Acea Ato 2 SpA PROGRAMMA DEGLI INTERVENTI 2014-2017

PROGRAMMA
DEGLI
INTERVENTI
2014-2017
n. elaborato:
CRITICITA' DELL'IMPATTO
CON L'AMBIENTE
Relazione
6.1
file:
data:
marzo 2014
agg.:
Acea Ato 2 S.p.A.
PROGRAMMA DEGLI INTERVENTI
6 – Criticità dell’impatto con l’ambiente
6.1 – Relazione
INDICE
1
Introduzione _______________________________________________________________________ 2
2
Quadro di riferimento normativo ______________________________________________________ 2
2.1
La disciplina degli scarichi delle acque reflue urbane __________________________________ 2
2.1.1
2.2
3
4
5
6
Il Piano di Tutela delle Acque della Regione Lazio: obiettivi e misure ___________________________ 3
La disciplina della gestione dei fanghi disidratati ______________________________________ 7
I livelli di servizio attuali ____________________________________________________________ 10
3.1
Inquadramento _______________________________________________________________ 10
3.2
Contenuto allegati 6.2, 6.3 e 6.6 __________________________________________________ 10
3.3
Livelli del servizio ______________________________________________________________ 11
3.4
Limiti di emissione dei depuratori_________________________________________________ 12
3.5
Contenuto allegati 6.7 e 6.8______________________________________________________ 15
3.6
Minimizzazione produzione fanghi disidratati _______________________________________ 15
La sintesi delle criticità______________________________________________________________ 16
4.1
Criticità del servizio di depurazione _______________________________________________ 16
4.2
Contenuto allegati 6.4, 6.5, 6.9 e 6.10 _____________________________________________ 19
4.3
Criticità dell’impatto con l’ambiente ______________________________________________ 20
Obiettivi e livelli di servizio obiettivo __________________________________________________ 23
5.1
Depuratori ___________________________________________________________________ 23
5.2
Scarichi non depurati ___________________________________________________________ 24
Strategie di intervento ______________________________________________________________ 24
6.1
Attività di contenimento dei consumi energetici _____________________________________ 25
1
Allegato 6.1
1
Introduzione
La presente relazione, partendo dai dati attuali sull’andamento del servizio di depurazione
fornito da Acea Ato2, si prefigge lo scopo di individuare gli interventi necessari sia al
miglioramento del servizio stesso da un punto di vista quali/quantitativo sia all’adeguamento
degli impianti di depurazione alle disposizioni normative attualmente vigenti. Nei paragrafi
successivi, quindi, viene inizialmente fatto un inquadramento normativo al fine di evidenziare
le prescrizioni normative da rispettare, nonché gli obiettivi che la normativa stessa prevede
siano raggiunti nei prossimi anni, successivamente vengono individuate le principali criticità del
servizio di depurazione e gli obiettivi di servizio che Acea Ato2 si prefigge di raggiungere nel
quadriennio 2014-2017. Infine vengono descritte le linee di intervento stabilite per il
raggiungimento degli obiettivi previsti e viene fornito il cronoprogramma completo di tutti gli
interventi.
2
2.1
Quadro di riferimento normativo
La disciplina degli scarichi delle acque reflue urbane
La disciplina degli scarichi costituisce una delle componenti principali della normativa per la
tutela delle acque dall'inquinamento ed è regolamentata dal D.Lgs. 152/06 e successive
modificazioni.
I pilastri su cui si basa la regolamentazione degli scarichi sono l'obbligo di autorizzazione e il
rispetto dei limiti di emissione, fissati in funzione degli obiettivi di qualità dei corpi idrici.
Risulta
inoltre
di
fondamentale
importanza
l'adeguamento
dei
sistemi
di
fognatura,
collettamento e depurazione degli scarichi nell'ambito del servizio idrico integrato.
Il decreto, inoltre, individua, come peraltro già fatto dal D.Lgs. n. 152/1999, nel Piano di
Tutela delle Acque lo strumento del quale le Regioni debbono dotarsi per il raggiungimento e il
mantenimento degli obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione dei corpi idrici.
La regione Lazio ha adottato il Piano di tutela (PTAR) con DCR n. 42/07. Il PTAR si pone
l'obiettivo di perseguire il mantenimento dell'integrità della risorsa idrica, compatibilmente con
gli usi della risorsa stessa e delle attività socio-economiche delle popolazioni del Lazio. Inoltre
contiene, oltre agli interventi volti a garantire il raggiungimento e il mantenimento degli
obiettivi del D.lgs 152/2006, le misure necessarie alla tutela qualitativa e quantitativa del
sistema idrico.
2
Allegato 6.1
In tema di depurazione delle acque oltre al D. Lgs. 152/2006, altra norma fondamentale è il
D.M. n°185 del 12 giugno 2003 dal titolo “Regolamento recante norme e tecniche per il
riutilizzo delle acque reflue in attuazione dell’art. 26 comma 2 del D. Lgs 11 maggio 1999
n°152”.
Il D.M. 185/2003 stabilisce le norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue domestiche,
urbane ed industriali. Inoltre regolamenta le destinazioni d’uso delle acque reflue recuperate
ed i relativi requisiti minimi di qualità.
Nei paragrafi seguenti sono dettagliatamente descritti gli obiettivi di qualità stabiliti dal PTAR
suddivisi per tipologia di risorsa idrica e le misure da adottare per il loro raggiungimento.
Successivamente verranno descritti gli interventi previsti da Acea Ato2 sulla base appunto di
quanto stabilito dal PTAR.
2.1.1
2.1.1.1
Il Piano di Tutela delle Acque della Regione Lazio: obiettivi e misure
Gli obiettivi del PTAR
In conformità ai criteri definiti nell’allegato 1 alla parte III del d.lgs. 3 aprile 2006 n. 152, sono
corpi idrici significativi i corpi idrici superficiali individuati con la delibera della Giunta Regionale
n. 236 del 2 aprile 2004 e le manifestazioni sorgentizie individuate con deliberazione della
Giunta Regionale n. 355 del 18 aprile 2003.
Per i corpi idrici significativi, sono definiti i seguenti obiettivi di qualità, da perseguire entro il
22 dicembre 2015:
•
Mantenimento o raggiungimento dello stato di qualità ambientale “buono”;
•
Mantenimento dello stato di qualità elevato nei corpi idrici che già si trovano in queste
condizioni;
•
Raggiungimento, entro il 31 dicembre 2008, dello stato di qualità “sufficiente” in tutti i
corpi idrici che attualmente posseggono uno stato di qualità “scadente” o “pessimo” .
Gli interventi, in base a quanto stabilito dal PTAR, devono, prioritariamente, essere svolti nei
bacini del Sacco, del Rio Martino e del Moscarello, che presentano situazioni piu’ complesse in
riferimento allo stato di trattamento di scarichi urbani ed industriali. Nei bacini dell’Aniene,
Tevere Basso Corso e Tevere Foce devono essere potenziati i trattamenti delle acque reflue e
3
Allegato 6.1
completata la rete fognante e relativo collettamento. Per i maggiori impianti della città di Roma
devono essere studiati metodi per il riutilizzo dei reflui depurati per scopi agricoli ed industriali.
Si segnala che per effetto della mancata definizione e classificazione del reticolo idrografico
regionale su scala di dettaglio, le prescrizioni del PTRA sui limiti allo scarico in funzione delle
caratteristiche del corpo idrico ricettore ha comportato rilevanti difficoltà per il gestore nel
rinnovo/ottenimento delle autorizzazioni allo scarico degli impianti di depurazione esistenti.
Sempre ai sensi del d.lgs 3 aprile 2006 n. 152 sono definiti corpi idrici a specifica destinazione:
•
Le acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile. Per tali corpi idrici il
PTAR prevede, quali obiettivi:
o
il mantenimento, ove esistente, la classificazione nelle categorie A1 ed A2 come
definite all’art. 80 del d.lgs. 3 aprile 2006 n.152;
o
Per i corpi idrici che non sono classificati almeno in categoria A2 devono raggiungere
questa qualità entro il dicembre 2008;
•
Le acque superficiali di balneazione. Per tali corpi idrici il PTAR prevede, quali obiettivi:
o
Tali acque devono rispondere ai requisiti di cui al d.p.r. 470/1982 e s.m.i.
o
Per le acque non idonee alla balneazione devono essere messe in atto misure di
miglioramento volte a rimuovere le cause dell’inquinamento.
•
Le acque superficiali idonee alla vita dei pesci. Per tali corpi idrici il PTAR prevede quali
obiettivi:
o
•
estensione sino a coprire l’intero corpo idrico, dell’idoneità alla vita dei pesci.
Le acque destinate alla vita dei molluschi. Per tali corpi idrici il PTAR prevede il
raggiungimento dei seguenti obiettivi:
o
Le acque marino costiere e salmastre, che sono sede di banchi e popolazioni naturali
di molluschi bivalvi e gasteropodi devono essere protette o migliorate per consentire la
vita e lo sviluppo degli stessi.
Infine sono aree a specifica tutela le porzioni di territorio nelle quali devono essere adottate
particolari norme per il perseguimento degli specifici obiettivi di salvaguardia dei corpi idrici:
•
aree sensibili, come definite all ’articolo 91 del d.lgs. 3 aprile 2006, n.152. Per tali aree il
PTAR
•
zone vulnerabili da nitrati di origine agricola di cui all’ articolo 92 del d.lgs. 3 aprile 2006,
n. 152;
•
zone vulnerabili da prodotti fitosanitari di cui all’ articolo 93 del d.lgs. 3 aprile 2006, n.152;
4
Allegato 6.1
•
aree di salvaguardia delle acque destinate al consumo umano di cui all’ articolo 94 del
d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152;
•
aree sottoposte a tutela quantitativa di cui all’articolo 95 del d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152.
2.1.1.2
Le misure per il raggiungimento degli obiettivi
Il PTAR, come già scritto, ha formulato, a scala regionale e di bacino idrografico, alcune misure
specifiche relative alla depurazione degli effluenti, per il raggiungimento degli obiettivi
precedentemente descritti quali:
o
Gli scarichi urbani provenienti da impianti di depurazione che possono peggiorare lo stato di
qualità di acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile, prima di
essere immessi in un corpo idrico ricadente nel bacino idrografico chiuso sull’opera di
presa, ovvero nel bacino idrografico dell’intero lago, devono subire un ulteriore trattamento
di disinfezione con raggi UV. La giunta Regionale individuerà, con proprio atto, i depuratori
che dovranno dotarsi di tale impianto;
o
Tutti gli scarichi provenienti da impianti di trattamento delle acque reflue recapitanti,
mediante condotta sottomarina, in acque marino costiere devono subire un trattamento di
clorazione almeno durante la stagione balneare;
o
Le acque reflue urbane in uscita da impianti di depurazione recapitanti in corsi d’acqua
superficiali, entro una significativa distanza dal mare, devono subire la disinfezione a raggi
UV o trattamenti alternativi con esclusione della clorazione;
o
Per gli scarichi ricadenti in aree sensibili deve essere previsto l’abbattimento almeno del
75% del carico complessivo di nutrienti;
o
Le acque reflue urbane ed eventualmente industriali ricadenti all’interno della zona di
rispetto delle acque destinate al consumo umano devono essere condottate, anche se
depurate, fuori dalla zona di rispetto stessa. Per gli agglomerati urbani minori e per le case
isolate, che non possono essere collegati con pubbliche fognature, lo smaltimento deve
avvenire senza emissione di reflui mediante impianti di evapotraspirazione o equivalenti;
o
Nelle zone di protezione delle acque destinate al consumo umano possono essere previste,
nella deliberazione di approvazione dell’ area di salvaguardia, limitazioni agli insediamenti
civili artigianali e agricoli. I reflui di questi insediamenti devono comunque essere trattati in
impianti
di
depurazione
a
fanghi
attivi
dotati
di
trattamento
di
nitrificazione
e
denitrificazione o equivalente e, per gli agglomerati minori e per le case isolate, che non
possono essere collegati con pubbliche fognature, in impianti di fitodepurazione o sistemi
5
Allegato 6.1
equivalenti che consentano i massimi livelli di depurazione in relazione al BOD e alle
sostanze azotate
o
per gli impianti di nuova realizzazione potenziamento e adeguamento la cui realizzazione
avviene tramite risorse pubbliche regionali, nazionali o comunitarie, è prevista una apposita
sezione di abbattimento dei carichi inquinanti, per il riutilizzo dei reflui ai sensi del D.M.
185/2003;
o
per gli effluenti urbani degli agglomerati con più di 7.000 a.e., ricadenti nei territori dei
bacini elencati nell’art.21, comma 1 e nelle aree sensibili al di fuori di essi, si deve
provvedere al trattamento dei medesimi, garantendo un’efficienza depurativa relativa al
BOD determinata secondo la formula riportata al comma 2.a; relativamente all’ Ntot e al
Ptot nelle aree sensibili, i limiti da rispettare sono quelli della tab.2 dell’allegato 5 del
D.Lgs. 3 aprile 2006 n.152. I nuovi limiti imposti valgono anche per gli agglomerati
superiori ai 2000 a.e., nonchè per gli effluenti industriali con portata superiore a 500 mc/d
a partire dal 22 dicembre 2015, qualunque sia il bacino idrografico interessato;
o
per i depuratori con potenzialità > 50.000 a.e. a servizio di Roma il limite di NH4 è stabilito
in 10 mg/l come media giornaliera;
o
gli scarichi nuovi o esistenti, originati da agglomerati urbani inferiori ai 2000 ae, recapitanti
in acque superficiali, devono essere trattati con sistemi di depurazione tali da consentire
emissioni conformi alla tab. 1 dell’allegato 5 della parte III del d.lgs 152/06 e un
abbattimento non inferiore al 40% del carico in entrata dei parametri di tab.2 dell’allegato
5 del suddetto decreto. I limiti di emissione dei suddetti scarichi possono essere raggiunti
attraverso sistemi di depurazione di tipo biologico associati a trattamenti di nitrificazione e
denitrificazione o trattamenti naturali dei reflui (fitodepurazione);
o
gli scarichi, nuovi o esistenti, originati da agglomerati urbani inferiori a 10.000 a.e.,
recapitanti in acque marino-costiere devono essere sottoposti ad adeguati trattamenti
depurativi di tipo biologico tradizionale o ad ossidazione totale o a fanghi attivi che
conseguano limiti di emissione conformi alla tabella 1 dell’ allegato 5 alla parte III del d.lgs.
3 aprile 2006 n. 152.
o
tutti gli scarichi di piccoli insediamenti , case sparse insediamenti isolati e agglomerati
urbani inferiori a 2.000 a.e. dovranno garantire la minore carica batterica possibile;
pertanto nell’autorizzazione allo scarico dovrà essere previsto, contrariamente a quanto
avveniva in passato, un limite prestabilito secondo le indicazioni della legge per il
parametro “Escherichia Coli”.
o
Gli scolmatori di piena di reti fognanti di tipo misto e di reti esclusivamente pluviali devono
essere dimensionati in modo tale che le portate di supero sversate direttamente nei corpi
idrici ricettori abbiano caratteristiche compatibili con quelle del ricettore e con gli usi, in
atto o previsti, dello stesso. La taratura dello scolmatore deve consentire la deviazione dei
6
Allegato 6.1
reflui quando le portate in tempo di pioggia superano di almeno 5 volte la portata nera
media in tempo secco (calcolata in funzione degli abitanti equivalenti, di una dotazione
idrica di 250 l/ab/g e di un coefficiente di afflusso in fogna pari ad almeno 0,8). E’ vietato il
recapito diretto delle acque di scolmo in corpi idrici lacustri , salvo l’impossibilità di tecniche
alternative.
o
il rispetto dei limiti più restrittivi stabiliti dal D.M.185/03 per il riutilizzo delle acque in
agricoltura nei casi in cui il fosso ricettore abbia una portata naturale nulla per oltre 120
giorni annui o non sia significativo.
2.2
La disciplina della gestione dei fanghi disidratati
Con l’emanazione del D.L.vo 13 gennaio 2003, n. 36 di recepimento della direttiva 1999/31/CE
del Consiglio del 26 aprile 1999 relativa alle discariche di rifiuti, accompagnato dal Decreto
Ministeriale 13 marzo 2003 riguardante i limiti di accettabilità per i rifiuti da conferire alle
discariche, è stata introdotta nell’ordinamento nazionale una disciplina del tutto nuova in
merito alla gestione delle discariche.
L’attuazione della direttiva, ha consentito di colmare un vuoto legislativo che perdurava da
anni, consentendo il superamento delle norme tecniche previgenti in materia di discariche e
risalenti alla Deliberazione del Comitato interministeriale 27 luglio 1984, espressamente
abrogate (unitamente al DM 11 marzo 1998, n. 141) dall’art. 17 dello stesso D.L.vo n.
36/2003.
Una delle maggiori novità è stata la classificazione delle discariche recata dall’art. 4 del D.L.vo
n. 36/2003, e l’introduzione di norme relative alle condizioni e ai limiti di accettabilità dei rifiuti
in ogni categoria di discarica. Dal succitato disposto legislativo le discariche si inquadrano nelle
seguenti categorie:
a. discarica per rifiuti inerti;
b. discarica per rifiuti non pericolosi;
c. discarica per rifiuti pericolosi.
Particolarmente problematica per i gestori del S.I.I. fu quanto disposto all’art.3 del Decreto
Ministeriale che stabilisce che nelle discariche per rifiuti non pericolosi possono essere smaltiti
rifiuti (fanghi disidratati) con una concentrazione di sostanza secca non inferiore al 25%.
L’Entrata in vigore dei suddetti limiti furono prorogati in seguito prima al 31/12/2005.
7
Allegato 6.1
In data 3 agosto 2005 è stato poi emanato un nuovo Decreto Interministeriale (attuativo del
citato D.L.vo 36/2003) pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.201 del 30 agosto 2005, recante
disposizioni in riferimento alla “Definizione dei criteri di assimilabilità dei rifiuti in discarica”.
Detto decreto, oltre a ribadire quanto già disposto in precedenza al riguardo dei limiti di
sostanza secca per i rifiuti non pericolosi (25%), dispone che il produttore dei rifiuti, oltre ad
effettuare una caratterizzazione di base del rifiuto in corrispondenza del primo conferimento
che deve altresì essere ripetuta ad ogni variazione significativa del processo che origina il
rifiuto stesso, deve anche verificare che siano rispettati i criteri di ammissibilità in discarica
stabiliti, per rifiuti non pericolosi, alla tabella 5 del Decreto interministeriale del 3 agosto.
Successivamente, con l’articolo 11 – quaterdecies del Ddl di conversione del Dl 203/2005,
recante “Misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e
finanziaria”, convertito in legge il 24/11/2005, si è spostato al 31/12/2006 il termine ultimo
per l’applicazione dei limiti più restrittivi previsti dal DM 3 agosto 2005, rispetto a quelli al
tempo in vigore previsti dalla Delibera 27 luglio 1984.
Soltanto recentemente è terminato l’iter normativo relativo alle condizioni ed ai limiti di
accettabilità dei rifiuti in discarica, con l’adozione del vigente D.M. 27 settembre 2010
“Definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica, in sostituzione di quelli contenuti
nel decreto del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio 3 agosto 2005”, che ha reso
maggiormente rispondente ai disposti comunitari il Decreto di recepimento della Decisione
2033/33/CE del Consiglio del 19 dicembre 2002.
Con quest’ultimo decreto ministeriale, il legislatore, riproponendo sostanzialmente quanto
previsto dal D.M. 3 agosto 2005, mai entrato totalmente in vigore per le continue proroghe a
cui è stato sottoposto, ha affrontato il problema, molto sentito nella prassi, del limite di
concentrazione del DOC (Carbonio Organico Disciolto) nelle varie tipologie di rifiuti, che
limitava fortemente l’accettabilità dei rifiuti nelle discariche.
La principale alternativa individuata alla discariche insieme al compostaggio è lo spandimento
in agricoltura, la cui normativa è regolata in Italia con il D.Lgs 99 del 27.01.1992, tutt’ora
vigente, che ha recepito la direttiva 86/278/CEE concernente la protezione dell'ambiente, in
particolare del suolo, nell'utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura. Tale decreto
legislativo regola le condizioni e le modalità di utilizzo in agricoltura dei fanghi prodotti dal
processo di depurazione dei reflui provenienti da insediamenti civili e produttivi e fissa le
limitazioni nelle caratteristiche agronomiche e microbiologiche degli stessi (contenuto massimo
di metalli pesanti Cd, Cu, Ni, Pb, Zn, Hg e Cr e contenuto minimo di elementi nutritivi N e P
totali) per ridurre al minimo i rischi legati alla possibilità che sostanze pericolose possano
8
Allegato 6.1
entrare nella catena alimentare o inquinare il suolo. Si noti che, attualmente, il D.L.vo 99/1992
è in fase di revisione.
I requisiti essenziali per l’utilizzo dei fanghi su suolo agricolo sono:
•
un preliminare trattamento (ossia un processo di stabilizzazione atto a contenere /
eliminare i possibili effetti igienico-sanitari);
•
l’idoneità a produrre un effetto concimante e/o ammendante e correttivo del terreno;
•
l’assenza di sostanze tossiche e nocive e/o persistenti e/o bioaccumulabili in
concentrazioni dannose per il terreno, per le colture, per gli animali, per l’uomo e per
l’ambiente in generale;
•
adeguate caratteristiche dei fanghi (Allegato I B del Decreto);
•
adeguate caratteristiche del terreno (Allegato I A).
Nella tabella seguente sono indicate, estratte dagli allegati al Decreto, le concentrazioni
massime di metalli pesanti consentite nei fanghi prima del loro spandimento su suolo e le
relative caratteristiche dei terreni oggetto di tale spandimento.
Elemento
Allegato I A (suoli)
Allegato I B (fanghi)
Cadmio
Mercurio
Nichel
Piombo
Rame
Zinco
1,5
1
75
100
100
300
20
10
300
750
1000
2500
Concentrazioni massime di metalli pesanti consentite dal D.L.vo
99/92 (mg/kg s.s)
Inoltre i fanghi devono avere le seguenti caratteristiche agronomiche:
Elemento
Unità di misura
Soglia
Carbone organico
Fosforo tot.
Azoto tot.
% sostanza secca
% sostanza secca
% sostanza secca
>20
>0,4
>1,5
Salmonelle
MPN/g sostanza secca
<1000
Caratteristiche agronomiche dei fanghi secondo il D.L.vo 99/92
Le analisi sui fanghi vanno effettuate ogni qualvolta intervengano cambiamenti sostanziali nella
qualità delle acque trattate e, comunque, almeno:
•
ogni 3 mesi per impianti > 100.000 A.E. (cioè 4 analisi/anno);
•
ogni 6 mesi per impianti < 100.000 A.E.;
•
1 volta all’anno per impianti < 5.000 A.E.
secondo il protocollo analitico fissato nell’allegato B al Decreto
9
Allegato 6.1
3
3.1
I livelli di servizio attuali
Inquadramento
Acea Ato2 gestisce il sistema depurativo e gli impianti di sollevamento annessi alla rete ed ai
collettori fognari dei comuni ricadenti nel territorio dell’ambito territoriale ottimale numero 2 –
Lazio Centrale; alcuni sono opere di rilievo, con potenzialità medie che superano i 10 mc/s,
svolgendo, in alcuni casi, funzioni di salvaguardia dal rischio idraulico.
Nel corso del 2013 i principali impianti di depurazione hanno trattato un volume di acqua pari a
circa 550 milioni di mc, con un incremento di circa il 7.8 % rispetto al periodo dell’anno
precedente. La produzione di fanghi, sabbie e grigliati relativa a tutti gli impianti gestiti,
nell’arco del 2013, è stata pari a circa 147.000 tonnellate, valore quasi identico rispetto al
periodo dell’anno precedente.
La società attualmente gestisce 171 impianti di depurazione delle acque reflue civili, di cui 34
nel Comune di Roma e 524 sollevamenti fognari. Circa il 30% di questi adotta un trattamento
più avanzato a valle del trattamento secondario, quali ad esempio tecnologie MBR, disinfezione
con UV, sistemi di filtrazione.
Nella seguente tabella si evidenzia la distribuzione degli impianti di depurazione in funzione
della potenzialità indicate nelle autorizzazioni allo scarico. Inoltre si riporta anche il numero
degli abitanti equivalenti serviti. Risulta evidente che a fronte di un numero elevatissimo di
depuratori di taglia piccola e medio-piccola, in realtà la copertura del servizio è garantita
soprattutto dagli impianti di taglia medio – grande e grande.
Distribuzione depuratori per
potenzialità autorizzata
Numero
abitanti
equivalenti
serviti
Abitanti
equivalenti
serviti (%)
12
3.582.775
79%
29
613.515
13%
65
300.439
7%
65
60.938
1%
171
4.557.667
100%
Grande (≥50.000 AE)
Medio-Grande (≥10.000 e < 50,000 AE)
Medio-Piccola (≥2.000 e < 10,000 AE)
Piccola (<2.000 AE)
Totale Depuratori
3.2
Contenuto allegati 6.2, 6.3 e 6.6
Nell’allegato 6.2 – Elenco depuratori – viene riportato l’elenco completo dei depuratori gestiti
da Acea Ato2 suddivisi in impianti attivi ed impianti dismessi. Per ogni impianto viene riportato
il comune ed il numero degli abitanti equivalenti autorizzati.
10
Allegato 6.1
Nell’allegato 6.3 – Rappresentazione Depuratori – viene riportata una cartografia con
localizzazione dei depuratori attivi, di quelli dismessi e di quelli da dismettere. Per ogni comune
è riportata una tabellina con i codici di riferimento dei singoli depuratori. Per quanto riguarda il
comune di Roma, la localizzazione dei depuratori è stata effettuata in funzione dei municipi di
appartenza.
Nell’allegato 6.6 - Carta copertura del servizio – è riportata una cartografia con individuazione
delle aree afferenti ai singoli depuratori ed agli scarichi non depurati al fine di mettere in
evidenza l’effettiva copertura del territorio.
3.3
Livelli del servizio
Il livello di copertura del servizio è caratterizzato dalla presenza di scarichi non depurati. Tali
scarichi oggi restituiscono al territorio, in punti ben definiti di seguito menzionati come scarichi
diretti, acque reflue non trattate.
La presenza di scarichi diretti è la conseguenza delle scelte sociali effettuate negli anni dalle
Amministrazioni Comunali mirate prioritariamente alla tutela igienico-sanitaria di tutte le aree
fortemente antropizzate. Tali scelte hanno infatti consentito di ottenere oggi un’estesa ed
attiva rete fognaria a servizio di tutti i nuclei abitati del territorio gestito.
La
presenza
di
scarichi
è altresì
motivata
dall’orografia
del
territorio, assai
spesso
caratterizzata dalla presenza di centri storici sviluppatisi intorno ai borghi antichi ed a partire
dai vertici dei punti emergenti caratterizzati da rocche e castelli.
L’orografia ha comportato quindi: in alcuni casi la presenza di numerosi impianti di
depurazione ed in altri la presenza di un solo impianto, al quale è stata collegata la rete
fognaria di un particolare versante di deflusso naturale delle acque, lasciando versare le altre
reti direttamente nei corpi idrici superficiali o direttamente sul suolo.
Circostanza simile si è verificata per i nuclei abitati isolati, per lo più serviti da rete fognaria
locale ma non depurati in quanto lontani dall’impianto di depurazione comunale.
Diversa è la situazione per le case sparse, per le quali lo smaltimento dei reflui può essere
convenientemente gestito con l’introduzione di singoli impianti depurativi privati.
La percentuale di abitanti residenti serviti dal servizio di depurazione per il territorio dell’Ato2
è circa pari al 91%, il grado di copertura del servizio cresce nel territorio del Comune di Roma
risultando pari a circa il 97%.(fonte Report Ecosistema Urbano per Legambiente).
11
Allegato 6.1
3.4
Limiti di emissione dei depuratori
Nel presente paragrafo viene fornita una descrizione dell’evoluzione della tipologia delle
prescrizioni autorizzative a seguito dell’ adozione del PTAR da parte Regione Lazio che ha
comportato, per molti impianti di depurazione precedentemente autorizzati in tab 1 e 3 del
D.lgs 152/06 o in tab A della Legge Merli, l’adozione di limiti piu’ restrittivi.
Negli allegato 6.7 viene invece fornito l’elenco completo dei depuratori con i limiti di emissioni
attualmente vigenti.
In particolar modo hanno avuto bisogno di notevoli interventi di adeguamento tutti quegli
impianti che risultano scaricare in fossi con portata nulla per piu’ di 120 giorni all’anno.
Nella tabella seguente si riporta un elenco dei principali impianti per cui rispetto al 2007 la
nuova autorizzazione ha imposto il rispetto dei limiti più restrittivi della tab allegata al DM.
185/03.
COMUNE
DEPURATORE
Prescrizioni
autorizzative
2013
ALBANO
ARCINAZZO
ARTENA
BELLEGRA
CASTEL MADAMA
CASTEL NUOVO DI PORTO
CIAMPINO
GALLICANO NEL LAZIO
GAVIGNANO
GENZANO DI ROMA
GROTTAFERRATA
LANUVIO
MARCELLINA
MARCELLINA
MENTANA
MONTELANICO
PALESTRINA
PALESTRINA
POLI
ROMA
ROMA
ROMA
S. CESAREO
PAVONA (S. MARIA IN FORNAROLA)
VIDIANO
VALLE PISCIANA
ACQUA CALDA
S. AGOSTINO
PROTEZIONE CIVILE / PONTE STORTO
LUCREZIA ROMANA
POLLEDRARA
FONTANELLE
MONTE GIOVE
VALLE MARCIANA
LA PIETRARA
CASAL FACCENNA
FONTE TONELLO
PARCO TRENTANI
FORMA D1
BOCCAPIANA
RIO PEPE
MAIORI
FALCOGNANA
PONTE GALERIA
SANTA FUMIA
FOSSO CARSOLESE
T185 + Abb. Bod5 (89)
T185
T185 + Abb. Bod5 (89,46)
T185
T185
T185
T185 + Abb. Bod5 (*)
T185
T185 (10 parametri)
T185
T185 + Abb. Bod5 (86)
T185
T185
T185
T185 + Abb. Bod5 (89,32)
T185
T185 + Abb. Bod5 (91)
T185 + Abb. Bod5 (90)
T185
T185
T185
T185
T185
12
Allegato 6.1
COMUNE
DEPURATORE
Prescrizioni
autorizzative
2013
S. CESAREO
S. GREGORIO DA SASSOLA
S. ORESTE
S. VITO ROMANO
SEGNI
VELLETRI
Totale
LA VETRICE
CAPOLUOGO
VALLE MAGGESE
PASTINE
VALLE MACERINA
LA CHIUSA
Impianti N.
T185
T185
T185
T185
T185
T185
29
Di questi impianti circa il 50% è stato interessato da interventi temporanei e/o definitivi per
l’adeguamento alle nuove prescrizioni, per gli altri sono in corso o in programmazione gli
interventi di adeguamento.
Il dm 185/03 impone, oltre a limiti di concentrazione molto piu’ restrittivi rispetto a quelli
previsti dalle tab 1 e 3 del d.lgs. 152/06, anche che venga effettuata la disinfezione per tutto
l’anno con un limite massimo di concentrazione ammissibile di 100 UFC/100ml per l’escherichia
coli.
Tale limite risulta difficile da rispettare con i sistemi di clorazione normalmente presenti sui
depuratori. Acea ATO 2 sta quindi introducendo due nuove tecnologie:
•
la disinfezione mediante UV: consiste nell’irradiazione del refluo con raggi ultravioletti
che conseguente inattivazione della riproduzione di tutti i microorganismi presenti senza
necessità di utilizzare sostanze chimiche;
•
la disinfezione mediante dosaggio di acido peracetico: il vantaggio dell’utilizzo dell’acido
peracetico rispetto al processo di clorazione consiste nel fatto che non si producono
sottoprodotti dannosi per l’ambiente.
Queste stesse tecnologie sono state adottate, come imposto dal PTAR, anche per gli impianti
che ricadono in prossimità della costa.
Nella tabella seguente si riporta l’elenco degli impianti in cui la disinfezione viene eseguita
mediante raggi UV.
COMUNE
DEPURATORE
Ab. Equiv.
ALBANO
ARTENA
ARTENA
CASTEL NUOVO DI PORTO
CASTEL NUOVO DI PORTO
COLONNA
FIUMICINO
PAVONA (S. MARIA IN FORNAROLA)
COLUBRO
VALLE PISCIANA
COLLE VERDE
VALLE LINDA
OSTERIA - COLONNA
LE VIGNOLE
45.000
2.500
8.000
800
2.500
4.300
11.300
13
Allegato 6.1
COMUNE
DEPURATORE
Ab. Equiv.
FIUMICINO
FREGENE
76.000
GAVIGNANO
GENZANO DI ROMA
GORGA
GORGA
FONTANELLE
MONTE GIOVE
CASACCIONI
LAGO
1.500
29.000
340
850
GUIDONIA
MARCO SIMONE
15.000
LANUVIO
MARCELLINA
MARCELLINA
MARINO
MARINO
MARINO
MENTANA
MENTANA
MONTECOMPATRI
MONTECOMPATRI
MONTEPORZIO CATONE
PALESTRINA
PONZANO ROMANO
ROCCA DI CAVE
ROMA
ROMA
ROMA
S. ORESTE
S. POLO DEI CAVALIERI
S. VITO ROMANO
VEJANO
Totale
LA PIETRARA
CASAL FACCENNA
FONTE TONELLO
CAVE DI PEPERINO
S. MARIA DELLE MOLE
VALLE DEI MORTI/vivaldi
PARCO TRENTANI
BOTTICELLI
CARRARECCE
FONTANELLE
SONNINO
BOCCAPIANA
VIGNACCE/MONTE CHIODO
VALLE SILLA
PONTE GALERIA
SPREGAMORE
FINOCCHIO
VALLE MAGGESE
BOSCHETTO
PASTINE
VEJANO
Impianti N.
6.300
3.000
2.500
8.000
30.000
10.000
8.000
8.000
3.300
1.900
3.100
10.000
1.000
2.000
5.000
2.000
15.000
4.000
6.000
5.500
1.900
34
Nella tabella seguente si riporta invece l’elenco dei depuratori in cui la disinfezione viene
effettuata mediante acido peracetico.
COMUNE
DEPURATORE
Ab. Equiv.
CERVETERI
CERENOVA
50.000
FIUMICINO
FREGENE
76.000
POMEZIA
Santa Palomba
1.700
ROMA
CASAL FATTORIA
1.500
ROMA
SPREGAMORE
2.000
ROMA
SANTA FUMIA
3.000
ROMA
SELVOTTA
3.000
14
Allegato 6.1
ROMA
ROMA SUD
1.100.000
S. MARINELLA
S. MARINELLA SUD
15.000
S. MARINELLA PRATO ROTATORE /S. MARINELLA CENTRO
25.000
S. MARINELLA
Totale
37.500
11
PRATO DEL MARE/S.MARINELLA NORD
Impianti N.
Per quanto riguarda quindi i comparti di disinfezione sono stati eseguiti tutti gli interventi per il
rispetto dei livelli di servizio imposti dalle vigenti normative.
3.5
Contenuto allegati 6.7 e 6.8
Nell’allegato 6.7 – Elenco depuratori e prescrizioni limiti di emissione – viene riportato l’elenco
completo dei depuratori con indicazione delle prescrizioni autorizzative vigenti. Inoltre è
inserita una colonna “classi di aggregazione” per suddividere in macro classi di riferimento le
diverse tipologie di autorizzazioni. Tali classi di aggregazioni sono state utilizzate nell’allegato
6.8 – Carta prescrizioni limiti di emissione dei depuratori – in cui le aree afferenti ai singoli
depuratori, già descritte nell’allegato 6.6 vengono differenziate in funzione della classe di
autorizzazione.
3.6
Minimizzazione produzione fanghi disidratati
L’evoluzione normativa con le problematiche ad esse collegate hanno spinto Acea Ato2 in
questi ultimi anni ad intraprendere una serie di misure volte:
•
alla caratterizzazione e verifica di accettabilità dei rifiuti prodotti dagli impianti di
depurazione gestiti per individuare soluzioni alternative alla gestione dei fanghi smaltiti,
fino all’anno 2006 mediante soli contratti con le discariche, quali quelle di compostaggio
e spandimento al suolo dei fanghi;
•
a migliorare il livello di stabilizzazione dei fanghi da smaltire;
•
all’individuazione di sistemi integrativi per l’inertizzazione dei fanghi;
•
ad individuare ed implementare, in tempi compatibili con le criticità evidenziate,
soluzioni alternative al conferimento in discarica dei fanghi biologici;
•
alla riduzione della produzione dei fanghi e dei volumi da smaltire/recuperare mediante
impianti di essiccamento presso gli impianti principali di Roma.
Nella
tabella
seguente
vengono
riportate
le
percentuali
cumulate
nell’anno
smaltimento in discarica o recupero dei fanghi a compostaggio o agricoltura.
15
Allegato 6.1
2013
di
SOCIETA' ACEA ATO2 S.p.A.:
Ripartizione Percentuale Smaltimento Fanghi
DATO CUMULATO
2013
4
4.1
Discarica
Compostaggio
Agricoltura
10,4%
88,2%
1,4%
La sintesi delle criticità
Criticità del servizio di depurazione
Le principali criticità del sistema depurativo sono rappresentate da:
Scarichi senza depurazione ovvero tronchi di fognature pubbliche che scaricano
nell’ambiente senza alcun trattamento depurativo.
A seguito di un accurato censimento degli scarichi avviato nel 2003 ed in continuo
aggiornamento con la sempre maggior conoscenza del territorio, il Gestore ha redatto
un piano di eliminazione che prevede l’intercettazione ed il collettamento verso gli
impianti di depurazione esistenti.
Tale piano, finalizzato al superamento dell’emergenza scarichi nell’ATO 2, è stato
condiviso con la Segreteria Tecnica Operativa dell’ATO 2 Lazio Centrale – Roma ed
acquisito
nel 2008 dal già citato Protocollo d’intesa per l’Attuazione del Piano
Straordinario di risanamento delle risorse fluviali, lacuali e marine– Lazio Centrale –
Roma tra Assessorato all’Ambiente e Cooperazione tra i Popoli, Provincia di Roma e
Acea S.p.A.
Complessivamente al 31/12/2013 risultano censiti 243 scarichi, di cui 141 sono stati già
eliminati.
Restano da risanare ulteriori 102 scarichi, di cui 33 a cura delle amministrazioni locali e
69 a cura del gestore, di questi ultimi sono in corso i lavori per il collegamento di 42
scarichi
Nel grafico sottostante si riporta un dettaglio della situazione attuale degli scarichi non
depurati da cui si evidenzia che, nel corso degli ultimi anni, la maggior parte delle
criticità sono state sanate o sono in corso di risanamento. Risultano tuttavia ancora
necessari degli interventi per eliminare completamente tutti gli scarichi non depurati ad
oggi censiti.
16
Allegato 6.1
Depuratori
strutturalmente
e
tecnicamente
inadeguati,
realizzati
dalle
diverse
Amministrazioni Comunali alla fine del secolo scorso con tecnologie obsolete, spesso
non funzionali al trattamento richiesto dalle nuove norme e la cui gestione è stata
conferita ad Acea Ato2 a partire dal 2003 in attuazione della legge Galli.
In particolare si fa riferimento agli impianti di potenzialità autorizzata minore di 2.000
abitanti equivalenti che rappresentano circa il 38% degli attuali impianti in esercizio.
Dalla data di acquisizione del servizio idrico integrato, sono stati già eliminati il 22% di
tali depuratori. Gli interventi possibili per l’eliminazione di tali depuratori sono in
generale di due tipi:
Realizzazione di depuratori di potenzialità maggiore a servizio di comprensori piu’
ampi, per accentrare il servizio di depurazione con vantaggi da un punto di vista sia
gestionale che ambientale;
Realizzazione di collettori per convogliare i reflui trattati nei depuratori da
dismettere in depuratori di potenzialità maggiore, già esistenti.
Appare evidente che per rendere tali interventi realizzabili sotto il profilo tecnico, ma
soprattutto economico, i depuratori da dismettere non devono ricadere in zone isolate
per cui risulti non conveniente né trasportare i reflui presso altri impianti molto distanti,
né tantomeno realizzare impianti di taglia maggiore. Sulla base dei criteri appena
descritti nel presente piano si prevede di dismettere il 10% dei depuratori di
taglia<2.000 a.e. ancora attivi. Come già descritto nell’allegato 6.3 è riportata una
cartografia con la localizzazione di tutti gli impianti. Per ciascuno depuratore viene
indicato se ne è prevista la dismissione o se è già stato dismesso.
17
Allegato 6.1
Depuratori da potenziare.
Se si escludono gli impianti da adeguare ovvero da dismettere, rimane una quota parte
di depuratori che necessitano di interventi di potenziamento per vari motivi: il
contributo di scarichi non depurati, il contributo di depuratori dismessi, il contributo di
acque parassite ed, infine,
i nuovi allacci. La presenza di depuratori che presentano
capacità residua di trattamento nulla o ridotta comporta una criticità per lo sviluppo
urbano dei territori dell’Ato2.
Depuratori regolarmente autorizzati che, con l’entrata in vigore del DM 185/03, del
D.lgs 152/06 e successivamente del PTAR, devono essere adeguati a limiti più restrittivi
rispetto a quelli precedentemente autorizzati.
Sono stati autorizzati con le prescrizioni della tabella allegata al DM 185/03
complessivamente 34 impianti e con le prescrizioni della tabella 4 allegato V del D.Lgs
152/06 ulteriori 13 impianti.
Inoltre le diverse prescrizioni definite nelle singole autorizzazioni allo scarico hanno
determinato una casistica molto ampia, che risulta evidente dal grafico sottostante, che
ha comportato di volta in volta la necessità di adeguamento degli impianti alle nuove
prescrizioni, spesso successivamente al rilascio dell’autorizzazione stessa.
18
Allegato 6.1
4.2
Contenuto allegati 6.4, 6.5, 6.9 e 6.10
Con riferimento alle criticità sopra elencate, per fornire un’informazione completa sono stati
realizzati i seguenti allegati:
Criticità relativa agli scarichi non depurati:
Nell’allegato 6.4 – Elenco scarichi non depurati – viene riportato l’elenco completo degli
scarichi non depurati ancora attivi con indicazione degli abitanti equivalenti afferenti, suddivisi
in scarichi il cui intervento di eliminazione risulta a carico di Acea Ato2 e scarichi il cui
intervento di eliminazione è invece a carico di altri Enti.
Per quanto riguarda i primi viene riportato per ogni scarico l’intervento previsto per
l’eliminazione, lo stato dell’intervento (lavori in corso, progettazione, autorizzazione…), gli
abitanti equivalenti afferenti ed il codice di individuazione dello scarico.
Inoltre per completezza di informazione viene riportato anche un elenco degli scarichi eliminati.
Nell’allegato 6.5 – Rappresentazione scarichi non depurati – è riportata una cartografia con la
localizzazione di tutti gli scarichi non depurati ancora attivi, in via di eliminazione ed eliminati.
Per ogni comune viene riportata una tabella con indicazione del codice dello scarico e degli
abitanti afferenti.
19
Allegato 6.1
Criticità relativa alla saturazione degli impianti:
Nell’allegato 6.9 – Elenco depuratori e potenzialità di trattamento – viene riportato l’elenco
completo dei depuratori attivi, indicando per ciascuno la capacità residua, rispetto a quella
autorizzata. I depuratori sono stati suddivisi in depuratori con “capacità residua”, “capacità
residua limitata” e “senza capacità residua”.
Nell’allegato 6.10 – Carta potenzialità di trattamento dei depuratori – i contenuti dell’elenco di
cui al punto 6.9 sono rappresentati in forma grafica.
4.3
Criticità dell’impatto con l’ambiente
A fronte delle criticità
di natura più strettamente tecnico-operativa appena descritte esiste
un’ulteriore criticità legata allo stato qualitativo dei corpi idrici e più in generale dei bacini
idrografici della Regione Lazio.
Per quanto riguarda specificatamente gli impianti di depurazione gestiti da Acea Ato2, i corpi
idrici ricettori ricadono nei seguenti bacini idrografici:
•
Tevere – medio corso: stato di qualità variabile da scadente a sufficiente;
•
Tevere - basso corso: stato di qualità variabile da pessimo a scadente;
•
Tevere – foce: stato di qualità pessimo;
•
Tevere incastro: stato di qualità sufficiente;
•
Aniene: stato di qualità variabile da buono a scadente a seconda delle aree;
•
Mignone: stato di qualità variabile da scadente a buono a seconda delle aree ;
•
Mignone – Arrone sud: stato di qualità variabile da scadente a sufficiente a seconda
della aree;
•
Arrone Sud: stato di qualità sufficiente;
•
Arrone sud – collettore: stato di qualità sufficiente
•
Sacco – stato di qualità da pessimo a scadente a seconda delle aree;
•
Moscarello – stato di qualità pessimo
Risulta evidente che lo stato qualitativo dei bacini idrografici in elenco risulta fortemente
compromesso, rappresentando, di fatto, una forte criticità per l’ambiente.
I limiti sempre più restrittivi imposti sugli scarichi degli impianti di depurazione determinano la
necessità di ricorrere a trattamenti sempre più spinti e tecnologicamente complessi, con
20
Allegato 6.1
conseguente sensibile incremento dei costi di gestione per effetto delle maggiori quantità di
fanghi da smaltire, dei maggiori consumi di energia elettrica e della necessità di maggior
presidio di personale addetto specializzato. D’altro canto la realizzazione e gestione di impianti
tecnologicamente avanzati per lo smaltimento dei fanghi (essiccatori e termovalorizzatori) e
soggetto ad iter autorizzativi sempre più complessi.
Un altro aspetto da non sottovalutare con riferimento all’impatto con l’ambiente e la sempre
più ridotta compatibilità degli scarichi dei depuratori con le portate naturali dei corpi idrici, per
effetto da un lato delle mutate condizioni climatiche e dall’altro dall’utilizzo sempre più spinto
delle fognature urbane per raccogliere le acque bianche, convogliandole concentrate in testa
agli impianti di depurazione. Tale ultima circostanza determina sensibili impatti sull’ambiente:
• per la progressiva compromissione del reticolo idrografico naturale con conseguente
depauperamento delle falde, e necessità di effettuare trattamenti più spinti essendo
venuta meno la capacità autodepurativa dei corsi d’acqua naturali
• per la necessità di trattare presso gli impianti di depurazione sempre maggiori portate
con aggravio nei costi di gestione, basti pensare ai maggiori consumi di energia elettrica
• per la necessità di investire in collettori fognari e relativi manufatti di dimensioni ben
superiori a quelle necessarie, sottraendo risorse agli interventi di bonifica e di estensione
rete per il miglioramento e l’estensione del servizio
Altra criticità da segnalare sotto il profilo dell’impatto ambientale è quella connessa ai lunghi
iter di approvazione delle opere pubbliche connesse al SII, tanto più che spesso con la
realizzazione delle nuove opere si coglie l’opportunità di sanare situazioni non conformi dal
punto di vista urbanistico, patrimoniale ovvero autorizzativo.
Altro aspetto da segnalare riguarda la forte inerzia che ha caratterizzato gli investimenti di
settore, in considerazione del lungo iter attuativo della legge Galli con la conseguente necessità
di colmare gap infrastrutturali considerevoli in tempi troppo stretti, se raffrontati a quelli
necessari per il superamento delle varie fasi autorizzative previste dalle norme vigenti. Il che
ha provocato ritardi nell’attuazione degli interventi rispetto ai vincoli imposti dalle direttive
comunitarie in materia ambientale e di potabilità, con la conseguenza dell’applicazione di
procedure d’infrazione da parte della comunità europea.
Infine, la Direttiva comunitaria 271/91, recepita con il D.L.vo 152/99, prevedeva il
collettamento e trattamento degli scarichi :
•
entro l’anno 1998 per gli agglomerati con oltre 10.000 abitanti equivalenti che scaricano
in aree sensibili
21
Allegato 6.1
•
entro l’anno 2000 relativamente agli agglomerati con oltre 15.000 abitanti equivalenti
•
entro l’anno 2005 relativamente a con 2.000 abitanti equivalenti
L’Unione Europea ha avviato alcune procedure d’infrazione nei confronti dello Stato Italiano in
materia ambientale causa del mancato rispetto della suddetta Direttiva:
•
Procedura d’infrazione 2004/2034 - Causa C-565/10, 159 agglomerati interessati fra cui
Frascati
•
Procedura
d’infrazione
2009/2034,
143
agglomerati
interessati
concentrati
prevalentemente nel Nord Italia
•
Pre-contenzioso EU Pilot 1976/11/ENVI, 1.007 agglomerati interessati fra cui Roma
Le procedure sono essenzialmente riferite essenzialmente agli art. 3, 4 e 5 della citata
Direttiva per insufficienza del sistema fognario ovvero per sistemi individuali di trattamento
non appropriati e
per mancanza o inadeguatezza di trattamento.
Le sanzioni pecuniarie per l'esecuzione delle sentenze rese al termine di una procedura di
infrazione sono state fissate dalla Commissione con la Comunicazione SEC 2005 n. 1658. La
sanzione minima per l'Italia è stata determinata in 9.920.000 euro, mentre la penalità di mora
può oscillare tra 22.000 e 700.000 euro per ogni giorno di ritardo nell’adeguamento alla
norma, a seconda della gravità dell'infrazione a monte.
All’esito della sentenza emanata dalla Corte di Giustizia europea è stato avviato un ricorso da
parte della Commissione europea relativo a tutti gli agglomerati interessati. Utile all’esito del
ricorso saranno le azioni messe in campo dall’Italia per eliminare le cause che hanno
determinato il provvedimento di condanna della Corte.
Per il comune di Frascati sono stati avviati dal Gestore interventi di risanamento che
contribuiranno al
completamento ed
alla
razionalizzazione del
sistema
di
raccolta
e
smaltimento delle acque reflue già intrapreso dall’Amministrazione Comunale di Frascati
consentendo altresì la dismissione del depuratore Valle Chiesa mediante
collettamento dei
reflui verso il Depuratore di Roma Est.
Per il Comune di Roma, il Gestore sta proseguendo l’attuazione del programma di risanamento
già avviato dal comune di Roma, prima dell’avvio del SII. Molti scarichi sono stati risanati, per
altri sono in corso i lavori di risanamento, mentre sono nella fase conclusiva dell’iter
autorizzativo gli ultimi 5 interventi (Collettore Rebibbia, Collettore Maglianella VI tronco,
Collettore Ponte Ladrone II lotto, Collettore via Veientana, Colelttore Crescenza III lotto) che
completeranno il collettamento degli scarichi non depurati verso gli impianti di trattamento.
22
Allegato 6.1
5
Obiettivi e livelli di servizio obiettivo
5.1
Depuratori
L’obiettivo del Programma degli Interventi è quello di adeguare, potenziare e migliorare il
sistema depurativo in linea con gli obiettivi fissati dal PTRA per i corpi idrici ricettori. Tali
interventi sono indicati nelle carte:
•
Allegato 6.11 – Carta interventi in programmazione – depuratori e prescrizioni limiti di
emissione;
•
Allegato 6.12 – Carta interventi in programmazione – depuratori e potenzialità di
trattamento;
Nell’allegato 6.15 sono riportate le schede identificative degli interventi in programmazione
e nell’allegato 8 è riportato il cronoprogramma alle macro voci:
•
Impatto con l’ambiente – nuove opere – depuratori;
•
Impatto con l’ambiente - mantenimento a nuovo – depuratori.
In continuità con le programmazioni precedenti, sono indicate come “emergenza ambientale depuratori”.
Il programma prevede l’eliminazione di n. 12 depuratori nei comuni di Castelnuovo di Porto (n.
2 depuratori), Monte Porzio Catone (n. 2 depuratori), Roiate (n. 1 depuratore), Roma (n. 5
depuratori), Tolfa (n. 1 depuratore), Cave (n. 1 depuratore).
Per gli altri impianti il programma prevede il potenziamento dei depuratori, in particolare
trattasi di n. 33 depuratori nei comuni di Allumiere (n. 1 depuratore), Artena (n. 1
depuratore), Fiano Romano (n. 2 depuratori), Formello (n. 1 depuratore), Guidonia (n. 2
depuratori), Lanuvio (n. 1 depuratore), Lariano (n. 1 depuratore), Marino (n. 1 depuratore),
Riano (n. 1 depuratore), Roiate (n. 1 depuratore), Roma (n. 8 depuratori), Sacrofano (n. 1
depuratore), Segni (n. 1 depuratore), Tivoli (n. 1 depuratore), Vejano (n. 1 depuratore),
Velletri (n. 1 depuratore), Zagarolo (n. 1 depuratore), Montelanico (n. 1 depuratore), Genzano
(n. 1 depuratore), Allumiere (n. 1 depuratore), Tivoli (n. 1 depuratore), Tolfa (n. 1
depuratore),
Vicovaro
(n.
1
depuratore),
23
Allegato 6.1
Castel
Madama
(n.
1
depuratore).
5.2
Scarichi non depurati
Per superare le criticità di natura tecnico-operativa il presente Piano degli interventi, in
attuazione anche delle misure stabilite dal PTAR, prevede il raggiungimento dei seguenti
obiettivi:
•
Eliminazione degli scarichi non depurati mediante realizzazione di nuovi collettori
fognari, con conseguente miglioramento dell’impatto sull’ambiente;
•
Eliminazione di piccoli impianti obsoleti e poco funzionali mediante la realizzazione di
nuovi collettori fognari, con conseguente miglioramento dell’efficienza gestionale;
•
Costruzione di nuovi impianti e/o adeguamento degli impianti esistenti con conseguente
allentamento
delle
tensioni
legate
all’attuale
limitazione
alle
nuove
espansioni
urbanistiche laddove oggi non esistono fogne e depuratori sufficienti;
•
Adeguamento degli impianti ai limiti più restrittivi stabiliti dal PTAR;
•
Razionalizzazione della fase di disidratazione dei fanghi individuando impianti idonei al
ricevimento dei fanghi stabilizzati dagli impianti minori del comprensorio, consentendo
di limitare l’impatto ambientale diminuendo il numero delle stazioni di trattamento dei
fanghi ed il numero o la percorrenza degli autospurghi;
•
Protezione delle fonti di approvvigionamento;
•
Miglioramento/mantenimento della qualità dei corpi idrici recettori.
Nel paragrafo seguente vengono descritte le strategie di intervento stabilite da Acea Ato2 al
fine di raggiungere gli obiettivi appena descritti.
6
Strategie di intervento
Come descritto nei paragrafi precedenti, gli obiettivi che Acea Ato2 vuole raggiungere con gli
interventi previsti nel presente Piano 2014-2017 possono essere così sintetizzati:
•
Risanamento degli scarichi di pubblica fognatura non depurati;
•
Adeguamento degli impianti esistenti alle più recenti prescrizioni normative, anche al
fine del miglioramento e/o mantenimento della qualità dei corpi idrici recettori;
•
Gli
Razionalizzazione del servizio di depurazione.
interventi
di
razionalizzazione del
servizio di
depurazione contemplano anche
la
realizzazione di impianti centralizzati con potenzialità di trattamento adeguata alle esigenze
future.
24
Allegato 6.1
Tuttavia, le priorità di intervento del quadriennio mirate essenzialmente all’adeguamento degli
impianti ai limiti più restrittivi imposti dalla normativa, determinano una protrazione dei tempi
per l’adozione degli interventi di potenziamento dei depuratori dell’Ato2 attualmente critici per
capacità residua.
Individuate le principali linee di intervento, passo fondamentale nella predisposizione del
cronoprogramma degli interventi relativi alla depurazione, tenuto comunque conto di quanto
previsto per gli impianti idrici e fognari, è stato quello di stabilire le priorità di intervento.
Sulla base dei criteri appena elencati è stato redatto il cronoprogramma degli interventi del
presente Piano riportato nell’Allegato 8.
6.1
Attività di contenimento dei consumi energetici
Acea Ato2, nell’ambito della gestione del Servizio Idrico Integrato nell’ATO2 – Lazio Centrale –
Roma, ha come obiettivo prioritario quello di garantire un servizio efficace, efficiente ed
improntato a criteri di economicità.
A tal fine, essendo la spesa energetica parte rilevante dei costi operativi societari, Acea Ato2
ha avviato dal 2007 un’attività, progressivamente affinata nel tempo, di monitoraggio e
controllo costante dei consumi energetici, finalizzata al contenimento degli stessi.
L’analisi ed il controllo di tali consumi sono stati inoltre accompagnati da un’attenzione
particolare all’individuazione ed all’introduzione, laddove possibile, di dispositivi/ metodologie
spesso innovative in grado di migliorarne le performance energetiche (es. sistemi di controllo
automatico
dell’ossigeno
disciolto
nelle
vasche
di
ossidazione
in
alcuni
impianti
di
depurazione).
Nell’ottica di perseguire un miglioramento continuo delle prestazioni energetiche dei propri
impianti, Acea Ato2 ha deciso inoltre di avviare nel 2014 il percorso per il conseguimento della
certificazione secondo la norma UNI EN ISO 50001:2011 nella convinzione che la gestione
efficiente dei consumi energetici, attraverso un controllo puntuale e sistematico, sia in grado di
garantire non soltanto un contenimento dei costi energetici, ma anche un prezioso contributo
alla sostenibilità ambientale.
In conformità con quanto previsto dalla sopracitata norma, si intende mirare al miglioramento
continuo delle performance energetiche dei propri impianti procedendo periodicamente alla
definizione di obiettivi misurabili di riduzione dei consumi a parità di prestazione fornita, al
riesame almeno annuale della situazione energetica generale ed alla verifica tempestiva dello
stato di avanzamento dei programmi di miglioramento adottati, identificando per gli impianti
più energivori (principali depuratori ed impianti idrici) opportuni indicatori di prestazione in
grado di fornire efficaci segnali di andamento.
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Allegato 6.1
Occorre segnalare, tuttavia che tali interventi di efficientamento continuo dei consumi di
energia si inseriscono in un contesto complesso che vede l’adozione di limiti allo scarico degli
impianti di depurazione sempre più restrittivi con l’adozione di ulteriori processi di trattamento
terziario (per esempio filtrazione e disinfezione con UV) ovvero di tecnologie di trattamento
evolute ma ad elevati consumi energetici (p.e. trattamenti biologici a membrane).
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Allegato 6.1