6 >I sistemi di allevamento Fabio Piras, Mario Colapietra, Germano Schirru I sistemi di allevamento utilizzati nella coltivazione dell’uva da tavola sono la “controspalliera”, la “pergoletta a doppio impalco” , il “tendone”, nella sua forma classica, e il “ tendone a doppio impalco”. Il tendone a doppio impalco rappresenta oggi il sistema di allevamento più razionale e, quindi, quasi esclusivamente utilizzato nella realizzazione dei nuovi vigneti; gli altri sistemi di allevamento, nel caso dell’uva da tavola, sono da ritenersi tecnicamente superati ed obsoleti. 6.1. Controspalliera, pergoletta, tendone a forma di allevamento più utilizzata in passato per la coltivazione dell’uva da tavola in Sardegna, era la controspalliera (fig. 6.1), ormai sostituita, nella maggior parte dei nuovi impianti, dal tendone a doppio impalco. L’unico vero vantaggio della controspalliera consiste nel costo di impianto contenuto, se confrontato con quello della pergoletta a doppio impalco e, soprattutto, con il tendone. Gli svantaggi consistono invece in produzioni unitarie limitate, in maggiori difficoltà nell’esecuzione delle lavorazioni al terreno e delle operazioni colturali (in particolare quelle sulla pianta) e nella minore qualità del prodotto rispetto a quella ottenibile con gli altri sistemi di allevamento. La pergoletta a doppio impalco (fig. 6.2) è un sistema di allevamento originario della Puglia, studiato per contenere i costi di impianto e, contemporaneamente, facilitare l’applicazione della semiforzatura (anticipo e posticipo dell’epoca di raccolta). Altri pregi consistono nella possibilità di disporre orizzontalmente la produzione (filarizzazione dei grappoli) e nella presenza del doppio impalco, che consente la separazione dei grappoli dalla vegetazione. Le produzioni che si possono ottenere sono quantitativamente superiori rispetto a quelle della controspalliera, ma inferiori rispetto a quelle ottenibili con il “tendone classico” e con il tendone a doppio impalco. Figura 6.1. Matilde su spalliera (Cardedu - Ogliastra). Figura 6.2. Pergoletta a doppio impalco (Barisardo - Ogliastra). L 101 Capitolo 6 • i sistemi di allevamento Figura 6.3. In primo piano Cardinal su spalliera, sullo sfondo un moderno tendone a doppio impalco coperto con reti (Quartucciu - Cagliari). La colorazione delle bacche non risulta uniforme poiché la parte del grappolo rivolta verso l’esterno del filare è più esposta al sole rispetto a quella rivolta verso l’interno. Nel caso in cui i filari vengano coperti con film plastico per l’anticipo o il ritardo della raccolta, occorre tenere costantemente sotto controllo il regime termico al di sotto della copertura. I teli, infatti, essendo molto vicini alla vegetazione possono far salire repentinamente la temperatura, provocando ustioni a vegetazione e grappoli. La presenza della copertura, inoltre, rende più laboriosa l’esecuzione degli interventi sulla pianta (trattamenti antiparassitari, potatura verde, ecc.), in quanto, prima di procedere occorre rimuovere i teli per poi riposizionarli. La struttura portante è realizzata utilizzando sagome in ferro (tondino da 6 mm), di diverse forme: quelle più utilizzate sono a cerchio e a triangolo. Nel primo caso, il cerchio ha un diametro di circa 80 cm e al suo interno è presente un triangolo rovesciato la cui base corrisponde con il diametro del cerchio. La sagoma a triangolo è più facile da realizzare e richiede una minore quantità di ferro e di manodopera, ma non offre la protezione laterale delle gemme che si ha, invece, con le sagome a cerchio. I pali utilizzati nella realizzazione della pergoletta sono in cemento armato precompresso della se102 zione di cm 6x6 o 7x7 e dell’altezza di 220 cm, di cui 150 cm in superficie e 70 cm interrati; sono inoltre forati a 40 cm dalla sommità per consentire il fissaggio delle sagome. In questo sistema di allevamento i tralci sono posizionati a circa 110 cm dal suolo. La struttura viene completata realizzando l’orditura composta da fili di ferro di diverso calibro; sui fili esterni vengono legati i capi a frutto, il che consente di eseguire con facilità le operazioni colturali, compresa la pulizia dei grappoli. La messa in opera delle coperture con i teli in plastica risulta più agevole che nei tendoni (meno manodopera), e comporta l’impiego di una minore quantità di teli (1/5), rispetto a quanto necessario Figura 6.4. Grappoli di Sugraone seedless disposti su file sotto la vegetazione (Barisardo - Ogliastra). Capitolo 6 • I sistemi di allevamento Tabella 6.1. Costi orientativi per la realizzazione di strutture e impianti su un ettaro di vigneto con il sistema a tendone a doppio impalco Materiali e manodopera Squadratura terreno, scavo buche per ancoraggio pali d’angolo e di corona Pali angolari e di corona in legno (compresi pali per grottino e poggiapali) e pali di mezzeria in c.a. precompresso (sez. cm 7x7) Filo di ferro a tripla zincatura Manodopera per realizzazione struttura Copertura totale della struttura con rete di protezione, copripali, ganci, legacci e manodopera Impianto irriguo a goccia compreso automazione, gruppo di pompaggio, filtri, fertirrigatore e manodopera (il costo unitario si riduce anche sino a 2.000 euro, all’aumentare della superficie) TOTALE per i tendoni. Il tendone è il sistema di allevamento utilizzato in passato nelle regioni centro-meridionali per la coltivazione delle uve da tavola ma anche per le uve da vino. I sesti di impianto variano da m 2x2 a m 4x4. La struttura portante è costituita da un reticolo situato a circa 2 m da terra e sorretto da pali posti in corrispondenza di ciascun ceppo. Il reticolo è formato da fili di ferro di diverso calibro, intrecciati tra loro a formare maglie di circa cm 50x50. I fili utilizzati per realizzare il reticolo, sono: • n. 20 o 22 – disposti sui pali di corona per tutto il perimetro del vigneto; su questo filo sono legati tutti gli altri fili che vanno a formare il reticolo; • n. 18 o 16 – disposti in croce, con intersezione in prossimità di ciascun palo interno al perimetro del vigneto; su questi fili vanno legati i quattro capi a frutto previsti con questo sistema di allevamento; • n. 11 o 12 – utilizzati per completare il reticolo così da formare delle maglie di cm 50x50. La potatura invernale ordinaria, come detto, prevede quattro capi a frutto disposti in croce, ognuno con 10-12 gemme, ad una altezza da terra variabile da 170 a 190 cm. Nel tempo, il tendone tradizionale è stato modificato, allo scopo di renderlo più funzionale alla coltivazione delle uve da tavola, ottenendo il tendone a doppio impalco (fig. 6.3), ormai utilizzato dalla maggior parte dei produttori di uva da tavola italiani. 6.2. Tendone a doppio impalco Rappresenta la soluzione impiantistica attualmente più efficace per ottenere produzioni quantita- Importo € 1.000 € 9.000 € 4.500 € 3.500 € 7.000 € 4.000 € 29.000,00 tive e qualitative superiori alle altre forme di allevamento. I principali vantaggi sono rappresentati da: • separazione tra grappoli e vegetazione e filarizzazione della produzione (fig. 6.4), che consente di bagnare accuratamente i grappoli anche con trattamenti antiparassitari a basso volume; nonché maggiore facilità di esecuzione delle operazioni sui grappoli: diradamento, potatura verde, pulizia e raccolta; • possibilità di copertura del vigneto con reti antigrandine-frangivento (evitando perdite di prodotto dovute a germogli danneggiati) e di protezione dagli uccelli; • grazie alla presenza del secondo palco, minore perdita di germogli e impiego di meno manodopera per legature e, in generale, per sistemare la vegetazione; • possibilità di copertura con teli in film plastico per attuare le tecniche della semiforzatura, mirate ad anticipare la maturazione o a ritardare la raccolta; • ottenimento di quantitativi elevati di uva per ettaro (300-350 q), di ottima qualità, superiore a quella che si può ottenere con il tendone classico; • maggiore uniformità di colorazione dei grappoli dovuta ad una migliore esposizione alla luce. L’unico inconveniente importante del tendone a doppio impalco, è rappresentato dagli elevati costi di realizzazione (manodopera e materiali). 6.2.1. La struttura portante L’impianto si esegue con sesti differenziati in rettangolo (da 2,20 m lungo la fila e sino a 3,50 m tra le file), o in quadrato da 2,50 a 3,00 m; si opta per le distanze maggiori per la coltivazione di varie103 Capitolo 6 • i sistemi di allevamento Figura 6.5. Schema di realizzazione di un tendone a doppio impalco. 104 tà vigorose, quali le apirene con bassa fertilità reale delle gemme. Nella realizzazione della struttura e nella scelta dei pali, fili e accessori, il cui costo rappresenta la parte più consistente degli oneri totali di impianto (tab. 6.1), è necessario scegliere accuratamente i singoli elementi strutturali sulla base delle reali esigenze tecniche. Di seguito vengono descritte le principali caratteristiche degli elementi che costituiscono la struttura: Pali. Sono classificati in tre tipi a seconda della funzione svolta e della posizione che occupano all’interno del vigneto (fig. 6.5); quelli posti agli angoli dell’appezzamento prendono il nome di “pali d’angolo”, quelli perimetrali “pali di corona”, quelli posti in corrispondenza di ogni ceppo “pali di mezzeria o di sostegno”. La funzione e le dimensioni dei pali della struttura sono riportati nello schema di realizzazione di un tendone a doppio impalco (fig. 6.5). I pali d’angolo devono essere più robusti dei pali di corona i Figura 6.6. Pali di corona e grottino. Nel riquadro, basetta in cemento per palo di corona (Quartucciu - Cagliari). Figura 6.7. Pali di mezzeria in c.a. in un vigneto in fase di realizzazione (Capoterra - Cagliari). Capitolo 6 • I sistemi di allevamento quali dovranno esserlo più dei pali di mezzeria; pali d’angolo e pali di corona, infatti, sono gli elementi strutturali del vigneto sottoposti a maggiore sollecitazione. La messa in opera delle tre tipologie di pali prevede che questi vengano semplicemente appoggiati al suolo; pali d’angolo e di corona, per evitare che il carico al quale sono sottoposti ne determini lo sprofondamento nel terreno, si fanno poggiare su sottopali in cemento. Pali d’angolo: sono in legno di essenza forte (ø 13-15 cm), come ad esempio il castagno ma si possono utilizzare anche pali in ferro (ø 8-10 cm). Nel caso in cui si utilizzino pali in legno è opportuno trattarli chimicamente per una maggiore durata nel tempo. L’altezza è di 2,30 m, inferiore a quella dei pali di mezzeria. I pali d’angolo devono avere inclinazione esterna rispetto al vigneto e ognuno di essi va fissato a tre ancoraggi. Figura 6.8. Pali di mezzeria in ferro zincato. Nel riquadro in basso, poggiapalo in plastica (Mogoro - Oristano). Pali di corona: sono quasi sempre in castagno, trattati chimicamente (fig. 6.6), con diametro di 8-10 cm e altezza di 2,20 m per i pali dei due lati di testata e di 3,00 m per gli altri due lati. Anche per questi pali occorre dare un’inclinazione esterna, fissandoli ad apposito ancoraggio. Pali per “grottino”: per conferire maggiore stabilità alla struttura portante, in corrispondenza dei pali di corona e dei pali d’angolo ed in posizione esterna rispetto a questi, vengono montati altri due pali (fig. 6.6), che andranno a formare assieme ai primi una figura trapezoidale: un palo viene disposto orizzontalmente a circa 1,90 m da terra, per il raccordo tra il palo di corona e il secondo palo del grottino; quest’ultimo montato in posizione verticale e periferica. Il palo per il “grottino”, disposto orizzontalmen- te (in legno e del ø 8-10 cm), può avere una lunghezza pari a 2,70 m per i lati nord e sud, di 2,20 m per i lati est e ovest; il palo periferico, invece, nei lati nord e sud sarà lungo 2,20 m, negli altri due lati 3,00 m. In corrispondenza del palo periferico verrà impiantata una barbatella e si avrà il punto di uscita dell’asta di ancoraggio, dalla quale partiranno i fili da collegare ai pali di corona. Pali di mezzeria: possono essere realizzati in legno, in cemento armato vibrato, o in cemento armato precompresso (fig. 6.7); questi ultimi, offrono maggiori garanzie di tenuta nel tempo rispetto ai pali in legno. I pali in ferro, con zincatura a caldo (fig. 6.8), si stanno affermando come pali di sostegno, in quanto molto leggeri e, quindi, di più facile movimentazione e messa in opera; devono però essere dotati di un piccolo poggiapalo in materiale plastico, per una maggiore tenuta allo sprofondamento. I pali in cemento, hanno generalmente sezione quadrata o rettangolare di 6-7 cm. Vengono realizzati con fori alle altezze volute: il primo all’altezza del primo palco (1,90 m circa), il secondo all’altezza del secondo palco (2,20 m circa), il terzo a 5-10 cm dalla sommità. Il primo foro servirà a legare in modo più agevole e stabile i fili che vanno a costituire il primo palco, il secondo servirà a legare i fili del secondo palco mentre nel terzo foro si legherà il copripalo e il filo di colmo, sul quale si farà appoggiare la rete di protezione ed, eventualmente, il telo in plastica per la semiforzatura, con formazione della così detta “capannina”. L’altezza dei pali in questione si aggira normalmente intorno ai 2,80-3,00 m e sovrastano il secondo palco di fili di circa 60-80 cm; tuttavia, una più economica soluzione progettuale, prevede di alternare a questi pali elementi più bassi, di solo sostegno del 1° e del 2° palco, conseguendo con ciò la riduzione dello sviluppo lineare del 25% circa. Fili. Per realizzare un tendone a doppio impalco su una superficie di un ettaro, occorrono circa 4.000 Kg di fili di ferro di diverso diametro. Un’ottima qualità di filo è quello a tripla zincatura (detto anche a zincatura ricca o a zincatura pesante); un’alternativa, ad un prezzo inferiore, ma con minori garanzie di durata, è rappresentata dal filo di ferro con una sola zincatura. Filo per ancoraggi: il diametro del filo di ferro utilizzato per legare le ancore ai pali di corona e ai pali d’angolo fa solitamente riferimento al n. 22. Per ogni 105 Capitolo 6 • i sistemi di allevamento Tabella 6.2. Conversine ml/Kg del filo di ferro a tripla zincatura N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 Ø (mm) 0,6 0,7 0,8 0,9 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 1,5 1,5 1,8 2,0 2,2 2,4 2,7 3,0 3,4 3,9 4,4 4,9 5,4 5,9 6,4 ml/Kg 456,62 335,57 256,41 202,42 180,32 135,50 115,00 100,00 83,33 71,41 62,47 50,00 41,66 34,58 28,58 22,72 18,51 14,28 11,11 8,46 6,85 5,65 4,71 4,01 ancoraggio si dovranno utilizzare uno o due fili: un unico filo andrà legato all’altezza del primo palco (a circa 1,90 m da terra); l’eventuale secondo filo andrà legato in prossimità della parte terminale del palo. Fili perimetrali: lungo tutto il perimetro del vigneto, passando per i pali d’angolo e di corona, sia all’altezza del palco inferiore che all’altezza del palco superiore, si stendono dei fili di grosso calibro (n. 24-25), i quali serviranno da ancoraggio ai fili utilizzati per costruire i due palchi. Costruzione del primo palco Fili per la bina: si dovrà realizzare un binario, per la legatura dei capi a frutto, mediante la posa in opera di due fili (n. 16 o 18), disposti a 40-50 cm ai due lati della fila. Fili trasversali al filare: per completare la prima orditura, ai fini della maggiore stabilità della struttura e per evitare gli scivolamenti dei fili costituenti le bine di cui sopra, trasversalmente a queste si dispone un ulteriore filo del n. 18 o 20, da legare sui fili della bina con dei blocca crociere o del semplice filo per legature. 106 Filo per ala gocciolante: anche questo elemento, del n. 12 o 14, entra a far parte della maglia del primo palco, con funzione di sostegno dell’ala gocciolante, e con posizione dettata dalla localizzazione che si intende dare a quest’ultima: sulla fila o a varia distanza da essa. Costruzione del secondo palco Fili da disporre in croce: si dovranno stendere fili n. 18 o 20 sia lungo i filari che trasversalmente a questi, sulla linea dei pali, sui quali si dovranno incrociare ed essere legati. Filo per infittimento maglia: il secondo palco verrà completato con dei fili n. 12 o n. 14, da disporre in croce in numero variabile a seconda del sesto di impianto. La disposizione di questi fili dovrà portare alla realizzazione di una fitta maglia, a rettangoli di 40-60 cm di lato, su cui poggerà la maggior parte della vegetazione. Filo di colmo lungo le file, alla sommità dei pali, si dispone un filo n. 18 o n. 20, sul quale si farà poggiare la rete antigrandine ed, eventualmente, il telo in plastica utilizzato per la semiforzatura. 6.2.2. Fasi di realizzazione della struttura Una buona soluzione progettuale nel realizzare il tendone a doppio impalco, consiste nell’utilizzo di pali di mezzeria in cemento e di pali d’angolo e di corona in legno; questi ultimi oltre a determinare un migliore impatto visivo, conferiscono elasticità all’intera struttura. I pali d’angolo e i pali di corona, infatti, sono sottoposti sia a forze di trazione che a forze di compressione; i pali di mezzeria, invece, Figura 6.9. Apertura delle buche per gli ancoraggi nei punti segnati con la calce. Nel riquadro, blocco in cemento per ancoraggio (Uta - Cagliari). Capitolo 6 • I sistemi di allevamento sono sottoposti soprattutto a forze di compressione. Le forze di trazione che vanno a insistere sui pali d’angolo e di corona sono dovute al tensionamento dei fili durante la loro messa in opera e al peso della vegetazione e della fruttificazione. Di seguito, sono riportate in sequenza le principali operazioni da eseguire nel montaggio di un tendone a doppio impalco: 1. squadratura del terreno e tracciamento dei filari; 2. apertura delle buche per la messa in opera degli ancoraggi (fig. 6.9). Le buche vanno realizzate esternamente ai pali di corona, ad una distanza leggermente superiore a quella dei ceppi sulla fila, in modo tale che con l’inclinazione dell’asta di ancoraggio, a seguito del tensionamento, l’asola superiore si disponga di fianco ed internamente al palo periferico di grottino. Il numero di buche da aprire è pari al numero di pali di corona, più tre volte il numero di pali d’angolo; 3. interramento degli ancoraggi alla profondità di 1,20-1,50 m. Questi sono costituiti da un blocco in cemento armato, asta in ferro zincato a caldo, con asola terminale per legatura del filo di ancoraggio, fermo in acciaio zincato a caldo, per agganciare l’asta al blocco in cemento, tendifilo per tirante (facoltativo); 4. posa in opera dei quattro pali d’angolo (poggiati sui sottopali in cemento), con inclinazione esterna e aggancio ai tiranti; 5. stesura dei ”fili perimetrali” lungo i quattro lati del vigneto (corona); Figura 6.10. Rete di protezione fissata con ganci in ferro e legaci in materiale plastico. Nei riquadri, copripalo e aggancio delle reti (Quartucciu – Cagliari). 6. posa in opera dei pali di corona: soluzione A: i pali di corona, due per fila, dovranno risultare inclinati verso l’esterno e legati ai pali del “grottino”. Anche i pali di corona, come i pali d’angolo, andranno legati agli ancoraggi precedentemente realizzati. soluzione B: realizzazione del “grottino” soltanto ogni due, tre, o quattro pali di corona, con risparmio di materiali e manodopera. 7. stesura dei “fili da disporre in croce (secondo palco)”; 8. posa in opera dei pali di sostegno (di mezzeria), che andranno legati in corrispondenza delle intersezioni di cui al punto 7, avvalendosi del secondo foro presente su ognuno di essi; 9. completamento dei due palchi attraverso la messa in opera degli altri fili; 10. stesura della rete di protezione. 6.2.3. Copertura del vigneto La struttura portante del tendone a doppio impalco è stata studiata anche per consentire la copertura dell’intera superficie vitata. Le coperture, come accennato in precedenza, hanno due funzioni principali: protezione contro le avversità e condizionamento ambientale per la semiforzatura (per l’anticipo della maturazione o per il ritardo della raccolta). Copertura con reti di protezione: in questo caso la copertura ha funzione ombreggiante, antigrandine, frangivento e di protezione dagli uccelli, nel caso di chiusura integrale anche lungo il perimetro. Le reti superiori vanno a formare le così dette “capannine”: tetti a due falde, che consentono lo sgrondo di grandine e neve, in corrispondenza del compluvio, dove si lasciano apposite aperture (fig. 6.10). Ciascuna rete viene bloccata sui due lati ad un filo di ferro posto all’altezza del secondo palco, nella parte centrale dell’interfila; per il bloccaggio si utilizzano appositi accessori (piastrine, ganci, legacci, ecc.), prodotti da ditte specializzate. Per evitare il danneggiamento della copertura, a seguito di strappi e strofinamenti, è necessario utilizzare reti con cimosa laterale, in cui fissare gli accessori per l’aggancio al filo di ferro, e infittimento centrale per l’appoggio sui pali; la sommità dei pali, inoltre, dovrà essere coperta con appositi copripali in plastica. La larghezza delle reti da utilizzare varia in fun107 Capitolo 6 • i sistemi di allevamento Figura 6.11. Vigneto coperto con teli in plastica per l’anticipo della maturazione. Nel riquadro, occhiello per il fissaggio dei teli alla struttura del tendone (Maracalagonis – Cagliari). zione della distanza tra le file e della differenza di quota tra la sommità dei pali di mezzeria e il palco superiore, in cui si trova il filo a cui vanno fissate. La larghezza delle reti, per la realizzazione delle due falde della capannina, può essere calcolata utilizzando la seguente formula: l 2 + h2 ∗ 2 Dove: l = metà della distanza tra le file. h = differenza di quota tra sommità dei pali di mezzeria e palco superiore. Per un vigneto in cui l è pari a 1,25 m e h a 0,8 m (con pali alti 3,0 m e palco superiore a 2,2 m), è necessario utilizzare reti larghe circa 3,0 m. Com108 plessivamente, quindi, per coprire un ettaro di vigneto occorreranno circa 12-13.000 m2 di rete. Per la scelta delle reti si dovrà fare riferimento ai seguenti parametri principali: • materiali: solitamente in polietilene ad alta densità (HDPE); • tipo di tessitura: a giro inglese o a tessitura piana; • diametro del filo: 0,25-0,30 mm; • peso: 40-130 g/m2; • porosità: 50-80%; • grado di ombreggiamento: 10-40%; • colore; • stabilità ai raggi UV; • garanzia di durata nel tempo, con riferimento all’ambiente in cui verranno utilizzate. La scelta del tipo di rete sarà fatta in funzione delle caratteristiche pedoclimatiche della zona in cui è situato il vigneto. Negli ambienti di coltivazione della Sardegna, una buona soluzione può essere rappresentata dall’utilizzo di reti in HDPE, stabilizzato ai raggi UV, filato del diametro di 30 mm, di colore Kristal, con tessitura a giro inglese 2.6/4. Capitolo 6 • I sistemi di allevamento Per la chiusura sui lati, ai fini della protezione dagli uccelli e per rafforzare la protezione nei confronti del vento, occorrono circa 900-1.200 m2 di rete, che avrà caratteristiche simili a quella di copertura, ma con maglie più larghe e filato 7/6 o 6/5. Nel caso in cui si voglia isolare il vigneto anche contro l’ingresso di taluni fitofagi (tignoletta, afidi, cicaline, ecc.), si dovrà scegliere una rete con maglie sufficientemente strette. Questa scelta può comportare una scarsa circolazione dell’aria al di sotto del tendone con conseguente aumento del tasso di umidità e, quindi, condizioni potenzialmente più favorevoli allo sviluppo di alcune avversità parassitarie. Per stendere le reti, sia sopra che ai lati, occorrono circa 12 giornate di lavoro per ogni ettaro di vigneto. Le reti, dopo la raccolta, vengono chiuse e legate alla sommità dei pali per poi essere riutilizzate l’anno successivo. Copertura con teli in plastica per la semiforzatura: il tendone a doppio impalco è stato studiato principalmente per consentire la copertura del vigneto con teli in plastica, finalizzata sia alla forzatura per l’anticipo della maturazione, che alla conservazione del frutto sulla pianta per ritardarne l’epoca di raccolta. Nel primo caso, la tecnica prevede la chiusura totale della struttura, sia sul tetto che sulle fasce laterali (fig. 6.11), con tempi e modalità descritte in apposito capitolo; mentre occorrerà soltanto la copertura superiore per posticipare la raccolta, poiché la funzione è quella di impedire che i grappoli vengano bagnati dalle piogge. I teli, opportunamente occhiellati ai bordi per evitarne la rottura, con occhielli in alluminio ogni 50-80 cm, vanno appoggiati alle reti di protezione e legati ai fili della struttura utilizzando ganci, legacci, ecc.. La stesura e il recupero avviene manualmen- Figura 6.12. Macchina trainata per agevolare la stesura e il recupero dei teli (Capoterra – Cagliari). te o utilizzando trattrici e macchine agevolatrici, che consentono di svolgere e di riavvolgere i teli su appositi rulli, azionati dalla presa di potenza della trattrice (fig. 6.12). I teli vengono preparati alla lunghezza voluta: sono in genere larghi da 2 a 3 m, hanno uno spessore di 0,16-0,20 mm e possono essere in cloruro di polivinile (PVC), in polietilene a bassa densità (PE), in etilenvinilacetato (EVA) e in polipropilene. Vengono realizzati con l’aggiunta di particolari sostanze (coloranti, composti minerali, bollicine di gas inerte, ecc.), per aumentarne la durata nel tempo e la resistenza meccanica, per incrementare l’effetto serra, impedire il gocciolamento della condensa sulla pianta e il deposito di polvere (antistatici), che ne riduce la trasparenza, ecc.. La durata del telo, determinata dalle caratteristiche compositive, può essere poliennale o limitata ad una sola stagione. Sembra opportuno evidenziare in proposito che lo smaltimento della plastica a fine ciclo dovrà essere effettuato nel rispetto della normativa sui rifiuti speciali, presso centri appositamente autorizzati. Foto di Fabio Piras 109 Capitolo 6 • i sistemi di allevamento Bibliografia AA.VV., 1989. Le uve da tavola. Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste - Istituto Sperimentale per la Viticoltura, Conegliano Veneto (TV), pp. 319. AA.VV., 1991. Atti simposio internazionale sulle uve da mensa. Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste - Istituto Sperimentale per la Viticoltura, Casamassima (BA), pp. 810. BALDINI E., SCARAMUZZI F., 1981. L’uva da tavola. Reda, Roma, pp. 226. CICALA A., FERLITO F., LANZA M., 2003. Copertura primaverile con polietilene e qualità dell’uva Italia. L’Informatore Agrario, 49: 19-21. COLAPIETRA M., 1991. L’uva da tavola in coltura protetta. L’Informatore Agrario, 48. COLAPIETRA M., 2004. L’uva da tavola. La coltura, il mercato, il consumo. 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