Università di Pisa Dipartimento di Energetica Lorenzo Poggi Sul controllo termico di dispositivi miniaturizzati mediante circuiti bifase a circolazione naturale Dott. Ing. Giacomo Salvadori Tesi di dottorato in Energetica Elettrica e Termica Curriculum: sistemi ed apparati termici Ciclo di dottorato: 2004-2006 Tutore: Pres. corso di Dottorato: Prof. Ing. Enrico Latrofa Prof. Ing. Claudio Casarosa . . . a Debora ed al mio amico Ale, che ci guarda da Lassù Indice Indice Sommario 4 Nomenclatura 7 1. Introduzione 9 1.1 Motivazioni del presente lavoro 9 1.2 Termosifoni bifase a funzionamento periodico 17 1.3 Conclusioni 23 Parte A: analisi numerica 24 2. Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte 25 2.1 Modelli matematici con analisi esclusivamente cinematica 26 2.2 Modelli matematici con analisi semi-empirica 32 2.3 Modelli matematici con analisi tramite equazioni di conservazione di massa, quantità di moto ed energia 36 2.4 Conclusioni 50 3. Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT 52 3.1 Caratteristiche generali del modello matematico 54 3.2 Descrizione della fase di trasporto 55 3.3 Descrizione della fase di ritorno 63 __ 1 __ Indice 3.4 Validazione del modello matematico 66 3.5 Caratteristiche dell’indagine numerica 70 3.6 Risultati ottenuti 71 3.7 Conclusioni 78 Parte B: analisi sperimentale 80 4. L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali 81 4.1 Il prototipo di PTPT 83 4.1.a L’evaporatore 85 4.1.b Il condensatore 89 4.1.c L’accumulatore 90 4.1.d Le linee di collegamento tra gli organi principali 92 4.2 La strumentazione per rilievi sperimentali 93 4.2.a Il sistema di alimentazione 94 4.2.b Il sistema di misura ed acquisizione dati 95 4.2.c Lo strumento per rilievi termografici nell’infrarosso 97 4.3 Conclusioni 99 5. Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala 100 5.1 Caratterizzazione del ciclo a regime periodico stabilizzato 102 5.2 Caratterizzazione del funzionamento al variare del flusso termico specifico dissipato 108 5.3 Confronto operativo con un prototipo del tipo “a decremento di pressione” 117 5.4 Caratterizzazione del funzionamento al variare della quota relativa tra le sorgenti di scambio termico 119 5.5 Confronto operativo con un prototipo di termosifone bifase a funzionamento stazionario 124 5.6 Caratterizzazione del funzionamento al variare della quantità di fluido vettore circolante 128 5.7 Confronto prestazionale tra il prototipo di PTPT ed alcuni dispositivi di tipo commerciale 131 5.8 Conclusioni 139 __ 2 __ Indice 6. Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore 141 6.1 Analisi teorica delle prestazioni di scambio termico di evaporatori operanti in regime periodico 144 6.2 Analisi qualitativa delle prestazioni di scambio termico, sperimentalmente osservate per l’evaporatore di un PTPT 149 6.3 Determinazione del coefficiente di scambio termico variabile periodicamente nel tempo 152 6.4 Impiego della termografia nella stima del coefficiente di scambio termico variabile periodicamente nel tempo 158 6.5 Interpretazione dei risultati ottenuti 164 6.6 Conclusioni 168 7. Considerazioni conclusive 170 7.1 Considerazioni sull’attività numerica 171 7.2 Considerazioni sull’attività sperimentale 172 175 Appendici I. Principali proprietà termofisiche dei fluidi vettori utilizzati nel lavoro 175 II. Principali caratteristiche costruttive dei dissipatori termici commerciali testati 180 III. Apparato sperimentale per lo studio dell’ebollizione stazionaria in evaporatori di ridotte dimensioni 182 Lista delle figure e tabelle 186 Riferimenti bibliografici 193 Ringraziamenti 201 __ 3 __ Sommario Sommario L’attività di ricerca illustrata in questo lavoro è stata svolta dall’autore presso il Dipartimento di Energetica Lorenzo Poggi dell’Università di Pisa, nell’ambito del corso di Dottorato in Energetica Elettrica e Termica. Tale attività riguarda la tematica generale dell’impiego di circuiti bifase a circolazione naturale come sistemi di controllo termico per apparati di piccola scala. I settori applicativi principalmente indicati per l’impiego di questi dispositivi, come dimostrato dalla letteratura tecnico-scientifica, risultano essere il settore delle telecomunicazioni e quello della componentistica elettronica. In questi settori, la riduzione delle dimensioni dei dispositivi di raffreddamento presenta problemi non ancora risolti, quali ad esempio: il notevole incremento delle perdite di carico nei condotti dei tradizionali circuiti bifase, la necessità di ricorrere a complessi e costosi promotori di effetto capillare per la circolazione del fluido vettore ed infine l'incremento delle resistenze termiche fortemente dipendente dalla disposizione delle sorgenti di scambio rispetto al campo gravitazionale. L'impiego delle matrici porose nei circuiti bifase, in taluni casi può costituire un limite fisico per i diametri da utilizzare nella realizzazione dei circuiti stessi, ed in ogni caso presenta costi elevati di fabbricazione. Le tecniche di raffreddamento sfruttanti dispositivi privi di esse, quali ad esempio i termosifoni a circuito chiuso operanti in regime stazionario oppure in regime periodico, presentano importanti prospettive di utilizzo in alternativa ai tradizionali tubi di calore. L'utilizzo di termosifoni per raffreddare apparecchiature con ingombri contenuti tuttavia può presentare problemi di circolazione del fluido vettore, in particolare nei __ 4 __ Sommario casi in cui si operi con dislivelli minimi tra le sorgenti di scambio termico, oppure nei casi in cui le perdite di carico del circuito risultino particolarmente elevate. In queste specifiche condizioni i circuiti bifase a circolazione non stazionaria del fluido vettore, quali i pulsating heat pipes oppure i termosifoni a funzionamento periodico, possono presentare vantaggi di impiego. Infatti essi risultano in grado di generare la circolazione del fluido vettore senza vincolare la disposizione spaziale delle sorgenti di scambio termico. Tale circolazione viene garantita anche in presenza di circuiti con elevate perdite di carico. La caratterizzazione del funzionamento di pulsating heat pipes di piccola scala è stata oggetto di analisi da parte di vari gruppi di ricerca. Al contrario, gli studi condotti sui termosifoni bifase a funzionamento periodico risultano effettuati esclusivamente su apparati di notevoli dimensioni e con elevati valori delle potenze termiche smaltite. Questo lavoro si pone dunque come obiettivo generale quello di verificare la reale attitudine dei termosifoni bifase a funzionamento periodico (indicati con l’acronimo PTPT) ad essere impiegati nel controllo termico di apparati di piccola scala. Il lavoro si compone di due sezioni principali: una a carattere numerico ed una a carattere sperimentale. Le due sezioni sono precedute da una breve introduzione (capitolo 1) riguardante i principi di funzionamento del PTPT e sono seguite dalle considerazioni conclusive sull’attività svolta (capitolo 7). Nella sezione numerica viene approfondita la conoscenza del comportamento del PTPT, attraverso la realizzazione di un modello di calcolo per l’interpretazione e la previsione delle sue prestazioni. Per realizzare tale modello è stata effettuata una ricerca bibliografica che ha permesso di esaminare e classificare le principali tecniche di modellizzazione dei dispositivi bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore. I risultati di tale ricerca sono illustrati nel capitolo 2. Il modello matematico realizzato si fonda sulla scrittura e risoluzione delle equazioni di bilancio applicate ad opportuni volumi di controllo, esso viene descritto nel capitolo 3. Il modello in questione è stato validato attraverso il confronto con una serie di dati sperimentali disponibili presso il Dipartimento di Energetica Lorenzo Poggi ed ottenuti per un PTPT di grandi dimensioni. Successivamente è stata condotta un’indagine numerica volta a caratterizzare le prestazioni di un PTPT al variare dei principali parametri operativi, in particolare: potenza termica dissipata e temperature delle sorgenti di scambio. Essa è riportata ancora nel capitolo 3. Nella sezione sperimentale viene invece effettuata una caratterizzazione teoricosperimentale di un prototipo di PTPT di piccola scala, progettato e realizzato durante __ 5 __ Sommario la presente attività di ricerca. Nel capitolo 4 viene descritto il prototipo di PTPT e l’apparato completo, utilizzato per i rilievi sperimentali. Nel capitolo 5 viene invece effettuata la caratterizzazione delle prestazioni del prototipo al variare dei seguenti parametri operativi: flusso termico specifico dissipato, quota relativa tra le sorgenti di scambio termico, quantità di fluido vettore circolante. Inoltre è stato svolto un confronto di prestazioni tra il prototipo di PTPT ed alcuni dispositivi di controllo termico di impiego commerciale. Un ulteriore confronto prestazionale è stato condotto tra il PTPT ed altri due prototipi di termosifone bifase, uno a circolazione stazionaria ed uno a circolazione non stazionaria ottenuta con una differente tecnica rispetto al prototipo di PTPT oggetto della caratterizzazione. Infine sono state evidenziate le principali differenze di funzionamento legate alla forte riduzione di scala, operata sul prototipo, rispetto ai PTPT testati prima del presente lavoro. Al fine di fornire criteri riguardo all’ottimizzazione delle dimensioni e della forma dell’evaporatore di un PTPT (organo a diretto contatto con il componente da raffreddare), nel capitolo 6 sono state analizzate le condizioni di scambio termico all’interno dell’evaporatore del prototipo testato. Tali condizioni risultano variabili periodicamente nel tempo, di conseguenza è stata messa a punto una tecnica per la stima indiretta del coefficiente di scambio termico variabile nel tempo. Le tendenze osservate per il coefficiente di scambio sono state interpretate e commentate. Per fornire tale interpretazione si è resa necessaria: una serie di prove sperimentali, condotte con un apparato opportunamente realizzato per lo studio dell’ebollizione di massa in pozze liquide di piccolo volume, ed una serie di confronti con le prestazioni di scambio termico osservate da altri ricercatori per l’ebollizione di massa, in condizioni stazionarie, in condizioni transitorie ed in presenza di effetti di confinamento. __ 6 __ Nomenclatura Nomenclatura Di seguito viene riportata la lista dei principali simboli impiegati nel lavoro. A meno di differente esplicita indicazione, le grandezze che compaiono nella lista si intendono valutate nel sistema di misura SI. ACRONIMI cp calore specifico a pressione costante CHF flusso di calore specifico critico COP coefficiente di effetto utile CPL capillary pumped loop HP tubo di calore D diametro LHP loop heat pipe d diametro LTPT termosifone bifase a circuito f coefficiente d’attrito chiuso g accelerazione gravitazionale PHP pulsating heat pipe H quota PTPT termosifone bifase a h coefficiente di scambio termico funzionamento periodico hfg calore latente di evaporazione classico termosifone bifase i entalpia specifica L lunghezza m massa SIMBOLI m’ portata massica A superficie P pressione C capacità termica Q’ potenza termica q’ potenza termica specifica TPT cv calore specifico a volume costante __ 7 __ Nomenclatura R resistenza termica S saturazione rapporto tra costante tot totale universale dei gas e peso v vapore molecolare W parete S superficie T temperatura t tempo NUMERI ADIMENSIONALI U coefficiente di scambio termico Bi numero di Biot globale Bo numero di Bond V velocità Ka numero di Karman Vol volume Re numero di Reinolds VT volume di liquido trasferito Pr numero di Prandtl Ja numero di Jakob Ku numero di Kutateladze Nu numero di Nusselt SIMBOLI dell’alfabeto greco λ conducibilità termica λT lunghezza libera di Taylor µ viscosità dinamica ρ densità σ tensione superficiale τc tempo di ciclo τt tempo di trasporto τ tempo adimensionalizzato Φ coefficiente di riempimento PEDICI A accumulatore C condensatore E evaporatore env ambiente f sorgente fredda l liquido LC linea di collegamento m sorgente intermedia r ritorno __ 8 __ Introduzione Introduzione La tematica generale trattata in questo lavoro riguarda l’impiego di circuiti bifase a circolazione naturale come sistemi di controllo termico per apparati di piccola scala. L’attività di ricerca svolta si concentra sullo studio di particolari circuiti bifase: i termosifoni a funzionamento periodico. L’obiettivo perseguito è quello di verificare la reale attitudine di questi dispositivi ad essere impiegati nel controllo termico di apparati miniaturizzati. 1.1 Motivazioni del presente lavoro La tendenza verso la miniaturizzazione dei componenti coinvolge molti settori tecnologici della società moderna. L’elettronica è senza dubbio un settore per il quale tale tendenza risulta particolarmente evidente. Un indice significativo della miniaturizzazione crescente in elettronica può essere rappresentato dal numero di transistors che costituiscono un singolo processore di comune impiego. Nella figura 1.1 è possibile notare come questo numero sia aumentato nel tempo. Tale aumento conferma la tendenza prevista da Moore all’inizio dei primi anni ’70 [Moore 1975], che ipotizzava il raddoppio del numero di transistors, costituenti i processori, in ogni intervallo di tempo pari a 18 mesi. __ 9 __ Introduzione Figura 1.1- Numero di transistors costituenti comuni processori elettronici All’aumentare del numero di transistors è corrisposta una generale diminuzione delle dimensioni complessive del processore ed un aumento delle sue frequenze operative. Dal punto di vista del controllo termico l’aumento delle prestazioni dei componenti elettronici, congiuntamente alla riduzione delle loro dimensioni, si è tradotto in un notevole incremento delle potenze termiche e dei flussi termici specifici che debbono essere rimossi dal componente stesso [Khandekar 2004], come è possibile notare rispettivamente dalle figure 1.2 e 1.3. Figura 1.2- Potenza termica prodotta da comuni processori elettronici __ 10 __ Introduzione Figura 1.3- Flusso termico specifico prodotto da comuni processori elettronici In questo scenario, i sistemi di controllo termico debbono essere in grado di soddisfare specifiche molto severe, dato che la temperatura operativa influenza in maniera importante la vita del componente, specialmente in termini di: - funzionalità, dato che la maggior parte delle proprietà elettriche dei materiali dipendono dalla temperatura; - sicurezza, dato che tutti i componenti elettronici lavorano in sistemi con elevato grado di integrazione e quindi debbono rispettare requisiti di sicurezza standard fissati da opportune normative; - durata, dato che tale parametro, come indicato in [Kraus e Bar-Cohen 1983], è funzione della temperatura operativa media. Attualmente le caratteristiche richieste per un moderno dispositivo di controllo termico, impiegato in applicazioni di piccola scala, sono del tipo di quelle riportate di seguito: - essere in grado di dissipare potenze termiche variabili da 5 a 250 W, dipendenti della specifica applicazione; - essere in grado di dissipare flussi specifici variabili da 1 a 40 W/cm2, ancora dipendenti dalla specifica applicazione; - operare con resistenze termiche globali dell’ordine di 1 K/W, ottenute con ingombri contenuti (specialmente in prossimità del componente da raffreddare); - possedere elevata affidabilità e costi realizzativi contenuti. __ 11 __ Introduzione Queste specifiche sono tali da essere difficilmente soddisfatte dai tradizionali sistemi di controllo termico a convezione forzata di aria. In essi infatti, il componente viene lambito da un flusso d’aria a temperatura ambiente, che ha il compito di rimuovere tutto il calore prodotto dal componente stesso. Considerando dunque i coefficienti di scambio termico tipici della convezione forzata di aria riportati in figura 1.4, è possibile notare come la rimozione dei flussi specifici sopra indicati, su superfici di dimensioni tipiche dei componenti di piccola scala (da 1 a 10 cm2), non possa essere effettuata con surriscaldamenti del componente stesso accettabili. Figura 1.4- Coefficienti di scambio termico ottenibili con le principali tecniche di raffreddamento Una soluzione provvisoria (adottata soprattutto a livello commerciale per ragioni di semplicità e basso costo produttivi), che permette di continuare ad utilizzare i sistemi appena descritti, è quella di interporre tra il componente ed il flusso d’aria una massa di materiale ad elevata conducibilità termica, generalmente materiale metallico. La presenza della massa metallica, dotata di superficie aletta sul lato aria, consente di aumentare la superficie di scambio e dunque di rimuovere lo stesso flusso di calore con surriscaldamenti del componente più contenuti. Tale soluzione produce elevati ingombri in prossimità del componente da raffreddare, di conseguenza possiede scarsa attitudine ad essere impiegata in applicazioni miniaturizzate o con elevato grado di compattamento. __ 12 __ Introduzione La soluzione in questione ha carattere provvisorio poiché la problematica dell’ingombro e dell’efficienza delle superfici alettate tenderà ad accentuarsi con l’aumento delle prestazioni e dunque dei flussi specifici dissipati dai componenti. Per questi motivi la ricerca si è orientata verso la messa a punto di sistemi di controllo termico che impieghino un fluido vettore in cambiamento di fase. Con questa tecnica, il calore può essere rimosso dal componente con scambi termici più efficienti, con coefficienti di scambio che possono risultare fino a 100 volte superiori rispetto a quelli relativi alla convezione forzata di aria [Mudawar 2001]. Ciò permette anche l’eliminazione, in prossimità del componente, delle ingombranti masse metalliche necessarie per aumentare la superficie di scambio termico. Il calore rimosso dal componente verrà ceduto all’aria ambiente con la condensazione del fluido vettore che avviene in posizione remota. Il vantaggio della condensazione remota del fluido vettore si concretizza nella possibilità di ottenere lo scambio termico con l’aria senza vincoli di ingombro. In questo caso, operando anche con coefficienti di scambio tipici della convezione forzata di aria o addirittura di quella naturale, è possibile ottenere la condensazione del fluido vettore, trasferendo all’aria tutto il calore rimosso dal componente, dimensionando correttamente le superfici di scambio. Tra i dispositivi di controllo termico che impiegano tecniche bifase, molto studiati risultano essere i circuiti bifase con circolazione naturale del fluido vettore [Groll 1998]. In essi il trasferimento di massa dalla zona evaporante (posta a contatto con il componente da raffreddare) alla zona condensante, ed il trasferimento inverso, avvengono senza alcuna introduzione di lavoro dall’esterno. Per questa ragione i circuiti bifase a circolazione naturale vengono talvolta definiti come sistemi di controllo termico passivi. Nella letteratura scientifica dedicata è possibile rintracciare numerose realizzazioni di circuiti bifase a circolazione naturale, ottenute con configurazioni anche molto diverse tra loro. Una possibile classificazione dei principali circuiti realizzati e testati viene proposta in questo lavoro nello schema di figura 1.5. In essa i dispositivi vengono raggruppati in base alle forze responsabili della circolazione del fluido vettore ed in base al regime di funzionamento dell’apparato. I circuiti senza dubbio più indagati in letteratura, soprattutto per applicazioni miniaturizzate, risultano essere i dispositivi dotati di matrici porose. In essi la circolazione del fluido avviene grazie alla prevalenza capillare generata appunto dalla presenza della matrice porosa. __ 13 __ Introduzione Figura 1.5- Genealogia dei principali circuiti bifase impiegati come sistemi di controllo termico I circuiti dotati di matrice porosa derivano tutti dal tradizionale tubo di calore, e sono stati ottenuti operando modifiche alla struttura di questo dispositivo in modo da aumentarne le prestazioni. Essi sono in grado di lavorare anche in controgravità, cioè con l’evaporatore posizionato a quote superiori rispetto al condensatore. Numerose informazioni sul funzionamento e sulle applicazioni dei dispositivi dotati di matrice porosa sono presenti nei seguenti testi: [Faghri 1995], [Peterson 1994], [Dunn e Reay 1982], [Ivanovskii et al. 1982]. Nonostante le buone prestazioni termiche, il principale vincolo alla diffusione dei sistemi a matrice porosa è rappresentato dal costo. Rispetto ad un sistema a __ 14 __ Introduzione convezione forzata d’aria, il costo di un apparato di questo tipo, anche in caso di industrializzazione del prodotto, può essere da 5 a 100 volte superiore. L’altra grande categoria rintracciabile in letteratura è quella dei dispositivi privi di matrice porosa, per i quali la circolazione del fluido vettore viene generata da differenze di densità e/o pressione tra varie parti del dispositivo stesso. Tali differenze sono comunque prodotte dall’introduzione e dalla cessione di calore che avviene in specifiche regioni dell’apparato (rispettivamente evaporatore e condensatore). I circuiti bifase privi di matrice porosa e funzionanti in regime stazionario, noti anche con il generico nome di termosifoni bifase, manifestano prestazioni analoghe a quelle del tubo di calore e dei circuiti da essi derivati, ma hanno il vantaggio di essere notevolmente più economici e più semplici da realizzare [Khodabandeh 2004], [Khrustalev 2002], [Garner e Patel 2001], [Rossi e Polasek 1999]. I termosifoni bifase per poter funzionare correttamente hanno tuttavia il vincolo di dover operare con una rigida disposizione fra le sorgenti di scambio termico: infatti la circolazione del fluido vettore può avvenire soltanto con la zona evaporante posizionata a quote inferiori rispetto a quella condensante. Al contrario tale disposizione non risulta vincolante nei circuiti bifase privi di matrice porosa e funzionanti in regime periodico o pulsato, i quali sono in grado di generare una circolazione di fluido stabilizzata anche in controgravità. I circuiti bifase privi di matrice porosa funzionanti in regime periodico o pulsato derivano direttamente dal termosifone bifase a circuito chiuso e sono principalmente di due tipi: i pulsating heat pipes ed i termosifoni a funzionamento periodico. Nel pulsating heat pipe (PHP) e nel termosifone a funzionamento periodico (PTPT) la circolazione del fluido è generata per effetto delle oscillazioni di pressione ottenute in specifiche zone dell’apparato. Il PHP è costituito da un circuito realizzato con un tubo a serpentina di piccolo diametro, come mostrato nella figura 1.5. Il diametro deve essere sufficientemente piccolo in modo tale da rendere possibile l’instaurarsi un moto di tipo a “slug” [Wallis 1969], ovvero una serie di tratti alternativamente occupati dal liquido e dal vapore, in moto all’interno del tubo. Secondo quanto indicato in letteratura [Khandekar e Groll 2004] tale condizione si verifica per valori del numero di Bond minori di 2, con Bo=D*(g(ρl-ρv)/σ)0.5. In questa tipologia di dispositivi l’introduzione e la cessione di calore, che si alternano all’estremità di ogni tratto della serpentina, generano squilibri locali della __ 15 __ Introduzione pressione. Gli squilibri in questione assumono carattere di pulsazioni autoindotte e possono produrre una circolazione stabilizzata del fluido vettore. Durante la circolazione del fluido vettore si verificano periodici accumuli di massa in ognuna delle zone liquide comprese fra due bolle di vapore. Le masse accumulate risultano molto modeste e le frequenze di funzionamento risultano dell’ordine dei 10 Hz. I sistemi a PHP risultano essere a basso costo, tuttavia essi hanno il limite di trasportare poche decine di watts e flussi specifici da 1 a 10 W/cm2. Il funzionamento del PHP ed alcuni esempi applicativi vengono riportati in (Akachi e Polasek 1995], [Khandekar 2004], [Khandekar e Groll 2004]. Il PTPT, i cui principi operativi verranno dettagliatamente chiariti nel paragrafo successivo, opera anch’esso con pulsazioni stabilizzate generate da squilibri di pressione. In questo caso però il fluido vettore viene trasferito tra due serbatoi principali: l’evaporatore, posto a contatto con il componente da raffreddare e l’accumulatore, dove la massa liquida, precedentemente condensata, viene accumulata. Le pulsazioni che caratterizzano il PTPT si ripetono molto più regolarmente rispetto a quelle del PHP e con frequenze assai più basse (10-3÷10-2 Hz) per questo le variazioni dei parametri operativi della macchina assumono caratteristiche di periodicità. L’interesse verso i termosifoni a funzionamento periodico nasce intorno agli anni settanta del secolo scorso, nell’ambito dello sviluppo di tecniche passive per lo sfruttamento dell’energia solare. I dispositivi a PTPT fino ad oggi studiati hanno però dimensioni notevoli e le masse di liquido accumulate per ogni periodo risultano generalmente molto grandi, se paragonate a quelle accumulate nel PHP. In questo contesto si inserisce il presente lavoro di ricerca, il cui scopo principale è quello di ottenere una drastica riduzione di scala degli apparati a PTPT finora studiati, per poi valutarne comportamento termico e potenzialità di raffreddamento quando applicati a componenti miniaturizzati. __ 16 __ Introduzione 1.2 I termosifoni bifase a funzionamento periodico La messa a punto di circuiti bifase in grado di operare senza la presenza di matrici porose, ottenendo la circolazione del fluido vettore anche in controgravità (o in assenza di campo gravitazionale), è stata oggetto di molte attività di ricerca. In letteratura sono presenti numerosi esempi di apparati realizzati con la tipica configurazione indicata con la sigla PTPT nella figura 1.5. Gli impieghi di questi apparati risultano molto vari. In accordo a quanto riportato in [Filippeschi 2006], essi infatti possono essere utilizzati: - come trasferitori molari di calore, per il riscaldamento ed il raffrescamento ottenuti con energia solare oppure per lo sfruttamento di sorgenti termiche a basso contributo entalpico, quali le sorgenti geotermiche; - come dispositivi di controllo termico per applicazioni terrestri o spaziali; - come sistemi di sollevamento di liquido senza spesa di lavoro meccanico. Anche la denominazione data a questi dispositivi risulta piuttosto varia: “downpumping heat pipe” [Bienert e Pravda], “reverse thermosyphon” [Nasonov e Bondarenko], “Antigravitational Heat Transmitting Loop” [Buz e Afanasiev], risultano essere alcuni esempi. Tuttavia la denominazione che pare più atta a contraddistinguere tutta la vasta categoria comprendente questi dispositivi pare essere “periodic two-phase thermosyphon” [Filippeschi 2006], ovvero termosifoni bifase a funzionamento periodico (PTPT). Questa denominazione infatti include una caratteristica comune per tutti i dispositivi facenti parte della categoria, ovvero quella di non operare in regime stazionario ma periodico stabilizzato, con oscillazioni dei principali parametri operativi che si ripetono regolarmente nel tempo, con periodi variabili da dispositivo a dispositivo. Sarebbe infatti impossibile ottenere una circolazione stazionaria di fluido vettore, all’interno di un circuito chiuso, con l’introduzione di calore effettuata a quote superiori rispetto alla cessione di calore [Latrofa 1994]. Lo schema realizzativo generale di un PTPT è riportato in figura 1.6. Esso risulta costituito da tre organi principali: un evaporatore (indicato nello schema con la lettera E), un condensatore (C), un accumulatore (A). Il condensatore può essere ubicato indifferentemente a quote superiori o inferiori rispetto all’evaporatore. I tre organi sono collegati da tre linee realizzate con tubi: una linea percorsa dal vapore (VL) che si sposta dall’evaporatore al condensatore, una linea percorsa dal liquido (LL) che si sposta dal condensatore all’accumulatore, ed una che consente il ritorno del liquido accumulato verso l’evaporatore (RL). __ 17 __ Introduzione Due valvole sono generalmente inserite nella linea del liquido (CV1) e nella linea del ritorno (CV2). Il ciclo operativo a regime periodico del PTPT può essere scomposto in due fasi, una fase detta di trasporto all’interno della quale si ha il passaggio di fluido dall’evaporatore all’accumulatore, ed una fase detta di ritorno nella quale avviene il passaggio contrario. Figura 1.6- Schema generale di un apparato a PTPT Il principio di funzionamento del PTPT, per un generico ciclo, è il seguente: la potenza termica ceduta dall’esterno all’evaporatore produce il passaggio di stato di parte del fluido vettore contenuto nel serbatoio. Nonostante la variazione di densità, dovuta al passaggio dal liquido al vapore, l’espansione del fluido nell’evaporatore è impedita dalla presenza della colonna di liquido a valle del condensatore (nella linea LL) e dalla valvola CV2. La pressione all’interno del serbatoio tende dunque ad aumentare. Tale aumento si protrae fino al raggiungimento del valore di PE, espresso dalla condizione (1.1), sufficiente a vincere le perdite di carico ed a spingere il battente di liquido verso l’accumulatore ( PE − PA ) − [ρ l,C ⋅ g ⋅ (H 1 + H 2 ) − ρ v , E ⋅ g ⋅ H 1 ] = ∫ ρ v,E ⋅ dl a + ∫ ρ l,C ⋅ dl a VL __ 18 __ LL (1.1) Introduzione dove il secondo membro dell’equazione rappresenta la perdita globale di pressione dovuta agli attriti [Latrofa 1994]. Quando la condizione (1.1) risulta verificata, viene attivata la circolazione del fluido vettore. Una volta trasferita una determinata quantità di fluido vettore all’accumulatore, tale quantità può essere o meno sufficiente al completo svuotamento dell’evaporatore, la fase di trasporto viene considerata conclusa. Affinché possa avvenire la fase di ritorno, e dunque il reintegro di liquido nell’evaporatore, occorre sia verificata la condizione (1.2) ( PA − PE ) + ρ l, A ⋅ g ⋅ H 2 = ∫ ρ l,A ⋅ dl a (1.2). RL Come è possibile notare dal confronto delle equazioni (1.1) e (1.2), per passare dalla fase di trasporto a quella di ritorno occorre che sia intervenuta una variazione della differenza di pressione tra evaporatore ed accumulatore. Tale variazione può essere ottenuta con differenti tecniche. La tecnica impiegata per ottenere la variazione di PE-PA, atta a consentire il ritorno del liquido, costituisce un criterio utile alla classificazione dei PTPT. Quando l’accumulatore sia svuotato e l’evaporatore riportato nelle condizioni di riempimento iniziali, il ciclo periodico risulterà completato ed il ciclo successivo avrà inizio. In base alla tecnica utilizzata per ottenere la condizione (1.2), e dunque per attivare la fase di ritorno, i PTPT possono essere classificati come: - a decremento di pressione PE; - ad incremento di pressione PA; - ad annullamento del salto di pressione PE-PA. Per i dispositivi appartenenti al primo gruppo, il ritorno avviene grazie al decremento della pressione nell’evaporatore. Tale decremento viene ottenuto in maniera spontanea, lasciando esaurire completamente il liquido nell’evaporatore. In questo caso il vapore occuperà tutto il volume disponibile, dall’evaporatore fino al fronte di separazione con il liquido, all’interno del condensatore. La temperatura del vapore tenderà dunque a portarsi al valore della temperatura di saturazione del condensatore, con conseguente decremento del valore di PE [Sasin et al. 1995]. __ 19 __ Introduzione Un esempio di realizzazione del PTPT a decremento di pressione, applicato per il controllo termico di apparati elettronici, è quello proposto da Tamburini [Tamburini 1978] e denominato T-System. Il dispositivo di Tamburini è rappresentato in figura 1.7 e rappresenta una pietra miliare nello sviluppo dei termosifoni bifase a funzionamento periodico. Figura 1.7- Rappresentazione schematica del PTPT proposto da Tamburini Nello schema di figura 1.7 possono essere notati l’evaporatore (4 e 1), il condensatore (2), l’accumulatore (9), e le valvole poste sulle linee di collegamento (7 e 8). In questo prototipo le valvole sono ad azione meccanica e le linee di collegamento, così come l’accumulatore, sono rivestiti da materiale termicamente isolante. Il prototipo realizzato da Tamburini possiede un dislivello tra evaporatore e condensatore pari a 500 mm ed è stato testato con R113 e metanolo come fluidi vettori. La potenza massima smaltita dal T-System è di 150 W con oscillazioni massime della temperatura dell’evaporatore pari a 14 °C, rispetto ai valori medi di ogni singolo ciclo. Le frequenze operative sono dell’ordine di 5·10-2 Hz. L’autore propone l’applicazione del dispositivo in questione per il raffreddamento di componenti elettronici in assenza di gravità. Per i dispositivi appartenenti al secondo gruppo, il ritorno avviene grazie all’aumento della pressione nell’accumulatore. Tale aumento viene generalmente __ 20 __ Introduzione indotto dall’esterno, attraverso il riscaldamento del fluido nel serbatoio di accumulo, come nel caso del prototipo proposto da Ogushi et al. [Ogushi et al. 1986]. Anche per questo dispositivo l’impiego suggerito dagli autori è il controllo termico di apparati elettronici in assenza di gravità. L’apparato descritto in [Ogushi et al. 1986], riportato in figura 1.8, presenta la struttura tipica comune a tutti i PTPT, ma in più possiede un riscaldatore detto di pompaggio (9-pumping heater) inserito nell’accumulatore. Figura 1.8- Rappresentazione schematica del PTPT proposto da Ogushi et al. Il riscaldatore di pompaggio viene attivato una volta trasferita all’accumulatore una determinata quantità di fluido vettore, senza necessariamente giungere al completo svuotamento dell’evaporatore. Il riscaldamento del fluido nell’accumulatore produce un incremento della PA fino a valori sufficienti all’attivazione del ritorno, secondo l’equazione (1.2). Il non completo svuotamento dell’evaporatore produce oscillazioni più contenute della temperatura dell’evaporatore, organo a diretto contato con il componente da __ 21 __ Introduzione raffreddare. Tale aspetto positivo viene bilanciato dalla necessità di introdurre energia aggiuntiva dall’esterno (necessaria al riscaldatore di pompaggio), il cui valore può raggiungere il 10% dell’energia rimossa dal componente durante un ciclo di funzionamento. Il PTPT di Ogushi, impiegando R11 come fluido vettore, riesce a rimuovere potenze fino a 330 W con differenze medie tra la temperatura dell’evaporatore e del condensatore di circa 30 °C. La temperatura media dell’evaporatore risulta prossima ai 60 °C con oscillazioni attorno a questo valore molto contenute (minori di 5°C). La frequenza operativa risulta invece di 1·10-2 Hz e la lunghezza complessiva del circuito è di 3.4 m. Per riportare l’evaporatore nelle condizioni di inizio ciclo in applicazioni terrestri, c’è un’alternativa alle prime due tecniche descritte. Ovvero quella di mettere in comunicazione il vapore presente nell’evaporatore con il vapore presente nell’accumulatore, annullando il salto di pressione PE-PA. In questo modo il liquido può tornare nell’evaporatore grazie alla spinta gravitazionale. Un esempio di PTPT ad annullamento del salto di pressione, per applicazioni di controllo termico è quello studiato da alcuni anni al Dipartimento di Energetica dell’Università di Pisa, dal gruppo di ricerca guidato dal Prof. Latrofa [Fantozzi e Filippeschi 2000], [Filippeschi 2000], [Salvadori 2002]. Lo schema realizzativo del dispositivo, dotato degli apparati necessari per effettuare l’attività di test, è rappresentato nella figura 1.9. Per questo prototipo, oltre alla struttura tipica comune ai PTPT, è necessaria la presenza di una linea di collegamento aggiuntiva, atta a mettere in comunicazione evaporatore ed accumulatore per uguagliarne la pressione durante la fase di ritorno. In più le valvole, generalmente ad azione meccanica, sono sostituite da elettrovalvole. Una delle due valvole presenti nell’apparato, viene inoltre spostata dalla linea del liquido (linea LL di figura 1.6) alla linea aggiuntiva. Il PTPT appena descritto, operando con HCFC141b come fluido vettore, è stato in grado di rimuovere potenze termiche fino a 1100 W. Le temperature massime dell’evaporatore risultano di circa 60 °C ed il condensatore è posto in scambio termico con una sorgente termostatica alla temperatura di 20 °C. Le dimensioni di questo apparato sono notevoli (dislivello tra condensatore ed accumulatore pari a 2 m), la massa accumulata per ogni ciclo risulta di circa 3 kg e la frequenza operativa pari a 1·10-3 Hz. Viste le dimensioni, il prototipo viene dell’elettronica di elevata potenza (>500 W). __ 22 __ proposto per il controllo termico Introduzione Figura 1.9- Rappresentazione schematica del PTPT di grande scala realizzato dal gruppo di ricerca guidato dal Prof. Latrofa 1.3 Conclusioni Nonostante il notevole interesse, rivolto dalla ricerca internazionale verso i circuiti bifase a circolazione naturale, alcune problematiche legate al loro impiego in applicazioni di piccola scala risultano ancora irrisolte. Ciò vale particolarmente per i termosifoni bifase a funzionamento periodico, per i quali gli studi effettuati e presenti in letteratura risultano quasi esclusivamente relativi ad apparati di grandi dimensioni. In questo contesto si inserisce il presente lavoro di ricerca, il cui scopo è quello di chiarire alcuni aspetti legati al funzionamento del PTPT e soprattutto quello di ottenere una drastica riduzione di scala degli apparati a PTPT finora studiati. In particolare nei prossimi capitoli verrà valutato numericamente e sperimentalmente il comportamento termico del PTPT al variare dei principali parametri operativi, ed inoltre verranno stimate le sue raffreddamento quando applicato a componenti di piccola scala. __ 23 __ potenzialità di PARTE A: analisi numerica __ 24 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte Come descritto nel capitolo precedente, molti dispositivi di controllo termico a circolazione naturale, funzionanti in regime non stazionario, sono stati oggetto di indagini sperimentali. Nonostante tale interesse, i principi operativi ed i parametri in grado di influenzare significativamente le loro prestazioni non sono ancora del tutto noti. Ciò è testimoniato dalla presenza in letteratura di numerosi modelli matematici, ottenuti con tecniche molto diverse tra loro, che tentano di interpretarne il comportamento. I più interessanti modelli matematici rintracciati in letteratura possono essere raggruppati in 3 grandi categorie, in base alla tecnica utilizzata per la loro realizzazione: a) analisi esclusivamente cinematica, consistente nello studio della posizione e della velocità del liquido contenuto nel dispositivo, [Wong et al. 1999], [Zuo et al. 1999], [Zuo e North 2000], [Dolgirev et al. 2003]; b) analisi semi-empirica, effettuata cercando di prevedere il comportamento di un dispositivo oscillante attraverso l’impiego di correlazioni semi-empiriche basate su numeri adimensionali [Rittidech et al. 2003], [Khandekar et al. 2003], [Delil A.A.M. 2001]; c) analisi tramite le equazioni di conservazione (massa, energia e quantità di moto), applicate a specifici volumi di controllo [Shafii et al. 2001, 2002], [Zhang e Faghri __ 25 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte 2002, 2003], [Buz e Afanasyev 2003] [Sakulchangsatjatai et al. 2004], [Dobson 2004, 2005], [Holley e Faghri 2005]. Altri autori [Maezawa et al. 1996], [Khandekar et al. 2002] hanno effettuato studi riguardanti la possibilità di interpretare il comportamento di un dispositivo oscillante, rispettivamente con l’applicazione della teoria del caos e con l’applicazione di reti neurali artificiali. Sebbene aprano punti di vista differenti sulla comprensione della dinamica dei circuiti bifase non stazionari, entrambe queste tecniche non sono state impiegate da altri gruppi di ricercatori, dunque non verranno descritte nel presente lavoro. 2.1 Modelli matematici con analisi esclusivamente cinematica Nel lavoro [Zuo et al. 1999], gli autori tentano di modellizzare l’azione pulsata di un PHP attraverso l’analogia con la cinematica di un sistema costituito da una massa, una molla ed uno smorzatore viscoso. In particolare, con questa tecnica, si tenta di prevedere il moto del centro di massa (CdM) del fluido contenuto nel dispositivo. Tale CdM, prima dell’applicazione della potenza termica esterna, viene supposto essere nel centro del dispositivo, posizione nella quale viene fissata anche l’origine della coordinata monodimensionale x, con la quale lo spostamento del CdM viene descritto, figura 2.1. Figura 2.1- Modello matematico proposto da Zuo et al. __ 26 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte Lo spostamento di una quantità positiva x* del CdM indica un aumento della massa liquida contenuta nel ramo (branch) del dispositivo indicato con il numero 1, e di conseguenza una diminuzione di quella contenuta nel ramo 2. La tabella 2.1 riporta i valori della lunghezza, del volume e della pressione per uno spostamento generico x*=x del CdM. Nella tabella, L rappresenta la lunghezza totale del tubo, A la sua sezione, e Φ0 il coefficiente di riempimento iniziale (rapporto tra la il volume occupato dal liquido dopo il riempimento del dispositivo ed il volume totale del dispositivo stesso). Branch 1 Branch 2 Lunghezza (x*=x) L/2 + x L/2 − x Volume disponibile (x*=x) (L/2 + x)A (L/2 − x)A t Q' e dt h fg Massa di vapore (x*=x) (L/ 2)Aρ l (l − Φ 0 ) + ∫ Volume occupato dal vapore (x*=x) (L/ 2)Aρ l (l − Φ 0 ) / ρ v + Ax 0 t Pressione del vapore (x*=x) (L/ 2)Aρ l (l − Φ 0 ) + ∫ 0 Q' e dt h fg (L/ 2)Aρ l (l − Φ 0 ) / ρ v + Ax t (L/ 2)Aρ l (l − Φ 0 ) + ∫ 0 (L/ 2)Aρ l (l − Φ 0 ) / ρ v − Ax t (L/ 2)Aρ l (l − Φ 0 ) + ∫ RTsat Q' e dt h fg 0 Q' e dt h fg (L/ 2)Aρ l (l − Φ 0 ) / ρ v − Ax RTsat Tabella 2.1- Grandezze caratteristiche del modello matematico proposto da Zuo et al. L’equazione utilizzata nella modellizzazione del problema nasce dall’osservazione che le variazioni di volume occupato dalla fase vapore, legate agli scambi termici, generano a loro volta degli squilibri di pressione tra il ramo 1 e 2. La forza prodotta da tale differenza di pressione, in grado di provocare spostamenti del CdM, può essere valutata con l’equazione (2.1) F1 = ∆P ⋅ A = t t Q' Q' (L / 2)ρ l A (1 − Φ 0 ) + ∫ e dt (L / 2)ρ l A (1 − Φ 0 ) + ∫ e dt 0 h fg 0 h fg = ⋅ RTsat − ⋅ RTsat ⋅ A (L / 2)ρ l A(1 − Φ 0 ) / ρ v + Ax (L / 2)ρ l A (1 − Φ 0 ) / ρ v − Ax __ 27 __ (2.1) Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte avendo ipotizzato che il vapore si comporti come un gas ideale di costante R. L’altra forza agente sul fluido di lavoro risulta essere la forza di attrito tra il fluido stesso e le pareti del condotto di scorrimento. Essa è espressa dall’equazione (2.2) F2 = −8µ l Φ 02 LP dx ⋅ D dt (2.2) Ipotizzando che la potenza termica fornita dall’esterno Q’e sia costante nel tempo, applicando il bilancio delle forze secondo la legge di Newton e semplificando si ottiene l’espressione (2.3) d2x LP dx + 8µ l Φ 02 ⋅ + 2 D dt dt 2A 2 RTsat Q' + (L / 2)ρ l A(1 − Φ 0 ) + e 2 h fg [(L / 2)ρ l A(1 − Φ 0 ) / ρ v ] ( LAρ l Φ 0 ) ⋅ (2.3) t ⋅ x = 0 La (2.3) è un’equazione differenziale omogenea del secondo ordine formalmente analoga all’equazione (2.4), che rappresenta la cinematica del sistema massa-mollasmorzatore riportato in figura 2.1, nel caso in cui la costante elastica della molla sia variabile nel tempo m d2x dx +c + kx = 0 2 dt dt Gli autori hanno (2.4) risolto numericamente l’equazione (2.3) imponendo uno spostamento iniziale xn del CdM diverso da zero, la velocità iniziale del CdM è invece supposta essere nulla. I risultati delle simulazioni sono mostrati nel grafico di figura 2.1 e sono ottenuti con i seguenti parametri in ingresso: Tsat=100 °C, Q’e=30 W, L=0.133 m, D=2 mm, Φ0=0.73, 0.75, 0.80, fluido di lavoro=acqua. Dai risultati ottenuti gli autori evidenziano principalmente l’effetto esercitato dal coefficiente Φ0 nei confronti delle oscillazioni del CdM. Infatti essi indicano che per ottenere un funzionamento in regime stabilizzato di un PHP, caratterizzato dalla geometria analoga a quella considerata, occorre operare con un valore di Φ0 pari a 0.75. Tale affermazione viene giustificata con la seguente osservazione: operando con un apparato sotto-riempito (Φ0<0.75), il termine di smorzamento viscoso c non è __ 28 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte sufficientemente grande e le ampiezze di oscillazione tendono ad aumentare nel tempo (figura 2.1); al contrario operando con apparato sovra-riempito (Φ0>0.75), il termine di smorzamento c domina su quello oscillatorio k ed in breve tempo le oscillazioni si esauriscono. Tale giustificazione tuttavia non appare convincente, dato che i termini dell’equazione (2.3) sono tutti positivi e la costante elastica della molla risulta crescente linearmente nel tempo; dunque, risolvendo numericamente l’equazione, si debbono ottenere oscillazioni della variabile x smorzate nel tempo, indipendentemente dal valore assunto da c. Ciò contraddice i risultati presentati in figura (2.1) riportata sia in [Zuo et al. 1999] che in [Zuo e North 2000]. Inoltre questo modello utilizza delle ipotesi semplificative molto forti, in particolare: - nessuna considerazione viene fatta a proposito degli scambi termici effettuati; - la pressione del vapore saturo secco, occupante un determinato volume, viene valutata attraverso la legge dei gas perfetti; - la temperatura viene considerata costante nel tempo ed imposta dall’esterno pari alla temperatura di saturazione relativa alla pressione di 1 bar. In [Wong et al. 1999], utilizzando una strategia molto simile alla precedente, gli autori analizzano il comportamento di un PHP lungo circa 1.2 m suddividendolo in una serie di 20 tratti (‘plugs’) riempiti alternativamente di liquido e vapore, figura 2.2. Figura 2.2- Modello matematico proposto da Wong et al. Per la generica coppia j costituita da un tratto di liquido ed uno di vapore, gli autori studiano gli andamenti temporali delle seguenti grandezze: lunghezza e velocità del tratto di liquido (LS, VS); lunghezza, velocità, pressione e temperatura del tratto di vapore (LG, VG, PG, TG). Tali grandezze vengono ricavate risolvendo un sistema di __ 29 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte equazioni differenziali non lineari del I ordine. La risoluzione numerica è effettuata con un metodo di Runge-Kutta del IV ordine. Le equazioni differenziali sono ottenute impiegando esclusivamente bilanci di massa e quantità di moto, nessuna considerazione viene effettuata sui bilanci di energia, inoltre si utilizzano le seguenti ipotesi semplificative: - gli scambi di massa tra liquido e vapore vengono trascurati; - il liquido viene considerato incomprimibile ed il vapore come un gas ideale; - il PHP viene ipotizzato in posizione orizzontale, dunque vengono trascurati gli effetti gravitazionali. La velocità del j-esimo tratto di liquido viene valutata attraverso il bilancio di quantità di moto espresso, in accordo alle notazioni di figura 2.2, dall’equazione seguente dV ρ S AL S ⋅ S dt [ ] ( ) f = (Pd ) j − (Pu ) j A − ρ S VS2 j πD(L S ) j 8 j (2.5) con f coefficiente di attrito. Analogamente, scrivendo il bilancio di quantità di moto per il j-esimo tratto di vapore, gli autori ottengono l’equazione (2.6) [ ] ( ) dV f ρ G AL G ⋅ G = (Pu ) j − (Pd ) j A − ρ G VG2 j πD(L G ) j dt 8 j (2.6) dove la velocità del gas VG e la sua pressione PG sono espresse rispettivamente dalle equazioni (2.7) e (2.8) 1 dVS dVS dVG dt = 2 ⋅ dt + dt j+1 j j dPG dt 1 dP = ⋅ u j 2 dt dPd + j dt (2.7) j (2.8) Inoltre la pressione, la temperatura ed il volume occupato dal j-esimo tratto di vapore sono legati dall’equazione di stato dei gas perfetti (2.9) (PG ) j A(L G ) j = M G R (TG ) j (2.9) __ 30 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte Considerando il liquido incomprimibile e trascurando gli scambi di massa, la lunghezza dei tratti di liquido Ls rimane costante nel tempo, al contrario la lunghezza del generico tratto di vapore viene valutata con l’equazione (2.10) dL G dt = (VS ) j+1 − (VS ) j j (2.10) In figura 2.3 sono riportati i risultati della simulazione numerica effettuata dagli autori. Essi mostrano in particolare i tipici andamenti delle oscillazioni di pressione e velocità in un tratto occupato dal vapore (nel caso specifico il tratto n° 18, fig.2.2). Figura 2.3- Risultati numerici ottenuti con il modello matematico di Wong et al. Le evoluzioni temporali sono calcolate a seguito dell’applicazione di un impulso di pressione al tratto di vapore n° 20, di entità pari a 1.1 volte la pressione iniziale. Le condizioni iniziali sono le seguenti (uguali per tutti i tratti): - pressione iniziale del j-esimo tratto =101330 Pa; - temperatura iniziale del j-esimo tratto =25 °C; - velocità iniziale del j-esimo tratto =0 m/s; - lunghezza iniziale del j-esimo tratto =0.06 m - coefficiente di riempimento =0.5. Gli autori evidenziano che le oscillazioni ottenute tendono a smorzarsi nel tempo per effetto della dissipazione viscosa generata dall’interazione fluido-condotto. Pur essendo più complesso del precedente anche questo modello risulta molto semplificato ed i risultati delle simulazioni difficilmente utilizzabili per dimensionare o descrivere comportamenti di apparati di tipo PHP. Non si forniscono infatti criteri per la scelta del numero iniziale di tratti con il quale suddividere il dispositivo, la __ 31 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte scelta del n°20 pare del tutto arbitraria o giustificabile esclusivamente da attività di tipo sperimentale effettuate dagli autori e non specificate nel lavoro in questione. Inoltre la descrizione del modello non risulta del tutto completa, infatti per ognuna delle 10 coppie di tratti liquido-vapore (al generico istante t) le grandezze incognite sono 7 (VS, LG, VG, PG, TG, Pd, Pu) mentre le equazioni presentate come utili al calcolo solamente 6 (da (2.5) a (2.10)). Infine non vengono chiarite le condizioni al bordo, sulla pressione e sulla velocità, da applicare al tratto n° 1 e n° 20, essendo il PHP di tipo a circuito aperto. 2.2 Modelli matematici con analisi semi-empirica Con questo tipo di analisi si tenta di prevedere il flusso termico specifico q’ trasferito dall’evaporatore al condensatore di un PHP, operando con temperature dei 2 scambiatori controllate. La previsione viene fatta ricavando ed impiegando correlazioni semi-empiriche basate su numeri adimensionali. In [Khandekar et al. 2003], per individuare i numeri adimensionali di maggiore interesse per la descrizione del problema, gli autori muovono dall’osservazione della presenza di una mutua influenza tra lo scambio termico all’evaporatore ed al condensatore e la fluidodinamica instaurata nel dispositivo. Infatti la velocità del fluido vettore è indotta dalla presenza degli scambi termici, che a loro volta sono quantitativamente influenzati dal tipo di moto instaurato. Alle basse velocità lo scambio termico è dominato dall’ebollizione nucleata, alle alte velocità invece lo scambio termico presenta caratteristiche tipiche dell’ebollizione in convezione forzata. In generale lo scambio termico sarà caratterizzato da un misto delle due tipologie. Con queste premesse appare chiaro che la velocità del fluido e le perdite di carico complessive del circuito saranno determinanti per la determinazione di q’. Per includere gli effetti di queste due grandezze, gli autori introducono il parametro adimensionale denominato numero di Karman e definito dalla (2.11) Ka = f ⋅ Re l2 = ρ l (∆P )l D 3 (2.11) µ l2 ⋅ L eff __ 32 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte Il numero di Karman è calcolato per la fase liquida, infatti le perdite di carico per la fase di vapore risultano di un ordine di grandezza inferiori rispetto a quelle del liquido e possono essere trascurate, di conseguenza la lunghezza effettiva Leff risulta pari a L eff = 1 (L E + L C ) + L * 2 (2.12) dove L* rappresenta la lunghezza del tratto adiabatico. Oltre alle 2 grandezze sopra citate, gli autori indicano come influenti sulla determinazione delle condizioni di scambio termico il numero di Prandtl, legato allo scambio termico convettivo nel liquido, ed il numero di Jakob che mette in evidenza il peso relativo del calore scambiato sensibile rispetto a quello latente Pr = Ja = Cpl ⋅µl (2.13) kl h fg (2.14) C p l ⋅ (TE − TC ) Infine vengono considerate le caratteristiche geometriche del PHP, attraverso il parametro N ( con N = numero complessivo di tubi che compone il dispositivo), ed attraverso la funzione esponenziale del parametro B (con B = angolo di inclinazione dei tubi rispetto all’orizzontale). La presenza della funzione exp(B) è direttamente legata alle osservazioni sperimentali effettuate dagli autori stessi in precedenti attività. La correlazione risultante è dunque del tipo di quella riportata di seguito q ' = C 1 ⋅ (exp(B)) m ⋅ Ka n ⋅ Pr p ⋅ Ja q ⋅ N r (2.15) dove C1 rappresenta una costante sperimentale con dimensioni W/m2. Gli autori hanno quindi determinato gli esponenti presenti nell’equazione (2.15), correlando i 248 dati sperimentali di cui disponevano con un metodo ai minimi quadrati, ottenendo l’espressione definitiva (2.16) q ' = 0.54 ⋅ (exp(B)) 0.48 ⋅ Ka 0.47 ⋅ Pr 0.27 ⋅ Ja 1.43 ⋅ N −0.27 __ 33 __ (2.16) Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte Nella figura 2.4 viene riportato il confronto dei dati ottenuti con la correlazione (2.16) rispetto a quelli ottenuti sperimentalmente. La correlazione sembra in grado di prevedere la maggior parte dei dati sperimentali con errore inferiore al 30%, tuttavia se si considerano i dati ottenuti con Etanolo come fluido di lavoro, l’errore medio di previsione cresce notevolmente. Questo può testimoniare un’interpretazione non del tutto corretta riguardo l’influenza esercitata dalle caratteristiche termofisiche del fluido vettore. Figura 2.4- Confronto tra dati sperimentali e modello numerico di Khandekar et al. Inoltre nel modello non viene considerato l’effetto del coefficiente di riempimento Φ, dato che gli autori hanno lavorato esclusivamente con coefficienti di riempimento pari a 0.5. Al contrario il parametro Φ, come mostrato anche in [Cao e Gao 2002], influenza in maniera considerevole le prestazioni del PHP. Nel lavoro [Rittidech et al. 2003] gli autori utilizzano una serie di dati sperimentali, ottenuti con differenti fluidi di lavoro e differenti temperature di evaporatore e condensatore, per verificare gli effetti dei seguenti numeri adimensionali sulle caratteristiche operative di un PHP: numero di Weber (direttamente proporzionale al rapporto tra la forza di attrito dinamico e la forza generata dalla tensione superficiale), numero di Froude (direttamente proporzionale al rapporto tra la forza di attrito dinamico e la forza peso), numero di Bond (direttamente proporzionale alla radice quadrata del rapporto tra la forza di galleggiamento e la forza generata dalla tensione superficiale), numero di Kutateladze (direttamente proporzionale al rapporto tra il flusso di calore smaltito ed il flusso di calore critico), e numero di __ 34 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte Prandtl (direttamente proporzionale al rapporto tra le proprietà molecolari di trasporto della quantità di moto e del calore). Da questa analisi gli autori osservano che solamente il numero di Kutateladze e quello di Prandtl, calcolato per la fase di vapore, sembrano influenzare significativamente il fenomeno studiato. Tali numeri sono definiti rispettivamente dalla (2.17) e (2.18) Ku = Prv = ( q' h fg ρ v σg (ρ l − ρ v ) / ρ 2v (2.17) ) 1/ 4 C p vl ⋅ µ vl (2.18) kv Inoltre, affinché non fossero trascurati gli effetti della geometria, gli autori conducono una serie di prove variando la lunghezza dell’evaporatore (50<LE<150 mm), il diametro dei tubi (0.5<D<2 mm) ed il numero complessivo dei tubi costituenti il dispositivo (14<N<42). Dunque essi concludono proponendo la correlazione, di seguito riportata, valida per interpretare le prestazioni di un dispositivo oscillante del tipo PHP che operi in posizione orizzontale (evaporatore e condensatore alla stessa quota) D 4.3 L0.1 ρ T N 0.5 v Ku = 0.0052 4.4 ρ L E l −0.2 Pr v− 25 0.116 (2.19) Nel primo membro dell’equazione (2.19) compare implicitamente il flusso termico smaltito, che può essere ricavato attraverso la definizione (2.17). Dal confronto tra i dati sperimentali e quelli ottenuti con la correlazione (2.19), si osserva che, come accadeva per la correlazione (2.16), la stima di q’ viene effettuata con errori contenuti entro il 30% per la maggior parte dei casi, figura 2.5. Tuttavia occorre notare che il numero dei dati sperimentali utilizzati per questo confronto è molto inferiore rispetto a quello del lavoro [Khandekar et al. 2003]. Anche in questo modello semi-empirico, analogamente a quanto avveniva per il precedente, non vengono presi in considerazione gli effetti legati al coefficiente di riempimento Φ. Il maggior vantaggio dell’impiego di correlazioni semi-empiriche, per la determinazione del flusso termico smaltito e dunque per il dimensionamento di __ 35 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte sistemi di controllo termico a PHP, sembra essere la praticità. Infatti esse non richiedono l’esecuzione di simulazioni e dunque la necessità di avere tempi di attesa o disponibilità di potenza di calcolo. Per contro l’approccio semi-empirico unito all’impiego di gruppi adimensionali non è in grado di spiegare in maniera chiara la fisica del fenomeno esaminato. In nessuno di questi lavori è presente una giustificazione del fatto che i numeri adimensionali introdotti siano quelli necessari e sufficienti alla completa interpretazione del fenomeno. Ciò si concretizza in un elevato grado di approssimazione con la quale questi modelli riescono a prevedere le prestazioni dei PHPs (gli errori sulla stima del flusso possono arrivare, ed in alcuni casi superare, il 30%), e nella scarsa flessibilità di impiego, dato che le previsioni con errori contenuti sono effettuate solamente per le specifiche applicazioni e condizioni operative per le quali essi sono stati realizzati. Figura 2.5- Confronto tra dati sperimentali e modello numerico di Rittidech et al. 2.3 Modelli matematici con analisi tramite equazioni di conservazione di massa, quantita‘ di moto ed energia Questo tipo di modelli matematici sono realizzati suddividendo il fluido vettore, contenuto nel dispositivo oscillante, in una serie di volumi di controllo per i quali vengono scritte le equazioni di conservazione della massa, della quantità di moto e __ 36 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte dell’energia. Ognuno dei volumi di controllo segue il fluido nel suo moto, l’analisi è dunque di tipo Lagrangiano. Con il modello matematico da lui proposto nel 2004 [Dobson 2004, 2005], Dobson tenta di interpretare il comportamento del PHP mostrato in figura 2.6, costituito da un tubo ad ‘U’ posizionato orizzontalmente. L’autore considera i due rami del tubo perfettamente simmetrici. Per ognuna delle due metà egli individua tre diversi volumi di controllo per i quali scrivere le equazioni di conservazione: un volume cilindrico completamente occupato dal liquido (liquid plug), un volume cilindrico completamente occupato dal vapore (vapour bubble) ed un volume cilindrico cavo, di spessore molto sottile, occupato dal liquido (liquid film) che si frappone tra la bolla di vapore e le pareti del tubo nella zona dove avviene il riscaldamento, si veda lo schema di figura 2.6. Figura 2.6- Modello matematico proposto da Dobson Le equazioni di bilancio di massa per ‘vapour bubble’ e ‘liquid film’ sono espresse rispettivamente dalle equazioni seguenti: ∆m vb = m '1 − m ' 2 − m ' 3 ∆t (2.20) ∆m lf = m ' 2 − m '1 + m ' 4 ∆t (2.21) dove m’1=U1·π·d·Lve·(Th-Tv)/hfg, in accordo con le notazioni di figura 2.6, rappresenta la massa che nell’unità di tempo evapora dal film di liquido (essendo a contatto con la sorgente ad alta temperatura Th), m’2=U2·π·d·Lvc·(Tv-Tc)/hfg rappresenta la massa che nell’unità di tempo condensa (essendo a contatto con la sorgente a bassa temperatura Tc); m’4=ρl·π·d·δl·Vp rappresenta la massa che nell’unità di tempo si __ 37 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte deposita sul film di liquido; infine, per effetto del lavoro fatto dal ‘liquid plug’ durante il movimento pulsato, la temperatura della ‘vapour bubble’ può superare quella dell’evaporatore per questo motivo l’autore considera anche il termine m’3=U3·π·d·Lh·(Tv-Th)/hfg. La massa del ‘liquid plug’ è invece calcolata attraverso la densità ed il volume da essa occupato al generico istante: ( ) m lp = ρ l L / 2 − x p + L m ⋅ πd 2 / 4 (2.22) Per quanto riguarda le equazioni di conservazione della quantità di moto, l’autore indica esclusivamente quella valida per la ‘liquid plug’. Infatti le quantità di moto della bolla di vapore e del film di liquido sono di ordini di grandezza inferiori rispetto a quella della ‘plug’ di liquido, per cui vengono trascurate. Le forze agenti sul ‘liquid plug’ sono dovute all’attrito, alla gravità, alla tensione superficiale ed alle pressioni esercitate dalla bolla di vapore e dall’esterno. Tra queste, il contributo gravitazionale viene trascurato in quanto il dispositivo opera in posizione orizzontale, come pure viene trascurato il contributo generato dalla tensione superficiale in quanto ritenuto piccolo rispetto agli altri. Dunque l’equazione di conservazione della quantità di moto per il ‘liquid plug’ assume la forma dell’equazione (2.23) m lp ⋅ ∆Vp ∆t = −C f ρ l πdL p ⋅ Vp2 2 + πd 2 (Pv − Pext ) / 4 (2.23) dove Cf e Pext rappresentano rispettivamente il coefficiente di attrito e la pressione esterna all’estremità aperta del tubo, Vp la velocità del fronte di liquido individuato dalla coordinata xp. La pressione del vapore Pv viene calcolata considerando il vapore come un gas ideale e dunque utilizzando l’equazione di stato (2.24) Pv = m vb RTv (2.24) πd 2 x p / 4 Ancora grazie all’ipotesi precedente può essere scritta l’equazione di conservazione dell’energia per la ‘vapour bubble’ __ 38 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte ∆x p m vb c v ∆Tv (πd 2 / 4) = m'1 c p Tv − m' 2 c p Tv − Pv ∆t ∆t (2.25) dove cv e cp rappresentano rispettivamente i calori specifici a volume costante ed a pressione costante del gas ideale. Dunque si ottiene un set di 6 equazioni (2.20)-(2.25), la cui risoluzione è affrontata dall’autore con uno schema alle differenze finite nella forma esplicita. I parametri indicati come parametri di ingresso per il codice numerico sono mostrati in tabella 2.2, insieme con le condizioni iniziali indicate come necessarie per la risoluzione dello schema alle differenze finite. L’incremento temporale, scelto nell’intervallo di stabilità del metodo esplicito, è ∆t=0.0001 s. Le grandezze incognite, ricavate con passo ∆t, sono le seguenti: mvb, mlf, Tv, Pv, Vp, xp. Alcuni risultati di questa analisi numerica sono riportati nella figura 2.7, essi sono stati ottenuti utilizzando acqua come fluido di lavoro. Dall’esame dei risultati, l’autore conclude che le oscillazioni dell’interfaccia ‘liquid plug’-‘vapour bubble’ (rappresentate dalle variazioni di xp) risultano essere la somma di due moti oscillanti principali. Uno di ampiezza più piccola che si smorza nel tempo e che possiede una frequenza di circa 7.5 Hz, l’altro di ampiezza più grande che si ripete con frequenza variabile tra 0.5 e 2.0 Hz. L’ampiezza di oscillazione del moto a bassa frequenza tende ad incrementare nel tempo fino al raggiungimento di una brusca variazione di xp che si registra ogni 19 s. Valori dei parametri di ingresso Lh=0.2 m; La=0.02m; Lc=0.28 m; d=0.00334 m; Lm=15d; δl=0.00003 m; Th=125 °C; Tc=25 °C; Pext=100980 Pa; ρl=1000 kg/m3; R=461 J/kg K; cp=1900 J/kg °C; hfg=2.34 MJ/kg; U1=1000 W/m2 °C; U2=600 W/m2 °C; U3=1000 W/m2 °C; Cf=0.078Re-0.25 per Re>1180; Cf=16Re-1 per 1<Re<1180; Condizioni iniziali xp(0)=0.2 m; Vp(0)=0 m/s; Pv(0)=100000 Pa; Tv(0)=25 °C Tabella 2.2- Parametri di ingresso e condizioni iniziali utilizzati nel modello matematico di Dobson Nel grafico di destra della figura 2.7 sono rappresentati i primi 5 secondi di un ciclo di oscillazioni a regime stabilizzato. Possiamo notare che le oscillazioni del parametro xp sono in contro-fase rispetto a quelle di Pv. Ciò è coerente con il __ 39 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte comportamento fisico del dispositivo, poiché quando l’evaporatore esaurisce il liquido al suo interno (elevati valori di xp, figura 2.6) l’evaporazione cessa di avvenire, la condensazione al contrario continua e la pressione della bolla di vapore subisce un decremento. Tale decremento prosegue fin tanto che, grazie all’azione della pressione esterna, il fronte di liquido non viene spinto nuovamente all’interno dell’evaporatore (piccoli valori di xp) producendo la compressione della bolla di vapore. Figura 2.7- Risultati numerici ottenuti con il modello matematico di Dobson Anche se realizzato con molte ipotesi semplificative, questo modello matematico risulta in grado di riprodurre qualitativamente, sia gli andamenti sperimentali dei principali parametri operativi, sia l’influenza relativa che tali parametri hanno sulle prestazioni del dispositivo, come indicato in [Dobson 2005]. Tuttavia alcuni aspetti della modellizzazione necessiterebbero di essere chiariti con maggior dettaglio. Prima di tutto la lunghezza Lve=Llf, figura 2.6, che compare indirettamente nell’equazione (2.20) non è specificata tra i parametri di ingresso e non è ricavabile da relazioni con gli altri parametri geometrici noti. Essa è però necessaria per la determinazione dei valori di mv. Inoltre non è presente nessuna giustificazione del fatto che il film di liquido non si estenda su tutta la zona riscaldata dell’evaporatore (Lh) ma solamente su una porzione di essa. Il liquido ed il vapore vengono considerati costantemente in condizioni di saturazione, e tutto il calore scambiato avviene sotto forma di calore latente, si trascura la quota scambiata per calore sensibile. Sebbene in queste ipotesi, il significato del termine m’3 non è sufficientemente chiarito. Infatti la portata di massa che condensa nella zona ad alta temperatura, nelle condizioni in cui si verifichi Tv>Th, dovrebbe essere già considerata nel termine m’1 per effetto del __ 40 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte cambiamento di segno di (Th-Tv). Oppure, volendo considerare per le due condizioni Tv>Th e Tv<Th due superfici di scambio differenti, i termini m’1 e m’3 dovrebbero essere considerati alternativamente e non sommati algebricamente. Infine sono completamente trascurati gli effetti legati alla tensione superficiale del fluido, in particolare la curvatura dell’interfaccia tra liquido e vapore (individuata dalla coordinata xp) viene considerata nulla. Tuttavia, data la geometria del dispositivo ed il fluido vettore impiegato in questo lavoro, si raggiungono dei numeri di Bond compresi tra 1 e 2, intervallo per il quale non è ragionevole trascurare la differenza di pressione generata dalla curvatura del menisco, come indicato in [Khandekar e Groll 2003]. Tale aspetto è invece preso in considerazione nel modello matematico riportato in [Holley e Faghri 2005]. Il modello matematico in questione è la versione più completa e generale di una serie di modelli, [Shafii et al. 2001, 2002], [Zhang e Faghri 2002, 2003], realizzati per lo studio dei pulsating heat pipes presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’Università del Connecticut, in collaborazione con l’analogo dipartimento dell’Università dello Stato del New Mexico. Nel lavoro [Holley e Faghri 2005] gli autori tentano di descrivere il comportamento di un PHP a circuito chiuso con diametro interno del condotto d variabile. Il lay-out del dispositivo è mostrato in figura 2.8. Per ottenere il funzionamento del PHP con qualsiasi orientazione rispetto alla gravità, si ipotizza che le pareti interne del condotto siano rivestite con polvere di rame sinterizzato, in modo tale da promuovere la circolazione in controgravità sfruttando l’azione capillare esercitata dalla matrice porosa sul liquido. Lay-out del PHP numero totale dei tubi.............6 lunghezza totale del tubo..75 cm tratto evaporante ..............6 cm tratto condensante...........12 cm tratto adiabatico...............57 cm Figura 2.8- Pulsating heat pipe analizzato numericamente da Holley e Faghri Il modello matematico viene realizzato, come nel caso precedente, con un approccio di tipo Lagrangiano, analizzando i volumi di controllo riportati in figura 2.9. Il primo __ 41 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte dei due volumi rappresenta la generica porzione di fluido allo stato di vapore, contenuta tra due porzioni di liquido, il secondo la situazione opposta. Figura 2.9- Modello matematico proposto da Holley e Faghri: in alto modellizzazione di un generico tratto di liquido, in basso modellizzazione di un generico tratto di vapore Le principali ipotesi semplificative utilizzate dagli autori in questo studio sono le seguenti: a) il modello realizzato è mono-dimensionale nella coordinata z disposta assialmente rispetto ai tubi; b) l’interfaccia liquido-vapore viene considerato semi-sferico, con angolo di contatto nullo alla parete del tubo; c) nonostante i valori della densità ρ e della viscosità µ del liquido vengano considerati funzione della temperatura (variabile sia con z che con t), le loro derivate spaziali e temporali vengono trascurate; d) la portata di massa in ogni tratto di liquido viene considerata indipendente dalla coordinata spaziale, ma variabile nel tempo; __ 42 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte e) il vapore viene considerato costantemente in condizioni di saturazione con pressione e temperatura uniformi; f) vengono trascurati l’attrito viscoso, legato all’interazione parete-vapore durante il moto, e l’effetto delle curve alle estremità dei tubi. Le variazioni della portata di massa m’ e della posizione z delle due interfaccia liquido-vapore (pedice b per interfaccia posteriore, pedice f per interfaccia anteriore, vedi figura 2.9), del generico tratto di liquido, possono essere determinate a partire dall’equazione di conservazione della quantità di moto (2.26) d m' d m' DV dV dV dP τ ρA ρA m ' = ρg cos(θ) − +4 ρ =ρ + ρV =ρ + ρ A ρ Dt dt dz dt dz dz d (2.26) nella quale θ rappresenta l’angolo tra l’asse z ed il vettore dell’accelerazione gravitazionale (θ=0° funzionamento orizzontale, θ=90° funzionamento verticale con evaporatore in basso, θ=-90° funzionamento verticale con evaporatore in alto). Integrando la (2.26) dal menisco posteriore a quello anteriore, con le ipotesi precedentemente descritte, si ottiene l’equazione (2.27) m' 1 dm' f 1 ⋅ ∫ ⋅ dz + ⋅ 2 ρA 2 dt b A − f 1 ρA 2 f f = ρg cos θ ⋅ dz − P − P + 4 ⋅ τ ⋅ dz ∫d f b ∫b b b ( ) (2.27) Il primo membro dell’equazione (2.27) rappresenta le differenze di pressione introdotte per effetto della variazione di portata m’ (I termine) e per effetto delle contrazioni o allungamenti del tratto di liquido (II termine). Il secondo membro rappresenta la differenza di pressione idrostatica (I termine), la differenza di pressione tra le due interfaccia liquido-vapore (II termine), la caduta di pressione dovuta agli attriti (III termine). La differenza di pressione idrostatica è legata esclusivamente all’angolo, rispetto al piano orizzontale, con cui il dispositivo è chiamato ad operare. La pressione all’interfaccia con il vapore può essere espressa come somma della pressione di saturazione e della pressione prodotta dalla tensione superficiale, per effetto della curvatura del menisco, secondo l’equazione (2.28) P = PS − 2σ A r (2.28) __ 43 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte nella quale r è il raggio di curvatura del menisco. Infine la caduta di pressione dovuta agli attriti viene modellizzata dagli autori impiegando la relazione esplicita di Hagen-Poiseuille, nel caso di moto laminare, e quella implicita di Colebrook, nel caso di moto turbolento. Le due correlazioni sono mostrate nell’equazione (2.29) τ=F m' 2 2ρA 2 F = 16 / Re Re < 2000 con 1 = 1.74 − 2.00 log Ω + 18.70 Re ≥ 2000 d 2 F 2 Re F (2.29) dove Ω è la dimensione caratteristica della rugosità superficiale, espressa in metri. Il valore della temperatura del fluido T, variabile sia nel tempo che lungo la coordinata z, viene determinato con l’equazione di conservazione dell’energia. Tale equazione viene scritta per il generico tratto occupato dal liquido, per il generico tratto occupato dal vapore e per la parete del circuito. L’equazione della conservazione dell’energia per la parete del circuito è espressa attraverso l’equazione (2.30) {c p, w } ∂∂Tt ρ w [A w + (1 − ξ )A wk ] + c p ,l ρ l ξA wk ⋅ = q ' ex πd ex − q ' w πd − (k w A w + k l A wk ) ⋅ w = ∂ 2 Tw (2.30) ∂z 2 con ξ viene indicato il coefficiente di porosità del rivestimento interno del condotto, con dex=d+2δw+2δwk il diametro esterno del condotto stesso (δw, δwk rispettivamente spessore del tubo e del rivestimento interno) e con q’w il flusso di calore specifico ceduto dalle pareti del condotto al fluido. Anche se non espressamente indicato dagli autori, la forma dell’equazione (2.30) suppone che la sezione, normale all’asse del condotto, abbia la forma di: due corone circolari concentriche, quella più esterna (di area complessiva Aw) costituita di rame, quella più interna (di area complessiva Awk) costituita per una determinata parte (Awk (1- ξ)) da polvere di rame sinterizzata, per la restante (ξ Awk) da liquido intrappolato all’interno dei pori. Inoltre tutta la sezione viene ipotizzata in condizioni di temperatura uniforme pari a Tw. Gli autori suppongono infine che l’evaporatore lavori a flusso termico costante, il condensatore lavori a temperatura della sorgente di scambio costante e che la parte centrale del condotto sia perfettamente adiabatica. In queste ipotesi il flusso __ 44 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte specifico di calore scambiato con l’esterno q’ex può essere descritto con la relazione (2.31) q' E evaporatore q ' ex = 0 adiabatico h (T − T ) condensatore C C w (2.31) Il valore del coefficiente di scambio termico hC, tra la parete del condotto e la sorgente di scambio a temperatura TC viene assunto costante. Per quanto riguarda la valutazione del calore ceduto dalle pareti del condotto al fluido vettore, rappresentato dal flusso specifico q’w, viene utilizzata l’equazione (2.32) q ' w = h ⋅ ( Tw − T ) (2.32) per la stima del coefficiente di scambio h, gli autori suggeriscono l’impiego alternativo dei seguenti valori h 1 = [213(Tw − T ) − 80.4]⋅10 3 δ Nu ⋅ d h 2 = wk + k l k wk W m2 ⋅K (2.33) −1 (2.34) Il primo dei due coefficienti (h1) è ottenuto a partire dal salto di temperatura tra parete e fluido, attraverso una correlazione lineare. La correlazione ha carattere puramente sperimentale ed è stata ricavata impiegando i dati ottenuti in [Webb 1994], validi per acqua bollente su superfici porose. Il secondo dei due coefficienti (h2) è ottenuto come il reciproco della somma di due resistenze termiche: una legata alla conduzione all’interno della matrice porosa (δwk/kwk) e l’altra legata alla convezione all’interno del fluido in moto (Nu d/kl). Si nota subito però che, pur essendo corretto dimensionalmente, il termine Nu d/kl non ha il significato fisico di una resistenza termica; perché questo avvenga dovrebbe essere sostituito con il termine d/(Nu kl). Per la valutazione di Nu, da introdurre nella (2.34), gli autori suggeriscono l’utilizzo del valore 4.36 per moto laminare e l’utilizzo della correlazione di Gnielinski [Bejan 1995] per moto turbolento. __ 45 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte L’equazione (2.33) viene impiegata dagli autori per lo scambio termico tra parete e liquido, mentre l’equazione (2.34) viene impiegata per lo scambio termico tra parete e vapore. Nel caso in cui si abbia h1>h2, il coefficiente h1 viene applicato in luogo di h2 anche nello scambio termico tra parete e vapore. Gli autori giustificano quest’ultima scelta osservando che, in queste condizioni, il calore sarebbe trasmesso principalmente per ebollizione del sottile strato di liquido intrappolato all’interno della matrice porosa. L’equazione della conservazione dell’energia per il generico tratto occupato dal liquido è espressa attraverso l’equazione (2.35) c p,l ρ l A ⋅ ∂ 2T ∂T = q ' w πd − k l A ⋅ 2 ∂t ∂z (2.35) Avendo considerato il generico tratto occupato dal vapore a temperatura e pressione uniformi (ipotesi e), l’equazione della conservazione dell’energia per il vapore è espressa nella forma (2.36) zb,i ∂ P zb,i ∂T ⋅ ∫ A ⋅ dz = ∫ pq ' w ⋅dz − k l A Iv ∂t RT zf ,i −1 ∂z zf ,i −1 + klA zf ,i −1 ∂T ∂z (2.36) zb ,i dove Iv rappresenta l’entalpia del vapore. La risoluzione numerica proposta in questo lavoro è differente rispetto a quelle viste in precedenza. Le equazioni vengono risolte impiegando una griglia monodimensionale con passo ∆z, nei cui nodi vengono valutate le grandezze variabili spazialmente. Tale griglia è applicata sia ai tratti occupati dal liquido che alle pareti del condotto. La griglia applicata ai tratti di liquido si muove con il liquido stesso. Il passo della griglia viene aggiornato ad ogni incremento temporale, in base alla lunghezza del tratto di liquido più corto del circuito, nel quale debbono essere presenti almeno 2 nodi. Il numero complessivo dei nodi, in ognuno dei tratti liquidi, varia dunque nel tempo con la variazione della lunghezza del tratto stesso. Per eseguire le integrazioni delle grandezze lungo la coordinata z si utilizza il metodo di Cavalieri-Simpson. Il passo relativo all’incremento temporale, utilizzato nella risoluzione, è un passo variabile. Tale passo è pari al prodotto di Ct per ∆t. Il valore ∆t è costante, mentre il coefficiente di raffinamento del passo Ct è generalmente uguale all’unità, ma può __ 46 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte assumere un valore differente nel caso in cui, nell’intervallo temporale considerato, vi sia una collisione tra due tratti di liquido consecutivi. In questo caso Ct viene calcolato con la (2.37) z b,i − z f ,i −1 m' ∆t ⋅ (ρA ) f m' − ( A) b ρ i −1 (2.37) i Il coefficiente di raffinamento è introdotto al fine di sincronizzare la collisione tra due tratti di liquido consecutivi con l’incremento temporale, in modo tale da minimizzare gli errori legati alla sovrapposizione di due interfacce. Con il modello matematico in questione, gli autori eseguono una serie di simulazioni variando i diametri dei tubi che compongono il circuito, l’inclinazione degli stessi rispetto al vettore di accelerazione gravitazionale, il coefficiente di riempimento Φ dell’apparato e la potenza termica complessivamente fornita all’evaporatore. I parametri che rimangono invariati per tutte le simulazioni, oltre quelli indicati nella figura 2.8, sono riportati nella tabella 2.3. Parametri dell’apparato TC=303.15 K; rugosità della superficie interna del tubo=40 µm; ε=0.5; materiale del tubo e della matrice porosa=Cu con spessori δw=δwk=0.5 mm e con kwk calcolata come indicato in [Faghri 1995] per letti di sfere; fluido di lavoro=H2O Parametri computazionali ∆t=2·10-5 s; minimo valore ammesso per Ct=2·10-6; ∆z=0.5L* (L*=lunghezza del tratto di liquido più corto) Tabella 2.3- Parametri di ingresso utilizzati nel modello matematico di Holley e Faghri Le simulazioni vengono iniziate ipotizzando il liquido completamente raggruppato in un unico tratto, il cui baricentro viene posizionato a metà dell’evaporatore. La temperatura iniziale del liquido e del vapore è assunta pari a 303.15 K. Tra i risultati numerici, di particolare interesse risultano quelli ottenuti con il funzionamento del dispositivo in controgravità (asse dei tubi disposto verticalmente ed evaporatore posizionato in alto, θ=-90°). Per questi casi infatti gli autori indagano il comportamento del dispositivo quando esso sia costituito da tubi di diametro differente. In particolare il PHP in esame è formato da 3 coppie di tubi, il diametro __ 47 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte interno del primo tubo di ogni coppia viene mantenuto pari a 2.0 mm, mentre il secondo viene fatto variare da prova a prova passando da 2.0 mm a 1.5 mm. La figura 2.10, nella parte sinistra, riporta l’andamento della temperatura massima di parete in funzione della potenza termica fornita all’evaporatore. L’andamento è calcolato per 2 differenti condizioni geometriche: diametri delle coppie di tubi pari a 2.0-2.0 mm e 2.0-1.7 mm (entrambe con coefficiente di riempimento Φ=0.4). Come è possibile notare dall’analisi dei dati, la riduzione di uno dei due diametri della coppia di tubi produce una riduzione delle prestazioni alle basse potenze dissipate. Al contrario, per potenze superiori ai 60 W le temperature di parete, per le due configurazioni, sono quasi coincidenti. Φ Diametri (mm) 2.0 1.9 1.8 1.7 1.6 1.5 2.0 2.0 2.0 2.0 2.0 2.0 0.65 x 0.60 o 0.55 o x 0.50 o c x x 0.45 o o c c x 0.40 o o o c x x 0.35 o o o c c x 0.30 o o o x o x Figura 2.10- Risultati numerici ottenuti con il modello matematico di Holley e Faghri: temperature di parete in funzione della potenza fornita e mappa dei tipi di moto Nella parte destra della figura 2.10 viene riportata una mappa dei tipi di moto calcolata per una potenza dissipata di 60 W. La mappa è ottenuta facendo variare due parametri: il coefficiente di riempimento Φ ed il diametro interno di uno dei tubi di ogni coppia. La lettera ‘x’ nella mappa indica che, per la configurazione esaminata, il regime di moto stabilizzato non è raggiunto e si registra un continuo aumento delle temperature operative; la lettera ‘o’ indica che il regime stabilizzato viene raggiunto ed esso si manifesta con oscillazioni del liquido attorno alla posizione iniziale; la lettera ‘c’ indica che si genera una circolazione stabilizzata del fluido vettore all’interno del circuito. __ 48 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte Dall’osservazione della mappa si evince che il valore di Φ, necessario per ottenere un regime stabilizzato, decresce con il diminuire del diametro di uno dei due tubi. Ciò è spiegato dagli autori con l’aumento degli effetti viscosi sul liquido, che producono uno smorzamento del moto. Quando i diametri di tutti i tubi sono uguali e pari a 2.0 mm, non si ottiene la circolazione del fluido per nessun valore di Φ. Questo fenomeno viene invece attribuito alla completa simmetria nella quale si trova inizialmente il tratto di liquido. Nella figura 2.11 vengono invece riportati gli andamenti temporali della quantità di moto complessiva relativa al liquido presente nel dispositivo. Nel grafico in alto viene rappresentato l’andamento tipico nel caso di regime stabilizzato e moto oscillatorio, nel grafico in basso nel caso di regime stabilizzato e moto circolatorio. Figura 2.11- Risultati numerici ottenuti con il modello matematico di Holley e Faghri: andamenti temporali della quantità di moto complessiva dei tratti di liquido Il modello appena descritto risulta completo e presenta un aspetto innovativo rispetto agli altri modelli realizzati con applicazione delle equazioni di conservazione. Per la prima volta infatti viene effettuato il bilancio termico della struttura del PHP ed il calcolo della temperatura del fluido vettore non prescinde da tale bilancio. Negli altri casi invece si considerava che tutta la potenza elettrica fosse fornita direttamente al fluido vettore. Risulta chiaro che questo tipo di ipotesi sarebbe giustificata nel caso in cui il sistema lavorasse in regime stazionario, mentre i dispositivi analizzati sono caratterizzati da un funzionamento pulsato, in regime stabilizzato ma con continue variazioni dei principali parametri operativi. In presenza di tali variazioni (con frequenze anche superiori ai 10 Hz), e nell’ottica di __ 49 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte affrontare il problema tecnico del dimensionamento di un sistema di controllo termico a dispositivo oscillante, il ruolo della capacità termica della struttura deve necessariamente essere considerato. La parte del modello proposto in [Holley e Faghri 2005] che invece potrebbe essere chiarita in modo più accurato ed eventualmente migliorata è quella relativa alla determinazione di q’w. In quanto l’equazione (2.33) è puramente sperimentale, e non può essere applicata con fluidi di lavoro differenti dall’acqua e superfici porose differenti da quelle utilizzate in [Webb 1994], mentre l’equazione (2.34) sembra essere non del tutto corretta. Infine nel caso in cui la temperatura del fluido superi quella della parete, non è indicato quale equazione utilizzare per il calcolo del coefficiente di scambio da inserire nella (2.32). 2.4 Conclusioni Il problema di realizzare modelli matematici, atti a descrivere il funzionamento di circuiti bifase oscillanti, viene affrontato in letteratura con differenti tecniche. I modelli matematici basati su analisi esclusivamente cinematiche sono stati i primi ad essere realizzati, essi sono molto semplici e conferiscono importanti informazioni circa le modalità di oscillazione del fluido vettore all’interno dei diversi dispositivi. Viste le forti ipotesi semplificative sotto le quali questi modelli nascono, le informazioni ottenute sono tuttavia puramente qualitative. Dunque esse possono essere impiegate per chiarire aspetti legati alla fisica dei fenomeni osservati, ma difficilmente impiegate per riprodurre, con approssimazioni accettabili, i dati sperimentali. I modelli matematici ottenuti utilizzando correlazioni semi-empiriche, basate su numeri adimensionali, risultano molto pratici da utilizzare ed i dati sperimentali vengono riprodotti con grado di approssimazione migliore, se paragonati ai modelli precedenti. Si ricorda che gli errori massimi effettuati sulla previsione delle temperature operative con questa tecnica realizzativa si attestano intorno al 30%. Tali errori tendono però ad incrementare notevolmente quando i modelli semiempirici vengono utilizzati per condizioni operative e geometrie molto diverse rispetto a quelle dei dispositivi per cui il modello era stato creato. La tecnica di scrittura e risoluzione delle equazioni di conservazione è senza dubbio la tecnica che in prospettiva potrà fornire il maggior numero di informazioni, sia __ 50 __ Modelli matematici per circuiti bifase operanti con pulsazioni stabilizzate del fluido vettore: stato dell’arte qualitative che quantitative, sul funzionamento dei dispositivi oscillanti. Soprattutto perché consente uno studio termofluidodinamico completo, senza disaccoppiamento del problema dinamico da quello termico, come invece avviene con le tecniche precedenti. Tuttavia la realizzazione di modelli matematici, per interpretare circuiti bifase non stazionari, è una sfida ancora aperta. Infatti, come emerge dai modelli esaminati, molti sono i miglioramenti che possono e debbono essere apportati per renderli veramente affidabili. Tali miglioramenti dovranno riguardare principalmente gli scambi termici e di massa tra la fase liquida e quella di vapore, in particolare la formazione ed il collasso delle bolle di vapore all’interno del liquido, fenomeno che condiziona fortemente i tipi di moto instaurati. __ 51 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT Da alcuni anni presso il Dipartimento di Energetica “Lorenzo Poggi” dell’Università di Pisa vengono analizzate le caratteristiche operative dei termosifoni bifase operanti periodicamente. Durante questa attività sono stati realizzati e testati alcuni apparati sperimentali di grande scala (taglia dei dispositivi pari a 2 m circa). Come specificato nel capitolo 1, i termosifoni bifase a funzionamento periodico si caratterizzano come macchine termiche a lavoro nullo, o trascurabile rispetto alle potenze termiche trasferite, che operano scambi con sorgenti a tre livelli di temperatura. Il PTPT può essere impiegato sia come trasferitore molare di calore che per il sollevamento di liquido senza spesa di lavoro meccanico. Una particolare applicazione del PTPT come trasferitore molare di calore è quella del controllo termico di apparati elettronici. In questo caso la sorgente a più alta temperatura, con cui scambia calore l’evaporatore, si identifica con il componente da raffreddare. Il flusso termico rimosso dal componente (Q’E) viene trasferito al condensatore ed in quota minore all’accumulatore, che lo dissipano rispettivamente verso la sorgente a temperatura più bassa (Tf) e verso quella a temperatura intermedia (Tm), secondo lo schema di figura 3.1. Gli scambi termici sopra descritti si caratterizzano come: __ 52 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT - due scambi termici a temperatura imposta, quello al condensatore ed all’accumulatore, dato che, nella maggior parte dei casi pratici, le capacità termiche delle sorgenti di scambio possono essere considerate infinite e dunque le loro temperature Tf e Tm costanti; - uno scambio termico a flusso imposto Q’E, quello rimosso all’evaporatore e generato dal componente. Figura 3.1- PTPT utilizzato nel controllo termico dell’elettronica: schematizzazione degli scambi termici I tre parametri Q’E, Tf e Tm risultano gli unici parametri con cui l’esterno interagisce con la macchina. Dunque, nell’ottica di progettare un sistema di controllo termico a PTPT, risulta di particolare interesse conoscere come variano le prestazioni del dispositivo, sia in funzione della potenza termica dissipata Q’E sia in funzione delle temperature Tf e Tm. Una caratterizzazione sperimentale delle prestazioni di un prototipo di PTPT di taglia pari a 2 m era stata effettuata in funzione della potenza termica dissipata in [Fantozzi e Filippeschi 2001]. In questo lavoro la sorgente di scambio per il condensatore era rappresentata da un bagno termostatato alla temperatura Tf=293.15 K, quella per l’accumulatore invece dall’aria ambiente alla temperatura Tm=295.15 K. Le potenze generate dal componente da raffreddare erano comprese nell’intervallo 100÷1000 W. Per estendere l’analisi delle prestazioni a differenti valori di Tf e Tm , e per ottenere indicazioni utili al dimensionamento di sistemi di controllo termico a PTPT è stato __ 53 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT realizzato il modello matematico di seguito descritto, attraverso il quale viene interpretato e previsto il comportamento di un termosifone bifase a funzionamento periodico del tipo “ad annullamento del salto di pressione” (si veda capitolo 1). Il modello matematico è stato realizzato con la tecnica della scrittura e risoluzione delle equazioni di conservazione della massa, della quantità di moto e dell’energia, applicate ad opportuni volumi di controllo. Tale scelta è stata effettuata dopo aver esaminato i modelli matematici presenti in letteratura, realizzati per altri dispositivi a funzionamento periodico o pulsato. Da tale esame emerge la maggior attitudine, dei modelli ottenuti con la tecnica in questione, a riprodurre i comportamenti sperimentali dei dispositivi oscillanti. Questa attività è stata svolta all’interno di una collaborazione tra il Dipartimento di Energetica “Lorenzo Poggi” ed il “Moscow Power Institute”, presso il quale si analizzano le prestazioni di vari dispositivi a funzionamento periodico [Sasin et al. 1995, 1998, 2002], [Sasin e Hoa 1999]. 3.1 Caratteristiche generali del modello matematico L’approccio generale, con cui viene affrontato il problema della modellizzazione matematica in questo lavoro, può essere applicato a varie tipologie di PTPT. Tuttavia il modello in questione è stato sviluppato specificatamente per descrivere le prestazioni di un PTPT del tipo “ad annullamento del salto di pressione” e dunque in base alle seguenti caratteristiche di funzionamento: - oscillazioni di pressione generate dalla ciclica apertura delle due valvole (indicate con la lettera V nella figura 3.1), che viene effettuata quando una determinata quantità di liquido è stata accumulata nell’accumulatore; - ritorno del condensato ottenuto per effetto della forza peso, una volta che, messi direttamente in comunicazione i due serbatoi, il salto di pressione tra evaporatore ed accumulatore tenda ad annullarsi. Il modello matematico realizzato si fonda sull’idea di descrivere le variazioni temporali della massa e del volume relative ad ogni porzione della macchina occupata rispettivamente dal liquido o dal vapore. Come primo passo vengono quindi identificate tali porzioni e successivamente vengono determinate la massa ed il volume propri di ciascuna porzione. __ 54 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT La determinazione viene effettuata attraverso l’impiego delle equazioni di conservazione di massa, di energia e di quantità di moto. Le equazioni di conservazione utilizzate tengono conto delle seguenti ipotesi semplificative: - i volumi occupati consecutivamente dal liquido e dal vapore vengono considerati separati da un fronte piano; - la curvatura del menisco e le forze capillari nate dall’interazione fluido condotto vengono trascurate, tale ipotesi è giustificata viste le dimensioni dei tubi, precisate in seguito, all’interno dei quali scorre il fluido; - il comportamento di ognuno dei volumi identificati viene rappresentato da un unico stato termodinamico, dunque tutte le grandezze ad esso relative vengono considerate uniformi; - gli scambi termici dovuti all’irraggiamento si considerano trascurabili. Tali equazioni vengono risolte attraverso una tecnica alle differenze finite, ottenendo l’andamento delle variabili termofluidodinamiche nel tempo. Il regime di funzionamento stabilizzato viene considerato raggiunto quando le temperature medie dell’evaporatore, per due cicli consecutivi, differiscono a meno di 0.1 K. In queste condizioni le simulazioni vengono considerate concluse. Viste le caratteristiche del PTPT “ad annullamento del salto di pressione”, il trasporto di massa e calore (che avviene durante il singolo ciclo di funzionamento) viene analizzato in maniera separata per la fase di trasporto e per la fase di ritorno. Ricordiamo che, come descritto nel capitolo 1, la fase detta “di trasporto” si identifica con la fase operativa in cui le valvole rimangono chiuse, mentre quella detta “di ritorno” si identifica con la situazione opposta. 3.2 Descrizione della fase di trasporto Fase operativa a valvole chiuse Al fine di descrivere il comportamento di un PTPT nella fase operativa di trasporto sono state identificate le porzioni occupate rispettivamente dal liquido e dal vapore. Come è possibile notare dalla figura 3.2, per un generico istante della fase di trasporto, all’interno del dispositivo possono essere identificate le seguenti porzioni: - 1- liquido contenuto all’interno dell’evaporatore; - 2- vapore contenuto tra evaporatore e condensatore; __ 55 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT - 3- liquido contenuto tra condensatore ed accumulatore; - 4- vapore contenuto nell’accumulatore; - 5- liquido contenuto nell’accumulatore. Il fluido all’interno dei due serbatoi principali viene considerato in condizioni di equilibrio termodinamico ed in quiete. Per cui la temperatura del liquido in evaporatore ed accumulatore viene considerata uguale alla temperatura del vapore saturo secondo le equazioni (3.1) e (3.2) Tv, E = Tl, E = TE (3.1) Tv, A = Tl, A = TA (3.2). Figura 3.2- Modello matematico del PTPT: porzioni di liquido e di vapore presenti durante fase di trasporto Il modello matematico del condensatore è realizzato introducendo le seguenti ipotesi: - in accordo con la figura 3.3, il condensatore viene schematizzato come un tubo cilindrico, all’interno del quale scorre il fluido vettore; - la parete del tubo viene considerata a temperatura uniforme e termostatata alla temperatura Tf ; - tutto il calore ceduto nella parte del tubo occupata dal vapore, indicata con lC, avviene a spese del calore latente di condensazione del fluido di lavoro; __ 56 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT - la parte del tubo occupata dal liquido, indicata con lSC, esercita una funzione di sottoraffreddamento del fluido vettore. Figura 3.3- Modello matematico del PTPT: schematizzazione del condensatore La procedura per la determinazione delle variabili fluidodinamiche e termodinamiche, necessarie alla descrizione del comportamento temporale del PTPT (cioè alla descrizione delle masse e dei volumi propri di ciascuna porzione), si fonda sulle equazioni di seguito descritte. Le equazioni di conservazione della massa valide per il liquido contenuto nell’evaporatore (porzione 1) ed il vapore contenuto tra evaporatore e condensatore (porzione 2) sono espresse tramite le equazioni (3.3) e(3.4) dml, E = −dml→ v, E (3.3) dmv, E = dml→ v, E − dmv →l,C (3.4). Il termine dmv→l,C rappresenta la massa di vapore che nell’intervallo di tempo dt condensa all’interno del condensatore. Essendo il fluido vettore in condizioni di saturazione, la determinazione della massa, che passa dallo stato liquido a quello aeriforme nell’evaporatore dml→v,E, viene effettuata attraverso l’equazione (3.5) h fg , E ⋅ dml→ v, E = Q'E dt − ml, E ⋅ dil, E − m v, E ⋅ di v, E (3.5) __ 57 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT dove hfg rappresenta il calore latente di condensazione alla temperatura TE. Viste le ipotesi effettuate sul condensatore, la determinazione della massa di vapore dmv→l,C che condensa nell’unità di tempo viene effettuata utilizzando l’equazione (3.6) h fg , E ⋅ dmv →l,C = Q'C ⋅dt = UC ⋅ πD ⋅ lC (TE − Tf ) ⋅ dt (3.6). L’equazione di conservazione della massa per il tratto di liquido compreso tra condensatore ed accumulatore (porzione 3) è espresso dall’equazione (3.7) dml,C = dmv →l,C − dml,C→A (3.7) dove dml,C→A rappresenta la massa liquida che, nell’intervallo di tempo dt, viene trasferita nel serbatoio di accumulo. La porzione 3 è sottoposta alla spinta gravitazionale, dovuta al peso della colonna di liquido, ed alla spinta generata per effetto della differenza di pressione, tra evaporatore ed accumulatore. Dunque per la determinazione della velocità, con cui la colonna di liquido viene spostata, si utilizza l’equazione di conservazione della quantità di moto (3.8) ρl ⋅ H ⋅ πD2 πD2 πD2 ⋅ dVl,C→A = −ρl,C ⋅ g ⋅ H ⋅ ⋅ dt + (PE − PA ) ⋅ ⋅ dt − ∫ Γ ⋅ dS ⋅ dt 4 4 4 S (3.8) nella quale il termine dVl,C→A rappresenta la variazione di velocità della massa liquida, H l’altezza della colonna di liquido in controgravità, Γ la forza per unità di superficie legata all’attrito viscoso tra il fluido in moto e le pareti del condotto, S la superficie di contatto tra fluido e condotto. L’equazione (3.8) è ricavata trascurando le variazioni di densità del liquido. Per la determinazione della temperatura del liquido Tl,C a valle del condensatore viene impiegata l’equazione (3.9) USC ⋅ πD ⋅ lSC ⋅ ∆TML ⋅ dt = Q'SC ⋅dt = ρl ⋅ Vl,C→A ⋅ πD2 ⋅ cp ⋅ (TE − Tl,C ) ⋅ dt 4 __ 58 __ (3.9) Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT dove cp è il calore specifico a pressione costante del liquido ed il termine ∆TML rappresenta la differenza di temperatura media logaritmica definita dell’equazione (3.10) ∆TML = (TE − Tf ) − (Tl,C − Tf ) T −T ln E f T −T l,C f (3.10). In maniera analoga a quanto fatto per l’evaporatore, le equazioni di conservazione della massa valide per il liquido ed il vapore contenuti nell’accumulatore (porzioni 4 e 5) possono essere espresse tramite le equazioni (3.11) e (3.12) dml, A = dml,C→A − dml→ v, A (3.11) dmv, A = dml→ v, A (3.12). Avendo ipotizzato che il fluido si trovi nell’accumulatore in condizione di saturazione ed in quiete, la massa che passa dallo stato liquido a quello di vapore in questo serbatoio può l’evaporatore, essere ovvero ricavata applicando l’espressione (3.13) la stessa applicata tecnica alle adottata porzioni 4 per e 5 complessivamente: h fg , A ⋅ dml → v, A = = U A ⋅ SA ⋅ (Tm − TA ) ⋅ dt + dml,C→ A ⋅ (il,C − i l, A ) − ml, A ⋅ dil, A − m v, A ⋅ di v, A (3.13) con hfg,A calore latente di evaporazione alla temperatura TA. Ovviamente i bilanci di massa, effettuati per tutti i volumi occupati dal liquido e dal vapore, sono tali da rispettare l’equazione di conservazione della massa totale presente nel dispositivo, infatti sommando algebricamente i termini delle equazioni (3.3), (3.4), (3.7), (3.11) e (3.12) si ottiene l’equazione (3.14) d(ml, E + m v, E + ml,C + ml, A + m v, A ) = 0 (3.14). La tecnica con cui viene affrontata la determinazione delle variabili fluidodinamiche e termodinamiche nel tempo, come anticipato in precedenza, è basata su di un metodo alle differenze finite. __ 59 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT Una volta fissato l’incremento temporale finito ∆t, le grandezze al generico passo i+1 (corrispondente al tempo (i+1) ∆t ) vengono determinate assumendo noti i valori delle stesse grandezze al passo i. La procedura risolutiva prevede la presenza di 2 cicli iterativi; essa viene descritta con il diagramma a blocchi seguente: si pone K=1 ↓ si fissa il valore della temperatura dell’evaporatore al passo i+1 TE ( i +1) (i ) = TE + K ⋅ ∆T ↓ si determinano tutte le proprietà termofisiche del fluido vettore relative alla temperatura TE (i+1), in particolare PE (i+1), ρl (i+1), ρv (i+1), il (i+1), iv (i+1) ↓ ponendo l’equazione (3.5) nella forma delle differenze finite, si valuta il termine (i ) ∆ml→ v, E = ( Q'E ∆t − ml, E ⋅ il, E ( i +1) − i l, E (i ) h fg , E )− m (i ) v, E ( ⋅ i v, E ( i +1) − i v, E (i ) ) (i ) ↓ in maniera analoga a quanto fatto nel blocco precedente, si valuta il termine (i ) ∆m v →l,C = (i ) ( ) (i ) UC ⋅ πD ⋅ lC ⋅ TE − Tf ⋅ ∆t (i ) h fg , E attraverso l’equazione (3.6) ↓ impiegando le equazioni (3.3) e (3.4) si aggiornano i valori delle masse di liquido e vapore presenti nell’evaporatore ml, E m v, E ( i +1) ( i +1) (i ) = ml, E − ∆ml→ v, E (i ) = m v, E + ∆ml→ v, E − ∆m v →l,C ↓ si aggiorna la lunghezza del tratto condensante dello scambiatore lC ( i +1) (i ) = lC − ∆m v →l,C ρl , E (i ) (i ) − Vl,C→A ⋅ ∆t ↓ __ 60 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT si controlla la disuguaglianza seguente ml, E ρl, E ( i +1) + ( i +1) m v, E ρv , E ( i +1) ( i +1) + ( ) πD2 ( i +1) ⋅ ltot − lC − VolE − VolC − VolLC < ε 4 ↓ ↓ nel caso la condizione nel caso la condizione sopra descritta sia sopra descritta non sia verificata, si passa al verificata, si pone K=K+1 e blocco successivo si torna al secondo blocco ↓ ↓__↑ si conferma il valore TE ( i +1) (i ) = TE + K ⋅ ∆T ↓ impiegando l’equazione (3.8), si valuta (i ) − ρl , C ⋅ g ⋅ H ( i ) ⋅ Vl,C→ A ( i +1) (i) = Vl,C→ A + ( ) πD2 πD2 (i ) (i ) ⋅ ∆t + PE − PA ⋅ ⋅ ∆t + ∫ Γ ⋅ dS ⋅ ∆t 4 4 S (i ) ρl , C ⋅ H ( i ) ⋅ πD2 4 ↓ si aggiorna l’altezza della colonna di liquido H presente nel tratto in controgravità H(i +1) = H(i ) + Vl,C→A ⋅ ∆t ↓ ↓ nel caso sia verificata la nel caso sia verificata la condizione condizione H (i +1) ≤ H tot H (i +1) > H tot si pone si pone ∆ml,C→A ( i +1) =0 ∆ml,C→A ( i +1) = H(i +1) − H tot e si conferma il valore e successivamente H(i +1) = H(i ) + Vl,C→A ⋅ ∆t H (i +1) = H tot ↓ ↓ impiegando l’equazione (3.9) si aggiorna il valore della temperatura del liquido all’uscita del condensatore __ 61 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT Tl,C (i ) ( i +1) = TE − USC ⋅ πD ⋅ (ltot − lC ) ⋅ ∆TML 2 ( i ) πD ρl,C ⋅ Vl,C→A ⋅ ⋅ cp 4 (i ) ↓ impiegando l’equazione (3.7) si aggiorna il valore della massa di liquido contenuta tra condensatore ed accumulatore ml, C ( i +1) (i ) = ml,C + ∆m v →l,C − ∆ml,C→A ↓ si pone K=1 ↓ si fissa il valore della temperatura nell’accumulatore al passo i+1 TA ( i +1) (i) = TA + K ⋅ ∆T ↓ si determinano tutte le proprietà termofisiche del fluido vettore relative alla temperatura TA (i+1), in particolare PA (i+1), ρl (i+1), ρv (i+1), il (i+1), iv (i+1) ↓ impiegando l’equazione (3.13) si valuta il termine (i ) ∆ml→ v, A = ( (i ) − (i ) (i ) U A ⋅ SA ⋅ (Tm − TA ) ⋅ ∆t + ∆ml,C→A ⋅ (il,C − il, A ) ml , E ⋅ i l, E ( i +1) − il, E (i ) )+ m h fg , A (i ) v, E (i ) h fg , A (i ) ⋅ i v, E ( i +1) ( − i v, E (i ) − ) ↓ impiegando le equazioni (3.11) e (3.12) si aggiornano i valori delle masse di liquido e vapore presenti nell’accumulatore ml, A ( i +1) (i ) = ml, A + ∆ml,C→A − ∆ml→ v, A m v, A ( i +1) (i ) = m v, A + ∆ml→ v, A ↓ si controlla la disuguaglianza seguente ml, A ρl, A ( i +1) ( i +1) + m v, A ρv , A ( i +1) ( i +1) + πD2 (i +1) πD2 ⋅H − VA − ⋅ H tot < ε 4 4 ↓ ↓ __ 62 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT nel caso la condizione nel caso la condizione sopra descritta sia sopra descritta non sia verificata, verificata, si pone K=K+1 e si passa al blocco si torna alla definizione successivo della TA(i+1) ↓ ↓__↑ si conferma il valore TA ( i +1) (i) = TA + K ⋅ ∆T Le proprietà termofisiche del fluido vettore, in condizioni di saturazione, vengono valutate in funzione della temperatura impiegando polinomi di grado 4, riportati nell’appendice I. Per la valutazione dei coefficienti di scambio termico UC, USC e UA, che compaiono rispettivamente nelle equazioni (3.6), (3.9), (3.13), sono state utilizzate correlazioni presenti in letteratura. In particolare la correlazione di Chato [Collier e Thome 1994] per la stima di UC, la correlazione di Hausen [Guglielmini e Pisoni 1996] per la stima di USC, la correlazione di Ostrach [Ostrach 1952] per la stima di UA. Nella stima di UA si considerano trascurabili la resistenza termica di tipo conduttivo, all’interno delle pareti dell’accumulatore (acciaio con spessore 0.5 cm), e quella legata alla convezione nel liquido all’interno del serbatoio. L’ultimo termine dell’equazione (3.8), che dipende dalle perdite di carico subite dal fluido nel circuito di trasporto, viene valutato come funzione della potenza termica dissipata utilizzando un polinomio di secondo grado. Tale polinomio è il risultato di una caratterizzazione fluidodinamica del circuito di trasporto in funzione della potenza termica, effettuata in precedenti lavori [Salvadori 2002] e riguardante l’apparato che si intende modellizzare. 3.3 Descrizione della fase di ritorno Fase operativa a valvole aperte Per un generico istante della fase di ritorno, all’interno del PTPT vengono identificate le seguenti porzioni: - 1- liquido contenuto all’interno dell’evaporatore; __ 63 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT - 2- vapore contenuto nell’evaporatore, nell’accumulatore e nelle linee di collegamento; - 3- liquido contenuto tra accumulatore ed evaporatore; - 4- liquido contenuto tra condensatore ed accumulatore. Esse sono rappresentate schematicamente in figura 3.4 Figura 3.4- Modello matematico del PTPT: porzioni di liquido e di vapore presenti durante fase di ritorno La fase di ritorno viene trattata in maniera analoga a quanto fatto per la fase di trasporto, tuttavia essa comincia con la brusca variazione legata all’apertura delle valvole e di conseguenza alla modifica del circuito. Il fluido all’interno dell’evaporatore viene ipotizzato ancora in condizioni di saturazione ed il vapore contenuto nell’apparato viene considerato tutto alla stessa temperatura Tv,E. La figura 3.4 ha funzione di semplice schematizzazione, non è in scala, la massa di vapore presente nelle linee di collegamento è trascurabile rispetto a quella presente nell’evaporatore. La temperatura Tv,E all’inizio della fase di ritorno viene determinata attraverso il valore della densità del vapore saturo secco che soddisfa il seguente bilancio di massa (il bilancio è operato tra prima e dopo l’apertura delle valvole ed è valido per il vapore presente nell’apparato): __ 64 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT ~ ~ = (Vol + Vol ) ⋅ ~ ρ v,E Vol v, A ⋅ ρ v , A + Vol v, E ⋅ ρ v , E = Vol v , E ⋅ ρ v, E v,A v,E (3.15) dove le grandezze si intendono tutte riferite all’intervallo di tempo immediatamente precedente all’apertura delle valvole, eccetto quelle indicate con il simbolo ~, che si riferiscono invece al valore considerato come iniziale per la della fase di ritorno. Le equazioni utilizzate e la metodologia di calcolo impiegate per il modello matematico della fase di ritorno sono quelle descritte nel paragrafo precedente e valide per la fase di trasporto. Tuttavia, essendo uguagliata la pressione del vapore nell’evaporatore e nell’accumulatore, il liquido presente nell’accumulatore scende per effetto della spinta gravitazionale. Dunque nell’equazione (3.5) viene introdotto un termine aggiuntivo legato al liquido di ritorno nell’evaporatore; essa assume la forma seguente h fg , E ⋅ dml→ v, E = Q'E dt − ml, E ⋅ dil, E − m v, E ⋅ di v, E − ρl, r Vl, r πD2 cp (TE − Tl, r ) ⋅ dt 4 (3.5’). La temperatura del liquido di ritorno Tl,r viene ipotizzata costante per tutta la fase di ritorno e pari al valore di Tl,A valutato nell’intervallo di tempo immediatamente precedente all’apertura delle valvole. La velocità Vl,r viene invece valutata con l’equazione propria dello svuotamento dei serbatoi, espressa nella forma (3.16) − ∆Pr Vl, r = 2 ⋅ g + ∆H AE ρ ⋅g l, A A 2E 1 − A2 A (3.16) dove vengono indicate con ∆Pr le perdite di carico nel circuito di ritorno, con ∆HAE la differenza di quota tra la superficie libera del liquido nell’accumulatore e quella nell’evaporatore, con A l’area delle suddette superfici libere del liquido. Il termine ∆Pr viene valutato come funzione della potenza termica dissipata in base alla caratterizzazione teorico-sperimentale effettuata in [Salvadori 2002]. Le perdite di carico del circuito di ritorno influenzano anche la condizione idrodinamica necessaria per lo svuotamento del serbatoio di accumulo, che nel caso di uguale pressione tra evaporatore ed accumulatore risulta essere la seguente: ρ l, r ⋅ g ⋅ ∆H AE > ∆Pr (3.17). __ 65 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT Nel caso la condizione (3.17) non sia verificata, il ritorno del condensato è impossibilitato e la macchina raggiunge un proprio limite di funzionamento [Salvadori 2000], [Fantozzi e Filippeschi 2002]. 3.4 Validazione del modello matematico La prima attività numerica che è stata svolta riguarda la valutazione della capacità del modello matematico di riprodurre i risultati sperimentali. Tale valutazione è stata effettuata confrontando i dati ottenuti dall’attività computazionale con quelli raccolti durante precedenti attività sperimentali [Fantozzi e Filippeschi, 2001]. Le caratteristiche geometriche e di funzionamento dell’apparato sperimentale, il cui comportamento viene interpretato dal modello matematico, sono ben descritte in [Fantozzi e Filippeschi 2001]. I parametri che vengono introdotti in ingresso al codice di calcolo sono relativi a tale apparato e sono riportati in tabella 3.1. Le simulazioni sono state ripetute variando la potenza termica dissipata da 100 a 1000 W con passo 100 W. Parametri relativi all’apparato sperimentale fluido di lavoro: HCFC141b volume evaporatore: 10 l massimo dislivello in controgravità: 2 m volume accumulatore: 20 l temperatura iniziale fluido di lavoro: 295 K riempimento iniziale evaporatore: 85% volume di liquido trasferito in un ciclo: 2.7 l riempimento iniziale accumulatore: 50% Tm=Tf =295 K Q’E: 100÷1000 W Parametri computazionali ∆t=0.1 s ; ∆T=10-3 K ; ε=5 10-2 l Tabella 3.1- Parametri di ingresso utilizzati nelle simulazioni numeriche del PTPT Il modello matematico fornisce in uscita gli andamenti temporali delle masse, dei volumi, delle temperature per ogni porzione di liquido e vapore presenti nell’apparato. A titolo di esempio, sono riportati in figura 3.5 gli andamenti calcolati per le temperature TE e TA durante il transitorio iniziale, valutati per una potenza dissipata __ 66 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT di 700 W. Il regime di funzionamento stabilizzato viene considerato raggiunto quando le temperature medie di due cicli consecutivi differiscono a meno di 0.1 K. funzionamnto a valvole V chiuse 700 W 315 Temperature [ °K ] TE 310 305 TA 300 295 simulazione completa 0 2000 4000 6000 8000 Tempo [ s ] Figura 3.5- Andamento temporale della temperatura di evaporatore ed accumulatore, simulato numericamente per una potenza dissipata di 700 W Dati numerici Dati sperimentali Temperatura [ °K ] 320 700 W 315 TE 310 TA 305 300 ciclo a regime stabilizzato 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 Tempo [ s ] Figura 3.6- Andamenti della temperatura di evaporatore ed accumulatore durante un ciclo a regime stabilizzato, per una potenza dissipata di 700 W __ 67 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT Come già descritto, le temperature operative variano periodicamente all’interno di ogni ciclo. In figura 3.6 si riporta un raffronto tra i dati ottenuti sperimentalmente e numericamente per un singolo ciclo, una volta raggiunto il regime stabilizzato. L’accordo mostrato tra i dati risulta buono sia dal punto di vista qualitativo che da quello quantitativo, per tutto l’intervallo di potenze termiche indagato sperimentalmente. Di conseguenza la validazione del modello può essere condotta esaminando i tempi e le temperature medie del ciclo a regime. Nella figura 3.7 sono riportati i valori medi, calcolati per un ciclo a regime stabilizzato, delle temperature TE, Tl,C e TA, per tutto l’intervallo di potenze indagato. Dall’esame della figura 3.7, è possibile notare che tali temperature vengono interpretate commettendo errori piuttosto contenuti. Per la quasi totalità dei casi, la differenza fra le temperature ottenute sperimentalmente e quelle calcolate risulta contenuta nell’intervallo -8÷0 K. ∆T= +8K 340 TE Tl,C TA Temperature sperimentali [K] 330 ∆T= -8K 320 310 300 290 280 280 290 300 310 320 330 340 Temperature calcolate numericamente [K] Figura 3.7- Capacità del modello matematico di riprodurre i dati sperimentali nell’intervallo di potenze dissipate 100÷1000 W Osservando il confronto tra i dati sperimentali e quelli numerici, riportati nella tabella 3.2 in funzione della potenza termica dissipata, si nota invece che la stima del tempo di ciclo non è effettuata con la stessa accuratezza della stima delle temperature. Il valore del tempo di ciclo viene infatti determinato con errori che __ 68 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT crescono al crescere della potenza smaltita, raggiungendo valori di circa il 18% per Q’E=1000 W. Tabella 3.2- Confronto tra i dati ottenuti dalle simulazioni numeriche (**) e quelli sperimentali (*) Tuttavia è utile precisare che, per apparati a PTPT di così grandi dimensioni (taglia circa 2 m) e destinati al controllo termico dell’elettronica di potenza (potenze smaltite fino a 1 kW), il tempo di ciclo è il parametro meno significativo dal punto di vista tecnico. Le oscillazioni di temperatura infatti si ripetono con frequenze molto più basse di quelle in grado di danneggiare il componente da raffreddare. Dunque il problema di conoscere, con buona accuratezza, le temperature massime operative risulta preponderante rispetto a quello della conoscenza dei tempi di ciclo. Al contrario nell’ottica di progettare e realizzare dispositivi miniaturizzati, funzionanti con piccoli volumi di fluido circolante e di conseguenza con elevate frequenze operative, una maggiore accuratezza sulla stima dei tempi di ciclo risulta necessaria. __ 69 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT 3.5 Caratteristiche dell’indagine numerica Lo scopo della presente indagine numerica è quello di valutare le prestazioni di un dissipatore termico a termosifone bifase operante periodicamente, al variare delle temperature delle sorgenti di scambio termico e della potenza termica dissipata. Il caso tecnico di riferimento è quello del raffreddamento dei componenti elettronici. In queste particolari applicazioni il componente da raffreddare lavora generalmente all’interno di una scatola di contenimento (case nel caso di personal computer, armadi nel caso di schede telefoniche, etc.), la scatola a sua volta è inserita all’interno di un locale. Le temperature dell’aria all’interno della scatola di contenimento e di quella all’interno del locale di esercizio potranno essere differenti. L’evaporatore del PTPT ha dunque il compito di rimuovere calore dall’elemento elettronico con cui è posto in contatto. La potenza termica prodotta dall’elemento può generalmente essere supposta costante e pari alla potenza massima che lo stesso è in grado di produrre. Il condensatore scambia invece il calore con l’ambiente in cui esso è inserito, così come l’accumulatore, se non termicamente isolato. La presenza dei tre scambiatori del PTPT (evaporatore, condensatore e accumulatore) può dare origine a varie configurazioni operative, poiché il posizionamento dell’evaporatore è vincolato all’ubicazione del componente da raffreddare, mentre il posizionamento degli altri due scambiatori può essere effettuato in accordo con uno dei seguenti casi: - caso A: il condensatore e l’accumulatore sono inseriti entrambi nello stesso ambiente (Tm=Tf), che può essere identificato sia con l’aria del locale di esercizio, supposta a 295 K, che con quella della scatola di contenimento, supposta a temperatura più alta; - caso B: il condensatore viene posto all’esterno della scatola di contenimento (Tf =295 K), mentre l’accumulatore viene inserito all’interno di tale scatola (Tf =295 K < Tm); - caso C: nel caso sia disponibile una sorgente a temperatura inferiore a quella del locale di esercizio, il condensatore viene messo in condizione di scambiare con tale sorgente, mentre l’accumulatore viene posto nel locale di esercizio, all’esterno cioè della scatola di contenimento (Tf < Tm=295 K). Mentre i primi due casi sono molto comuni nel raffreddamento dell’elettronica, il terzo caso viene esaminato per completezza di indagine e rappresenta l’analisi della possibilità di utilizzare sorgenti a temperature inferiori a quella ambientale, ove esse siano disponibili, quali il mare, le pozze d’acqua sotterranee, la neve o il ghiaccio __ 70 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT accumulati (di interesse ovviamente solo per lo smaltimento di potenze molto elevate). Il caso C è dunque rivolto più all’utilizzo di queste apparecchiature come trasferitori molari di calore completamente passivi per applicazioni piuttosto rare. Un parametro in grado di caratterizzare la capacità di un PTPT di smaltire calore con bassi surriscaldamenti della temperatura del fluido, rispetto a quella della sorgente più fredda è costituito dal rapporto (TE-Tf)/Q’E. Di seguito è riportata l’analisi delle temperature operative e del rapporto (TE-Tf)/Q’E manifestata dal dispositivo al variare della potenza termica fornita. Tale analisi è stata ripetuta per ognuno dei tre casi sopra descritti. Nell’analisi vengono presi in considerazione: - valori di 10 e 20 K per il surriscaldamento dell’aria all’interno della scatola di contenimento, rispetto alla temperatura del locale di esercizio; - valori di 10 e 20 K per il sottoraffreddamento della sorgente esterna a bassa temperatura, ancora rispetto alla temperatura del locale di esercizio. 3.6 Risultati ottenuti Caso A Le temperature del fluido vettore, all’interno dell’evaporatore e dell’accumulatore, per le diverse temperature Tm e Tf sono riportate nei grafici delle figure 3.8 e 3.9. Dall’analisi dei grafici è possibile notare come le temperature del fluido vettore nell’evaporatore e nell’accumulatore crescano proporzionalmente sia al crescere della potenza che della temperatura dell’aria. All’interno dell’evaporatore, organo in contatto diretto con il componente da raffreddare, il fluido vettore raggiunge la temperatura massima di circa 340 K nel caso di Q’E =1000 W e Tf =Tm =315 K. Si noti inoltre che per potenze inferiori a 400 W, potenze di riferimento per la microelettronica, l’andamento della temperatura del fluido rispetto alla potenza termica dissipata tende a deviare dal comportamento lineare. Tale osservazione è suffragata dall’analisi del grafico di figura 3.10. Alle alte potenze infatti il rapporto (TE-Tf)/Q’E risulta costante ed indipendente, sia dal valore della potenza termica smaltita che dalla temperatura delle sorgenti di scambio. __ 71 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT Al contrario alle basse potenze, il parametro (TE-Tf)/Q’E cresce marcatamente con il ridursi di Q’E. Tale crescita risulta sempre più evidente con la diminuzione delle temperature Tf e Tm. EVAPORATORE 350 T f = T m = 295 K T f = T m = 305 K T f = T m = 315 K Temperatura [K] 340 330 320 310 300 290 0 200 400 600 800 1000 Potenza [W ] Figura 3.8- Andamenti delle temperature del fluido vettore all’interno dell’evaporatore, al variare della potenza termica dissipata (Caso A) ACCUMULATORE 350 T f = T m = 295 K T f = T m = 305 K T f = T m = 315 K Temperatura [K] 340 330 320 310 300 290 0 200 400 600 800 1000 Potenza [W ] Figura 3.9- Andamenti delle temperature del fluido vettore dell’accumulatore, al variare della potenza termica dissipata (Caso A) __ 72 __ all’interno Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT 0.25 (TE-Tf )/Q'E [K / W] 0.20 0.15 T f = T m = 295 K T f = T m = 305 K T f = T m = 315 K 0.10 0.05 0.00 0 200 400 600 800 1000 Potenza [W] Figura 3.10- Andamenti del parametro (TE-Tf)/Q’E, al variare della potenza termica dissipata (Caso A) Caso B Le temperature del fluido vettore all’interno dell’evaporatore e dell’accumulatore al variare della potenza dissipata e di Tm sono riportate nelle figure 3.11 e 3.12. EVAPORATORE 340 T m = 295 K T m = 305 K T m = 315 K 335 Temperatura [K] 330 325 320 315 310 305 300 295 290 0 200 400 600 800 1000 Potenza [W ] Figura 3.11- Andamenti delle temperature del fluido dell’evaporatore, al variare della potenza termica dissipata (Caso B) __ 73 __ vettore all’interno Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT ACCUMULATORE 340 335 T m = 295 K T m = 305 K T m = 315 K 330 Temperatura [K] 325 320 315 310 305 300 295 290 0 200 400 600 800 1000 Potenza [W] Figura 3.12- Andamenti delle temperature del fluido vettore all’interno dell’accumulatore, al variare della potenza termica dissipata (Caso B) E’ interessante notare come la presenza dello scambio termico, effettuato con una terza sorgente a temperatura maggiore dell’ambiente esterno, innalzi le temperature operative del dispositivo alle basse potenze di esercizio, ma non comporti nessun effetto significativo alle alte potenze. Questo comportamento è tipico dei dispositivi a circolazione naturale e lavoro nullo che effettuano scambi termici con tre sorgenti, ed è stato osservato anche in sistemi bifase a circolazione capillare quali i LHPs [Ku 1999], [Wolf e Bienert, 1994]. Figura 3.13- Andamenti delle temperature dell’evaporatore di un loop heat pipe __ 74 __ del fluido vettore all’interno Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT La deviazione dalla linearità, la cui entità è ben descritta dalla figura 3.13 tratta dal lavoro [Ku 1999], è dovuta alla presenza della sorgente intermedia. Al diminuire della potenza smaltita infatti diminuisce anche la portata di fluido evaporante e condensatore di conseguenza opera quindi quella trasportata prevalentemente verso come l’accumulatore. sottoraffreddatore e Il la temperatura all’uscita dall’intero scambiatore diminuisce notevolmente. In questa situazione si presenta la possibilità che il fluido accumulato si trovi a temperatura più bassa della scatola di contenimento, condizione che influenza in maniera negativa le prestazioni del dissipatore in quanto inverte il verso del flusso di calore presente tra accumulatore ed ambiente nel quale esso è inserito. In particolare nel caso di una scatola di contenimento con aria interna di temperatura pari a 315 K, per potenze inferiori a 200 W, le temperature del fluido nell’evaporatore aumentano di 15 K e quelle nell’accumulatore di circa 20 K rispetto al caso con scambio termico a 295 K. Tali incrementi si riducono a differenze di alcuni gradi per potenze superiori a 800 W. 0.25 (TE-Tf )/Q'E [K / W] 0.20 0.15 T m = 295 K T m = 305 K T m = 315 K 0.10 0.05 0.00 0 200 400 600 800 1000 Potenza [W] Figura 3.14- Andamenti del parametro (TE-Tf)/Q’E, al variare della potenza termica dissipata (Caso B) E’ tuttavia utile notare che, nell’intervallo di potenze 0-600 W, le temperature operative sono sempre maggiori di quelle ottenute nel caso A, però esse rimangono pressoché costanti, risentendo molto poco dell’effetto dovuto all’aumento di potenza; caratteristica che ben si adatta al controllo termico dei componenti elettronici dissipanti potenze variabili. __ 75 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT La deviazione dal comportamento a (TE-Tf)/Q’E costante, nel caso B risulta più evidente che nel caso A, come si evince dal raffronto delle figure 3.10 e 3.14. Al crescere della temperatura all’interno della scatola di contenimento il parametro (TE-Tf)/Q’E cresce bruscamente alle basse potenze, raggiungendo valori maggiori del doppio rispetto al caso A. In conclusione, nel raffreddamento dell’elettronica di potenza (potenze superiori a 600 W), l’inserimento dell’accumulatore all’interno della scatola di contenimento non comporta nessun effetto peggiorativo, mentre per potenze smaltite tipiche della microelettronica (inferiori a 400 W) esso determina un incremento delle temperature operative, con incrementi notevoli delle resistenze termiche del dispositivo. Come ultimo caso è stata analizzata la possibilità di porre Caso C l’accumulatore in scambio termico con l’ambiente esterno a 295 K quando sia presente una sorgente a temperatura inferiore con la quale far interagire il condensatore. Il comportamento del dispositivo, al diminuire della temperatura della sorgente fredda, può essere osservato attraverso gli andamenti riportati nelle figure 3.15 e 3.16. In particolare tale diminuzione genera un abbassamento delle temperature operative della macchina. EVAPORATORE 325 T f = 295 K T f = 285 K T f = 275 K Temperatura [K] 320 315 310 305 300 295 290 Figura 3.15- 0 Andamenti 200 delle 400 600 Potenza [W] temperature 800 del 1000 fluido dell’evaporatore, al variare della potenza termica dissipata (Caso C) __ 76 __ vettore all’interno Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT Contrariamente al caso precedente, la variazione di temperatura della sorgente fredda produce effetti che divengono più evidenti con il crescere della potenza dissipata, mentre risultano praticamente trascurabili sotto i 300 W. L’andamento del parametro (TE-Tf)/Q’E, figura 3.17, è molto simile a quello di figura 3.14. Dunque impiegando il PTPT nel raffreddamento dell’elettronica, lo sfruttamento di una sorgente fredda, a temperatura inferiore a quella ambientale, può rendersi vantaggioso soltanto per potenze dissipate di notevole entità. ACCUMULATORE 325 T f = 295 K T f = 285 K T f = 275 K 320 Temperatura [K] 315 310 305 300 295 T m = 295 °K 290 Figura 3.16- 0 200 Andamenti delle 400 600 Potenza [W] 800 temperature 1000 del fluido vettore all’interno dell’accumulatore, al variare della potenza termica dissipata (Caso C) 0.30 (TE-Tf )/Q'E [K / W] 0.25 0.20 T f = 295 K T f = 285 K T f = 275 K 0.15 0.10 0.05 0.00 0 200 400 600 800 1000 Potenza [W] Figura 3.17- Andamenti del parametro (TE-Tf)/Q’E, al variare della potenza termica dissipata (Caso C) __ 77 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT Infine osservando i grafici della figura 3.16, si nota come l’accumulatore, che scambia con una sorgente a 295 K, raggiunga temperature operative inferiori (circa 292.5 K) alla sorgente stessa. E’ dunque possibile ipotizzare lo sfruttamento di trasferitori molari di calore che operino un raffrescamento di un locale abitativo (tramite il flusso termico all’accumulatore) sfruttando macchine a lavoro nullo, senza compressione e con un unico fluido di lavoro. In questo caso il COP, definito come il calore sottratto alla sorgente a temperatura Tm diviso la potenza termica fornita all’evaporatore, risulta molto basso, circa uguale a 0.02. Tuttavia è necessario far notare che il sistema in questione non è ottimizzato per tali scopi, non è dunque ancora possibile stabilire se il basso valore del COP sia un limite di funzionamento o un cattivo dimensionamento della macchina. Riuscendo ad ottenere COP più elevati si potrebbe pensare di operare un raffrescamento di locali attraverso scambiatori solari completamente passivi. Tale asserzione fornisce lo spunto per ulteriori indagini e riflessioni da sviluppare in successivi lavori. 3.7 Conclusioni In questo lavoro viene presentata un’analisi numerica delle prestazioni di un dissipatore bifase a PTPT, che si caratterizza come una macchina termica a lavoro nullo operante con sorgenti a tre livelli di temperatura. Tale analisi è stata effettuata sviluppando un apposito codice di calcolo. In particolare sono stati considerati gli effetti prodotti da variazioni sistematiche delle temperature della sorgente fredda (275, 285, 295 K), della temperatura della sorgente intermedia (295, 305, 315 K) e della potenza termica dissipata (100÷1000 W) sulle temperature operative del PTPT. Il funzionamento del dispositivo e le temperature raggiunte dal fluido di lavoro sono state analizzate sia durante il regime transitorio sia dopo il raggiungimento del regime periodico stabilizzato tipico della macchina. Alcune considerazioni sono state effettuate sul parametro (TE-Tf)/Q’E, che rappresenta il surriscaldamento del fluido nell’evaporatore rispetto alla temperatura della sorgente fredda per unità di potenza dissipata. Dai risultati ottenuti è stato osservato che per le alte potenze smaltite (> 800 W) il dispositivo presenta un rapporto (TE-Tf)/Q’E costante e pari circa a 0.03 K/W, per tutti i casi esaminati. Per potenze inferiori ai 300 W il comportamento di (TE-Tf) in __ 78 __ Un modello matematico per l’interpretazione del comportamento di un PTPT funzione di Q’E devia dalla linearità con effetti amplificati all’aumentare della differenza di temperatura tra sorgente intermedia e sorgente fredda. Quando si opera con temperature della sorgente intermedia più alte della temperatura ambientale di riferimento (295 K) e con basse potenze (<300 W), il dispositivo lavora a temperature dell’evaporatore più alte ma indipendenti dalle variazioni di potenza dissipata, quest’ultima è una caratteristica positiva nelle applicazioni nelle quali si debba ottenere un controllo termico. Infine operando con temperature della sorgente fredda inferiori a quella della temperatura ambientale di riferimento, è possibile ottenere temperature dell’accumulatore (292.5 K) minori della temperatura ambientale stessa. E’ dunque possibile ipotizzare lo sfruttamento di trasferitori molari di calore che operino un raffrescamento di un locale abitativo sfruttando macchine a lavoro nullo, senza compressione e con un unico fluido di lavoro. __ 79 __ PARTE B: analisi sperimentale __ 80 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali L’enorme diffusione di componenti elettrici ed elettronici, che richiedono sistemi di raffreddamento sempre più efficaci tali da consentire lo smaltimento di elevati flussi termici, è stata di stimolo per l’attività di ricerca che coinvolge da alcuni anni il Dipartimento di Energetica della facoltà di Ingegneria di Pisa [Latrofa et al. 1985, 1988], [Casarosa et al. 1986], [Fantozzi et al. 1997], [Fantozzi e Filippeschi 2000]. Testimonianza concreta di questo interesse sono le apparecchiature per l’analisi sperimentale in funzione presso il Laboratorio del Dipartimento stesso. Tra queste è presente un termosifone bifase a funzionamento periodico di grande taglia (dislivello tra accumulatore e condensatore pari a 2 m) reso operativo nel 1999. La sua realizzazione si inserisce all’interno di una collaborazione con il Moscow Power Institute, che si propone di fornire strumenti di carattere teorico ed indicazioni di carattere sperimentale utili per la progettazione di questi dispositivi. La realizzazione, e la successiva fase di sperimentazione, di un termosifone bifase a funzionamento periodico di ridotte dimensioni viene descritta in questa sezione del lavoro. La riduzione di scala, rispetto al dispositivo PTPT di grande taglia già in funzione, è stata effettuata considerando che il nuovo prototipo avesse ingombro tale da consentire la sua installazione all’interno di un case middle tower di un comune personal computer. __ 81 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali Nel presente capitolo verranno descritti gli elementi che costituiscono l’apparato utilizzato per i rilievi sperimentali. L’apparato si compone principalmente di due parti: il prototipo di PTPT e tutta la strumentazione necessaria alla conduzione dell’attività di prova e di misura; tali parti verranno descritte separatamente. L’apparato completo è schematizzato in figura 4.1; la parte relativa al prototipo viene rappresentata in nero, la parte relativa alla strumentazione in rosso. In verde sono invece rappresentate le linee per la trasmissione dati e per l’alimentazione elettrica. Figura 4.1- Schema complessivo dell’apparato sperimentale Le scelte di progetto sulla struttura realizzata sono state tutte guidate dall’ esigenza di avere caratteristiche tecniche utili per l’impiego del PTPT come dispositivo di controllo termico per apparati elettronici di piccola scala. In accordo con la classificazione dei termosifoni proposta nel capitolo 1, è stato realizzato un prototipo che operi in controgravità con le modalità classificabili tra le macchine dette “ad annullamento del salto di pressione”. __ 82 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali La fase di ritorno del fluido refrigerante avviene dunque per annullamento del salto di pressione tra evaporatore ed accumulatore, ottenuto mettendo in comunicazione i due serbatoi attraverso l’apertura di due elettrovalvole (figura 4.1). E’ opportuno notare che, una volta annullato il salto di pressione, la spinta che movimenta il liquido viene generata dall’accelerazione gravitazionale, per effetto delle differenti quote dei due serbatoi. Dunque, in assenza di tale campo di forza, per ottenere il ritorno del condensato in un PTPT così configurato, sarebbe necessario sostituire l’azione della forza peso con una differente forza (ad esempio una forza di tipo capillare ottenuta inserendo una matrice porosa nella linea del ritorno del liquido). 4.1 Il Prototipo di PTPT Figura 4.2- Ingombro del prototipo di PTPT __ 83 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali Il prototipo di PTPT, realizzato durante questo lavoro, è mostrato in figura 4.2. La figura ha lo scopo di evidenziare l’ingombro del dispositivo, che è stato inserito a titolo dimostrativo all’interno di un case middle tower (dimensioni 340x180x320 mm) di un comune personal computer. Nella figura in questione risultano ben visibili i tre organi principali della macchina: l’evaporatore, il condensatore, l’accumulatore ed anche le tubazioni flessibili utilizzate come linee di collegamento tra i suddetti organi. Figura 4.3- Allestimento del prototipo di PTPT in configurazione operativa __ 84 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali Come già precisato, l’evaporatore è un serbatoio tramite il quale viene trasferito al fluido vettore il calore asportato dal componente. Il condensatore è uno scambiatore attraverso il quale il calore viene riversato nell’ambiente. L’accumulatore è un semplice serbatoio, non termicamente isolato, utilizzato per il contenimento di fluido. Nella loro configurazione operativa, gli organi principali del prototipo di PTPT, sono disposti su di un piano verticale a differenti quote ed ancorati ad una griglia metallica, figura 4.3. La griglia consente di avere un riferimento con il quale misurare e variare con passo 10 mm le differenti quote degli organi. La foto riportata nella figura 4.3 è stata scattata nella fase di messa a punto iniziale dell’apparato sperimentale, durante i primi test di funzionamento. Si noti infatti la presenza di due valvole di non ritorno sulle linee di collegamento (check valve A, check valve B) rimosse durante la campagna di prove e l’inversione, rispetto alla configurazione di figura 4.1, del collegamento all’evaporatore delle linee vapore e ritorno liquido (linee F e B della figura 4.1). I prossimi paragrafi saranno dedicati alla descrizione separata dei tre organi principali e delle linee di collegamento. 4.1.a L’evaporatore L’evaporatore è costituito da un serbatoio di alluminio AISI 316S, di forma assialsimmetrica e con un volume di circa 0.25 l. Le principali dimensioni e caratteristiche realizzative dell’evaporatore sono riportate in figura 4.4. Il componente da raffreddare viene simulato da una termoresistenza, disposta su di un piano orizzontale e posta a contatto con la parte inferiore dell’evaporatore, figura 4.4. La parte inferiore dell’evaporatore, che separa fisicamente la termoresistenza dal fluido vettore, è realizzata con una massa di rame (definita nel lavoro come dissipatore o spina in rame). La scelta del rame è stata fatta grazie alla sua elevata conducibilità termica, visto che deve trasferire il calore dalla termoresistenza al fluido. La particolare forma del dissipatore in rame è invece legata alla possibilità di ottenere un incremento del flusso termico specifico trasmesso al fluido, in modo tale da non limitare l’indagine a valori del flusso critico inferiori a 15 W/cm2 (limite operativo della termoresistenza). __ 85 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali Figura 4.4- Prototipo di PTPT: l’evaporatore (misure in mm) Il dettaglio relativo al posizionamento della termoresistenza viene mostrato nella figura 4.5. Per evitare la trasmissione (di tipo conduttivo) del calore attraverso le pareti dell’evaporatore, tra il dissipatore di rame e la struttura dell’evaporatore è stato interposto un anello di materiale termicamente isolante dello spessore minimo di 12 mm, realizzato in teflon (PTFE). Figura 4.5- Posizionamento della termoresistenza __ 86 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali Nella parte superiore dell’evaporatore sono alloggiati i dispositivi per consentire il collegamento con condensatore ed accumulatore. L’altro collegamento con l’accumulatore è invece previsto sulla superficie laterale dell’evaporatore. La tenuta tra le varie parti dell’evaporatore è garantita dall’inserimento di anelli di tenuta in gomma di tipo O-Ring. Durante l’attività sperimentale sono state effettuate una serie di prove disponendo la termoresistenza su di un piano verticale, ruotando di conseguenza l’asse di simmetria dell’evaporatore da una posizione verticale ad una posizione orizzontale. In queste specifiche prove, per consentire al fluido vettore di mantenere bagnata la superficie del dissipatore in rame, è stata inserita una struttura capillare all’interno dell’evaporatore, figura 4.6. La struttura capillare è costituita da semplice rete metallica a maglie quadrate con spessore del filo pari a 0.2 mm e luce pari a 0.3 mm. Figura 4.6- Dettaglio del posizionamento della struttura capillare all’interno dell’evaporatore La rete metallica è stata scelta dopo aver controllato che la pressione capillare generata dalla stessa sul fluido FC72, valutata attraverso l’equazione di YoungLapalace [Peterson 1994], fosse in grado di vincere un battente di liquido pari al diametro della superficie di scambio in rame. La campagna di prove effettuata ha previsto anche un confronto prestazionale tra il prototipo di PTPT “ad annullamento del salto di pressione” ed uno del tipo “a decremento di pressione”. Il prototipo del tipo “a decremento di pressione” è stato ottenuto a partire da quello “ad annullamento del salto di pressione” modificandone la struttura. In particolare sono state aggiunte due valvole di non ritorno (valvole __ 87 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali NRV A e B) e sono state modificate le linee di collegamento in base allo schema riportato nella figura 4.7. Figura 4.7- Rappresentazione schematica del prototipo di PTPT nella configurazione “a decremento di pressione” Come si nota dalla figura 4.7, in questo particolare dispositivo risulta necessaria la presenza di un serbatoio intermedio all’interno dell’evaporatore. La sua funzione è quella di evitare il contatto diretto del fluido di lavoro con le pareti calde dell’evaporatore nei primi istanti del ritorno. Senza il serbatoio intermedio si avrebbe infatti una vaporizzazione istantanea del fluido refrigerante con conseguente aumento di pressione all’interno dell’evaporatore ed inibizione del ritorno del condensato rimanente (dato che il ritorno avviene proprio grazie al decremento di pressione ottenuto nell’evaporatore in conseguenza del suo completo svuotamento). Lo svuotamento del serbatoio intermedio viene effettuato tramite un sifone che, una volta attivato, consente il deflusso di tutto il fluido operativo. __ 88 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali 4.1.b Il condensatore Figura 4.8- Rappresentazione schematica del condensatore (misure in mm) Figura 4.9- Prototipo di PTPT: il condensatore __ 89 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali Il condensatore è il componente nel quale, se correttamente dimensionato, viene dissipata la quasi totalità della potenza termica fornita dalla termoresistenza al fluido vettore. Esso può essere posizionato indifferentemente a quote superiori o inferiori all’evaporatore. Lo scambiatore è costituito da un parallelepipedo in alluminio le cui dimensioni principali sono riportate nello schema di figura 4.8. Nella figura 4.9 sono invece riportate alcune immagini relative al dispositivo così come realizzato. Il condensatore possiede una superficie alettata attraverso la quale fluisce un flusso d’aria movimentato da un ventilatore. Sul lato opposto del parallelepipedo, rispetto alla superficie alettata, è stata invece ricavata una serpentina a sezione quadrata 4x4 mm, attraverso la quale fluisce il fluido vettore. La lunghezza complessiva della serpentina è di circa 500 mm. Grazie all’utilizzo di una superficie in policarbonato Lexan, che sigilla la serpentina, è possibile osservare il tipo di moto all’interno del condensatore, come si nota dalle figure 4.8 e 4.9. 4.1.c L’accumulatore Il terzo organo che costituisce il termosifone è l’ accumulatore, rappresentato schematicamente in figura 4.10. Esso è posto ad una quota superiore all’evaporatore, in modo tale da consentire il ritorno del condensato accumulato. Questo serbatoio è realizzato in alluminio AISI 316S con volume di circa 0.08 l. Esternamente all’accumulatore è posizionato un indicatore di livello a colonna graduato, direttamente connesso, che ne rivela costantemente il livello di riempimento, figura 4.11. Nella parte superiore dell’accumulatore sono alloggiati i dispositivi per consentire il collegamento con condensatore ed evaporatore. Sempre sulla parte superiore del serbatoio, utilizzando lo stesso foro di uscita del collegamento con evaporatore, è posizionato un rubinetto utilizzato per il riempimento dell’apparato sperimentale e per l’evacuazione dei gas incondensabili. Sulla parte inferiore del serbatoio è invece presente il dispositivo per collegare la linea di ritorno del condensato. __ 90 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali 6 5 1 Rubinetto di riempimento 2 Bicchiere 3 Tappo 4 Connessione con Evaporatore 1 5 Collegamento al Trasduttore di pressione 7 6 Collegamento con il Condensatore 7 Ingresso termocoppie 3 2 4 Figura 4.10- Rappresentazione schematica dell’accumulatore Figura 4.11- Prototipo di PTPT: l’accumulatore __ 91 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali Come già precisato l’accumulatore non è termicamente isolato rispetto all’ambiente esterno, quindi non ha funzione di semplice accumulo ma di fatto può operare come terzo elemento di scambio. 4.1.d Le linee di collegamento tra gli organi principali Per quanto riguarda le linee utilizzate per il collegamento tra gli organi principali, in riferimento al circuito percorso dal fluido refrigerante tracciato in nero nella figura 4.1, possiamo individuarne distintamente quattro. Esse sono tutte costituite da tubo in polietilene flessibile di diametro esterno pari a 6 mm ed interno pari a 4 mm. Il tubo in questione è idoneo al contenimento di fluidi aggressivi e resiste a temperature di lavoro superiori a 100 °C. Il volume interno complessivo delle linee di collegamento e circa 0.04 l. Figura 4.12- Prototipo di PTPT: elettrovalvola La linea del vapore, si veda la figura 4.1, collega l’evaporatore all’ingresso del condensatore; la linea del liquido collega l’uscita del condensatore con l’accumulatore, essa è quella in cui il liquido (o la miscela bifase) fluisce in controgravità verso l’accumulatore; la linea di equilibrio delle pressioni mette in comunicazione la parte superiore dell’evaporatore con quella del serbatoio di accumulo ed ha la funzione di uguagliare la pressione nei due serbatoi; __ 92 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali la linea di ritorno collega la parte inferiore dell’accumulatore con l’evaporatore, essa consente al liquido di ritornare all’evaporatore sotto la spinta della forza peso, una volta che le pressioni nei due serbatoi tendano ad uguagliarsi. Le ultime due linee descritte debbono essere aperte solamente per una breve parte del ciclo periodico del PTPT, per cui su di esse sono presenti due elettrovalvole, una per ciascuna linea. Le elettrovalvole sono riportate in figura 4.12. Esse sono valvole a solenoide del tipo normalmente chiuso realizzate interamente in acciaio inox. Il loro tempo di apertura è pari a 5 ms, le loro dimensioni molto compatte (si vedano in figura 4.12 rapportate ai tubi in polietilene di diametro esterno 6 mm). La potenza richiesta per l’apertura è inferiore a 5 W. Eliminando la linea di equilibrio delle pressioni e quella di ritorno, posizionando il condensatore a quote superiori rispetto all’evaporatore e collegando direttamente l’uscita del condensatore all’evaporatore, è possibile ottenere un prototipo di termosifone bifase a circuito chiuso operante in regime stazionario (LTPT). Anche quest’ultima configurazione operativa è stata oggetto di prova durante l’attività sperimentale. 4.2 La strumentazione per rilievi sperimentali Per consentire lo svolgimento dell’attività sperimentale, oltre al prototipo di PTPT descritto nei paragrafi precedenti, l’apparato si compone di tutta la strumentazione necessaria a: - fornire l’alimentazione elettrica ai dispositivi; - effettuare misure sperimentali; - acquisire i dati rilevati durante le misure. Tale strumentazione è rappresentata in rosso nella figura 4.1 e descritta nei paragrafi successivi. __ 93 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali 4.2.a Il sistema di alimentazione Il sistema di alimentazione di potenza è rappresentato schematicamente in figura 4.13. La tensione alternata, prelevata dalla rete elettrica a 220 V, viene utilizzata per alimentare tre dispositivi: una pompa a vuoto e due alimentatori di tensione continua. Figura 4.13- Strumentazione per rilievi sperimentali: l’alimentazione di potenza elettrica La pompa a vuoto è collegata al prototipo di PTPT come indicato nella figura 4.1. Essa viene impiegata esclusivamente durante la fase di preparazione alla prova, per rimuovere i gas incondensabili presenti all’interno del PTPT. L’alimentatore di tensione continua stabilizzata è il modello Agilent 6575A, che è in grado di fornire tensione continua nell’intervallo 0÷120 V con un limite sulla massima corrente erogabile di 18 A. __ 94 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali L’alimentatore ha un voltmetro ed un amperometro integrati che consentono la visualizzazione in tempo reale della tensione e della corrente erogate. Esso può inoltre essere programmato controllando i valori della tensione continua con accuratezza di ±4 mV e quelli della corrente con accuratezza di ±1 mA. L’alimentatore in questione fornisce la potenza elettrica alla termoresistenza, la quale, per effetto Joule, genera calore simulando la presenza di un componente elettronico. La termoresistenza utilizzata è il modello MICA HM6807. Essa ha forma circolare di diametro pari a 38 mm, dissipa calore sulla sua superficie superiore, mentre sulla superficie inferiore è dotata di uno strato di materiale termicamente isolante. La sua resistenza elettrica nominale è di 3.9 Ω ed è in grado di generare un flusso di calore specifico massimo di 15 W/cm2. La particolare forma del blocco di rame con cui essa è a contatto (rapporto tra le superfici della base inferiore e quella superiore del blocco pari a 4), consentono di trasferire al fluido flussi specifici fino a 60 W/cm2. La termoresistenza può lavorare con temperature di esercizio massime di 225 °C. Il secondo alimentatore, figura 4.13, eroga una tensione continua a 12 V. Esso possiede due linee in uscita, una delle quali continuamente alimentata ed utilizzata per fornire la potenza elettrica necessaria al funzionamento dei trasduttori di pressione. L’altra linea in uscita serve invece per fornire la potenza utile all’apertura delle elettrovalvole. L’alimentazione di questa linea è dunque intermittente e può essere regolata manualmente, attraverso un interruttore, oppure automaticamente, grazie alla presenza di un timer digitale. Il timer può essere programmato al fine di stabilire gli intervalli di tempo di alimentazione o meno della suddetta linea. 4.2.b Il sistema di misura ed acquisizione dati Le principali misure effettuate durante l’attività sperimentale sono misure di temperatura e pressione. La pressione all’interno dell’evaporatore e del serbatoio di accumulo vengono misurate attraverso l’impiego di traduttori di pressione. I trasduttori, mostrati nella figura 4.14, sono del tipo a sensore piezoresistivo al silicio, della ditta Druck. Il sensore è integrato in un corpo in acciaio inox con saldature laser ed è isolato dal mezzo di misura da una membrana in Hastelloy. Questa robusta costruzione __ 95 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali garantisce un utilizzo sicuro ed una piena compatibilità con qualsiasi fluido di misura ed in qualsiasi ambiente e condizione operativa. L’intervallo di temperatura operativo, per questo strumento, va da –40 a +100 °C, il segnale di uscita è in corrente continua variabile tra 4 e 20 mA. L’intensità di tale corrente è direttamente proporzionale alla pressione assoluta. Il tempo di risposta alle variazioni di pressione è di circa 1 ms. L’intervallo di pressioni misurate va da –1 a +2.5 bar relativi. La sua accuratezza è pari allo 0.25% del valore di fondo scala. Figura 4.14- Strumentazione per rilievi sperimentali: i traduttori di pressione (misure in mm) Una serie di 5 termocoppie viene utilizzata per misurare le temperature nei punti specificati nella figura 4.1. Le termocoppie impiegate sono di tipo T (ramecostantana) del diametro di 0.5 mm rivestite con acciaio. In particolare le termocoppie misurano le seguenti temperature - temperatura della massa in rame 1.5 mm al di sotto della superficie di scambio con il fluido vettore (termocoppia T1) - temperatura del fluido vettore, fase liquida, all’interno dell’evaporatore (termocoppia T2) - temperatura del fluido vettore, fase aeriforme, all’interno dell’evaporatore (termocoppia T3) - temperatura del fluido vettore, fase liquida, all’interno dell’accumulatore (termocoppia T4) - temperatura del fluido vettore, fase aeriforme, all’interno dell’accumulatore (termocoppia T5) __ 96 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali Una ulteriore termocoppia, di caratteristiche analoghe alle precedenti, viene impiegata per misurare la temperatura dell’ambiente di prova. I dati rilevati dai trasduttori di pressione e dalle termocoppie vengono inviati ad una scheda di acquisizione programmabile la AGILENT modello 34997 OA, figura 4.15, che possiede una frequenza di acquisizione massima di 3 Hz. Figura 4.15- Strumentazione per rilievi sperimentali: la scheda di acquisizione dati La scheda di acquisizione opera automaticamente la compensazione del giunto freddo delle termocoppie. L’accuratezza complessiva (sonda più algoritmo di conversione da tensione a temperatura) con cui vengono effettuati i rilievi di temperatura è pari a ±0.5 °C. La frequenza di acquisizione impostata durante l’attività sperimentale, sia per i rilievi di pressione che per quelli di temperatura, è pari a 1/3 Hz. Infine un indicatore di livello viene utilizzato per monitorare il volume di liquido presente all’interno dell’accumulatore. L’indicatore di livello è collegato direttamente al serbatoio, figura 4.1, e possiede una scala graduata con intervallo di graduazione pari a 1 mm. 4.2.c Lo strumento per rilievi termografici nell’infrarosso Per ottenere la distribuzione della temperatura, su alcune superfici di particolare interesse del dispositivo investigato, durante alcune prove sono stati effettuati una serie di rilievi termografici nell’infrarosso. __ 97 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali Lo strumento impiegato per questi rilievi è la termocamera modello Neo Thermo TVS600 della Nippon Avionics Co., mostrata in figura 4.16. Essa è dotata di sensore di tipo FPA (focal plane array) microbolometrico. Il sensore microbolometrico lavora a temperatura ambiente con basso consumo energetico e contenuto surriscaldamento, quindi la macchina non necessita di specifico sistema di raffreddamento. Il sensore della TVS-600 ha 320x240 elementi sensibili alla radiazione di lunghezza d’onda compresa tra 8 e 14 µm, la sua risoluzione termica è di 0.15 °C. La termocamera è dotata di una scheda per l'acquisizione di immagini ad elevata frequenza che permette di ottenere immagini digitali con risoluzione di 320x240 pixels ad una frequenza massima di 30 fotogrammi per secondo. Lo strumento è dotato di un’ottica con filtri nel visibile, caratterizzata da una distanza focale di 35 mm, da un campo di vista pari a 25.8°x19.5° ed un campo di vista istantaneo di 1.4 mrad. Tali caratteristiche permettono la messa a fuoco di un oggetto distante 30 cm dall'obiettivo, inquadrando una area massima di 13x10 cm con una dimensione del pixels di 0.4 mm. Figura 4.16- Camera termografica impiegata per rilievi sperimentali L’elaborazione delle immagini ottenute viene eseguita con il programma PE Professional della GORATEC Technology. Il software consente, una volta inserito il valore di emissività della superficie osservata, di visualizzare la mappa bidimensionale delle temperature. Per ottenere valori di temperatura attendibili, occorre dunque conoscere con precisione l’emissività della superficie osservata. Per questo motivo tutte le superfici metalliche, oggetto di riprese termografiche in questo lavoro, sono state rivestite da __ 98 __ L’apparato utilizzato per rilievi sperimentali un sottile film di vernice nera opaca. L’emissività del film, misurata sperimentalmente, risulta paria a 0.97. 4.3 Conclusioni Il presente capitolo è stato dedicato alla descrizione del prototipo di PTPT di piccola scala oggetto della sperimentazione. Come sopra indicato è stato realizzato un dispositivo del tipo “ad annullamento del salto di pressione”. Tuttavia il prototipo è stato progettato e realizzato in modo da rendere possibile una serie di modifiche alla sua struttura, modifiche in grado di renderlo funzionante anche come PTPT del tipo “a decremento di pressione” e come classico termosifone bifase a circuito chiuso e funzionamento stazionario LTPT. Questa scelta ha consentito di eseguire vari confronti prestazionali tra diversi dispositivi di controllo termico. Nel capitolo, oltre alla descrizione del prototipo, è presente la descrizione della strumentazione utilizzata per effettuare i rilievi sperimentali e per acquisire i dati durante le prove. Le campagne di prove eseguite ed i risultati ottenuti sono riportati e descritti nel capitolo successivo. __ 99 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala Lo scopo della presente indagine sperimentale è quello di caratterizzare il funzionamento di un prototipo di PTPT di ridotte dimensioni, del tipo “ad annullamento del salto di pressione”, e valutare la sua attitudine ad essere impiegato nel controllo termico di apparati di piccola scala. Il caso tecnico di riferimento è il controllo termico di apparati elettronici delle ultime generazioni. Le prove di seguito descritte sono state effettuate variando alcuni tra i parametri operativi più significativi della macchina, in particolare: potenza termica dissipata, quota relativa tra gli organi principali del PTPT, quantità di fluido vettore circolante. Non risultano invece variate durante le prove le temperature (Tf, Tm) delle sorgenti termiche con cui scambiano calore rispettivamente condensatore ed accumulatore. Il primo infatti viene raffreddato in convezione forzata ed il secondo in convezione naturale, entrambe con aria a temperatura ambientale, che per tutta la durata dell’attività è rimasta contenuta nell’intervallo 17÷21 °C. Ognuno dei test è stato condotto utilizzando la medesima procedura. L’evaporatore viene riempito con una determinata quantità VT di fluido vettore allo stato liquido. Anche la linea di trasporto del fluido, dall’evaporatore all’accumulatore, viene parzialmente riempita di fluido vettore. Una volta effettuato il riempimento dell’apparato, ottenendo un determinato coefficiente di riempimento Φ, attraverso la __ 100 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala pompa a vuoto si porta il fluido nell’evaporatore e nell’accumulatore alla pressione di saturazione, relativa alla temperatura ambientale. In questo modo nei 2 serbatoi si ottengono le condizioni di equilibrio termodinamico ed inoltre vengono eliminati i gas incondensabili, inevitabilmente presenti all’interno della macchina durante la fase di riempimento. A questo punto viene fornita la potenza Q’E alla termoresistenza ed il ciclo operativo del PTPT comincia. dall’evaporatore Durante il all’accumulatore. funzionamento, Una volta il liquido esaurito il viene liquido trasferito all’interno dell’evaporatore vengono aperte le 2 elettrovalvole e la macchina viene riportata nelle condizioni di inizio del ciclo. La condizione di esaurimento del liquido viene rilevata attraverso l’osservazione congiunta degli andamenti di pressione e temperatura del fluido nell’evaporatore e della temperatura della superficie del dissipatore. Quando viene osservato un repentino incremento della temperatura del dissipatore, accompagnato da un decremento della pressione all’interno dell’evaporatore, il liquido all’interno del serbatoio viene considerato completamente esaurito. In queste condizioni infatti lo scambio termico degrada bruscamente, la temperatura del fluido si allontana dal valore della temperatura di saturazione, relativo alle condizioni di pressione rilevate per l’evaporatore, e dunque viene inviato il segnale di apertura delle elettrovalvole. Il completo svuotamento dell’accumulatore, durante la fase di ritorno, viene invece rilevato attraverso l’indicatore di livello ad esso collegato. Una volta completati un numero sufficiente di cicli, in modo tale che la macchina abbia raggiunto un regime di funzionamento stabilizzato, la prova viene considerata terminata. Il regime di funzionamento stabilizzato viene assunto raggiunto quando per 4 cicli consecutivi si verifica che: i valori medi della temperatura della superficie del dissipatore a contatto con il fluido, registrati dalla termocoppia T1 per i 4 differenti cicli, sono contenuti in un intervallo di 1.0 °C. Il fluido vettore scelto per essere impiegato nel prototipo di PTPT è il fluido dielettrico FC-72. La necessità di impiegare un fluido dielettrico nasce da ragioni di sicurezza, infatti pur non essendo presente un contatto diretto, si preferisce evitare l’impiego di un fluido elettricamente conduttore per dissipare calore da elementi sottoposti ad una tensione elettrica. Tale considerazione viene rafforzata osservando che l’elemento destinato alla trasmissione del calore tra il componente da raffreddare e ed il fluido vettore è realizzato in rame (grazie alla sua elevata conducibilità termica) che notoriamente è un ottimo conduttore elettrico. __ 101 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala I fluidi dielettrici maggiormente utilizzati nei sistemi di controllo termico bifase sono quelli conosciuti comunemente come “Fluoro-inerti”, ed in particolare FC-87, PF5052, FC-72, che a pressione atmosferica possiedono rispettivamente le seguenti temperature di saturazione 32.0 °C, 50.0 °C, 56.6 °C. Tali temperature rientrano in un intervallo particolarmente favorevole, infatti risultano sufficientemente basse per contenere il surriscaldamento del componente da raffreddare e sufficientemente alte per consentire lo smaltimento del calore rimosso attraverso sorgenti a temperatura ambiente. Il confronto tra le principali proprietà termofisiche dei fluidi citati viene riportato nella tabella 5.1. Tabella 5.1- Proprietà termofisiche di differenti fluidi valutate a pressione atmosferica Inoltre l’assenza di atomi di cloro nei fluidi Fluoro-inerti, rende il loro impiego molto meno dannoso per la fascia di ozono dell’atmosfera terrestre, rispetto all’impiego dei fluidi dielettrici noti come “Freon”. Il fluido dielettrico FC-72, scelto per l’attività sperimentale, possiede un flusso di calore critico in ebollizione satura su superficie piana di circa 20 W/cm2 [Anderson e Mudawar 1989], [Guglielmini et al. 2002], e possiede la minore tensione superficiale tra quelli descritti, ciò limita gli effetti legati alla capillarità. Tali effetti, al contrario di quanto avviene per un PHP, non risultano necessari per il funzionamento di un PTPT. 5.1 Caratterizzazione del ciclo a regime periodico stabilizzato Per effettuare l’indagine sperimentale è stata definita una configurazione di riferimento del prototipo di PTPT. La configurazione assunta come riferimento prevede: - un dislivello percorso dal fluido in controgravità Htot pari a 0.5 m; __ 102 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala - un dislivello tra l’ingresso del condensatore ed il piano orizzontale della superficie dissipante HC pari a -0.2 m (il segno negativo indica che il condensatore è situato più in basso rispetto alla superficie dissipante dell’evaporatore); - un coefficiente di riempimento iniziale Φ dell’apparato pari al 15% (il volume interno complessivo dell’apparato risulta circa 344 ml); - un volume di liquido VT presente all’interno dell’evaporatore, e quindi trasferito all’accumulatore durante il ciclo, pari a 25 ml (misurato a temperatura ambiente). A partire da questa configurazione, sono state effettuate una serie di prove volte a caratterizzare il comportamento del prototipo in 34 differenti condizioni operative. Le condizioni operative si differenziano per il valore della potenza termica dissipata Q’E oppure per la variazione, rispetto alla configurazione di riferimento, di uno dei seguenti parametri: - differenza di quota tra la superficie dissipante e l’ingresso del condensatore HC; - volume del liquido trasferito dall’evaporatore all’accumulatore per ogni ciclo VT. Ciclo periodico completo Q'E= 20 W 70 2 q'E= 7.22 W/cm 65 60 Temperatura [°C] 55 1 2 T1 3 50 T3 45 VT= 25 ml HC= -20 cm 40 35 30 T2 25 T5 20 T4 15 -120 0 120 240 360 480 600 Tempo [s] Figura 5.1- Andamenti delle temperature durante il ciclo periodico a regime stabilizzato di un PTPT Per tutti i test effettuati e descritti in questo lavoro, il prototipo di PTPT è stato in grado di raggiungere il funzionamento a regime stabilizzato, operando anche con quantità di fluido circolante molto esigue (VT=3 ml). __ 103 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala Il ciclo periodico tipico, una volta raggiunto il regime stabilizzato, è rappresentato nella figura 5.1, dove le temperature riportate sono quelle sperimentalmente misurate dalle 5 termocoppie inserite nell’apparato. L’analisi degli andamenti delle temperature, ottenute per il ciclo a regime stabilizzato, evidenzia forti analogie qualitative rispetto agli stessi andamenti ricavati per PTPT di grande scala [Salvadori 2002]. All’interno di ogni singolo ciclo è possibile riconoscere un intervallo di tempo caratterizzato da graduali variazioni dei parametri operativi (intervallo di tempo indicato nella figura 5.1 con il numero 2) ed un intervallo nel quale le variazioni dei parametri sono brusche (intervalli indicati con i numeri 1 e 3). La durata degli intervalli di tempo con brusche variazioni dei parametri operativi risulta contenuta tra 0.01τc e 0.35τc per tutte le prove effettuate, dove τc rappresenta la durata complessiva del ciclo a regime stabilizzato. Il ciclo periodico comincia con la chiusura delle elettrovalvole, una volta svuotato l’accumulatore. Il flusso termico fornito all’evaporatore produce il passaggio di stato del fluido vettore, che subisce una compressione assimilabile ad una trasformazione isovolumica (intervallo di tempo numero 1, figura 5.2). Questa fase operativa viene definita fase di compressione. La fase di compressione termina quando il vapore a monte del condensatore raggiunge la pressione data dall’equazione (5.1) PE = PA + ρ l ⋅ g ⋅ H tot + ∆PE → A (5.1) dove PE rappresenta la pressione di saturazione relativa alla temperatura dell’evaporatore TE, in questo lavoro ricavata come media aritmetica dei valori misurati dalle termocoppie T2 e T3; PA rappresenta la pressione di saturazione relativa alla temperatura dell’accumulatore TA (ricavata come media aritmetica dei valori misurati dalle termocoppie T4 e T5); ∆PE→A rappresenta le perdite di carico legate al moto del fluido, che in controgravità viene spinto verso l’accumulatore. Quando la condizione espressa dall’equazione (5.1) viene raggiunta, la pressione PE è sufficiente a spingere il liquido nell’accumulatore, l’evaporatore viene gradualmente svuotato e l’accumulatore riempito. Questa fase operativa (intervallo di tempo numero 2, figura 5.1), nella quale avviene il vero e proprio trasferimento di fluido, termina con il completo svuotamento dell’evaporatore ed è definita come fase di trasferimento. Una volta che l’evaporatore sia completamente svuotato, si osserva un brusco aumento della temperatura TW della superficie del dissipatore a contatto con il __ 104 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala fluido, sperimentalmente misurata attraverso la termocoppia T1, e contemporaneamente una diminuzione della temperatura TE. Le elettrovalvole vengono dunque aperte, la pressione nell’accumulatore aumenta, quella nell’evaporatore continua a diminuire ed avviene il ritorno del condensato (intervallo di tempo numero 3, figura 5.1). Quest’ultima fase è detta di ritorno. Le fasi operative di compressione e trasferimento sono caratterizzate dal funzionamento della macchina con valvole chiuse, la loro durata complessiva viene indicata con il simbolo τt, che indica il tempo complessivamente necessario per il trasporto del fluido. Al contrario la fase operativa di ritorno è caratterizzata dal funzionamento con valvole aperte, la sua durata è pari a τc-τt. Gli stati in cui il fluido vettore si trova durante la fase di trasferimento possono essere interpretati e rappresentati su di diagramma P,T, come avviene nella figura 5.2. Il vapore nell’evaporatore, che esercita la propria spinta sulla colonna di liquido in controgravità, si trova in condizioni di saturazione, nello stato indicato con la lettera E, figura 5.2. Figura 5.2- Rappresentazione degli stati termodinamici del fluido vettore durante la fase di trasferimento di un PTPT __ 105 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala La condizione CI di ingresso nel condensatore è sostanzialmente coincidente con quella del vapore dentro l’evaporatore. Una volta entrato nel condensatore, il fluido dissipa calore latente di condensazione. Raggiunta la completa condensazione esso viene sottoraffreddato fino allo stato CO, con una trasformazione che può essere considerata isobara, trascurando le perdite di carico all’interno del condensatore. Uscito dal condensatore, il fluido viene spinto verso l’accumulatore fino allo stato AI. La pressione in AI risulterà minore della pressione in CO, per effetto della differenza di quota tra accumulatore e condensatore e delle perdite di carico ∆PE→A . Infine all’interno dell’accumulatore il fluido si troverà ancora in condizioni di equilibrio termodinamico nello stato A, con temperatura generalmente più bassa di quella dello stato AI, dato che il serbatoio di accumulo non è termicamente isolato e scambia calore con l’ambiente esterno, che si trova a sua volta a temperatura inferiore della temperatura di AI. Utilizzando un fluido vettore con temperatura di saturazione di 56.6 °C a pressione atmosferica, si intuisce come all’interno dell’accumulatore (dove le temperature si discostano di poco dalla temperatura ambiente) si operi con pressioni costantemente inferiori alla pressione atmosferica. Questo potrebbe comportare, in caso di organi di tenuta dell’apparato non perfettamente stagni e per periodi operativi particolarmente lunghi, dei trafilamenti di piccole quantità di gas incondensabili all’interno dell’accumulatore. In questo caso gli stati termodinamici del fluido e dunque le temperature subiscono delle variazioni rispetto alla situazione precedentemente descritta. Come è possibile osservare dalla figura 5.2, la temperatura dell’accumulatore in presenza di gas incondensabili (stato A’) rimane sostanzialmente invariata, varia invece la pressione, per effetto della pressione parziale degli incondensabili. Il nuovo valore della pressione nell’accumulatore può essere valutato con l’equazione (5.2) PA' = PA + ∆PNCGAS = PA + m NCGAS ⋅ R ⋅ TA Vol (5.2) dove Vol rappresenta il volume occupato dal vapore nell’accumulatore. L’incremento della pressione nell’accumulatore produce un effetto sulle pressioni di tutti gli altri stati termodinamici dell’apparato. In particolare sarà necessaria una spinta maggiore per trasferire il liquido verso l’accumulatore. L’evaporatore si troverà dunque ad operare in condizioni di equilibrio termodinamico con una pressione pari a __ 106 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala PE' = PA ' + ρ l ⋅ g ⋅ H tot + ∆PE → A (5.3) e con una temperatura pari alla temperatura di saturazione relativa alla pressione PE’. La differenza di pressione tra PE’ e PA’, viene indicata nella figura 5.2 con ∆Pm . Un parametro tecnico con cui possono essere valutate le prestazioni dei dissipatori termici, al variare dei principali parametri operativi, è la resistenza termica globale. Essa è definita dall’equazione (5.4) R= TW − Tf Q' E (5.4). R rappresenta il surriscaldamento della parete del dissipatore, rispetto alla temperatura della sorgente termica verso la quale il calore viene dissipato, per unità di potenza termica dissipata. Nel caso di un PTPT che, come nella sperimentazione in oggetto, operi in condizioni di Tf =Tm , una volta raggiunto il regime periodico stabilizzato la resistenza termica globale può essere posta nella forma (5.5) R PTPT = (TW − TE ) + (TE − TA ) + (TA − Tf ) TW − TE TE − TA TA − Tf Q' m = + + ⋅ Q' E Q' E Q' E Q' m Q' E (5.5). Considerando la fase di trasferimento del fluido vettore, i termini presenti nell’equazione (5.5) possono essere interpretati dall’osservazione del diagramma di figura 5.2 e della schematizzazione di figura 5.3. Il primo termine dell’ultimo membro dell’equazione (5.5), cioè (Tw-TE)/Q’E, rappresenta la resistenza legata allo scambio termico tra la superficie del dissipatore ed il fluido vettore, che generalmente è uno scambio termico di tipo ebollitivo. Il secondo termine, (TE-TA)/Q’E, è una resistenza termica atipica, infatti rappresenta la caduta di temperatura prodotta, non da uno scambio termico, ma dalla differenza della pressione di saturazione esistente tra l’evaporatore e l’accumulatore. Tale differenza di pressione dipende, come già chiarito dall’equazione (5.3), dalla lunghezza del tratto che il liquido percorre in controgravità e dalle perdite di carico. Infine il termine (TA-Tf)/Q’m rappresenta la resistenza che caratterizza lo scambio termico tra il fluido vettore e la sorgente a temperatura Tm=Tf, che avviene nell’accumulatore. __ 107 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala Figura 5.3- Rappresentazione schematica dei termini che compongono la resistenza termica globale di un PTPT Nei paragrafi successivi verranno analizzate le prestazioni del prototipo di PTPT al variare dei principali parametri operativi, dunque alcune considerazioni sulle resistenze termiche globali osservate sperimentalmente verranno svolte. 5.2 Caratterizzazione del funzionamento al variare del flusso termico specifico dissipato Utilizzando la configurazione di riferimento, descritta nel paragrafo precedente, sono state effettuate una serie di prove volte a caratterizzare il comportamento di un PTPT di piccola scala al variare del flusso specifico dissipato. I flussi specifici utilizzati per le prove sono quelli riportati nella prima riga della tabella 5.2, che corrispondono alle potenze termiche dissipate riportate nella riga sottostante, per una superficie di scambio pari a 2.77 cm2. Tale intervallo di flussi specifici risulta di particolare interesse nel controllo termico di apparati elettronici di piccola scala. __ 108 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala q'E 5.42 7.22 7.94 8.66 9.39 10.11 10.83 11.55 12.27 13.00 13.72 14.44 15.16 15.88 16.25 2 [W/cm ] Q'E 15.00 20.00 22.00 24.00 26.00 28.00 30.00 32.00 34.00 36.00 38.00 40.00 42.00 44.00 45.00 [W] Tabella 5.2- Valori del flusso termico specifico e della potenza termica dissipati dal PTPT durante l’attività sperimentale Nella figura 5.4 viene mostrato l’effetto prodotto dall’incremento del flusso termico specifico, dissipato nell’evaporatore, nei confronti della differenza di temperatura tra la superficie di scambio TW ed il fluido nell’evaporatore TE. 60 55 50 TW-TE [°C] 45 40 35 30 25 20 dati sperimentali equazione (5.6) 15 10 4 6 8 10 q'E 12 14 16 18 2 [W/cm ] Figura 5.4- Andamento del surriscaldamento di parete dell’evaporatore in funzione del flusso termico specifico dissipato (configurazione di riferimento) I valori riportati nel grafico di figura 5.4 sono i valori medi temporali calcolati per il ciclo periodico a regime stabilizzato. La dipendenza del surriscaldamento di parete dell’evaporatore TW-TE dal flusso termico specifico q’E, evidenziata sperimentalmente, è una dipendenza molto prossima a quella lineare. L’equazione (5.6) rappresenta la funzione lineare con la quale è possibile approssimare tale dipendenza, essa è ricavata con la tecnica dei minimi quadrati TW − TE = 3.36 ⋅ q ' E −2.00 (5.6). __ 109 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala I dati sperimentali sono riprodotti attraverso l’equazione (5.6) con un errore medio di previsione pari al 2.8% ed un errore massimo di 7.2%, se si eccettua il surriscaldamento di parete relativo al valore di q’E pari a 5.42 W/cm2. Per questo caso infatti l’errore di previsione supera il 14%, tale comportamento è da imputarsi alle differenti condizioni di scambio termico in cui si trova ad operare l’evaporatore, che non raggiunge, per valori di q’E ≤5.42 W/cm2, un regime di scambio termico ebollitivo completamente sviluppato, contrariamente a quanto avviene per gli altri casi. La differenza di temperatura tra l’evaporatore e l’accumulatore invece non manifesta nessuna tendenza rilevante in funzione del flusso termico specifico. I valori di TE-TA rimangono compresi nell’intervallo 18.0÷23.9 °C. Una conseguenza, di questo particolare comportamento, può essere evidenziata osservando che la differenza di pressione tra l’evaporatore e l’accumulatore, necessaria al trasferimento di fluido in un PTPT, è determinata dall’equazione (5.1). Tale differenza di pressione, trovandosi il fluido all’interno dei due serbatoi in condizioni di saturazione, regola il salto di temperatura TE-TA, come descritto nella figura 5.2. Dunque non essendo stato rilevato un marcato effetto del q’E sul salto di temperatura TE-TA, lo stesso potrà dirsi sul salto di pressione PE-PA. Tuttavia dei due termini che incidono sul valore di PE-PA, secondo l’equazione (5.1), soltanto il termine delle perdite di carico ∆PE→A potrebbe essere influenzato dal flusso termico specifico dissipato, dato che l’altro termine, ρl g Htot, è invece legato quasi esclusivamente a condizioni geometriche. Dato che il termine ∆PE→A risulta dello stesso ordine di grandezza di ρl g Htot, è possibile dedurre che la variazione di q’E, nell’intervallo sperimentalmente investigato, non è in grado di determinare sensibili variazioni delle perdite di carico del PTPT durante la fase di trasferimento di fluido. In figura 5.5 viene riportato l’andamento della temperatura media della parete dell’evaporatore TW (media temporale calcolata durante il ciclo a regime periodico stabilizzato) in funzione di q’E. La dipendenza è interpretabile con buona approssimazione ancora come una dipendenza di tipo lineare. L’equazione, ricavata con il metodo dei minimi quadrati, che rappresenta tale dipendenza è la (5.7) TW − TE = 2.88 ⋅ q ' E −42.19 (5.7). __ 110 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala I dati sperimentali sono riprodotti, attraverso l’equazione (5.7) con un errore massimo di previsione pari al 4.0%. 90 85 Temperature [°C] 80 75 70 65 60 TW : dati sperimentali TW max : dati sperimentali equazione (5.7) 55 4 6 8 10 q'E 12 14 16 18 2 [W/cm ] Figura 5.5- Andamenti della temperatura media e massima raggiunte dalla parete dell’evaporatore in funzione del flusso termico specifico dissipato (configurazione di riferimento) Il particolare andamento della TW in funzione del q’E è giustificato dalle seguenti osservazioni: la temperatura di saturazione a cui si trova il fluido nell’accumulatore, per tutte le prove si è mantenuta prossima alla temperatura dell’ambiente Tf (differenze massime di 2 °C); la differenza di temperatura TE-TA non è stata influenzata apprezzabilmente dal q’E; dunque se il surriscaldamento di parete TW-TE ha manifestato una dipendenza lineare dal q’E, risulta chiaro come anche la TW manifesti lo stesso tipo di dipendenza. Nel grafico di figura 5.5 viene riportato anche l’andamento delle temperature massime TWmax, raggiunte dalla superficie dalla parete del dissipatore, durante il ciclo a regime stabilizzato, in funzione del flusso termico specifico. Dal confronto degli andamenti di TW e TWmax si osserva che, all’aumentare del flusso specifico, la temperatura media della parete del dissipatore aumenta, ma le oscillazioni massime rispetto a tale valore medio divengono sempre più contenute. Infatti la differenza massima fra TWmax e TW si osserva per q’E pari a 5.42 W/cm2 e risulta pari a 7.4 °C. Tale differenza decresce fino a 2.3 °C nel caso di q’E pari a 16.25 W/cm2. __ 111 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala Per quanto riguarda la resistenza termica globale, il suo andamento in funzione del flusso termico specifico q’E è riportato in figura 5.6. 3.0 2.8 RPTPT : dati sperimentali RB : dati sperimentali equazione (5.12) [°C/W] 2.6 2.4 Resistenza termica 2.2 2.0 1.8 1.6 1.4 1.2 1.0 4 6 8 10 q'E 12 14 16 18 2 [W/cm ] Figura 5.6- Andamenti della resistenza termica globale e della resistenza legata allo scambio termico nell’evaporatore in funzione del flusso termico specifico dissipato (configurazione di riferimento) Alcune considerazioni debbono essere fatte in merito all’andamento in questione, in base all’analisi dei termini che costituiscono la resistenza termica globale, presenti nell’equazione (5.5). L’ultimo di questi termini, cioè (TA-Tf)/Q’m·Q’m/Q’E, può essere considerato trascurabile rispetto agli altri dell’equazione (5.5), dato che risulta sperimentalmente TA − Tf Q' m TA − Tf ⋅ = Q' m Q' E Q' E con (TA − Tf ) << (TW − TE ) ≈ (TE − TA ) (5.8). Tale osservazione potrebbe essere giustificata considerando che, anche in presenza di valori della resistenza termica (TA-Tf)/Q’m più elevati rispetto agli altri dell’equazione (5.5), il fattore moltiplicativo Q’m/Q’E risulterà comunque molto minore dell’unità. Infatti un dissipatore termico a PTPT, se correttamente dimensionato, dissipa la maggior parte della potenza termica in ingresso Q’E attraverso il condensatore (Q’f), __ 112 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala un’ulteriore aliquota viene convertita in energia gravitazionale, sollevando la portata di massa liquida m’ per un dislivello pari a Htot-HC, e solo un’aliquota molto esigua viene scambiata dall’accumulatore verso l’ambiente (Q’m). Con l’ipotesi espressa dalla condizione (5.8), l’equazione (5.5) può essere posta nella forma (5.9) R PTPT ≅ R B + R CG (5.9) dove si è posto RB = T W − T E T W − TE = Q' E q ' E ⋅S R CG = (5.10) TE − TA TE − TA = Q' E q ' E ⋅S (5.11). I dati sperimentali ottenuti per RB sono riportati nel grafico di figura 5.6. Tali dati rimangono contenuti nell’intervallo 1.0÷1.2 °C/W, il loro valore medio risulta 1.5 °C/W ed essi non manifestano nessuna tendenza rilevante in funzione di q’E. Fa eccezione il valore di RB (1.26 °C/W) ottenuto per q’E=5.42 W/cm2, per il quale, come già precisato in precedenza, non è possibile raggiungere un completo sviluppo dell’ebollizione all’interno dell’evaporatore. Dato che i valori di RB ed anche quelli della differenza TE-TA non presentano tendenze rilevanti in funzione del q’E, la resistenza termica globale può essere stimata attraverso l’equazione (5.12) R PTPT = A + 20.27 B = 1.15 + q ' E ⋅S q ' E ⋅2.77 (5.12) con errore medio di previsione pari a 2.1% ed errore massimo, ottenuto sempre per q’E=5.42 W/cm2, pari a 11.2%. Il valore 1.15 °C/W nell’equazione (5.12) rappresenta il valore medio ottenuto per RB su tutto l’intervallo dei flussi specifici indagato, 20.27 °C il valore medio ottenuto per la differenza TE-TA e 2.77 cm2 la superficie di scambio. I tempi complessivi di durata del ciclo periodico a regime stabilizzato τc e quelli necessari al trasporto del fluido τt (fase operativa con valvole chiuse) sono riportati nella figura 5.7 al variare del q’E. __ 113 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala Il tempo complessivo di ciclo ed il tempo necessario al trasporto, che rappresenta per tutti i casi più del 77% del ciclo completo, decrescono all’aumentare del flusso specifico dissipato. Nel caso di PTPT di grande scala [Fantozzi e Filippeschi 2001], [Salvadori 2002], il decremento dei tempi necessari al trasporto veniva interpretato con errori massimi di previsione del 13.9% attraverso l’equazione (5.13) τt = VT ⋅ ρ l ⋅ h fg (5.13) q ' E ⋅S dove la densità del liquido ρl ed il calore latente di evaporazione hfg venivano valutati alla temperatura media del fluido nell’evaporatore. 1000 τt : dati sperimentali τc : dati sperimentali 900 equazione (5.13) equazione (5.14) 800 700 Tempo [s] 600 500 400 300 200 100 0 4 6 8 10 q'E 12 14 16 18 2 [W/cm ] Figura 5.7- Andamenti dei tempi complessivi di ciclo e dei tempi necessari al trasporto in funzione del flusso termico specifico dissipato (configurazione di riferimento) Applicando la stessa tecnica per PTPT di piccola scala gli errori massimi di previsione crescono in maniera evidente, figura 5.7, specialmente per i più bassi flussi specifici dissipati. __ 114 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala In questo caso, il decadimento dei tempi necessari al trasporto all’aumentare del q’E è più simile ad un decadimento di tipo esponenziale del primo ordine, rappresentato dall’equazione (5.14) τ t = τ * + A ⋅ exp(− q' E ) B (5.14) dove i termini τ*=83.67 s, A=11542.90 s e B=1.99 W/cm2 sono stati determinati con un metodo ai minimi quadrati non lineare, basato sull’algoritmo di LevenbergMarquardt [Seber e Wild 1989]. Attraverso l’equazione (5.14), i risultati sperimentali possono essere interpretati con errore medio di previsione pari a 10.5% ed errore massimo del 22.1%. I tempi di ritorno risultano compresi tra 12 e 21 s, e manifestano un graduale aumento con l’incremento del flusso specifico dissipato. Il flusso specifico dissipato influenza indirettamente anche il transitorio iniziale del PTPT, che si manifesta non appena viene fornita la potenza termica all’evaporatore e Temperatura [°C] che termina con il raggiungimento del regime periodico stabilizzato. 40 38 36 34 32 30 28 26 24 22 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 q'E =13 W/cm 2 Tw-TE : dati sperimentali equazione (5.15) 0 600 1200 1800 2400 3000 3600 Tempo [s] Figura 5.8- Differenza di temperatura TW-TE in funzione del tempo, durante il transitorio iniziale per una flusso termico specifico q’E=13 W/cm2 Nel grafico di figura 5.8 viene mostrato il tipico andamento della differenza di temperatura TW-TE durante il regime transitorio iniziale della macchina. I dati del __ 115 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala grafico possiedono come ordinata il valore medio temporale della differenza di temperatura TW-TE, la media viene calcolata per ognuno dei primi 20 cicli operativi, e come ascissa la media algebrica dei tempi di inizio e fine ciclo. I dati appena descritti, ed i dati analoghi ottenuti per le altre potenze termiche specifiche dissipate, possono essere interpretati con buona approssimazione dall’equazione (5.15) (TW − TE )* = f(τ) = (TW − TE ) ⋅ (1 − exp(− Bτ )) (5.15) dove il valore contrassegnato con ”*” indica la differenza di temperatura calcolata come sopra descritto, il valore TW –TE è invece relativo al regime stabilizzato. Attraverso l’equazione (5.15), utilizzando un coefficiente B=0.0021, possono essere interpretati i transitori del surriscaldamento di parete dell’evaporatore per tutti i flussi termici dissipati in questo lavoro, con errori massimi di previsione inferiori al 6.5%. Il valore di B è determinato ancora con la tecnica dei minimi quadrati. I risultati di tale analisi sono riportati nella figura 5.9. 60 55 q'E =16.25 W/cm 2 Tw-TE [°C] 50 45 40 35 30 25 20 q'E =5.42 W/cm 15 2 10 5 0 0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500 4000 Tempo [s] Figura 5.9- Differenza di temperatura TW-TE in funzione del tempo, durante il transitorio iniziale per tutte le potenze termiche specifiche q’E analizzate __ 116 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala 5.3 Confronto operativo con un prototipo del tipo “a decremento di pressione” Tutte le prove sperimentali, descritte nel paragrafo precedente, sono state ripetute utilizzando il prototipo di PTPT del tipo “a decremento di pressione”, le cui caratteristiche sono riportate nel capitolo 4. Per tutto l’intervallo di potenze specifiche indagato (q’E =5.42÷16.25 W/cm2) non è stato possibile osservare il raggiungimento di un regime periodico stabilizzato nel funzionamento del dispositivo. Analogamente a quanto osservato per il prototipo del tipo “ad annullamento del salto di pressione”, una volta fornita la potenza termica in ingresso, il fluido esegue una compressione all’interno dell’evaporatore che può essere approssimata come una compressione isovolumica. Raggiunto un sufficiente valore di pressione, si attiva il trasporto di liquido verso l’accumulatore. Una volta esaurito il liquido all’interno dell’evaporatore, la pressione all’interno di questo serbatoio tende a diminuire, contemporaneamente la pressione e la temperatura all’interno dell’accumulatore tendono ad aumentare. Questi andamenti delle pressioni nei due serbatoi condurrebbero alla condizione di svuotamento dell’accumulatore, e dunque alla condizione di corretto ritorno del condensato nell’evaporatore, solamente nell’ipotesi che sia verificata la (5.16) PA + ρ l ⋅ g ⋅ H A − PE > ∆PA → E (5.16) dove il termine ∆PA→E indica le perdite di carico a cui è sottoposto il liquido durante il ritorno all’evaporatore. Tuttavia, al contrario di quanto avviene per prototipi “a decremento di pressione” di grande scala [Sasin et al. 1995], [Sasin et al. 1998], la differenza di pressione data dal primo membro della disequazione (5.16) non raggiunge valori sufficienti ad attivare il ritorno del condensato. Dopo alcuni secondi dunque, le temperature all’interno dell’evaporatore, ormai completamente vuoto, riprendono a crescere bruscamente allontanandosi dai valori che caratterizzano il ciclo a regime stabilizzato ottenuto con il prototipo “ad annullamento del salto di pressione”. Il comportamento appena descritto, rilevato per un q’E pari a 13.00 W/cm2 ma rappresentativo di tutti gli altri casi, è mostrato nella figura 5.10. Osservando la figura 5.10 è possibile notare che dopo circa 600 secondi dall’inizio della prova il liquido nell’evaporatore si esaurisce, le temperature rilevate dalle termocoppie T2 e T3 (posizionate nell’evaporatore) decrescono e quelle rilevate dalle termocoppie T4 e T5 (posizionate nell’accumulatore) al contrario crescono. __ 117 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala Tuttavia, non attivandosi il ritorno del liquido, dopo alcuni secondi (circa 40 s) le temperature T1, T2 e T3 tornano a salire in maniera evidente, fino alla forzata interruzione della prova. 130 120 q'E= 13 W/cm 2 T1 T2 110 Temperature [°C] 100 90 T3 80 70 60 50 40 T4 30 T5 20 0 120 240 360 480 600 720 840 960 Time [s] Figura 5.10- Prototipo di PTPT del tipo “a decremento di pressione”: temperature operative durante il transitorio iniziale La differenza del comportamento evidenziata con la riduzione di scala del dispositivo è legata alla temperatura raggiunta dal serbatoio intermedio, destinato a ricevere il liquido di ritorno dall’accumulatore. Infatti la presenza del serbatoio intermedio serve a garantire che il liquido di ritorno non arrivi direttamente sulla superficie riscaldata dell’evaporatore, ma venga prima ricevuto nel serbatoio intermedio e successivamente riversato in maniera rapida, grazie alla presenza di un sifone, all’interno dell’evaporatore. Questo passaggio intermedio consente di evitare che piccole quantità di liquido, all’inizio della fase del ritorno, giungano immediatamente a contatto con la superficie surriscaldata dell’evaporatore, evaporando quasi istantaneamente e provocando incrementi di pressione nell’evaporatore. Tali incrementi pregiudicherebbero il ritorno di altro liquido ed impedirebbero il corretto svolgimento della fase di ritorno. In ragione di quanto detto, il serbatoio intermedio può esercitare correttamente la propria funzione se la sua temperatura risulta inferiore a quella dell’evaporatore. __ 118 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala In prototipi di grande scala questa condizione viene rispettata utilizzando accorgimenti tecnici particolari: come l’impiego di evaporatori di dimensioni molto grandi rispetto al fluido contenuto e collegando i serbatoi intermedi agli evaporatori stessi interponendo, tra i due organi, elevati spessori di materiale termicamente isolante, oppure impiegando serbatoi intermedi fisicamente separati dagli evaporatori e dunque posizionati esternamente ed a quote superiori. Al contrario, volendo realizzare un dispositivo di piccola scala che possieda una configurazione operativa più compatta possibile, la temperatura raggiunta dal serbatoio intermedio, inserito all’interno dell’evaporatore, risulterà inevitabilmente molto prossima a quella dell’evaporatore stesso. In questo caso il ritorno del condensato sarà impedito e con esso il raggiungimento del regime stabilizzato. Per ovviare a questo problema, la soluzione tecnica più praticabile sembra essere quella di esercitare un controllo attivo sulla temperatura dell’accumulatore, in analogia a quanto proposto in letteratura sia per PTPT [Ogushi et al. 1986] che per LHP [Cheung et al. 1998], [Hoang et al. 2003]. Attraverso una termoresistenza infatti può essere fornito calore all’accumulatore durante la fase del ritorno, facendo aumentare la temperatura, e di conseguenza la pressione, del fluido al suo interno. In questo modo può essere reso stabile il ritorno del condensato rinunciando però al funzionamento completamente passivo che caratterizza i PTPT “a decremento di pressione”. Persa l’attrattiva del funzionamento completamente passivo, in questo lavoro si è deciso di approfondire lo studio delle prestazioni del prototipo “ad annullamento del salto di pressione”, che pare più idoneo ad essere utilizzato nel controllo termico di apparati di piccola scala, soprattutto per la maggiore flessibilità di impiego e la struttura più compatta priva del serbatoio intermedio. 5.4 Caratterizzazione del funzionamento al variare della quota relativa tra le sorgenti di scambio termico A partire dalla configurazione di riferimento, definita nel paragrafo 5.1, sono state effettuate una serie di prove sperimentali volte a caratterizzare le prestazioni del prototipo al variare della quota relativa dei tre organi principali della macchina. __ 119 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala Le prove sono state condotte mantenendo fissa la posizione dell’evaporatore e dell’accumulatore e variando la posizione del condensatore, passando da condizioni con condensatore sottostante l’evaporatore a condizioni opposte. In accordo con le notazioni di figura 5.11, il dislivello HA ha mantenuto lo stesso valore per tutte le prove (HA =30 cm), il dislivello HC ha invece assunto i seguenti valori: -30, -20, -10, -5, 2, 5, 10, 20, 30 cm. Di conseguenza anche il valore del dislivello Htot è variato durante l’attività sperimentale (Htot=HA-HC). Tutte le prove sono state effettuate dissipando nell’evaporatore un flusso termico specifico q’E pari a 10.83 W/cm2. Figura 5.11- Rappresentazione schematica del posizionamento relativo tra evaporatore, accumulatore e condensatore nel prototipo di PTPT Anche per questa attività, come già indicato, il PTPT è stato in grado di raggiungere un regime di funzionamento periodico stabilizzato per tutte le configurazioni esaminate. L’andamento ottenuto per il valor medio della differenza di temperatura TE-TA (media calcolata come in precedenza sull’intero ciclo a regime stabilizzato) è riportato in figura 5.12 in funzione di HC. __ 120 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala Il salto di pressione PE-PA corrispondente alla differenza di temperatura TE-TA, nelle condizioni in cui si trova il fluido all’interno dei due serbatoi, è invece riportato nel grafico di figura 5.13. 25 24 23 22 21 [°C] 19 TE-TA 20 17 18 16 15 14 13 12 11 10 -30 -20 -10 0 HC 10 20 30 [cm] Figura 5.12- Andamento della differenza di temperatura TE-TA in funzione del dislivello HC 0.35 ∆P=PE-PA ∆P=ρl g Htot 0.30 ∆P [bar] 0.25 0.20 0.15 0.10 0.05 0.00 -30 -20 -10 0 HC 10 20 30 [cm] Figura 5.13- Andamenti della differenza di pressione PE-PA e della differenza di pressione generata dal battente di liquido in controgravità in funzione del dislivello HC __ 121 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala L’andamento del grafico di figura 5.12 manifesta un decremento del valore della differenza di temperatura tra evaporatore ed accumulatore con l’aumentare di HC. Tale differenza assume valori di 19.77 °C e 13.80 °C nelle due configurazioni caratterizzate rispettivamente dal minimo e dal massimo valore di HC. Per le ragioni già chiarite in precedenza, la differenza di temperatura TE-TA è determinata dal raggiungimento della differenza di pressione PE-PA sufficiente all’attivazione del trasferimento del liquido in controgravità. Dunque i due andamenti debbono necessariamente manifestare la stessa tendenza in funzione di HC. Osservando la figura 5.13 è possibile notare come l’andamento della differenza di pressione PE-PA in funzione di HC segua con ottima approssimazione l’andamento della differenza di pressione legata al battente di liquido, presente tra condensatore ed accumulatore. Le perdite di carico ∆PE→A generate durante il trasferimento, seppur dello stesso ordine di grandezza del termine dovuto al peso del liquido, risultano scarsamente influenzate dalle variazioni di HC, rimanendo contenute tra 0.190 e 0.198 bar. In base a quanto osservato, una volta note le prestazioni del PTPT in una particolare configurazione, la previsione della differenza di temperatura TE-TA, sulla quale la macchina si attesta per qualsiasi altro valore di HC, può essere effettuata con buona approssimazione valutando il termine PE-PA attraverso l’equazione (5.1), nella quale si mantiene costante il termine ∆PE→A. Gli andamenti delle resistenze termiche, sperimentalmente rilevati al variare di HC, sono mostrati nella figura 5.14. La resistenza termica globale manifesta un andamento analogo a quello di TE-TA, decrescente con il crescere di HC. I valori massimi e minimi rilevati per RPTPT sono 1.85 W/cm2 e 1.65 W/cm2. Al contrario la resistenza termica RB, legata allo scambio nell’evaporatore, oscilla attorno ad un valore medio di 1.19 W/cm2, con scostamenti massimi inferiori al 2%. L’equazione (5.9) risulta anche in questo caso idonea all’interpretazione dei dati sperimentali. Infatti dei due termini che compongono RPTPT, secondo la (5.9), il termine legato alle condizioni di scambio termico tra superficie e fluido può essere considerato indipendente dalla configurazione geometrica, mentre il termine RCG dipende esplicitamente dalla differenza TE-TA. Infine è opportuno osservare che, al crescere del valore HC, viene evidenziata una graduale riduzione dei tempi complessivi di ciclo e dei tempi necessari al trasporto. __ 122 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala I tempi complessivi di ciclo passano dal valore τc=183 s, ottenuto per HC=-30 cm, al valore τc=105 s, ottenuto per HC=30 cm; mentre i tempi necessari al trasporto, ottenuti per gli stessi due valori di HC, sono rispettivamente τt=165 s e τt=90 s. 2.0 1.9 Resistenze termiche [°C/W] 1.8 1.7 1.6 1.5 RPTPT RB 1.4 1.3 1.2 1.1 1.0 -30 -20 -10 0 HC 10 20 30 [cm] Figura 5.14- Andamenti della resistenza termica globale e della resistenza legata allo scambio termico nell’evaporatore in funzione del dislivello HC I tempi necessari al trasporto del fluido caratterizzano la durata della fase operativa a valvole chiuse. Essi sono determinati dalla somma del tempo impiegato per la compressione iniziale del fluido nell’evaporatore e di quello impiegato per l’effettivo trasferimento del fluido dall’accumulatore all’evaporatore. Le variazioni di τt, osservate sperimentalmente al crescere di HC, sono imputabili principalmente alle variazioni della durata della compressione iniziale, che si rende necessaria per il raggiungimento della pressione sufficiente all’attivazione del trasferimento di fluido. Infatti, per i casi esaminati, il tempo impiegato per la fase di trasferimento risulta contenuto in un intervallo di ±9% attorno al valore medio di 92 s, mentre i tempi impiegati per la fase di compressione variano in un ampio intervallo, costituendo il 33% dell’intero ciclo a regime stabilizzato per HC=-30 cm, ed appena il 6% per HC=30 cm. __ 123 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala 5.5 Confronto operativo con un prototipo di termosifone bifase a funzionamento stazionario Operando una modifica al prototipo di PTPT, è stato possibile ottenere un confronto prestazionale tra il termosifone bifase a funzionamento periodico ed un classico termosifone bifase a circuito chiuso, operante in regime stazionario (LTPT). Rimovendo l’accumulatore dalla struttura del PTPT e collegando direttamente l’evaporatore al condensatore, è stato infatti realizzato un prototipo di LTPT di piccola scala. Con l’impiego dello stesso flusso termico specifico q’E=10.83 W/cm2 e della stessa quantità di fluido vettore circolante VT=25 ml, è stato investigato il comportamento del prototipo di LTPT al variare del dislivello HC, rappresentato nella figura 5.15. Figura 5.15- Rappresentazione schematica del posizionamento relativo tra evaporatore e condensatore nel prototipo di LTPT Nell’indagine sperimentale sono stati esaminati gli stessi valori di HC utilizzati per il prototipo di PTPT (HC=2, 5, 10, 20, 30 cm). Ovviamente l’indagine ha riguardato soltanto i valori positivi di HC, data l’impossibilità, per un termosifone bifase a funzionamento stazionario, di operare con il condensatore posizionato a quote inferiori rispetto all’evaporatore. Durante le prove, per nessun valore di HC esaminato, è stato osservato il raggiungimento di un regime di funzionamento stazionario del LTPT. Al contrario è __ 124 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala stata osservata la mancata attivazione della circolazione del fluido vettore, accompagnata da una graduale ascesa delle temperature all’interno dell’evaporatore, fino al raggiungimento di temperature superiori ai 100 °C, valore per il quale le prove vengono interrotte per ragioni di sicurezza. Evidentemente per tutte le configurazioni testate, la forza fluido motrice, generata dalla presenza del campo gravitazionale, non risulta sufficiente a vincere le perdite di carico del circuito e dunque la circolazione del fluido viene impedita. La condizione che deve essere verificata, affinché si possa ottenere circolazione di fluido in condizioni stazionarie per un LTPT [Latrofa 1994], è espressa dall’equazione (5.17) (ρ l − ρ v ) ⋅ g ⋅ H C = ∆P (5.17) dove il termine al primo membro rappresenta proprio il valore della forza fluido motrice mentre quello al secondo membro rappresenta le perdite di pressione complessive dovute all’attrito su tutto il circuito, somma delle perdite di pressione distribuite e di quelle concentrate. La valutazione analitica delle perdite di pressione dovute all’attrito in un LTPT è un problema piuttosto complicato ed affetto da elevato grado di incertezza, sopratutto per la presenza di flussi bifase [Wallis 1969] e per la difficoltà di conoscere le perdite concentrate, tale valutazione esula dagli obiettivi del presente lavoro. Tuttavia, a scopo esemplificativo, nella tabella 5.3 sono riportati i valori minimi di HC, calcolati secondo l’equazione (5.17), necessari a produrre la circolazione del fluido vettore in funzione delle perdite di pressione. I valori minimi di HC vengono riportati per tre differenti valori della temperatura di saturazione, alla quale si ipotizza che avvengano l’evaporazione e la condensazione del fluido. ∆P [bar] Hmin [m] Hmin [m] Hmin [m] TS=30 °C TS=40 °C TS=50 °C 0.00 0.00 0.00 0.00 0.05 0.31 0.31 0.31 0.10 0.61 0.62 0.63 0.15 0.92 0.93 0.94 0.20 1.23 1.24 1.26 0.25 1.53 1.55 1.57 0.30 1.84 1.86 1.89 Tabella 5.3- Dislivello minimo tra condensatore ed evaporatore, necessario per generare circolazione di fluido in un LTPT, in funzione delle perdite di pressione __ 125 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala Dall’analisi dei dati presenti nella tabella 5.3 può essere osservato che, ipotizzando di operare con perdite di pressione pari a quelle sperimentalmente rilevate per il PTPT (0.190 bar<∆P<0.198 bar), al fine di ottenere una circolazione stazionaria di fluido vettore sarebbe necessario un dislivello minimo non inferiore ad 1 m. Dunque operando con elevati valori delle perdite di pressione, il prototipo di PTPT riesce a raggiungere il regime di funzionamento stabilizzato con configurazioni più compatte (minor valore del dislivello tra gli organi principali) rispetto a quelle ottenibili con un prototipo di LTPT. Tale caratteristica risulta particolarmente favorevole per le applicazioni miniaturizzate. In esse infatti gli spazi a disposizione sono esigui, le dimensioni degli organi principali dei dispositivi di controllo termico divengono sempre più piccole e con esse decrescono anche i diametri dei tubi di collegamento, all’interno dei quali fluisce il fluido vettore, producendo forti incrementi delle perdite di carico. Un’analisi molto semplificata dell’incremento delle perdite di carico al ridursi del diametro dei tubi di collegamento è riportata nella tabella 5.4. Ipotizzando di dissipare una potenza termica Q’E=30 W (ad esempio q’E=10.83 W/cm2 per una superficie di 2.77 cm2) ed ipotizzando di operare con un dispositivo a funzionamento stazionario, come un LTPT, la portata di massa circolante nel circuito può essere stimata attraverso l’equazione (5.18) m' = Q' E / h fg (5.18) di conseguenza le velocità della fase liquida ed aeriforme del fluido possono essere valutate con l’equazione (5.19), una volta noto il diametro del tubo di scorrimento V= m' ρ ⋅ ( π ⋅ D 2 / 4) (5.19). Considerando, in questa analisi, esclusivamente le perdite di carico distribuite, esse possono essere calcolate facendo uso della relazione (5.20) ∆P = f ⋅ L V2 ⋅ρ⋅ D 2 (5.20) dove il coefficiente di attrito f viene valutato attraverso le correlazioni (5.21) e (5.22) valide per tubi lisci [Eck 1987] __ 126 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala f = 64 ⋅ Re −1 Re < 3 ⋅10 3 f = 0.3164 ⋅ Re −0.25 (5.21) 3 ⋅10 3 ≤ Re ≤ 10 5 (5.22). Nell’ultima colonna della tabella 5.4 vengono evidenziati gli incrementi delle perdite di carico distribuite con il ridursi del diametro dei tubi di scorrimento; tali incrementi sono rapportati al valore delle perdite per un diametro di riferimento pari a 4 mm, identico a quello utilizzato nell’attività sperimentale. m'v [kg/s] -4 D Vv [mm] [m/s] Re 3.3x10 4.0 5.0 3.3x10-4 3.0 8.8 3.3x10-4 2.0 19.9 -4 1.0 79.6 3.3x10 Tabella 5.4- Incremento delle perdite di f ∆P/(∆P)D=4mm 7736 3.4x10-2 10315 3.1x10-2 15473 2.8x10-2 30945 2.4x10-2 carico distribuite di un 1.0 3.9 26.9 724.1 circuito con la diminuzione del diametro del tubo di scorrimento I valori presenti nella tabella 5.4 sono calcolati per la fase aeriforme (fase nella quale si concentrano la maggior parte delle perdite distribuite) ad una temperatura di 30 °C. Dall’esame dei dati è possibile notare come riducendo di 4 volte il diametro dei tubi di scorrimento, operando quindi con D=1 mm, le perdite di carico distribuite aumentino notevolmente, superando, a parità di lunghezza complessiva, più di 700 volte il valore ottenuto con il diametro di riferimento. Aumentando dunque il grado di miniaturizzazione dei circuiti, dovendo dissipare potenze termiche dell’ordine delle decine di Watts, le perdite di carico giocheranno un ruolo sempre più importante nella fluidodinamica complessiva dei circuiti. In questo scenario si intuisce come sia stringente la necessità di operare con dispositivi che raggiungano un regime di funzionamento stabilizzato, in presenza di elevate perdite di carico e con configurazioni geometriche compatte. __ 127 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala 5.6 Caratterizzazione del funzionamento al variare della quantita‘ di fluido vettore circolante A partire dalla configurazione di riferimento, definita nel paragrafo 5.1, sono state effettuate una serie di prove sperimentali volte a caratterizzare le prestazioni del prototipo al variare della quantità di fluido VT trasferita dall’evaporatore all’accumulatore durante ogni ciclo. I valori di VT esaminati nell’attività di prova sono stati 64, 45, 25, 9, 3 ml. Le prove, i cui risultati sono di seguito descritti, sono state effettuate dissipando un flusso termico specifico q’E pari a 14.44 W/cm2. Tuttavia, per confermare le tendenze osservate sperimentalmente, alcune prove sono state ripetute utilizzando i seguenti valori di q’E: 7.22, 10.83, 16.25 W/cm2. Nella figura 5.16 vengono riportati gli andamenti del surriscaldamento di parete dell’evaporatore e delle temperature medie e massime raggiunte dalla superficie dissipante durante il ciclo a regime periodico stabilizzato. 100 q'E= 14.44 W/cm 95 2 90 Temperature [°C] 85 80 75 50 45 40 35 TW TW max TW-TE 30 25 20 0 10 20 30 VT 40 50 60 70 [ml] Figura 5.16- Andamenti delle principali temperature operative in funzione del volume di liquido trasferito Dall’analisi dei dati è possibile evidenziare come la temperatura media della superficie dissipante TW aumenti con il decrescere del valore di VT. Tale incremento sembra essere molto simile ad un incremento di tipo lineare, tuttavia l’esiguo numero dei dati a disposizione non permette di ottenere una __ 128 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala regressione che risulti significativa per l’interpretazione e la previsione del comportamento di un PTPT. Le temperature massime raggiunte dalla superficie dissipante seguono l’andamento del valore medio di TW solamente per i valori più piccoli di VT. Ciò significa che l’ampiezza delle oscillazioni a cui è sottoposta la superficie rimane sostanzialmente invariata nell’intervallo di volumi trasferiti 3≤VT≤25 ml, mentre tale ampiezza tende a crescere per valori di VT>25 ml, si veda la figura 5.16. Il surriscaldamento di parete al contrario manifesta una brusca crescita in corrispondenza del passaggio dal valore VT=45 ml al valore VT=25 ml, salvo poi rimanere contenuto in un intervallo di ±1 °C attorno al valore di 48.6 °C per VT≤25 ml. Questo comportamento si riflette sui valori della resistenza termica RB, che vista la sua definizione secondo l’equazione (5.10), presenta la medesima tendenza del surriscaldamento di parete, manifestando come valori estremi 0.60 °C/W e 1.24 °C/W, rispettivamente per VT=64 ml e VT=3 ml. 2.00 1.95 1.90 1.85 RPTPT [°C/W] 1.80 1.75 1.70 1.65 1.60 1.55 1.50 1.45 q'E= 14.44 W/cm 2 1.40 0 10 20 30 VT 40 50 60 70 [ml] Figura 5.17- Andamento della resistenza termica globale in funzione del volume di liquido trasferito Anche l’andamento della resistenza termica globale, riportato nella figura 5.17, manifesta una crescita con il ridursi del volume trasferito durante ogni ciclo. Risulta opportuno notare come la resistenza legata allo scambio termico nell’evaporatore risulti essere il 40% della resistenza termica globale nel caso di VT=64 ml mentre tale quota salga al 70% nel caso di VT=3 ml. __ 129 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala In base a quanto osservato, volendo progettare e realizzare dispositivi di controllo termico a PTPT, con quantità minime di fluido vettore circolante e prestazioni elevate, risulta necessaria un’accurata analisi delle condizioni di scambio termico tra fluido e superficie dissipante all’interno dell’evaporatore. Tale analisi sarà oggetto del prossimo capitolo. 500 450 400 Tempo [s] 350 300 250 200 2 q'E= 14.44 W/cm 150 τt τc 100 50 0 10 20 30 VT 40 50 60 70 [ml] Figura 5.18- Andamenti dei tempi complessivi di ciclo e dei tempi necessari al trasporto in funzione del volume di liquido trasferito Infine in figura 5.18 sono riportati gli andamenti dei tempi complessivi di ciclo e dei tempi necessari al trasporto del fluido dall’evaporatore all’accumulatore. I tempi di trasporto, e conseguentemente i tempi di ciclo (dato che la parte principale del ciclo viene spesa per la fase necessaria al trasporto) manifestano un andamento decrescente con il decrescere della quantità di liquido trasferita. Tale andamento era qualitativamente prevedibile a priori considerando di dover trasportare una minore quantità di liquido operando con la stessa potenza termica dissipata. Tuttavia dal punto di vista quantitativo si osserva un decremento di τt molto marcato passando da VT=64 ml a VT=25 ml ed un lieve decremento passando da VT=25 ml a VT=3 ml. Queste due differenti tendenze sembrano essere entrambe interpretabili con una proporzionalità diretta tra VT e τt, ma con costanti di proporzionalità molto diverse tra loro. L’esiguo numero di dati sperimentali a disposizione non consente una stima significativa delle due costanti di proporzionalità, tuttavia occorre osservare che una __ 130 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala volta raggiunto un determinato valore VT* della quantità di fluido circolante, il comportamento del dispositivo cambia notevolmente ed i tempi di trasporto divengono molto meno sensibili alle variazioni di VT. Il valore di VT* per l’apparato sperimentale testato risulta essere prossimo a 25 ml. 5.7 Confronto prestazionale tra il prototipo di PTPT ed alcuni dispositivi di tipo commerciale L’analisi descritta nel presente paragrafo è stata utile al fine di confrontare le prestazioni del prototipo di PTPT con vari dispositivi reperibili in commercio. I dispositivi commerciali testati sono stati divisi in due grandi categorie: - quella dei dissipatori a scambio diretto con aria; - quella dei dissipatori con fluido bifase interposto. Dissipatori a scambio diretto con aria Dissipatori con fluido bifase interposto dissipatore a massa metallica denominato DM1 dissipatore a tubo di calore denominato HP1 dissipatore a massa metallica denominato DM2 dissipatore a tubo di calore denominato HP2 Figura 5.19- Dissipatori termici commerciali testati: immagini nel visibile __ 131 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala Per i dispositivi appartenenti alla prima categoria, il trasferimento del calore, rimosso dal componente, avviene prima per conduzione attraverso una massa metallica e successivamente per convezione verso l’aria ambiente. I dispositivi appartenenti alla seconda categoria sono invece realizzati impiegando una serie di tubi di calore, dunque il calore viene trasportato principalmente attraverso il calore latente di evaporazione e condensazione del fluido vettore e riversato infine in aria ambiente ancora per convezione. La convezione per entrambe le categorie è di tipo forzato, la presenza di un ventilatore per ognuno dei dispositivi infatti movimenta un flusso d’aria, il quale lambisce superfici di scambio alettate. Tra i dispositivi esaminati, i risultati ritenuti maggiormente significativi per gli obiettivi fissati sono quelli ottenuti con i dispositivi mostrati nella figura 5.19. I due dissipatori a scambio diretto con aria si differenziano principalmente per il tipo di ventilatore installato, in un caso di tipo assiale (dissipatore a massa metallica denominato DM1) nell’altro di tipo centrifugo (dissipatore a massa metallica denominato DM2). I due dissipatori con fluido bifase interposto si differenziano principalmente per la forma ed il numero dei tubi di calore impiegati. In un caso (dissipatore a tubo di calore denominato HP1) i tubi di calore impiegati sono 4; essi sono costituiti da tubi di rame piegati a forma di C, con zona evaporante e condensante disposte in posizione orizzontale. Nell’altro caso (dissipatore a tubo di calore denominato HP2) i tubi di calore impiegati sono 6; essi sono costituiti da tubi di rame piegati a forma di L, con zona evaporante disposta in posizione orizzontale e zona condensante in posizione verticale. I ventilatori a supporto dei tubi di calore sono entrambe di tipo assiale, con asse verticale per HP1 ed orizzontale per HP2. Un’analisi distruttiva eseguita sui due esemplari ha permesso di osservare le matrici porose e di effettuare prelievi dei due fluidi vettori. Sia per HP1 che per HP2 la matrice porosa, che genera la prevalenza capillare necessaria alla circolazione del fluido, risulta essere costituita da polvere di rame sinterizzata. Inoltre una gascromatografia ha evidenziato essere acqua il fluido di lavoro contenuto in entrambe i dispositivi. Ulteriori dettagli sulle caratteristiche realizzative dei dissipatori in questione sono riportate in appendice II. Il confronto prestazionale tra i dissipatori è stato effettuato a parità di flusso termico specifico dissipato. I flussi utilizzati per l’indagine sperimentale sono stati q’E=3.97, 5.96, 7.76, 9.46 W/cm2. Tali flussi sono stati dissipati orientando la termoresistenza in posizione orizzontale, ottenendo un flusso termico ascendente __ 132 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala dalla termoresistenza verso il dissipatore. Le prove sono state ripetute con la termoresistenza disposta verticalmente, ottenendo di conseguenza un flusso termico orizzontale; ciò comporta la differente orientazione del dissipatore rispetto alla direzione dell’accelerazione gravitazionale. Prima di effettuare questa serie di prove con il prototipo di PTPT, allestito nella sua configurazione di riferimento, è stato necessario operare una modifica all’evaporatore. Al suo interno infatti è stato inserito uno strato costituito da una rete metallica, come descritto nel capitolo 4, in modo tale da consentire al fluido di mantenere bagnata la superficie in rame anche in condizioni di termoresistenza disposta verticalmente. Dissipatori a scambio diretto con aria Dissipatori con fluido bifase interposto dissipatore a massa metallica denominato DM1 dissipatore a tubo di calore denominato HP1 dissipatore a massa metallica denominato DM2 dissipatore a tubo di calore denominato HP2 Figura 5.20- Dissipatori termici commerciali testati: immagini nell’infrarosso rilevate per q’E=9.46 W/cm2 Durante l’attività di prova sono state effettuate misure di temperatura sui dispositivi commerciali con due differenti tecniche: attraverso l’uso di una termocoppia di tipo __ 133 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala K, posizionata in corrispondenza della superficie di scambio tra termoresistenza e dissipatore ed attraverso l’uso di immagini termografiche, figura 5.20, acquisite una volta raggiunto il regime di funzionamento stazionario. L’analisi attraverso la termografia all’infrarosso è stata effettuata al fine di osservare la disomogeneità spaziale del campo di temperature sulla superficie esterna dei vari dissipatori commerciali. Per poter effettuare le riprese termografiche, le superfici osservate sono state preventivamente trattate, ricoprendole con uno strato di vernice nero opaco, conferendogli un valore di emissività noto (ε=0.94). I principali risultati ottenuti possono essere sintetizzati analizzando i grafici delle figure da 5.21 a 5.24. Dagli andamenti riportati nelle figure 5.21 e 5.22 in funzione di q’E, emerge che il surriscaldamento di parete dei dissipatori, rispetto alla temperatura dell’aria ambiente, varia linearmente per tutti i dispositivi commerciali testati, operando sia con flussi termici verticali ascendenti sia con flussi termici orizzontali. Per il prototipo di PTPT l’andamento di TW-Tf in funzione di q’E risulta di tipo lineare esclusivamente per valori di q’E>5.96 W/cm2. Confermando la tendenza già evidenziata nel paragrafo 5.2, il valore di TW ai bassi flussi specifici dissipati viene influenzato dalle condizioni di scambio termico nell’evaporatore ed il rapporto ∆TW/∆q’E decresce notevolmente. La ragione di tale comportamento è imputabile al non completo sviluppo dell’ebollizione del fluido vettore all’interno dell’evaporatore. 50 flusso termico ascendente DM1 DM2 HP1 HP2 PTPT 45 40 TW-Tf [°C] 35 30 25 20 15 10 4 5 6 q'E 7 8 9 10 2 [W/cm ] Figura 5.21- Andamenti della differenza di temperatura TW-Tf in funzione del flusso termico specifico, per differenti dispositivi (flusso termico ascendente) __ 134 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala 50 flusso termico orizzontale DM1 DM2 HP1 HP2 PTPT 45 40 TW-Tf [°C] 35 30 25 20 15 10 4 5 6 7 q'E 8 9 10 2 [W/cm ] Figura 5.22- Andamenti della differenza di temperatura TW-Tf in funzione del flusso termico specifico, per differenti dispositivi (flusso termico orizzontale) I valori di TW-Tf ottenuti per il prototipo di PTPT non sono tuttavia influenzati dall’orientazione del flusso termico e dunque del dispositivo, infatti sono state osservate tendenze qualitative e quantitative analoghe, sia per condizioni di flusso 8.0 2 Resistenze termiche specifiche [°C/(W/cm )] termico verticale ascendente sia per quelle di flusso termico orizzontale. flusso termico ascendente 7.5 DM1 DM2 HP1 HP2 PTPT 7.0 6.5 6.0 5.5 5.0 4.5 4.0 3.5 3.0 2.5 4 5 6 7 q'E 8 9 10 2 [W/cm ] Figura 5.23- Andamenti della resistenza termica specifica in funzione del flusso termico specifico, per differenti dispositivi (flusso termico ascendente) __ 135 __ 8.0 2 Resistenze termiche specifiche [°C/(W/cm )] Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala flusso termico orizzontale 7.5 DM1 DM2 HP1 HP2 PTPT 7.0 6.5 6.0 5.5 5.0 4.5 4.0 3.5 3.0 2.5 4 5 6 7 q'E 8 9 10 2 [W/cm ] Figura 5.24- Andamenti della resistenza termica specifica in funzione del flusso termico specifico, per differenti dispositivi (flusso termico orizzontale) Quest’ultima considerazione può essere estesa, confrontando le figure 5.21 e 5.22, anche ai dissipatori denominati DM1 e DM2. Per loro infatti i valori di TW-Tf, ottenuti per condizioni di flusso termico orizzontale, si discostano da quelli ottenuti per condizioni di flusso termico ascendente con scarti massimi inferiori al 5%. Il dispositivo a tubo di calore HP1 risente, anche se in modo piuttosto contenuto, dell’orientazione rispetto alla gravità, infatti il surriscaldamento TW-Tf ottenuto per flusso termico orizzontale risulta del 10% inferiore rispetto a quello per flusso termico ascendente, tale scarto è confermato per tutti i flussi specifici testati. Al contrario il dispositivo a tubo di calore HP2 manifesta un netto incremento della differenza TW-Tf per condizioni di flusso termico orizzontale rispetto a quelle di flusso termico ascendente. Tale incremento è variabile con q’E e risulta compreso tra il 20% ed il 30%. Dalle immagini termografiche, rilevate durante la fase di esercizio del dispositivo HP2, è stato possibile evidenziare come, per le condizioni di flusso termico orizzontale, una parte del condensatore rimanesse praticamente inattiva. I valori di temperatura rilevati infatti presentavano una caduta in corrispondenza della sezione situata a circa tre quarti della lunghezza del tratto condensante dei tubi di calore. E’ possibile ipotizzare che in quella configurazione operativa la prevalenza capillare, non agevolata dalla spinta gravitazionale, non fosse in grado di vincere le perdite di carico dell’intero circuito, costringendo il fluido vettore a circolare solo in __ 136 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala una parte del tubo di calore. In tal caso la superficie a disposizione per lo scambio termico con l’aria ambiente sarebbe ridotta e le temperature operative complessivamente aumentate. Le prestazioni complessive dei vari dispositivi sono state confrontate attraverso la resistenza termica. In luogo della resistenza termica globale, per il confronto, è stata utilizzata la resistenza termica specifica. Essa viene ottenuta sostituendo nella definizione di R, equazione (5.4), il flusso specifico q’E alla potenza termica Q’E. La ragione di questa scelta risiede nei valori molto diversi delle superfici di contatto tra componente e dissipatore, possedute dai vari dispositivi. In queste condizioni, riportandoci all’unità di superficie, la resistenza termica specifica risulta più idonea al confronto delle prestazioni dei differenti dispositivi e dunque al confronto delle differenti tecniche con cui la rimozione del calore viene ottenuta. Alla luce delle precedenti considerazioni, è possibile osservare come tutti i dispositivi commerciali manifestino un comportamento a resistenza termica costante, per qualunque orientazione rispetto al campo gravitazionale, figure 5.23 e 5.24. Al contrario il prototipo di PTPT manifesta il funzionamento a resistenza termica variabile, tipico dei dispositivi che scambiano calore con tre differenti sorgenti termiche come il LHP ed il CPL [Ku 1999], [Hoang et al. 2003]. Tra i vari dispositivi esaminati quello a tubo di calore HP2 ha ottenuto le migliori prestazioni in condizioni di flusso termico ascendente, con un valore medio della resistenza termica specifica pari a 2.7 °C/(W/cm2). Tuttavia, per la particolare forma e dimensione dei tubi di calore con cui è realizzato e per la scarsa prevalenza generata dalla matrice porosa depositata sulle pareti interne dei suddetti tubi, le sue prestazioni degradano in condizioni di flusso termico orizzontale, operando cioè senza l’ausilio della spinta gravitazionale. In questo caso la resistenza termica specifica del HP2 raggiunge il valore medio di 3.4 °C/(W/cm2), analogo a quello manifestato dal dispositivo DM1. In condizioni di flusso termico orizzontale, le migliori prestazioni sono state manifestate dal dispositivo HP1, con un valore medio della resistenza termica specifica pari ancora a 2.7 °C/(W/cm2). Il dispositivo commerciale meno performante è risultato essere, per entrambe le disposizioni della termoresistenza, il DM2 con ventilatore di tipo centrifugo, che possiede un valore medio della resistenza termica specifica di 4.4 °C/(W/cm2). Il prototipo di PTPT presenta valori di resistenza termica specifica paragonabili a quelli dei dispositivi commerciali testati ma più elevati. Tale parametro decresce __ 137 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala all’aumentare del flusso specifico dissipato, raggiungendo il valore di 5.0 °C/(W/cm2) per q’E=9.46 W/cm2 per entrambe le orientazioni. In conclusione dovendo scegliere un dispositivo da impiegare nel controllo termico di apparati di piccola scala occorre tener presente i seguenti aspetti: - i dispositivi a scambio diretto con aria presentano un basso costo realizzativo, le loro prestazioni termiche sono poco elevate. Essi risultano inoltre fortemente ingombranti nella zona adiacente al componente da raffreddare, vista la presenza di masse metalliche dotate di notevoli superfici alettate necessarie per incrementare lo scambio termico con l’aria. Nonostante la presenza di tali superfici, i flussi specifici massimi, che questo tipo di dispositivi è in grado di rimuovere, risultano inferiori a quelli rimossi con dispositivi con fluido bifase interposto. Il valore del flusso massimo rimovibile dipende principalmente dal rapporto tra la superficie del componente e la superficie di scambio con l’aria, ciò rappresenta un limite alla compattezza intrinseco alla tecnica descritta; - grazie alla presenza di un fluido in cambiamento di fase, i dispositivi con fluido bifase interposto si adattano meglio dei precedenti ad essere applicati in presenza di elevati flussi specifici da rimuovere. Per i dispositivi a tubo di calore si raggiungono prestazioni elevate con resistenze termiche specifiche minori rispetto a quelle dei dispositivi precedenti. Il costo tuttavia, per quanto riguarda gli esemplari disponibili in commercio, risulta circa tre volte superiore a quello dei dispositivi a scambio diretto con aria. Inoltre le matrici porose, impiegate per queste applicazioni di tipo commerciale, non consentono di generare elevate prevalenze capillari, di conseguenza il vantaggio di poter utilizzare la condensazione remota del fluido vettore non può, in pratica, essere sfruttato. Dunque i problemi di ingombro, descritti relativamente ai dispositivi a scambio diretto con aria, si ripresentano in maniera analoga. Per i dispositivi a PTPT invece si ottengono i valori delle resistenze termiche specifiche più elevati, tuttavia essi sono in grado di generare elevate prevalenze con qualsiasi disposizione relativa tra evaporatore e condensatore. Ciò consente di sfruttare a pieno il vantaggio della condensazione remota, limitando al minimo l’ingombro in prossimità del componente da raffreddare. Il costo di questi dispositivi si collocherà in posizione intermedia tra le due precedenti tipologie. In prospettiva i sistemi di controllo termico a PTPT possono dunque diventare realmente competitivi per applicazioni caratterizzate da elevati flussi specifici dissipati e spazi disponibili contenuti. Tuttavia affinché questo avvenga occorre incrementare le loro prestazioni, in particolare ottimizzando la forma e le dimensioni dell’evaporatore e migliorando le condizioni di scambio al suo interno. __ 138 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala 5.8 Conclusioni Questo capitolo è stato dedicato alla descrizione dell’attività sperimentale avente per oggetto un prototipo di PTPT di piccola scala, del tipo “ad annullamento del salto di pressione”. La campagna di prove è stata effettuata con lo scopo di verificare l’attitudine del dispositivo ad essere impiegato nel controllo termico di apparati di ridotte dimensioni. Tabella 5.5- Tavola riassuntiva dei principali risultati ottenuti dall’attività sperimentale __ 139 __ Caratterizzazione del funzionamento di un PTPT di piccola scala Il prototipo è stato in grado di raggiungere un funzionamento a regime periodico stabilizzato anche in condizioni operative critiche, rimovendo potenze termiche specifiche prossime al valore del flusso di calore critico per il fluido vettore scelto (16.25 W/cm2), ed operando con quantità minime di fluido circolante (3 ml). Attraverso l’attività in questione è stato possibile valutare l’effetto delle variazioni dei principali parametri operativi nei confronti delle prestazioni della macchina. Le differenti condizioni operative complessivamente testate sono state 34 ed i principali risultati sono riassunti nella tabella 5.3. Dall’analisi effettuata è possibile concludere che i dispositivi a PTPT grazie alla loro flessibilità di impiego e grazie alla capacità di raggiungere il funzionamento a regime stabilizzato, anche in presenza di elevati flussi specifici da rimuovere ed elevati valori delle perdite di carico legate alla circolazione del fluido, possiedono prospettive di impiego nel controllo termico di apparati miniaturizzati. Tuttavia perché ciò avvenga occorre produrre un’ulteriore riduzione di scala, rispetto al prototipo esaminato in questo lavoro. Occorre inoltre migliorare le prestazioni del dispositivo, in particolare la resistenza termica globale quando esso operi con piccole quantità di fluido vettore circolante. __ 140 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore I sistemi di controllo termico bifase sono attualmente impiegati in molti settori della tecnica: aerospaziale e aeronautico, automobilistico, bio-medicale, elettronico di potenza e di piccola scala. Negli ultimi anni, in particolar modo, c’è stato un notevole sforzo, sia dal punto di vista scientifico che da quello tecnologico, verso la miniaturizzazione di questi sistemi. L’utilizzo di scambiatori sempre più piccoli, con quantità di fluido circolante sempre minori, ha condotto ad una generale diminuzione delle prestazioni dei sistemi bifase. Per i dispositivi bifase operanti in regime stazionario, quali LHP e CPL, l’impiego di evaporatori di ridotte dimensioni ha prodotto incrementi del surriscaldamento di parete (a parità di flusso termico specifico dissipato) rispetto agli analoghi dispositivi di grande dimensione. L’impiego di esigue quantità di fluido circolante ha prodotto invece una maggiore difficoltà di raggiungimento del regime stabilizzato, o talvolta un non raggiungimento di tale regime. In questi casi il dispositivo si trova ad operare con oscillazioni termiche ed idrauliche [Cheung et al. 1998) e la previsione delle prestazioni e risposte dinamiche richiede analisi accurate [Pouzet et al. 2004], [Chen et al. 2006]. Per i dispositivi bifase operanti in regime non stazionario ma periodico oppure pulsato, quale il PTPT, alle problematiche legate alla riduzione dello spazio __ 141 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore disponibile nell’evaporatore ed alla riduzione della quantità di fluido vettore circolante, si aggiungono quelle legate all’aumento delle frequenze di funzionamento. Tale aumento produce una dilatazione, rispetto alla durata complessiva del ciclo, della fase in cui le prestazioni di scambio termico risultano transitorie e dunque non stabilizzate. Il conseguente degrado delle prestazioni si traduce in un notevole aumento della resistenza legata allo scambio termico nell’evaporatore, che può essere evidenziato osservando il grafico di figura 6.1. Nel grafico vengono riportati i surriscaldamenti medi (media calcolata per il ciclo periodico a regime stabilizzato) della parete dell’evaporatore, confrontati con le curve di ebollizione valide per FC-72 su superficie piana. VT=64 ml 2 q' [W / cm ] 20 VT=45 ml VT<=25 ml 10 9 8 7 6 Guglielmini et al. 2002 Rainey et al. 2003 Auracher et al. 2004 5 4 FC-72: curve di ebollizione (superficie piana) 3 5 6 7 8 9 10 20 30 40 50 TW -TS [°C] Figura 6.1- Prestazioni medie di scambio termico dell’evaporatore del PTPT nel suo ciclo a regime periodico stabilizzato Le curve di ebollizione stazionaria, rintracciate in letteratura per FC-72 su superficie piana e valide per pressione pari a quella atmosferica, risultano numerose. Le prestazioni di scambio termico osservate dai vari gruppi di ricerca sono comunque contenute tra i risultati esposti nel lavoro [Guglielmini et al. 2002] e quelli esposti nel lavoro [Auracher e Marquardt 2004]. Mentre la curva che più si avvicina ai valori medi, ottenuti tra tutti i dati presi in considerazione, è quella presente nel lavoro [Rainey et al. 2003]. __ 142 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore Come è possibile notare dal grafico, i dati relativi al PTPT operante con volumi di fluido trasferito maggiori o uguali a 45 ml sono molto prossimi ai dati relativi all’ebollizione stazionaria riportati in [Auracher e Marquardt 2004]. Per volumi trasferiti minori o uguali a 25 ml i dati relativi al PTPT si discostano da quelli dell’ebollizione stazionaria. Tale scostamento si accentua all’aumentare del flusso specifico dissipato, raggiungendo valori del surriscaldamento di parete doppi di quelli riportati in [Auracher e Marquardt 2004] per q’=16.25 W/cm2. Tuttavia è opportuno osservare che i surriscaldamenti di parete relativi al PTPT non sono stati ottenuti a pressione atmosferica, infatti la temperatura di saturazione del fluido (o in alternativa la pressione) non viene controllata durante le prove, ma essa è imposta dalle condizioni fluidodinamiche instaurate nel circuito, come descritto nel capitolo 5. Al fine di valutare se lo scostamento dai dati del PTPT rispetto a quelli di ebollizione stazionaria fosse imputabile all’effetto della pressione di saturazione, i dati stessi sono stati confrontati con quelli calcolati tramite le principali correlazioni per la stima delle prestazioni di scambio termico ebollitivo. In particolare sono state prese in considerazione la correlazione di Rohsenow [Rosenhow e Hartnett 1973], quella di Cooper nella versione corretta da Palm ed altri [Khobadandeh e Palm 2002], quella di Gorenflo [Gorenflo 2001], ricavata considerando l’effetto dei principali gruppi adimensionali in grado di influenzare l’ebollizione secondo il metodo VDI Atlas, ed infine la correlazione di Nishikawa [Nishikawa et al. 1982]. Da questo confronto è stato possibile constatare che l’effetto della pressione non risulta significativo nell’interpretazione del particolare comportamento osservato. Infatti, come avviene per quanto descritto a proposito della figura 6.1, operando con volumi di fluido minori di 45 ml lo scostamento tra i dati calcolati e quelli osservati per il PTPT è consistente e tende a crescere con il flusso specifico dissipato. La correlazione di Rosenhow, impiegata con costante Csf=0.054, è quella che riesce a stimare con minor approssimazione i dati sperimentali. Lo scostamento in questo caso raggiunge valori intorno al 10% per flussi specifici minori di 8.66 W/cm2 ma valori crescenti dal 13% al 38% per flussi specifici fino a 16.25 W/cm2. Per la correlazione di Cooper lo scostamento massimo raggiunge valori di circa il 40%, mentre per la correlazione di Nishikawa e Gorenflo circa il 45% ed il 48% rispettivamente. Al fine di interpretare correttamente le ragioni del degrado delle prestazioni di scambio termico nell’evaporatore del PTPT (di piccola scala ed operante con esigue __ 143 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore quantità di fluido vettore), risulta necessario analizzare e caratterizzare le variazioni periodiche delle condizioni di scambio termico all’interno di ogni singolo ciclo, variazioni causate dai periodici svuotamenti e riempimenti del serbatoio stesso. 6.1 Analisi teorica delle prestazioni di scambio termico di evaporatori operanti in regime periodico Per un dispositivo a funzionamento periodico, il problema della determinazione della temperatura della parete inferiore dell’evaporatore (quella a contatto con il componente da raffreddare) può essere analizzato in prima approssimazione con il modello semplificato di seguito descritto. Consideriamo l’evaporatore come un recipiente, con la parete inferiore realizzata in materiale metallico, ed il resto della struttura realizzato in materiale termicamente isolante, secondo lo schema di figura 6.2. Figura 6.2- Schematizzazione dell’evaporatore La superficie superiore della parete metallica è posta in scambio termico con il fluido vettore a temperatura TS (temperatura di saturazione), tale scambio avviene attraverso un coefficiente h(t/τC) variabile periodicamente nel tempo, con periodo τC. La superficie inferiore della parete metallica invece è sottoposta al flusso termico specifico q’ costante nel tempo, prodotto dal componente. La temperatura TS del fluido vettore viene ipotizzata, in questa analisi approssimata, costante nel tempo. Supponendo che lo spessore della parete metallica sia sufficientemente basso da poter trascurare la resistenza conduttiva interna rispetto a quella convettiva __ 144 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore esterna, il comportamento termico della parete metallica a temperatura uniforme è descritto nel tempo dal seguente bilancio: q' = C dT (t/τ c ) ⋅ + h (t/τ c ) ⋅ (T (t/τ c ) - TS ) S dt (6.1) dove con C si indica la capacità termica della parete metallica e con S la sua superficie, inoltre ponendo θ=T(t/τC)-TS e τ=t/τC, l’equazione (6.1) può essere espressa nella forma (6.2) S⋅ τc q' ⋅ S ⋅ τ c dθ(τ ) + h (τ ) ⋅ ⋅ θ(τ ) − =0 dτ C C (6.2). Una volta che sia conosciuta la funzione h(τ), l’equazione (6.2) rappresenta un’equazione differenziale lineare del primo ordine a coefficienti variabili, la cui soluzione è ben determinata [Smirnov 1988] con la condizione iniziale θ(0)=θ0 ed è la seguente θ(τ ) = e S⋅ τ τ − c ⋅ h ( u ) du ∫ C 0 S v ⋅ h (u ) du q' ⋅ S ⋅ τ c τ C 0∫ ⋅θ0 + ⋅∫e dv C 0 (6.3). Anche se le variazioni del coefficiente h non sono note a priori, alcune ipotesi possono essere fatte sulla forma assunta dalla funzione h(τ), in ragione delle condizioni fluidodinamiche presenti all’interno dell’evaporatore. E’ possibile ipotizzare che nella prima fase del ciclo periodico, nel quale il liquido freddo è appena tornato nell’evaporatore, si instauri un regime di scambio termico di tipo convettivo, caratterizzato da valori di h tipici della convezione in liquido. Lentamente il liquido viene riscaldato, i valori di h cominceranno ad aumentare tendendo a valori prossimi a quelli previsti per lo scambio termico ebollitivo. Una volta che all’interno del serbatoio sia completamente sviluppata l’ebollizione, i valori di h rimarranno pressoché costanti, per poi decrescere bruscamente nella parte finale del ciclo periodico, quella coincidente con il seccaggio del serbatoio. Infine al successivo reintegro di liquido freddo il ciclo comincerà da capo. Questo andamento di h viene descritto in maniera approssimata dalla curva indicata con la lettera (a) nella figura 6.3. __ 145 __ 2 Coefficiente di scambio termico [ W/(m K) ] Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore 10000 9000 8000 a 7000 b 6000 c 5000 4000 d 3000 2000 1000 0 0.0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1.0 τ Figura 6.3- Andamenti teorici del coefficiente di scambio termico durate un ciclo periodico Tuttavia operando a parità di q’, ma diminuendo la quantità di fluido vettore circolante VT, è stata sperimentalmente osservata una diminuzione dei tempi di trasporto ed una sostanziale costanza dei tempi di ritorno. Questo produce una diminuzione del tempo in cui si sviluppano condizioni di scambio termico stabilizzate, ed una conseguente dilatazione, rispetto alla durata complessiva del ciclo, della fase in cui le prestazioni di scambio risultano transitorie. Tale comportamento può essere descritto con il progressivo spostamento dell’andamento di h verso le curve indicate con le lettere (b), (c). Continuando ad operare con valori di VT decrescenti è possibile arrivare al raggiungimento di condizioni per le quali il liquido circolante è talmente esiguo da poter ipotizzare il non raggiungimento di un regime di scambio stabilizzato, in questo caso l’andamento di h può essere rappresentato dalla curva indicata con la lettera (d). Introducendo gli andamenti ipotizzati per il parametro h, ed introducendo anche il carattere di periodicità sulla condizione iniziale θ0=θ(τC), dall’equazione (6.3) è possibile ricavare gli andamenti della differenza di temperatura tra parete e fluido durante il ciclo a regime periodico stabilizzato. Tali andamenti sono riportati nella figura (6.4). Come ci si poteva aspettare, i surriscaldamenti di parete dipendono in maniera considerevole dalle variazioni del comportamento di h (dato che variando il comportamento varia anche il valore medio di h durante il ciclo). Tuttavia dal punto __ 146 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore di vista qualitativo è utile notare che, dall’andamento di h dipende non solo il valor medio del surriscaldamento di parete, ma anche l’ampiezza delle oscillazioni massime rispetto a tale valor medio. Tali oscillazioni possono raggiungere livelli critici per le applicazioni di controllo termico di apparati elettronici. Dal punto di vista quantitativo, passando dall’andamento di tipo (a) all’andamento di tipo (d), l’incremento del valore massimo del surriscaldamento di parete supera il 100%. 60 55 d 50 θ [ °C ] 45 40 c 35 30 25 b 20 a 15 10 0.0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1.0 τ Figura 6.4- Surriscaldamenti di parete dell’evaporatore, calcolati per differenti andamenti del coefficiente di scambio Per contenere le oscillazioni massime del surriscaldamento di parete, un ruolo benefico può essere giocato dalla capacità termica C della parete metallica dell’evaporatore, parametro che compare sempre al denominatore nell’equazione (6.3). L’analisi degli effetti della variazione di C, per una parete in rame, sono riportati nella figura 6.5. Ipotizziamo per esempio di operare con una quantità di fluido circolante tale da ottenere un andamento per h di tipo (b), tale andamento è caratterizzato da incrementi e decrementi simmetrici rispetto alla durata del ciclo. In questo caso, il fatto di raddoppiare o dimezzare il valore della massa metallica, e dunque di C, può comportare rispettivamente una diminuzione od un incremento del 40% sulle __ 147 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore ampiezze di oscillazione del surriscaldamento di parete, con diminuzione od incremento dei valori massimi raggiunti da θ del 20%. I valori utilizzati per condurre l’analisi sono i seguenti: S=2.77 cm2, C=60 J/K, τC=492 s, q’=14.4 W/cm2, essi sono relativi al prototipo sperimentale del PTPT oggetto del lavoro. * C=C /3 * C=C /2 * C=C * C=2C * C=3C 80 70 [ °C ] 60 θ 50 40 30 20 0.0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1.0 τ Figura 6.5- Effetto della capacità termica sul surriscaldamento di parete dell’evaporatore Nell’ottica di impiegare i dispositivi a funzionamento periodico nel raffreddamento di componenti miniaturizzati e con un elevato grado di compattamento, la necessità principale è l’ottimizzazione delle dimensioni dell’evaporatore e la conseguente riduzione del volume di liquido circolante al minimo possibile. Tale ottimizzazione può essere effettuata, come dimostra la precedente analisi, scegliendo opportunamente la quantità di fluido circolante e la capacità termica della massa metallica dell’evaporatore, affinché non si raggiungano surriscaldamenti di parete che pregiudichino la vita del componente. I due parametri tuttavia non possono essere scelti in maniera indipendente, dunque per effettuare l’ottimizzazione occorre prima conoscere con precisione come variano le condizioni di scambio termico, e quindi il coefficiente h, durante il ciclo periodico al variare della quantità di liquido circolante. Nei paragrafi successivi verranno descritte le tecniche per la stima indiretta di h impiegate ed i principali risultati sperimentali ottenuti. __ 148 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore 6.2 Analisi qualitativa delle prestazioni di scambio termico, sperimentalmente osservate per l’evaporatore di un PTPT Una volta raggiunto il regime periodico stabilizzato, i cicli di funzionamento del PTPT si ripetono con piccole oscillazioni dei parametri operativi tra un ciclo ed il successivo. Tali oscillazioni, osservate per le temperature medie del ciclo, risultano inferiori a 0.5 °C, inferiori cioè all’accuratezza con cui vengono acquisite le misure di temperatura. Come già precisato nel capitolo 3, le misure effettuate sull’evaporatore sono misure di temperatura e pressione. Dall’analisi degli andamenti di tali grandezze, all’interno di ogni singolo ciclo a regime stabilizzato, è stato possibile riconoscere 6 differenti regioni, caratterizzate da differenti condizioni di scambio termico nell’evaporatore. Tali regioni sono mostrate nel grafico di figura 6.6. τ1 τ2 0.120 0.115 Tw 80 0.110 Ts 70 Temperatura [°C] τ4 τ τ6 5 τ3 0.105 50 0.100 40 0.095 30 ps 0.090 Tw - Ts 20 Pressione [MPa] τ0 90 0.085 0.080 10 0 60 120 180 240 300 360 420 480 Tempo [s] Figura 6.6- Andamenti della pressione e delle temperature dell’evaporatore di un PTPT (q’E=14.44 W/cm2, Q’E=40 W, VT=64 ml) La regione compresa nell’intervallo di tempo (τ1-τ0) è caratterizzata da una brusca caduta del surriscaldamento di parete; la temperatura di saturazione cresce per raggiungere il valore necessario all’attivazione del trasferimento di fluido, come descritto nel capitolo precedente, mentre la temperatura di parete decresce, ed il __ 149 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore calore accumulato dalla massa in rame viene ceduto al liquido sottoraffreddato appena ritornato dall’accumulatore. Nella regione compresa nell’intervallo di tempo (τ2-τ1) viene raggiunto il valore di pressione sufficiente all’attivazione della circolazione, il liquido viene trasferito all’accumulatore, ed il vapore tra evaporatore e condensatore subisce una espansione. In queste condizioni la temperatura di saturazione subisce una contenuta diminuzione, la temperatura di parete continua a diminuire, il surriscaldamento di parete manifesta la stessa tendenza della fase precedente, ma con variazioni temporali molto più contenute. Nella regione compresa nell’intervallo di tempo (τ3-τ2) il surriscaldamento di parete si stabilizza, ciò indica una sostanziale stabilizzazione delle condizioni di scambio termico. La durata di questa fase dipende dalla quantità di liquido presente nell’evaporatore, essa decresce infatti con il diminuire di VT. Nella regione compresa nell’intervallo di tempo (τ5-τ4) il liquido all’interno dell’evaporatore è esaurito, la massa in rame è in contatto con il vapore ed il surriscaldamento di parete necessariamente incrementa. La regione compresa nell’intervallo di tempo (τ4-τ3) è caratterizzata da condizioni di transizione tra lo scambio termico ebollitivo della regione precedente e quello convettivo della regione successiva. Infine nella regione compresa nell’intervallo di tempo (τ6-τ5) avviene il ritorno del liquido dall’accumulatore all’evaporatore. In quest’ultima regione, che comincia con l’apertura delle elettrovalvole e si conclude con la loro chiusura, il surriscaldamento di parete inizia il proprio decremento che prosegue nella prima regione del ciclo periodico successivo. Nella figura 6.7 viene riportato un confronto tra il surriscaldamento di parete osservato sperimentalmente e quello relativo alla curva (b), calcolata attraverso l’equazione (6.3) e presentata nella figura 6.4. Per confrontare i due andamenti è stata effettuata una traslazione rigida della curva (b) nel tempo. La traslazione si rende necessaria per la differente scelta, del tutto arbitraria, effettuata sull’istante di inizio ciclo. Per l’andamento sperimentale infatti l’inizio del ciclo coincide, come precisato nel capitolo precedente, con l’istante di chiusura delle elettrovalvole. Per gli andamenti ricavati dall’equazione (6.3) l’istante di inizio ciclo è stato scelto, per semplicità di calcolo, coincidente con l’istante in cui il coefficiente di scambio termico h comincia a crescere nel tempo. Dalla figura 6.7 è possibile osservare che l’accordo tra dati calcolati e dati sperimentali risulta buono, sia qualitativamente che quantitativamente. __ 150 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore Il valore massimo del surriscaldamento di parete viene previsto con un errore inferiore al 5% ed il valore medio di tale surriscaldamento con un errore inferiore al 7%. La regione del ciclo nel quale la curva (b) si discosta maggiormente dai dati sperimentali risulta essere la regione di transizione tra lo scambio termico ebollitivo e quello convettivo nei vapori, cioè la regione nella quale il liquido nell’evaporatore tende ad esaurirsi. 45 40 andamento (b) figura 6.4 andamento sperimentale 30 θ [ °C ] 35 25 20 15 10 0.0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1.0 τ / τc Figura 6.7- Confronto tra gli andamenti del surriscaldamento di parete (q’E=14.44 W/cm2, Q’E=40 W, VT=64 ml) Da questa analisi si intuisce come la caratterizzazione degli andamenti del coefficiente di scambio termico, nel ciclo a regime stabilizzato, rivesta grande importanza nel dimensionamento dell’evaporatore di un PTPT. Una volta effettuata tale caratterizzazione, l’equazione approssimata (6.3) può costituire un valido strumento per la scelta combinata del volume di liquido trasferito e della capacità termica della parete dell’evaporatore, in modo tale da mantenere i valori del surriscaldamento di parete a livelli inferiori rispetto a quelli critici, per il tipo di applicazione in questione. __ 151 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore 6.3 Determinazione del coefficiente di scambio termico variabile periodicamente nel tempo Il coefficiente di scambio termico h, secondo la definizione nota come legge di scambio termico di Newton, è dato dal rapporto tra il flusso termico specifico, scambiato tra una superficie solida ed un fluido, e la differenza di temperatura tra la superficie ed il fluido stesso [Lienhard 1981]. Considerando uniforme la temperatura della superficie solida e considerando la temperatura media del fluido al di fuori dello strato limite, il valore di h può essere determinato (in base ai rilievi sperimentali condotti) per tutte le prove effettuate sul prototipo di PTPT. Riguardo a tale determinazione una precisazione risulta opportuna. La legge di Newton prevede, per la definizione di h, la presenza di condizioni di scambio termico stabilizzate. Mentre per un evaporatore di PTPT, come descritto in precedenza, le condizioni di scambio risultano variabili nel tempo e non sempre stabilizzate. Per il termine h, calcolato in questo lavoro, verrà comunque utilizzata la denominazione di coefficiente di scambio termico, poiché nonostante esso sia variabile risulta essere il parametro più indicato per descrivere le prestazioni di scambio nell’evaporatore. Il valore di h(t), durante il ciclo a regime stabilizzato, può dunque essere valutato con l’equazione (6.4) h (t ) = q' ( t ) Q' ( t ) = TW ( t ) − TS ( t ) S ⋅ (TW ( t ) − TS ( t ) ) (6.4) dove q’ e Q’ rappresentano rispettivamente il flusso termico specifico e la potenza termica scambiata tra superficie e fluido, TS=TE la temperatura di saturazione del fluido nell’evaporatore e S la superficie di scambio. I valori di TW e TS, durante l’attività sperimentale, sono stati misurati nel tempo (intervallo di scansione 3 s), il valore di Q’ può essere invece determinato attraverso il bilancio termico (6.5) effettuato sulla massa in rame costituente la parte dell’evaporatore a contatto con la termoresistenza Q' ( t ) = Q' E −Q' a ( t ) − Q' env ( t ) (6.5). Nell’equazione (6.5) il termine Q’E (potenza termica fornita dalla termoresistenza all’evaporatore) risulta costante nel tempo, mentre i termini Q’a (potenza termica __ 152 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore accumulata nella massa in rame) e Q’env (potenza termica ceduta all’ambiente esterno, dalla superficie della massa in rame non termicamente isolata) risultano variabili nel tempo. In base alle equazioni (6.4) e (6.5), una valutazione approssimata di h(t) può essere effettuata considerando trascurabile la potenza termica ceduta all’ambiente, e considerando tutta la massa in rame a temperatura uniforme. Sotto queste ipotesi il valore di h, può essere valutato nel tempo utilizzando i rilievi sperimentali e la tecnica delle differenze finite C ⋅ (TW ( n +1) − TW ( n ) ) 1 ⋅ h ( n +1) = Q'− S ⋅ (T t ∆ W ( n ) − TS ( n ) ) (6.6) dove C è la capacità termica della massa in rame, n la generica scansione sperimentale e ∆t l’intervallo di tempo tra due scansioni successive. L’ipotesi di trascurare la distribuzione di temperatura all’interno della massa in rame produce effetti trascurabili se il numero di Biot risulta minore di 0.1. Per il caso in questione invece il numero di Biot può raggiungere valori superiori a 0.5 (se si considerano per il calcolo valori del coefficiente di scambio tipici dell’ebollizione di FC-72 su superficie piana [Guglielmini et al. 2002]). Al fine di effettuare una stima di h(t) che considerasse anche gli effetti della distribuzione di temperatura all’interno della massa in rame, la massa stessa è stata scomposta in una serie di 10 parametri concentrati. Tale schematizzazione è riportata in figura 6.8. Ognuno dei 10 parametri concentrati rappresenta un volume di controllo cilindrico di lunghezza Li e diametro Di (1≤i≤10 si veda figura 6.8). All’interno di ognuno dei volumi di controllo la temperatura viene supposta uniforme e pari alla temperatura del corrispettivo parametro concentrato. Le lunghezze Li sono state scelte in modo tale che il numero di Biot fosse minore di 0.1 per ognuno dei volumi di controllo. Utilizzando ancora la tecnica delle differenze finite sono stati scritti i bilanci termici per ognuno dei volumi di controllo Ti −1( n +1) − Ti ( n +1) R i −1,i − Ti ( n +1) − Ti +1( n +1) R i ,i +1 ( ) = C i ⋅ Ti ( n +1) − Ti ( n ) / ∆t __ 153 __ (6.7). Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore L’equazione (6.7), nella quale Ri-1,i rappresenta la resistenza termica conduttiva tra i parametri i ed i-1, risulta valida per 1<i<10. Dtop TS 30 10 25 9 Li Z [mm] 20 Ltop=15 mm 8 7 15 6 5 10 L10=Ltop/ 9 L9=2 L10 L8=2 L10 L7=2 L10 L6=2 L10 L5=2.2 mm L4=2 L1 L3=2 L1 L2=2 L1 L1=Lbottom/ 7 4 3 5 Lbottom=10 mm 2 0 1 q'E Dbottom Figura 6.8- Parametri concentrati utilizzati per la schematizzazione del dissipatore in rame Per i parametri 1 e 10 i bilanci termici sono espressi rispettivamente dalle equazioni (6.8) e (6.9) Q' E − T1( n +1) − T2 ( n +1) R 1, 2 T9 ( n +1) − TW ( n +1) R 9,10 ( ) = C 1 ⋅ T1( n +1) − T1( n ) / ∆t (6.8) ( ) − h ( n +1) ⋅ S ⋅ (TW ( n +1) − TS( n +1) ) = C 10 ⋅ TW ( n +1) − TW ( n ) / ∆t (6.9). Nell’equazione (6.9) si è posto T10(n)=TW(n), cioè la temperatura del parametro 10 viene posta uguale alla temperatura sperimentalmente misurata dalla termocoppia, che risulta posizionata all’interno del volume di controllo 10. Si ottiene in questo modo un sistema di 10 equazioni in 10 incognite. Le incognite sono costituite da 9 valori di temperatura (Ti(n+1) con 1≤i≤9) più il valore del coefficiente di scambio termico variabile h(n+1). Tale sistema può essere risolto imponendo le condizioni iniziali seguenti __ 154 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore Ti ( 0 ) = TW ( 0 ) 1 ≤ i ≤ 10 (6.10) TS( 0 ) = TE ( 0) (6.11) dove TW(0) e TE(0) sono le temperature sperimentalmente misurate all’inizio della prova. Con la tecnica appena descritta, la stima di h nel tempo viene effettuata ancora trascurando la potenza termica dispersa nell’ambiente Q’env, dovuta allo scambio convettivo sulla superficie non termicamente isolata della massa in rame. Volendo considerare anche tale termine l’equazione (6.7) dovrebbe essere sostituita dall’equazione (6.7’) Ti −1( n +1) − Ti ( n +1) R i −1,i − Ti ( n +1) − Ti +1( n +1) R i ,i +1 ( ) − Q' i ,env ( n +1) = C i ⋅ Ti ( n +1) − Ti ( n ) / ∆t (6.7’). dove il termine Q’i,env(n+1) rappresenta la potenza termica dispersa nell’ambiente dal generico volume di controllo i. Q’i,env(n+1) ha valore nullo per 5≤i≤10, dato che la superficie laterale dei volumi di controllo in questione è termicamente isolata, come descritto nel capitolo 4. Mentre per 1≤i≤4 il termine Q’i,env(n+1) viene valutato utilizzando la correlazione di Squire-Eckert [Lienhard 1981] con i fattori correttivi suggeriti da Cebeci [Cebeci 1974], necessari per l’adattamento al caso di corpi cilindrici con asse verticale. La figura 6.9 riporta l’andamento del coefficiente di scambio termico h durante il ciclo a regime stabilizzato, calcolato per Q’E=40 W e VT=64 ml con tre differenti tecniche. Con il simbolo h1 viene indicato il coefficiente di scambio calcolato considerando tutta la massa in rame a temperatura uniforme e trascurando lo scambio convettivo con l’ambiente; con il simbolo h2 quello calcolato tenendo in considerazione la distribuzione di temperatura all’interno della massa in rame ma trascurando Q’env; con il simbolo h3 quello calcolato tenendo in considerazione sia la distribuzione di temperatura che il termine Q’env. La figura 6.10 rappresenta l’analogo della figura 6.9, ottenuta per un valore di VT=3 ml. Nelle figure 6.9 e 6.10 il tempo viene riportato sulle ascisse in forma adimensionale, rapportandolo al tempo complessivo di ciclo (τc=492 s per VT=64 ml, τc=90 s per VT=3 ml). Le due figure mostrano che l’impiego dell’equazione (6.6) produce sovrastime non trascurabili del coefficiente di scambio termico h. Lo scostamento medio tra i valori __ 155 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore di h1 e quelli di h3 risulta del 6.7 %, mentre lo scostamento massimo risulta pari a 10.9% ed a 14.5% rispettivamente per le condizioni di VT=64 ml e VT=3 ml. 2 Coefficiente di scambio termico [W/(m K)] 8500 8000 7500 7000 6500 6000 5500 5000 h1 h2 h3 4500 4000 3500 0.0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1.0 t / τc Figura 6.9- Andamenti del coefficiente di scambio termico (q’E=14.44 W/cm2, Q’E=40 W, VT=64 ml) Dopo aver calcolato gli andamenti di h3, per tutte le prove effettuate con Q’E=40 W (q’E=14.44 W/cm2), è possibile evidenziare che il coefficiente di scambio termico manifesta tendenza crescente durante la prima parte del ciclo periodico (0<t/τc<0.1) e durante la parte finale del ciclo periodico(0.9<t/τc<1.0), tale tendenza occupa complessivamente il 20% dell’intero ciclo. Inoltre, nel caso in cui il PTPT si trova ad operare con valore di VT=64 ml, l’andamento di h3 risulta molto simile agli andamenti ipotizzati nel paragrafo 6.1 (figura 6.3). Infatti per circa il 50% del ciclo a regime stabilizzato, il valore di h3 manifesta una debole diminuzione, tuttavia i suoi valori rimangono contenuti nell’intervallo 7250±500 W/(m2 K). Il deciso decremento di h3 avviene successivamente e tale fase occupa circa il 30% della durata del ciclo (0.6<t/τc<0.9). Tale comportamento suggerisce che per circa la metà del ciclo periodico vengano raggiunte condizioni di scambio termico ebollitivo stabilizzate all’interno dell’evaporatore. Una volta che il liquido nel serbatoio tende all’esaurimento si assiste ad un degrado delle prestazioni dello scambio termico fino alle condizioni di completo seccaggio. __ 156 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore Diminuendo il valore di VT, a parità di Q’E, il comportamento appena descritto non è confermato. Come si osserva dalla figura 6.10, i valori massimi raggiunti da h3 risultano decisamente inferiori rispetto a quelli calcolati per VT=64 ml (circa la metà nel caso di VT=3 ml) e tali valori vengono mantenuti per porzioni di ciclo molto più piccole, con conseguente aumento della durata della fase di decremento del coefficiente di scambio (fino al 60% della durata dell’intero ciclo nel caso di VT=3 ml). Tale comportamento suggerisce che, per volumi di liquido VT inferiori a 45 ml, intervenga una modifica delle condizioni fluidodinamiche all’interno della pozza di liquido bollente, che impedisca il completo sviluppo dell’ebollizione nucleata. 2 Coefficiente di scambio termico [W/(m K)] 4500 4000 3500 3000 h1 h2 h3 2500 2000 0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 t / τc Figura 6.10- Andamenti del coefficiente di scambio termico (q’E=14.44 W/cm2, Q’E=40 W, VT=3 ml) A conferma delle considerazioni sopra esposte si riporta il grafico di figura 6.11, nel quale vengono mostrati gli andamenti del rapporto tra il coefficiente di scambio manifestato dal PTPT (h3) e quello calcolato con la correlazione di Rohsenow (hR) [Rosenhow e Hartnett 1973], valida per condizioni di ebollizione nucleata a pressione pari a quella sperimentalmente osservata. Gli andamenti sono calcolati per Q’E=40 W e per differenti valori di VT. Come si evince dal grafico in questione per VT=64 ml, e solo per tale valore, si raggiungono coefficienti di scambio tipici dell’ebollizione nucleata stabilizzata e prevedibili con le principali correlazioni di scambio termico utilizzate per tali __ 157 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore condizioni. La curva relativa al valore VT=9 ml, non riportata nella figura 6.11, risulta compresa tra la curva ottenuta per VT=25 ml e quella ottenuta per VT=3 ml. L’interpretazione del degrado delle prestazioni di scambio termico, osservate per valori di VT<64 ml, particolarmente evidenti per VT≤25 ml, sarà oggetto del paragrafo 6.5. 1.1 VT = 64 ml ; τc = 492 s VT = 45 ml ; τc = 381 s VT = 25 ml ; τc = 96 s VT = 3 ml ; τc = 90 s 1.0 0.9 h3 / hR 0.8 0.7 0.6 0.5 0.4 0.3 0.2 0.0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1.0 t / τc Figura 6.11- Andamento del rapporto tra coefficiente di scambio termico sperimentale e quello previsto dalla correlazione di Rohsenow (q’E=14.44 W/cm2, Q’E=40 W) 6.4 Impiego della termografia nella stima del coefficiente di scambio termico variabile periodicamente nel tempo La conoscenza del coefficiente di scambio termico all’interno dell’evaporatore, come dimostra l’equazione (6.4), presuppone la misura del flusso termico effettivamente scambiato tra superficie e fluido. Tale misura viene affrontata nel tempo attraverso le tecniche descritte nel paragrafo precedente. Le tecniche impiegate sono tecniche approssimate, basate sulla misura delle temperature nel tempo in alcuni punti della parete dell’evaporatore. L’impiego della termografia all’infrarosso, specialmente con strumenti ad elevata frequenza di acquisizione (30 immagini al secondo nel caso dello strumento __ 158 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore utilizzato in questo lavoro), consente di ottenere mappe bidimensionali del campo termico sulla superficie esterna dell’evaporatore, e dunque un numero molto elevato, sia nello spazio che nel tempo, di informazioni sulle temperature dell’evaporatore. In letteratura sono presenti lavori nei quali tali informazioni vengono sfruttate per la determinazione del flusso termico scambiato e del coefficiente di scambio convettivo in alcuni casi studio, sia per condizioni stazionarie che per condizioni transitorie [Le Niliot e Gallett 1998], [Huang e Tsai 2005], [Astarita et al. 2006]. I casi studio sopra citati si riferiscono a problemi di scambio termico con geometrie piuttosto semplici, in particolare lastre piane di spessore noto, lambite da fluido. Vista la complessità della geometria relativa alla massa in rame dell’evaporatore del PTPT oggetto della sperimentazione, i rilievi termografici vengono utilizzati in questo lavoro per la valutazione della potenza termica che nel tempo viene dispersa in ambiente Q’env(t). I valori così determinati saranno confrontati con quelli ottenuti dalla valutazione analitica descritta nel paragrafo precedente ed effettuata con correlazioni disponibili in letteratura [Lienhard 1981], [Cebeci 1974]. Per effettuare i rilievi termografici, la porzione non termicamente isolata della superficie laterale della massa in rame è stata trattata con una vernice ad emissività nota e pari a 0.97. La porzione della massa in rame, oggetto di indagine nell'infrarosso, è a simmetria cilindrica con diametro di 38 mm ed una altezza di 10 mm (si veda la figura 6.8 oppure il paragrafo 4.1.a). La disposizione dello strumento termografico, rispetto alla superficie monitorata, è rappresentata schematicamente nella figura 6.12. La superficie monitorata appare nello strumento come un rettangolo costituto da 1600 pixels (25 pixels in altezza e 64 pixels in larghezza). La misura della mappa termica di superfici cilindriche pone il problema di stabilire l'accuratezza della misura di temperatura rilevata dai pixels ai bordi dell'immagine nell'infrarosso del dissipatore. Tali pixels sono immagine di porzioni di superficie diversamente orientate rispetto ai sensori: il diverso fattore di vista può infatti ridurre notevolmente la quantità di energia rilevata dal singolo sensore facendo apparire più freddi i pixels esterni, pur essendo alla stessa temperatura di quelli posti al centro dell'immagine. Da quanto riportato in letteratura [Maldague 2001] l’effetto legato alla variazione del fattore di vista, per corpi con configurazione geometrica analoga al caso in esame, è __ 159 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore trascurabile se: l'angolo formato tra la normale alla superficie cilindrica osservata e la normale alla superficie piana del sensore è inferiore a 60°. Figura 6.12- Schema della configurazione utilizzata per le riprese termografiche In ogni immagine termografica è stata dunque definita un’area effettiva di indagine, ottenuta dalla superficie completa trascurando i valori rilevati dalle 10 colonne di pixels più esterne, sia a destra che a sinistra (si veda figura 6.12). In più, per eliminare gli effetti di bordo legati alla presenza dell’interfaccia con la termoresistenza ed alla variazione di geometria, vengono trascurati i valori rilevati dalle 5 righe di pixels situate più in basso e dalle 6 righe di pixels situate più in alto. Con tale procedura sono state acquisite matrici di temperatura costituite da 14 righe e 44 colonne con una frequenza di 30 immagini al secondo. Un esempio delle immagini acquisite è riportato in figura 6.13, dove vengono mostrate 3 diverse mappe di temperatura rilevate per differenti istanti del ciclo periodico (caso di Q’E=30 W, VT=9 ml). __ 160 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore Figura 6.13- Immagini all’infrarosso del dissipatore in rame L’impiego della tecnica termografica per il rilievo del flusso termico disperso verso l'ambiente, riferito ad ogni singolo intervallo temporale di scansione, impone la caratterizzazione teorica del problema termico completo. Il problema termico all'interno della massa metallica in rame, data la natura simmetrica del dominio di integrazione (figura 6.12), può essere descritto dall’equazione differenziale (6.12) 1 ∂ ∂T(r, z, t ) ∂ 2 T(r, z, t ) ∂T(r, z, t ) = ρ⋅cp ⋅ λ ⋅ ⋅ r ⋅ + 2 ∂t r r r ∂ ∂ ∂ z (6.12) con le condizioni a contorno espresse dalle equazioni (6.13)-(6.16) − 1 ∂T(r, z, t ) ⋅ = Q' E /( πD 2 / 4) ∂z λ S1 (6.13) − 1 ∂T(r, z, t ) ⋅ = Q' /( πd 2 /4) ∂z λ S2 (6.14) − 1 ∂T(r, z, t ) = h env ⋅ (T(r, z, t ) − Tenv ) S3 ⋅ λ ∂r S3 − 1 ∂T(r, z, t ) ⋅ = 0 10mm < z ≤ 27.2mm ∂r λ S4 0mm ≤ z ≤ 10mm (6.15) (6.16). __ 161 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore Le equazioni (6.12)-(6.16) sono state scritte scegliendo un sistema di riferimento con coordinate cilindriche ed origine posta nel centro della base inferiore della massa in rame, rappresentata nella figura 6.12. Il simbolo S1 indica la superficie di base inferiore della massa (superficie circolare di diametro D=38.0 mm), S2 la superficie di base superiore della massa (superficie circolare di diametro d=18.8 mm a contatto diretto con il fluido bollente), S3 la superficie laterale non dotata di isolamento termico, S4 la superficie laterale termicamente isolata. L'ipotesi principale in base alla quale vengono sfruttati i rilievi termografici è quella di trascurare la dipendenza dalla coordinata spaziale r, perpendicolare alla direzione prevalente del flusso termico, considerando invece la dipendenza da z. In questo modo la porzione osservata della massa in rame è stata divisa in 14 dischi orizzontali di altezza pari a 0.4 mm, coincidenti con le 14 righe della matrice di temperature, associata ad ognuna delle immagini termografiche. La temperatura di ciascun disco viene calcolata come la media delle temperature rilevate dai 44 pixels appartenenti alla riga corrispondente. La massima variazione di temperatura misurata tra i pixels all'interno della stessa riga è risultata minore di 0.4 K e pari al 5% del valore medio calcolato. Il campo di temperatura così misurato è stato utilizzato per la stima della quantità di calore dispersa nell'ambiente. Infatti, utilizzando la tecnica delle differenze finite, è possibile scrivere i bilanci termici per ognuno dei 14 dischi orizzontali. Dai rilievi termografici e dal bilancio termico è possibile ricavare il valore di Q’env(i,n) potenza termica dispersa in ambiente dal disco orizzontale i-esimo per la scansione n-esima. La somma di tutte le potenze disperse da ogni singolo disco fornisce una stima della potenza totale dispersa dal dissipatore in ambiente. Le superfici disperdenti situate al di sotto ed al di spora dell’area di effettiva indagine, i cui rilievi sono stati scartati per le ragioni precedentemente precisate, sono state considerate rispettivamente appartenenti al disco i=1 ed al disco i=14. I dati ottenuti per Q’env con la tecnica appena descritta risultano mediamente superiori a quelli calcolati analiticamente. Tale differenza si accentua nella fase del ciclo periodico in cui il liquido all’interno dell’evaporatore tende ad esaurire, e la massa in rame subisce un riscaldamento piuttosto rapido. Tali condizioni, nel caso di VT=3 ml, hanno durata minore di 10 secondi. In questo breve intervallo di tempo la tecnica termografica consente comunque un elevato numero di rilievi (180 scansioni contro le 3 disponibili tramite termocoppia). __ 162 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore La figura 6.14 riporta il confronto tra i dati ottenuti per Q’env con le due differenti tecniche nel caso di Q’E=40 W e VT=3 ml. Per la parte principale del ciclo periodico la differenza tra le due potenze termiche rimane contenuta entro 1 W, cioè 2.5% della potenza fornita dalla termoresistenza. Nella fase di esaurimento del liquido tale differenza aumenta fino a valori di poco superiori a 3 W, circa il 10% della potenza fornita dalla termoresistenza. 95 20 94 18 93 92 Tw 91 14 90 89 Q' env [W] 12 88 10 87 86 8 85 Q'env calcolato Q'env sperimentale 6 Temperatura [°C] 16 84 83 4 82 2 81 0 0.6 0.7 0.8 0.9 80 1.0 t / τC Figura 6.14- Potenza termica dispersa nell’ambiente: confronto fra la stima analitica e quella con tecnica termografica I valori di Q’env ottenuti tramite tecnica termografica sono stati utilizzati all'interno del metodo alle differenze finite che permette la stima del coefficiente di scambio termico e delle sue fluttuazioni nel tempo. Gli andamenti di h calcolati in precedenza e quelli calcolati utilizzando Q’env termografico sono stati dunque oggetto di confronto. Il confronto conferma gli andamenti determinati in precedenza per h. Differenze significative tra le due stime esistono solamente per un breve intervallo di tempo in prossimità dell’esaurimento del liquido nell’evaporatore, fase nella quale h raggiunge il proprio valore minimo. Le stime di hmin differiscono mediamente del 25%, rispetto alle stime effettuate in precedenza, per tutte le prove esaminate; le stime di hmax invece differiscono mediamente del 4%. __ 163 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore 6.5 Interpretazione dei risultati ottenuti In base ai comportamenti rilevati ed ai risultati ottenuti dal calcolo del coefficiente di scambio termico durante il ciclo a regime stabilizzato è possibile osservare che: - per volumi di liquido VT≤45 ml, all’interno della pozza di liquido bollente nell’evaporatore del PTPT si assiste ad una sostanziale modifica delle condizioni fluidodinamiche, rispetto al caso di VT>45 ml. Tale modifica impedisce il completo sviluppo dell’ebollizione nucleata e di conseguenza un generale degrado delle prestazioni di scambio termico. Come già descritto, l’evaporatore di un PTPT lavora con periodici svuotamenti e riempimenti di liquido e, specialmente nel caso di VT<45 ml, con pozze bollenti molto esigue. Rintracciare le ragioni del degrado dello scambio termico osservato è dunque un problema particolarmente complesso. Tuttavia le cause delle variazioni di comportamento rilevate possono essere attribuite principalmente a due fenomeni: - effetti di confinamento dell’ebollizione, legati alla particolare forma dell’evaporatore del PTPT (che si restringe nella parte più vicina alla superficie bollente, generando superfici libere delle pozze di liquido sempre più piccole con il decrescere di VT) ed all’esiguo battente di liquido disponibile (circa 8 mm nel caso di VT=45 ml); - effetti legati al regime transitorio dello scambio termico, che si verifica all’inizio ed alla fine del ciclo ma che costituisce, con il diminuire di VT, una parte sempre maggiore dell’intero ciclo periodico. Il degrado dello scambio termico può dunque essere prodotto da uno dei fenomeni sopra descritti oppure dalla combinazione dei due. Volendo analizzare in maniera separata gli effetti di confinamento e quelli legati al transitorio termico, durante questo lavoro è stato messo a punto un apparato sperimentale per lo studio dell’ebollizione in condizioni stazionarie. Tale apparato viene descritto nell’appendice III. L’apparato in questione consente di valutare l’influenza esercitata dalle dimensioni del recipiente di contenimento e dal battente di liquido gravante sulla superficie piana di scambio, nei confronti delle prestazioni di scambio termico in condizioni di ebollizione di massa. I recipienti utilizzati per il contenimento della pozza di liquido bollente sono recipienti cilindrici di diametro variabile. I diametri analizzati in questo lavoro sono 72, 64, 52 mm, diametri che risultano significativi per interpretare i risultati ottenuti per l’evaporatore del PTPT (si veda la figura 4.4). Lo stesso si dica per i battenti di liquido della pozza bollente che sono stati presi in considerazione, ovvero __ 164 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore 7, 10, 20, 60, 80 mm. La superficie di scambio è una superficie piana in rame, analoga a quella utilizzata nell’evaporatore del prototipo di PTPT. Le prove effettuate con questo apparato hanno permesso la ricostruzione delle curve di ebollizione del fluido FC-72, da un flusso specifico minimo di 3 W/cm2 fino al raggiungimento del CHF, per tutte le combinazioni di diametro e battente sopra indicati. La sperimentazione si è resa necessaria poiché i numerosi studi presenti in letteratura, riguardanti l’ebollizione di massa, sono stati effettuati quasi esclusivamente con pozze liquide di notevole volume e capacità termica, e con recipienti di contenimento di dimensioni molto grandi se paragonate a quelle della superficie di scambio [Pioro et al. 2004], [Katto 1992]. Dai risultati ottenuti è stato possibile osservare che nessuna tendenza significativa viene manifestata nei confronti delle prestazioni di scambio termico e del CHF, né al variare del battente di liquido né al variare del diametro del recipiente, all’interno dei valori indicati. I valori medi ottenuti per il surriscaldamento di parete in funzione del flusso specifico dissipato sono riportati nel grafico di figura 6.15. Gli scostamenti massimi da questi valori risultano essere inferiori al 6%, per tutte le coppie diametrobattente indagate. In letteratura sono presenti vari studi sull’effetto esercitato dal confinamento dell’ebollizione nei confronti delle prestazioni di scambio termico, tuttavia tali studi possiedono risultati fortemente influenzati dalle configurazioni geometriche operative utilizzate [Passos et al. 2004], [Bonjour e Lallemand 1998], [Fujita et al. 1988], [Katto et al. 1977]. Tra questi studi solamente Westwater et al. [Westwater et al. 1986] hanno analizzato l’ebollizione in recipienti cilindrici di diametro variabile. Essi operando in condizioni di ebollizione satura di azoto, con un battente di liquido pari a 10 cm gravante su di una superficie piana, notarono un netto decremento del coefficiente di scambio termico al diminuire del diametro del recipiente di contenimento. Tale decremento compare bruscamente una volta che il diametro del recipiente cilindrico contenente il fluido risulti inferiore ad un determinato valore, detto critico. Gli autori propongono di mettere in relazione il diametro critico del recipiente D* con la lunghezza d’onda critica λT, ricavata secondo la teoria dell’instabilità di Taylor λT =2π {3σ/[g (ρl -ρv)]}0.5 (6.16). __ 165 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore Essi indicano come valore critico per il diametro, nel caso di ebollizione nucleata, D*=2.5λT. L’intervallo di diametri testato nella presente attività di dottorato di ricerca risulta essere 6.6<λT<9.1, dunque il valore di D* indicato in [Westwater et al. 1986] cade al di fuori dell’intervallo considerato. I risultati ottenuti sembrano dunque confermare le osservazioni di Westwater et al. La sperimentazione è tuttavia ancora in corso e per poter effettuare considerazioni maggiormente significative si prevede di estendere l’analisi ad un maggior numero di diametri e di fluidi costituenti le pozze di liquido bollenti. Con i dati a disposizione è comunque possibile osservare che: il confinamento dell’ebollizione nucleata in condizioni stazionarie, per i valori dei diametri e dei battenti indagati (valori scelti poiché rappresentativi delle condizioni operative dell’evaporatore del prototipo di PTPT) non risulta essere la principale causa del degrado delle prestazioni sperimentalmente rilevate per il PTPT. Le ragioni di tale degrado sembrano essere maggiormente legate ai fenomeni di transitorio termico dovuti ai periodici svuotamenti e riempimenti dell’evaporatore, le cui frequenze aumentano con il diminuire del valore di VT, passando da circa 2·10-3 Hz per VT=64 ml a circa 1·10-2 Hz per VT=3 ml. 2 q' [MW/m ] 20 τ0 10 9 τ0 τ6 τ6 VT = 64 ml VT = 25 ml 8 VT = 3 ml 7 6 5 FC72: dati di ebollizione Raney et al. presente lavoro: prove di ebollizione stazionaria (D= 72mm; b= 60mm) 4 3 5 6 7 8 9 10 20 T W - TS 30 40 50 [°C] Figura 6.15- Evoluzioni temporali dei regimi di scambio termico dell’evaporatore di un PTPT confrontati con curve di ebollizione (FC72 su superficie piana) __ 166 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore Nella figura 6.15 vengono riportate le evoluzioni temporali del flusso termico specifico ceduto al fluido vettore in funzione del surriscaldamento di parete, per differenti valori di VT. Com’è possibile notare per il caso di VT=64 ml, il ciclo periodico inizia (τ0) con valori del surriscaldamento di parete piuttosto elevati, e determinati dalla fase di seccaggio dell’evaporatore che conclude il ciclo precedente. Il reintegro del liquido freddo ed il successivo passaggio dalla convezione all’ebollizione conducono i valori del surriscaldamento di parete da valori tipici della transizione, tra ebollizione nucleata ed ebollizione a film, a quelli tipici dell’ebollizione nucleata completamente sviluppata. In questa fase l’energia accumulata dalla massa in rame durante il seccaggio dell’evaporatore viene restituita al fluido vettore, di conseguenza i valori del flusso termico specifico rimosso dalla superficie di scambio risultano più elevati di quelli dissipati dalla termoresistenza. Questo particolare comportamento viene evidenziato in maniera analoga negli studi [Duluc et al. 2004] ed [Heas et al. 2003], riguardanti l’analisi dello scambio termico ebollitivo in condizioni transitorie. Una volta stabilizzata l’ebollizione nucleata i valori del flusso specifico trasmesso al fluido rimangono molto prossimi a quelli dissipati dalla termoresistenza. Infine, una volta che il liquido all’interno dell’evaporatore tende ad esaurirsi, il surriscaldamento di parete incrementa nuovamente rispetto alle condizioni di ebollizione nucleata completamente sviluppata; la massa in rame tende nuovamente ad accumulare calore fino al momento dell’apertura delle valvole ed al reintegro di fluido, che termina con la fine del ciclo (τ6). Operando con bassi valori di VT (in particolare VT≤25 ml, anche se effetti apprezzabili si notano già per VT=45 ml), il liquido nell’evaporatore è sufficientemente esiguo ed i tempi di ciclo sufficientemente brevi affinché il flusso termico specifico trasmesso al fluido non riesca a stabilizzarsi. Il suo valore oscilla dunque intorno a valori prossimi a quelli del flusso dissipato dalla termoresistenza, con periodi di oscillazione pari alla durata dell’intero ciclo. La massa in rame si trova ad operare in condizioni di continuo transitorio termico, con accumuli e cessioni di energia termica al fluido. Questo comportamento produce valori del surriscaldamento di parete che non consentono un completo sviluppo dell’ebollizione nucleata, il fluido si trova dunque ad operare in regime di transizione tra l’ebollizione nucleata e l’ebollizione a film per tutta la durata del ciclo periodico, si noti a tal proposito la figura 6.15. __ 167 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore Al fine di risolvere il problema generale dell’ottimizzazione della forma e delle dimensioni di evaporatori di piccola scala, operanti in condizioni transitorie e con esigue quantità di fluido, ulteriori indagini sperimentali e numeriche risultano necessarie. Tuttavia dai risultati ottenuti in questo lavoro è possibile ipotizzare che: operando con quantità di fluido vettore inferiori a 50 ml, il progetto di evaporatori, che operino nelle suddette condizioni e che possiedano prestazioni termicamente efficienti, può essere condotto solamente ricorrendo all’impiego di tecniche di intensificazione dello scambio termico ebollitivo [Franco et al. 2004], [Guglielmini et al. 2002], [Liter e Kaviany 2002]. Tali tecniche sono state in passato oggetto di studio presso il Dipartimento di Energetica dell’Università di Pisa; la loro applicazione a pozze di liquido bollente molto esigue può risultare un interessante proseguimento della presente attività di ricerca. 6.6 Conclusioni Nell’ottica di realizzare evaporatori per PTPT di dimensioni miniaturizzate e termicamente efficienti, sono state analizzate le prestazioni di scambio termico periodiche, sperimentalmente rilevate nell’evaporatore del prototipo oggetto di studio. In particolare è stato analizzato l’andamento del coefficiente di scambio termico h, durante il ciclo a regime stabilizzato, per volumi di fluido trasferito decrescenti. La caratterizzazione di tali andamenti risulta fondamentale per il corretto dimensionamento della capacità termica dell’evaporatore, parametro che gioca un importante ruolo nel contenimento del surriscaldamento di parete, soprattutto nella fase in cui il fluido all’interno del serbatoio tende ad esaurirsi. L’andamento di h durante il singolo ciclo, valutato per volumi di fluido trasferiti superiori a 50 ml, risulta caratterizzato da una tendenza crescente per la fase operativa a valvole aperte. Tale tendenza viene confermata nella prima parte della fase operativa a valvole chiuse. Si assiste poi ad una stabilizzazione di h, con sostanziale costanza di tale parametro per più della metà della durata del ciclo periodico. Infine viene rilevata una tendenza decrescente di h una volta che il liquido nell’evaporatore tende ad esaurirsi. La fase di diminuzione di h risulta molto __ 168 __ Analisi dello scambio termico in regime periodico all’interno dell’evaporatore simile alla fase di incremento, sia per durata che per salto complessivo tra valore massimo e minimo. I valori massimi raggiunti da h, circa 8000 W/(m2 K), risultano in linea con quelli attesi per condizioni di ebollizione nucleata stabilizzata. Il comportamento appena descritto non è confermato per volumi di fluido trasferiti inferiori a 50 ml. In questi casi infatti, vista l’esigua quantità di liquido, non vengono raggiunte condizioni di ebollizione nucleata stabilizzata all’interno dell’evaporatore. Esso lavora in regime di scambio transitorio per tutta la durata del ciclo periodico, con surriscaldamenti di parete tipici della transizione tra condizioni di ebollizione nucleata ed ebollizione a film e con conseguente degrado delle prestazioni di scambio termico. Volendo dunque progettare evaporatori di piccola scala, operanti con periodici svuotamenti e riempimenti di esigue quantità di fluido vettore, risulta necessario far ricorso all’impiego di tecniche di intensificazione dello scambio termico ebollitivo, per evitare notevoli incrementi della resistenza globale del dispositivo. __ 169 __ Considerazioni conclusive Considerazioni Conclusive Nonostante il notevole interesse, rivolto dalla ricerca internazionale verso i circuiti bifase a circolazione naturale, alcune problematiche legate al loro impiego in applicazioni di piccola scala risultano ancora irrisolte. Ciò vale particolarmente per i termosifoni bifase a funzionamento periodico, indicati con l’acronimo PTPT, per i quali gli studi effettuati e presenti in letteratura risultano quasi esclusivamente relativi ad apparati di grandi dimensioni. Questa attività di ricerca si caratterizza dunque come uno sforzo di approfondimento nella conoscenza di uno specifico circuito bifase a circolazione naturale: il PTPT. In particolare sono stati analizzati il comportamento termico e le potenzialità di raffreddamento di un PTPT, nel caso di applicazione a componenti miniaturizzati. L’approccio seguito nell’attività è stato sia numerico che sperimentale, con la realizzazione di un modello di calcolo per l’interpretazione e la previsione delle prestazioni di un PTPT, e con la realizzazione di un prototipo di PTPT di piccola scala. __ 170 __ Considerazioni conclusive 7.1 Considerazioni sull’attività numerica - Il modello matematico del PTPT, realizzato nel presente lavoro, si fonda sulla tecnica di scrittura e risoluzione delle equazioni di conservazione, applicate ad opportuni volumi di controllo. - Dopo un’analisi dei modelli presenti in letteratura, la tecnica sopra citata è risultata quella in grado di fornire il maggior numero di informazioni, sia qualitative che quantitative, sul funzionamento dei dispositivi operanti in regime non stazionario. Soprattutto perché essa consente uno studio termofluidodinamico completo, senza disaccoppiamento del problema dinamico da quello termico. - Il modello matematico realizzato è stato validato per confronto con una serie di dati sperimentali ottenuti in precedenti attività di ricerca. L’accordo mostrato, tra i dati sperimentali e quelli calcolati, risulta buono sia dal punto di vista qualitativo che da quello quantitativo, per tutto l’intervallo di potenze termiche indagato. La differenza massima fra le temperature ottenute sperimentalmente e quelle calcolate risulta intorno agli 8 K. - Con il modello di calcolo è stata effettuata un’analisi numerica delle prestazioni di un dissipatore bifase a PTPT, in scambio termico con tre differenti sorgenti. L’analisi ha permesso la caratterizzazione del comportamento del dispositivo al variare dei principali parametri operativi. Tale caratterizzazione risulta di notevole importanza per il dimensionamento di dissipatori termici a PTPT utilizzati nel raffreddamento di componenti elettronici. - In particolare sono stati considerati gli effetti prodotti da variazioni sistematiche delle temperature della sorgente fredda (275, 285, 295 K), della temperatura della sorgente intermedia (295, 305, 315 K) e della potenza termica dissipata (100÷1000 W) sulle temperature operative del PTPT. Il funzionamento del dispositivo e le temperature raggiunte dal fluido di lavoro sono state analizzate sia durante il regime transitorio sia dopo il raggiungimento del regime periodico stabilizzato tipico della macchina. - Dai risultati ottenuti è stato osservato che per le alte potenze smaltite (>800 W) il dispositivo opera con surriscaldamenti dell’evaporatore, rispetto alla sorgente fredda, linearmente dipendenti dalla potenza termica dissipata (rapporto (TE-Tf)/Q’E costante e pari circa a 0.03 K/W) per tutti i casi esaminati. - Per potenze inferiori ai 300 W il comportamento di (TE-Tf) in funzione di Q’E devia dalla linearità, con effetti amplificati all’aumentare della differenza di temperatura tra sorgente intermedia e sorgente fredda. Tale caratteristica è tipica __ 171 __ Considerazioni conclusive dei dispositivi bifase che operano scambi termici con tre sorgenti a differente temperatura, ed è stato evidenziato anche per dispositivi a LHP. - Il modello in questione ha mostrato ottima capacità di interpretare il comportamento di PTPT di scala medio-grande. Tuttavia nell’ottica di miniaturizzare le dimensioni dei dispositivi, alcune ipotesi semplificative utilizzate per la sua realizzazione, potrebbero non essere più giustificate. In particolare quelle relative agli effetti dovuti alla tensione superficiale, riguardanti sia l’interazione liquidopareti dei condotti sia l’interfaccia liquido-vapore. Come emerge anche dai modelli esaminati in letteratura, la realizzazione di modelli matematici, per interpretare circuiti bifase non stazionari di dimensioni miniaturizzate, è una sfida ancora aperta. Alcuni miglioramenti dovranno essere apportati ai modelli finora realizzati, compreso il modello del presente lavoro, per interpretare correttamente gli scambi termici e di massa tra la fase liquida e quella di vapore in condotti miniaturizzati, fenomeni che condizionano fortemente i tipi di moto instaurati. 7.2 Considerazioni sull’attività sperimentale - Nel presente lavoro è stato realizzato un prototipo di PTPT del tipo “ad annullamento del salto di pressione” di piccola scala. - La riduzione di ingombro massimo ottenuta sul prototipo, rispetto agli apparati finora realizzati e testati al Dipartimento di Energetica dell’Università di Pisa, è stata di circa 10 volte. Le dimensioni del prototipo di PTPT realizzato risultano tali da consentire l’inserimento in un case middle tower (dimensioni 340x180x320 mm) di un comune personal computer. - Il prototipo è stato progettato e realizzato in modo da consentire rapide modifiche alla sua struttura, modifiche in grado di renderlo funzionante anche come PTPT del tipo “a decremento di pressione” e come classico termosifone bifase a circuito chiuso e funzionamento stazionario LTPT. Questa scelta ha permesso di eseguire vari confronti prestazionali tra diversi dispositivi di controllo termico. - L’ attività sperimentale è stata effettuata con lo scopo principale di verificare l’attitudine di un PTPT ad essere impiegato nel controllo termico di apparati di ridotte dimensioni. - Dalla campagna di prove eseguita (utilizzando FC-72 come fluido vettore) è emersa la capacità del PTPT di raggiungere un funzionamento a regime periodico __ 172 __ Considerazioni conclusive stabilizzato anche in condizioni operative critiche, rimovendo flussi termici specifici prossimi al valore del flusso critico per il fluido vettore scelto (16.25 W/cm2), ed operando con quantità minime di fluido circolante (3 ml). - Attraverso l’attività in questione è stato possibile caratterizzare il comportamento del dispositivo, sottoposto a variazioni sistematiche dei principali parametri operativi. In particolare sono state esaminate variazioni di: flusso termico specifico dissipato (5.42÷16.25 W/cm2), quota relativa tra evaporatore ed accumulatore (-30÷30 cm), volume di fluido vettore circolante (64÷3 ml). - Le condizioni operative complessivamente testate sono state 34 e le temperature massime rilevate per la parete dell’evaporatore, organo a diretto contatto con il componente da raffreddare, sono risultate sempre inferiori ai 100 °C, compreso il caso di volume di liquido pari a 3 ml e flusso specifico dissipato pari a 16.25 W/cm2. - Dall’analisi effettuata è stato possibile osservare che operando con volumi di fluido circolante VT superiori a 50 ml non sono presenti effetti rilevanti, legati alla riduzione di scala dell’apparato nei confronti delle prestazioni di scambio termico. Tale osservazione non è confermata per valori di VT inferiori a 50 ml, per i quali si assiste ad un degrado delle prestazioni del PTPT. - Di conseguenza risulta possibile affermare che: i dispositivi a PTPT grazie alla loro flessibilità di impiego e grazie alla capacità di raggiungere il funzionamento a regime stabilizzato, anche in presenza di elevati flussi specifici da rimuovere ed elevati valori delle perdite di carico legate alla circolazione del fluido, possiedono prospettive di impiego nel controllo termico di apparati miniaturizzati. Tuttavia perché ciò avvenga occorre produrre un’ulteriore riduzione di scala, rispetto al prototipo esaminato in questo lavoro. Occorre inoltre migliorare le prestazioni del dispositivo, in particolare la resistenza termica globale quando esso operi con quantità di fluido vettore circolante inferiori a 50 ml. - Inoltre nell’ottica di realizzare tale ulteriore riduzione di scala e fornire criteri per la progettazione di evaporatori per PTPT di dimensioni miniaturizzate, sono state analizzate le prestazioni di scambio termico periodiche, sperimentalmente osservate nell’evaporatore del prototipo oggetto di studio. - In particolare è stata messa a punto una tecnica per la misura indiretta del coefficiente di scambio termico h, periodicamente variabile nel tempo. - L’analisi degli andamenti di h, durante il ciclo a regime stabilizzato, è stata effettuata per volumi di fluido trasferito decrescenti. La caratterizzazione di tali andamenti risulta fondamentale per il corretto dimensionamento della capacità __ 173 __ Considerazioni conclusive termica dell’evaporatore; parametro che gioca un importante ruolo nel contenimento del surriscaldamento massimo di parete, nella fase in cui il fluido all’interno del serbatoio tende ad esaurirsi. - L’analisi in questione ha permesso di evidenziare che il coefficiente di scambio h durante il singolo ciclo periodico, valutato per volumi di fluido trasferiti superiori a 50 ml, raggiunge valori massimi di circa 8000 W/(m2 K), che risultano in linea con quelli attesi per condizioni di ebollizione nucleata stabilizzata. - Lo stesso comportamento non è confermato per volumi di fluido trasferiti inferiori a 50 ml. In questi casi infatti, vista l’esigua quantità di liquido, non vengono raggiunte condizioni di ebollizione nucleata stabilizzata all’interno dell’evaporatore. Esso lavora in regime di scambio transitorio per tutta la durata del ciclo periodico, con surriscaldamenti di parete tipici della transizione tra condizioni di ebollizione nucleata ed ebollizione a film e con conseguente degrado delle prestazioni di scambio termico. - Volendo dunque progettare evaporatori di piccola scala, operanti con periodici svuotamenti e riempimenti di esigue quantità di fluido vettore, risulta necessario far ricorso all’impiego di tecniche di intensificazione dello scambio termico ebollitivo, per evitare notevoli incrementi della resistenza globale del dispositivo. - Lo studio della possibilità di impiegare tecniche di intensificazione dello scambio termico ebollitivo a pozze di liquido bollente molto esigue, rappresenta un interessante proseguimento della presente attività di ricerca. __ 174 __ Appendici Appendici I. Principali proprieta‘ termofisiche dei fluidi vettori utilizzati nel lavoro I fluidi vettori utilizzati in questo lavoro sono i seguenti: l’ idroclorofluorocarburo HCFC-141b prodotto dalla ditta ELF-ATOCHEM, ed il fluoro-inerte FC-72 prodotto dalla ditta 3M. Il primo è stato utilizzato nell’attività numerica per riprodurre il comportamento di un PTPT di grande scala, il secondo è stato utilizzato nell’attività sperimentale per testare un prototipo di PTPT di piccola scala. Le principali proprietà termofisiche del fluido HCFC141b sono riportate nella tabella A.1 IDROCLOROFLUOROCARBURO HCFC-141B Formula chimica CH3CCl2F Peso molecolare 116.95 Punto di ebollizione @ 1 atm, °C 32 Punto di fusione @ 1 atm, °C -103.5 Densità del liquido @ 25 °C, Kg/l 1.23 Temperatura critica, °C 210 Pressione critica, atm 45.81 2 -3 Viscosità dinamica del gas @ 25 °C, N*s/m 0.0125x10 2 -3 Viscosità dinamica del liquido @ 25 °C, N*s/m 0.409x10 Tensione superficiale @ 25 °C, mN/m 18 Calore specifico del liquido @ 25 °C, KJ/(Kg K) 1.1556 Tabella A.1- Principali proprietà termofisiche del fluido HCFC-141b __ 175 __ Appendici Le principali proprietà del fluido HCFC-141b in condizioni di saturazione, utili ai fini dei calcoli del presente lavoro, sono riportate in funzione della temperatura nei grafici seguenti. 4.0 2 3 P =0.27403+0.01272 T+2.39221E-4 T +2.27902E-6 T +5.79674E-9 T 4 3.5 Pressione [bar] 3.0 2.5 2.0 1.5 1.0 0.5 0.0 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 Temperatura [°C] Figura A.1- HCFC-141b: variazione della pressione di saturazione in funzione della temperatura 1340 2 3 ρl =1281.44331-1.60704 T-0.00101 T -4.77095E-5 T +3.2178E-7 T 1320 4 3 Densità del liquido [kg/m ] 1300 1280 1260 1240 1220 1200 1180 1160 1140 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 Temperatura [°C] Figura A.2- HCFC-141b: variazione della densità del liquido saturo in funzione della temperatura __ 176 __ Appendici 16 2 3 ρv =1.43454+0.0613 T+0.00105 T +9.96586E-6 T -2.87836E-8 T 4 12 3 Densità del vapore [kg/m ] 14 10 8 6 4 2 0 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 Temperatura [°C] Figura A.3- HCFC-141b: variazione della densità del vapore saturo secco in funzione della temperatura 640 620 600 Entalpia specifica [kJ/kg] 580 560 540 2 3 4 ρv =557.76983+0.65339 T+0.00138 T -9.19489E-6 T +3.1995E-7 T 520 2 3 ρl =315.2704+1.15475 T-1.05381E-5 T +3.54174E-7 T -2.61276E-9 T 500 4 400 380 360 340 320 300 280 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 Temperatura [°C] Figura A.4- HCFC-141b: variazione dell’entalpia specifica del liquido saturo e del vapore saturo secco in funzione della temperatura Il polinomio di 4 grado, evidenziato in ognuno dei grafici, è quello utilizzato per approssimare l’andamento della relativa proprietà termofisica in funzione della temperatura di saturazione. __ 177 __ Appendici Nella tabella A.2 vengono riportati i valori delle principali proprietà termofisiche del fluido FC-72 alla temperatura di 25°C, mentre nella tabella A.3 vengono riportati, in funzione della temperatura, i valori delle proprietà del fluido in condizioni di saturazione. Tabella A.2- Principali proprietà termofisiche di alcuni fluidi fluoro-inerti [1] (dove non espressamente specificato, le proprietà sono da considerarsi valutate a 25 °C) [1] 3M Fluoroinert Electronic liquids for electronic reliability testing: application information __ 178 __ Appendici Tabella A.3- Principali proprietà del fluido FC-72 in condizioni di saturazione [2] [2] Bar Cohen A., FC-72 Properties, http://www.me.umn.edu/education/courses/me5348/fc72.html __ 179 __ Appendici II. Principali caratteristiche costruttive dei dissipatori termici commerciali testati Le principali caratteristiche costruttive dei dispositivi commerciali testati vengono riportate in forma sintetica nella tabella A.4. La tabella è seguita da una breve descrizione di ciascun dispositivo. Caratteristica DM1 DM2 HP1 HP2 Ingombro del dispositivo, privo del ventilatore (l x h x w) [mm] l=80 w=80 h=40 l=80 w=80 h=5 l=105 w=92 h=65 l=65 w=85 h=120 Ingombro complessivo del dispositivo (l x h x w) [mm] l=82 w=82 h=67 l=80 w=80 h=135 l=105 w=94 h=90 l=90 w=85 h=120 Spessore singola aletta [mm] 1 0.6 0.6 0.6 Passo tra le alette [mm] Diametro del ventilatore [mm] 2 80 1 80 3 92 3 80 n° giri ventilatore [rpm] 2500 2700 1400 2200 Portata volumetrica d’aria 3 [m /s] 1.54 x10 Potenza elettrica assorbita dal ventilatore [W] 0.7 Peso complessivo del dissipatore [kg] 0.41 -2 0.78 x10 -2 -2 1.10 x10 1.24 x10 1.0 0.6 0.6 0.66 0.86 0.95 -2 Tabella A.4- Principali caratteristiche dei dissipatori commerciali testati ─ Dissipatore a massa metallica denominato DM1 Il dissipatore in questione è composto da un blocco prismatico in alluminio, con dimensioni di esterne 80x80x40 mm. Una delle due basi del prisma risulta a contatto con il componente elettronico, l’altra possiede una superficie alettata utile per lo scambio in aria. La superficie alettata è costituita da una serie di alette di lunghezza pari a 30 mm e spessore pari a 1 mm, disposte con passo 2 mm. Il ventilatore, utilizzato per movimentare il flusso d’aria, è di tipo assiale ed è realizzato in materiale plastico. Esso ha un diametro di 80 mm ed una profondità in direzione assiale di 25 mm, viene elettricamente alimentato e lavora alla velocità di 2500 rpm, con una portata d’aria di 1.54 x10-2 m3/s. La pressione sonora del dispositivo in opera risulta pari a 25 dB, mentre il peso complessivo è di 0.41 kg. ─ Dissipatore a massa metallica denominato DM2 Il dissipatore in questione è composto da un blocco prismatico in rame, con dimensioni di esterne 80x80x5 mm. Una delle due basi del prisma risulta a contatto con il componente elettronico, l’altra possiede una superficie alettata utile per lo __ 180 __ Appendici scambio in aria. La superficie alettata è costituita da una serie di alette di lunghezza pari a 28 mm e spessore pari a 0.6 mm, disposte con passo 1 mm. Il ventilatore, utilizzato per movimentare il flusso d’aria, è di tipo centrifugo ed è realizzato in materiale plastico. Esso ha un diametro di 80 mm ed una profondità in direzione assiale di 80 mm, viene elettricamente alimentato e lavora alla velocità media di 2700 rpm, con una portata d’aria di 0.78 x10-2 m3/s. La pressione sonora del dispositivo, corrispondente alla velocità media del ventilatore, risulta pari a 36 dB, mentre il peso complessivo è di 0.66 kg. ─ Dissipatore a tubo di calore denominato HP1 Il dissipatore in questione impiega 4 tubi di calore in rame della lunghezza di circa 210 mm ciascuno. I tubi di calore possiedono una forma a C con dislivello tra i 2 lati orizzontali di 50 mm. I tubi hanno diametro esterno di 6 mm ed interno 5 mm. La matrice porosa è realizzata attraverso la deposizione di uno strato di polveri di rame sinterizzate sulla superficie interna dei tubi. Il fluido di lavoro utilizzato è acqua demineralizzata. Il corpo alettato, attraverso il quale avviene lo scambio termico con l’aria ambiente, è interamente in rame ed è composto da una serie di alette di spessore 0.6 mm disposte con un passo pari 3 mm. Il ventilatore, utilizzato per movimentare il flusso d’aria, è di tipo assiale ed è realizzato in materiale plastico. Esso ha un diametro di 92 mm ed una profondità in direzione assiale di 25 mm, viene elettricamente alimentato e lavora alla velocità di 1400 rpm, con una portata d’aria di 1.10x10-2 m3/s. La pressione sonora del dispositivo in opera risulta pari a 18 dB, mentre il peso complessivo è di 0.86 kg. ─ Dissipatore a tubo di calore denominato HP2 Il dissipatore in questione impiega 6 tubi di calore in rame della lunghezza di circa 180 mm ciascuno. Se si eccettua la forma, i 6 tubi di calore sono del tutto analoghi a quelli utilizzati dal dissipatore HP1. Per il dispositivo HP2 la forma dei tubi di calore è di tipo a L, il cui lato corto misura circa 65 mm ed è a contato con la base del dissipatore, realizzata con un blocco di rame prismatico delle dimensioni di 65x50x7mm. Il fluido vettore impiegato è ancora acqua demineralizzata. La superficie alettata, presente in questo dissipatore, è costituita da una serie di 27 lastre di rame rettangolari 65x85 mm, dello spessore di 0.6 mm, collegate con passo 3 mm ai 6 tubi di calore. La superficie alettata si estende per tutta la lunghezza del tratto condensante dei tubi di calore (a partire dall’estremità superiore del lato lungo della forma ad L). __ 181 __ Appendici Il ventilatore, utilizzato per movimentare il flusso d’aria, è di tipo assiale ed è realizzato in materiale plastico. Esso ha un diametro di 80 mm ed una profondità in direzione assiale di 25 mm, viene elettricamente alimentato e lavora alla velocità media di 2200 rpm, con una portata d’aria di 1.24x10-2 m3/s. La pressione sonora del dispositivo, corrispondente alla velocità media del ventilatore, risulta pari a 27 dB, mentre il peso complessivo è di 0.95 kg. III. Apparato sperimentale per lo studio dell’ebollizione stazionaria in evaporatori di ridotte dimensioni Di seguito sono riportate le principali caratteristiche dell’apparato sperimentale, realizzato durante questo lavoro, per lo studio delle prestazioni di scambio termico ebollitivo in evaporatori cilindrici con diametri inferiori a 80 mm. L’attività di ricerca che impiega tale apparato è tutt’ora in corso. Nella figura A.5 viene riportato lo schema dell’apparato nel suo complesso. Esso è costituito dal recipiente di prova, figura A.6, nel quale avviene l’ebollizione del fluido vettore. La condensazione del fluido è remota ed il condensato viene riportato nella pozza bollente in circolazione naturale. In questa fase della sperimentazione il fluido viene riportato nella pozza bollente ma non direttamente sulla superficie riscaldata, si veda la figura A.6. In futuro si prevede di estendere l’analisi utilizzando anche tecniche di ritorno controllato effettuato direttamente sulla superficie bollente. Tali tecniche sono state oggetto di studio in passato presso il Dipartimento di Energetica Lorenzo Poggi dell’Università di Pisa. Nella figura A.7 sono infine riportati i dettagli costruttivi più significativi del condensatore. Per le principali dimensioni dell’evaporatore e del condensatore si vedano rispettivamente le tabelle A.5 e A.6. Φ1 Φ2 H hi hb 72, 100 98 85 7, 10, 64, 52 20, L d H h 60, 80 80 38 90 50 Tabella A.5- Dimensioni evaporatore Tabella A.6- Dimensioni condensatore (misure in mm) (misure in mm) __ 182 __ Appendici Figura A.5- Apparato sperimentale per lo studio dell’ebollizione stazionaria: schema complessivo __ 183 __ Appendici Figura A.6- Apparato sperimentale per lo studio dell’ebollizione stazionaria: dettaglio dell’evaporatore __ 184 __ Appendici Figura A.7- Apparato sperimentale per lo studio dell’ebollizione stazionaria: dettaglio del condensatore __ 185 __ Lista delle figure e delle tabelle Lista delle figure e delle tabelle Lista delle figure Figura 1.1- Numero di transistors costituenti comuni processori elettronici Figura 1.2- Potenza termica prodotta da comuni processori elettronici Figura 1.3- Flusso termico specifico prodotto da comuni processori elettronici Figura 1.4- Coefficienti di scambio termico ottenibili con le principali tecniche di raffreddamento Figura 1.5- Genealogia dei principali circuiti bifase impiegati come sistemi di controllo termico Figura 1.6- Schema generale di un apparato a PTPT Figura 1.7- Rappresentazione schematica del PTPT proposto da Tamburini Figura 1.8- Rappresentazione schematica del PTPT proposto da Ogushi et al. Figura 1.9- Rappresentazione schematica del PTPT di grande scala realizzato dal gruppo di ricerca guidato dal Prof. Latrofa Figura 2.1- Modello matematico proposto da Zuo et al. Figura 2.2- Modello matematico proposto da Wong et al. Figura 2.3- Risultati numerici ottenuti con il modello matematico di Wong et al. Figura 2.4- Confronto tra dati sperimentali e modello numerico di Khandekar et al. Figura 2.5- Confronto tra dati sperimentali e modello numerico di Rittidech et al. Figura 2.6- Modello matematico proposto da Dobson Figura 2.7- Risultati numerici ottenuti con il modello matematico di Dobson Figura 2.8- Pulsating heat pipe analizzato numericamente da Holley e Faghri __ 186 __ Lista delle figure e delle tabelle Figura 2.9- Modello matematico proposto da Holley e Faghri: in alto modellizzazione di un generico tratto di liquido, in basso modellizzazione di un generico tratto di vapore Figura 2.10- Risultati numerici ottenuti con il modello matematico di Holley e Faghri: temperature di parete in funzione della potenza fornita e mappa dei tipi di moto Figura 2.11- Risultati numerici ottenuti con il modello matematico di Holley e Faghri: andamenti temporali della quantità di moto complessiva dei tratti di liquido Figura 3.1- PTPT utilizzato nel controllo termico dell’elettronica: schematizzazione degli scambi termici Figura 3.2- Modello matematico del PTPT: porzioni di liquido e di vapore presenti durante fase di trasporto Figura 3.3- Modello matematico del PTPT: schematizzazione del condensatore Figura 3.4- Modello matematico del PTPT: porzioni di liquido e di vapore presenti durante fase di ritorno Figura 3.5- Andamento temporale della temperatura di evaporatore ed accumulatore, simulato numericamente per una potenza dissipata di 700 W Figura 3.6- Andamenti della temperatura di evaporatore ed accumulatore durante un ciclo a regime stabilizzato, per una potenza dissipata di 700 W Figura 3.7- Capacità del modello matematico di riprodurre i dati sperimentali nell’intervallo di potenze dissipate 100÷1000 W Figura 3.8- Andamenti delle temperature del fluido vettore all’interno dell’evaporatore, al variare della potenza termica dissipata (Caso A) Figura 3.9- Andamenti delle temperature del fluido vettore all’interno dell’accumulatore, al variare della potenza termica dissipata (Caso A) Figura 3.10- Andamenti del parametro (TE-Tf)/Q’E, al variare della potenza termica dissipata (Caso A) Figura 3.11- Andamenti delle temperature del fluido vettore all’interno dell’evaporatore, al variare della potenza termica dissipata (Caso B) Figura 3.12- Andamenti delle temperature del fluido vettore all’interno dell’accumulatore, al variare della potenza termica dissipata (Caso B) Figura 3.13- Andamenti delle temperature del fluido vettore all’interno dell’evaporatore di un loop heat pipe __ 187 __ Lista delle figure e delle tabelle Figura 3.14- Andamenti del parametro (TE-Tf)/Q’E, al variare della potenza termica dissipata (Caso B) Figura 3.15- Andamenti delle temperature del fluido vettore all’interno dell’evaporatore, al variare della potenza termica dissipata (Caso C) Figura 3.16- Andamenti delle temperature del fluido vettore all’interno dell’accumulatore, al variare della potenza termica dissipata (Caso C) Figura 3.17- Andamenti del parametro (TE-Tf)/Q’E, al variare della potenza termica dissipata (Caso C) Figura 4.1- Schema complessivo dell’apparato sperimentale Figura 4.2- Ingombro del prototipo di PTPT Figura 4.3- Allestimento del prototipo di PTPT in configurazione operativa Figura 4.4- Prototipo di PTPT: l’evaporatore (misure in mm) Figura 4.5- Posizionamento della termoresistenza Figura 4.6- Dettaglio del posizionamento della struttura capillare all’interno dell’evaporatore Figura 4.7- Rappresentazione schematica del prototipo di PTPT nella configurazione “a decremento di pressione” Figura 4.8- Rappresentazione schematica del condensatore (misure in mm) Figura 4.9- Prototipo di PTPT: il condensatore Figura 4.10- Rappresentazione schematica dell’accumulatore Figura 4.11- Prototipo di PTPT: l’accumulatore Figura 4.12- Prototipo di PTPT: elettrovalvola Figura 4.13- Strumentazione per rilievi sperimentali: l’alimentazione di potenza elettrica Figura 4.14- Strumentazione per rilievi sperimentali: i traduttori di pressione (misure in mm) Figura 4.15- Strumentazione per rilievi sperimentali: la scheda di acquisizione dati Figura 4.16- Camera termografica impiegata per rilievi sperimentali Figura 5.1- Andamenti delle temperature durante il ciclo periodico a regime stabilizzato di un PTPT Figura 5.2- Rappresentazione degli stati termodinamici del fluido vettore durante la fase di trasferimento di un PTPT Figura 5.3- Rappresentazione schematica dei termini che compongono la resistenza termica globale di un PTPT __ 188 __ Lista delle figure e delle tabelle Figura 5.4- Andamento del surriscaldamento di parete dell’evaporatore in funzione del flusso termico specifico dissipato (configurazione di riferimento) Figura 5.5- Andamenti della temperatura media e massima raggiunte dalla parete dell’evaporatore in funzione del flusso termico specifico dissipato (configurazione di riferimento) Figura 5.6- Andamenti della resistenza termica globale e della resistenza legata allo scambio termico nell’evaporatore in funzione del flusso termico specifico dissipato (configurazione di riferimento) Figura 5.7- Andamenti dei tempi complessivi di ciclo e dei tempi necessari al trasporto in funzione del flusso termico specifico dissipato (configurazione di riferimento) Figura 5.8- Differenza di temperatura TW-TE in funzione del tempo, durante il transitorio iniziale per una flusso termico specifico q’E=13 W/cm2 Figura 5.9- Differenza di temperatura TW-TE in funzione del tempo, durante il transitorio iniziale per tutte le potenze termiche specifiche q’E analizzate Figura 5.10- Prototipo di PTPT del tipo “a decremento di pressione”: temperature operative durante il transitorio iniziale Figura 5.11- Rappresentazione schematica del posizionamento relativo tra evaporatore, accumulatore e condensatore nel prototipo di PTPT Figura 5.12- Andamento della differenza di temperatura TE-TA in funzione del dislivello HC Figura 5.13- Andamenti della differenza di pressione PE-PA e della differenza di pressione generata dal battente di liquido in controgravità in funzione del dislivello HC Figura 5.14- Andamenti della resistenza termica globale e della resistenza legata allo scambio termico nell’evaporatore in funzione del dislivello HC Figura 5.15- Rappresentazione schematica del posizionamento relativo tra evaporatore e condensatore nel prototipo di LTPT Figura 5.16- Andamenti delle principali temperature operative in funzione del volume di liquido trasferito Figura 5.17- Andamento della resistenza termica globale in funzione del volume di liquido trasferito Figura 5.18- Andamenti dei tempi complessivi di ciclo e dei tempi necessari al trasporto in funzione del volume di liquido trasferito Figura 5.19- Dissipatori termici commerciali testati: immagini nel visibile __ 189 __ Lista delle figure e delle tabelle Figura 5.20- Dissipatori termici commerciali testati: immagini nell’infrarosso rilevate per q’E=9.46 W/cm2 Figura 5.21- Andamenti della differenza di temperatura TW-Tf in funzione del flusso termico specifico, per differenti dispositivi (flusso termico ascendente) Figura 5.22- Andamenti della differenza di temperatura TW-Tf in funzione del flusso termico specifico, per differenti dispositivi (flusso termico orizzontale) Figura 5.23- Andamenti della resistenza termica specifica in funzione del flusso termico specifico, per differenti dispositivi (flusso termico ascendente) Figura 5.24- Andamenti della resistenza termica specifica in funzione del flusso termico specifico, per differenti dispositivi (flusso termico orizzontale) Figura 6.1- Prestazioni medie di scambio termico dell’evaporatore del PTPT nel suo ciclo a regime periodico stabilizzato Figura 6.2- Schematizzazione dell’evaporatore Figura 6.3- Andamenti teorici del coefficiente di scambio termico durate un ciclo periodico Figura 6.4- Surriscaldamenti di parete dell’evaporatore, calcolati per differenti andamenti del coefficiente di scambio Figura 6.5- Effetto della capacità termica sul surriscaldamento di parete dell’evaporatore Figura 6.6- Andamenti della pressione e delle temperature dell’evaporatore di un PTPT (q’E=14.44 W/cm2, Q’E=40 W, VT=64 ml) Figura 6.7- Confronto tra gli andamenti del surriscaldamento di parete (q’E=14.44 W/cm2, Q’E=40 W, VT=64 ml) Figura 6.8- Parametri concentrati utilizzati per la schematizzazione del dissipatore in rame Figura 6.9- Andamenti del coefficiente di scambio termico (q’E=14.44 W/cm2, Q’E=40 W, VT=64 ml) Figura 6.10- Andamenti del coefficiente di scambio termico (q’E=14.44 W/cm2, Q’E=40 W, VT=3 ml) Figura 6.11- Andamento del rapporto tra coefficiente di scambio termico sperimentale e quello previsto dalla correlazione di Rohsenow (q’E=14.44 W/cm2, Q’E=40 W) Figura 6.12- Schema della configurazione utilizzata per le riprese termografiche Figura 6.13- Immagini all’infrarosso del dissipatore in rame __ 190 __ Lista delle figure e delle tabelle Figura 6.14- Potenza termica dispersa nell’ambiente: confronto fra la stima analitica e quella con tecnica termografica Figura 6.15- Evoluzioni temporali dei regimi di scambio termico dell’evaporatore di un PTPT confrontati con curve di ebollizione (FC72 su superficie piana) Figura A.1- HCFC-141b: variazione della pressione di saturazione in funzione della temperatura Figura A.2- HCFC-141b: variazione della densità del liquido saturo in funzione della temperatura Figura A.3- HCFC-141b: variazione della densità del vapore saturo secco in funzione della temperatura Figura A.4- HCFC-141b: variazione dell’entalpia specifica del liquido saturo e del vapore saturo secco in funzione della temperatura Figura A.5- Apparato sperimentale per lo studio dell’ebollizione stazionaria: schema complessivo Figura A.6- Apparato sperimentale per lo studio dell’ebollizione stazionaria: dettaglio dell’evaporatore Figura A.7- Apparato sperimentale per lo studio dell’ebollizione stazionaria: dettaglio del condensatore Lista delle tabelle Tabella 2.1- Grandezze caratteristiche del modello matematico proposto da Zuo et al. Tabella 2.2- Parametri di ingresso e condizioni iniziali utilizzati nel modello matematico di Dobson Tabella 2.3- Parametri di ingresso utilizzati nel modello matematico di Holley e Faghri Tabella 3.1- Parametri di ingresso utilizzati nelle simulazioni numeriche del PTPT Tabella 3.2- Confronto tra i dati ottenuti dalle simulazioni numeriche e quelli sperimentali Tabella 5.1- Proprietà termofisiche di differenti fluidi valutate a pressione atmosferica __ 191 __ Lista delle figure e delle tabelle Tabella 5.2- Valori del flusso termico specifico e della potenza termica dissipati dal PTPT durante l’attività sperimentale Tabella 5.3- Dislivello minimo tra condensatore ed evaporatore, necessario per generare circolazione di fluido in un LTPT, in funzione delle perdite di pressione Tabella 5.4- Incremento delle perdite di carico distribuite di un circuito con la diminuzione del diametro del tubo di scorrimento Tabella 5.5- Tavola riassuntiva dei principali risultati ottenuti dall’attività sperimentale Tabella A.1- Principali proprietà termofisiche del fluido HCFC-141b Tabella A.2- Principali proprietà termofisiche di alcuni fluidi fluoro-inerti (dove non espressamente specificato, le proprietà sono da considerarsi valutate a 25 °C) Tabella A.3- Principali proprietà del fluido FC-72 in condizioni di saturazione Tabella A.4- Principali caratteristiche dei dissipatori commerciali testati Tabella A.5- Dimensioni evaporatore (misure in mm) Tabella A.6- Dimensioni condensatore (misure in mm) __ 192 __ Riferimenti bibliografici Riferimenti Bibliografici Akachi H., Polasek F., ‘Pulsating Heat Pipe: Review of present state of art’, Technical Report of ITRI ERL, 1995. 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Un grazie va ai tecnici: Sig. Fontanelli per la sua estrema competenza, Sig. Ciampalini per la sua completa disponibilità e Geom. Carmignani per avermi ospitato nella stanza più confortevole dell’edificio. Ringrazio inoltre i miei colleghi di dottorato, in particolare l’Ing. Pieve, con il quale non ho condiviso solamente numerosi pasti alla mensa, ma anche un bel rapporto d’amicizia. __ 201 __
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