L’ECO DI BERGAMO Provincia 39 MERCOLEDÌ 26 MARZO 2014 Quei due milioni di fatture false nell’ex ditta dell’imprenditore ucciso Gorlago, in sei rinviati a giudizio per evasione fiscale in ambito edile: l’impresa al centro dell’inchiesta fino al 2008 fu di Giovanni Ghilardi, trovato morto nel baule di un’auto con due colpi di pistola in testa Gorlago VITTORIO ATTANÀ Da un lato un presunto giro di fatture false per oltre due milioni di euro, con sei imprenditori del ramo edile rinviati a giudizio ieri, dall’altro il giallo ancora irrisolto di un impresario di Nembro, Giovanni Ghilardi, trovato morto a 42 anni con due colpi di pistola alla testa nel febbraio del 2010, il cadavere occultato nel baule di un’auto parcheggiata a Gessate. Vicende che all’apparenza sembrano non avere nulla in comune e che, invece, nascondono diversi punti di contatto. Le presunte fatture false Ieri in udienza preliminare davanti al giudice Alberto Viti sono finiti otto imprenditori edili, per un presunto giro di fatture per operazioni inesistenti che ha visto al centro l’impresa di costruzioni (ormai fallita) Edil Giò di Gorlago. L’inchiesta partì dalla denuncia sporta alla Guardia di Finanza di Crema da un fornitore di materiale informatico che sosteneva di non essere stato pagato dalla Edil Giò.LeFiammeGialleindagarono sull’attività della ditta di Gorlago dal 2007 in avanti e scoprirono un presunto giro di fatture per operazioni inesistenti per oltre 2 milioni di euro (con conseguente eva- sione dell’Iva per circa 400 mila euro). Nel registro degli indagati finirono Luca Murgia, 41 anni, di Bergamo, amministratore della Brianza Costruzioni di Orzinuovi, ditta che per l’accusa aveva fatturato il grosso delle presunte ope- Per gli inquirenti il delitto maturò nell’ambiente dei prestiti a tassi d’usura I presunti legami con la banda del «Ragno», Giambattista Zambetti razioni inesistenti, e altri cinque imprenditori che avrebbero fatto altrettanto, seppur per importi minori. A insospettire gli inquirenti, fra l’altro, fu il fatto che quasi tutte le ditte indicavano il medesimo indirizzo sui documenti contabili: Gorle, via Roma 13-15. Nei guai finirono anche le due persone che si erano succedute nel ruolo di legale rappresentante della società ritenuta beneficiaria delle false fatture, la Edil Giò, ovvero Giuseppe Marchesi, 61 anni, di Albano Sant’Alessandro, e Georgieva Anna Stoyanova, bulgara di 42 anni, ora irreperibile. Fin qui una«normale»vicendadipresunta frode fiscale. Per gli inquirenti, tuttavia, Marchesi e Stoyanova altro non erano che prestanome: l’amministratore di fatto della società sarebbestatoinveceFiorenzoCortinovis, di Grumello del Monte, detto «Cici», morto lo scorso anno a seguito di un improvviso malore, arrestato soltanto pochi mesi prima nell’ambito dell’operazione che portò a sgominare in Valcavallina la cosiddetta banda del «Ragno», al secolo Giambattista Zambetti, secondo l’accusa specializzata nel prestito a usura a impresari edili in difficoltà. Il delitto di Giovanni Ghilardi Quell’indagine coordinata dal pm Maria Cristina Rota arrivò a una svolta grazie alle intercettazioni telefoniche compiute nell’ambito di un’altra inchiesta: quella per l’omicidio di Giovanni Ghilardi, l’imprenditore di Nembro trovato morto nel baule di un’auto a Gessate, con due colpi di pistola in testa. Gli autori dell’omicidio sono tuttora ignoti, ma per chi indaga si tratta di un delitto maturato nell’ambito dei prestiti a usura. Ghilardi era nel giro del «Ragno». E conosceva bene anche Fiorenzo I cent’anni in cascina festa con tutto il paese Cortinovis, tant’è che la Edil Giò, la ditta che secondo le accuse era amministrata di fatto da quest’ultimo, era stata di proprietà di Ghilardi. Il nome in effetti è evocativo: Edil Giò, come Giovanni (Ghilardi). Il tutto fino al 2008, quando risulta che Ghilardi cedette le quo- teaGiuseppeMarchesi(chetuttavia per la Finanza era solo un prestanome). Il giallo dell’omicidio Ghilardi è ancora irrisolto. Quanto all’evasione fiscale, ieri in udienza Giuseppe Marchesi è stato condannato in abbreviato a 2 anni e 8 mesi levamento dei bovini e alla sua amata famiglia: «Sveglia sa sempre alle 4 del mattino e via a lavorare – ha ricordato Carlo Invernizzi – ma con grande passione. Poi c’era da accudire una famiglia numerosa che ancora mi è vicina. Rifarei tutto quello che ho fatto». Sui richiami vivi un freno alle guardie Appassionato di sport Fara Gera d’Adda Gli auguri riportati sul tabellone elettronico dinanzi al municipio di Fara Gera d’Adda, e la visita del sindaco Valerio Piazzalunga con tanto di mazzo di rose hanno testimoniato la vicinanza di tutta la comunità a Carlo Invernizzi, nel giorno del suo centesimo compleanno. Un traguardo di tutto rispetto per l’ex agricoltore, raggiunto in salute e piena lucidità nel giorno caratterizzato da tante piacevoli sorprese e vissuto ancora una volta da assoluto protagonista. Con tanto di abito elegante delle grandi occasioni, il signor Carlo è stato accompagnato durante la festa dal compiaciuto e spontaneo sorriso, ma soprattutto dall’affetto della moglie Maria Angela Manzoni, anche lei promettente centenaria con i suoi 96 anni, e degli otto figli. Carlo Invernizzi vive serenamente alla Cascina Corbellina di Fara d’Adda, dove fino a due anni fa si dava da fare in piccole mansioni e ancora oggi non disdegna qualche camminata nell’azienda agricola gestita dai figli Francesco e Giuseppe. Il tutto per respirare Otto imprenditori edili sono finiti ieri davanti ai giudice per un presunto giro di fatture false Carlo Invernizzi con la moglie e il sindaco Piazzalunga FOTO CESNI Gli auguri sul tabellone comunale ancora l’aria di un mondo che lo ha visto impegnato fin da bambino, quando, ultimo di cinque figli di un allevatore di bestiame, accompagnava papà Lorenzo nella transumanza delle loro mucche da latte, da Truccazzano (Milano), dove è nato, a Morterone, in Valsassina, e viceversa. Una vita dedicata al lavoro dei campi e all’al- Si sposò nel 1946 un anno dopo la fine della guerra, che non lo vide però in campo: «Ero militare alpino ma un’ulcera all’occhio sinistro mi evitò di andare a combattere». Due le grandi passioni, soprattutto coltivate su giornali e poi in televisione: il ciclismo e il calcio. «Tifavo per Coppi e Bartali senza preferenze perché erano grandi ciclisti italiani – ha raccontato – e poi per la Juventus che ancora oggi mi regala tante soddisfazioni». Talmente soddisfatto per l’attenzione rivolta da tanti conoscenti e dal sindaco, Carlo Invernizzi ha promesso un nuovo giro tra un anno: «Per dare seguito a questa festa, che sarà ancor più grande quando mia moglie compirà anche lei i cent’anni. Ci impegneremo per non mancare ed essere qui davanti a torta e candeline». Il rinfresco offerto dalla famiglia Invernizzi alla gente di Fara d’Adda ha visto la partecipazione anche di monsignor Piergiuseppe Coita, sacerdote della parrocchia di Cassano d’Adda (Milano), che non ha voluto mancare allo speciale evento. 1 Fabrizio Boschi di reclusione. Altri 6imprenditori, su richiesta del pm Fabio Pelosi, sono stati rinviati a giudizio. Un ottavo ha patteggiato 6 mesi. C’era un nono imputato, Fiorenzo Cortinovis, ma per lui il reato è estinto, per «morte del reo». 1 ©RIPRODUZIONE RISERVATA A questo punto, spiega il consigliere leghista, «spetterà alle Province, nell’ambito delle proprie disposizioni regolamentari, andare a declinare questo principio in modo concreto, preveLa legge comunitaria regionale dendo anche le necessarie sanè sostanzialmente un provvedi- zioni per i trasgressori». mento con il quale la Regione Da parte sua il presidente delrecepisce le indicazioni della la commissione regionale TerriComissione europea. Il primo torio, Alessandro Sala (Lista Mafirmatario dell’emendamento, il roni), si è mostrato soddisfatto consigliere regionale Fabio Rolfi dall’approvazione dell’articolo (Lega Nord), ha sottolineato che 15 (quello che riguardava la cac«si tratta di un provcia) della legge regiovedimento importannale comunitaria. te, che per la prima La Regione «In pratica – sottovolta va a sancire un Sala – abbiamo ha recepito linea limite all’esercizio comunicato alla dell’attività di connuove Commissione eurotrollo delle guardie che abbiamo creindicazioni pea venatorie». ato la banca dati per Infatti «è capitato dall’Europa gli uccelli sia di cattuche questi corpi abra sia di allevamento biano spesso esercitato tale atti- e questo dovrebbe essere un vità in modo troppo invasivo, buon viatico per iniziare le properpetrando manipolazioni dei cedure della caccia in deroga». richiami vivi, in modo lesivo per Secondo il consigliere della Lista il benessere dell’animale, come Maroni ormai «la banca dati è più volte evidenziato dagli stessi assodata, Regione Lombardia cacciatori». l’ha messa in atto». Da adesso invece, aggiunge Tuttavia, al momento restano Rolfi, «viene fornito uno stru- senza risposta le denunce fatte mento capace di dire basta a epi- dalle associazioni dei cacciatori sodi che hanno visto guardie ar- sui danni causati dagli anelli merivare ai capanni ed aprire le tallici, imposti dalla Regione, gabbie a loro piacimento, cau- sulle zampette richiami vivi. 1 sando numerosi problemi». F. Fl. Divieto di manipolazioni o di pratiche invasive nei controlli delle guardie venatorie sui richiami vivi. A stabilirlo è un emendamento alla legge comunitaria regionale, approvato ieri dal Consiglio lombardo.
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