assobio 13 ott 2014

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13 ott 2014
UN’ALTRA FRODE DALLA ROMANIA
L’autorità competente rumena ha informato di transazioni di prodotti irregolari da parte di due aziende locali; i prodotti
sono stati declassati lo scorso 15 settembre dall’ organismo di controllo SC Ecocert srl.
Le due aziende sono SC Grains Trading SRL e SC Just Organic SRL (il cui nome non è certamente nuovo); la motivazione principale delle sanzioni è stata l’accertamento della mancanza di certificati di transazione nelle loro procedure
di acquisto.
I due operatori hanno presentato ricorso, ma entrambi hanno visto respinte le loro istanze.
SC Grains Trading SRL ha informato l’autorità competente rumena di voler interrompere ogni attività legata al sistema
biologico (che, peraltro, sembrava il suo unico ambito di attività, con certificazione SC Ecocert e Biosuisse, oltre che ISO
9001, ISO 22001 e GMP+).
Quanto alla società SC Just Organic SRL socio di maggioranza è Giampaolo Romani, amministratore unico della Romani spa di San Giorgio Piacentino (esclusa dal sistema di controllo lo scorso 26 agosto da Qcertificazioni) che la Procura della Repubblica di Pesaro nell’ordinanza di applicazione di misure cautelari relativa all’indagine “Vertical bio” descrive, tra l’altro, come co-fondatore con Davide Scapini (che aveva patteggiato una condanna a tre anni nel processo
“Gatto con gli stivali”) della società ucraina ANTAS 1, gestita da Roberto Lilliu (cui viene contestato il “compito di comprare il favore di funzionari pubblici, in particolare in Ucraina”) e “con interessi anche nelle società SC Meridian srl, Agrobio Cornert srl e Lenter Trading; è uno dei principali protagonisti del sistema oggetto del presente procedimento penale”.
Soci di minoranza sono l’amministratore Daniel Ciubotaru, a carico del quale la stessa procura aveva chiesto misure
cautelari, descrivendolo come “braccio destro di Romani Giampaolo”, cui propone “ogni prodotto non biologico e bene
spesso chimicamente inquinato unitamente alla propria disponibilità alla manipolazione di campioni/documenti”; altro
socio di minoranza è tale Cristian Dumitru.
Stanti i ripetuti allerta lanciati, a parte Romani, che lo ha fatto dalla sua società rumena e può ragionevolmente ritenersi
ben informato della non conformità, nessuna azienda italiana ha acquistato prodotto non legittimo da SC Grains Trading
SRL né da SC Just Organic SRL.
Stupisce, invece, trovare tra gli acquirenti aziende estere anche di significativa entità.
Forniamo il dettaglio delle transazioni non legittime.
MERCI SC GRAINS TRADING DECLASSATE
(vendite da gennaio a marzo 2014)
prod
acquirente
Orzo
Agrokommerz Ag
CH 205
Agrokommerz Ag
CH 389
Mais
ton
MERCI SC JUST ORGANIC DECLASSATE
(vendite da gennaio a aprile 2014)
prod
Grano
Km Commodities Ag
CH 315
Pisello
Agrokommerz Ag
CH 189
Mais
Colza
Mais
Sv Organix Gmbh
D
Totale
Lino
Bio Planete Huilerie Sa F
24
Colza
Jules Brochenin Sa
F
141
Soia
Bga Bio Getreide
A
24
Jules Brochenin Sa
F
308
Girasole Kramerbrau Agro&Food D
454
Grano
Totale
339
Teutoburger Olmuhle
D
194
Altdorfer Muhle
D
25
Irida Sa
GR 45
Sv Organix Gmbh
D
576
Vogtland Biomuhlen
D
25
acquirente
Romani Spa
Sv Organix Gmbh
Sv Organix Gmbh
Sv Organix Gmbh
I
D
D
D
ton
819
478
833
92
2.222
3.254
In Germania gli organismi di controllo delle aziende acquirenti (Lacon, IMO e BCS) hanno decertificato il prodotto lungo
tutta la filiera; c’è stato anche un richiamo dai punti vendita di un olio di semi derivante da materia prima declassata.
Valgono le stesse raccomandazioni fatte sulla notizia precedente. Ricordiamo che sono state coinvolte in precedenti
procedimenti giudiziari, anche con ripetute segnalazioni OFIS:
Moldova/Transnistria: Agroidea srl; Agrostar; Chateau-Varteley ; Hendrix Enterprises; Hendrix-Plus ltd; ICS Village
Tour srl ; Im-agricereal srl; Im-Project; M Orom Impexpo srl Rusagro-Prim srl; srl Crist-Valg; Tutun srl
Romania: Enotria, Just Organic srl; Lenter Trading srl; SC Agribioalimentare srtl; SC Agricola Maxo, SC Agrobio Comert
Delta Lunari; SC Interbio srl, SC Meridian, SC Ponida srl, SC Sun Media, SC Trivex Consult,
Bulgaria: Silmik EOOD
Italia: Agridea SA, Agrital import export; Bio Agri sas; Bio Agri srl,Bozzola spa; Fattoria della Speranza; Fa.zoo mangimi
srl; F.lli Grimaldi & c snc; Romani spa, Sunny Land.
India: Geofresh company; Harit Impex; Raj Food International.
Ucraina: Antas I; Kabis.
Kazakhstan: Geco Ltd; Korn Astyk
Malta: Delva Corporation.
ARTICOLO 62
Su richiesta di un socio, torniamo sull’articolo 62 del decreto legge 24 gennaio 2012 n. 1, convertito in legge 24 marzo
2012 n. 27 (Disciplina delle relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli ed agroalimentari).
La disposizione prevede che i contratti relativi ai prodotti agricoli e agroalimentari debbano essere necessariamente stipulati in forma scritta e indicare durata, quantità e caratteristiche del prodotto venduto, prezzo, modalità di consegna e
pagamento.
Sull’argomento, oltre a contrastanti circolari del MiSE e del MiPAAF, è intervenuta anche una sentenza del TAR del Lazio (n. 11126/2012 Reg.Ric. depositata il 17.7.2013) a cui aveva adito un produttore di integratori alimentari, di cui sosteneva l’estraneità al campo d’ applicazione della norma.
La sostanza della sentenza è che l’articolo 62 deve applicarsi solo ai prodotti agricoli.
Dal combinato disposto del TUIR (DPR 22.12.1986 n. 917) e del DM MEF 5 agosto 2010, discende:
a) Sono da considerarsi prodotti agricoli quelli che derivano dalla coltivazione del terreno e dalla silvicoltura, dall'allevamento di animali con mangimi ottenuti per almeno un quarto dal terreno e dalla produzione in serre in cui la superficie
adibita alla produzione non ecceda il doppio di quella del terreno su cui insiste la serra. Sono da considerarsi rientranti
nel campo d’applicazione dell’art.62 da chiunque siano venduti (agricoltori singoli e associati, ma anche operatori commerciali);
b) Sono da considerarsi prodotti agricoli (e quindi rientrano nel campo di applicazione dell’art.62) anche i seguenti prodotti che siano venduti da agricoltori singoli e associati): carni e prodotti della loro macellazione, carne essiccata, salata
o affumicata, salsicce e salami, patate lavorate e conservate (esclusi fiocchi, snack, patatine fritte), succhi di frutta e di
ortaggi, altre conserve di frutta e di ortaggi, olio di oliva e di semi oleosi, olio di semi di mais, latte e derivati del latte, granaglie lavorate, farina o sfarinati di legumi di radici o tuberi o di frutta in guscio, prodotti di panetteria freschi, vini, grappa,
aceto, sidro e di altri vini a base di frutta, malto e birra, erba medica disidratata, miele, pesce, crostacei e molluschi congelati, surgelati, essiccati, affumicati, salati, in salamoia, in scatola e produzione di filetti di pesce. Questi prodotti non
sono considerati agricoli (e quindi sono esclusi dal campo di applicazione dell’art.62) se forniti da operatori che non siano
agricoltori singoli o associati (quindi da grossisti, importatori eccetera).
L’argomento era stato oggetto anche di una risoluzione della commissione Agricoltura della Camera (seduta del 18 dicembre 2012), che impegnava il Governo a promuovere tutte le iniziative necessarie al fine di escludere dall’ambito di
applicazione dell’articolo 62 gli integratori alimentari e i prodotti alimentari destinati a un’alimentazione particolare, relativamente ai contratti non sottoscritti da imprenditori agricoli. Il Governo, peraltro, non aveva assunto iniziative.
La sentenza è definitiva e ha valore di precedente giurisprudenziale
DENN’S SI ESPANDE IN AUSTRIA
La catena tedesca di supermercati biologici Denn’s (167 punti vendita in Germania) ha inaugurato il 9 ottobre a Innsbruck (500 mq, primo supermercato bio del Tirolo) la 16ma filiale austriaca, e il 23 ottobre toccherà a quella di Graz
(560 mq). I due punti vendita stoccano circa 6.000 referenze.
Denn’s conta già su 9 pdv nell’area di Vienna, due a Linz e uno ciascuno a Salisburgo, Perchtoldsdorf, Ried/Innkreis e
Wels
www.denns-biomarkt.at
USA, LE PRIVATE LABEL VERDI DI KROGER OLTRE IL MILIARDO
Il gigante statunitense Kroger (secondo retailer sul mercato USA dopo Walmart, 2.600 supermercati in 34 Stati) ha cominciato due anni a espandere le sue linee di prodotti biologici e naturali Simple Truth® e Simple Truth Organic®
(www.simpletruth.com) in rete nazionale.
Com’è noto, i confini della cosiddetta categoria “naturale” sono abbastanza labili; Kroger garantisce l’assenza di 101 tra
additivi, antibiotici e aromi di sintesi.
La catena dichiara un assortimento di 35.000 referenze tra bio e “naturali”, un sesto delle quali introdotto nell’ultimo
biennio.
Kroger non dichiara il valore delle sue vendite “verdi”, ma testate specializzate nella distribuzione valutano che il sell out
abbia già superato il miliardo di dollari annuali, circa l’1% delle vendite complessive.
Per il chief executive Rodney McMullen c’è una pressione sui margini delle categorie che nel passato non si registrava:
“Sembra stia diventando una categoria sempre più competitiva: anche se i margini tendono a esser migliori, non so se la
tendenza sarà confermata nel prossimo futuro”.
A dimostrazione dell’ampliamento della base degli acquirenti della categoria, la catena sta introducendo in assortimento
anche vino biologico il cui lancio, nel presentare la novità alla stampa, il presidente Michael Ellis ha ammesso, non sarebbe sembrato fattibile anche solo qualche anno fa.
INDIA, IDEE POCO AVVEDUTE
Le performance dell’export biologico indiano (ricordiamo che il Paese è in regime di equivalenza per i prodotti vegetali
non trasformati, per materiale di moltiplicazione vegetativa e sementi) non sono brillanti.
Secondo dati governativi, l'area sotto certificazione è di circa 4.720.000 ettari, il 2,6% della superficie agricola totale del
Paese, ma le esportazioni di alimentari biologici pesano solo 224.000 mila dollari, solo lo 0,35% del totale.
Il potenziale è considerato tuttavia elevato; A.K. Tripathy, sottosegretario al ministero del Commercio e dell’Industria,
parlando alla 4° Conferenza nazionale sull'agricoltura biologica organizzata dall’associazione delle Camere di commercio dell'India, ha annunciato che il dicastero ha intenzione di esentare i prodotti biologici trasformati dalle restrizioni alle
esportazioni che riguardino gli analoghi prodotti convenzionali. Ha aggiunto che per sostenere questa iniziativa è necessario un sistema di certificazione credibile.
Per operatori del settore, il biologico indiano è afflitto da procedure di certificazione complesse, mancanza di tecnologia,
indisponibilità di mezzi per la difesa ammessi e di fertilizzanti organici, carenza di imprese di trasformazione.
Per Krishan Guptaa, direttore generale e CEO di Organic India (www.organicindia.com, azienda con un fatturato di circa
25 milioni di EUR, in gran parte da export, per il 40% di tulsi, Ocimum tenuiflorum) quella anticipata dal sottosegretario
non è una mossa azzeccata. Guptaa sottolinea la necessità di un cambio di approccio: “È curioso che le imprese della
filiera biologica debbano combattere per dimostrare che il loro prodotto è sano e non lo debbano fare quelle che usano
sostanze chimiche di sintesi. Di processi di certificazione macchinosi beneficiano solo laboratori di analisi e organismi di
certificazione, con costi aggiuntivi trasferiti al consumatore, mentre gli agricoltori continuano a ricevere prezzi bassi".
È per questi motivi, sostiene, che quelli biologici in India sono visti come prodotti d’elite.
Per Guptaa l’export biologico indiano può aumentare se i produttori potranno auto-certificare i propri prodotti e se si
spingerà su prodotti a maggior valore aggiunto, non sulla materia prima agricola.
Stanti i non infrequenti casi di problemi sulle importazioni dall’India (per esempio i residui di clormequat su prodotti di
Geofresh organic, Raj Food International e Harit Impex) e tenendo presenti i risultati dell’audit sul sistema di controllo
effettuato dagli uffici della Commissione nel 2012, secondo i quali l’autorità competente non verificava l'efficacia
dell’attività degli organismi di controllo e non sempre adottava misure adeguate nel caso di loro non conformità, con ciò
“minando l’efficacia del sistema di controllo”, non sembra proprio che prevedere l’ autocertificazione da parte degli operatori debba essere la prima preoccupazione delle autorità indiane.
RIPRESINA IN GRAN BRETAGNA
I dati Nielsen mostrano una crescita nel mercato alimentare biologico del + 3,2% per le 4 settimane chiuse il 16 agosto
2014 a fronte di un calo del mercato alimentari nel complesso dello 0,9%. Il dato conferma la leggera ripresa del comparto biologico, le cui vendite nell’anno concluso il 16 agosto, secondo Nielsen Scantrack 52 weeks sono aumentate
dell’1,2% a fronte di un mercato complessivo stagnante; le vendite biologiche nel Regno Unito pesano per una quota del
1,3% dei 96 miliardi di sterline del mercato alimentare.
Nonostante i bilanci delle famiglie ancora sotto pressione, l’83% delle famiglie del Regno Unito ha acquistato qualche
prodotto biologico nell’ultimo anno (Nielsen Homescan Total FMCG anno al 16/8/2014) e il 29% è disposto a riconoscere
un premio di prezzo per prodotti ottenuti eticamente o in modo più sostenibile per l’ambiente (Nielsen Homescan Survey
GB gennaio 2014).
Il trend di crescita si riflette nelle vendite delle aziende licenzatarie del marchio Soil Association, che sono aumentate
dell'8% nei dodici mesi ad agosto, ma dell’11% rispetto ad aprile.
I supermercati, principale canale britannico per i prodotti biologici, stanno restituendo spazio alla categoria (che con
l’avvio della crisi economica aveva subito una sensibile riduzione nei lineari) e hanno ripreso a investire in innovazione e
marketing.
LALLEMAND SALVA I DADI?
L’azienda canadese Lallemand Bio-Ingredients (www.bio-lallemand.com) presenta il nuovo lievito inattivo biologico e
l’estratto di lievito Bio-Lyfe e Bio-Engevita, sviluppati in conformità con il regolamento europeo sulla produzione biologica (il Canada è in regime di equivalenza).
Com’è noto, dal 31 dicembre 2013, il lievito è entrato nel calcolo degli ingredienti di origine agricola (regolamento
n.889/2008, articolo 27, comma 2, punto c).
A parere di alcuni operatori, gli estratti di lievito di qualità biologica di produzione europea sin qui disponibili non presentavano le migliori caratteristiche per l’utilizzo come ingrediente nei preparati per brodo granulare e in tavoletta secondo lo
standard italiano, con profili organolettici altalenanti.
"Il biologico sta diventando sempre più una tendenza mainstream, con una domanda per una vasta gamma di prodotti"
ha dichiarato Annemarie Halter, responsabile per lo sviluppo di Lallemand “e crediamo che i nostri lieviti ed estratti di
lievito possano essere un ingrediente utile per creare prodotti biologici sempre più gustosi".
Oltre che in Canada, l’azienda ha unità in Francia, Danimarca, Estonia e Usa.
REPUBBLICA CECA, SPOJENÉ FARMY CAMBIA PROPRIETÀ
Spojené Farmy (www.spojenefarmy.cz), azienda agricola biologica ceca che gestisce i prodotti di 12 soci (prodotti vegetali, latte, formaggi, ma soprattutto carne) che poi distribuisce al canale specializzato, ad Albert Heijn, Billa, Globus, Hypernova, Interspar, Kaufland, Makro, Tesco, in export e al food service, sta per essere acquistata da CPI Property
Group, società di gestione immobiliare ceca, ma con sede in Lussemburgo.
È stato raggiunto un accordo per rilevare il business a 43,5 milioni,
I principali prodotti di Spojené Farmy sono carne di manzo (in particolare quella di Angus e Wagyu), di pollo e agnello
per i mercati dell'UE e del Medio oriente.
L'acquisizione segna l'ingresso di CPI nel settore agricolo (la società è un significativo gestore di real estate residenziale
ed è tra i principali nello sviluppo di hotel). La società ha annunciato investimenti per 20 milioni per l’espansione di
Spojené Farmy. Per Martin Nemecek, amministratore delegato di CPI, l’ingresso nel settore agricolo è importante per il
business: "I terreni agricoli rappresentano uno degli investimenti più sicuri nel settore immobiliare, e presentano un alto
potenziale di crescita del valore, in particolare nella Repubblica ceca".
"Abbiamo lavorato sodo per raccogliere la provvista per chiudere una transazione di questa portata, che non ha precedenti nella regione. Siamo lieti di acquistare un'azienda agricola ben gestita, con un management professionale. Continueremo a produrre alimenti biologici di alta qualità per i quali la domanda è in continua crescita",
HONG KONG
La tradizione rurale si è spenta decenni fa, quando Hong Kong trasformata in una megalopoli al l neon, con le risaie sostituite da laghetti urbani.
Ma dopo un quarantina d’anni l’agricoltura sta tornando nell’area settentrionale dell’isola, dove i grattacieli si vedono da
lontano.
Tutto è iniziato come parte di un progetto di conservazione delle zone umide per gli uccelli, ora cinque contadini producono circa tre tonnellate di riso all'anno, vicino al confine con la Cina, che rimane il maggior fornitore di cibo di Hong
Kong.
È una goccia nelle 833 tonnellate di riso che Hong Kong consuma ogni giorno, ma recupera più volte il prezzo del riso
importato, grazie alla crescente domanda di prodotti alimentari coltivati naturalmente.
Una sequela inarrestabile di scandali alimentari attraverso il confine – dallo scandalo sul latte in polvere per l’infanzia del
2008, che ha ucciso numerosi bambini, alla carne avariata nel fast-food, ai suini morti che galleggiano nei fiumi, dall’olio
esausto riciclato all'uso pesante di pesticidi – sta spingendo a ripensare il modo in cui fare gli acquisti. Tra gli scandali
più recenti, la cui notizia non è giunta in Occidente, zampe di gallina (utilizzate nella cucina locale) trattate con acqua ossigenata e utilizzo di coloranti vietati.
La società è cambiata, la popolazione è diventata più benestante e aumenta la cura della sicurezza alimentare.
L'ex colonia britannica è uno dei luoghi più densamente popolati al mondo e importa quasi tutto l’alimentare (appena il
2% dell’ortofrutta è coltivato localmente).
Il numero di aziende biologiche è aumentato, dal manipolo di pionieri nel 1990 ad alcune centinaia di oggi (anche se, in
realtà, solo 130 sono certificate) e producono circa il 12% delle 45 tonnellate di ortaggi prodotte quotidianamente
nell’isola.
Il prezzo superiore non è un ostacolo, i consumatori apprezzano la freschezza del prodotto locale non sottoposto a lunghi trasporti e la sicurezza dell’esenzione da pesticidi.
Il 16% della superficie della Cina continentale è contaminata, stando alle dichiarazioni dell’aprile scorso da parte del Ministero dell'ambiente cinese, una quota ancora maggiore presenta una sensibile presenza di metalli pesanti (in particolare cadmio).
"Il governo sta facendo un buon lavoro a Hong Kong",secondo Jon-Athan Wong, direttore dell’organismo di controllo
Hong Kong Organic Resource Center (www.hkorc.org), "Abbiamo avuto elementi di preoccupazione per gli scandali in
Cina continentale, ma la situazione dei controlli è migliorata”.
Il governo non dà sovvenzioni, ma incoraggia i pochi agricoltori a convertirsi al biologico fornendo supporto tecnico.
La contrazione dei terreni agricoli, che sono sotto il mirino di chi sviluppa progetti immobiliari fa sì che gli appezzamenti
siano di piccola dimensione, con contratti di affitto spesso limitati, il che comporta maggior pressione sugli agricoltori e
scarsa propensione agli investimenti; i produttori biologici, tuttavia, riferiscono di una domanda sostenuta e crescente:
impauriti dai rischi sui prodotti della Cina continentale, sempre più consumatori vogliono prodotti coltivati a Hong Kong e
li vogliono biologici.
USA, BIO PER NESPRESSO
Il torrefattore Artizan Coffee Company, con sede a Miami, ha ricevuto la certificazione USDA Organic per la sua linea di
capsule di caffè compatibili Nespresso®.
Il caffè Artizan è venduto al pubblico sul sito www.artizancoffee.com a 6,99$ per una scatola di 10 capsule.
Artizan Coffee Company non ha alcun legame con Nespresso® (marchio registrato della Société des Produits Nestlé
SA), si limita a presentare capsule compatibili.
FALSI SACCHETTI BIODEGRADABILI
Com’è noto, è vietata la commercializzazione di shopper monouso non biodegradabili e compostabili; alcune aziende
producono e distribuiscono sacchetti con false diciture sulla biodegradabilità.
Assobioplastiche ha denunciato i sacchetti commercializzati con la dicitura "biodegradabile", ma non conformi alla legge;
il PM di Torino Raffaelle Guariniello ha aperto un fascicolo per frode in commercio e ha affidato ai carabinieri del NAS
l'identificazione delle aziende che li producono e li distribuiscono.
TROVATE BARRIERE?
FederBio sarà coinvolta nel tavolo per l'internazionalizzazione dell'agroalimentare presso il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, che affronterà diversi temi, tra i quali: le politiche pubbliche di sostegno alle esportazioni delle
imprese italiane; le strategie per il rafforzamento delle produzioni italiane sui mercati internazionali, attraverso l'ottimizzazione degli accordi internazionali già in essere e migliorando le richieste dell'Italia in sede di negoziato tra Unione europea e Paesi terzi; la tutela delle produzioni italiane dalle contraffazioni e da fenomeni di Italian sounding ecc.
Le aziende che si fossero imbattute in barriere all’export le dettaglino con cortese sollecitudine all’associazione, per consentirle la realizzazione di un dossier da presentare al tavolo.
Non è necessario segnalare il caso della Repubblica di Corea né le problematiche col Giappone (prodotti animali, alcoolici, logo JAS), già ben noti.
GRUPPO DI LAVORO IMPRESE/ODC
Il 30 ottobre presso FederBio si terrà una riunione del gruppo di lavoro congiunto imprese/ organismi di controllo per riprendere il lavori sullo schema di attività al tempo condiviso che prevede, tra l’altro: revisione del contratto OdCoperatori, verifica della preparazione e formazione obbligatoria operatori, relazione tecnica e sua gestione, formazione e
qualificazione ispettori, informatizzazione delle procedure di controllo, osservatorio prezzi.
Per l’associazione parteciperanno ai lavori Biagio Calcavecchia (EcorNaturaSì), Roberto Corioni (Pizzi Osvaldo & c), il
segretario Roberto Pinton.
CIRCOLARE MISE
Si richiama l’attenzione delle aziende associate sulla circolare MiSE 170164 del 30.09.2014 (già trasmessa) su responsabilità dell’operatore, private label, ecc.
REPORT SUL RISO PIEMONTESE
Ci viene segnalato l’interesse della trasmissione Report su riso biologico vercellese, probabilmente in seguito a
un’interrogazione scritta alla Commissione da parte dell'eurodeputato Gianluca Buonannno (Lega Nord).
Seguiranno dettagli.
AssoBio Tel. 049.87.64.648 Fax 049.65.26.64 Mobile 348.738.03.07 e-mail: [email protected]