Studiare per poter dubitare Parola d’ordine “fottere il sistema” di Martino Buran Senza ombra di dubbio, l'evento internazionale più eclatante di questo inizio 2015 è stato l'attentato di matrice islamica alla sede del giornale francese “Charlie Hebdo”. Il lavoro dei servizi segreti e della polizia francese ha permesso di individuare e uccidere gli esecutori del terrificante attacco. Le reazioni a caldo dell'opinione pubblica sono state tanto evidenti quanto prevedibili: rabbia, paura, sdegno. Ma anche, come ha mostrato chiaramente l'imponente marcia per la libertà svoltasi a Parigi l'11 gennaio scorso, la volontà di non piegarsi e reagire di fronte a tanto odio e disumanità. Per molte settimane, in una situazione di consapevole incertezza, si è discusso dei provvedimenti, delle colpe, delle cause, delle ripercussioni e di tutto ciò che l'attentato ha comportato. Tuttavia non sembra mai essere stata messa in discussione la provenienza dell'aggressione: il mondo islamico. D’altronde perché dubitarne? Tutti i video amatoriali girati quel terribile 7 gennaio mostrano i due aguzzini inneggiare al nome di Allah, rivendicare la propria appartenenza al gruppo di Al Qaeda dello Yemen e sostenere di aver vendicato il profeta Maometto. Nonostante tutto ciò, sul web sono stati in moltissimi a notare alcune discrepanze e incongruenze su quanto riportato dai media e dalle autorità, il che ha permesso ai più maliziosi di avanzare ipotesi di un complotto, magari dei servizi segreti occidentali e o israeliani per instillare in tutti noi l’idea che l’Islam sia un male e che dobbiamo combatterlo tutti insieme. O per qual si voglia altro motivo. Riflettendo accuratamente sui fatti, sorgono effettivamente degli interrogativi. Quale terrorista, con un addestramento militare, porta con sé la patente di guida il giorno in cui deve compiere un attentato e per giunta la dimentica distrattamente nella macchina che poi abbandona? Oppure, come è possibile riuscire a scappare in macchina con tanta facilità da una città sorvegliata come Parigi? E ancora, come è possibile che non sia uscita nemmeno una goccia di sangue quando uno dei due fratelli Kouachi ha sparato in testa al poliziotto da brevissima distanza con un’arma potente come il kalashnikov? E poi come si può sbagliare l’indirizzo del luogo prescelto per l’attacco? Queste sono solo alcune delle numerose domande ancora senza risposta riguardanti i fatti del 7 gennaio scorso. Il nostro obiettivo non è tuttavia dimostrare l’esistenza di un potere oscuro che decide nell’ombra le sorti di un’umanità inconsapevole o come ancora una volta siano state raccontate menzogne ai cittadini. L’obiettivo è invece convincere i lettori che l’unico modo per avere la libertà di scelta è esercitare continuamente un deciso spirito critico. Dunque informarsi, approfondire e studiare. Probabilmente per chi governa un paese è vantaggioso avere un popolo poco istruito, facile quindi da plagiare e indirizzare per raggiungere i propri interessi. Solo studiando acquisiamo la capacità di ragionare, interrogarci e riflettere criticamente su tutte le notizie con cui quotidianamente ci bombardano. Solo studiando siamo in grado di decidere se credere o meno al burocrate di turno che ci dice come agire. Solo studiando riusciamo a discernere la verità dalla menzogna. Solo studiando facciamo nostro quel senso critico che ci distingue da marionette pilotate a distanza. Solo studiando possiamo dubitare e solo potendo dubitare siamo liberi. E’ quindi d’obbligo concludere con un invito all’attuale generazione de ventenni e lo facciamo citando una frase, poco raffinata ma efficace, che campeggia su un muro della Capitale: “Fotti il sistema, studia”.
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