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Aree industriali e politiche di piano
Proposta di Gruppo di Lavoro
Referenti: Carmela Giannino e Maria Laura D’Anna
Altri componenti:
Lucio Contardi
Lucia Fonti
Chiara Masciotta
Marcello Seva
Marco Tamburini
Il Gruppo di lavoro ”Aree industriali e politiche di piano”1ha inteso trattare nel biennio precedente il tema
delle aree industriali attraverso l’analisi e l’approfondimento di alcune dinamiche dei sistemi produttivi che
rivestono un’importanza strategica per l’organizzazione del territorio, in un paese caratterizzato da una
forte tradizione manifatturiera.
Nello stato di duplice crisi, economica ed ambientale, si è preso atto che per far ripartire in modo durevole
l’economia nei sistemi urbani territoriali non si può più prescindere dai principi dello sviluppo sostenibile
coniugato nei suoi tre ambiti: economico, ambientale e sociale. 2
A fronte, infatti, del gravissimo stato di crisi dell’economia reale in particolare nel nostro paese, e del
conseguente aggravarsi della crisi occupazionale e sociale con conseguente estensione del degrado
insediativo, la green economy, programmaticamente orientata in termini di nuove tecnologie
impiantistiche ambientalmente compatibili, può costituire una grande opportunità di sviluppo e contribuire
al risanamento di aree industriali degradate, compromesse e/o in via di dismissione.
Il 30 gennaio 2014 si è svolto a Roma presso l’Università Roma Tre, Dipartimento di Architettura, un
convegno dal titolo “Aree industriali e politiche di piano, tra deindustrializzazione e nuova
industrializzazione sostenibile”, a cura del Gruppo di Lavoro INU – Sezione Lazio “Aree industriali e politiche
di piano”i.
Il convegno ha inteso discutere del futuro delle aree industriali nel nostro paese e nel territorio della
Regione Lazio e del valore dell’eco-innovazione nelle infrastrutture e nei servizi come fattore competitivo,
costituendo un’importante occasione per condividere, confrontare e scambiare esperienze in un’ottica di
sviluppo sostenibile delle aree industriali.
Le tre sezioni del convegno, con una tavola rotonda finale, si sono articolate secondo tre livelli di
approfondimento, dal livello delle istituzioni nazionali nella prima (Ministero dello Sviluppo Economico,
Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica-Unità di Verifica degli Investimenti Pubblici, e
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare), al livello degli istituti tecnici e di ricerca
nella seconda sessione sui rischi industriali e ambientali (ISPRA-Istituto Superiore per la Protezione e la
Ricerca Ambientale), per sviluppare nella terza sessione gli aspetti di livello territoriale e locale (Regione
Lazio-D.G. alle attività produttive e allo sviluppo economico, INU Lazio-GdL Programmi Integrati) sulle
prospettive dei programmi regionali ed in particolare sulla rigenerazione industriale nei PRINT per attività.
1
I componenti attuali del GdL sono: Lucio Contardi, Maria Laura D’Anna, Lucia Fonti, Carmela Giannino, Chiara
Masciotta, Marco Tamburini, Marcello Seva.
2
Citiamo a tale proposito dalle indicazioni di programma della presidente Viviani “la declinazione della rigenerazione
urbana generalizzata, che comprende la produzione di ricchezza pubblica e privata, le strategie dell’adattamento
climatico, le politiche di inclusione sociale, le azioni di messa in sicurezza dei territori e l’innovazione della produttività
d’impresa, gli interventi dell’infrastrutturazione fisica e quelle della rete immateriale a sostegno dello sviluppo, del
lavoro e della creatività urbana”;
Le conclusioni sono state affidate ad una tavola rotonda tra alcuni protagonisti del mondo sindacale,
industriale, della ricerca e dell’associazionismo ambientale (Fondazione sviluppo sostenibile, CGIL,
Legambiente, Censis, Sigea, CNA, Università Roma Tre).
Partendo dalla programmazione nazionale per lo sviluppo e indagando gli incentivi esistenti o in corso di
assegnazione per le imprese, sono stati affrontati nella prima sessione gli aspetti di politica industriale e gli
interventi di programmazione territoriale nazionale disponibili nonché strumenti e proposte per la
valorizzazione ambientale dei distretti industriali e delle filiere produttive per legare la governance
territoriale agli aspetti di innovazione dei prodotti e di buone pratiche.
Si sono quindi esaminate, nella seconda sessione, le criticità e le opportunità rintracciabili nell’attuale fase
di crisi economica che coinvolge drammaticamente l’economia reale e in particolare le aree produttive, con
le note gravi conseguenze occupazionali e di degrado territoriale, ed i tagli agli investimenti che colpiscono
prioritariamente le performances ambientali e la sicurezza, per ricercare ipotesi e opportunità per un
nuovo sviluppo sostenibile basato su requisiti di sostenibilità ambientale e di sicurezza, invertendo, quindi,
la tendenza recessiva a tagliare prioritariamente tali aspetti.
Da un lato infatti si registrano i problemi derivanti dalla gestione dell’esistente , dall’altro si devono cogliere
le opportunità anche in termini di politiche di facilitazione e di offerta di servizi e di aree a basso costo ma
già infrastrutturate con possibilità di scegliere tra l’elevata disponibilità di aree dismesse e le vocazioni
territoriali più opportune.
L’intervento di ISPRA ha, inoltre, evidenziato la necessità di evitare ulteriore consumo di suolo anche per gli
insediamenti produttivi sul territorio, in una situazione di rilevante rischio idrogeologico, sottolineando le
criticità della presenza di impianti a rischio industriale nel contesto territoriale e in rapporto agli
insediamenti residenziali.
In tale contesto, un’importante opportunità per lo sviluppo deriva dalla istituzione delle APEA (aree
produttive ecologicamente attrezzate), che possono costituire un modello di sviluppo sostenibile sulla base
di specifici requisiti ambientali, con l’obiettivo di migliorare le performances tecnologiche, produttive,
economiche ed ambientali delle imprese, anche attraverso una gestione unitaria delle reti infrastrutturali
materiali ed immateriali.
Nella terza sessione si sono riportate alcune esperienze concrete di aree industriali che hanno sperimentato
nuovi modelli gestionali, in particolare nel territorio della Regione Lazio dove aree artigianali superstiti si
sono collocate al di fuori delle aree destinate alla produzione, ossia in aree residuali - spesso vincolate - o
nei tessuti residenziali sorti abusivamente e dove il ruolo della pianificazione per ridefinire l’offerta di aree
diventa essenziale in quanto non è più possibile riproporre il modello delle aree ASI della Cassa del
Mezzogiorno o dei Piani degli Insediamenti Produttivi della 865/71, ossia l’urbanizzazione di nuovi suoli per
realizzare insediamenti produttivi indifferenziati. Molte di queste aree sono state realizzate senza
un’adeguata analisi della domanda e sono rimaste in gran parte vuote, sommando spreco di fondi pubblici
e consumo di suolo, con l’esito finale del degrado urbanistico.
Le conclusioni sono state affidate ad una tavola rotonda che ha riunito importanti protagonisti del mondo
sindacale, industriale, della ricerca e dell’associazionismo ambientale, che ha inteso tirare le fila delle
sollecitazioni emerse riguardo ai vari aspetti discussi tra cui i temi delle infrastrutture che servono a
rilanciare la politica di sviluppo; degli incentivi fiscali, anche da strumenti finanziari comunitari, ma
subordinati a specifici criteri di innovazione, di riduzione dell’impatto ambientale, e di occupazione mirata a
specifiche categorie; dell’offerta di aree per eventuali delocalizzazioni (necessarie per esempio ai fini della
sicurezza) dando la priorità ad aree dismesse già infrastrutturate e vocate, per evitare ulteriore consumo di
suolo; di ricerca di un diverso modello di sviluppo, basato sulla green economy innovativa sia nello sviluppo
di filiere produttive dall’uso delle risorse allo smaltimento finale dei prodotti, sia nella garanzia di
performances ambientali ecosostenibili di insediamenti industriali correttamente integrati nel territorio.
Alla luce di tali evidenze, che hanno offerto un’utile spunto per riflettere sul tema, si ritiene di poter
proseguire le attività del GdL attraverso l’approfondimento di diversi profili, tra cui si propongono in primo
luogo i seguenti:
a) In un contesto normativo ed autorizzativo sempre più complesso e di una rilevante
sovrapposizione di pianificazione di settore che rischia di divenire fattore di impedimento anche
ad iniziative di rigenerazione produttiva sul territorio, appare necessaria la ricerca delle
semplificazioni ambientalmente sostenibili, in termini di coordinamento di competenze e
procedure, individuazione di prerequisiti di compatibilità, pratiche innovative di attuazione e
coordinamento dei piani, che garantiscano comunque i prevalenti interessi alla sicurezza ed alla
tutela ambientale.3
b) L’esperienza delle APEA già attuata in diverse regioni può essere approfondita e trasferita nella
Regione Lazio, ricercando i più idonei strumenti normativi ed attuativi in relazione alle potenzialità
locali, e sulla base dei lavori già sviluppati in merito4
c) Possono essere indagate esperienze, metodi e procedure per il recupero di aree produttive
dismesse, diversificato a partire dalle iniziative ed esigenze che emergono spontaneamente dalle
realtà locali; vanno verificati per ogni caso di indagine gli aspetti di bonifica/messa in sicurezza e
riuso sulla base delle compatibilità con il contesto e con le specifiche vocazioni territoriali ed
ambientali.5
Tali proposte del Gruppo di Lavoro sono del tutto aperte alla più ampia discussione ed ai contributi di tutti i
soci interessati che vogliano aderire ai lavori che si intendono sviluppare, anche possibilmente con la
costituzione di sottogruppi dedicati, nonché attraverso la collaborazione trasversale con altri Gruppi di
Lavoro su tematiche collaterali o affini.
Le proposte potranno poi produrre diverse forme di confronto e diffusione, da seminari a dossier,
pubblicazioni e/o convegni, sulla base degli sviluppi che saranno portati avanti dal Gruppo di lavoro
allargato a tutti i soci interessati.
Potranno essere inoltre individuate anche le più agili forme di condivisione e confronto di documenti,
esperienze, opinioni e contributi sulle tematiche che intendiamo sviluppare, a partire dalla pagina dedicata
sul sito.
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Si richiamano in prima approssimazione alcuni dei piani di interesse ambientale previsti dalle varie norme di settore
ed a vari livelli di competenze con cui devono confrontarsi eventuali iniziative industriali, anche in siti già produttivi:
piani energetici locali, piani di qualità dell’aria, piani di gestione dei rifiuti, piani di difesa idrogeologica, piani di
zonizzazione acustica, piani di emergenza esterna agli impianti a rischio e piani di sicurezza integrati di area, ecc.
Come segnalato dalla Presidente Viviani nelle recenti indicazioni di programma “Nessuno può negare la lentezza e la fatica
del piano, anzi dei piani, troppi, ancora gerarchicamente allineati, invischiati in procedure farraginose, riempiti di contenuti anche
non propri, appesantiti da compiti e aspettative che non li riguardano, incapaci di gestire la multidirezionalità, la velocità, la
complessità, l’incertezza.” E’ quindi necessario “contribuire alla semplificazione e alla flessibilità senza rinunciare alla complessità”.
Inoltre “ dobbiamo anche produrre conoscenza e indicazioni per un programma di semplificazione legislativa, che aiuti la coerenza
delle politiche e dei piani, che non prescinde dalla conoscenza dello stato della pianificazione e dalla consapevolezza delle ricadute
della buona urbanistica sulla qualità della vita nelle nostre città”.
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Vedi gli studi sviluppati nell’ambito del PON Governance e azioni di sistema 2007-2013
Dalle stesse indicazioni del programma Viviani “Possiamo proporre forme corrette di partecipazione e percorsi formativi per i
progetti che intendono modificare le condizioni urbane, sia sotto l’aspetto dell’attrattività che sotto quello della qualità della vita,
mobilitando le conoscenze, le capacità creative, sviluppando ambienti di apprendimento e di lavoro, luoghi di sperimentazione
culturale interdisciplinare, reti di centri di eccellenza che riuniscano università, pubblica amministrazione, politica, professionalità,
imprese, cittadini”.