OTIZIARIO ISCALE - Notiziario Fiscale

F
ISCALE
OTIZIARIO
C U
N
Anno 19° Ottobre 2014 - numero 10
DEL
AF
IL
www.notiziariofiscale.it
PAG. 5
Poste Italiane S.p.A. spedizione in abbonamento postale 70% - DCB Roma
Evasione fiscale e semplificazione:
problemi “antichi” e non risolti
PAG. 11
PAG. 25
Consulta Caf Uil 2014 - La rendicontazione
Come pagare meno tasse
senza essere evasori fiscali
PAG. 15
PAG. 29
Il Caf: strumento fondamentale per una Uil
protagonista nel cambiamento del Paese
Se il rimborso è troppo lento il Fisco
paga per la svalutazione monetaria
PAG. 18
PAG. 30
Il rapporto della Commissione Ue
su internet, progresso e innovazione
Deducibili dal reddito d’impresa
le erogazioni con finalità sociali
PAG. 20
PAG. 35
Entrate tributarie stabili,
aumenta il gettito Iva
Compensazione e visto di conformità
PAG. 22
PAG. 37
Le indagini finanziarie
Dichiarazione, l’errore materiale
si corregge anche in contenzioso
PERIODICO
A CURA
DEL CAF UIL S.P.A
5 11
Luglio 2012
Sommario
PAG.
PAG.
18
NOTIZIARIO F ISCALE
Consulta Caf Uil 2014
La rendicontazione
Evasione fiscale
e semplificazione:
problemi “antichi”
e non risolti
PAG.
22
PAG.
Come pagare
meno tasse senza
essere evasori
fiscali
30
PAG.
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PAG.
25
Deducibili
dal reddito d’impresa
le erogazioni
con finalità sociale
NOTIZIARIOF ISCALE
DEL CAF UIL
Mensile d’informazione fiscale
Notiziario Fiscale Caf Uil on line
www.notiziariofiscale.it
Il Caf: strumento
fondamentale per
una Uil protagonista
nel cambiamento del Paese
Il rappporto
della Commissione Ue
su internet, progresso
e innovazione
Le indagini finanziarie
PAG.
15
PAG.
3
Entrate tributarie stabili,
aumenta il gettito Iva
29
PAG.
35
PAG.
Direttore Responsabile
Sergio Scibetta
Redazione
a cura
del CAF UIL s.p.a
Via di San Crescenziano, 25
00199 Roma
37
Se il rimborso è troppo lento
il Fisco paga per la svalutazione
monetaria
Compensazione
e visto di conformità
Direzione , Amministrazione
e Pubblicità
Via di San Crescenziano, 25
00199 Roma
Tel: 06/86.22.63.1
Editore
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Dichiarazione, l’errore
materiale si corregge
anche in contenzioso
Impaginazione:
ACTIVEMKT
Milano
Stampa:
CSR S.R.L
Via Pietralata, 157, 00100 Roma
Iscrizione al Tribunale
di Roma sez.Stampa n. 16096
Si ringrazia Claudio Abbate
per la gentile collaborazione
NOTIZIARIO F ISCALE
Fiscalità
EVASIONE FISCALE
Evasione fiscale e semplificazione:
problemi“antichi”e non risolti
N
DI SERGIO SCIBETTA
elle righe che seguono leggerete, fra
l’altro, di uno studio di Confartigianato sulla quantità di leggi e circolari emanate in materia fiscale e su quanto
possano complicare la vita di cittadini e imprese e di uno della Banca d’Italia che, in occasione di un’audizione al Senato, ha tracciato
l’identikit dell’evasore italiano.
La macchina del tempo 1
Ma prima di cominciare facciamo un
passo indietro, torniamo a poco meno di
trent’anni fa, spettatori di un’altra audizione parlamentare, nel corso della quale
l’allora Ministro delle Finanze, Antonio
Gava, accendeva i riflettori su una grande
realtà, affermando: “La prima cosa, urgentissima, per potenziare la lotta all’evasione fiscale, è la semplificazione del
sistema tributario”. Eravamo nel 1987.
Per il passaggio successivo dovevano passare sei anni, e nel 1993 il suo successore,
Franco Reviglio, firmava il decreto che
istituiva una “Commissione per la semplificazione della normativa fiscale”.
Sembrava essere l’alba di una stagione finalmente diversa, per i contribuenti italiani: dal 740 definito “lunare” - lo
ricordate? - per la complessità e l’astrusità
del linguaggio delle relative istruzioni si passava al mod. semplificato, il 730, ma non solo.
Nell’allora Ministero delle Finanze veniva
istituito il Segretariato Generale, guidato da
Giorgio Benvenuto, una nuova struttura con
grandi ambizioni e obiettivi in termini di cambiamento epocale nel rapporto fisco-contribuente: basti pensare che tra quelli che lo
componevano c’era un “Ufficio per lo sviluppo della coscienza civica e per l’informazione del contribuente”, nel tempo diventato
Ufficio per l’informazione del contribuente,
con un Direttore da molti considerato “rivoluzionario”, Giancarlo Fornari. Questo ufficio
pubblicava opuscoli informativi, partecipava
a trasmissioni radio e tv nelle quali si chiarivano i dubbi e si rispondeva alle domande
della gente, allestiva stand nelle piazze delle
città dove solerti (e motivati) funzionari fornivano spiegazioni, compilavano la dichiarazione dei redditi, distribuivano materiale
informativo e fornivano assistenza “sul
campo” ai cittadini, dapprima un po’ stupiti e
incuriositi, poi sempre più interessati e grati.
Passano gli anni… e la Commissione del Ministro Reviglio?... non rimane traccia di qualcosa di significativo, scomparsa nel nulla…
2014
Cesare Fumagalli
Segretario generale
della Confartigianato
La macchina del tempo 2
Sempre in tema di semplificazione facciamo
un altro passo indietro nel tempo, ma più
breve, di una dozzina d’anni.
Nel Rapporto Italia 2003 pubblicato da Eurispes, si leggeva: “L’agevole disponibilità di
tutte le informazioni di pubblico dominio contribuisce a imprimere massimo impulso alla
trasparenza delle Istituzioni pubbliche: una
maggiore trasparenza è indice di una maggior
democrazia. E se tutto questo lo riteniamo una
conquista recente, implementata magari dalla
diffusione del medium Internet o dall’affermarsi di quella che molti ormai chiamano ‘democrazia elettronica’, sarà bene rileggere con
l’attenzione delle riscoperte quanto affermava
alla fine del Settecento Mons. Michele Natale,
allora vescovo di Vico Equense: ‘Tutte le operazioni dei governanti devono essere note al
popolo sovrano, eccetto qualche misura di sicurezza che gli si deve fare conoscere quando
il pericolo è cessato’. Tali affermazioni sono
state riportate da Benedetto Croce (Storia
della Rivoluzione napoletana del ‘99, Ed. Laterza) e sono da considerare come le prime richieste di una democrazia moderna esercitata
attraverso la comprensione popolare
degli atti dei potenti, anche attraverso
quella che con il linguaggio attuale
viene definita come la pubblicità degli
atti amministrativi e della trasparenza. Il Vescovo di Vico Equense, a
suo modo, aveva auspicato la trasformazione dei cittadini da sudditi a interlocutori del referente pubblico e
ancora oggi, a oltre duecento anni di
distanza, questo dovrebbe essere, in
definitiva, il vero obiettivo di chi è
chiamato a reimpostare nella forma e
nel contenuto il rapporto fra amministratori e amministrati.
Quello fiscale è senza dubbio un settore nel quale molto spesso e a lungo
i rapporti tra Istituzione e cittadino
sono stati considerati tra i più vessatori per quest’ultimo, tanto da essere
paragonati a quelli tra sovrano e suddito.
Molto è stato fatto, negli ultimi anni, in materia di semplificazione degli adempimenti, di
tutela del contribuente e di razionalizzazione
del sistema impositivo, anche se non sono remoti i tempi in cui si poteva affermare con cognizione di causa quanto segue: ‘Non è il
nostro poi un fisco equo ed obiettivo. Non solo
nelle procedure (è basato sul concetto dal
semplice al complesso e non, come sarebbe
razionale, dal complesso al semplice), ma
nella sua filosofia. Colpisce dove è semplice.
Il caso dei lavoratori dipendenti è tipico. Sono
costoro gli unici a pagare il dovuto perché non
possono ogni mese fuggire dalle trattenute
sugli stipendi ed i salari. Ai lavoratori autonomi ed ai liberi professionisti tutto è lecito,
tutto è lasciato alla loro coscienza fiscale’.
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Ottobre 2014
Fiscalità
Questo (e molto altro) si leggeva nel dossier hanno determinato conseguenze burocratiche
Eurispes ‘Il fisco demenziale’, di B. Taralletto sulle aziende, rendendo ancor più complicata
e B. Benvenuti, aprile-maggio 1995. Nem- la loro vita.
meno due lustri or sono da una ricerca del Di contro, le norme fiscali che avrebbero doCnel, coordinata dal fiscalista Victor Uckmar, vuto facilitare i loro adempimenti sono state
emergeva che nel luglio del ’94 erano state 96.
censite 837 leggi in vigore in materia fiscale La somma algebrica, quello che Confartigiae 46 tributi erariali, comunali, provinciali e nato definisce “saldo burocratico”, è 322,
regionali. Nel loro libro ‘Le cento tasse degli mentre il rapporto tempo/norme dice che nei
italiani’, Giulio Tremonti e Giuseppe Vitaletti 2.292 giorni in questione il sistema tributario
avevano censito 115 fra imposte, tasse e
balzelli vari, e lo stesso dossier conteneva
il dettagliato elenco dei 203 ‘sconti tributari’ riguardanti le agevolazioni in materia di Iva e imposte dirette. Oggi si ha la
possibilità di inviare la dichiarazione e di
effettuare i relativi pagamenti standosene
comodamente seduti davanti al Pc di casa
propria, le code per pagare e consegnare
la denuncia dei redditi sono un ricordo, si
Antonio Gava
può effettuare la compensazione a tutto
Ministro dellle Finanze
campo, utilizzando al meglio crediti e debiti di imposte e contributi diversi”.
Fonte: Eurispes, Rapporto Italia 2003
(pag. 727 e segg.) - “Vita da contribuente
(ovvero: come il Fisco ci accompagna
dalla culla alla tomba)” – Scheda di C.
Abbate
A questo punto torniamo al presente ma
prima di parlare del documento di Bankitalia, che tratta in modo approfondito la
piaga dell’evasione, ci sembra interessante, in materia di norme complicate, riportare i contenuti di uno studio di
Confartigianato.
Norme complicate
e imprese
1987
1993
1993
Nell’agosto della poco estiva estate appena trascorsa, l’Ufficio studi della Confartigianato ha concluso una ricerca con
la quale ha letteralmente contato le norme
in materia fiscale – e il conseguente impatto
sulle attività delle imprese - emanate dagli ultimi quattro Governi che hanno guidato il
Paese nel periodo compreso tra l’aprile 2008
e l’agosto 2014, appunto: un numero rilevante,
691, in 46 provvedimenti diversi.
Un agglomerato impressionante di direttive e
disposizioni che sono andate a incrementare
la massa già ragguardevole di leggi, circolari
e risoluzioni: non tutte 691, ma “soltanto” 418
Franco Reviglio
Ministro dellle Finanze
Giorgio Benvenuto
Segretario Generale
si è complicato alla velocità di una disposizione a settimana. Nello studio si legge che la
maggior parte delle norme “negative” ha
avuto effetti moderati, se si pensa che quelle
il cui effetto è considerato “tragicamente insostenibile” sono 29 su 418. Di fatto, nei sei
anni in questione a fronte di una norma che
semplifica ne sono state approvate 4,3 che
complicano.
L’Associazione degli artigiani ha calcolato che
il primato assoluto spetta al 2013, che nei due
terzi in cui è stato premier Enrico Letta ha registrato un “saldo burocratico” di 93 norme,
una ogni 3,9 giorni; segue il 2012, Mario
Monti al governo per l’intero anno, il “saldo
burocratico” si ferma a 70. Da non trascurare
i tre anni e mezzo di Silvio Berlusconi, con un
“saldo burocratico” di 142.
Per quanto riguarda l’attualità, il governo
Renzi, “ha emanato sette provvedimenti con
75 norme di carattere fiscale di cui 24
semplificano, 11 sono neutre e 40
hanno impatto burocratico sulle imprese”: il rapporto evidenzia però che
quasi tutte le semplificazioni - 23 su 24
– sono nel decreto sulle dichiarazioni
precompilate esaminato dal Consiglio
dei Ministri a giugno, ancora non approvate.
Il futuro non promette molto di buono,
in proposito, e Cesare Fumagalli, Segretario generale della Confartigianato
ha dichiarato: “Il gioco di ridurre una
tassa e poi aumentarne altre perché
serve gettito per coprire le spese sta
ammazzando le pecore, tosate già oltre
ogni limite. Senza interventi immediati
che riducano gli oneri fiscali per le imprese si rischia davvero grosso. Se non
ora, quando?”.
La tendenza all’evasione
Nello scorso mese di marzo si è tenuta
un’audizione al Senato su “Organismi
della fiscalità e rapporto tra contribuenti e fisco”. In questa occasione la
Banca d’Italia ha presentato uno studio
in Commissione Finanze e Tesoro del
Senato nel quale ha in pratica delineato
l’identikit dell’evasore fiscale italiano.
Da un incrocio dei propri dati e della
Sogei - la società del Ministero dell’Economia cui è affidata la gestione
del sistema informativo dell’Anagrafe
tributaria - relativi all’evasione Irpef, emerge
che la propensione all’evasione degli Italiani
è del 13,5%, percentuale ricavata dalla differenza tra il reddito netto pro capite registrato
dall’istituto di Via Nazionale (15.440 euro) e
il reddito netto pro capite effettivamente dichiarato secondo Sogei (13.356 euro): i numeri dicono che l’imponibile mediamente
sottratto al fisco è di 2.093 euro.
Dall’analisi scaturisce anche il profilo del-
NOTIZIARIO F ISCALE
Fiscalità
l’evasore tipo: uomo che vive di rendita, meno
di 44 anni, residente nel Centro Italia. Per la
Banca d’Italia il reddito pro capite di chi vive
di rendita sarebbe di 21.286 euro, secondo
Sogei di appena 3.462 euro con ben 17.824
euro di reddito sottratto al fisco (l’83,7%). In
alternativa, è imprenditore o lavoratore autonomo, con una propensione all’evasione del
56,3% e un reddito sottratto al fisco di 15.222
euro. C’è da dire che lo studio prende in esame
solo l’Irpef, senza tener conto della propensione all’evasione di queste categorie rispetto a Iva, Irap e Ires.
Il rapporto di Bankitalia
d’Italia sostiene inoltre che “Occorre perciò
mirare a una semplificazione degli adempimenti” – Gava lo diceva nel 1987… - e a una
riduzione dei costi di compliance: un maggiore utilizzo delle nuove tecnologie favorisce
l’acquisizione di informazioni rilevanti per effettuare controlli mirati da parte dell’Amministrazione finanziaria e “può stimolare un
aumento dell’adempimento spontaneo” (ci si
permettano dei dubbi, in proposito).
Per quanto concerne l’indicatore “paying
2012
2013
Nell’audizione l’Istituto dichiara di concentrarsi sulla dimensione del fenomeno e
sulle scelte adottate e da adottare in materia di contrasto a evasione ed elusione fiscale e per migliorare il rapporto fra
Mario Monti
contribuenti e Amministrazione.
Presidente del Consiglio 2012
Le prime righe del documento sono – e
non poteva essere altrimenti – una ripetizione di quanto sentiamo e leggiamo da
troppo tempo, comunque la fotografia di
una situazione che pare ormai cristallizzata nel tempo: “In Italia l’evasione fiscale sottrae all’erario una quantità
elevata di gettito e aggrava il prelievo sui
contribuenti onesti. Generando condizioni
di concorrenza sleale tra le imprese,
Enrico Letta
l’evasione distorce le scelte economiche
Presidente del Consiglio 2013
degli operatori, creando inefficienze nel
sistema produttivo. Da un più efficace contra- taxes”, secondo il rapporto Doing Business
sto all’evasione e all’elusione fiscale potreb- 2013 rispetto ai 185 Paesi considerati, l’Italia
bero derivare risorse per ridurre la tassazione è al 131° posto. L’indicatore, oltre che dell’imsui fattori produttivi e dare un impulso al- porto totale di imposte da versare ogni anno,
l’economia”.
tiene conto anche degli oneri amministrativi
Le stime sull’evasione sono incerte per defi- che gravano su una società rappresentativa di
nizione, ma lo sono ancora di più i confronti medie dimensioni: vengono considerati, in
tra Paesi. Considerando l’Iva, che ha una con- particolare, il numero di pagamenti dovuti da
figurazione omogenea negli Stati europei, un imprenditore e il numero di ore dedicato a
anche se con diverse aliquote, in Italia i livelli preparare, compilare e versare le imposte. In
di evasione - in termini di rapporto tra imposta Italia risultano 15 pagamenti, contro una
evasa e suo gettito teorico – risultano più alti media dell’area dell’euro di 11,7: il tempo utidi a quelli dei principali Paesi europei, ma in- lizzato è di 269 ore, più di una volta e mezza
feriori a quelli della Grecia e di diversi paesi quello medio dell’area, che è 163 ore.
dell’Est Europa.
Nel documento si ricorda che la legge delega
Viene poi ribadito che una più efficace azione per la riforma del sistema fiscale, di recente
di contrasto non può venire da un aumento approvata dal Parlamento, fissa delle linee
degli adempimenti amministrativi per i contri- guida per il contrasto dell’evasione e dell’elubuenti, che in Italia sono già molto numerosi; sione fiscale e per il miglioramento del rapal contrario, la loro presenza conduce spesso porto tra fisco e contribuente, tra le quali si
a incoraggiare le attività sommerse. La Banca citano: la previsione di un legame diretto tra i
risultati della lotta a evasione ed elusione e la
riduzione della pressione fiscale, un maggiore
ricorso a fatturazione e moneta elettronica,
una definizione dell’abuso del diritto, l’introduzione di sistemi premiali e la revisione delle
sanzioni. Considerando, dunque, che la legge
delega si propone “un aggiornamento del
modo di amministrare le imposte alla luce dei
mutamenti esterni, è urgente procedere alla
sua attuazione”.
Teoria del fenomeno
(…che ne incoraggia
la pratica)
E’ solo dagli anni ’70 del secolo scorso
che la teoria economica della tassazione ha sviluppato un’analisi formale
dell’evasione fiscale e anche le analisi
teoriche e i tentativi di stimare l’evasione e l’economia sommersa sono relativamente recenti.
Bankitalia afferma che “La letteratura
economica generalmente definisce
l’evasione come un comportamento in
violazione della legge posto consapevolmente in essere al fine di ridurre il
carico fiscale, mediante l’occultamento
di fonti di reddito e ricchezza o l’evidenziazione di elementi fittizi in riduzione della base imponibile”: la
violazione della legge costituisce la differenza fra evasione ed elusione fiscale, che consiste nel tentativo di
consegui risparmi d’imposta nell’ambito delle
regole fiscali sfruttandone le ambiguità o rappresentando in maniera alterata l’elemento
economico soggetto a tassazione.
Sostanzialmente il contribuente decide a che
livello evadere sulla base di tre elementi: la
probabilità percepita di subire un accertamento fiscale, il vantaggio ricavato e il peso
della eventuale sanzione. Il primo e il terzo
provocano, di solito, una riduzione dell’evasione e questo la dice lunga sull’efficacia degli
strumenti adottati dall’Amministrazione finanziaria negli ultimi quarant’anni...
Il livello di incertezza delle normative fiscali
– fenomeno ricorrente - può favorire le attività
elusive, per cui razionalizzare e semplificare
la normativa tributaria e i relativi adempimenti
potrebbero, da un lato diminuire i costi del
fare impresa e, dall’altro, anche l’evasione e
le distorsioni nell’attività economica. Una normativa complessa e poco coerente produce più
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Ottobre 2014
Fiscalità
oneri per i contribuenti e per l’Amministrazione finanziaria: i primi devono sopportare
costi aggiuntivi, mentre il fisco deve investire
maggiori risorse nell’attività di accertamento
e nel supporto al contribuente. Inoltre, le
norme difficili da interpretare fanno aumentare il contenzioso.
Ecco perché la cura del rapporto tra fisco e
contribuenti costituisce una caratteristica fondamentale per l’efficace esercizio del potere
impositivo: “Un trattamento corretto” – prosegue lo studio – “la fruibilità delle informazioni sul sistema fiscale e l’assistenza da parte
dell’autorità hanno effetti positivi sul comportamento della maggioranza dei contribuenti.
Le sanzioni per gli inadempimenti, pur attesa
la loro finalità anche dissuasiva, devono essere
proporzionali rispetto alla gravità delle violazioni”. Ed ecco perché anche l’equità del prelievo, tempi certi e modi e quantità dei
pagamenti devono essere le caratteristiche di
un buon sistema fiscale, che deve risultare corretto e imparziale “nelle procedure, nel trattamento dei diversi contribuenti e delle loro
legittime aspettative e trasparente”.
Evasione ed elusione fiscale:
le dimensioni
Secondo Bankitalia le stime sono disorganiche, lacunose e raramente vengono rese pubbliche. Mentre fino a qualche anno fa l’Istat
pubblicava puntualmente una valutazione dell’economia sommersa, l’ultima analisi pubblicata riguarda il 2008, con un valore aggiunto
sommerso quantificabile tra il 16,3 e il 17,5%
del Pil. Una gran parte è costituita dall’occultamento di parte del fatturato e da un aumento
fittizio dei costi, elementi che nel 2008 hanno
contribuito per il 9,8% del Pil; dal lavoro nero,
che genera evasione contributiva, è derivato
valore aggiunto sommerso per il 6,5% del Pil.
L’Istat continua comunque a inserire una stima
dell’economia sommersa nei dati di contabilità nazionale, il che è fondamentale, tra l’altro, per determinare la base imponibile teorica
e quindi l’evasione di alcuni tipi di imposta,
in particolare l’Iva e per l’Irap, per le quali
vengono confrontati i dati ricavabili dalla contabilità nazionale con quelli del gettito effettivo.
La Corte dei Conti diffonde a intervalli regolari stime dell’evasione di Irap e Iva elaborate
dall’Agenzia delle Entrate. Nella media del
triennio 2007-09, secondo questa fonte, il get-
tito Irap evaso è stato pari al 19,4% di quello
potenziale e si è concentrato nel settore dei
servizi: se si esclude la Pubblica Amministrazione, il valore sale al 21,6%. Per questa imposta, la propensione a evadere è più alta al
Sud (il 29,4%), seguito dal Centro (il 21,4%)
e dal Nord (il 14,7%).
Sempre secondo i dati delle Entrate, nel 2011
la differenza tra il gettito effettivo Iva e quello
potenziale è stata circa del 13%.
C’è da aggiungere che si definisce economia
sommersa l’insieme di attività produttive lecite svolte violando norme fiscali e contributive, per cui non sono comprese le attività
criminali; inoltre, la stima non considera le
varie forme di irregolarità parziale, come il
minor pagamento dei contributi, gli emolumenti fuori busta, ecc.
stimato per diversi Paesi dell’Est Europa e la
Grecia: lo studio della Banca d’Italia rileva,
tuttavia, che questo elevato livello di evasione
dipende anche dalla grandissima frammentazione presente in Italia, dove risultano attive
oltre 5 milioni di partite Iva.
Deve essere inoltre considerato che dall’evasione Iva può facilmente derivare quella dell’Irpef: dal confronto dei dati delle
dichiarazioni dei redditi con quelli riportati
nell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane
condotta dall’Istituto si può ricavare che la
base imponibile evasa nel 2004 sia stata pari
a circa il 13,5% di quella teorica. La propensione a evadere è più alta fra i giovani (19,9%,
contro il 2,7% degli ultrasessantacinquenni e
il 10,6% della classe intermedia) e i lavoratori
autonomi (56,3%).
I dati della Commissione
europea
Viaggio nel tempo 3
Secondo una recente analisi svolta per conto
della Commissione europea, nel 2011 il gettito
Iva complessivo sottratto nell’Unione per evasione ed elusione fiscale, incluse le frodi, è
pari a 193 miliardi di euro, il 18% dell’Iva potenziale o l’1,5% del Pil della Ue: si tratta di
percentuali più elevate rispetto a quelle evidenziate in un analogo studio svolto per l’anno
2000.
In Italia ci sarebbe la più alta perdita di gettito
Iva in termini assoluti (36 miliardi di euro),
mentre in rapporto all’imposta potenziale e al
Pil il gap italiano risulta più basso di quello
Questa parte del documento presentato al Senato ci riporta alla problematica individuata
dall’Amministrazione finanziaria sempre nel
lontano 1987. Un elemento significativo della
complessità normativa basato sulla lunghezza
dei testi normativi, analogo a quello utilizzato
anche in studi accademici e dall’Amministrazione britannica, indica come dal 1994 a oggi
la lunghezza delle nostre leggi tributarie sia
aumentata di quasi due terzi; sono più di 1.000
i provvedimenti rilevanti, con una crescita di
oltre un terzo. Hanno contribuito, in tal senso,
le diverse riforme di questo periodo e se si
considera solo il reddito d’impresa, se ne pos-
NOTIZIARIO F ISCALE
Fiscalità
sono individuare almeno tre: la riforma Visco
(1996-1997), la riforma Tremonti (2003-2004)
e la riforma IAS-IRAP (2006-2008).
L’incertezza deriva anche dalle interruzioni
“tra la normativa primaria e quella secondaria: le norme nascono incomplete, quindi
inapplicabili, per il rinvio a successivi decreti
di attuazione”. Bankitalia rileva che “L’idea
di una delegificazione nella produzione di
norme tributarie è in sé corretta, in quanto
volta a velocizzare l’attività del legislatore e
ad assicurare una maggiore sintesi e chiarezza dei testi di legge. Non di rado, però, si è
ecceduto nel senso opposto, rinviando a provvedimenti d’attuazione anche la determinazione di aspetti fondamentali della disciplina;
la successiva lenta o mancata emanazione di
tali provvedimenti ha determinato la sostanziale inattuabilità delle norme o uno stato di
prolungata incertezza sulle loro conseguenze
in un campo, quello tributario, caratterizzato
da scadenze cogenti”.
Il fisco italiano si è comunque impegnato per
ridurre l’incertezza e semplificare i rapporti
con i contribuenti. Accogliendo le raccomandazioni Ocse in tema di collaborazione, nel
2013 l’Agenzia delle Entrate ha realizzato un
progetto pilota con il quale elaborare un modello di gestione del rischio fiscale per i contribuenti di grandi dimensioni, il “Regime di
adempimento collaborativo”. L’apertura alla
collaborazione con i contribuenti è stata inserita anche nella regolamentazione secondaria:
in particolare, sono stati posti in consultazione
provvedimenti attuativi e documenti interpretativi, per tenere conto delle osservazioni dei
destinatari nella redazione delle versioni definitive. Inoltre, seguendo il piano “Destinazione Italia” presentato dal Governo nel
settembre 2013, l’Agenzia ha varato misure
per facilitare il dialogo tra l’Amministrazione
italiana e gli investitori esteri, al fine di attrarre
investimenti a sostegno della ripresa economica. Secondo una recente indagine, il fisco
ha un ruolo indiscutibilmente negativo per i
33 top managers delle multinazionali Usa presenti in Italia: per 29 di loro l’incidenza e l’efficienza del regime fiscale contribuiscono
nell’applicazione della normativa tributaria.
Per un ulteriore sostegno delle iniziative economiche nazionali, l’Agenzia ha istituito un
secondo desk dedicato ai partecipanti esteri all’Expo Milano 2015, per agevolare e rendere
più rapidi i flussi di comunicazione.
I tentativi di mettersi al passo
Nel dialogo tra fisco e contribuenti un ruolo
centrale è ricoperto dall’interpello, tanto che
dal 2008 al 2012 l’Agenzia delle Entrate ha lavorato una media di 15.900 istanze l’anno, tra
le quali rientrano anche alcune tipologie di interpello obbligatorio.
Al fine di ridurre le condizioni di incertezza
in cui operano le imprese che svolgono attività
internazionale, nell’ordinamento italiano è
stato introdotto uno strumento molto diffuso
nei paesi Ocse, gli Apa (Advanced Pricing
Agreement), accordi preventivi tra il contri-
buente e l’Amministrazione finanziaria sui
prezzi delle transazioni eseguite con le consociate estere: il nostro Paese ha adottato questi
accordi nel 2003 mediante il ruling internazionale, ma sono effettivamente operativi solo dal
febbraio 2005, a seguito del parere favorevole
dell’Unione europea. Anche la semplificazione degli adempimenti fiscali è stata oggetto
di interventi in via normativa e amministrativa.Sono diversi e recenti gli interventi normativi da segnalare: il DL n. 16/2012, sulla
rateizzazione dei debiti tributari, sulle procedure di comunicazione per l’accesso ad agevolazioni o particolari regimi fiscali e su
alcune disposizioni in materia di Iva; il DL n.
69/2013, in materia di responsabilità solidale
negli appalti, di riscossione mediante ruolo, di
comunicazioni Iva, di rateizzazione dei debiti
tributari e di assistenza fiscale per i soggetti
privi di sostituto d’imposta. Dal 2010, inoltre,
l’Agenzia delle entrate ha intrapreso iniziative
interne per la semplificazione del linguaggio
utilizzato nelle istruzioni, la riduzione degli
adempimenti amministrativi a carico del contribuente e un utilizzo più efficiente dei canali
informativi.
Nel rapporto fisco-contribuente lo “scambio”
fra maggiori informazioni e minori controlli è
stato pensato per le grandi organizzazioni produttive, mentre per quelle minori o minime –
la maggioranza, in Italia - potrebbe risultare
più adatto il criterio opposto: minori adempimenti ma migliori controlli.
Fonte: www.bancaditalia.it
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NOTIZIARIO F ISCALE
Intervista
INTERVISTA A GIOVANNI ANGILERI PRESIDENTE DEL CAF UIL
Consulta Caf Uil 2014 – La rendicontazione
A CURA DELLA REDAZIONE
utilizzatori dei servizi confederali, di presidio
politico-organizzativo di quella realtà territoriale.
Tutto questo ci ha portato ad un risultato straordinario ossia quello di avere un aumento di
circa il 3% del numero di dichiarazione presentate tramite la nostra intermediazione passando da numero di 730 eseguiti nel 2013 di
1.107. 226 a quello di 730 eseguiti nel 2014
di 1.137.885.
C
aro Presidente è tempo di bilanci.
Il 3 e 4 Novembre ci sarà la consulta
del CAF: dopo un anno trascorso
è soddisfatto dei risultati ottenuti?
E’ stato un anno difficile molto faticoso ma
sono soddisfatto dei risultati raggiunti e ritengo che il bilancio sia positivo.
Nel 2013 avevamo registrato un calo e avevamo indicato nella segmentazione delle offerte dovute ad una moltitudine di sigle prive
della necessaria professionalità e nella crisi
economica le due cause principali.
E per questo avevamo tracciato alcune linee
guida da seguire per l’anno 2014 quali il miglioramento della qualità del servizio, l’innovazione tecnologica e una sempre più stretta
sinergia fra il Caf e le categorie.
Ebbene il miglioramento del servizio è avvenuto tramite una costante formazione degli
operatori e un costante monitoraggio delle
nostre strutture che ci ha permesso di ottenere
un buon gradimento presso la nostra utenza.
Dalle indagini di customer satisfaction
emerge che i cittadini apprezzano in particolare la cortesia e la competenza del personale,
la chiarezza delle informazioni, la comodità
delle sedi. Inoltre abbiamo investito nell’innovazione tecnologica che ci ha portato a realizzare pienamente il progetto BOARD,
preannunciato nel ventennale del Caf Uil , che
permette di fornire la possibilità di analizzare
in tempo reali le dichiarazioni durante la campagna fiscale, confrontare l’andamento dei
modelli rispetto alla performance dell’anno
precedente tramite le categorie implicite della
tipologia di dichiarazione e valutare le perfomance negli anni precedenti alla luce di dati
dei competitors.Tutti questi dati e notizie saranno rappresentati e forniti alla Consulta del
3 e 4 Novembre ai nostri operatori in modo
che essi possano utilizzarli per gestire e aggredire nuove quote di mercato.
Infine sempre una maggiore sinergia e coordinamento ha permesso di finanziare molti
piani di sviluppo approvati dalla Commissione per i Piani di Sviluppo per diverse strutture sparse nel territorio che ha contribuito a
conseguire risultati in termine di iscritti, di
Questo è un momento in cui si critica
il sindacato e le sue strutture di servizio
come il CAF : lo ritiene giustificato?
GIOVANNI ANGILERI
Presidente del CAF UIL
Ebbene
il miglioramento
del servizio
è avvenuto
tramite una costante
formazione
degli operatori
e un costante
monitoraggio
delle nostre
strutture
che ci ha permesso
di ottenere un buon
gradimento presso
la nostra utenza
Assolutamente no. I vantaggi che i Caf recano
agli utenti e alla pubblica amministrazione
devono essere rappresentati con determinazione : quella stessa determinazione che ci ha
guidato alle audizioni del Senato e Camera e
negli incontri con Agenzia delle Entrare e
INPS per migliorare e rendere più efficace la
imminente riforma fiscale.
Va sottolineato che i CAF hanno dato un notevole contributo alla semplificazione burocratica, al miglioramento dei rapporti fra
cittadino e Pubblica Amministrazione, alla
realizzazione di una rete capillare di servizi,
alla correttezza e legalità fiscale alla globalizzazione del servizio.
Noi siamo riusciti a instaurare un rapporto
più umano con i contribuenti, rispetto all’Amministrazione finanziaria spesso accusata di
un atteggiamento sospettoso e vessatorio.
Questo rapporto umano si è costruito nel
tempo perché vediamo il contribuente come
un associato da fidelizzare, con cui rafforzare
il rapporto associativo e come un cittadino a
cui rendere un buon servizio, per far sì che ritorni l’anno successivo.
Noi siamo espressione del mondo associativo
e grazie alla nostra cultura e storia e al vostro
impegno quotidiano mettiamo a disposizione
della pubblica amministrazione il capitale di
fiducia costruito nel rapporto con i propri associati e la reputazione di cui godiamo presso
i utenti cittadini. Cosi facendo siamo riusciti
a diventare il front-office “amichevole” del
servizio pubblico umanizzando il rapporto con
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Ottobre 2014
12
Intervista
la amministrazione pubblica.
Noi Caf abbiamo reso più facile ed efficiente
il sistema che permette a milioni di dipendenti pensionati di ricevere in brevissimo
tempo, direttamente sullo stipendio o sul rateo
della pensione, il rimborso delle tasse pagate
in eccesso durante l’anno : un sistema più efficiente rispetto al precedente meccanismo di
rimborso che richiedeva anni. Inoltre permettiamo ai contribuenti privi di un sostituto d'imposta di effettuare il conguaglio presentando
il modello 730 senza sostituto.
In molti casi, il nostro CAF ha assunto la valenza di “sportello sociale”, in quanto informa i cittadini dell’opportunità di avvalersi
di diritti e agevolazioni, di ottenere altri servizi oltre quelli richiesti, ai quali noi provvediamo direttamente o in collaborazione con
il nostro Patronato o con i servizi pubblici locali, come quelli dei comuni.
Riusciamo così ad offrire un servizio globale,
che garantisce oltre al servizio principale , dichiarazione dei redditi, ISEE, RED, anche
tutte le prestazioni collaterali come la stampa
del CUD, ICI/IMU/TASI, compilazione di domande per accedere a bonus o a servizi in
forma agevolata.
Noi svolgiamo un ruolo importante assumendoci la responsabilità degli errori formali
commessi, per i quali abbiamo una copertura
assicurativa obbligatoria, senza conseguenze
per il cittadino.
Inoltre riusciamo a fare da filtro rispetto alle
comunicazioni delle pubbliche amministrazioni, che pervenendoci preventivamente o in
copia ci mette in grado di tranquillizzare e tutelare cittadini spesso vittima di errori dell’Amministrazione.
I Caf hanno permesso una grande informatizzazione dei servizi fiscali poiché l’opera di
intermediazione ha consentito di automatizzare tutti i processi.
La trasmissione telematica ha garantito all’Agenzia delle Entrate la disponibilità dei
dati fiscali in tempo reale. Siamo cosi divenuti
nel tempo una garanzia di correttezza e legalità fiscale: infatti non svolgiamo solamente
un ruolo tecnico-professionale ma anche e soprattutto di assistenza ai cittadini nel rapporto
con le diverse problematiche fiscali realizzando in concreto quella compliance fiscale
di cui tanto si parla. Basta immaginare quanti
pensionati e cittadini che senza la nostra intermediazione deciderebbero di non presen-
tare dichiarazione redditi o quanti errori e
inesattezze conterrebbe tale dichiarazione.I
CAF svolgono un ruolo anti evasione ed elusione grazie ai controlli previsti per l’apposizione del visto di conformità che oggi alla luce
della riforma fiscale diventa sempre più centrale ed importante. I contribuenti che si rivolgono a noi sono nei fatti oggetto di un
primo controllo "fiscale" da parte dell'operatore, che deve procedere a una verifica della
conformità della documentazione presentata
ed escludere tutte le richieste di detrazioni e
deduzioni non in regola, con un effetto immediato sull'evasione fiscale. Il visto di conformità, quindi, oggi assume un grande valore
per il sistema fiscale, perché implica l’esercizio di un controllo preventivo e l’assunzione
di responsabilità da parte dei CAF.
Abbiamo prodotto risultati positivi anche di
carattere economico alle PA in quanto il costo
dei CAF è stato di gran lunga inferiore al
costo che le PP.AA. avrebbero dovuto sostenere per la gestione diretta dell’assistenza fiscale e del controllo di conformità. Inoltre,
rispetto ad anni di progressivo ridimensionamento dei servizi di front-office ai cittadini, i
CAF hanno in parte colmato un vuoto rispondendo alle richieste di informazioni e assistenza dei cittadini.
Tutti questi vantaggi sia la cittadino e alla
Pubblica Amministrazione non serve per dire
che siamo bravi ma per sottolineare la nostra
importanza e il valore che grazie al vostro lavoro oggi riusciamo a dare all’intero sistema
fiscale.
Ed è per questo che secondo me il sistema dei
CAF costituisce un esempio di applicazione
efficace ed efficiente del principio sussidiarietà previsto dall’art. 118 della Costituzione
in base al quale la pubblica amministrazione
si può avvalere, per l’erogazione di servizi
pubblici, di soggetti privati come i CAF i
quali hanno interesse a fornire un servizio di
qualità a costi contenuti, in quanto le associazioni promotrici ne traggono vantaggio in termini di fidelizzazione degli associati che non
sono in contrasto con il carattere pubblico del
servizio. Si viene così a creare un circolo vir-
NOTIZIARIO F ISCALE
Intervista
tuoso, in cui tutti gli attori traggono vantaggi:
cittadini, amministrazione pubblica e associazioni.
Quale sono le sue valutazioni
in ordine alla riforma fiscale di imminente
attuazione?
Il nostro valore, i servizi svolti per i cittadini
e i vantaggi per la Pubblica Amministrazione
ci hanno consentito di interloquire con autorevolezza con il legislatore e di poter modificare o aggiungere elementi alle novità fiscali
in modo da rendere la riforma efficace ed
utile.
Certo vi sono chiari e scuri nella riforma, alcuni elementi di criticità e persino profili
forse di incostituzionalità ma certamente si
può dire che va nella direzione della semplificazione per i cittadini e nell’affermazione
della centralità del Caf .
E’ chiaro che il ruolo dell’intermediario abilitato assumerà un rilievo molto significativo,
in quanto è previsto una maggiore centralità
e valorizzazione del visto di conformità che
noi CAF oggi apponiamo sulle dichiarazioni
dei redditi. Il nostro futuro è quello di un soggetto di rappresentanza del contribuente nei
confronti dell’Amministrazione Finanziaria
che gestisca una parte del procedimento amministrativo offrendo un servizio di intermediazione fondamentale per il fisco.
E’ chiaro che questo passa attraverso un più
stringente sistema di regole ai quali i Caf dovranno attenersi che possa portare a selezionare soggetti intermediari sempre più
efficienti e quindi più organizzati e pronti a
raccogliere le sfide del futuro, dando un contributo enorme alla intermediazione professionale, alla certificazione dei documenti e a
quello della assistenza fiscale ai cittadini.
Ed è per questo che all’audizione del Senato
fra le altre modifiche abbiamo evidenziato che
l’art 7 della legge delega prevede che i Caf
forniscano adeguate garanzia di idoneità tecnico-organizzative ma di queste disposizioni
non si trovano tracce o riferimenti nel provvedimento in esame.
Si è chiesto pertanto di colmare questa lacuna
per far sì che i Caf possano ragionare sul loro
futuro avendo presenti tutti gli elementi che li
riguardano e non che questi vengano adottati
in fasi diverse e a ridosso dell’avvio dell’attività.
A questo proposito segnalo che abbiamo formulato all’Agenzia delle Entrate una serie di
proposte in merito alla attuazione di quanto
previsto dall’art 7 citato.
Quale futuro per IL CAF UIL
Quest’anno si è realizzata l’acquisizione di
maggiore quota di mercato e aumento del nostro tasso di crescita frutto di una strategia
improntata alla qualità del servizio, alla innovazione tecnologica alla formazione del personale e al consolidamento di uno stretto
rapporto fra la UIL , le categorie ed il Caf Uil.
Dobbiamo allora percorrere sempre più la
strada della qualità del servizio che ci permette di ottenere la piena soddisfazione dell’utente e di tutte le parti interessate.
Inoltre ci permette di operare competitivamente sul mercato di riferimento, migliorando
i risultati gestionali.
Dobbiamo controllare ed ottimizzare i processi aziendali, con l’analisi ed il trattamento
delle non conformità emergenti per migliorarne continuamente le performances.
Dobbiamo garantire che tutto il personale
operi in maniera competente nella piena consapevolezza del proprio ruolo attraverso
l’erogazione di corsi di formazione ed addestramento tesi all’aggiornamento continuo
delle professionalità.
Dobbiamo perseguire i seguenti obiettivi :
-miglioramento della qualità dei servizi offerti
attraverso un coinvolgimento sempre più
stringente di tutte le strutture territoriali;
svolgimento di ogni servizio offerto nel pieno
rispetto delle disposizioni cogenti e dei requisiti contrattuali sottoscritti con gli enti istituzionali di competenza;
-crescita della cultura della qualità nel personale operativo, coinvolgendolo nella conoscenza dell'importanza della propria attività;
- continuo adeguamento delle capacità dei
strumenti informatici e della flessibilità operativa delle strutture periferiche, al fine di
mantenere un'elevata competitività dei servizi
offerti;
- monitoraggio ed ottimizzazione di tutte le risorse messe a disposizione per una gestione
attenta dei costi e minimizzazione degli sprechi.Tutto ciò è dettata dalla convinzione che
la “qualità” sia l’unica strada che conduca al
successo duraturo nel tempo.
Fra pochi giorni si celebrerà il Congresso
Nazionale della UIL : pensa che sarà
centrale anche il tema della politica
dei servizi.
Un elemento determinante che ha consentito
la crescita del nostro sistema è l’apporto che
le categorie e la Uil tutta ci ha dato.
La Confederazione insieme al suo Segretario
Generale è stata sempre vicina alla nostra
azione.
Dobbiamo rafforzare questo rapporto aumentare le convenzioni che le categorie possono
stipulare affinché possano informare i delegati
, effettuare formazione e aumentare le capacità dei propri quadri di dare le prime risposte
e indirizzare al meglio i propri iscritti.
Dobbiamo impegnarci con le sedi regionali e
provinciali con iniziative forti che si pongono
l’obiettivo di portare il sistema dei servizi
UIL, più vicino ai cittadini nei luoghi di lavoro
e nei comuni di residenza.
Pensate che le più recenti indagini hanno rilevato che il veicolo informativo privilegiato
attraverso il quale si viene a conoscenza del
CAF risulta essere il sindacato segue il passaparola di amici e parenti e poi dai colleghi
di lavoro e solo dopo i mezzi di comunicazione
più tradizionali.
Ciò mette in risalto l’enorme potenziale a nostra disposizione ossia il nostro sindacato, la
Uil con il quale bisogna rafforzare il rapporto
sinergico fin qui consolidatosi e i suoi delegati
che per loro funzione sono quelli più vicini ai
colleghi di lavoro.
L’obiettivo da raggiungere è quello di migliorare il servizio e le sue condizioni di erogazione e raggiungere un elevato livello di
soddisfazione dell’utenza.
Del resto è la stessa nostra Organizzazione a
porsi come primo giudice della soddisfazione
dei propri associati nei confronti della qualità
dei servizi dei CAF, perché in caso contrario
ne subirebbero le ripercussioni in termini di
immagine negativa fino alla revoca dell’adesione.La politica dei servizi è diventata parte
integrante della politica sindacale della UIL.
Dobbiamo essere consapevoli che molti lavoratori, pensionati e cittadini hanno attraverso
il Caf e più in generale con gli altri servizi, il
primo contatto con la Uil.
Quindi il nostro compito è ancora più delicato e per questo dobbiamo fare bene il nostro
lavoro.
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NOTIZIARIO F ISCALE
Intervista
INTERVISTA A CARMELO BARBAGALLO, SEGRETARIO GENERALE AGGIUNTO UIL
Il Caf: strumento fondamentale
per una Uil protagonista nel cambiamento del Paese
A CURA DELLA REDAZIONE
CARMELO BARBAGALLO
Segretario Generale Aggiunto UIL
A
llora, caro Barbagallo, siamo
ad un passo dal traguardo finale
di questa stagione congressuale
della Uil. Qualche tua valutazione.
Si, ancora pochi giorni e a Roma, nella consueta cornice del Palazzo dei Congressi dove
tanti simili appuntamenti abbiamo tenuto, celebreremo il sedicesimo congresso della Uil.
Un’importante occasione di dibattito e confronto perché cade in un difficile momento
economico, occupazionale e sociale del
Paese, dinanzi al quale la nostra Organizzazione conta di fare la propria parte presentando proposte, idee, iniziative e impegni per
una vera ripartenza dell’Italia.
Ma il Congresso nazionale è importante
anche perché consentirà ai dirigenti, ai delegati sindacali, ai militanti e agli iscritti, ma
anche a tutti coloro che guardano con attenzione e considerazione alla Uil, di registrare
quanto abbiamo fatto in questi scorsi mesi per
adeguare la struttura organizzativa e operativa del nostro Sindacato per metterlo in
grado di assolvere appieno al compito di concorrere al cambiamento del Paese.
Noi abbiamo cambiato e stiamo cambiando la
Uil perché vogliamo che il mondo del lavoro
Noi abbiamo
cambiato e stiamo
cambiando
la Uil perché
vogliamo
che il mondo
del lavoro
e la società italiana
cambi.
Noi vogliamo
la Uil protagonista
nel cambiamento
del Paese.
e la società italiana cambi. Noi vogliamo la
Uil protagonista nel cambiamento del Paese.
Nei mesi che ci separano dalla Conferenza di
Organizzazione di Bellaria, sono state meglio
articolate le nostre presenze sul territorio, abbiamo valorizzato l’azione delle nostre Categorie, abbiamo rilanciato il sistema dei
Servizi della Uil, abbiamo aperto i consigli
alla presenza di molti più delegati di base,
molte più donne e giovani, con una vera presenza equilibrata dei diversi generi, delle differenziate età anagrafiche, delle multiformi
esperienze lavorative. Nel contempo abbiamo
asciugato gli organi di gestione delle nostre
articolazioni, anche per contenere i costi
dell’apparato e della macchina sindacale. Abbiamo rilanciato i nostri strumenti per la for-
mazione e per l’informazione interna ed
esterna, abbiamo sperimentato sinergie e, in
poche parole, messo in campo quel progetto
di “sindacato a rete” che abbiamo scelto
come modello organizzativo.
Certo, un grande progetto di riorganizzazione
dell’intera Uil, ma non dappertutto il processo
è compiuto e realizzato, in alcuni contesti abbiamo registrato ritardi e disattenzioni che a
breve dovranno essere oggetto di verifica e di
superamento. Sta di fatto che la Uil che si presenta a questo Congresso è diversa rispetto a
quella anche solo di quattro anni fa: dei mille
e cento delegati portatori di voto pieno al congresso (e altre centinaia saranno gli ospiti e
gli invitati) una buona parte sono alla loro
prima esperienza di questo livello e di questa
importanza. E, lo evidenzio nuovamente, noi
stiamo cambiando la Uil per renderla pronta
alle nuove sfide e per essere noi parte del processo di cambiamento in atto nel nostro
Paese.
Il tuo ragionamento è ben chiaro,
non fosse che chi oggi in Italia incarna
il cambiamento (Renzi, il governo dei
giovani, la “nuova politica”, una certa
stampa strombazzante, …) sembra
proprio voler andare avanti sulla
sua strada e con i suoi obiettivi
senza tenere in alcun conto il Sindacato…
Poi vediamo come va a finire. Ricordo volentieri una frase del grande Mahatma Gandhi:
“Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti
combattono. Poi vinci.”
Per mesi il Sindacato era come se per il Governo non esistesse (anche le altre parti sociali, per la verità, non sono state incontrate
e coinvolte nel confronto o nella definizione
delle politiche economiche – tranne poi scrivere una legge di stabilità che in alcuni passaggi sembra proprio tagliata sulle esigenze
degli industriali).
Poi un incontro c’è stato, e altri due sono stati
programmati, anche se caratterizzato dalla
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Ottobre 2014
16
Intervista
pratiche degli invalidi civili. Nel frattempo
sono arrivate le dichiarazioni Isee perché il
cittadino possa fruire delle agevolazioni abitative o per le tasse universitarie, o per accedere alle prestazioni dello stato sociale. Ed
ancora il nostro Caf si è specializzato nella lavorazione delle successioni, nella gestione
delle colf e badanti, nella registrazione delle
locazioni, nella vicenda degli avvisi di Equitalia, nella problematica della tassazione locale o sulla casa, fino a diventare, le strutture
del Caf, dei veri sportelli del Welfare territoriale.
La prima immagine che mi viene in mente
quando penso al nostro Caf sono le sale di attesa gremite di persone in attesa di essere servite, sono gli orari prolungati di apertura dei
nostri sportelli “sabato e domenica compresi”, sono gli operatori che sotto la gentilezza nascondono bene la naturale
stanchezza.
Ma, allora, perché questo attacco
all’esperienza dei Caf
che si percepisce nell’aria?
supponenza di chi in pochi minuti spiega il
mondo, mal sopporta le interruzioni e, per
l’appunto, dileggia l’interlocutore (ho già raccontato più volte di come Renzi abbia replicato ad un mio intervento sugli 80 euro ai
pensionati con un sarcastico “lei chi è?”).
Ora siamo al “rispetto” per chi protesta in
piazza, accompagnato da interventi che provano ad azzoppare il Sindacato, a rendere difficile la sua azione di rappresentanza (basti
pensare al taglio drastico e immediato delle
libertà sindacali nel pubblico impiego), a svilire l’azione degli strumenti messi in atto dal
sindacato a favore degli iscritti e dei cittadini
tutti: si prevede un taglio al compenso dei patronati e, sul fronte di cui meritoriamente si
occupa il Caf, alla spedizione di milioni di dichiarazioni dei redditi già compilate…
Ecco, già che ci sei, dicci come valuti
l’attività svolta dal nostro Caf
e che prospettive intravedi.
Quando vent’anni fa abbiamo messo in piedi
questo servizio di consulenza a favore dei lavoratori, dei pensionati e dei cittadini contribuenti non ci aspettavamo, nemmeno nelle più
rosee previsioni, un successo simile a quello
che poi abbiamo conseguito. Anno dopo anno
sempre più cittadini si sono rivolti al Caf della
Uil, abbiamo strutturato una rete di società
specializzate, abbiamo formato e messo in
operatività centinaia di tecnici ed esperti, abbiamo allargato la nostra rete anche grazie al
protagonismo dei delegati sindacali nei luoghi
di lavoro e di coloro che presidiano il territorio.
È stato un modo per essere vicini ai nostri
iscritti e per sollecitare l’adesione alla nostra
Organizzazione da parte di coloro che ancora
iscritti non sono.
Ma è stata anche un’importante iniziativa per
concorrere al miglioramento della macchina
fiscale, per rendere più agevoli e celeri i controlli delle dichiarazioni dei redditi, per abbreviare i tempi dei rimborsi fiscali dovuti ai
pensionati ed ai lavoratori.
Poi, qualche anno più tardi, sono stati i Caf a
togliere l’Inps dall’imbarazzo di non sapere
raccogliere e lavorare le dichiarazioni della
situazione reddituale ai fini della corretta erogazione delle prestazioni previdenziali e assistenziali, i famosi modelli Red. Ed ancora i
Caf si sono impegnati nell’elaborazione delle
Per certa stampa che certo non vuole bene al
sindacato, per certi politici che non sopportano quanto si interpone fra loro e i cittadini
rappresentandone le istanze, per chi non ci conosce, i Caf possono sembrare un orpello inutile, un’astuzia del sindacato per carpire le
iscrizioni, uno strumento delle grandi organizzazioni per fare affari alle spalle di cittadini e pubblica amministrazione.
Qualcuno pensa davvero che il nostro Paese,
già alle prese con una burocrazia ingolfata di
pratiche e adempimenti, possa fare a meno di
simili servizi?
Qualcuno davvero ritiene che il cittadino
possa tornare ad essere lasciato da solo davanti ad adempimenti sempre più numerosi e
complessi che richiedono un approccio con
competenze e capacità che normalmente vengono assicurate da professionisti.
Non fosse che gli importi richiesti in fattura
per la consulenza di questi professionisti sono
ben distanti dal concorso alle spese che, solo
per alcune attività e per quelle operazioni che
richiedono un’azione di consulenza, il Caf
percepisce dal cittadino.
Lo voglio dire con chiarezza, almeno per
quanto riguarda la Uil: non siamo assolutamente intenzionati a sbaraccare e nemmeno a
NOTIZIARIO F ISCALE
Intervista
ridimensionare questa “macchina operativa”
che abbiamo messo in piedi e che consente ai
cittadini di rivolgersi alle centinaia di strutture sindacali sul territorio per ricevere un’assistenza specializzata, una consulenza di
qualità, un accompagnamento negli adempimenti fiscali e burocratici, una tutela per la
realizzazione dei loro diritti di cittadinanza.
Possono ridurre il compenso che spetta al Caf
per ogni operazione compiuta nell’interesse
di una pubblica amministrazione, possono
mandare a casa del contribuente le dichiarazioni dei redditi già compilate e solo da sottoscrivere, possono attribuirci ancora maggiori
responsabilità nella vigilanza sul corretto
adempimento da parte del contribuente, può
succedere di tutto, insomma, ma il Caf è e
resta, oggi e in prospettiva, uno strumento
fondamentale dell’azione della Uil.
Lo Statuto della Uil, che è un po’ la nostra
carta fondativa e di esplicitazione dei valori,
è ben chiaro: la tutela e la promozione dei diritti dei lavoratori, dei pensionati e dei cittadini è strategica al perseguimento degli
obiettivi e degli scopi istitutivi dell’Organizzazione e pertanto complementare all’azione
sindacale perseguita da ogni articolazione del
sindacato.
Il Caf, assieme ad altri strumenti e servizi che
operano su tematiche diverse, questo ha fatto
e fatto bene fino ad oggi, su questa azione è
oggi impegnato, in prospettiva continuerà ad
essere fondamentale per l’azione della Uil.
Accidenti, caro Carmelo (come tutti
ti chiamano nella Uil con un tono
di familiarità), sembri davvero
determinato negli obiettivi e impegnato
nel costruire una solida prospettiva
alla nostra Organizzazione, per niente
abbacchiato dagli attacchi al Sindacato!
E come potrei esserlo? Sto giusto tornando
dal congresso di una categoria dopo che me
li sono girati tutti, così come ho seguito i congressi regionali e di molte camere sindacali,
così come non perdo occasione di partecipare
a riunioni ed eventi, conferenze stampa e convegni, e, ancora, ho contatti continui e molte
telefonate con dirigenti e militanti, semplici
iscritti e cittadini che sanno bene cos’è la Uil.
Sapete cosa trovo ovunque?
Trovo capacità di analisi delle diverse realtà
del mondo del lavoro e della società e dei dif-
ferenti problemi, ascolto proposte e progetti
concreti, registro volontà di azione e capacità
di mobilitazione, recepisco stimoli e ragionamenti che sono la vera grande forza di un’organizzazione
sindacale
presente
e
protagonista.
Ma, soprattutto, colgo una grande voglia di
riscatto (tenete a mente queste parole: sono lo
slogan del Congresso nazionale).
Lavoratori pubblici che non ci stanno a passare per inefficienti lazzaroni cui si può anche
non rinnovare il contratto per anni e che invece saprebbero bene come la pubblica amministrazione può diventare un’opportunità
per un Paese che vuole ripartire. Orgogliosi
operai che giudicano vergognosa l’indifferenza della politica alla delocalizzazione delle
loro aziende o la neutralità del governo nelle
grandi vertenze che riguardano la produzione
di beni fondamentali per l’economia. Insegnanti di esperienza che non riescono a condensare in poche risposte ad un questionario
on line l’idea che loro hanno di una scuola
vero strumento di formazione delle nuove generazioni e di crescita sociale l’intera collettività.
Precari stanchi di essere tali a quarant’anni
di età e che vogliono dire la loro su come il
mercato del lavoro deve essere riorientato per
creare più opportunità per tutti e per ognuno.
Tecnici dell’ambiente ed esperti di energia che
sanno cosa vuol dire impostare uno sviluppo
compatibile e vogliono mettere queste loro
elaborazioni a disposizione della crescita del
Paese e dell’Europa intera. Giovani studenti
su cui l’Italia ha investito in formazione e vogliono avere qui una possibilità di lavoro per
mettere alla prova le loro capacità. Immigrati
che si sono integrati e non temono le campagne denigratorie delle loro tradizioni culturali
e pretendono di praticare da subito una società multietnica.
Lavoratori dell’agroalimentare che conoscono bene le possibilità di sviluppo di questo
settore così apprezzato nel mondo come qualificazione del nostro Paese.
Pensionati che sono una grande ricchezza di
tutte le nostre famiglie, i cui redditi sono il
vero ammortizzatore sociale dei figli disoccupati o cassintegrati, che pretendono più rispetto per la loro esperienza di vita e non ci
stanno a passare per i dracula del nostro stato
sociale.
Donne grintose e consapevoli, vera forza ine-
spressa della nostra economia, che sanno coniugare tempo di lavoro (quando il lavoro per
loro ci fosse) e tempo di vita per sé e per le famiglie di cui reggono da sole il peso.
Ascolto la voglia di riscatto anche da parte di
tanti sindacalisti, da parte dei molti delegati
di base che dedicano il loro tempo libero, la
loro progettualità e la loro determinazione nel
vivere da vicino i problemi del mondo del lavoro interpretandone le istanze, da parte degli
operatori dei servizi confederali che conoscono e praticano quotidianamente le preoccupazioni dei cittadini che proprio loro
affiancano nella promozione dei loro diritti
sociali e del lavoro.
Il Lavoro. È questo l’altro richiamo forte del
Congresso nazionale della Uil. Un lavoro che
vogliamo per tutti, ben retribuito, sicuro, creativo, non pericoloso per la salute, valorizzato,
assicurato, garantito e tutelato da un sistema
efficace di protezione sociale. Lavoro come
prospettiva di sviluppo dell’Italia che riparte,
lavoro come opportunità di crescita economica e sociale, lavoro come valore richiamato
nel primo articolo della nostra Carta costituzionale.
Il Lavoro come obiettivo, la Voglia di riscatto
come metodo.
Se al Congresso andiamo con questa impostazione, se dal Congresso in poi così impostiamo l’azione della nostra Uil, un grande
futuro avrà la nostra Organizzazione, una
vera speranza di miglioramento delle condizioni di vita avranno i cittadini tutti.
Poi, è vero che il contesto complessivo è complicato, è vero che le condizioni economiche,
occupazionali e sociali sono difficili, è vero
che qualcuno male interpreta la nostra voglia
di protagonismo ed è disturbato da un sindacato forte di consenso e rappresentativo, capace di proposta e di iniziativa.
Qualcuno si è persino messo in testa di poter
fare a meno di noi e tenta di metterci fuori
partita.
E tu personalmente in questa
partita come ti collochi?
Ci sarà spazio, in questo percorso, per chiunque voglia contribuire a questo grande progetto di un Sindacato protagonista del
cambiamento, ci saranno ruoli e funzioni per
tutti noi.
E anch’io sono pronto a fare la mia parte.
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Europa
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L’AGENDA DIGITALE EUROPEA
Il Rapporto della Commissione Ue su internet,
progresso e innovazione
S
ono stati pubblicati i dati del Rapporto
2014 sui progressi nell’Agenda digitale
europea, l’analisi annuale con la quale
la Commissione europea valuta la diffusione
di Internet nei paesi dell'Unione: una delle
sette iniziative principali del programma Europa 2020.
Un articolato insieme di iniziative – sono 101
gli obiettivi europei - che attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione
punta alla crescita, progresso e innovazione. I
dati, aggiornati alla fine dello scorso anno, dimostrano che a livello comunitario per 95 dei
101 obiettivi da raggiungere entro il 2015 il
percorso intrapreso è quello giusto.
In pratica, secondo quanto riporta il Rapporto,
i cittadini e le imprese europee si collegano di
più a internet, fanno più acquisti online e si
sentono più sicuri e preparati in rete, ma
spesso fanno fatica a connettersi – soprattutto
nelle zone rurali – per mancanza di accesso
alla banda larga ad alta velocità. L’assenza di
infrastrutture va quindi ad aggiungersi a un
altro problema rilevante su cui la Commissione è particolarmente sensibile, il divario in
termini di qualifiche digitali.
La Vicepresidente e Commissaria uscente
Neelie Kroes ha sottolineato: “Molti europei
vivono ormai vite digitali ma sono affamati,
vogliono altro. Abbiamo risolto il problema
dell’accesso a internet ma il divario non si è
colmato. Senza l’impegno di tutti a fare di più,
rischiano di emergere in Europa sacche di
analfabetismo digitale”.
Dunque, in estrema sintesi si può dire che ci
sono buoni risultati nell’Unione europea, mentre in Italia invece più ombre che luci: mentre
i nostri “vicini” europei frequentano di più il
web, comprano in rete e aumentano le proprie
capacità nel sistema digitale, da noi sono in
crescita i rapporti con la Pubblica amministrazione, mentre non vanno bene la familiarità
con il web e l’e-commerce. Altra criticità, purtroppo costante nel tempo, il divario socio-generazionale.
La Vicepresidente Kroes ha dichiarato che
“oggi la maggior parte degli europei è entrata
nell'era digitale e intende approfittarne pienamente."
Nonostante lo scenario delle connessioni a
banda larga riguardi ormai l’intero Paese (il
99% delle abitazioni) e anche le aree rurali
(88%), esistono difficoltà nella velocità: uno
dei punti critici riguarda proprio le connessioni veloci, visto che i collegamenti in grado
di arrivare ai 30 megabit per secondo (Mbps)
sono disponibili solo nel 21% delle case, rispetto al 62% europeo.
In chiaroscuro anche l’aspetto dell’utilizzo di
internet, delle competenze digitali, dell’ecommerce e dell’e-government: un inaspettato
dato positivo, invece, lo fornisce il comparto
salute, che risulta al di sopra della media Ue
in quasi tutti i parametri, fra i quali le connessioni veloci degli ospedali e l’accesso alle cartelle cliniche dei pazienti.
Da un recente studio della Camera della situazione a livello locale è emerso che è abbonato
alla rete a banda larga il 68% della popolazione (rispetto al 76% nell’Unione), ma che la
percentuale delle reti superveloci, da almeno
30 Mbps, è ancora ferma all’1% contro il 21%
del resto d’Europa, anche a causa di una copertura squilibrata, il 21% contro il 62%.
Ci sono problemi anche nell’uso di internet:
nel 2013 il 34% della popolazione continua a
non aver mai avuto nulla a che fare con la rete:
un dato peggiore si trova solo in Romania,
Bulgaria e Grecia.
Gli utenti considerati “regolari”, quelli che si
NOTIZIARIO F ISCALE
Europa
Diritti sociali
collegano almeno una volta alla settimana,
sono il 56%, contro il 72% europeo. Gli utenti
“frequenti”, quelli che si connettono tutti i
giorni, sono invece il 54% rispetto al 62%.
La scarsa frequenza produce ripercussioni negative anche in materia di competenze digitali,
che – secondo i dati riferiti al 2012 - risultano
basse o inconsistenti per il 60% degli italiani:
se poi si parla di pensionati, fasce poco istruite
e disoccupati, la percentuale schizza al 75%,
un dato veramente pesante rispetto al 47%
della media europea.
Web e PA
Buone notizie, invece, provengono dal rapporto con la Pubblica amministrazione, settore
in cui l’Italia sta recuperando terreno: il 21%
di noi ha utilizzato servizi telematici per certificati e comunicazioni ufficiali e no con le
Istituzioni, anche se il distacco dagli altri Paesi
è del 20%.
Come si è detto, invece, il settore sanitario è
il solo che si attesta sui livelli europei.
Di contro, per quanto riguarda la spesa in ricerca e sviluppo, purtroppo, non ci sono sorprese: secondo i dati del 2010 investiamo
sempre intorno ai 2,1 miliardi di euro - lo
0,7% del Pil - contro una media Ue dell'1,2%.
I fondi europei
Il rapporto annuale della Commissione europea contiene anche indicazioni sull'uso dei
fondi europei. In particolare, si parla di quelli
distribuiti nell’ambito del settimo Programma
quadro per la ricerca nell’ICT: nel periodo
compreso fra il 2007 e il 2013 Bruxelles ha
fatto arrivarei in Italia 828 milioni di euro da
spendere in questo settore.
I fondi sono stati utilizzati per 1.250 progetti,
proposti da 655 enti e organizzazioni, il 61%
dei quali, nel 2013, erano istituti di alta formazione e centri di ricerca: in testa troviamo
il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr),
con oltre 60 milioni di euro nei sei anni in questione. Seguono il Politecnico di Milano (circa
31 milioni), la Scuola Superiore Sant'Anna di
Pisa (26 milioni), il colosso Stmicroelectronics (25 milioni) e la Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (23 milioni).
L’e-commerce
Non va molto bene anche l'e-commerce, gli
acquisti online dei quali, forse, abbiamo una
visione distorta dal successo di giganti come
Amazon ed eBay.
In realtà, il 20% degli italiani si trova a suo
agio nel settore, contro il 47% della media dei
cittadini europei. Il fenomeno coinvolge anche
le aziende, delle quali solo il 12% vende i propri beni e servizi in rete, un dato in calo rispetto al 2012: la percentuale precipita al 5%
se si tratta di piccole e medie imprese, da sempre il fulcro del tessuto produttivo del Paese
(è del 14% per le piccole aziende europee).
La situazione in Europa
Il numero di persone che si collegano in rete
almeno una volta alla settimana è aumentato
dal 60 al 72% rispetto al 2010: gli incrementi
più significativi si sono registrati in Grecia,
Romania, Irlanda, Repubblica Ceca e Croazia.
In quattro anni quelli che non hanno mai usato
internet sono diminuiti di un terzo e sono solo
il 20% dei cittadini dell’Unione.
Negli Stati Uniti gli utilizzatori di Internet rappresentano l’87% della popolazione adulta.
L’utilizzo di internet da parte di persone con
bassi livelli di istruzione e di anziani è salito
dal 41% del 2010 al 57 %: entro il 2015 si
conta (spera) di raggiungere l’obiettivo del
60%. Il 47% dei cittadini dell'Ue acquistano
online e la connessione veloce a banda larga è
disponibile nel 90% delle abitazioni in Belgio,
Danimarca, Lituania, Lussemburgo, Malta,
Paesi Bassi e Regno Unito.
Solo il 14% delle aziende con meno di 250 dipendenti vendono i loro prodotti in rete: in
tutta l’Ue nessun paese si avvicina all’obiettivo del 33%, da raggiungere entro il 2015.
Delle famiglie che vivono in zone rurali, solo
il 18% ha accesso alla banda larga ad alta velocità. Nel 2013 ha fatto ricorso ai servizi di
e-government solo il 42% della popolazione
europea: l’obiettivo fissato è quello del 50%
entro il 2015.
I primi della classe
Primeggiano per alfabetizzazione informatica
l’Islanda e i Paesi scandinavi, dove solo il 5%
della popolazione non ha mai utilizzato internet, mentre in Gran Bretagna e Germania la
percentuale sale all’11-12%.
19
Ottobre 2014
Entrate
20
I DATI DEL GETTITO
Entrate tributarie stabili, aumenta il gettito Iva
È
stato pubblicato il bollettino sulle entrate fiscali
del Ministero dell’Economia, contenente i dati aggiornati
alla fine di agosto.
Le entrate tributarie erariali ammontano a poco più di 266 miliardi
di euro e rimangono sostanzialmente stabili, e in linea rispetto al
2013, nel periodo compreso fra gennaio e agosto 2014: la lieve diminuzione dello 0,4% - equivalente a
circa un miliardo di euro - conferma
sostanzialmente l’andamento degli
ultimi mesi.
Le imposte dirette registrano un gettito complessivamente pari a 142,6
milioni di euro, con una diminuzione
del 3,5% (-5.158 milioni di euro) rispetto ai primi otto mesi dello scorso
anno, mentre quelle indirette segnano
un gettito di 123,5 milioni di euro con
un incremento del 3,4% (+4.108 milioni di euro), rispetto ai primi otto
mesi del 2013.
In sintesi, la situazione è questa: è
in ripresa l’Iva, frana l’Ires, l’imposta delle società, che avevano
già versato gli acconti maggiorati
l’anno scorso, mentre il recupero
dalla lotta all’evasione genera un
incremento del 14% degli incassi.
Irpef e Ires
A incidere è stato l’andamento
delle imposte dirette - con il
calo sia del contributo dell’Irpef
che dell’Ires - che segnano una
diminuzione del 3,5% (-5,1 miliardi), per un gettito complessivo di 142,6 miliardi.
In particolare, l’Irpef segna
una leggera variazione negativa dello 0,8% (-928 milioni),
NOTIZIARIO F ISCALE
Entrate
che “riflette gli andamenti delle ritenute sui redditi dei dipendenti del
settore privato (-0,8%), delle ritenute sui redditi dei dipendenti del
settore pubblico (-1%) e dei lavoratori autonomi (-2,5%), che risultano
parzialmente compensati dall'aumento dei versamenti in autoliquidazione (+0,8%)”. Pesantemente
negativa la comparazione con il 2013
per quanto riguarda il gettito dell’Ires.
Per l’imposta sul reddito delle società
il calo è più significativo, del 18,7% (3,5 miliardi), essenzialmente riconducibile – spiega il Ministero
dell’Economia - ai minori versamenti
a saldo 2013 e in acconto 2014 effettuati da
banche e assicurazioni a seguito dell’incremento della misura dell’acconto 2013, fissato
per questi contribuenti, al 130% dal decreto
legge n. 133/2013, il cosiddetto decreto “ImuBankitalia”: l’aumento di quell’acconto si
“riflette negativamente sui versamenti effettuati a saldo nel 2014 (relativi all'anno d'imposta 2013). Quest'ultimo dato, a sua volta è
una delle componenti per la base di calcolo
dell'acconto per l'anno di imposta 2014”.
Segno + per l’Iva
Un incremento indiscutibile, invece, è regi-
positivo l’andamento degli
introiti derivanti dalla lotta
all’evasione fiscale e dall’attività di accertamento e
controllo: l’aumento è stato
del 14,2%, equivalenti a
681 milioni di euro.
Una leggera crescita nel
periodo si ha pure per le
entrate relative ai giochi,
con un +0,5% (36 milioni
di euro).
strato dal gettito Iva, cresciuto del 3,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno:
tradotto in cifre, garantisce alle casse dello
Stato 2,16 miliardi di euro in più. In questo
caso incidono l’andamento positivo dell’Iva
sugli scambi interni (+4,1%, oltre 2,4 miliardi
di euro) e l’ulteriore calo, per il quarto mese
consecutivo (-2,7%), del differenziale negativo della componente dell'Iva sulle importazioni da Paesi extra-Ue.
Maggior gettito
da accertamenti e controlli
Secondo i dati diffusi dal Ministero Risulta
I redditi di capitale
Uno scatto notevole, di oltre 110 punti percentuali, riguarda gli introiti dalle rendite finanziarie (+465 milioni), sia perché le società
hanno distribuito più dividendi, sia per le modifiche alla tassazione dei redditi di natura finanziaria (D.L. n. 66/2014), il cui aumento è
stato utilizzato per coprire i costi del bonus da
80 euro.
L’imposta sostitutiva su interessi e altri redditi
di capitale diminuisce del 10,3% (-740 milioni), mentre quella sostitutiva sul risparmio
gestito e amministrato del 26,2% (-409 milioni).
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Ottobre 2014
Fiscalità
ACCERTAMENTI BANCARI
L
Le indagini finanziarie
DI MASSIMO RICCIARDI
’Amministrazione Finanziaria ha da
anni (Legge 30 dicembre 2004, n.
311), un formidabile strumento di
contrasto all’evasione fiscale fondato sul passaggio dal concetto di “accertamento bancario” – da tempo non più aderente alle moderne
possibilità d’impiego e movimentazione di denaro – alla nozione di “indagine finanziaria”,
più ampia e comprendente tutti i possibili
flussi finanziari riconducibili al contribuente.
Infatti, è stata allargata la portata soggettiva
degli accertamenti, con l’inclusione, tra i destinatari delle richieste dell’Amministrazione
finanziaria, oltre alle banche e alla società
Poste Italiane S.p.a., di tutti gli intermediari finanziari, delle imprese di investimento, nonché degli organismi di investimento collettivo
del risparmio, delle società di gestione del risparmio e delle società fiduciarie.
Inoltre, è stato operato il parallelo ampliamento della portata oggettiva delle indagini (che
dal previgente ristretto
ambito riferito alla “copia
dei conti intrattenuti con il
contribuente” e degli “ulteriori dati, notizie e documenti di carattere specifico relativi agli stessi
conti”, acquisibili con l’invio di appositi questionari, è passato a comprendere tutti i “dati,
notizie e documenti relativi a qualsiasi rapporto intrattenuto od operazione effettuata, ivi
compresi i servizi prestati, con i loro clienti,
nonché le garanzie prestate da terzi”).
Significativo è stato anche il riconoscimento
dell’applicabilità agli esercenti attività di lavoro autonomo, della presunzione legale di
compenso per i prelevamenti dai conti non annotati in contabilità e non giustificati (già operante, con riferimento ai ricavi, nei confronti
dei contribuenti titolari di reddito d’impresa).
Sul versante organizzativo, una notevole semplificazione della procedura di acquisizione
materiale dei dati dagli intermediari, è stata ottenuta attraverso l’eliminazione di adempimenti burocratici ridondanti e con
l’eliminazione dei flussi cartacei delle comunicazioni e la loro sostituzione con modalità
“esclusivamente telematica”.
Infine, è da segnalare che i processi operativi
di sviluppo delle indagini finanziarie
sono stati ulteriormente affinati e semplificati
grazie alla creazione di uno strumento informatico, l’”Archivio dei rapporti con operatori
finanziari” – sostitutivo della Anagrafe dei
conti e dei depositi inizialmente prevista dalla
legge – in grado di consentire agli Organi di
controllo fiscale la piena ed automatica individuazione, nella complessiva platea dei potenziali destinatari delle richieste di accesso
alla documentazione finanziaria, degli intermediari in effettivo contatto con il contribuente (cfr.: Comando Generale della Guardia
di Finanza – circolare 1/2008 “Istruzione sulle
attività di verifica” – Vol. III).
Le indagini finanziarie, al pari degli altri strumenti istruttori di matrice tributaria, possono
essere attivate dagli Organi ispettivi dell’Amministrazione finanziaria ogni qual volta ciò
risulti utile, opportuno e consigliabile per
poter giungere alla esatta ricostruzione della
posizione fiscale dei contribuenti oggetto di
attività ispettiva.
Nella vigente disciplina, però, non è contemplata alcuna tipizzazione legale delle
circostanze legittimanti l’avvio degli accertamenti in rassegna e, in questa prospettiva, il
loro fondamento deve essere ricercato nelle
generali esigenze di natura istruttoria connesse
al controllo della correttezza e completezza
delle dichiarazioni fiscali, all’accertamento
delle imposte o maggior imposte dovute, alla
verifica dell’osservanza del complesso di obblighi strumentali stabiliti a carico dei soggetti
passivi dei tributi.
Dal punto di vista del contribuente peraltro il
ricorso a tale modalità investigativa può presentare obiettive difficoltà in quanto l'onere di
fornire la «prova contraria» rispetto alle presunzioni derivanti dagli accertamenti svolti è,
infatti, posta integralmente a carico del soggetto controllato.
È bene tenere presente che le risultanze del
contenzioso tributario instaurato a seguito di
accertamenti fondati sulle indagini finanziarie
hanno nel tempo offerto numerosi spunti per
sostenere argomentate linee difensive sia in
NOTIZIARIO F ISCALE
Fiscalità
tema di “autorizzazione all’indagine”, “applicazione della stessa ai lavoratori autonomi” ed
alla “prova contraria in sede di difesa giudiziale”.
Infatti, per la invasività di questo tipo di controllo, i Giudici Tributari di differente livello
hanno valutato sempre con particolare attenzione le proprie decisioni, sottolineando l’esigenza del puntuale rispetto da parte dell’A.F.
della normativa in vigore.
Ad esempio, è stato sottolineato (Commissione tributaria provinciale di Roma, n.
1353/11/2014 del 28 gennaio 2014) che dato
il carattere «straordinario» dell'indagine bancaria, l'autorizzazione accordata dall'Organo
titolare di tale potere rappresenta un momento
di garanzia per assicurare la massima legalità
e correttezza dell'azione amministrativa e da
tale considerazione scaturisce che poiché l'atto
autorizzatorio è un provvedimento discrezionale (specie se sfavorevole al privato), si deve
dare conto delle ragioni e dei presupposti che
fanno ritenere opportuna e conveniente la
scelta dell'indagine bancaria, suscettibile di interferire per sua natura su interessi costituzionalmente tutelati, quali quello alla riservatezza
e alla tutela del risparmio, rispetto agli altri
strumenti istruttori di cui dispongono gli uffici
accertatori.
Maggiori problemi possono invece sorgere in
sede di difesa giudiziale atteso il meccanismo
di inversione dell’onere della prova sancito dal
legislatore tributario.
Come noto, le presunzioni derivanti dall'art.
32, comma 1, n. 2 del Dpr 600/73, consistono
in una presunzione legale relativa, per cui il
contribuente può fornire la prova contraria,
volta a dimostrare, per l'appunto, che i versa-
menti o i prelievi (intesi anch'essi come ricavi)
trovano giustificazione nella contabilità o consistono, comunque, in cespiti fiscalmente irrilevanti.
Si assiste dunque allo spostamento dell'onere
della prova sul contribuente, il quale tra l'altro
deve fornire un “chiarimento“ che, per superare le presunzioni dell'accertamento, non
deve essere generico ma, come precisato dalla
costante giurisprudenza, specifico e dettagliato con riferimento alle singole operazioni
risultanti dalla documentazione finanziaria.
Segnalo sul punto una recente pronuncia della
Cassazione (n. 10043 dell'8 maggio 2014) secondo la quale in tema di indagini finanziarie,
una volta dimostrata al contribuente accertato
la pertinenza dei rapporti bancari intestati alle
persone fisiche con esso collegate, l'ufficio
non è tenuto a provare che tutte le movimentazioni risultanti da quei rapporti rispecchiano
operazioni aziendali ma, al contrario, è il contribuente, sul quale viene ribaltato l'onere probatorio, che deve provare l'estraneità di
ciascuna di quelle operazioni alla propria attività di impresa, non essendo sufficienti affermazioni generiche, sommarie o cumulative.
Le apparenti “tinte fosche” del quadro delineato devono peraltro essere attenuate dalla
circolare 6 agosto 2014, n. 25/E (“Prevenzione
e contrasto dell'evasione - anno 2014 - indirizzi operativi”), con la quale sono state fornite le «linee guida» che i funzionari
dell'Amministrazione finanziaria dovranno seguire per l'anno in corso.
In particolare è stato reso noto che lo strumento delle indagini finanziarie, dovrà essere
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Ottobre 2014
Fiscalità
utilizzato «senza acritici automatismi», evitando dunque l'applicazione delle presunzioni
derivanti dalle movimentazioni non giustificate qualora si tratti di importi esigui, che, ragionevolmente, possono essere ricondotti alla
sfera personale del contribuente accertato.
Ulteriore aspetto di rilievo è costituito dal fatto
che le verifiche finanziarie avranno a oggetto
l'annualità 2012, salva ovviamente l'ipotesi in
cui gli esiti degli accertamenti preliminari e
concomitanti impongano un'azione di controllo su periodi di imposta diversi.
Non trascurabile è ancora il riferimento alle
piccole e medie imprese, destinatarie dell’impegno dell’Amministrazione Finanziaria ad
utilizzare lo strumento delle indagini finanziarie solo come extrema ratio, ossia esclusivamente quando la posizione fiscale sia
difficilmente riscontrabile con altre modalità.
Altro dato significativo riguarda le persone fisiche che saranno assoggettate ad accertamenti bancari/finanziari solo qualora vengano
riscontrati scostamenti significativi tra reddito
dichiarato e capacità di spesa.
Nella citata circolare è puntualizzato come tale
mezzo istruttorio debba essere utilizzato solo
a valle di un’attenta attività di analisi del rischio che faccia emergere significative anomalie dichiarative, preferibilmente quando è
già in corso un’attività istruttoria dell’Ufficio.
Lo strumento delle indagini finanziarie, da privilegiarsi nel caso di controlli nei confronti di
esercenti arti e professioni la cui posizione fiscale, in considerazione dell’attività esercitata,
può essere più difficilmente riscontrabile con
altre modalità istruttorie, deve sempre essere
utilizzato evitando richieste di dettaglio su importi poco rilevanti e chiaramente riferibili alle
normali spese personali e/o familiari e tenendo
conto degli indici di capacità contributiva già
conosciuti dall’Ufficio in relazione al soggetto
esaminato ed al suo nucleo familiare.
In tale ambito, in particolare, è stata evidenziata l’importanza che del ricorso al contraddittorio preventivo con il contribuente, attesa
la rilevanza delle presunzioni stabilite dal
comma 1, n. 2, secondo periodo, dell’art. 32
del d.P.R. n. 600 del 29 settembre 1973 e gli
effetti che dalle stesse potrebbero derivare.
È stato inoltre ribadito che scopo delle indagini finanziarie è quello di ricostruire l’effettiva disponibilità reddituale del soggetto
sottoposto a controllo e sottolineato come le
presunzioni fissate dalla citata norma a salva-
guardia della pretesa erariale debbano essere
applicate secondo logiche di proporzione e ragionevolezza, giovandosi in via prioritaria
della collaborazione del contribuente e delle
dimostrazioni che questi potrà addurre a titolo
di giustificazione delle operazioni finanziarie
rilevate, con riguardo in particolare ai prelevamenti.
Appare evidente come, in tale contesto, resti
in ogni caso affidata alla sensibilità dell’organo accertatore procedente la scelta, nel caso
concreto, dei poteri e degli strumenti, nell’ambito di quelli messi a disposizione dall’ordinamento tributario, che meglio siano in grado,
sulla base degli elementi a disposizione, di ricostruire la capacità contributiva complessiva
del soggetto.
Dall’esame dell’insieme delle operazioni finanziarie rilevate e dalla valutazione della relativa coerenza complessiva rispetto alla
concreta realtà economico-operativa (e di conseguenza alla capacità contributiva del contribuente), infatti, l’A.F. dovrà far discendere la
scelta del metodo di accertamento, anche induttivo, da adottare e, su questa base, procedere alla valorizzazione delle risultanze delle
indagini finanziarie.
Quello che preme segnalare è che l’Agenzia
delle Entrate – Direzione Centrale Accertamento – ha attribuito valenza determinante ad
un adeguato confronto con il contribuente che
consente, da un lato, di rendere lo stesso partecipe, in modo tangibile e trasparente, dello
sforzo quotidianamente perseguito, di esercitare i compiti istituzionali affidati all’A.F. in
un contesto di leale collaborazione, buona
fede, professionalità e chiarezza nelle spiegazioni. Dall’altro lato, permette all’Amministrazione Finanziaria di individuare con
maggior attendibilità la sussistenza dei presupposti dell’atto in corso di definizione, con effetti positivi diretti sull’affidabilità dei
controlli.
D’altra parte, la condivisione, da parte dei cittadini, della strategia fiscale - unica strada percorribile per un recupero stabile del tax gap richiede un costante impegno volto a generare
nei contribuenti la percezione della correttezza
e proporzionalità dell’azione di controllo.
In tale ottica prioritaria, particolare attenzione
sarà riservata all’approfondimento dei comportamenti evasivi più gravi, individuati tra
quelli che provocano distorsioni alla libera
concorrenza e che amplificano la loro portata
lesiva a danno dei contribuenti leali con il
Fisco.
La strategia del controllo, secondo le linee di
indirizzo fornite, sarà quindi improntata ad
una significativa selezione delle forme più insidiose di frodi ed evasioni rilevanti, abbandonando rilievi di carattere meramente
formale, in coerenza con il principio della proficuità comparata e avvalendosi di specifiche
analisi di rischio che consentano la individuazione dei comportamenti di maggiore pericolosità.
Fiscalità
NOTIZIARIO F ISCALE
DEDUZIONI E DETRAZIONI
Come pagare meno tasse senza essere evasori fiscali
A
nche quest’anno riproponiamo all’attenzione dei nostri
lettori una serie di consigli utili per risparmiare
qualcosa nella nostra veste di cittadini-contribuenti,
utilizzando legalmente le opportunità offerte dalle norme fiscali
vigenti. Non si parla, quindi, di evasione, né di sistemi
analogamente fraudolenti come l’elusione fiscale: parliamo dei
risparmi che derivano dal ricorso alle detrazioni e le deduzioni gli “sconti” concessi dal Fisco - e delle condizioni previste per
avvalersene.
E se l’argomento è questo, di conseguenza ci troviamo a parlare
della dichiarazione dei redditi, un appuntamento fissato
e inevitabile.
Forse proprio per questo, per la inevitabile
scadenza annuale, abbiamo più o meno tutti l’abitudine di tirar
fuori i documenti necessari da cassetti, cartelline e contenitori
vari quando si avvicinano le scadenze: in termini temporali,
quindi, più o meno a marzo-aprile per i lavoratori dipendenti
e i pensionati che presentano il mod. 730 tramite un Caf
o un professionista abilitato, oppure a maggio-giugno
per chi dichiara i propri redditi con il modello Unico.
E invece è possibile, oltre che conveniente, fare un po’ il punto
della situazione in autunno, dopo la fine dell’estate,
per qualcuno già a settembre perché magari tenuto a presentare
un 730 o un Unico integrativo per correggere/integrare
Deducibili dal reddito
o detraibili dall’imposta?
L’IRPEF è un’imposta progressiva
per scaglioni: significa che non si applica in misura unica e fissa sui redditi
conseguiti, indipendentemente dal
loro importo, ma che il reddito imponibile viene invece suddiviso in diversi
scaglioni, a ognuno dei quali corrisponde un’aliquota d’imposta mano a
mano crescente.
Alla determinazione del reddito imponibile a volte si arriva già utilizzando
una o più delle opportunità di risparmio consentite dalla
normativa fiscale: è il
caso degli oneri deducibili, che vanno a incidere direttamente sul
reddito complessivo e
(appunto) la dichiarazione presentata qualche mese addietro,
per altri a novembre perché chiamati a versare la seconda o
unica rata di acconto: con l’approssimarsi della fine dell’anno,
infatti, può risultare vantaggioso fare qualcosa che, anche se al
momento ci farà pagare dei soldi, fra qualche mese concreterà
un segno meno per le tasse dovute per i redditi percepiti nel
2014 e che dichiareremo nel 2015 con il 730 o l’Unico, oppure
un rimborso che andrà a incrementare lo stipendio di luglio
o la pensione di agosto.
Non è un paradosso: in pratica, il cittadino che entro il prossimo
31 dicembre pagherà fatture o ricevute per le spese che il Fisco
riconosce come deducibili dal reddito complessivo o detraibili
dall’imposta, nella prossima primavera, alla rituale scadenza
della dichiarazione dei redditi, potrà diminuire il saldo da pagare
o avere, in alternativa, un rimborso più robusto.
Questo perché diverse delle spese sostenute nel corso del 2014
sono considerate rilevanti ai fini della riduzione del carico
fiscale: si va da quelle contraddistinte da un evidente impatto
sociale – come sono, ad esempio, gli interessi passivi pagati
per il mutuo ipotecario sulla prima casa, i costi dell’istruzione
secondaria e universitaria o dei contributi pensionistici volontari
– a quelle che, al contrario, hanno un valore più personale, come
possono essere le spese sanitarie, quelle funebri o quelle per
l’assegno all’ex coniuge.
che consentono, così, di ridurre il
reddito imponibile, che è poi
quello su cui si va a calcolare
l’imposta lorda. Il calcolo dell’imposta lorda viene effettuato
applicando le aliquote progressive dell’IRPEF in vigore: sono
previsti cinque scaglioni di reddito (riportati nella tabella).
In sostanza, mentre gli oneri
deducibili permettono di diminuire il reddito imponibile,
l’imposta lorda può
essere ridotta per
effetto delle detrazioni.
Spesso, quando si
parla di spese rimborsabili dal Fisco
(anche in televisione), si fa riferi-
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Ottobre 2014
Fiscalità
REDDITO IMPONIBILE
ALIQUOTA
fino a 15.000 €
oltre 15.000 e fino a 28.000 €
oltre 28.000 e fino a 55.000 €
oltre 55.000 e fino a 75.000 €
oltre 75.000 €
mento genericamente a quelle deducibili,
senza fare alcuna distinzione di merito.
In realtà, no si
tratta
affatto
della stessa cosa,
visto che:
- alcune spese sostenute dai contribuenti
sono
deducibili dal reddito complessivo e
permettono di ridurre
il reddito imponibile, su cui si calcola
l’imposta
lorda (è il caso, ad
esempio, degli alimenti versati all’ex
coniuge a seguito di
una sentenza di separazione o di divorzio);
- le altre, che sono
quelle più largamente
ricorrenti (come il
mutuo per la casa e le
spese mediche), permettono invece di detrarre dall’imposta una
quota fissa, il 19% dell’importo pagato.
Si capisce quindi, anche senza bisogno di essere dei tecnici, che la differenza non è di poco
conto, tutt’altro, e gli effetti prodotti in termini
di risparmio possono essere notevoli.
Benefici sempre più ridotti
Ed è proprio partendo da queste considerazioni che, compiendo un’escursione immaginaria che ci riporti a una ventina di anni fa, più
o meno, possiamo riscontrare – tristemente come in un periodo relativamente breve lo
sconto fiscale garantito dal mutuo ipotecario,
23%
27%
38%
41%
43%
IRPEF (LORDA)
23% del reddito
3.450 + 27% sulla parte eccedente 15.000 €
6.960 + 38% sulla parte eccedente 28.000 €
17.220 + 41% sulla parte eccedente 55.000 €
25.420 + 43% sulla parte eccedente 75.000 €
da spese sanitarie, assicurazioni e spese universitarie sia stato mano a mano fortemente ridotto.
Fino all’anno d’imposta 1991 (e quindi per le
dichiarazioni dei redditi presentate nel 1992),
tutte le spese erano considerate deducibili dal
reddito complessivo: di conseguenza, come
abbiamo appena visto, per un contribuente con
redditi assoggettati all’aliquota del 41% che
spendeva 1.000.000 delle “vecchie” lire
(l’euro non c’era ancora) per il dentista o il
mutuo, il rimborso fiscale che scaturiva dalla
dichiarazione ammontava a 410.000 lire.
Dal 1992, per alcune tipologie di spese, tra le
quali proprio i mutui e le spese mediche, è
stata prevista la detraibilità dall’imposta in misura fissa, con una percentuale del
27%; dallo stesso
milione di
lire dell’anno
precedente,
quindi, pagato
ad esempio per
il mutuo ipotecario, derivava
un risparmio di
270.000 lire, invece
che
di
410.000 (con il
beneficio che si
riduce
di
140.000 lire).
Arriviamo così al
1995, anno in cui
la percentuale di
detraibilità viene ridotta dal 27 al 22%:
ecco che in soli 4
anni, a fronte sempre
dello stesso milione
pagato, il risparmio del
contribuente scende a
220.000 lire, in pratica
una decurtazione molto vicina al 50%.
Passano ancora un paio d’anno e nel 1997 arriva l’introduzione della franchigia di 250.000
lire per le spese mediche: da 1.000.000 di lire
pagate, ad esempio, per una cura odontoiatrica, a fronte della percentuale di detraibilità
del 22%, si ricava un risparmio pari al 22% di
750.000 (1.0000-250.000), cioè 165.000 lire
(erano 410.000 nel ’91…).
Infine, dal 1° gennaio 1998 la percentuale di
detraibilità scende ancora e dal 22 arriva al
19% - in vigore ancora oggi - e queste 165.000
lire diventano 142.000.
Un percorso che assicura senza dubbio, un ri-
NOTIZIARIO F ISCALE
Fiscalità
sparmio notevole … per l’Erario…
La “penalizzazione”
più recente
Ma non è ancora finita.
Perché, a parte che viene sempre più spesso
ventilata l’ipotesi, quando si parla di risparmi
di spesa per lo Stato, di agire sui risparmi forniti da deduzioni e detrazioni, una ulteriore riduzione del vantaggio fiscale è stata introdotta
quest’anno. Per i premi relativi alle assicurazioni sulla vita e contro gli infortuni, infatti,
l’importo complessivo massimo sul
quale calcolare la detrazione del
19% è pari a 630 euro, mentre fino
all’anno scorso era di 1.291,14
euro.
pure in un rimborso come esito finale della dichiarazione dei redditi - é quello rappresentato
dagli oneri sostenuti nell’anno precedente e
per i quali, come si è detto, il Fisco riconosce
le deduzioni dal reddito complessivo o le detrazioni fisse del 19% della spesa affrontata.
Ci sembra utile ribadire che, sia per le deduzioni sia per le detrazioni, si fa riferimento al
principio di cassa: lo sconto spetta, dunque,
soltanto per quelle sostenute nel corso del
2014 dal dichiarante nel proprio interesse e,
per quanto riguarda le spese mediche, le assi
Come alleggerire
il conto da pagare
Arriviamo, così, al motivo per
cui secondo noi la fine dell’anno
costituisce un appuntamento
importante per quanti possono
e vogliono ridurre gli importi
eventualmente da pagare nel
2015.
Anche perché alle spese di
cui stiamo parlando viene applicato rigorosamente il criterio di cassa e non quello di
competenza, per cui la cifra
che dà diritto al risparmio fiscale deve essere
stata pagata nel periodo d’imposta oggetto
della dichiarazione dei redditi, quindi nel
2014.
Ecco perché, se è vero che è in primavera che
si comincia a raccogliere la documentazione
per la denuncia dei redditi, consigliamo di non
trascurare il rapporto tra la data del 31 dicembre 2014 e il risparmio fiscale che si può attuare facendo qualcosa entro questa data,
poiché nella prossima dichiarazione da presentare, si tratti di un 730 o di un modello
Unico, i dati reddituali indicati saranno quelli
relativi all’anno che sta per concludersi.
Qual è il “paradosso”?
Che da un pagamento effettuato entro la fine
dell’anno potrà derivare una ricaduta positiva
nel momento in cui saremo chiamati a indossare le vesti del contribuente, perché un sistema assolutamente legale per pagare meno
tasse – che, ricordiamo, può consistere in una
riduzione delle somme da pagare a saldo op-
curazioni sulla vita e contro gli infortuni, le
spese d’istruzione secondaria e universitarie
e i contributi previdenziali volontari, anche
nell’interesse delle persone che sono fiscalmente a suo carico (in possesso di un reddito
complessivo non superiore a 2.840,51 euro).
Attenzione alla data
Si deve prestare molta attenzione alla scadenza, in particolare quando si tratta di interessi passivi sui mutui ipotecari e di premi di
assicurazione sulla vita e contro gli infortuni.
Succede di frequente, infatti, che la scadenza
della rata del mutuo o del premio assicurativo
coincida con l’inizio o la fine dell’anno solare,
e che gli interessati paghino in anticipo o in ritardo: ma qualche volta con l’anticipo o il ritardo l’anno di scadenza e quello di effettivo
pagamento non coincidono.
Ecco perché è importante fare molta atten-
zione al momento di compilare la dichiarazione dei redditi, per non rischiare di vedersi
iscrivere a ruolo dagli uffici dell’Agenzia delle
Entrate le spese dedotte o detratte nell’anno di
competenza invece che in quello di effettivo
pagamento. Una delle circostanze più frequenti è quella della la rata del mutuo ipotecario che scade il 31 dicembre.
Attenzione a non pagarla i primi giorni di gennaio, perché così si annulla il conseguente
vantaggio della detrazione d’imposta spettante, che così facendo verrebbe rimandato
alla dichiarazione da presentare nel 2016; lo
stesso discorso vale anche per il pagamento
della polizza di assicurazione sulla
vita e/o infortuni.
Anche se può risultare una contraddizione,
posticipare una
spesa che comunque deve essere sostenuta può rivelarsi
ancora più dannoso
per le tasche del contribuente (compatibilmente, è ovvio, con
le possibilità economiche in questo particolare momento).
Sempre a proposito di
spese sanitarie, può accadere, ad esempio, di
trovarsi nel corso di una
costosa cura odontoiatrica che dura alcuni mesi, e che a questo
punto dell’anno sappiamo già che durerà ben
oltre le festività natalizie: in questo caso é consigliabile premunirsi chiedendo in anticipo al
medico di emettere entro la fine di dicembre
una fattura d’acconto sul totale concordato nel
preventivo o comunicato verbalmente. Questo
ci permetterà di detrarre il 19% della somma
eccedente il limite di 129,11 euro nella prossima dichiarazione, oltre che di evitare il “doloroso” pagamento in unica tranche, alla fine
della cura.
E non dimentichiamo, infine, che anche la generosità verso gli altri permette di pagare
meno tasse: chi elargisce una donazione a
un’organizzazione umanitaria o a un’istituzione religiosa, quindi, unisce prodigalità e
convenienza.
27
NOTIZIARIO F ISCALE
Sentenze
RISARCIMENTO DEL DANNO PER IL RITARDO
Se il rimborso è troppo lento il Fisco paga
per la svalutazione monetaria
C
on una ordinanza del dicembre
2013 la Corte di Cassazione ha
stabilito che in materia di rimborso delle imposte non si può respingere il diritto del contribuente al
risarcimento del maggior danno subito a
causa del ritardo nel rimborso stesso.
Quindi, se l’Amministrazione finanziaria
ritarda nel rimborsare le imposte il contribuente può rivolgersi al giudice tributario per
la liquidazione del danno derivante dalla svalutazione monetaria.
Il motivo del contendere
Nel caso oggetto della pronuncia una banca ha
presentato ricorso contro l’Agenzia delle Entrate per la cassazione della sentenza con cui
la Commissione Tributaria Regionale competente per territorio, confermando la sentenza
di primo grado, ha respinto la domanda di risarcimento del maggior danno da svalutazione
monetaria. In particolare, quella in questione
è la “vecchia” imposta dovuta dalle società,
l’Irpeg (Imposta sul reddito delle persone giuridiche) e i rimborsi sono quelli risultanti dalle
dichiarazioni dei redditi (Mod. 760) per gli
anni d'imposta dal 1988 al 1996.
I giudici tributari, “dopo una serie di astratte
affermazioni in diritto concernenti gli elementi costitutivi del fatto illecito del tutto scol-
legate dalla fattispecie concretamente sottoposta sul giudizio”, hanno motivato la propria decisione affermando che in materia di
Irpeg il pagamento degli interessi per il rimborso di imposte è regolamentato dagli articoli 44 e 44-bis del DPR n. 602/1973, che non
prevedono la corresponsione di altri interessi
per danni. Il ricorso dell’istituto di credito si
articola sulla equiparazione della domanda
della ricorrente di risarcimento del maggior
danno (art. 1224, secondo comma, codice civile) a una domanda di risarcimento del
danno esistenziale.
La sentenza pro ricorrente
Di parere opposto la suprema Corte, secondo
la quale il motivo appare fondato.
Secondo gli Ermellini, l’affermazione della
CTR andrebbe respinta perché la norma che
non prevede la corresponsione di altri interessi per danni contrasta “con l’insegnamento
delle Sezioni Unite della Cassazione secondo
cui anche in riferimento alle pretese restitu-
torie vantate dal contribuente nei confronti
dell’Erario vige il principio che, nel caso
di ritardato adempimento di una obbligazione pecuniaria, può liquidarsi il danno
da svalutazione monetaria”, a condizione
che il creditore sostenga e dimostri che un
rimborso tempestivo gli avrebbe consentito di
utilizzare il denaro in modo tale da annullare
gli effetti dell’inflazione (sentenze n.
16871/07 e n. 26403/10).
La Commissione Tributaria ha quindi sbagliato nel ritenere non applicabile nel caso
dell’obbligazione di rimborso Irpeg quanto
previsto dal secondo comma dell’art. 1224
c.c. in quanto “non si può negare in astratto
il diritto del contribuente al risarcimento del
maggior danno da ritardo nel rimborso, salvo
adottare particolare rigore nella valutazione
della prova di tale danno, proprio in ragione
della specialità della fattispecie tributaria”.
Si propone quindi l’accoglimento del ricorso,
e il rinvio della sentenza a un’altra Commissione Tributaria Regionale perché questa si attenga al principio di diritto sopra citato e
proceda a un concreto e rigoroso esame delle
prove offerte dalla ricorrente, verificando che
la sua richiesta risulti sostenuta da specifiche
indicazioni relative al danno derivato dalla indisponibilità del denaro causata dall’inadempimento dell’Amministrazione finanziaria.
29
30
Ottobre 2014
Fiscalità
LIBERALITÀ E VANTAGGI FISCALI
Deducibili dal reddito d’impresa le erogazioni
con finalità sociali
C
on un interpello presentato all’Agenzia delle Entrate, è stato esposto il seguente quesito.
Una banca rende noto che ogni anno effettua
erogazioni liberali nei confronti di una Fondazione della quale la banca stessa è socio fondatore, evidenziando che la Fondazione è
regolarmente iscritta nel Registro delle Persone giuridiche istituito presso la competente
Prefettura, che non ha fini di lucro e che opera
a livello nazionale e internazionale.
Gli scopi della Fondazione sono elencati
nell’art. 2 dello statuto e sono i seguenti:
a) attività di beneficenza nei settori dell’edu-
cazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria, attuate anche tramite
erogazione di sussidi, provvidenze di studio,
fornitura di generi alimentari e di vestiario,
sovvenzioni a enti ed associazioni senza finalità di lucro;
b) valorizzazione e sostegno di strutture museali e altri enti culturali senza fine di lucro
anche mediante convenzioni con enti pubblici
e privati;
c) realizzazione, acquisto e gestione senza
fine di lucro oggettivo di impianti sportivi, ricreativi e culturali, direttamente o mediante
enti strumentali appositamente costituiti, in
collaborazione o in associazione con altri soggetti o delegandone lo svolgimento a terzi;
d) assunzione di ogni iniziativa utile alla diffusione del turismo sociale, sportivo ricreativo
ed alla promozione dell’attività sportiva giovanile in tutte le discipline;
e) promozione e sviluppo di attività nel
campo della ricerca scientifica, con la promozione di studi, incontri e dibattiti volti a definire e ricercare i modi per la corretta e la
efficace diffusione e la pratica del tempo libero e del turismo, in particolare con riferimento ad aspetti e problemi a carattere sociale,
ambientale, ecologico;
f) organizzazione di lavori di gruppo, corsi,
seminari, conferenze e dibattiti;
g) allestimento di spettacoli, mostre, proiezioni e produzioni fotografiche e cinematografiche;
h) qualsiasi altra attività collegata e attinente
alla realizzazione di tali progetti
.
L’interpellante evidenzia poi che la Fondazione agisce anche finanziando progetti di altri
soggetti, citando ad esempio l’erogazione, nel
2012, di contributi per un importo complessivo di oltre 340.000 euro a favore dei seguenti soggetti:
1. per cultura, arte, turismo e sport, con finalità ricreative (177.000 €)
• fondazioni e associazioni culturali che si occupano di valorizzare monumenti o territori
particolari, di diffondere l’arte e la conoscenza
di specifiche materie come la musica e il teatro
(104.000 €);
NOTIZIARIO F ISCALE
Fiscalità
• associazioni ed enti pubblici che promuovono attività ricreative, il turismo e lo sport
nel territorio come organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus), pro loco e circoli
ricreativi (23.000 €);
• piscina Xyz S.r.l. (50.000 €);
2. con finalità di assistenza sociale e sanitaria
(156.947 €):
un ente di Pubblica assistenza (59.500€);
Comuni limitrofi per finanziare vari progetti di assistenza sociale (57.847 €);
• Associazioni di volontariato, organizzazioni
non governative (Ong) e altre Onlus (31.200
€);
•
•
3. con finalità di educazione (8.950 €):
• Accademie e Istituti (4.500 €);
• in questo campo la Fondazione opera anche
in proprio organizzando convegni
e istituendo borse di studio per studenti
(4.450 €).
Inoltre, presentando una documentazione integrativa, la banca ha precisato che:
• nel deliberare le somme da destinare alla
Fondazione, attinge dal fondo beneficenza e
mutualità formato con utili netti e le somme
sono destinate alla Fondazione senza alcun
vincolo giuridico, né per quanto riguarda gli
importi che la Fondazione è tenuta a riversare,
né per l’identità e la qualificazione giuridica
dei soggetti destinatari delle somme;
• la Fondazione svolge una funzione di catalizzatore delle risorse e delle competenze presenti nel territorio su specifiche problematiche
di interesse comune, stimolando direttamente
o attraverso la promozione di collaborazioni
processi di innovazione e sviluppo nei settori
di intervento
•A sostegno di tali attività la banca fornisce
alcuni esempi di progetti curati dalla Fondazione in collaborazione con partner scelti, ubicati nel territorio di competenza.
Inoltre, con specifico riferimento al sostegno
economico fornito dalla Fondazione alla citata
società Piscina Xyz S.r.l. - struttura sportiva
che gestisce un impianto e un centro fitness,
di cui la Fondazione è unica socia - l’interpel-
lante fa presente che lo stesso “può essere
considerato come un’attività commerciale
svolta non direttamente, ma attraverso la partecipazione al capitale sociale della S.r.l.”, e
che la stessa Fondazione è stata più volte chiamata nel corso del tempo a sostenere l’attività
della società stessa tramite l’erogazione di un
“contributo a copertura della perdita d’esercizio”.
Alla luce di tutto quanto premesso, la banca
chiede di conoscere se la Fondazione presenta
i requisiti soggettivi e oggettivi per essere inserita tra i destinatari delle erogazioni liberali
cui fa riferimento l’art. 100, comma 2, lettera
a), del Testo unico delle imposte sui redditi
(Tuir), ai fini della loro deducibilità dal reddito
d’impresa.
La soluzione prospettata
L’interpellante ritiene che la Fondazione rientri tra le persone giuridiche che possono beneficiare delle erogazioni liberali che la norma
tributaria citata considera deducibili dal reddito d’impresa, poiché la stessa è dotata di personalità giuridica e persegue finalità ricreative,
di assistenza sociale e sanitaria ed educative,
comprese tra quelle previste dalla norma in
esame.
Nell’interpello viene inoltre evidenziato che
la Fondazione, tramite la partecipazione nella
Piscina Xyz S.r.l., svolge “un’attività com-
merciale marginale rispetto alle attività complessivamente svolte e comunque strumentale
e coerente con le finalità proprie della Fondazione (tra le quali si annoverano le finalità
ricreative e di conseguenza quelle di promozione dello sport)”.
La risposta delle Entrate
Con la risoluzione n. 74/E del 29 luglio 2014,
l’Agenzia ricorda che l’art. 100, comma 2, lett.
a), del Tuir prevede la deducibilità delle “erogazioni liberali fatte a favore di persone giuridiche che perseguono esclusivamente
finalità comprese fra quelle indicate nel
31
32
Ottobre 2014
Fiscalità
comma 1 o finalità di ricerca scientifica (...)
per un ammontare complessivamente non superiore al 2 per cento del reddito d’impresa
dichiarato”, mentre le finalità indicate nel richiamato comma 1 del medesimo art. 100
sono quelle di “educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria o culto”.
L’Amministrazione finanziaria ha già precisato, con la risoluzione n. 490 del 1980, che
l’obiettivo di questa disposizione è quello di
ampliare e sviluppare l’utilità sociale dell’impresa, in modo che questa sia stimolata a contribuire a un miglioramento delle condizioni
sociali non soltanto dei propri dipendenti ma
anche della collettività, “con la condizione
espressa, peraltro, che gli organismi beneficiari svolgano un’attività caratterizzata da un
elevato contenuto etico, dovendo avere esclu-
siva finalità di educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria, culto e
ricerca scientifica”.
Inoltre, con la risoluzione n. 234/E del 2002,
è stato precisato che la norma in esame privilegia l’aspetto “finalistico dell’erogazione”,
circoscrivendo i destinatari delle erogazioni
stesse in relazione alle finalità da questi perseguite in via esclusiva.
In pratica - prosegue l’Agenzia nella risoluzione - le erogazioni liberali previste dal citato
art. 100 del Tuir sono deducibili se il benefi-
Erogazioni liberali fatte a favore
di persone giuridiche che perseguono
esclusivamente
finalità comprese fra quelle indicate
nel comma 1 o finalità
di ricerca scientifica (...)
per un ammontare
complessivamente non superiore
al 2 per cento del reddito
d’impresa dichiarato
ciario dell’elargizione:
1) ha personalità giuridica;
2) persegue “esclusivamente” una o più finalità fra quelle di educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria, culto e
ricerca scientifica, non potendo, dunque, perseguire finalità diverse da quelle espressamente previste dalla norma in esame.
La deduzione è quindi prevista per le imprese
che effettuano erogazioni a soggetti con finalità di interesse pubblico che la norma ha valutato meritevoli di sostegno, mentre non se
ne può fruire nel caso in cui il soggetto beneficiario svolga un’attività lucrativa, motivo per
cui la deduzione non spetta a fronte di erogazioni effettuate in favore di società commerciali.Le elencate finalità perseguite dai
soggetti beneficiari, inoltre, devono essere verificate in riferimento alle norme primarie e
regolamentari del settore di competenza e/o in
base alle previsioni contenute negli statuti o
negli atti costitutivi dei beneficiari stessi, e
anche in relazione alle concrete modalità di
svolgimento delle medesime finalità.
NOTIZIARIO F ISCALE
FIscalità
Assenza del fine di lucro
e attività commerciali
La delimitazione dei destinatari delle erogazioni liberali sulla base delle finalità perseguite non impedisce all’ente beneficiario di
realizzare attività che si qualificano, sotto il
profilo fiscale, come attività commerciali,
sempre che si tratti di attività svolte in diretta
attuazione delle finalità indicate dalla disposizione agevolativa e con finalità e modalità non
lucrative.
In particolare, sottolinea l’Agenzia nella risoluzione in commento, l’assenza del fine di
lucro che, come più volte chiarito, non coincide inevitabilmente con la “non commercialità” dell’ente, deve risultare da una precisa
previsione statutaria ed esprimersi nella concreta attività svolta, anche attraverso la desti-
nazione del patrimonio e degli utili, di cui
deve essere esclusa la ripartizione, alle stesse
finalità sociali perseguite dall’ente.
Le condizioni
per la deducibilità
Sulla base, quindi, di quanto indicato nell’istanza e nella relativa documentazione integrativa, la Fondazione svolge una funzione di
catalizzatore delle risorse e delle competenze
presenti nel territorio in relazione a determi-
nate problematiche di interesse comune, stimolando direttamente o incoraggiando collaborazioni, processi di innovazione e sviluppo
in settori di intervento “astrattamente riconducibili” tra quelli previsti dall’art. 100,
comma 2, lettera a) del Tuir.
In sostanza la Fondazione, nel ricevere la liberalità diventa essa stessa, nelle situazioni
descritte, il soggetto distributore delle somme
a favore degli organismi che svolgono direttamente le attività tutelate dalla norma agevolativa.
La circostanza, poi, che la Fondazione persegua le proprie finalità intervenendo, tra l’altro,
a sostegno di progetti in settori riconducibili
tra quelli previsti dall’art. 100 anche realizzati
da soggetti terzi, non impedisce l’applicabilità
della norma in questione - come indicato
saggi di denaro tra enti diversi, come ha già
chiarito, sia pure con riferimento alle cosiddette Onlus erogative, la circolare n. 12 del
2009.
L’Agenzia ritiene, peraltro, che la specifica destinazione delle erogazioni fatte dalla banca
alla Fondazione e da questa a soggetti terzi implichi, da un lato, la necessità che la donazione
sia tracciabile nei suoi passaggi attraverso
strumenti bancari e postali che mettano in evidenza la particolare causa del versamento, e
dall’altro, l’esistenza di un piano di lavoro già
definito e non di un programma generico
prima dell’effettuazione dell’erogazione da
parte della banca, nell’ambito di una o più
delle finalità previste dall’art. 100.
In relazione al caso prospettato e sulla base
delle osservazioni svolte, il parere dell’Ammi-
anche nella risoluzione n. 411/E del 2008 – a
condizione, però, che questi ultimi:
nistrazione finanziaria è che possano essere
ammesse in deduzione ai sensi della norma vigente soltanto le somme erogate dalla società
istante alla Fondazione nel rispetto delle condizioni sopra precisate, con la conseguente
esclusione, in particolare, degli importi riversati dalla Fondazione a soggetti che svolgono
attività lucrative, come sono, nello specifico,
quelli destinati alla Piscina Xyz che, in quanto
società a responsabilità limitata, non possiede
le caratteristiche non lucrative sopra descritte.
1) siano in possesso degli stessi requisiti dei
soggetti destinatari delle erogazioni liberali
previste dall’art. 100, ovvero personalità giuridica, finalità non lucrative e perseguimento
esclusivo delle finalità previste dalla norma;
2) realizzino “direttamente” i progetti, perché
non è autorizzato, infatti, il fenomeno delle
erogazioni a catena attraverso plurimi pas-
33
Entrate
FISCO E PROFESSIONI
U
Compensazione e visto di conformità
n ragioniere commercialista, iscritto
all’ordine dei Commercialisti ed
Esperti contabili, abilitato alla trasmissione telematica della dichiarazione, con
un interpello ai sensi dell’art. 11, legge n.
21/2000, ha chiesto chiarimenti in merito alla
possibilità di apporre il visto di conformità
alla propria dichiarazione, in modo da consentire l’utilizzo in compensazione dei crediti relativi alle imposte dirette superiori a 15.000
euro.
Come previsto dalla normativa citata, secondo
la soluzione interpretativa prospettata dall’istante, è corretto apporre sulla propria dichiarazione dei redditi il visto di conformità,
senza doversi rivolgere all’azione di un altro
professionista abilitato.
Il parere delle Entrate
Nella risposta, fornita con la risoluzione n. 82 del 2/9/2014,
l’Agenzia ricorda che l’art. 1,
comma 574, della legge n.
147/2013, dispone che “A decorrere dal periodo di imposta in
corso al 31 dicembre 2013, i contribuenti che, ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9
luglio 1997, n. 241, utilizzano in
compensazione i crediti relativi
alle imposte sui redditi e alle relative addizionali, alle ritenute alla
fonte di cui all'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, alle
imposte sostitutive delle imposte sul
reddito e all'imposta regionale sulle
attività produttive, per importi superiori a
15.000 euro annui, hanno l'obbligo di richiedere l'apposizione del visto di conformità di
cui all'articolo 35, comma 1, lettera a), del citato decreto legislativo n. 241 del 1997, relativamente alle singole dichiarazioni dalle
quali emerge il credito”.
Le prime delucidazioni riguardanti l’ambito
applicativo di tale disposizione sono stati fornite con la circolare n. 10/E del 2014, con la
quale l’Amministrazione ha precisato che,
analogamente a quanto già previsto in materia
NOTIZIARIO F ISCALE
35
36
Entrate
Ottobre 2014
di Iva dall’art. 10 del decreto legge n. 78/2009,
l’obbligo dell’apposizione del visto di conformità della dichiarazione riguarda esclusivamente la “compensazione orizzontale” dei
crediti relativi alle imposte citate per importi
superiori a 15.000 euro.
Riguardo la compensazione dei crediti Iva, la
circolare n. 57/E del 2009 ha chiarito che l’apposizione del visto di conformità sulle dichiarazioni - previsto dall’art. 35 del D.lgs. n.
241/1997 - in via generale rappresenta uno dei
livelli dell’attività di controllo sulla corretta
applicazione delle norme tributarie che la normativa ha attribuito a soggetti terzi rispetto
all’Amministrazione finanziaria.
ture contabili obbligatorie ai fini delle imposte
sui redditi e dell’Iva;
• la corrispondenza dei dati indicati nella dichiarazione alle risultanze delle scritture contabili;
• la corrispondenza dei dati esposti nelle scritture contabili alla relativa documentazione
(art. 2, comma 2, decreto n. 164/1999).
Sempre la circolare n. 57 del 2009 ha chiarito
che sono abilitati a rilasciare il visto di conformità, tra l’altro, i soggetti indicati alle lettere
a) e b), del comma 3 dell’art. 3, DPR n.
322/1998, abilitati alla trasmissione telematica
delle dichiarazioni, ovvero:
• gli iscritti negli albi dei Dottori commercia-
per la subcategoria tributi, in possesso di diploma di laurea in giurisprudenza o in economia e commercio o equipollenti o diploma di
ragioneria.
Alla luce di tali premesse, nella risoluzione n.
82/2014 l’Agenzia afferma che i professionisti
in possesso dei requisiti previsti dalla citata
normativa, che intendono utilizzare in compensazione orizzontale i crediti relativi alle
imposte sui redditi e alle relative addizionali,
all’Irap e alle ritenute alla fonte che scaturiscono dalla propria dichiarazione, possono autonomamente apporre il visto di conformità
sulla stessa, senza l’obbligo di rivolgersi a
terzi. A sostegno di tale tesi, viene inoltre fatto
Nello specifico, con l’apposizione del visto
previsto dal comma 1 del citato art. 35 viene
attestata:
• l’esecuzione dei controlli diretti a verificare
la regolare tenuta e conservazione delle scrit-
listi e degli Esperti contabili e in quelli dei
Consulenti del lavoro;
b) gli iscritti, alla data del 30/9/1993, nei ruoli
di Periti ed Esperti tenuti dalle Camere di commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura
riferimento ai chiarimenti contenuti nella circolare n. 54/E del 2001 in relazione all’asseverazione degli elementi contabili ed extra
contabili rilevanti ai fini degli studi di settore.
Fonte: www.agenziaentrate.gov.it
NOTIZIARIO F ISCALE
Sentenze
CASSAZIONE E DICHIARAZIONE DEI REDDITI
Dichiarazione, l’errore materiale si corregge
anche in contenzioso
L
a possibilità di correggere la dichiarazione
dei redditi una volta
presentata è stata di frequente
oggetto di pronunce della Suprema Corte.
In una di queste, dello scorso
mese di maggio, si legge che in
caso di errore materiale nella
compilazione il contribuente può
modificare anche in sede contenziosa la propria dichiarazione, ma
deve trattarsi di un errore di fatto
o di diritto che abbia effetti sull’imposizione fiscale. Nel caso in
cui, poi, risulti un credito d’imposta, il giudice
tributario può concedere il rimborso soltanto
se dai documenti risulti il silenzio rifiuto formatosi sulla relativa istanza.
L’errata indicazione dei redditi
Nel caso in esame gli eredi di un signore avevano presentato ricorso avverso una cartella
di pagamento Irpef generata dal controllo automatizzato della dichiarazione (art.36-bis,
Dpr n. 600/1973). Alla base del ricorso gli
vore del contribuente: e di conseguenza chiedevano sia l’annullamento della cartella sia il
rimborso del credito determinatosi in favore del ricorrente a seguito dell’errore.
I pareri discordanti
delle Commissioni
Tributarie
eredi rilevavano che la pretesa fiscale scaturita
dal controllo dipendeva da un mero errore materiale del contribuente, che aveva assoggettato gli emolumenti percepiti come arretrati
(per un importo complessivo di 158.407.000
lire) a tassazione ordinaria, invece di indicarli
come reddito soggetto a tassazione separata.
Nel ricorso si sosteneva, inoltre, che l’errore
era tale da determinare non solo l’azzeramento
della somma a debito della cartella impugnata,
ma l’insorgenza di un credito d’imposta in fa-
I giudici della Cassazione, invece, non hanno concordato
con questa decisione sostenendo che “per opporsi alla maggiore pretesa
tributaria dell'amministrazione finanziaria
espressa in atto impositivo il contribuente,
alla luce dei principi costituzionali di capacità
contributiva e di buona amministrazione, può
emendare anche in sede contenziosa la propria dichiarazione fiscale (che sia dichiarazione di scienza) allegando errori, di fatto o
di diritto, commessi nella relativa redazione e
incidenti sull’obbligazione tributaria”, richiamando una serie di precedenti sentenze, tra le
quali: n. 15063 e n. 17394 del 2002, n. 10356
del 2006, n. 1708 e n. 5738del 2007, n. 29738
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Sentenze
del 2008). La competente
Commissione
Tributaria
Provinciale dichiarava però
inammissibile il ricorso, decisione che a seguito dell’appello presentato dagli eredi
del contribuente, veniva riformata dalla Commissione Tributaria Regionale.
In particolare, i giudici d’appello, ritenuta l’ammissibilità
del ricorso e riscontrata la effettiva presenza dell’errore materiale
nella
dichiarazione,
accoglievano l’opposizione dei
ricorrenti sia con riguardo alla richiesta di annullamento della
cartella che riguardo al rimborso
richiesto.
La decisione degli Ermellini
Contro questa decisione proponeva ricorso per
cassazione l’Agenzia delle Entrate, sostenendo che, trascorso il termine di 18 mesi sancito dall’art. 38 del Dpr n. 602/1973 dal
pagamento in ottemperanza alla dichiarazione,
si doveva ritenere preclusa al contribuente
ogni possibilità di rettifica della dichiarazione
Ottobre 2014
stessa. La Cassazione riteneva fondata tale opposizione limitatamente al punto della sentenza che, “dichiarando dovuto il rimborso
richiesto”, accorda agli eredi ricorrenti anche
la restituzione del credito d’imposta. In proposito, si legge nella sentenza in commento,
più che per la decadenza connessa al termine
del citato art. 38, per il fatto che nel quadro del
contenzioso tributario il diritto al rimborso di
importi indebitamente corrisposti dal contri-
buente può essere realizzato giudiziariamente
soltanto attraverso l’impugnazione del silenzio-rifiuto dell'Agenzia, e della cui formazione, nel caso specifico, non si è riscontrata
traccia negli atti, nemmeno nelle dichiarazioni
degli interessati.
In conclusione, quindi, il ricorso deve essere
in parte accolto, con cassazione della sentenza
impugnata limitatamente alla richiesta di annullamento della cartella esattoriale.