PORTFOLIO VALERIA MANCINELLI CHIARA NUZZI STEFANIA RISPOLI Valeria Mancinelli Senigallia, 1986 Formazione 2012-2013 CAMPO, Corso per curatori e residenza itinerante, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo,Torino. 2011 Laurea specialistica in Progettazione e Produzione delle arti visive, Facoltà di Design e Arti, Università IUAV Venezia. Titolo di tesi: L’artista contemporaneo come produttore immateriale. Uno sguardo sull’epoca post-fordista Relatore: prof. Cesare Pietroiusti 2008 Laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università Alma Mater Studiorum, Bologna. Titolo di tesi: Il corpo e lo spazio nell’opera di Rem Koolhaas Relatore: prof. Mario Lupano Esperienze professionali e progetti curatoriali 2011-2013 Curatrice, Trial Version Project. Progetto espositivo e urbano, patrocinato e sostenuto dal Comune di Firenze. Mostre: Interno giorno, opere di Leone Contini e Massimo Ricciardo, Macn Museo di arte contemporanea di Monsummano, Monsummano Terme (PI); I Lottatori, opere di Marco Di Giuseppe e Fabrizio Sartori, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti e FUA Florence University of Art, Firenze; Area 240 di Giulia Piermartiri, in collaborazione con Fondazione Studio Marangoni, Firenze; Immagini della manifattura Tabacchi, Independence Art Verona, Verona; Kit variazioni di Videotrope, Firenze; Tu nella stanza sei il parametro, il limite massimo, la fine della mia corsa di Clio Casadei, Firenze. 2013 Curatrice, assieme a Giulia Bini e Stefano Coletto, Echo Back. Figure d’interferenza, Jarach Gallery, Venezia. Curatrice, A Linking Park, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino. Responsabile di padiglione, Future Generation Art Prize, evento collaterale della 55esima Biennale di Venezia. Palazzo Contarini-Polignac, Venezia. Ufficio stampa, Tristanoil. Il film più lungo del mondo, opere di Nanni Balestrini, a cura di Martina Cavallarin, Magazzini del Sale, Venezia. 2012 Responsabile di padiglione, Architect/Geographer - Le Foyer de Taiwan, evento collaterale della 13esima Biennale di Architettura di Venezia, Palazzo delle Prigioni,Venezia. Assistente di palcoscenico, We Folk, festival di arti performative, Centrale Fies, Dro (TN). Curatrice, Soon we’ll be completely fearless, opere di Voina, S.a.L.E. Docks, Venezia. Curatrice, Open#4, S.a.L.E. Docks, Venezia. 2011 Curatrice, in collaborazione con Elena Mantoni e Camilla Pin, Green Desire/Desiderio Verde, Spazio Sassetti, Milano. Assistente di galleria, Spazio Norbert Salenbauch, Venezia. Assistente alla direzione artistica, Al Limite. Sul teatro dell’imprevisto, festival di arti sceniche contemporanee, S.a.L.E. Docks, Venezia. Curatrice, in collaborazione con Camilla Pin, Open#3, S.a.L.E. Docks, Venezia. 2010 Progetto grafico ed editoriale, Common Ground: Projects for the Lagoon, catalogo dell’omonima mostra, Fondazione Bevilacqua la Masa, Venezia. Collaborazione all’organizzazione, Yona Friedman. La città più moderna del mondo: progetti per Venezia, a cura di Davide Pesavento e Maria Gallo, Magazzini del Sale, Venezia. 2009 Ideazione e organizzazione, I love Museum, esposto all’interno di Ogni limite ha una pazienza, a cura di Cesare Pietroiusti e Filipa Ramos, Galleria Scala Mata, Venezia. Curatrice, in collaborazione con Marco Baravalle, Bookmarks: otto artisti, otto proposte, un percorso, S.a.L.E. Docks, Venezia. Collaborazione all’allestimento, Padiglione Internet, ideato da Miltos Manetas e Rafael Rozendaal, a cura di Jan Aman, Magazzini del Sale, Venezia. Ideazione e organizzazione, Farsi Spazio, esposto all’inerno di Paesaggio della complessità, a cura di Gloria Moure, Fondazione Bevilacqua la Masa, Venezia. Assistente curatrice, Sperimentazioni Desideranti, sedici video e un progetto di Gianfranco Baruchello, a cura di Marco Baravalle, S.a.L.E. Docks, Venezia. 2008 Organizzazione e allestimento, Ritratti di protagonisti dell’arte italiana del Novecento, opere di Ruggero Passeri, Museo della Fotografia, Senigallia (AN). Organizzazione e allestimento, Contributi per la storia della fotografia a Senigallia. Da Giacomelli a Cicconi Massi, Palazzo del Duca, Senigallia (AN). Intern e coordinatrice nuove proposte, MUSINF Museo dell’Informazione e della Fotografia, Senigallia (AN). Pubblicazioni 2012 Arte nello spazio pubblico, in “Scuola di Pittura: le opere, le conferenze 2011-2012”, autori vari, Ancora, Milano. 2011 Caffeine Luxury and I still dream on the Biennale, in “Look at me: Celebrity Culture at The Venice Art Biennale”, Mona Schieren, Andrea Sick (Ed.), Nurnberg. 2010 Che cosa succede a Venezia? in “Common Ground: Projects for the Lagoon”, brochure dell’omonima mostra tenutasi presso la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, 11 aprile - 16 maggio 2010. Soon we’ll be completely fareless A cura di: S.a.L.E. Docks Artisti: Voina S.a.L.E. Docks, Venezia 24 aprile - 3 giugno 2012 “Abbiamo fatto sesso in pubblico e la cosa non ci spaventa più, abbiamo invaso una stazione di polizia e la cosa non ci spaventa più. Cosa c’è ancora che possa spaventarci? Con la morte faremo i conti in futuro. Presto saremo completamente privi di paura.” (T. Peter; 2008). Voina (dal russo: Война; trad. ita.: guerra) è un collettivo attivo in Russia dal 2005. I loro lavori sono stati mostrati in molti paesi ed in seguito al tentativo di repressione da parte del governo, attivisti di tutto il mondo hanno compiuto azioni in solidarietà al collettivo. Di Voina abbiamo amato la sfacciataggine e la decisione di assumere pienamente una prospettiva “di parte”. Al S.a.L.E. sarà proiettata gran parte delle azioni del gruppo dai primi anni di attività fino ad oggi: dal celebre fallo gigante dipinto sul ponte mobile di fronte alla sede dei servizi segreti russi, fino al sesso di gruppo celebrato per denigrare metaforicamente il passaggio di testimone dal presidente Putin al suo erede Medvedev, dall’ironica invasione di un commissariato da parte di alcuni membri della gang, travestiti da sostenitori del regime, fino alla saldatura delle porte di un famoso ristorante moscovita di proprietà di una star televisiva filo Kremlino. Sebbene Voina conservi un’attitudine decisamente eversiva, la contrarietà al regime di Putin & Co. ha dato vita negli ultimi mesi ad un ampio movimento di opposizione che ha attraversato trasversalmente la società russa e mobilitato centinaia di migliaia di persone, in città come in provincia. Un movimento nato dallo sdegno per la ricandidatura di Vladimir Putin alle elezioni presidenziali e rinforzato dal clamoroso ricorso a brogli ed illegalità durante la tornata elettorale del dicembre 2011. Di questo dissenso Voina è da anni uno degli interpreti più radicali. Non è un caso che su alcuni dei suoi membri penda oggi un mandato di arresto federale e internazionale e che Oleg Vorotnikov e Leonid Nikolaev abbiano scontato quattro mesi di prigione a causa della loro militanza artistica. Artisti e clandestini, i Voina suscitano grande entusiasmo o grande contrarietà, ciò che è certo è che il loro estremismo estetico richiama la storia dell’arte moderna russa. Furono artisti e autori (oggi considerati classici) che, sull’onda della Rivoluzione d’Ottobre, teorizzarono e sperimentarono, negli anni Venti del Novecento, quella dissoluzione dell’arte nella vita che divenne il banco di prova delle avanguardie storiche. Sergei Tretyakov e Sergei Eiseinstein, ad esempio, portarono letteralmente il teatro in strada, nello spazio pubblico, declinandolo come strumento di agitazione sociale e perseguendo il sabotaggio dell’illusionismo tipico delle arti sceniche borghesi [...]. Ci fermiamo qui, non vogliamo azzardare discendenze storicoartistiche prive di fondamento, ci interessava però fotografare una certa attitudine che, in forme diverse, ha caratterizzato la storia dell’arte russa arrivando fino a Voina. Open#3 A cura di: Valeria Mancinelli e Camilla Pin Artisti: 26352:26360 | Riccardo Banfi | Lucia Barbagallo | Bouganville | Aya Eliav – Ofir Feldman | Naima Faraò | Roberto Fassone | Maddalena Fragnito | Gastrovisione | Martina Geiger-Gerlach | Giacomo Giovannetti | Valentina Maggi | Pietro Mele | Yang Meng | Nicola Ruben Montini | NoiSeGrUp | Pierfabrizio Paradiso | Fabio Scacchioli | Caterina Shanta Erica | Beto Shwafaty | Sottobosco | Fernanda Uribe | Aleksander Velišček S.a.L.E. Docks, Venezia 3 febbraio - 3 aprile 2011 Giunge quest’anno alla sua quarta edizione la mostra collettiva Open. Dal 3 febbraio al 3 aprile 2011 i Magazzini del Sale ospiteranno ventitré opere di giovani artisti emergenti, scelte sulla base di duecento proposte ricevute in risposta ad un bando aperto. La selezione dei lavori presentati è stata curata dal collettivo del S.a.L.E., con il contributo eccezionale di Bert Theis che si è dimostrato un interlocutore ideale nel processo di analisi delle opere pervenute. Il tema del bando di quest’anno è sintetizzabile in una domanda: Quando e come il lavoro artistico può divenire pratica sociale? Le opere scelte – installazioni, video e performance- richiamano la molteplicità di percorsi e la varietà di sguardi sulla nostra società, sulle sue contraddizioni e i suoi conflitti, riflettono la volontà di dar loro una risposta concreta attraverso la pratica artistica. Open#3 vuole essere spazio e tempo comune nel quale ognuno di noi può interrogarsi e confrontarsi su questi temi. Open è per noi un progetto dinamico, pensato per accogliere le decine di proposte espositive che quotidianamente ci giungono. Un’iniziativa che vuole ribadire la dimensione laboratoriale di Venezia: non una vetrina, ma un luogo di sperimentazione del contemporaneo. Bookmarks: otto artisti, otto proposte, un percorso A cura di Marco Baravalle e Valeria Mancinelli Artisti: Stefano Lupatini | Giacomo Giovannetti | Osvaldo Galletti | GRID | Fabrizo Perghem | Giuliana Racco | Fabrizio Sartori | Videotrope S.a.L.E. Docks, Venezia 28 ottobre – 14 dicembre 2009 I nostri bookmarks intendono proporre un percorso possibile nel lavoro di otto artisti emergenti, differenti per media impiegati e tematiche affrontate. L’idea di ricorrere al termine ‘bookmark’ (segnalibro) ci pare utile proprio per indicare un itinerario fatto di pratiche eterogenee. I bookmarks rappresentano, oggi, uno degli elementi costituenti della dimensione sociale della rete. Non solo elenchi e promemoria personali, ma strumenti di condivisione che vengono diffusi e scambiati per aprire nodi della rete e per allargare comunità. Con questo spirito, oltre alle opere, nella mostra sarà inserito uno spazio in cui ogni visitatore potrà proporre i propri bookmarks artistici e consultare quelli degli altri. L’idea è quella di declinare lo spazio espositivo come social bookmarking, in cui non siano (come accade nei motoridi ricerca) algoritmi a guidare la nostra navigazione, bensì scelte semantiche dei singoli visitatori. Green Desire/Desiderio Verde A cura di: Valeria Mancinelli, Elena Mantoni e Camilla Pin Artisti: Emanuela Ascari | Atelier d’architecture autogérée | Massimo Bartolini | Stefano Boccalini | Danilo Borelli | Fuori dal Vaso | out | Pierfabrizio Paradiso | Park Fiction | Public Works | Mirko Smerdel | Bert Theis Spazio Sassetti, Milano 12 ottobre – 20 ottobre 2011 Green Desire nasce dalla volontà di analizzare e attualizzare l’urgenza della questione ambientale. Tema dibattuto, equivocato, spesso strumentalizzato da un produttivismo svuotato di ogni finalità se non quella del mero profitto e del potere politico fine a se stesso, l’ambiente sembra ormai invadere i primi posti tra le preoccupazioni del nostro tempo. Il cosiddetto rapporto uomo-natura non è ormai più concepibile come un rapporto di dipendenza gerarchica e la visione antropocentrica ha da tempo dimostrato le sue falle. Ci troviamo oggi di fronte a una vera emergenza ecologica, un’emergenza verde che trova le più immediate ripercussioni nel vivere sociale. La sottrazione del verde urbano si pone infatti come diretta conseguenza del sistema di speculazione economica ed edilizia che quotidianamente ci vede protagonisti nel nostro vivere la città e i suoi spazi. Il quartiere milanese Isola è da tempo soggetto a processi di gentrificazione, politiche di territorializzazione capitalistica che minano direttamente il carattere sociale del quartiere stesso sempre più privato di spazi plurali e condivisi, come ad esempio parchi e giardini, e minacciano le basi fondamentali del diritto all’urbano. La necessità di adattare questi temi alla dimensione urbana di una città come Milano ci porta a riflettere sul rapporto ambiente/territorio/società. Gli spazi verdi si fanno intermediari tra l’architettura e i cittadini, si inseriscono nel tessuto edile interrompendo il suo continuum e vengono richiesti sempre con più frequenza da chi li vive quotidianamente. In questo contesto la ricerca artistica, italiana e internazionale, si fa portavoce nella proposta di un nuovo modo per leggere la complessità del tema del verde nelle metropoli proponendo diversi processi di sensibilizzazione e spunti per una riflessione e azione collettiva. Durante i giorni della mostra sarà possibile esplorare attraverso diverse esperienze artistiche le proposte concrete alle esigenze della collettività. In un momento in cui il sistema capitalista fa della natura e della vita stessa un terreno di valorizzazione, la mostra apre invece i confini alla conquista e alla proposta di utilizzi non speculativi del verde comune. Una natura più intima, distante dall’idea di wilderness alla quale il pensiero volgerebbe immediatamente, una natura pubblica per il cittadino, per la condivisione e la fruizione semplice, da re-inventare continuamente. Gli artisti e le opere presenti in Green Desire divengono veicolo per uno sguardo diverso alla realtà quotidiana circostante, uno sguardo che cerca, in modi differenti, una possibilità di trasformazione che non penalizzi l’ambiente (inteso come insieme di relazioni che determinano il divenire), ma anzi ne accetti la condizione di ‘insieme’, di legame orizzontale tra l’uomoabitante e lo spazio, perché se è pur vero che noi determiniamo l’ambiente in cui viviamo, è altresì vero che da esso ne siamo, a nostra volta, determinati. Chiara Nuzzi Napoli, 1986 Formazione 2012-2013 CAMPO Corso per curatori e residenza itinerante, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo,Torino. 2012 Laurea specialistica in Progettazione e Produzione delle arti visive, Facoltà di Design e Arti, Università IUAV Venezia. Titolo di tesi Contemporary Art And Revolutionay Practices. Correspondances and Legacies Relatrice: prof.ssa Marta Kuzma 2009 Laurea in Lingue, Arti, Storia e Civilità, Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, Università Ca’ Foscari, Venezia. Titolo di tesi: Women in Video Art. Pipilotti Rist and the Challenge to Contemporary Art Launched by Female Artists Relatore: prof. Giovanni Bianchi 2007-2008 Lifelong Learning Programme LLP – ERASMUS. Semestre di studio presso l’Universidade Catolica Portuguesa, Lisbona. Esperienze professionali e progetti curatoriali 2013 Tirocinante assistente curatore, ar/ge kunst Galerie Museum, Bolzano Curatrice, A Linking Park, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino. Tirocinante assistente gallerista, Galleria Zero..., Milano. Contributor, Kaleidoscope Magazine (blog e cartaceo), dal 2011 a oggi. 2012 Assistente Organizzatrice, Prémiere, evento collaterale promosso da Gucci, 69. Mostra del Cinema di Venezia, Melt&Flow, agenzia di organizzazione di eventi. 2011-2012 Tirocinante, Kailedoscope magazine, Kailedoscope press e Kailedoscope project space: staff editoriale, marketing manager e pubblicità. Assistente Curatrice, An Image a cura di Alessio Ascari, Kailedoscope project space, Milano. 2011 Curatrice in collaborazione con Camilla Salvaneschi, Talking Videos, programma di lectures e screenings con gli artisti Mark Boulos e Milica Tomic, Fondazione Bevilacqua La Masa, Giudecca, Venezia. Curatrice in collaborazione con Irene Rossini, Document/Art, screening in occasione del congresso Art As a Thinking Process, Università IUAV di Venezia, Venezia. Organizzatrice in collaborazione con Camilla Salvaneschi di programma di screening pubblici: Open Video Project, programma di film d’artista a cura di Sarra Brill; Chew the Fat, di Rirkrit Tiravanija, Fondazione Bevilaqua la Masa, Palazzetto Tito, Venezia. Assistente organizzatrice, convegno internazionale Art As a Thinking Process, in occasione del decennale della Facoltà di Design e Arti, Università IUAV di Venezia. Responsabile servizio stampa e Assistente organizzatrice, The State of Things,OCA (Office for Contemporary Art Norway) in occasione della 54° Biennale d’Arte di Venezia, Venezia. 2010 –2011 Traduttrice e editor, sezione Arte e Cultura, Posi+tive Magazine. 2010 Responsabile servizio informazioni e relazioni con la stampa, Parc des Ateliers, evento collaterale alla 12° Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, Venezia. 2009 – 2010 Staff editoriale, fanzine mensili in occasione di Perarolo 09 mostra a cura di Daniela Zangrando, Perarolo di Cadore, Belluno. Pubblicazioni 2013 Recensioni per blog e cartaceo di Kaleidoscope Magazine. 2011 The Seclusion of Body, The Freedom of Mind, testo in catalogo pubblicato in occasione della mostra Back to Basics, di Victor Mutelekesha, Intercultural Museum, Oslo, 2013. Pubblicazione della biografia dell’artista Mona Hatoum nella sezione “Vite degli Artisti”, Sulla 53. Biennale di Venezia, Quaderni sull’opera d’arte contemporanea 2, et al./EDIZIONI, Milano, 2011. Prologue. Part One: References, Paperclips and the Cha Cha Cha A cura di: Emanuele Guidi Assistente curatore: Chiara Nuzzi Artisti: Stephen Willats | Curandi Katz | Garreth Kennedy | Hope Tucker | Lorenzo Sandoval | S.T.I.F.F. ar/ge kunst Galerie Museum, Bolzano 6 settembre – 31 ottobre 2013 Prologue è il titolo del primo progetto espositivo presso ar/ge kunst Galerie Museum sotto la nuova direzione artistica di Emanuele Guidi. La mostra, articolata nei due capitoli Part One: References, Paperclips and the Cha Cha Cha (Settembre 2013) e Part Two: La Mia Scuola di Architettura (Novembre 2013), presenta l’opera di artisti e architetti internazionali anticipando alcuni dei temi, metodologie di lavoro e progetti che saranno approfonditi nel corso del 2014. Prendendo come punto di partenza il libro Cha Cha Cha dell’artista Stephen Willats, Prologue - Part One introduce il lavoro di artisti che fondano la propria metodologia sull’incontro per produrre narrazioni che siano conseguenza diretta di una collaborazione con la comunità che intendono rappresentare. Allo stesso tempo il libro, pubblicato nel 1982 in piena epoca Tatcheriana, è una fonte per esplorare il rapporto tra collettività ed emergenza così come la relazione tra la pratica artistica ed altri linguaggi quali la scrittura, la grafica e l’editoria. Prologue - Part Two, aprirà a Novembre come proseguimento e sviluppo della prima parte per indagare il tema del paesaggio come “scuola” che forma e influenza sia l’artista che la comunità che lo abita. An Image A cura di: Alessio Ascari Assistente curatore: Chiara Nuzzi Artisti: Bernadette Corporation| Anders Clausen | Roe Ethridge | Harun Farocki | Nikolas Gambaroff | Massimo Grimaldi | David Jablonowski | Oliver Laric | Graham Little | Mathias Poledna | Timur Si-Qin | Lucie Stahl | Ger van Elk | Ian Wallace Kaleidoscope Project Space Ottobre 2011 “Image is everything”, proclamava il campione di tennis Andre Agassi in uno dei più celebri spot del gigante tecnologico Canon, uscito nientemeno che nell’anno 1990 e inteso a celebrare la conquista di una nuova semplicità nell’ambito della fotografia amatoriale. Sono anni in cui il potere dei mass media si è già imposto su una società dei consumi sempre più ossessionata dall’immagine. Il resto è storia. Nel 1991, Associated Press pubblica un articolo titolato “L’elettronica compie un grande passo in avanti per rimpiazzare la pellicola” e nello spazio di un decennio il digitale fiorisce al punto da mutare radicalmente i processi di produzione e divulgazione delle immagini, camminando (anzi, correndo!) a braccetto con la diffusione dei personal computer, il progresso nello sviluppo di software informatici, e la più grande rivoluzione tecnologica dei nostri tempi: l’introduzione del World Wide Web. Intitolata come il video esposto dell’artista e film-maker Harun Farocki, che documenta fase per fase il backstage di un servizio fotografico per Playboy, la mostra An Image presenta una riflessione di ampio respiro sul tema dell’image-making, indagando come artisti più e meno giovani abbiano esplorato il tema – e mutuato le modalità – della produzione, post-produzione, collezione e distribuzione di immagini nella cultura contemporanea. Ricollegandosi ai decisivi esperimenti della Pop Art, del fotoconcettualismo e della Pictures Generation, la mostra riunisce artisti di generazioni diverse e un ampio spettro di media nel raccontare le accezioni presenti dell’indagine iconologica, prestando un’attenzione speciale alle strategie e alle dinamiche tipiche della pubblicità e dei mass media e alle evoluzioni dell’idea di rappresentazione nell’era digitale. Document Art A cura di: Chiara Nuzzi e Irene Rossini Artisti: Francesco Federici, Enrico Poli, Matteo Primiterra e Matteo Stocco; Federico Bovara, Andrea Bacchetti e Luca Coppola; Rajeev Badhan, Maria Ida Bernabei e Lucilla Calogero; Veselina Kuznetsova, Giacomo Colosi e Huimin Liu. Università IUAV, Venezia Giugno 2011 Opere in mostra: Peace of Mind di Francesco Federici, Enrico Poli, Matteo Primiterra e Matteo Stocco; L’incubo di Andrea di Federico Bovara, Andrea Bacchetti e Luca Coppola; Giovani Eroi di Rajeev Badhan, Maria Ida Bernabei e Lucilla Calogero; Una volta per sempre di Veselina Kuznetsova, Giacomo Colosi e Huimin Liu. Chew The Fat A cura di Chiara Nuzi e Camilla Salvaneschi Artisti: Rirkrit Tiravanija Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia 20 gennaio 2011 Giovedi 20 gennaio alle ore 17,30 la proiezione del film Chew the Fat di Rirkrit Tiravanija sarà ospitata a Palazzetto Tito a Venezia, sede della Fondazione Bevilacqua La Masa, all’interno di un programma di incontri sulla video arte curati da Chiara Nuzzi e Camilla Salvaneschi. Cornelia Lauf, Angela Vettese e Giulio Alessandri sono gli ospiti invitati al dibattito per discutere il lavoro dell’artista. Questi appuntamenti nascono con l’intenzione di intraprendere un percorso stimolante e continuo nella città di Venezia, creando una rete di connessioni e suggestioni che scaturiscono dai diversi ambiti dell’arte e diminuendo la distanza tra arte e vita quotidiana. Il film, girato nel 2008, consiste in una serie di interviste realizzate a vari artisti amici di Tiravanija appartenenti alla sua stessa generazione,e affermatisi nel panorama internazionale dell’arte contemporanea durante gli anni ‘90. Il legame di amicizia permette ai dialoghi tra Tiravanija e i suoi intervistati di risultare spontanei e informali, conversazioni caratterizzate da un fluire naturale, all’interno delle quali si discute del rapporto arte-vita passando da un concetto all’altro con estrema libertà, come si addice ad una conversazione tra amici. Gli artisti coinvolti sono Douglas Gordon, Angela Bulloch, Pierre Huyghe, Philippe Parreno, Dominique Gonzalez-Foerster, Elizabeth Peyton, Tobias Rehberger, Carsten Hoeller, Liam Gillick, Jorge Pardo, Andrea Zittel, Maurizio Cattelan, la cui presenza è determinata solamente dalle parole degli altri artisti. All’inizio di ogni conversazione l’autore chiede agli interlocutori le motivazioni del loro fare arte e quale background educativo essi abbiano ricevuto. Quello che viene detto dopo è lasciato al caso, gli artisti si abbandonano ad uno stream of consciousness, attraverso cui esprimono pensieri e idee frutto delle interazioni con l’intervistatore, fortemente caratterizzati dal rapporto arte-vita. ScreenSaver A cura di: Chiara Nuzi e Camilla Salvaneschi Artisti: Elisabetta Benassi | Johanna Billing | Suzy Cho | Keren Cytter | Ra di Martino | goldiechiari| Jesper Just | Ursula Mayer| Olaf Nicolai | Manuel Saiz | Mathew Sawyer| Guido Van Der Werve| Clemens von Wedemeyer| Patrick Ward Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia Gennaio 2011 Progetto d’arte contemporanea composto da video e film d’artista dal carattere itinerante, ScreenSaver giunge alla suo terzo appuntamento. Mercoledì 19 gennaio alle ore 16,30 la rassegna sarà ospitata a Palazzetto Tito a Venezia, sede della Fondazione Bevilacqua La Masa, all’interno di un programma di incontri sulla video arte curati da Chiara Nuzzi e Camilla Salvaneschi. Per l’occasione Sarra Brill di Open Video Projects - curatrice di ScreenSaver insieme a Lorenzo Benedetti, direttore di De Vleeshal e Giovanna Felluga di AtemporaryStudio - presenterà il progetto. L’argomento unificatore di tutti i lavori scelti, consiste nel concetto di auto riflessività dell’opera filmica: riflettere sulla propria condizione diventa uno strumento di creazione, la riflessività è quindi il protagonista stesso dell’opera e punto di partenza per un’analisi del linguaggio artistico e di quello cinematografico. L’obiettivo dell’archivio di Open Video Projects e del progetto ScreenSaver consiste nel creare dei pretesti innovativi di fruizione dell’opera video avvicinando il pubblico più eterogeneo e sperimentando nuove modalità di visione. Dopo essere stato proiettato quest’estate alla 29° Edizione del Premio alla Migliore Sceneggiatura Internazionale per il Cinema – Premio Sergio Amidei, e in seguito a De Vleeshal, Museo d’arte Contemporanea di Middelburg (Olanda), ScreenSaver partecipa oggi ad un’iniziativa di largo respiro che consiste in un ciclo di proiezioni a cadenza trimestrale, seguite da dibattiti pubblici tenuti da professionisti del settore. Questi appuntamenti nascono con l’ intenzione di creare un percorso stimolante e continuo nella città di Venezia, per creare ad una rete di connessioni e suggestioni che scaturiscono dai diversi ambiti dell’arte diminuendo la distanza tra arte e vita quotidiana. L’ edizione di ScreenSaver qui presentata comprende i programmi Behind the curtains and back again e Act Like Music che includono opere dei seguenti artisti: Elisabetta Benassi; Johanna Billing; Suzy Cho; Keren Cytter; Ra di Martino; goldiechiari; Jesper Just; Ursula Mayer; Olaf Nicolai; Manuel Saiz; Mathew Sawyer; Guido Van Der Werve; Clemens von Wedemeyer; Patrick Ward. Talking Videos A cura di Chiara Nuzzi e Camilla Salvaneschi Artisti: Mark Boulos | Milica Tomić Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia Novembre 2011 Talking Videos, un progetto a cura di Chiara Nuzzi e Camilla Salvaneschi e realizzato in collaborazione con il Senato degli studenti dell’Università Iuav di Venezia e Fondazione Bevilacqua La Masa, presenta rispettivamente venerdì 18 novembre e venerdì 25 novembre 2011 presso la sede della Fondazione Bevilacqua La Masa SS. Cosma e Damiano nell’isola della Giudecca a Venezia, due talks d’artista con proiezioni di alcune opere degli artisti Mark Boulos e Milica Tomić, presenti agli incontri e in dialogo col pubblico. L’arte contemporanea si interessa di ciò che accade oggi? Attraverso una serie di screening e lectures d’artista, il progetto Talking Videos tenta di sollevare alcune questioni fondamentali sul nostro presente, sulle sue problematiche e sulle sue urgenze, cercando inoltre di analizzare le modalità con cui l’arte si relaziona ad esse. Partendo da tale riflessione, Talking Videos vuole portare all’attenzione del pubblico alcuni aspetti della realtà espressi attraverso le parole e le opere degli artisti Mark Boulos e Milica Tomić. I due artisti scelti per la prima serie di appuntamenti sono attivi, in senso adorniano, come “agenti sociali” e in questa dimensione essi testimoniano la realtà da un punto di vista sia critico che estetico. All’interno di una contemporaneità che si presenta frammentata e confusa da continue problematiche che influenzano le nostre vite, gli individui stessi e le loro condizioni diventano ogni giorno più fragili. Talking Videos cerca di indagare su tali condizioni e su quale sia il ruolo dell’artista nel contesto contemporaneo, il ruolo dell’arte stessa e quello della sua memoria nella società e nella storia. Come scriveva il filosofo Herbert Marcuse in Saggio sulla Liberazione, “l’arte è caratterizzata da un’ambivalenza interiore molto forte, che da un lato definisce ciò che esiste, e dall’altro cancella questa definizione nella forma estetica, redimendo la sofferenza e il crimine”. Partendo da queste considerazioni, il progetto riflette sull’inevitabile condizione umana contemporanea, dove soggettività e molteplicità si intrecciano inesorabilmente. Ecco dunque, attraverso l’opera, che l’artista e lo spettatore condividono le stesse condizioni; essendo legati in una relazione di identificazione, soffrono entrambi della stessa repressione. E’ in questo contesto che l’arte rappresenta una possibile via per affrontare la realtà nelle sue diverse connotazioni e, proprio come accade nella vita, essa finisce col “portare il caos nell’ordine”. Stefania Rispoli Napoli, 1985 Formazione 2012-2013 CAMPO Corso per curatori e residenza itinerante, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino 2011 Laurea specialistica in Progettazione e Produzione delle arti visive, Facoltà di Design e Arti, Università IUAV Venezia. Titolo di tesi Narratori contemporanei. Tra strategie documentarie e retorica della finzione Relatrice: Angela Vettese; correlatore: Cesare Pietroiusti 2008 Laurea in Storia e Tutela dei beni artistici, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli studi di Firenze. Titolo di tesi Double-bond. La pratica artistica di Yinka Shonibare Relatore: Alessandro Nigro; correlatrice: Isabella Bigazzi Esperienze lavorative e progetti curatoriali 2011-2013 Curatrice, Trial Version Project. Progetto espositivo e urbano, patrocinato e sostenuto dal Comune di Firenze. Mostre: Interno giorno, opere di Leone Contini e Massimo Ricciardo, Macn Museo di arte contemporanea di Monsummano, Monsummano Terme (PI); I Lottatori, opere di Marco Di Giuseppe e Fabrizio Sartori, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti e FUA Florence University of Art, Firenze; Area 240 di Giulia Piermartiri, in collaborazione con Fondazione Studio Marangoni, Firenze; Immagini della manifattura Tabacchi, Independence Art Verona, Verona; Kit variazioni di Videotrope, Firenze; Tu nella stanza sei il parametro, il limite massimo, la fine della mia corsa di Clio Casadei, Firenze. Assistente alla direzione scientifica, MNAF - Museo Nazionale Alinari della Fotografia di Firenze per le mostre Bettina Rheims e Serge Bramly. Rose c’est Paris; DUFFY The Photographic Genius; Guy Bourdin. A Message for You; Joel-Peter Witkin. Il maestro dei suoi maestri; IZIS Il Poeta della Fotografia; Robert Capa in Italia 1943-1944; Robert Doisneau. Paris en liberté. Responsabile ufficio stampa e coordinamento del dipartimento didattico, Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia, Firenze. 2012-2013 Coordinamento e Assistente Produzione, VISIO European Workshop on Artists’ Cinema 2012-2013, nell’ambito di Lo Schermo dell’Arte Film Festival, Firenze. 2013 Curatrice, A Linking Park, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino. Assistente alla didattica, Universitù IUAV di Venezia, per il corso in Visual Knowledge di Claire Tancons 2012 Collaboratrice alla ricerca, editor e traduzione dei testi, Ma personne de Georges Adéagbo, documentario presentato alla Triennale di Parigi 2012, Galleria Frittelli Arte Contemporanea, Firenze. 2011 Assistente alla didattica, corso Scuole, Scarpa, Scale in occasione del viaggio studio a Venezia, prof. Holger Kleine - Hochschule Rhein Main, Wiesbaden. Relatrice, nell’ambito del corso, della conferenza Massimo Bartolini, Tobias Rehberger and Rirkrit Tiravanija at Venice Biennale: What Happens when Art Germania Becomes a Functional Space. Responsabile di stand, Gruppo 24ore Cultura, Arte Fiera Bologna. 2010 Curatrice in collaborazione con Rosario Sorbello, Diecimila metri quadrati di corsa (è un segreto), performance di Chiara Zenzani, Giardini della Biennale, Venezia. Curatrice in collaborazione con Rosario Sorbello, Elizabeth di Chiara Zenzani, Castello, Venezia. Tirocinante, Prometeogallery di Ida Pisani, Milano. 2009 Collaboratrice e performer, Multinatural (blackout), Parata di Arto Linsday in occasione della 53. Biennale di Venezia, Fondazione Claudio Buziol, Venezia. Assistente agli artisti Claire Healy & Sean Cordeiro, Once Removed, Padiglione Australia, 53. Biennale d’arte di Venezia, Venezia. Curatrice in collaborazione con Eugenia Delfini, Marta Pettinau e Stefania Rispoli, Ri-creazione, produzione dal vivo di Francesco Arena, Valentino Diego e Marco Raparelli, 1to1 project, Roma. Pubblicazioni 2013 Ri-conoscere Michelangelo, (catalogo della mostra), Giunti Editore, Firenze, schede delle opere e biografiche. 2011 Caffeine Luxury and I still dream on the Biennale, in “Look at me: Celebrity Culture at The Venice Art Biennale”, Mona Schieren, Andrea Sick (Ed.), Nurnberg (Verlag fur Moderne Kunst). MNAF. Museo Nazionale Alinari della Fotografia Firenze Coordinamento del dipartimento didattico 2013 Inaugurato nell’ottobre 2006, il MNAF. Museo Nazionale Alinari della Fotografia si trova all’interno del quattrocentesco edificio detto ‘delle Leopoldine’ in Piazza Santa Maria Novella nel cuore di Firenze. Il museo si divide in due aree: la prima dedicata alle collezioni permanenti Alinari che ripercorrono la storia della fotografia dal 1839, anno in cui furono realizzati i primi dagherrotipi, fino ai giorni nostri, con rare fotografie originali, negativi d’epoca, album e apparecchi fotografici; la seconda dedicata alle mostre temporanee incentrate sulla fotografia storica e contemporanea. Il dipartimento educativo del MNAF organizza tutto l’anno attività, laboratori e incontri, negli spazi del museo e nello stabilimento storico dei Fratelli Alinari, per approfondire la fotografia in tutte le sue declinazioni: artistiche, estetiche, tecniche e sociali. Le attività educative si rivolgono ad un pubblico eterogeneo per età e aspettative e interessano sia la collezione permanente sia le mostre temporanee. Negli ultimi due anni sono stati realizzati diversi progetti tra cui quelli legati alle esposizioni: Gli Archivi Alinari e la sintassi del mondo. Omaggio a Italo Calvino; Joel-Peter Witkin il maestro dei suoi maestri; IZIS Bidermanas. Il poeta della fotografia; Robert Capa in Italia. 1943-1944. Schermo dell’arte VISIO European Workshop on Artists’ Cinema 2012 e 2013 Firenze Assistente alla produzione del Film Festival Coordinamento di VISIO Lo schermo dell'arte è un progetto che, con molteplici iniziative nel corso dell'anno, racconta ed analizza le complesse relazioni tra arte contemporanea e cinema. Il Festival internazionale di film sulle arti visive contemporanee, giunto nel 2013 alla sua sesta edizione, è il momento più importante ed articolato del progetto. Diretto da Silvia Lucchesi, il programma riunisce film-documentari sui protagonisti del mondo dell’arte contemporanea oltre a film d’artista e video istallazioni dei più importanti artisti internazionali che lavorano con le moving images. Il luogo delle proiezioni è il magnifico Cinema Odeon, teatro degli anni ‘20 progettato da Marcello Piacentini, situato nel cuore di Firenze. Presentati nella maggior parte dei casi in anteprima italiana, i film provengono da una fitta rete di contatti internazionali, produzioni indipendenti, musei, archivi, istituzioni culturali e distributori cinematografici. Il festival prevede inoltre incontri con artisti, registi e produttori dei film in programma, la cui presenza ha inciso in modo determinante sul successo e sulla grande attenzione mediatica che esso ha ricevuto. Le prime cinque edizioni hanno visto la partecipazione, tra gli altri, di ospiti illustri come gli artisti Isaac Julien, Omer Fast, The Otolith Group, Melik Ohanian, Phil Collins, Alfredo Jaar, Sarah Morris e Gabriele Basilico, il musicista Mike D (Beastie Boys) e i registi Lucy Walker, Chiara Clemente e Ben Lewis. Lo schermo dell’arte Film Festival organizza inoltre due importanti progetti di sostegno ai giovani artisti internazionali che lavorano con le immagini in movimento. Il Premio Lo schermo dell’arte, giunto alla sua quarta edizione è un riconoscimento di 10.000 euro volto a sostenere la produzione di un nuovo video d’artista, e VISIO European Workshop on Artists’ Moving Images, progetto strutturato in una serie di seminari e incontri dedicati ad approfondire la visione e le tematiche degli artisti che utilizzano il cinema nella loro pratica artistica. Nel 2013, la seconda edizione di VISIO ha coinvolto 12 giovani artisti internazionali provenienti da 10 paesi europei. Ri-Creazione A cura di: Paola Bonino, Antonella Campisi, Eugenia Delfini, Marta Pettinau, Stefania Rispoli Aritsti: Francesco Arena | Valentino Diego | Marco Raparelli 29 gennaio 2009 1:1projects, Roma Ri-creazione è un intervallo di tempo all’interno del quale gli artisti Francesco Arena, Valentino Diego e Marco Raparelli, invitati a confrontarsi con il quartiere romano dell’ Alberone in cui 1:1projects ha sede, producono un multiplo. Il progetto e la scelta di commissionare un’opera riproducibile e dai costi accessibili rispondono all’intento di intensificare il dialogo tra 1:1projects, gli artisti e gli abitanti del quartiere. Trial Version www.trialversionproject.com Trial Version è un progetto urbano nato nel giugno del 2011. È un contenitore mobile che, all’interno della città, individua e riattiva spazi architettonici (appartamenti, negozi, magazzini, garage) caduti in disuso, convertendoli temporaneamente in luoghi espositivi e mettendoli a disposizione di giovani artisti. Il progetto nasce da un gruppo di artisti e curatori residenti in diverse città d’Italia, uniti attorno ad alcune riflessioni comuni: - riappropriarsi e reinventare quanto già esiste, seguendo una logica della valorizzazione e non dell’accumulo. - inserire la ricerca artistica contemporanea nei tempi e negli spazi della città come un momento quotidiano. Partendo dall’idea di un’arte potenzialmente diffusa nel tessuto urbano e dell’esperienza artistica come possibilità per fornire alternative alla realtà, Trial Version configura nuovi possibili utilizzi degli spazi urbani, attraverso le dinamiche dell’arte. Parole chiave degli interventi di Trial Version sono: COOPERAZIONE perché il progetto vive della collaborazione attiva dei cittadini: dalla concessione e condivisione degli spazi, all’offerta dei servizi e delle conoscenze. AUTONOMIA perché Trial Version invita di volta in volta e, per lo più singolarmente, artisti a collaborare al progetto, lasciandoli liberi da qualsivoglia logica espositiva o di comunicazione. NOMADISMO perché gli insediamenti di Trial Version sono provvisori e si strutturano come delle potenziali versioni di prova, che riconsiderano criticamente lo spazio urbano per valorizzarlo e viverlo sotto nuovi aspetti. TRIAL VERSION TRIAL VERSION TRIAL VERSION Interno giorno A cura di: Trial Version Artisti: Leone Contini e Massimo Ricciardo Videoteca, Via Don Minzoni 125, Monsummano Terme (PI) 21 settembre - 17 novembre 2013 Per la mostra Finte nature. Una nuova scena artistica Toscana, presso il museo Mac,n di Monsummano Terme, Trial Version ha collaborato con gli artisti Leone Contini e Massimo Ricciardo. Grazie al mescolarsi di pratiche e punti di vista diversi nasce dunque Interno giorno, una mostra surreale allestita in uno spazio abbandonato, esterno al museo, nel pieno della città. Interno giorno prende forma dall’incontro con Paola e con altri cittadini di Monsummano Terme, che nelle ultime settimane hanno trascorso del tempo con noi. Il progetto è ospitato in un ex-negozio d videocassette di proprietà della mamma di Paola, aperto negli anni ’80 e oggi dismesso. Giocando sull’associazione tra realtà e finzione e sull’idea di cinema come fabbrica di sogni, abbiamo frullato insieme immagini d’archivio, fotografie rubate e chiacchiere da bar, intrecciando immaginari personali atti a ipotizzare nuove vie di fuga verso un futuro possibile. I Lottatori A cura di: Trial Version Artisti: Marco Di Giuseppe e Fabrizio Sartori Laboratorio di pasticceria, Via delle Ruote 1/A, Firenze 14-18 giugno 2013 I Lottatori è una lezione di disegno dal vero in cui i due artisti fanno da modelli, riproducendo la posa dell’omonimo gruppo scultoreo - copia romana di un originale greco del I secolo d.C. - oggi conservato nella Galleria degli Uffizi. La scultura rappresenta due figure maschili che praticano lo sport della lotta: i due corpi sono avvinghiati e un lottatore sembra avere la meglio sull’altro, inginocchiato e con il braccio piegato. La scultura è stata scelta da Di Giuseppe e Sartori come ironica rappresentazione della competitività del sistema dell’arte contemporanea e dell’antagonismo che spesso caratterizza le relazioni tra giovani artisti. Invitati a partecipare ad una mostra comune, infatti, gli artisti, hanno deciso di collaborare dando vita a una performance in cui competono, ma allo stesso tempo l’autorialità dell’uno si perde in quella dell’altro. A ritrarli dal vero, come nelle classiche lezioni di disegno anatomico, c’è un gruppo di studenti internazionali in soggiorno in Italia, chiamati dagli artisti ad interpretare il ruolo di ‘allievidisegnatori’. I Lottatori trae spunto da una riflessione sull’attuale sistema culturale italiano. L’immagine che l’Italia promuove all’estero è, il più delle volte, legata al passato. Firenze, in questo, non è da meno. La sua politica culturale, un po’ a digiuno di contemporaneo, da anni investe prevalentemente sulla valorizzazione della città rinascimentale, limitando la possibilità di entrare in contatto con la cultura e l’arte contemporanea e proponendo a chi la vive e chi la visita, una sorta di moderno ma artefatto e continuo Grand Tour. Gli studenti internazionali di I Lottatori, quindi, sono stati invitati a mettere in scena uno stereotipo e a ribaltarlo. Ricalcando una delle immagini più comuni della classicità, quella del ritratto dal vero, che altro non è che lo studio e la copia della bellezza antica, gli studenti sono anche autori di un’opera d’arte contemporanea. Area240 A cura di: Trial Version e Chiara Ruberti Artisti: Giulia Piermartiri Animalimania, via Il Prato 38, Firenze 16-21 marzo 2013 Per il suo terzo appuntamento a Firenze, Trial Version, in collaborazione con Chiara Ruberti, ha scelto di coinvolgere la Fondazione Studio Marangoni proponendo ai suoi studenti la realizzazione di un progetto fotografico inedito. Lo scorso autunno attraverso un bando dall’evocativo titolo Zenobia (una delle “città invisibili” di Calvino), gli studenti della scuola sono stati invitati a riflettere sul continuo trasformarsi del paesaggio contemporaneo, soffermandosi in particolare su quei luoghi che, persa ormai ogni funzione originaria, conservano ancora i segni di ciò che li ha animati. Area240 di Giulia Piermartiri (Civitanova Marche, 1990) è risultato il progetto vincitore e dal 16 al 21 marzo sarà presentato in un ex negozio di animali nel quartiere di Santa Maria Novella. 240 sono i chilometri che Giulia ha percorso nelle Marche, sua regione d’origine, attorno alla zona di Porto Sant’Elpidio, fotografando spazi in abbandono e archeologie industriali, da un ex concimificio a un vecchio parco acquatico. All’interno della mostra, gli scatti compongono un percorso allo stesso tempo geografico ed espositivo: immagini di luoghi a cui lo sguardo di Giulia vuole restituire nuova dignità e attenzione, attraverso l’interpretazione estetica di un passato cristallizzato nel tempo ma non ancora del tutto impenetrabile. Kit Variazioni A cura di: Trial Version Artisti: Videotrope e musicisti vari Supermercato, Via dei Barbadori, Firenze 28 dicembre 2011 Kit Variazioni è un’installazione trasportabile. Custodita all’interno di una valigia dal solido rivestimento, il kit è composto da: strisce led, sensori di vibrazione, batteria ricaricabile ed una scheda microcontrollore. L’impermeabilità delle strisce led e la lunghezza dei cavi che le collegano alla scheda, consentono all’installazione di adattarsi facilmente a diversi luoghi, la scelta di questi a discrezione dell’artista. Tu nello spazio sei il mio parametro il limite massimo della mia corsa A cura di: Trial Version Artisti: Clio Casadei Garage, Via dell’Osteria del Guanto, Firenze 15 settembre - 2 ottobre 2011 I buchi neri sono regioni di spazio che si formano attorno a corpi celesti densi, da cui nulla può sfuggire; corpi con un’attrazione tale per cui niente riesce ad allontanarsi da loro. Capita alle volte di trovarsi in condizioni simili, in situazioni nelle quali ogni cosa sembra essere vorticosamente legata all’altra senza soluzione di continuità: parole, immagini, idee. È forse questa la peculiarità del lavoro di Clio Casadei e il motivo per il quale le abbiamo chiesto di collaborare con noi accettando di presentare al pubblico il suo lavoro: una ricerca, un immaginario e un pensiero che vi invitiamo a vivere con generosità, dedicando loro del tempo. L’esposizione Tu nello spazio sei il parametro, il limite massimo, la fine della mia corsa è stata pensata da Clio Casadei come il foyer di un teatro dove, solitamente, fotografie e vecchie locandine di spettacoli intrattengono gli spettatori prima e dopo la messa in scena. Ciascuna opera in mostra è esposta come un frammento: il segno lasciato da una narrazione più estesa che indistintamente può appartenere al passato o essere ancora in atto. Tutti i lavori, infatti, non sono che la traccia di progetti più ampi che l’artista lega e descrive in una narrazione audio realizzata per l’esposizione e che ad essa dà il nome, Tu nello spazio sei il parametro, il limite massimo, la fine della mia corsa. Nella mostra, l’audio segue una precisa programmazione, come se si trattasse di una vera e propria messa in scena: una narrazione continua pronunciata ad alta voce. Con un rigore quasi scientifico Clio Casadei formalizza di volta in volta il suo pensiero in frammenti chiusi, spesso ermetici, in cui nulla è lasciato al caso: si tratta di opere che rivelano una riflessione continua sulla realtà, i metodi cognitivi e la necessità del fare e dell’agire con l’arte. È in questo senso che, entrando negli ambienti che ospitano l’esposizione, la sensazione è di camminare nello “spazio” di un buco nero: un immaginario articolato e per certi versi complesso, dal quale difficilmente si ritorna indifferenti. A Linking Park A cura di: Marta Barbieri, Bruno Barsanti, Lucrezia Calabrò, Sara Dolfi Agostini, Alessandra Ferlito, Valeria Mancinelli, Chiara Nuzzi, Marta Papini, Stefania Rispoli, Gabriele Tosi Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino 24 ottobre 2013 – 26 gennaio 2014 A Linking Park potrebbe sembrare una mostra senza opere: per vederla è necessario trovarsi di fronte alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo con uno smartphone in mano e fotografare i venti QR posizionati sulla sua facciata. I QR si presentano come codici minimali, decodificabili solo da un dispositivo connesso a internet. Spazio effettivo di fruizione di A Linking Park, quindi, sono gli smartphone, mentre la facciata della Fondazione diventa l’interfaccia e il supporto su cui sono allineati i codici. Sulla facciata, i codici QR sono tracce di un dialogo a distanza intercorso tra i dieci curatori di CAMPO12, corso-residenza promosso dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo in collaborazione con la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT. Ricalcando l’immediatezza della “Quick Response” dei codici, i curatori si sono scambiati a turno una serie di link con due sole condizioni: dare una “risposta veloce” - non impiegando più di due giorni per scegliere il proprio link - e selezionare materiali che facessero già parte della grande collezione del web visibile, ovvero l’insieme dei siti raggiungibili tramite Google. Il processo di selezione dei link ha origine da una riflessione su temi specifici quali l’evoluzione dell’architettura in risposta alla proliferazione delle interfacce tecnologiche; ’uomo come strumento per la diffusione di immagini; lo statuto delle opere d’arte digitalizzate e archiviate online e gli aspetti legali connessi alla loro diffusione e utilizzo. La selezione dei dieci curatori ha incluso senza distinzione estratti di film, video e brani musicali caricati su Youtube e Vimeo, siti e pagine web creati da artisti e progetti pensati appositamente per la rete. Così da una web chat con Andy Warhol attraverso un medium si passa a Tom Waits, Roberto Benigni e John Lurie che si sgolano in prigione per un gelato, idealmente seguiti da riprese di lavoratori che escono dalle grandi fabbriche della prima metà del secolo. Il lato “in chiaro” del web, quello ipercontrollato di Google e dei suoi algoritmi di ricerca diventa così il contenuto di un gioco di perdita di controllo: ogni nuova risposta è un’interpretazione personale del link che l’ha preceduta e modifica il percorso di A Linking Park nel suo complesso. Alla mostra A Linking Park si affianca la pubblicazione A Linking Book, un libro la cui dimensione tascabile ricalca quella di uno smartphone. La pubblicazione si avvale di contributi teorici commissionati ad artisti, scrittori e professionisti della rete quali Riccardo Benassi, Joseph Nechvatal, Alessandra Donati.
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