LE MISURE ANTROPOMETRICHE Il rilevamento delle misure antropometriche è utile nella valutazione dello stato nutrizionale e consistono nel fornire dati che consentono sia il paragone di parametri individuali con i valori standard ricavati da medie su popolazioni, sia l’osservazione delle variazioni temporali sullo stesso individuo. Le misure antropometriche che più comunemente vengono utilizzate per la stima dello stato nutrizionale sono: peso corporeo, statura, circonferenze corporee, pliche cutanee. PESO CORPOREO La misura del peso corporeo è il primo rilievo essenziale per valutare variazioni del contenuto di acqua, della massa magra o della massa grassa. Gli strumenti più comuni per la misurazione sono: Bilance a molla Bilance a pesi mobili Bilance elettroniche Nell’uso abituale il peso corporeo di un soggetto viene messo in relazione a: statura (per definire Indice di Massa Corporea o Indice Peso/Altezza) peso standard o ideale (per la definizione della percentuale di sovrappeso o sottopeso (∆%) o del peso relativo (PR). Per il controllo del peso corporeo di un soggetto a distanza di tempo la misurazione va ripetuta nelle stesse condizioni della precedente misurazione (mattino o pomeriggio, sulla stessa bilancia, ecc) Il peso corporeo è influenzato da diversi fattori: statura costituzione (longilinea, normolinea, brevilinea) età genetica (peso dei genitori) metabolismo individuale composizione corporea (rapporto tra massa grassa e massa magra) malattie e disfunzioni ormonali ambiente psicosociale stile di vita L’ Indice di massa corporea (IMC o BMI) Il BMI è utilizzato per classificare il sovrappeso e l’obesità negli adulti. Si calcola dividendo il peso corporeo per l’altezza al quadrato espressa in metri (Kg/m²). In base a questo indice si possono classificare: CLASSIFICAZIONE Sottopeso BMI (Kg / m²) Rischio di comorbilità < 18,5 Normopeso Soprappeso Obesità di classe 1 Obesità di classe 2 Obesità di classe 3 Basso (rischio altri problemi clinici) Normale Aumentato Moderato Severo Molto severo 18,5 – 24,9 25,0 – 29,9 30,0 – 34,9 35,0 – 39,9 > 40 Oltre ad essere utilizzato per la classificazione del sovrappeso e dell'obesità negli uomini adulti e nelle donne non gravide, il BMI è anche un indice epidemiologico. Esiste, infatti, una profonda correlazione tra indice di massa corporea e rischio di mortalità per complicazioni cardiovascolari (inclusa l'ipertensione), diabete e malattie renali. Tale indice presenta un’elevata correlazione con il contenuto di grasso corporeo e meno con la statura. Non è valido per valutare tra sovrappeso dovuto ad eccesso della massa grassa e quello dovuto ad eccessivo sviluppo della massa muscolare o altre componenti corporee. Peso corporeo desiderabile Viene definito “peso corporeo desiderabile” il peso al quale corrisponde una più alta aspettativa di vita ottimale e, al quale, statisticamente un organismo ha le minori probabilità di ammalarsi. Tale parametro non coincide con un unico valore, ma si colloca all’interno di un intervallo di valori con un limite minimo e uno massimo. Nella pratica, il calcolo del peso desiderabile può essere ottenuto mediante utilizzo di formule a) Partendo dal valore dell’IMC Peso corporeo desiderabile = IMC Desiderabile* x Altezza (m²) * IMC Desiderabile: valore minimo 18,5 x h² valore medio 22 x h² valore massimo 25 x h² Quando l’IMC è superiore a 25 ed il calcolo del peso corporeo desiderabile viene eseguito per un singolo soggetto e non per una popolazione, si utilizzerà un valore di IMC pari a 25. Il valore soglia dell’IMC viene abbassato a 22 nel caso si stimi il peso corporeo desiderabile di un gruppo. Questo valore rappresenta la media tra il limite inferiore accettabile (valore minimo) di IMC ed il limite superiore di normalità (valore massimo). Anche per i soggetti in sottopeso vi è un valore minimo di IMC a cui riferirsi per il calcolo del peso desiderabile pari a 18,5. b) Formula di Broca Maschi altezza (cm) – 100 c) Formula di Lorentz Maschi Femmine Femmine altezza (cm) – 104 altezza in cm – 100 - (altezza in cm – 150)/4 altezza in cm – 100 - (altezza in cm – 150)/2 CIRCONFERENZE Le circonferenze corporee, utilizzate da sole o associate alla misurazione delle pliche, sono un indice di crescita dello stato di nutrizione e vengono in genere utilizzate per calcolare l’area muscolare e l’area lipidica. La misura dell’area muscolare ci permette di conoscere la quantità ed il tasso di variazione delle proteine corporee nelle varie condizioni fisiologiche e patologiche. L’area lipidica può essere considerata l’immagine riflessa del grasso sottocutaneo e pertanto la sua misura fornisce informazioni sulla quantità e le variazioni dei depositi corporei di energia. Per la misura della circonferenza degli arti si adoperano metri flessibili ed anelatici. Le più utilizzate sono: Circonferenza del polso Circonferenza del braccio Circonferenza della vita Circonferenza dei fianchi Circonferenza del polso La circonferenza del polso è un indicatore della crescita e della taglia corporea; essendo una regione quasi priva di tessuto adiposo e muscolare, la circonferenza del polso fornisce indicazioni utili sulla costituzione corporea dell'individuo e sulla sua morfologia Tipo morfologico brevilinei normolinei longilinei uomo donna > 20 cm > 18 cm 16 - 20 cm 14 - 18 cm < 16 cm < 14 cm L’operatore si pone di fronte al soggetto che è in piedi, col braccio flesso in modo che il palmo della mano sia rivolto verso l’alto ed i muscoli della mano siano rilassati. Il metro è a contatto con la cute, posto appena sotto i processi stiloidi del radio e dell’ulna, senza comprimere i tessuti molli. Circonferenza del braccio La circonferenza del braccio rappresenta un indice delle riserve energetiche dell’organismo e della sua massa proteica. Valori bassi sono indicativi di una malnutrizione proteica energetica. Il posizionamento del metro da parte dell’operatore ed il peso del corpo è equamente distribuito sulle gambe flettendo il gomito di 90° e tenendo il palmo della mano rivolto verso l’alto. L’operatore localizza, tramite palpazione, il punto più distale dell’acromion dal processo spinoso della scapola. A metà tra questo punto e l’olecrano localizza il punto medio del braccio. Il soggetto rilascia il braccio tenendo il gomito esteso ed appena sollevato dal tronco, con il palmo della mano rivolto all’interno della coscia. La misurazione si effettua sistemando il metro, senza comprimere i tessuti molli, perpendicolarmente all’asse longitudinale del braccio in corrispondenza del punto contrassegnato. Circonferenza della vita Esistono due fenotipi di obesità, che differiscono per la distribuzione del tessuto adiposo. Il primo è caratterizzato dall’accumulo preferenziale nella regione gluteo – femorale ed e più caratteristico delle donne (ginoide). Il secondo è caratterizzato dall’accumulo nella regione addominale, più frequente nel sesso maschile (androide). È proprio l’obesità androide che conferisce un rischio più elevato di sviluppare malattie cardiovascolari e metaboliche (diabete tipo 2, ipertensione arteriosa, dislipidemia). Poiché all’interno di valori simili di BMI il contenuto di grasso addominale può variare in modo altamente significativo, è opportuno misurare, oltre al peso corporeo e all’altezza, la circonferenza vita. RISCHIO MOLTO ELEVATO cm UOMINI DONNE > 120 > 110 RISCHIO ELEVATO cm RISCHIO BASSO cm 100 – 120 90 – 109 80 - 99 70 – 89 Per misurare la circonferenza vita il soggetto è in posizione eretta, a piedi uniti, il peso del corpo equamente distribuito sulle gambe, addome rilassato e braccia che pendono ai lati del corpo. L’operatore si pone di fronte al soggetto, sistema il metro anelastico nel punto della circonferenza minima dell’addome. Talvolta nei soggetti obesi può essere difficile localizzare la circonferenza vita, per cui il punto di repere va individuato tra il margine costale inferiore e la spina iliaca antero – superiore. La misurazione va fatta alla fine dell’espirazione ed il nastro metrico deve essere in posizione orizzontale, non comprimendo la cute. Circonferenza dei fianchi La circonferenza dei fianchi è un indicatore di adiposità e struttura ossea della regione dei fianchi. Il rapporto della circonferenza vita/fianchi consente di valutare il rischio metabolico associato al sovrappeso. Per misurare la circonferenza dei fianchi il soggetto deve stare in posizione eretta, a piedi uniti, con le braccia che pendono ai lati del corpo. La misurazione va effettuata nel punto massimo della circonferenza dei glutei con il metro a contatto con la cute senza produrre deformazioni. Valori di rapporto vita/fianchi > 1.0 nell’uomo e > 0.85 nella donna indicano un aumento del rischio delle complicanze metaboliche e cardiovascolari. PLICOMETRIA (vedi misurazioni metabolismo) CONTROLLARE IL PESO E MANTENERSI ATTIVO Il peso corporeo rappresenta l’espressione tangibile del bilancio tra entrate ed uscite caloriche. Nel caso in cui l’introito calorico sia minore o maggiore, rispetto alla spesa energetica, avremmo rispettivamente perdita o aumento di peso, con variazioni nei substrati energetici corporei (riserve) ma, soprattutto con un significativo decadimento nella qualità della vita. Un peso stabile, che rientri nei limiti della norma, contribuisce, quindi, a far vivere meglio e più a lungo. Esistono, inoltre, alcuni tipi di distribuzione del grasso corporeo (sul tronco) in cui, come abbiamo visto, il rischio per la salute, a parità di eccesso di peso, è superiore che per altri (sui fianchi). È quindi necessario che le persone con tale profilo corporeo a rischio sorveglino con maggiore attenzione il proprio peso. L’attenzione al peso va posta fin dall’infanzia, perché il bambino obeso tende a restare obeso da adulto. Uno stile di vita fisicamente attivo, idoneo a prevenire l’obesità e altri fattori di rischio per la salute, comporta la preferenza, nello svolgimento delle attività quotidiane, all’uso dei propri muscoli piuttosto che all’uso delle macchine (ad esempio camminare invece di usare l’auto, salire e scendere le scale piuttosto che prendere l’ascensore, e così via). Oltre a ciò è anche consigliabile, per un adulto sano, praticare, tre o quattro volte la settimana, un’attività fisica di almeno 30 minuti. E’ PERTANTO CONSIGLIABILE pesarsi almeno 1 volta al mese controllando che il proprio peso sia nei limiti della norma; mantenere un buon livello di attività fisica; preferire alimenti a bassa densità energetica (cioè che forniscano un limitato apporto calorico ed elevato volume) come ortaggi e frutta fresca. Oggi la terapia dell’obesità non è più finalizzata a portare i soggetti obesi in un range di peso corporeo ideale, ma aiutarli ad ottenere un decremento ponderale moderato del 10 %. Tale obiettivo ragionevole di perdita di peso corporeo, raggiungibile nell’arco di sei mesi, sembra essere in grado di migliorare le condizioni di salute e di curare la maggior parte delle complicanze mediche associate all’obesità. Mentre gli effetti dell’obesità sulla mortalità e sulla morbilità sono stati ampiamente accertati da numerosi studi longitudinali, l’impatto della perdita di peso corporeo sulle stesse misure è meno documentato. Gli studi epidemiologici che hanno valutato l’impatto della perdita di peso corporeo su mortalità e morbilità hanno, hanno evidenziato che un calo ponderale ottenuto con una dieta drastica si associa ad importanti rischi per la salute: la formazione di calcoli alla colecisti, la riduzione della massa ossea, la comparsa di disturbi del comportamento alimentare, le implicazioni della fluttuazione del peso corporeo. Inoltre, gli effetti conseguenti ai rapidi e drastici dimagrimenti mostrano, nella loro evidenza clinica, la deplezione delle componenti della massa magra (idrica, glucidica, proteica e minerale) parallelamente alla scarsa risposta sulla massa grassa. L’organismo, infatti, mostra “resistenza” ai regimi ipocalorici, mentre all’opposto una grande “sensibilità recettiva” nei periodi di abbondanza di cibo. Il problema è che resistenza e sensibilità recettiva si traducono nella capacità di immagazzinare rapidamente lipidi quando il bilancio è positivo, e nella difficoltà di cederli quando la domanda di energia è immediata. Le diete severamente ipocaloriche “costringono” l’organismo a una domanda di energia immediata e costante, determinando un rallentamento del metabolismo basale con il rischio, quindi, che la massa magra venga coinvolta al posto della massa grassa (per approfondimenti vedi metabolismo basale)
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