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Il Regno degli Ascolti
SPENDOR
S3/5R2
di Andrea Della Sala
LA PULCE
AVVELENATA
Non ho avuto molte possibilità di ascoltare diffusori Spendor negli anni passati.
Il perché è presto detto: chi le distribuisce, le vende, le importa, insomma chi ci lavora, non ha alcun bisogno di fare informazione al riguardo di questo marchio inglese. Sono prodotti, fra i pochi autentici classici del settore, che si vendono da soli,
esclusivamente grazie al tam tam degli appassionati.
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’altronde, avete mai visto una
pubblicità della FM Acoustics? O, per uscire dal nostro
ambito, avete mai visto una pubblicità di una Ferrari su qualche mensile
di motori?
La Spendor, glorioso brand albionico
di diffusori acustici, non riesce nemmeno a consegnare i suoi prodotti
tanta è la richiesta, figurarsi se spinge
i propri distributori a chiedere continue prove sulle riviste di settore.
Che poi le prove le riviste le facciano
lo stesso è indice del fatto che le riviste medesime si debbono anche poter
vendere e per vendere devi in qualche modo solleticare la curiosità dell’appassionato.
Così come magari una volta ogni
tanto può anche essere che un comunicato commerciale alla fine esca ma,
avrete capito, alla Spendor non vivono esattamente di marketing selvaggio.
ASCOLTO
Le Spendor S3/5R2 hanno suonato
nella mia sala d’ascolto personale nel
periodo Spectral (preamplificatore
DMC 30 SS S2 e finale stereo DMA
260) e Conrad Johnson (preamplificatore Premier Ten e finale stereo
Premier 11a), alimentate da cavi di
segnale e potenza Mit di primo
prezzo.
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COME È FATTA
Innanzitutto, orgogliosamente, la
S3/5R2 è un diffusore caricato in sospensione pneumatica. La prova potrebbe finire qui perché chi scrive è
ancora fermamente, inscalfibilmente,
imprescindibilmente convinto della superiorità assoluta di questo sistema di
caricamento del basso.
Per cui quando rigirandomi tra le mani
un diffusore mi accorgo che non ha
fori da nessuna parte già pregusto
l’ascolto che verrà.
A parte le mie facezie, tali solo perché
esistono moltissimi diffusori bass reflex dalla prerogative soniche elevatissime, come ad esempio la restante
produzione della serie Classic della
stessa Spendor, e invece scarseggiano ormai quelli chiusi (e ci dovremmo chiedere il perché ma
dovremmo spendere molto del nostro
tempo a disposizione per parlare di
marketing, almeno di quel marketing
inteso nell’accezione sbagliata e travisata di dover essere un coacervo di
strategie tese a vendere per forza
quello che si è artificialmente elevato
a mito...).
Torniamo dunque a questa piccola
pulce. Si tratta di un sistema a due vie
composte da un tweeter da 22mm e
Il complesso magnetico del tweeter.
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da un mid woofer da 140, dalle otto
Ohm nominali di impedenza e dalla
sensibilità pessimisticamente stimata
pari a 84dB/W/m.
Di dimensioni particolarmente contenute, ovvero più strette di un paio di
centimetri buoni delle vecchie e gloriose LS3/5a, di cui qualcuno continua insistentemente, e non a torto, a
considerarne le epigoni, simili per tutti
gli altri parametri formali..
Il peso è di meno di cinque chili cadauna.
La risposta in frequenza è indicata essere estesa da 75 a 20.000 Hz in un
range di circa tre dB.
Le finiture disponibili sono molte, alcune con sovrapprezzo. Dato il buon livello della realizzazione non ho
sviluppato nessuna preferenza in merito alle varie essenze lignee e, anzi,
considerato il fatto che si tratta di diffusori con un rapporto qualità prezzo
superlativo, opterei per la finitura nera
che è anche la più economica per
massimizzare la bontà dell’investimento.
Non è previsto il biwiring, per cui posteriormente troviamo esclusivamente un paio di binding post di buona
fattura. ◾
Comincio questo report sul suono
svolgendo una doverosa, necessaria
riflessione sul fenomeno del rodaggio dei componenti hi-fi.
Per alcune macchine, diciamolo, è
più un vezzo che una reale necessità.
Nel senso che già appena scartate
dall’imballo ti accorgi della classe di
appartenenza sonica senza tanti problemi.
Per altre i primi ascolti possono essere fuorvianti perché nelle prime
ore di funzionamento, diciamo almeno le prime cinquanta, ti trovi a
cambiare idea sulle loro prerogative
tre o quattro volte e spesso con esiti
totalmente contrapposti (penso ai
preamplificatori valvolari...).
Per altre ancora, e tra queste va aggiunta di diritto, come portabandiera, proprio la S3/5R2 di cui ci
occupiamo oggi, il rodaggio non solo
è obbligatorio ma dura centinaia di
ore, lasciando intravedere la reale
portata del proprio suono solo alla
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SPENDOR S3/5R2
fine.
Dirò di più: questi diffusori sono praticamente inascoltabili se non dopo
almeno quattrocento ore, che significa qualcosa come almeno quindici
giorni di continuo funzionamento.
A parte il fatto che se non avessi delle
apparecchiature a stato solido non
potrei economicamente permettermi
di effettuare simili rodaggi contando
sui preziosi filamenti delle General
Electric di cui sono dotati i miei Conrad Johnson, mi chiedo: ma siamo sicuri che la rete di vendita mondiale
in cui può incappare un appassionato curi questo aspetto almeno
tanto quanto ho fatto io?
Voglio dire che è estremamente probabile che qualcuno pensi di avere
ascoltato le più piccole di casa Spendor, e quindi si sia fatto una sua idea
ben precisa del loro carattere sonico,
ascoltando qualcosa che non era neanche al venti per cento delle prestazioni massime.
Fintanto che non siano passate almeno trecento ore questi diffusori
suonano chiusi, asfittici, lenti, appa-
rentemente incapaci di rispondere
alle sollecitazioni elettriche dei finali.
Si arriva a pensare di aver commesso
qualche errore nel collegamento (Dio
solo sa come si potrebbe sbagliare,
ma ci si pensa lo stesso), che ci siano
problemi nella rete elettrica, che i finali siano semplicemente rotti.
Non mi chiedete perché accade questo, non lo so, non lo capisco, non ho
mai riscontrato una così caparbia
riottosità a suonare in nessuna altro
oggetto audio negli anni.
Qualcuno dirà che sto esagerando, e
allora invito chiunque a fare la prova,
altri si chiederanno perché mai il rodaggio non lo facciano alla Spendor,
direttamente in fabbrica visto che si
rischia di immettere sul mercato un
oggetto che potrebbe dare dei falsi
negativi...
Il problema è questo: è inutile svolgere un rodaggio completo se poi,
per ipotesi, i diffusori rimangono
chiusi in qualche magazzino o non
collegati in negozio per qualche settimana.
In quel caso questi diffusori vanno
comunque fatti suonare, ancora, per
almeno trecento delle quattrocento
ore di cui hanno bisogno perché si legano, si incollano, si cementano di
nuovo.
Mistero della fede audiofila.
Comunque, alla fine anche il rodaggio, come tutte le cose, quelle belle e
quelle brutte, finisce e si arriva finalmente a godere di una delle più belle
e attendibili performance che diffusore audio possa offrire.
La S3/5R2 suona in maniera dannatamente lucida, levigata e luminosa,
conservando una corposità e una
matericità che ha pochi eguali in
campo audio a prescindere dal
prezzo.
In particolare è la compattezza, la
forza e l’incredibile rocciosità della
sua gamma media e medio bassa a
colpire più di qualsiasi altra cosa.
Certamente la gamma grave non
scuote le pareti, né ci massaggia il
petto di bordate a trenta Hertz flat,
ma quello che c’è gode di una tale verosimiglianza anche dal punto di
vista proprio fisico della prestazione
che ci si ritiene assolutamente soddisfatti.
L’incrocio fra i due trasduttori è realizzato come solo i grandi maestri
sanno fare, ovvero è inascoltabile, es-
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Il crossover è posto direttamente a ridosso
della vaschetta per i collegamenti dei cavi di
sendo perfettamente
riuscito.
Il risultato è dunque
quello di una emissione puntiforme, capace di ricostruire
un’immagine spaziale ben a fuoco e credibile.
Complice una gamma medio bassa e
bassa tenuta perfettamente a freno dal
fatto che il diffusore
di cui trattiamo è caricato in sospensione
pneumatica, le gamme medio alte ed alta
sono pulitissime, lucide, smaglianti oserei dire.
Il tutto si traduce in
ascolti molto attendibili anche e soprattutto dal punto di
vista timbrico,
Le voci sono solo un
Dettaglio del cono del woofer ad alta escursione in materiale composito,
dotato di ogiva rifasatrice. Nella foto si nota il materiale assorbente
posto
all’interno del cabinet, irrigidito, quest’ultimo, da elementi in legno trasversale.
Si notino le madreviti annegate all’interno del baffle anteriore.
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poco più leggere di quanto si possa
sperare ma in compenso la loro intellegibilità è massima e la presenza in
sala d’ascolto quasi olografica.
A ciò concorre la buona dose di dettagli che, anche a bassissimo livello,
passano senza problemi riversandosi
sull’ascoltatore.
Condite questo scenario con una microdinamica molto efficiente, pimpante (sempre e solo dopo il
maledetto rodaggio di cui sopra) e
velocissima nel suo incedere e otterrete il ritratto di un diffusore equilibrato, raffinato e corretto, a tratti
entusiasmante per la capacità di scolpire a tutto tondo i soggetti sonori
che ricrea incessantemente.
La resa dei transienti, fulminea anche
se mai asciutta oltre misura, coniugata con la densa pasta sonora che da
capo a piedi è la sostanza principale
della prestazione di questo diffusore
contribuisce ad un ascolto contrastato e vibrante.
Rispetto ad altri mini diffusori, infatti, fra cui anche le Harbeth P3ESR
recentemente ascoltate dal sottoscritto, la resa sonica è certamente
più plastica, pastosa, concreta.
Di quelle le Spendor non hanno
l’esile trama ariosa, che potrei definire quasi onirica, che permea tutto
lo spettro riprodotto. Le S3/5R2 sono
però diffusori che, forse complici le
dimensioni davvero ridotte, riescono
a spiazzare l’ascoltatore con un
campo sonoro privo di effetti speciali, terso, pulito, senza inflessioni di
alcun tipo, tanto meno di inflessioni
eufoniche, dinamicamente molto generose e sempre perfettamente controllate.
Questo, come già detto prima, porta
la prestazione a raggiungere delle
vette di grande compattezza, capaci
di restituire il giusto peso ai vari soggetti sonori, donando all’ascolto un
senso di vero allucinante.
Per quanto riguarda gli abbinamenti
con le elettroniche, beh, paradisiaca
la prestazione con Spectral. In questo
caso potrei perfino dire che non ho
quasi mai ascoltato bassi, seppure
privi della fondamentale, con questa
definizione, con questo controllo, con
questi attacchi. Ascolti che ti fanno
correre ad acquistare quanti più dischi jazz possibile solo per poter
fruire della resa dei contrabbassi.
Immagino che qualcuno storcerà il
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naso: ascoltare contrabbassi e jazz
acustico con due pulci come queste!
Signori, questa è alta, altissima fedeltà. Di nuovo, provare per credere.
Con i Conrad Johnson si paga un
poco di definizione in meno e quasi
la metà del controllo su tutto lo spettro (benché le Spendor già di per se
stesse continuino ad offrire una prestazione sempre e comunque a
fuoco) ma la stanza si riempie di
quella flautata, soffiata delicatamente, ricchezza armonica che ti lascia, come sempre, interdetto
chiedendoti cosa siano passati a fare
venti e più anni dal punto di vista del
piacere d’ascolto e della verosimiglianza timbrica (basta ascoltare i
piani sonori scanditi dal duo Spectral
per capire che di passi avanti ne sono
stati fatti, ma insomma, alla fine
quello che conta è il coinvolgimento
e la capacità di trasportare l’ascoltatore in altri tempi e altri luoghi e in
questo il duo Conrad Johnson è an-
Il posteriore, senza foro di accordo reflex, è dotato di due soli binding
post, non consentendo il bi wiring per precisa scelta progettuale.
Caratteristiche tecniche
Tipo: due vie, sospensione pneumatica
Tweeter: 22 mm, ampia dispersione, con fluido di raffreddamento
Mid woofer: Spendor 140mm
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Sensibilità: 84dB/watt/1m
Punto di crossover: 5 kHz
Risposta in frequenza: 75 Hz / 20
kHz ± 3dB
Impedenza: 8 ohm nominali
Impedenza minima: 6.2 ohm
Potenza massima: 100 watt indistorti
Terminazioni: binding post single-wired
Dimensioni (hxlxp): 305 x 165 x
190mm
Finiture: Nero cenere, ciliegio,
quercia, noce scuro
Peso: 4.6 kg cad.
Prezzo IVA inclusa: Euro 1.215,00
Distributore:
DML Audio
Tel. 0541 623905
E-mail: [email protected]
Web: www.dmlaudio.it
cora un maestro indiscusso.) Paradossalmente, gli ascolti di musica
sinfonica, seppure non esattamente il
genere prediletto dalle due inglesine,
assume connotati di grande respiro e
di relativa immanenza, seppure a
volte la scansione dei piani sonori risenta un poco delle ingenti masse sonore in campo, risultando molto più
godibile con i due valvolari rispetto
allo stato solido.
CONCLUSIONI
Milleduecento euro la coppia per un
sistema di altoparlanti da piedistallo
che digerisce come se niente fosse
amplificazioni da decine di migliaia
di euro senza mai dare l’impressione
di essere loro il collo di bottiglia.
Diffusori dotati di una plasticità e
una capacità di donare peso e materia alla musica riprodotta come pochi
altri.
Due pulci, in effetti, ma avvelenate,
perfino cattive se si considera a che
prezzo si permettono di offrire prestazioni che per molti altri competitors non si riescono a tirare fuori
neanche dal top del catalogo.
Un altro miracolo della vera alta fedeltà.
Viva la Musica.