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giugno
Mozambico
news
DAI - Development Agroindustrial Investment s.p.a. è Via Castelletto, 10 - 37050 Belfiore (VR) è Tel. +39.045.6149140 è Fax +39.045.6148304 è [email protected] è [email protected] èP.iva 04009040231 è Iscrizione REA VR 0384019
è Capitale sociale interamente versato 1.135.100 € è www.daispa.net è
olto più alto della Intervista al presi- lo più di problemi di terreno, di
media, magrissimo, in
possibili specie coltivabili, di queuna giacca a taglio dente della Compa- stioni da agronomi con tanto di
sportivo di cammello, gnia Agrosocial Igo termini incomprensibili ai proMichele Sammartini mi accoglie
fani. Il tempo passa velocemente
Sammartini
Lda
sull’uscio di una immensa sala riuparlando di aneddoti, mais e dinioni.
serbi.
La sua statura metterebbe certamente in soggezione Poco piacevole, come una frustata, arriva il richiamo
se non fosse per l’indelebile sorriso che gli dona una di Enrico Storti, presidente di DAI e padrone di casa,
sembianza affabile e mettono quasi istantaneamente che fino ad allora era rimasto defilato, impegnato a
a proprio agio. Due piccoli occhi socchiusi nel sorriso rispondere alle numerose chiamate al cellulare e ad
e sottolineati dalle zampe di gallina tradiscono molti inviare mail. Ci riporta ai nostri ruoli ricordandoci il
anni di esperienza.
poco tempo a nostra disposizione. Un poco dispiaVeneziano, di città, un tempo agricoltore al confine ciuto, parto subito con l’intervista.
tra le province di Padova e Verona; ha varie parteci- Michele Sammartini, finalmente in Italia dopo
pazioni in società di consulenza e, soprattutto, è pre- quanto tempo passato in Mozambico?
sidente della Compagnia Agro Social Igo Sammartini «Beh, sono cinque anni che sono in Mozambico. Dal 2 giuLda, la società che ha in
gno del 2009. Tra il 2009 e i
concessione dal goprimi mesi del 2010 ho fatto
verno Mozambicano i
vari giri avanti e indietro per
terreni oggetto dell’invedere le terre e sceglierle.
teresse partecipativo di
Sono stato in Sudafrica, in
DAI spa.
Australia, in Brasile, ma poi
Lo conoscevo solaho scelto il Mozambico. Permente per averne senché?».
tito molto parlare e per
Si rivolge la domanda da
aver più volte visto i filsolo come se se la fosse
mati in cui era interviposta chissà quante volte.
stato.
«Perché è un’Africa piena d’acCi sediamo per iniziare
qua, la popolazione è mite, ha
quella che dovrebbe esuna struttura politica ancora
sere un’altra intervista.
giovane ma che dà delle gaDavanti a Michele un
ranzie».
bicchiere di plastica nel
Sammartini si accende una
quale galleggiano già
sigaretta e continua a parvari mozziconi. Dopo i
lare.
convenevoli accavalla le
«Le terre sono sconfinate.
Michele Sammartini nel corso dell’intervista conlunghe gambe e si acSiamo in una pianura di
cessa ai primi di maggio durante la sua breve percende una sigaretta.
8.000 ettari ricca di acqua e
manenza in Italia
Iniziamo a parlare per
senza alberi. Talmente ricca
M
Michele Sammartini:
un veneziano nella savana
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di acqua che in questi primi anni ho scavato ben 45 km
tra canali e fossi per scolo e irrigazione.
Il grosso problema è la gestione delle erbe spontanee che formano la savana e che continuano a ricrescere.
Quando abbiamo iniziato i lavori, il terreno era pressoché impermeabile e le radici delle piante formavano una rete che
sembrava d’acciaio e continua a dare problemi. Siamo riusciti
a far cambiare faccia a queste terre e da quella che era una
savana con paludi, oggi ne abbiamo ricavato un’azienda agricola.
Sarà anche vero che le concessioni cinquantennali costano pochissimo e sono rinnovabili per altri 25 anni, ma è anche vero
che sono terre mai coltivate. Oggi una concessione, simile alla
nostra, di 2.000 ettari, già preparata con le strade, i canali
di irrigazione e di scolo, ha un valore!
Anche la posizione è abbastanza favorevole: dista da Maputo
200 km di strada asfalta e 13 km di sterrata che diventa sapone quando piove.
Questo terreno argilloso-limoso con la pioggia lascia passare,
a fatica, solo i trattori».
Di tutta la concessione, quanti sono oggi gli ettari di superficie, per cosi dire, coltivabile?
«Una sistemazione primaria è stata fatta su 1.000 ettari.
Adesso bisogna terminare con il livellamento e costruire
le chiuse ai canali di scolo. Ho già diviso la superficie in
appezzamenti di circa 40 ha (1.000 metri di lunghezza
per 400 m di larghezza delimitati da strade).
Ogni 400 metri c’è un canale per permettere la gestione
delle macchine per l’irrigazione (che hanno 400 metri di
tubo).
Per poter dire che è “una campagna” come la intendiamo
noi bisogna ancora lavorarci, ma siamo sulla giusta via!
Abbiamo la lama livellatrice, abbiamo il laser per dare il
livello ... ma non voglio lavorare in profondità e portare
in superfice della terra che non ha mai visto il sole».
Michele sfodera il suo approccio a questi terreni vergini
intanto che il mozzicone della sigaretta, sfregolando, si
spegne nel bicchiere assieme agli altri.
La scelta allora è quella di lavorare superficialmente i terreni limitatamente all’essenziale?
«Mi hanno criticato molto perché non ho portato gli aratri. A parte il fatto che ne servirebbero molti... molto lar-
Parte dei terreni nei quali è stata ricavata l’azienda CASIS LdA
nel loro stato originario, prima dell’inizio dei lavori di sistemazione iniziati nel 2011. Con l’assenza di piante arboree, le
speci spontanee creano un tenace reticolo di radici. La mancanza di regimazione dell’acqua rende, durante il periodo
della piogge, questa pianura, un immenso acquitrino
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Attualmente sono stati scavati oltre 45 chilometri di canali.
Sopra: il primo canale scavato nel 2011.
A lato: pompaggio dell’acqua possibile grazie al macchinario
arrivato con la nostra presenza.
Sotto: altri canali di irrigazione e scolo di secondo grado.
In basso a destra: l’irrigazione è oggi possibile grazie
ai piccoli canali
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Michele Sammartini con un gruppo di operai mozambicani
specializzati all’uso e alla manutenzione delle macchine. Per
loro è motivo di orgoglio fare parte dell’azienda, di potere
disporre di macchinario così moderno, e ne fanno, in tutte
le occasioni, motivo di vanto.
A destra il regolo di Xai-Xai, l’equivalente del nostro sindaco, durante una visita in azienda. Il rapporto di amicizia e
di stima con Michele, costruito nel tempo, è stato, ed è quotidianamente di grande aiuto
ghi e pesanti ... e poi si fa fatica ad utilizzarli correttamente da noi, figuriamoci lì dove non ne hanno mai visto
uno.
Ho fatto la scelta di lavorare il terreno in profondità per
arieggiarlo e poi prepararlo superficialmente con gli erpici
a dischi che tagliano meglio le radici delle infestanti.
Quando saremo a regime al posto dell’erpice a dischi si
potrà passare ai chisel perché più veloci e più efficaci nell’affinare il terreno. Quando il terreno avrà raggiunto un
equilibrio si potrà far ricorso alla semina su sodo.
E’ poi necessaria l’attività di manutenzione periodica dei
fossi, dei canali e delle strade, perché avendo piogge torrenziali bisogna impedire che si formino ristagni e che ristagni e che l’acqua possa prendere anche la minima
velocità per evitare l’erosione. …in due ore ho visto scendere 80 mm di pioggia!».
In azienda è stato portato dall’Italia un parco macchine che farebbe l’invidia di molte aziende agricole
moderne, composto da trattori di ultima generazione
e vari attrezzi per la lavorazione del terreno, la semina, il diserbo, l’irrigazione e una mietitrebbia per
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la raccolta.
Immagino che non sia normale nelle aziende
mozambicane questo livello di meccanizzazione?
«Assolutamente no. Ad oggi è l’unica azienda agricola esistente in Mozambico e che si possa chiamare con questo
nome. Alcuni professori di meccanica agraria vengono da noi
per vedere macchine che non avevano mai visto al lavoro.
Ci sono altre realtà che si assomigliano alle aziende agricole,
gli zuccherifici che di media hanno 16.000-20.000 ha di
canna da zucchero. Ma non hanno l’azienda agricola che coltiva con una produzione organizzata a partire dai campi.
I lavori sono realizzati da terzisti che arrivano dal Sudafrica
mentre la raccolta viene fatta a mano per dare lavoro.
C’era in passato un’azienda agricola che si chiamava MIA,
fondata da un lord inglese che ha però commesso l’errore di
farla gestire a dirigenti portoghesi senza conoscenza delle
macchine che l’anno mandata al fallimento.
C’è un altro impianto costruito dall’ex Germania dell’Est, subito dopo la guerra civile nel 1992, per gestire una produzione
di 75.000 quintali di riso, con pulizia, essiccazione, stoccaggio
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Sopra: le casette per i dipendenti dell’azienda che arrivano
da altri villaggi per i quali Michele Sammartini ha fatto costruire delle piccole case in muratura.
Sopra a destra: con la nascita dell’azienda si è generato un
piccolo indotto economico che ha fatto sorgere delle attività di negozio.
A fianco: Michele Sammartini mentre accompagna il predente della Repubblica mozambicana, Armando Guebuza,
alla sua prima visita in azienda nel 2012.
ecc.. Mai usato. Oggi è completamente abbandonato, ormai
un unico ammasso di ruggine.
Cattedrale nel deserto».
Michele, prende un’altra sigaretta dal pacchetto sul tavolo, l’accende e tira una lunga boccata prima di continuare.
«E’ un peccato perché sono miliardi buttati via senza portare
nessun beneficio al territorio».
Come viene vista questa presenza imprenditoriale agricola italiana nel contesto sociale?
«Sono molto orgoglioso, ma non voglio neppure “incensarmi”
... alla fine non ho fatto niente di più di quello che mi sentivo
di fare.
La mia statura ha sempre incusso molta impressione: ho cominciato a fare lavorare i locali con il badile per scavare dei
fossi e sapevano appena che attrezzo fosse. Ho chiesto al regolo 50 lavoratori, ma ne sono arrivati solamente 3. Gli altri
restavano a guardare.
Quando hanno visto che il canale scavato a mano portava via
l’acqua, piano piano, hanno chiesto tutti di venire a lavorare.
Da lì è cominciato il mio inserimento in questo piccolo villagnewsletter DAI
gio di circa 7.000 anime. Mi ha aiutato molto l’amicizia con
il Regolo, il capo della comunità raffrontabile al nostro sindaco, che mi ha sostenuto sin da subito.
Questo rapporto è molto importante perchè è la popolazione
che formalmente ha in uso il terreno, lo Stato ratifica normalmente quanto la popolazione ha già accettato.
All’inizio, quale contropartita alla concessione, il Regolo mi
chiese di sistemargli la strada, i 13 km di sterrato. Gli risposi
che essendo della Provincia si dovevano rivolgere al Governo
provinciale e che io ero disponibile ad aiutarli concretamente
su qualcosa che fosse effettivamente utile solamente alla comunità interessata dalla concessione che chiedevo.
Mi hanno allora chiesto l’acqua. Ancora prima di ottenere la
concessione, mi sono attivato e dopo 20 giorni avevano un
pozzo profondo 60 metri, una cisterna di 10.000 litri, e l’acqua potabile analizzata dall’università. Questo mi ha portato
un’aura di santità come il dio della pioggia. Lo stesso Regolo
mi ha già detto che sono uno di loro.
I rapporti sono quindi molto buoni: quando la comunità mi
chiede qualcosa, ne discuto con loro le modalità e la faccio».
E’ da questo villaggio che vengono tutti i lavoratori?
«Si, quasi tutti. Ce ne sono 10 che arrivano da villaggi vicini
e per loro ho costruito delle casette, dove abitano, dentro il
perimetro all’azienda».
Le sue risposte sono sempre più personali, si sente distintamente partecipe dei problemi dell’ azienda. Lo fa
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in modo naturale, lasciando trasparire solo
un piccolo distacco
emotivo sufficiente a
garantirgli la necessaria obiettiva lucidità.
Con l’inizio degli incassi dei primi raccolti, i villaggi
hanno tratto benefici?
«Molto, ma non tanto dagli incassi dei raccolti dell’azienda,
ma dagli stipendi: nell’economia locale la Companhia significa
45 stipendi sicuri. - Michele lo sottolinea scandendo le parole - 245 persone che mangiano 2 volte al giorno!
Che la piccola economia, poi, stia migliorando lo si nota … dai
contatti con i commercianti indiani i locali hanno appreso il
piccolo commercio e questo fa sì che, quotidianamente, abbiano sempre qualche spicciolo in tasca da spendere. Negli ultimi tempi, poi, sono sorte 7 o 8 piccole osterie, “baracche”
come le chiamano, con musica a tutto volume, birra, acqua,
panini (solo pane) e altra mercanzia.
L’altro indicatore è l’aumentano delle richieste di finanziamento alle banche per comprare i mattoni per costruirsi le
case al posto delle capanne di paglia».
Dal punto governativo come viene vista
l’azienda?
«Il mio primo rapporto è stato con il Governatore della Provincia di Gaza che, pur non essendo la più grande del Mozambico, è di 75.000 kmq (il Portogallo è di 95.000 kmq). Il
governatore è una persona per bene con il quale sono entrato
subito in un rapporto di stima.
Ogni tre-quattro mesi viene a visitare l’azienda e, per suo tramite, anche il presidente della Repubblica è venuto una prima
volta per visitarla e, lo scorso ottobre, ad inaugurare l’anno
agrario.
Il presidente Armando Guebuza è rimasto positivamente impag. 6
Alcuni momenti della visita
del presidente Guebuza in
azienda, lo scorso novembre 2013, per l’inaugurazione dell’annata agraria
del Mozambico. Qualche
colorata immagine del comitato di accoglimento organizzato dalla popolazione
locale.
Qui a fianco, Sammartini
mentre saluta il presidente
mozambicano,
Armando Guebuza
pressionato perché ha visto che
ero l’unico bianco in azienda mentre tutti gli altri erano mozambicani.
Ha molto apprezzato i 10 ettari che abbiamo preparato per
le coltivazioni della popolazione: in Mozambico lo chiamano
“trasferimento de tecnologia” ma non abbiamo fatto altro che
sistemare il terreno e dare alla popolazione un poco di seme
certificato, per evitare che riseminassero quello raccolto l’anno
prima come loro abitudine di risparmio».
A Michele, stretti nel suo constante sorriso, gli si illuminano gli occhi e il suo racconto diventa anche più deciso
e incalzante. Si accende un’altra sigaretta.
«Quando hanno raccolto il loro mais, con un risultato da loro
stimato “molto buono”, il villaggio, in segno di riconoscenza,
ha inviato in azienda 60 persone che hanno lavorato per due
giorni a raccogliere il mais a mano.
Con le Istituzioni ho un rapporto molto buono, di amicizia e
stima: non ho mai avuto uno sgarbo. E’ un popolo che mi coinvolge, mi prende...».
Quando sente parlare di land grabbing, cosa
pensa?
«Ho riflettuto molto sul land grabbing. Appena arrivato mi
sono reso conto che poteva apparire come un vero e proprio
furto di terra. Vedendo da vicino il problema poi ho capito che
aveva due chiavi di lettura: da un lato è vero che quando arrivi
togli l’uso della terra a questa gente, che però non la lavora,
dall’altro è vero che chi arriva insegna ai locali a produrre.
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newsletter DAI
Qui sopra, Michele Sammartini mentre saluta il presidente
mozambicano, Armando Guebuza
L’inaugurazione dell’annata agraria è stato un evento molto
seguito dai media locali e nazionali
Basta pensare che oggi in Mozambico viene praticamente importato tutto (ndr: il Mozambico è nell’elenco della Farnesina
tra i Paesi a rischio guerre per il cibo) per capire quali possano
essere i benefici che derivano da questi insediamenti “stranieri”.
Vicino all’azienda ci sono i cinesi che hanno in concessione
20.000 ha. E’ vero che hanno occupato una grande fetta di
terra, ma insegnano ai locali a produrre: raccolgono 70 quintali di riso per ettaro quando la media in Mozambico è di 2,5
quintali! Forse il concetto di Land Grabbing dovrà essere riconsiderato.
Quando i locali avranno imparato, anche se arriveranno a
produrne solo 50 quintali per ettaro, sarà un grande beneficio
per il Paese.
Si, i cinesi si sono presi i terreni di mezza Africa, ma lavorano
16 ore al giorno. È chiaro quando arrivano loro la popolazione
locale si impensierisce perché vede una impostazione di lavoro
così intensa estranea al suo DNA. Gente che lavora 16 ore al
giorno (come tanti imprenditori veneti) fa lavorare anche i
locali con lo stesso ritmo e, quando i mozambicani chiacchieroni si fermano per parlare, vengono redarguiti in cinese.
Certamente è una coercizione ma, in qualche modo, stanno
insegnando certe logiche anche per farli progredire.
Si pone, invece, probabilmente un problema di land grabbing
nel centro del Mozambico dove una associazione brasilianagiapponese-mozambicana ha preso in concessione più di due
milioni di ettari (ndr: una superficie grande quanto il Friuli,
Veneto e Lombardia messi assieme).
E’ un’area coperta per lo più da boscaglia e non so quanta
gente ci abiti e cosa riusciranno ad ottenere; probabilmente
significherà spostare 10-15.000 abitanti ma, se c’è la volontà
condivisa dalla popolazione, non sarà un problema.
Il problema nasce quando non c’è una “coscienza” da parte di
chi prende la terra in concessione, il concessionario: questa
“coscienza” deve essere guidata dallo Stato che concede i terreni con delle condizioni che poi devono essere controllate. Se
manca lo Stato, il concessionario può essere corretto come
anche cercare di rapinare».
Abbiamo capito che mettere in coltivazione
questi terreni non è semplice. E’ la natura che
prima di tutto va messa in riga?
«Andare in Africa significa affrontare la grande forza
della natura. Fare il contadino significa ogni giorno tagliare un ramo e avere a che fare con le intemperanze del
clima. Quello che non è previsto da noi europei o dagli occidentali è accettare che queste popolazioni non abbiano
assolutamente il senso del lavoro coordinato.
Il comando che dai, e che ti sembra di avere dato in modo
chiaro e che sia stato compreso, in realtà non viene capito
perché non è parte della loro cultura: non si può quindi
andare là a comandare ... occorre studiare bene come
poter trasmettere la nostra volontà, di cultura diversa,
al loro usuale capire.
Ad esempio, se vuoi far realizzare un lavoro con il trattore, devi salire con loro, fargli vedere per qualche ora cosa
devono fare, finché non apprendono. Quando poi si dimenticano devi ricominciare. Ci vuole tanta pazienza...
arrabbiarsi non serve a niente perché loro non ne capiscono il motivo. Ottieni il contrario di quello che aspetti
perché ti guardano ma non ti ascoltano.
Altro aspetto da considerare è la loro ingenua semplicità.
Qui, se si rompe una vite impieghi una settimana per trovarla. Se non sei presente, i lavoratori locali per cercare
di aggiustare la macchina che è senza vite, la vanno a
prendere da una altra macchina. Quando userai l’altra
macchina scoprirai che non funziona perché manca la vite
che era stata tolta. La colpa poi non è di nessuno.
Non puoi neppure sgridarli perché, a loro modo, hanno
risolto il problema, certo, creandone un altro perché
hanno paura a dirti che hanno rotto o si è rotta la macchina».
State parlando, a livello gestionale, di saggiare
newsletter DAI
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L’orgoglio di potere lavorare per la nostra azienda è motivo di vanto per i dipendenti locali. In questa foto i
meccanici dell’azienda con lo sfondo del
parco macchine di assoluta modernità e
di riferimento per l’intero Paese
in azienda nuove coltivazioni. Oltre al mais si
sta parlando di fagioli, orzo e cos’altro?
«Frumento, soia e girasole. Di girasole si parla già da un
po’ ma sembra ci siano carenze di boro nel terreno ed è da
verificare l’adattamento fotoperiodico della coltura (ndr:
alternanza delle ore di luce e di buio che portano alla fioritura). Purtroppo non abbiamo un supporto locale perché manca la conoscenza.
E’ tutto da fare ex novo. Anche gli enti pubblici preposti
a certi rilevamenti, non sempre forniscono dati attendibili. Capita frequentemente di trovare dati fasulli, semplicemente messi per riempire la casella e dimostrare che
si è fatto».
La nostra presenza li può aiutare nell’apprendere l’importanza di certi processi?
«Come è impostata la nostra azienda adesso certamente
si. E ne sono molto gelosi.
E’ nato tra i dipendenti come uno spirito di corpo che li
rende orgogliosi e solidali, un poco come il Corpo degli Alpini. Si sentono partecipi di un’azienda che produce, non
importa come e quanto, e loro lavorano lì.
In azienda sono venuti il presidente della Repubblica, il
governatore della Provincia, il Ministro dell’agricoltura,
il Ministro della ricerca... Per loro sono degli dei ... e passano per l’azienda dove loro lavorano!».
Volendo dare un messaggio ai soci e a coloro che
vorranno diventarlo o vorranno finanziare questa attività, cosa si sente di dire loro?
«Questa azienda sarà un riferimento per tutta l’agricolpag. 8
tura del mondo mozambicano.
Vedo oggi un livello di interesse da parte delle autorità
politiche che fino allo scorso anno non c’era.
Agricoltura voleva dire assegnare 7 milioni di meticais
per distretto da distribuire ai contadini, e non c’era più il
problema. A livello di istituzioni, hanno finalmente cominciato a capire che il contadino deve diventare imprenditore ed imparare a comprare quello che serve, quando
necessario. L’aiuto di Stato a pioggia taglia le gambe allo
sviluppo: se lo Stato non mi ha dato, allora io non ritorno
i soldi. E così non si innesta il meccanismo virtuoso.
La Companhia ha la capacità di dare l’esempio e spingere
i piccoli agricoltori ad osare».
Ma perché noi e non i nostri vicini cinesi?
«Certamente anche i cinesi assolvono il compito di stimolare, ma hanno un rapporto diverso con la popolazione.
Generalmente non sono ben visti soprattutto a causa di
difficoltà di comunicazione. Ad esempio, hanno sottoscritto dei contratti di lavoro con i locali scritti in cinese.
Cosa potevano capire i mozambicani del cinese? E i cinesi
del mozambicano?
Neppure il portoghese può essere usato come lingua comune: il 50% della popolazione di Xai-Xai è analfabeta e
parla il dialetto schangana; solo chi è andato a scuola capisce il portoghese (ndr: che è la lingua nazionale).
Nei primi periodi avevo assunto in azienda una maestrina che veniva tre volte la settimana per insegnare a
leggere e scrivere ai dipendenti. Mi ero accorto che
quando dovevano firmare la busta paga si vergognavano
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newsletter DAI
Il raccolto dei primi cicli di produzione è stato
inferiore alle attese a causa delle difficolta ambientali ma per i mozambicani è stato un momento molto importante perché ha dato
l’esempio che con il lavoro si possono ottenere
risultato per loro neppure immaginabili
a fare la croce. Una volta imparato a firmare non hanno
però più voluto andare avanti».
Michele prende in mano l’accendino ed estrae un’altra
sigaretta.
«Un giorno con il trattorista più bravo che abbiamo che
si chiama Moisè, ho detto: “guarda che puoi andare più
veloce”. Lui mi ha risposto in modo sibillino: “Signor Michele, lei ha l’orologio, io ho il tempo”. Alla fine è la loro
filosofia.
Noi abbiamo le stagioni che scandiscono i ritmi e le attività e ci portano ad organizzarci per prevenire le intemperie, programmare le attività, e la necessità del molto
guadagno per poter spendere molto. Loro non hanno questa pressione: affrontano le notti fredde con un piumino
e due cappelli ed è tutto, pioggia o sole per loro non cambia. Hanno un differente concetto di tempo e il nostro per
loro non ha senso. Non so quale sia più giusto …».
Nel frattempo anche Enrico Storti, offrendoci un
caffè e ricordandoci l’orario, si inserisce nella nostra
intervista e così ne approfitto.
Enrico, qual è alla fine il legame tra DAI e Michele Sammartini?
«Quello che ci lega a Sammartini è il raggiungimento di
due obiettivi: creare una model farm e l’altro quello di aiutare l’economia primaria. Il primo ha la funzione di stimolare, in un futuro, un mercato potenzialmente
interessante per i costruttori di macchine agricole italiani.
Il secondo, umanistico, è di sviluppare l’agricoltura monewsletter DAI
zambicana perché è sull’economia primaria che si basa lo
sviluppo e il benessere sociale di crescita economica, di
contrasto alla corruzione, alla criminalità per arrivare ad
una democrazia più stabile».
Sammartini, accendendosi la sigaretta dopo il caffè,
puntualizza: «Questo concetto di democrazia io lo vedo
anche dal loro punto di vista: c’è il presidente della Repubblica, ma alla fine decide tutto lui.
Tutti i presidenti dei Paesi
africani sono
dei piccoli dittatori. Lo devono essere
perché è talmente esiguo
il
numero
delle persone
che
producono, quelle
che fanno funzionare queste
piccole e stentate economie, che se non adottassero questi atteggiamente le persone al di fuori delle logiche di sviluppo, che
non fanno nulla, non verrebbero regolate da niente e nessuno».
Segue nella prossima Newsletter
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CE
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La semina:
chi ben comincia...
N
ella nostra azienda si stanno
La semina è il mo- ressante per le potenziali opportunità
oramai concludendo i lavori
che potrebbero sbocciare in un prosmento più delicato, simo futuro, ma non precorriamo i
di raccolta del mais seminato ad agosto-settembre dello l’inizio della coltiva- tempi. Lo stesso discorso vale per i
scorso anno. Non abbiamo ancora i rifagioli e la soia, coltivazioni che sasultati produttivi definitivi, informa- zione, e richiede molte ranno destinate al mercato locale per
zioni che contiamo di fornirvi con attenzioni che vanno soddisfare la cronica carenza di cibi
dovizia di dettaglio nella prossima
proteici del Paese.
dalla
scelta
del
seme,
newsletter.
Per quanto riguarda il mais, dopo
In modo pressoché parallelo sono all’adozione di tutte le l’esperienza positivissima per l’andacontinuati i lavori di manutenzione e
mento delle quotazioni di mercato
cure
necessarie
per
lo
di preparazione dei terreni a ricevere
locale, ma non del tutto positiva
le nuove semine. Si prevede di aunella scelta della varietà, comporterà
sviluppo
delle
piante
mentare la superficie coltivata anla scelta di un ibrido con un ciclo di
dando a seminare anche alcune
sviluppo un poco più breve.
parcelle che non eravamo riusciti sino ad oggi a mettere Era stata scelta, su suggerimento dei nostri agronomi,
in coltivazione. Le specie che gli amministratori hanno un ibrido con un ciclo di sviluppo (dalla maturazione
deciso di mettere in coltura sono: mais, soia e orzo.
alla raccolta) di 141-160 giorni (per gli addetti ai lavori,
L’orzo in effetti è una novità, a quanto pare molto inte- classe Fao 800) che abbiamo visto non essere l’ideale
per la dinamica delle lavorazioni aziendali e per l’ambiente.
Il mais da semina (foto a sinistra) è un ibrido che viene ottenuto incrociando una pianta femmina e una pianta maschio
dai patrimoni genetici ben definiti e che si esalteranno nelle
piante figlie tutte uguali (come tanti gemelli). A fianco i semi
di mais ricoperti di fitofarmaci che ne favoriscono la germinazione impedendo lo sviluppo dei parassiti del terreno.
Sotto le pannocchie che saranno prodotte dal seme usato
Il cantiere di semina che DAI ha a disposizione per la semina è composto da un trattore Same e una seminatrice
Tonutti. La capacità lavorativa di questo abinamento può
raggiungere nelle condizioni ideali di lavoro i 20 ettari al
giorno
Potrebbe nascere in molti la domanda del perché la
scelta del mais come coltura dominante. La risposta non
può che essere articolata.
Oltre ad essere un cereale ormai base nell’alimentazione
umana ed animale, entrare in una miriade di utilizzi ed
essere una delle produzioni agricole più commercializzate a livello mondiale, si tratta di una pianta dalle caratteristiche produttive da Formula 1.
Per essere più chiari, in modo sintetico, il mais ha un patrimonio genetico che gli permette di continuare a crescere in condizioni dove altri tipi di piante si arrestano
(alte temperature, alta luminosità, scarsità di anidride
carbonica, ecc.).
Chicchi di orzo da birra che si differenzia da quello per altre
destinazioni, sostanzialmente, per il tipo di malto
che produce. Dalla varietà dipende molto l’adattabilità
ambientale e l’aromaticità
data al malto
Le macchine per la semina
La semina è il primo atto della coltivazione e dal quale
dipende, in larga parte, la riuscita delle coltura. Supponendo che la scelta della varietà e la preparazione
del terreno (gli addetti al settore lo chiamano il “letto
di semina”...) sia avvenuto nel modo corretto si procede, appunto, alla semina.
Oggi questo intervento si effettua con macchine che
depongono i singoli chicchi su file parallele, a distanze
e profondità predeterminate, chiudendo poi il solco
realizzato dagli organi meccanici che aprono il terreno.
Le seminatrici sono macchine agricole tra le più antiche anche se la loro reale diffusione si può far risalire a poco più di un secolo! Esistono oggi
sul mercato varie tipologie di seminatrice sinteticamente classificabili in funzione della modalità di deposizione del seme e della larghezza di
CE
lavoro.
Continua la raccolta!
B
envenuti! Benvenuti ai 31 nuovi soci
che si sono uniti all’avventura dall’inizio dell’aumento di capitale.
Approfittiamo per ricordare a tutti i Soci e a coloro che sono interessati
a diventarlo, che continua la raccolta di quote
di partecipazione come
da delibera dello scorso
inizio dicembre. Per informazioni consultare il
sito o scivere una mail a:
[email protected].
SOCI
NUOVI SOCI
Quota minima 4.000 azioni Quota minima 8.000 azioni
newslet4/2014
pag. 11
Il boom immobiliare
del Mozambico
E
difficile dare la colpa ai visitatori nel trovare il Mo- Tutto ciò ha alimentato un boom dei prezzi immobiliari.
zambico così attraente: ha un clima tropicale,
2.500 chilometri di coste per lo più incontami- I nuovi imprenditori edili
nate, possibilità di immersioni eccellente e una crescita Oggi, ogni impresa edile vorrebbe costruire proprietà di
lusso perché consentono elevati profitti: permettono di
economica tumultuosa.
Il rapido sviluppo economico sta attirando investitori costruire con un costo di 1.000 dollari per metro quadrato e vendere a 4.000 dollari.
stranieri che vogliono trasferirsi qui.
Con l’indipendenza La fretta di sviluppare le proprietà di
La crescita del Paese, in coincidenza
con la crisi economica in Europa, ha conquistata solamente fascia alta e l’aumento generale dei
prezzi hanno iniziato a spingere gli inportato molti portoghesi alla loro ex
38 anni fa, oggi il
vestimenti mozambicani verso il matcolonia in cerca di una economia più
vivace e migliori prospettive occupa- Paese sta affrontando tone.
L’affitto a Maputo è raddoppiato o trizionali. Oggi possono accedere a
il
ritorno
degli
europlicato negli ultimi due anni: un apscuole internazionali, moderni supermercati, centri commerciali e un
pei quali investitori partamento nuovo con tre camere da
letto costa 7.000 dollari al mese.
discreto sistema sanitario.
immobiliari
nelle
sue
La domanda di nuove abitazioni a MaIl grande sviluppo del settore estrattivo-minerario ha richiamato una città e sulle sue bellis- puto è alimentata non solo dagli stranieri ma anche dalla naturale crescita
folta presenza di stranieri e, inoltre,
sime
coste
demografica e dalla migrazione dalle
ha dato impulso ad una classe media
aree rurali alla città.
e imprenditori locali che sono alla ricerca di nuove opportunità di business o di carriera. Con tassi di interesse bancari del 16-20% non è molto
Veduta della città di Maputo. La città, capitale del Mozambico, è in forte continuo e tumultuoso sviluppo
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I nuovi residence del quartiere di Sommerchield sono
chiramente costruiti con gusto e parametri occidentali
Lo sviluppo del settore minerario-estrattivo, petrolifero, ecc., come la rapida crescita degli altri settori economici, sta facendo lievitare anche i prezzi degli uffici
in centro a Maputo. Nella foto il monumento ai caduti
della rivoluzione.
conveniente spuntare mutui a prezzi accessibili e questo
stimola più il mercato degli affitti che quello degli acquisti.
E’ vero, però, che solo 20 mesi fa il tasso di interesse era
del 26% e quindi sta scendendo molto rapidamente.
Il quartiere di Sommerschield a sud di Polana Caniço,
ad esempio, si è già trasformato in una comunità di occidentali. Il canone di affitto è salito e prezzi doppi di
quelli di acquisto lasciando a pochi mozambicani la possibilità di viverci.
Gli acquirenti della nuova borghesia stanno cominciando
a spostare la loro attenzione a immobili di livello medio.
Questo spostamento della domanda si sta già registrando a Maputo dove il governo sta migliorando le infrastrutture e dove una nuova tangenziale aprirà più aree
edificabili per abitazioni di classe media .
La normativa sul suolo
Alcuni imprenditori sono scoraggiati dalle leggi sulla
proprietà immobiliare del Paese, che affermano che tutta
la terra appartiene allo Stato.
Gli imprenditori possono chiedere in concessione la terra
per 50 anni, e l’affitto può teoricamente essere rinnovato
a tempo indeterminato. Tuttavia, poiché i primi contratti
di affitto sono stati stipulati solo dopo l’indipendenza
(ndr: avvenuta nel 1992) nessun contratto è giunto al
rinnovo per mettere questa regola alla prova .
Dal 2007 la legge ha permesso agli stranieri di costruire
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Pur in leggero rallentamento, è ancora fiorente il mercato delle location turistiche sia come multiproprietà
che come residence singoli, soprattutto nelle location
sul mare di maggiore pregio
immobili o acquistare un immobile su un terreno che il
Governo ha dato in concessione.
L’edilizia turistica
Molti acquirenti di immobili in località turistiche provengono da Sudafrica, Brasile, Portogallo e dagli Emirati
Arabi, ma investire in immobili è sicuro solo con il supporto di professionisti locali che conosca bene il sistema
e le leggi fondiarie.
Una delle considerazioni più frequenti è che, per il costo
di una vacanza all’estero, si può acquistare una multiproprietà di uno chalet in spiaggia per 50 anni (che può essere poi affittato) e in più si avrà la rivalutazione del
capitale quando si deciderà di venderla.
Non c’è quindi il rischio di perdere il terreno perché è di
proprietà dello Stato e se lo Stato rivolesse il terreno dovrebbe acquistare le costruzioni erette.
Le località più apprezzate sono Inhambane, Ponta do
Oura, Vilanculos, Pemba e Bilene, sino ad arrivare alCE
l’esclusiva Benguerra Island.
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Il grande Limpopo
I
l Limpopo è un fiume che
nasce nella catena montuosa
del Witwatersrand in Sudafrica per sfociare nell’Oceano
Indiano nei pressi del porto di XaiXai, in Mozambico.
Il suo percorso è lungo 1.600 km
(1.770 km secondo altre fonti) ed
è il secondo fiume, per lunghezza,
dell’Africa australe. Come termine
di paragone, il fiume Po è lungo
652 km.
Il fiume Limpopo
disegna la più
fertile pianura
del Mozambico
dove si trova la
nostra azienda
PIMA PARTE
Il suo bacino idrografico si estende
per 415.000 km².
Il Limpopo segna per 640 km il
confine tra il Sudafrica sulla riva
destra e il Botswana e lo Zimbabwe, rispettivamente a nord-est
e a nord.
Il corso del fiume è contraddistinto
da numerose rapide.
Una volta ricevuto il suo affluente
principale (il fiume Olifants/Letama) diventa navigabile fino al
mare, sebbene il letto sabbioso impedisca l’accesso a navi di grande
tonnellaggio durante la bassa
marea.
In Mozambico, il Limpopo, riceve
da nord il fiume Changane.
Le sue acque hanno un corso lento
e sabbioso poiché le piogge sono
stagionali e inaffidabili.
Negli anni di siccità, la parte superiore del Limpopo scorre per una
quarantina di giorni o anche
meno.
L’area del bacino idrografico superiore è arida e corrisponde al deserto del Kalahari.
Il bacino inferiore è costituito invece da un’area tra le più fertili
dell’Africa, densamente popolata e
occasionalmente interessata, durante la stagione delle piogge, da
alluvioni che possono arrivare a
causare gravi danni e vittime.
Il Bacino del fiume Limpopo si estende
dal Sudafrica sino all’estuario vicino a
Xai-Xai per oltre 1.600 km. La pianura
formata è estremamente fertile ma non
essendoci invasi per l’acqua, il Mozambico importa molti dei prodotti agroalimentari.
Foto satellitare della porte terminale del
corso del Limpopo nella quale è indicata
la posizione della città di Xai-Xai che il
fiume lambisce prima di immettersi
nell’oceano Indiano e dove si trova la
nostra azienda.
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A FIANCO: la diga sul Limpopo di Chirrunduo che si trova sempre nella provincia di Gaza, a monte rispetto alla
nostra azienda e che si è dimostrata insufficiente a gestire una portata eccezionale di acqua.
A questa sarà presto affiancata un’altra
diga decisa dopo l’alluvione del 2013
che ha colpito anche i nostri terreni.
AL CENTRO: una bella immagine del
tortuoso percorso della parte finale del
Limpopo durante il gennaio del 2013. Si
notano le aree esondate.
IN BASSO: il lento e imponente decorso
della parte finale del fiume. L’acqua del
Limpopo viene incanalata nelle nostre
terre e utilizzata per l’irrigazione delle
coltivazioni
Nel bacino del fiume, che corrisponde a un’area di circa 413.000
km² (quasi 1,5 volte la superficie
dell’Italia), vivono 14 milioni di
persone.
La mancanza di invasi e la cattiva
regimazione idrica, fa si che la popolazione soffra periodi di siccità
che portano fame e malnutrizione
a vaste fasce di popolazione.
Il Basso Limpopo, durante la dominazione portoghese, ha ricevuto
opere importanti di regimazione
idrica con la realizzazione di un
consorzio di bonifica che è stato
abbandonate durante la guerra ci-
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L’ambiente fluviale è necessaria alla vita
di molti animali. In alto un airone cenerino che nutrendosi di pesci è molluschi
si trova spesso a nidificare in prossimità
del fiume.
Altro animale sempre meno numeroso,
ma indigeno del Limpopo, è l’ippopotamo. Gli operai della nostra azienda
hanno segnalato qualche danno alle coltivazioni di mais che pare essere appetito da questi bestioni.
Femmina di un gallinaceo che abita le
praterie adiacenti il corso del fiume e
sotto un passeriforme dalla livrea sgargiante. Le coltivazioni di cereali sono
particolarmente attrattive per questi
animali.
Anche i pesci non mancano: una femmina di Archocentrus nigrofasciatus, apprezzato negli acquari e noto come
pesce zebra, emblema dei pesci del Limpopo.
Come in tutte le aziende agricole gli animali si presentano spesso davanti alle
porte di casa. Così gli amministratori di
D.A.I. sono riusciti a fotografare questi
animaletti: una chiocciola dal guscio
particolarmente allungato e un bell’esemplare di rospo in battuta di caccia
notturna.
vile. Nel corso della stagione delle
piogge, ossia nel periodo tra novembre e febbraio, è infatti raccomandabile la massima cautela
evitando le zone ove maggiore potrebbe essere l’esposizione al rischio di inondazioni, come alveo
dei fiumi, casse naturali di espansione, colline a ridosso di corsi
d’acqua, ecc.
[segue]
CE
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Continuano le tensioni politiche
nel centro del Paese
N
on sembra allentarsi la tensione politico-militare
nella zona centrale del Paese che nelle scorse settimane a portato anche a, circoscritti, atti di violenza
nella Provincia di Sofala lungo la strada EN1, in particolare, nel tratto tra il fiume Save e Muxungue. La Farnesina consiglia, nel caso fosse necessario attraversare
questa zona, di ricorrere ai convogli scortati dalle forze
di sicurezza mozambicane.
Negli ultimi tempi, soprattutto a Maputo, sono in aumento episodi di criminalità tra cui aggressioni a scopo
di rapina operati da gruppi armati, anche alle automobili in transito nella zona del Lungomare.
Si segnala inoltre che nella capitale hanno avuto luogo
recentemente alcuni episodi di rapimento e di estorsione a danno di cittadini stranieri.
La Farnesina raccomanda cautela e di evitare spostamenti a piedi nelle ore serali e notturne e di portare
con sé i propri documenti per i frequenti controlli da
parte delle autorità locali di sicurezza.
■
In Mozambico il Sistema Italia
punta all’agroalimentare
L
’Italia e il Mozambico puntano a sviluppare il
settore dell’agroindustria attraverso progetti
interfiliera: è l’obiettivo del memorandum siglato
dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi,
con Cpi, Centro di promozione investimenti Mozambico, Cta, Confederazione delle imprese mozambicane, Ipeme, Istituto
per le pmi mozambicane, e
Igepe, Istituto per la gestione delle partecipazioni
dello Stato.
«In Africa - ha detto il vice
ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda - è in
corso un enorme processo di
sviluppo e diversificazione
economica con previsione di
Il presidente di Confindustria, Giorgio
crescita dei consumi che
Squinzi
oggi impongono alle nostre
imprese di posizionarsi su alcuni mercati dell’area».
L’Italia, ha sottolineato Calenda, «si pone quindi
come partner ideale per queste economie grazie
alla forza del nostro export, dai beni di consumo
a quelli strumentali, e all’esperienza maturata in
Africa dalle nostre imprese nel settore delle innewsletter DAI
frastrutture.
Per promuovere gli scambi e gli investimenti in questa
regione, abbiamo varato insieme al ministro degli Affari esteri un “Piano Africa”, la cui prima iniziativa
sarà la missione imprenditoriale del sistema Italia il
prossimo 19-21 maggio in Mozambico.
Lo sviluppo economico dei Paesi africani, ha spiegato
il presidente del Comitato tecnico di internazionalizzazione di Confindustria, Paolo Zegna, «verra trainato
dalle risorse naturali largamente presenti che avranno
necessità, per essere sfruttate a pieno, di infrastrutture
collegate.
Un approccio interfiliera può fornire un valore aggiunto sostenibile e duraturo. In questa logica, sul Mozambico, Confindustria - ha concluso Zegna - sta
lavorando per la promozione di progetti di sviluppo del
settore agricolo, nell’ottica di offrire al Governo locale
iniziative che prevedano un trade of tra i redditi derivanti dalle scoperte di gas e lo sviluppo di un settore
■
che occupa l’81% della popolazione».
L’Italia finanzia la ricerca in Mozambico
I
giovani ricercatori mozambicani hanno oggi
presentato alcuni lavori di ricerca al 1° Simposio dei master in biotecnologie dell’Università “Eduardo Mondlane”. Il
simposio è stato organizzato nell’ambito del programma di formazione e
aggiornamento del Centro
di biotecnologie finanziato
dal Governo italiano, da
"Sardegna Ricerche" e dalle
Università di Roma, Pisa e
Sassari, per un importo Roberto Vellano, ambasciatore italiano in
complessivo di 1,6 milioni Mozambico
di euro.
L’Italia ha firmato un accordo di cooperazione
con l’Università "Eduardo Mondlane" già nel
1976.
L’ambasciatore d’Italia, Roberto Vellano, ha
sottolineato come l’integrazione progressiva
del Mozambico nelle reti di ricerca e di collaborazione scientifica internazionali richieda competenze sempre più elevate, in grado di
sostenere le grandi priorità del Paese, dalla
lotta alla povertà allo sviluppo agricolo, dal
controllo delle malattie infettive alla protezione ambientale.
■
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Immagini dal Mozambico
E’ passato qualche tempo ma il ricordo è ancora vivo in
tutto il villaggio: l’arrivo in azienda della grande macchina rossa. E’ impresso nella memoria di tutti come un
grande evento, come momento di festa ma, sopratutto,
come grande esperienza di lavoro di squadra.
Le mietitrebbie (questa è la specie della grande macchina) viaggiano con gli pneumatici smontati per ridurre
la larghezza di trasporto. E’ stato necessario, una volta
rimontate le ruote, preparare una rampa in terra per fare
scendere il gigante buono. Che giornata!
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