Magazine Arpa Campania Ambiente n. 19 del 15 ottobre 2014

PRIMO PIANO
È napoletano il brevetto
del vaccino contro l’ebola
Martelli a pag.3
DAL MONDO
In Amazzonia è in
aumento la deforestazione
Non c’è tregua per la foresta
Amazzonica,dopo anni in cui
sembrava esserci una riduzione della deforestazione,
quest’anno, così come l’anno
scorso, il taglio dei grandi alberi ha ripreso quota. Alla
fine di luglio il disboscamento è cresciuto del 29% rispetto all’anno precedente e
solo un anno fa eravamo al
28% in più rispetto all’anno
prima.
Maisto a pag.5
NATURA & BIODIVERSITÀ
La prima stazione di
monitoraggio della fauna
“Un altro obiettivo raggiunto,
un altro importante traguardo per l’Ente che presiedo!”. Queste le parole del
dott. Alessio Usai, Presidente
dell’Ente Riserve “Foce Volturno-Costa di Licola” e “Lago
di Falciano”, parole piene di
soddisfazione e di speranza.
Utilizzare al meglio le risorse ed avviare importanti collaborazioni
Arpac, nuove attività
al servizio dell’ambiente
Continua l’opera di risanamento sia
economico che sul piano dell’immagine dell’ Agenzia Regionale per la
protezione dell’ambiente, messo in
atto dal Commissario Straordinario
dell’Ente Pietro Vasaturo. Tra gli interventi principali attuati per ridurre i costi, il Commissario, come
un padre esemplare, ha deciso di
partire proprio da se stesso: niente
segreteria particolare, niente auto di
servizio se non quando vi è la necessità di recarsi in enti locati nelle zone
limitate al traffico, fino ad ottenere
un risparmio di circa 250mila euro
riguardo i suoi stessi emolumenti.
Vasaturo si dice soddisfatto di essere
riuscito a trasmettere al personale
uno spirito di cooperazione che purtroppo mancava, rivalutando professionalità sopite o accantonate ma soprattutto riorganizzando al meglio le
risorse umane disponibili.
a pag.2
Sfamare il mondo. Alimentazione,
agricoltura e ambiente
Non immaginavo che dalla terrazza dell’Università Suor Orsola Benincasa, Napoli fosse
così…vicina, racchiusa in un estasiante fermo
immagine. Basterebbe un click, per raccontarla
al mondo intero. Proprio così com’è: immediata,
“silenziosa”, scompigliata. Una donna fantastica, piena di sfaccettature, geometrie e colori.
Liguori a pag.4
Buonfanti a pag.8
NORMATIVA EUROPEA
L'Europa a difesa
delle acque sotterranee
LAVORO & PREVIDENZA
Renzi e il tentativo di
“riparare” l’Italia
Il 4 ottobre scorso, il Premier
si è recato ad Assisi, con il
ministro Giannini, per le celebrazioni in onore di San
Francesco, patrono d’Italia.
L’occasione è stata veramente propizia per poter rispondere
al
pungente
attacco della CEI....
Ferrara a pag.18
Progetto CDI OEVO
Carta d’identità per l’olio extra-vergine di oliva
La carta d'identità
è un documento di
riconoscimento
dove sono contenuti i dati anagrafici
(cognome,
luogo di nascita,
residenza, ecc.) ed
una foto che viene
mostrata per provare “chi siamo”
nelle più svariate occasioni. Potrebbe capitarci, però, che se abbiamo con noi una bottiglia di olio extra vergine di oliva, alla richiesta
di un pubblico ufficiale di fornire un documento di riconoscimento, mostreremo due
carte d’identità: una che riguarda noi ed una
per l’olio.
Patrizio a pag.12
AMBIENTE & TRADIZIONE
BIO-ARCHITETTURA
Sorrento e la tarsia
Le stazioni intermodali
urbane
Un luogo e un prodotto della tradizione
L’arte dell’intarsio è un’arte antichissima. Le sue origini risalgono alla civiltà
egiziana e nel VI-VII secolo la troviamo
nella penisola sorrentina grazie ai monaci benedettini che, rinchiusi nei propri
studi, eseguivano i loro preziosi lavori.
Morlando a pag.11
De Crescenzo-Lanza a pag.14
Palumbo a pag.15
NATUR@MENTE
Felicità: quello che si
è non quello che si ha
Dopo ventidue anni non ho
goduto della felicità di partecipare attivamente alla festa
di San Francesco. Ma che
roba è la Felicità? L'etimologia fa derivare la parola da:
felix-icis, la cui radice fe significa abbondanza, ricchezza, prosperità. In modo
simile, l'origine del termine
festa viene da festum, dunque la festa richiama il concetto di felicità. La ricerca
della felicità è argomento filosofico di tutti i tempi, tema
centrale in tutte le culture, le
arti, le religioni e nella vita di
ogni individuo. Vi invito a
leggere la lettera di Epicuro
a Meneceo, nella quale il filosofo greco scrive che: “Non si
è mai troppo giovani o troppo
vecchi per la conoscenza
della felicità.
Tafuro a pag.19
Arpac, nuove attività al servizio dell’ambiente
Utilizzare al meglio le risorse ed avviare importanti collaborazioni
Continua l’opera di risanamento sia economico che sul
piano dell’immagine dell’
Agenzia Regionale per la protezione dell’ambiente, messo
in atto dal Commissario Straordinario dell’Ente Pietro Vasaturo. Tra gli interventi
principali attuati per ridurre i
costi, il Commissario, come un
padre esemplare, ha deciso di
partire proprio da se stesso:
niente segreteria particolare,
niente auto di servizio se non
quando vi è la necessità di recarsi in enti locati nelle zone limitate al traffico, fino ad
ottenere un risparmio di circa
250mila euro riguardo i suoi
stessi emolumenti.
Vasaturo si dice soddisfatto di
essere riuscito a trasmettere al
personale uno spirito di cooperazione che purtroppo mancava, rivalutando professionalità sopite o accantonate
ma soprattutto riorganizzando
al meglio le risorse umane disponibili. Oltre l’ ordinarietà,
infatti, molte attività sono
state rafforzate e riconosciute
in tutte le sedi istituzionali
grazie all’utilizzo di personale
a pieno regime compreso
quello della Società partecipata Multiservizi gestita
dall’Arpac. Questi ultimi lavoratori attualmente fungono da
supporto per tutte le azioni a
favore delle magistrature, tra
queste gli interventi a Salerno
nell’ambito di una vasta indagine che parte da Positano ed
Agropoli fino a Sapri per il
controllo di eventuali scarichi
abusivi, abbandoni di materiale pericoloso e via dicendo.
Tale intervento non è limitato
soltanto all’area costiera ma
abbraccia tutto l’entroterra
anche in considerazione del
fatto che la flotta di Arpac è
stata potenziata al massimo
non solo per quanto attiene il
monitoraggio della balneabilità. Le future operazioni che
sono sul punto di essere attuate tramite “blitz” (tipico intervento del Vasaturo “sbirro”)
hanno lo scopo di scandagliare, almeno sino a 6 miglia
dalla costa, il fondale marino
con le apposite apparecchiature presenti sull’ammiraglia
oceanografica Helios, alla ricerca di eventuali relitti utilizzati quali “tombe” per rifiuti
pericolosi. Inoltre, l’Arma dei
Carabinieri si è resa disponibile, su richiesta di Vasaturo,
ad ospitare il personale dell’Agenzia, unitamente al professor Massimiliano Lega
(dell’Università degli Studi
Parthenope di Napoli) a bordo
dei propri elicotteri per monitorare il territorio, così come
anche il Corpo della Guardia
di Finanza sta valutando di
fare lo stesso. Sempre in tema
di risanamento economico il
Commissario ha assicurato
che il grave contenzioso di cui
l’Agenzia è parte è stato affrontato e risolto applicando le
norme pubblicistiche e di contabilità generale sulla deflazione anche grazie alla
comprensione dei creditori con
i quali si è instaurato un rap-
porto di collaborazione e fiducia. Utilizzando i trasferimenti
finanziari decisi e da decidere
della Giunta regionale, pur nel
pieno rispetto dei vincoli e dei
limiti di spesa, inoltre, sono
stati aggiornati i laboratori di
analisi dell’ Agenzia, acquisite
nuove apparecchiature e sono
stati promossi la formazione e
l’aggiornamento del personale
completando l’organico.
L’oltre trentennale esperienza
in diversi settori della pubblica
amministrazione del Commissario e la L. n°16 del 2014, che
stabilisce che il direttore generale dell’Agenzia vada scelto
tra i dirigenti pubblici e non
tra esterni come in passato, fa
auspicare che Vasaturo possa
restare alla guida dell’Arpac
permettendo così il prosieguo
del suo rilancio.
I VERTICI DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA A NAPOLI
Tra proteste annunciate e slogan anti austerità
Domenico Matania
Lo scorso 2 ottobre si è svolto a Napoli
il vertice della BCE, la Banca Centrale
Europea. Ottima vetrina per la città
che si è preparata ad accogliere autorità
provenienti da tutta Europa, per la
prima riunione mensile, per discutere
delle più spinose questioni economiche
e monetarie. Ad ospitare il summit è
stato il Parco di Capodimonte con la sua
Reggia, che per l’occasione è stata
chiusa al pubblico, per consentire tutti
i preparativi del caso. Fin dalla prima
mattinata la città si è predisposta per
mettere in moto la macchina organizzativa, a partire dal piano di traffico speciale per evitare ingorghi nei pressi di
Capodimonte. Una nota curiosa che
non è passata inosservata ha riguardato le condizioni di sicurezza dell’edificio
borbonico all’interno
del Parco. Fino a due
giorni prima del summit, nella zona circostante la struttura,
erano presenti avvisi
(poi misteriosamente
spariti) che ammonivano sulle precarie
condizioni architettoniche dell’edificio: “Attenzione
caduta
materiali” e “Stare lontani a breve saranno
eseguiti i lavori”. Le
ipotesi sono due: i car-
telli sono stati nascosti per l’occasione o
in due giorni è stato messo in sicurezza
lo stabile (magari!). Stabilità edilizia a
parte non sono mancate le manifestazioni contro i vertici della Banca Centrale Europea. Nonostante siano stati
gli scontri a fare più notizia, la maggior
parte dei manifestanti ha contestato in
maniera del tutto pacifica. Presenti ad
aprire il corteo volti coperti dalle maschere di Pulcinella.
Tra gli slogan gridati a gran voce: "Più
case per tutti ma i banchieri nelle cantine", "Block Bce perchè la spesa dei governi la decidiamo noi". "No Bce, no
austerità, case e reddito per tutti". Secondo una stima di massima erano presenti quattro mila manifestanti tra
disoccupati, studenti o semplici cittadini. Sul capitolo scontri, alcuni dei manifestanti si sono
posizionati a pochi
passi dal Parco di Capodimonte ed a volto
coperto hanno cominciato a lanciare bottiglie e pietre; la polizia
in assetto antisommossa ha risposto con
idranti e lacrimogeni.
Il vertice si è svolto ad
ogni modo nella più
completa regolarità.
Nella cena di gala che
ha preceduto il giorno
dell’incontro, il presidente della Bce Mario
Draghi ha chiamato in
causa la mitologia greca, paragonando
le difficoltà economiche attuali alle "fatiche" di Ercole (la cena si teneva nella
Sala di Ercole del Palazzo Reale).
"Come quando lottava contro l'idra a
più teste, anche a noi sembra che
quando superiamo una sfida, come la
crisi sui debiti pubblici, ne saltano fuori
due nuove, come la bassa inflazione e la
ripresa a rilento".
Ceinge: il centro di ricerca per cervelli non in fuga
È NAPOLETANO IL BREVETTO
DEL VACCINO CONTRO L’EBOLA
Giulia Martelli
Ebola. Il virus ha varcato i confini africani ed ha purtroppo
raggiunto il Vecchio continente.
Risale infatti a qualche giorno fa
la scoperta del primo caso accertato di contaminazione in Europa: vittima, un’infermiera
madrilena contagiata da un
missionario che aveva contratto
la malattia in Sierra Leone. I livelli di allerta si sono dunque alzati anche nel nostro Paese e
mentre i quotidiani “strillano”
l’allarme, altre notizie, in maniera quasi inspiegabile “camminano sottovoce”. Ortaggi
contaminati, pizza cancerogena
(?), roghi e tumori riempiono le
prime pagine di tutte le testate
e, fermo restando la condivisibile volontà di mettere in guardia cittadini e consumatori, ci
sarebbe da chiedersi in quanti
sanno, invece, che sono nate e si
sono svolte proprio in Campania, a Napoli, nei laboratori del
Ceinge (Centro di Ingegneria
Genetica), le ricerche della italiana Okairos che ha sviluppato
il brevetto per il vaccino contro
l'ebola. Del resto non è un caso
che la prima Facoltà di Biotecnologie d’Italia sia targata “Federico II”, così come non è un
caso che la Campania sia oggi
tra le regioni più ricche di strutture di ricerca specializzate in
genetica. Il CEINGE - Biotecnologie Avanzate è una società
consortile senza scopo di lucro
costituita nel 1983 e che ha tra i
suoi soci la Regione Campania
(attraverso l'Ente Funzionale
per l'Innovazione e lo Sviluppo
Regionale - E.F.I. S.p.A.), l'Università degli Studi di Napoli Federico II, la Provincia di Napoli,
la Camera di Commercio, Indu-
stria ed Artigianato di Napoli,
ed il Comune di Napoli. In particolare la Regione Campania
costituisce il socio di maggioranza detenendo il 60% del capitale sociale, attraverso l'E.F.I.
S.p.A. che fa capo all'Assessorato Attività Produttive.
La Okairos, invece, è stata acquisita lo scorso anno per 250
milioni di euro dalla multinazionale GlaxoSmithKline (Gsk). La
notizia da evidenziare è che
entro dicembre verranno consegnate circa diecimila dosi di vaccino all'Organizzazione Mondiale per la Sanità (Oms) mentre si sta trattando per la fornitura, nel 2015, di un milione di
dosi del vaccino che, al momento, appare l'unico disponibile. "Il Ceinge, che quest'anno
festeggia i 30 anni dalla sua na-
scita – ha spiegato Franco Salvatore, da circa trent’anni
anima del Centro - è un grande
esempio di sviluppo economico e
strutturale di un centro di ricerca. Nato come piccolo laboratorio universitario è oggi un
centro di eccellenza di fama internazionale con oltre 20 gruppi
di ricerca, 250 studiosi e un incubatore di imprese".
Sfamare il mondo. Alimentazione, agricoltura e ambiente
XI Forum Internazionale dell’informazione per la salvaguardia della natura
Fabiana Liguori
Non immaginavo che dalla terrazza dell’Università Suor Orsola Benincasa, Napoli fosse
così…vicina, racchiusa in un
estasiante fermo immagine.
Basterebbe un click, per raccontarla al mondo intero. Proprio così com’è: immediata,
“silenziosa”, scompigliata. Una
donna fantastica, piena di sfaccettature, geometrie e colori.
Appena arrivata, davanti a
tanta bellezza, sapevo già che
sarebbe stata una fantastica
avventura e così è stato. Nell’accogliente Aula Magna dell’
Università si è svolto l’XI
Forum Internazionale dell’Informazione per la Salvaguardia
della Natura organizzato dall'associazione
Greenaccord
Onlus in collaborazione con
l'Assessorato all'Ambiente del
Comune. Si è trattato di un interessantissimo incontro di
scienziati, istituzioni e giornalisti di tutto il mondo per discutere della situazione del
mercato agricolo mondiale, dei
modelli di sviluppo, del ruolo
dei produttori e distributori,
ma anche di alcuni problemi
che attanagliano il Pianeta,
come la malnutrizione e la
fame. I vari relatori che si sono
avvicendati sul palco, infatti,
hanno illustrato la “fotografia”
delle coltivazioni agricole, i dati
più aggiornati sulla denutrizione e gli obiettivi di riduzione
della fame, dimostrando, numeri alla mano, i vantaggi degli
investimenti a tutela degli ecosistemi e delle produzioni agricole di qualità. Uno dei primi
interventi è stato quello di Ren
Wang, vicedirettore Dip. Agricoltura della FAO, che ha fornito importanti spunti. La
prevalenza della malnutrizione
a livello mondiale è scesa a
circa l’11% dal 19 % di 20 anni
fa, e dal 23 % al 14 % nei paesi
in via di sviluppo. Tuttavia,
circa 805 milioni di persone rimangono denutrite, rispetto a 1
miliardi nei primi anni 1990.
Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, inoltre, la popolazione mondiale aumenterà
raggiungendo entro il 2050 i
9,15 miliardi. La FAO stima
che la domanda alimentare,
quindi, crescerà di almeno il
60%. Secondo quanto detto da
Wang, però, il mondo, con tutte
le sue risorse, è di certo in
grado di produrre la necessaria
quantità di cibo per soddisfare
il fabbisogno collettivo, se solo
la produzione fosse fatta in
modo più sostenibile e scrupoloso. Il degrado, i cambiamenti
climatici, l’uso sconsiderato del
suolo, delle acque e della biodiversità sono il grave problema
dell’umanità. Dello stesso avviso, il professor Stefano Padulosi, ricercatore del Bioversity
International, secondo il quale
gli agricoltori potrebbero senza
saperlo contare su una grande
diversità di colture, alberi e
specie vegetali selvatiche, animali e acquatiche, soprattutto
per migliorare l’apporto nutritivo e i mezzi di sussistenza, in
particolare nelle zone meno
stabili dal punto di vista climatico e socio-economico. Oggi, infatti, la sicurezza alimentare
globale dipende solo da un
manciata di colture e varietà:
riso, frumento, mais, forniscono
più del 50% delle calorie di origine vegetale del mondo (su
circa 7000 specie presenti sul
Pianeta). I due principali punti
negativi per la produzione agricola, invece, sono: l’urbanizzazione e i cambiamenti climatici.
Per quanto riguarda la prima,
le previsioni sono molto poco
confortanti: secondo le stime,
circa 5 miliardi di persone si
trasferiranno in città entro il
2030, il 60 per cento della popolazione mondiale. Con tutte le
conseguenze del caso: aumento
della domanda alimentare,
dell’inquinamento cittadino,
dello spreco energetico e della
contemporanea diminuzione di
terre e produzioni coltivate.
Oggi, l'80% di tutte le aziende
agricole sono piccole aziende.
Sono molto produttive, investono in quello che fanno e
creano posti di lavoro. Circa il
63% di tutti prodotti agricoli in
Europa, ad esempio, proviene
da aziende a conduzione familiare. Tendono, per definizione,
ad essere tramandate di generazione in generazione, con
tutto il loro bagaglio di tradizioni e valori. Da qui la necessità di tutelare queste persone,
questi habitat, queste produzioni necessarie alla sopravvivenza del Pianeta. Per quanto
attiene i cambiamenti climatici, la maggiore frequenza e intensità di alcuni eventi estremi
(siccità, inondazioni, temperature estreme e così via), così
come le alterazioni dei tempi e
della distribuzione delle precipitazioni nell’ultimo decennio
hanno creato non pochi danni
alle produzioni agricole e potrebbero avere man mano un
impatto sproporzionato sulle
popolazioni più vulnerabili, ad
agricoltura-dipendenti e dei
paesi in via di sviluppo. È importante attuare pratiche agricole che rafforzino la resilienza
e l’adattamento a condizioni
meteorologiche diverse, in particolare per i piccoli agricoltori.
Se da un lato del mondo, un
tassello dolente è senz’altro lo
spreco di cibo (1,3 miliardi di
tonnellate di cibo è sprecato nel
mondo ogni anno, circa un terzo
della produzione mondiale
annua), dall’altro è quello della
fame: la dottoressa Adriana
Opromolla, Responsabile Advocacy Caritas Internationalis,
durante il suo intervento, ha
segnalato con forza quali sono i
fattori che incidono negativamente su questa terribile
piaga: mancanza di sistemi alimentari equi e sostenibili, carenza d’impegno da parte delle
istituzioni, deboli sistemi di
monitoraggio sui fattori che determinano la malnutrizione,
impoverimento dei piccoli produttori alimentari, e degrado
ambientale. La vera grande
causa del grande divario che
esiste tra ricchi e poveri, sazi ed
affamati, però, non è tanto l’impossibilità di produrre abbastanza cibo per tutti ma quella
di “concedere” l’accesso al cibo
a tutti, la distribuzione equa
dei prodotti alimentari.
Bisogna che i Governi diano
mezzi e supporti socio economici ai vari Paesi, alle singole
famiglie, affinchè tutti siano in
grado di essere autosufficienti,
producendo o acquistando il
cibo necessario al proprio sosten- tamento. C’è un diritto
alla nutrizione che va regolamentato. Ma, come sempre, la
domanda è una sola: “Chi è che
decide a favore dei poveri?”
La cosa che ha reso la kermesse
molto piacevole e stimolante, a
parte i sostanziosi interventi
dei relatori (tra i quali anche
Gary Gardner, Alison G.
Power, Cinzia Scaffidi) è stata
quella di poter ascoltare la voce
di tanti colleghi, provenienti da
ogni parte del mondo, che
hanno posto interrogativi e raccontato esperienze e difficoltà
vissute nelle loro realtà locali.
Ognuno, infatti, ha avuto la
possibilità di informarsi e confrontarsi su temi di vitale importanza per il Pianeta: un
modo sano e costruttivo per ricominciare a pensare come
un’unica e grande famiglia.
In Amazzonia è in
aumento la deforestazione
Rosario Maisto
Non c’è tregua per la foresta
Amazzonica,dopo anni in cui
sembrava esserci una riduzione della deforestazione,
quest’anno, così come l’anno
scorso, il taglio dei grandi alberi ha ripreso quota. Alla fine
di luglio il disboscamento è
cresciuto del 29% rispetto all’anno precedente e solo un
dell’agricoltura, il mercato del
legname di qualità, gli interessi nelle società petrolifere,
la richiesta di nuove strade e
dighe stanno facendo risalire
la quota di foresta persa.
Per quanto siano alti gli interessi nella regione, affinché si
possa disboscare senza interferenze esterne, si commettono anche gravi crimini,e
questo lo sottolinea l’assassi-
maniera incontrollata violando le leggi, tra le cause
principali della distruzione
delle foreste.
Infatti il legno illegale può essere anche “conflicttimber”
(legno di guerra), ossia proveniente da operazioni legate a
conflitti armati alimentati o finanziati con lo sfruttamento
delle foreste e il commercio di
legname, oppure nel caso di
Nelle Filippine parte il
rimboschimento flash
Anna Paparo
anno fa eravamo al 28% in più
rispetto all’anno prima.I satelliti mostrano che circa 6.000
kmq di foresta, quasi due volte
la superficie della Valle d’Aosta, sono stati ripuliti negli ultimi 12 mesi.
La deforestazione ha colpito
gli stati di Para e Mato
Grosso, dove si sta verificando
una crescita senza paragoni
dell’agricoltura.
La deforestazione aveva toccato il suo massimo nel 2004
quando vennero rasi al suolo
circa 30.000 kmq di foresta,
ossia un decimo della superficie dell’Italia. Da quell’anno,
una forte pressione internazionale fece prendere al governo
brasiliano una serie di provvedimenti per frenare lo scempio
che ebbero effetto negli anni a
seguire. Ma ora l’espansione
nio avvenuto in questi giorni,
di quattro attivisti peruviani
che lottavano contro il disboscamento e che erano partiti
dalla loro comunità di Saweto,
in Perù, per incontrarsi con i
capi indigeni che in Brasile
lottano per la stessa causa.
L'opinione condivisa è che la
loro fine sia stata decisa per
rallentare le pressione delle
popolazioni indigene che lottano per salvare le loro foreste.
Anche l’Italia fa la sua parte,
infatti ha recepito la disciplina
europea e il Consiglio dei ministri ha approvato definitivamente il decreto legislativo del
ministero delle Politiche agricole sul divieto di importazione di legno tagliato
illegalmente. Non entreranno
più nel nostro Paese tronchi
prelevati e commercializzati in
conflitti emersi per il controllo
di questa risorsa.
Per questo motivo si è deciso
che oltre ad avvalersi del
Corpo forestale dello Stato per
la sua alta professionalità,rendendo più efficaci i controlli e
trasparenti i passaggi commerciali creando un registro
degli operatori e fissando delle
dure sanzioni penali e amministrative,ci sarà anche la collaborazione del Mipaaf con il
Ministero dell'Ambiente della
tutela del territorio e del mare,
dove verrà istituito un organo
di consultazione permanente,
la Flegt (Forest Law Enforcement, GovernanceTrade) e
TimberRegulation. Sperando
di arginare così un fenomeno
che impatta negativamente
sull’ambiente e sulla nostra
economia.
Record mondiale battuto per le Filippine. Si è riusciti nell’ardua impresa. In pratica, sono stati piantati circa 3,2
milioni di alberi nell’arco di una sola ora, rientrando nell'ambito di un piano di rimboschimento generale che coinvolge l’intero territorio. Ci troviamo di fronte ad una vera
e propria impresa colossale, senza eguali, da annoverare
nel libro dei Guinness dei primati. Battuta l’India che è
riuscita a piantare circa due milioni di alberi il 15 agosto
del lontano 2011, il mega-rimboschimento “flash” filippino è stato compiuto in sei regioni dell'isola meridionale
di Mindanao da centosessanta mila persone fra funzionari e studenti, come ha ben precisato il direttore regionale per l'Ambiente, il Dottor Marc Fragada. Inoltre, ha
aggiunto che non si fermeranno qui, ma nuove cifre sono
in arrivo, che potrebbero modificare leggermente il numero ufficiale del dossier che verrà poi inviato alla commissione dell Guinness dei primati per poter essere
riconosciuta come impresa da record. I protagonisti sono
gli alberi. In particolare ad essere impiantati sono stati
alberi di cacao, caffè
e gomma, che sono
stati scelti con la
speranza che gli abitanti li possano curare
per
farli
diventare parte dei
loro proventi.
L'obiettivo originario
era quello di arrivare a piantare 4,6
milioni di esemplari di alberi, cifra che al momento non
è stato ancora raggiunta, ma sicuramente verrà tagliato
questo traguardo visto l’impegno e la caparbietà delle
istituzioni delle Filippine. Purtroppo è cosa risaputa che
l'arcipelago filippino ha perso la maggior parte delle proprie foreste a causa dello sviluppo economico, degli abbattimenti e dell’agricoltura e questo rimboschimento ha
rappresentato e rappresenta una vera e propria ancora
di salvezza. Il podio è tutto per le Filippine, che hanno
dimostrato presa di coscienza dei problemi legati al progresso economico, che sotto certi aspetti non sempre
porta una ventata di positività, anzi danneggia la natura
senza che nessuno guardi o se ne interessi. Il prendere
atto di questa situazione catastrofica fa delle Filippine
un esempio da emulare, cercando di migliorare le condizioni di salute legate alla natura, che continuamente
chiede aiuto inviando messaggi e segnali che non sempre
sono colti dall’uomo che preferisce fare orecchie da mercante. L’uomo è sordo, è miope di fronte ai problemi legati
all’ambiente, senza comprenderne la gravità e l’importanza vitale per la nostra Madre Natura ma soprattutto
per lui stesso.
Inquinamento acustico, un problema trascurato
È una fonte di stress ben nota alle persone, ed è oggetto di norme dettagliate
Anna Gaudioso
Un' eccessiva esposizione ad
elevata intensità di suoni e rumori determina l’inquinamento acustico. Oggigiorno se
ne parla tanto, probabilmente
perché, come riporta una proposta di direttiva europea del
2000, una percentuale di popolazione dell’Ue pari almeno al
25% ha sperimentato un peggioramento della qualità della
vita a causa dell’annoyance
(sensazione di disturbo e fastidio genericamente intesa) e
una percentuale compresa fra
il 5 ed il 15% soffre di seri disturbi del sonno dovuti al rumore. Dunque potrebbe essere
questa la causa della diffusione
dell’attuale attenzione verso
l’inquinamento atmosferico. Il
rumore è costituito dall'insieme dei suoni che possono risultare indesiderati se di
intensità eccessiva, fastidiosi, e
creare problemi e disagio alla
concentrazione delle persone
esposte. Questo può avvenire
sia nelle città che in ambienti
naturali. Il rumore si misura in
Decibel. Il Decibel è una convenzione, un’unità di misura
relativa e non assoluta. Se 0dB
è la soglia teorica di udibilità
umana, più salgono i Decibel
più si registra una sensazione
di fastidio fino a raggiungere
una sensazione di dolore. L'inquinamento acustico può causare nel tempo problemi
psicologici, di pressione e di
stress alle persone che ne sono
continuamente sottoposte. Tra
le fonti dell'inquinamento acustico ci sono sicuramente le
fabbriche,, l’aeroporto,le autostrade il traffico veicolare, ferroviario e portuale,attività
industriali,discoteche,e locali
musicali. L´inquinamento acustico è definito dalla Legge 447
del 26/10/1995 come «l´introduzione di rumore nell´ambiente
abitativo o nell´ambiente
esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle
attività umane, pericolo per la
salute umana, deterioramento
degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell´ambiente
abitativo
o
dell´ambiente esterno o tale da
interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi».
Oltre alla legge sopra indicata
a regolare l’inquinamento acu-
stico c’è anche il DPCM del 14
novembre del 1997 relativa
alla Determinazione dei valori
limite delle sorgenti sonore; il
decreto del ministero dell’Ambiente del 16 marzo 1998 sulle
Tecniche di rilevamento e di
misurazione dell’inquinamento
acustico il D.Leg.n.194 del 19
agosto 2005 relativo alla Attuazione
della
direttiva
2002/49/CE per la determinazione e alla gestione del rumore ambientale; L'inquinamento acustico si è svilup-
pato nelle zone urbane ed è ora
una delle problematiche che
più preoccupano i cittadini. Si
stima che circa il 20% della popolazione dell'Europa occidentale (ovvero 80 milioni di
persone) subisca livelli di inquinamento acustico considerati inaccettabili dagli esperti.
Le conseguenze dell'esposizione al rumore possono variare da un individuo all'altro;
tuttavia in una relazione dell'Oms del 1996 sul rumore,
l'ambiente e la salute si dà particolare risalto ad effetti quali i
disturbi del sonno, danni uditivi o fisiologici. Solitamente il
rumore viene definito semplicemente come un suono non
gradito, non desiderato o come
una «sensazione uditiva sgradevole e fastidiosa o intollerabile».
Al
riguardo
l’Organizzazione
Mondiale
della Sanità (OMS) definisce il
rumore come «suono non gradito». La definizione del sonoro
non è espressa come concetto di
sonoro assoluto altrimenti si
passerebbe dal suono al rumore. Le condizioni perché
possa sussistere un problema
di esposizione al rumore sono
dunque la percettibilità di un
suono, il giudizio che se ne fa il
soggetto percepente e la reazione che tale suono provoca.
La “politica estera” delle Arpa. Gli enti ambientali fanno da tutor per programmi di organismi stranieri
Patto tra l’agenzia emiliana e la città di Pechino
Luigi Mosca
Segnaliamo alcune iniziative
di carattere internazionale comunicate dalle agenzie ambientali italiani nelle ultime
settimane.
A inizio settembre a Bologna
è stato siglato un accordo tra
Arpa Emilia Romagna e Comune di Pechino: oggetto dell'intesa sono i sistemi di
monitoraggio della qualità
dell'aria.
Come sappiamo la affollata
capitale della Repubblica popolare è, da questo punto di
vista, una delle città più problematiche al mondo, per la
frequente presenza di una
densa coltre di smog causata
innanzitutto dal traffico soffocante e dalle industrie.
Le autorità cinesi sono consa-
pevoli del problema, tanto che
la sola amministrazione comunale di Pechino dispone di
un fondo equivalente a circa
quattrocento milioni di euro,
da spendere ogni anno per
programmi di protezione dell'ambiente.
La capitale d'altronde è dotata
di una sua autorità municipale di protezione ambientale,
che in soli sei mesi, da marzo
ad agosto di quest'anno, ha
multato ben 615 aziende, per
un totale di circa un milione e
mezzo di euro in contravvenzioni elevate per illeciti ambientali, così come riporta una
nota diffusa a settembre dal
comune di Pechino.
Dunque, da diversi anni, le
autorità di questa grande metropoli si propongono di tutelare i suoi cittadini dalla
cattiva qualità dell'aria. Non
solo con la repressione, ma
anche con programmi di monitoraggio. In questo senso, la
collaborazione con l'Italia è
storica. Nel 2011 quindici tecnici dell'amministrazione comunale sono stati inviati nel
nostro Paese per un corso di
formazione sulla gestione del
monitoraggio ambientale, nell'ambito del quale gli ospiti cinesi hanno visitato sedi del
Cnr, dell'Arpa Lazio, dell'Arpa
Emilia Romagna e dell'Arpa
Veneto.
A settembre, come abbiamo
detto, è stato siglato un accordo di collaborazione triennale con l'agenzia emiliana:
l'accordo prevede che l'Arpa
fornisca ai colleghi cinesi il
proprio modello di monitoraggio e di previsione della qualità dell'aria. Come spiega
l'agenzia emiliana sul suo sito
web, verranno organizzati
inoltre seminari e incontri con
il coinvolgimento delle due
parti. Stefano Tibaldi, direttore generale Arpa Emilia Romagna, ha sottolineato che
collaborare al monitoraggio
della qualità dell'aria nella ca-
pitale cinese va considerato
un «grande onore».
Salendo un po' più a nord, si
segnala un'iniziativa ospitata
dall'Arpa Lombardia nella
sua sede di Milano. Negli uffici della direzione generale,
situati nello storico grattacielo
Pirelli, sono giunti a metà settembre i tecnici polacchi della
Direzione generale per la protezione ambientale, la struttura che a tutti gli effetti va
considerata come l'agenzia
ambientale governativa della
Polonia. Anche in questo caso,
oggetto del confronto sono i sistemi di monitoraggio della
qualità dell'aria. All'incontro
hanno preso parte anche
Amat (l'azienda milanese di
mobilità), il Joint Research
Centre europeo e Finlombarda.
Vivremo un inverno eccezionalmente freddo?
Vantaggi e limiti delle previsioni stagionali
Gennaro Loffredo
Circolano sempre con più insistenza
gli annunci di un inverno eccezionalmente freddo su tutta la nostra penisola. Il caldo fuori stagione, le
spiagge ancora affollate e le piogge
torrenziali in Liguria (come la recente alluvione a Genova) farebbero
presagire una tropicalizzazione del
clima Mediterraneo improntato a
temperature sempre più alte e precipitazioni abbondanti.
Le ondate di gelo e neve, invece, secondo le ultime elaborazioni dei modelli di previsione stagionale,
colpirebbero a ripetizione molte regioni, soprattutto durante il mese di
gennaio 2015. Responsabile di tutto
ciò sarebbe un’invasione di aria
molto fredda di origine siberiana.
Su alcuni principali quotidiani online da qualche mese vengono redatti
articoli riguardanti le previsioni del
prossimo inverno. Praticamente con
4-5 mesi di anticipo sono riusciti a
prevedere particolari schemi di configurazioni bariche sull’Europa, talmente difficili da realizzarsi che
ancora oggi, con i più sofisticati modelli numerici di previsione, non è
possibile ipotizzare nemmeno a 7-10
ARPA CAMPANIA AMBIENTE
del 15 ottobre 2014 - Anno X, N.19
Edizione chiusa dalla redazione il 15 ottobre 2014
DIRETTORE EDITORIALE
Pietro Vasaturo
DIRETTORE RESPONSABILE
Pietro Funaro
CAPOREDATTORI
Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia
Martelli
IN REDAZIONE
Cristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, Luigi
Mosca, Andrea Tafuro
GRAFICA E IMPAGINAZIONE
Savino Cuomo
HANNO COLLABORATO
I. Buonfanti, F. Clemente, P. D’Auria, F. Cuoco,
G. De Crescenzo, A. Esposito, E. Ferrara, R.
Funaro, G. Loffredo, R. Maisto, D. Matania, B.
Mercadante, A. Morlando, A. Palumbo, S. Patrizio, A. Paparo, F. Schiattarella
SEGRETARIA AMMINISTRATIVA
Carla Gavini
DIRETTORE AMMINISTRATIVO
Pietro Vasaturo
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giorni di distanza. Ma quello che stupisce di più è il modo con il quale
vengono fatti questi annunci. Innanzitutto con titoli sensazionalistici ed
a effetto che fanno sembrare non una
previsione o una proiezione, bensì
una cosa certa. Le previsioni stagionali sono studi seri e sono ancora allo
stato sperimentale. Sono in grado di
tracciare solo una linea di tendenza
molto approssimativa riguardante
macro-aree geografiche e non certamente singole nazioni. Invece queste
previsioni che circolano sui giornali
riguardano, manco a farla apposta,
proprio l’Italia, una delle nazioni europee dove anche la previsioni a
pochi giorni sono molto complesse da
elaborare a causa della posizione
geografica, dell’orografia del territorio e soprattutto della sua estensione
in senso meridiano.
Affinché il gelo e il freddo di origine
siberiana giungano sull’Italia, così
come prospettano questi ”scienziati”,
occorre un particolare schema barico
sull’Europa costituito da tanti tasselli ben incastrati: innanzitutto, un
anticiclone delle Azzorre che tende a
rafforzarsi in Atlantico e a spingersi
verso nord-est; poi occorre che sull’est Europa sia presente un serbatoio di aria gelida o un nocciolo di
aria molto fredda giunto dalla Siberia; e infine questo nocciolo freddo
deve dirigersi proprio verso il Mediterraneo ed entrare sull’Italia dalla
porta della bora (Golfo di Trieste).
Con questa configurazione il freddo
e la neve sarebbero garantiti sul versante adriatico.
Il problema è la neve annunciata su
Roma e Napoli.
Qui le cose si complicano ulteriormente poiché occorrerebbe l’inserimento di aria più tiepida ed umida
dal basso Mediterraneo, il quale favorirebbe (come diceva il ben noto
Edmondo Bernacca) un incontroscontro tra l’aria caldo umida e
quella molto fredda dalla Siberia
dove si andrebbe a generare un centro di bassa pressione sul Tirreno
centro-meridionale.
Insomma chi prevede una simile configurazione sin da ora con simili incastri è un ciarlatano della
meteorologia e i giornali che pubblicano queste notizie fanno parte della
meteo-spazzatura.
Con questo non intendo dire che il
prossimo inverno non sarà freddo o
nevoso.
Dico semplicemente che su basi
scientifiche, simili proiezioni non si
possono fare.
Occorre aspettare e procedere passo
dopo passo per cercare di capire, a
grandi linee, quali potrebbe essere le
reali intenzioni del prossimo inverno
sull’Italia.
Raccontiamo il meteo
La prima stazione di monitoraggio della fauna
A Castel Volturno, l’Oasi dei Variconi, esempio di conservazione della biodiversità
Ilaria Buonfanti
“Un altro obiettivo raggiunto,
un altro importante traguardo
per l’Ente che presiedo!”. Queste le parole del dott. Alessio
Usai, Presidente dell’Ente Riserve “Foce Volturno-Costa di
Licola” e “Lago di Falciano”, parole piene di soddisfazione e di
speranza. Il 4 settembre scorso
è stata istituita la Stazione di
Monitoraggio della Fauna all’interno dell’Oasi dei Variconi,
in seguito ad un Accordo di Programma tra l’Ente Riserve e
l’IGF (Istituto di Gestione della
Fauna). L’Oasi dei Variconi è
inserita nell’ambito della Rete
Natura 2000, sia come sito comunitario (SIC), sia come Zona
di Protezione Speciale (ZPS),
sia come Zona Umida Ramsar,
e rappresenta un luogo ricco di
biodiversità. La Stazione di
Monitoraggio, che sarà permanente, è la prima in Campania
e consentirà una costante osservazione delle specie del territorio e dello stato di
conservazione degli habitat, favorendo la conoscenza delle dinamiche
naturalistiche
all’interno dell’area di interesse. Dal 2011, da quando il
dott. Usai ha accettato la presidenza, è stato svolto un impor-
tantissimo e costante progetto
di inanellamento che ha coinvolto tecnici del settore, veterinari, naturalisti, volontari e
semplici appassionati. 92 sono
state le specie inanellate fino
ad oggi e 2400 individui circa
sono stati misurati, pesati e naturalmente inanellati. Il progetto vanta anche alcuni
primati, ad esempio la prima
cattura in Campania del Pigliamosche pettirosso, appartenente
all’ordine
dei
Passeriformi. La presenza di
una Stazione di Monitoraggio
permanente consentirà un
maggiore controllo del territorio su tutti i fronti e fornirà importanti dati per lo studio della
fauna campana. Gli obiettivi
prefissi per il 2015 sono: una
checklist completa delle libellule presenti nell’Oasi ed una
catalogazione degli anfibi e dei
rettili. Inoltre è importante studiare e controllare le specie invasive
che
purtroppo
potrebbero danneggiare più o
meno seriamente le altre specie
ed il loro habitat. La nutria è
una specie invasiva di vecchia
conoscenza nell’Oasied il problema sta nel suo impatto sugli
ecosistemi che frequenta: le sue
tane provocano l’indebolimento
degli argini e, alimentandosi
della vegetazione palustre,
causa la scomparsa di alcune
specie vegetali. Inoltre questa
specie è responsabile della distruzione dei nidi e della predazione di uova e di pulli di uccelli
che nidificano a terra (Germano reale,Cavaliere d’Italia,
Folaga etc). Nelle nostre zone
non ha antagonisti naturali, a
differenza di quanto avviene
nei paesi d’origine, dove i caimani rappresentano i principali predatori. Un’altra specie
invasiva altrettanto pericolosa
è la tartaruga dalle orecchie
rosse, inserita nell’elenco delle
100 specie esotiche invasive più
dannose al mondo. Non ci sono
fondi al momento per la Stazione di Monitoraggio, il lavoro
viene svolto esclusivamente dai
volontari nella speranza che in
un prossimo futuro quest’area
possa portare lavoro a coloro
che si occupano di natura e ambiente. “Finalmente un parco
che fa il Parco!” conclude il Presidente Usai,“Un parco che rispetta le leggi della natura, un
parco che accoglie i visitatori,
che viene costantemente vigilato, che insegna alle scolaresche, un parco che racconta la
speranza. Un parco in cui le
specie animali e vegetali vengono realmente protette e ora,
grazie alla Stazione di Monitoraggio, verranno ulteriormente
controllate e catalogate, rendendo quest’Oasi un vero e proprio
Osservatorio
della
Biodiversità!”.
Il veliero Tara ha fatto tappa a Napoli
A caccia di microplastiche nelle acque del golfo partenopeo
Un viaggio lungo sette mesi,
da maggio a novembre 2014:
22 fermate, 11 paesi e un’unica
sosta in Italia.
È arrivata a Napoli giovedì
scorso presso il Molo San Vincenzo la goletta Tara, protagonista di Tara Méditerranée,
una grande esplorazione scientifica per quantificare la presenza delle microplastiche nel
Mediterraneo e i conseguenti
effetti sull’ambiente, sulla biodiversità e sulla salute dell’uomo. Lungo 37 metri, largo
10 e pesante 130 mila tonnellate il Tara è ormai soprannominato il "plancoton hunter", il
"cacciatore di plancton". E' uno
splendido esemplare di veliero
bialbero, con lo scafo interamente in alluminio (per resistere alla forte pressione
esercitata dalla banchisa del-
l'Artide e Antartide) che ha sostato nelle acque del capoluogo
partenopeo per un soggiorno di
carattere sia scientifico, con ricerche e prelievi di campioni di
microplastica nello specchio
del golfo, che di divulgazione,
attraverso un fitto programma
di incontri, inseriti nel calendario di appuntamenti per il
Forum Universale delle Culture e che si concluderà con la
proiezione in anteprima (venerdì 31 ottobre Città della
Scienza – ingresso libero ) di
un film sulla tappa napoletana
di Tara e il lavoro dei ricercatori della Anton Dohrn. Questi
ultimi, infatti, hanno partecipato in prima persona alla spedizione, in particolare: Daniele
Iudicone (il cui compito è identificare il ruolo delle correnti
marine nel determinare la diversità planctonica), Maria
Grazia Mazzocchi (studiosa del
plancton che vive insieme ai
frammenti di microplastica),
Gabriele Procaccini (esperto di
diversità molecolare degli organismi marini) e Adriana Zigone (che rileva al microscopio
la biodiversità del fitoplancton
raccolto da Tara).
Duecentocinquanta miliardi di
frammenti. Soltanto nel Mediterraneo. È il numero dei detriti di plastica che, si stima,
siano sparsi nel nostro mare,
c'è chi definisce la loro diffusione capillare come "microinquinamento": quei piccoli
frammenti parcellizzati, lunghi tra gli 0.3 e i 20 millimetri,
impiegano circa trecento anni
a decomporsi, costituiscono un
mostro ambientale, invisibile
ai nostri occhi, che si insinua
in tutte le forme di vita che
abitano il mare, microplancton
incluso, minandone il delicato
ecosistema. Mission di Tara è
quindi quella di valutare l’impatto di questo fenomeno e capire come impostare eventuali
politiche per risolvere questo
tipo di inquinamento.
G.M.
Stop ai crimini di natura. Da che parte stai?
Al via la campagna WWF
contro il bracconaggio
Alessia Esposito
Il bracconaggio non uccide solo
gli animali e la biodiversità,
ma anche l'uomo a causa di un
mix innescato fatto di violenze,
guerre, terrorismo e malattie.
Lo sottolinea il WWF lanciando la campagna "Stop ai
crimini di natura - Da che
parte stai?", promossa in collaborazione con Traffic. Molte le
specie rischiano l'estinzione
per colpa dei comportamenti
scellerati dell'uomo: elefanti,
rinoceronti, tigri, oranghi, uccelli migratori, lupi e orsi e cetacei.
Ecco alcuni numeri da brivido:
22- 25mila elefanti uccisi nel
2013, ovvero circa 70 al giorno,
in Sudafrica dai 13 rinoceronti
uccisi nel 2007 si è passati ai
1.004 del 2013. Oltre 1.400 gli
esemplari di tigre uccisi dal
2000 al 2012, circa due a settimana. Il bracconaggio insieme
alla deforestazione e alla pesca
illegale è un business da 213
miliardi di dollari, che alimenta il traffico di droga e di
armi, il terrorismo e le guerre
che affliggono Asia, Africa e
non solo. Si tratta, come si
legge sul sito del WWF, di veri
“crimini di Natura: sanguinose
rapine che sottraggono al nostro Pianeta enormi risorse
economiche su cui fondare un
futuro migliore.”
Per sostenere la campagna e
informarsi si può chiamare al
numero verde 800.990099 o
andare sul sito web dedicato
all'iniziativa www.wwf/criminidinatura e sottoscrivere la
petizione "Sanzioni più severe
contro chi uccide specie selvatiche". L'obiettivo ultimo della
campagna
è
supportare
l'azione di ranger, guardie e
volontari del Wwf di tutto il
mondo dotandole di strumenti
di ultima tecnologia per combattere più facilmente i bracconieri. Oltre che, ovviamente,
un modo per sensibilizzare
l'opinione pubblica nei confronti dei pericoli che vengono
dai trafficanti illegali.
Dichiara a questo proposito
Donatella Bianchi, presidente
del Wwf Italia: "Siamo tutti
connessi, l'umanità, le specie
animali, gli habitat, tutto è legato in una grande rete della
vita che viene strappata ogni
giorno, ogni minuto in ogni angolo del pianeta. Il mercato il-
ORIGINI E CAUSE DELLE
ERUZIONI DI FANGO
legale di natura è un circolo vizioso che si alimenta grazie al
valore sempre più alto delle
specie che via via si estinguono. Alla base di tutto c'è
sempre un atto criminale dei
bracconieri e una domanda di
prodotti illegali da parte di
paesi e consumatori. Contro la
nuova piaga del millennio
l'Italia deve dare un segnale
forte combattendo anche in
casa propria il bracconaggio e
gli altri crimini di natura, con
tutte le forze e con l'aiuto di
tutti".
Lo stesso virus dell'Ebola può
essere trasmesso attraverso il
commercio abusivo di animali
cacciati nella foresta illegalmente e utilizzati a fin alimentari. Come ad esempio accade
nel caso di gorilla e scimpanzè.
Il dossier WWF "Natura con-
nection" presentato insieme
alla campagna approfondisce i
rischi per l'uomo e per la società.
Ha commentato a tal proposito
Isabella Pratesi, responsabile
del programma di Conservazione Internazionale del Wwf
Italia: "Mettendo in scena l'uccisione di un finto rinoceronte
a Milano abbiamo voluto portare sotto casa degli italiani un
problema che purtroppo molti
sentono ancora lontanissimo.
La scena del crimine è una finzione, ma in natura è una
drammatica realtà che si ripete incessantemente. Il saccheggio delle specie non solo
indebolisce i sistemi naturali
ma devasta quelli sociali e politici, offende il senso della vita
e rende tutti infinitamente più
poveri''.
La notizia delle eruzione di alcuni vulcanelli di fango in Sicilia,
che ha provocato anche la morte di due bambini di 7 e 10 anni,
ha destato l’interesse di mezzo mondo, alla luce anche degli altri
eventi simili manifestatisi negli scorsi anni in Indonesia ed in
altre regioni asiatiche.
Sebbene il fenomeno avesse già dei precedenti anche in Italia,
come l’esplosione del 2008 nei pressi di Caltanissetta, non ha
mai incuriosito l’opinione pubblica come accaduto per l’eruzione
di un mese fa, probabilmente per la mancanza di una notizia di
cronaca nera ad esso collegata. Di sicuro, l’argomento è molto
interessante e merita un approfondimento, a prescindere dalle
conseguenze che può provocare.
I vulcani di fango, in realtà, sono collinette, che, a causa della
risalita di acqua e gas sotto pressione, eruttano periodicamente
argilla, resa molle dalla stessa acqua e da sostanze saline ed è
accompagnata spesso da gas metano ed idrocarburi.
In Italia ne esistono due tipologie: la maccaluba, protagonista
delle eruzioni degli ultimi anni in Sicilia, e la salinella. Sebbene
la manifestazione del fenomeno sia analoga per entrambe le
forme, le stesse differiscono per l’origine: mentre la prima, infatti, è frutto di un fenomeno geologico chiamato vulcanesimo
sedimentario, consistente nella presenza di terreni argillosi e
livelli di acqua salmastra che sovrastano bolle di gas metano
sotto pressione, la seconda, secondo gli studi effettuati, è costituita da lave bollose ricche di pirite.
Nonostante la massiccia presenza in Italia di aree di fango soggette ad eruzioni, purtroppo, il fenomeno è poco studiato, tanto
che l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vucalnologia (Ingv) ha
più volte dichiarato l’impossibilità di prevederle e la necessità
di monitorare le aree a rischio, così come accade per terremoti
ed attività vulcaniche. Sarebbe possibile, in realtà, prevenire le
eruzioni, se lo Stato concedesse più fondi per la ricerca in questo
campo, come richiesto dagli scienziati dell’Ingv.
F.Cu.
“Biologia della resurrezione”
Riportare in vita animali ormai estinti, giusto o sbagliato?
La tigre di Giava, il dodo, magari anche il mammut di nuovo
tutti tra noi. Potrebbe succedere
grazie alla de-estinzione, una
vera e propria “biologia della resurrezione”, un intero filone di
ricerca che lavora per riportare
in vita le specie animali ormai
scomparse, spesso scomparse
proprio a causa dell’uomo.
Una lista bella lunga, che conta
esperimenti anche molto promettenti in laboratorio, in cui
però nessun esemplare è mai sopravvissuto, se non nel caso
dello stambecco dei Pirenei dove
il cucciolo, venuto alla luce grazie all’impiego del grembo di
una madre di un’altra specie
(una capra), è rimasto però in
vita solo per una manciata di
minuti per malformazioni respiratorie. E allora risulta spontaneo chiedersi: “E’ giusto? E
quanto siamo pronti noi, come
società, ad accogliere un cambiamento dall’impatto così radicale sul nostro ambiente?” La
questione è estremamente complessa. Cosa manca a livello
prettamente scientifico-tecnolo-
gico agli scienziati per iniziare
davvero a ripopolare le specie
estinte? Non moltissimo a loro
dire, tanto da poter affermare
che su questo piano siamo, se
non quasi preparati, in fase di
preparazione. L’idea di base è
utilizzare il dna recuperato dai
resti delle specie estinte per fecondare la femmina di una specie diversa, anche se molto
simile. Se i rimasugli di dna
delle specie defunte non sono
completi al 100% (cosa estremamente frequente in quelle
estinte da molto tempo), questi
vengono integrati con tratti di
materiale delle specie ausiliarie.
Se sul versante tecnico-scientifico il tema della de-estinzione
suscita un generale entusiasmo,
grosse curiosità e anche un certo
ottimismo, nel campo del dibattito etico e giuridico la situazione è ben più frenata. Gli
stessi scienziati invitano ad attente riflessioni sull’impatto, sia
in positivo che in negativo, di
questo tipo di pratiche, mettendo in guardia sulla possibilità di un’imminente svolta
epocale. Ma finora con scarsi risultati, con dibattiti che hanno
(ma solo di recente) infiammato
le aule delle università. Forse
perché in generale la possibilità
che questo fenomeno possa realmente verificarsi viene ancora
percepito come un’ipotesi remota e i “campanelli d’allarme”
non hanno ancora davvero iniziato a suonare.
I.B.
Produrre energia pulita dalle nuvole
Un dirigibile condensa il vapore e lo riversa in un sistema idroelettrico
Fabio Schiattarella
Ormai la scienza mista all’innovatività e alla creatività
permette di raggiungere qualsiasi risultato. Così parlare di
produzione di energia pulita
dalle nuvole non è una cosa
impensabile, un delirio della
mente. Oggi infatti è possibile
produrre energia pulita dalle
nuvole grazie ad un dirigibile
capace di condensare il loro
vapore acqueo e riversarlo in
un sistema idroelettrico che fa
ormeggiare l’aerostato a terra.
Stiamo parlando dell’idea di
un ambizioso e preparato inventore russo di nome Andrew
Kazantsev,che si è posto questo obiettivo coinvolgendo nel
suo lavoro un team di esperti
per mettere a punto un particolare dirigibile capace di
sfruttare le idrometeore in
modo tale da ottenere energia
pulita da una parte e acqua
potabile dall’altra. L’innovativo dirigibile, che prenderà il
nome di “Air Hes” nasce dalla
commistione di due differenti
tipi di tecnologie. Da una
parte sfrutta una tradizionale
idroturbina volta alla produzione di energia pulita e dall’
altra si avvale di uno speciale
dispositivo per condensare il
vapore acqueo. Per produrre
energia pulita, secondo il progetto del dott. Andrew Kazantsev, sarebbe sufficiente che il
dirigibile, dopo essere accuratamente connesso a terra attraverso un cavo molto sottile,
galleggiasse tra le nuvole, raccogliendo le particelle d’acqua
e inviandole all’impianto
idroelettrico localizzato alla
fine del cavo. Per funzionare
efficacemente l’ “Air Hes“ dovrebbe essere posizionato ad
un altezza di almeno 2.100
metri da terra, in modo tale
che possa raggiungere le nubi
di medio livello nella troposfera. Dotata di speciali maglie studiate per condensare il
vapore, dovrebbe produrre
una quantità d’acqua sufficiente a produrre 185KW di
energia pulita.
Una volta raggiunta l’altezza
necessaria, una grande vela
dotata di maglie integrata insieme al dirigibile, condenserebbe il vapore acqueo delle
nuvole, raccogliendo le particelle liquide e convogliandole
nel tubicino sottostante, convogliando nell’idroturbina. Il
prossimo passo, spiegano i progettisti, sarà quello di realizzare un sistema su scala reale
e completamente funzionante
del dirigibile. Nel frattempo è
stata lanciata una campagna
di crowdfunding su Indiegogo,
il sito internazionale di crowdfunding fondato nel 2008, con
l’obiettivo di raccogliere i
14.000 dollari per realizzare il
primo modello. Intanto in
Gran Bretagna viene presentato un prototipo di dirigibile,
l’aeronave più grande del
mondo. Il dirigibile è il 70%
più verde di un aereo cargo.
Il Tibet nuovo alleato per scoprire i segreti del clima
Il Tibet da oggi sarà un valido
alleato per comprendere meglio il clima. Infatti, per la
prima volta nella storia, sarà
monitorato l'altopiano tibetano. Con l'uso di palloni meteorologici, droni e sensori di
terra si cercherà, appunto, di
capire la sua influenza sul
clima ed in particolare sui
monsoni asiatici. Con i suoi
circa quattro mila e cinquecento metri di altezza, l'altopiano tibetano ricopre un
ruolo chiave nel sistema climatico mondiale, ma molti
dettagli finora rimangono ancora un mistero tutto da scoprire. Perciò, da agosto, i
ricercatori della China Meteorological Administration e
della
National
Natural
Science Foundation of China
hanno deciso di iniziare a posizionare rilevatori di temperatura e di umidità nel suolo
costruendo torri alte 32metri
cariche di sensori in grado di
monitorare le proprietà delle
nubi. Nelle ultime settimane
la squadra ha, inoltre, inco-
minciato la distribuzione di
sensori montati su palloni meteorologici e su velivoli senza
pilota. I dati di queste ultime
tecnologie dovrebbero contri-
buire a determinare la misura
in cui le diverse tipologie di
superficie terrestre riscaldano
l'aria sovrastante e come questo fenomeno potrebbe variare
in risposta a diversi fattori,
quali la copertura nevosa e il
cambio di vegetazione, ha
spiegato Wu Guoxiong, autore
principale dello studio pubbli-
cato su Nature. Il monitoraggio dell'altopiano è ritenuto,
quindi, un passo significativo
nello studio dei sistemi climatici. Il nuovo progetto cinese
da ben 49milioni di dollari potrebbe aiutare, pertanto, a
prevedere le diverse conseguenze di fenomeni meteorologici estremi, tra cui anche i
monsoni, per i quali l'altopiano tibetano sembra svolgere un ruolo predominante.
E ancora, i ricercatori hanno
ben spiegato che l'altitudine
dell'area in questione fa sì che
riceva molta più luce solare ed
immagazzini molto calore che,
poi disperdendosi nella troposfera superiore, influenza la
circolazione atmosferica. Tale
riscaldamento intensifica i
monsoni, che nascono proprio
a causa di una differenza di
temperatura tra la terra e gli
oceani. La ricerca non si
ferma e continua a compiere
passi da gigante, cercando di
dare una risposta ai misteri
della natura.
A.P.
L'Europa continua a difendere le acque sotterranee
Commento alla nuova direttiva n. 2014/80
Angelo Morlando
A causa della sempre maggiore importanza della tutela
delle acque è fondamentale
commentare la direttiva
2014/80/UE della Commissione del 20 giugno 2014 che
modifica l'allegato II della Direttiva 2006/118/CE del Parlamento Europeo e del
Consiglio sulla protezione
delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento.
Il primo punto fondamentale
è legato alla precedente direttiva che aveva lasciato degli
argomenti correlati in sospeso, di cui si cita il primo:
"...Sulla base della prima revisione a norma dell'articolo 10
della direttiva 2006/118/CE,
non sono disponibili informazioni sufficienti per determinare nuove norme di qualità
per le acque sotterranee di cui
all'allegato I della suddetta direttiva per gli inquinanti, ma,
ai sensi dell'articolo 8 di tale
direttiva, è necessario modificare l'allegato II alla luce degli
adeguamenti tecnici..."
In sintesi, la precedente direttiva, che aveva la necessità di
normare alcuni aspetti fondamentali, aveva chiaramente
indicato che l'Allegato I doveva essere ampliato e completato e di conseguenza,
doveva essere modificato
anche l'Allegato II, strettamente correlato al primo.
Dal punto di vista tecnico gli
approfondimenti dovevano riguardare: l'applicazioni di
principi comuni per la determinazione dei livelli di fondo;
la verifica della presenza e
degli effetti di azoto e fosforo
nelle acque sotterranee con la
necessita di introdurre anche
i nitriti e i fosfati tra le sostanze da controllare; la necessità di ottenere nuove
informazioni e di adottare
eventuali provvedimenti in
merito ad altre sostanze che
rappresentano un potenziale
rischio.
La nuova Direttiva, inoltre,
ha sentenziato che "...le informazioni che gli Stati membri
hanno fornito sugli inquinanti
e gli indicatori per i quali sono
stati stabiliti valori soglia...si
sono rivelati insufficienti,
tanto che per i primi piani di
gestione dei bacini idrografici
non è stato possibile giungere
a una comprensione e a un
confronto adeguato dei risultati...".
Le sostanziali modifiche e integrazioni della nuova Direttiva possono così sintetizzarsi:
"...la determinazione dei livelli
di fondo dovrebbe essere basata sulla caratterizzazione di
corpi idrici sotterranei ... e sui
risultati del monitoraggio
delle acque sotterranee...";
"...la strategia di monitoraggio
e l'interpretazione dei dati dovrebbero tenere conto del fatto
che condizioni di flusso e la
chimica delle acque sotterranee presentano variazioni a livello laterale e verticale...".
Nella parte B, punto 1, sono
state aggiunti anche i nitriti e
i fosfati tra le sostanze da monitorare, scelta indispensabile
per ridurre l'eutrofizzazione
dei corpi idrici sotterranei.
La parte C è sostituita e sono
stati obbligati gli Stati Membri "...a fornire informazioni
su ciascuno dei corpi idrici o
gruppi di corpi idrici sotterranei caratterizzati come a rischio, comprese le seguenti
indicazioni: le dimensioni dei
corpi; ciascun inquinante o indicatore di inquinamento in
base a cui i corpi idrici sotterranei sono caratterizzati come
a rischio; gli obiettivi di qualità ambientale a cui il rischio
è connesso, tra cui gli usi legittimi, reali o potenziali, del
corpo idrico e il rapporto tra i
corpi idrici sotterranei e le
acque superficiali connesse e
agli ecosistemi terrestri che
ne dipendono direttamente;
nel caso di sostanze presenti
naturalmente, i livelli di fondo
naturali nei corpi idrici sotterranei; informazioni sui superamenti se i valori soglia sono
oltrepassati..."
Sempre nella parte C si obbligano gli Stati Membri a fornire una serie di ulteriori
elementi significativi compresa "... qualsiasi informazione pertinente in materia di
tossicologia, ecotossicologia,
persistenza e potenziale di
bioaccumulo nonché tendenza
alla dispersione degli inquinanti...".
La nuova Direttiva presenta
sicuramente delle significative modifiche, ma ci sono
troppi "condizionali". Si potrebbe fare decisamente di più
e questo lo potrebbero fare i
singoli Stati. Le direttive sono
delle linee guida, ma i singoli
Stati devono impegnarsi a
fare di più e a non fare solo il
compitino... Le acque sotterranee sono a rischio e in Campania, ad esempio, si rilasciano
concessioni
macroscopiche
senza studi idrologici e sistemi di monitoraggio adeguati all'importanza delle
risorse prelevate e che non garantiscono la durabilità delle
stesse risorse a medio / lungo
periodo. Il sistema attuale è
tale che ci sono domande semplici a cui nessuno, in questo
momento, saprebbe rispondere: quanta acqua viene complessivamente estratta dal
sottosuolo per l'imbottigliamento? Quanta ne viene ricaricata e con quale qualità?
Quale è il bilancio idrico complessivo delle acque sotterranee in Campania? Se si pensa
che nella Legge Regionale
della Campania si parla delle
acque sotterranee come "giacimenti", è chiaro che, ancora
ad oggi, si punta solo a garantire posizioni consolidate e
privilegiate.
Progetto CDI OEVO
Nasce la carta d’identità per l’olio extra-vergine di oliva
Salvatore Patrizio*
La carta d'identità è un documento di riconoscimento dove
sono contenuti i dati anagrafici (cognome, luogo di nascita,
residenza, ecc.) ed una foto che
viene mostrata per provare
“chi siamo” nelle più svariate
occasioni. Potrebbe capitarci,
però, che se abbiamo con noi
una bottiglia di olio extra vergine di oliva, alla richiesta di
un pubblico ufficiale di fornire
un documento di riconoscimento, mostreremo due carte
d’identità: una che riguarda
noi ed una per l’olio.
Questo oggi è possibile grazie
al progetto di ricerca denominato CDI OEVO “Carta
d’Identità (CDI) per la valorizzazione dell’Olio Extra Vergine di Oliva (OEVO) italiano
di qualità”, finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole
e Forestali nell’ambito di un
Bando OIGA (Osservatorio
per l'Imprenditorialità Giovanile in Agricoltura), che vede
la proficua collaborazione del
mondo della ricerca (con il Laboratorio di Termodinamica
dell’Istituto per i Processi Chimico-Fisici del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa
- Resp.le dr. E. Tombari) ed il
mondo imprenditoriale (con
l’Azienda Agricola “Podere de’
Pardi” di Vicopisano-Pisa).
La Carta di Identità OEVO ha
proprietà e finalità analoghe
al documento di identità per le
persone fisiche: contiene la descrizione e la “fotografia” del
prodotto, associata a natura e
provenienza. La CDI è stata
studiata e progettata per accompagnare ogni confezione di
OEVO dall’origine (produttore, frantoio o confezionatore)
fino allo scaffale del negozio,
fornendo un valido strumento
di identificazione e tracciabilità e mettendo in stretto rapporto il produttore con il
consumatore.
Il test messo a punto nel progetto CDI OEVO si basa sulla
caratterizzazione calorimetrica delle transizioni di fase
(solido-liquido e viceversa)
dell’olio extra vergine di oliva.
Registrando la solidificazione
e la successiva fusione del
campione di olio, secondo un
preciso protocollo tempo-temperatura messo a punto nei laboratori
dell’IPCF
ed
impostato su di un Calorime-
tro Differenziale a Scansione
di temperatura (DSC), si ottiene un termogramma calorimetrico (la futura “fotografia”
della CDI) frutto dei processi
fisici che si innescano durante
la variazione di temperatura
che sono, a loro volta, correlati
alla composizione chimica e
alle interazioni a livello molecolare tra i diversi componenti
dell’olio.
La Carta di Identità (corredata di fotografia calorimetrica, delle caratteristiche
chimico–fisiche e organolettiche e di un codice alfanumerico univoco), viene associata
al contenitore dell’olio mentre
tutti i dati presenti su di essa
vengono immessi in un sistema di tracciabilità informatico che permette di verificare
on line la conformità del prodotto in ogni momento.
Ogni modifica della composizione chimica dell’olio provoca
un cambiamento della curva
calorimetrica per cui tentativi
di contraffazione o errate conservazioni del prodotto sono
facilmente rilevabili ripetendo
l’analisi calorimetrica e confrontando i risultati ottenuti
con quelli presenti sulla carta
d’identità e/o con quelli conservati nella Banca Dati del
Gestore del Sistema CDI
OEVO (l’Azienda Agricola Po-
dere de’ Pardi – www.guidaolio.it ), consultabili via Internet.
È importante sottolineare che
il test di conformità, che si effettua con semplici apparecchiature, ha il triplice
vantaggio di essere rapido (30
minuti), economico (60 euro) e
di facile lettura.
Se invece la falsificazione riguarda le etichette, c’è da
tener presente che ogni confezione ha un codice alfanumerico specifico. Quello e solo
quello da accesso allo specifico
termogramma salvato in
banca dati.
La calorimetria delle transizioni di fase si va, così, ad aggiungere agli altri test già
esistenti nella lotta alla contraffazione dell’OEVO, come
ad esempio l’analisi degli isotopi stabili messo a punto dal
CNR/Istituto di Biologia Agro-
ambientale
e
Forestale
(IBAF). C’è da considerare,
inoltre, che il concetto di carta
di identità è estendibile anche
ad altri prodotti alimentari di
cui si vogliano riportare le “caratteristiche” (anche di legge)
di quel determinato alimento
e si voglia fornire, contemporaneamente, una “impronta o
una fotografia” ricavata da
una analisi chimico-fisica specifica che sia propria e univoca
di quel prodotto. Un altro
grosso vantaggio della CDI
OEVO è la possibilità di collegare Punti Vendita, Agriturismi e Ristoranti, in modo da
promuoverne le attività e
creare nuove sinergie tra produttori e operatori del settore
a tutto vantaggio del consumatore. In conclusione l’obiettivo della CDI OEVO è quello
di offrire a tutti gli attori della
filiera olivicola uno strumento
semplice, diretto e di facile lettura (anche per i non addetti)
che possa racchiudere e riassumere tutte le caratteristiche
di quel prodotto, di promuoverlo e di valorizzarlo per le
sue specifiche peculiarità e di
garantire al consumatore finale la provenienza e la genuinità dell’Olio Extra Vergine di
Oliva Italiano di qualità.
*CNR/IBAF UOS Napoli
ALIMENTAZIONE BIO: PRO E CONTRO
Biologico non significa salutare a prescindere
Fabio Cuoco
Da un po’ di tempo a questa
parte è nata una vera e propria
moda del cibo biologico: molte
persone non si fidano più della
provenienza degli alimenti ed
alcune catene di supermercati
mettono il proprio marchio sui
prodotti “bio”, approfittando dell’elevata richiesta dei consumatori. Ma come nasce questa
moda e, soprattutto, come si fa
a capire se mangiando cibi biologici, si traggono degli effettivi
benefici per il nostro organismo?
Lo abbiamo chiesto al Dr. Biologo Nutrizionista Giuseppe De
Carlo, iscritto all’Ordine Nazionale dei Biologi (ONB).
Dott. De Carlo, cosa vuol
dire “alimento bio” e che differenza c’è con quelli tradizionali?
Per alimento bio si intende un
prodotto ottenuto da un’agricoltura biologica, ossia nel rispetto
di alcuni canoni di trattamento,
come ad esempio l’assenza di
qualsiasi tipo di diserbante o so-
stanza chimica che favorisca la
crescita dell’alimento stesso. La
differenza con i prodotti tradizionali sta, appunto, nei metodi
e nelle tecniche di coltivazione,
oltre che nel rispetto della stagionalità, del terreno e del territorio.
Come si riconoscono i prodotti bio sfusi, ossia senza
un contenitore su cui ci sia
riportata la provenienza?
Le etichette a garanzia del consumatore sono fondamentali,
quindi un alimento che non riporta alcuna etichetta, probabilmente non ha subìto alcun
controllo e, per questo, nessuno
può certificarne l’origine.
Ed è possibile, nel caso in
cui ci fosse un’etichetta, che
questa sia contraffatta?
Sul mercato è molto difficile trovare etichette contraffatte, in
quanto la certificazione viene verificata dai NAS, oltre a subire
controlli HACCP.
Chi mangia biologico ottiene dei vantaggi fisici,
come ad esempio, la preven-
zione per alcune malattie?
Innanzitutto un prodotto, per
definirsi biologico, deve rispettare molte condizioni e in generale è quasi impossibile fare
agricoltura di questo tipo. Nell’ipotesi in cui un alimento fosse
al 100% bio, allora sarebbe totalmente naturale e, mangiandolo, si godrebbe a pieno delle
sue proprietà organolettiche e
nutrizionali. L’alimentazione
biologica può essere più salutare
di quella tradizionale, ma esclusivamente seguendo una sana e
corretta alimentazione, accompagnata da uno stile di vita
sano.
Quindi, ci sta dicendo che
biologico non vuol dire salutare a prescindere?
Proprio così: se, ad esempio, eccediamo oltre gli standard calorici giornalieri richiesti dal
nostro organismo, anche se lo
facciamo con prodotti biologici,
andremo comunque incontro a
malattie collegate ad un’errata
alimentazione. Non esiste cibo
“bacchetta magica”, come si
crede sia quello biologico.
Dati i prezzi molto elevati
dei prodotti bio e alla luce di
quanto ci ha appena detto,
quali tipologie di alimenti
consiglierebbe a chi vuole
mangiare un po’ più sano
senza spendere troppo?
Sicuramente è bene controllare
l’origine dei prodotti “dell’orto”,
quindi frutta, verdura ed ortaggi, mentre sconsiglierei prodotti che già sono sottoposti a
controlli rigidi, come ad esempio
i cereali.
Olio di enotera: dalla natura Autunno: anche i capelli cadono
un alleato per la nostra salute
Brunella Mercadante
Fabiana Clemente
L'enotera - Oenotherabiennis, famiglia
dellOnagraceae - è una pianta erbacea
alta fino a 150 centimetri. E’ originario
del nord America e dell’Inghilterra.
L'enotera è nota anche come bella di
notte, primula di sera, rapunzia ed enagra. Ma cosa nasconde questa pianta,
dalle sembianze comuni, da suscitare la
nostra attenzione?Illo tempore, gli indiani d’America usavano questa pianta
per curare ferite e problemi cutanei. E
infatti, i recenti utilizzi confermano la
propensione l’azione risolutrice dell’enotera in questi ambiti. Ovviamente la ricerca ha scoperto anche altro. Dai semi
di questa pianta si ricava il famoso olio
di enotera, fonte importante di acido
gamma-linolenico o GLA. L’elevata presenza di acidi grassi polinsaturi, ed in
particolare di GLA, rende questo prodotto particolarmente indicato in casi di
dermatite atopica, artrite reumatoide,
diabete, patologie coronariche. A livello
epidermico riduce il bruciore causato
dalla psoriasi, contrasta il prurito e la
secchezza provocati dall’eczema, contrasta i brufoli da acne, ed è in grado anche
di lenire i dolori muscolari. Tuttavia il
suo potere terapeutico va ben oltre! Focalizzando l’attenzione su malattie decisamente più preoccupanti, scopriamo
il vero potenziale di questa pianta. La
sua azione vasodilatatrice è un valido
supporto per contrastare i problemi cardiovascolari. Riduce i livelli di colesterolo , inibisce la formazione di coaguli o
trombi, e contribuisce al buon funzionamento del sistema immunitario. Per i
malati di diabete sarà utile sapere che
questo particolare olio ha azioni simili
all’insulina e addirittura ne aumenta gli
effetti. Non finisce qui! L’elevata presenza di Omega-6 garantisce un buon
funzionamento dei neuroni e delle trasmissioni chimiche. Quindi risulta essere una risorsa preziosa per prevenire
e curare malattie quali alzheimer, depressione e sclerosi multipla. Un alleato
femminile grazie alla sua capacità di ridurre i processi infiammatori, ricorrenti
durante il periodo premestruale. Ergo,
una risorsa a tutto tondo da che si presenta in più varianti. Infusi, olio o capsule. Ovviamente la posologia varia in
base alla fascia d’età. Enotera: una sola
soluzione a molteplici problematiche!
La caduta dei capelli è sempre un'esperienza che viene vissuta con apprensione, specialmente durante l'autunno,
il periodo in cui il fenomeno tende notevolmente ad intensificarsi. In realtà
la perdita dei capelli stagionale è un fenomeno temporaneo, naturale e reversibile, che va
affrontato semplicemente,
senza
troppi allarmismi,
non
facendosi
prendere dal " panico della caduta
dei capelli", questa
condizione, infatti,
per via psicosomatica, ne accentua la
caduta. In effetti,
quotidianamente, si perdono tra i 50 e
i 70 capelli al giorno, ma nei mesi autunnali il numero aumenta visibilmente. Nella maggior parte dei casi si
tratta però di un fenomeno fisiologico
di ricambio naturale: i capelli hanno un
loro ciclo che durante l'autunno, a volte
anche in primavera, tende ad accelerare a causa del cambiamento climatico. In questi casi la perdita dei capelli
è un naturale e fisiologico "rinnovamento", e tutto tende a tornare normale nel giro di poche settimane.
Shampoo medicati e lozioni possono
essere utili e, in fase acuta, è possibile
agire sul problema anche assumendo
integratori alimentari a base di vitamine del gruppo B ed E e sali minerali,
in modo da accelerare la fase di ricrescita successiva alla caduta. Va posta
attenzione, inoltre, all'alimentazione
che deve privilegiare frutta e verdura
di stagione, pesci ricchi di omega 3,
latticini, uova e legumi. I capelli, poi,
non dovrebbero essere lavati troppo
spesso, al massimo
due lavaggi a settimana, usando prodotti delicati e non
aggressivi. Questi
rimedi possono risultare efficaci sia
quando la perdita
dei capelli è stagionale sia quando è
legata a fattori transitori come stress,
stanchezza e scompensi ormonali, in
altri casi invece è sempre consigliabile
approfondire la causa. I rimedi, infatti,
sono strettamente legati alle cause e i
fattori responsabili della caduta dei capelli sono veramente tanti: innanzitutto la predisposizione genetica, che è
il fattore più importante, poi gli ormoni, o meglio la risposta dell'organismo agli ormoni, la carenza di ferro
conseguenza di diete drastiche, e ancora lo stress prolungato, gli interventi
chirurgici od anche traumi psichici e fisici.
Sorrento e la tarsia
Un luogo e un prodotto della tradizione
Gennaro De Crescenzo
Salvatore Lanza
L’arte dell’intarsio è un’arte
antichissima. Le sue origini
risalgono alla civiltà egiziana
e nel VI-VII secolo la troviamo
nella penisola sorrentina grazie ai monaci benedettini che,
rinchiusi nei propri studi, eseguivano i loro preziosi lavori.
Si utilizzavano diverse qualità
di legno (limone, arancio,
noce, ulivo, tra gli altri, in considerazione di ciò che la natura forniva “in loco”). La
tecnica della tarsia consiste
nell’assemblare piccoli pezzi
di legno di varie tonalità, di
colore e di spessore inferiore
ad un millimetro e incollarli
sull’oggetto da decorare. E’
così che oggetti e mobili vengono decorati per “raccontare”
ai turisti gli splendidi paesaggi e i costumi locali o scene
di vita quotidiana (“tarantella” in testa). Quella complessa composizione di piccoli
pezzetti di legno diventa un
elemento importante sotto il
profilo turistico-culturale ed
economico. Dal 1999 un apposito museo, il Museo-bottega
della Tarsia Lignea nel centro
storico, presso via San Nicola,
è stato aperto nell’antico palazzo dei Pomarici Santomasi
macchinari, foto, documenti,
quadri e oggetti sintetizzano
la geniale e laboriosa attività
di molte generazioni di sorrentini. Il museo, però, non è
un museo ordinario e “statico”: conserva il passato ma
cerca anche di pensare al futuro con l’importante filone
della formazione, più che mai
attuale in tempi di crisi lavorative. Mai forse come per
Sorrento dare indicazioni di
carattere turistico può essere
superfluo: siamo di fronte ad
uno dei luoghi più belli e famosi del mondo sia sotto il
profilo storico-artistico-architettonico che eno-gastronomico e naturalistico. Dopo una
interessante visita al Museo,
allora, si può passeggiare per
le piccole vie della città fondata dai Fenici e che fu colonia prima greca e poi romana.
Già gli antichi patrizi l’avevano scelta come destinazione
privilegiata (e non a caso)
delle loro villeggiature, come
dimostrano le tante ville “marittime”, sontuose e dotate di
approdi privati a mare. Passato il Medioevo e i pericoli saraceni, tipi di tutta l’area,
Sorrento ritornò ad essere
meta preferita per i viaggiatori del famoso Grand Tour
settecentesco (i meravigliosi
quadri di Hackert ce lo testimoniano).
Tutto ruota intorno alla
piazza Tasso, dedicata allo
scrittore che lì era nato e che
fu dei padri più geniali della
letteratura italiana nei suoi
tormenti controriformistici e
nei suoi sogni letterari che
preannunciano a tratti la moderna fantascienza. Frequentato e ricco di negozi, palazzi
signorili e chiese, il corso Italia con il parallelo, affollato e
sempre profumato dedalo di
viuzze cariche di piccole botteghe, di bar e ristoranti. Da visitare anche il Museo
Correale, nel Palazzo Correale
di Terrranova, dono di Giovanna d’Angiò ai proprietari:
24 stanze con reperti greci, romani e medievali, e una collezione di porcellane italiane e
straniere provenienti da vari
paesi. Caratteristica anche la
Villa Comunale che affaccia,
immersa nel verde e adiacente alla chiesa e al Chiostro
di S. Agostino, sul mare. Da lì
l’accesso anche per il porto e
gli stabilimenti balneari.
Le stazioni intermodali urbane
Condensano al loro interno infrastrutture, servizi e spazi urbani
Antonio Palumbo
Le cosiddette Urban Hubs
sono delle stazioni intermodali urbane, mediante le quali
si possono realizzare, in maniera semplice, veloce ed efficace, una o più modalità di
scambio tra i vari sistemi di
trasporto, soprattutto nelle
città metropolitane. Tra le opportunità più interessanti offerte dalle Urban Hubs vi
sono l’utilizzo preminente del
trasporto collettivo, a tutto
vantaggio di una significativa
riduzione delle emissioni inquinanti, ed i vari meccanismi di sviluppo economico
generati dagli imponenti
flussi di persone che le attraversano giornalmente.
Grazie alla capacità di condensare infrastrutture, servizi e spazi urbani al suo
interno l’interscambio permette di definire ed organizzare i rapporti fisici con la
città. La struttura gerarchizzata si basa solitamente sulla
divisione in livelli, che consente una maggiore sinergia
tra i diversi spazi, pur mantenendo la chiarezza dei singoli
elementi; la verticalità all’interno dell’hub si trasforma poi
in orizzontalità nei collegamenti col tessuto cittadino.
Il continuo sviluppo delle città
sta portando alla nascita e
alla crescita di molte di queste strutture, e non è difficile
immaginare come esse pos-
sano diventare sempre più
importanti in futuro e come il
rapporto tra organismo urbano e polo attrattivo si possa
invertire, trasformando l’hub
nel motore responsabile della
nascita e della crescita di un
nuovo modello di città sostenibile.
Due progetti di Urban Hubs
già realizzati sono quello dello
Studio di architettura UN per
la Arnhem Station (Arnhem,
Olanda) e quello dei Grimshaw Architects per la Bijlmer
Arena
Station
(Amsterdam, Olanda).
Nella stazione di Arnhem lo
spazio interno sembra assecondare in maniera equilibrata tutti i tipi di flussi che
si mescolano nel polo intermodale: l’edificio che ne deriva è caratterizzato da una
forma relativamente semplice, che non enfatizza il carattere infrastrutturale, ma
che appare invece come una
sorta di grande centro polifunzionale. Il traffico su rotaia non si mescola con le
altre funzioni e rimane marginale rispetto all’edificio, così
come lo spazio dedicato agli
autobus: questo permette ai
singoli elementi di mantenere
una loro identità ben definita,
a scapito forse del sistema
globale, che appare non sufficientemente adeguato se si
considera la struttura come
un polo intermodale.
Nella Bijlmer Arena Station
la struttura prende forma
dall’organizzazione dei binari,
attorno ai quali ruotano la
grande copertura e la pianta
del livello zero, tanto da far
sembrare l’intero complesso
una semplice stazione ferroviaria.
Le banchine rialzate al primo
livello permettono il passaggio dei flussi senza creare un
taglio netto: particolare al
quale l’architetto ha prestato
molta attenzione, per inserire
il progetto all’interno del tessuto preformato.
Il complesso, organizzato in
livelli, garantisce il minimo
spostamento per passare da
un sistema all’altro e permette un’integrazione piuttosto efficace, riuscendo a far
convergere tutte le componenti al suo interno.
Il Garigliano rinasce grazie allo sport
Sarà inaugurata il 25 ottobre la palestra sorta su un territorio confiscato
In programma il prossimo 25
ottobre l’inaugurazione della
palestra “Green fitness “ che
nasce sul suolo della cooperativa sociale “Al di là dei sogni”,
sita in Maiano di Sessa Aurunca, su un terreno confiscato
alla
camorra,
precisamente al clan Moccia,
in ricordo di Andrea di Marco,
giovane ucciso dalla malavita
e gettato nel fiume Garigliano.
Dopo la pubblica consegna
delle licenze da parte del sindaco Luigi Tommasino al presidente della coop. Simmaco
Perillo,la struttura è stata edificata nel giro di un anno grazie ai finanziamenti di
“Fondazione con il Sud ” che
ha destinato 350 mila euro per
la realizzazione della palestra
e per la messa a punto di uno
stabilimento volto alla pratica
della canoa e della para-canoa
presso il Parco Ulisse, situato
su una sponda del fiume Garigliano, su un terreno di tre ettari concesso in comodato
d’uso dall’ Enel. Il Parco
Ulisse, nasce in seno alla sto-
ria della cooperativa ed è legato allo sviluppo del territorio. Lo scorso 5 Ottobre si è
tenuta la prima gara di paracanoa e questo è il primo di
tanti eventi che verranno organizzati. Nella palestra verranno praticate tre discipline
principali: la canoa, la
scherma ed il judo, oltre ad attività legate al fitness in genere. In occasione dell’evento
inaugurale sono in programma dimostrazioni di
scherma e judo da parte di
esperti del settore. La palestra
vuole dare continuità invernale alle attività di canoa che
si svolgono in primavera ed
estate sul Garigliano insieme
all’associazione ASD Ulisse.
La rivalutazione del fiume
serve anche ad arginare gli
atti vandalici di scarico rifiuti
lungo un corso d’acqua che
torna ad essere vivo e fruibile
per la comunità. L’intento è
quello di creare un centro
d’aggregazione sportivo per
tutta la comunità locale andando a creare anche occa-
sioni d’ incontro tra diversamente abili e normodotati.
Sport come mezzo d’integrazione sociale ed ambientale.
La palestra risulterà anche
A Salerno la biennale
d’arte ecosostenibile
Rosa Funaro
La prima Edizione della Biennale Internazionale d'Arte
Contemporanea ha aperto i
suoi battenti lo scorso sabato
(e li chiuderà il 25 ottobre
prossimo) nel Centro Storico
di Salerno, presso Palazzo
Fruscione, in una cornice di
maestosa tradizione.
La Biennale attribuirà premi
prestigiosi, intitolati e dedicati
a Trotula de Ruggiero, la
prima donna medico della storia, insigne nome della cultura
salernitana, proprio per sottolineare la salernitanità della
manifestazione e per connetterla idealmente alla sua importante storia artistica,
scientifica e culturale.
Una rassegna internazionale
d'Arte, a cadenza biennale, costituisce un evento - al di là
delle tante parole e delle eccelse celebrazioni monografiche di valenti artisti – in grado
di offrire una sofisticata vetrina espositiva ad artisti noti
e meno noti e di instaurare un
dialogo con il pubblico e con gli
specialisti del settore, met-
tendo a confronto esperienze e
risultati diversi. La Biennale
si configura come un network
articolato che coinvolge enti,
gallerie, artisti indipendenti
ed associazioni, con l'esigenza
di estrapolare i comparti
espressivi dal ghetto delle specializzazioni, sperimentando
percorsi multidisciplinari. La
paternità dell'iniziativa spetta
a Salerno in Arte, sui cui esponenti è gravato il compito di
elaborare il progetto iniziale e
fungere da fulcro di tutta l'organizzazione.
Si tratta della prima Biennale
d'Arte al mondo a sperimentare gli allestimenti e le scenografie ecosostenibili: tutto ciò
che è utilizzato all'interno
delle sale espositive, dagli ar-
redi al punto ristoro, è completamente realizzato attraverso
il riciclo (artistico) dei rifiuti.
Ottima è stata l'intuizione
degli organizzatori, l'avv. Olga
Marciano (Presidente di Salerno in Arte) e l'arch. Giuseppe Gorga (Vicepresidente
di Sart), che sono innanzitutto
due artisti. Da anni si occupano di tematiche ambientaliste proprio attraverso l'arte (il
Premio internazionale di pittura e design Rifiuti in cerca
d'Autore, una delle loro iniziative più importanti). Per vocazione geografica, storica ed
antropologica, l'area campana
è chiamata a svolgere il ruolo
di cerniera culturale fra l'Europa ed il bacino del Mediterraneo, con una estensione
inevitabile alle altre culture:
dell'Africa, dei Paesi dell'Est,
del Medio Oriente e dell'America Latina. A tal proposito,
saranno riservati specifici
spazi ad artisti provenienti da
altre realtà e Paesi esteri che,
a loro volta, ospiteranno il
Tour della Biennale in un reciproco scambio d'esperienze e
di mercato.
fonte, per gli utenti della cooperativa, o meglio, soci lavoratori, di inserimento lavorativo
attraverso il sistema dei budget di salute che prevede un
progetto personalizzato rispondente ai bisogni dell’utente, finanziato al 50%
dall’Asl e al 50% dall’ente loF.S.
cale.
Di Caprio messaggero
di pace ONU
Il nuovo Messaggero di Pace
delle Nazioni Unite è l'attore
hollywoodiano Leonardo di
Caprio. L'italoamericano è
stato insignito dell'incarico
da parte del Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban
Ki-moon. A portare agli onori
delle cronache la star italoamericana è il grandissimo
impegno profuso in questi
anni a favore dell'ambiente.
Si segnala la sua donazione
di 7 milioni di dollari a favore
della salvaguardia degli
oceani e la creazione della
Fondazione Leonardo di Caprio per la difesa delle aree
del pianeta rimaste ancora
incontaminate. La nomina
viene infatti assegnata all'attore proprio nel settore in cui
il suo operato si è maggiormente distinto: la lotta al
cambiamento climatico.
L'investitura è commentata
così da Ban Ki-moon: "Mister
DiCaprio è una voce credibile
nel movimento ambientalista
e ha una piattaforma considerevole per amplificare il
messaggio. Sono lieto che
abbia deciso di unire la sua
voce agli sforzi dell'ONU per
innalzare la consapevolezza
dell'urgenza e dei benefici
dell'azione immediata nel
combattere i cambiamenti
climatici". Leonardo Di Caprio afferma: "E' un onore accettare il ruolo di Messaggero
di Pace dell'ONU per il Cambiamento Climatico e supportare il Segretario Generale
nei suoi sforzi su uno dei
tempi più importanti che affrontiamo come comunità
globale. Sento l'obbligo morale di parlare in questo momento chiave della storia
umana, il momento di agire.
Come risponderemo alla
crisi, negli anni a venire,
molto probabilmente determinerà il fato del Pianeta e
dell'Umanità stessa". A.E.
Freemarket: il supermercato dove non si paga
Prodotti gratis in cambio di pubblicità sui social network
Cristina Abbrunzo
Si chiama Freemarket e ha
aperto a Copenhagen recentemente riscuotendo un successo oltre le aspettative.
Si tratta di un supermercato
insolito, dove puoi ricevere
prodotti senza pagare. Freemarket chiede alla propria
clientela pubblicità sui social
network in cambio di prodotti
gratis. Quasi gratis, insomma. Non si paga con il denaro, ma con il tempo
dedicato a fare pubblicità al
supermercato e, naturalmente, con una parte della
propria privacy. L’idea è stata
quella di rimodellare vecchie
strategie di marketing, adattandole all'era del 2.0 e della
condivisione.
Il piccolo negozio danese è
adatto a chi è aperto a nuove
sperimentazioni e disponibile
a cambiare le regole classiche
del fare acquisti.
L'idea è nata da un gruppo di
giovani imprenditori che ha
deciso di creare una startup,
seguendo lo slogan "Prova
prima di comprare". L'idea è
di promuovere un nuovo
modo di fare la spesa.
In poche parole funziona così:
si entra nel negozio e si lasciano i propri dati personali,
poi si scatta una foto ai prodotti scelti e la si pubblica su
Facebook o su altri social,
come Twitter e Instagram.
Ogni foto deve essere accompagnata da una descrizione e
da un giudizio sul prodotto.
Alla clientela che decide di
usufruire del negozio è richiesto solo il pagamento di una
piccola quota mensile, pari a
2,50 euro. Le aziende che desiderano esporre i prodotti a
Freemarket pagano a loro
volta una somma pattuita con
i gestori, che contribuisce al
mantenimento del punto vendita.Cloetta, Storck, Läkerol,
A Bolzano: apre “Passamano” il primo non-negozio
Spazio libero di oggetti ed idee
Ma anche l’Italia ha i suoi assi
nella manica in merito alla ricerca di modi alternativi di
fare la spesa. E, in un momento di crisi come quello che
stiamo vivendo, la filosofia
che i soldi non siano tutto,
sembra non solo diventare realtà, ma aprire nuove strade
di speranza verso un futuro
migliore. Nasce a Bolzano, un
"negozio" davvero particolare
dove non servono banconote,
né monete per prendere ciò
che ti serve. Si chiama Passamano ed è il primo non-negozio basato sulla filosofia del
recupero e del riutilizzo, dove
cioè si "compra" senza pagare,
perché gli oggetti non hanno
prezzo. Anzi, qui si possono
prendere e portare via senza
denaro in cambio. Nato grazie
a un gruppo di volontari che
non ricevono compenso e che
chiedono solo una libera of-
ferta facoltativa per coprire le
spese fisse del negozio, il progetto appartiene a una rete di
iniziative che favoriscono il
riuso dei beni e un approccio
più cosciente alle risorse e lottano contro gli sprechi, la società dei consumi, l'usa e
getta. Ma come funziona?
Semplice: ci vai, cerchi tra gli
scaffali quello che ti piace e lo
prendi senza pagare niente.
Potrai poi mettere a disposi-
zione qualcosa di tuo che non
utilizzi più o lasciare offerte
volontarie per il pagamento
delle spese della struttura
L’idea alla base di Passamano
è che tutto può avere una seconda vita e non è detto che
un oggetto non più utile per
qualcuno non possa rivelarsi
prezioso per qualcun altro.
Chi vuole donare può portare
gli oggetti che ha in casa e che
non gli servono più: l’importante è che siano in ottimo
stato, puliti e perfettamente
funzionanti. Ogni persona
può inoltre prelevare gratuitamente una volta a settimana fino a un massimo di
cinque oggetti. Di successo la
sezione “Passalibri”, in cui è
possibile prendere gratuitamente fino 5 volumi tra cui i
libri scolastici e i dizionari,
molto richiesti dagli studenti
che non possono permettersi
di acquistarli nuovi. Ma non
finisce qui. Passamano nella
sua formula originaria vuole
anche essere una rete tra le
persone. Per questo motivo in
questo innovativo negozio non
trovano spazio solo gli oggetti,
ma anche le idee, lo scambio
di saperi e di relazioni. E' qui
infatti possibile trovare informazioni su vari argomenti e
iniziative che toccano i temi
della decrescita economica,
dell'ecologia, di forme di vita
alternative ed ecosostenibili.
Comprende anche una biblioteca e una sala riunioni da 30
posti a sedere per serate e incontri tematici. Ma soprattutto è un laboratorio
condiviso con chiunque volesse dare il proprio contributo in termini di tempo,
disponibilità e collaborazione.
Perché i soldi non sono tutto.
C.A.
San Pellegrino sono ad esempio aziende che hanno deciso
di riempire gli scaffali del negozio. E per loro il Freemarket è un'occasione per testare
i propri prodotti e il loro impatto su un mercato ridotto,
analizzare il comportamento
di acquisto e fare una valutazione prima di lanciarli a livello nazionale. Quali sono i
vantaggi? Oltre alla possibilità di avere a disposizione dei
prodotti gratis, sono proprio i
consumatori a decidere le
sorti del prodotto e quali marchi premiare o affondare con
le loro recensioni e grazie alle
scelte personali. Il successo di
un prodotto sarà dunque determinato soprattutto dal
passaparola e dai giudizi positivi. Il negozio sta ottenendo
feedback positivi: in meno di
un mese è passato da 5.000 a
10.000 clienti. Dopo aver superato la prova del nove con
un paese come la Danimarca,
paese notoriamente di spirito
conservatore rispetto alle innovazioni, il fondatore di
Freemarket Simon Taylor sta
già pensando di aprire altri
negozi in Svezia , Finlandia
ed Inghilterra entro il 2016.
Pensate che un simile progetto sostenibile potrebbe
funzionare anche in Italia? Vi
piacerebbe fare la spesa gratis in cambio di un po' della
vostra privacy?
L AVORO E PREVIDENZA
Renzi e il tentativo di “riparare” l’Italia
Eleonora Ferrara
Il 4 ottobre scorso, il Premier si
è recato ad Assisi, con il ministro Giannini, per le celebrazioni in onore di San
Francesco, patrono d’Italia.
L’occasione è stata veramente
propizia per poter rispondere
al pungente attacco della CEI,
secondo la quale “ Basta slogan, Renzi ridisegni l’agenda
politica. La Chiesa pensa che
bisogna guardare con più realismo alle persone che non
hanno lavoro e che cercano lavoro. Il dibattito su articolo 18
sì, articolo 18 no, è meno centrale e si vedono troppe bandiere che sventolano”.
Monsignor Nunzio Galantino,
segretario generale della CEI,
ha auspicato, quindi, che si potesse raggiungere una soluzione ottimale della questione,
senza sterili antagonismi di
sorta, puntualizzando che il
cambiamento non deve avvenire a scapito dei diritti, poichè
“se la logica fosse modernizzazione uguale minori diritti, io
direi non ci sto. C’è una differenza d’approccio sostanziale
tra un vescovo e i teorici della
materia ”.
La risposta immediata di
Renzi, in visita alla FIAT
Chrysler nel Michigan, è stata
quanto mai laconica. “Difatti
rispetto ogni tipo di considerazione, che venga dalla CEI o da
altri, ma commentare da qui è
fuori luogo. …”.
Il 4 ottobre, perciò, non appena
arrivato ad Assisi, accolto da
Padre Mauro Gambetti e dopo
aver preso parte alla santa
messa officiata in Basilica, il
Premier ha tenuto il suo discorso, focalizzando, da subito,
l’attenzione sul problema dell’ambiente, con particolare attenzione non solo al modello
sostenibile ma al modello
umano in cui “ l’uomo non è
solo un numerino”. Nella considerazione di stare effettuando il percorso inverso
rispetto a Francesco, uscito
dalla sua città per andare a
Roma a spiegare ad Innocenzo
III cosa stesse accadendo ad
Assisi, Renzi ha affermato di
essersi recato ad Assisi “ per
spiegare cosa stesse succedendo in Italia.”
Ha ritenuto poi, consapevole
della molteplicità di cose da riparare in Italia, che il messaggio francescano “ Va’ e ripara
la mia casa”, è del tutto atti-
nente all’azione dell’attuale governo per il Paese, in cui le tre
questioni fondamentali da affrontare restano lavoro, scuola
e pubblica amministrazione.
“Dovremmo fare nostro il concetto francescano della perfetta letizia, oggi in Italia
molto difficile.
Ci deve ricordare uno stile, un
modo di vivere” afferma il Premier e soggiunge “Facciamo
uno sforzo per ricordarci che ci
chiamiamo Italia e non molliamo nel portare avanti il nostro futuro e la nostra storia”.
Sicuramente le parole di Renzi
sono rassicuranti e ci fanno
ben sperare, anche se, fino ad
oggi purtroppo non è stato ancora trovato l’accordo sul tema
del lavoro, con la minoranza
PD. In ogni caso, per il Governo è importante affrontare
la staffetta generazionale,
come ha precisato il ministro
Maria Elena Boschi.
Al riguardo, il ministro della
Pubblica amministrazione e
Semplificazione, Marianna
Madia, ritiene che con la pensione anticipata ai lavoratori
statali contenuta nella riforma
P.A., si possano creare 15.000
nuovi posti di lavoro per i giovani nel pubblico impiego. Intanto, il segretario generale
della FIOM CGIL, Maurizio
Landini, ha dichiarato, durante la manifestazione contro
il vertice su lavoro e pensioni
dell'Unione Europea: “Le proposte del Governo Renzi sono
sbagliate, perché peggiorano le
condizioni.
Il vero cambiamento ha sog-
giunto poi in tema di riforma
del lavoro e delle pensioni è
estendere i diritti, far ripartire
gli investimenti, combattere la
corruzione e andare a prendere i soldi dove ci sono”.
Viaggio nelle leggi ambientali
AMBIENTE E SICUREZZA
Secondo la Cassazione Penale, il prestanome di un'azienda risponde per reati ambientali e di sicurezza anche se non la
gestisce di fatto.
Con la sentenza del 1° ottobre 2014 n.
40527, la Terza Sezione Penale della Suprema Corte ha ribadito il principio secondo cui sull'Amministratore di una
Società, benché estraneo alla gestione della
stessa, gravano i connessi doveri di vigilanza e controllo in virtù della semplice accettazione della carica. La Cassazione come
già affermato in giurisprudenza, conferma
che "l'amministratore di una società, ancorché estraneo alla gestione dell'azienda anche se esclusivamente riconducibile all'amministratore di fatto - risponde del
reato omissivo contestatogli quale diretto
destinatario degli obblighi di legge, dunque
anche se questi fa mero prestanome di altri
soggetti che abbiano agito quali amministratori di fatto, atteso che la semplice accettazione della carica attribuisce allo
stesso doveri di vigilanza e controllo."
INQUINAMENTO ACUSTICO
Il gestore di un esercizio commerciale è responsabile del reato di cui all’art.659
comma 1 c.p. per i continui schiamazzi e
rumori provocati dagli avventori dello
stesso, con disturbo delle persone. Infatti la
qualità di titolare della gestione dell’esercizio pubblico comporta l’assunzione dell'obbligo giuridico di controllare che la
frequentazione del locale da parte dei
clienti non sfoci in condotte contrastanti
con le norme concernenti la polizia di sicurezza. Perché, però, l’evento possa essere
addebitato al gestore dell’esercizio commerciale è necessario che esso sia riconducibile al mancato esercizio del potere di
controllo e sia quindi collegato da nesso di
causalità con tale omissione. Cass. Sez.III
n.37196 del 5 settembre 2014 (Ud 3 lug.
2014).
SITI INQUINATI DI INTERESSE NAZIONALE
Sulla G.U. n. 229 del 2 ottobre 2014 è pubblicato il decreto del 7 agosto 2014 del Ministero dello Sviluppo Economico, che
attua le disposizioni recate dall’art. 4,
commi da 2 a 10 e 14, del D.L. n. 145/2013,
convertito, con modificazioni, dalla L. n.
9/2014, relativo all’istituzione di un credito
d’imposta per le imprese sottoscrittrici di
accordi di programma nei Siti inquinati di
interesse nazionale. Il decreto stabilisce le
condizioni, i limiti, le modalità e i termini
di decorrenza per la concessione delle agevolazioni in favore delle imprese che intendano realizzare, nei siti inquinati nazionali
di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale, progetti integrati
di messa in sicurezza o bonifica nonché la
riconversione industriale, al fine di promuoverne il riutilizzo in condizioni di sicurezza sanitaria e ambientale. Le imprese,
specificate all’art. 2, possono beneficiare di
tali agevolazioni nella forma di un credito
d’imposta a decorrere dal periodo d’imposta
successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore del medesimo D.L. n.
145/2013, e fino alla chiusura del periodo
d’imposta in corso alla data del 31 dicembre 2015.
A.T.
FELICITÀ: QUELLO CHE SI È NON QUELLO CHE SI HA
“Non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità”
Andrea Tafuro
Dopo ventidue anni non ho goduto della felicità di partecipare attivamente alla festa di
San Francesco. Ma che roba è
la Felicità? L'etimologia fa derivare la parola da: felix-icis, la
cui radice fe significa abbondanza, ricchezza, prosperità.
In modo simile, l'origine del
termine festa viene da festum,
dunque la festa richiama il
concetto di felicità. La ricerca
della felicità è argomento filosofico di tutti i tempi, tema
centrale in tutte le culture, le
arti, le religioni e nella vita di
ogni individuo. Vi invito a leggere la lettera di Epicuro a
Meneceo, nella quale il filosofo
greco scrive che: “Non si è mai
troppo giovani o troppo vecchi
per la conoscenza della felicità.
A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell'anima.
Chi sostiene che non è ancora
giunto il momento di dedicarsi
alla conoscenza di essa, o che
ormai è troppo tardi, è come se
andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felice, o che ormai è passata
l'età…”. Zygmunt Bauman afferma che nella cultura occidentale, durante le diverse
epoche storiche, la felicità è
stata vista come ricompensa
(cristianesimo), diritto (illuminismo), dovere (post-modernità). Intervistato su cos'e' la
felicità, Baumann ha risposto:
“Rispondere a questa domanda e' difficile. Abbiamo le
idee abbastanza chiare sul momento in cui siamo felici. Sappiamo riconoscere quando
attraversiamo questa dimensione. Dire cosa sia la felicità
e' molto più complicato. La felicità e' uno stato mentale, corporeo, che sentiamo in modo
acuto, ma che e' ineffabile.
Una sensazione che non e' possibile condividere con altri.
Ciononostante, la caratteristica principale della felicità e'
quella di essere un'apertura di
possibilità, in quanto dipende
dal punto di vista con il quale
la esperiamo. Nell'antichità'
la felicità era una ricompensa
per pochi eletti selezionati. In
un momento successivo venne
concepita come un diritto universale che spettava a ogni
membro della specie umana.
Successivamente, si trasformò
in un dovere: sentirsi infelici
provoca senso di colpa. Dunque chi e' infelice e' costretto,
suo malgrado, a trovare una
giustificazione alla propria
condizione esistenziale. Esiste
poi una seconda linea di evoluzione del concetto di felicità: la
felicità come stato finale, come
obbiettivo al quale dobbiamo
tendere. All'interno di questa
seconda prospettiva, l'evoluzione e' stata verso un'esperienza della felicità legata
direttamente al piano della
vita quotidiana, che nella contemporaneità ha indebolito
l'idea della felicità come obiettivo. A ciò si lega anche la parallela evoluzione del concetto
di desiderio. Ora, non ci si
ferma soddisfatti, e felici,
quando un nostro desiderio si
realizza. Piuttosto, ci si spinge
subito a desiderare qualcos'altro che ci possa soddisfare in
maniera migliore. Desideriamo il desiderio più che la
realizzazione di esso. Quest'atteggiamento da' luogo ad una
catena tendenzialmente infi-
nita di frustrazioni e insoddisfazioni”. L'era moderna iniziò
propriamente con la proclamazione del diritto universale
dell'uomo alla ricerca della felicità e con la promessa di rendere tale ricerca agevole, facile
e al tempo stesso più efficace,
attestando così la supremazia
del nostro modo di vivere rispetto a quello precedente. In
questa epoca storica, strana e
inconcludente, d’altra parte la
parola attendere è diventata
un vocabolo scostumato, poiché abbiamo disinserito dalla
nostra anima digitalizzata la
necessità dell'attesa e il correttore automatico ci impone di
sostituirla con l'aggettivo
istantaneo. Felicità, riuscita,
popolarità, vigore, compiacimento, dominio sono avvertiti
come anelli di un’unica catena,
se se ne spezza uno tutto si riduce in frantumi. In questo
modo, ci si impedisce di vivere
la vita nella sua completezza e
in tutto il suo confine esteso
fra terra e mare, comprendente anche ciò che sommariamente viene annoverato e
rubricato come negativo: sofferenza, conflitto, insuccesso,
dolore, fallimento… Che cos’è
dunque questo dovere di ricercare la felicità che perseguita,
invece di fare insorgere l’
uomo globalizzato? Per cercare una risposta a questo famelico e bulimico bisogno di
desideri, mi rifugio nella modernità del pensiero di San
Francesco d’Assisi. In un
passo dei Fioretti, florilegio
sulla vita del figlio di Pietro di
Bernardone e dei suoi discepoli, Francesco spiega a frate
Leone un concetto, che ci può
essere utile, quello della vera
e perfetta letizia. Per il santo
di Assisi la letizia è il risultato
di un’esistenza che si sente
preservata dalla delicatezza di
Dio. In quest’ottica il momento
della crisi diventa opportunità
per fermarsi, è l’inizio della
trasformazione che ti cambia
nel profondo dell’anima. La testimonianza di chi ha attraversato la crisi e ora mette a
disposizione la sua esperienza
è una ricchezza. L’incontro
con chi, pur nel dolore, si mantiene lieto è un segno di speranza, poiché la presenza di
qualcuno che non ci lascia soli
e attraversa con noi il tempo
della prova è una forza e ha
una potenzialità davvero significativa.
La relazione, il riconoscimento
del valore assoluto dell’altro,
che parte dall’esperienza della
solidarietà come modalità di
cura reciproca possono offrire
ago e filo per ricucire gli
strappi che lacerano il nostro
tessuto sociale. Sono le uniche
ragioni per ricominciare a sperare, c’è una vita che nasce
dalla letizia, che non teme il
domani e questa vita è affidata
alla libertà di ciascuno di noi.
E allora perchè mi avete impedito di assaporare la felicità
della mia festa di san Francesco...con Padre Eugenio?
Foto di Fabiana Liguori
Progetto “Tara Méditerranée”
Goletta Tara a Napoli: un viaggio lungo 7 mesi per la salvaguardia del Mediterraneo