Il presidente Il ricordo e l’eredità di Carla Crippa I NOSTRI VENT’ANNI NEL SEGNO DI CARLA VIVERE CON LA BOLIVIA PER CAPIRE LA SUA GENTE Il 26 settembre scorso l'Associazione Carla Crippa ha ricordato i 20 anni dalla scomparsa di Carla, che dell'associazione è stata l'ispiratrice, con la sua esperienza a servizio degli utlimi della terra, ed in particolare dei detenuti e dei loro figli in terra boliviana. L'associazione è stata fondata circa un anno dopo la scomparsa di Carla e in questi anni ha vissuto grandi cambiamenti, spesso legati al coinvolgimento dei giovani reduci dalle esperienze in Bolivia. La serata commemorativa è stata arricchita dalla testimonianza di don Eugenio Battaglia, che con Carla ha condiviso parte della sua esperienza boliviana, e di Roberto e Gloria, volontari in Bolivia nell'estate 2014. Ciò ha fatto di quella sera un'occasione di emozionante ricordo per i fratelli, le sorelle e gli amici di Carla, ma ha anche permesso a chi non l'ha conosciuta personalmente di cogliere l'incisività della sua esperienza attraverso le parole di chi ha condiviso un pezzo del suo cammino. L'incontro ha evidenziato anche la grande ricchezza della nostra associazione, rappresentata dalla convivenza e dalla collaborazione tra diverse "generazioni" di volontari, legate dal comune intento di proseguire sulla strada tracciata da Carla. Al termine della serata del 26 settembre rimane la riflessione circa due aspetti legati alla ricorrenza: la bellezza del ricordo di una persona così significativa e la responsabilità di portarne avanti, in modo autentico, il messaggio e le opere insieme al nome. Il messaggio di Carla è stato lo spirito missionario: tante volte infatti era solita insistere sull'importanza del "toccare con mano" le realtà che si sostengono. La nostra associazione ha fatto suo questo insegnamento dando la possibilità ad oltre 30 ragazzi di vivere l'esperienza di missione a partire dall'estate del 2003. Il 2014 ha portato in Bolivia Roberto e Gloria, nipote di Carla, e altri viaggi sono in progetto per le prossime estati. In merito alle opere, l'associazione continua il suo impegno per i figli dei detenuti del carcere di Palmasola, attraverso il sostegno all'Hogar de la Esperanza e altri altri hogares di Santa Cruz. Tale intervento assume particolare rilievo alla luce della difficile situazione politico-sociale che la Bolivia sta attraversando. L'anno in corso ha anche portato la nostra associazione ad aprire un nuovo progetto: il sostegno alla Pastorale Penitenziaria nella diocesi di Pando, anch'esso in linea con la vocazione originaria dell'associazione. Il ricordo di Carla e del suo impegno deve quindi aiutarci anche a rinnovare l'entusiasmo che mettiamo nel nostro operare e ci spinge ad una riflessione riguardo alle prospettive dell'associazione che ne porta il nome. Alberto Ortolina Presidente Associazione Carla Crippa PER INCONTRARCI Da sinistra Alberto Ortolina, Luigi Losa, don Eugenio Battaglia, Roberto Arienti e Gloria Vimercati “Se non sto con questa gente come posso parlare di questa gente? Se non vivete le cose non potete capire!”. Sono queste parole di Carla Crippa raccolte e ricordate da don Eugenio Battaglia lo scorso 26 settembre in sala Minoretti del centro pastorale mons. Ratti a dare la cifra della missione di questa concittadina laica che tra gli anni ’80 e ’90 spese la sua esistenza tra i poveri della Bolivia, dai ninos dei mineros, i figli dei minatori, ai figli dei detenuti dentro il carcere di Palmasola in quel di Santa Cruz. Ma quelle stesse parole costituiscono l’eredità spirituale di Carla Crippa che, ancora oggi, a vent’anni dalla sua scomparsa proprio il 26 settembre del 1994, dopo una lunga malattia seguita ad una fatale emorragia cerebrale che l’aveva colpita in quel di Oruru in Bolivia nel 1993, è il fondamento dell’esistenza stessa e della attività dell’associazione costituita nel suo nome e con il suo nome. Il prossimo anno anche l’associazione toccherà il traguardo della doppia decina di anni di fondazione e attività e la giornata del 26 settembre scorso con la celebrazione della S. Messa in Basilica S. Giuseppe e l’incontro con soci e simpatizzanti ha costituito una sorta di ponte ideale tra il lascito di Carla e l’impegno di amici e familiari, ma anche di tanti giovani che pur non avendola conosciuta di persona ne sono stati attratti, nel proseguire il suo lavoro di promozione sociale in Bolivia. E non è casuale che nella stessa serata che ha visto la testimonianza di don Eugenio Battaglia, sacerdote bergamasco per anni ‘fidei donum’ della sua diocesi in Bolivia dove ha avuto modo di incontrare e conoscere Carla, l’associazione guidata da Alberto Ortolina abbia saputo e potuto proporre anche il racconto dell’esperienza vissuta nel Paese latinoamericano la scorsa estate da Gloria Vimercati, nipote della missionaria laica, e Roberto Arienti. Il reportage del loro viaggio che viene riproposto nelle pagine seguenti, ha consentito di avere un nuovo e aggiornato punto della si- tuazione di quel Paese ma soprattutto di ripercorrere per molti versi le tracce e le orme di Carla che ancora oggi sopravvivono non solo attraverso targhe ricordo ma attività concrete, in quegli stessi ambiti, i bambini e i detenuti che furono il centro e il cuore della sua missione. Ma la testimonianza di Gloria e Roberto ha dato all’associazione la possibilità di rendersi conto del lavoro che in questi anni è stato compiuto con la collaborazione della Chiesa boliviana e in particolare di alcuni sacerdoti di origine italiana che vi lavorano da tanto tempo e che hanno importanti responsabilità pastorali come vescovi, da mons. Tito Solari a Cochabamba a mons. Sergio Gualberti a Santa Cruz a mons. Eugenio Coter a Riberalta nella regione di Pando. L’hogar de la Esperanza e la casa famiglia Sandro Terragni insieme ad altri hogar di Santa Cruz dove operano i concittadini Mirko e Veronica Pozzi che quest’anno, con il loro piccolo Santiago, hanno deciso di prolungare per un altro triennio la loro missione ‘fidei donum’, la falegnameria di Cochabamba per ex detenuti e senza lavoro, le carceri della zona di Pando sono le tracce e i luoghi concreti della presenza dell’associazione in Bolivia. Ma il filo rosso che in questi vent’anni ha continuato a legare Seregno con la Bolivia nel ricordo di Carla Crippa è stata la presenza quasi continua di giovani che si sono alternati in periodi più o meno lunghi in quel Paese per vivere da vicino e toccare con mano le situazioni di povertà e disagio sociale che sono ancora largamente diffuse. Proprio continuando l’esperienza di Carla e rendendo sempre vive le sue parole: se non si sta con questa gente come se ne può parlare e come si può capire? Una sollecitazione continua che ha animato in tutti questi anni i volontari dell’associazione e quanti la sostengono con le molteplici iniziative e attività per realizzare quei progetti di cooperazione internazionale che in qualche modo continuano l’attività alla quale Carla Crippa ha dedicato tutta la sua vita. L.L. Le attività dell'Associazione Carla Crippa non si limitano alle sole iniziative di raccolta fondi, ma riguardano anche numerosi interventi di testimonianza e condivisione delle esperienze presso scuole di ogni grado, oratori o gruppi. Diverse sono state in questi anni le occasioni di collaborazione, che si sono rivelate arricchenti per tutte le parti coinvolte. I giovani e i volontari dell'Associazione si rendono disponibili ad organizzare incontri sui temi dellla missione, della mondialità, della progettazione sociale e del volontariato internazionale. Per chi fosse interessato, è possibile contattare l'Associazione all'indirizzo mail: [email protected] o al numero di telefono 333.3104354 Il racconto del viaggio di Gloria e Roberto: un mese sulle orme di Carla Crippa DENTRO IL CUORE VIVO DELLA BOLIVIA Durante questa estate ho trascorso un mese in Bolivia e i ricordi di questa esperienza, di questo Viaggio, rimarranno sicuramente impressi nella mia mente e nel mio cuore a lungo… i volti dei bambini e dei ragazzi degli hogar, gli adulti incontrati e conosciuti, grandi uomini e donne, le persone incrociate lungo la strada, gli odori, i colori, le voci, i suoni, le musiche e le canzoni, i paesaggi affascinanti e meravigliosi, ma anche i luoghi assurdi e inumani. Ho avuto la possibilità di iniziare a conoscere dal vivo una Terra, un popolo, una realtà, o almeno una piccola parte di essi, di cui fino ad ora avevo solo sentito parlare da altri, in primis da mia zia Carla di cui la nostra Associazione porta il nome. E così la prima tappa del Viaggio ci ha portato a Santa Cruz. PRImA tAPPA: SAntA CRuz Io Roberto siamo atterrati all’aeroporto internazionale Viru Viru di Santa Cruz nella notte tra giovedì 31 luglio e venerdì 1 agosto e i nostri primi giorni boliviani li abbiamo trascorsi nella Casa Famiglia “Sandro Terragni”, dove Mirko e sua moglie Veronica insieme al loro bimbo Santiago vivono insieme a 4 ragazze boliviane: Anahi, Maria Eugenia, Ovaldina e Liliana… Qui siamo stati accolti e ospitati in maniera splendida, abbiamo condiviso insieme a loro giornate di vita quotidiana e abbiamo soprattutto avuto la possibilità di confrontarci con Mirko e Veronica, che ci hanno dedicato tempo e "chiacchierate" e che ci hanno dato una chiave di lettura importante con cui interpretare e capire di più le realtà che di giorno in giorno incontravamo. Insieme a loro abbiamo fin da subito “assaporato” questa città, con i suoi mercati ricchi di colori, odori e sapori, abbiamo passeggiato per le vie del centro trafficatissime con le sue macchine lussuose, ma con anche i carretti trainati dagli animali, i tanti taxi e i micro – i tipici bus boliviani – abbiamo percorso strade che mostrano uno spaccato abbastanza ampio della popolazione boliviana, abbiamo osservato una città che appare un po’ contradditoria, in cui ricchezza e povertà convivono a pochi metri di distanza… Siamo poi entrati nel vivo della realtà degli Hogares, gli istituti residenziali per minori che qui a Santa Cruz sono molto numerosi. In particolare abbiamo visitato l’Hogar Nazaria Ignacia, che accoglie ragazze vittime di violenza sessuale in famiglia; l’Hogar de la Esperanza, che è quello sostenuto dalla nostra associazione e che ospita un centinaio di bambini, soprattutto figli dei carcerati di Palmasola; e infine l’Hogar Santa Maria de Los Angeles, che accoglie una settantina di ragazzi, maschi e femmine, alcuni portatori di handicap. In quest’ultimo hogar abbiamo trascorso una settimana, vivendo a pieno e condividendo ora per ora le giornate insieme ai tanti bambini e ragazzi che vivono lì: quanti sorrisi e baci della buona notte, quante braccia tese verso di noi per ricevere un abbraccio, quante domande che ci facevano, dalle più semplici del "come ti chiami?", "dove vivi e quanti anni hai?" o "come si dice il mio nome in italiano?", alle più difficili come "tu hai ancora la mamma e il IL LIBRO E LA MEMORIA SONO PIENI DI QUEI VOLTI Prima di partire per la Bolivia, in tanti mi hanno chiesto cosa mi aspettassi. In realtà non avevo le idee del tutto chiare su cosa avrei vissuto: sì, certo, le tappe del viaggio le conoscevamo, ma non sapevamo esattamente come avremmo riempito cisacuna di esse. A tutti quelli che mi facevano questa domanda rispondevo che partivo con un libro bianco, con una scheda di memoria vuota, pronto a cercare di vivere al meglio le situazioni che si sarebbero create e pronto a scrivere sulle pagine bianche, a registrare nella memoria vuota. Oggi il mio libro e la mia memoria sono pieni di immagini, colori, odori, sensazioni e sopratutto persone che non scorderò tanto facilmente... Mirko e Veronica che a Santa Cruz vivono con loro figlio e quattro ragazze boliviane nella loro casa famiglia: ci hanno accolto, ci hanno aiutato in tutte le cose pratiche e soprattutto ci hanno regalato delle belle chiacchierate serali per aiutarci a capire, a leggere meglio tante situazioni che abbiamo visto o vissuto. Già, perchè la Bolivia non sempre è un paese facile: in poche settimane non è possibile capire certe dinamiche, ma grazie a Mirko e Veronica abbiamo potuto avere una chiave di lettura per andare più in profondità. Poi ci sono i bambini dell'hogar “Santa Maria de los Angeles” di Santa Cruz: ricordo i sorrisi, gli abbracci, gli affetti. Appena arrivato mi chiedevo se sarei stato in grado di “entrare in contatto” con loro: dopo meno di cinque minuti ero circondato dai più piccoli che facevano a gara per essere sollevati e presi in braccio. Per qualche giorno abbiamo vissuto coi ragazzi, mangiato con loro, fatto i compiti e persino lavorato con loro in piccoli interventi di manutenzione dell'hogar. Certo siamo rimasti poco, però siamo rusciti a percepire anche tutte le difficoltà e le sfide che ogni giorno gravitano intorno a questa realtà: da una parte i ragazzi, con le loro storie complicate, magari anche di abbandono, e dall'altra volontari e dipendenti che con risorse limitatissime ce la mettono tutta per far funzionar bene le cose e continuare a prestare ai bamini in difficoltà un servizio fondamentale nella società Boliviana. Altre pagine importanti del libro sono piene dei ricordi delle carceri di Riberalta e Guayaramerin, due città del nord della Bo- livia, in cui la nostra associazione sostiene la pastorale penitenziaria del Vicariato del Pando, presieduto da Mons.Eugenio Coter. Queste sono le pagine più dure, più cupe. Le foto scattate, senza gli odori e le sensazioni faticano a trasmettere le condizioni in cui i detenuti sopravvivono – sì, perchè di questo si tratta, in fondo. Abbiamo visto celle di quattro metri per quattro dove dormono 25 detenuti. 25 persone in 16 metri quadri. Per fortuna le passeggiate serali con Mons. Eugenio ci hanno permesso di confrontarci e conoscere meglio anche i retroscena di queste realtà. Tornato in Italia, in tanti mi hanno chiesto cosa mi av esse lasciato questo v iaggio. Beh, credo che dopo un'esperienza di questo tipo si impari a “relativizzare” tante cose. Tanti problemi che ci affliggono ogni giorno ritrovano un po' la loro dimensione reale. Inoltre credo che io abbia imparato anche che tante cose – materiali e non - che diamo per scontate, in realtà non è detto che lo siano. Roberto Arienti papà? e vivono insieme a te?" o quelle a cui non sai cosa poter rispondere come quando una bimba ti corre incontro e abbracciandoti ti chiede se vorresti diventare la sua mamma... Abbiamo giocato, studiato e lavorato con loro, abbiamo festeggiato insieme nel giorno della Festa nazionale il 6 Agosto, abbiamo condiviso pranzi e merende, passeggiate e chiacchierate, attività di studio e di svago…e oltre ai sorrisi e agli abbracci, abbiamo ricevuto da loro emozioni forti e grandi, e abbiamo imparato vere e proprie “lezioni di vita”. Ci siamo interrogati molto su cosa significhi vivere ed essere un bambino in Hogar, affrontare l’infanzia e le sfide di diventar grandi senza mamma e papà e senza una famiglia degna di questo nome… Sicuramente importante, utile ed arricchente era confrontarci a fine giornata tra noi volontari, scambiarci impressioni, sensazioni, dubbi...contribuiva a dare un senso in più a quanto stavamo vivendo. È stata una settimana davvero intensa e una delle esperienze più belle di questo Viaggio! E dopo l’ultima in cena in hogar, con emozione e commozione salutiamo i ragazzi e i volontari, poi Mirko ci accompagna in aeroporto per volare a Cochabamba, la seconda tappa del nostro viaggio. SECOnDA tAPPA: COChAbAmbA È la sera di venerdì 8 Agosto quando atterriamo a Cochabamba, 2500 metri di altitudine… Nel weekend che trascorriamo qui siamo ospitati da padre Luca, nella parrocchia di Condebamba; la città ci offre un altro spaccato di Bolivia: si percepisce subito, e non solo per le montagne che si presentano ai nostri occhi, che siamo nella zona dell’altipiano. Anche la popolazione, le donne in special modo, che incontriamo lungo le vie attorno alla Parrocchia o salendo al Cristo della Concordia, mostrano un aspetto più “tradizionale”, indossano ancora i vestiti caratteristici boliviani e sono molto meno “occidentalizzate” rispetto agli abitanti di Santa Cruz. La sera del 9 agosto, insieme a tanti altri giovani e volontari partecipiamo a un incontro tenuto da padre Giuseppe Gallo, salesiano responsabile della Pastorale Sociale e della Caritas della città, che ci illustra e ci spiega la Festività della Vergine di Urkupiña, che si festeggerà qui a Cochabamba tra pochi giorni. Attraverso i suoi racconti ci addentriamo così un po’ di più nella cultura e nella tradizione cochabambina, che respiriamo anche facendo un giro nel mercato più grande della Bolivia, La Cancha, il giorno seguente. In questi due giorni qui a Cochabamba abbiamo anche avuto la possibilità di incontrare Mons. Tito Solari, Arcivescovo della città e “amico” dell’Associazione da sempre, amico della zia Carla e tra i primi promotori della nascita dell’Associazione stessa e dei vari progetti sostenuti in questi anni, come il progetto della falegnameria post-penitenziaria, che visitiamo insieme a padre Gallo. Dopo 11 ore di bus facciamo ritorno a Santa Cruz, con gli occhi pieni di immagini e scorci di un altro pezzettino di Bolivia! tERzA tAPPA: RIbERALtA La mattina dopo, è il 12 Agosto, partiamo alla volta di Riberalta, terza tappa del viaggio, in piena amazzonia boliviana. Atterrati in un aeroporto praticamente inesistente veniamo accolti dal caldo e… dalla Pincha! La Pincha è una signora boliviana, collaboratrice del Vescovo per quello che riguarda la pastorale pe- nitenziaria e il rapporto con le carceri; una donna davvero in gamba, che ci farà da guida qui a Riberalta. Il Vescovo della città è un altro volto noto per l’associazione Carla Crippa: Mons. Eugenio Coter, che ci accoglie e ci ospita nella sede del Vicariato e presso il Centro Pastorale; ha organizzato per noi diverse visite ed uscite, che ci hanno permesso di conoscere più da vicino le attività di una realtà così estesa come è quella del Vicariato di Riberalta, che si estende in piena foresta amazzonica attraverso due dipartimenti, Beni e Pando. Abbiamo così visitato il centro “Nuevos Horizontes”, un centro diurno per bambini disabili gestito dal vicariato, abbiamo fatto un piccolo tratto di navigazione sul Rio Beni e sul Rio Madre de Dios, utilizzando una barca dell’I.P.R. (Instituto de Pastoral Rural), che all’occasione diventa anche parrocchia galleggiante, permettendo così ai sacerdoti di raggiungere le comunità lungo il fiume che diversamente non avrebbero nessun contatto con il vicariato. Siamo stati a Tumichucua, poco distante da Riberalta ma completamente immersa nella foresta amazzonica, dove visitiamo “il Centro Pastorale di Incontro”, un luogo di ritrovo per ritiri e incontri dei vari gruppi della parrocchia. Abbiamo conosciuto anche la realtà della Radio San Miguel, una radio che permette, tra le altre cose, di mantenere un legame costante con le tante comunità della diocesi che sono dislocate in mezzo alla foresta. E per entrare davvero nel vivo della realtà amazzonica, abbiamo accompagnato Mons. Eugenio in una visita pastorale alla città di Puerto Rico e alle sue comunità; è stato un viaggio interessante già a partire dal tragitto per arrivare a destinazione: chilometri e chilometri di strada rossa che corre immersa nella vegetazione amazzonica e interrotta solo dall’attraversamento di due immensi fiumi. È stato poi molto coinvolgente assistere e partecipare all’incontro della popolazione di Puerto Rico con il Vescovo, ascoltare ciò che i rappresentanti delle varie comunità e famiglie avevano da dire e condividere con loro il momento della catechesi, della cena e della Messa la mattina seguente… Quanti incontri abbiamo fatto e quante storie intensamente vissute abbiamo sentito raccontare! Ma l’esperienza dei giorni trascorsi qui a Riberalta che a mio avviso è stata la più forte, la più significativa e la più “impegnativa” è stata la visita al carcere di Riberalta e la visita al carcere di Guayaramerin: il sostenimento della Pastorale Penitenziaria del Vicariato (e quindi gli aiuti a questi due carceri oltre che al carcere di Cobija) è stato uno degli ultimi progetti che la nostra Associazione ha deciso di portare avanti e quindi ci sembra doveroso entrare e conoscere di persona queste realtà, che si sono rivelate luoghi cosi' assurdi e inumani da non riuscire a credere che possano esistere davvero… Il carcere di Riberalta ospita più o meno 180 detenuti, maschi e femmine, che vivono in celle di pochi metri quadrati, suddivisi in 18 – 21 – 22 persone se non di più. Il carcere di Guayaramerin ospita più o meno 160 detenuti, di cui 11 sono donne; gli uomini vivono in 6 celle di circa 4 metri per 4, 22 - 35 detenuti per cella mentre le donne vivono in un’unica cella più grande, separata dal resto del carcere. Constatare dal vivo le condizioni in cui vivono i carcerati, stringere le loro mani e guardarli negli occhi mentre ci mostrano le loro celle non è semplice e ti fa sentire a disagio, inadeguato, oltre che scioccato e impietrito… ma allo stesso tempo ti porta a pensare a quanto utile e a quanto serva davvero, anche se non è sufficiente, l’aiuto che con l’Associazione riusciamo a garantire. L’impatto con questi luoghi è stato come un pugno nello stomaco: immagini, odori, parole e sensazioni che difficilmente scorderemo... e per poter comprendere meglio e accettare queste realtà così estreme è stato fondamentale integrare le nostre impressioni con i racconti di mons. Coter e dei suoi collaboratori, come la Pincha, che vivono quelle realtà tutti i giorni. La quarta e ultima tappa del viaggio l’ho vissuta solo io, in quanto Roberto era già rientrato in Italia, e si è svolta nuovamente a Santa Cruz. Ho trascorso i miei ultimi giorni boliviani insieme ai ragazzi dell’Hogar Santa Maria de Los Angeles, poi insieme a Mirko, Veronica, Santiago e le ragazze alla Casa Famiglia e conoscendo infine uno per uno i bimbi e i ragazzi dell’Hogar de la Esperanza… Insomma le esperienze degli ultimi giorni in Bolivia mi hanno permesso di mettermi nuovamente in gioco e consolidare le relazioni che avevo iniziato a tessere nei primi giorni di permanenza in terra boliviana, rafforzando i legami con i piccoli e con gli adulti, e aggiungendo tasselli in più al bagaglio di ricordi che avevo raccolto in questo mese così intensamente vissuto. Alla 1.15 del mattino del 28 Agosto, ora in cui le ruote dell’aereo che mi riportava verso l’Italia si sono staccate dalla pista di decollo, ho salutato la Bolivia, con gli occhi e il cuore velati un po’ di tristezza e nostalgia, ma con la certezza di aver vissuto un Viaggio bello, importante e indimenticabile! Gloria Vimercati Il progetto di sostegno triennale alla Pastorale penitenziaria della diocesi di Pando OBIETTIVO: RENDERE MENO DISUMANA LA VITA DEI DETENUTI DI TRE CARCERI Nel corso del 2014 l'Associazione ha deciso di sostenere un nuovo progetto, proposto da Mons. Eugenio Coter, bergamasco, dal 2013 Vescovo del Vicariato di Pando: il sostegno triennale alla Pastorale Penitenziaria. All'interno del Vicariato ci sono 3 carceri (Riberalta, Guayaramirin e Cobija) che versano in condizioni difficilissime, come testimoniato dalle foto e dai racconti di Mons. Eugenio e dei nostri volontari Roberto e Gloria che nello scorso agosto sono stati a visitarle. La concentrazione di detenuti (22-25 detenuti in cella di dimensioni medie 4x5m), la fatiscenza delle strutture, il clima tropicale tipico della regione (temperature e tassi di umidità al limite della sopportabilità), le condizioni igienico-sanitarie precarie e la mancanza totale di assistenza da parte dello stato rendono disumana la vita all'interno delle carceri. Il piccolo contributo della Carla Crippa permette di triplicare il budget della Pastorale Penitenziaria, il cui impegno si concrettizza nella fornitura di beni di prima necessità (medicinali e cibo soprattutto), nell'aiuto giuridico e nel sostegno psicologico e spirituale. PER CONTATTARCI Associazione Carla Crippa Onlus 20831 Seregno (mi) Via Cavour, 85 [email protected] Alberto Ortolina presidente 333.3104354 [email protected] Per aggiornamenti sui nostri progetti e sulle nostre iniziative www.associazionecarlacrippa.org oppure cerca "Associazione Carla Crippa" su Facebook VUOI ADOTTARE A DISTANZA? ECCO COM E FARE Per poter adottare un bambino a distanza, basta versare una quota annuale tramite: - bollettino postale, sul conto corrente bancoposta numero 39253208 - bonifico, su conto corrente bancario presso banca Etica IBAN IT37 D050 1801 6000 0000 0107 011 - bonifico, su conto corrente bancario presso banca Intesa IBAN IT13 V030 6933 8410 0001 6322 139 PER AIUTARCI I contributi possono essere versati su: banca Etica C/C 107011 ABI 05018 CAB 01600 IBAN IT37 D050 1801 6000 0000 0107 011 Cariplo/banca Intesa C/C 163221/39 ABI 03069 CAB 33841 IBAN IT13 V030 6933 8410 0001 6322 139 Conto corrente postale n.39253208 ABI 07601 CAB 01600 intestato a: Associazione Carla Crippa Onlus (Specificare per quale progetto viene eseguito il versamento) ASSOCIAZIONE CARLA CRIPPA ONLUS - BILANCIO CONSUNTIVO AL 31/12/2013 SALDO AL 31/12/2012 (B. Etica, Intesa, Posta, Cassa) Saldo azioni Banca Etica Adozioni Oblazioni per progetti Cena Buffet del Pellegrino Torta Paesana 2013 (*) Comune di Seregno - contributo per progetti Rimborso 5 per mille anno 2010 Quote associative 2013 (fondatori e amici) Quote associative 2011 giovani Contributo Arcidiocesi sostegno Fidei Donum Donazioni per progetto Mirko Pozzi Progetto Casa Famiglia Sandro Terragni Progetto Silvia Fumagalli Spese gestione c/corrente Telefono e fax Cancelleria e varie Pagamento Bellavite srl inerente Torta Paesana 2012 Rinnovi e nuove adozioni Hogar de la Esperanza (Arzobispado S. Cruz) Spese calendari Progetto Comune di Seregno Progetto Mirko/Veronica trasferimento a Arzobispado S. Cruz Progetto Silvia Fumagalli Progetto Casa Famiglia Sandro Terragni (compreso concerto con ACLI) Donazioni a terzi Saldo al 31/12/2013 (B.Etica, Intesa, Posta, cassa) Seregno Saldo azioni Banca Etica Entrate 55.662,43 525,00 40.797,50 4.260,00 4.467,55 14.533,84 11.268,25 5.883,42 990,00 150,00 9.000,00 600,00 120,00 4.290,00 152.547,99 (*) non comprende il seguenti importo: €2334,59 importo fattura tipografia Torta Paesana 2013 da regolare nel 2014 Uscite 450,21 – 15,90 2.904,00 76.558,70 1.331,00 – 23.935,27 2.000,00 2.500,00 350,00 41.977,91 525,00 152.547,99 VACANZE DIVERSE Dal 2003 l'Associazione Carla Crippa propone ai giovani che hanno voglia di conoscere la realtà boliviana di vivere un'estate diversa, mettendosi in viaggio per il sud America: un continente tutto da scoprire con i suoi colori, i suoi profumi, i suoi spazi infiniti e soprattutto la sua gente! Da allora oltre 30 volontari hanno fatto questa esperienza, tornando sempre carichi di un contagioso entusiasmo. La proposta riguarda solitamente il mese di agosto e prevede attività di vario tipo nelle strutture in cui l'Associazione opera in bolivia, incontri significativi e, perchè no?, qualche momento di turismo alla scoperta delle meraviglie del Paese. La bolivia non è così distante, bastano tanta voglia di mettersi in gioco, un po' di spirito di adattamento e un pizzico di desiderio di allargare i propri orizzonti! Per chi fosse interessato, è possibile contattare l'Associazione all'indirizzo mail: [email protected] o al numero di telefono 333.3104354
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