito assegnato (Soldati sulla libertà, Bontempelli sulla musica, Zavattini sul cinema...). Quel che colpisce è che molte delle lacune che si avvertivano allora sono rimaste tali quasi settant’anni dopo. E quanti auspici si potrebbero sottoscrivere con la stessa convinzione. Vedi, per esempio, alla voce «Città», autore Carlo Levi: «Un piano regolatore è insieme un’opera di critica storica, di previsione politica, di creazione sociale e di critica artistica. Partendo dai bisogni attuali e regolandoli, si pone un’ipoteca sull’avvenire». L’avvenire delle città «regolate» deve ancora realizzarsi. O vedi alla voce «Regioni», dove il vecchio saggista e narratore BonaUna radiografia ventura Tecchi (che era stato compagno di prigionia di Gadda del Paese fatta nella Grande Guerra) si poneva da 31 letterati nel domande su cui ancora ci inter«Quali rapporti delle 1947: ma sembra roghiamo: regioni con lo Stato centrale...?». Arrivando poi a ipotizzare che le scritta oggi Province si trasformassero in un «consorzio provinciale dei Comuni», senza nascondere il timore eterno di «una nuova rete di uffici e di burocrati, di permessi e di divieti». Ma il più lucido è Alberto Moravia, che ebbe il compito di compilare la voce «Borghesia» e ne fece una diagnosi impietosa, definendola «al tempo stesso superficiale e tetra», così come superficiale e tetro era stato il costume morale del Ventennio. Diversamente da quel che era in altri Paesi e da ciò che fu in Italia dal Trecento fin verso il Settecento (il Decameron «è il libro fondamentale per comprendere questa borghesia»), la borghesia attuale aveva, per Moravia, «una rozza e volgare maniera di intendere il fatto etico», una «edonistica e vegetativa indifferenza» per la società. In Italia, diceva Moravia, «le professioni prevalgono sulla società», cioè l’interesse privato sul senso della collettività. Per questo, secondo lui, la borghesia aveva davanti due vie per il futuro: l’una era la via della libertà, «libertà dal proprio interesse» che si ottiene con una «paziente educazione politica»; l’altra era il ritorno al fascismo (intendendosi per fascismo non necessariamente dittatura o parate in camicia nera). Insomma, nonostante gli anni trascorsi, sembra che il diluvio sia appena finito. ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Nidasio FONDATO NEL 1876 CONDIRETTORE @ PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Albania € 2,00; Argentina $ 12,50 (recargo envio al interior $ 1,00); Austria € 2,00; Belgio € 2,00; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00; CH Tic. 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Romanzi, novelle e teatro” € 9,30; con “English da Zero” € 12,39; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30 36 italia: 51575551575557 Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 37 italia: 51575551575557 Spettacoli L’indiscrezione «The Voice», Suor Cristina canterà Cyndi Lauper Suor Cristina Scuccia, la rivelazione di «The Voice», tornerà in video il 16 o il 23 aprile, e Tv Sorrisi e canzoni annuncia di aver scoperto il titolo del brano che interpreterà: «Girls Just Want To Have Fun» («Le ragazze vogliono solo divertirsi»), un classico portato al successo da Cyndi Lauper. Tendenza I Negrita diventano la band di «Jesus Christ Superstar», Elio stupirà con la «Famiglia Addams» D al cuore del rock anni Novanta al mondo del musical. La generazione che ha cambiato la scena rock italiana a fine millennio, anzi ne ha inventata una visto che prima non c’era, prova a mettere le mani sulla commedia musicale. Protagonisti di questa operazione (non concordata) sono Morgan, Elio e i Negrita. Morgan firma le musiche di Arancia meccanica in scena da oggi al Bellini di Napoli. I Negrita saranno invece la band del Jesus Christ Superstar che debutta il 18 aprile, non a caso il Venerdì Santo, al Sistina di Roma: Pau, cantante del gruppo toscano, sarà anche nei panni di Ponzio Pilato in un cast che vede Ted Neeley, il Gesù del film del 1973, nel ruolo del protagonista, Simona Molinari in quello di Maria Maddalena e Shel Shapiro che presterà la voce a Caifa. Bisognerà invece aspettare il mese di ottobre per vedere Elio (con Geppi Cucciari) nella versione di Broadway della Famiglia Addams. Che succede ai rockettari di ieri? «In questo momento la tv non mi piace — dice Morgan, ex giudice a “X Factor” —, il mercato musicale in difficoltà da anni si è piegato davanti ad Amici e non investe più in novità se non pubblicando mille dischi a caso. Con questo progetto ritrovo una ragione per mettermi a scrivere». Il rischio è che i fan la prendano male, che vedano un tradimento. Il pubblico dei musical è ben diverso da quello del rock. «Non stiamo facendo Cats o Sette spose per sette fratelli — ride Pau —. Questo è l’unico musical, anzi lo chiamerei opera rock, che ho visto in vita mia e che ascoltavo nello stereo della mia R4: era una ribellione verso i tabù che cercava di inculcarci un cattolicesimo pressante di provincia. E leggendo i social network non mi sembra che i nostri fan abbiano avuto una reazione negativa». Elio non è nuovo alle contaminazioni. Si è spinto addirittura nella lirica e ha già portato a teatro Frankenstein. Aggiunge Morgan: «C’è in precedente illustre: Bowie che fece The Elephant Man a Broadway. E comunque questa Arancia meccanica non è un musical, ma un testo teatrale in cui gli attori, per dirla con Monteverdi, fanno del recitar cantando». I Negrita suoneranno dal vivo tutte le sere, assieme all’orchestra. «È la prima volta che una band italiana fa una Il cast Morgan, al centro, con gli altri protagonisti del musical «Arancia meccanica» L’ora dei musical all’italiana Morgan: rileggo Beethoven Il cantante firma la musica di «Arancia meccanica» Da ottobre Elio (52) e Geppi Cucciari (40) in «La famiglia Addams» cosa del genere», dice con orgoglio Pau. A lui toccherà anche trasformarsi in Ponzio Pilato. «La parte attoriale è quella che mi preoccupa maggiormente. Devo reinventarmi teatrante. Adoro come lo ha caratterizzato Barry Dennen nel film, ma qui sarò un uomo più duro, militaresco, con un carattere meno ambiguo di quello, anche se rimarrà l’atteggiamento compassionevole verso Gesù». Essere un’altra persona è una sfida per chi di mestiere ci mette la faccia. «Coi Negrita uso l’istintività e il movimento del corpo per aiutarmi a cantare, qui dovrò entrare nel mood di Pilato e seguire una sceneggiatura, ma il regista Massimo Romeo Piparo mi ha detto che una volta indossato il costume tutto mi verrà naturale». Morgan ha dovuto reinventare Beethoven. Il compositore è l’ossessione del protagonista del ro- manzo di Anthony Burgess trasformato da Stanley Kubrick in un classico del cinema. «Ho cercato di non rendere effemminato Beethoven, come fece invece Wendy Carlos che per il film alleggerì le sue musiche facendole matte e frizzanti —- commenta il cantautore —. Beethoven è virile. È come un macellaio per come taglia le note in modo netto. E utilizzerò la stessa accetta nei suoi confronti. Nelle sue armonie ci sono strade infinite, meravigliosi cambi travolgenti... era un estremista, il Missoni dell’armonia per come accostava cose che sembrerebbero slegate». Nelle note dello spettacolo ha definito l’impostazione delle musiche «nazista». «Nessun equivoco — spiega —. Nessun significato politico ma un modo per dire che saranno autoritarie e precise». Quella di Morgan nello spettacolo diretto da Gabriele Russo non sarà una rilettura della colonna sonora cinematografica. «Sarà un lavoro nuo- Sul palco Jesus Christ Superstar I Negrita reinterpretano il musical di Lloyd Webber e Rice con Tom Neeley (foto), star del film del 1973, sul palco Arancia meccanica Morgan firma le musiche dell’opera ispirata al capolavoro di Anthony Burgess del 1962 La Famiglia Addams Protagonisti della versione italiana, in scena da ottobre con le musiche originali di Andrew Lippa, Elio e Geppi Cucciari nel ruolo di Gomez e di Morticia vo. Parto da Beethoven ma lo rielaboro in forma di canzoni o di sequenze elettroniche ad anello che non erano né nel film né nell’adattamento teatrale fatto da Burgess. Per il tema principale, ad esempio, ho ripreso l’Allegro della Sonata n.13 op.27, opera quasi sconosciuta di Beethoven. Certo, ci saranno appuntamenti irrinunciabili come la Nona e la Patetica ma faccio uscire la mia anima sinfonista-elettronica. Alla Patetica sono molto affezionato: mia mamma la usava per far addormentare me e mia sorella: l’ho trasformata in una canzone pop, e la mia voce sarà fuori scena, con un testo in italiano sul concetto di pathos». E i futuri progetti rock dei Negrita? «Avremmo dovuto iniziare a lavorare al nuovo disco di inediti ma abbiamo preso una pausa. Il rock resta il nostro mondo. Qui abbiamo fatto un duro lavoro per trovare un punto di incontro fra l’impostazione operistica delle musiche originali e il nostro suono», conclude Pau. «Questi brani sono la parte emersa dell’iceberg di un lavoro che vorrei mettere su disco. Torno finalmente dietro le scene, non ce la faccio più a stare solo davanti. Non voglio morire personaggio televisivo». Andrea Laffranchi © RIPRODUZIONE RISERVATA Hollywood A 13 anni il regista compose una poesia sul personaggio biblico e l’insegnante gli predisse un futuro da scrittore. Ora lui le ha dedicato il libro e l’ha voluta nel film Aronofsky fa sfilare la prof delle medie: «Noah» è merito suo L a sera della prima di Noah — il nuovo imponente film di Darren Aronofsky che in un solo fine settimana ha incassato negli Stati Uniti 44 milioni di dollari — l’attenzione dei cronisti e della folla non è stata per Jennifer Connelly o Emma Watson e nemmeno per Russell Crowe, che presta il volto al patriarca biblico. La star della serata è stata la signora Vera Fried, professoressa delle medie in pensione che non vuole rivelare la sua età e che dalla Florida, dove vive da quando non lavora più, si è ritrovata a sfilare sul tappeto rosso assieme al resto del cast indossando uno sgargiante completo rosa comprato in un magazzino di abiti low cost. Il motivo di questo viaggio inatteso è una storia nella storia. Tra gli allievi della signora Fried, alcuni decenni fa, c’è stato anche Aronofsky. Quando il futuro regista aveva 13 anni, la sua insegnante chiese alla classe di scrivere una poesia sulla pace e il piccolo Aronofsky scrisse di Noè. Una poesia in cui la professoressa vide del talento al punto da incoraggiare il suo allievo a continuare su quella strada: «Quando diventerai uno scrittore, dedica il tuo primo libro a me», gli disse. Più di trent’anni dopo, è successo. Sul libro scritto da Aronofsky a cui il film si ispira, si legge: A maggio Elton John sposa il compagno Elton John si sposerà a maggio con il suo compagno, il canadese David Furnish: lo ha annunciato lui stesso, dopo l’entrata in vigore della legge che permette le nozze tra omosessuali in Inghilterra e Galles. «Lo faremo molto discretamente», ha rivelato al Today Show su Nbc, senza dare dettagli sulla cerimonia. Elton John è unito da vent’anni a Furnish (hanno due figli, avuti grazie a un utero in affitto). «Dedicato alla signora Vera Fried, la mia insegnante delle medie che mi ha dato il desiderio di scrivere». Una promessa mantenuta di cui però l’insegnate rischiava di restare all’oscuro. Perché se il suo alunno non l’aveva mai dimenticata, lei non poteva dire lo stesso, ha confessato: «Un giorno ho ricevuto una sua mail in cui mi diceva: sono stato un suo allievo, ricorda? No, non mi ricordavo». Quindi, questa signora con un carisma da attrice, ha fatto la cosa più semplice: «Ho cercato il suo nome su Google». I ricordi si sono messi in moto e quasi senza accorgersene l’insegnante si è ritrovata «a cena con Darren, i produttori... e Russell», ha raccontato con ironia, fingendo fosse la cosa più naturale del mondo essere finita dove mai avrebbe im- Sorpresa Il regista Darren Aronofsky (45 anni) e, qui sopra, Vera Fried. A sinistra, Russell Crowe (49) in «Noah» maginato. E mai avrebbe immaginato di essere anche ingaggiata per due piccole parti: «All’inizio del film, sono un cadavere che galleggia in acqua. Nell’altra scena, tra la folla, dico due parole a Russell Crowe». Che però, ha giurato, non è il suo tipo: «Preferisco gli uomini più vecchi. Anthony Hopkins farebbe per me». La signora Fried per una sera si è ritrovata tra tutti loro. E per ringraziarla ancora una volta, Aronofsky le ha organizzato un’ultima sorpresa: finita la proiezione, allo Ziegfeld Theater, il regista l’ha invitata sul palco e le ha chiesto di leggere di fronte a tutti quella poesia scritta quando lui era uno studente e lei la sua insegnante. Chiara Maffioletti © RIPRODUZIONE RISERVATA 38 italia: 51575551575557 Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 Spettacoli 39 italia: 51575551575557 Personaggi L’attrice sarà la protagonista di «Sette minuti», ispirato a un gruppo di operaie di una fabbrica francese Dal 13 maggio Ottavia e la dignità delle donne «Va in scena il diritto al lavoro» «Xscape», otto inediti di Jackson Il regista Gassmann: raccontiamo una storia vera I spirato dal serrato dibattito della Parola ai giurati di Lumet, il 38enne Stefano Massini, lanciatissimo autore di cui anche Ronconi dirigerà una commedia sulla crisi finanziaria, ha scritto un dramma proletario dal titolo Sette minuti, ispirato a una storia vera accaduta in Francia nel 1998, che nella prossima stagione sarà il vessillo di Alessandro Gassmann produttore con lo Stabile dell’Umbria e del Veneto, con Ottavia Piccolo che di Massini ha già recitato eroine contemporanee. Lei sarà Blanche, o Bianca dato che l’azione è trasferita nell’Italia disastrata dai licenziamenti di oggi. «Non oso dire che gli ho ispirato io (o la mia cagnetta Blanche) il personaggio di questa operaia che sembra molto dura e tosta ma in realtà ha la testa e il cuore pieni di dubbi. Sembra una di quelle donne che vengono intervistate dai tiggì o dai talk show e hanno una consapevolezza e una forza che spiazza e con la loro dignità ci fanno sperare nel futuro». È la prima volta che Gassmann, impegnato a Roma nel trionfale Riccardo III, lavora da solo fra le donne. «Si tratta — spiega — di un dramma che mi ha subito impressionato. Io curo la regia, devo tenere a bada 11 operaie che hanno subito una proposta indecente dall’azienda che ha cambiato gestione: devono decidere subito, prendere o lasciare, se accettare la riduzione di sette minuti nella loro pausa di lavoro. E si accende il dibattito». In realtà, dopo che rifiutarono l’accordo con un solo voto di scarto, le operaie vennero lentamente ma sistematicamente licenziate. «Massini scrive — dice Piccolo — non un bozzetto ma qualcosa di reale, una riflessione sul mondo e sul lavoro, su come ci poniamo di fronte ai problemi di una fabbrica, ma potrebbe essere un altro luogo e un altro Paese in Europa, si parla della dignità dell’uomo. Il mio personaggio non è un’eroina a una sola dimensione, mi piace il dramma collettivo con le compagne e la loro dialettica». Il neorealismo proletario a teatro è una novità che appassiona l’attrice prediletta da Visconti, Strehler e Ronconi, contenta di cambiare aria (si sta anche trasferendo da Milano a Venezia) e di condividere l’entusiasmo di Gassmann, regista che non per Sul palco Ottavia Piccolo (64 anni) sarà la protagonista dello spettacolo «Sette minuti» diretto da Alessandro Gassmann In piazza Le telecamere di Sky 3D in piazza San Pietro, in Vaticano, dove il 27 aprile verranno proclamati santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II fatto che le nuove tecnologie sono una nuova sfida ma anche un’opportunità per fare la storia, capacità di tenere relazioni con tutto il mondo, superare muri e fossati e portare ovunque la luce del Vangelo». Soddisfatto Andrea Zappia, amministratore delegato di Sky Italia: «Sarà un momento storico, anche dal punto di vista televisivo. Noi metteremo la nostra esperienza e il know how tecnologico al servizio di un evento come la canonizzazione di due Pontefici amatissimi e che hanno profondamente segnato la storia del XX Secolo». Non ci sarà solo alta definizione e tridimensionalità. Padre Lombardi ha assicurato trasmissioni in onde medie per l’Eritrea e l’Etiopia. Proprio per garantire l’ascolto a tutti, anche con le vecchie tecnologie. Paolo Conti © RIPRODUZIONE RISERVATA Il presidente del Teatro aveva 99 anni Addio a Belli, guidò la lirica a Spoleto galanteria si dice sicuro che da noi la qualità media delle donne attrici sia superiore a quella maschile. «Ho visto centinaia di attrici di alto livello, scegliendone alcune che per fortuna potranno lavorare in un contesto in cui il gruppo è mimetizzato, senza divismi. Ho scelto anche una donna venuta dal Mali, arrivata coi barconi, sposata a un italiano e già attrice, anche scespiriana, nel suo Paese, che vive sulla sua pelle il racconto. Vi rendete conto solo oggi del dramma, mi ha detto, ma io ci sono nata, e sette minuti per me sono nulla. Credo che saranno una scoperta». Gassmann si tiene il compito manageriale artistico, scenografico e sonoro, pompa entusiasmo: «In s c e n a vo g l i o i l m a s s i m o re a l i smo, in teatro c’è una copia sola e noi attori siamo gli unici davvero in 3D. Voglio 200 metri di profondità, effetti di luce e verità totale dei sentimenti e della lotta per cui abbiamo prolungato la riunione sindacale dalle 4 ore originarie alle 12 della commedia. E, come faccio sempre, vorrei l’appoggio di associazioni che sappiano darmi consigli e mandare le attrici a vedere il vero lavoro tessile. Non voglio tradire ciò che mi ha convinto in Massini, il suo modo di andar diritto al nocciolo della questione, riuscendo a raccontare un universo di esperienze diverse che rappresentano l’Italia di oggi». Maurizio Porro © RIPRODUZIONE RISERVATA Cerimonia per Roncalli e Wojtyla: diretta in 3D della canonizzazione mere Sky per le riprese in HD, altre 13 — sempre Sky — per le riprese in 3D, e ancora cinque per la tecnologia in 4K Ultra HD, con ruolo preminente di Sony. Circa cento i broadcaster che trasmetteranno in HD. Ancora: 500 i cinema che hanno aderito in 20 Paesi (120 sale solo in Italia) per coinvolgere chi non potrà essere presente in piazza San Pietro. Per monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, «la Santa Sede pone un’enfasi particolare nel Ottavia Piccolo Ottavia Piccolo, attrice di cinema e teatro e doppiatrice, ha esordito appena 11enne in «Anna dei miracoli» (1960). Ha lavorato con i più grandi registi italiani, da Visconti a Strehler, da Lavia a Castri. Nella stagione ‘14-15 sarà protagonista di «Sette minuti» Alessandro Gassmann Figlio d’arte, attore e regista (foto), 49 anni, la prossima stagione dirigerà «Sette minuti», dramma proletario di Stefano Massini ispirato a una storia vera avvenuta in Francia Il caso Siamo nel 1998, un gruppo di operaie francesi si riunisce per decidere se accettare la riduzione di 7 minuti nella pausa. Dopo ore di discussione votano contro ma negli anni seguenti vengono, con delle scuse, licenziate Sky a San Pietro Il 27 aprile la funzione sarà tramessa in tutto il mondo ROMA — Sarà il Centro televisivo vaticano, istituito nel 1983 per volontà di Giovanni Paolo II, a produrre una diretta mondiale (tecnologicamente senza precedenti) per la cerimonia di canonizzazione di domenica 27 aprile presieduta da papa Francesco: in piazza San Pietro, dove con ogni probabilità sarà presente anche Benedetto XVI, verranno proclamati santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Per la prima volta un grande evento planetario televisivo sarà realizzato in HD, 3D e 4K, ovvero l’Ultra HD. La trasmissione e la realizzazione avverrà in partnership con Sony, l’ausilio tecnologico di DBW Communication mentre il coordinamento sarà del Centro Televisivo con il gruppo Sky (Sky Italia, Sky Deutschland e BskyB). «Sarà un evento straordinario che attraverso la tv e il cinema consentirà a tutto il mondo di essere presenti quel giorno in piazza San Pietro», ha detto ieri padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede. Nove i satelliti di Eutelsat (per i Giochi olimpici di Sochi sono stati solo cinque) che dall’Europa all’Africa, all’Asia e all’America e all’Oceania copriranno tutto il mondo; 15 teleca- La parola È morto nella sua casa di Roma l’avvocato Carlo Belli, presidente del Teatro lirico sperimentale di Spoleto. Istituzione intitolata al padre Adriano Belli che ne era stato fondatore e ideatore. Carlo Belli è scomparso all’età di 99 anni. Fin da giovane ha seguito l’attività artistico-musicale del padre Adriano. Nel 1963, alla morte del padre, Carlo Belli venne nominato presidente del Lirico sperimentale che sotto la sua guida ha ottenuto successi e importanti riconoscimenti. Il ritorno di Michael Jackson. Il 13 maggio per Epic Records esce «Xscape» (nella foto la copertina), nuovo album di inediti dell’indimenticato re del pop, morto nel 2009 a 50 anni. Il disco, composto da otto nuovi brani, sarà disponibile anche in edizione deluxe, con tutte le incisioni di Michael Jackson nella loro veste originaria. «Xscape» sarà disponibile in pre-ordine a partire da oggi su iTunes.com/MichaelJackson. Il titolo dell’opera è un tributo al processo con cui Michael Jackson dava il nome ai suoi album. Ogni suo disco prendeva il nome da uno dei brani in esso contenuti e a partire da «Thriller», Jackson sceglieva titoli di una parola sola. Questo vale anche per il nuovo progetto: scritto e prodotto da Jackson e Jerkins, «Xscape» assume una valenza tutta particolare, perché è stato «modernizzato» dal produttore che l’aveva originariamente inciso in studio con la popstar. 40 Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sport Le pagelle Livorno da uno dei nostri inviati a Livorno Mesbah è dinamico 6,5 BARDI La parata su Palacio, a inizio ripresa, dà la scossa al Livorno. 5,5 MBAYE Comincia bene, però perde la misura nel tentativo di strafare e sulla seconda rete interista si disinteressa di Palacio. 5 VALENTINI Sbandate clamorose. 6 EMERSON Impegna Handanovic da fuori area sullo 0-0, poi si fa male anche se Di Carlo lo sostituisce solo dopo l’acuto di Paulinho. 5,5 CASTELLINI Meglio a quattro, dopo l’uscita di Emerson, che nel primo tempo a tre. 6,5 MESBAH Molto dinamico, cresce alla distanza ed è uno dei protagonisti della rimontona livornese. Affonda con continuità sulla fascia sinistra anche se non sempre è preciso. 6 BENASSI All’inizio soffre il confronto con il suo passato. Nella ripresa è più dentro la partita: mura Hernanes, rischia il rigore su Juan Jesus, ci prova dal limite. 6 BIAGIANTI Perde il Profeta sul gol, ma quando il Livorno esce dal guscio fa girare bene il pallone. 6 GRECO Batte l’angolo che Paulinho trasforma in oro, poi lascia a Siligardi. 7 PAULINHO Un diavolo. Riapre la partita con un destro sotto l’incrocio, 12° sigillo del suo splendido campionato. E tiene sotto pressione la difesa dell’Inter sino all’ultimo respiro. 5 BELFODIL Vorrebbe dimostrare a Mazzarri che si è sbagliato a nasconderlo in panchina, ma le intenzioni non bastano. Di Carlo lo sostituisce. 6 DUNCAN Un altro giovane della scuola Inter. Ci mette tutto quello che ha. 7 EMEGHARA Scatto fulminante che non dà scampo a Samuel e destro angolato che fulmina Handanovic: tutto molto bello. 7 DI CARLO Riagguanta una partita che dopo il primo tempo sembrava compromessa. Bravo a dare la scossa, azzecca i cambi. Con questo spirito il Livorno si può salvare. Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA Le pagelle Inter da uno dei nostri inviati a Livorno Icardi macchinoso 6 HANDANOVIC Trafitto due volte senza colpe. Bravo sulla punizione maligna di Emerson. 6 ROLANDO Favorisce una ripartenza del Livorno poi non sbaglia più. 5,5 SAMUEL Chiude prima su Belfodil e poi su Paulinho, ma sul più bello si fa scappare Emeghara che lo brucia sullo scatto. 6 JUAN JESUS Invoca un rigore e ne rischia un altro su Benassi. 5,5 JONATHAN Regala a Palacio il cross del 20 però quando affonda non è più chirurgico come a inizio stagione. 6 HERNANES Scarica il destro rabbioso nella porta del Livorno, prima rete della nuova vita interista che arriva quasi 70 giorni dopo l’ultima con la Lazio. Per il resto combina poco e Mazzarri a metà ripresa lo richiama in panchina. 5 KUZMANOVIC Partita anonima, nel grigiore generale. Bello un affondo con tiro sventato da Bardi. Troppo poco. 5 D’AMBROSIO Sbaglia i primi quattro palloni che tocca. Ma anche il resto non è granché. 5 ALVAREZ Gioca tra le linee nel primo tempo e interno nella ripresa. Bel cross sul secondo palo per D’Ambrosio, ma troppi errori. 7 PALACIO Sul primo gol fa la cosa più importante, rimettendo di testa il pallone a centro area. Poi, con un destro di controbalzo, infila Bardi sul palo più lontano. Nella ripresa va vicino al gol e libera Icardi davanti al portiere. 5 ICARDI Favorisce il destro vincente di Hernanes, ma si mangia il gol che potrebbe chiudere il conto. Troppo macchinoso. 4 GUARIN Follia sul pareggio del Livorno. È lui a regalare a Emeghara la palla del 2-2. 5 MAZZARRI La sua Inter è lenta, imprecisa, senza ritmo, né intensità. In una parola: modesta. E nella ripresa si fa rimontare due gol. Una serata maledetta: alla fine subisce persino l’ironia dei suoi vecchi tifosi. a.b. © RIPRODUZIONE RISERVATA Serie A *una partita in meno 81 70 64 52 49 JUVENTUS ROMA* NAPOLI FIORENTINA INTER PARMA* ATALANTA LAZIO VERONA TORINO 47 46 45 43 42 42 41 39 38 32 MILAN SAMPDORIA GENOA UDINESE CAGLIARI CHIEVO BOLOGNA LIVORNO SASSUOLO CATANIA 27 26 25 21 20 Prossimo turno CHIEVO-VERONA INTER-BOLOGNA LAZIO-SAMPDORIA ATALANTA-SASSUOLO CAGLIARI-ROMA 5/4 18.00 5/4 20.45 6/4 12.30 6/4 15.00 6/4 15.00 CATANIA-TORINO FIORENTINA-UDINESE PARMA-NAPOLI JUVENTUS-LIVORNO GENOA-MILAN 6/4 15.00 6/4 15.00 6/4 20.45 7/4 19.00 7/4 21.00 Posticipo I nerazzurri raccolgono solo un punto, facendo di tutto per mancare l’Europa: a Hernanes e Palacio replicano Paulinho ed Emeghara DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Inter Marcatori: Hernanes 37’, Palacio 46’ p.t.; Paulinho 9’, Emeghara 40’ s.t. LIVORNO (5-3-2): Bardi 6,5; Mbaye 5,5, Valentini 5, Emerson 6 (Duncan 6 10’ s.t.), Castellini 5,5, Mesbah 6,5; Benassi 6, Biagianti 6, Greco 6 (Siligardi s.v. 28’ s.t.); Paulinho 7, Belfodil 5 (Emeghara 7 10’ s.t.). All.: Di Carlo 7 INTER (3-4-2-1): Handanovic 6; Rolando 6, Samuel 5,5, Juan Jesus 6; Jonathan 5,5 (Zanetti s.v. 34’ s.t.), Hernanes 6 (Guarin 4 24’ s.t.), Kuzmanovic 5, D’Ambrosio 5; R. Alvarez 5 (Botta s.v. 41’ s.t.), Palacio 7; Icardi 5. All.: Mazzarri 5 Arbitro: Calvarese 5 Ammoniti: Hernanes, Castellini, Samuel, Botta Recuperi: 1’ più 4’ Pareggio Il definitivo 2-2 firmato da Emeghara (Pegaso) Follia Inter Incapace di gestire il vantaggio di due gol si fa rimontare dal Livorno La papera di Guarin preso) alla fine e l’Inter ha fatto soltanto polvere nell’area livornese. Così la squadra di Mazzarri ha mandato in fumo quel poco di buono che aveva costruito in un primo tempo dai contenuti Le proposte di Snai su Data Ora Partita 2 2 Livorno LIVORNO — L’Inter sta facendo di tutto per non andare in Europa e, continuando così, ha ottime possibilità di centrare l’obiettivo. Dopo aver raccolto un punto nelle due partite in casa con Atalanta e Udinese, segnando appena un gol, è riuscita a pareggiare a Livorno. Quella che ha realizzato nello stadio intitolato ad Armando Picchi, è stata davvero un’impresa, perché i nerazzurri erano in vantaggio 2-0 alla fine del primo tempo e perché la squadra di Di Carlo, al di là di una grande volontà generale, non sembrava proprio nelle condizioni di accennare ad una rimonta. Invece i nerazzurri nella ripresa hanno fatto quello che non sanno fare: gestire la partita, convinti di averla già vinta. Situazione pericolosissima, perché al 9’ il Livorno l’ha riaperta su angolo di Greco e conclusione all’incrocio di Paulinho (12° gol in campionato), un diavolo, pronto a colpire benissimo, ma in totale libertà e la squadra di Mazzarri non è più riuscita a riprenderla in mano, se non in un paio di episodi. Sull’1-2, Di Carlo ha mandato in campo Duncan e Emeghara, aumentando la forza offensiva e l’aggressività in mezzo al campo, mossa che ha costretto Mazzarri a tornare al 3-5-1-1, ma che non ha risolto il problema di una squadra, che gioca un calcio stentato, senza idea e senza energia. Per trovare un’occasione per il terzo gol, è stato necessario aspettare il 32’ (prima Icardi e poi Guarin), ma Juan Jesus aveva già rischiato il rigore per un intervento rischiosissimo su Benassi (30’). A spingere il Livorno al pareggio ci ha pensato Guarin (entrato per Hernanes), con uno sciagurato passaggio all’indietro, che ha messo in movimento Emeghara, che già aveva fatto male all’Inter un anno fa a Siena: Samuel ha cercato di contenere l’attaccante, ma non l’ha messo a terra; sarebbe stato fallo da ultimo uomo e rosso diretto. Scelta comunque sbagliata, perché Emeghara ha infilato Handanovic. Mancavano nove minuti (recupero com- tecnici deprimenti, con tantissimi errori, anche nei passaggi più semplici, sbloccato dopo 37’ dal tiro violento in area di Hernanes, dopoché Icardi era stato «murato». Fino a quel momento, la partita non aveva offerto quasi nulla: il Livorno ben chiuso in difesa; l’Inter con la coppia Alvarez-Palacio alle spalle di Icardi (Guarin in panchina), lenta e prevedibile nelle decine di tocchi con i quali sperava di arrivare in porta, con giocatori fermi in attesa del pallone. Il Livorno era stato minaccioso soltanto una volta, con una punizione di Emerson, che aveva impegnato Handanovic, ma la paura (giustificata) di andare sotto e l’inconsistenza della coppia d’attacco PaulinhoBelfodil avevano fatto sì che la squadra di Di Carlo non lasciasse mai il segno. L’Inter si era fatta viva soltanto in tre di occasioni: una Champions League ed Europa League Risultato Finale U/O 2.5 Under Over Risultato Finale + Under Over 2,5 X/Ov 2/Un 2/Ov Risultato Finale + Gol no Gol 1 X 2 1/Un 1/Ov X/Un 1/G 1/NG X/G X/NG 2/G 1/4 20.45 Barcellona Atl. Madrid 1,50 4,25 6,25 2,20 1,60 4,15 2,00 5,75 14 15 9,50 2,85 2,85 4,95 15 12 2/NG 12 1/4 20.45 Man. Utd Bayern 6,75 4,5 1,45 2,25 1,57 15 10 6,50 15 4,15 1,95 13 13 5,30 16 2,85 2,70 2/4 20.45 Real Madrid Dortmund 1,35 5,00 8,00 2,60 1,42 4,40 1,60 8,00 16 20 12 2,40 2,75 5,40 20 15 17 2/4 20.45 PSG Chelsea 2,00 3,30 3,80 1,65 2,10 4,05 3,40 3,85 14 7,50 7,00 4,25 3,35 4,40 8,00 8,50 6,50 3/4 21.05 Lione Juventus 4,75 3,75 1,70 1,73 2,00 9,00 8,00 4,25 15 3,70 2,85 9,00 8,00 4,80 10 3,55 2,90 3/4 21.05 AZ Alkmaar Benfica 5,00 3,65 1,70 1,85 1,85 10 8,00 4,50 14 3,95 2,65 9,00 9,00 4,45 10 3,35 3,05 3/4 21.05 Basilea Valencia 3,00 3,30 2,35 1,85 1,85 6,50 4,55 4,30 12 5,30 3,50 5,45 5,75 3,85 9,50 4,35 4,50 3/4 21.05 Porto Siviglia 1,80 3,60 4,25 1,80 1,90 4,05 2,80 4,40 14 9,00 7,50 3,50 3,25 4,35 10 8,50 7,50 Le quote sono soggette a variazioni. Aggiornamenti nei Punti SNAI o sul sito www.snai.it SNAI S.p.A. concessione n° 4028 - 4311 - 4801 - 4501 - 15215a Consulta le probabilità di vincita dei giochi con vincita in denaro su www.aams.gov.it, www.snai.it o presso il tuo Punto SNAI E’ vietato il gioco ai minori di anni 18 Il gioco può causare dipendenza patologica Furia Mazzarri «È pazzesco buttare così i tre punti» LIVORNO — Walter Mazzarri è una furia in campo: «È pazzesco buttare via punti così» sibila il tecnico di San Vincenzo. Mezz’ora dopo la sua analisi è più tranquilla, anche se non certo serena. «È una partita che dà la dimensione di che annata è — premette sconsolato il tecnico dell’Inter — . Fino a che la partita non è chiusa non bisogna abbassare la guardia. Non avevamo concesso nulla, abbiamo preso gol quasi in modo casuale. Abbiamo reagito, sbagliando e poi siamo stati puniti col secondo gol. Chi sbaglia paga, il calcio è così. E anche stavolta i tre punti non li abbiamo presi. Guarin? Deve giocare bene come sa e non fare errori così, anche se questo è proprio un infortunio a parte, come quando un portiere prende gol tra le gambe, può succedere e Fredy va aiutato. Purtroppo anche altri sono incappati in episodi simili e abbiamo perso troppi punti». A ben poco è servito il 14º gol in campionato di Palacio e il primo con la maglia interista, dopo 8 partite, di Hernanes. «Non posso che dedicarlo ai tifosi perché sono stato accolto in maniera fantastica — ha sottolineato il centrocampista brasiliano — e anche ai miei compagni che mi hanno aiutato a inserirmi in fretta in questa squadra. Dispiace che non siano bastati due gol nel primo tempo per tornare a vincere. Dovevamo chiuderla prima». Intanto l’Inter e Cristian Chivu hanno annunciato la risoluzione consensuale del contratto. Il difensore romeno si è arreso dopo due interventi chirurgici al piede destro e dopo 7 stagioni con la maglia nerazzurra dove ha vinto tutto quello che c’era da vincere e pure rischiato di morire (6 gennaio 2010 a Verona) in seguito a un violentissimo scontro con Pellissier. Franco Fiocchini © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 Sport 41 italia: 51575551575557 Doping, Savoldelli deferito Bolt rinuncia al Golden Gala Basket, Milano ok contro Pesaro La Procura Antidoping ha deferito l’ex ciclista Paolo Savoldelli, vincitore di due Giri d’Italia, per «uso o tentato uso di sostanza o metodo dopante», «somministrazione di sostanza vietata» e per «essersi avvalso della consulenza e prestazione di soggetto inibito», ovvero il dottor Ferrari, lo stesso del suo ex compagno Armstrong. La richiesta di inibizione è di 2 anni e 8 mesi. Usain Bolt non parteciperà al Golden Gala Pietro Mennea 2014, la tappa romana della Diamond League in programma il 5 giugno. La conferma arriva dal meeting director Luigi D’Onofrio: «Siamo stati avvertiti alcuni giorni fa dei problemi fisici di Bolt. Abbiamo seguito l’evoluzione non senza apprensione. Siamo dispiaciuti ma l’evento sarà di livello». Nel posticipo della 25ª giornata di serie A vittoria per l’EA7 Milano su Pesaro: 95-64 (16 punti di Lawal e Samuels). Per Milano 20ª vittoria consecutiva tra campionato ed Eurolega. Classifica: Milano 40; Brindisi, Cantù e Siena 34; Sassari 32; Roma 30; Reggio Emilia e Caserta 24; Venezia e Avellino 22; Varese, Pistoia e Bologna 20; Cremona 18; Montegranaro 14; Pesaro 12. Verdetti Gol n. 187 Il caso I meriti di Conte, le ragioni di Benitez, ma le differenze esistono Di Natale mette al sicuro l’Udinese Catania k.o. I conti di Juve e Napoli I soldi li spendono bene UDINE — Un gol di Di Natale, il numero 187 in A, per mettere definitivamente al sicuro l’Udinese, ce ne fosse bisogno, e ridurre ai minimi termini le chance di salvezza del Catania. Il posticipo del Friuli regala poco spettacolo e un verdetto quasi certo di condanna per i siciliani, che partono bene, sprecano non poco in un primo tempo a lungo dominato e finiscono per pagare dazio, nella ripresa, alla maggiore classe degli avversari. A fare la differenza non è la qualità del gioco, che spesso latita e non per colpa dell’ultima della classe, ma quella dei singoli. Non solo Di Natale, Pereyra e Bruno Fernandes, i tre protagonisti dell’azione vincente, ma anche il baby portiere Simone Scuffet, decisivo in almeno tre occasioni su Keko (10’), Plasil (14’) e Bergessio (83’). Per lui è la sesta partita senza gol subiti alla decima presenza in A, forse l’abc di una lunga favola. La battaglia dei bilanci, mercati diversi ma efficaci Riccardo De Toma © RIPRODUZIONE RISERVATA Udinese conclusione di Hernanes a sfiorare il palo; un colpo di testa di D’Ambrosio; un tiro di Kuzmanovic. Niente di più. Dopo il gol di Hernanes, era arrivato nel recupero quello di Palacio, sull’assist di Jonathan: girata al volo di destro, per il 14° gol in campionato del Trenza, una giocata di classe, con Mbaye, che, però, si era dimenticato di contrastare l’argentino. Ma nemmeno avanti di due gol, l’Inter ha saputo portare a casa la vittoria. Se, come ha spiegato Erick Thohir, sono tutti sotto esame, è evidente che in tanti, questi esami non li supereranno. Invece di pensare al quarto posto, l’Inter dovrà stare attenta a Parma, Atalanta e Lazio. Una squadra che fa due punti in tre partite significa che viaggia con il passo di chi si deve salvare. Altro che Europa. Fabio Monti Catania 1 0 Marcatori: Di Natale 23’ s.t. UDINESE (3-5-1-1): Scuffet 7; Heurtaux 6, Danilo 6, Domizzi 6; Basta 5,5 (Badu 6 17’ s.t.), Pinzi 5,5, Allan 6,5, Pereyra 6,5 (Widmer s.v. 36’ s.t.), Gabriel Silva 5,5; Nico Lopez 4,5 (Bruno Fernandes 6,5 1’ s.t.); Di Natale 7. All. Guidolin 6. CATANIA (4-3-3): Andujar 6,5; Izco 6 (Peruzzi s.v. 42’ s.t.), Bellusci 6, Gyomber 5, Monzon 6,5; Plasil 5,5 (Fedato s.v. 36’ s.t.), Lodi 6,5, Rinaudo 6,5; Barrientos 6, Bergessio 5,5, Keko 6 (Leto 5,5 20’ s.t.). All. Maran 6. Arbitro: Doveri 6,5 Ammoniti: Bellusci, Rinaudo, Gabriel Silva, Izco, Danilo, Leto Recupero: 0’ più 3’ © RIPRODUZIONE RISERVATA Hanno tutti ragione, come dopo le elezioni. Anche per questo il dibattito — oltre che sviare dal fatto tecnico, come sempre in Italia purtroppo — conduce in un vicolo cieco. Ha ragione Rafa Benitez quando parla dell’incidenza del fatturato, perché tra i 272,4 milioni della Juventus, nona in Europa secondo il rapporto Deloitte 2012-2013, e i 116,4 del Napoli (22°) c’è un abisso. Ha ragione però anche Antonio Conte (al.p.) C’è sempre tensione in città fra il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, e il sindaco Luigi De Magistris. Argomento, manco a dirlo, il San Paolo. Adl ha riaperto il fuoco ieri mattina: «Lo stadio è in condizioni pessime. La questione dei bagni chiusi domenica? Il Comune mi dà l’impianto appena due ore prima il match…». La minaccia di De Laurentiis è forte: «Oggi (ieri, ndr) pomeriggio incontrerò il sindaco per capire se devo andare via da Napoli e ricominciare in Inghilterra con un’altra squadra. Ma se vado via io si faranno la serie C con questo sindaco…». Dichiarandosi «stanco», il presidente ha poi aggiunto: «Vedremo quanto questa cosa sta loro a cuore». Un vero attacco frontale, al quale De Magistris non ha risposto nell’incontro del pomeriggio (al quale è andato il suo capo di gabinetto), ma in un’intervista in cui ha spiegato: «Il presidente ha la nostra proposta, deve solo darci i soldi. Noi abbiamo intenzione di firmare un proroga della convenzione, ma su basi diverse». In ballo questioni delicate, dalla manutenzione dell’impianto alla possibilità di una sua radicale ristrutturazione. «Ora basta polemiche», dice il sindaco. E pare che De Laurentiis stia preparando una controproposta. Le parti restano distanti, ma lo strappo definitivo è stato rinviato. E forse non avverrà mai. © RIPRODUZIONE RISERVATA Alessandro Pasini nella Liga l’Atletico Madrid (20°, 120) non sarebbe davanti a Barcellona (2°, 482,6) e Real Madrid (1°, 518,9). Non solo: in Champions l’Atletico non avrebbe fatto fuori il Milan (263,5, 10°), il Napoli non avrebbe lottato alla pari di Arsenal (8°, 284,3) e Borussia Dortmund (11°, 256,2) e la Juve non sarebbe uscita clamorosamente contro il Galatasaray (16°, 157). Com’è chiaro, il dibattito è in- 272,4 105 quando parla di mercato, perché Aurelio De Laurentiis l’estate scorsa ha speso 105 milioni mentre Andrea Agnelli nei tre mercati fatti per Conte ne ha spesi rispettivamente 92,25, 56,85 e 47,3. Ma ha ancora ragione Benitez perché, se il fatturato non contasse, la Juve non avrebbe la rosa che ha e non starebbe vincendo il suo terzo scudetto di fila. La rosa ampia oltre i giocatori bravi aiuta per le maratone: chi in Italia può permettersi di sostituire Tevez con Osvaldo, tenendo in panchina pure Vucinic? I giocatori bravi senza la rosa ampia funzionano soprattutto per la partita secca: il Napoli insegna. E però ha ragione ancora Conte perché se incidesse solo il fatturato non ci sarebbero più il calcio né lo sport. E allora la Roma (124,4 milioni, 19ª in Europa, sostanzialmente a pari del Napoli) non sarebbe così davanti agli azzurri in campionato. In Premier League il Liverpool (12°, 240,6) non sarebbe in testa davanti a Chelsea (7°, 303,4) e Man City (6°, 314,2), per tacere del Manchester United (4°, 423,8). E finito e sterile, lo prendi e lo tiri dove vuoi, e come in una disputa fra sofisti le argomentazioni sono tutte buone, dunque nessuna prevale. In realtà, le differenze di classifica maturano altrove. Puoi avere un fatturato più alto ma spendere male: il Tottenham con i 100 milioni incassati per Bale è riuscito a creare un mostro perdente; il Napoli coi 60 di Cavani ha ricostruito alla grande. Puoi investire meno ma segnare colpi come Tevez a 9 milioni o Llorente a parametro zero. Puoi spendere di più adesso perché stai lavorando per il domani: tipi come Mertens e Callejon, costati insieme neanche 20 milioni e già ampiamente rivalutati, sono pietre fondanti il futuro. Così, se ci limitiamo al primo anno dei nuovi cicli, i 105 milioni spesi da De Laurentiis per Rafa pesano come i 92 spesi da Agnelli per Conte nel 2011. È vero però che Conte ereditava una squadra da settimo posto e Benitez da secondo. E così si ritorna da capo.. Casomai, allora, i problemi del Napoli sono altri. In campo, è la mancanza della cosiddetta «mentalità», che i contiani possiedono in quantità industriale: se sai battere Juventus, Roma, Fiorentina, Inter, Milan (e Borussia e Arsenal) ma poi perdi 20 punti con le medio-piccole, c’è un’evidente lacuna tattica e mentale su cui dover lavorare in allenamento. Fuori dal campo, è la difficoltà a valorizzare un bilancio da anni in attivo e a sfruttare potenzialità immense. Andare al San Paolo — un impianto comunale fatiscente, inadatto, ai limiti del civile (domenica persino con i bagni chiusi) eppure abitato da una tifoseria che ne potrebbe fare un Anfield all’italiana — è un’esperienza deprimente. Che cosa sarebbe invece il Napoli con un’arena stile Juve e relativi indotti «spirituali» ed economici? Su questo De Laurentiis e Benitez hanno l’unica ragione indiscutibile nel dibattito. Ma da qui a farne la spiegazione di un gol sbagliato col Sassuolo di turno passano oceani. «Non ci lamentiamo più, sennò rischiamo di fare la figura dei rosiconi», ha detto il presidente domenica dopo la consueta filippica. Giusto. Solo così si rinforza un percorso di crescita e di sfida (da ricchi) ai più ricchi. Lui, ottimo imprenditore di successo residente negli Stati Uniti, terra di opportunità e «self made men», dovrebbe saperlo bene. milioni di fatturato della Juventus, contro i 116,4 del Napoli milioni spesi sul mercato dal Napoli nel 2013, contro i 47,3 della Juventus Tecnici Conte, 44 anni, e dietro Benitez, 53 anni, (LaPresse) Polemica con De Magistris sul San Paolo De Laurentiis: «Se io vado via con questo sindaco faranno la C» Leader Aurelio De Laurentiis, 64 anni, è presidente del Napoli dal 2004 e lo ha riportato in A nel 2007 © RIPRODUZIONE RISERVATA Oggi e domani la Champions League La curiosità Nato il 1° aprile come Sacchi e Zaccheroni, oggi festeggia i 38 anni. I due ex: «Ha testa e personalità» Manchester United contro Bayern tedeschi favoriti nella solita sfida Seedorf & C.: il destino nel compleanno Le gare d’andata Quarti di finale Oggi, ore 20.45 (ritorno 9/4) Manchester Utd-Bayern Sky Sport 3, Sky Calcio 2, Premium Calcio 1 Barcellona-Atletico Madrid Sky Sport 1, Sky Calcio 1, Premium Calcio Domani, ore 20.45 (ritorno 8/4) Psg-Chelsea Rete 4, Sky Sport 1, Sky Calcio 1, Premium Calcio Real Madrid-Borussia D. Sky Sport 3, Sky Calcio 2, Premium Calcio 1 Quarti di grande nobiltà da oggi in Champions League (20.45). Si parte con il derby spagnolo Barcellona-Atletico Madrid e con una delle grandi classiche del calcio europeo: Manchester United-Bayern Monaco. Messi contro Costa è una sfida che promette scintille ed equilibrio assoluto, come nella lotta per la Liga. Più sbilanciata la sfida tra i campioni in carica di Guardiola e il traballante United di Moyes: «Ma in una o due partite — dice il tecnico del Bayern — ci possono battere» . Domani a Parigi, Mourinho va a trovare Ibrahimovic in Psg-Chelsea. Anche qui pronostico apertissimo, a differenza di Real Madrid-Borussia Dortmund: i finalisti dello scorso anno partono sfavoriti al Bernabeu. Il destino nel compleanno. Come Arrigo Sacchi e Alberto Zaccheroni (due allenatori che vinsero lo scudetto al primo anno sulla panchina milanista) anche Clarence Seedorf soffierà oggi sulle candeline (38: per siglare la pace ritrovata festeggerà a pranzo a Milanello con Adriano Galliani). Resta quantomeno curioso che sotto la gestione Berlusconi, degli 11 allenatori che si sono succeduti alla guida tecnica dei rossoneri, tre siano nati lo stesso giorno. Che sia una coincidenza o frutto di una congiuntura astrale favorevole non è dato sapere. Di certo l’olandese, che con i 7 punti conquistati nelle ultime tre partite si è ripreso il Milan, ha la benedizione dei due mostri sacri che lo hanno precedu- Sacchi, 67 anni Zaccheroni, 60 anni to. «È un ragazzo con testa e personalità — dice Arrigo Sacchi, che come Seedorf passò momenti di burrasca nei suoi primi mesi milanisti —. Qualche critica fa bene, aiuta a riportare i piedi per terra. Le sue idee mi piacciono ma credo che ora sia azzardato emettere una sentenza sul suo lavoro». Quindi l’ex c.t. spiega i perché della sua prudenza: «Sta giocando con carte che non sono sue, quindi aspetterei l’anno prossimo a giudicarlo. Piuttosto credo che conti di più avere alle spalle una società compatta, con cui mostrare sinergia di interessi». Dopo la campagna acquisti estiva e la formazione di una rosa che rispecchi la sua filosofia di gioco, secondo Sacchi, sarà più saggio valutarlo: «Non servono necessariamente top players ma giocatori che siano funzionali al progetto». Anche perché le casse non consentono spese folli: il 16 aprile verrà approvato il bilancio che si chiude con un passivo fra i 10 e 15 milioni di euro. Zaccheroni usa un tono be- nevolo: «Nessuno quando inizia ha esperienza: dal punto di vista tecnico-tattico il suo è un bagaglio infinito, piuttosto dovrà essere bravo nella gestione dei giocatori». Chissà come si comporterà Clarence con Kakà, che ha facoltà (entro il 30 giugno) di interrompere il rapporto con il Milan in caso di mancata Champions. Ieri l’ex Pallone d’Oro ha avuto un colloquio telefonico con Galliani: si sono impegnati a non toccare più l’argomento sino a fine campionato (anche se da Silva, proprietario brasiliano dell’Orlando City, ieri su Facebook ha postato: «A breve notizie bomba...»). Ma Seedorf, segno Ariete (deciso, testardo), non si rassegna a perderlo. Monica Colombo Auguri Seedorf, 38 anni (Ap) © RIPRODUZIONE RISERVATA 42 Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). ABILE esperta referenziata impiegata ufficio commerciale customer care inglese francese pc offerte ordini offresi. 331.12.23.422 ADDETTA paghe contributi pluriennale esperienza offresi. Contattare 334.16.25.041 dalle 18 alle 19,30 AIUTO contabile, impiegata commerciale con pluriennale esperienza offresi. Automunita. 340.59.89.168. AIUTO contabile, pluriennale esperienza contabilità ordinaria, clienti/ fornitori, riconciliazioni banche, valuta proposte. 338.74.70.197. 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Nel caso di immobili esenti dall’indicazione, riportare la dicitura “Immobile non soggetto all’obbligo di certificazione energetica”. Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 Sport 43 italia: 51575551575557 Il protagonista Il dietrofront di Rizzoli in Sassuolo-Roma Il caso SassuoloRoma (0-2), domenica scorsa, 35’ del primo tempo. Benatia tocca Sansone, che cade in area. L’arbitro Rizzoli prima assegna il rigore ai padroni di casa; poi, non convinto, si avvicina a Sansone e gli chiede: «Dì la verità: ti ha toccato o hai simulato?». Dopo 4’37’’ di consultazioni, Rizzoli ritirerà il rigore (Ansa) La sorpresa di Sansone «Decisione mai vista: ci arbitriamo da soli?» «Sbagliato chiederci se era rigore» BOLOGNA — Cinque minuti possono bastare per cambiare una carriera, stravolgere un Mondiale e forse riscrivere le regole del gioco. Sassuolo-Roma, sospesa per «colloqui» dal 35’ al 40’ primo tempo, è il fallimento del dialogo come buona pratica per chiudere una contesa. I giallorossi conducono il match 0-1 ma Sansone, sgusciante e veloce come spesso gli accade, s’intrufola nel fazzoletto d’area sorvegliato dal romanista Benatia e cade a terra dopo un contatto con il marocchino. Una scena vista milioni di volte su migliaia di campi, ogni benedetta domenica. Il direttore di gara, l’internazionale Rizzoli, non è vicinissimo all’azione, ma lascia giustamente proseguire: non c’è fallo. Però Peruzzo, l’arbitro addizionale piazzato sulla riga di fondo vicino alla porta, apre l’interfono e comunica: calcio sul piede, è rigore. Puntuali arrivano fischio e penalty per il Sassuolo. E a seguire si aprono le consul- ❜❜ Scivolato Benatia mi ha toccato la maglia e sono scivolato ❜❜ Pareri diversi Per me era rigore, per quelli della Roma ovviamente no ❜❜ Ottimo arbitro Rizzoli è un ottimo arbitro, non doveva domandare a noi tazioni. Benatia innesca la rituale e di norma inutile protesta. Rizzoli, già forse poco convinto di concedere il rigore ma arbitro tra i più inclini al dialogo (rappresenterà l’Italia al Mondiale brasiliano), va a interrogare Sansone. «Era calmo e tranquillo e con un tono sereno mi ha chiesto cos’era successo — racconta il 22enne attaccante del Sassuolo, nato a Monaco di Baviera da genitori salernitani emigrati —. Gli ho risposto: Benatia mi ha toccato sulla maglia e poi sono scivolato. Gliel’ho detto che per me era rigore. Benatia nel dopo partita ha confermato di avermi toccato la maglia, se non lo avesse fatto non sarei scivolato». A Rizzoli quel «sono scivolato» è sufficiente per togliere al Sassuolo il tiro dagli 11 metri. Gli arbitri hanno l’assoluto divieto di parlare e soprattutto di spiegare le loro «fischiate», ma è facile intuire cos’è accaduto domenica al Mapei Stadium. Il giudice di porta Peruzzo spinge il direttore di gara a concedere 5 i minuti trascorsi tra la prima decisione di Rizzoli di assegnare il calcio di rigore al Sassuolo e la scelta di lasciar correre il penalty, perché certo di un tocco di Benatia sul piede di Sansone. Rizzoli si fida, poi rimette insieme i pezzi, cui si aggiunge il «sono scivolato» del giocatore a conferma che la prima intuizione di lasciar correre il gioco era esatta. L’arbitro però torna dal giocatore una seconda volta. «Mi ha richiesto la stessa identica cosa e io gli ho risposto ancora: mi ha toccato sulla maglia e poi sono scivolato — continua Sansone —. Io sostenevo che era fallo, Benatia e quelli della Roma ovviamente negavano. Poi mi ha detto: visto che sei scivolato non c’è simulazione, non ti ammonisco. Sono stato onesto, lui ha preso la sua decisione. È un ottimo arbitro, deciso e di personalità, cui piace il dialogo. Questo è bello, ma non è giusto domandare se era fallo a un giocatore: non si dovrebbe fare. Cosa facciamo allora, ci arbitriamo da soli? Non mi era mai capitato in vita mia, né tra i professionisti né da bambino». Cinque minuti, un soffio dilatato all’infinito per chi deve decidere in una frazione di secondo. Un tempo relativamen- Guido De Carolis © RIPRODUZIONE RISERVATA Strategia Ferrari I nuovi padroni Le Frecce d’Argento domenica alla prima doppietta dal 1955 potrebbero aprire un ciclo e diventare le eredi della Red Bull Piccoli passi in tutte le direzioni Doppietta Hamilton e Rosberg in azione a Sepang (Reuters) DAL NOSTRO INVIATO SEPANG — Il passato lancia messaggi chiari. L’ultima volta che la F1 ripartì da un foglio bianco — si era nel 2009 — ci fu una persona che azzeccò meglio di tutti l’indirizzo da prendere: Adrian Newey, capo-progettista della Red Bull. Sappiamo tutti com’è finita. Imbattibile nel dare sostanza a progetti incentrati sull’aerodinamica, geniale nell’idea di sfruttare i «soffiaggi» degli scarichi per aumentare il carico, Newey ha sempre avuto in mano le carte di briscola. E ha infierito sulla concorrenza. Ora che si è inaugurata una pagina nuova con il passaggio alle unità ibride (motore turbo e due motori elettrici per il recupero dell’energia), ora che l’aerodinamica conta di meno — ma non troppo di meno —, viene da riflettere che si sta giocando sul terreno d’elezione della Mercedes, pronta a fare come Newey. «In Bahrein sarà ancora più inavvicinabile. Noi ci proviamo, ma raggiungerla e batterla in questa annata sarà difficile» afferma Christian Horner, patron della Red Bull. I nuovi padroni sono qui per comandare e per durare a lungo: se lo pensano i precedenti regnanti, qualcosa vorrà pur dire. Da dove nasce la supremazia, che domenica in Malesia con Hamilton e Rosberg ha lanciato teste di ponte nella storia, visto che era dal 1955 che alle Frecce d’Argento non te breve in cui però trova terreno fertile chi spinge per la moviola in campo e chi non vuole più direzioni di gara «democratiche», con sei persone connesse via auricolare a dettare suggerimenti spesso errati all’arbitro. In fondo resta il 43enne Rizzoli, un po’ troppo dialogante e con un Mondiale da affrontare, dove troverà ben altre platee e campioni rispetto a Benatia e Sansone. Serve coraggio per decidere, ma anche per sbagliare. Investimenti e progetto vuol dire Mercedes Il «tutto in casa» il primo segreto Dietro i successi l’organizzazione e il fiuto decisivo di Niki Lauda riusciva un 1-2? Nasce dagli investimenti, dalla meticolosità teutonica, dalla capacità di correggere gli errori e dall’organizzazione. La «formula motore» ha aiutato: Toto Wolff, nuovo uomo di riferimento (ma non plenipotenziario: è un altro segreto), adesso fa il piacione e racconta che non è vero che sono stati spesi tutti quei soldi. In realtà la Mercedes ha messo sul piatto 98 milioni di euro per progettare e sviluppare il propulsore, muovendosi per tempo e usando — unica a farlo — la formula del tutto in casa, compresi pistoni e turbocompressore. La poten- Il dubbio Investiti 98 milioni di euro, uno schieramento unico di tecnici. Unico dubbio: la convivenza tra i due piloti za di fuoco è spalmata sulla sede della scuderia (Brackley), sul centro di Brixworth (una specie di Nasa dei motori), e sulle unità di ricerca a Stoccarda. Il risultato? Una power unit che consuma poco e che dà prestazioni d’alto profilo. Si dice che i tecnici dedicati al progetto siano il doppio di quelli degli altri team. Forse è leggenda, ma è vero che la piramide di comando è stata consolidata: la apre Paddy Lowe, soffiato alla McLaren e ora team principal, al quale rispondono l’ex ferrarista Aldo Costa per il telaio, Bob Bell per la conduzione tecnica, Geoff Willis per l’aerodinamica e Andy Cowell per i propulsori. Ecco l’organizzazione, ecco la puntigliosità tedesca nel rimediare a un rientro in F1 strombazzato ma opaco. Già, gli errori. Il paragone con Newey calza pure qui: per alcune stagioni (2005-2009) la Red Bull Nuovo record del mondo Origone un jet sugli sci scende a 252,454 km/h Il valdostano Simone Origone (foto da Facebook), 34 anni, ha realizzato il nuovo record mondiale dello sci di velocità (l’ex Kilometro lanciato), scendendo sulla pista di Vars (Francia), a 252,454 km/h. Il precedente limite — 251,400 km/h — apparteneva allo stesso Origone e risaliva al 2006. Nella bacheca di casa il record va ad aggiungersi a 8 Coppe del mondo e 5 Mondiali. era stata solo un cumulo di belle intenzioni; idem la Mercedes, che dal 2010 al 2012 aveva speso invano la carta Schumacher — utile però in chiave marketing — prima di capire che solo un cambio di pelle avrebbe generato una svolta nei risultati. La forza è stata di salutare figure forti (Ross Brawn: chi si ricorda mai di lui?) e di inserire Lauda, mossa per noi decisiva perché se Wolff è l’uomo dei soldi, Niki è il veterano che ha un fiuto animalesco per le vicende della pista. La squadra che aveva la coperta corta — se andava bene in qualifica, soffriva in gara — si sta ritagliando un’occasione. Al netto di alti e bassi nell’affidabilità sempre possibili e dei progressi dei rivali, può davvero tagliare il traguardo del Mondiale. Rimane un solo dubbio: Hamilton e Rosberg saranno sempre gli amiconi che si stimano fin dai giorni nel kart? Attenzione: il «pacchetto umano» non conterà meno di quello tecnico. E questa è una variabile che non si può addomesticare. Flavio Vanetti © RIPRODUZIONE RISERVATA DAL NOSTRO INVIATO SEPANG — Alla ricerca dell’efficienza. È la missione che la Ferrari (nella foto Alonso) s’impone per dare un volto più competitivo alla F14 T, fin qui solo affidabile ma lontana dalle prestazioni della Mercedes e — si teme — forse già sorpassata dalla Red Bull. Prima di maggio e dello sbarco della F1 in Europa sarà praticamente impossibile notare novità macroscopiche, ma al Cavallino ricordano che mai come quest’anno i ritocchi saranno costanti, spesso «invisibili» ai più e comunque concentrati sulla macchina complessiva, più che su una singola parte, ad esempio le nuove unità motrici. Dall’Italia, il d.t. James Allison spiega il concetto: «Non stiamo trascurando nulla. Si è parlato molto dei propulsori, ma raramente è stato detto che l’1% della potenza del motore non è poi così diversa nei suoi effetti sul cronometro dall’1% dell’efficienza aerodinamica». Bisogna allora aumentare il carico e diminuire la resistenza all’avanzamento (il drag), evitando allo stesso tempo di perdere di vista altri aspetti. Però domenica in Bahrein, per la prima volta in semi-notturna, tirerà ancora aria di quaresima: «Ma presto diremo la nostra con entrambi i piloti...». f. van. © RIPRODUZIONE RISERVATA 44 È mancato all'affetto dei suoi cari Gerardo D'Ambrosio Ne danno il doloroso annuncio la figlia Giuseppina, il nipote Emiliano, i fratelli Mario, Enzo, Paolo e parenti tutti.- I funerali avranno luogo martedì 1 aprile alle ore 12 in Milano, presso la chiesa di San Pietro in Gessate, di fronte al Palazzo di Giustizia.- Il feretro rimarrà esposto nell'atrio del Palazzo di Giustizia dalle ore 9.30 alle ore 11.30 del medesimo giorno. - Milano, 1 aprile 2014. Partecipano al lutto: Marco Ghezzi. L'avvocato Franco Gandolfi. Mariapaola Stabilini e Luciano Zanderighi. Nicola, Grazia, Alessandro, Adalberto e Massimiliano Castoro profondamente addolorati per la scomparsa del caro amico italia: 51575551575557 I figli Nicolò e Giorgia con le nipoti Fiammetta e Violetta annunciano con immenso dolore la perdita dell'amato papà Gilberto Cavazzuti La salma è composta presso le Cliniche Gavazzeni di Bergamo sino a martedì alle ore 15. - Bergamo, 30 marzo 2014. con Vittoria, Arturo e Caterina. - Segrate, 31 marzo 2014. Gerardo D'Ambrosio Gilberto - Milano, 31 marzo 2014. Ilio Poppa ricordando con nostalgia gli anni di lavoro condivisi con zio Gerry partecipa al dolore dei familiari per la morte di Gerardo D'Ambrosio - Milano, 31 marzo 2014. Francesco Castellano partecipa al dolore dei familiari per la grave perdita del collega e amico Gerardo D'Ambrosio già apprezzato componente della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. - Milano, 31 marzo 2014. Gli amici di sempre Ilaria Dionisia e Oscar Vito-Colonna, Gianni e Rachele Tedesco, Giorgio e Hannelore Winteler sono vicini a Laura e Donatella per la scomparsa del caro Giovanni Chizzola Giovanni Pietri La moglie Milla insieme ai figli ed ai nipoti tutti ne annuncia la scomparsa.- I funerali si terranno mercoledì 2 aprile presso la chiesa parrocchiale di Pagnacco (UD) alle ore 15.30.- Si ringraziano tutti coloro che vorranno onorarne la memoria.Non fiori ma opere di bene. - Pagnacco (UD), 31 marzo 2014. - Milano, 31 marzo 2014. Dante Razzano e Renza Antonini partecipano commossi al lutto per la scomparsa di Luigi Giacomo Scassellati Sforzolini Partecipano al lutto: Tito e Paola Burgi. - Milano, 31 marzo 2014. - Milano, 31 marzo 2014. Silvana Alloisio Rossi e Adriano Alloisio ricordano È mancato all'affetto dei suoi cari Fernanda Carolina Giovanna Zanetti sono affettuosamente vicini a Vittorio Giorgio Riccardo nel ricordo della cara Gianni Enrico Brena Ne danno l'annuncio la moglie Pinuccia, la figlia Francesca con Ramon ed Emanuele, i fratelli Pino e Marco, le cognate, i nipoti ed i parenti tutti.- I funerali avranno luogo mercoledì 2 aprile alle 10.30 con inizio dalla chiesa San Domenico. - Legnano, 1 aprile 2014. Pino Brena è vicino a Pinuccia e Francesca nel doloroso momento della perdita del fratello - Milano, 31 marzo 2014. - Milano, 31 marzo 2014. I condomini di viale Ferdinando di Savoia 3/5 Milano partecipano commossi al dolore per la perdita della signora Dott. Corrado Rossitto - Legnano, 1 aprile 2014. Marco Brena unitamente a Chicca, Barbara e Roberto, partecipa al dolore di Pinuccia e Francesca, per la perdita del fratello Il Presidente, i Consiglieri e il personale tutto del CNEL porgono le più sentite condoglianze alla famiglia Rossitto in questo momento di prodondo dolore per la scomparsa di Enrico Corrado Enrico Brena Valeria Gandus Il Presidente dell'Associazione Italiana degli Economisti dell'Energia, Carlo Andrea Bollino, partecipa affettuosamente al dolore della famiglia per la scomparsa del Presidente Nazionale della Confederazione Italiana di Unione delle Professioni Intellettuali e ne ricorda la capacità e le doti di uomo e di manager. - Roma, 31 marzo 2014. - Roma, 31 marzo 2014. Colleghi ed amici della Sezione di Milano Bicocca dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare sono vicini a Paolo per la scomparsa del papà Enrico Brena Rosa Gara Ferla - Milano, 31 marzo 2014. Colleghi ed amici della Sezione di Milano Bicocca dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare sono vicini ad Ezio per la scomparsa del papà Franco Previtali - Legnano, 1 aprile 2014. Dirigenti, impiegati, operai, della CAVE Srl, partecipano al dolore della famiglia per la perdita del compianto - Legnano, 1 aprile 2014. Prof. Adriano Nannei - Milano, 31 marzo 2014. - Milano, 31 marzo 2014. Carlo Paramidani partecipa al profondo dolore di Giorgia per l'immatura scomparsa del padre Gerardo D'Ambrosio Il Presidente, il Vice-Presidente, il Consiglio di Amministrazione, i Direttori e tutto il personale dell'Istituto Stomatologico Italiano, partecipano al dolore del Consigliere Alberto Nannei per la scomparsa del papà Augusta Giuliano Turone si unisce al dolore dei famigliari e ricorda commosso il suo caro e indimenticabile maestro Ciao zio Gerry, Mariapia Garavaglia. - Milano, 31 marzo 2014. Gaetano e Albertina sono vicini con affetto a Michele e ai ragazzi ricordando Gilberto Cavazzuti Gilberto Tutti noi, come ci ricorda Gherardo Colombo, "abbiamo imparato molto da lui".- Una luce si è spenta. - Milano, 31 marzo 2014. - Milano, 31 marzo 2014. Marco e Marta si stringono con affetto a Maria, Viola, Michelangelo, al loro papà e a tutta la famiglia per la scomparsa della loro cara Sergio ricorda l'amico di una vita abbracciano con affetto Giusy in questo tristissimo momento. - Milano, 30 marzo 2014. Gerardo D'Ambrosio Adriano Carmen, Enrico, Angelo, Marisa e Lele. - Basiglio, 31 marzo 2014. e le indimenticabili estati insieme a Roccamare. - Londra, 31 marzo 2014. Giuseppe, Carla, Vittoria Alfieri con Irma e ragazzi ricordano il grande amico Gianfranco Negri-Clementi, partecipa al lutto per la perdita di Non ti dimenticheremo mai caro Augusta Augusta Mantero Partecipano al lutto: Carlo Morone. Rina e Armando Foglio Para. Anita e Cesare Bucci. Antonio Lanfranconi. Gerardo D'Ambrosio - Milano, 31 marzo 2014. Stefano Borletti è vicino con grande affetto a Michele e figli per la perdita della cara - Milano, 31 marzo 2014. 1 aprile 2001 - 1 aprile 2014 Giancarlo Messi Arturo Dini il nostro pensiero è sempre per te.- Milvia, Cristina, Alberto. - Milano, 1 aprile 2014. - Milano, 31 marzo 2014. Gianni Caizzi partecipa al dolore per la scomparsa di Gerardo D'Ambrosio - Milano, 31 marzo 2014. Il Presidente, i magistrati tutti e i funzionari del Tribunale di Milano piangono desolati la scomparsa di Gerardo D'Ambrosio uomo giusto, buono e onesto. - Milano, 31 marzo 2014. Il Procuratore Generale e i magistrati della Procura Generale di Milano partecipano al dolore dei familiari per la scomparsa di Gerardo D'Ambrosio ricordandone la luminosa figura umana e professionale. - Milano, 31 marzo 2014. I Magistrati della Procura di Bergamo partecipano al dolore dei familiari del dott. Gerardo D'Ambrosio ricordandone l'elevato profilo professionale e l'impegno profuso nella sua lunga carriera di magistrato. - Bergamo, 31 marzo 2014. Lucio Bardi, Laura Bertolè Viale, Carmen Manfredda, Armando Spataro, rimpiangono con dolore l'amico Gerardo D'Ambrosio fulgido esempio di magistrato scrupoloso, preparato, libero. - Milano, 31 marzo 2014. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: [email protected] SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ Corriere della Sera PER PAROLA: A MODULO: Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: [email protected] Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Gazzetta dello Sport PER PAROLA: Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Servizio sportello da lunedì a venerdì: Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45 Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”). 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Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 45 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 6:! -+-5 6!-+;+ 5?+ -+!6 6"6 -+;5 6!; -+:! 5?: -+!? 5?! -+!- 6!-+: 6!! -+"- 6!6 -+"- -&2( -".2 (.2 &9" "$&( (-"&( ($(& &(5 "-&9 &(& -4" *2(9 .344&,* .3,=*&*9 ( ,3 3& ,*9&*<3 .3,9##3 ( *,493 *&4,( &*, #&,=' #3*9*, <* 9)., ).&)*9 4,(##&9, 4< #3* .39 (( 3#&,*& ) 4,.399<99, *% <* &4, <)*9, 93)&, &<3*, ,* =(,3& .3,44&)& & ;;7;:/ #&,=' *<& &* <)*9, ,=<*0< ,* .3&) .&,## 9).,3(& 4< 3#* &),*9 .3 &3"& .,& =34, ( ,)3& (2)&(& ,)#* &( 349, ( *93, ( < =*3' 49,/ ,+4"$ %*(..( -" (2&9 *($" 2&9-( $"-" ,49 ,3&*, *,= ,(,#* ,) ).,44, / (3& (3), &(*, 3*9, *>& 3&49 &3*> 3<#& *,* 10<&( .,(& 3& ,9*> 9 $-%( 9*& (#%3, #(&3& <3 & (& ,( <=,(, ,.39, &,##& ,=4& ).,3(& = ,39, ,39 ,(9, ,39 (), %7 *,* ,49 3& ,(,#* ,(>*, 34& #(&3& 0 / ' / ' )) ) )0 )' 3) )' 3: )/ 3*, &,##& %7 0 ): / / )) )) )0 )' 3: ) )' ) 3: <=,(,4, 10<&( 44&* &(*, .,(& (& (3), ).,3( %"& %7 0 ' )) / ' 0 )) )/ )' 3: 3: 3) ) ) ,.39, 3) 3<#& 43 &4 ,9*> / (3& &)&*& = %"& %7 ' / 0 )) / 3: )/ 3: )/ ) 3: 3: ,=4& ,) ,3&*, 3*9, 3&49 &* *>& 3,* %"& %7 / / / ' / / 3: )' )' 3: )' 3) 3) 4 3 1 7 2 Puzzles by Pappocom 4 9 7 2 3 7 5 Altri giochi su www.corriere.it LA SOLUZIONE DI IERI 6 9 3 8 2 9 7 6 1 4 5 7 4 5 3 1 2 9 8 6 6 1 9 8 5 4 7 2 3 8 6 4 7 9 5 3 1 2 9 3 7 2 4 1 6 5 8 5 2 1 6 3 8 4 7 9 1 7 6 5 2 3 8 9 4 4 5 8 1 6 9 2 3 7 "5 -$"&( -.5" - (&- %.2-% "&& $-( -"" "$&( &#- 4-.2 (% -$$(& -" ".(& "-& 2& 4&"." $-" 2 9 3 4 8 7 5 6 1 $!" !&!" a 10,99 euro più il prezzo del quotidiano (#8( &(45- 8&8 !"( &2"( 6 (-# $ "-( & -&".( (. &$. .$& "% "-2 Da giovedì in edicola con il Corriere della Sera il primo dvd dell’opera che ripercorre a ritroso la carriera tv di Mina in Rai. Proposte canzoni e show dal 1972 al 1978. -. ((2 &#(# 4$ Da giovedì con il Corriere Le esibizioni di Mina in Rai Il primo dvd Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 4 7 1 5 2 4 6 5 3 5 1 2(($% (*&!& 4$"&( !"&( & Sudoku Diabolico 1 $."&#" .$( "%4-( #&99, %"& ).,44, 9*& 3,9,* <*, &3*> *,= ).3& ,44, %"& ,( & 3* .39 ((2<3,. .3,999 <* ).&, )., & (9 .344&,* .3,=*&*9 ( ,3 3& % #3*9&4 9)., 49&( &* .3=(*> 4,(##&9, 4<(( #3* .39 (( *>&,*& ( ,*9&**9/ <& 499,3& ,&*9(& (( *&4,( &3& 4& ==&&* <* .344&,* ,*& &* &44 ( ,3 9(*9&, % &*&>& .,393 .&,## 9).,3(& 4<( ,39,#((, 4<( ,349 (( .#*/ "( &"-( 4&(. "-. "-(" (. 4& "22 $ *( "22 $ .."( Oggi su www.corriere.it I più letti Pesci d’aprile I 60 più divertenti Caos nei cieli Oggi è la giornata: ecco quelli più folli progettati e poi realizzati. Guarda. La Lufthansa si ferma Tecnologia «No, il Senato non 1 Renzi: sarà più elettivo» Un ragazzo a Obama: per 2 risparmiare cambiate font cade dalla nave 3 Studente a Barcellona e muore Neonazisti: via pornostar, 4 sesso con uomo di colore l’uomo dei 5 SusogniTwitter conosciuto in aereo Anello di controllo Novità dal mondo Mac: indossato consente il controllo gestuale. Foto. Immagini Star e controfigure Vivono all’ombra di attori e attrici. Ecco i più famosi. Guarda le foto. Stop di tre giorni a partire da domani dei piloti della compagnia di bandiera tedesca che ha cancellato 3.800 voli. I vertici Lufthansa: lo sciopero ci costerà 10 milioni di euro. 46 Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Riscrivi con Noi la storia del Rock! Vai su virginradio.it Adesso! Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER DISTRARSI PER RICORDARE Azienda in crisi Morte e mistero per Ottavia Piccolo di Fausto Coppi Prende il via da oggi una nuova fiction con un bel cast: Jean Sorel, Ottavia Piccolo, Alessandro Bertolucci, Riccardo Dal Moro, Marina Giulia Cavalli, Ivano Marescotti e con la partecipazione di Luisa Ranieri. Al centro della storia ci sono le vicende della famiglia Peruzzi, - la mamma Emma (Ottavia Piccolo) e il marito Michele (Jean Sorel, foto) da sempre stimati viticoltori che cominciano ad avere grossi problemi economici. I membri della famiglia si troveranno di fronte ad una serie di ostacoli, peripezie e misteri da affrontare. Cinque grandi misteri italiani: le storie di alcuni personaggi noti che hanno perso la vita in circostanze misteriose. Si comincia con Fausto Coppi (foto). «È influenza, lo lasci riposare. Gli faccia prendere queste medicine... ci vuole il suo tempo - dice il dottor Allegri a Giulia Occhini dopo la visita». Poi aggiunge: «Non c’è da preoccuparsi, mezza Italia è a letto con l’influenza». In realtà non è affatto influenza e nessun medico, in circostanze assai misteriose, riesce a capire che si tratta di malaria (essendo stato Coppi da poco in Africa. Morirà in poco più di 24 ore. Una buona stagione Rai1, ore 21.15 Storie sospette Rai Storia, ore 23.15 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ À>°Ì >>ix À>°Ì À>°Ì È°ää 1," 7-° ÌÌÕ>ÌD È°£ä 1 "// ° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi Õ` >ÀâiÌÌ] â> /> È°Îä / £° *,6-" -1 6/ -6, ",/° È°{x 1 "// ° ÌÌÕ>ÌD ££°Óx 1 "// < ° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää *,"6 1" "° 6>ÀiÌD £Î°Îä /", ° £{°ää / £ " "° ÌÌÕ>ÌD £{°£ä 6,//" ° ÌÌÕ>ÌD £x°Óä 6/ ,//° ÌÌÕ>ÌD £È°xä , *, /" /", ° £Ç°ää / £° £n°xä ½,/° +Õâ Óä°ää /", ° -, Óä°Îä , /1"° 6>ÀiÌD Ó£°£ä ,"-" ,"° VÕiÌ Ó£°£x 1 1" -/" ° ÃiÀi° ,VV>À` > À] ÕÃ>> «>Ì] ÕÃ> ,>iÀ È°{ä ,/"" -° ,>}>ââ n°£x 1 1" <<"° -iÀi n°Îx -*,/ "1-76- -,/ 7-/, ° /v £ä°ää /Ó -° ÌÌ° ££°ää // 6"-/,° ÌÌ° £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä / Ó "-/1 -" /° ÌÌÕ>ÌD £Î°xä Îΰ ,ÕLÀV> ` >ÌÌÕ>ÌD £{°ää //" //"° ÌÌÕ>ÌD £È°£x " - // ,,-"/° /iiv £Ç°{x / Ó - °°-° /" Ó° £Ç°xä , / -*",/° £n°£x / Ó° £n°{x -+1, -* ", ££° /iiv Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°ää " \®° -iÀi Ç°ää /, 1" ", " /° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä /, 1" ", " ," ° ÌÌÕ>ÌD n°ää ",° ÌÌÕ>ÌD £ä°ää ,/,° ÌÌÕ>ÌD ££°£ä / Î 1/° ££°£x -,° ÌÌÕ>ÌD° £Ó°ää / ΰ £Ó°Óx /Î 1", /° ÌÌ° £Ó°{x * +1"/ "° ÌÌÕ>ÌD £Î°£ä /*" -/",° ÌÌÕ>ÌD £{°ää / ," ° / ," /"° £{°Óä / ΰ /" ΰ £{°xä /, " ,"° ÌÌ° £x°ää / Î °°-° £x°äx /, *<< ,° ÌÌÕ>ÌD £x°£ä /,, "-/,° /v £È°ää -*// " "° VÕiÌ £È°{ä "° VÕiÌ £°ää / ΰ £°Îä / , / ,/"° Ó£°£ä -1° 6>ÀiÌD° } E ,ÃÃ] >Ì> /ÀÌÌ>] Ã>LiÌÌ> Ài}À>V Óΰ{x / Ó° Ó{°ää Ó 8/° " " 1/1,"° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi >Ã> ÀÕV ä°xx , *, /" Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä - " "- 1/° ,i>ÌÞ Óä°Îx 1 *"-/" -"° ->« Ó£°äx ,'° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi Û> Àà ÓΰÓä <"° ÌÌÕ>ÌD Ó{°ää /Î "//° Óä°Îä /*-/ ½",° ->« "«iÀ> Ó£°£x 9,° À>>ÌV] LÉ1Ã>] £È®° ,i}> ` À>V <ivvÀi° >ÀÌÌi >ÃLÕÀ}] 7> ÕÀÌ] > *>µÕ° ÓΰÓä *",/ *",/° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÕ 6ië> ä°xx / £ "//° £°Óx /*" ° £°Îä -"//"6" ° ÌÌÕ>ÌD /", ° £°äx 7 E ",,° /iiv° -° «>Ì > iÀiÀÃ] iÀÀÞ "ÀL>V ] -> 7>ÌiÀÃÌ ä°£ä / ," ° £°ää /" ΰ £°äx * ",7,° ÌÌÕ>ÌD £°Îx *, *,° ÕÃV> Óΰ{ä -* *" - 1° >V Ó°äx / { / 7-° Ó°Îä 6/" ° À>°] Ì] £xή È°Óx Ç°Óä n°£x °{ä £ä°{ä £ä°xä ££°Îä £Ó°ää £Ó°xx £{°ää £x°Îä £È°Îx £È°{x £n°xx £°Îx Ì>>£ >Ç /Û i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix >Ç°Ì ÌÛ°Ì *-° /iiv 6 ° /iiv 1 /,° /iiv , ,° /iiv - "- ¶ ÌÌÕ>ÌD , // ½/ ° ÌÌÕ>ÌD / { /"°/ / /6 ",-° /iiv - ", "° /iiv " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD 1, -/,//" Ó£° /v , " /6 -* ° 6>ÀiÌD /,, " / ° ÛÛiÌÕÀ>] 1Ã>] £x{® / { /"°/ -,/"° /iiÛi> È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD n°ää / x // ° n°{x // " +1° ÌÌÕ>ÌD £ä°ää / x ", £ä° ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° /"°/ £Î°{ä 1/1° ->« £{°äx , ,/" £Î° ,i>ÌÞ £{°£ä /"6/, ° ->« "«iÀ> £{°{x 1" " ° /> Ã Ü £È°äx , ,/" £Î° ,i>ÌÞ £È°£x -,/"° /ii° £Ç°£ä *"," +1° ÌÌÕ>ÌD £n°xä 6 / 1 /,"t +Õâ Óä°ää / x° /"°/ Óä°{ä -/,- "/< 6" ½,,1 <° /} ->ÌÀV° `ÕVi V>ÀÀ> i *Vi È°£ä /t /iiv Ç°ää , -° -iÀi Ç°xä ," ½",° -iÀi n°{ä 1 *, ° /iiv £ä°Îä ,° "1- 6-" ° /iiv £Ó°Óx -/1" *,/"° /"°/ £Î°äx -*",/ -/° £Î°{ä , ,/" £Î° ,i>ÌÞ £{°£ä -*-" ° >ÀÌ £{°Îx ," /° >ÀÌ £x°ää /",9 ° -iÀi £x°xä 1 1" £ÉÓ° -iÀi £È°Îx "7 / 9"1, "/,° /iiv £Ç°Óx /° /iiv £n°Îä -/1" *,/"° /"°/ £°Óä °-° - , ° /iiv È°ää / Ç° È°xx "6 -° ÌÌÕ>ÌD Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi /â>> *>i> ££°ää ½, /,° ÌÌÕ>ÌD° £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä -/, - , - "° /iiv £È°{ä "--," ",,° /iiv £n°£ä ½-*//", , 9° /iiv Óä°ää / Ç° Óä°Îä "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÕLiÀ £È°ää "* "° 6>ÀiÌD £È°Óx "* "° 6>ÀiÌD £È°xä / " Ó° 6>ÀiÌD £n°Óä "* "° 6>ÀiÌD £n°{x "* "° 6>ÀiÌD £°Óä - ,1-° -iÀi £°{x - ,1-° -iÀi Óä°£x ", 9° /iiv Óä°{ä ", 9° /iiv Ó£°£ä /-/" ° -iÀi ÓÓ°ää /-/" ° -iÀi Óΰää / -1- /- ° À>°] >>`>É1Ã>] Óäää®° ,L i Ó£°£ä --° 6>ÀiÌD° `ÕVi *> iÃÃÃ}Õ] ÕV> ââ>À Óΰ£x /,8° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÕV> /iiÃi £°Îä / x "//\ ,>ÃÃi}> ÃÌ>«>Æ iÌi°Ì Ó£°£ä ,,"7° /iiv° -Ìi« i i] >Ìi >ÃÃ`Þ ÓÓ°ää / /"",,"7 *"*° /iiv ÓÓ°xx ,6"1/" ° /iiv° Þ ÕÀi] /À>VÞ -«À`>Ã] >V>À ëÃÌ Ó£°£ä **° À>>ÌV] 1Ã>] £Î®° ,i}> ` >Ì > ii° / >Ã] iâi 7>à }Ì] ,LiÀÌ> >ÝÜi° ÓΰÎä -8 / /9° /iiv° ->À> iÃÃV> *>ÀiÀ>Ûà Ӱää -/,- "/< 6" ½,,1 <° /} ->ÌÀV° `ÕVi V>ÀÀ> i *Vi Ó°Îx 1" " ° i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ Óΰxä -"7° 6>ÀiÌD° `ÕVi >ÀÞ >Ã] /i >ÕV>À £°Óä , ,/" £Î° ,i>ÌÞ ä°{ä / Ç / -° ÌÌÕ>ÌD £°xä "6 -° ÌÌÕ>ÌD £°xx "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD ii>Þ /6 £È°ää 6 -- Ó° -iÀi £È°Îä 1", ,"° 6>ÀiÌD £È°xx 9 /° £Ç°ää 9 /-° Õð £n°ää *,"*"-/" , ° /iiv £n°xx 9 /° £°ää -/, 8° -iÀi Óä°ää +1 "° 6>ÀiÌD ÓÓ°ää 9 / ° 6>ÀiÌD ÓΰÎä -° /iiv ä°Îä ", *-1° ÕÃV>i 2 -/$/ ?$! $/!2 "*1/ Film e programmi Christian Bale è Bob Dylan Luca e Paolo con la satira di Ricci ,>{ La vita di Bob Dylan raccontata attraverso sei momenti, in ognuno dei quali è interpretato da un attore diverso (nella foto, Christian Bale). Un omaggio a un grande poeta della musica. Io non sono qui Rai5, ore 21.15 Si sposta al martedì il varietà di Ricci. Ospiti: Ficarra e Picone che coi conduttori Luca e Paolo (foto) parlano dell’indipendenza del Veneto. Virginia Raffaele fa la parodia di Sabrina Ferilli Giass Canale 5, ore 21.10 Il mago Forest tra i comici del Sud Il ministro Poletti da Annalisa Bruchi Ospiti dei padroni di casa Gigi e Ross, Fatima Trotta ed Elisabetta Gregoraci - è stasera il mago Forest con i suoi giochi di magia. C’è Mariano Bruno in Pigroman. Made in Sud Rai2, ore 21.10 Romagnolo, di origini contadine, per anni a capo della Lega delle Cooperative. Giuliano Poletti, il nuovo ministro del Lavoro, è l’ospite di Annalisa Bruchi 2Next-economia e futuro Rai2, ore 24 ,>x À>°Ì À>°Ì Ç°£x -, 6/ -/,° -iÀi Ç°{ä ,/ ° -iÀi n°Óx -/,° -iÀi °xx ," ""° -iÀi £ä°{x *,6/ *, / ° -iÀi ££°Îä ,"/,- --/,-° /iiv £Ó°£ä -/,° -iÀi £Î°{ä -*" /° -iÀi £{°Óx *,6/ *, / ° -iÀi £x°£ä ,"/,- --/,-° /iiv £x°xä äÓ£ä° -iÀi £È°Îä 6," ,-° -iÀi £Ç°£x , 7- ", "° £Ç°Óä ," ""° -iÀi £n°£ä -/,° -iÀi £°{ä 8 ° -iÀi Óä°Óx ,"-° -iÀi Ó£°£ä 1 -*1/° âi® ÓÓ°xä 7" , ° ÌÌÕ>ÌD Óΰäx ,- /- ", ½""° / ÀiÀ® £n°{ä , 7- ", "° £n°{x - 1,/\ "16,/1,° ÕÃV> £°xx "<,/] /"6 ° ÕÃV> Óä°{ä *--*,/"1/° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£x " " -" " +1° À>>ÌV® ÓΰÎx 6 //, -"7° /> Ã Ü ,> -ÌÀ> £°£x " -/",° VÕiÌ Óä°£x /*" -/",° VÕiÌ Ó£°£x << -/ ° V° ÓÓ°£ä ",,6 ½ "° VÕiÌ Óΰ£x ,-° VÕiÌ Óΰ{x /*" -/",° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £n°äx , 7- ", "° £n°£ä /"*<"° /iiÛi> £n°xx * 6/° /iiÛi> £°{ä /-"° ->« Óä°£ä ,- " ," ° -iÀi Ó£°£ä / - " 1 <" ° 6>ÀiÌD ä°Îx , ° Ó°Óä , 7- "//° À>°Ì À>°Ì £Ç°xä , 7- ", "° £Ç°xx " ½,<" ° £°Îx ", " ³ "° Ó£°£x ,9*/" / ",-° Óΰäx ½1"" -1 /,,° ,> Õ« À>°Ì ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` `>Ý°Ì V>ÃÃ°Ì >Ç°Ì £Ç°xx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óä 1* , Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ÌD £n°{x , ° /iiv £°Îä 6"//° /iiv Óä°Óä 6 /","1-° /iiv Ó£°£ä 7 8 1° >ÀÌ ÓÓ°Óx 1 1 * ° Óΰ£x 1"6 66 /1, */, * ° >ÀÌ £°{ä "-- /",/° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä -/ ,9° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä 9 - \ // " <1 ,"° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°£ä 1", 5° ÌÌ° Óΰäx " -*6" --, /° ÌÌÕ>ÌD £Î°Îä -," ° -iÀi £È°ää / ", "° ÌÌÕ>ÌD £È°Îä / -*",/° ÌÌÕ>ÌD £Ç°ää -/,//" *"<° -iÀi Óä°{x -/", , ° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°Îä " - "° ÌÌÕ>ÌD £°Îä /", /-",° ÌÌÕ>ÌD £°xx /", /-",° ÌÌÕ>ÌD Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä , /1// "-/° VÕiÌ>À ÓÓ°ää " / , 7,-° VÕiÌ>À £Ç°äx " /" -*"-° VÕ,i>ÌÞ £n°ää / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD £n°xx / Ç° £°ää "" ° ÌÌ° £°£ä 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä -°"°-° //° ,i>ÌÞ ä°£ä 5 //° ÌÌÕ>ÌD ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì Àði`>ÃiÌ°Ì ViÌÛ°Ì £°£ä - * / 6®° >ÀÌ £°Îä - /"*" "° >ÀÌ £°xä ,/" " < " ","° Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°Óä * "" , " "9° >ÀÌ Ó£°{x 1" "// " 6" 9" 9"° ££°{x ½1""-" ° £Î°{Ç 9" "**"° £x°Î{ - - "- / " -° £Ç°ÓÈ ,1 / " / *--" ° £°Ó /° /iiv Óä°£{ , ° /iiv Ó£°ä{ /,, " "* , ° £°£x , 1"° VÕiÌ>À Óä°£x , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä -/, 1-° 6>ÀiÌD Óΰ£x , ° ÀÌV] Ì>>] £nx®° ,i}> ` /Ì À>Ãð -iÀi> À>` i`>ÃiÌ°Ì £n°Îä *, /""° /iiv £°Îä ° /iiv Óä°Óä 1 *, ° /iiv Ó£°£ä / 1-" -/° i «À}À>>\ /} Æ iÌi°Ì Óΰ£x 1" " ° /> Ã Ü ÌÛÓäää°Ì Óä°ää ,"-," "1,- ,/° ,i}i Óä°Îä 1", ", "° ÌÌÕ>ÌD Óä°xx / /° Ó£°Óä " 1 /," ", "° Óΰ£ä "° /iiv Corriere della Sera Martedì 1 Aprile 2014 47 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi De Niro alla ricerca dei suoi quattro figli Rimasto vedovo, Frank (Robert De Niro, foto) va a cercare i suoi quattro figli, sparsi in punti diversi degli Stati Uniti. Le sue visite a sorpresa gli regaleranno amare bugie e verità inaspettate. Stanno tutti bene Cinema Emotion, ore 21.15 Causa civile per l’avvocato Travolta -Þ i> -«ÀÌ £{°ää *,/ ,LLi] «>`Ài Ûi̵Õ>ÌÌÀii] i> ÛÃÌ> >` Õ> `ÃÌiÀ> ` Ü ÃÞ ÌÀÛ> ½`i> «iÀ Õ> ÕÛ> V>ÀÀiÀ> Ì> `> VÀi°°° -Þ i> ÕÌ £x°Óx 6, - /" , -«>}>] 8 ÃiV° >«Ì? /ÀÕi] V>Û>iÀi iÀÀ>Ìi] ÀViÛi ½V>ÀV ` «ÀÌ>Ài Ã>Û ->Ì À>>] >VV>Ì `> -À >V° -Þ i> >Ý £È°£ä -/,/ Ó }ÀÕ«« ÃÌÀiiÌ `>ViÀ à ] `« iÃÃiÀi ÃÌ>Ì ÃVvÌÌ `> }ÀÕ«« `i} ÛVLi] i`Ì> ` «Ài`iÀà > ÀÛVÌ>° -Þ i> Ìà £Ç°Óä ," ,6" >«Ì VVÕÃÛ `i> ÌÀ}>] `« º >ÃÃ>VÀ > ÀÌ «>V i» i º V>Û>iÀ `i À` "ÛiÃÌ»° -Þ i> >ÃÃVà £Ç°{ä , - ", *, " " > vi `i ` À>> >i «ÀÌi] > }i ` `}i vÕ}}i Û> Õ Ã iÌÌi ÃÕi ÌÀ>VVi `i> ÛiVV > v`>â>Ì>° -Þ i> £ £°ää "] " -/"] ,/" 1-/, -*"-, "*- / ½«ÀL>Li >Ài «iÀ VÀÀë`iâ> ÌÀ> ° -À` i ° >À`>i] «ÀÌ>}ÃÌ `i> «iV> `ÀiÌÌ> `> ° <>«>° -Þ i> >ÃÃVà ӣ°ää , v ÛiÌ> > ÃÌÀ> ` >À>LL>] L>`Ì LiÀ>Ì > `ÃV>«Ì ` iÃÙ ` >â>ÀiÌ ] vÌ ÃÕ> VÀVi° -Þ i> >ÃÃVÃ Ç *- "*/ 1 }ÀÕ«« ` vÕÀ ` ÌiÃÌ>] ëiV>ââ>Ì À>«iÌ ` V> ` VÕ «ÀiÌi` Õ ÀÃV>ÌÌ] V>««> i µÕ>`ÀÕ«i`i `i½Õ ÃL>}>Ì° -Þ i> ÕÌ 1 *, * /1//" " 1> ViiÀiÌ> >iÀV>> à >À> «iÀ`ÕÌ>iÌi ` Õ iÀi`i > ÌÀ iÕÀ«i° -Þ i> >Þ "6, 1> ÃiÀi ` `Ã>ÃÌÀ] «ÀÛV>Ì `>½>ÌÌ>VV ` Õ> VÀi>ÌÕÀ> ÃÌiÀÃ>] à VVÀiÌââ> > iÜ 9À° *iV> V>Ì>ÃÌÀvV> `i Óään° -Þ i> >Ý 1 E 1 *iÀ iÛ>`iÀi `>> ÀÕÌi] Õi `iV`i ` «>À>Ài i xÓ{ ÀViÌÌi VÌiÕÌi i LÀ `i> v>Ã> V iv Õ> ` ° -ÌÀii«®° -Þ i> *>Ãà ӣ°£ä -- *° i >ÛÛiÌÕÀi iÀÌV i `i> µÕ`Vii iÃÃ>] ÌÀ>ÌÌi `> À>â º iÌ V« ` ë>ââ> «À> ` >`>Ài > `ÀÀi»° *À`ÕVi ° iÀ° -Þ i> £ 6 /" 1 >ÛÛV>Ì >ÃÃÃÌi >VÕi v>}i i> `iÕV> VÌÀ `Õi ÕÌ>â>] V«iÛ ` >ÛiÀ «ÀÛV>Ì > ÀÌi ` £Ó À>}>ââ° > Õ> ÃÌÀ> ÛiÀ>° -Þ i> Ìà ÓÓ°Îx /, -*",/,\ 8/, ÃVÀÌÌ i «À`ÌÌ `> ° iÃð ÃÌÀ ° >ÃÃ> ÌiÀ«ÀiÌ> > «>ÀÌi `i >Û>} > i° -Þ i> >Ý ÓÓ°xx / " > ÃÌÀ> ` Vi > }À>`i V> Vi>Ì}À>vV> vÀi` ÌV VV «ÀÌ¢ ÃÕ }À>`i ÃV iÀ ÃÕ v «Ù }À>`i\ *ÃÞV° -Þ i> £ Óΰää "/ i }Û> à ÀÌÀÛ> Õ> V>Ã> ` «iÀviÀ> «iÀ «À>ÌV>Ài ½>ÃÃÕÌ> `â>° ° 6 /ÀiÀ] }À>Ì ÃiV` i Ài}i ÃÌÃÌV i `i }>° -Þ i> ÕÌ Óΰ£ä /"/ , //" ",< ÃÌ>Ìi > ÃÕ> }i] Õ}>à à ÃÌÌ«i > Õ½iëiÀiÌ }À>` ` V>Vi>Ài «iÀ Ãi«Ài ÀVÀ` ` Õ½iÃÃÌiâ> vÀÕÃÌ>Ìi° -Þ i> Ìà ÓΰÓx **1 / /" " ½---- " « Õ> ÀÃÃ> V Î >ÛÛiÌ] *>Õ À«Ài`i VÃViâ> i à >VVÀ}i V i VÀ> > ÕVVà ÃÕ> }i i ÃÕ> v}>° -Þ i> >ÃÃVà ä°Îx , 7 « >ÛiÀ «iÀà ÃÕ vi`ii V>i -«>ÀÞ] }Û>i 6VÌÀ ÃvÀÕÌÌ> «ÌiÀi `i> ÃViâ> «iÀ À«ÀÌ>Ài ÛÌ> ÃÕ >V° -Þ i> >Þ £{°ää -"\ * <"// /Ài }À ` > *>i° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £x°ää " 9 -1 *,/"\ {§ ", / >«>Ì Ì>> -iÀi ,>-«ÀÌ £ £È°Îä "\ -*", ", / -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £n°ää "\ 6", " /, -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £n°Îä "\ *" 16 /1-iÀi -Þ -«ÀÌ £ £°ää 7,-/ \ 77 "-/ ,7 -Þ -«ÀÌ Ó Óä°ää "\ *,", È >}>âi ,>` Ì Ì i Óä£{ 7À` Õ« ,>-«ÀÌ £ Óä°{ä "\ , " // " , 1 >«Ã i>}Õi° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ Óä°{x +1 ,"-- ,67 Óä£Î 9>V Ì E -> Ó£°ää *1/"\ / , VÌÀ ÌiÀ>â>i° vviÀÌ> ÕÀëÀÌ Ó£°Îä -/\ ," Ó -Þ -«ÀÌ Ó ÓΰÎä "/" -"\ * ,- `>i ÌVÀÃð vviÀÌ> ÕÀëÀÌ ä°Îä "\ -/, 1 / 9, " " 1 >«Ã i>}Õi -Þ -«ÀÌ £ -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £{°ää -1, 9- ÃiÞ >i £x°äx "7 / 9"1, "/, Ý £È°Îä " - Ý Ài £Ç°ää 1 " ÃiÞ >i £n°£x "7 / 9"1, "/, Ý £°£ä ° °°-° Ý Ài Óä°äx , - Ý Ài Óä°Óä x -Þ 1 Ó£°ää /- " -°°°°°° Ý Ó£°äx 1" ",/1 ,t ÃiÞ >i Ó£°Îä /1//" ,/" ÃiÞ >i Ó£°{x , E "- Vi`i Ó£°xx ½, 1 6"/ Ý ÓÓ°ää /- ÃiÞ >i ÓÓ°£ä *** <1 i`à £{°£ä , *, *-- ½-" *,1/ i`à £{°Îä " /" -*"-t / £x°ää , 79 ,> Õ« £x°Óx , ½- 8/ /"* " -Þ 1 £È°Óx *, / -*""] *" / ,6-/" ",6 £Ç°£x 6-/ -*"- " /," -1" , £n°Îx -/, 1-/, -Þ 1 £°xä 1 " "<, " Ý vi ÓÓ°xä 1 ", -/, / -Þ 1 Óΰxä ½1-" -/ ,-- -Þ 1 £È°£ä / , -"7 iÀ>} £È°£x 1"6 66 /1, */, * i`à £È°{ä 6 /1, / >ÀÌ iÌÜÀ £Ç°äx -/9 1- " - ,"// i`à £Ç°xä "," iÀ>} £n°Óä 6 /1, / >ÀÌ iÌÜÀ £°£ä // - , iÀ>} £°xä "9 // - , i`à Óä°Óä /" Ó Óä°Óx / ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ Óä°{ä / "" 9 /1 - -"7 iÀ>} £{°Óx 1 , ½, ÃVÛiÀÞ >i £x°Îx , 1" 7 9", ÃÌÀÞ >i £È°{ä /,,", >Ì> i}À>« V £Ç°£ä /"* , ÃVÛiÀÞ >i £n°Óx ,/\ ", 6/ ÃVÛiÀÞ -ViVi £°Îä , 1" ÃÌÀÞ >i Óä°£x ,- \ , - / ,"1 <," ÃVÛiÀÞ -ViVi Ó£°ää +1/", ÃVÛiÀÞ >i Ó£°xä / +1"/ >Ì> i}À>« V ÓÓ°ää , 1" 7 9", ÃÌÀÞ >i £x°xx " * ",/"° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°äÈ ,9 ° /iiv " £È°£x 1 *, ° /v 9 £È°Óx "6 -/",9° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°x£ 6° *ÀiÕ i> £È°xÇ ,9 ° /iiv " £Ç°äÓ 1 , // *, 1 //" +1 /"° /Û 9 £n°£ä ," - / /"° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°{{ ,/ " 8° /iiv 9 £°ää <""° - Ü *ÀiÕ i> £°££ , / */,° *ÀiÕ i> £°Ó *-9 ° /iiv " £°ÎÓ *, /""° /iiv 9 Óä°ÓÓ *, /""° /iiv 9 Óä°Óx *-9 ° /iiv " Óä°Îx *," / , / Ó° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x 1 *,//° *ÀiÕ i> Ó£°£x 9° /iiv 9 Ó£°£x --/," "97""° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°{x 9° /iiv 9 ÓÓ°£È "--* ,° /iiv 9 ÓӰΣ -1/-° /iiv " Un avvocato (John Travolta, foto) sostiene l’accusa contro due compagnie chimiche. Le industrie hanno già provocato la morte di alcuni bambini, inquinando le acque di una falda idrica. A civil action Sky Cinema Hits, ore 21.10 Streep la cuoca rivive su un blog La vita e le ricette della cuoca Julia Child (Meryl Streep, foto), che portò la cucina francese negli Usa, come ispirazione per una giovane blogger in crisi d’identità. Julie & Julia Sky Cinema Passion, ore 21 Freddie e i Queen live da Budapest i`>ÃiÌ *ÀiÕ 27 luglio 1986. I Queen si esibiscono allo stadio di Budapest in uno dei loro live più famosi. Tra le hit, «We Are the Champions» e«Bohemian Rhapsody». Queen - Hungarian Rhapsody Live in Budapest Sky Arte HD, ore 23.45 £{°£x 8 E ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°Îä ,° "1- 6-" ° /iiv " £{°Î{ 1 , // *, 1 //" +1,/"° /Û 9 £x°ää -/, -+1° *ÀiÕ i> £x°Ó£ ,° "1- 6-" ° /iiv " A fil di rete di Aldo Grasso «Domenica sportiva» ha fatto il suo tempo Q uando in video sono apparse l’analisi di Saverio Montingelli e le grafiche di Adriano Bacconi ho spento per lo sconforto. E per la malinconia. Tutto passa, ogni cosa ha il suo tempo. Il «momento opportuno» (quello che i Greci chiamavano «Kairos», il «tempo di Dio», il tempo aurorale in cui accade qualcosa di speciale) per la «Domenica sportiva» si è consumato da anni, resta solo il rimpianto (Rai2, domenica, ore 22.40). Da quando esistono Sky e Mediaset Premium, il calcio non apVincitori e vinti partiene più alla Rai. Che vi si aggrappa ancora in maniera comWill movente, quasi patetica. Ma il rito Houston è già stato officiato: il rigore non La Bibbia dato da Rizzoli, la papera di Marbatte la chetti in Lazio-Parma, lo splendicommedia do gol di Cerci. Persino la vittoria italiana. Ancora del Napoli sulla Juve, quando si «rovesciati» gli ascolti palesa nel rassegnato racconto di Mediaset, con Rete 4 Marco Civoli, è già ricordo. sopra Canale 5: grazie Ogni cosa ha il suo momento, a «The Bible», con Will e ogni evento ha il suo tempo sotHouston, che è seguita to il cielo. Quando la «Domenica da 2.942.000 sportiva» era l’appuntamento più spettatori, per una importante del calcio italiano share dell’11,1% (insieme con «90° minuto») tutto era meravigliosamente fantaGigi stico. La «DS» ha vissuto per anni Proietti su un paradosso che guida le coLa commedia municazioni di massa: quando il italiana vento è a favore, quando qualcosa superata si trova al centro della scena medalla Bibbia. Ancora diatica anche il brutto si tramuta «rovesciati» gli ascolti in bello. Nella tv italiana, ben poMediaset, con Canale 5 che sono state le trasmissioni di sotto Rete 4: in onda c’è successo che abbiano potuto il Filmissimo «La vita è contare su tanti conduttori di una cosa meravigliosa», ineguagliabile grigiore: (Alfredo con Gigi Proietti. Per Pigna, Nicola Pietrangeli, Marino 2.309.000 spettatori, e Bartoletti, Gianni Minà, Jacopo una share del 9,2% Volpi, Marco Mazzocchi, Massimo Caputi, Paola Ferrari…). Probabilmente, fra qualche anno, faremo lo stesso discorso per «Sky Calcio Show» e ci chiederemo come abbiamo fatto a sopportare Massimo Mauro, ma, per intanto, sono lui e Ilaria D’Amico a godere del «momento opportuno», il «tempo» è dalla loro parte. Ma che tristezza Gene Gnocchi, Ivan Zazzaroni, Fulvio Collovati… © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv Óΰä *½ /1 ° /iiv 9 Óΰ£ä ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Óΰ£x -"//" 6-//" / ½1/ -/° *ÀiÕ i> ÓΰÓä ---° /iiv " ä°äÈ *,//9 // ,-° /v 9 ä°Ó{ ---° /iiv " ä°xä 7" , ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ä°xn / ", -° /iiv 9 ä°x " - 1 "° /Û *ÀiÕ i> £°Óx ,° "1- 6-" ° /iiv " £°{n *, /""° /iiv 9 Ó°££ ,° "1- 6-" ° /iiv " Ó°£ "*,<" <," , /,/9° *ÀiÕ i> 48 italia: 51575551575557 Martedì 1 Aprile 2014 Corriere della Sera
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