UNIVERSITÀ DI ROMA “SAPIENZA” Scuola di Dottorato in Scienze Mediche Sperimentali e Cliniche Dottorato di Ricerca in “Medicina Molecolare” XXV ciclo TESI Regolazione trascrizionale del microRNA onco-soppressore let-7c nella leucemia mieloide acuta Silvia Careccia Tutor: Prof. Massimo Levrero Relatore esterno: Dott.ssa Maria Giulia Rizzo Coordinatore: Prof. Alberto Gulino 2 INDICE Aspetti generali…………………………………………………………………………..…….. 5 Introduzione…………………………………………………………………………………….…. 7 Capitolo 1. La Leucemia Mieloide Acuta……………………………………………. 7 1.1 Le leucemie………………………………………………………………………… 7 1.2 La leucemia mieloide acuta: caratteristiche generali………………… 8 1.3 La classificazione Franco-Americana-Britannica………………………. 9 1.4 Patogenesi molecolare della leucemia mieloide acuta……………….. 11 1.5 Anomalie citogenetiche nella leucemia mieloide acuta……………… 13 1.6 La leucemia promielocitica acuta……………………………………………. 14 1.7 Altre aberrazioni cromosomiche comuni nelle LAM………………….. 16 1.8 Mutazioni geniche nelle LAM…………………………………………………… 18 Capitolo 2. L’Epigenetica…………………………………………………………………… 22 2.1 L’organizzazione della cromatina nella cellula eucariota……………. 22 2.2 Epigenetica e trascrizione………………………………………………………. 23 2.2.1 La metilazione del DNA………………………………………………… 23 2.2.2 Le modificazioni post-traduzionali degli istoni…………………… 25 Capitolo 3. I microRNA………………………………………………………………….…… 31 3.1 I micro-RNA: biogenesi e meccanismi d’azione………………………….. 31 3.2 I miRNA intronici…………………………………………………………………… 34 3.3 miRNA e meccanismi epigenetici……………………………………………. 35 3.3.1 miRNA e metilazione del DNA…………………………………………….. 35 3.3.2 miRNA e modificazioni istoniche………………………………………… 36 3.4 MicroRNA e tumori………………………………………………………………… 37 3.4.1 MicroRNA e leucemie…………………….…………..…………………… 37 3.4.2 MicroRNA e tumori solidi………………………………………………… 39 3.5 La famiglia di microRNA let-7…………………………………………………. 3.5.1 Aspetti generali sulla famiglia let……………………………………… 41 41 3 3.5.2 Let-7 e tumori…………………………………………………………………. 44 Obiettivi della ricerca…………………………………………………………………….. 48 Materiali e Metodi…………………………………………………………………………. 49 • Linee cellulari e condizioni di coltura……………………………………………. 49 • Preparazione di RNA e cDNA………………………………………………………. 50 • Stem-loop RT-PCR………………………………………………………………………. 50 • Real Time PCR (qRT-PCR)…………………………………………………………… 51 • Analisi bioinformatica…………………………………………………………………. 52 • 5’ Rapid Amplification of cDNA Ends (5’ RACE)……………………………… 52 • Costrutti luc e saggi luciferasici……………………………………………………. 53 • Trasfezioni transienti…………………………………………………………………… 54 • Immunoprecipitazione della cromatina (ChIP)……………………………….. 55 • Analisi statistica…………………………………………………………………………… 59 Risultati…………………………………………………………………………………………….. 60 Identificazione di un nuovo TSS per il miRNA let-7c…………………………………... 60 Analisi dell’attività trascrizionale del promotore intronico del let-7c in cellule di leucemia promielocitica acuta…………………………………………………….. 61 Modificazioni epigenetiche del promotore del gene ospite del let-7c LINC00478 dopo trattamento con ATRA……………………………………………………. 62 Modificazioni epigenetiche del promotore intronico del let-7c dopo trattamento con ATRA……………………………………………………………………………… 64 Attività trascrizionale del promotore intronico del let-7c in tumori solidi………………………………………………………………………………………………………… 67 Correlazione dell’espressione del gene ospite LINC00478 e del let-7c in diversi tipi di tumore………………………………………………………………………………… 67 Discussione e conclusioni………………………………………...……………………… 70 Bibliografia…………………………………………………………………………………………… 75 4 ASPETTI GENERALI La leucemia mieloide acuta (LAM) rappresenta un gruppo eterogeneo di disordini ematopoietici, caratterizzati da distinte lesioni genetiche, in cui si ha un blocco del processo differenziativo in uno stadio specifico della maturazione ematopoietica. Il corretto differenziamento dipende da geni che codificano per fattori di trascrizione, la cui mancata regolazione potrebbe, quindi, essere importante per lo sviluppo delle neoplasie. E’ stato comunque dimostrato che i fattori di trascrizione non sono i soli regolatori chiave dell’espressione genica. Meccanismi epigenetici come metilazione del DNA, modificazioni post-traduzionali degli istoni, rimodellamento dei nucleosomi ed espressione di piccoli RNA regolatori, contribuiscono alla regolazione dell’espressione genica e alla determinazione della specificità cellulare e tissutale. La de-regolazione di questi meccanismi coopera con le alterazioni genetiche all’insorgenza e alla progressione tumorale. Recentemente, è stata identificata una nuova rete di circuiti regolatori che operano a livello post-trascrizionale: i microRNA (miRNA). I miRNA sono RNA non codificanti di dimensioni microscopiche (19-25 nucleotidi), regolatori e modulatori dell’espressione genica, coinvolti in importanti processi cellulari come l’apoptosi, la proliferazione ed il differenziamento cellulare. Alcuni miRNA mostrano espressione ubiquitaria, mentre altri sono limitati a certi stadi dello sviluppo o a certi tessuti e tipi cellulari. In particolare, numerosi dati dimostrano che i miRNA sono espressi differentemente in cellule ematopoietiche in vivo e suggeriscono che possano giocare un ruolo importante nel differenziamento ematopoietico. Il gruppo in cui ho svolto la mia attività di ricerca ha precedentemente dimostrato che in blasti di leucemia acuta promielocitica (LAP), un sottotipo di LAM, un ristretto gruppo di miRNA è differenzialmente espresso ed è modulato dal trattamento differenziante con acido retinoico tutto-trans (ATRA). Inoltre, il confronto dell’espressione di questi miRNA in promielociti normali e in blasti di LAP alla diagnosi, ha rivelato in questi ultimi una ridotta espressione del miRNA let-7c. Il let7c appartiene alla famiglia di miRNA let-7, che svolge ruoli importanti in varie attività cellulari, e diversi membri di questa famiglia sono specificamente repressi in vari tipi di tumori. Il let-7c è un miRNA intronico localizzato all’interno di un introne del gene non-codificante proteine LINC00478 e nostri precedenti dati indicano che la sua trascrizione, in cellule di LAP, sembra essere sotto il controllo del promotore del gene 5 ospite. Sulla base di quanto sopradetto, lo scopo di questa tesi è stato quello di individuare i possibili meccanismi molecolari alla base della regolazione trascrizionale del miRNA let-7c in cellule mieloidi. I nostri dati mostrano che, in cellule di LAP, l’incremento dell’espressione del let-7c indotta dall’ATRA potrebbe essere mediata da meccanismi epigenetici. In maniera interessante, abbiamo anche identificato, per il let-7c, oltre al promotore del gene ospite LINC00478, un nuovo sito di inizio di trascrizione. Questo nuovo promotore ha una propria attività trascrizionale. Tuttavia, trattamenti con ATRA, che inducono sul promotore del gene ospite LINC00478/let-7c uno stato di maggiore attivazione trascrizionale, data da una conformazione più aperta della cromatina, non portano a modulazioni significative negli stessi marcatori epigenetici sul promotore intronico. Inoltre, abbiamo dati che suggeriscono che il promotore intronico abbia un ruolo nel guidare la trascrizione del let-7c in contesti tumorali diversi da quello leucemico in cui la trascrizione del let-7c sembra essere principalmente a carico del promotore del gene ospite. Questi risultati potrebbero contribuire ad una migliore comprensione del complesso programma trascrizionale coinvolto nella transizione dal normale differenziamento mieloide a quello patologico e potrebbero permettere l’identificazione di nuovi bersagli molecolari, e quindi di nuove terapie, per le leucemie mieloidi acute. 6 INTRODUZIONE Capitolo 1. La leucemia mieloide acuta 1.1 Le leucemie Per leucemie si intende un gruppo eterogeneo di malattie neoplastiche, che prevedono un qualsiasi processo di alterazione proliferativa a carattere progressivo ed irreversibile, delle cellule emopoietiche del midollo osseo. Le leucemie hanno origine dalla trasformazione maligna di una cellula progenitrice staminale eamatopoietica, con alterazione della proliferazione e del differenziamento della stessa e delle cellule derivanti mieloidi e linfoidi (globuli bianchi) e/o eritroidi (globuli rossi) e/o megacariociti (piastrine). Nelle leucemie, i blasti presentano un vantaggio proliferativo nei confronti del tessuto normale; in questo modo vengono prodotte più cellule di quante ne muoiano e queste, accumulandosi nel midollo osseo, determinano un’alterazione della proliferazione e del differenziamento delle normali cellule ematopoietiche. L’entità del difetto maturativo dei precursori leucemici e la rapidità di insorgenza della malattia nei pazienti consente di separare nettamente le forme acute, caratterizzate da elementi cellulari poco differenziati, dalle leucemie croniche che presentano elementi ben definiti, e un decorso più lento e stabile nel tempo. Tale distinzione è di notevole importanza non solo sul piano biologico, ma anche e soprattutto sul piano clinico, per le implicazioni di ordine prognostico e terapeutico che da essa derivano. Dal punto di vista qualitativo la proliferazione neoplastica può interessare i precursori della linea cellulare linfopoietica (leucemia linfoide), oppure quelli della linea mielopoietica (leucemia non linfoide o mieloide). Le leucemie quindi, in base al tipo cellulare coinvolto ed alle caratteristiche cliniche, possono essere suddivise in leucemie mieloidi acute (LAM) e croniche (LCM), e linfoidi acute (LAL) e croniche (LCL). 7 1.2 La leucemia mieloide acuta: caratteristiche generali Per il presente lavoro, particolare importanza rivestono le leucemie mieloidi acute (LAM), che rappresentano il 25% circa delle leucemie diagnosticate negli adulti. Le LAM sono forme rapidamente progressive, che coinvolgono cellule immature le quali proliferano in maniera afinalistica ed incontrollata, e sono incapaci di maturare in maniera ordinata e di adempiere alle proprie funzioni. La LAM si può definire un disordine ematopoietico clonale, causato da alterazioni genetiche a carico delle cellule staminali ematopoietiche. A causa delle mutazioni genetiche accumulate, i blasti leucemici possono anche inibire il differenziamento dei precursori mieloidi normali del midollo, a causa di specifiche chemochine prodotte dai blasti tumorali (Youn et al, 2000). Sul piano biologico questa proliferazione aberrante, originatasi a livello del midollo osseo, si diffonde poi agli altri organi con potenzialità emolinfopoietica (milza, linfonodi, fegato), invadendo successivamente tutti i tessuti dell’organismo. In questo modo, in assenza di trattamenti la LAM determina emorragie, infiltrazioni in altri organi e infezioni fatali entro un anno dalla diagnosi (Estey e Döhner, 2006; Lowenberg et al, 1999). Negli ultimi 30 anni, il trattamento delle LAM si è basato su combinazioni di chemioterapici quali le antracicline, principalmente daunorubicina, idarubicina e citarabina (Tallman et al, 2005; Ganetsky et al, 2012). Il trattamento si divide in due fasi: una prima fase di induzione, che ha come obbiettivo la remissione della malattia (con una possibile post-induzione), e una seconda fase di terapia post-remissione. Generalmente, il trattamento delle LAM include almeno un ciclo di chemioterapia intensiva di induzione, seguita da un addizionale ciclo di intensivo di terapia di consolidamento, a cui fa seguito una terapia di mantenimento. Il tasso di remissione e la sopravvivenza alle LAM varia grandemente in base all’età del paziente e alla citogenetica dei blasti leucemici, ma rimane comunque il più basso di tutte le leucemie (Estey e Döhner, 2006); alcuni studi mostrano infatti come il tasso di sopravvivenza a 5 anni sia del 55% per pazienti con una citogenetica “favorevole”, il 24% per pazienti a rischio intermedio, e solo il 5% per pazienti con citogenetica “sfavorevole” (Byrd et al, 2002). 8 1.3 La classificazione Franco-Americana-Britannica Nelle LAM, l’accumulo dei blasti leucemici si origina principalmente a causa dell’incapacità dei precursori mieloidi di maturare completamente, perciò i sistemi di classificazione tradizionali hanno utilizzato la morfologia cellulare per definire diversi sottotipi di LAM. Questi sottotipi sono definiti sulla base dello stadio in cui si verifica il blocco del differenziamento normale. Le notevoli divergenze nella nomenclatura classificativa adoperata fino ad oggi, sono state superate dagli studi effettuati da un gruppo cooperativo che ha elaborato un sistema di classificazione ormai universalmente adottato: la classificazione Franco–Americana–Britannica (FAB, Bennett et al, 1985). In base a questa convenzione, i principali criteri su cui si deve basare una corretta classificazione delle leucemie acute sono rappresentati da: - morfologia delle cellule leucemiche del midollo osseo e del sangue periferico dopo colorazione panottica (May–Grünwald, Wright, Romanovsky); - comportamento di alcune reazioni citochimiche capaci di mettere in evidenza attività enzimatiche e/o prodotti del metabolismo intracellulare con aspetti peculiari per determinate linee cellulari. Per quanto riguarda le LAM, il gruppo cooperatore FAB ha identificato almeno i seguenti sottotipi: M0 = (leucemia mieloblastica acuta altamente indifferenziata) Vi è predominanza di blasti di aspetto completamente indifferenziato. L’identificazione può avvenire solo per mezzo di anticorpi monoclonali specifici. M1 = (leucemia mieloblastica acuta non differenziata) Vi è una prevalenza di blasti indifferenziati; il nucleo è rotondeggiante od ovale con uno o più nucleoli evidenti e cromatina finemente distribuita; citoplasma con scarsi granuli azzurrofili e rarissimi corpi di Auer. La quota mieloide maturante è inferiore al 10% e quella monocitaria al 20%. Le indagini citochimiche dimostrano la positività della mieloperossidasi (MPO) nel 3% dei blasti; anche la naftolo AS-D acetato esterasi (NASD-AE) risulta positiva, ma in maniera debole e senza inibizione da parte del NaF. M2 = (leucemia mieloblastica acuta differenziata) Vi è predominanza di blasti con evidenti segni di differenziamento granulocitario; il nucleo è con più nucleoli e cromatina finemente distribuita; il citoplasma è ricco di granulazioni azzurrofile e 9 corpi di Auer. La quota mieloide maturante è superiore al 10% e spesso presenta anomalie morfologiche. Intensa risulta la positività alla MPO e alla NASD-AE non inibita dal NaF. M3 = (leucemia promielocitica acuta) E’ caratterizzata dalla predominanza di blasti di tipo promielocitico con nucleo irregolare, talora reniforme o bilobato; il citoplasma è ricchissimo di granulazioni azzurrofile associate a numerosi corpi di Auer. Le indagini citochimiche dimostrano la massima positività alla MPO, mentre risulta positiva e non inibita dal NaF la NASD-AE. M4 = (leucemia mielomonocitica acuta) Vi è presenza nel sangue periferico e nel midollo osseo di blasti ad orientamento mieloide e monocitario, questi ultimi in proporzione variabile, ma sempre superiore al 20%. La positività alla MPO è intensa negli elementi della linea mieloide, mentre risulta praticamente negativa nei precursori monocitari. I blasti monocitici presentano, però, una spiccata positività per l’alfa naftilacetato esterasi (ANAE) e per la NASD-AE con inibizione, nel caso di questa ultima, da parte del NaF. M5 = (leucemia monocitica acuta) Vi è prevalenza di elementi della linea monocitaria. Si distinguono: una varietà A (M5A) con prevalenza di elementi più indifferenziati di tipo monoblastico caratterizzati da grossa taglia, nucleo rotondo od ovale con nucleoli evidenti, ampio citoplasma basofilo in cui si osservano fini granulazioni azzurrofile; una varietà B (M5B) in cui le cellule presentano aspetti più differenziati, di tipo promonocitico–monocitico. Per l’identificazione di tale varietà risultano indispensabili le indagini citochimiche che dimostrano un’intensa positività della NASD-AE, fortemente inibita dal NaF, e dell’ANAE. M6 = (eritroleucemia) E’ una varietà molto rara, caratterizzata dalla proliferazione di elementi leucemici appartenenti alle linee eritroblastiche e granuloblastiche. La percentuale di cellule eritroidi midollari deve essere superiore al 50%; inoltre i blasti mieloidi devono rappresentare almeno il 30% della popolazione non eritroblastica midollare. Le indagini citochimiche possono mettere in evidenza in una percentuale variabile di eritroblasti una spiccata positività alla colorazione Schiff-acido periodico (PAS). M7 = (leucemia megacarioblastica) E’ una varietà abbastanza rara, caratterizzata da blasti che possono presentare un aspetto indifferenziato o talora di tipo linfoide. Le indagini citochimiche possono evidenziare una PAS positività ed una positività focale della ANAE senza tuttavia aspetti di specificità. 10 1.4 Patogenesi molecolare della leucemia mieloide acuta Oltre alle differenze morfologiche e citochimiche manifestate dai blasti leucemici, la LAM è una patologia estremamente eterogenea sotto il profilo genetico. E’ ormai generalmente accettato che la patogenesi molecolare delle leucemie sia, almeno nella maggior parte dei casi, un processo multi-stadio, nel quale l’accumulo di distinte lesioni genetiche porta alla crescita clonale di precursori immaturi ed all’insorgenza della malattia. L’attenzione della ricerca contro il cancro è stata tradizionalmente rivolta allo studio di oncogeni e onco-soppressori che regolano la proliferazione e la morte cellulare. Sebbene l’alterazione di questi processi può essere un evento-chiave anche nella patogenesi della LAM, è la distruzione del normale differenziamento cellulare ad avere rilevanza cruciale nell’insorgenza delle leucemie. I difetti dei blasti leucemici possono includere anche un’evasione dalla morte cellulare programmata, instabilità genomica e la disseminazione multi-organo delle cellule leucemiche. Per quanto riguarda la distruzione dei normali processi di proliferazione e morte cellulare, uno degli eventi patogenetici più importanti nelle LAM è l’alterazione dei meccanismi di trasduzione del segnale. La crescita clonale di precursori ematopoietici immaturi è dovuta ad una loro aumentata proliferazione e resistenza all’apoptosi, alla quale certamente contribuisce l’attivazione costitutiva e/o aberrante delle vie del segnale controllate dai recettori di fattori di crescita. Sebbene la proliferazione sia regolata nei precursori ematopoietici normali dai fattori di crescita e dai segnali di adesione, nelle cellule leucemiche può essere avviata in modo autonomo. In effetti, l’attivazione aberrante di molecole implicate nella trasduzione del segnale è stata riscontrata circa nel 50% delle LAM primarie (Steffen et al, 2005). Questa proliferazione aberrante è spesso il risultato di mutazioni geniche che influenzano le vie del segnale, e colpiscono i recettori tirosina-chinasici di membrana Flt3 e Kit, oppure le proteine che ricevono il segnale a valle da questi recettori, come N-Ras e KRas (Kottaridis et al, 2001; Döhner, 2007). Queste lesioni possono anche alterare la sopravvivenza cellulare, principalmente stimolando la via del segnale della fosfatidilinositolo trifosfato chinasi, e comportando un’evasione dei blasti dai programmi apoptotici. La caratterizzazione delle anomalie delle vie del segnale ha concentrato l’attenzione sulla proliferazione cellulare come potenziale bersaglio terapeutico nelle LAM. Tuttavia, l’ostacolo principale a questa strategia è rappresentato dai molti modi attraverso i quali nelle LAM il segnale delle chinasi può essere attivato. 11 Il blocco del differenziamento è un’altra tipica anomalia dei blasti leucemici, e le LAM rappresentano un eccellente modello per studiare il legame tra la regolazione del differenziamento e la progressione tumorale. Per attivare i profili di espressione genica necessari per il differenziamento dei vari stipiti ematopoietici, è necessario un corretto bilancio di fattori di trascrizione generali e linea-specifici. Frequentemente, nelle LAM le lesioni genetiche colpiscono, direttamente o indirettamente, questi fattori di trascrizione, causando un difetto nel differenziamento ematopoietico. Fondamentalmente, due tipi di lesioni genetiche contraddistinguono questa leucemia e contribuiscono al fenotipo dei blasti leucemici: riarrangiamenti cromosomici e mutazioni geniche. I riarrangiamenti cromosomici possono distruggere il normale differenziamento a vari livelli. Fattori di trascrizione importanti possono essere direttamente implicati nella traslocazione, oppure i riarrangiamenti coinvolgono un coattivatore che risulta espresso in maniera aberrante. Le mutazioni puntiformi possono colpire i fattori di trascrizione ematopoietici quali PU.1 e C/EBPα, e possono condurre così al blocco del normale differenziamento mieloide (Martens 2011; Mròzec et al, 2007). Può essere importante considerare che molti pazienti di LAM che hanno mutazioni in PU.1 e C/EBPα non hanno traslocazioni cromosomiche. E’ possibile quindi che le proteine di fusione tipicamente associate a queste leucemie distruggano le funzioni di PU.1 e C/EBPα. In effetti, è stato dimostrato che la proteina di fusione AML1/ETO, prodotta dalla traslocazione t(8;21) (Vedi anche Capitolo 1.5 Anomalie citogenetiche nella leucemia mieloide acuta), distrugge la funzione di C/EBPα (Westendorf et al, 1998). Il contributo dei diversi eventi mutazionali che portano al cancro può variare nelle LAM, e le caratteristiche dei blasti leucemici possono differire da un caso ad un altro sulla base delle lesioni geniche che si sono prodotte. Perciò possono esistere casi in cui l’accumulo dei blasti è principalmente determinato da un’inappropriata proliferazione in assenza di normali fattori di crescita, e da un auto-rinnovamento incontrollato delle cellule staminali, piuttosto che da un blocco del differenziamento, e altri in cui il principale difetto dei blasti è l’incapacità di raggiungere un differenziamento terminale. In passato la LAM era considerata una neoplasia “monolitica”, che prevedeva un trattamento chemioterapico pressoché unico per tutti i pazienti. Oggi, la grande diversità genetica che lo studio delle LAM ha svelato lascia spazio alla prospettiva di terapie personalizzate. 12 1.5 Anomalie citogenetiche nella leucemia mieloide acuta L’eterogeneità genetica delle LAM richiama il problema di un’appropriata classificazione sia per la comprensione dei meccanismi che intervengono nella patogenesi della malattia, che per il valore prognostico che ne può derivare e la definizione di strategie terapeutiche mirate. Sebbene il valore diagnostico del dato morfologico e cito-chimico sia rimasto tuttora inalterato, appare sempre più importante affiancare alla classificazione FAB anche una classificazione citogenetica, basata sull’identificazione di riarrangiamenti non casuali del cariotipo. Le aberrazioni cromosomiche sono una caratteristica frequentemente riscontrata nelle leucemie. Tali riarrangiamenti possono essere evidenziati, oltre che con la citogenetica tradizionale, anche con l’ibridazione in situ fluorescente (FISH), che impiega sonde molecolari specifiche per i geni coinvolti nell’anomalia, o con la RT-PCR, che utilizza sequenze nucleotidiche complementari a quelle localizzate alle estremità 3’ e 5’ del gene di fusione. Un’altra possibilità consiste nella dimostrazione della proteina chimerica, utilizzando un anticorpo monoclonale specifico. Le anomalie del cariotipo presenti nella LAM comprendono traslocazioni reciproche e non, inversioni, trisomie, monosomie e delezioni. Traslocazioni reciproche e inversioni peri-/paracentriche sono presenti nel 40% circa dei pazienti affetti da LAM. Un ampio numero di studi ha chiaramente dimostrato un ruolo centrale di questi riarrangiamenti genici nella leuchemiogenesi. Tali studi hanno evidenziato che: geni di fusione specifici correlano strettamente con specifici fenotipi tumorali; le terapie di successo sono associate ad un decremento o alla eradicazione della chimera associata alla malattia; i costrutti dei geni di fusione sono in grado di generare in modelli animali disordini simili a quelli osservati nelle leucemie umane; il silenziamento dei trascritti di fusione in vitro contrasta la leuchemiogenesi e la proliferazione cellulare, e può indurre il differenziamento (Mitelman et al, 2007). L’importanza delle anomalie citogenetiche è sottolineata dal fatto che, ad oggi, la principale stratificazione del rischio dei pazienti di LAM è definita su criteri citogenetici, dividendo i pazienti in tre grandi gruppi prognostici: pazienti con una prognosi favorevole, che portano specifiche aberrazioni cromosomiche quali t(8;21), t(15;17) e inv16, a prognosi intermedia (cariotipo normale), e a prognosi sfavorevole (anomalie del cariotipo complesse). Molti di questi riarrangiamenti coinvolgono loci genici codificanti attivatori trascrizionali, i quali generano una proteina di fusione che mantiene la capacità di 13 legarsi al DNA, ma la cui attività trascrizionale è aberrante. L’alterata regolazione dei geni bersaglio necessari per un normale sviluppo mieloide conduce infine alla trasformazione leucemica. 1.6 La leucemia promielocitica acuta Di particolare interesse per questo lavoro di tesi è la leucemia promielocitica acuta (LAP). La traslocazione t(15;17) è tipicamente riscontrata in più del 95% dei casi di leucemia promielocitica acuta ,che rappresenta circa il 10% di tutte le LAM ed ha caratteristiche morfologiche corrispondenti ai sottotipi FAB M3 (80%) o vM3 (20%, variante ipogranulare). La t(15;17) genera l’oncogene di fusione PML/RARα, che ha un ruolo centrale nella leuchemiogenesi dei blasti LAP (Melnich e Lich, 1999). Il gene PML codifica per una proteina che regola la senescenza e l’apoptosi: è ormai dimostrato che PML sopprime la crescita cellulare se overespresso e, ad oggi, è considerato un oncosoppressore sia nelle leucemie che nei tumori solidi (Gurrieri et al, 2004). PML è caratterizzato da una particolare distribuzione all’interno di determinate regioni nucleari chiamate PODs (PML Oncogenic Domains) o NB (Nuclear Bodies, corpi nucleari), dove ha un ruolo centrale come “impalcatura” per l’assemblaggio e il disassemblaggio delle proteine che compongono i NB. Nella t(15;17) i NB risultano disgregati e PML assume una localizzazione micro-diffusa (Melnich e Lich, 1999; Carracedo et al, 2011). Il gene RARα, invece, codifica per un membro della famiglia dei recettori nucleari per i retinoidi (RARs). In assenza di acido retinoico tutto-trans (ATRA), RARα si lega ai siti RARE (Retinoic Acid Responsive Elements) dei geni bersaglio come etero-dimero insieme ad un’altra proteina ad essa correlata, il recettore dei retinoidi X (RXR). L’etero-dimero normale RARα/RXR recluta complessi di co-repressione e reprime così la trascrizione dei geni bersaglio. Un cambiamento conformazionale, causato dal legame con ATRA a concentrazioni fisiologiche, promuove la dissociazione dei corepressori e stimola il reclutamento di co-attivatori. L’onco-proteina PML/RARα agisce invece come un repressore costitutivo che è insensibile alle concentrazioni fisiologiche di ATRA (Licht, 2006). Numerosi studi hanno dimostrato che il solo PML/RARα transgenico può indurre LAP in modelli murini (Brown et al, 1997; Grisolano et al, 1997). PML/RARα compete con RARα, formando omodimeri e sequestrando RXR. In questo modo PML/RARα lega gli elementi RARE sui geni 14 bersaglio e media la repressione trascrizionale tramite il reclutamento di DNA metiltrasferasi (DNMT) e/o la de-acetilazione degli istoni per mezzo di complessi NCoR/Sin3A/HDACs (Di Croce et al, 2002; Insinga et al, 2005; Martens et al, 2010). Di notevole importanza è che blasti di LAP PML/RARα-positivi sono indotti a differenziare dal trattamento con dosi farmacologiche di ATRA (da 10-7 a 10-6 M): la LAP è per questo un modello particolarmente interessante nello studio del cancro umano, essendo la prima neoplasia maligna dell’uomo ad essere efficacemente trattata con un induttore del differenziamento cellulare. Dosi farmacologiche di acido retinoico sono necessarie per innescare la degradazione di PML/RARα e il riassemblaggio dei corpi nucleari (Yoshida et al, 1996; Nervi et al, 1998). E’ generalmente accettato che questo trattamento sia anche in grado di indurre un cambiamento conformazionale di PML/RARα; in entrambi i casi, l’ATRA induce la dissociazione dei complessi co-repressori e il reclutamento di proteine con attività di acetilasi istonica (HAT) sui geni bersaglio, aprendo così le strutture cromatiniche e consentendo il ripristino della trascrizione genica (Grignani et al, 1998; Martens et al, 2010). L’introduzione di ATRA come terapia principale di trattamento della LAP ha trasformato questo tipo di leucemia dallo stato di neoplasia quasi sempre ad esito fatale, a malattia altamente curabile, con un tasso di remissione clinica (CR) intorno al 90%. L’ATRA di per sé non è curativo, poiché le remissioni ATRA-indotte sono solo transitorie, ma è utile come trattamento prima e in combinazione alle terapie citotossiche intensive, principalmente a base di antracicline, necessarie ad ottenere remissioni prolungate, con una sopravvivenza globale e libera da malattia intorno al 70-80% (Hu, 2011). E’ interessante notare che il gene di fusione reciproco RARα/PML è anch’esso espresso nei blasti di LAP e codifica per una proteina di fusione. Sebbene le sue proprietà funzionali rimangano poco conosciute, sistemi animali transgenici suggeriscono che possa avere un ruolo nel promuovere il fenotipo leucemico (He et al, 2000; Zimonjic et al, 2000). Esistono infine rari casi di LAP che non hanno la t(15;17), i quali sono sempre caratterizzati da riarrangiamenti che coinvolgono la ricombinazione di RARα con partner localizzati su altri siti cromosomici. La t(11;17)(q23;q12) genera una fusione tra RARα e il gene PLZF (Promyelocytic Leukemia Zinc Finger), il quale codifica per un membro della famiglia dei fattori di trascrizione POZ/zinc-finger (Chen et al, 1993). 15 La t(5;17) fonde il gene della nucleofosmina (NPM) a RARα (Redner et al, 1996). Altre rare traslocazioni associate alle LAP sono la t(11;17)(q13;q12) che fonde la proteina dell’apparato mitotico nucleare (NuMa) a RARα (Wells et al, 1997), e la t(17;17) nella quale RARα è fuso al trasduttore di segnale e attivatore trascrizionale STAT5b (Arnould et al, 1999). Alcune varianti di LAP, generalmente le LAP PLZF/RARα e STAT5b positive, si sono dimostrate parzialmente o totalmente resistenti alla terapia differenziante con ATRA (Licth et al, 1995; Cheng et al, 1999). Altre varianti, come le LAP NPM1/RARα e NuMA/ RARα positive, sono invece responsive all’ATRA. 1.7 Altre aberrazioni cromosomiche comuni delle LAM Il più frequente riarrangiamento cromosomico nelle LAM umane è la traslocazione bilanciata tra i cromosomi 8 e 21, t(8;21), riscontrata in circa 10% di tutte le LAM. Questa traslocazione produce il gene chimerico e la proteina di fusione costitutita da una porzione del fattore di trascrizione AML1 fusa alla proteina co-repressoria ETO. La risultante proteina di fusione AML1/ETO funziona come repressore trascrizionale dei geni regolati da AML1, reclutando sui promotori bersaglio complessi di corepressione trascrizionali come SMRT, N-Cor e Sin3A e proteine con attività di istone deacetilasi (HDACs) (Nervi et al, 2008). Un altro riarrangiamento relativamente frequente è l’inversione cromosomica inv(16), che viene riscontrata approssimativamente nell’8% dei casi di LAM, e causa la fusione di una porzione ammino-terminale della proteina core binding factor β (CBFβ) con un tratto carbossi-terminale della catena pesante della miosina del muscolo liscio (MYH11). Normalmente, CBFβ interagisce col fattore ti trascrizione AML1, modulandone l’attività regolatoria sui promotori dei geni bersaglio. In contrasto, la proteina di fusione CBFβ-MYH11 continua a legarsi ad AML1, conferendole però un’abberrante attività repressoria (Lutterbach et al, 1999). Il gene MLL (Mixed Lineage Leukemia) è implicato almeno nel 10% delle leucemie acute, sia LAL che LAM, e nei pazienti LAM le traslocazioni MLL sono generalmente associate ad una prognosi sfavorevole (Eguchi et al, 2005). In condizioni normali, MLL è un enzima con attività istone metil-trasferasi che funziona come un regolatore positivo globale della trascrizione genica. Nelle leucemie acute, le traslocazioni cromosomiche possono fondere MLL ad uno di oltre 50 geni partner, producendo una proteina di fusione MLL che funziona come un potente oncogene (Krivtsov e 16 Armstrong, 2007). Sebbene i meccanismi d’azione molecolari e i bersagli genomici specifici delle proteine di fusione MLL nelle LAM non siano stati ad oggi chiaramente definiti, si ritiene che il dominio ammino-terminale MLL serva per reclutare l’oncoproteina su loci genici specifici, mentre il partner di fusione funzioni come un’unità effettrice, sostenendo una trans-attivazione aberrante del gene bersaglio (Yokohama et al, 2010). Esistono infine numerose altre traslocazioni bilanciate meno comuni, che colletivamente costituiscono il 6% circa dei casi di LAM. Tra queste, sono importanti le traslocazioni che coinvolgono i geni Hox, codificanti per fattori trascrizionali con un ruolo importante nello sviluppo ematopoietico (Argiropoulos e Humphries, 2007). La traslocazione meglio caratterizzata è la t(7;11), che genera il prodotto di fusione NUP98/HOXA9. NUP98 è una nucleoporina facente parte del complesso del poro nucleare, che può trovarsi fusa anche con altri membri dei geni Hox nelle leucemie, come nella traslocazione NUP98/HOXD13 (Gough et al, 2011). HOXA9 è un membro dei geni Hox espresso nei progenitori ematopoietici precoci, la cui espressione scende durante il differenziamento ematopoietico, fino ad essere non rilevabile nelle cellule terminalmente differenziate (Argiropoulos e Humphries, 2007). L’oncoproteina di fusione NUP98/HOXA9 può promuovere la leuchemiogenesi conferendo un vantaggio proliferativo e una inibizione del differenziamento nei blasti attraverso l’iperespressione dei geni bersaglio di HOXA9 (Yassin et al, 2009). Le principali aberrazioni cromosomiche nelle LAM, e le onco-proteine che ne risultano, sono riassunte in Tabella 1. In totale, approssimativamente il 35% delle LAM è caratterizzato da traslocazioni cromosomiche ben definite. Circa la metà dei pazienti LAM manifesta invece un cariotipo normale, mentre la rimanente parte ha anomalie cariotipiche complesse. Tuttavia, negli ultimi anni numerose altre anormalità genetiche sono state identificate nei blasti di LAM, che sfuggono all’identificazione tramite analisi citogenetiche. Queste lesioni comprendono mutazioni geniche oppure un’espressione aberrante di specifici geni, che hanno svelato l’esistenza di un’enorme eterogeneità all’interno dei sotto-gruppi di LAM definiti a livello citogenetico. 17 Tabella 1. Elenco di onco-proteine di fusione associate alle LAM (modificata da Martens e Stunnenberg, 2010). 1.8 Mutazioni geniche nelle LAM Con l’eccezione di AML1, i geni codificanti per fattori di trascrizione coinvolti nel differenziamento mieloide non sono in genere siti comuni di traslocazioni cromosomiche nelle LAM. Si può allora supporre che i geni codificanti per questi fattori possano essere mutati in un certo numero di pazienti affetti da LAM. Inoltre, considerando che le comuni traslocazioni cromosomiche possono alterare drammaticamente l’espressione di fattori di trascrizione importanti per la maturazione ematopoietica, si potrebbe ipotizzare che mutazioni di questi fattori siano frequenti nei pazienti che non hanno traslocazioni. Difatti, ciò è quello che è stato osservato in un certo numero di studi. Le mutazioni geniche nelle LAM possono essere generalmente suddivise in due ampie categorie: le mutazioni di classe I colpiscono geni coinvolti nelle vie di trasduzione del segnale e conducono ad un’aumentata proliferazione e sopravvivenza dei progenitori cellulari leucemici; le mutazioni di classe II riguardano fattori di trascrizione o componenti dei complessi di co-attivazione trascrizionale e determinano difetti nel differenziamento. 18 Nell’ambito della classe I, di notevole rilevanza sono le mutazioni che colpiscono il gene FLT3. Il recettore tirosina-chinasi FLT3 e il suo ligando sono importanti per la proliferazione e il differenziamento dei progenitori ematopoietici più immaturi. Nei blasti di pazienti LAM, FLT3 è iper-espresso nel 60-92% dei casi (Drexler, 1996; Rosnet et al, 1996). Le mutazioni somatiche in FLT3 comportano un’attivazione costitutiva del recettore, e sono state identificate all’interno di due domini funzionali del recettore, il dominio giusta-membrana (Juxtamembrane; JM) e il dominio tirosinachinasico (TKD; Nakao et al, 1996; Yamamoto et al, 2001). Il dominio JM, che ha un ruolo cruciale nell’auto-inibizione dell’attività chinasica del recettore, è frequentemente distrutto da duplicazioni interne in tandem (Internal Tandem Duplications; ITD), presenti nel 28-34% dei pazienti a cariotipo normale, mentre le mutazioni puntiformi in questo dominio sono rare (Kottaridis et al, 2001). Nelle LAM, il loop di attivazione nel lobo carbossi-terminale del TKD può subire mutazioni puntiformi, piccole delezioni o inserzioni (Mead et al, 2007). Sotto il profilo clinico, le mutazioni di FLT3 sono rilevanti sia per il loro impatto prognostico, sia perché FLT3 costitutivamente attivo rappresenta un interessante bersaglio per la terapia molecolare delle LAM. Numerosi studi hanno infatti chiaramente evidenziato come pazienti di LAM a cariotipo normale con mutazioni FLT3-ITD abbiano un decorso significativamente peggiore rispetto a pazienti che mancano di FLT3-ITD (Kottaridis et al, 2001). Anche nella LAP, dove queste mutazioni sono relativamente frequenti rispetto agli altri sottotipi FAB, la presenza di FLT3-ITD è associata ad un rischio maggiore di fallimento delle terapie (Kainz et al, 2002). Nei pazienti di LAM, mutazioni geniche sono state riscontrate anche nei geni RAS, con una incidenza maggiore per N-RAS, sporadicamente in K-RAS e solo molto raramente in H-RAS (Döhner, 2007). Ad oggi, sebbene non sia stato attribuito un chiaro significato prognostico alla presenza di queste mutazioni nelle LAM, mutazioni di RAS possono rappresentare un altro obbiettivo di terapie molecolari. Le mutazioni nel gene della nucleofosmina 1 (NPM1) sono relativamente frequenti nei blasti di pazienti LAM, e rappresentano la più comune alterazione genetica riscontrata nei pazienti a cariotipo normale (Falini et al, 2005). NPM1 è un’abbondante fosfo-proteina che, in condizioni fisiologiche, è localizzata nei nucleoli e fa la spola tra nucleo e citoplasma. NPM1 ha un ruolo in numerosi processi biologici, quali la biogenesi dei ribosomi, la risposta allo stress, la stabilità genomica, la trascrizione genica e la regolazione dell’attività di importanti onco-soppressori come 19 p53 e ARF (Grisendi et al, 2006). Queste attività sono legate sia al controllo della proliferazione e sopravvivenza cellulare, che al differenziamento. Per questo motivo, le mutazioni di NPM1 nelle LAM possono considerarsi al confine tra classe I e classe II. Queste mutazioni generalmente cadono nell’esone 12 del gene, e comportano un accumulo anomalo della proteina nel citoplasma (Falini et al, 2005). Il 40% dei pazienti con mutazioni in NPM1 sono anche portatori di FLT3-ITD. Alcuni studi hanno evidenziato come mutazioni in NPM1 possano rappresentare marcatori di prognosi favorevole, ma solo in assenza di FLT3-ITD (Schnittger et al, 2005; Thiede et al, 2006). Nell’ambito della classe II, di rilievo sono le mutazioni che colpiscono il fattore trascrizionale C/EBPα, una proteina chiave nei processi di differenziamento mieloide. Sono stati identificati due tipi di mutazioni nel gene di C/EBPα nelle LAM: 1) mutazioni non-senso, che colpiscono la porzione N-terminale della proteina, causando la formazione di una isoforma tronca a funzione di dominante negativo; 2) mutazioni nel domino C-terminale a cerniera di leucina, che causano un’inefficace capacità di legare il DNA o di formare omo-dimeri. Alcuni studi evidenziano che le mutazioni in C/EBPα nelle LAM sono associate ad esito favorevole della malattia (Estey e Doher, 2006; Mròzec et al, 2007). Le mutazioni parziali in tandem del gene MLL (Partial tandem Duplications, PTD) sono state le prime mutazioni riportate avere un ruolo prognostico nelle LAM a cariotipo normale, e sono associate ad una durata più breve di remissione clinica. A differenza delle proteine chimeriche di fusione MLL, MLL-PTD conserva tutti i domini funzionali della proteina. La presenza di MLL-PTD è associata al silenziamento dell’allele MLL normale, probabilmente attraverso meccanismi epigenetici (Estey e Doher, 2006; Mròzec et al, 2007). Le mutazioni del gene Wilms’ Tumor 1 (WT1) nelle LAM furono identificate per la prima volta nel 1998 (King-Underwood e Pritchard-Jones, 1998). WT1 controlla sia la quiescenza dei progenitori ematopoietici che il differenziamento delle cellule mielomonocitiche; perciò le mutazioni che distruggono le sue funzioni normali possono alterare sia la capacità proliferativa che indurre un blocco del differenziamento nei blasti leucemici. Esistono infine altre mutazioni geniche, come le mutazioni dell’ubiquitina ligasi CBL, la cui prevalenza e rilevanza clinica non sono state ancora chiaramente determinate (Caligiuri et al, 2007). Inoltre, un certo numero di geni può avere un’espressione 20 deregolata nei blasti di LAM, senza necessariamente essere mutato o oggetto di traslocazioni. I geni BAALC, ERG, MN1 e EVI1, risultano di frequente iper-espressi, e la loro espressione deregolata può avere un significato prognostico (Mròzec et al, 2007). 21 Capitolo 2. L’epigenetica 2.1 L’organizzazione della cromatina nella cellula eucariota Nelle cellule eucariotiche il DNA si presenta come una complessa struttura nucleoproteica che prende il nome di “cromatina”. L’unità fondamentale della cromatina viene definita nucleosoma. Il livello organizzativo minimo della cromatina è il “core” nucleosomale in cui 146 paia di basi di DNA si avvolgono intorno ad un complesso di 8 proteine chiamate “istoni”. Questo ottamero è costituito dagli istoni H2A, H2B, H3, H4 che presenti in duplice copia formano un tetramero (H3)2(H4)2 e due eterodimeri H2A-H2B (Kelley, 1973; Kornberg et al, 1974; Roark et al, 1974; Luger et al,1997). Gli istoni sono piccole proteine basiche, costituite da un dominio globulare e da un segmento di 20-35 residui all’N-terminale ricco di aminoacidi basici, la coda istonica, che protrude dal nucleosoma (Peterson and Laniel, 2004). Il dominio globulare del “core” istonico è composto da 3 α-eliche coinvolte nei contatti istone-istone ed istone-DNA (Arents et al, 1991). A livello molecolare le interazioni del DNA con le proteine istoniche sono dovute a legami idrogeno che si instaurano tra i gruppi fosfato del DNA e i residui amminici degli istoni, e ad interazioni elettrostatiche con la catena basica laterale. Infatti, in tutti gli istoni sono presenti molti residui aminoacidici carichi positivamente che interagiscono facilmente con l’impalcatura fosfodiesterica del DNA che ha carica negativa. Gli istoni H3 ed H4 sono sorprendentemente ben conservati attraverso l’evoluzione suggerendo quindi una loro cruciale funzione. Gli altri istoni sono meno conservati e sono state trovate varianti con diverse proprietà. Tra un nucleosoma e l’altro c’è un tratto di DNA “linker” (DNA d’unione) che, negli eucarioti superiori, contiene un ulteriore istone, H1, chiamato istone "linker", che non sembra importante per la formazione della particella nucleosomale, ma pare coinvolto nella formazione di strutture di ordine superiore. Si pensa che l'istone H1 stabilizzi le strutture cromatiniche mediante la neutralizzazione delle cariche elettrostatiche del DNA di unione, attraverso il suo dominio carbossi-terminale molto ricco di residui amminoacidici carichi positivamente (Wolffe, 1997). 22 2.2 Epigenetica e trascrizione L’epigenetica è la scienza che studia i cambiamenti ereditari nell’espressione genica che avvengono senza apportare variazioni nella sequenza del DNA. I meccanismi epigenetici sono essenziali per il normale sviluppo e per il mantenimento di un modello di espressione genica tessuto-specifica nei mammiferi. Alterazioni dei processi epigenetici possono portare ad alterate funzioni geniche e allo sviluppo di malattie come il cancro, sindromi pediatriche, nonché fattori che contribuiscono a malattie autoimmuni e all'invecchiamento (Rodenhiser and Mann, 2006). L’organizzazione del DNA nelle fibre di cromatina costituisce un ostacolo al legame con le proteine coinvolte nella trascrizione, per cui queste strutture devono essere dinamiche ed in grado di compiere transizioni finemente regolate della loro conformazione; tali cambiamenti della struttura cromatinica, facilitando o impedendo l’accesso dei fattori trascrizionali al DNA nucleosomale, rappresentano quindi un importante meccanismo di regolazione. La regolazione della trascrizione a livello epigenetico coinvolge sia modificazioni post-traduzionali degli istoni, ad opera di complessi che modificano covalentemente alcuni loro specifici residui aminoacidici, che la metilazione del DNA. Questi meccanismi molecolari collaborano in modo coordinato agli eventi di apertura e chiusura della cromatina stessa. 2.2.1 La metilazione del DNA Nelle cellule eucariote la metilazione del DNA, che interessa la base citosina nell’ambito del dinucleotide citosina – guanina (“CpG”), influenza la trascrizione del gene interessato (Razin and Cedar, 1991). Dal punto di vista biochimico, questa modificazione consiste nella sostituzione, operata dall’enzima DNA metiltrasferasi (DNMT), dell’atomo di ossigeno legato al carbonio in posizione 5 della base citosina con un gruppo metile, con formazione di 5-metilcitosina. Circa l’80% dei dinucleotidi CpG presenti nel genoma dei mammiferi sono metilati (Cheung and Lau, 2005), mentre il restante 20% risulta non metilato e prevalentemente situato, con elevata densità (“CpG Island”), nelle regioni promotrici di geni costitutivi o inducibili. Il fatto che ogni potenziale sito di metilazione nel genoma sia simmetrico implica l’ereditabilità di tale modificazione: infatti, quando viene metilata la base citosina su 23 uno dei due filamenti di DNA, viene metilata anche la stessa base sul filamento complementare. Dopo la duplicazione dell’acido nucleico, DNMT specifiche ricreano il profilo di metilazione del filamento di DNA parentale in quello neo-sintetizzato. Questa modificazione epigenetica è implicata in molti processi, quali la regolazione trascrizionale e la modulazione della struttura della cromatina. Inoltre, essa esercita un effetto stabilizzante che promuove e garantisce l'integrità del genoma, oltre ad una corretta espressione temporale e spaziale dei geni durante lo sviluppo (Song et al, 2005). La metilazione del DNA può reprimere la trascrizione (Figura 1) mediante meccanismi diretti (tra cui l’inibizione di fattori della trascrizione che legano il DNA) o indiretti, dovuti essenzialmente agli effetti di proteine che si legano alla base citosina metilata nell’ambito del dinucleotide CG: ad esempio, le proteine MeCP2 e MBDs si legano a CpG metilate e reprimono la trascrizione grazie all’interazione con l’enzima istone deacetilasi (HDAC); a sua volta, quest’ultimo deacetila specifici residui aminoacidici localizzati all’estremità amino-terminale delle proteine istoniche, portando ad un rimodellamento della cromatina che risulta meno accessibile agli enzimi della trascrizione, con conseguente repressione dell’espressione genica (Jaenisch and Bird, 2003). 24 Figura 1: La metilazione come meccanismo epigenetico. La metilazione del DNA può portare al silenziamento trascrizionale; ciò è dovuto al cambiamento di conformazione della cromatina, che passa da uno stato più “aperto”, attivo dal punto di vista trascrizionale, trascrizionale, ad uno più “chiuso”. 2.2.2 cazioni post-traduzionali post degli istoni Le modificazioni Le modificazioni post-traduzionali traduzionali degli istoni includono l’acetilazione di lisine (K), la metilazione di lisine ed arginine (R), la fosforilazione di serine (S) e treonine (T), l’ubiquitinazione e la sumolazione di K, e l’ADP-ribosilazione. ribosilazione. La maggior parte di queste modificazioni sono state riscontrate nelle code istoniche N-terminali, N con l’eccezione dell’ubiquitinazione che si verifica nelle code C-terminali C terminali degli istoni H2A e H2B (Peterson and Laniel, 2004). Una rappresentazione schematica delle principali modificazioni post-traduzionali traduzionali degli istoni è riportata in Figura 2. 25 Figura 2: Rappresentazione delle principali modificazioni post-traduzionali post traduzionali a carico delle code istoniche ( da Spivakov and Fisher, 2007) Acetilazione:: L’acetilazione dell’istone H2A in lisina 5 (K5), dell’istone H2B in lisina 12, 15 e 20 (K12, K15, K20), dell’istone H3 in lisina 4, 9,14 e 27 (K4, K9, K14, K27) e dell’istone H4 in lisina 5 e 8 (K5, K8) sono modificazioni che promuovono l’attivazione trascrizionale. L’acetilazione delle code amino-terminali amino terminali degli istoni + dei consiste nel trasferimento della porzione acetile dell’acetil-CoA CoA sul gruppo ε-NH3 ε residui conservati di lisina. Questo tipo di modificazione neutralizza le cariche positive delle code istoniche indebolendo la loro interazione con i gruppi fosfato del DNA carichi negativamente. Ciò determina un rilassamento rilassamento della struttura nucleosomale che permette l’accesso dei fattori trascrizionali promuovendo alti livelli di trascrizione genica. Così, un’aumentata acetilazione istonica è associata all’attivazione della trascrizione genica, mentre una sua diminuzione diminuzio è associata con una generale inibizione della trascrizione. L’acetilazione è promossa da enzimi ad attività istone acetiltransferasica (HAT), a localizzazione nucleare o citoplasmatica. Le HAT che catalizzano reazioni a livello nucleare sono principalmente principalmente coinvolte nella regolazione trascrizionale. Le acetiltransferasi localizzate nel citoplasma invece regolano l’acetilazione degli istoni 26 neo-sintetizzati, controllando la loro traslocazione nucleare. Oggi si contano sei famiglie di proteine che presentano attività istone acetiltransferasica (Roth et al, 2001; Ehrenhofer-Murray, 2004). Fra queste, la famiglia di GCN5 e quella di p300 sono quelle meglio caratterizzate. I membri della famiglia GCN5 sono tutti coattivatori trascrizionali. Fra di essi troviamo la p300/Cbp Associated Protein (PCAF), del quale saggi in vitro e in vivo hanno dimostrato la sua interazione con i membri della famiglia di p300 (Schiltz et al, 1999). La famiglia di p300 include p300 e la proteina di legame CREB (Creb Binding Protein, CBP), due proteine nucleari che coordinano e regolano l’apparato trascrizionale della cellula. Fin dalle prime ricerche è stato chiaro il ruolo di entrambe queste proteine quali co-attivatori della trascrizione, a cui è seguita l’identificazione della loro attività acetiltransferasica (Giordano and Avantaggiati, 1999). p300 e CBP sono due proteine altamente omologhe, che contengono molti motivi strutturali comuni e che si sovrappongono da un punto di vista funzionale. L’acetilazione degli istoni è un processo reversibile, infatti sono stati isolati enzimi ad attività istone deacetilasica (HDAC) (Figura 3). Le HDAC rimuovono i gruppi acetili dai residui N-terminali di lisina compattando la cromatina con conseguente inibizione trascrizionale; le HDAC sono suddivise in quattro diverse classi, in base all’omologia di sequenza e all’organizzazione del dominio (Dokmanovic, 2007). Gli enzimi appartenenti alla classe I sono le HDAC1, 2, 3, e 8; quelli di classe II sono le HDAC 4, 5, 6, 7, 9 e 10 (de Ruijter et al, 2003). Un terzo gruppo di HDAC, la famiglia Sirtuin, il cui membro principale è la proteina Sir1 strutturalmente non correlata alle altre due famiglie, richiede il NAD+ come cofattore nella reazione di deacetilazione. Le Sirtuin sono conservate dal punto di vista evoluzionistico negli eucarioti, nei procarioti e negli archea, dove svolgono diverse funzioni nello sviluppo, nella formazione dell’eterocromatina e nell’apoptosi (Buck et al, 2004). L’unica HDAC appartenente alla classe IV ad oggi è l’HDAC11, di cui si conosce ben poco oltre alla sua capacità di interagire con l’HDAC6 (Verdin et al, 2003). 27 Figura 3: L’acetilazione delle code istoniche è correlata all’attivazione trascrizionale; è un processo reversibile catalizzato dalle istone acetitasi (HAT) e dalle istone deacetilasi (HDAC). In seguito all’azione delle HAT la cromatina assume una conformazione prona alla trascrizione; viceversa, l’azione delle HDAC rende la cromatina non accessibile al macchinario di trascrizione. Metilazione: mentre l’acetilazione è generalmente associata con l’attivazione trascrizionale, la metilazione degli istoni è legata sia ad attivazione che ad inibizione trascrizionale. La diversa regolazione sulla trascrizione a carico di questo tipo di modificazione dipende dal residuo aminoacidico istonico coinvolto e dal numero di gruppi metilici associati a ciasuna lisina (mono-, di-, trimetilazione). In particolare, la metilazione delle lisine è sia pro-attivatoria che inibitoria. Per esempio, la trimetilazione dell’istone H3 in lisina 9 (K9), lisina 27 (K27) e lisina 79 (K79), e la trimetilazione dell’istone H4 in lisina 20 (K20) è associata alla formazione dell’eterocromatina e quindi a repressione genica, mentre la di- e trimetilazione dell’istone H3 nelle lisine 4 e 36 (K4, K36) è legata all’attivazione trascrizionale (Martin and Zhang, 2005; Barski et al, 2007). La metilazione delle arginine, come quella dell’istone H3 in arginina 17 (R17) e dell’istone H4 in arginina 3 (R3), è invece associata solo all’attivazione trascrizionale (Zhang and Reinberg, 2001; Peterson and Laniel, 2004). Inoltre, come già descritto in precedenza, alcune di queste lisine possono anche essere acetilate (ad esempio la K4, K9 e K27 dell’istone H3). Questa alternanza tra acetilazione e metilazione ha spesso come risultato un cambiamento 28 nello stato di attivazione genica. La metilazione è promossa dagli enzimi istone metiltransferasi (HMT) (Ehrenhofer-Murray, 2004). Un gruppo lisinico ε-NH3+ può essere mono-, di- o trimetilato. Grazie alla struttura cristallografica delle HMT e allo studio del loro sito catalitico è stato possibile capire come un enzima possa essere in grado di catalizzare una mono-, ma non una di- o trimetilazione. Nelle monometilasi come Set7/9, il gruppo ε-NH3+ è legato così fortemente nel sito attivo che non c’è ulteriore spazio per un gruppo metilico ingombrante (Xiao et al, 2003; EhrenhoferMurray, 2004). Perciò l’enzima può catalizzare solo la mono-metilazione. Invece le die trimetilasi mostrano una maggiore flessibilità nel loro sito attivo. A differenza dell’acetilazione, che risulta nella neutralizzazione delle cariche positive nel gruppo εNH3, la metilazione lascia le cariche intatte. Mentre l’acetilazione degli istoni viene regolata in maniera dinamica dall’azione delle HAT ed HDAC, la metilazione degli istoni sembra essere chimicamente più stabile. Attualmente, comunque, sono stati isolati diversi enzimi istone demetilasi (HDM), che sono in grado di demetilare l’H3 in K4, in K27 e in K36. Fosforilazione: è associata ad attivazione trascrizionale, alla condensazione dei cromosomi durante la mitosi, e al riparo da danno al DNA (Sauve et al, 1999). E’ stato dimostrato che la fosforilazione dell’istone H3 sulla serina 10 (S10) in collaborazione con altre modificazioni (per esempio, l’acetilazione in K14) induce l’inizio della trascrizione (Lo et al, 2001), mentre da sola o in combinazione con altre fosforilazioni, recluta fattori responsabili della condensazione e della segregazione cromosomica (Wei et al, 1999). Una delle risposte cellulari precoci dopo l’induzione della rottura di entrambi i filamenti della doppia elica di DNA (Double Strand Break) è la fosforilazione della Serina 139 (S139) dell’estremo C-terminale dell’istone H2AX, una variante minore dell’istone H2A, in corrispondenza del sito di danno (Rogakou et al, 1998). Studi di colocalizzazione proteica hanno mostrato che la fosforilazione dell’istone H2AX è necessaria per il reclutamento di proteine coinvolte nella riparazione del danno e nel blocco del ciclo cellulare (Karlsson and Stenerlow, 2004). poli-ADP-ribosilazione: è una reazione catalizzata dall’enzima nucleare poli(ADPribosio) polimerasi (PARP). E’ stato visto che l’ADP-ribosilazione dell’istone H1 promuove la decondensazione della fibra cromatinica, mentre la modificazione dell’istone H2B porta ad una parziale dissociazione del DNA dal core istonico. La sua azione, quindi, determina un riarrangiamento nucleosomale e trasforma la cromatina 29 in una struttura trascrizionalmente attiva (de Murcia et al, 1988; Kraus and Lis, 2003). Ubiquitinazione: è una modificazione post-traduzionale grazie alla quale una catena (poliubiquitinazione), una singola molecola (monoubiquitinazione) o piu’ di una singola molecola (multiubiquitinazione) di ubiquitina viene legata a proteine bersaglio. L’ubiquitinazione delle proteine ha una funzione precisa: indica che queste molecole possono essere degradate dal proteosoma. Gli istoni H2A, H2B, H3, H1 e la variante H2A.Z possono essere monoubiquitinati (Osley et al, 2006). Il ruolo della monoubiquitinazione è ancora poco noto, dal momento che l’aggiunta di una singola molecola di ubiquitina non è sufficiente ad indirizzare le proteine verso la degradazione proteosomale. Alcune evidenze sperimentali suggeriscono che l’ubiquitinazione degli istoni possa avere un ruolo nel controllo della trascrizione attraverso la regolazione della metilazione di alcuni residui specifici. Sumolazione: consiste nel legame covalente della proteina SUMO (Small Ubiquitinrelated MOdifier) a residui di lisina delle proteine bersaglio. Questa modificazione coinvolge diverse proteine, regolandone in generale la localizzazione e l’attività. Nel caso degli istoni, il legame della proteina SUMO si oppone all’acetilazione, attribuendo alla sumolazione un ruolo di inibizione della trascrizione (Iniguez-Lluhi, 2006). Per esempio, la sumolazione dell’istone H4 media il silenziamento genico attraverso il reclutamento di istone deacetilasi e della proteina eterocromatinica 1 (HP1) (Shiio and Eisenman, 2003). 30 Capitolo 3. I microRNA 3.1 I microRNA: biogenesi e meccanismi d’azione L'identificazione negli anni '90 dei microRNA (miRNA) ha aperto una nuova era nella comprensione dei processi regolatori post-trascrizionali dell’espressione genica. I miRNA sono una ampia classe di piccoli RNA non codificanti formati da 19-25 nucleotidi che regolano negativamente l’espressione genica a livello posttrascrizionale, inducendo la degradazione di specifici RNA messaggeri (mRNA), o impedendone la traduzione in proteina. E’ stato inoltre dimostrato che in lievito, nelle piante, e negli animali i miRNA sono in grado di indurre silenziamento trascrizionale mediante modificazioni del DNA e/o della cromatina (Noma et al, 2004). I miRNA riconoscono specificamente gli mRNA bersaglio mediante un appaiamento complementare delle basi. Tali RNA non sono perfettamente complementari tra loro (vi sono uno o più disappaiamenti) e, nella maggior parte dei casi, i miRNA provocano un blocco nella traduzione, senza causare la degradazione del mRNA bersaglio (Bartel, 2009). Le prime evidenze dell’esistenza e del ruolo dei miRNA nella regolazione traduzionale furono osservate nei nematodi. In Caenorhabditis elegans (C.elegans) furono identificati piccoli RNA in grado di ridurre la sintesi proteica senza modificare i livelli di accumulo di specifici mRNA. Il primo gene codificante per uno di questi piccoli RNA ad essere descritto, lin-4, è un regolatore essenziale della divisione cellulare allo stadio larvale. Esso da origine ad un corto RNA di 22 nucleotidi di lunghezza, perfettamente complementare ad un tratto della regione 3’ non tradotta (3’UTR) dell’mRNA codificante per la proteina LIN-14, precedentemente dimostrata, tramite approccio genetico, essere controllata da lin-4 (Lee et al., 1993). Attualmente sono stati individuati, mediante tecniche di clonazione tradizionale in associazione ad ausili bioinformatici, 2042 miRNA maturi (1600 precursori) nell’uomo ed è stato stimato che circa il 30% dei geni umani sono regolati da miRNA (Bartel, 2004). Pertanto, attualmente i miRNA costituiscono la più grande classe di geni regolatori. I miRNA attivi nella regolazione dei loro mRNA bersaglio sono definiti miRNA “maturi”. I geni di miRNA sono dispersi in tutti i cromosomi umani eccetto che nel cromosoma Y. 31 La biogenesi dei miRNA ha inizio con la trascrizione di una breve sequenza genomica che dà origine ad un “microRNA primario” (pri-miRNA). Esso viene trascritto nel nucleo della cellula dalla RNA polimerasi II (RNAPol II) oppure, meno frequentemente, dalla RNA polimerasi III (RNAPol III; Borchert et al, 2006). I primiRNA, così come avviene per gli altri mRNA di classe II, subiscono modificazioni post-trascrizionali quali l’aggiunta del cappuccio di 7-metil-guanosina all’estremità 5’ e della coda di poli(A) all’estremità 3’ (Lee et al, 2002). La loro lunghezza può variare da qualche centinaia fino ad alcune migliaia di basi e possono contenere uno o più precursori dei miRNA (pre-miRNA) in forma policistronica. I pri-miRNA si ripiegano fino ad assumere una tipica struttura secondaria caratterizzata da uno o più diversi ripiegamenti a forcina (“stem-loop”), ognuno dei quali darà in seguito origine ad un miRNA diverso. L’evento di maturazione successivo avviene ad opera di un complesso multi-proteico (Microprocessor) di cui fanno parte l’RNasi di tipo III Drosha e la proteina di legame all’RNA a doppio filamento DiGeorge syndrome critical region 8 gene DGCR8 (Landthaler et al, 2004). I pri-miRNA vengono riconosciuti da Drosha a livello dei ripiegamenti a forcina e tagliati alla base di tali strutture. Come risultato del taglio si ha la formazione dell’intermedio successivo, il pre-miRNA, della lunghezza di 60-70 nucleotidi e caratterizzato da una peculiare estremità di 2 nucleotidi a singolo filamento alle terminazioni 3’ (Lee et al, 2003). Questa estremità asimmetrica al 3’ è legata dalla proteina Esportina-5, che permette la traslocazione nel citoplasma del pre-miRNA (Lund et al, 2004; Zeng, 2006). In Drosophila e nei mammiferi esistono anche vie non canoniche di processamento dei miRNA, che portano alla formazione di un pre-miRNA attraverso meccanismi indipendenti da Drosha. In genere, questi meccanismi riguardano miRNA localizzati in brevi introni (miRtrons), trasportati nel citoplasma direttamente dopo lo splicing (Berezikov et al, 2007). Il pre-miRNA, traslocato nel citoplasma, viene riconosciuto a livello della protrusione al 3’ da un complesso multienzimatico con attività endonucleasica, chiamato Dicer, che completa la maturazione dei miRNA tagliandolo nella forma finale a doppio filamento di 22 nucleotidi con 2 nucleotidi sporgenti all’estremità 3’ (Meister e Tuschl, 2004). A questo punto i miRNA vengono incorporati nel complesso ribonucleoproteico dei miRNA (miRNP), noto anche come complesso silenziatore indotto da RNA (RISC). Quando il miRNA viene caricato sul RISC uno dei due filamenti viene allontanato e degradato. Il filamento che viene a far parte del RISC è in genere quello con l’estremità 5’ con energia libera minore (Schwarz et al, 2003). La 32 regolazione della produzione dei miRNA può avvenire durante tutte le fasi della loro biogenesi. Fin dalla loro scoperta, l’interesse per il ruolo rappresentato dai miRNA nella regolazione genica è cresciuto esponenzialmente. Numerosi dati sperimentali hanno dimostrato che i miRNA agiscono in numerosi processi cellulari, quali proliferazione, apoptosi, differenziamento, trasduzione del segnale ed in processi fisiologici come il metabolismo, la embriogenesi e l’organogenesi (Kloosterman and Plasterk, 2006; Alvarez-Garcia and Miska, 2005). I miRNA possono avere profili di espressione specifici per stadi di sviluppo, tessuti e patologie; ciascun tessuto può così essere caratterizzato e da uno specifico e distinto profilo di espressione di un gruppo di miRNA (Rana, 2007). Il controllo dell’espressione genica avviene a livello post-trascrizionale, inducendo la degradazione di specifici mRNA oppure impedendo la traduzione della proteina. Il meccanismo d’azione che porta al silenziamento genico dipende dal grado di complementarità tra il miRNA e il suo mRNA bersaglio. Il grado di complementarietà, che si limita ad una regione di 6-8 nucleotidi all’estremità 5’ del miRNA detta “seed”, è una caratteristica fondamentale per il destino dell’mRNA dopo il reclutamento del RISC. Una ridotta omologia di sequenza porta generalmente alla repressione traduzionale senza la degradazione dell’mRNA bersaglio, mentre se l’appaiamento alla regione 3’UTR degli mRNA bersaglio è perfetto, come nei miRNA delle piante o in alcuni miRNA animali, si verifica il taglio del messaggero, catalizzato dal complesso RISC reclutato dal miRNA stesso, che porta infine alla degradazione dell’mRNA bersaglio (Ambros, 2004). Il meccanismo tramite cui RISC regola la traduzione è tutt’ora oggetto di attivo dibattito; a tal riguardo sono stati proposti tre modelli: • la repressione dell’inizio della traduzione (Pillai et al, 2005); • la repressione della fase di allungamento della traduzione (Maroney et al, 2006; Nottrott et al, 2006); • la destabilizzazione del trascritto attraverso un accorciamento della coda di poli(A) (Wu et al, 2006). Comunque il processo, qualora le informazioni di sequenza non siano sufficienti ad indirizzare il meccanismo regolatorio, può essere influenzato anche da altri fattori, quali la composizione proteica del RISC a cui è associato il miRNA, il pattern proteico 33 a cui il miRNA è correlato o il promotore che guida la trascrizione del gene bersaglio (Filipowicz et al, 2008). 3.2 I miRNA intronici I geni dei miRNA sono presenti nel genoma come unità independenti (miRNA intergenici) o localizzati all’interno di introni di altri geni, definiti “ospite”, nello stesso orientamento o nell’orientamento opposto (miRNA intronici; Rodriguez et al, 2004). Dati recenti riportano che circa il 50% dei geni per i miRNA si trova in regioni intergeniche, mentre il restante 50% risiede in sequenze introniche di specifici geni (Griffiths-Jones, 2007; Saini et al, 2008). Mentre i miRNA che risiedono nell’introne di un gene nell’ orientamento antisenso (opposto a quello della trascrizione) sono, per definizione, trascritti indipendentemente dal gene ospite, fino a poco tempo fa si credeva che i miRNA intronici orientati nello stesso senso del gene che li conteneva, fossero prodotti da un trascritto comune a quello del gene ospite, ovvero dipendessero dal promotore del gene ospite per la loro trascrizione (Bartel, 2004). Se ciò fosse vero, l’espressione di questi miRNA potrebbe essere semplicemente dedotta dal profilo di espressione del loro gene ospite. In effetti, in esperimenti di microarray nell’uomo, è stata trovata una buona correlazione tra i livelli d’espressione dei miRNA intronici e dei loro geni ospite (Baskerville and Bartel, 2005). Sebbene diversi dati sperimentali esistano a supporto di questo modello di biogenesi di “trascrizione comune” dei miRNA intronici con i loro geni ospite, un crescente numero di evidenze mostra che molti miRNA intronici, con orientamento “senso”, sono trascritti come unità trascrizionali indipendenti. Aboobaker e colleghi hanno trovato che il pattern di ibridazione in situ di miR-7 in Drosophila è diverso da quello del suo gene ospite bancal: mentre bancal è espresso ubiquitariamente, miR-7 ha un modello molto particolare di espressione spazio-temporale, suggerendo differenze nella regolazione in cis di questo miRNA e del suo gene ospite (Aboobaker et al, 2005). Nell’uomo, le nuove strategie “high throughput” per la caratterizzazione di promotori, come la ChIP-seq per valutare le modificazioni istoniche e la presenza di RNA polimerasi II, in combinazione o meno con l’analisi del posizionamento dei nucleo somi, suggeriscono che circa un terzo dei miRNA intronici possiede un 34 promotore proprio indipendente da quello del gene ospite (Ozsolak et al, 2008; Corcoran et al, 2009; Wang et al, 2009). Tuttavia, non è ancora chiaro se la trascrizione dei miRNA intronici indipendente da quella dei geni ospite sia un eccezione o piùttosto la regola. 3.3 miRNA e meccanismi epigenetici Cambiamenti epigenetici, come la metilazione del DNA e la modificazione degli istoni, giocano un ruolo molto importante nel rimodellamento della cromatina e nella regolazione dell’espressione di geni codificanti per proteine nelle neoplasie umane (Esteller, 2007). Tali meccanismi interessano anche la regolazione trascrizionale dei miRNA e sono considerati meccanismi chiave nella modulazione della loro espressione (Lujambio et al., 2008. Weber et al, 2007). 3.3. 1 miRNA e metilazione del DNA Così come avviene per i geni codificanti proteine, anomali profili di metilazione di isole CpG, situate all’interno o nelle vicinanze di un gene codificante per un miRNA, possono determinare un’alterata espressione di alcuni miRNA, generando alterazioni patogeniche, inclusa la tumorigenesi (Jones and Baylin, 2002). Circa il 50% dei geni dei miRNA sono associati a isole CpG. Alcuni di questi miRNA sono stati trovati essere metilati in alcuni tipi di tumore come il promotore del miR124a, ipermetilato in linee cellulari di cancro al colon ma non nel tessuto sano (Lujambio et al, 2007). Nei tumori mammari è stato dimostrato che l’ipermetilazione del promotore del miR-31 e del suo gene ospite, il lncRNA LOC554202, è uno dei principali meccanismi che ne determinano il suo silenziamento (Augoff et al, 2012). La ridotta espressione del mir-34b/c, componente cruciale nella via del segnale dell’oncosoppressore p53 (Corney et al, 2007), correla con l’ipermetilazione dell’ isola CpG presente sul suo promotore nella maggior parte delle neoplasie al colonretto (Toyota et al, 2008; Lujambio et al, 2008). L’ipermetilazione delle isole CpG del miR-34b/c, del miR-148 e del miR-9 risultano inoltre essere associate allo sviluppo di metastasi in numerose neoplasie umane (Lujambio et al, 2008). Grady e colleghi hanno trovato che il trattamento combinato di 5-AzaC, sostanza che demetila il DNA, con l’inibitore delle HDAC tricostatina A (TSA) poteva ripristinare i livelli 35 d’espressione del miR-342 e del suo gene ospite EVL, (Grady et al, 2008). Per quanto riguarda le leucemie, un esempio eccellente è il miR-223, un miRNA espresso esclusivamente nelle cellule mieloidi. Fazi e colleghi hanno dimostrato che in blasti AML con traslocazione t(8;21) che genera l’oncoproteina di fusione AML1/ETO, il miR-223 è ipo-espresso. Ciò è dovuto al legame di AML1/ETO che, reclutando sul suo promotore un complesso epigenetico che comprende le DNMT e le HDAC, ne causa il silenziamento (Fazi et al, 2007). 3.3.2 miRNA e modificazioni istoniche Le deacetilasi istoniche (HDAC) e le proteine del gruppo polycomb (PcG) sono gli enzimi regolatori delle modificazioni istoniche più studiati. La perdita di acetilazione nelle code istoniche, mediata dalle HDAC, risulta nella repressione genica. Le HDAC sono state spesso trovate over-espresse in vari tipi di cancro (Halkidou et al, 2004; Song et al, 2005), così sono diventate uno dei maggiori bersagli per le terapie epigenetiche. In un lavoro di Scott e colleghi, è stato dimostrato che trattando una linea di tumore al seno con un inibitore delle HDAC, i livelli d’espressione di 27 miRNA venivano rapidamente alterati (Scott et al, 2006). La metilazione del DNA e le modificazioni istoniche lavorano spesso insieme nel regolare l’espressione dei miRNA. Ad esempio, l’espressione del miRNA onco-soppressore miR-127 può essere altamente incrementata dalla demetilazione del promotore e dall’ inibizione delle HDAC in cellule tumorali umane (Saito et al, 2006). E’ interessante notare che potrebbe esistere una regolazione a feedback; infatti, alcuni studi hanno mostrato che un ristretto gruppo di miRNA può a sua volta regolare l’espressione di enzimi chiave del macchinario epigenetico. Per esempio, HDAC1 è stato dimostrato essere direttamente down-regolato dal miR-449a (Noonan et al, 2009). I membri della famiglia del miR-29 (a/b/c) sono stati riportati reprimere l’espressione degli enzimi DNMT3a e 3b appaiandosi al 3’UTR del loro trascritto (Fabbri et al, 2007). Questo ruolo nella regolazione a “feedback” indica una complessa rete tra microRNA e macchinario epigenetico che aumenta la complessità delle conseguenze dell’alterata regolazione epigenetica dei miRNA, attribuendogli un ruolo anche come controllori della struttura cromatinica. 36 3.4 MicroRNA e tumori 3.4.1 MicroRNA e leucemie I miRNA sono espressi in modo dinamico durante tutta l’ematopoiesi, ed è ormai chiaro che questa classe di regolatori genici controlla il differenziamento e l’attività delle cellule emopoietiche (Havelange e Garzon, 2010; Figura 4). Chen e collaboratori per primi identificarono un ridotto gruppo di miRNA (miR-181, miR-223 e miR-142) differenzialmente espresso nei tessuti ematopoietici murini (Chen et al, 2004). Da allora, numerosi altri studi hanno chiaramente evidenziato che i miRNA giocano ruoli importanti nel differenziamento ematopoietico. Considerata la profonda implicazione dei miRNA nell’ematopoiesi, non è soprendente che un crescente numero di studi abbia descritto un loro ruolo nei disordini ematopoietici. Figura 4. Livello di espressione e meccanismi regolatori dei miRNA nell’ematopoiesi. CLP, Progenitore linfoide comune; CMP, progenitore mieloide comune; DN, precursori di cellule T doppi negativi; DP, doppi positivi (cellule T CD4+, CD8+); EMP, precursore eritrocita-megacariocitario; EP, precursore eritrocitario; GMP, precursore granulocito-monocitario; GP, precursore granulocitario; HSC, cellula staminale ematopoietica; MP, precursore megacariocitario. Le frecce verdi indicano una regolazione positiva, le frecce rosse una regolazione negativa. I bersagli dei miRNA o i fattori coinvolti nella regolazione dei miRNA sono in blu (da Havelange e Garzon, 2010). 37 Nelle leucemie, e nei tumori in generale, i miRNA possono funzionare da oncogeni (onco-miR) attraverso vari meccanismi, e principalmente tramite la repressione di proteine oncosoppressorie, oppure avere un ruolo di oncosoppressori, bersagliando mRNA oncogenici. Le cause della deregolazione dell’espressione di specifici miRNA nello sviluppo tumorale non sono ancora del tutto note. La maggior parte dei geni che trascrivono per i miRNA risiede in particolari regioni genomiche conosciute come siti fragili, che nelle cellule cancerose sono spesso soggette ad alterazioni (Calin et al, 2004). Il ruolo dei miRNA nelle leucemie fu per la prima volta evidenziato dal gruppo di Calin nel 2002, il quale mostrò che pazienti affetti da una comune forma di leucemia, la leucemia linfocitica cronica delle cellule B (LCL), presentavano frequentemente delezioni o silenziamenti del cluster intronico di miRNA che includeva miR-15a e miR-16-1 (Calin et al, 2002). Il locus (13q14) dove mappano questi due miRNA risulta essere deleto in più del 65% dei casi di LCL, come nel 16-40% dei mielomi multipli e nel 60% dei carcinomi prostatici. In un altro studio, è stato dimostrato che il miR-15a e il miR-16-1 regolano in maniera negativa il gene anti-apoptotico Bcl2, la cui iper-espressione è stata riscontrata in molti tipi di tumori, inclusi le leucemie ed i linfomi (Cimmino et al, 2005). Il miR-223 potrebbe avere funzioni oncosoppressorie, almeno in alcuni sottotipi di LAM: è stato dimostrato che AML1/ETO reprime l’espressione del miR223 tramite silenziamento epigenetico, e l’espressione ectopica di questo miR in cellule di LAM è in grado di promuovere il differenziamento granulocitario (Fazi et al, 2007). Al contrario, il miR-155 rappresenta un classico esempio di onco-miR nelle leucemie: l’espressione aberrante di questo miRNA è stata riscontrata in specifici sottogruppi di LAM (Garzon et al, 2008a; Garzon et al, 2008b), e l’espressione forzata del miR-155 in cellule staminali ematopoietiche (HSC) murine causa mieloproliferazione, splenomegalia e cambiamenti displastici (O’Connel et al, 2008). La grande variabilità nel decorso ed esito della malattia nei pazienti di LAM, anche all’interno di sottogruppi definiti a livello morfologico o citogenetico, ha suggerito la possibilità che l’espressione di gruppi specifici di miRNA possa essere associata a particolari sotto-tipi di leucemia e avere un significato prognostico. Ad esempio, Isken e collaboratori hanno analizzato 50 casi di pazienti LAM e 12 campioni di controllo per l’espressione di 154 miRNA umani. Questo studio mostra una iper-espressione dei miR-34a, miR-221 e miR-222 nelle cellule di LAM rispetto a precursori CD34+(Isken et al, 2008). Specifici profili di espressione di miRNA possono 38 consentire di discriminare le LAM dalle LAL, come è stato mostrato da uno studio nel quale sono stati identificati 27 miRNA espressi differenzialmente tra LAL e LAM (Mi et al, 2007). Tra questi miRNA, i miR-128a, -128b, - 223, e let-7b potevano distinguere le LAL dalle LAM con un’accuratezza diagnostica del 97-99%. Garzon e collaboratori hanno analizzato l’espressione di miRNA in cellule di LAP nel differenziamento granulocitario indotto da ATRA (Garzon et al, 2007). In questo studio, il trattamento con ATRA nella linea cellulare di LAP NB4 induceva una diminuita espressione del miR-181b e un aumento di espressione dei miR-15a, -15b, -16, -107, -223, -342, let7a, let-7c e let-7d, suggerendo per questi ultimi una possibile funzione di oncosoppressori (Garzon et al, 2007). Il nostro gruppo di ricerca ha recentemente confermato ed esteso questi risultati in vivo in blasti primari di LAP (Careccia et al, 2009). In questo lavoro, campioni derivati da pazienti LAP, trattati con successo con terapie a base di chemioterapici e ATRA, mostravano una diminuita espressione del miR-181b, e un’aumentata espressione dei miR-15b, -16, -107, -223, -342 e let-7c. Inoltre, è stato identificato uno specifico profilo di espressione di un ristretto gruppo di miRNA che distingueva i blasti LAP dai promielociti normali. In particolare, l’espressione del miR-342 e del let-7c risultavano significativamente ridotte nei blasti leucemici rispetto a promielociti normali differenziati in vitro da progenitori CD34+. Abbiamo dimostrato che, in cellule di LAP, i promotori di questi due miRNA erano bersaglio dell’oncoproteina PML/RARα e, in risposta al trattamento con ATRA, l’aumentata espressione del miR-342 e del let-7c era associata al distacco di PML/RARα dai loro promotori (Careccia et al, 2009). Questi risultati suggerivano che specifici profili di espressione di miRNA potevano distinguere le cellule di LAP dai promielociti normali, e che la repressione trascrizionale dei miR-342 e let-7c ad opera dell’oncoproteina PML/RARα poteva rappresentare un evento importante nella leuchemiogenesi delle LAP. 3.4.2 MicroRNA e tumori solidi E’ stato stimato che circa il 30% dei geni umani è regolato dai miRNA (Bartel, 2004). Analisi di espressione hanno dimostrato che molti miRNA sono finemente regolati durante lo sviluppo ed in modo tessuto-specifico (He and Hannon, 2004; Miska, 2005). Al contrario, un crescente numero di lavori mostra che un profilo di espressione aberrante dei miRNA è associato con molte malattie umane, 39 specialmente con il cancro (Anindo and Yaqinuddin, 2012). Infatti, i miRNA possono funzionare sia come oncogeni che come oncosoppressori e il ruolo ad essi associato dipende dalla funzione di inibire l’espressione di geni soppressori tumorali o di oncogeni. Esistono tuttavia anche dei casi in cui uno stesso miRNA funzioni sia come oncogene che come oncosoppressore, ruolo che dipende dal contesto cellulare specifico in cui si trova il miRNA: un esempio è il miR-29a. Il suo ruolo di soppressore tumorale è stato dimostrato in tumori solidi come neuroblastoma, sarcoma, tumore gastrico e tumore al cervello (Xu et al, 2009; Cui et al., 2011). In contrasto, il miR-29a risulta avere un ruolo da promotore dell’oncogenesi nelle leucemie mieloidi acute (AML) (Han et al, 2010) e nelle leucemie linfocitiche croniche del tipo B-cellule (BCLL) (Santanam et al, 2010). Alcuni esempi di miRNA promotori dell’oncogenesi sono: • il cluster miRNA 17-92, che regola la proliferazione, l’apoptosi e lo sviluppo cellulare (Pospisil et al, 2011) e che risulta sovraespresso in diversi tipi di tumori (Dixon-McIver et al, 2008; Volinia et al, 2006). • Il miRNA-21 che risulta over-espresso in differenti tipi di tumore solido con la funzione di inibire l’espressione di differenti geni soppressori tumorali con conseguente aumento della proliferazione e/o diminuzione dall’apoptosi (Huang et al, 2013). • Il miRNA-155 che risulta altamente espresso in differenti tipi di tumori. Viene processato a partire da un esone di un RNA non codificante, BIC (B Cell Integration Cluster), che originariamente è stato descritto come il sito di integrazione di DNA virale nei linfomi indotti da virus (Clurman and Hayward, 1989). Nel cancro alla mammella, la sua elevata espressione è associata ad un aumento della sopravvivenza cellulare e della resistenza ai chemioterapici (Kong et al, 2010). Nel tumore al colon, il miR-155 targhetta molti componenti del sistema di riparo del DNA causando un elevato tasso di mutazioni al DNA e l’instabilità di micro satelliti (Valeri et al, 2010). • Il miRNA-30d regola la proliferazione, l’apoptosi, la senescenza, e la migrazione nelle cellule tumorali. Il locus cromosomico che ospita il miR-30d è stato trovato amplificato in più del 30% di molti tipi di tumore solido umano ed è stato dimostrato che la sua inibizione blocca la crescita tumorale in vivo (Li et al, 2012). 40 Esempi di miRNA che al contrario svolgono un ruolo di soppressori tumorali sono: • I miRNA della famiglia let-7, la cui espressione risulta ridotta in differenti tipi di tumori e di cui si conosce ampiamente in letteratura l’importante ruolo di soppressori tumorali, ad esempio nel cancro al polmone. È stato visto infatti che l’espressione endogena di questo miRNA riduce in vivo la crescita del tumore in modelli di tumore al polmone (Kumar et al, 2008; Roush and Slack, 2008). • Il miRNA-34, regolato trascrizionalmente da p53, è frequentemente represso nel carcinoma al pancreas ed è implicato nella regolazione del ciclo cellulare, dell’apoptosi e del riparo del DNA (Chang et al, 2007). • I miR-143 e miR-145, i cui livelli di espressione risultano ridotti in differenti tipi di tumori e il cui ripristino, nel tumore alla prostata e nel tumore colonrettale, riduce significativamente la crescita del tumore sia in vitro che in vivo (Clape et al, 2009; Chen et al, 2009). 3.5 La famiglia di micro-RNA let-7 3.5.1 Aspetti generali sulla famiglia let-7 Particolarmente rilevante per l’argomento di questo lavoro di tesi, è il microRNA let7c, appartenente alla famiglia di miRNA let-7. Il gene lethal (let-7) fu inizialmente scoperto come un gene essenziale per lo sviluppo in C.elegans, e fu uno dei primi miRNA identificati (Reinhart et al, 2000). La famiglia di miRNA let-7, spesso presente in copie multiple nel genoma, è molto conservata nelle specie animali (Tabella 2). Per distinguere tra le diverse isoforme, una lettera posta dopo let-7 distingue i diversi componenti della famiglia, che differiscono leggermente nella sequenza del miRNA maturo. Un numero posto alla fine del nome può indicare che la stessa sequenza è presente in copie multiple nel genoma. Ad esempio, nell’uomo esistono 10 sequenze mature di let-7, e 13 loci genici. Tre precursori diversi codificano per lo stesso let-7a maturo (let-7a-1, let-7a-2, let-7a-3), e precursori di due loci genici diversi producono il let-7f (let-7f-1 e let-7f-2). 41 Tabella 2. Organizzazione schematica dei membri di let-7 nelle diverse specie. I numeri nella tabella rappresentano il numero di copie annotate in mirBase (http://microrna.sanger.ac.uk/sequences/). Il Cluster 1 è costituito dal miR-100, 99, let-7, e miR-125; il Cluster 2 è rappresentato dal let-7a, d e let-7f. Il Cluster 3 è composto dal let-7a-3 e let-7b, mentre il Cluster 4 è composto dal let-7f e miR-98 (da Roush e Slack, 2008). In C.elegans, il let-7 è un gene con funzioni eterocroniche (geni le cui mutazioni causano trasformazioni fatali allo sviluppo temporale della cellula). Durante gli stadi larvali dello sviluppo di C.elegans, le cellule dell’ipodermide, conosciute come cellule di giunzione (“seam cells”), si dividono in modo analogo alle cellule staminali, con una cellula figlia che differenzia e l’altra che mantiene le proprietà auto-rinnovanti e continua il programma proliferativo. Alla transizione tra stadio larvale L4 e adulto, la cellule figlia auto-rinnovante cessa di proliferare e differenzia. Cellule di giunzione mutanti con perdita di funzione per let-7, falliscono nell’uscire dal ciclo cellulare a questo stadio, e subiscono divisioni cellulari extra (Reinhart et al, 2000). La maggioranza degli animali con perdita di funzione per let-7 muore a causa di questi difetti nello sviluppo, e il mutante nullo è stato perciò definito lethal (let). Il ruolo cruciale ricoperto da let-7 nello sviluppo di C.elegans è suggerito anche dalla sua espressione strettamente regolata nel tempo, che comincia ad essere rilevata allo stadio L3, e raggiunge il suo picco massimo durante lo stadio L4, in accordo con il suo ruolo nel promuovere l’uscita dal ciclo cellulare e il differenziamento terminale delle cellule di giunzione alla fine dello stadio larvale L4 (Esquela-Kersher et al, 2005). Sebbene molte caratteristiche dei miRNA let-7 sembrino altamente conservate nelle specie, esistono anche differenze cospicue passando da C.elegans agli organismi più 42 complessi. Ad esempio, il numero dei membri della famiglia è maggiore nei vertebrati, e la sola sequenza matura del let-7a è identica tra tutte le specie animali, dal C.elegans all’uomo. Gli altri membri hanno identica “seed”, ma differiscono in varia misura nei nucleotidi rimanenti (Roush e Slack, 2008). Anche i meccanismi regolatori dell’espressione temporale di let-7 possono differire tra invertebrati e organismi superiori. Alcuni studi hanno mostrato che negli eucarioti inferiori, come in C.elegans e Drosophila, la regolazione avviene a livello della trascrizione del pri-let-7 (Sempere et al, 2002; Johnson et al, 2003), mentre nei mammiferi intervengono meccanismi più complessi, e la regolazione può avvenire sia livello trascrizionale che posttrascrizionale (Newman et al, 2008; Viswanathan et al, 2008). Ad ogni modo, la comparsa di let-7 maturo negli stadi avanzati dell’embriogenesi è una caratteristica conservata in molti organismi, come nel tessuto cerebrale di topo e Danio rerio (Lagos-Quintana et al, 2002; Wulczyn et al, 2007). In contrasto con la loro espressione nei tessuti differenziati, forme mature di let-7 sono assenti in cellule staminali embrionali umane e murine, e un tema comune sembra un loro aumento di espressione in seguito al differenziamento (Lagos-Quintana et al, 2002; Sempere et al, 2004; Mineno et al, 2006; Wulczyn et al, 2007), rispecchiando l’espressione di let-7 nelle cellule di giunzione differenzianti di C.elegans. In effetti, una delle funzioni principali del let-7 sembra quella di promuovere il differenziamento cellulare: l’espressione del let-7a, let-7c e let-7e maturi è aumentata durante lo sviluppo cerebrale di topo (Wulczyn et al, 2007), e in un altro studio il let-7 è stato trovato espresso in progenitori cellulari di tessuto mammario indotti a differenziare (Ibarra et al, 2007). Un’altra funzione della famiglia let-7 è il controllo del ciclo cellulare: la perdita di let-7 in C.elegans e Drosophila conduce ad una iper-proliferazione cellulare (Reinhart et al, 2000; Caygill e Johnston, 2008) e, allo stesso modo, il blocco d’espressione di let-7 nella linea di carcinoma polmonare umana A549 induce un’aumentata proliferazione, mentre la sua iper-espressione blocca la progressione del ciclo cellulare (Johnson et al, 2007). Alcuni studi suggeriscono che bassi livelli di let-7 potrebbero essere usati come una caratteristica diagnostica di certe popolazioni di cellule staminali: ad esempio, una bassa espressione di let-7c è stata usata per arrichire le cellule staminali in una linea di epitelio mammario murino Comma-Dβ, mentre un’iper-espressione di let-7c riduceva la sotto-popolazione delle cellule autorinnovanti (Ibarra et al, 2007). 43 Questi dati suggeriscono che la regolazione del differenziamento e della proliferazione cellulare sono funzioni conservate della famiglia let-7 durante l’evoluzione delle specie. Tuttavia, sebbene i miRNA della famiglia let-7 abbiano caratteristici “pattern” di espressione temporali durante lo sviluppo, un ruolo diretto del let-7 nello sviluppo dei vertebrati non è stato ad oggi chiaramente dimostrato. Il ritardo nell’identificazione di queste funzioni è probabilmente dovuto alle difficoltà associate al silenziamento dei molteplici membri della famiglia nello stesso animale, e alla possibile ridondanza dei membri di una famiglia così numerosa (Roush e Slack, 2008). 3.5.2 Let-7 e tumori Le proprietà di de-differenziamento e di aumento della proliferazione appena descritte, sono anche caratteristiche tipiche delle cellule tumorali. In effetti, la ridotta espressione di vari membri della famiglia let-7 è stata associata a molti tumori umani (Büssing et al, 2008) ed alle cellule staminali tumorali (Yu et al, 2007), suggerendo un ruolo di questi miRNA come oncosoppressori nei tumori umani. In particolare, l’espressione dei miRNA let-7 è stata trovata ridotta in linee cellulari e tessuti primari di carcinoma polmonare (Takamizawa et al, 2004; Johnson et al, 2007) e, in pazienti affetti da carcinoma polmonare a cellule non piccole, associata a cattiva prognosi (Takamizawa et al, 2004). Questi dati sono in accordo con l’osservazione che diversi membri della famiglia let-7 mappano su siti cromosomici frequentemente deleti nei tumori polmonari (Calin et al, 2004). Potenziali meccanismi molecolari di una funzione oncosoppressoria dei miRNA let-7 emergono da diversi studi, nei quali è stato riportato che let-7 regola numerosi oncogeni. E’ stato dimostrato che K-RAS e NRAS sono bersagli molecolari di let-7, suggerendo che questi miRNA possano funzionare da oncosoppressori nei carcinomi polmonari in vivo riducendo l’espressione di RAS (Johnson et al, 2005). Un altro bersaglio molecolare di let-7 è l’oncogene MYC, sebbene la rilevanza in vivo di questa interazione debba essere ancora completamente chiarita (Leucci et al, 2008). Il cluster altamente conservato del let-7a, let-7d e let-7f può essere coinvolto nei linfomi a cellule B, poiché sembra esser regolato direttamente dall’oncogene v-myc (v-myc myelocytomatosis viral oncogene homolog). E’ stato dimostrato che let-7a reprime l’espressione di MYC nel linfoma di Burkitt, suggerendo l’esistenza di un circuito a “feedback” negativo 44 (Sampson et al, 2007; Chang et al, 2008). Numerosi gruppi hanno riportato che un altro importante oncogene, HMGA2, è regolato negativamente da membri della famiglia let-7 (Lee e Dutta, 2007; Mayr et al, 2007). Nei tumori le mutazioni di HMGA2 frequentemente causano delezioni del 3’ UTR, portando all’eliminazione dei siti di legame per let-7, e alla iper-espressione della proteina HMGA2 che promuove il cancro (Mayr et al, 2007). Numerosi lavori hanno identificato altri bersagli dei miRNA let-7 che supportano la potenziale rilevanza di questa famiglia di miRNA nel controllo del ciclo cellulare in cellule tumorali: CDC25a e CDK6, due regolatori fondamentali nella progressione del ciclo cellulare, si sono rivelati bersagli diretti di let-7 (Johnson et al, 2007), così come la ciclina D1 (Schultz et al, 2008). Studi recenti riportano che due proteine in grado di legare l’RNA, Lin28 e Lin28B, sono in grado di bloccare il corretto processamento e maturazione dei precursori della famiglia let-7, suggerendo che l’aberrante aumento di espressione di Lin28 e Lin28B, frequentemente riscontrata nei tumori umani, possa promuovere la tumorigenesi tramite la repressione di let-7 (Viswanathan et al, 2009). La proteina Lin28 lega il trascritto primario e il precursore a forcina del microRNA (pri-let-7 e pre-let-7) inibendo il taglio da parte di Drosha. Lin28 è in grado anche di promuovere l’uridilazione terminale del pre-let-7, mediante una uridil-transferasi 3’terminale, determinando la degradazione del trascritto. Questo indica che Lin28 inibisce la processazione attuata da Dicer (Viswanathan et al, 2008; Viswanathan and Daley, 2010). Inoltre, il ripristino dell’espressione di let-7 in cellule di leucemia mieloide cronica K-562 mediante inibizione dell’espressione di Lin28, diminuisce la capacità proliferativa e quella di formare colonie in soft agar, e stimola modificazioni morfologiche indicative di un’induzione del differenziamento (Newman et al, 2008; Viswanathan et al, 2008; Viswanathan et al, 2009). Nonostante la ridotta espressione dei membri della famiglia let-7 sia stata generalmente associata ad un aumento della capacità trasformante in vitro in vari tipi tumorali, alcuni dati contrastanti in vari tipi di cancro suggeriscono che la funzione della famiglia let-7 non sia ancora completamente chiarita, e che singoli membri della famiglia let-7 possano avere ruoli distinti. E’ possibile infatti che i 13 loci genici di let7 nell’uomo non esistano semplicemente per avere diverse funzioni nei vari tessuti, ma potrebbero avere differenti funzioni nella stessa cellula. Alcuni lavori riportano che in certi tumori alcune isoforme di let-7 sono iper-espresse mentre altre sono perse. Ad esempio, in uno studio sul mesotelioma maligno, è stato trovato iper45 espresso il let-7b, mentre l’espressione del let-7g era fortemente ridotta (Guled et al, 2009). Per quanto riguarda il let-7c, particolarmente importante per il lavoro di questa tesi, è un miRNA intronico localizzato sul cromosoma 21 in un introne del gene noncodificante proteine LINC00478, all’interno del quale si trovano anche il miR-99a and miR-125b-2, ed è espresso ubiquitariamente in tessuti murini ed umani (Ro et al, 2007). Let-7c presenta funzioni oncosoppressive che correlano con il suo coinvolgimento nella carcinogenesi (Shell et al, 2007). E’ stato individuato un gruppo di LOG (let-7–regulated oncofetal genes) sovra-espressi in molti carcinomi umani la cui sovra-espressione correlava con la perdita di espressione di let-7. L’RNA di questi geni era ipo-regolato da una sovra-espressione esogena del let-7(Boyerinas et al, 2008). Questa attività di oncosoppressore è stata riportata anche in modelli di tumore della prostata e del polmone. In particolare, nei carcinomi polmonari la modulazione dell’espressione del let-7c è strettamente correlata a quella dell’oncogene RAS, la cui attivazione è un evento cruciale per l’insorgenza della neoplasia (Johnson et al, 2005; Ozen et al, 2008). Il let-7c è stato mostrato essere anche direttamente implicato nell’epatocarcinoma, essendo la sua espressione diminuita durante la progressione tumorale (Pineau et al, 2010). Nei tumori ematopoietici, il let-7c è regolato negativamente in pazienti di LAM con t(8;21), inv(16) e con Linfoma di Burkitt (Jongen-Lavrencic et al, 2008; Leucci et al, 2008). Jongen-Lavrencic e colleghi, hanno valutato l’espressione di 260 miRNA in 215 casi LAM di nuova diagnosi, appartenenti a diversi gruppi citogenetici. In questo studio hanno mostrato che una ridotta espressione di let-7b e let-7c consentiva di discriminare le LAM con t(8;21) e inv(16) dagli altri gruppi definiti a livello molecolare, suggerendo un potenziale ruolo onco-soppressivo di let-7b e let-7c in questi sottotipi di leucemia (Jongen-Lavrencic et al, 2008). Inoltre, nostri dati recenti mostrano che l’espressione ectopica del let-7c è sufficiente a indurre il differenziamento mieloide in linee cellulari e blasti primari derivati da pazienti di AML di nuova diagnosi (Pelosi et al, 2012). In conclusione, la funzione della famiglia di miRNA let-7 come oncosoppressore in molti tipi di cancro, incluse le leucemie, rende estremamente importante sia la comprensione di come i vari membri let-7 vengano regolati, che l’ulteriore definizione di quali siano i loro bersagli nella tumorigenesi e i meccanismi molecolari 46 nei quali sono implicati. E’ possibile infatti che la dettagliata comprensione di questi meccanismi possa condurre allo sviluppo di nuove terapie contro il cancro. 47 Obiettivi della ricerca Dati recenti suggeriscono che una significativa porzione del genoma umano è regolata da miRNA. Numerosi studi hanno, inoltre, dimostrato che l’espressione dei miRNA è spesso deregolata nelle malattie umane, incluse quelle che riguardano il tessuto ematopoietico. Comunque, sebbene l’importanza biologica dei miRNA sta diventando sempre più chiara, la regolazione della loro espressione non è ancora pienamente conosciuta. Nel laboratorio in cui è stata svolta questa tesi, è stata osservata un’espressione coordinata del let-7c con il suo gene ospite LINC00478, che è un bersaglio del repressore trascrizionale PML/RARα . Inoltre, in seguito a trattamento con ATRA, che porta alla rimozione di PML/RARα, il let-7c mostrava una coordinata espressione con il suo gene ospite suggerendo, quindi, che l’espressione del miRNA fosse regolata esclusivamente dal promotore del suo gene ospite (Careccia et al., 2009). Il let-7c è un miRNA intronico, e fino a poco tempo fa era opinione diffusa che tali miRNA, a differenza di quelli intergenici che presentano elementi regolatori propri, fossero semplicemente trascritti dal promotore del gene ospite con un meccanismo mediato dalla RNApol II, e maturati in seguito, tramite il canonico macchinario di “splicing” dell’RNA. Tuttavia, recentemente è stato dimostrato come la regolazione dei miRNA intronici sia molto più complessa (vedi Discussione), ammettendo l’esistenza anche di una loro regolazione indipendente dal gene ospite. Per quanto sopradetto, lo scopo di questa ricerca è quello di valutare l’esistenza di un promotore per il let-7c in grado di regolarlo indipendentemente dal suo gene ospite e di identificare i possibili meccanismi di regolazione trascrizionale coinvolti nella ridotta espressione del let-7c in blasti di LAP rispetto a promielociti normali. 48 Materiali e metodi Linee cellulari e condizioni di coltura Le linee cellulari leucemiche NB4, HEL, HL-60, KG-1, K-562, SKNO-1, THP-1, U937 e UF-1 sono state cresciute in terreno di coltura RPMI + Glutamax (Gibco, Life Technologies) contenente il 10% di siero bovino fetale (FBS) o 20% per le BV-173, GDM-1, KG-1a, KASUMI-1 e PL-21 inattivato per 1 ora a 56 °C (Hyclone, Perbio, Logan, Utah), e 1% di penicillina-streptomicina (Cambrex Bio-Science, Verviers, Belgio). Le OCI-AML3 sono state coltivate in alpha-MEM (Life Technologies Invitrogen, Carlsbad, CA, USA) con l’aggiunta del 20% di siero bovino fetale (FBS, Hyclone, Perbio, Logan, Utah) e 1% di penicillina-streptomicina (Cambrex Bio-Science, Verviers, Belgio). Le cellule, che crescono in sospensione, sono state piastrate ad una concentrazione compresa tra 0,1-1 x 106 cellule/mL. Le linee cellulari di adenocarcinoma polmonare H1299 e A549, di adenocarcinoma di mammella MCF-7 e di carcinoma ovarico A2780 sono state cresciute in RPMI (Life Technologies Invitrogen, Carlsbad, CA, USA) con il 10% di FBS (Cambrex Bio-Science, Verviers, Belgium) e 1% di penicillina-streptomicina (Cambrex Bio-Science, Verviers, Belgio). Le linee di adenocarcinoma di mammella SKBR3 e MDA-231, di neuroblastoma SH-SY5Y, di epatocarcinoma Hep-G2 e di carcinoma colorettale HCT116 sono state cresciute in Dulbecco’s modified Eagles medium (DMEM; Life Technologies Invitrogen, Carlsbad, CA, USA) contenente il 10% di FBS o 15% FBS per le SH-SY5Y, (Cambrex Bio-Science, Verviers, Belgium) e 1% di penicillinastreptomicina (Cambrex Bio-Science, Verviers, Belgio). La linea di adenocarcinoma di prostata LNCaP è stata cresciuta in RPMI con 10% FBS (Cambrex Bio-Science, Verviers, Belgium), 1% di penicillina-streptomicina (Cambrex Bio-Science, Verviers, Belgio), e con l’aggiunta di glucosio allo 0,35%. Tutte le linee sono state coltivate alla temperatura di 37 °C, in atmosfera con 5% di CO2 e umidità al 90%. I trattamenti con acido retinoico tutto-trans (ATRA; Sigma, St Louis, MO) sono stati fatti alla concentrazione di 1 µM per 24h nei saggi luciferasici e 72h per l’analisi di ChIP. 49 Preparazione di RNA e cDNA L’estrazione dell’RNA totale dalle cellule analizzate è stata effettuata con il metodo che impiega il reagente Trizol®, seguendo il protocollo fornito dalla ditta (Reagent, GibcoBRL). Per la preparazione di cDNA, è stato usato 1 μg di RNA totale per campione, in una miscela di reazione contenente i seguenti componenti: • RT-buffer 1X [Tris-SO4 pH 9,1; (NH4)2SO4 90 mM]; • 200 nM dNTP; • 150 ng di esameri casuali (sequenze casuali di nucleotidi in grado di appaiarsi a qualsiasi sequenza di RNA); • 2,5 μM ditiotreitolo (DTT); • 2 unità RNasi Out; • 10 unità retrotrascrittasi del virus della leucemia murina (M-MLV, 10 u/μl, Roche Diagnostics). La miscela di reazione è stata portata ad un volume finale di 30 μl con acqua RNasi free ed i campioni incubati per 1 h a 37°C. Stem-loop RT-PCR L’espressione del let-c maturo è stata misurata tramite un metodo che prevede una retrotrascrizione che fa uso di primers “stem-loop”, seguita dall’analisi mediante Real-Time PCR (stem loop RT-PCR; Chen et al, 2005). Per ogni campione, sono stati retro-trascritti 50 ng di RNA totale in una mix di reazione così composta: • dNTP mix (100 mM) 0,15 µl • Multiscribe™ RT (50U/µl) 1,00 µl • 10 X RT Buffer 1,5 µl • Rnase inhibitor (20 U/µl) 0,19 µl alla quale sono stati aggiunti 3 µL di primer microRNA-specifico per hsa-let-7c, oppure per lo “small-non coding” RNA U19 (RNU19), usato come normalizzatore 50 interno (0,25 mM; Applied Biosystems), e acqua RNasi-free fino al volume finale di 15 µL. La mix di reazione è stata incubata 5 minuti in ghiaccio, poi 30’ a 16°C, 30’ a 42°C, e 5’ a 85°C. Real Time PCR Le reazioni di Real-Time PCR (qRT-PCR), sono state effettuate utilizzando un termociclatore della ditta Applied Biosystem modello 7500 Real Time PCR System SDS v1,2. L’espressione del let-7c è stata misurata mediante primers e sonda specifici, sintetizzati dalla ditta Applied Biosystem. Le reazioni di amplificazione per ciascun campione sono state effettuate in triplicato in un volume finale di 20 μl contenente: 1 μl del prodotto di retro-trascrizione specifico per il miRNA, 10μl di TaqMan® Universal PCR Master Mix 2X (Applied Biosystem), 1 μl di una mix di sonda TaqMan® 200 nM, primer senso e primer antisenso 20x (Applied Biosystem) e acqua DNasi ed RNasi-free. Il ciclo di amplificazione usato è quello standard, che prevede una prima fase di 2 minuti a 50°C, una seconda fase di 10 minuti a 95°C seguita da una successione di 40 cicli a 95°C per 15 secondi e 60°C per 1 minuto ognuno. I dati ottenuti sono stati analizzati con il metodo comparativo dei ΔΔCt o delle fold change. Per l’espressione di let-7c, la normalizzazione è stata fatta con sonde e primers specifici per lo “small-non coding” RNU19 (Applied Biosystem). L’espressione di LINC00478 è stata misurata con il metodo Sybr Green®; le reazioni di amplificazione, per ciascun campione, sono state effettuate in triplicato in un volume finale di 20 μl contenente: 1 μl del prodotto di retro-trascrizione, 10 μl di Sybr Green® Master Mix 2x, primers specifici 300 nM (FW - CCATGGTGATGTGAAGATGAGAA; RV - CCTGAAGATCTGGTTTGCAGAA) e acqua fino al volume di 20 μl. Il ciclo di amplificazione usato è quello standard, incluso lo stadio finale di dissociazione. I dati ottenuti sono stati analizzati con il metodo comparativo dei ΔΔCt. La normalizzazione è stata fatta con primers specifici per il gene GAPDH (FW - TCCCTGAGCTGAACGGGAAG; RV - GGAGGAGTGGGTGTCGCTGT). 51 Analisi bioinformatica Al fine di identificare un putativo nuovo inizio della trascrizione, una regione di 10kb a monte del pre-let-7c è stata sottomessa a vari motori di ricerca in grado di riconoscere elementi regolatori caratteristici dei promotori. In particolare sono stati usati: Promoter Scan v.1.7 (http://www-bimas.cit.nih.gov/molbio/proscan/); BDGP (http://www.fruitfly.org/seq_tools/promoter.html); FPROM(http://www.softberry.ru/berry.phtmlgroup=programs&subgroup=promoter &topic=fprom). È stata inoltre eseguita, con il software MatInspector Professional di Genomatix (http://www.genomatix.de), una ricerca di siti di legame per specifici fattori di trascrizione nella regione al 5’ del putativo TSS identificato in silico. Per identificare la presenza di isole CpG è stato usato il software CpG Island searcher(http://cpgislands.usc.edu/). 5‘ rapid amplification of cDNA ends (5‘ RACE) Questa procedura, il cui protocollo è fornito dal kit commerciale della Invitrogen, permette la sintesi e l’amplificazione della regione 5’ terminale del cDNA mediante PCR. La sintesi del primo filamento di cDNA è stata effettuata partendo da 5μg di RNA estratto dalla linea cellulare LNCaP con Trizol (Invitrogen) trattato con DNasi I, utilizzando primers specifici (GSP1) [GSP1: 5’-ACGTAAAATGTCTTCTGAC-3’]. La reazione è catalizzata da una trascrittasi inversa fornita dal kit (SuperScript TM II RT) in presenza di PCR buffer, MgCl2, dNTPs e DTT. Dopo la sintesi è stato ottenuto un doppio filamento ibrido formato da mRNA-cDNA. L’emifilamento di mRNA è stato degradato attraverso l’utilizzo di una RNAsi mix. A questo punto il cDNA a singolo filamento è stato purificato mediante l’utilizzo di una colonna S.N.A.P., fornita dal kit. I componenti del buffer, i dNTPs non utilizzati, gli enzimi ed i primer rimasti in soluzione sono stati così rimossi. 52 E’ stata quindi aggiunta all’estremità 3’ del cDNA, attraverso l’utilizzo della TdT (Terminal deoxynucleotidil Transferase) e in presenza di dCTP, una coda omopolimerica di poli(C) che permette di creare un sito di attacco per un primer di ancoraggio (anchor primer) che sarà utilizzato nella successiva reazione di amplificazione. Il cDNA poliC è stato successivamente amplificato tramite una reazione di PCR usando un primer senso GSP-2 [GSP2: 5’-AGGGTTTGGACCAGGATCT-3’] che appaia a monte del primer GSP-1 ed un primer antisenso AAP (Abridged Anchor Primer), fornito nel kit, complementare alla coda di poliC. Il prodotto di PCR è stato controllato mediante elettroforesi su gel d’agarosio e la dimensione della banda amplificata è stata valutata dal confronto con il marker 1Kb DNA ladder plus (Invitrogen). Successivamente, è stata eseguita una nested PCR con un primer senso GSP3 che appaia a monte del primer GSP2 [GSP3: 5’ CAAAATGCTATACACAGTGCCG-3’] ed un primer antisenso AUAP (Abridged Universal Amplification Primer) che appaia con l’AAP. Il prodotto di PCR è stato quindi clonato nel TA cloning vector pCR2.1 (Invitrogen) e sequenziato. Costrutti luc e saggi luciferasici Il frammento di 1.7 Kb del promotore intronico del let-7c, contenente i siti RARE non canonici, la TATA box e la sequenza CAAT, è stato amplificato tramite PCR convenzionale utilizzando DNA genomico umano usando i seguenti primers: FW: 5’-AAAAGAGCTCGCAGTTTGTGTCCCATTGAA-3’ RV: 5’-AAAACTCGAGGAGAATTGAAGCCTGCCTTG-3’. Il frammento di 2 Kb del promotore del gene ospite è stato amplificato allo stesso modo con i seguenti primers: FW: 5’-AAAAAGCTAGCGACAGCCACAGT-3’ RV: 5’-AAAACTCGAGAACCAGCCAGTG-3’. I prodotti amplificati sono stati separati mediante elettroforesi su gel d’agarosio “low melting” (SeaPlaque GTG). Le banda corrispondenti ai frammenti d’interesse sono 53 state isolate e purificate utilizzando il QIAquick Gel Extraction Kit (Qiagen) e clonate nel vettore pGL3 Basic (Promega) a monte del gene della luciferasi. Per i saggi di attività luciferasica, la linea cellulare NB4 è stata trasfettata mediante elettroporazione con Nucleofector 4D system (Lonza, Walkersville, MD,USA) con 0,4 µg dei costrutti luc contenenti il frammento di promotore intronico del let-7c (pGL3let-7c-intronic prom), il frammento di promotore del gene ospite (pGL3-LINC00478 prom), il vettore pGL3-Basic vuoto (Ctrl) e 10 ng di Renilla luciferasi pRL-TK. Il vettore pRL-TK, che fornisce un’espressione costitutiva della luciferasi Renilla, è stato co-trasfettato come controllo interno per correggere le differenze sia nell’efficienza di trasfezione che di raccolta delle cellule. Dopo 16 ore dall’elettroporazione è stato fatto un cambio di terreno e le cellule sono state trattate con ATRA 1µM. 24 ore dopo il trattamento sono state raccolte. Le linee cellulari H1299 e LNCaP sono state trasfettate transientemente con Lipofectamine® 2000 (Invitrogen) in dish da 60 mm, usando 2 µg dei vettori pGL3let-7c-intronic prom, pGL3-LINC00478 prom, il vettore pGL3 Basic vuoto e 10 ng di Renilla luciferasi pRL-TK. Le cellule sono state raccolte 24 ore dalla trasfezione. L’attività luciferasica è stata misurata e normalizzata con l’attività della Renilla, usando il kit Dual Luciferase assay (Promega). L’attività luciferasica normalizzata del controllo (pGL3 Basic) è stata posta uguale a 1. Per ogni esperimento, i punti sono stati fatti in triplicato. Trasfezioni transienti La linea cellulare NB4 è stata trasfettata mediante elettroporazione con Nucleofector 4D system (Lonza, Walkersville, MD,USA). Per ogni campione, 2-4 x 106 cellule/cuvetta sono state centrifugate a 200 g a temperatura ambiente (RT) per 10’. I pellet sono stati risospesi in 100 µL di buffer di elettroporazione SF + Supplement 1 (Lonza) cui sono stati aggiunti 0,4 µg dei costrutti luc, 10 ng di Renilla luciferasi pRLTK, usata come normalizzatore interno, e trasferiti in cuvetta. Il programma di elettroporazione usato è stato il EH-100. Dopo l’elettroporazione, le cellule sono state incubate per 10’ a RT, poi piastrate alla densità di 1 milione cellule/mL in terreno senza antibiotici. Dopo 16 ore è stato fatto un cambio di terreno e le cellule sono state piastrate in terreno completo alla densità di 0,1-0,2 milioni/mL. L’efficienza di 54 trasfezione è stata verificata elettroporando le cellule in cuvetta alle medesime condizioni con 0,4 µg di plasmide pmaxGFP® (Lonza), e misurando la percentuale di cellule GFP-positive a 24 ore dalla trasfezione tramite conta al microscopio. Nei vari esperimenti, l’efficienza di trasfezione è stata del 59% ±5%. Le linee cellulari H1299 e LNCaP sono state trasfettate transientemente con Lipofectamine® 2000 (Invitrogen) in dish da 60 mm secondo il protocollo fornito dalla ditta. Immunoprecipitazione della cromatina (ChIP) L’immunoprecipitazione della cromatina (ChIP) è una tecnica che permette l’individuazione, in sistemi cellulari, dei legami esistenti tra le proteine e specifiche regioni del DNA. La tecnica si basa sul fatto che è possibile convertire in legami covalenti le deboli interazioni tra i fattori trascrizionali ed il DNA. L'utilizzo della ChIP prevede che le cellule siano inizialmente fissate con formaldeide all’1% che permette di convertire in legami covalenti le deboli interazioni tra i fattori trascrizionali ed il DNA genomico (crosslink del DNA). Il DNA legato covalentemente alle proteine viene sottoposto a “sonicatura” e cioè ridotto, con l’utilizzo di ultrasuoni, a frammenti di dimensioni comprese fra 500 e 2000 paia di basi. Dopo “sonicatura” il materiale ottenuto è utilizzato in esperimenti di immunoprecipitazione con anticorpi specifici per la proteina di interesse. La cromatina immunoprecipitata è poi sottoposta ad una reazione di “reverse crosslinking” per scindere il legame tra il fattore proteico selezionato nell’immunoprecipitazione e la sua sequenza bersaglio. Una successiva reazione di PCR con sequenze di innesco specifiche sul DNA immunoprecipitato consente poi di identificare le sequenze di DNA connesse con le proteine di interesse (Gurtner et al, 2003). a) “Crosslinking” con formaldeide La formaldeide è stata aggiunta direttamente al terreno di coltura delle cellule ad una concentrazione finale dell’1% per 10 minuti alla temperatura di 22°C. Per evitare che la formazione di troppi legami mascheri i siti antigenici delle proteine stesse, la reazione è stata bloccata aggiungendo glicina 0,125 M per 5 minuti a 22°C. Quindi le cellule sono state raccolte, lavate con PBS 1X freddo, e centrifugate per ottenere i pellet cellulari. b) Preparazione dei nuclei 55 Il pellet cellulare è stato risospeso in 5 volumi di tampone di lisi (PIPES 5 mM pH 8; KCl 85 mM; NP40 0,5%), e lasciato in ghiaccio per 30 minuti. I nuclei sono stati quindi separati meccanicamente con l’apposito pestello “Dounce” (Wheaton Instruments) e recuperati centrifugando per 10 minuti a 2000 rpm a 4°C. Il pellet nucleare è stato risospeso in 500-1000 μl di tampone di “sonicatura” (SDS 0,1%; EDTA 10 mM; TrisHCl 50 mM pH 8). c) Frammentazione della cromatina La cromatina contenuta nei nuclei isolati è stata frammentata con il sonicatore (Bandelin Sonopuls HD 2070) in ghiaccio per 1 minuto alla massima potenza. I parametri di “sonicatura” (tempo e potenza) variano da campione a campione. Le dimensioni dei frammenti di DNA ottenuti sono stati controllati caricando 5 μl della soluzione di cromatina su un gel d’agarosio allo 0,8%. Quindi i detriti cellulari sono stati rimossi centrifugando a 14000 rpm per 10 minuti a 4°C. Il supernatante è stato successivamnte diluito 10 volte nel tampone di diluizione (SDS 0,01%; TritonX-100 1,1%; EDTA 1,2 mM; Tris-HCl 16,7 mM pH 8,1; NaCl 16,7 mM). d)“Pre-clearing” della cromatina La cromatina “sonicata” è stata incubata per 1 ora in agitazione continua a 4 °C con 20 μl di proteina G coniugata alle biglie di agarosio (Pierce) per eliminare la frazione di DNA con sequenze altamente ripetute che possono legarsi aspecificamente alle resine usate nell’immunoprecipitazione. Successivamente i campioni sono stati sottoposti a breve centrifugazione a 14000 rpm e il sovranatante recuperato. e) Immunoprecipitazione della cromatina Per la successiva immunoprecipitazione il sovranatante è stato diviso in aliquote uguali da 60 μg di DNA ed immunoprecipitato, a 4 °C in agitazione per una notte, con i seguenti anticorpi specifici: anti-PML (PG-M3 and H-238), anti-RXR (∆N 197), antip300 (N-15) (Santa Cruz Biotechnology, Santa Cruz, CA, USA); anti-HDAC1 (3284) (Sigma-Aldrich, St Louis, MO, USA) anti-H3K9me3 (ab8898) (Abcam, Cambridge, UK); anti-H3K4me2 (07-030), anti-H3K4me3 (07-473), anti-H3K9ac (07-352), antiH3K14ac (07-353), anti-H3K27ac (07-360) (Millipore, Billerica, MA, USA). In un campione (il No Ab) non è stato aggiunto nessun anticorpo. f) Raccolta degli immunocomplessi Per la raccolta degli immunocomplessi sono stati aggiunti 30 μl di proteina G saturata (vedi avanti Saturazione della proteina G) agli immunocomplessi e incubati per 2 ore a 4°C. In questo modo gli immunocomplessi che si sono formati tra gli anticorpi e le 56 loro proteine bersaglio, eventualmente legate al DNA, si legano attraverso il loro frammento cristallizzabile (FC) alla proteina G e possono in tal modo essere raccolti centrifugando a 14000 rpm. Dopo centrifugazione, il supernatante che conterrà la cromatina non immunoprecipitata è stato rimosso, e gli immunocomplessi legati alle biglie sono stati sottoposti a 10 lavaggi. E’ stato recuperato solamente il supernatante dei campioni No Ab, che viene utilizzato come “input”, che sarà trattato dal “reverse crosslinking” in poi. L’“input”, amplificato attraverso la PCR, fornisce infatti sia una misura della quantità di cromatina che era contenuta nei diversi campioni al momento dell’immunoprecipitazione, sia informazioni sulla specificità dell’amplificazione di una sequenza bersaglio ottenuta dalla PCR. g) Saturazione della proteina G Contemporaneamente all’immunoprecipitazione della cromatina (punto e), alle stesse condizioni di tempo e temperatura, la quantità di proteina G necessaria per la raccolta degli immunocomplessi (30 μl per campione) è stata saturata, incubandola con 1 mg/ml di DNA di salmon-sperma “sonicato” e 1 mg/ml di albumina sierica bovina (BSA), in un volume finale di 60 μl a campione raggiunto aggiungendo tampone di immunoprecipitazione (SDS 0,1 %, EDTA 10mM, Tris HCl 50 mM pH 8, desossicolato 0,5%, LiCl 150 mM). Lo scopo di questo passaggio è quello di neutralizzare i siti della proteina G e dell’agarosio coniugato cui si può legare in maniera aspecifica il DNA da immunoprecipitare o la proteina anticorpale dando risultati falsamente positivi. h) Lavaggi degli immunocomplessi ed eluizione Gli immunocomplessi sono stati lavati 4 volte con un apposito tampone di lavaggio a bassa salinità (SDS 0,1 %,Triton X-100 1%, EDTA 2 mM, Tris-HCl 20 mM pH 8.1, NaCl 150mM), 4 volte con un tampone di lavaggio ad alta salinità (SDS 0,1%, Triton X-100 1%, EDTA 2 mM, Tris-HCl 20 mM pH 8.1, NaCl 500 mM) e 2 volte con TE 1X (Tris-HCl 10 mM, EDTA 1 mM pH 8.0). Ciascun lavaggio è stato fatto in agitazione continua a 4°C per 5 minuti seguito da centrifugazione alla velocità di 3000 rpm per 3 minuti a 4°C. Gli immunocomplessi sono stati poi eluiti dalla resina con 200 μl di tampone di eluizione (SDS 1%; NaHCO3 0,1 M) per 2 volte a temperatura ambiente in agitazione continua per 10 minuti e centrifugati brevemente a 14000 rpm per recuperare il supernatante. i)“Reverse crosslinking” 57 Infine, aggiungendo NaCl 200 mM per 5 ore a 65°C all’eluato, abbiamo ottenuto il distacco dell’anticorpo e della proteina bersaglio dal DNA (“reverse crosslinking”). I residui proteici sono stati successivamente eliminati con un trattamento con proteinasi K (Roche Diagnostics, Mannheim, Germania), aggiungendo 10 μl di EDTA 0,5 M, 20 μl di Tris-HCl 1 M pH 6.8, 2 μl di proteinasi K 10 mg/ml, per 2 ore a 45°C. l) Estrazione del DNA La purificazione del DNA è stata ottenuta aggiungendo ad ogni campione 1 volume di fenolo:cloroformio:alcol isoamilico 25:24:1, centrifugando a temperatura ambiente per 10 minuti a 14000 rpm e recuperando la fase superiore contenente gli acidi nucleici. Il DNA è stato quindi precipitato a -20°C per tutta la notte aggiungendo nell’ordine: 1/10 di NaAc 3 M pH 7, 1 μl di glicogeno (che permetterà di visualizzare più facilmente il pellet di DNA) e 2,5 volumi di etanolo al 100%. Dopo centrifugazione, il DNA è stato lavato in etanolo al 70% e risospeso in 30 μl di acqua bidistillata autoclavata (gli input in 100 μl, poiché molto concentrati). m) Quantificazione dell’immunoprecipitato mediante PCR Il risultato della ChIP è stato analizzato eseguendo una Real Time-PCR con il metodo Sybr Green® sul DNA ottenuto in ogni immunoprecipitazione specifica con primers complementari ai promotori dei geni esaminati. L’amplificazione del DNA avviene solo se la proteina, bersaglio dell’anticorpo utilizzato, era legata alla sequenza di DNA amplificata al momento dell’immunoprecipitazione. Le sequenze dei primers utilizzati sono le seguenti: C21 RARE FW: 5’ –CAGCTTCGCGGTAATT– 3’ C21 RARE RV: 5’ –TCCTCCTAGACCCTGACAGCAG– 3’ ER4 FW: 5’ –CCAATTCCTTGAAACCAGTAACTAAAC– 3’ ER4 RV: 5’ –GCCATGAATGTAGTATTACGAGCCTAT– 3’ DR3 FW: 5’ –CCTGATAAGACAATGAAACCAAAACA– 3’ DR3 RV: 5’ –CAAATGTGAAATAAGAGGCAGCAT– 3’ #1 FW: 5’ –GGTTCTTTTTAGTGCCGCTCAGT– 3’ #1 RV: 5’ –CACAATTTCCTTAAGCAGAATTTAAAGC– 3’ #2 FW: 5’ – CTTGTACCTCCATGCTGCCTC– 3’ #2 RV: 5’– AAGCCAGTGAAAGTTGGTGTACC– 3’ #3 FW: 5’– CGCTCAGTATGTTTGGTTTCTGTAC– 3’ #3 RV: 5’- AGCCAAACAGGAAAGCAAGC– 3’ 58 Analisi statistica Per ogni esperimento, i risultati sono espressi come media aritmetica di 3 esperimenti indipendenti, ± l’errore standard della media (Standard Error of the Mean, S.E.M.). Le analisi statistiche sono state condotte usando il test t di Student. L’analisi di correlazione è stat eseguita usando il coefficiente di correlazione di Pearson. 59 RISULTATI Identificazione di un nuovo TSS per il miRNA let-7c Allo scopo di verificare l’esistenza di un nuovo promotore in grado di regolare il let-7c indipendentemente dal suo gene ospite, abbiamo eseguito un’analisi in silico della regione genomica che si estende per 10 kb a monte della sequenza del pre-miRNA usando gli algoritmi: ProScan v.1.7, BDGP and F/PROM. Questi strumenti bioinformatici hanno predetto un singolo putativo TSS, non ancora descritto, localizzato circa 700 bp a monte del pre-let-7c, all’interno del sesto introne del gene ospite del let-7c, LINC00478 (Figura 5a). L’analisi bioinformatica ha inoltre rivelato che questa regione presenta elementi regolatori tipici di promotori associati alla RNA Polimerasi II e siti di legame per fattori di trascrizione altamente conservati, come TATA box e CAAT box. Per validare sperimentalmente questo putativo TSS, abbiamo utilizzato la tecnica della “5’ Rapid Amplification of cDNA Ends” (RACE). A causa della natura labile dei pri-miRNA dovuta al loro rapido processamento, non siamo stati in grado di ottenere un prodotto di 5’ RACE dalla linea cellulare di LAP NB4, nella quale l’espressione del let-7c è molto bassa. Per questo motivo, abbiamo analizzato i livelli di espressione del let-7c in una serie di linee cellulari sia di tumore solido che leucemiche. I nostri dati mostrano che fra le lineee cellulari analizzate le LNCaP, un carcinoma della prostata, presentano i maggiori livelli di espressione di let7c (Figura 5b). Mediante analisi di 5’ RACE eseguita in questa linea cellulare, abbiamo ottenuto un singolo prodotto di amplificazione il cui sequenziamento ha permesso di localizzare esattamente il TSS: 668bp a monte del pre-let-7c, molto vicino al TSS identificato in silico (Figura 5c). 60 Figura 5. Identificazione di un nuovo TSS intronico del let-7c. let a) Rappresentazione schematica della del regione a monte del pre-let-7c.. In figura sono mostrati il putativo TSS (freccia azzurra) identificato, la TATA box (bottone verde) e la CAAT box (ottagono blu). Le distanze indicate sono relative al pre-let-7c. Le frecce (nera e gialla) indicano le posizioni dei primers GSP-1 e GSP-2 2 usati nella 5’ RACE; RACE b) Livello di espressione (2^-ΔCt) ΔCt) del let-7c nelle linee indicate. Le barre di errore indicano la S.E.M. (n=3); c) 5’-RACE su LNCaP. LNCaP Linea 1: prodotto di amplificazione del cDNA ottenuto usando i primer GSP-2 e Abridged Anchor Primer (AAP), linea 2: prodotto di amplificazione del cDNA c senza la coda di poli- (-dC) dC) usato come controllo per la specificità dei primers, linea 3: controllo negativo senza templato, linea M: marker 1kb. Analisi dell’attività trascrizionale del promotore intronico del let-7c let in cellule di leucemia promielocitica promielo acuta Per valutare se il nuovo promotore del let-7c let 7c possedesse un’attività trascrizionale intrinseca, abbiamo clonato, da DNA genomico umano di placenta, un frammento di 1700bp a monte del nuovo TSS intronico del let-7c let (vedi Materiali e Metodi) Metodi in un vettore “reporter” con attività luciferasica (pGL3-let-7c-intronic intronic prom). prom Analogamente, abbiamo clonato in un vettore luciferasico anche un frammento di 2000bp a monte del 5’UTR del gene ospite (pGL3-LINC00478 prom). Abbiamo quindi eseguito saggi di transattivazione transattivazione in cellule umane di LAP NB4 trasfettate transientemente con il costrutto pGL3-let-7c-intronic intronic prom, prom il costrutto pGL3-LINC00478 LINC00478 prom e con il vettore reporter vuoto (Ctrl). Come mostrato in Figura 6a, l’attività trascrizionale basale del vettore pGL3-let-7c-intronic intronic prom è maggiore 61 rispetto al controllo rappresentato dal vettore vuoto. Tuttavia, il vettore pGL3LINC00478 prom ha un’attività luciferasica ~2 volte più elevata rispetto al promotore intronico (Figura 6a). ). Dopo trattamento con ATRA ATRA soltanto l’attività del promotore del gene ospite è incrementata. Questi dati suggeriscono che l’aumento dei livelli d’espressione del pri--let-7c 7c osservati in cellule NB4 dopo ATRA (Figura ( 6b) sia principalmente dovuto all’attività del promotore del gene ospite. Figura 6. Attività trascrizionale del promotore intronico del let-7c let e del promotore del gene ospite LINC00478 in linee cellulari leucemiche. a) Saggi di attività luciferasica sulla linea cellulare NB4 trasfettata transientemente con i costrutti luciferasici contenenti il promotore intronico del let-7c let (pGL3-let-7c 7c intronic prom) prom ed il promotore del gene ospite LINC00478 (pGL3 pGL3-LINC00478 prom). L’attività luciferasica sica è stata misurata in cellule non trattate e dopo 24 ore di trattamento con ATRA ATR 1µM. I valori sono stati normalizzati per l’efficienza di trasfezione con l’attività del vettore co-trasfettato renilla pRLTK. Le barre di errore indicano la S.E.M. (n=3); b) Analisi dell’espressione, dell’espressione misurata tramite qRT-PCR, di pri-let-7c e del gene ospite os LINC00478 in cellule NB4 non trattate e dopo 24 ore di trattamento con ATRA 1µM. I valori sono stati normalizzati per l’espressione di GAPDH ed espressi come fold change rispetto al campione non trattato. trattato Le barre di errore indicano la S.E.M. (n=3). (n=3) Modificazioni epigenetiche del promotore del gene ospite del let-7c let LINC00478 dopo trattamento con ATRA Per studiare il contributo trascrizionale dei due promotori del let-7c, let intronico e del gene ospite, in cellule di LAP, abbiamo studiato le modificazioni modificazioni epigenetiche su tali regioni in cellule NB4 prima e dopo trattamento con ATRA. L’analisi con il software 62 CpG Island Searcher (vedi Materiali e Metodi) ha rivelato che sia sul promotore del gene ospite che sul promotore intronico del let-7c non sono presenti isole CpG. Data l’assenza di isole CpG su entrambi i promotori abbiamo escluso un coinvolgimento delle DNMT, quindi della metilazione del DNA, per la regolazione trascrizionale del let-7c. Precedentemente, avevamo dimostrato che PML/RARα legava il sito RARE presente sul promotore del gene ospite del let-7c in maniera ATRA-sensibile, e che il suo rilascio era accompagnato da un incremento dell’acetilazione dell’istone H3 (Careccia et al, 2009). In questo lavoro di tesi noi confermiamo questi dati e mostriamo una colocalizzazione di RXR con PML, il cui legame, così come per PML, è ridotto dopo trattamento con ATRA (Figura 7b). Inoltre, osserviamo la rimozione del legame dell’istone deacetilasi 1 (HDAC1) dal promotore del gene ospite LINC00478, ed un incremento dell’istone acetil trasferasi p300. In accordo con questi risultati, l’analisi di altri marcatori epigenetici della conformazione della cromatina mostra un notevole incremento dell’istone H3 acetilato in lisina 9, lisina 14 e lisina 27 (H3K9ac, H3K14ac e H3K27ac), ed una diminuzione del tri-metilato in lisina 9 (H3K9me3). In cellule non trattate, inoltre, ridotti livelli di marcatori di promotori attivi, come il di- e trimetilato in lisina 4 (H3K4me2, H3K4me3), confermano, a livello basale, uno stato di repressione trascrizionale di questo promotore. Al contrario trattamenti con ATRA determinano un aumento di H3K4me2, ed una riduzione di H3K4me3 (Figura 7b). Questi dati indicano, quindi, che dopo trattamento con ATRA il promotore del gene ospite LINC00478 presenta uno stato della cromatina trascrizionalmente più permissivo. 63 Figura 7. Modificazioni epigenetiche dell promotore del gene opite LINC00478 in cellule NB4 prima e dopo trattamenti con ATRA. ATRA a) Rappresentazione schematica di una regione di 2000 bp a monte del 5’UTR del gene LINC00478 in cui è indicato un sito RARE canonico (DR5) ~ 200bp a monte del TSS del gene (freccia rossa). rossa) Le frecce azzurre indicano i primers ers utilizzati per amplificare la specifica regione di promotore nei campioni di cromatina romatina immunoprecipitata; b) Analisi di ChIP, con gli anticorpi indicati, sul promotore promoto del gene ospite LINC00478 in cellule NB4 prima e dopo trattamento con ATRA. I valori di qRT-PCR PCR sono espressi come percentuale dell’input. I valori del controllo negativo (No Ab) sono stati sottratti ad ogni campione. Le barre di errore indicano la S.E.M. (n=3). (n=3) Modificazioni epigenetiche del promotore intronico del let-7c let dopo trattamento con ATRA Mediante analisi bioinformatica svolta con il software Genomatix MatInspector, abbiamo identificato a ~1300 bp e ~450 bp a monte del TSS intronico due siti RARE non canonici (DR3 ed ER4; Figura 8a). Attraverso saggi di ChIP in cellule di LAP prima e dopo trattamento con ATRA mostriamo che i siti RARE identificati sul promotore promotore intronico sono legati da PML/RARα solo debolmente ed il trattamento con ATRA non interferisce con il suo reclutamento (Figura Figura 8b). 8b 64 Inoltre, dopo ATRA non si hanno modulazioni di H3K9ac, H3K14ac, H3K9me3, H3K4me2 e H3K4me3 (Figura 8b). Figura 8. Modificazioni epigenetiche del promotore intronico del let-7c let 7c in cellule NB4 prima e dopo trattamenti con ATRA. a) Rappresentazione schematicaa della regione a monte del pre-let-7c in cui sono indicati il nuovo TSS identificato attraverso 5’RACE (freccia nera) era)e i due siti RARE non canonici (DR3 and ER4) presenti a monte del TSS. TSS Le frecce azzurree indicano la posizione delle regioni amplificate mediante qRT-PCR PCR nei campioni di cromatina immunoprecipitata; immunoprecipitata b) Analisi di ChIP sul promotore intronico del let-7c let in cellule NB4 prima e dopo trattamento con ATRA 1 µM per 72h. La cromatina è stata immunoprecipitata con gli anticorpi indicati. indicati I valori di qRT-PCR qRT sono espressi come percentuale dell’input. I valori del controllo negativo (No Ab) sono stati sottratti sottratt ad ogni campione. Le barre di errore indicano la S.E.M. (n=3). (n=3) Per verificare se altre putative sequenze regolatorie di let-7c, let 7c, indicate da altri gruppi (Oszolak et al, 2008; Corcoran et al, 2009) potessero rispondere epigeneticamente all’ATRA, abbiamo analizzato alizzato queste regioni per il legame di PML/RARα PML/RAR ed alcune significative modificazioni istoniche. I nostri dati mostrano uno scenario epigenetico molto simile a quello del nostro promotore intronico. Infatti, PML/RARα PML/RAR e HDAC1 non legano queste regioni, e trattamenti con ATRA non determinano modulazioni di H3K14ac e H3K4me3 (Figura 9b-d). 65 Questi risultati ci fanno ipotizzare che in cellule di LAP l’espressione del let-7c let sia principalmente a carico del promotore del gene ospite LINC00478 durante il trattamento ento differenziante con ATRA. Figura 9. Modificazioni epigenetiche di altri putativi putativ promotori intronici intronic del let-7c in cellule NB4 prima e dopo trattamenti con ATRA. ATRA a) Rappresentazione schematica dei putativi TSS intronici del let-7c predetti da Ozsolak Ozsol et al (freccia verde) e da Corcoran et al (freccia freccia gialla). gialla Le frecce azzurre contrapposte indicano le coppie di primers usate per amplificare le diverse regioni di promotore nei campioni di cromatina immunoprecipitata, immunoprecipitata il rombo rosso indica il sito RARE (DR5) presente in questa regione. Le distanze indicate sono relative alla sequenza del pre-let-7c; pre b) Analisi di ChIP, con gli anticorpi indicati, in cellule NB4 prima e dopo trattamento con ATRA sul sito RARE presente a monte del TSS intronico putativo del let-7c descritto in Oszolak et al, (oligo #1); c) Analisi di ChIP, per gli anticorpi indicati, del promotore intronico putativo del let-7c descritto in Oszolak et al, (oligo #2); d) Analisi di ChIP, per gli anticorpi indicati, del promotore intronico putativ utativo del let-7c descritto in Corcoran et al, (oligo #3). ). I risultati sono espressi come percentuale dell’input. I valori del controllo negativo (No Ab) sono stati sottratti ad ogni campione. Le barre di errore indicano la S.E.M. (n=3). (n=3) 66 Attività trascrizionale ascrizionale del promotore intronico del let-7c let in tumori solidi Per valutare il potenziale coinvolgimento del promotore del gene ospite e/o di quello intronico nel guidare l’espressione del let-7c 7c in contesti tumorali non leucemici, abbiamo trasfettato i costrutti luciferasici con la regione del promotore intronico o del gene ospite in una linea cellulare di adenocarcinoma di prostata (LNCaP) o in una di adenocarcinoma polmonare (H1299). I saggi di trans attivazione mostrano che nelle linee cellulari di tumore tumore solido analizzate entrambi i promotori sono attivi (Figura 10). ). Inoltre, è da notare che, differentemente dalle cellule leucemiche, l’attività del promotore intronico è più elevata di quella del gene ospite. Ciò suggerisce un potenziale ruolo della regione regione regolatoria intronica nel guidare la trascrizione del let-7c 7c preferenzialmente in questi contesti cellulari. Figura 10. Attività trascrizionale dei promotori intronico e del gene ospite in linee cellulari di tumore solido. Saggi di attività luciferasica luci sulle linee di adenocarcinoma polmonare H1299 e adenocarcinoma di prostata LNCaP trasfettate transientemente con i costrutti luciferasici contenenti il promotore intronico del let-7c 7c ed il promotore del gene ospite LINC00478. LINC00478 L’attività luciferasica lucifera è stata misurata 24h dopo la trasfezione. I valori sono stati normalizzati per l’efficienza di trasfezione con l’attività del vettore co-trasfettato renilla pRLTK. Le barre di errore indicano la S.E.M. (n=3). (n=3) Correlazione dell’espressione del gene ospite ospite LINC00478 e del let-7c let in diversi tipi di tumore Per er approfondire il contributo relativo dei due promotori in diversi istotipi tumorali, abbiamo valutato la correlazione tra l’espressione del gene ospite LINC00478 e del 67 let-7c in linee cellulari di LAM di vari sottotipi FAB (Tabella 3 )ed in linee cellulari di diversi tipi di tumore solido (Tabella 4). Linea cellulare Sottotipo FAB KG1a KG1 HL60 Kasumi-1 SKNO-1 NB4 UF-1 PL-21 GDM-1 OCI-AML3 THP-1 U937 HEL K562 BV173 M0 M1 M2 M2 M2 M3 M3 M3 M4 M4 M5 pseudo M5 M6 CML CML Tabella 3. Linee cellulari AML usate e relativo sottotipo FAB Linea cellulare Istotipo tumorale LNCaP DU-145 PC-3 SK-BR-3 MCF-7 MDA-MB-231 A-549 H1299 SH-SY5Y A2780 Hep-G2 HCT-116 Adenocarcinoma di prostata Carcinoma di prostata Carcinoma di prostata Carcinoma mammario Adenocarcinoma mammario Carcinoma mammario Carcinoma polmonare Carcinoma polmonare a cellule non piccole Neuroblastoma Carcinoma ovarico Epatocarcinoma Carcinoma colorettale Tabella 4. Linee cellulari di tumore solido usate e relativo istotipo tumorale. I nostri dati mostrano una significativa correlazione tra espressione del let-7c maturo e quella del suo gene ospite in un contesto cellulare leucemico (Figura 11a). Al contrario, nelle varie linee derivanti da tumori solidi non si osserva tale correlazione (Figura 11b). 68 Figura 11. Correlazione dell’espressione del gene ospite LINC00478 e del let-7c let in linee cellulari di LAM ed in linee cellulari di diversi tumori solidi. a) Espressione dell let-7c e del gene ospite LINC00478 in 15 linee cellulari di sottotipi diversi di LAM (elencate in Tab. 3). b) Espressione del let-7c e del gene ospite LINC00478 in 12 linee cellulari di tumori solidi con diverso istotipo. istotipo Il pallino rappresenta il valore d’espressione del let-7c let (in ordinata) e del gene ospite (in ascissa) in ognuna delle linee cellulari analizzate. I valori sono espressi in 2 –ΔCt . La normalizzazione è stata fatta con RNU19 e GAPDH per let-7c e LINC00478 rispettivamente. Per l’analisi della lla correlazione è stato usato il coefficiente di correlazione di Pearson. Tutti questi risultati, suggeriscono che il promotore del gene ospite giochi un ruolo principale nel guidare la trascrizione del let-7c let 7c in un contesto leucemico, mentre il promotore ore intronico potrebbe regolare trascrizionalmente il miR let-7c let in contesti cellulari diversi, come ad esempio in alcune linee di tumore solido. 69 Discussione e Conclusioni Recenti evidenze suggeriscono che una significativa porzione del genoma umano è regolata dai miRNA. Inoltre, alcuni studi hanno dimostrato che l’espressione dei miRNA è spesso deregolata nelle malattie umane, incluse quelle che riguardano il sistema ematopoietico (Ambros, 2004; Bartel, 2004; Alvarez-Garcia and Miska, 2005). Comunque, sebbene l’importanza biologica dei miRNA ormai sia chiara, i meccanismi della loro regolazione necessitano di ulteriori studi. Quindi, l’identificazione di elementi genetici e meccanismi epigenetici responsabili della regolazione trascrizionale dei miRNA potrebbe aiutarci a capire le vie del segnale alla base della biologia dei miRNA. Nel laboratorio in cui si è svolto questo lavoro di tesi, è stato dimostrato che il miRNA let-7c è ipoespresso in pazienti di LAP di nuova diagnosi rispetto a promielociti normali derivanti da un sistema di differenziamento granulocitario in vitro (Careccia et al, 2009), e che l’espressione ectopica dilet-7c è sufficiente a indurre il differenziamento mieloide di linee cellulari e blasti primari derivati da pazienti di LAM di nuova diagnosi (Pelosi et al, 2012). Questi dati sottolineano, quindi, l’importanza di studiare i meccanismi molecolari coinvolti nella regolazione dell’espressione di let-7c in cellule leucemiche. Il let-7c, membro della famiglia let-7, è un miRNA intronico localizzato sul cromosoma 21 in un introne del gene LINC00478, all’interno del quale si trovano anche il miR-99a and miR-125b-2. La famiglia di miRNA let-7 presenta una conservazione elevata in tutta la filogenesi animale, da C. Elegans all’uomo. Ciò suggerisce che i membri di questa famiglia di miRNA siano essenziali regolatori dell’espressione genica in vari organismi (Hertel et al, 2012). Fino a poco tempo fa, era generalmente accettato che i miRNA intronici fossero trascritti come conseguenza della trascrizione del loro gene-ospite (Rodriguez et al, 2004; Kim and Kim, 2007; Liang et al, 2007; Saini et al, 2007; Gromak, 2012). In accordo con questo modello, recentemente abbiamo osservato in cellule leucemiche una coordinata regolazione dell’espressione di let-7c con il suo gene ospite, suggerendo che la sua trascrizione potesse essere controllata dallo stesso promotore. In maniera interessante, inoltre, abbiamo osservato un reclutamento di PML/RARα su siti RARE nel promotore del gene ospite, ed un suo rilascio dopo trattamento con 70 ATRA, in parallelo ad un aumentata espressione di let-7c (Careccia et al, 2009). Ad oggi, tuttavia, sta emergendo il concetto che il processamento dal trascritto primario del gene ospite del miRNA non è l’unica via per la generazione di miRNA intronici (Baskerville and Bartel, 2005). Un’ipotesi interessante suggerisce che quando un miRNA intronico “nasce” utilizzi inizialmente il TSS del suo gene ospite e che possa acquisire un promotore proprio, indipendente, più tardi durante l’evoluzione (Ozsolak et al, 2008). Secondo tale ipotesi, i miRNA intronici evolutivamente più “vecchi” (come, ad esempio, il let-7c) avrebbero perciò una maggiore probabilità di avere promotori propri indipendenti rispetto a miRNA relativamente più recenti. Infatti, con lo sviluppo di sempre più nuove strategie “high throughput” per la caratterizzazione di promotori, come la ChIP-seq per valutare le modificazioni istoniche, in combinazione o meno con l’analisi del posizionamento dei nucleosomi (Ozsolak et al, 2008; Wang et al, 2009, Monteys et al, 2010), sono stati identificati numerosi miRNA intronici che potrebbero essere espressi da promotori indipendenti dal gene ospite. Per quanto riguarda il let-7c, alcuni studi indicano diversi putativi siti intronici di inizio di trascrizione (Oszolak et al, 2008; Corcoran et al, 2009; Wang et al, 2009; Monteys et al, 2010). In particolare, Ozsolak e collaboratori hanno identificato un putativo nuovo promotore prossimale del let-7c, combinando la mappatura dei nucleosomi con i rimodellamenti della cromatina in alcune linee cellulari tumorali. In questo lavoro, è stato identificato un putativo TSS intronico per il let-7c, situato nel quinto introne del gene ospite LINC00478. Altri autori, invece, suggeriscono che il let7c potrebbe essere regolato, mediante un meccanismo RNA polimerasi III-mediato, da un proprio promotore intronico il cui TSS è localizzato nel sesto introne del gene ospite LINC00478 (Monteys et al, 2010). Da quanto sopra riportato, si evince che il reale promotore del let-7c deve essere ancora ben identificato e caratterizzato. Per cercare, quindi, un possibile nuovo promotore intronico per il let-7c, abbiamo effettuato un’analisi in silico su una regione genomica immediatamente “a monte” del let-7c, identificando un nuovo putativo TSS localizzato a circa 700 bp dal pre-let-7c. Questa regione è stata quindi validata sperimentalmente mediante 5’ RACE e, clonata a monte del gene della luciferasi, ha mostrato avere un’attività trascrizionale. Questi dati suggeriscono quindi che per la trascrizione del let-7c bisogna considerare almeno due promotori distinti: il 71 promotore distale del gene ospite LINC00478, ed il promotore prossimale intronico specifico del miRNA. In questo studio di tesi abbiamo anche confermato il legame di PML/RARα sul promotore del gene ospite del let-7c e mostrato una co-localizzazione di RXR con PML. Questi risultati sono in accordo con recenti ritrovamenti indicanti che RXR è presente associato a PML/RARα in complessi funzionali (Martens et al, 2010). Abbiamo quindi verificato se PML/RARα fosse in grado di legare il promotore intronico del let-7c dove, mediante analisi bioinformatica, abbiamo trovato due siti RARE non canonici (DR3 ed ER4). Sebbene i siti DR5, DR2 e DR1 siano i più comuni siti di legame per RXR/RARα in condizioni fisiologiche, ci sono evidenze che suggeriscono che PML-RARα-RXR abbia una più estesa capacità di legare il DNA e che sia in grado di legare anche ripetizioni dirette o evertite con spaziatura variabile (Martens et al, 2010). I nostri dati tuttavia mostrano che sul promotore intronico da noi identificato PML-RARα è reclutato solo debolmente, ed il trattamento con ATRA non interferisce con il suo reclutamento. Abbiamo inoltre analizzato alcuni dei principali enzimi implicati nelle modificazioni epigenetiche e l’acetilazione e metilazione degli istoni su entrambi i promotori del let7c in cellule di LAP NB4. I nostri dati mostrano che dopo trattamenti con ATRA, solo il promotore del gene ospite presenta una conformazione più aperta della cromatina ed un aumento dei marcatori epigenetici che correlano con uno stato di maggiore attivazione trascrizionale. Sorprendentemente, dopo trattamento con ATRA osserviamo sul promotore del gene ospite una diminuzione di H3K4me3, noto marcatore di promotori trascrizionalmente attivi. Ciò sembrerebbe in conflitto con le altre modificazioni epigenetiche analizzate. Comunque, deve essere considerato che il promotore del gene ospite del let-7c non ha isole CpG, e che il profilo delle modificazioni epigenetiche di tali promotori non è esattamente uguale a quello dei promotori con isole CpG. Ad esempio, segnali di H3K4me3 più deboli sono stati descritti essere associati a promotori senza isole CpG (Wang et al, 2009). In ogni caso, nel nostro sistema sperimentale questo tipo di modificazione istonica non sembra avere un ruolo rilevante nei cambiamenti di conformazione della cromatina sul promotore del LINC00478. Al contrario, il promotore intronico dopo trattamenti con ATRA non mostra modulazione alcuna negli stessi marcatori epigenetici. Questi dati sono in linea con i 72 dati di luciferasi sui promotori di let-7c (vedi Analisi dell’attività trascrizionale del promotore intronico del let-7c in cellule di leucemia promielocitica acuta), in cui solo l’attività del promotore del gene ospite è incrementata da trattamenti con ATRA. Questi risultati indicano che il promotore del gene ospite abbia un ruolo predominante nella regolazione del let-7c durante il differenziamento indotto da ATRA in cellule di LAP, mentre il promotore intronico potrebbe avere un ruolo nel guidare la trascrizione del let-7c in contesti tumorali diversi da quello leucemico. Infatti, i saggi di luciferasi effettuati indicano che l’attività del promotore intronico è più elevata di quella del gene ospite nelle linee cellulari di tumore solido LNCaP e H1299, suggerendo che questo promotore possa avere un ruolo importante nel guidare la trascrizione del let-7c in contesti cellulari diversi dalle leucemie.A rafforzare questa ipotesi, abbiamo dati preliminari che mostrano una significativa correlazione tra l’espressione del gene ospite LINC00478 e del let-7c in linee cellulari di LAM di vari sottotipi FAB. Al contrario, nelle varie linee derivanti da tumori solidi non si osserva tale correlazione. Poiché l’espressione dei microRNA può essere regolata a livello post-trascrizionale, ed in particolare per la famiglia let-7 sono ben noti i meccanismi di regolazione post-trascrizionale (vedi anche Capitolo 3.5.2 Let-7 e tumori), per validare questi nostri risultati preliminari, sarà nostro interesse analizzare l’espressione del pri-miR nelle varie linee leucemiche e di tumore solido mettendola in relazione con l’espressione del miRNA maturo e del gene ospite. La nozione secondo cui promotori intronici siano in grado di guidare l’espressione di specifici miRNA è una scoperta relativamente recente, che si propone di ampliare le nostre (poche) conoscenze sulla regolazione trascrizionale dei miRNA intronici. Per i miRNA caratterizzati da un doppio promotore, quello del gene ospite e quello intronico, sorge un numero sempre maggiore di domande a proposito dei contributi forniti da ogni promotore ai livelli di espressione dei miRNA, ed è ancora ben lontano dall’essere determinato quale o quali siano i meccanismi responsabili del potenziale uso alternativo di questi promotori nella regolazione dei miRNA. Questi dati sottolineano quindi una complessa regolazione dell’espressione di let-7c che potrebbe avere un ruolo importante nella deregolazione e patogenesi dei tumori. Inoltre, l’uso alternativo di questi due promotori potrebbe rappresentare un nuovo meccanismo regolatorio dell’espressione del let-7c in differenti tessuti o nei vari sottotipi di AML. 73 Infine, il contributo fornito dalle due tipologie di promotori (gene ospite ed intronico) nel controllo dell’espressione del let-7c potrebbe essere dipendente dal contesto cellulare ,e ulteriori e dettagliati studi andranno svolti per verificare questa ipotesi. L’analisi dei meccanismi di regolazione epigenetica del promotore del gene ospite, che sembra essere responsabile della trascrizione del let-7c in cellule leucemiche, apre nuove possibilità nell’ambito di una terapia basata sull’impiego di farmaci in grado di modificare la cromatina. Questi dati potrebbero, quindi, contribuire ad una migliore comprensione dei complessi meccanismi molecolari coinvolti nella transizione dal normale differenziamento mieloide a quello patologico e potrebbero permettere l’identificazione di nuovi bersagli e quindi di nuove terapie per le leucemie mieloidi acute. Infine, se sarà verificata l’ipotesi del ruolo del promotore intronico nel guidare la trascrizione del let-7c in relazione al contesto cellulare, sarà interessante analizzare i possibili meccanismi che sono alla base della sua regolazione in tali contesti e studiare così le cause della sua de-regolazione nei vari tipi di tumore. 74 BIBLIOGRAFIA Aboobaker AA, Tomancak P, Patel N, Rubin GM, Lai EC: Drosophila microRNAs exhibit diverse spatial expression patterns during embryonic development. Proc Natl Acad Sci USA 2005, 102:18017-18022. Alvarez-Garcia I, Miska EA (2005). MicroRNA functions in animal development and human disease. Development 132: 4653-4662. Ambros V (2004). 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