Radiol med (2009) 114:331–341 DOI 10.1007/s11547-009-0368-8 PAEDIATRIC RADIOLOGY RADIOLOGIA PEDIATRICA Intervertebral disc calcifications in children Calcificazioni dei dischi intervertebrali in età pediatrica G. Beluffi1 • P. Fiori1 • C. Sileo2 1 U.O.S. Radiologia Pediatrica, U.O.C. Radiodiagnostica, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, V.le Golgi 19, 27100 Pavia, Italy Specializzanda di Radiologia, Istituto di Radiologia dell’Università di Pavia, Pavia, Italy Correspondence to: G. Beluffi, Tel.: +39-0382-502838, Fax: +39-0382-528597, e-mail: [email protected] 2 Received: 28 July 2008 / Accepted: 15 September 2008 / Published online: 12 March 2009 © Springer-Verlag 2009 Abstract Purpose. This study was done to assess the presence of both asymptomatic and symptomatic intervertebral disc calcifications in a large paediatric population. Materials and methods. We retrospectively reviewed the radiographs taken during the past 26 years in children (age 0–18 years) undergoing imaging of the spine or of other body segments in which the spine was adequately depicted, to determine possible intervertebral disc calcifications. The following clinical evaluation was extrapolated from the patients’ charts: presence of spinal symptoms, history of trauma, suspected or clinically evident scoliosis, suspected or clinically evident syndromes, bone dysplasias, and preor postoperative chest or abdominal X-rays. Results. We detected intervertebral disc calcifications in six patients only. Five calcifications were asymptomatic (one newborn baby with Patau syndrome; three patients studied to rule out scoliosis, hypochondroplasia and syndromic traits; one for dyspnoea due to sunflower seeds inhalation). Only one was symptomatic, with acute neck pain. Calcifications varied in number from one in one patient to two to five in the others. Conclusions. Apart from the calcification in the patient with cervical pain, all calcifications were asymptomatic and constituted an incidental finding (particularly those detected at the thoracic level in the patient studied for sunflower-seed inhalation). Calcification shapes were either linear or round. Our series confirms that intervertebral disc calcifications are a rare finding in childhood and should not be a source of concern: symptomatic calcifications tend to regress spontaneously within a short time with or without therapy and immobilisation, whereas asymptomatic calcifications may last for years but disappear before the age of 20 years. Riassunto Obiettivo. Valutare la frequenza di calcificazioni intervertebrali, sintomatiche e non in una vasta popolazione pediatrica. Materiali e metodi. Sono stati valutati retrospettivamente tutti i radiogrammi eseguiti nel corso di 26 anni in bambini (di età compresa tra 0 e 18 anni) sottoposti a studio del rachide o di altri distretti corporei in cui esso era compreso e ne era possibile la valutazione, alla ricerca di eventuali calcificazioni. Dall’esame delle richieste sono state estratte le seguenti informazioni: presenza di sintomatologia riferibile al rachide, anamnesi di trauma, sospetto o diagnosi clinica di scoliosi, sospetto o diagnosi di sindromi, displasie ossee, richiesta di addome e/o torace pre- o post-operatori. Risultati. Abbiamo rilevato la presenza di calcificazioni dei dischi intervertebrali in 6 pazienti; per 5 dei quali non vi era in anamnesi sintomatologia dolorosa (un neonato affetto da sindrome di Patau; tre pazienti erano stati sottoposti ad esame radiologico per diagnosi clinica di scoliosi, ipocondroplasia e stato sindromico, rispettivamente; uno perchè aveva inalato semi di girasole), mentre uno solo era sintomatico, con anamnesi di dolore acuto al rachide cervicale. Le calcificazioni osservate erano di numero variabile da 1 a 5 per paziente. Conclusioni. Con la sola eccezione del paziente con algia cervicale, tutte le calcificazioni erano asintomatiche, il loro riscontro risultando del tutto fortuito (in particolare quelle a livello toracico nel paziente sottoposto a radiografia del torace per la inalazione di semi di girasole), avevano di forma variabile, da lineari a rotondeggianti. La casistica esaminata conferma che il riscontro di calcificazioni dei dischi intervertebrali è evento raro nell’infanzia e che non deve destare 332 Only very few cases, such as those of medullary compression or severe dysphagia due to anterior herniation of cervical discs, may require surgical procedures. Keywords Spine · Childhood · Calcifications · Intervertebral disc calcifications Radiol med (2009) 114:331–341 preoccupazione, anche in presenza di sintomatologia dolorosa, dato che in questo caso la calcificazione tende a regredire spontaneamente ed in breve tempo (contrariamente a quelle indolenti che possono perdurare per anni, per sparire entro i 20), con o senza terapia antidolorifica ed immobilizzazione, richiedendo solo in rarissimi casi (compressioni midollari o gravi fatti disfagici, in caso di erniazione anteriore nelle localizzazioni cervicali) la necessità di interventi chirurgici. Parole chiave Rachide · Bambini · Calcificazioni · Calcificazioni dischi intervertebrali Introduction Introduzione Intervertebral disc calcification is a chance finding in both childhood and the adult population. Since the first case reported by Báron [1] in 1924 of a 12-year-old boy presenting with thoracic spine pain, fever and scoliosis, no more than 400 cases have been reported in the 0- to 20-year age group [2–25]. The finding may be entirely serendipitous during X-ray studies performed for other clinical problems or may be detected in cases of a typical clinical syndrome characterised by acute pain, mostly affecting the cervical spine, accompanied by fever, raised erythrocyte sedimentation rate (ESR) and sometimes leucocytosis [2, 3, 5, 7–10, 16–19, 21–23]. The time of appearance of calcifications is uncertain, although it certainly precedes by far the time of discovery, as shown by the many cases in which a careful re-evaluation of previous X-rays following the detection of calcifications showed that the lesions were indeed present even in childhood but had gone undetected and unreported [2, 7, 16, 17, 23]. We retrospectively reviewed X-rays taken during the past 26 years in children (age 0–18 years) undergoing imaging of the spine or other body segments– in which the spine adequately visualised – to discover possible intervertebral disc calcifications. The following clinical data were extrapolated from the patients’ charts: presence of spinal symptoms, history of trauma, suspected or clinically evident scoliosis, suspected or clinically evident syndromes, bone dysplasias and pre- or postoperative chest or abdominal X-rays. Il riscontro di calcificazioni in corrispondenza dei dischi intervertebrali è solitamente occasionale, sia in età pediatrica che nella popolazione adulta. Dalla prima segnalazione, nel lontano 1924 da parte di Báron (un ragazzo di 12 anni con dolori dorsali, febbre e scoliosi) [1], si sono avuti nel corso degli anni segnalazioni che hanno interessato non più di 400 casi nel gruppo di età neonato fino a 20 anni [2–25]. Il reperto può essere del tutto occasionale, nel corso di indagini radiologiche per altro motivo, o di riscontro in presenza di una sindrome clinica piuttosto tipica, caratterizzata da sintomatologia dolorosa acuta, con localizzazione quasi sempre a livello del rachide cervicale, accompagnata da rialzo febbrile, aumento della VES e saltuaria leucocitosi [2, 3, 5, 7–10, 16–19, 21–23]. Incerta è l’età in cui compaiono le calcificazioni: certo è che essa deve essere situata a distanza anche di molti anni dalla loro effettiva scoperta, come dimostrato da casi in cui, dopo la scoperta di calcificazioni, l’attenta rivalutazione, quando possibile, di indagini radiologiche eseguite in precedenza, ne ha dimostrato la presenza, allora però non segnalata, anche in bambini tenera età, e ciò anche a distanza di anni dal successivo riscontro [2, 7, 16, 17, 23]. Abbiamo valutato retrospettivamente tutti i radiogrammi eseguiti nel corso di 26 anni in bambini di età compresa tra 0 e 18 anni) sottoposti a studio del rachide o di altri distretti corporei in cui esso era compreso e ne era possibile la valutazione, alla ricerca di eventuali calcificazioni. Dall’esame delle richieste sono state registrate le seguenti informazioni: presenza di sintomatologia riferibile al rachide, anamnesi di trauma, sospetto o diagnosi clinica di scoliosi, di sindromi, di displasia ossea, richiesta di radiografia di addome e/o torace pre- o postoperatori. Case series Patient 1 Fig. 1.This patient was a newborn baby girl with Patau syndrome, who died 45 days after birth. A skeletal survey Radiol med (2009) 114:331–341 333 performed during her first day of life to evaluate bone changes related to the syndrome showed a differentiation defect at the thoracolumbar passage. Eleven pairs of ribs were detected (hypoplasia of the T11 right rib, no left rib) and intervertebral disc calcifications at T10-T11 and L1-L2 levels. The first one was thin, oval in shape and slightly dense; the second was round, large, fairly opaque and caused a small increase of the intervertebral space. The vertebral plates were smooth and sharp. Patient 2 Fig. 2. This patient was a 121/2-year-old girl who underwent X-ray study of the spine to rule out scoliosis in the absence of pain. Intervertebral disc calcifications were detected at T5-T6 (round and located in the posterior portion of the intervertebral space), T6-T7 (linear, central) and possibly at T7-T8 levels. a b Casistica Caso 1 Fig. 1. Neonata di sesso femminile affetta da sindrome di Patau, deceduta a 45 giorni di vita. Lo studio radiologico dello scheletro per la determinazione di eventuali alterazioni ossee correlabili alla sindrome da cui è affetta, eseguito nella prima giornata di vita, ha evidenziato vizio di differenziazione al passaggio dorso-lombare con presenza di 11 paia di coste (ipoplasica la destra di D11 ed assente la sinistra), calcificazioni dei dischi intervertebrali in corrispondenza di D10-D11 e di L1-L2. La prima ovalare, sottile e di tenue densità; la seconda rotondeggiante, di discrete dimensioni e di elevata densità con apparente aumento dello spazio intersomatico corrispondente con limitanti somatiche nette. Caso 2 Fig. 2. Femmina. All’età di 12 anni e mezzo esegue un radiogramma in stazione eretta per lo studio del rachide in toto nel sospetto di scoliosi. La bambina non lamenta sintomatologia dolorosa. Sono presenti calcificazioni intersomatiche del nucleo polposo in corrispondenza degli spazi intersomatici D5-D6 (calcificazione rotondeggiante, localizzata in corrispondenza del terzo posteriore dello spazio intersomatico), D6-D7 (centrale, lineare) e sospetta in corrispondenza di D7-D8. Caso 3 Fig. 3. Maschio. Viene ricoverato d’urgenza all’età di 4 anni in seguito all’inalazione di semi di girasole. I radiogrammi del torace evidenziano, oltre ad area di opacità disventilatoria in corrispondenza del lobo inferiore destro, calcificazioni dei dischi intervertebrali in corrispondenza di D2-D3 e D5-D8, sotto forma di immagini radiopache di diversa densità, e di forma ovalare allungata. Il piccolo a detta dei genitori non ha mai lamentato dolori al rachide. Caso 4 Fig. 1a,b Newborn girl with Patau syndrome. Differentiation defect at the thoracolumbar passage with 11 pairs of ribs (hypoplastic the T11 right rib, absent the left rib). a Oval, thin, homogenous calcification of the T10-T11 intervertebral disc and b round, homogeneously dense calcification of the L1-L2 intervertebral disc, better detected in the lateral view. Fig. 1a,b Neonata, sindrome di Patau. Vizio di differenziazione al passaggio dorso-lombare con presenza di 11 paia di coste (ipoplasica la destra di D11 ed assente la sinistra), calcificazioni dei dischi intervertebrali in corrispondenza di D10-D11 e di L1-L2. a La prima ovalare, sottile e di tenue densità; b la seconda rotondeggiante di discreta densità meglio visibile nella proiezione LL. Fig. 4. Femmina. Viene ricoverata all’età di 6 anni e mezzo per la valutazioni di note dismorfiche non inquadrabili clinicamente in alcuna sindrome. In assenza di sintomatologia dolorosa viene rilevata una grossolana calcificazione in corrispondenza del terzo posteriore dello spazio intersomatico D11-D12 e che impronta le limitanti somatiche, in particolare la superiore di D12. Caso 5 Fig. 5. Maschio. Esegue all’età di 11 anni radiogrammi del rachide nel sospetto di ipocondroplasia. Il bambino non ha 334 Radiol med (2009) 114:331–341 Patient 3 Fig. 3. This patient was a 4-year-old boy admitted to hospital as an emergency due to inhalation of sunflower seeds. A chest X-ray taken to determine the location of the foreign body showed right lower-lobe parenchymal opacity and intervertebral disc calcifications at T2–T4 and T5–T8 levels. These appeared elongated, oval and of different density. According to the boy’s parents, the boy had never complained of spinal pain. mai avvertito sintomatologia dolorosa in corrispondenza del rachide. Vengono rilevate calcificazioni degli spazi intersomatici D4-D5, D9-D10, D12-L1, quest’ultima di ampie dimensioni, anche se non omogenea, di forma ovalare, localizzata nei due terzi posteriori dello spazio intersomatico. Il corpo vertebrale di D12 presenta una minima inclinazione rispetto al soma di L1. A distanza di un anno la calcificazione in corrispondenza di D12-L1 è meno densa, frammentata in due parti mentre ed è ancora in parte riconoscibile solo quella tra D9-D10. Patient 4 Caso 6 Fig. 4. This patient was a 61/2-year-old girl admitted to Fig. 6. Maschio. Viene ricoverato all’età di 10 anni e a b Fig. 2a,b Slightly radiopaque calcifications of intervertebral discs T5-T6 (round, located in the posterior third), T6-T7 (linear, thin, centrally located) and T7-T8 (suspected). Fig. 2a,b Calcificazioni tenuemente radiopache dei dischi intersomatici D5-D6 (rotonda, localizzata posteriormente), D6-D7 (centrale, lineare) e sospetta D7-D8. a b Fig. 3a Chest X-ray shows right lower-lobe opacity due to sunflower seed aspiration. Thin, intervertebral disc calcifications are seen at the T2-T4 and T5-T8 levels that are well depicted b in the lateral view. Fig. 3a Il radiogramma del torace evidenzia opacità del lobo inferiore destro dovuta all’aspirazione di semi di girasole nonché presenza di calcificazioni sottili, quasi lineari degli spazi intersomatici D2-D4 e D5-D8, ben visibili anche b nella proiezione LL. Radiol med (2009) 114:331–341 a b 335 mezzo, causa l’insorgenza improvvisa di dolenzia in regione sterno-cleido-mastoidea che non recede con terapia antalgica, in aumento progressivo, con limitazione marcata della mobilità del collo associata ad estrema sensazione dolorosa al collo, braccio, schiena. I radiogrammi evidenziano piccola calcificazione cuneiforme in corrispondenza dello spazio posteriore tra C2-C3 ed altra, voluminosa, disomogenea intersomatica anteriore tra C5-C6. Viene trattato con miorilassanti e trazione con rapida scomparsa della sintomatologia. A distanza di 6 mesi le calcificazioni erano ancora evidenti in assenza di altri episodi dolorosi. Nessuno di questi soggetti è stato sottoposto a studio TC od RM. Quadro clinico, frequenza e sintomatologia Fig. 4a Large, coarse, disc calcification in the posterior third of the T11T12 intersomatic space, indenting b the body facets, especially of T12. Fig. 4a Grossolana calcificazione dello spazio intersomatico posteriore D11-D12 che impronta le limitanti somatiche, in particolare b la superiore di D11. hospital to assess her dysmorphic features clinically unrelated to any syndrome. A very large, coarse, intervertebral disc calcification was detected in the posterior third of the T11-T12 intersomatic space, with indentation of the vertebral margins, especially of T12. No back pain was present. Patient 5 Fig. 5. This patient was an 11-year-old boy examined to rule our hypochondroplasia in the absence of back pain. Intervertebral disc calcifications were found at T4-T5, T9-T10, T12-L1 levels. The T12-L1 calcification was rather large, coarse, and irregular and located posteriorly in the intervertebral space. The T12 body showed a slight forward tilt with respect to the L1 body. One year later, the T12-L1 calcification appeared less dense and was divided into two parts, and the T9-T10 calcification was faintly detectable. Patient 6 Fig. 6. This patient was a 101/2-year-old boy admitted to hospital due to sudden onset of progressively worsening neck pain unresponsive to analgesic therapy, with impairment of neck movement and severe neck, arm and back pain. Cervical spine X-ray showed a tiny wedge-shaped calcification posteriorly located at the C2-C3 intervertebral Le calcificazioni del disco intervertebrale nel bambino sono sempre osservate in corrispondenza del nucleo polposo, in particolare quello dei somi del tratto cervicale. Hanno aspetto di solito ovalare, rotondeggiante, appiattito, raramente sono frammentate o puntiformi e sono localizzate quasi sempre in sede centrale [2]. Sono possibili minime alterazioni della morfologia dei somi adiacenti alla/e calcificazione/i, reperto presente nel 90% dei casi in pazienti sintomatici [2, 6, 9, 10, 15–17, 22], sotto forma di riduzione in altezza, deformazione a cuneo anteriore o posteriore, irregolarità o sclerosi marginale, scomparsa del nucleo di ossificazione delle limitanti somatiche angolari anteriori [6, 10, 16, 17] ed impronte da parte delle calcificazioni sulle limitanti somatiche adiacenti, reperti cui si può associare riduzione od allargamento degli spazi intersomatici corrispondenti [3, 6, 8, 10, 18, 19]. Tipica è l’assenza di tumefazioni delle parti molli peri-vertebrali [17]. Anche se le calcificazioni possono essere riscontrate in ogni tratto del rachide, quelle cervicali sono le più frequenti (con prevalente localizzazione in corrispondenza dello spazio intersomatico C5-C6 e C6-C7, mentre è molto rara la localizzazione in corrispondenza di C7-D1), con associata erniazione anteriore o posteriore nel 38% dei casi [4, 6, 10, 12, 15–17, 25], seguite dalle toraciche, mentre le lombari sono di riscontro, molto raro [7, 23]. È possibile l’interessamento multiplo nel 30%–40% dei casi [2, 16, 19], potendosi arrivare al numero di 8 osservate in un paziente asintomatico [2] e ad uno medio di 1,9 calcificazioni per paziente secondo Girodias et al. [16] e di 1,69 secondo Sonnabend et al. [8]. Il maggior riscontro è nel gruppo di età 6–10 anni [7, 8, 16, 19, 20, 22, 23, 25] con casi osservati anche nelle prime ore o giorni di vita [2, 11, 16], con una certa maggior frequenza nei maschi delle calcificazioni a livello cervicale mentre nelle femmine la distribuzione è variabile nei vari tratti (7:5) e con netta 336 a Radiol med (2009) 114:331–341 b c d Fig. 5a-d Intervertebral disc calcifications at T4-T5, T9-T10, T12-L1 levels. T12-L1 calcification is rather large, oval, coarse and inhomogeneous and posterior in the intervertebral space. T12 body shows a slight forward tilt with respect to the L1 body. c,d One year later, the T12-L1 calcification is fragmented, divided in two less-dense parts. The T9-T10 calcification is faintly detectable. Fig. 5a-d calcificazioni intersomatiche in corrispondenza di D4-D5, D9-D10, D-12-L1 di cui grossolana quella D12-L1, di forma quasi ovalare, al terzo medio dello spazio intersomatico. Lieve inclinazione di D12 rispetto ad L1. A distanza di un anno c,d, aspetto frammentato in due parti della calcificazione D12-L1; meno densa e riconoscibile solo in parte quella tra D9-D10. space and a larger, inhomogeneous round calcification at the C5-C6 central intervertebral space. Therapy with traction and muscle relaxants led to fast improvement in symptoms. Six months later, the patient was free of symptoms, and the intervertebral disc calcifications were still detectable. None of the patients in this case series underwent computed tomography (CT) or magnetic resonance imaging (MRI). Clinical findings, frequency and signs and symptoms Intervertebral disc calcifications in children are always found in the nucleus pulposus, in particular those of the cervical spine. Calcifications are usually oval or round, flat, rarely fragmented or punctiform, and located centrally, without reduction of the affected intervertebral disc space, which may be increased [2]. Slight changes may be detected in the adjacent vertebral bodies in nearly 90% of symptomatic cases [2, 6, 9, 10, 15–17, 22]. These include flattening, anterior or posterior wedging, irregularities or marginal sclerosis, disappearance of anterior ring apophysis [6, 10, 16, 17] and impression due to the calcification on the Fig. 6 A small wedge-shaped calcification is detected at the C2-C3 intersomatic space and a larger inhomogeneous and oval one at the C5-C6 space. Fig. 6 Piccola calcificazione cuneiforme in corrispondenza dello spazio intersomatico C2-C3 e di più ampie dimensioni,ovalare, inomogenea in corrispondenza di C5-C6. Radiol med (2009) 114:331–341 plates of adjacent vertebral bodies. These findings may be present with or without enlargement of the corresponding intersomatic disc spaces [3, 6, 8, 10, 18, 19]. Noteworthy is the absence of swelling of the perivertebral soft tissue [17]. Even though calcifications may be found in any part of the spine, cervical calcifications are the most frequent (especially at C5-C6 and C6-C7 intersomatic space, whereas the C7-T1 localisation is rare), associated in 38% of cases with anterior or posterior herniation [4, 6, 10, 12, 15–17, 25]. Second most common are thoracic calcifications, whereas lumbar ones are very rare. Multiple localisation is possible in 30%–40% of cases [2, 16, 19], with up to eight disc calcifications having been found in one asymptomatic patient [2] and a median of 1.9 calcifications according to Girodias et al. [16] and 1.69 per patient according to Sonnabend et al. [8]. Disc calcifications are found with greater frequency in the 6- to 10-year age group [7, 8, 16, 19, 20, 22, 23, 25], although some cases have been found during the first hours or days of life [2, 11, 16]. There is a slight predominance among males (7:5 male-to-female ratio), in whom they more commonly affect the cervical spine, whereas distribution is uneven at the cervical and dorsal spine in females; there is a clear-cut prevalence in Caucasians patients [3, 7, 8, 16, 21, 23, 25]. Radiological findings are completely different from those of spondylodiscitis, which is usually confined to a single disc – lumbar spine involvement being more frequent – followed by reduction of the intervertebral space, irregularities of vertebral-body plates, perivertebral soft tissue swelling, possible vertebral-body fusion and never disc calcification [6, 7, 16, 17, 22]. In those cases in which neurological symptoms are present in addition to pain, MRI will accurately demonstrate the possible compression of the medulla and nerve roots [6, 17, 20–22, 25, 26], diminished calcification signal intensity [12, 23] and initial involvement of other discs, especially at the cervical level [26]. MRI may also show lower signal intensity of the vertebral body below the affected disc [12]. CT will better define the site of calcified and probably herniated discs [16, 25]. For radiation protection reasons, MRI should be the preferred imaging modality in paediatric patients, even though the procedure is longer and sometimes more poorly tolerated by children compared with the faster spiral CT, which has been advocated by some authors [16, 25]. MRI also has the advantage of being able to adequately demonstrate spinal-cord compression in the case of disc herniation [6, 17, 20–22, 25, 26] and revealing further calcifications undetectable on plain X-ray in cases of calcified discitis [26]. Intervertebral disc calcifications in children can be divided in two groups: (1) symptomatic, with peculiar and typical clinical features, and (2) asymptomatic. Most 337 prevalenza nei soggetti di razza bianca [3, 7, 8, 16, 21, 23, 25]. Il quadro radiologico è ben diverso da quello della spondilo-discite, di regola localizzata ad un solo disco – spesso a livello lombare – e che determina riduzione dello spazio intersomatico, irregolarità delle limitanti somatiche corrispondenti, manicotti perisomatici, possibile fusione tra i somi interessati ma mai calcificazione del disco [6, 7, 16, 17, 22]. In casi in cui la sintomatologia oltre che dolorosa abbia anche una componente neurologica, lo studio con risonanza magnetica nucleare definirà con precisione la eventuale compressione sul midollo spinale e le radici nervose [16, 17, 20–22, 25, 26], la ridotta intensità di segnale della calcificazione [12, 23], potendo evidenziare segni di iniziale interessamento anche di altri dischi, soprattutto a livello cervicale [26] ed una ridotta intensità del segnale del corpo vertebrale sottostante al disco interessato [12] mentre la tomografia computerizzata meglio evidenzierà la posizione del nucleo calcificato ed eventualmente erniato [16, 25]. Nei soggetti in età pediatrica, per motivi protezionistici dovrebbe essere preferito l’impiego della RM, anche se l’indagine è più lunga e spesso mal sopportata dai pazienti, a confronto della più rapida TC spirale come suggerito in letteratura [16, 25]. La RM ha anche il vantaggio – oltre al protezionistico – di ben dimostrare non solo le compressioni sul midollo in caso di disco erniato [16, 17, 20–22, 25, 26], ma anche la possibile esistenza di ulteriori calcificazioni, non dimostrabili sui radiogrammi diretti, in caso di discite calcifica [26]. Clinicamente, le calcificazioni nel bambino possono essere divise in due gruppi, quelle sintomatiche, associate a un quadro clinico particolare, e quelle asintomatiche. Le calcificazioni sintomatiche sono soprattutto localizzate a livello cervicale, in particolare in corrispondenza di C5-C6 e C6-C7 e sono più frequenti nei maschi con età media di presentazione sui 7,1 anni [6, 8, 15, 17, 20]. La comparsa dei sintomi è improvvisa, nel giro di 12/24 ore, accompagnata da un quadro clinico tipico, caratterizzato da rialzo febbrile, torcicollo, aumento della VES, modica leucocitosi. Il dolore è quasi sempre il motivo causale dello studio del rachide e della conseguente scoperta delle calcificazioni, in particolare a livello cervicale, ove la loro presenza è associata nell’85%–90% dei casi a spasmi muscolari peri-vertebrali, riduzione della mobilità e dolorabilità alla palpazione e da torcicollo nel 40% dei casi [4, 7, 13, 16, 17, 19, 20, 25], mal di schiena e talora a scoliosi [7], mentre il dolore è assai meno frequente, se non assente, nelle localizzazioni multiple, in particolare dorsali e lombari. La risoluzione della sintomatologia è rapida (2/3 settimane) [8, 13, 16, 17, 21], salvo nei rari casi di pazienti con compressione midollare [8], in cui a fronte di sofferenza radicolare resistente alla terapia 338 symptomatic calcifications are found at the cervical level, especially at C5-C6 and C6-C7. They are prevalent among males and have an average presenting age of 7.1 years [6, 8, 15, 17, 20]. Presentation is usually abrupt – over a 12- to 24hour time span – and usually found in connection with a typical clinical syndrome of low-grade fever, tenderness, neck pain, slight increase in ESR and leucocytosis. Pain is usually the reason for the radiological study and consequent discovery of calcifications, especially at the cervical level, where calcifications are associated with cervical pain, perivertebral muscle spasms, reduction in motility and tenderness in 85%–90% of cases, torticollis in 40% of cases [4, 7, 13, 16, 17, 19, 20, 25], back pain and, sometimes, scoliosis [7]. Pain is less frequent, if not absent, in the case of multiple localisations, particularly in the thoracic and lumbar spine. Symptom resolution is fast (2–3 weeks) [8, 13, 16, 17, 21], except in rare cases of patients with medullary compression [8] in whom, due to compression radiculopathy resistant to conservative therapy, a surgical procedure is sometimes necessary [5, 8, 13, 20, 24]. In the case of anterior herniation, there may be dysphagia due more to perioesophageal inflammatory swelling than to direct oesophageal compression by the displaced disc [4, 8, 14–16]. In cases of posterior herniation, neurological symptoms – from simple paraesthesia to more severe radiculopathy due to cord compression by the extruded disc fragments [5, 8, 16, 26] – are rather infrequent and not the rule [17, 23, 24]. They are followed in most cases by spontaneous resolution after noninvasive treatment, even in the case of severe and sometimes dramatic radiological findings [2, 7, 17, 23]. Pain may be the consequence of traumatic events or sequelae to upper airway infections. Trauma is always difficult to evaluate in children, especially during the first years of life. Whereas it is uncertain whether trauma can trigger symptoms related to the presence of intervertebral disc calcifications, it is certainly true that a radiological survey of the spine will show the presence of calcifications or herniated disc fragments, but in only symptomatic patients [2, 5, 16, 19, 25]. Moreover, X-ray is unable to establish the time of appearance [17–19]. Asymptomatic disc calcifications are more frequent in females, at an average presentation age of 4.1 years [8, 17]. They are usually found at the thoracic level and – contrary to cervical calcifications that disappear in a relatively short time after discovery – tend to persist for a long time before disappearing within the 20th year of life [2, 8, 16, 17, 23]. The real frequency of disc calcifications in children is unknown. Blomquist et al. [7] reported 15 cases – of which 11 were symptomatic and four were studied for other reasons – discovered over a 14-year time span in the Swedish town of Umeå (100,000 inhabitants but with no details on the paediatric population). This means that the number of asymptomatic patients could be larger. In adults, Radiol med (2009) 114:331–341 conservativa, è talvolta necessario l’intervento chirurgico [5, 8, 13, 20, 24]. In caso di erniazione anteriore è possibile l’associazione con fenomeni disfagici, dovuti però più a fatti infiammatori peri-esofagei che non a diretta compressione sull’esofago da parte del nucleo erniato [4, 8, 14–16]. Nelle erniazioni posteriori i sintomi neurologici, dalle semplici parestesie a quadri più severi [5, 8, 16, 26] di radicolopatia da compressione midollare per estrusione di frammenti del disco, con compressione sulle radici nervose, sono piuttosto infrequenti e non la regola [17, 23, 24], avendo quasi sempre risoluzione spontanea con misure terapeutiche non invasive, anche a fronte di quadri radiologici talvolta drammatici [2, 7, 17, 23]. La sintomatologia dolorosa può essere spesso, ma non sempre preceduta dal riscontro di precedenti traumi ed infezioni delle alte vie respiratorie. Il trauma però è sempre di difficile valutazione in età pediatrica, in particolare nei primi anni di vita. Se non è certo che fatti traumatici possano scatenare la sintomatologia legata alla presenza delle calcificazioni dei dischi intervertebrali è certo invece che lo studio radiologico del rachide, in occasione di tali evenienze, evidenzierà le calcificazioni eventualmente presenti, come è certo il possibile riscontro di frammenti erniati nei soli pazienti sintomatici [2, 5, 16, 19, 25] non potendosi però stabilire da quanto essi siano presenti [17–19]. Le calcificazioni asintomatiche sono invece localizzate quasi sempre a livello toracico, sono più frequenti nelle femmine, con età mediana di presentazione sui 4,4 anni [8, 17] e, a differenza delle cervicali, che tendono a scomparire in tempi relativamente brevi dopo la loro scoperta, persistono per lunghi periodi di tempo, prima di scomparire entro i 20 anni di vita [2, 8, 16, 17, 23]. L’effettiva frequenza delle calcificazioni nella popolazione pediatrica è sconosciuta: Blomquist et al. [7] segnalano 15 pazienti, di cui 11 con sintomatologia dolorosa e 4 studiati per altri motivi, scoperti in un arco di tempo di 14 anni nella popolazione della città di Umeå (100000 abitanti, senza precisazione però della componente pediatrica). Ne deriva che il numero dei casi asintomatici potrebbe essere ben più elevato. Nell’adulto invece le calcificazioni intervertebrali, localizzate all’annulus fibroso, sono di frequente riscontro dopo la quinta decade di vita, con un periodo libero in corrispondenza della terza e quarta e localizzazione in più spazi intervertebrali nei vari segmenti del rachide, in particolare dorsale inferiore e lombare [27]. Queste calcificazioni, accompagnate da irregolarità delle limitanti, con riduzione degli spazi intersomatici, cui possono corrispondere associate fusioni intersomatiche, sono di solito asintomatiche, permanenti e di scoperta casuale nel corso di indagini radiologiche eseguite per altri motivi e da considerare un fisiologico fenomeno legato all’invecchiamento [23, 27, 28]. Radiol med (2009) 114:331–341 intervertebral calcifications at the annulus fibrosus are frequently discovered after the fifth decade of life, with a free period during the third and fourth decades, and are localised at several intervertebral spaces in different parts of the spine, especially at the lower thoracic and lumbar levels [27]. These calcifications, usually accompanied by vertebral-plate irregularities and possible intervertebral body fusion, are usually asymptomatic, permanent and an incidental finding during radiological procedures: these are thought to represent a physiological consequence of aging [23, 27, 28]. Conclusions It is difficult to evaluate how long calcifications have been present before their incidental discovery or the appearance of pain, and for how long they will remain detectable after their discovery, given that follow-up over time shows their reduction and disappearance [2, 13, 16, 17, 23] without being able to demonstrate the time of disappearance. Disc calcifications tend to disappear faster than the associated vertebral-body changes [10, 17]. Acute cases of symptomatic, painful disc calcification, cervical in particular, are followed by disappearance within weeks or even days (9 days in one case) [3] through a process of fragmentation and progressive reduction in opacity [2, 5, 6, 13, 16]. At the thoracic and lumbar levels, calcifications tend to last unchanged for up to 10 years before they resolve spontaneously [2, 7, 16]. In patients with disc calcifications, especially when symptomatic, it is possible to detect a reduction in intervertebral disc space and a slight flattening of the affected vertebral bodies a long time after their disappearance [17]. The causes of intervertebral disc calcifications in children are still unknown, even though various hypotheses have been proposed. Metabolic causes, such as hypervitaminosis D, hyperparathyroidism, haemochromatosis, alcaptonuric ochronosis (typical of adults, as a long time is necessary before calcified deposits appear), are not justified owing to the absence of analogous findings in other organs, whereas inflammatory, microtraumatic or vascular causes are more likely [2, 7, 21, 22]. Associations with congenital anomalies, especially heart malformations, bilateral cataract and chalasia [2] and Patau syndrome [11] have been reported. The large blood supply to the intervertebral disc in children and its more active metabolism – which is increased in case of inflammation – could explain the sudden appearance and disappearance or enlargement of the intervertebral disc calcification in comparison with that seen in adult patients [16, 28]. A microtrauma could be at the origin of a discal haematoma followed by calcification and local inflammatory events [15]. Traumatic events may lead to the discovery 339 Conclusioni Risulta difficile valutare da quanto tempo, prima della scoperta causale o della comparsa della sintomatologia dolorosa, siano già presenti le calcificazioni e per quanto tempo rimangano poi visibili, in quanto controlli a distanza di tempo ne evidenziano la riduzione e la completa scomparsa [2, 13, 16, 17, 23] senza però poterne stabilire con esattezza il momento. Da tenere ben presente che le calcificazioni scompaiono assai più rapidamente delle alterazioni dei corpi vertebrali [10, 17]. Certo è che i casi acuti di calcificazione sintomatica “dolorosa”, in particolare cervicale, sono seguiti da scomparsa in tempi relativamente rapidi, di poche settimane se non di giorni (9 in un caso) [3], attraverso un processo di frammentazione e progressiva riduzione della loro radiopacità [2, 5, 6, 13, 16], mentre a livello dorsale le calcificazioni tendono a permanere immodificate anche per lunghi periodi di tempo (fino a 10 anni) prima della scomparsa [2, 7, 16]. Nei soggetti in cui sono presenti le calcificazioni discali, in particolare quelle sintomatiche, sono osservabili a distanza di tempo dalla loro scomparsa fenomeni di riduzione dello spazio discale e relativo appiattimento dei corpi vertebrali interessati [17]. Le cause delle calcificazioni dei dischi intervertebrali nel bambino sono tuttora sconosciute, anche se varie ipotesi sono state avanzate. Cause metaboliche come l’ipervitaminosi D, l’iperparatiroidismo, la pseudogotta, l’emocromatosi, l’ocronosi alcaptonurica (nell’adulto in quanto richiede tempi molto lunghi prima che si giunga all’osservazione dei depositi calcifici) non sono giustificate per l’assenza di analoghe localizzazioni in altre sedi, mentre fatti infiammatori, microtraumatici o vascolari sono stati chiamati in causa con forse maggior veridicità [2, 7, 21, 22]. Sono state anche segnalate associazioni con anomalie congenite, in particolare cardiopatie, cataratte bilaterali, calasia [2] e sindrome di Patau [11]. La maggior vascolarizzazione dei dischi intervertebrali nel bambino e di conseguenza il suo più attivo metabolismo, aumentato in caso di flogosi, potrebbe essere una giustificazione della rapida comparsa e successiva scomparsa od aumento nelle dimensioni delle calcificazioni del disco intervertebrale rispetto a quanto osservabile nell’adulto [16, 28]. Anche un microtrauma potrebbe dare origine ad un ematoma del disco con calcificazione successiva dello stesso, come anche fatti infiammatori locali [15]. Traumatismi sono stati chiamati in causa (anche se assai difficili da valutare in età pediatrica) non tanto come evento scatenante il meccanismo che sta alla base della formazione delle calcificazioni, quanto come elemento che permette la dimostrazione delle stesse. Attualmente l’ipotesi della natura vascolare della lesione sembra essere la più seguita, in particolare se in 340 Radiol med (2009) 114:331–341 of calcifications, but they are very difficult to evaluate in paediatric patients. The most popular hypothesis is that the lesion has a vascular nature, particularly when in association with perinatal lesions, as shown by the rare cases of disc calcification found at birth [2, 11, 16, 22]. None of these hypotheses is in any case supported by real evidence. With the exception of the rare cases of anterior disc protrusion with associated dysphagia [8, 13, 15–17] or posterior protrusion with slight [22] or evident spinal cord compression necessitating a surgical procedure [8, 13, 16, 20], intervertebral disc calcification is a benign and selflimiting disorder, which resolves with bed rest, analgesics, muscle-relaxing and anti-inflammatory medication without any need for invasive surgical procedures [2, 16, 17, 22–24]. It is noteworthy that even in our small patient series (three females and three males), there was only one case of symptomatic painful disc localised at the cervical level and that single or multiple, mostly thoracic, disc calcifications were detected during X-ray procedures performed for different reasons in asymptomatic patients. It is also interesting that calcifications were discovered in a newborn patient (one of the few in the literature [2, 11]) affected by Patau syndrome. We conclude with a citation from Melnick that “intervertebral disc calcification in children appears to be a selflimited disease and requires only symptomatic treatment” and as stressed also by Dias et al. “seldom requires an operation” [17]. associazione con lesioni perinatali, come dimostrato dai rari casi di riscontro delle calcificazioni alla nascita [2, 11, 16, 22]. Nessuna però di queste ipotesi è corroborata da riscontri certi per la corretta spiegazione delle cause di questa affezione che rimane perciò misteriosa riguardo ai suoi meccanismi scatenanti. Salvo i rari casi di protrusione anteriore con associata disfagia [8, 13, 15–17] o posteriore con compressione lieve [22] o significativa del midollo in cui è stato necessario l’intervento chirurgico [8, 13, 16, 20], la prognosi della affezione, che è da considerarsi autolimitante, è benigna con ritorno a condizioni di normalità con il riposo, farmaci miorilassanti ed antiflogistici senza che sia necessario il ricorso ad interventi più cruenti [2, 16, 17, 22–24]. È significativa nella nostra casistica, anche se basata su soli 6 casi (3 femmine e 3 maschi), la presenza in un solo caso dei sintomi acuti tipici della localizzazione cervicale ed invece il riscontro di localizzazioni dorsali, singole od interessanti più dischi intervertebrali, avvenuto in modo del tutto fortuito, in occasione di indagini radiologiche eseguite per altri motivi, in assenza di sintomatologia dolorosa. Significativo invece il riscontro delle calcificazioni nel paziente in età neonatale, affetto da sindrome di Patau, uno dei pochi casi segnalati in tale età [2, 11]. Possiamo concludere con l’affermazione di Melnick che “nei bambini la calcificazione del disco intervertebrale può essere considerata come una malattia autolimitantesi e che richiede solo terapia sintomatica” e che, come sottolineato da Dias et al. “raramente intervento chirurgico” [17]. Conflict of interest statement The authors declare that they have no conflict of interest to the publication of this article. References/Bibliografia 1. Báron A (1924) Über eine neue Erkrankung der Wirbersäule. Jahrb Kinderheilk 104:357–360 2. Melnick JC, Silverman FN (1963) Intervertebral disk calcification in childhood. Radiology 80:399–408 3. Eyring E, Peterson C, Bjornson D (1964) Intervertebral disc calcification in childhood. A distinct clinical syndrome. J Bone Joint Surg Am 46:1432–1441 4. 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