comunità Marzo 2015 ~ Anno XVIII n° 3 (200) Foglio d'informazione della Parrocchia san Giorgio Martire di Pozzomaggiore Da un pensiero di Giovanni Paolo II “Pietà di me o Dio...” La nostra riflessione quaresimale si ri volge al sacramento della Riconciliazione, col quale l'uomo pentito – dopo l'accusa dei peccati – ne ottiene la remissio ne. Solo Dio può rimettere i peccati, perché egli è amore. Amore! Questo incontro è sorgente di profonda gioia spirituale. Grida il salmista: “Rendimi la gioia...”. Infatti il peccato che grava sull'uomo è la sorgente di tristezza e di abbatti mento. “Rendimi la gioia di essere salvato”. Questa gioia viene restituita dalla grazia del Sacramento 24 marzo 2015 XXIII giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri della Riconciliazio ne con Dio. La grazia genera nell'uomo anche la prontezza nel soddisfare a Dio e agli uomini. Perciò il salmista prega: “Sostieni in me un animo generoso”. L'uomo interiormente rinnovato è tanto più pronto a fare il bene quanto più, prima, il peccato lo ha legato al male. E' pronto a sopportarne i sacrifici. La grazia del Sacra mento della penitenza non solo “interrompe” in noi la presenza del peccato, ma veramente “rinnova la po tenza dello spirito”: sprigiona le nuove energie di ciò che è buono. (Angelus 16 marzo 1986) Viviamo la Santa Quaresima “Lasciatevi riconciliare con Dio” E' questo solenne invito, anzi un imperativo, che ha convocato la comunità cristiana all'inizio del periodo quaresimale. Si tratta di una svolta che viene richiesta per accogliere la misericordia di Dio in Gesù Cristo. Si tratta di una rinuncia a interessi chiusi ed egoistici, per fare ritorno a Dio. Questo invito riguarda certamente le singole persone che credono e che desiderano ascoltare la voce del Signore, ma riguarda anche le comunità in quanto tali, che nel mondo devono essere segno positivo, devono essere luce, devono essere speranza. Devono essere segno di scelte e comportamenti alternativi alle logiche di dominio e di potere e di sopruso. Lasciarsi riconciliare con Dio, significa lasciarsi modellare da Lui, dal suo amore, dalla sua grazia. Impegnarsi giorno per giorno a far sì che il 23-24-25 marzo 2015 dalle 9 alle 12 esposizione Santissimo; ore 17 Adorazione Comunitaria quotidiano acquisti un nuovo senso e una luce nuova, illuminati dalla Parola di Dio. Per questo è necessario che ciascuno di noi si metta quotidianamente davanti alla Parola di Dio. La Parola di Dio deve diventare il “pane quotidiano” soprattutto per coloro che desiderano veramente camminare, migliorarsi. La Quaresima proprio per questo è “tempo di grazia”. Un tempo particolare dove ciascuno di noi è chiamato a guardarsi, con cuore aperto e sincerità, nel proprio intimo, a confrontarsi con il Signore e con la sua Parola. Solo così potremmo, fra breve, celebrare la Santa Pasqua , da risorti, da trasformati, e poter così essere più che mai “sale e luce” tra i nostri fratelli. Si ricorda che tutti i Venerdì alle ore 17,30 in parrocchia si celebra la Via Crucis comunitaria, in spirito di preghiera, riflessione e penitenza. Mentre venerdì 27 marzo la via Crucis si svolgerà nella zona di Santa Maria. 2 CHIESA La Settimana Santa E' il centro di tutto l'anno liturgico; in essa l'anima cristiana attinge alla sorgente stessa della salvezza e raccoglie i frutti della Redenzione. Tutto il periodo quaresimale è di preparazione… in questa settimana santa il nostro animo è in grado di disporsi a vivere intensamente il mistero Pasquale. La Domenica delle Palme ci introduce al mistero della Redenzione. Dal lunedì al giovedì santo ci incontriamo con Cristo nel mistero della Salvezza: sono i giorni della tristezza, della passione, dell'amarezza di Gesù. Dalla sera del Giovedì Santo alla Domenica di Risurrezione, la Liturgia celebra il grande Triduo Pasquale che costituisce il culmine di tutto l'Anno Liturgico. E' la realizzazione della nostra redenzione che ha inizio nel Cenacolo (il Giovedì Santo), poi passa attraverso il Getsemani, il Calvario e il sepolcro, e si concretizza con la gloriosa Pasqua-Resurrezione. Come cristiani, vogliamo raccogliere tutte le nostre forze per andare incontro a Cristo Signore e vivere intensamente le fasi del mistero di Salvezza seguendolo nelle varie celebrazioni liturgiche che la Chiesa in questi giorni ci propone. Viviamoli non come celebrazioni del passato, ma come eventi salvifici attuali che devono necessariamente toccare e coinvolgere la nostra vita quotidiana di redenti e di salvati. Pina Castagna Programma 29 marzo Domenica delle Palme Ore 10,30 Benedizione delle palme in Piazza Maggiore Ore 10,45 Santa Messa Ore 18 Santa Messa (in Parrocchia) 31 marzo Martedì Santo Ore 16 Confessioni ragazzi 7° corso Ore 18-20,30 Confessioni uomini Ore 20,30 Precetto uomini 1 aprile Mercoledì Santo Ore 15,30 Confessioni ragazzi 5° corso Ore 16,30 Confessioni ragazzi 6° corso Ore 18,30 Confessioni ragazzi 4° corso 2 aprile Giovedì Santo Giornata Eucaristica, Sacerdotale e della carità Ore 18,30 S. Messa nella Cena del Signore Ore 21,30 Adorazione Eucaristica comunitaria 3 aprile Venerdì Santo Digiuno e astinenza in memoria della Passione e morte di Gesù Ore 12 Incravamentu Ore 18,30 Celebrazione liturgica della passione del Signore, Iscravamentu, Processione con Gesù morto e l’Addolorata 4 aprile Sabato Santo Giornata di raccoglimento, meditazione e preghiera Ore 21 Solenne Veglia Pasquale e S. Messa di Risurrezione 5 aprile Domenica di Resurrezione Ore 10,30 s’Incontru in Piazza Maggiore Ore 10,45 Santa Messa Ore 18 Santa Messa parrocchiadipozzomaggiore.it Tommaso Becket: la scelta dell'amicizia con Dio Erano i più grandi amici del mondo: Enrico e Tommaso, una coppia inseparabile. Enrico era un ragazzo irascibile ma generoso, mentre Tommaso era saggio, intelligente e pieno di fascino. I loro caratteri si completavano in modo perfetto. Enrico era Enrico II, il re d'Inghilterra. Nominando Tommaso cancelliere, lo aveva fatto diventare il numero due del Regno. E così i due amici governava no insieme. Enrico era un re molto autoritario e amava il potere. Ora, in Inghilterra c'era un'istituzione che sfuggiva al suo controllo: la Chiesa. Questa dipendeva direttamente dal Papa. Enrico ha pensato a lungo come fare per abbattere la superiorità del papa e ha avu to la brillante idea di nominare Tommaso arcivescovo di Canterbury, la carica più alta nella Chiesa d'Inghilterra. Tommaso non gli avrebbe mai detto di no... Una volta diventato Vescovo avrebbe poi firmato una legge che proclamava Enrico capo della Chiesa d'Inghilterra. Un piano perfetto! Ma Enrico si dimenticava un particolare: che Tommaso era fedele a Dio e alla Chiesa. Infatti, diventato arcivescovo, Tommaso si è rifiutato di essere una pedina nelle mani del re. Ha spiegato ad Enrico che voleva difendere l'onore di Dio e che questo gli impediva di cedere alla volontà di potere del re. La Chiesa doveva restare li bera. L'amicizia tra i due si è spezzata e Tommaso è stato esiliato, come un traditore. Dopo aver trascorso sei anni in Francia, è ri tornato a Canterbury, con il permesso ufficia le del re. Così nel 1170 ha potuto celebrare la festa di Natale nella sua amata cattedrale. Gli abitanti di Canterbury sono accorsi nu merosissimi alla messa, felici di rivedere il loro arcivescovo: anche se Tommaso si considerava indegno di questa carica, era amato da tutti. Alcuni giorni dopo, quattro soldati hanno fatto irruzione nell'abitazione di Tommaso, mandati da Enrico II. Gridavano e sbraitavano, ordinandogli di ubbidire al re. Ma l'arcivescovo non si è lasciato intimidire e gli aggressori se ne sono andati infuriati. Poi è suonata l'ora della preghiera pomeridiana e Tommaso si è recato nella cattedrale. Ha dato ordine che questa rimanesse aperta nono stante il pericolo, perché la chiesa è la casa di tutti, non ci si può chiudere dentro. La pre ghiera era appena cominciata quando i quattro soldati sono tornati, si sono scagliati su Tommaso e l'hanno ucciso. Il giorno dopo tutti gli abitanti di Canterbury sono andati a pregare accanto al corpo di Tommaso, che per loro era già un santo. [email protected] La Parola del Papa Francesco Dalle lamentele alla speranza Le lamentele fanno male al cuore. Sono cattive; e non soltanto quelle contro gli altri ma anche quelle contro noi stessi, quando tutto ci pare amaro. Anche gli Apostoli si erano smarriti per la morte del loro Maestro, a tal punto che pensarono fosse bene andarsene dalla città. Ma poveretti... parlavano sempre di quello e si lamentavano. Ma questi discorsi non facevano altro che farli chiudere in loro stessi. E in cuor loro pensavano: “Noi avevamo avuto tanta speranza, ma tutto è fallito”. E in questa situazione cucinavano la loro vita nel Vita oratoriana La vita oratoriana procede senza soste con grande entusiasmo e un encomiabile impegno. Chiunque passi, anche solo per caso, davanti all'Oratorio, trova nei ragazzi che corrono, si muovono e giocano, l'immagine più rappresentativa. Quale miglior attività, infatti, può rappresentare l'oratorio se non la voglia di movimento, di gioco, di sport? Oltre a far “sfogare” i ragazzi, lo sport è un efficacissimo strumento per aiutarli a socializzare, ad essere leali, ad essere costanti e a sacrificarsi, al rispetto dell'altro. Neanche il tempo di festeggiare don Bosco che ci siamo trovati già nel pieno del carnevale, con maschere, feste e sfilate. Per gli oratori questo è un tempo che potremo chiamare “forte”, impegnati come sono nel preparare i costumi, nell'animazione e nell'organizzazione dei giochi, feste mascherate, scherzi e tanto altro ancora, per far divertire famiglie, bambini, ragazzi, adolescenti. A questo appuntamento non siamo arrivati impreparati, perché già da tempo avevamo coinvolti gli animatori. Per cui il mese di febbraio è stato contraddistinto da una immensa attività in modo particolare indirizzata al “Carnevale”. Sono stati giorni di grande collaborazione, ognuno ha dato il suo contributo, grandi e piccoli. Dopo aver individuato il tema per la sfilata (“Noi note dell'allegria”), ci siamo messi all'opera per organizzare la sfilata. Con il motto “non spendere soldi”, ci siamo inventati un costume singolare... una busta per i rifiuti che hanno indossato tutti gli animatori e i grandi, mentre i ragazzi e bambini hanno potuto indossare i costumi 3 C H I E S A succo delle loro lamentele, e andavano avanti così. Da qui il riferimento a tutti noi... Tante volte anche noi, quando succedono cose difficili, anche quando ci visita la croce, corriamo questo pericolo di rinchiuderci nelle lamentele. Eppure anche in quel momento il Signore è vicino a noi, ma non lo riconosciamo. Cammina con noi. Ma non lo riconosciamo. Ci parla anche, e noi non sentiamo. Il lamento è per noi come una sicurezza: questa è la mia verità, il fallimento. Non c'è più speranza. E con questi pensieri anche i discepoli continuavano a camminare. E Gesù cosa faceva? Ebbe pazienza nei loro già in loro possesso. Un grande medaglione di cartone, con la scritta “Oratorio Don Bosco – noi note dell'allegria”, ha contraddistinto il gruppo che seguendo il proprio carro, si è fatto notare per la propria allegria e singolarità. Tutto questo ci ha fatto capire che per divertirsi non c'è proprio bisogno di spendere soldi, e soprattutto che insieme, figli e genitori, grandi e piccoli, ci si diverte di più. Questa sfilata, è stata preceduta da un pomeriggio di sano divertimento. L'ultimo sabato di carnevale infatti è stato organizzato un pomeriggio speciale sempre con balli, musica, e giochi. Così pure la domenica, complice il cattivo tempo che ci ha costretti a rintanarci nei locali dell'Oratorio, è stato un pomeriggio speciale con una marea di gente, grandi e piccoli, immersi da tanta musica, coriandoli e tante frittelle offerte dalla pro-loco. Archiviato subito il Carnevale, si è aperto davanti a noi il periodo della Quaresima. E' un periodo diverso, che è iniziato con un pizzico di cenere sul capo, accompagnato da un invito: convertitevi e credete al Vangelo. Sarà, questo, un cammino con un equipaggiamento essenziale, scandito dalle parole come fede, speranza, riconciliazione, sacramenti, digiuno, astinenza, carità. Avremo così modo di rinsaldare la nostra fede e rinnovare la nostra passione per il servizio in parrocchia e in oratorio. Oltre a tutto questo abbiamo continuato il Corso di Ballo Sardo, condotto dal carissimo amico Ciccheddu Oppes, che ha visto coinvolti tantissimi, grandi e piccoli, creando momenti di vera gioia e convivenza. Vogliamo cogliere l'occasione ancora una confronti. Prima li ascolta, poi spiega loro lentamente. E poi, alla fine, si fa vedere. Gesù fa così anche con noi. Anche nei momenti più oscuri, lui è sempre con noi, cammina con noi. E alla fine ci fa vedere la sua presenza. Non dobbiamo entrare in questo gioco di vivere di lamenti perché la presenza del Signore si è resa evidente quando ha spezzato il pane e i discepoli hanno potuto vedere le piaghe, poi Lui è scomparso. Bisogna avere speranza e fiducia in Dio che ci accompagna sempre nel nostro cammino anche nelle ore più oscure. Siamo sicuri, siamo sicuri che il Signore mai ci abbandona: sempre è con noi, anche nel momento difficile. E non cerchiamo rifugio nelle lamentele: ci fanno male al cuore. volta per rivolgere a tutti l'invito: venite, venite all'Oratorio. Portate il vostro contributo, fate le vostre proposte, ma soprattutto cerchiamo di lavorare insieme per aiutare questi ragazzi nella loro formazione umana e cristiana perché un domani possano essere delle persone mature e responsabili e contribuire così a creare una società migliore. Padre Quintino Giovedì 26 marzo CONFESSIONI dalle ore 9,30 alle ore 11,30 4 C H I E S A Grazie Semestene! “Perché sei andato ad abitare a Semestene”? Non so se sia giusto partire da questa domanda, ma è quella che mi sento fare più spesso. E faccio fatica a dare una risposta che sia almeno accettabile. Non credo per insincerità, forse per timidezza, o anche solo per riflettere ancora un poco sui miei “perché”. Ogni decisione, anche quella che appare più libera da condizionamenti, è sempre fortemente radicata in quella che noi tutti chiamiamo il nostro passato, ma che inevitabilmente ritorna a interferire con le decisioni di oggi. Il mio passato, almeno quello più recente, ha il volto di una persona sofferente. Le analisi mediche avevano diagnosticato a mia moglie un tumore al seno di origine maligna, praticamente incurabile. E' stata operata e, come si usa dire, l'operazione è “tecnicamente riuscita”. Frase assai ambigua con la quale di solito si vuole affermare: “abbiamo fatto il possibile, ma da questo male non si guarisce”. Abbiamo lottato, Graziella ha lottato. Dodici anni di calvario, poi ha dovuto arrendersi. E mi manca sempre di più. Scusate mi stavo lasciando trasportare dai ricordi. Non è di mia moglie che voglio parlare, anche se a lei risale la decisione di trasferirmi. Devo essere sincero. Ho preso molto male la morte di Graziella. Assai polemico con nostro Signore che non aveva rispettato le precedenze, continuavo a ripetermi che toccava prima a me, più vecchio di ben sette anni. Credo che tutti, prima o poi, ci poniamo le cosiddette domande esistenziali e questa, per me, era l'occasione giusta. Ed ecco la prima domanda: perché? Dovrebbe essere la più importante, quella decisiva. Purtroppo non avevo e non ho una risposta. Ho provato a ripeterla più volte rivolgendomi direttamente a Nostro Signore: Perché Dio? Me lo sai dire Tu, perché? Nessuna risposta. Non ha risposto al figlio sulla Croce, è chiaro che non poteva rispondere a me. Un giorno, leggendo L'Imitazione di Cristo, mi sono imbattuto in una frase in cui si diceva che bisognava ringraziare Dio anche nelle sofferenze. Non ci sono riuscito. Anzi, ad essere sincero, non ho neppure tentato, tanto mi sembrava assurdo. Qualcosa ho cercato di fare, per riconciliarmi con Dio, che pure continuavo a considerare “degno di essere amato sopra ogni cosa”. Ho cercato di sostituire al perché un dove. “Dov'eri Dio mentre Graziella si consumava nella sofferenza?”. Ed ecco la risposta di Dio: “Ero lì, a soffrire con lei”. Forse è poco teologica, forse non spiega niente, ma aiuta. Probabilmente, invece di lamentarmi, avrei dovuto cercare di dare un senso a quel come (come affrontare il dolore) che tante volte Graziella mi invitava a pormi, quale domanda per risolvere, se non in via teorica, almeno nella prassi, il problema della sofferenza. Lo so che aveva ragione lei e che toccava a me decidere ciò che volevo essere e quale rapporto instaurare con la sofferenza e con Dio, ma in quel momento mi sentivo completamente vuoto ed ero convinto che non sarebbe servito a nulla. Poi è capitato un fatto, non dico strano, ma inatteso. Ero andato ad assistere alla Santa Messa nella mia parrocchia, a Caniga, presso Sassari, dove mi ero trasferito in una casa di campagna. Don Giuseppe, ci conosciamo da tempo, terminata la celebrazione, ancora vestito dei Sacri paramenti, scende dall'altare, punta il dito verso di me e, simile al Gesù nella vocazione di Matteo del Caravaggio, mi chiama “Luciano, da oggi sei catechista a tutti gli effetti. Ci vediamo domenica”. Tornato a casa riflettevo su quanto mi era capitato e mi sentivo contento di quella chiamata. “Grazie Signore di avermi...” e qui mi sono fermato, stupito di me stesso. Avevo detto “grazie”! C'ero riuscito! Non certo per le sofferenze di Graziella, ma era pur sempre un grazie all'amore ritrovato di Dio. Ero contento. Contento perché avevo finalmente capito: quando si chiude una porta, il Signore ne apre una più grande. Una malattia incurabile mi aveva privato dell'amore di una persona e ora venivo invitato a sostituirlo con l'amore verso tante persone. Verso i ragazzi che mi sarebbero stati affidati, cui già sentivo di voler bene, e verso tutte le persone che avrei incontrato, ovunque fossi andato a vivere (come si può non voler bene ai bambini di prima elementare di Pozzomaggiore che P. Quintino mi ha affidato per il Catechismo?). Anche se faccio finta di niente, settantasei distribuzione gratuita anni, ogni tanto, si fanno sentire. Mi rendo conto di essere vecchio e le speranze di realizzare i miei sogni sono ben poche. E allora perché il Signore mi ha chiamato? A questa domanda so rispondere: perché mi ama. Sembrava tutto risolto, invece non era così. Passato il primo momento di rinnovato entusiasmo, mi rendevo conto che c'era qualcosa che non andava. Qualcosa che rodeva il cuore e mi impediva di essere sereno. Non ho tardato a scoprirlo. Quello che non andava era Sassari e Caniga. Troppi ricordi contro i quali continuavo a sbattere come contro un muro che mi stringeva da ogni parte. Erano sufficienti quelli che custodivo gelosamente dentro di me e non sopportavo che ogni vicolo, ogni sasso o albero continuassero a parlarmi di Graziella, quasi mi rubassero quei ricordi che invece volevo fossero solo miei. Me ne sono andato e sono approdato a Semestene. Perché Semestene? Già, era questa la domanda da cui siamo partiti. Mi dispiace, ma non so rispondere. Cercavo un paese piccolo, e l'ho trovato. Cercavo un paese vicino alla Super strada e l'ho trovato. Ho passato in rassegna tutti i paesi a ridosso della 131 prima di arrivare a Semestene, dove ho deciso di fermarmi. Perché? L'ho già detto, non lo so. Una cosa però la so. Ora posso nuovamente dire grazie. A nostro Signore che mi ha condotto fino qui. E grazie anche a Semestene, dove sono stato accolto con cortese simpatia, e spero nessuno si scandalizzi se dico con vero amore. Amore che non faccio nessuna fatica a contraccambiare (impossibile non voler bene a tutti gli ammalati che ho avuto la gioia di incontrare come a quelli che non ho ancora avuto il piacere di conoscere). Cosa fai a Semestene tutto il giorno? E' la seconda domanda che mi sento rivolgere. Lo so che il paese è piccolo, eppure vi assicuro che ci sono moltissime cose da fare. Che cosa faccio? Scusate, ma si è fatto tardi. Ve lo dirò un'altra volta, almeno spero. Che Dio ci benedica tutti. Luciano Gli APPUNTAMENTI di Marzo 1 domenica 8 domenica 15 domenica 19 giovedì 22 domenica 23 lunedì 24 martedì 25 mercoledì 27 venerdì 29 Domenica 30 lunedì 31 martedì II domenica di Quaresima III domenica di Quaresima IV domenica di Quaresima: San Giuseppe: ore 17 Santa Messa; V domenica di quaresima: giornata fondo solidarietà e carità vescovile Solenni 40 ore: ore 9 Santa Messa, esposizione; ore 17 adorazione comunitaria Solenni 40 ore: ore 9 Santa Messa, esposizione; ore 17 adorazione comunitaria Solenni 40 ore: ore 9 Santa Messa, esposizione; ore 19: Preghiera alla Madonna di Medjugorje ore 17 Santa Messa; ore 17,30 VIA CRUCIS in zona Santa Maria Domenica delle PALME: ore 10,30 benedizione in Piazza e Santa Messa Lunedì Santo Martedì Santo: ore 20,30 precetto degli uomini
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