Napoli CRONACHE di NAPOLI Sabato 20 Dicembre 2014 11 Indagini in corso sulle intimidazioni telefoniche rivolte ad uno dei legali dell’associazione antiracket ed antiusura “Sos Impresa” Avvocato minacciato, la pista porta ad Afragola Identificato e ascoltato il responsabile. Cuomo: il nostro lavoro non si fermerà davanti a niente NAPOLI (maga) - Portano ad Afragola le indagini dei carabinieri della tenenza di Frattamaggiore sulle minacce telefoniche ricevute da uno degli avvocati del pool legale di “Sos Impresa”, l’associazione antiracket ed antiusura impegnata da anni contro la criminalità organizzata. Il responsabile della chiamata dal contenuto intimidatorio è stato già identificato, rintracciato e pure interrogato: lui s'è difeso spiegando di aver agito per fare uno scherzo, di cattivo gusto, all’avvocato, ma il sospetto degli investigatori è che quella telefonata sia stata “commissionata”. Il contenuto delle minacce, del resto, rimanda proprio agli ambienti della criminalità organizzata locale, oggetto, negli ultimi anni, di numerose inchieste della Direzione distrettuale antimafia di Napoli e di altrettanti delicati processi (alcuni dei quali già sfociati in sentenze di condanna) nei quali “Sos Impresa” si è costituita parte civile al fianco delle vittime che hanno trovato il coraggio di denunciare i propri aguzzini. Diceva l’interlocutore: “Avvocà, ma non hai capito? Mi hai rotto il ca…. Appena (nome del boss, ndr) esce ti uccide”. Il malavitoso evocato al telefono è uno rimasto impigliato in diverse indagini per usura ed estorsione, oltre che per associazione di stampo mafioso. Ed è uno che ad Afragola è molto temuto. Ecco perché il rimando specifico alla sua persona lascia pensare che l’autore dello sconsiderato e censurabile gesto non abbia agito in modo auto- nomo. I carabinieri stanno approfondendo la vicenda, stanno scavando nella vita personale del responsabile per scoprire se ci siano collegamenti tra lui e gli ambienti malavitosi di Afragola. Per gli sviluppi delle indagini occorrerà attendere, quel che è certo che il grave “attacco” rivolto all’avvocato del pool legale di Sos Impresa non fermerà il lavoro tenace dell’associazione. Lo conferma Luigi Cuomo, responsabile di questa positiva realtà che si muove su tutto il territorio di Napoli e provincia: “Siamo convinti che le minacce rivolte all’avvocato, al quale siamo ovviamente vicini, erano in realtà rivolte a tutta la nostra associazione. Ma se qualcuno pensava di intimidirci con queste minacce è fuori strada. Siamo un’organizzazione forte, numerosa e determinata. E non sarà una minaccia telefonica a fermarci. Non solo: è bene che sia chiaro a tutti che qualunque futura intimidazione non sortirà alcun effetto. Non indietreggeremo mai perché la nostra associazione non è nata per hobby, è nata perché intendiamo perseguire uno scopo importante, quale è quello di far comprendere alle vittime della camorra che la sola strada per liberarsi dal laccio dei criminali è denunciare e in questo senso noi siamo sempre a disposizione di chi intende aiutarsi ad essere libero”. © RIPRODUZIONE RISERVATA Luigi Cuomo, responsabile dell’associazione antiusura ed antiracket “Sos Impresa” Il patrimonio è ritenuto riconducibile a Roberto Moccardi e ad Anna D’Orta Clan Contini, maxi-sequestro: sigilli a beni per 70 milioni A fine mese l’apertura dell’udienza preliminare contro 169 persone di Manuela Galletta NAPOLI - Un sequestro di beni da 70 milioni di euro. Tra Napoli e Roma. Lo hanno eseguito nella giornata di ieri gli uomini del Centro Operativo della Direzione investigativa antimafia della Capitale. Destinatari del provvedimento Roberto Moccardi e la moglie Anna D’Orta, ritenuti dagli inquirenti dei prestanome della cosca guidata da Eduardo Contini (nella foto). Sotto chiave sono unità immobiliari, rapporti bancari, autovetture, quote societarie di importanti aziende di autoparcheggio, di locazione capannoni e di movimento e trasporto merci per conto terzi. Sequestrate anche attività di ristorazione. Le indagini - si legge in un comunicato stampa della procura della Repubblica di Napoli hanno dimostrato che i due “hanno contribuito alla realizzazione di una rete di imprese alimentate finanziariamente dai vertici del clan che garantivano una ramificata infiltrazione in larghi settori del tessuto socio-economico-cittadino”. Il sequestro si inserisce nell’ambito della più ampia inchiesta contro il clan Contini che lo scorso gennaio culminò in circa 90 arresti. Anche Moccardi e Anna D’Orta vennero raggiunti dalla misura di custodia cautelare in carcere spiccata dal giudice per le indagini preliminari Raffaele Piccirllo su richiesta del pubblico ministero antimafia Marco Del Gaudio. L’indagine è giù giunta ad un importante snodo giudiziario: il 30 dicembre, nell’aula bunker dell’aula bunker Ticino1 del carcere di Poggioreale, si aprirà l’udienza preliminare che vede sul banco degli imputati 169 persone, tra esponenti del clan Contini (la maggior parte), uno sparuto gruppo di persone ritenute al soldo dei Mazzarella e numerosi imprenditori accusati di aver riciclato nelle loro attività di ristorazione i soldi sporchi della cosca del Vasto. Serrato il calendario di udienze fissato dal giudice Rosa De Ruggiero, al quale spetterà decidere se disporre il processo, sempre che gli imputati non decidano di L’OPERAZIONE Il sequestro è stato eseguito nella giornata di ieri tra Napoli e Roma dagli uomini della Dia della Capitale accedere al rito abbreviato: fissate anche le date del 31 dicembre e del 2 gennaio, date ravvicinatissime perché incombe la decorrenza dei termini di custodia cautelari e la conseguente scarcerazione di massa di molte delle persone coinvolte nelle indagini. Ecco, dunque, che il gup ha cercato di correre ai ripari: prevedendo che l'udienza del 30 gennaio sarà di mero smistamento a causa di possibili IL PROCEDIMENTO Il 30 dicembre dinanzi al gup De Ruggiero si aprirà l’udienza preliminare contro la cosca del Vasto difetti di notifica (il numero degli imputati è talmente elevato che sembra impossibile far sì che tutte le comunicazioni siano valide), sono state già stabilite due udienze tra loro vicinissime per cercare di arrivare ad una sentenza di rinvio a giudizio (per quelli che opteranno per l’ordinario) e di incartare l’abbreviato, uniche circostanze che annienteranno la scadenza termini. Tra i malavitosi di maggior spessore che dovranno comparire dinanzi al gup ci sono il boss Eduardo Contini ’o romano, che è saldamente detenuto in prigione (per giunta in regime di 41bis) dal 15 dicembre del 2007 quando fu arrestato dalla Mobile dopo diversi anni di latitanza. Rinvio a giudizio proposto anche per Umberto Falanga, al quale ’o romano aveva concesso la reggenza del sodalizio; per LA DECISIONE ADOTTATA DAI GIUDICI DEL TRIBUNALE DEL RIESAME DI NAPOLI Spaccio di ‘amnesia’, indagato va ai domiciliari NAPOLI (marces) - Arresti domiciliari per Antonio Matarese, finito in carcere alcuni mesi fa nella zona dell’Arenella con l’accusa di spaccio e detenzione ai fini di spaccio di 15 chili di amnesia: lo hanno stabilito nella giornata di ieri i giudici della ottava sezione penale del Tribunale del Riesame, in funzione di appello, accogliendo la richiesta presentata dall’avvocato Salvatore D’Antonio. Nella stessa giornata i giudici della terza sezione penale della Corte di Cassazione si sono pronuncia- ti sull’impugnazione fatta dall’avvocato dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere che aveva colpito l’indagato: gli ermellini hanno annullato la precedente decisione del Riesame (con la quale si confermava la validità del provvedimento) ed hanno disposto la celebrazione di una nuova udienza dinanzi al Tribunale della Libertà. Nel ricorso l’avvocato aveva contestato un problema relativo all’utilizzo delle intercettazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA Giuseppe Ammendola ’o guaglione, che è attualmente latitante ed è ai vertici del sodalizio; per Salvatore Botta, che ha tenuto in mano la cassa del clan e che, in un altro procedimento, è stato condannato per estorsione ed usura ai danni del titolare di un negozio; per Nicola Rullo, detto ’o nfamon, il cui carattere irascibile ha creato non pochi problemi stesso all’interno della cosca dei Contini; per Paolo Di Mauro detto ’o nfermiere; per Antonio Aieta (cognato di Contini); Ettore Bosti classe 1979 (figlio di Patrizio), Domenico Festa, il pentito Vincenzo De Feo, Luigi Mastellone e Luigi Cella. Sul banco degli imputati anche per le sorelle Rita Aieta e Anna Aieta, che hanno sposato i fondatori dei boss della famigerata “Alleanza di Secondigliano”; Anna è la moglie del boss di Giugliano Francesco Mallardo detto “Cicciotto ’e Carlantonio” mentre Rita ha sposato Patrizio Bosti. © RIPRODUZIONE RISERVATA San Lorenzo In manette due pachistani e uno srilankese: trovati in possesso di circa 200 grammi di eroina e di 4mila euro L’operazione della polizia Blitz in un appartamento, in 3 fermati per droga NAPOLI (luigi sabino) - Era un dove, al primo piano, hanno blocappartamento di via Carbonara, nel cato un extracomunitario che era quartiere San Lorenzo, la base dei appena uscito dalla piazza di spactre spacciatori extracomunitari cio. Entrati nell’appartamento, arrestati, due giorni fa, dai poli- quindi, gli agenti hanno arrestato ziotti del commissariato ‘Vicaria- Yasar Mehmood, 35 anni, Tariq Mercato’. Gli agenti della sezione Muhammad, 32, entrambi origi‘Investigativa’, coordinati dall’i- nari del Pakistan, e Faiser Ahaspettore Antonio Testa, sono riu- med Mubarak Ahamed, 38enne sciti a localizzarla grazie a una meticolosa attività di controllo del territorio. I poliziotti, infatti, già da diversi giorni stavano indagando su alcune cessioni di eroina avvenute nella zona. Dalle informazioni raccolte avevano, quindi, scoperto che a spacciare erano cittadini stranieri stabilitisi in un palazzo sito al civico 109 di via Carbonara. Dopo aver scoperto il ‘covo’, agli investigatori non è rimasto altro che tenere sotto controllo la zona scoprendo che, in effetti, intorno allo stabile c’era un anomalo ‘via vai’. Avuta la certezza che al suo interno fosse in corso un’attività illegale hanno fatto irruzione all’interno del palazzo Yasar Mehmood nato in Sri Lanka. I tre sono stati fermati mentre cercavano di disfarsi di alcune dosi di hashish, gettandole nelle condutture. Durante la successiva perquisizione, inoltre, i poliziotti hanno trovato circa 200 grammi di eroina contenuti in 17 ‘ovuli’ e la somma 4350 euro in banconote di diverso taglio. Sia la droga sia il denaro sono stati sequestrati mentre i tre, dopo le formalità di rito in commissariato, sono stati trasferiti in carcere con l’accusa di concorso in detenzione ai fini di spaccio. Accertamenti sono ancora in corso per verificare se gli arrestati ‘lavorassero’ da soli oppure se avessero, in qualche Tariq Muhammad Faiser Ahamed Mubarak Ahamed modo, rapporti con la criminalità organizzata. Al vaglio degli investigatori anche l’ipotesi che i tre fossero, in realtà, dei corrieri e che la droga sequestrata fosse un ‘campione’ per gli acquirenti napoletani. Un sospetto nato dal fatto che l’eroina sequestrata era ancora all’interno degli ‘ovuli’ e che questi siano il sistema preferito per importare modeste quantità di droga attraverso le frontiere. L’operazione, ad ogni modo, è l’ennesima conferma di come nella zona a ridosso del Borgo Sant’Antonio Abate, il mercato della droga sia ormai nelle mani di extracomunitari. Un cambio di rotta, però, voluto dagli stessi clan che, allo spaccio diretto, preferiscono riscuotere ‘quote’ dagli stranieri cui ‘subappaltano’ questo particolare settore dell’illegale. Sono diversi, infatti, gli spacciatori non italiani finiti in manette negli ultimi mesi e trovati, in alcuni casi, in possesso di ingenti quantità di droga. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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