BOLLETTINO LIDU 3 MARZO 2014

Lega Italiana per i Diritti dell'Uomo
Membro A.E.D.H – Membro F.I.D.H
Roma, Piazza d'Aracoeli 12 - 00186
Tel.: 06 6784168 C.F.: 97019060587
Piazza dell'Aracoeli, 12 - 00186 Roma - tel *30 06 6784168
Bollettino del 3 Marzo 2014
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Non si esercita mai così bene e così pienamente un diritto come quando
si esercita per dovere
NUMA BOUDET, Pensées, Hoepli, 1967, pag. 216
http://tech.fanpage.it/internet-e-un-diritto-universale-delluomo-lo-dicelonu/
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Lo scrittoio del Presidente
LETTERA DELLA LIDU AI CANDIDATI AL
PARLAMENTO EUROPEO
Roma, 01 Marzo 2014
Gentile Onorevole,
La Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo, membro dell’AEDH ( Association Europeénne pour
la defense des Droits de l’Homme) sente l’obbligo di rivolgere un appello agli elettori ed ai
candidati alle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo del prossimo 10 maggio 2014.
L’appello é contenuto in un manifesto che si allega che ha per titolo « Per un’Europa dei
Diritti Umani ». In esso si chiede, ai candidati tutti del Parlamento Europeo, di tener
conto nella agenda politica della prossima legislatura, tra l’altro, di sei temi riguardanti i
Diritti dell’Uomo che non possono essere più disattesi.
La LIDU inoltre sollecita l’adozione di provvedimenti tesi a ridurre la restrizione dei diritti
dell’Uomo inerenti al lavoro, dovuta anche all'attuale congiuntura economica, l’adozione di
iniziative politiche tese ad eliminare la carenza di una politica europea di tutela dei diritti
umani nelle relazioni con gli Stati terzi, come si è verificato, tra l’altro, nello svolgimento
della primavera araba e nella tutela del diritto alla vita delle popolazioni civili colpite dai
conflitti interni al loro territorio.
Un invito inoltre a prendere provvedimenti urgenti per eliminare la grave situazione
venutasi a creare nella CEDU ( Corte Europea per i Diritti Umani) Organo fondamentale
per la tutela degli esseri umani negli Stati aderenti al Consiglio d’Europa, che obbliga la
Corte stessa, dato l’alto numero di ricorsi e la scarsa disponibilità di uomini e di mezzi ; a
non motivare più le proprie decisioni ed a creare corsie di preferenza per alcuni ricorsi
ritenuti più urgenti di altri.
Su questi punti la LIDU sarebbe lieta di organizzare un convegno- dibattito a Roma nella
Sede di Piazza dell’Ara Coeli 12, nel mese di Aprile p.v.
Intanto esprimo la stima mia personale e di tutti i soci per il lavoro egregio che sta
compiendo a tutela e promozione dei diritti umani nel Parlamento Europeo.
Con i sensi di stima di sempre,
Alfredo Arpaia
Presidente LIDU
Per Un’Europa dei diritti
Umani
Manifesto dell’AEDH e dei suoi membri in vista delle elezioni
del 2014 del Parlamento europeo
Bruxelles, l’11 novembre 2013
1. Cittadinanza e democrazia e rispetto dei diritti Umani
Una cittadinanza di residenza europea che conferisca a tutti i residenti dell’UE gli stessi diritti civili
e politici.
Un’armonizzazione «dall’alto» dei diritti fondamentali nell’Unione, che estenda le competenze
legislative dell’UE in materia di diritti fondamentali.
Una democratizzazione delle istituzioni dell’Unione che faccia del Parlamento europeo un vero
legislatore con diritto di iniziativa legislativa.
2. Diritti economici, sociali e culturali e rispetto dei diritti Umani
Perché l’Europa sociale primeggi sull’Europa mercante, l’Unione Europea deve assicurare la parità
di accesso ai diritti economici, sociali e culturali e armonizzare dall’alto le diverse politiche sociali.
Per una cittadinanza sociale di residenza con una solida base di diritti condivisi.
3. Diritti delle minoranze, lotta contro le discriminazioni e rispetto dei diritti Umani
Se l’UE non vuole perdere la propria credibilità in materia di lotta contro tutte le discriminazioni in
tutti i settori, il nuovo progetto di direttiva contro le discriminazioni, bloccato al Consiglio da vari
anni, deve essere adottato. Un elemento essenziale della lotta contro le discriminazioni è l’azione
per la parità dei diritti e in particolare la parità donne-uomini.
L’Unione europea e gli Stati membri devono dare spazio, considerazione e mezzi alla loro più
grande minoranza, il popolo Rom.
4. Asilo, Immigrazione e rispetto dei diritti Umani
L’UE deve garantire ad ogni migrante il pieno esercizio dei suoi diritti, nella loro universalità e la
loro indivisibilità. Ogni richiedente asilo deve essere accolto dignitosamente e deve avere la
garanzia di disporre dei mezzi materiali e giuridici per presentare la sua richiesta di protezione,
ovunque esso si trovi nel territorio dell’UE. Tutti gli Stati membri devono offrire delle condizioni di
accoglienza per consentire ai richiedenti asilo di vivere dignitosamente per tutta la durata della
procedura d’asilo. L’integrazione dei migranti e dei rifugiati deve essere una priorità.
5. Reclusione per violazione della legge e rispetto dei diritti Umani
I detenuti rimangono dei cittadini, privati esclusivamente ed in via eccezionale della libertà in virtù
della legge, libertà che ritroveranno dopo aver scontato la pena. Per cui i loro diritti al lavoro, alla
formazione, alla previdenza sociale devono essere mantenuti.
Prima di condannare ad una pena di reclusione, ogni altra pena alternativa deve essere valutata.
Le condizioni di reclusione devono essere armonizzate nell’Unione europea verso standard più
elevati.
6. Dati personali e rispetto dei diritti Umani
La protezione dei dati personali è un diritto fondamentale e non uno “strumento per la crescita
economica”.
A livello europeo, la protezione dei dati personali deve essere garantita allo stesso modo e con le
stesse garanzie da un unico testo giuridico che ricopra sia l’ambito amministrativo, sociale,
commerciale e economico che l’ambito della polizia, della giustizia e dell’interno.
1. Cittadinanza e democrazia e rispetto dei diritti Umani
Una cittadinanza di residenza europea che conferisce a tutti i residenti dell’UE gli stessi diritti civili
e politici.
Un’armonizzazione «dall’alto» dei diritti fondamentali nell’Unione, che estenda le competenze
legislative dell’UE in materia di diritti fondamentali.
Una democratizzazione delle istituzioni dell’Unione europea che faccia del Parlamento europeo un
vero legislatore con diritto di iniziativa legislativa.
La cittadinanza è un diritto fondamentale connesso alla qualità di essere umano. E’ fondata sulla
sola coscienza di ognuno di essere un cittadino ; i governanti non dovrebbero avere il potere di
conferirla ma l’obbligo di riconoscerla.
Orbene, milioni di cittadini d’Europa sono vittime del rifiuto discriminatorio di vedersi riconoscere la
loro cittadinanza: è il caso di 15 milioni di cittadini di Stati terzi che risiedono nell’Unione, e di più di
500.000 apatridi.
L’AEDH rivendica:
−
−
1.1. il riconoscimento di un diritto universale alla cittadinanza;
1.2. l’istituzione di una cittadinanza europea di residenza, affinché la cittadinanza europea
non sia più un semplice « accessorio» e un « complemento» delle cittadinanze nazionali.
L’AEDH, alla vigilia di elezioni europee cruciali, sottolinea la responsabilità dei parlamentari e
governanti europei sui seguenti punti:
−
1.3. la cittadinanza europea può diventare sostanziale soltanto se diventa « inclusiva », cioè
se garantisce a tutti i residenti-cittadini d’Europa tutti i loro diritti fondamentali, in particolare
economici e sociali, in modo paritario;
−
−
−
1.4. la cittadinanza europea di residenza presuppone anche un’armonizzazione « dall’alto»
dei diritti fondamentali e una solida base comune di diritti garantiti dall’Unione a tutti i suoi
residenti;
1.5. l’Unione europea e i suoi Stati membri dovrebbero ratificare e mettere pienamente in
atto la Convenzione sulla riduzione dei casi di apatridia del 1961 e la Convenzione del
Consiglio d’Europa sulla nazionalità del 1997;
1.6. la cittadinanza e la democrazia possono diventare effettive nell’Unione europea
soltanto con l’emergere di una vita politica europea, cioè di forze politiche realmente
transnazionali, con l’urgente democratizzazione delle istituzioni - in particolare il diritto di
iniziativa legislativa del Parlamento europeo - e con il rafforzamento della società civile
europea e il suo riconoscimento come attore nel quadro politico e legislativo dell’UE.
2. Diritti economici, sociali e culturali e rispetto dei diritti Umani
Perché l’Europa sociale primeggi sull’Europa mercante, l’Unione Europea deve assicurare la parità
di accesso ai diritti economici, sociali e culturali e armonizzare dall’alto le diverse politiche sociali.
Per una cittadinanza sociale di residenza con una solida base di diritti condivisi.
L’AEDH rileva che l’Unione europea tende a trattare con priorità gli imperativi dell’Europa mercante
rispetto a quelli dell’Europa sociale, cagionando grandi disparità sociali ed economiche nell’Unione
europea.
In questo contesto, l’AEDH rimane legata a:
-
2.1. la parità di accesso ai diritti economici e sociali e la parità di qualità dei servizi per tutti;
2.2. una crescita economica strettamente connessa allo sviluppo umano;
2.3. lo sviluppo delle relazioni tra i popoli d’Europa fondato sulla solidarietà deve prevalere
tra gli Stati membri;
2.4. la valorizzazione del carattere multiculturale delle nostre società e, partendo
dall’Unione : le opere culturali europee, nella loro diversità, sono un vantaggio della
cittadinanza europea e devono essere sostenute e preservate dall’UE e dagli Stati membri.
In questo spirito, l’AEDH rivendica:
-
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-
-
2.5. l’adozione di politiche effettive di creazione di impiego e di valorizzazione del lavoro;
2.6. una politica che garantisca l’accesso ad un alloggio degno;
2.7. il diritto ad un’educazione pubblica, gratuita e laica;
2.8. il diritto di tutti alla sanità e alla protezione sociale di fronte alle tendenze a fare della
sanità una merce come le altre;
2.9. il lancio dell’armonizzazione delle diverse politiche sociali verso standard elevati,
attraverso un calendario preciso e un sistema di solidarietà (salario minimo, reddito minimo
di inserzione, assicurazioni di malattia, disoccupazione e pensioni) per creare delle basi di
protezione;
2.10. una politica estera che difenda, sostenga, sorvegli l’applicazione effettiva degli
obblighi che derivano dai diritti Umani nei Paesi che hanno firmato degli accordi con l’UE. In
particolare, i beni che circolano all’interno dell’UE devono essere prodotti in condizioni di
lavoro decenti;
2.11. una politica europea sociale che lotti contro l’esclusione e la povertà e per una
maggior integrazione dei residenti dell’UE;
2.12. lo sviluppo dei mezzi per un’Europa sociale che potrebbe beneficiare della lotta contro
l’evasione fiscale, i paradisi fiscali e la corruzione;
2.13. una cittadinanza sociale di residenza con una base di diritti per tutti.
3. Diritti delle minoranze, lotta contro le discriminazioni e rispetto dei diritti Umani
Se l’UE non vuole perdere la propria credibilità in materia di lotta contro tutte le discriminazioni in
tutti i settori, il nuovo progetto di direttiva contro le discriminazioni, bloccato al Consiglio da vari
anni, deve essere adottato. Un elemento essenziale della lotta contro le discriminazioni è l’azione
per la parità dei diritti e in particolare la parità donne-uomini.
L’Unione europea e gli Stati membri devono dare spazio, considerazione e mezzi alla loro più
grande minoranza, il popolo Rom.
l’AEDH rivendica:
-
3.1. que l’Unione Europea eserciti il diritto di azione penale, in particolare per quanto
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-
riguarda i diritti dei Roms;
3.2. una manifestazione di volontà politica chiara e forte dell’Unione europea di lottare al
livello europeo contro le discriminazioni e uno sviluppo e rinforzo delle politiche europee di
lotta contro le discriminazioni;
3.3 la promozione dell’adozione della direttiva orizzontale « anti-discriminazione»;
3.4. la ratifica da parte dell’Unione europea della Convenzione europea dei Diritti
dell’Uomo;
3.5. la ratifica e l’applicazione da parte dell’Unione europea e degli Stati membri della
Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali del Consiglio d’Europa;
3.6. la ratifica e l’applicazione da parte dell’Unione europea e degli Stati membri della
nuova Carta Sociale Europea;
3.7. la ratifica e l’applicazione da parte dell’Unione Europea e degli Stati membri del Patto
Sociale delle Nazioni Unite del 1966;
3.8. la promozione da parte dell’Unione europea di politiche di integrazione e di inclusione
sociale per meglio implicare migranti e minoranze nel processo democratico.
4. Asilo, Immigrazione e rispetto dei diritti Umani
L’UE deve garantire ad ogni migrante il pieno esercizio dei suoi diritti, nella loro universalità e la
loro indivisibilità. Ogni richiedente asilo deve essere accolto dignitosamente e deve avere la
garanzia di disporre dei mezzi materiali e giuridici per presentare la sua richiesta di protezione,
ovunque essi si trovi nel territorio dell’UE. Tutti gli Stati membri devono offrire delle condizioni di
accoglienza per consentire ai richiedenti asilo di vivere dignitosamente per tutta la durata della
procedura d’asilo. L’integrazione dei migranti e dei rifugiati deve essere una priorità.
L’AEDH rifiuta
-
-
4.1. una politica di immigrazione fondata sulla sola dimensione utilitaria dell’apporto di
manodopera;
4.2. la « criminalizzazione» dei migranti, anche se in situazione irregolare;
4.3. la ritenzione dei migranti, in particolare delle persone vulnerabili, dei richiedenti asilo e
dei minori;
4.4. lo sviluppo di politiche di esternalizzazione del controllo delle frontiere e della gestione
delle migrazioni, in particolare con degli accordi di riammissione con dei Paesi che non
offrono tutte le garanzie di rispetto dei diritti dei migranti e dei rifugiati;
4.5. il riferimento a delle liste di paesi di origine sicuri e di paesi terzi sicuri come strumento
per rigettare o rifiutare le richieste di asilo;
4.6. l’utilizzo del termine « illegale» per qualificare i migranti o la migrazione.
L’AEDH rivendica:
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−
−
−
4.7. la soppressione dei visti per soggiorni di breve durata;
4.8. la soppressione del regolamento Dublino III e una politica di solidarietà europea
nell’accoglienza dei richiedenti asilo;
4.9. un controllo parlamentare e cittadino della sorveglianza delle frontiere esterne e
dell’agenzia FRONTEX;
4.10. un ruolo forte del Parlamento europeo nel monitorare l’applicazione delle direttive;
4.11. la ratifica da parte dell’Unione europea e degli Stati membri della Convenzione
internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro
famiglie.
5. Reclusione per violazione di legge e rispetto dei diritti Umani
I detenuti rimangono dei cittadini , privati esclusivamente ed in via eccezionale della libertà in virtù
della legge, libertà che ritroveranno dopo aver scontato la pena. Per cui i loro diritti al lavoro, alla
formazione, alla previdenza sociale devono essere mantenuti.
Prima di condannare ad una pena di reclusione, ogni altra pena alternativa deve essere valutata.
Le condizioni di reclusione devono essere armonizzate nell’Unione europea verso standard più
elevati
L’AEDH rivendica :
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−
5.1. che la privazione di libertà sia connessa ad una prospettiva di risocializzazione;
5.2. che il rispetto dei diritti civili e politici, il diritto al lavoro, il diritto alla formazione, il diritto
alla protezione e alla previdenza sociale dei detenuti siano rispettati;
5.3. che la preparazione all’uscita dal carcere e l’accompagnamento sociale al momento
dell’uscita dal carcere siano una priorità;
5.4. che la pena di reclusione sia la soluzione ultima dopo avere preso in considerazione le
pene alternative;
5.5. un adeguamento dei mezzi economici e delle risorse umane à questi fini;
5.6. un’armonizzazione delle condizioni di reclusione verso uno standard elevato;
5.7. la non applicazione del mandato di arresto europeo fintanto che non esiste una vera
armonizzazione dei reati e delle garanzie dei diritti degli individui;
5.8. l’applicazione delle regole penitenziarie europee (RPE);
5.9. l’applicazione di pene alternative per le persone detenute malate che rischiano di
vedere il loro stato di salute aggravarsi;
5.10. che i detenuti malati di mente non siano internati in carcere, ma altrove;
5.11. che i carceri rimangano sotto la responsabilità dello Stato e che la loro costruzione e
gestione non diventino un obiettivo lucrativo di mercato.
6. Dati personali e rispetto dei diritti Umani
La protezione dei dati personali è un diritto fondamentale e non uno “strumento per la crescita
economica”1.
A livello europeo, la protezione dei dati personali deve essere garantita allo stesso modo e con le
stesse garanzie da un unico testo giuridico che ricopra sia l’ambito amministrativo, sociale,
commerciale ed economico che l’ambito della polizia, della giustizia e dell’interno.
L’AEDH rileva una tendenza all’interno dell’Unione Europea a rispondere alle questioni di
sicurezza, in particolare quelle relative alla protezione delle frontiere, al controllo dell’immigrazione
e alla lotta contro il terrorismo, con una moltiplicazione sproporzionata dell’utilizzo di banche dati e
di sistemi di sorveglianza (Eurodac, Eurosur, Smart borders, SIS II, VIS etc.).
Peraltro, il diritto alla protezione dei dati personali viene sempre più considerato come uno
strumento a favore della libertà di mercato invece che come un diritto fondamentale cruciale
nell’ambito dell’era digitale e della mondializzazione.
In questo contesto l’AEDH rivendica:
1
Vedere l’esempio del comunicato della Commissione europea « I dati sono diventati la nuova moneta : il
valore dei dati personali dei cittadini dell’UE era di 315 miliardi di euro nel 2011 » (traduzione) (in “Data
protection reform : restoring trust and building the digital dingle market”. European Commission – Vivane
Reding, 17.09.2013 http://europa.eu/rapid/press-release_SPEECH-13-720_en.htm?locale=FR)
-
-
-
6.1. che la protezione dei dati personali rimanga un diritto fondamentale e non
semplicemente “uno strumento per la crescita economica”;
6.2. che la protezione dei dati personali sia garantita da un unico testo giuridico che ricopra
sia l’ambito amministrativo, sociale, commerciale e economico che l’ambito della polizia,
della giustizia e dell’interno;
6.3. la costituzione al livello nazionale e europeo di sistemi di controllo indipendenti e
efficaci per garantire i diritti delle persone;
6.4. che l’interoperabilità e l’interconnessione delle banche dati per garantire la sicurezza
siano limitate sulla base dei principi di legalità e di proporzionalità;
6.5. una regolamentazione severa dell’uso della biometria e il suo divieto nel settore
privato;
6.6. che l’uso delle telecamere di sicurezza, cosi come l’uso di droni muniti di telecamere,
siano sottoposti ad una regolamentazione e a dei controlli severi; un’autorizzazione ex ante
di un’istituzione giudiziaria dovrebbe essere richiesta;
6.7. que la direttiva 2006/24/CE sulla conservazione dei dati di comunicazione elettronica
per garantire la sicurezza sia rivista per una migliore garanzia dei diritti dei cittadini;
6.8. la promozione da parte dell’Unione europea di politiche di informazione e di
sensibilizzazione, in particolare per i minori, relative ai pericoli per la vita privata e all’utilizzo
dei dati personali nelle reti sociali e internet.
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EVENTI LIDU
La Lidu è la più antica antica Organizzazione laica che difende i diritti
dell’Uomo.
Si è aperta la campagna tesseramenti 2014.
Sosteniamola affinché non si spenga una delle poche voci indipendenti esistenti
in Italia
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L.I.D.U. Lega Italiana dei Diritti dell’uomo
TESSERAMENTO 2014
Socio Giovane
Socio Ordinario
Socio Sostenitore
Socio Benemerito
quota minima
quota minima
versamento minimo
versamento minimo
data ultima di versamento per il rinnovo
€ 10,00= (fino a 30 anni)
€ 50,00=
€ 200,00=
€ 500,00=
30 GIUGNO
NOTA
Poiché la L.I.D.U. è un'Associazione Onlus e la quota associativa è stata fissata ad euro 50,00- ogni
versamento maggiore della quota suddetta, verrà considerata come versamento liberale e potrà
essere dedotta, nei termini di legge, dalla dichiarazione dei redditi.
La condizione necessaria è che il versamento debba essere effettuato direttamente alla L.I.D.U.
nazionale, in qualsiasi forma, salvo che in contanti.
L'attestato del versamento dovrà essere richiesta alla Tesoreria nazionale.
si può effettuare il pagamento della quota dovuta a mezzo:
contanti; assegno; bollettino di c/c/postale n° 64387004
bonifico bancario IBAN IT 90 W 05216 03222 000000014436
bonifico postale IBAN IT 34 N 07601 03200 000064387004
Intestati a: F.I.D.H. Fédération International des Droits de l’Homme - Lega Italiana onlus
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5 x 1000
Come previsto dalla legge è possibile destinare il 5 x 1000 del reddito delle persone fisiche a fini
sociali.
La nostra Associazione è ONLUS e può beneficiare di tale norma.
Per effettuare la scelta per la destinazione, occorre apporre la propria firma e indicare il Codice
Fiscale
97019060587
nell'apposito riquadro previsto nei modelli dell'annuale denuncia dei redditi.
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RASSEGNA STAMPA
http://tech.fanpage.it/
Internet è un diritto universale dell’uomo: lo
dice l’ONU
Lo scorso venerdì l'ONU ha diffuso un documento che sancisce il diritto alla
connessione ad Internt come "universale e inalienabile". Ma alle buone
intenzioni potrebbero non corrispondere i necessari cambiamenti di fatto.
Che cosa significa “diritto universale dell’uomo”? A cosa ha diritto l’essere umano
per il semplice fatto di essere tale, a prescindere da qualsivoglia ulteriore specificazione di
genere, razza, credo e compagnia cantando?
Avrebbe diritto a molte cose in verità, tutte egualmente importanti ma non egualmente
rispettate: avrebbe diritto alla vita -per esempio- alla libertà individuale,
all’autodeterminazione, ad un giusto processo, ad una vita dignitosa e -ora- stando alle
dichiarazioni dell’ONU avrebbe diritto alla Rete.
Bene, verrebbe da pensare, allora è fatta! Ma naturalmente non è così.
Un diritto universale dovrebbe essere inalienabile e del tutto privo di eccezioni (se no che
razza di diritto universale è? Sarebbe piuttosto un diritto parziale), ma non ci risulta che il
diritto alla vita – ad esempio- venga rispettato sempre e ovunque da tutti gli stati aderenti
all’ONU… Per cui meglio non aspettarsi mutamenti rivoluzionari neppure per quel che
concerne il web, e limitarsi a plaudire ad una dichiarazione che ha la sua importanza sul
piano della scienza politica e della Storia, ma che potrà essere tranquillamente ignorata (da
taluni) e senza conseguenze.
L’ONU ha detto la sua, ed è importante (molto) che abbia finalmente riconosciuto la
centralità della comunicazione via Web in questa fase dell’evoluzione umana, ma
purtroppo la sua opinione non è determinante.
A dire il vero, molti esponenti politici di spicco del nostro Paese -intellettuali, artisti,
economisti, imprenditori- si sono espressi a favore del riconoscimento di Internet quale
diritto universale, ma quanti governi, oggi, sarebbero pronti ad accogliere
l’indicazione dell’ONU con tutte le implicazioni che ne derivano? La battaglia di
Sarkozy per l’approvazione della contestatissima legge Hadopi ne è un chiaro esempio. In
che modo l’inquilino dell’Eliseo metterà in pratica l’esplicito suggerimento dell’ONU?
Secondo quanto dichiarato da Frank La Rue -relatore speciale delle Nazioni Unite e autore
del documento in questione: “Poiché Internet è diventato uno strumento indispensabile
per realizzare una serie di diritti umani, la lotta contro la disuguaglianza, e accelerare lo
sviluppo e il progresso umano, garantire l’accesso universale a Internet dovrebbe essere
una priorità per tutti gli Stati”, ma non è tutto.
Il documento invita esplicitamente gli Stati membri al ritiro di quelle leggi che avallano la
disconnessione degli utenti in seguito a violazioni di copyright. Inoltre, sempre stando alla
dichiarazione, non avrebbero alcun valore le scuse accampate da alcuni stati al fine di
motivare le pratica censorie (vale a dire “la protezione della reputazione di singoli
individui”, la “sicurezza nazionale” o il “terrorismo”). Alla luce di tutto questo, come
giustificare l’intento del presidente francese di costringere alla disconnessione tutti coloro
che si macchiano di reati connessi alla pirateria informatica?
E ancora.
Il documento dell’ONU arriva pochi giorni dopo le dichiarazioni del Pentagono circa
l’equiparazione dell’attacco informatico alla dichiarazione di guerra. Ora: se
proviamo a guardare il quadro nel suo complesso, considerando anche (e sopratutto) la
vicenda WikiLeaks, come verranno interpretate dall’ONU le decisioni che gli Stati Uniti
prenderanno in futuro? In che modo una presa di posizione di questo tipo influirà sul
trattamento che il governo di Washington sta riservando -in questo stesso momento- a
Bradley Manning?
Quel che è certo è che La Rue ce l’ha messo tutta. Ha definito internet “rivoluzionario”, ha
sottolineato che potrebbe ”migliorare la trasparenza nella gestione del potere, l’accesso
alle informazioni, e facilitare la partecipazione attiva dei cittadini nella costruzione di
società democratiche”. Ha persino dichiarato l’ostilità dell’ONU nei confronti di quegli stati
che “criminalizzano l’espressione online” che creano leggi al solo obiettivo di limitare
l’espressione su Internet, e non si riferiva di certo solo a Cina, Cuba e Iran…
Questo sarà ricordato come l’anno delle rivoluzioni che esplodono attraverso la rete, sarà
ricordato come l’anno in cui la tecnologia ha assunto un ruolo decisivo nella vita umana e
intorno a questo mutamento va costruendosi una nuova etica, una nuova
legislazione internazionale -in definitiva- un nuovo mondo. Un mondo che, nella
migliore delle ipotesi, smetterà di delegare ai potenti di turno la facoltà di determinare il
corso dell’evoluzione del genere umano e imporrà alla propria specie il rispetto di quello
che è giusto.
L’auspicio dell’ONU potrà trovare piena realizzazione solo se i cittadini del mondo
torneranno a reclamare il rispetto di tutti i diritti universali sanciti dalla Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo; un documento splendido, ma che va sempre più
arricchendosi di buoni propositi svuotati di senso.
Spetta a tutti il compito di far sì che la Rete diventi un diritto. Come? Facendo il proprio
dovere.
Si potrebbe dire che, in fondo, ogni diritto universale nasconde in sé un dovere
universale; un dovere che consiste -banalmente- nell’impegnarsi ogni giorno
nella rivendicazione di quel diritto. E non solo per se stessi.
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http://unipd-centrodirittiumani.it/
26/2/2014
Ufficio Scolastico Regionale della
Lombardia: Linee Guida per l’educazione di
Cittadinanza e Costituzione
© Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca
L’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia, con la collaborazione dei referenti
provinciali UST coordinati dalla dott.ssa Simona Chinelli e con la consulenza del prof.
Luciano Corradini, ha predisposto delle Linee Guida per l’educazione di Cittadinanza e
Costituzione per le scuole collegate in Reti territoriali della Regione.
Il documento, partendo dai riferimenti legislativi e dalle indicazioni nazionali ministeriali,
contiene direttive e strumenti operativi da utilizzare nella progettazione didattica e nelle
strategie d’azione regionali.
L’educazione di Cittadinanza e Costituzione è prevista dalla legge 169/2008 come
percorso educativo per fondare il concetto di cittadinanza non solo come status
giuridico di una persona ma come dimensione dell’appartenenza originaria di ogni
persona e presa di coscienza dei principi fondamentali dei diritti di ciascuno.
È necessario, per questo, unire la dimensione cognitiva delle tematiche relative al concetto
di cittadinanza con la sensibilità ai problemi civici e la responsabilità nella partecipazione al
bene comune. Il collegamento diretto con il Diritto internazionale dei diritti umani risulta
evidente.
È in quest’ottica che sono state avviate, negli anni scorsi, diverse iniziative di formazione
dal Ministero dell’Istruzione, in sinergia con le Istituzioni più sensibili e competenti, come il
Centro di Ateneo per i Diritti Umani dell’Università di Padova. Ricordiamo i due “Corsi
di Alta Formazione per esperti in educazione civica, cittadinanza, costituzione” e il
recente “Cittadinanza e Costituzione: apprendere l’Unione Europea a scuola”.
Risorse
Strumenti internazionali
Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’educazione e la formazione ai diritti umani
Collegamenti
Attività di formazione e collaborazione con le scuole del Centro d'Ateneo per i Diritti
Umani dell'Università di Padova
Azioni 2013-2014 dell’USR Lombardia per Cittadinanza e Costituzione e Linee di indirizzo
in allegato.
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http://www.economiaepolitica.it/
Le illusioni di Maastricht e l’Europa
reale
Luigi Pandolfi - 21 Febbraio 2014
Sono passati ormai più di vent’anni da quel 7 febbraio del 1992, quando i paesi pionieri della
Comunità europea firmavano il trattato istitutivo della nuova Europa. Nel frattempo sono cambiate
tante cose, a cominciare dalla percezione del processo di integrazione. Si può dire che un ciclo si è
ormai irrimediabilmente chiuso?
Sul piano storico il documento siglato a Maastricht costituiva un atto di grande valore simbolico, se
non altro perché veniva adottato dopo la caduta del Muro di Berlino, l’evento politico più
dirompente dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Oltre il dato formale, esso celebrava la
vittoria del capitalismo e del libero mercato sul socialismo dirigista del vecchio blocco sovietico.
C’era enfasi nelle sue parti iniziali. La nuova Europa avrebbe dovuto assicurare “uno sviluppo
armonioso ed equilibrato delle attività economiche nell’insieme della Comunità”, “alti livelli di
occupazione e di protezione sociale”, “il miglioramento del tenore e della qualità della vita” delle
persone, un “elevato grado di convergenza dei risultati economici”, perfino la “solidarietà tra gli
stati membri”.
Di questi macro-obiettivi non se ne è realizzato nessuno. Partiamo dal primo, “uno sviluppo
armonioso ed equilibrato delle attività economiche”. C’è un dato che più di altri dà il senso
dell’insostenibilità dell’attuale modello di integrazione europea, quello relativo agli squilibri
macroeconomici che si sono venuti a creare tra i paesi della zona Euro. La forbice tra paesi in
surplus e paesi in deficit si è allargata di molto in questi anni, con la Germania che, dall’entrata in
circolazione della moneta unica (2002) a tutto il 2012[1], ha accumulato saldi positivi della bilancia
commerciale con i restanti paesi Ue di circa 1300 miliardi di euro, sforando sistematicamente la
percentuale del 6% annuo sul Pil imposto dalla regola vigente. Insieme alla Germania altri paesi del
nord, come Austria, Olanda e Finlandia, fanno registrare saldi positivi delle loro partite correnti,
mentre tutti i paesi della fascia mediterranea, più l’Irlanda, presentano i propri conti in rosso (Paesi
Piigs). L’Europa, in breve, è divisa ormai strutturalmente tra un centro ed una periferia, le cui
dinamiche economiche seguono un andamento necessariamente asimmetrico. Stiamo parlando del
contrario di “uno sviluppo armonioso ed equilibrato” delle attività economiche per come il Trattato
vagheggiava.
Veniamo al secondo obiettivo, “alti livelli di occupazione e di protezione sociale”. Cifre alla mano
siamo di fronte ad una situazione record per quanto riguarda i tassi di disoccupazione, che
nell’intera zona euro ha raggiunto ormai la soglia del 12,1%, con quella giovanile al 24,3%
(Novembre 2013). Il dato, ovviamente, non sottende una situazione di omogeneità tra i paesi
dell’Eurozona. Anzi. C’è una perfida simmetria tra i saldi commerciali negativi e gli alti livelli di
disoccupazione in alcuni paesi e, viceversa, tra i saldi positivi e la bassa disoccupazione in altri: al
terzo trimestre del 2013 in Austria, in Germania e in Olanda il tasso era rispettivamente del 4,8%,
del 5,2% e del 7% (In aumento), mentre in Grecia ed in Spagna rispettivamente del 27,4% e del
26,7%, del 16,3% in Portogallo, del 12,7% Italia, del 12,1% Irlanda (In calo). E lo stesso discorso
vale per quella giovanile.
Interessante osservare in questo quadro il trend del tasso di disoccupazione in Italia e in Germania
dal 2002 (immissione dell’euro sul mercato) al 2013. L’Italia passa dal 9,1% al 12,7%, la Germania
dal 9,8% al 5,2%.
In tema di “protezione sociale”, invece, non solo non si sono fatti passi in avanti, ma, per le
politiche di austerity di questi anni, molte delle conquiste previdenziali, di lavoro, di welfare in
generale, sono state smantellate. Dalla Grecia all’Italia, passando per il Portogallo, la Spagna e
l’Irlanda, l’austerità, tra il 2008 ed il 2012, ha prodotto tagli alla spesa sociale per più di 230
miliardi di Euro. In Italia, secondo stime della Cgil, la spesa destinata ai servizi sociali è stata
tagliata nello stesso periodo del 78,7%, passando dai 2,5 miliardi di Euro del 2008 ai 538 milioni
del 2011[2]. Una mannaia che ha colpito principalmente i paesi più indebitati, ma che, seppure in
misura minore, non ha risparmiato neanche i tedeschi.
Per il terzo obiettivo, “miglioramento del tenore e della qualità della vita” dei cittadini europei, non
ci sarebbe bisogno di nessun commento. Ma qualcuno potrebbe obiettare: il peggioramento delle
condizioni di vita degli europei è il prodotto della crisi, che non nasce in Europa. Ammesso che
l’attuale modello di unione economica e monetaria non avesse influito direttamente sulla crisi, tutti i
vincoli di bilancio imposti agli stati membri sicuramente ne hanno aggravato il decorso, innescando
una spirale austerità/recessione che ancora oggi gira su se stessa, come molti economisti peraltro
avevano ammonito[3]. Nel merito basta riportare l’ultimo dato fornito da Eurostat: il numero di
poveri nell’Ue è passato da 6 milioni nel 2009 a 120 milioni in totale nel 2013. Di questi 18 milioni
ricevono aiuti alimentari finanziati dalla Ue, mentre altri 43 milioni, tra cui tanti bambini, non
riescono giornalmente a nutrirsi a sufficienza[4].
Finiamo con la “convergenza dei risultati economici”. Il quadro macroeconomico europeo, e quello
dell’Eurozona in particolare, presentano, come si diceva, chiari segni di squilibro e situazioni
socioeconomiche spesso agli antipodi. Non solo non si è realizzata alcuna convergenza tra le aree
economiche che ne compongono lo scacchiere, ma si sono accentuate le distanze già esistenti tra di
esse. Oggi l’Europa è un campo di battaglia, dove a predominare sono gli egoismi dei paesi più
forti, secondo una logica mercantilista che è il contrario della “solidarietà tra gli stati membri”,
quinto ed ultimo macro-obiettivo che abbiamo deciso di prendere in esame.
Doveva andare per forza così? Secondo alcuni il trattato istitutivo dell’Unione era “orientato alla
crescita” e lasciava ampi margini di manovra agli stati membri per le loro politiche economiche
espansive. Dunque solo con l’adozione proditoria di atti successivi si sarebbe configurata l’attuale
struttura rigorista dell’Unione.[5] E’ una tesi non convincente. Come tutte le tesi che rimandando ad
un presunto tradimento delle motivazioni “originarie” del processo di integrazione.
Intanto perché i criteri di convergenza vengono già fissati con il Trattato di Maastricht, poi resi più
stringenti da quello di Amsterdam (1997), fino alla paranoia del Six Pack e del Fiscal Compact. In
secondo luogo perché accanto al rigore, tutta l’impalcatura normativa dell’Unione è stata costruita
secondo canoni “mercatisti”. Il fatto che fino ad un certo punto quella impalcatura abbia potuto
convivere con sistemi di welfare avanzati si spiega soltanto con la configurazione bipolare del
mondo per oltre un quarantennio. Caduto il Muro di Berlino, infatti, l’accelerazione verso
l’integrazione economica e monetaria ha seguito la sua strada “naturale”, all’insegna del rigore da
un lato e del liberismo dall’altro. Il tutto condito da un sistema di cambio fisso, che, impedendo
operazioni di rilancio dell’economia mediante svalutazione esterna, ha imposto ai paesi membri di
competere tagliando la quota salari, precarizzando il lavoro, cancellando diritti acquisiti.
Il resto è storia di questi giorni. Ci si chiede se questa Europa è riformabile. Forse, ma a condizione
che si parta dalle fondamenta.
[1] Guida mercato: Germania, a cura di ICE- Agenzia per la promozione all’estero e
l’internazionalizzazione delle imprese italiane, Berlino, Gennaio 2013.
[2] Rapporto sui diritti globali, a cura di Associazione SocietàINformazione ONLUS, Ediesse, Giugno 2011.
[3] Lettera degli economisti, in Economia e Politica, 15 giugno 2010.
[4] European social statistics – 2013 edition, Eurostat pocket book, January to March 2013.
[5] Giuseppe Guarino, Un golpe chiamato euro, in Il Foglio, 13 novembre 2013.
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http://www.aduc.it/
Immigrazione. Le nuove Linee guida per
l’accoglienza e l’integrazione degli studenti
stranieri
Articolo di Cristiana Olivieri *
25 febbraio 2014 17:15
Lo scorso 20 febbraio il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca ha pubblicato le
nuove "Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri", documento definitivo
che ha seguito l'elaborazione dei dati raccolti negli ultimi anni dalla Direzione Generale per lo
Studente del MIUR.
Il testo prende forma a seguito delle mutate circostanze socio-culturali, profondamente influenzate
dalla globalizzazione e dall'aumento del fenomeno migratorio, da cui sono scaturite esigenze di
tutela per gli studenti stranieri e il loro percorso formativo, in parallelo a quello degli studenti
italiani.
Gli ultimi dati parlano chiaro: gli alunni con cittadinanza non italiana nelle nostre scuole sono
passati a 830.000, in confronto ai 430.000 del 2006, anno a cui risalgono le ultime Linee Guida.
Scopo principale di questo documento è quello di fornire agli istituti scolastici soluzioni
organizzative e didattiche per accogliere e facilitare l'integrazione di ragazzi di origine non
italiana che frequentano le scuole del nostro Paese, elaborando percorsi personalizzati in
considerazione alle particolari situazioni familiari degli studenti: famiglie miste, ambienti familiari
non italofoni, minori non accompagnati nel territorio italiano, alunni rom, sinti e caminanti, ecc..
L'iscrizione avviene con procedure online al sito www.iscrizioni.istruzione.it, dove le informazioni e
le indicazioni sono fornite in maniera molto chiara; seguendo le indicazioni del sito si può effettuare
la registrazione e l'iscrizione guidata. Una parte del sito contiene le domande più frequenti (F.A.Q.),
estremamente utili per la risoluzione di problemi diffusi: ad esempio, si prevede che, nel caso in cui
la famiglia dello studente da iscrivere non disponga di un computer o l'alunno sia figlio di irregolari,
quindi sprovvisto di codice fiscale, ci si può rivolgere direttamente ad una scuola del territorio per
assistenza nelle procedure. La documentazione necessaria per l'iscrizione consiste in: documenti
sanitari che attestino le vaccinazioni obbligatorie (che altrimenti devono esser fatte) e documenti o
autocertificazioni sugli studi compiuti nel Paese di origine (qualora siano stati effettuati). Nella fase
di inserimento si richiede anche un costante e proattivo coinvolgimento delle famiglie, che devono
mantenersi in contatto con la struttura scolastica, ed eventualmente possono servirsi di mediatori
culturali o interpreti messi a disposizione dalle scuole.
Per quanto concerne la valutazione degli studenti, come già previsto dal D.P.R. 394/99 all'art. 45, i
minori con cittadinanza non italiana sono soggetti alle stesse forme e modalità di valutazione
utilizzate per gli italiani, ad es. voti espressi in decimi, verifiche periodiche e finali, ammissione alla
classe successiva con valutazione almeno di 6/10, rilascio pagelle, ecc., con le dovute
personalizzazioni in base al background formativo, comprensione della lingua e tipologia di scuola
frequentata. Le prove degli esami di Stato non possono in alcun modo essere differenziate,
nemmeno formalmente.
L'orientamento nella scelta del percorso formativo, sia per l'università che per la scuola superiore,
assume carattere cruciale e deve essere facilitato e reso completo con l'aiuto dei docenti, anche al
fine di evitare ritardi nell'istruzione, quindi aggravio di costi e maggiori difficoltà per l'integrazione.
Le Linee Guida prevedono ovviamente assistenza nell'insegnamento della lingua italiana, dove
assumono ruolo centrale i docenti nella fase di inserimento, e i compagni nella fase del
miglioramento delle capacità comunicative nel cosiddetto L2 ( l'italiano come lingua appresa in un
momento successivo rispetto alla lingua-madre).
Dal momento dell'inserimento fino alla completa integrazione, gli studenti attraversano tre fasi:
l'apprendimento iniziale dell'italiano L2 per la comunicazione di base, quella intermedia di
acquisizione del linguaggio per l'apprendimento e infine l'apprendimento dei contenuti insieme agli
alunni italofoni.
Sono previste per la prima fase da 8 a 10 ore di insegnamento della lingua italiana come L2 (lingua
seconda) per la durata di 3 o 4 mesi, organizzate secondo livelli di apprendimento e non in base
all'età degli studenti; il tutto affiancato da attività di laboratorio linguistico per lo sviluppo della
capacità di ascolto, scrittura e lettura. Oltre a queste attività, il supporto più importante, a giudicare
dai dati statistici, consiste nell'"apprendimento integrato", ovvero il contatto continuo e diretto con
gli studenti italofoni.
In un contesto multiculturale e multietnico è stato inoltre inevitabile assumere un approccio
multilinguistico anche nelle comunicazioni e negli avvisi all'interno dell'ambiente scolastico.
Anche la formazione del personale docente deve tenere conto del panorama variegato delle scuole:
già nel 2010, il decreto 249 richiedeva per gli insegnanti capacità gestionali e relazionali che
favoriscano l'integrazione degli alunni con background diversi; così come il contratto nazionale di
docenti e personale ATA dello scorso luglio e il decreto-legge 104/2013 (art. 16, lettera c) prevedono
finanziamenti specifici per la formazione del personale in aree con forte processo migratorio o
frequentate da nomadi.
Rilevanti nel percorso di integrazione sono anche i CPIA (Centri Provinciale per l'Istruzione degli
Adulti), che hanno il compito di favorire la scolarizzazione e l'organizzazione di corsi di lingua per
adulti, a cui è richiesto, ai fini del rilascio del permesso di soggiorno, il superamento di un test di
italiano di livello almeno A2 secondo il Quadro Comune Europeo per la conoscenza delle lingue.
Infine, per accedere a tutti i servizi offerti sul territorio e garantire la diffusione di informazioni,
anche normative, utili al processo di integrazione, è stato istituito il Portale Integrazione Migranti
dalla collaborazione tra Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Miur e Ministero
dell'Integrazione, finanziato dal Fondo Europeo per l'Integrazione, dove i migranti possono
orientarsi su diversi campi della vita quotidiana: Lingua italiana, casa, salute, minori, mediazione e
altro ancora.
* Consulente legale Aduc
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http://www.linkiesta.it/
Quando manca il tempo per
leggere
È una delle scuse più usate da chi non legge e, quando è vera, si sono
dei trucchi per aggirarla
Matteo B. Bianchi
Qualche giorno fa è apparso su Medium, poi ripreso sul sito di Internazionale, un articolo firmato da
Julian Smith, un amministratore delegato che intendeva svelare il proprio metodo per riuscire a
leggere 52 libri l’anno, ossia uno a settimana. Confesso di averlo trovato piuttosto discutibile. Sono
felice per il signor Smith e per i suoi traguardi, concordo sull’entusiasmo verso la lettura e i suoi
benefici, ma metto in dubbio l’universalità della ricetta.
L’articolo mi ha fatto però riflettere sulle ragioni per le quali la gente legge poco.
La motivazione più diffusa, direi quella standard, è la seguente: «Mi piacerebbe tanto leggere, ma
non ne ho mai il tempo». Dopo anni che me la sento ripetere ho capito che chiunque pronunci
questa frase stia mentendo. E la menzogna non risiede nella seconda parte («...non ne ho mai il
tempo»), ma nella prima («Mi piacerebbe tanto leggere...»).
Quello per leggere è uno dei momenti più difficili da trovare in una comune giornata. Qualunque
impegno (e intendo proprio qualunque) risulta più pressante e ineluttabile se paragonato alla lettura.
In primo luogo perché la lettura è sempre rimandabile, mentre svariate altre attività non lo sono
(fare la spesa, stirare, lavare, cucinare, portare la macchina dal meccanico, prendere i figli a scuola,
sono necessità pratiche che richiedono la nostra più immediata presenza).
Inoltre la lettura è uno spazio sempre adattabile (posso leggere due pagine o venti o centocinquanta),
dà l’impressione di poter essere agilmente recuperato (leggo stasera prima di dormire), mentre altre
attività, anch’esse ascrivibili al piacere o al benessere personale, non lo sono (non posso andare in
palestra solo cinque minuti o dal parrucchiere stanotte).
Infine la lettura, in quanto occupazione inesorabilmente solitaria, implica una sensazione di egoismo
che è difficile da sostenere con serenità. Una madre che esasperata dal caos domestico si chiude in
cucina a stirare prenderà questo piccola azione di barricamento come legittima e giustificata; la
stessa madre che si chiude marito e figli fuori dalla camera da letto per leggere mezzora in santa
pace lo percepirà come un lusso che è ingiusto concedersi.
Dunque, come se ne esce?
Io credo che, come per tutte le cose, ognuno debba trovare la propria soluzione, applicando una
metodologia che forse non è valida per gli altri ma può funzionare per sé.
Quando qualcuno mi dice «Mi piacerebbe tanto leggere, ma non ne ho mai il tempo», io penso
sempre una sola cosa: «No, non ti piace abbastanza». Perché io lo adoro e quindi lo trovo, così come
trovo quello per mangiare o per fare l’amore. Certi spazi si trovano.
Le persone che si lamentano per la scarsità del tempo a disposizione sono spesso le stesse poi ti
vengono a dire che la sera prima non c’era alcun programma decente in tv, testimoniando
inconsapevolmente che l’ipotesi di spegnere l’apparecchio e preferirgli un libro non è stata presa
neanche in considerazione, o che durante i viaggi in treno passano il tempo a mandare sms. E potrei
fare numerosi esempi analoghi.
Julien Smith propone come formula vincente per leggere circa un libro a settimana un regime
severissimo: darsi l’obiettivo di 40 pagine al giorno. Ma è implicito che ne parli da privilegiato, da
uno che può concedersi di sedersi ogni mattina al bar e leggere la sua dose prestabilita di libro,
come infatti dichiara. Nel mondo reale le cose sono differenti.
La disciplina, certo, è una soluzione possibile. Che siano 5, 10, 100 pagine (ognuno di noi ha la sua
velocità), se uno stabilisce un traguardo personale quotidiano e si impegna per conseguirlo può
ottenere il suo risultato. Nel mio caso non funzionerebbe, sono indisciplinato per natura, un maestro
nell’arte di trovare alibi e procrastinare, lascio dunque i fioretti monacali alle personalità in grado di
gestirli. Ho anche l’impressione però che la mia condizione sia piuttosto diffusa, che quasi tutti
siamo un po’ così. Tuttavia, malgrado questa mancanza di forza di volontà io riesco a leggere più di
un centinaio di libri all’anno. Come faccio?
Il mio metodo è semplice e si riduce a un solo precetto: porto sempre un libro con me. Per quanto
mi riguarda non c’è tragitto breve abbastanza (una fermata di metropolitana equivale a una pagina o
due), non c’è attesa che meriti di essere sprecata (dal dentista, in posta, a un colloquio di lavoro),
non c’è opzione ritardo che non possa essere calcolata (quando vado a prendere qualcuno in
stazione o all’uscita dal lavoro). I momenti dedicabili alla lettura in questo modo spuntano come
funghi.
Tenere un libro di racconti nel cruscotto della macchina, per esempio, a volte si rivela essenziale:
bloccati da un ingorgo in autostrada, gli altri che strombazzano, tu che ti immergi in un altro
privatissimo, universo. Ha del miracoloso. E se una volta c’era il possibile fastidio delle dimensioni
e del peso del volume da portarsi dietro, oggi l’avvento dell’e-reader ha eliminato anche queste
eventuali seccature.
Ribadisco: non penso che questa sia una soluzione universale. C’è chi non è in grado di sopportare
letture frammentarie o ha bisogno di maggiore concentrazione. Come enunciavo prima, credo che a
ognuno spetti il compito di trovare la propria. Io dico solo che è possibile trovarne.
E alle persone che ho incontrato direttamente, a quelle che nel corso del tempo mi sono venute a
dire la fatidica frase «A me piacerebbe tanto ma...», ecco, finalmente posso svelarvelo: con me non
attacca.
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http://www.altreconomia.it/
Discriminazioni e violazioni di legge - Il
comunicato di Nazione Rom
Ecco un estratto di un lungo comunicato stampa dell'associazione Nazione Rom
[...]
A Firenze continuano gravi violazione dei DIRITTI UMANI: da giorni è in corso una
CAMPAGNA STAMPA DEMAGOGICA e PROPAGANDISTICA. Le istituzioni locali invece
di combattere la povertà applicando politiche di inclusione spendono denaro pubblico per
combattere i poveri predisponendo misure coercitive contro gli stessi ed in aperta
violazione delle direttive europee.
La MILITARIZZAZIONE della STAZIONE di SM NOVELLA punto di transito per pedoni e
normali cittadini sta per essere sottoposta a vincoli restrittivi delle LIBERTA' della
PERSONA violando la stessa CARTA dei DIRITTI FONDAMENTALI EU.
L'Associazione Nazione Rom, gli attivisti del Consiglio Nazionale Rom in sinergia e
solidarietà attiva e concreta con i difensori dei diritti umani riunitesi a Firenze, dal 21 al 23
febbraio 2014 c/o l'Istituto Gould, nell'ambito della campagna CHARM ing youth work,
diretta emanazione della COMMISSIONE EUROPEA - diritti fondamentali e cittadinanza
ha iniziato un monitoraggio costante e quotidiano della Stazione di SM Novella già teatro,
durante l'ultimo anno, di gravissime violazione dei Diritti Umani.
[...]
La richiesta di incontro con carattere di urgenza con le istituzioni toscane ed il ripristino
della LEGALITA' DEMOCRATICA Europea, Nazionale e Regionale appaino condizioni
improrogabili ed improcastinabili. Ogni tentativo di limitare la libertà di spostamento e di
vita delle persone di etnia Rom, ogni tentativo di aprire una vera e propria guerra contro
i poveri, gli ultimi, gli emarginati e gli esclusi verrà denunciato e severamente
perseguito a norma di legge.
Il 4 aprile 2014 si riunirà a Bruxelles il ROMA SUMMIT: la consegna della Commissione
Europa è "go to local". Buone prassi, inclusione, rispetto degli accordi quadro strutturali,
queste in sintesi le priorità per la ripresa e lo sviluppo, economico, finanziario, culturale ed
umano a Firenze, in Toscana ed in tutta Italia.
Ufficio Stampa e Comunicazione
ASSOCIAZIONE NAZIONE ROM
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http://www.agoramagazine.it/
Domenica, 02 Marzo 2014 00:00
Premio "No Peace Without Justice per
i Diritti Umani”: in Senato la cerimonia
di consegna
Scritto da redazione politica
ROMA - Il 3 marzo prossimo, nella Sala Zuccari del Senato della Repubblica, in Via
della Dogana Vecchia, si terrà la cerimonia della consegna del Premio "No Peace
Without Justice per i Diritti Umani”.
Dal 1994 Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) opera nella difesa dei diritti umani e
nella promozione dello stato di diritto e della legalità, quali elementi costitutivi di ogni
ordinamento democratico. NPSG ritiene che la difesa e il rispetto dei diritti umani e delle
libertà politiche e civili siano valori fondamentali per lo sviluppo della democrazia e che
le violazioni di tali diritti e libertà non possano essere giustificate dalla ragion di stato,
dalla difesa della “stabilità politica” di regimi totalitari o da motivi culturali o religiosi.
A tal fine, NPSG organizza il “Premio No Peace Without Justice per i Diritti Umani”,
che quest’anno, verrà consegnato il 3 marzo, in concomitanza con la ricorrenza della
nascita di Sergio Stanzani, Presidente di Non c’è Pace senza giustizia e del Partito
Radicale, recentemente scomparso.
Il Premio è un riconoscimento volto a sostenere attivisti politici, leader della società
civile, ONG e gruppi di cittadini che si battono per la tutela dei diritti umani, per la
promozione della democrazia, dello Stato di diritto e della giustizia internazionale, in
Italia e nel mondo. Il Premio sarà organizzato con il sostegno del Presidente della
Repubblica, il Patrocinio del Senato della Repubblica, del Ministero degli Affari Esteri e
della Commissione Europea, in consultazione con la Commissione Straordinaria per la
tutela e la promozione dei diritti umani del Senato e il Comitato Interministeriale per i
Diritti Umani presso il Ministero degli Esteri, e in collaborazione con le ONG, italiane e
internazionali, partner di NPSG.
Il Premio ha inoltre lo scopo di dare maggiore visibilità in Italia alle questioni legate alla
tutela dei diritti umani, attraverso il coinvolgimento delle più altre cariche dello Stato e
delle sedi che istituzionalmente si occupano di diritti umani. Il Premio, che è un
riconoscimento politico e non ha carattere monetario, ha due sezioni: una per le attività
svolte in Italia e una per le attività a livello internazionale. Per ognuno dei candidati il
Segretariato preparerà un dossier, accompagnato da tutta la documentazione a supporto
della candidatura. Una Commissione giudicatrice del Premio, composta da personalità
autorevoli nel mondo dei diritti umani e da rappresentati degli organi istituzionali
coinvolti, esaminerà le candidature e selezionerà i Laureati per ognuna delle categorie.
La consegna del Premio avverrà nel corso di una cerimonia che si terrà al Senato, alla
presenza del Ministero degli Esteri e delle più alte cariche dello Stato. A seguire sarà
organizzata una conferenza stampa, allo scopo di dare diffusione mediatica al Premio.
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http://www.radicali.it/
Cominciamo bene?
24/02/2014
Da una nota diffusa sul profilo Facebook di Rita Bernardini, Segretaria nazionale di
Radicali italiani: Alle 9.36 ricevo la telefonata di Andrea Orlando, neo Ministro della
Giustizia, che vuole incontrarmi e -ufficialmente- incontrare i radicali.
Trovo questa telefonata molto positiva, anche per il tono amichevole e affettuoso. Il
Presidente Napolitano lo ha detto: "Non c’è da perdere nemmeno un giorno". E,
invece, sono stati persi anni, mesi, giorni, vite umane straziate a migliaia, mentre lì –
praticamente nella porta a fianco – si ascoltavano le urla provocate da un dolore
insopportabile nei corpi e nelle anime. Una sofferenza inflitta per mano dello Stato
che non rispetta le sue leggi, quelle riguardanti i Diritti Umani fondamentali, scritte
nella Costituzione italiana, nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, nella
Dichiarazione universale dei diritti umani.
NON C'E' DA PERDERE NEMMENO UN GIORNO: QUESTO E' IL MIO IMPEGNO.
Il governo Renzi e i diritti umani
Articolo di Luigi Cancrini Paolo Izzo pubblicato su L'Unità, il 25/02/14
La R stilizzata di Renzi che cambia verso ricorda la falce e il martello? Il nuovo Pd
sembra preferire pericolose svolte destro-centriche mentre abbandona il suo
«martellante» impegno in difesa di diritti umani, civili, sociali di cui ormai si occupano
solo pochi Radicali mentre resta una falce addolcita che non presagisce niente di
buono per la Sinistra. Paolo Izzo Il discorso programmatico di Renzi non ha preso di
petto il problema dei diritti civili. La presenza, nella coalizione, di personaggi come
Giovanardi e Alfano o Sacconi e Schifani non gli ha permesso (e non gli permetterà)
fughe in avanti sulla liberalizzazione delle droghe leggere, sulla fecondazione
assistita, sullo ius soli o sul riconoscimento delle coppie gay. A meno che non riesca,
Renzi, a giocare su due piani distinguendo (come già accadde alla Dc e al Pci molti
anni fa in tema di divorzio e di legge sull’aborto) il ruolo del governo da quello del
Parlamento dove, su temi come questi, il Pd potrebbe trovare punti d’intesa anche
con il Movimento 5 Stelle: se, volente o nolente Grillo, le sue truppe riusciranno, su
questi punti, a muoversi in modo coerente con le idee di progresso cui molti di loro si
ispirano. Come è già accaduto, qualche tempo fa, con la legge sull’emigrazione:
dove l’abolizione del reato di clandestinità e il superamento dei Cie è stato visto
anche dai 5 Stelle come una vera e propria emergenza umanitaria. Ce la farà il
Sindaco a muoversi su questa strada? Spero di sì. Contando soprattutto sul fatto
che, per quanto attenti a far vedere che stanno alzando la voce, Alfano & C. sanno di
non poter troppo tirare la corda della crisi. Che per loro significherebbe, oggi,
scomparire dalla scena politica italiana.
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http://www.firstonline.info/
Amnesty lancia campagna contro la
violenza sulle donne
Roma, 21 feb. (TMNews) - Amnesty lancia una grande campagna contro la violenza domestica sulle
donne. A infliggerla sono gli uomini di casa, mariti, compagni, fidanzati, padri. E' la violenza
domestica, un crimine che in Italia non viene denunciato in oltre il 90 per cento dei casi. A esserne
vittime sono sempre le donne. Di queste, oltre 100 ogni anno vengono uccise per mano di un uomo.
Nella maggior parte dei casi il colpevole e' un partner o un ex partner, solo in rare circostanze si
tratta di uno sconosciuto.
La violenza contro le donne e' uno scandalo dei diritti umani. Fermarla e' urgente e necessario.
Per difendere le donne che, ogni giorno in Italia, subiscono violenze e rischiano la vita e per
restituire loro una vita in cui il rispetto dei diritti sia garantito e protetto, in occasione dell'8 marzo Giornata internazionale della donna, Amnesty International Italia lancia una campagna di
sensibilizzazione e raccolta fondi tramite SMS solidale al 45599 che sara' attiva dal 23 febbraio al
16 marzo.
Alla campagna, online dalle 00.01 di domenica 23 febbraio sul sito sms.amnesty.it, hanno aderito
Alessandro Gassmann, Cesara Buonamici, Andrea Sartoretti, Antonella Elia, Claudia Gerini, Giulia
Bevilacqua, Maria Grazia Capulli, Ottavia Piccolo, Sabrina Impacciatore, Valentina Lodovini,
Yvonne Scio', Dacia Maraini, Carmen Consoli, Max Gazze' e Afterhours.
Attraverso la campagna, Amnesty International Italia intende sollecitare le istituzioni a promuovere
una legge specifica sulla parita' di genere, il finanziamento e l'aumento dei centri d'accoglienza per
le vittime di violenza e un adeguato coordinamento tra la magistratura, la polizia e gli operatori
sociosanitari. L'organizzazione per i diritti umani realizzera' inoltre attivita' che favoriscano una
maggiore sensibilizzazione della societa' civile, delle istituzioni scolastiche e degli organi di
informazione per una rappresentazione non stereotipata e non discriminatoria delle donne.
Fermare il femminicidio e la violenza contro le donne e' una delle richieste contenute nell'Agenda in
10 punti per i diritti umani che Amnesty International Italia ha presentato a tutti i candidati e leader
di coalizione, nell'ambito della campagna "Ricordati che devi rispondere", nel corso dell'ultima
campagna elettorale. Tale richiesta e' stata sottoscritta da 117 parlamentari.
Dopo la ratifica parlamentare, il 19 giugno 2013, della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla
prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica (Convenzione di
Istanbul), l'8 agosto il governo ha approvato un decreto legge - convertito in legge il 15 ottobre contenente una serie di misure repressive nonche' di tutela delle vittime della violenza avvenuta,
riconoscendo in questo modo l'esistenza di una situazione grave ma non ancora adeguatamente
affrontata.
Amnesty International Italia ritiene essenziale, nello spirito della Convenzione di Istanbul, che
venga attribuita importanza prioritaria alle misure di prevenzione della violenza nei confronti delle
donne. Per questo, in contemporanea con l'sms solidale, ha lanciato un appello al presidente del
Consiglio e ai presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati
(www.amnesty.it/fermiamo-violenza-contro-donne).
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http://www.ansa.it/
Femen a Parigi contro la Timoshenko
25 febbraio, 17:00 Femen a Parigi contro la Timoshenko
Nuova manifestazione delle Femen a Parigi. Un gruppo finge di essere impiccato con un
cappio che ricorda il taglio di capelli di Yulia Timoshenko, sulla piazza dei diritti umani, nei
pressi della Torre Eiffel. Le Femen hanno manifestato contro sulla piazza dei diritti umani,
nei pressi della Torre Eiffel contro la Timoshenko, recentemente liberata dalla prigione nel
tumulto della protesta contro il governo ucraino. Secondo le attiviste e' solo un altro
burattino della Russia non differente dall'ex presidente Yanukovych.
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http://www.ilvelino.it/
Diritti umani, presentato in Senato rapporto
annuale sul Sudan
L'associazione Italians for Darfur mostra video che
testimonia bombardamenti
di com - 26 febbraio 2014 17:13
È stato presentato oggi in commissione Diritti umani del Senato il rapporto annuale sulle
crisi umanitarie in Sudan, con particolare riferimento al Darfur e al Sud Kordofan, area in
cui si sta concentrando un'azione militare del governo sudanese che coinvolge la
popolazione civile nonostante Khartoum continui a negarlo. Quest'anno il dossier
realizzato da "Italians for Darfur", associazione capofila in Italia della campagna per i diritti
umani in Sudan, in collaborazione con Unamid, la missione di peacekeeping 'Onu - Ua'
dispiegata nella regione, è stato corredato da prove documentali video sui bombardamenti
in varie aree del Sudan, in particolare sui Monti Nuba. Dall'audizione della presidente
dell'associazione, Antonella Napoli, e dal portavoce della comunità dei rifugiati del Darfur
in Italia, è emerso che, a dieci anni dal conflitto - 300 mila morti e oltre due milioni di sfollati
- non si profila alcuna soluzione. Anzi, la situazione si è aggravata perché in Sudan si sono
aperti altri fronti.
L’Ufficio degli Affari umanitari di Unamid, il contingente di peacekeeping dispiegato in
Darfur che aggiorna quotidianamente 'Italians for Darfur' sugli sviluppi della crisi e sui
progressi della missione, ha evidenziato che almeno 100 mila nuovi sfollati hanno dovuto
abbandonare le proprie case a seguito degli attacchi registrati da parte delle forze armate
sudanesi ma anche a causa degli scontri interetnici. L'episodio più grave lo scorso
novembre nel sud-ovest del Darfur dove la recrudescenza degli scontri tra le tribù
Misseriya, Salamat e Taisha ha causato almeno 500 vittime. Conseguenza della ripresa
del flusso dei profughi verso gli affollatissimi campi di accoglienza è stato il peggioramento
del trend della qualità della vita. E nel 2014 le sempre più scarne possibilità di assistenza
delle decine di migliaia di nuovi profughi, per lo più donne e bambini, mettono a rischio
tutto il Darfur. Risorse idriche e alimentari sempre più ridotte e condizioni sanitarie e
standard di sicurezza inesistenti sono le carenze più gravi che favoriscono la perdita di vite
umane.
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http://www.lettera43.it/
ACCUSA
Israele, Onu: apartheid in Striscia di
Gaza e Cisgiordania
Un rapporto firmato Richard Falk accusa il Paese di violazione
dei diritti umani palestinesi.
Pesante denuncia dell'Organizzazione delle nazioni unite contro Israele. Secondo Richard
Falk, inviato speciale sui diritti umani, nei territori palestinesi nella Striscia di Gaza e in
Cisgiordania sono in atto politiche che equivarrebbero all'apartheid.
«DIRITTI VIOLATI». In un preciso rapporto di oltre 20 pagine l'esponente dell'Onu ha
affermato che i diritti dei palestinesi sono sistematicamente violati dalla prolungata
occupazione israeliana dei territori e parla di «pulizia etnica» praticata a Gerusalemme.
«I palestinesi in Cisgiordania sono soggetti alle leggi militari, mentre gli abitanti degli
insediamenti al diritto civile», ha spiegato Falk.
L'inviato Onu ha ribadito poi che la Striscia di Gaza, nonostante il ritiro d'Israele nel 2005,
resta soffocata dal «blocco illegale» dei confini, dello spazio aereo e delle acque costiere.
«POSSIBILE DIVIETO IMPORTAZIONI». Nella sua relazione al Consiglio dei diritti umani
delle nazioni unite ha concluso rivelando che «gli Stati membri dell'Onu dovrebbero
prendere in considerazione di imporre un divieto sulle importazioni di prodotti provenienti
dagli insediamenti ebraici in Cisgiordania».
Un appello in particolare è rivolto all'Unione Europea, che «resta il partner commerciale più
importante per Israele, con esportazioni annuali per 300 milioni di dollari».
«Anche perché», scrive ancora l'emissario dell'Onu, «si ha a che fare con un effetto
combinato di misure che proteggono i cittadini israeliani, facilitano le loro aziende agricole,
espandono gli insediamenti, e rendono la vita impossibile ai palestinesi».
«FALK È SCREDITATO». Le pesanti accuse vengono respinte al mittente da Israele, che
ha replicato spiegando i pregiudizi di Falk, intellettuale ebreo americano.
«È totalmente screditato. È diventato una specie di alieno extraterrestre da fantascienza»,
ha commentato il ministero degli Esteri israeliano.
«Nelle stesse Nazioni Unite è stato richiamato per aver sostenuto teorie cospiratorie e temi
di stampo antisemita».
Il professore di Princeton non è nuovo a duri attacchi nei confronti di Israele: nel 2008,
poco dopo l'assunzione dell'incarico per l'organizzazione internazionale, paragonò le azioni
militari israeliane a quelle naziste nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Più volte ha inoltre parlato di violazioni su larga scala da parte dello Stato ebraico,
accusandolo di assoggettare i prigionieri a torture e trattamenti inumani.
Mercoledì, 26 Febbraio 2014
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http://www.ncr-iran.org/
Maryam Rajavi parla alla
conferenza di Oslo sui diritti
umani in Iran
•
Conferenza dei gruppi del FOFI (Friends of a Free Iran) dei
paesi nordici al Nobel Insitute di Oslo
Appello per l'adozione di una posizione decisa, di decisioni vincolanti contro la violazione
dei diritti umani in Iran, di una azione urgente per garantire la sicurezza e l'incolumità dei
residenti di Liberty e degli accordi necessari per trasferirli in Europa e Stati Uniti
Lunedi 24 Febbraio, in una conferenza intitolata “ Le Politiche Occidentali per i Diritti
Umani in Iran, Azione Urgente per i Residenti di Camp Liberty”, i partecipanti hanno
chiesto l'adozione di una posizione ferma, di decisioni vincolanti riguardo alle sistematiche
e palesi violazioni dei diritti umani in Iran ed una azione urgente per garantire la sicurezza
e l'incolumità dei residenti di Liberty.
Questa conferenza si è tenuta al Nobel Institute di Oslo, su invito dei gruppi del FOFI
(Friends of a Free Iran) dei paesi nordici. Hanno partecipato e parlato a questa
conferenza: Maryam Rajavi, Presidente eletto della Resistenza Iraniana, Geir Haarde, exPrimo Ministro d'Islanda, Patrick Kennedy, Membro della Camera dei Rappresentanti
U.S.A. (1995–2011), parlamentari e politci di Norvegia, Svezia e Danimarca.
Gli oratori hanno condannato le esecuzioni di massa in Iran, l'assedio e la repressione dei
membri del MEK (PMOI) ad Ashraf e Liberty e l'ingerenza del regime iraniano nella
regione, in particolare la sua partecipazione attiva alla guerra in Siria, che ha raggiunto
dimensioni senza precedenti in particolare dopo la salita al potere di Rouhani, tutti segnali
questi che provano ancora una volta il fatto che questo regime non ha la capacità di
riformarsi e cambiare dall'interno poiché qualunque passo verso un reale cambiamento lo
porterebbe a collassare e disintegrarsi.
Gli oratori hanno puntualizzato che, ignorare le violazioni dei diritti umani in Iran, il
massacro dei residenti di Ashraf e Liberty e l'ingerenza del regime nella regione con il
pretesto dei negoziati sul nucleare, è il messaggio più distruttivo che possa essere inviato
al regime. Questo messaggio riflette la mancanza di serietà della comunità internazionale,
e incoraggia persino il regime iraniano a sfidare il patto sul nucleare stipulato lo scorso
Novembre a Ginevra.
Maryam Rajavi ha detto alla conferenza che Rouhani non è un moderato, e tantomeno
l'attuale regime ha capacità di riformarsi. “Ho detto sin dal primo giorno in cui il nuovo
presidente del regime ha assunto il suo incarico, che parlare di cambiamento senza
rispettare i valori fondamentali come la libertà per tutti i partiti politici, la libertà di
assemblea, la libertà di stampa, la fine dell'ingerenza terroristica e fondamentalista fuori
dall'Iran, in particolare in Siria ed Iraq, e la fine del programma sulle armi nucleari, è
un'illusione”. Ma in molte di queste questioni la situazione si è aggravata. Le esecuzioni
arbitrarie e sommarie sono drammaticamente aumentate e il loro numero oltrepassa 100
nel 2014 e 600 dall'inizio della presidenza di Rouhani. Un dato senza precedenti.
Maryam Rajavi ha aggiunto: “E' fuor di dubbio che nei colloqui sul nucleare il regime dei
mullah abbia fatto un passo indietro a causa delle pressioni, e che abbia accettato
l'accordo di Ginevra. Il regime era furioso perché l'aumento dell'insoddisfazione popolare,
unito alla terribile situazione economica e alle sanzioni internazionali possono portare a
proteste popolari contro il regime. Ma ridurre le sanzioni e fare concessioni ai mullah, da
loro il tempo di contenere la crisi economica e reprimere l'opposizione popolare e, nel
frattempo, fare progredire il loro progetto per le armi nucleari”. Maryam Rajavi ha precisato
che le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza riguardo ai progetti atomici del regime
dovranno essere pienamente attuate. Il progetto per l'arricchimento dell'uranio e la
produzione di acqua pesante ad Arak dovrà essere interrotto completamente e il regime
iraniano dovrà accettare il Protocollo Integrativo e le ispezioni a sorpresa.
Ha aggiunto che nonostante 116 residenti di Ashraf siano stati uccisi negli attacchi delle
forze di sicurezza irachene, che sette persone siano state rapite, che 1375 siano state
ferite e che 18 persone siano morte a causa del blocco sanitario, le Nazioni Unite ed alcuni
governi si sono limitati a di pronunciare una condanna semplice e superficiale. Nel
frattempo, non è stata intrapresa alcuna azione per identificare ed assicurare alla giustizia i
responsabili e, ancor più importante, per garantire sicurezza ai residenti ed impedire il
ripetersi di simili tragedie. Non hanno neanche iniziato una indagine indipendente.
Friends of Free Iran Nordic
24 Febbraio 2014
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http://www.repubblica.it/
Ucraina, filorussi occupano
parlamento in Crimea. Gli eroi di
Maidan diventano ministri
Sale la tensione nella regione, il presidente Turchynov:
"Esercito userà ogni mezzo". Il ministro degli Esteri russo
attacca: "Risponderemo alla violazione dei diritti umani sui
nostri compatrioti". L'Ue e gli Stati Uniti invitano alla calma.
Yanukovich ottiene la protezione in Russia: "Sono ancora io il
presidente legittimo". Yatseniuk nominato premier dal
Parlamento. Chiesto un prestito da 15 miliardi al Fmi
MOSCA - Cresce la tensione nell'Ucraina orientale. Dopo le manifestazioni filorusse dei
giorni scorsi, oggi un gruppo di uomini armati e in tuta mimetica ha assalito i palazzi del
parlamento e del governo locali a Sinferopoli, capitale della Crimea, mentre centinaia di
cittadini erigevano barricate davanti ai due edifici. Alcune decine di persone armate hanno
fatto irruzione sparando contro i vetri dell'ingresso. Poi hanno tolto dal pennone la bandiera
ucraina e hanno issato il tricolore russo, che sventola insieme a quella della repubblica di
Crimea. La polizia non è intervenuta e nessuno è rimasto ferito nell'irruzione.
Il Parlamento è stato poi liberato e si è riunito in una sessione straordinaria in cui l'organo
ha deciso di "licenziare" il governo della Crimea e ha fissato, in contemporanea con le
elezioni presidenziali del 25 maggio, un referendum per avere ancora maggiore autonomia
da Kiev.
Il presidente ad interim dell'Ucraina, Oleksandr Turchynov, condanna l'occupazione degli
edifici governativi e del Parlamento regionale, definendolo un "crimine contro il governo"
dell'Ucraina: "Ho dato ordine all'esercito di usare tutti i metodi necessari per proteggere i
cittadini, punire i criminali e liberare gli edifici" ha detto Turchynov, confermando che
"uomini non identificati con armi automatiche, esplosivi e granate hanno preso il controllo
degli edifici".
La tensione nella regione è altissima. Oltre alle manifestazioni, a preoccupare Kiev è la
minaccia russa, che ha una grande influenza nella penisola. Ieri Putin ha ordinato
un'esercitazione a sorpresa delle truppe al confine con l'Ucraina, una mossa condannata
dal governo ucraino: "Qualsiasi movimento dei militari della flotta russa del Mar Nero in
Crimea, fuori delle zone prestabilite dagli accordi bilaterali, sarà valutato come
aggressione" ha detto Turchynov. L'incaricato d'affari russo a Kiev è stato convocato dal
governo per chiedere a Mosca il rispetto dell'integrità territoriale.
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http://www.agi.it/
Diritti umani: Usa, in Italia emergenza
carceri e centri immigrati
19:52 27 FEB 2014
(AGI) - Roma, 27 feb. - Il sovraffollamento delle carceri, le condizioni dei "centri di detenzione" per
gli immigrati e la corruzione sono tra i "principali problemi" dell'Italia per quanto riguarda le
violazioni dei diritti umani. E' quanto sottolinea il Dipartimento di Stato americano nel Rapporto
2013 sulle 'Human Rights Practices'.
Tra i "principali problemi" ci sono "le condizioni di vita nei centri di detenzione per i migranti privi di
documenti, la corruzione, il pregiudizio sociale e le politiche delle amministrazioni locali che
consentono il maltrattamento dei rom e che hanno esacerbato la loro esclusione sociale e limitato il
loro accesso all'istruzione, all'assistenza sanitaria, all'occupazione e ad altri servizi sociali", si legge
nella parte dedicata all'Italia.
Il 'bureau' per la Democrazia, i Diritti Umani e il Lavoro del Dipartimento di Stato Usa pone
l'accento su "altri problemi" tra cui, "in alcuni casi, l'uso eccessivo e illegale della forza da parte
della polizia, le carceri sovraffollate, la detenzione per persone in attesa di giudizio assieme ai
criminali condannati, un sistema giudiziario inefficiente che non sempre assicura una giustizia
rapida, la violenza e le molestie sessuali nei confronti delle donne, lo sfruttamento dei bambini e il
vandalismo anti-semita".
Nel sommario si evidenzia inoltre come si sia verificato "il traffico di esseri umani ai fini dello
sfruttamento sessuale e del lavoro (nero)". "Osservatori", prosegue il rapporto, "hanno inoltre
riferito di casi di violenza contro lesbiche, gay, bisessuali e transgender e la discriminazione sul
lavoro basata sull'orientamento sessuale".
Infine, si sottolinea lo sfruttamento del lavoro minorile e di "lavoratori irregolari, soprattutto nel
settore dei servizi e nell'agricoltura nel sud Italia". "Il governo", riconosce comunque il rapporto, "ha
perseguito e punito i funzionari che hanno commesso crimini e abusi". (AGI
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http://www.lastampa.it/
28/02/2014
L’ambasciatore sino-americano
lascia la Cina: “Rispettare i diritti”
Gary Locke, 63 anni, è stato uno dei diplomatici più
osservati, ammirati e commentati che Pechino abbia mai
ospitato
ILARIA MARIA SALA
Lascia Pechino Gary Locke, il primo ambasciatore Usa sino-americano, salutando la terra
dei suoi antenati con un discorso senza mezzi termini: “I diritti umani sono più della
prosperità economica o delle condizioni economiche delle persone”, ha detto, “Sono anche
il rispetto dei diritti fondamentali universali, come la liberà di parola, la libertà di riunirsi,
la libertà di seguire la propria religione”.
Ha poi espresso “forte inquietudine” per l’arresto del professore uiguro Ilham Tohti, e
esortato la Cina a dialogare con il Giappone e con i dissidenti. Guadagnandosi, dal
Ministero degli Esteri, la laconica osservazione che “la Cina si oppone con veemenza ai
commenti irresponsabili pronunciati da chicchessia, indipendentemente dal Paese da cui
questi proviene”.
Locke, di 63 anni, è stato uno degli ambasciatori più osservati, ammirati e commentati che
la Cina abbia mai ospitato: prima ancora che arrivasse era stato notato all’aeroporto con lo
zainetto sulle spalle, cercando di utilizzare un coupon per prendere un caffè da Starbucks,
reagendo con buon umore quando il barista gli fece notare che era scaduto. Un ragazzo
cinese lo vide, spedì su Weibo (simile a un Twitter cinese) lo scambio, e Locke guadagnò
uno stuolo di ammiratori che paragonavano la sua modestia all’arroganza di certi
funzionari cinesi. Pechino lo aveva atteso con entusiasmo – per restare un po’ delusa nel
constatare che sino-americano significa prima di tutto americano.
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http://www.tmnews.it/
Amnesty invia a Renzi agenda in 10 punti
per diritti umani Italia
Fra questi trasparenza forze polizia, reato tortura, femminicidio
Roma, 28 feb. (TMNews) - Antonio Marchesi e Gianni Rufini, rispettivamente presidente e
direttore generale di Amnesty International Italia, hanno inviato al presidente del Consiglio
Matteo Renzi l'Agenda in 10 punti per i diritti umani in Italia, "un contributo al dibattito
politico italiano - spesso, purtroppo, ideologico e astratto - su una serie di questioni che
riguardano, in modo molto concreto, le vite di milioni di persone". Lo ha reso noto la stessa
organizzazione per i diritti umani in un comunicato diffuso oggi.
Questi i 10 punti dell'Agenda inviata da Amnesty: 1. garantire la trasparenza delle forze di
polizia e introdurre il reato di tortura; 2. fermare il femminicidio e la violenza contro le
donne; 3. proteggere i rifugiati, fermare lo sfruttamento e la criminalizzazione dei migranti e
sospendere gli accordi con la Libia sul controllo dell'immigrazione; 4. assicurare condizioni
dignitose e rispettose dei diritti umani nelle carceri 5. combattere l'omofobia e la transfobia
e garantire tutti i diritti umani alle persone Lgbti (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e
intersessuate); 6. fermare la discriminazione, gli sgomberi forzati e la segregazione etnica
dei rom; 7. creare un'istituzione nazionale indipendente per la protezione dei diritti umani;
8. imporre alle multinazionali italiane il rispetto dei diritti umani; 9. lottare contro la pena di
morte nel mondo e promuovere i diritti umani nei rapporti con gli altri stati; 10. garantire il
controllo sul commercio delle armi favorendo l'adozione di un trattato internazionale.
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http://www.corrieredinovara.it/
Per dire “no” alle barriere del
pregiudizio
23-02-2014
A Galliate il progetto “Dora” promosso
dall’associazione “Noi come voi”
GALLIATE - Un progetto per promuovere i diritti umani e dire no alla discriminazione.
L’associazione “Noi come voi” pensa in grande e, ancora una volta, vola alto, allargando il proprio
orizzonte d’intervento. Così è nato il progetto “Dora”, un acronimo che cela gli ambiti d’azione:
disabilità, omosessualità, religione e amore. «Per anni - spiega la presidente dell’associazione,
Benedetta Sereno Clerici - abbiamo sperimentato sulla nostra pelle e, soprattutto, su quella dei nostri
figli, la discriminazione e i pregiudizi nei confronti della disabilità. Abbiamo quindi pensato che
potesse essere interessante estendere il discorso anche ad altri tipi di “diversità”». Una
consapevolezza nata anche dalla collaborazione che l’associazione “Noi come voi” ha in atto da
qualche anno con il Tribunale dei Minori di Torino, accogliendo giovani “messi alla prova”. «E’
stato proprio parlando con loro - dice ancora Benedetta - che ci siamo resi conto di quanto spesso
questi giovani mettano in atto comportamenti inadeguati perché si sentono presi di mira, emarginati
o non accettati, soprattutto in ambienti come la scuola». Proprio con gli istituti superiori di Novara,
dunque, si interfaccia il progetto “Dora”, «che vuole dare un segnale forte e aprire un dialogo per
scardinare la paura dell’altro e del diverso».
Se l’obiettivo è quello di approfondire la conoscenza dei diritti umani al fine di combattere qualsiasi
forma di discriminazione, gli step per raggiungerlo passano attraverso diversi percorsi e strumenti:
dall’arte al cinema (sarà realizzato anche un cortometraggio), dalle conferenze agli incontri con gli
psicologi... Si parte dunque dall’approfondimento degli stereotipi e pregiudizi più frequenti, per
arrivare poi - insieme agli studenti - ad affrontare gli atteggiamenti omofobici, i pregiudizi religiosi
o quelli nei confronti dei portatori di disabilità.
Il progetto è gestito dall’associazione “Noi come voi”, come ente capofila e coordinatore, ma si
avvale delle competenze specifiche di numerosi partner operativi in ambiti diversi: dall’associazione
“La Nuova Regaldi” di Novara all’associazione “Vega” di Galliate a “NovarArcobaleno” (in
collaborazione con Arci Gay di Milano). Ci sono poi gli enti istituzionali come il Comune di
Galliate e la Provincia, che fornisce il patrocinio.
Uno degli strumenti che “Noi come voi” ha sempre usato per superare le barriere è quello dell’arte.
E proprio sull’arte si concentreranno molte energie: con la collaborazione del liceo artistico
musicale “Casorati” è infatti già operativo un “laboratorio artistico integrato”: «Gli studenti del
liceo - spiega Benedetta Sereno Clerici - collaborano con i nostri ragazzi nella realizzazione di tele e
dipinti che poi saranno presentati in occasione di un grande evento pubblico».
“Lights Night” è l’evento che darà voce al progetto “Dora” ed è in programma per il 24 maggio, in
piazza Vittorio Veneto a Galliate. Un grande spettacolo in cui il messaggio dell’uguaglianza e della
lotta alla discriminazione sarà “tradotto” e reinterpretato attraverso le luci, la musica, la danza. Il
tutto, con la coreografia di Gianluca Moia, che è già al lavoro per preparare un evento davvero
degno di nota e al quale tutti posso partecipare. Tra i momenti che animeranno la serata, ci sarà la
presentazione del quadro più grande d’Italia, «realizzato proprio con tutte le tele dei nostri ragazzi e
di quelli delle scuole». Ci sarà musica con la presenza di una band e, altro evento nell’evento, un
grande “flash mob”, uno spettacolo di danza, musica e luci realizzato dai ragazzi diversamente abili
del “Noi come voi” in collaborazione con la “Molto Grave Crew Company” (composta da studenti e
adulti, ad accesso liberissimo) e la scuola di danza Arabesque. «Già ora il coreografo Moia sta
lavorando per insegnare la danza che sarà al centro del flash mob - dice ancora la presidente di “Noi
come voi” - e chiunque voglia impararlo e unirsi a noi può partecipare agli allenamenti di gruppo
che si svolgono nella nostra sede di via Leopardi tutti i sabati pomeriggio a partire dalle 14,30. Per
chi non avesse tempo, il video della danza sarà postato anche su Facebook e su You Tube, così da
poter essere imparato anche da casa. Contiamo davvero che in molti aderiscano a questo momento
perché vogliamo riempire la piazza di persone che siano portatrici di un messaggio di amicizia oltre
tutte le barriere di qualsiasi forma di “diversità”».
Laura Cavalli
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