download - Diocesi di Parma

Presentiamo una sintesi dei
lavori di gruppo e dell’assemblea: alcuni mattoni
del Credere ci
manda
Il presidente della
Fondazione Cariparma
presenta la prossima
giornata dedicata
al volontariato.
La preghiera di papa
Francesco, con Bartolmeo
I, Peres e Abbas per
i popoli
della Terra Santa.
10-11
6
15
POSTE ITALIANE S.P.A. • SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE • D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB PARMA
euro 1,65
anno XCV
GIORNALE
LOCALE
DIOCESI DI PARMA
22
1 3 G I UG N O 2 0 1 4
La questione
“d” dell’esistenza
asta poco per eliminare Dio dalla nostra vita e dalla società. Basta cancellare la “d”, quasi una sorta di elisione, come nei giochi di parole della settimana enigmistica. Un semplice fonema. E rimane l’io,
assunto e idolatrato come divinità. Un io che
si ritiene non solo autosufficiente, ma anche
capace di autodeterminarsi. Un io che non
accetta limiti imposti da altri, nemmeno di
essere soggetto ad una legge di natura... altrimenti che dio sarebbe? Un io che – in questa superba solitudine – si trova inevitabilmente in competizione con altri io: nuova
guerra, che si gioca tra gli dei, non più nell’olimpo, ma sulla terra.
E le ferite riportate, a volte mortali, ne sono
una testimonianza inequivocabile. La guerra dei diritti, ad esempio. Il diritto di avere
un figlio, a qualsiasi costo e con qualsiasi
mezzo, si scontra col diritto del figlio. Che
non viene mai nominato.Troppo piccolo per
fare la voce grossa. Troppo debole per poter
pensare di farcela. Troppo scomodo per trovare posto. Un dio minore, che non viene
nemmeno riconosciuto. Come se non esistesse. Potere dell’io. Di quale io?
L’elenco dei bollettini di guerra potrebbe
continuare, magari sorprendendoci o, peggio, rendendoci assuefatti. Perchè davvero
questo io che spadroneggia sta causando
danni ingenti, soprattutto verso se stesso.
Strano gioco: la “d” che cade e l’io che, alla fine, non riesce a stare in piedi stabile, sul suo
piedistallo. Pensieri, quasi dei veloci flash,
che mi sono venuti vedendo quel manifesta
che campeggia in alcune parti della nostra
città e circola via internet. E, per una strana
associazione di idee, mi veniva alla mente il
commento che – fino a qualche tempo fa – si
faceva quando succedevano fatti gravi: «non
c’è più religione». A testimoniare che si coglieva proprio nella mancanza di Dio la causa di una degradazione dell’umanità stessa.
Oggi si afferma e si proclama il contrario,
vantando il fatto che 10 milioni di italiani vivono bene senza Dio. Come se quella “d” facesse star male, schiacciasse l’io...
Be’, a me quella “d” serve. Per far stare in piedi il mio io barcollante, per realizzare al meglio la mia umanità, per aiutarmi a relazionarmi – nel rispetto e nella verità – con i tanti tu che incrociano la mia strada e la mia esistenza. Si, ho bisogno di quella d; ho bisogno di Dio. E non mi vergogno a riconoscerlo.
Maria Cecilia Scaffardi
B
AGENZIA PARMA SANTA BRIGIDA
Agente Generale:
CAVARRETTA DOTT. GAETANO
Borgo XX Marzo, 18/d - Parma
Tel. 0521.289580 - Fax 0521.200467
E mail: [email protected]
AGENZIA CERTIFICATA SISTEMA
QUALITÀ ISO 9001: 2000
I n c a mm in o
co n il S i g n o r e
I L T U O S E T T I M A N A LE
O GN I V EN ER DÌ
IN PARROCCHIA
E O N L I NE
www.diocesi.parma.it/vitanuova
Giovedì 19 la Giornata eucaristica.
L’invito del Vescovo a partecipare alla
Santa Messa e alla processione,
segno di una chiesa in uscita.
13
9 771825 290006
Per la pace
40022
San Giovanni
ISSN 1825-2907
Tre sere
LA LETTERA • Il gruppo “Sentinelle in piedi”
Anche a Parma si è costituito il gruppo delle Sentinelle in Piedi, una rete nazionale di
cittadini che sta organizzando in tante piazze italiane delle veglie per contrastare il Ddl
Scalfarotto sull’omofobia, già approvato
dalla Camera e ora in discussione al Senato.
Questo decreto legge, presentato come necessario per tutelare le persone omossessuali, è inutile in quanto il nostro ordinamento giuridico punisce già qualunque atto di
violenza o aggressione nei confronti di qualsiasi persona, prevedendo già aggravanti
per atti di persecuzione e bullismo.
Il Ddl Scalfarotto è un provvedimento
molto pericoloso, innanzi tutto perché non
definisce il reato di omofobia. Questa mancanza, che è una vera aberrazione giuridica,
lascerebbe ai giudici l’interpretazione della
norma. Quindi potranno essere considerati
“omofobi” e quindi denunciati e incarcerati
tutti quelli che affermino pubblicamente
(nelle piazze, in una conferenza pubblica,
in una trasmissione radio o tv, in un articolo di giornale o in un sito…) che la famiglia
naturale è fondata sull’unione tra uomo e
donna, che il matrimonio è tra un uomo e
una donna e non tra due persone dello stesso sesso, che un bambino ha diritto ad deve
avere due genitori che siano un papà ed una
mamma, non due mamme o due papà (e
questo per il suo sviluppo, in una famiglia
basata su una relazione tra due persone diverse che si accolgono, ognuna con le proprie specificità, maschile e femminile…).
Quindi il Ddl Scalfarotto si configura come
un provvedimento fortemente liberticida
poiché mira a eliminare la libertà di educazione e di espressione del pensiero, garantita dalla Costituzione italiana.
Per questa ragione, di fronte ai crescenti e
preoccupanti attacchi alla libertà di educazione ed espressione, si è organizzata la risposta delle Sentinelle in Piedi che scendono
in piazza per la prima volta anche a Parma, con una veglia che si terrà il 14 giugno,
dalle 11 alle 12, in Piazza Garibaldi.
Sentinelle in Piedi non è un movimento o
un partito politico, non è un’associazione,
bensì
una resistenza, una rete aconfessionale e
apartitica di liberi cittadini che vigila su
quanto accade nella società e sulle azioni di
chi legifera, denunciando ogni occasione in
cui si cerca di demolire l’uomo e la civiltà.
E lo fanno con uno stile che vuole essere
assolutamente non violento e aperto ad ogni
possibilità di dialogo: in silenzio, in piedi,
ad un metro di distanza l’uno dall’altro, leggendo un libro come segno di formazione
continua, come segno che non si rinuncia
ad esercitare la propria capacità critica verso leggi ingiuste.
Occorre innanzitutto essere chiari su un
punto: l’azione delle Sentinelle in Piedi non
è contro le persone con tendenze omosessuali. E’ piuttosto contro la cosiddetta “teoria del gender”, per la quale il genere maschile e femminile non è legato al sesso biologico come dato di natura, ma ad una scelta dell’individuo. Teoria che diventa “ideologia del gender” quando viene imposta con
leggi che vogliono imporre un pensiero e un
sistema educativo che condiziona i bambini e i ragazzi fin dalla scuola.
L’obiettivo vero è quello di cambiare l’antropologia, la concezione dell’uomo e della
donna, di affermare che la sessualità non è
un dato di natura, ma quello che conta è ciò
che uno “si sente” di essere. L’obiettivo è quello di ridurre o annullare il valore del matrimonio e della comunità-famiglia e rendere
le persone sempre più singoli individui (e
quindi sempre più soli, sempre più manipolabili), secondo un falso mito di progresso e
di modernità.
Se l’azione delle Sentinelle in Piedi non è
certo confessionale o partitica, va detto che
certamente è politica, o meglio pre-politica.
Vorrebbe cioè aiutare a costruire una “polis” dove alla famiglia è riconosciuto un ruolo basilare, dove certamente c’è accettazione
e rispetto verso tutti, quindi anche verso le
persone con tendenze omosessuali, ma dove
le differenze tra un uomo e una donna sono
riconosciute per quelle che sono, cioè un dato di natura, e apprezzate e valorizzate come
costitutive di un’unione e di una relazione
che è feconda, sia perché impegna due diversità a unirsi e a costruire una nuova
realtà (la famiglia naturale), sia perché porta alla generazione dei figli.
Igino Morini
Parma
[email protected]
lettere alla redazione
voci
La situazione
nel Congo
13 GIUGNO 2014
2
Scrivo con grande dolore
dopo la notizia dell’ultimo
eccidio nella piana della
Ruzizi (Uvira - Kivu - Congo).
A giorni è previsto il pellegrinaggio nel Kivu (RdCongo), dal 25 giugno al 7 luglio). L’iniziativa è legata ai
CMD, centri missionari diocesani dell’Emilia-Romagna e ai Missionari Saveriani di Parma. Siamo stati invitati dalle Comunità di
Bukavu-Goma-Uvira e oggi
incoraggiati da papa Francesco che ”“incoraggia a
supplicare Dio, Padre buono e ricco di misericordia,
perché si realizzi il vero bene
delle persone secondo i principi evangelici della giustizia e della pace...e imparte
di cuore l’implorata Benedizione Apostolica, estendendola volentieri alle popolazioni congolesi ed a quanti
si adoperano per il loro bene
fisico e spirituale”(27 maggio-2014). Sono uno dei
partecipanti. Sento un
profondo legame con la
gente che mi ha accolto,
(con Edda, Paola e Adriano) nel ’75 come un fratello,
anche nella mia infermità
(sono
paraplegico),emigrato nella loro terra per il Vangelo di Gesù. Ho
vissuto ed ho seguito il cammino doloroso di un popolo
che da 20 anni vive il dramma di una guerra per lo
sfruttamento delle ricchezze
del territorio.
All’inizio tanti si chiedevano: perché? Poi si è chiarito vedendo gli aerei e i convogli andare all’estero.
”Una guerra paraventohanno scritto i Vescovi congolesi- per coprire il saccheggio delle ricchezze minerarie del paese”.
Oggi mi unisco ai pellegrini, tra cui Mons. Biguzzi e i
padri Raimondo e Marcello, per andare a Bukavu sulla tomba del Vescovo Martire Munzihirwa. E’ un segno
luminoso nella lunga notte
del dramma congolese, un
segno della Chiesa africana
DIOCESI DI PARMA
«Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo,
e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore».
(Gaudium et spes, 1)
che dà coraggio alla verità e
alla pace.
Ha scritto alla vigilia della sua morte: Non incoraggiamo mai la discriminazione razziale, tribale, etnica.
Chi tocca un essere umano perché creato a immagine di Dio, tocca Dio stesso.
Coraggio, difendete la dignità”.
Andiamo per ascoltare e
conoscere più da vicino il
dramma silenzioso del popolo congolese, per onorare
alla luce della testimonianza di Munzihirwa tutte le
vittime di una lunga guerra
che ha provocato tante umiliazioni, sofferenze, sfollati e
profughi, milioni e milioni
di morti.
Sono inoltre passati 50
anni dal martirio dei nostri
missionari saveriani a Baraka e Fizi (Kivu), p. Carrara, fr. Faccin, e p. Didoné.
AUGURI A DON NANDO
L
a scorsa settimana don Nando Bonati, parroco del Buon
Pastore e autore, tra gli altri, per Vita Nuova del commento alla pagina domenica del Vangelo, ha subito un importante intervento chirurgico, perfettamente riuscito.
In questi giorni dedicati alla riabilitazione vogliamo far arrivare a don Nando i nostri auguri di pronta guarigione e la
nostra vicinanza, certi di farci portavoce anche dei tanti
nostri lettori che ogni settimana apprezzano le sue riflessioni sulla Parola.
E loro come noi, siamo ansiosi di poter ritornare presto a
leggere le sue preziose parole!
Direttrice responsabile: Maria Cecilia Scaffardi • [email protected]
Vice direttore: don Luciano Genovesi
In redazione: Alessandro Ronchini.
Pagina Fedi: Laura Caffagnini.
Fotografie: Erick Ceresini (copertina), Patrizia Evola, Gastone Pomarelli.
Hanno contribuito a questo numero: Agenzia Sir, Giancarlo Bruni, Liliana Castagneti, Erick Ceresini, Comunità Corpus Domini, Emanuela Giuffredi, Luciano Manicardi, Aluisi Tosolini, Ufficio Liturgico.
Porteremo a Bukavu le reliquie del nostro G. Conforti,
vescovo di Parma e Santo
della Chiesa universale con
il desiderio di essere aperti
ad assumere responsabilità
e gli impegni di comunione
e di solidarietà che derivano da un ”pellegrinaggio”
che ci porta a toccare le piaghe di tanti innocenti di una
delle periferie del mondo.
p. Silvio Turazzi
Vicomero
Ancora sugli applausi
in chiesa
Gentile direttrice,
ho letto sul numero 21 di
Vita nuova la lettera di Giuliano Vallara ”Applauso in
chiesa : perché no?” e la risposta di Guido Pasini dell’
Ufficio Liturgico diocesano
e vorrei aggiungere qualche
considerazione. Io penso
che quando un credente entra in una chiesa lo fa essenzialmente perché vuole incontrare il Signore. Allora la
domanda che mi faccio è :
Redazione e amministrazione: Parma - Piazza Duomo 1 (Palazzo del Vescovado)
Telefono 0521.230451 - Fax 0521.230629 - Skype: vitanuova-parma
E-mail: [email protected] - [email protected]
Pubblicità e diffusione: William Tedeschi - Cell. 338.4074037
Editrice: Opera Diocesana San Bernardo degli Uberti, via Bodrio 14 - Porporano
(Parma) - Cod Fisc. 80001410341 - P. Iva 00447730342
Iscritto il 15-12-1950 al n. 75 del Registro stampa del Tribunale di Parma. Iscritto al Roc n. 1758. Iscritto al Rea dal 21-1-1997 n. 199562.
Il giornale usufruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250.
gli applausi favoriscono o
no questo incontro? Io personalmente trovo che questa moda di applaudire,
mutuata dal mondo dello
spettacolo e dello sport, non
favorisca questo incontro e
non si addica ad un luogo
sacro (contrariamente all’amico Giuliano). Mi sembra
ad esempio una brutta moda quella di applaudire nei
funerali al passaggio della
bara (molto meglio farsi in
silenzio il segno della croce).
Quanto al n. 22 della ”Sacrosantum Concilium” non
mi fermerei al par. 1, ma ricorderei anche il par. 2 dove
si estende la possibilità di regolare la liturgia, entro limiti determinati, alle competenti assemblee episcopali territoriali, e soprattutto il
par. 3 che riporto integralmente : ”Di conseguenza assolutamente nessun altro,
anche se sacerdote, osi, di
sua iniziativa, aggiungere,
togliere o mutare, alcunché
in materia liturgica”.
Mario Del Chicca
Parma
Abbonamento annuo (45 numeri): Ordinario 50 € - Sostenitore 75 €
C.C.P. n. 221432 intestato a «Vita Nuova» Parma. Spedizione in abbonamento
postale 45%, art. 2, comma 20/b, L. 662/96. Filiale di Parma.
Stampa: Società Editrice Cremonese - Via delle Industrie 2 - Cremona
Tel. 0372.498248
ASSOCIATO
Federazione Italiana
Settimanali Cattolici
ASSOCIATO
Unione Stampa
Periodica Italiana
Questo numero è stato chiuso in redazione mercoledì 11 giugno, alle 21.
Tiratura: 1.645 copie.
NellavitadiDio
SS. TRINITA’
anno A
Atelalodeelaglorianeisecoli
Giovanni 3,16-18
In quel tempo, disse Gesù a Nicodemo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto,
ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per
condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato
per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è
già stato condannato, perché non ha creduto nel nome
dell’unigenito Figlio di Dio».
Il Dio della fede ebraico-cristiana è un Dio di cui è possibile parlare solamente
narrando una storia nella
quale tutti siamo chiamati
ad entrare. Questo significa che non si può parlare di
Dio a prescindere da “noi”
E’ un Dio di “comunione’’
che rimane totalmente indicibile al di fuori della ”comunione”. E’ sempre “il Dio
di qualcuno” ... qualcuno di
cui si è fatto compagno di
viaggio nella storia. Il suo
nome è impronunciabile (il
tetragramma santo, Es
34,6a), perché Dio non può
essere costretto e strumentalizzato. Invece, si rivela
nella relazione con Israele
(Es 34,6b-d) come “rahum”,
cioè di viscere materne, che
perdona sempre, e “channun”, grazioso: Dio di relazioni belle e libere. Infine,
ricco di “chesed” (amore) e
“emet” (fedeltà): alla base
del rapporto di Dio con il
suo popolo c’è l’amore gratuito e fedele. Dio si definisce sempre in relazione; il
mistero della Trinità afferma
che Dio è relazione in se
stesso. L’amore, la fedeltà,
la misericordia... non sono
attributo esterno di Dio, ma
la sua stessa vita.
(da un testo di M. Ferrari,
Monastero di Camaldoli)
Liliana Castagneti
Esodo 34,4-6.8-9
PER NOI • Dio si
definisce sempre in
relazione; il
mistero della
Trinità afferma che
Dio è relazione in
se stesso. L’amore,
la fedeltà, la
misericordia... non
sono attributo
esterno di Dio, ma
la sua stessa vita.
In quei giorni, Mosè si alzò di buon mattino e salì sul
monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con
le due tavole di pietra in mano.
Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di
lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di
fedeltà».
Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se
ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore
cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’
di noi la tua eredità».
Daniele 3,52-56
A te la lode e la gloria nei secoli.
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo.
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso.
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno.
Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini.
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo.
2a Lettera ai Corinzi 13,11-13
Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in
pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi.
Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano.
La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.
L
e tre letture orientano la celebrazione della Tri-unità divina verso la contemplazione del Dio estroverso, del Dio
che si comunica, del Dio-per-noi: il dogma trinitario non
è altro che «lo sforzo ostinato di andare sino in fondo all’affermazione giovannea per cui “Dio è amore”» (R. Brague). È il Dio
condiscendente, che raggiunge l’uomo nel suo peccato (I lettura). Il vangelo presenta il Dio che ama a tal punto l’umanità
da donare il suo Figlio per la salvezza del mondo: è il Dio mosso da amore folle. Vi è un eccesso nell’amare di Dio e questo eccesso è il Figlio Gesù Cristo. La benedizione della seconda lettura vuole stabilire la presenza di Dio nella comunità dei cristiani di Corinto, che sono esortati ad accogliere e a lasciar
operare tra di loro la grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di
Dio e la comunione dello Spirito santo. Sempre la presenza di
Dio necessita di una mediazione umana per essere colta come
presenza di benedizione e di amore. Mosè si mette nel novero
dei peccatori per intercedere a favore del popolo, Gesù narra
con la sua vita e con la sua auto-donazione l’amore folle di Dio
per gli uomini, Paolo cerca di fare della comunità di Corinto
una dimora del “Dio dell’amore e della pace”.
“Così, infatti, Dio amò il mondo, che diede il suo unigenito Figlio” (Gv 3,16): l’inizio del brano evangelico sottolinea
la modalità dell’amore di Dio, che è anzitutto fedeltà: al popolo con cui si è legato in alleanza, alla storia condotta con il popolo, al suo Nome in cui la misura della misericordia sovrasta
di gran lunga la misura del giudizio (cf. Es 34,6-7). Fedeltà a colui che è infedele e amore per colui che non vi corrisponde: la
fedeltà e l’amore di Dio diventano la sua responsabilità nei confronti dei peccatori. Solo così l’amore di Dio è davvero per il
mondo, per l’umanità tutta, per ogni persona. Solo così il suo
amore, unilaterale e incondizionato, non condanna, ma salva.
Così Dio amò. La forma verbale rinvia a un evento storico preciso: la morte in croce di Gesù (cf. Rm 5,8). Il dono sovrabbondante insito nell’evento della croce è il perdono di Dio, l’amore che Dio già predispone per colui che pecca e che peccherà. Il Dio trinitario è il Dio che non sta senza l’uomo. E l’uomo, situandosi per fede in Cristo e lasciandosi guidare dallo
Spirito abita l’agape, l’amore, e così conosce la comunione con
Dio. L’agape, infatti, è il cuore della vita trinitaria.
Luciano Manicardi - Comunità di Bose
NOMI
Parola
“A
te la lode e la
gloria nei secoli!”: all’interno
del Libro di Daniele, nella
parte giunta a noi solo in
lingua greca, un Cantico
(3,52-56) è intonato da testimoni coraggiosi, che non
hanno voluto piegarsi all’adorazione della statua del re
Nabucodònosor e hanno
preferito affrontare il martirio nella fornace ardente.
Sono tre giovani ebrei che
servono alla corte del re con
fedeltà e saggezza, ma continuano a seguire la Torah di
YHWH, Dio dei padri (52).
Conoscono la gloria del suo
Nome, la misericordia con
cui egli guarda le sue creature (55), la forza del suo regno che si estende alla storia (54), la sua presenza fedele manifestata nel Tempio
(53): «Il Signore, il Signore,
Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di
amore e di fedeltà» (Es
34,6). Sperano nel suo intervento, ma affermano: «anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che
tu hai eretto» (Dan 3,18). La
loro voce si alza tra le fiamme per convocare alla lode
tutte le creature: il cielo (5863) e gli eventi naturali (6478), gli animali (79-81) e gli
esseri umani (82-88). Tutta
la creazione, nella voce
umana, acquista senso facendosi lode al Creatore.
L’invito litanico: “Benedite,
Eulogheite!”, risponde alla
prima parte del canto, nella
quale i tre si rivolgono direttamente al Signore:
“Benedetto, Euloghetos!”.
Da una parte, il culto forzato dei sudditi; dall’altra, la
vita dei servi fedeli offerta
nella lode all’Unico che ne è
degno. Un midrash ebraico
narra del dialogo tra due
angeli in cui l’uno domanda
all’altro: «Dov’è il luogo della gloria di Dio?» ottenendone la risposta: «Nella benedizione è il luogo della
Sua gloria».
3
G
esù nella tradizione
cristiana è l’ultima
parola su Dio (Gv
1,18; Col 1,14; Eb 1,3), in lui il
Dio uno e unico di Israele ha
svelato la sua dimensione trinitaria: suo nome è Padre che
ama, Figlio che fa grazia e Spirito che dischiude alla comunione (2 Cor 13,13). Nulla in
Gesù è sottratto a questa «rivelazione»: la sua “nascita” alla terra, il suo “giorno” sulla
terra, la sua “croce”. Gli amici
di Gesù a partire da Gesù e
dalle sue allusioni sono così
pervenuti alla conoscenza
adempiuta del nome di Dio:
è Padre con viscere materne
che in Gesù il Figlio si è fatto
vicino come non mai e interiore come non mai nello Spirito, nel quale diciamo AbbàPadre (Rm 8,15) e Gesù-Si-
gnore (1Cor 12,3).
Questo è il nostro Dio, un Tu
relazionale-comunionale in
sé e fuori di sé, un Tu unicamente declinabile in termini
di amore che non consuma
gli altri ma si consuma per gli
altri, non condanna e non
giudica gli altri ma è agli altri
vita e salvezza: «Dio, infatti,
non ha mandato il Figlio nel
mondo per condannare il
mondo, ma perché il mondo
sia salvato per mezzo di lui»
(Gv 3,17). Davvero in Gesù «è
apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini» (Tt 2,11).
Gesù il rivelatore ultimo di
Dio è altresì il rivelatore ultimo dell’uomo iniziato alla indicibile conoscenza di sé alla
luce del suo Dio: il nostro nome è “amati dal Padre-grazia-
ti nel Figlio-resi capaci di relazioni comunionali nello
Spirito”. In un amore oltre diti puntati che accusano, giudicano e condannano, unicamente teso alla vita dell’altro
chiunque esso sia; costituiti
piccoli segni attraverso cui
l’Amore che fa grazia continua a passare facendo il bene
(At 10,38) e aprendo ponti di
comunione con il tutto e con
tutti.
Questo modo di esistere da
icone del Dio di Gesù, sempre
bisognoso di conversione e di
perdono, è la sorprendente
possibilità offerta alla libertà
di ciascuno, a una scelta che è
accoglienza di un messaggio
e adesione alla persona che lo
porge, l’Unigenito Figlio di
Dio. Negarsi ad essa ad occhi
aperti, avverte l’evangelista in
un linguaggio drammatico a
scopo parenetico, in ragione
di un «passare facendo il male», equivale a farsi del male
(Gv 3,18).
E’ in gioco la libertà della persona umana che sta a cuore a
Dio, e quindi agli amici di
Dio, quanto l’amore. Con sullo sfondo l’eventualità tragica
di preferire a occhi aperti la
tenebra-morte, vale a dire l’idolatria e l’odio, alla luce-vita, vale a dire il Dio di Gesù e
l’amore: un optare per il male
a tutto tondo eleggendolo a
proprio «dio», cosa diversa
dal vedere il bene, il non riuscire ad adempierlo e l’invocare vie d’uscita (Rm 7,1424).
Giancarlo Bruni
Comunità di Bose
13 GIUGNO 2014
Parole e giorni
4
13 GIUGNO 2014
7 GIORNI in10 RIGHE
È SUCCESSO A PARMA E PROVINCIA DAL 4 AL 10 GIUGNO
NUOVI VERTICI
ALLE FIERE •
Rinnovato il consiglio
di Amministrazione
dell’Ente Fiere.
Alla presidenza
nominato
Giandomenico
Auricchio (foto),
imprenditore
caseario, che
succede a Franco
Boni. Vice sarà
Annalisa Sassi.
Nel board anche
Cesare Azzali,
Hugues Brasseur,
Antonio Cellie,
Guido Cristini,
Loretta Losi e Andrea
Zanlari.
SFREGIATO • Giovane aggredito da uno sconosciuto, per uno scambio di persona. Ferito al volto, dieci punti di sutura.
ROMANO PRODI • Incontro a Parma con l’ex presidente della Commissione UE: «Troppo rigore frena la ripresa».
LADRI ALL’ASILO • Soliti ignoti alla Casa del fanciullo di Borgotaro. Rubati dalla cassaforte oltre 6 mila euro.
AGGREDITO • Pensionato 72enne buttato a terra e rapinato di soldi e orologio da due giovanissimi in borgo Schizzati.
VIETATO AMMALARSI • Consueta riduzione estiva dei posti letto al Maggiore. In agosto 170 posti in meno. Polemiche.
FINE ANNO • Una “non notizia”: nessuna battaglia con uova e farina per l’ultimo giorno di scuola. Festa in Cittadella.
FIDENZA • Con il 68 per cento dei voti Andrea Massari, del centronsinistra, è il nuovo Sindaco. Battuta la Gambarini.
MARCO FEDERICI • Dedicato il campo da calcio di Sala Baganza al giornalista scomparso lo scorso anno.
5 STELLE • Ancora grane per Pizzarotti: arrivano critiche da diversi dissidenti e dal blog di Grillo. Espulsione vicina?
COMUNI VIRTUOSI • Parma è ammessa nel club delle città attente all’ambiente e alla democrazia partecipativa.
Il 25 giugno finisce la legislatura e inizerà la fase di transizione, piena di incognite. Soprattutto finanziarie
Provincia, tagli per 3 milioni e soldi finiti
È
un taglio lineare di circa 3 milioni di euro
quello che arriverà fra
qualche giorno sulla Provincia di Parma, una conseguenza del decreto legge 66 varato
dal Governo e che fra poco
sarà legge. Una ulteriore e definitiva decurtazione di risorse che avrà ripercussioni pesantissime sull’attività dell’ente fino all’impossibilità di
fornire servizi, strade e scuole comprese.
E’ questa la denuncia del presidente Vincenzo Bernazzoli e della sua Giunta, resa
pubblica nei giorni scorsi in
una conferenza stampa. «E’
un taglio lineare che punisce
in misura maggiore gli enti come il nostro che hanno governato il bilancio con maggiore
oculatezza — ha detto Bernazzoli — Nel nostro bilancio
già ridotto impatta in modo
pesantissimo. Non abbiamo
più margini e questo significa
penalizzare i servizi». In parole povere: niente più risorse per lo sgombro neve, per
intervenire sulle buche o peggio sulle frane che stanno
martoriando la rete provinciale del Parmense.
«E’ giusto che i cittadini sappiano in che situazione siamo
— ha continuato — queste sono risorse che vengono dal territorio e portate a Roma. E
non c’è incidenza dei costi della politica. Ci eravamo ridotti il compenso di carica ma
questa spesa sarà azzerata
dal 25 giugno prossimo».
E’ quello il giorno in cui finisce la legislatura che si chiude nell’incertezza. Le Province sono nel pieno della fase
di trasformazione in ente di
secondo grado, il nuovo governo dovrà essere a regime
entro l’anno. La transizione
secondo la legge di riordino
tocca agli uscenti a meno che
non decidano di dimettersi,
aprendo così le porte al commissariamento.
Sul tavolo della giunta uscente ci sono 140 segnalazioni
arrivate nei soli primi 5 mesi
dell’anno dai comuni, soprattutto dell’Appennino, per frane; ci sono le 5 provinciali ancora interrotte e gli interventi che non si è ancora riusciti
a fare per mancanza di risorse.
Della progressiva riduzione
della capacità di spesa parla
l’assessore al Bilancio Roberto Zannoni. «Nel bilancio
della Provincia le entrate nel
periodo 2009-13 sono calate
di circa 15 milioni di euro, 18
con questo ulteriore taglio –
sottolinea - I mutui sono passati dai circa 62 milioni di euro della legislatura precedente a 14 milioni di euro, azzerandosi addirittura dopo il
2012».
In questo contesto l’ente per
garantire i servizi ha ridotto al
minimo le spese, ricorda
Zannoni citando alcuni
esempi: la riduzione del 20%
del costo personale che è
passato da 513 dipendenti del
2009 ai 410 di oggi con i dirigenti che oggi sono 10 rispetto ai 21 di cinque anni fa. Azzerate le collaborazioni, ridotte del 70% le consulenze
esterne, del 40% gli affitti, del
20% i carburanti, del 58%
cancellerie e pubblicazioni
sui quotidiani. Del 95% l’autonoleggio con autista, del
75% le spese postali, del 20%
le pulizie, del 60% la telefonia
e del 30% il numero degli automezzi, cominciando dalle
auto blu eliminate in toto e
destinando gli autisti ad altre
funzioni. Un lavoro di limatura all’asso dunque «mantenendo il bilancio sano – dice
Zannoni – e rispettando in
modo puntuale i parametri,
primo fra tutti il patto di stabilità e l’incidenza del costo
del personale sulle entrate correnti».
te nei giorni precedenti dal
Presidente della Repubblica
e dal Papa.
Napolitano infatti, nella tradizionale cornice del Carosello storico di piazza di Siena, a Roma, ha definito gli
uomi e le donne dell’Arma
«motivo di orgoglio e sostegno prezioso per noi che siamo chiamati a valorizzare
l’immagine dell’Italia contro
pregiudizi e luoghi comuni
ricorrenti».
Anche Papa Francesco, incontrando una rappresentanza della Benemerita, ha
ricordato come «la vostra
missione si esprime nel ser-
vizio al prossimo e vi impegna ogni giorno a corrispondere alla fiducia e alla stima
che la gente ripone in voi.
Ciò richiede costante disponibilità, pazienza, spirito di
sacrificio e senso del dovere.
Nel vostro lavoro siete sostenuti da una storia scritta da
fedeli servitori dello Stato
che hanno onorato la vostra
Arma con l’offerta di sé stessi... Nel solco di questa lunga
tradizione, proseguite con
serenità e generosità il vostro
servizio, testimoniando gli
ideali che animano voi e le
vostre famiglie, che sempre
sono al vostro fianco».
c’erano i problemi ma in questo contesto è quasi naturale
lasciare la palla ad altri. La
decisione la prenderemo dopo
la riunione con i sindaci, perché non è una questione solo
nostra».
Fatto e da fare
Su chi resta incombe l’incognita risorse perché, insiste
Bernazzoli, l’Ente sarà di fatto paralizzato e quindi non in
grado di agire in funzioni essenziali e che restano assegnate quali trasporti, edilizia
scolastica, politiche di tutela
ambientale.
Dopo il 25 giugno
Il presidente della Provincia
di Parma farà due cose: il 12
incontrerà i sindaci, la metà
quelli usciti dalle urne e un
altro incontro lo avrà con le
organizzazioni sindacali.
«E’ una situazione che va condivisa, bisogna ragionare insieme perché la permanenza
implica, in queste condizioni,
una responsabilità personale
– ha spiegato Bernazzoli —
Non siamo gente che scappa,
ci siamo sempre stati là dove
mappe
Parla il presidente Bernazzoli: «sul futuro deciderò assieme ai sindaci»
5
Nelle parole del comandante provinciale il grazie ai cittadini e ai familiari per il supporto
Nei secoli fedele. Anche a Parma
Al Parco Ducale la celebrazione dei 200 anni dell’Arma dei Carabinieri
giata con particolare solennità anche a Parma, lo scorso lunedì 9 giugno nella cornice del Parco Ducale, proprio davanti al Palazzo che è
sede della Benemerita.
Davanti alle massime autorità della città e dei comuni
della provincia, e davanti ad
un folto pubblico, il comandante provinciale colonnello Carlo Cerrina ha preso la
parola per illustrare il lavoro
dell’Arma durante lo scorso
anno e per ringraziare non
solo gli oltre 500 carabinieri
in servizio a Parma ma anche e soprattutto «le loro famiglie, le mogli, i figli, che ci
sono vicini in ogni giorno del
nostro servizio». Un grazie
particolare, da parte del colonnello, anche ai tanti cittadini che con segnalazioni,
suggerimenti, aiuti, «ci permettono di portare a termine
al meglio il nostro lavoro».
Per quanto riguarda i numeri, il colonnello ha voluto
porre l’accento sulle tante
stazioni e caserme (in tutto
sono 36) sparse per il parmense e che rendono l’Arma
una presenza davvero capillare e per molti il più vicino
punto di contatto con le istituzioni. Nel riassumere l’attività del 2013, bastino 2 numeri: gli oltre 380 arresti ese-
guiti e le oltre tremila denunce per fatti illeciti. E tutto a fronte di oltre 75mila
chiamate da parte dei cittadini.
Le parole di Napolitano
e di Papa Francesco
Anche durante la cerimonia
parmigiana riecheggiavano
ancora le parole pronuncia-
13 GIUGNO 2014
N
ei secoli fedele. È il
motto che da cento
anni accompagna
l’Arma dei Carabinieri e che
assume, in questo 2014, ancora più significato visto che
di anni ne sono passati 200
da quando (era infatti il
1814) Vittorio Emanuele I di
Savoia fondò i Carabinieri
Reali.
La ricorrenza è stata festeg-
SERVONO PASTI PER 2MILIONI DI POVERI
Cibo: il 14 colletta straordinaria
Sabato 14 giugno si terrà anche a Parma, come in tutta
Italia un’edizione straordinaria della popolare ”Giornata
Nazionale della Colletta Alimentare”. L’iniziativa si è resa
necessaria per far fronte all’emergenza alimentare che affligge il nostro Paese: sono oltre 4 milioni le persone in
Italia che vivono grazie a pacchi alimentari o pasti gratuiti presso le mense; di questi, oltre 400mila sono bambini
che hanno meno di 5 anni.
Due milioni di persone povere nei prossimi quattro mesi
rischiano di non avere sufficienti aiuti alimentari: mentre
le richieste di aiuto sono in continuo aumento, nei magazzini della Rete Banco Alimentare diminuisce la disponibilità di cibo.
A breve anche il nostro governo dovrebbe dare il via all’attuazione del Fondo Nazionale che andrà ad unirsi al
nuovo Fondo di aiuti agli indigenti finanziato dall’Unione
Europea. Ma l’emergenza è adesso. Per questo, sabato 14
giugno nei supermercati che aderiscono all’iniziativa sarà
possibile acquistare
e donare alimenti a
lunga conservazione, che poi la Rete
Banco Alimentare
distribuirà alle oltre
8.800 strutture caritative convenzionate, che ogni giorno
assistono circa 2
milioni di poveri.
«Mentre siamo certi — afferma il presidente Andrea Giussani — che questa chiamata straordinaria rivolta a tutti i
cittadini avrà una generosa e lieta risposta di piena solidarietà verso chi ha ancora meno, non possiamo che attenderci una sollecita presa di posizione delle Istituzioni
perché sappiano rendere immediatamente operative le
azioni, già programmate e finanziate da Europa ed Italia,
per un sostegno sociale sempre più necessario e rispettoso di programmi già deliberati».
Per informazioni: [email protected], stefano@demaldè.it.
Social: #stracolletta
PRESENTATO UN MANUALE IN PROVINCIA
L’ducazione civica per gli stranieri
Ci sono le parole che definiscono l’Italia e il Parlamento ma
anche cos’è il Cup e a cosa serve o come funziona la sicurezza sul lavoro o la raccolta differenziata. E’ un sillabario di cittadinanza il “Manuale per l’apprendimento dell’educazione
civica per i cittadini stranieri”, un vademecum per chi arriva
nel nostro territorio, realizzato, nell’ambito del progetto regionale “Parole in gioco 3”, dalla Provincia di Parma in collaborazione con gli enti attuatori dei corsi di insegnamento della lingua italiana e presentato in Provincia nei giorni scorsi.
L’obiettivo è principalmente quello di trasmettere contenuti
legati ai più importanti temi di educazione civica richiesti dalle normative, con una particolare attenzione però alla presentazione o all’ampliamento di aspetti più strettamente linguistico-comunicativi. Si tratta senz’altro di un aiuto importante per i cittadini stranieri che frequentano i corsi, opportunità significativa per rispondere con maggiore efficacia ai
diversi adempimenti normativi in tema di acquisizione di
competenze linguistiche e conoscenze di educazione civica.
InoccasionedellaGiornatadiS.GiovanniperilVolontariato,ilpuntosullasituazionedelterritorioesuiprogettiincorso
Parma continui a fare squadra, anche nel 2014
mappe
IncontrocolpresidentedellaFondazioneCariparma,PaoloAndrei
I
n prossimità della giornata di San Giovanni, da
anni caratterizzata da
iniziative della Fondazione
Cariparma legate in modo
particolare al mondo del
volontariato, incontriamo il
Presidente Paolo Andrei.
«Uno degli obiettivi che ci
6
UNIPR
siamo posti – spiega – è quello di riuscire ad essere interlocutori che sanno ascoltare
i bisogni della Comunità, favorendo la costruzione di
“reti” di soggetti che di fronte ad una problematica riescano ad individuare insieme a noi la soluzione più appropriata». Nella consapevolezza che «solo attraverso
la complementarietà di
azione di tutti gli attori si
possa raggiungere un risultato efficace. Ciò qualifica e
orienta le scelte della Fondazione». Lo sguardo va poi al
nostro territorio: «Nella nostra provincia – in tutti i
campi in cui opera la Fondazione – ci confrontiamo
quotidianamente con realtà
significative all’interno delle quali operano persone
competenti e fortemente motivate, con le quali abbiamo
costruito, negli anni, un
buon rapporto a livello istituzionale». Competenze,
cuore e valori condivisi con-
sentono di arrivare a soluzioni innovative di risposta
ai bisogni. Stile da seguire
anche nel campo dei Servizi alla Persona, dove «stiamo vivendo ancora una fase
emergenziale, in cui molti
nuovi bisogni nascono anche dagli effetti della crisi».
Situazione che deve portare
a «guardare avanti, facendo
anche in questo ambito uno
sforzo comune per indivi-
duare forme innovative di
intervento tese ad accogliere
e dare risposte alle persone
che si trovano in condizione
di fragilità».
Campo che vede l’investimento di una quota significativa da parte della Fondazione anche nel 2014: «parlando di Servizi alla Persona, la Fondazione interviene in modo complementare
sostenendo e sviluppando
Comenel2013,cofinanziate16borsedistudio.UnasaràallamemoriadiCarloGabbi
Sostegno ai dottorandi, Cariparma c’è
interventi rivolti al mondo
della scuola e dell’istruzione,
sia per quanto riguarda le
infrastrutture che l’innovazione didattica, in quanto
convinti del valore della formazione dei giovani quale
miglior antidoto alla esclusione sociale».
Elemento centrale dell’agire della Fondazione è il rapporto col volontariato: «Crediamo e condividiamo
profondamente i valori che
animano il volontariato e
che lo rendono una risorsa
fondamentale per tutta la
nostra Comunità. Anche
quest’anno, nella giornata di
San Giovanni, si rinnova il
legame con questo mondo
così prezioso: Fondazione,
insieme a Forum Solidarietà, Barilla S.p.A. e Chiesi
Farmaceutici rivolge un appello alla Città per fare nuovamente “squadra” intorno
ad un tema sociale fortemente condiviso».
M. C. S.
IL 21 GIUGNO
GIORNATA
DI SAN GIOVANNI
PER IL VOLONTARIATO
“Una mobilità possibile
per il sociale”
Sabato 21 giugno
ore 10,30
Auditorium del Carmine
Proiezione
del video-documentario
“Dove vuoi tu: solidarietà
in movimento”
Interventi di
PAOLO ANDREI
MASSIMO BERTOLINI
ARNALDO CONFORTI
Presentazione del progetto
“PARMA FACCIAMO
SQUADRA” 2014
IN RETE, PER IL BENE COMUNE
Sociale,sanità,scuola.
600milaeurodallaFondazioneeunrinnovatoaccordoconl’Università Dall’analisiall’intervento
13 GIUGNO 2014
«L
a città ha bisogno dell’università; l’università ha bisogno
della città». Detto e ribadito
dal rettore Loris Borghi, sostenuto dal
prof. Paolo Andrei, presidente della Fondazione Cariparma, che con l’accordo siglato il 4 giugno a Palazzo Bossi Bocchi
hanno confermato la volontà di operare
in sinergia per lo sviluppo della qualità di
vita della comunità.
Un patto, rinnovato per i prossimi tre anni, che la Fondazione concretizza nel
considerevole sostegno (600mila euro)
alle borse di studio nelle Scuole di dottorato di ricerca, giunte al 30° ciclo. Questi gli obiettivi esposti da Andrei: «aprirci a realtà importanti per fare meglio nei
campi da noi prediletti (sociale, arte, cultura, istruzione, ricerca, formazione) riconoscendo che occorre l’intervento specialistico di soggetti esterni per capire cosa è il meglio. Testimoniare che crediamo
nella complementarietà delle competenze. Per questo è indispensabile costituire
gruppi di lavoro al servizio della comunità, variegati per area di formazione».
«Grazie al cofinanziamento della Fondazione — analizza Borghi — l’Università
riuscirà a mantenere la quota di dottorati dell’anno scorso» (16 borse, tra tutti i
dipartimenti), nel rispetto dei parametri
imposti dal Ministero. «Un accordo strategico che speriamo ne generi altri, tra
ateneo e contesto produttivo». Già i laureati a Parma trovano collocazione più
facilmente rispetto alla media nazionale,
ma occorre impegnarsi «con l’Unione industriali e le aziende, che sceglieranno i
nostri laureati per averli già conosciuti
sul campo». La missione non comprende più solo alta formazione e ricerca, ma
anche il terzo settore. Per comprendere
i bisogni di Parma e agire, Fondazione
Cariparma «avrà accesso diretto ai nostri
know-how. A seconda delle necessità pro-
gettuali potrà contare sulla
collaborazione di tutti i centri
di ricerca e avere supporto nelle decisioni».
«Si è sempre detto — aggiunge
Andrei — che occorre fare
squadra (e quest’anno rilanceremo “Parma facciamo squadra”). Creeremo strutture di
sostanza che permettano alle
istituzioni di lavorare con noi
per lo sviluppo del welfare di
comunità». I dottorati di ricerca garantiscono «continuità in
campo universitario, trasferimento di conoscenze alle imprese, crescita professionale per i giovani più brillanti, crescita per il paese». Ad oggi le borse
di studio triennali attive finanziate sono
140 (non più del 20% dei dottorandi può
essere senza una borsa). Negli ultimi 4
anni la Fondazione ha investito nel settore 3,4 milioni di euro (2,4 da parte dell’ateneo). Una borsa in scienze medicoveterinarie sarà dedicata alla memoria
del prof. Carlo Gabbi, presidente dal
2005 al 2013, persona che ha fatto grande la città».
Erick Ceresini
L’
intesa stipulata con l’Università permetterà alla
Fondazione Cariparma una migliore analisi dei
fenomeni socio-culturali ed economici, da cui si
individueranno gli ambiti di intervento. Nel sociale in primis, previste attività di ricerca mirate al tema della disabilità, con particolare attenzione alle prospettive di mobilità, residenzialità e al “dopo di noi”.
Il contributo alle borse di studio sosterrà anche la ricerca
medica, l’innovazione di processi e prodotti, la tutela dell’ambiente, le scienze umanistiche. La Fondazione è tra i
portatori d’interesse (stakeholder) del Consorzio di solidarietà sociale, in cui numerose realtà da oltre 30 anni si
spendono nell’inserimento lavorativo di persone disabili, ricollocazione professionale, lotta alla dispersione scolastica, e più recentemente nel servizio civile volontario. In
ambito socio-sanitario e assistenziale ricordiamo gli interventi nella costruzione di strutture (tra queste, a Parma
l’Ospedale dei bambini; a Vaio il nuovo ospedale; a Varsi
la Casa della salute; a Monticelli i poliambulatori); l’acquisto di strumenti per la diagnosi e ricerca, e di mezzi di
primo intervento per le Assistenze pubbliche e la Croce
Rossa. In ambito educativo e scolastico, il sostegno (in 18
scuole della provincia) all’integrazione degli studenti stranieri e disabili (tutoring) e al Progetto Oratori; la creazione e ampliamento di poli scolastici e residenze per studenti; la fornitura di strumenti innovativi per la didattica.
Tra le iniziative di solidarietà, la Fondazione ha promosso il market di Emporio Parma e progetti di microcredito
d’impresa e per emergenze temporanee. (e.c.)
Il nostro giornale raddoppia e a partire dal numero 23 sarà disponibile anche su computer, tablet
e smartphone grazie ad una nuova App gratuita e alla possibilità di accedere a tanti contenuti extra
Dal 20 giugno Vita Nuova è Più
Inarrivounagrandenovità,conlaversionedigitaledelsettimanale
Ogni venerdì, a partire dalle
ore 8, attraverso il nostro sito
(www.diocesi.parma.it/vitan
uova) sarà possibile accedere
alla nuova versione digitale
del giornale, realizzata grazie
alla collaborazione con Tecnavia, azienda leader del settore che già ha curato la versione online, tra gli altri, del
quotidiano Avvenire.
Con un semplice click si potrà
sfogliare il giornale, selezionare singoli articoli e scegliere se leggerli in modalità gra-
fica (come appaiono sul giornale) o in modalità testuale. E
per gli amanti dei social
network, sarà possibile con-
dividere e commentare i singoli pezzi su Facebook e su
Twitter.
Così come sarà possibile, con
la modalità “Pagine”, avere
una visione di insieme del
giornale, visualizzando contemporaneamente tutte le
pagine.
E naturalmente sarà sempre
a portata di mano l’archivio
con le ultime edizioni, sempre navigabili e sempre sfogliabili.
Più contenuti,
più smart
Ma non è tutto. Vita Nuova
Più si chiama così proprio
perché avrà più contenuti.
Legati ai singoli articoli ci
potranno essere infatti dei
Gratis tutta estate
L’appuntamento è quindi per
venerdì 20 giugno, quando
sarà ufficialmente aperta Vita Nuova Più.
Per permettere a tutti i nostri
lettori di conoscere questa
nuova, grande opportunità
Vita Nuova Più sarà accessibile liberamente fino al numero del 26 settembre.
A partire dal 3 ottobre sarà
necessaria, da parte degli
utenti, una registrazione gratuita.
Infine a partire dal numero
del 7 novembre Vita Nuova
Più sarà accessibile solo ai lettori che avranno sottoscritto
l’abbonamento alla versione
online o con la modalità “Tutto” (carta più online).
mappe
Come la carta,
più della carta
contenuti extra, come gallerie di foto, brevi video, collegamenti a pagine esterne.
Tutto per avere una informazione sempre più completa e sempre più multimediale.
E c’è di più. Oltre che attraverso il nostro sito, Vita Nuova Più si potrà leggere anche
su tablet e smartphone, grazie ad una apposita App gratuita, che si potrà scaricare
liberamente da App Store
(per i dispositivi Apple come
iPad e iPhone) e da Google
Play per i dispositivi con sistema Android.
Queste App offriranno una
visualizzazione specifica per
i singoli dispositivi e permetteranno di leggere Vita
Nuova dappertutto.
7
13 GIUGNO 2014
P
iù. Questa la parola
magica, nel segno della
quale si rinnova Vita
Nuova. Anzi, raddoppia.
Dal prossimo 20 giugno, infatti, oltre al giornale tradizionale, “di carta”, che continuerà ad arrivare nelle case e
nelle parrocchie dei tanti abbonati, nasce “Vita Nuova
Più”.
Non un semplice pdf consultabile online ma un nuovo
modo per leggere e vivere il
“nostro” settimanale diocesano, che quest’anno compie 95
anni e si vuole così avviare al
traguardo del primo secolo di
vita.
TRA ARTE
E FEDE
Sabato 21 e domenica 22 giugno l’inaugurazione dei restauri dell’opera,
voluti e sostenuti dall’intera comunità parrocchiale di piazzale Rolla
Gesù, i “potenti” e gli abitanti del quartiere.
Al Corpus Domini rinasce l’affresco di Madoi
mappe
L
8
a comunità del Corpus
Domini festeggerà quest’anno la solennità da
cui prende il nome con un
motivo in più di gratitudine:
la conclusione dei restauri del
grande affresco dipinto da
Walter Madoi nel 1966.
Da allora ad oggi l’opera ha
subìto l’usura del tempo, cedimenti strutturali e interventi di ripristino non sempre felici. I lavori di consolidamento della chiesa resi necessari
dalle scosse di terremoto del
2012 – diretti dallo Studio tecnico Massera, eseguiti da Cooperativa Edile Artigiana, con
l’importante contributo di
Cattolica Assicurazioni - sono
stati l’occasione per un restauro completo, condotto da Esedra Restauri e da Ma.ni Restauri, sotto la Direzione tecnico-scientifica delle Sovrintendenze e dell’Ufficio beni
culturali della Diocesi. La
“Fondazione Isabella e Walter
Madoi”, inoltre, ha incoraggiato e sostenuto il progetto. Non
è stato solo un lavori di tecnici, tutto il quartiere infatti si è
messo in moto per sostenere
l’impresa sia dal punto di vista economico che fornendo
informazioni, ricordi e documentazione: la riscoperta dell’affresco è stata anche una
bella ritessitura di legami comunitari. Chi desidera partecipare fornendo informazioni
o segnalando il possesso di
schizzi o documenti sull’affresco può farlo telefonando allo
0521.493519 o scrivendo a
corpus.domini@diocesi. parma.it
L’estate di Madoi
13 GIUGNO 2014
Tre mesi estivi di lavoro intensissimo, portato avanti da
solo, con l’unica collaborazione di un muratore amico
addetto alla stesura della calce. E’ così, prevalentemente
nelle ore notturne, che dal luglio al settembre del 1966
Walter Madoi ha realizzato
l’affresco. E’ stato lui a proporre l’opera, dopo una lunga gestazione dentro di sé, al
parroco Don Pietro Boraschi
che aveva lanciato una campagna di lavori per la rimessa
a nuovo della chiesa in occasione del 25° della sua ordinazione presbiterale. Per l’artista dare alla luce quell’opera
era diventata una necessità
interiore pena - sono parole
sue - «il rimanere insoddisfat-
to per tutta la vita».
La proposta è arrivata inaspettata a primavera inoltrata, l’accordo è stato raggiunto
in fretta e, senza indugi, sono
iniziati i lavori che hanno
comportato la chiusura dei
tre grandi finestroni absidali
con i quali la chiesa – iniziata
nel 1939 – era nata. La firma
dell’autore, con la data, è in
basso, in un luogo assai singolare, come pure in basso (a
sinistra di chi guarda) è il suo
autoritratto; il volto di Don
Boraschi è ben riconoscibile
in altro, nei lineamenti dell’apostolo Pietro.
Ritratto di quartiere
foto G. Fantuzzi - fotoglamourparma.it
Insieme ai colori sui muri della chiesa è rimasto impresso
lo spirito di un’epoca. Ci sono
i volti dei papi del Concilio e
quelli dei leader di quegli anni: Kennedy, Mao, De Gaulle,
Saragat, ecc. Spiccano, in
grande evidenza, le immagini
delle tragedie immani delle
quali tutti erano testimoni
ravvicinati: l’olocausto (in
una delle primissime rappresentazioni pittoriche), la fame
del mondo, il razzismo e – intuizione profetica di una vicenda tutta dei nostri giorni –
il culto narcisistico per
l’“apparire”. La storia della
gente del quartiere è inserita
dentro la grande storia dell’epoca; «Vèn sò ch’at tir zo»
(“Sali – sull’impalcatura – che
ti ritraggo”), così diceva W.
Madoi ai parrocchiani che
entravano incuriositi e molti
di loro hanno dato il loro volto, o quello di uno dei loro cari defunti, a qualcuno dei personaggi. Gran parte degli
schizzi dell’affresco sono appesi nelle case del quartiere,
venduti al termine dei lavori,
come ricompensa all’autore.
Don Piero Delsante, cappellano al Corpus Domini in
quegli anni, leggendo a Madoi un brano delle Scritture
(Ezechiele 37,1-14) è stato testimone dell’intreccio tra sto-
ria universale, storia locale e
ispirazione biblica che ha fatto da grembo alla realizzazione dell’opera. Don Renato
Mori, parroco per oltre 30 anni, ne ha poi custudito e sperimentato gli effetti sul vissuto della comunità.
a cura della comunità
del Corpus Domini
IN PROGRAMMA
Sabato 21 giugno
Ore 21,30 • “Musica per
Madoi ritrovato”
Concerto del coro lirico
“Renata Tebaldi” (ingresso
libero)
Domenica 22 giugno
Ore 11 • Celebrazione dell’Eucarestia della solennità del “Corpus Domini”
Ore 15 • Visita guidata all’affresco (ingresso libero)
IL SENSO COMPLESSIVO DEL GRANDE AFFRESCO DELL’ABSIDE
Lastoriadell’umanitànelgestodispezzareilpane
NelleparoledellostessoMadoilaricercaeladifficoltàdidipingereilvoltodiCristo
A
uno sguardo complessivo il
grande affresco di Walter Madoi si presenta come una ricapitolazione della storia dell’umanità.
Volti e corpi numerosissimi sono infatti attratti dal basso verso l’alto, in
un vortice che li conduce attorno alla
cena pasquale di Gesù.
La parte inferiore dell’opera, caratterizzata da uno scuro profondo, raccoglie la storia del male: quello dei tempi odierni - raffigurato nelle tragedie
dell’olocausto, del razzismo, della
morte per fame e del narcisismo – inseriti nella narrazione biblica riguardante Adamo ed Eva, Caino e Abele,
Sodoma e Gomorra. La teoria delle
tragedie umane giunge a un culmine
di intensità al centro della base dell’affresco dove si susseguono corpi insanguinati, volti sfigurati e mani protese verso l’alto a cercare salvezza. In
primo piano sta il Cristo deposto dalla croce che giace tra le braccia di sua
madre Maria; al suo fianco Maria
Maddalena sgomenta e tutt’intorno –
testimoni partecipi di un grande
compianto – i grandi della terra, i papi e il vescovo di quegli anni, i familiari e gli amici dell’artista. Il male dell’umanità, altrimenti votata all’autodistruzione, di cui ossa e teschi sono
segno, è scaricato interamente sul
corpo livido, martoriato e riverso di
colui che ha patito la tortura della croce.
Appena a lato di tale abisso il disegno
prende una svolta e si impenna verso
l’alto, come a dire che nella vicenda
del crocifisso è accaduto qualcosa
che ha mutato radicalmente le cose. E
così le ossa riprendono vita, i volti
espressione e le mani si stringono le
une alle altre. I corpi si ricompongono, dapprima in una leggerezza deli-
cata, poi – man mano che la danza
delle persone si innalza – prendendo
figura ed espressione piena. Inizia qui
la lunga serie di ritratti di gente che
abitava in quartiere. Femmine e maschi, bimbi e anziani, raffigurati di
fronte, di schiena, di lato… persone
precise che – nella loro totale nudità –
esprimono le attese e la sorte finale di
ogni uomo e donna della terra. Il colore si fa chiaro, dorato e luminoso.
Il corteo dell’umanità attratta verso la
sua piena realizzazione è aperto da
Maria, rappresentata di nuovo in alto,
a destra di chi guarda; qui non più addolorata, ma assunta in cielo e partecipe della scena centrale, in cui il Figlio Gesù consegna se stesso nel gesto
dello spezzare il pane. Intorno a Lui
gli apostoli si interrogano: il gesticolare delle mani e il gioco dei loro
sguardi dice quanto siano sorpresi da
quel gesto. A lato, opposto a Maria, è
presentato Giuda, che riflette in volto
e in figura il colore cupo della parte
bassa dell’opera.
Il punto focale di tutto è il volto del
Cristo; il suo sguardo puntato sull’orizzonte pare voler raccogliere l’intera storia umana dentro il gesto che sta
compiendo. A questo volto e a questo
sguardo Walter Madoi ha dedicato la
cura maggiore; in una registrazione
originale, riscoperta in occasione del
recente restauro, con voce compresa
confida: «In fondo il Cristo cos’è? Il
Cristo dell’ultima cena è una perfezione dell’essere e io credo in questo Cristo
nel momento in cui spezza il pane e dice: “questo è il mio corpo e questo è il
mio sangue” (…). Il mio Cristo l’ho dipinto quattro volte perché non mi riusciva. La prima volta mi sono arrabbiato al punto tale che ho dato un pugno contro il muro e mi sono rotto la
mano. Poi l’ho guastato, l’ho rifatto,
l’ho rifatto una volta ancora. Poi sono
andato via perché dovevo ricercare in
me stesso prima di potermi avvicinare a questa figura, perché niente ho lasciato al caso o al pennello. Volevo fare quel Cristo e l’ho fatto. Finalmente
la quarta volta ci sono riuscito».
IL VESCOVO Pubblichiamo parte della relazione di monsignor Solmi a un convegno di Firenze
E LA FAMIGLIA dedicato alla famiglia, al suo ruolo nella società e alle realtà che oggi la minacciano
La questione antropologica alla
base del dibattito sulla famiglia
I
La prima sfida è, allora, al fondo della realtà
della famiglia e pone la domanda (a livello
pratico e teorico) del suo fondamento antropologico, della sua mutazione in questo
tempo. Chi è la persona umana, come si presenta a noi, che valore le diamo.
La questione antropologica si presenta così
fondamentale oggi, a partire dalla famiglia.
Una questione che si esprime a livelli diversi e suscita l’urgenza di una rinnovata riflessione antropologica, che per noi credenti assume il carattere di un rinnovato annuncio,
perché il Signore Gesù svela l’uomo all’uomo (cfr. GS 22) e porta a compimento la pienezza dell’umanità redenta.
Pilato presentando Gesù alla turba: “Ecce
Homo” (Gv 19,5) afferma la più grande verità sull’uomo, che però, tragicamente, gli
sfugge!
La Chiesa italiana proprio di questo si interroga con la proposta del prossimo Convegno Ecclesiale che avrà luogo qui a Firenze.
Nel prossimo Sinodo Straordinario il fondamento antropologico della famiglia è come
un fil rouge che unisce molte riflessioni e
molte domande che sono state poste alle comunità cristiane con il noto Questionario.
Significativamente la seconda serie di domande tratta della “legge naturale” e delle
implicazioni che pone alla famiglia.
Quale posto occupa il concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a livello istituzionale, educativo e accademico, sia a
livello popolare? Quali visioni dell’antropologia sono sottese a questo dibattito sul
fondamento naturale della famiglia?
Ecco in sintesi alcune risposte:
• La maggioranza dei battezzati si richiama
alla distinzione tra uomo e donna, ma avverte confusione e insicurezza nell’affrontare tali discorsi.
• L’antropologia che si rintraccia nel dibattito sulla famiglia è molto segnata dal relativismo e dal soggettivismo, nella convinzione che sia la coscienza personale a fondare
la verità.
• L’antropologia cristiana viene messa in discussione in particolare sulla questione del
“genere”, non accogliendo il dato derivato
dalla rivelazione e attestato come “legge naturale”.
• Si assiste al tentativo costante di ridurre la
questione antropologica ad una questione
confessionale, accusando in un qualche
modo la Chiesa cattolica del mancato progresso in questa direzione.
• Emergono conseguenze a livello culturale
ed etico, per cui si vive all’insegna della morale “fai da te”. La gente è ancora abbastanza convinta che l’unione debba essere tra un
uomo e una donna, ma sembra a volte rifiutare l’idea che non si possano costituire altri tipi di unione, civilmente riconosciute,
ad esempio tra persone dello stesso sesso.
Non si accetta (e questo in modo anche aggressivo) la legge naturale, e sempre più forza sembra avere la teoria del gender. Si coglie questo attraverso la richiesta di riconoscere le unioni omosessuali e la possibilità
di divorziare in maniera rapida.
La denuncia di questa situazione mette in
evidenza un grave problema di carattere antropologico: quale sia l’identità della persona umana, che noi sappiamo essere intrinsecamente sociale, capace di porsi davanti
all’altro e di sceglierlo con un atto reciproco,
libero, implicante tutto se stesso, per l’intera esistenza (1). Così come il riconoscimento della persona che “è data” come diversa
da me e in un divenire da riconoscere, accogliere per vivere insieme (amare significa
dire: Tu non morirai).
Il tema non nuovo, di carattere generale,
presenta un conto particolarmente oneroso sul matrimonio e sulla famiglia.
«Da ogni parte ci esortavano a salvare il pianeta. Non si doveva con la stessa urgenza venire in soccorso dell’umano? Se l’aria doveva
restare pura, se l’erba doveva restare verde,
non bisognava anche che il mondo degli uomini restasse abitabile?».
Questa affermazione è di una psicoterapeuta che si interroga davanti al numero enorme di patologie depressive e dalle inedite
forme di disagio sociale.
Avverte che siamo davanti a un impoverimento molto forte dell’umano, al punto
che alla persona non restano punti di riferimento e l’uomo è, per così dire, di sabbia,
una figura fluida, impastata di contraddizioni, con un onnipresente senso di stanchezza per una vita frenetica nella quale cerca sempre riconoscimento e rassicurazione,
schiacciato dall’esigenza di una competizione continua a farsi da sé, mentre si accorge che gli manca la terra sotto i piedi.
Una persona che nutre su di sé e sull’altro
attese sempre più alte, di una perfezione irraggiungibile; attese che non tardano a
scontrarsi con la realtà, in un impatto che
porta sovente alla crisi e alla rottura familiare.
Tutto questo sembra trovare una sintesi nel
fenomeno dell’individualismo che contrassegna l’uomo moderno e mostra anche
il suo limite e la sua incapacità di dare delle
risposte.
Tra le realtà che hanno maggiormente patito di questo c’è certamente la famiglia (e
con essa la società, la politica) che rappresenta anche la sua cura, il modo dal
quale potrebbe uscire.
La prospettiva
Il futuro della famiglia è segnato dal suo
contributo unico, fondamentale, nel generare, sostenere e promuovere l’umano.
Possiamo allora associare alla domanda del
futuro della famiglia la domanda sul futuro
dell’uomo e sulla responsabilità della nostra
generazione e comunque del nostro vivere,
qui e ora.
Possiamo domandarci se questa fase della
nostra storia sia per la famiglia sterile e rappresenti la fine di un’epoca consegnando alle nuove generazioni soltanto il ricordo della famiglia “tradizionale” con un’immagine
fabulistica e nulla più (la famiglia del “Mulino Bianco”).
Si parla di una possibile società de – familizzata, fatto cioè di persone sole che si uniscono senza alcun impegno. In Italia le famiglie unipersonali sono passate nel 2011 a
7,2 milioni, nel 2013 hanno superato i 7,5
milioni (30,2% del totale delle famiglie italiane), mentre in Francia sono il 28% della
popolazione. (“one to one”: così intitolava
la Repubblica, mercoledì 28 maggio, presentando la realtà delle famiglia di monogenitori, che vede in particolare la presenza
della mamma – in aumento, secondo i dati
Istat del 47% rispetto al 2006-2007).
Resta fondamentale scommettere di nuovo
sul valore essenziale della persona, dal suo
concepimento alla sua morte biologica, nella consapevolezza che la sua dignità, custodita nello scrigno della coscienza, ha un insostituibile valore sociale e che l’educazione
al sacrario della persona (GS 16 sacrarium
Hominis ) per le nuove generazioni è, oltre
che un atto doveroso, l’investimento più
redditizio per il nostro futuro.
Come l’aria per l’essere vivente, la persona
ha bisogno dell’altro: dalle mani che la accolgono alla nascita e la nutrono, alla formazione della sua identità, alle mani che la
curano nei momenti finali dell’esistenza.
Proprio la relazione con l’altro sostiene la
crescita della persona e sviluppa il delicato
e progressivo vincolo dell’amicizia e dell’amore.
Qui nasce la dinamica del dono, la condizione della fiducia, il senso del gratuito.
Qui nasce la giustizia e la democrazia vera,
che restano travi portanti della nostra società e della costruzione del bene comune
per edificare sui valori essenziali della persona una città solidale.
A noi compete non disgregare l’unità della
persona nelle sue dimensioni intrinseche e
sociali, che formano un tutt’uno armonico.
(2)
“Il bene della persona e della società umana e cristiana è strettamente connesso con
una felice situazione della comunità coniugale e familiare” (GS 47) questa espressione
di Gaudium et Spes, apparentemente scontata e quasi di transizione, riveste oggi un
carattere unico di sfida e di urgenza, oltre
che porsi come un solido indicativo.
È non solo lecito, ma essenziale il patrocinare una cultura della famiglia nel contesto
sociale, politico. Qui la scelta di Papa Francesco (sulla scia di una lunga tradizione) appare oltremodo profetica.
9
(1) “L’appello all’umano, fatto proprio dal Concilio,
chiama in causa valori, grazie ai quali e per i quali
l’uomo formula le sue rivendicazioni, affronta le sue
preoccupazioni, vive le sue speranze: l’uomo inteso,
però, non solo nella sua essenza, bensì nella sua
storicità, e più esattamente nella sua storia reale. Per
questo la vera questione sociale oggi è diventata la
questione antropologica: la difesa dell’integrità umana va di pari passo con la sostenibilità dell’ambiente e dell’economia, giacché i valori da preservare
sul piano personale (vita, famiglia, educazione) sono pure determinanti per tutelare quelli della vita sociale (giustizia, solidarietà, lavoro).
Nelle pieghe della storia, l’umano – con i suoi valori
intrinseci – non è evidente e neppure ovvio; perciò,
se vogliamo ripensarlo e riaffermarlo, dobbiamo
esercitare il discernimento, affinare le nostre capacità di interpretazione. (cfr. Invito al Convegno).
(2) Mi chiedo, al di là della evidente inutilità e della
effimera notorietà, se alcune decisioni pubbliche (registro delle unioni di fatto, registro dei testamenti
biologici) aiutino a mantenere e trasmettere questo
essenziale valore, o se, al di là delle intenzioni, lo
indeboliscano anche verso coloro che si vorrebbero
in questo modo salvaguardare. Intrinseca alla persona è la famiglia in un rapporto reciproco: la persona è sociale di per se stessa, ha bisogno di chi la
genera in una relazione, di chi l’accoglie e la umanizza; la famiglia per nascere e crescere ha bisogno di persone che sanno stare in piedi l’una davanti all’altra, frutto di quell’atto generativo che si arresta soltanto quando il figlio è in grado di auto –
educarsi e di reagire in forma critica, costruttiva al
mondo che lo circonda.
13 GIUGNO 2014
L
a famiglia si presenta oggi al centro di
affermazioni che paiono paradossali.
Sotto il profilo sociale da un lato le si
attribuisce grande importanza, dall’altro è
diventata il crocevia di tutti i mali; se andiamo al suo interno – dal fare o non fare famiglia, dal vivere quotidiano…- viaggiamo come su uno spartiacque: da una parte il valore del “noi” e dall’altro l’ “io” che, sciolto da
ogni vincolo, si contrappone al noi.
Così pure ha perso chiarezza il significato
stesso di “amore”, specialmente nella sua
caratterizzazione coniugale; sembra messo
in discussione il significato e l’esistenza della “diversità” di sesso, di ruolo, di età e se ci
sia “qualcosa” che ci è dato o che tutto sia il
prodotto di una libera scelta, che raggiunge
le profondità identitarie del proprio essere.
chiesa
niziamo da questo numero a pubblicare una
serie di interventi (suddivisi per capitoli) del
nostro Vescovo che, in qualità di presidente della
Commisione Cei per la famiglia, ha presentato
in diverse occasioni. Il tema: la realtà della famiglia, considerata nel progetto di Dio e nella
complessità del nostro tempo, e le domande e le
sfide che pone alla comunità cristiana. Tema particolarmente avvertito, sia per l’urgenza pastorale che per la necessità di sollecitare anche scelte e azioni politiche a sostegno di questo “patrimonio”. Tema trattato anche in vista del Sinodo
straordinario che - come ha ribadito recentemente papa Francesco - senza tacere i problemi,
vuole mettere in luce la bellezza e le potenzialità
del sacramento del matrimonio. Un’occasione,
dunque, importante per riflettere e approfondire
queste problematiche.
“CREDERE CI MANDA”
L’INTERVENTO DI APERTURA DI MONS. PAGLIA IN SANT’ANDREA IN ANTOGNANO
Prendeteillargoegettateleretiperlapesca
È
stata la chiesa parrocchiale di
sant’Andrea apostolo ad ospitare i
primi due appuntamenti della Tre
Sere, sempre scandite dalla adorazione e
dalla celebrazione dei vespri e poi di compieta. Ad indicare che ogni nostra attività
ha in Lui il suo inizio e in Lui il suo compimento. Monsignor Vincenzo Paglia,
presidente del Pontificio Consiglio pro familia, ha aperto la tre sere, aiutandoci a
cogliere le linee della Evangelii Gaudium
e a collocarle nel nostro percorso: «Nel
vostro piano triennale siete giunti all’ultima tappa, la terza, con il titolo “Credere ci
manda”. La pagina evangelica di Luca
(5,4-11), che il vescovo ha posto come
apertura degli Orientamenti per il Nuovo
Assetto della Diocesi, è illuminante. Gesù,
dicendo ”prendi il largo”, vuoIe sottoli-
neare l’uscita della Chiesa diocesana e di
ogni singolo credente. E’ vero che si è magari stanchi per aver lavorato già tanto e
forse senza molto frutto. Ma per questo è
necessario riascoltare quella esortazione.
E in fondo questi tre giorni non sono altro
che ascoltare questa parola di Gesù:
“Prendi il largo e gettate le vostre reti per
la pesca”.
Nel brano della pesca miracolosa di Giovanni dopo la risurrezione Gesù ripete il
comando ma con un’aggiunta: “Gettate le
reti dalla parte destra della barca e troverete”(21 ,5). Bisogna cambiare verso, ossia gettare le reti non dove si è sempre fatto, ma dall’altra parte. E’ a dire che non
bisogna tornare a fare come sempre si è
fatto, magari anche un po’ meglio. No, è
necessario percorrere nuove strade, intraprendere nuovi sentieri e con una passione nuova. L’Esortazione Apostolica
Evangelii Gaudium è un testo fondativo
della vita delle nostra Chiese diocesane e
di ogni singolo fedele. Non è un testo come tanti altri. C’è bisogno di leggerlo e
meditarlo. E’ denso di un nuovo spirito
che, se compreso, porta fuori di sè. Potremmo dire che la “rete della pesca” è la
stessa, ma è diverso il mare dove gettarla».
Tema, questo, sviluppato nella relazione
che si può scaricare dal sito di Vita Nuova.
zoom
IlVicariogeneraledonValentini:«dobbiamorenderevisibileilvoltodiCristoall’umanitàdelnostrotempo»
13 GIUGNO 2014
10
I “fili rossi” dai lavori nei gruppi
Dallaformazione,allacomunitàallavita,alcunideitemitoccati
E’
il vicario generale don
Luigi Valentini ad introdurre il lavoro dei gruppi, nella seconda sera. Commentando la solennità dell’Ascensione appena celebrata, si è soffermato sulla figura dei due uomini
in bianche vesti, che invitano gli
apostoli a tornare a Gerusalemme, a sostare, a vivere la vigilia,
l’attesa. «Non sono due angeli,
sono due battezzati, con la veste
del battesimo e col senso della
storia». Ad indicare come il “credere ci manda” ci mette in rapporto con l’umanità del nostro
tempo, «alla quale dobbiamo
rendere visibile il volto di Cristo»
e con il Signore, con le Sue parole, di cui dobbiamo diventare familiari. Qui e oggi, in una diocesi «che cerca di darsi un volto –
anche organizzato – che sia più
adeguato alle condizioni degli
uomini e delle donne del nostro
tempo e che ha davanti le linee
fondanti di un cammino di rinnovamento». Un cantiere, in cui
abbiamo la responsabilità della
costruzione del progetto, nella
consapevolezza che «non siamo
i fondatori della Chiesa, ma gli
artigiani chiamati a svecchiarla».
Proprio nelle fedeltà alle linee
guida e rileggendo – in questa luce – i diversi ministeri. Per questo «abbiamo bisogno di ritornare al Cenacolo, di momenti di vigilia, per invocare ancora il dono
dello Spirito», nella consapevolezza che “lui è l’artefice della
Grazia e non la nostra efficienza». Infine l’invito a lavorare nei
gruppi, da intendersi come “veri
e propri laboratori”, con «la passione pastorale, che ci porta a
camminare - nella familiarità col
Signore – in una dimensione
missionaria». Dalle sintesi dei lavori dei gruppi, che hanno seguito nella loro suddivisione
l’impostazione stessa della Evangelii Gaudium, si possono rintracciare alcuni fili “rossi”, ad evidenziare attenzioni e priorità
condivise. Proviamo a nominarne alcuni, senza la pretesa di essere esaustivi.
GLI AMBITI E I GRUPPI
1° Ambito: LA DOLCE E
CONFORTANTE GIOIA DI EVANGELIZZARE
A. Il vangelo della gioia
B. La dolce e confortante gioia di
evangelizzare
C. Essere Chiesa: Tutto il Popolo di
Dio annuncia il Vangelo
D. Discepoli missionar
2° Ambito: LA TRASFORMAZIONE MISSIONARIA DELLA CHIESA
A. Una Chiesa in uscita
B. Pastorale in conversione
C. Dal cuore del Vangelo
D. La chiesa: Una madre dal cuore
aperto (
4° Ambito: LE TENTAZIONI DEGLI OPERATORI PASTORALI
A. Uno spazio per risanare l’operatore pastorale
B. Le malattie dell’operatore pastorale
C. Pastorale giovanile e vocazionale
D. Pastorale familiare (66. 67)
5° Ambito: UN’EVANGELIZZAZIONE PER L’APPROFONDIMENTO KERIGMATICO
A. Formazione
B. Una catechesi kerygmatica e mistagogica
C. L’accompagnamento personale
dei processi di crescita
D. Circa la Parola di Dio
3° Ambito: NELLA CRISI DELL’IMPEGNO COMUNITARIO
A. Il nostro contesto culturale
B. Alcune sfide culturali
C. La città: sfide delle culture urbane
D. Cultura, pensiero ed educazione
6° Ambito: LA DIMENSIONE SOCIALEDELL’EVANGELIZZAZIONE
A. Evangelizzare è rendere presente nel mondo il Regno di Dio
B. L’inclusione sociale dei poveri
C. Il bene comune e la pace sociale
Formazione: di tutto il popolo di
Dio e, in particolare, degli operatori pastorali. “Educare ad una vita spirituale intensa”, “intensificando le proposte di spiritualità” e
stimolando alla responsabilità
della propria formazione, in modo non individualistico (Ambito 1
A e B). E’ urgente “la formazione
degli operatori pastorali nel con-
tenuto della fede” (Ambito 5 b).
Formazione necessaria, per “la situazione di povertà di noi cattolici
nella formazione e nella preghiera
della Parola” (Ambito 5 D); cura
che richiede anche il “coraggio di
rompere gli schemi che ci portiamo dentro, ma anche non vanno
più bene”(Ambito 4 B. Formazione a stili di vita: sobrietà, solida-
rietà (Ambito 3 A e C; Ambito 6 B).
Formare operatori a livello professionale, nei rapporti con le persone oltre che nella pastorale..
(Ambito 4 C). La prima formazione necessaria è l’attenzione alla relazione/accoglienza, nel rispetto
dei tempi di tutti: inoltre formazione alla Parola e cura della Bellezza nella liturgia (Ambito 2 B e
D). Di qui anche l’esigenza di “organizzare bene la scuola per operatori pastorali” (Ambito 5, C).
Proporre cammini, coraggiosi, alti, sulle Scritture, di preghiera...,
per giungere a conoscere, ad avere familiarità con almeno un vangelo (Ambito 5 D). Crescere nella
formazione alla corresponsabilità
(Ambito 6 A). Formazione avvertita come urgente per riportare al
centro il rapporto con Gesù, l’innamoramento con Lui.
Comunità, tema che si intreccia
con la cura delle relazioni: far sì
che le comunità divengano luoghi
e spazi di incontro, incoraggiamento, sostegno, ascolto, accoglienza, misericordia (Ambito 1
C); rafforzare la vita di comunità:
comunità accoglienti, capaci di
tessere relazioni vere con le persone, di ricondurle ad una dimensione umana e di contatto reale
(Ambito 3 A). Si richiede una conversione delle nostre comunità,
meno centrate su se stesse, sui loro problemi, ma aperte al mondo;
comunità che sappiano profumare del mondo (Ambito 3 C). Creare occasioni per stare insieme, che
favoriscano il crearsi di legami di
amicizia e il sentirsi parte di una
comunità; puntare sulle relazioni,
senza le quali è difficile trasmettere contenuti (Ambito 4 D); all’interno della comunità la valorizzazione dei consigli pastorali, quali
“luoghi per discernere insieme il
senso del nostro essere credenti
ed operare insieme nella chiesa,
luoghi per far maturare la mentalità di fede dell’operatore e per riscaldare il cuore, ripartendo dal
nostro stare insieme attorno a Cristo; luoghi per prendere sempre
più coscienza del nostro essere discepoli del Signore e non del mon-
do; luogo per condividere le stesse problematiche e la fatica dell’annuncio (ambito 4 A). Valorizzare le relazioni comunitarie in
parrocchia, pregare insieme. Curare le relazioni nel rispetto e nella valorizzazione dei carismi di
ognuno e far crescere la comunità
attraverso un maggiore confronto
e una maggiore condivisione (Ambito 4 B). Curare la dimensione
pastorale-relazionale della pastorale: dimensione “prioritaria e
strategica per il cammino di evangelizzazione della nostra Chiesa”
(Ambito 5 C). Comunità che deve
convertirsi, non per fare le cose in
modo diverso, ma per vivere “un
nuovo, radicale atteggiamento che
faccia tornare le nostre comunità a
sperimentare come originaria e
fondante l’iniziativa e l’agire di
Dio” (Ambito 2 A). Comunità che
si riscopre sempre preceduta dalla Parola (Ambito 5 D).
Vita: degli evangelizzatori, della
comunità (testimonianza contagiosa) e delle persone che siamo
chiamati a raggiungere.
“L’annuncio del Vangelo passa attraverso i gesti e le attenzioni che
lo rendono vivo”. E’ importante
“accompagnare le esperienze che
si vivono in famiglia” (Ambito 4
D). L’evangelizzazione passa attraverso la vita dei cristiani e la loro
testimonianza gioiosa (Ambito 1 A
B). Occorre avere attenzione a curare “lo spazio degli eventi della vita” (Ambito 1 C). Va diffuso un
metodo pastorale che guardi all’esperienza della vita di chi abbiamo davanti (Ambito 2 B D). Lavorare per la partecipazione di tutti
alla vita della città (Ambito 3 C).
Andare a cercare le persone che
vivono situazioni di bisogno e di
precarietà (Ambito 3 A); entrare
nelle case dove si vivono situazioni di malattia e di sofferenza (Ambito 6 A).
Tre Sere di formazione
IlvescovoSolmi:«Continuiamoadinterrogarciealeggereisegnideitempieimpegnamociaraggiungeretutti»
Trasmettiamo il credere con passi concreti
nell’evidenziare l’importanza delle tre sere – punto di arrivo e non
solo di partenza – ha proposto di
inserire nei percorsi di formazione e di catechesi occasioni concrete e sistematiche di incontro
con i poveri e di servizio, invitando anche a forme di coordinamento nell’ambito della carità.
Ilaria Bianchi, della piccola comunità apostolica, ha sottolineato
come la nostra testimonianza perda di efficacia a causa di un rapporto col Signore che rischia di essere di lavoro, per cui anche la
proposta che facciamo diventa
una serie di precetti. Pensando in
particolare ai giovani, ha rimarcato la necessità di pensare ad accompagnamenti personali.
Quasi proseguendo queste riflessioni, è intervenuto don Francesco Ponci, assistente di zona dell’Agesci che, ribadendo la necessità di accompagnare i ragazzi nel
vivere la fede e nel compiere scelte, ha evidenziato l’importanza di
riuscire a mostrare che il vangelo
ci rende uomini e donne.
Antonella Zennoni ha invitato a
guardare al lavoro pastorale – in
particolare con le famiglie – come
occasione per riscoprire la grazia
di Dio e le opportunità di annuncio e di impegno missionario che
vengono offerte.
Piera Grandi, saveriana, Migrantes, ha inteso rendere presente le
persone immigrate, che rappresentano una risorsa, una sfida, un
dono. Nella consapevolezza che
credere ci manda anche a loro.
Suor Alba Nani, Piccole Figlie, nel
sottolineare il cambiamento di
mentalità richiesto nel percorso
che stiamo compiendo, ha posto
l’attenzione sul Servizio ministeriale. Altro elemento di riflessione: la bellezza della celebrazione
eucaristica e porre le condizioni
perchè i presbiteri in primis possano viverla.
Mirella Pasini, Rinnovamento dello Spirito, partendo dalla sua
esperienza personale, ha messo in
evidenza come la missione inizi
da ciascuno di noi verso il Signore, per conformarci a lui, e poi andare agli altri. Ha inoltre auspicato di proseguire nell’impegno di
comunione.
Don Guido Pasini, direttore Ufficio liturgico, riprendendo l’invito
di monsignor Paglia a ripartire dal
Vangelo, ha comunicato la sua
esperienza progressiva della parola di Dio, non solo e non più
proclamata, ma cantata da una
comunità.
Angelo Merli, sollecitato dal tema
dell’angoscia di non arrivare a tutti, ha ripreso alcune immagini che
descrivono la chiesa come piccolo gregge, germe, lievito, ad indicare che il regno di Dio è dono che
chiede la nostra parte, ma non dipende da noi. Ha poi sottolineato
la necessità di luoghi di confronto
e di condivisione (consiglio pastorale, consulte).
Sandro Campanini, Meic, ha individuato alcune terre di missione:
le persone che si applicano alla ri-
cerca, alle scienze, e fanno cultura; il mondo della produzione
economica: due mondi con cui riflettere insieme.
Don Daniele Bonini, pastorale vocazionale, ha richiamato l’importanza dell’attenzione alla persona
e della cura delle relazioni, testimoniando in modo particolare il
valore della gratuità.
Don Luigi Valentini ha condiviso
diversi motivi di gratitudine: al
mondo in cui viviamo, alla nostra
Chiesa, guidata da papa Francesco, alla nostra Chiesa di Parma e
al nostro pastore, esprimendo anche la preoccupazione e il desiderio che «l’abbronzatura» di questi
giorni non passi troppo presto.
A conclusione, insieme al grazie, il
Vescovo ha consegnato un’immagine evangelica: quella della vite
e dei vignaioli, che ben delinea lo
stile e l’impegno del cristiano,
chiamato a seminare, ad attendere, a «mondare», perchè la vite
porti frutti. Stile con cui portare
«le cose dette sulla via di passi
concreti, che sono i passi della nostra Chiesa». Disponibili a «continuare ad interrogarci e a leggere i
segni dei tempi. Missione qui, oggi, a Parma, facendo in modo che
anche chi arriva da altri Paesi «si
senta a casa». Missione anche ad
gentes. Missione che ci interpella
e ci pone domande da non soffocare. E poi l’impegno di raggiungere comunità parrocchiali, gruppi, associazioni, per «trasmettere
il credere ci manda in passi concreti, in ordine alla catechesi, alla
carità, per una formazione globale per tutte le fasce di età». Infine
guardando ai prossimi appuntamenti, ha invitato tutti, in particolare i giovani ad accompagnare il
Santissimo sacramento nella processione eucaristica, segno di
«una chiesa in cammino che passa attraverso le strade della città».
M. C. S.
11
13 GIUGNO 2014
«È
bello ritrovarci nella
Chiesa Madre, portatori e portatrici dei nostri
doni, ministeri, stati di vita ed
ascoltarci con quella carità che è
propria dei cristiani che si riuniscono nel nome di Gesù.
Stasera c’è spazio e tempo per chi
desidera, con franchezza e coraggio, raccontare a tutti ciò che gli
sta a cuore». Così don Matteo Visioli, dopo la preghiera di adorazione, saluta l’assemblea. Il Vescovo Enrico, nell’aprire i lavori,
sottolinea la felice coincidenza di
vivere l’assemblea nella festa di un
missionario dell’Europa del Nord,
che dona il suo sangue per il vangelo.
Monsignor Solmi ha poi scelto
non di fare una sintesi dei lavori
di gruppo, ma di tracciare l’orizzonte in cui collocarli. E parte dalla Passione del Signore: «Gesù in
quei momenti non ha a cuore se
stesso, ma noi, la sua comunità
per la quale prega perchè sia unita; ha a cuore i suoi discepoli ai
quali manifesta il volto di Dio lavando i piedi; ha a cuore tutta l’umanità. In Gesù la vita è un tutt’uno con l’annuncio del vangelo;
l’affidamento al Padre è un tutt’uno col farsi carico della nostra
condizione umana». Esempio,
questo di Gesù, che sta a fondamento e modello della nostra fede
che, per tanto, è missionaria di per
se stessa. «In questa profondità
abbiamo giocato le tre sere, volendo convenire insieme, essere e
sentirci insieme, chiesa popolo di
Dio», portando la nostra vita, i nostri doni, innestati sul dono incommensurabile del Battesimo.
«Siamo venuti a pregare, ad ascoltare, ad interrogarci».
«Mi piace pensare a questa assemblea come ad un grande Servizio Ministeriale, come lo abbiamo definito nel Nad. E’ il primo
punto, forse anche il primo scalino, più difficile da compiere».
Un’assemblea che chiude la tre
sere, che ha cercato un coinvolgimento ampio di Uffici e associazioni.
«In questi giorni rinnovo la fede
nella certezza che lo Spirito santo
ci fa nuovi.
Se penso alle situazioni che ci sono e alla mia povertà, mi sgomen-
to, ma se penso che lo Spirito Santo ci fa nuovi, nasce la speranza».
Carlo Bocchi, intervenuto non solo come condirettore dell’Ufficio
famiglia, ma anche come parrocchiano di Monticelli, ha rimarcato l’importanza di cogliere l’opportunità dei corsi di preparazione per fidanzati (di cui il 90% sta
vivendo l’esperienza della convivenza e la maggior parte non partecipa alla vita della Chiesa) come
occasioni di annuncio, che devono coinvolgere nuove famiglie.
Graziano Vallisneri ha richiamato
l’attenzione sulla sobrietà, che deve portare a considerare in modo
diverso il proprio superfluo; sobrietà non solo individuale ma
anche delle comunità. Attenzione
da mettere a tema nelle Nuove
Parrocchie, valorizzando la figura
degli economi e facendo conoscere difficoltà e criteri delle scelte.
Suor Tilla Brizzolara, Usmi, tenendo come sfondo la EG, nel sottolineare la consolante realtà di
presbiteri e religiose che condividono la cura pastorale, ha evidenziato la necessità di allargare gli
spazi alla ministerialità femminile. Si è poi chiesta come la Chiesa
di Parma può aiutare l’inculturazione dei carismi dei vari istituti
religiosi, senza tacere del debito
che le religiose hanno nei confronti di una pastorale che si occupi più di attivare processi che di
occupare spazi.
Don Roberto Dattaro riflettendo
sulla «crisi dell’impegno comunitario, ha messo in evidenza alcuni
fattori, quasi in contraddizione tra
di loro: la dimensione comunitaria che ci caratterizza e l’individualismo che respiriamo. Rivisitando – anche a livello di chiesa
italiana – alcune tappe di un percorso che in diocesi si è attuato col
Nuovo Assetto, ha auspicato una
formazione al lavoro comune.
Maria Cecilia Scaffardi, Caritas,
zoom
Puntisalientidell’AssembleainCattedralechehaconclusolaTreSere
Pentecoste: in Cattedrale ascolto e invocazione nella veglia e, domenica, la cresima
a un gruppo di adulti. Sasso: la nuova parrocchia “Maria madre della Chiesa”
Nella forza dello Spirito,
una Parola nuova per tutti
L
chiesa
a sera delal vigilia di Pentecoste la Chiesa che è in Parma si
è radunata in Cattedrale attorno al suo Vescovo per invocare lo
Spirito Santo, dono del Signore Risorto alla comunità dei salvati. Un
segno e un’esperienza ecclesiale importante, venuta dopo i giorni di intenso lavoro compiuto dalla nostra
diocesi impegnata a progettare il
proprio cammino pastorale alla luce delle parole del Vescovo di Roma
a noi donate nella Evangelii Gaudium.
13 GIUGNO 2014
12
Una comunità che ha invocato nell’ascolto e nel canto, una comunità
che ha sperimentato l’essenziale:
siamo mandati perché Dio ha mandato a noi il suo Figlio morto e risorto. In ascolto del Libro degli Atti
(capp.13.14 e 15) abbiamo seguito la
corsa della Parola, come luce che illumina il mondo e che risplende nella notte. La Parola di Dio, annunciata prima nella Sinagoga, giunge come benedizione ai Gentili e prosegue la corsa per condurre tutta l’umanità all’Unico Dio. Una parola
che è giunta anche alla
nostra comunità, per riscaldare il nostro cuore
e rinnovare in noi il desiderio di essere servi e
testimoni. Una Parola
che è entrata in noi come forza irresistibile:
nel mio nome predicate
a tutti conversione e perdono! Una Parola che è
giunta a ricordarci la
bellezza dell’annuncio
della fede, bellezza unita a difficoltà e tribolazioni vissute, però, nel
rendimento di grazie
perché anche nella lotta
mai viene meno la Sua sapienza dal
cuore. Una Parola che rivela l’amore
salvifico di Dio, che annuncia un Dio
che libera e salva, che spezza le nostre catene, che ci dona il pane di vita. Una Parola che ci ha provocato,
che ci ha scosso risvegliando la consapevolezza che solo dall’ascolto nasce la missione: solo riconoscendo
ciò che Dio ha fatto per noi saremo
in grado di annunciare in profondità
la nostra fede: credere ci manda!
L’ascolto delle pagine tratte dal Libro
degli Atti si è intrecciato con la nostra
invocazione e con la nostra lode nel
canto, linguaggio universale e nuovo, per dire “le grandi opere di Dio”,
quelle opere e quei segni che, come
ha ricordato il Vescovo, sono vicini a
noi e che grazie all’azione dello Spirito crescono e si diffondono. E nello Spirito donato, il canto dell’assemblea è culminato nel cantico di
lode di Maria che, colma di Spirito
Santo, magnifica Dio per ciò che ha
compiuto e compie: guarda con te-
CRESIMANDI ADULTI.. E FUTURI SPOSI
Emanuela Giuffredi
NUOVA PARROCCHIA
“MariamadredellaChiesa”:
unnomeper15comunità
L
a solennità della Pentecoste,
in Cattedrale, è stata caratterizzata anche dal conferimento del sacramento della Cresima a un gruppo di adulti, provenienti da diverse parrocchie, che
hanno compiuto insieme il cammino di preparazione. E proprio a loro, in modo particolare, si è rivolto
il Vescovo Enrico, sottolineando
l’importanza di questa tappa nella
loro vita, già proiettata ad un altro
sacramento, quello del Matrimonio.
Spirito, che ci riempie dei suoi doni,
tra cui quello della fede; infatti - come ricorda l’apostolo - nessun può
dire Gesù è Signore se non sotto la
sua azione. Azione forte e potente
nella nostra vita, anche se evidente,
perchè agisce attraverso segni ordi-
nerezza l’umiltà dei suoi servi, la sua
misericordia su quelli che lo temono, ricolma di beni gli affamati, innalza gli umili.
Quale forza, novità e bellezza porteremo come Chiesa di Parma nella
nostra città quando saremo disponibili alla forza dello Spirito di Dio che
dona a tutti senza parzialità, ricorda
gli umili e i poveri, e rovescia i potenti dai troni per un mondo di pace.
I
nari.
«Voi riceverete il dono dello Spirito
in pienezza con il sacramento della
cresima. Lo Spirito non è una cosa
che possiamo toccare, ci sono segni
che ce lo fanno percepire, ma è inafferrabile. Io vi segnerò la fronte con
il crisma e porrò la mia mano su di
voi: questi sono segni, attraverso i
quali voi riceverete lo Spirito».
E poi il riferimento alla loro situazione di vita:
«molti di voi ricevono la Cresima in
vista del matrimonio. Nessuno più
di voi può capire lo Spirito». Il pensiero va alla prima Pentecoste
quando, pur parlando lingue diverse, tutti capivano le parole di Pietro…. La diversità non diventa più
ostacolo, chiusura, barriera.
«Anche voi siete diversi, ognuno di
voi due - all’interno della coppia - è
un mondo, ma l’amore vi ha fatto e
vi fa capire. Nell’amore non perdete la vostra diversità, ma vi intuite e
uno diventa la ricchezza dell’altro.
Non potete spiegarlo, potete riandare al momento dell’incontro…
ma tutto questo che state vivendo
non è spiegabile».
Ancora l’attenzione alla vita: «Ci saranno anche momenti di difficoltà,
di prova, di incomprensione, una
strada in salita; voglia il Signore che
possiate perdonarvi. Il perdono è
dono dello Spirito. Il perdono reciproco fa riscoprire la bellezza dell’incontro e la gioia.
Vi chiedo, per non dimenticare il
dono che avete ricevuto oggi, di segnarvi l’uno con l’altro sulla fronte o
se siete soli di segnarvi la fronte così da invocare lo Spirito e crescere
nella fede».
l desiderio di intitolare la Nuova Parrocchia di Neviano degli
Arduini, Provazzano, Bazzano,Urzano, Antrerola, Mozzano, Lupazzano, Scurano, Lodrignano, Cedogno, Mediano, Ceretolo,
Sasso, Campora, Vezzano a Maria, Madre della Chiesa ha spinto
le comunità a ritrovarsi in occasione della solennità di Pentecoste,
giorno in cui è nata la Chiesa. «Abbiamo così pensato di riunire
tutte le parrocchie — spiega il moderatore don Gian Domenico
Ferraglia — per vivere insieme un’unica celebrazione, che è stata
presieduta dal Vescovo, la vigilia di Pentecoste, sabato mattina».
Alla celebrazione è poi seguito un momento conviviale e attività di
gioco per bambini e ragazzi. Ogni parrocchia era presente con la
croce a stilo, ad indicare — come ha richiamato anche il Vescovo
— il fatto che le diverse comunità non vengono soffocate o mortificate, ma si uniscono per camminare insieme. «Il Vescovo, che è
rimasto contento di questa iniziativa, ci ha ringraziato e incoraggiato. Ed è stato anche bello che poi abbia ricordato questo passo
anche alla sera, durante la veglia». Ricordando a tutti che ogni
passo di comunione e di crescita della Nuova Parrocchia è espressione dell’azione dello Spirito. E’ Pentecoste.
IL TUO 5xMILLE A CARITAS SANT’ILARIO
Anche quest’anno puoi decidere di sostenere le attività, i progetti e i diversi servizi della
Fondazione Caritas Sant’Ilario attraverso il Cud o la Dichiarazione dei redditi.
Per destinare il tuo 5x1000 a Fondazione Caritas Sant’Ilario, ti basta firmare nell’apposito
spazio, indicando il CODICE FISCALE 92128110340.
La scelta non ti costa nulla e non è alternativa a quella dell’8 per Mille.
Tappasignificativadiquestoriccomesedigiugno.Eil24c’èlaFestadellaChiesa
Nomine e incarichi in Diocesi
• Don Carlo Silva, in data 13 giugno 2014, è stato nominato Vicario Parrocchiale di Palanzano.
• Al M. R. Frà Davide Traina, Priore e Rettore del Santuario B. V. del Santo Rosario di Fontanellato, in data 24 maggio 2014, è stato conferito il
mandato di esercitare in ministero di Esorcista nella Diocesi di Parma.
• Padre Giovanni Mascarucci, Frate Minore, in data 4 giugno 2014, è
stato nominato Assistente Ecclesiastico della sezione di Parma dell’Associazione Amici del presepio.
• Padre Renzo Larcher, Saveriano, in data 13 giugno 2014, è stato nominato nel XIII Consiglio Presbiterale Diocesano come membro cooptato.
• Don Giandomenico Ferraglia, in data 13 giugno 2014, è stato nominato
Legale Rappresentante delle Parrocchie di Corniglio, Agna, Ballone,
Grammatica e Villula, rette pastoralmente da don Pierozek Waldemar,
Salesiano di don Bosco.
• Il Dott. Sandro Maria Campanini, in data 26 maggio 2014, è stato confermato Presidente del Gruppo diocesano M.E.I.C. (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) per il prossimo triennio.
MESE DI GIUGNO
Intenzioni di preghiera del Vescovo
Queste le intenzioni di preghiera del Vescovo per il mese di giugno:
Perchè il seme della pace, di nuovo interrato da papa Francesco, cresca
e porti frutti.
Per i presbiteri, perchè siano santi per servire nella gioia il popolo di Dio.
Per i ragazzi, gli animatori, i preti, le suore, che sono impegnati nei grest
e nei campi: perchè tutto abbia nel Signore il suo inizio e il suo compimento.3
AGENDA
del VESCOVO
GIUGNO
Giovedì 19
Ore 20,30: alla SS. Annunziata S.
Messa e processione Eucaristica
verso la Cattedrale.
Lunedì 6
ore 8,30: S. Messa per gli operatori
della Curia Diocesana.
Venerdì 20
Ore 11: a Gaione S. Messa con i
presbiteri ordinati nel 1954.
da Lunedì 16 a Mercoledì 18
Impegni Cei.
Sabato 21
Ore 15,30: in Cattedrale ordinazione presbiterale di due Salesiani.
• Monsignor Vescovo riceve in Vescovado previo appuntamento.
Tel. 0521.282319, email: [email protected]
L’invitodelVescovoallaGiornataEucaristica
U
L’invito di monsignor Solmi
per giovedì 19 giugno
Giovedì 19 giugno celebriamo la
Solennità del Corpo e Sangue del
Signore.
C’è una tradizione molto bella a
Parma: una intera giornata eucaristica che culmina nella celebrazione della Santa Messa e la processione dall’ Annunciata, il Duomo dell’Oltretorrente, alla Cattedrale.
Ci prende un senso profondo di
meraviglia, di ringraziamento, di
impegno, perché l’Eucaristia è dono che sbalordisce, lascia senza
parole adeguate per ringraziare e
induce ad una vita di rendimento
di grazie che si trasforma in scelte
forti. Il segno della processione intercetta bene questi sentimenti
perché fa uscire la chiesa e la por-
ta con il suo Signore per le strade
della nostra città. Vie vuote, oppure affollate di gente distratta, o
che esprime sentimenti di rispetto… è la nostra città nella quale il
popolo di Dio cammina, opera,
annuncia. Invito tutti a questo
evento di Grazia, in particolare la
celebrazione eucaristica e la processione vedano presenti tutte le
componenti della chiesa, soprattutto i giovani delle parrocchie
della città, i giovani conciliari, i
giovani appartenenti ad associazioni e movimenti, tutti… L’ho
chiesto al termine delle tre sere di
formazione, lo ribadisco ora. Proprio in Cattedrale abbiamo vissuto un momento di Grazia: la chiesa convocata dall’Eucaristia, una
convocazione arricchita dalla parola di tutti coloro che hanno scelto di partecipare. Tanti hanno trasmesso un contributo significativo, edificante. Continuare questa
esperienza sinodale attorno all’Eucaristia significa testimoniare
e condividere con tutti le ragioni
della nostra fede, invitare a conoscerle, per attingere dal Signore la
luce e la forza della quale tutti abbiamo bisogno.
LA GIORNATA
EUCARISTICA
Giovedì 19 giugno 2014
Chiesa della SS. Annunziata
(Strada D’Azeglio)
ore 8.30 • Lodi
ore 9 • S. Messa, esposizione del
Santissimo Sacramento e adorazione per l’intera giornata
ore 10 • Adorazione guidata
ore 12 • Ora Media
ore 16 • Adorazione guidata
ore 18 • Vespri
ore 20,30 • CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA PRESIEDUTA DAL VESCOVO
ore 21,15 • PROCESSIONE EUCARISTICA (Strada D’Azeglio,
Ponte di Mezzo, Strada Mazzini,
Strada Garibaldi, Strada Pisacane, Strada al Duomo, Piazza
Duomo).
Durante tutta la giornata nella
Chiesa della SS. Annunziata saranno presenti confessori.
chiesa
n mese denso, questo di
giugno che ha visto concludere, o meglio, compiersi il tempo pasquale con la
solennità di Pentecoste e ci accompagna - attraverso quel pedagogo interiore che è la liturgia
- a contemplare il volto di Dio. Intrecciati sapientemente con queste tappe, gli appuntamenti della
comunità diocesana: dalla tre sere di formazione comune, che si è
appena conclusa, alla giornata
eucaristica, alla Festa della Chiesa, che si celebrerà il giorno della
natività di san Giovanni Battista.
Momenti in cui ritrovarci, per
esprimere anche visibilmente,
l’essere famiglia, per poi uscire,
ricevere il mandato di andare,
annunciare, testimoniare. Nella
vita e nell’impegno di ogni giorno, come nelle tante attività formative che caratterizzano i mesi
estivi.
Discepoli missionari, chiamati a
vivere una fede che ci unisce, ci
impegna, ci manda.
13
AL MATTINO,
MI PRESENTO A TE!
Se “vespri” indica dapprima il legame con l’ora del giorno, la preghiera del mattino porta
l’impronta caratteristica dell’azione liturgica
che pone in essere: la lode. Lo stupore della lode è al tempo stesso un atteggiamento spontaneo e un dono di Dio. Solo il canto che già risuona nel profondo del cuore può essere offerto in questo “sacrificio di lode” del mattino.
TUTTE LE MATTINE DEL MONDO
Quando la luce inizia a far arretrare la notte, i credenti si ricordano del primo mattino del mondo: “E
fu sera e fu mattina: giorno primo” (Gen 1,5). Dio è
creatore di ogni cosa e la creatura loda quel Dio
che chiama all’esistenza: Benedite il Signore, opere
tutte del Signore (Dn 3,57ss. – domenica I sett.). Ma
questo primo mattino non è l’unico. Numerosi
mattini hanno reso possibile la lode di uomini e
donne al Dio che li aveva risollevati dalle loro colpe, dalle loro debolezze: “Rendete grazie al Signore, perché il suo amore è per sempre!” (Sal 135,1.23
– sabato II sett.). Allo stesso modo, ogni mattino
comincia una nuova vita illuminata dal “Sole che
sorge dall’alto” (cantico di Zaccaria, Lc 1,78).
MATTINO DI PASQUA
Fin dalle origini la Chiesa ha celebrato l’apparizione della luce al mattino, non per la luce stessa, ma
perché ha riconosciuto nella luce che nasce nel
mattino il simbolo di Cristo che risorge all’alba di
Pasqua. Il mattino di Pasqua dà tutto il suo significato alla lode cristiana. È in questo mattino unico
che si rivela ciò che “è stato fatto dal Signore: una
meraviglia ai nostri occhi” (Sal 117,23 – domenica
II sett.). In questo mattino la lode assume un colo-
re nuovo... Oggi, al sorgere del mattino, è Cristo che
apre le nostre labbra per cantare in noi la gioia della salvezza…
LODE SULLE NOSTRE LABBRA
L’ufficio del mattino mette insieme questi diversi
elementi portatori di lode. […] Questo giorno che
per noi inizia è segno del “Giorno” della sua venuta nella gloria già in germe nel grande giorno di Pasqua. La lode non sarebbe piena senza il gioco dei
salmi che intessono legami sotterranei con tutte le
sofferenze umane, per farla sgorgare purificata dalle nostre labbra in preghiera: “Dall’aurora io ti cerco” (Sal 62,2 – domenica I sett.); “È bello rendere
grazie al Signore” (Sal 91,3); “Rendimi la gioia della tua salvezza” (Sal 50,14).
Se la Parola di Dio viene a confermarci nella fede,
il cantico evangelico pone decisamente il nuovo
giorno sotto lo sguardo di Dio: “Benedetto il Signore Dio d’Israele”. Troviamo qui un gioioso invito a
riconoscere l’opera di Dio che si compie oggi e
sempre e che determina le intenzioni di preghiera.
Il giorno tutto intero è posto nelle mani del Padre,
del Figlio e dello Spirito.
Bénédicte Ducatel (2 - fine)
13 GIUGNO 2014
Racconto e ricordo: espressioni
importanti per la memoria. Racconto che nel 1568 nasce, a Castiglione delle Stiviere, Luigi Gonzaga, figlio primogenito del marchese di quella città, principe del
Sacro Romano Impero. Nel 1585
Luigi Gonzaga entra nella Compagnia di Gesù, rinunciando a
tutti i privilegi di principe che gli
spettano di diritto. Racconto che
nel 1591 Luigì Gonzaga muore all’età di 21 anni, per avere soccorso gli ammalati di peste, contagiato dalla stessa malattia. Racconto che nel 1726 Luigi Gonzaga fu canonizzato da Benedetto
XIII e proclamato patrono dei giovani e degli studenti.
Da questo racconto ha inizio un’altra storia.
Nel 1700 viveva a Parma una “certa” Rosa Orzi. Pur essendo molto povera, sapeva leggere e scrivere: aveva imparato in una nobile famiglia, presso la quale prestava servizio. Rosa Orzi accoglieva nella sua piccola casa,
sostenendole con il suo lavoro, alcune bambine povere: insegnava loro a
leggere e a scrivere, le faceva crescere nella fede, le educava al lavoro e le
accompagnava nella crescita finchè trovassero il loro posto nella vita: per
loro fu madre e maestra. Rosa Orzi aveva posto le sue bambine sotto la
protezione di San Luigi Gonzaga: la gente di Parma cominciò così a chiamarle “Luigine”.
E Luigine è diventato il nome delle Maestre che, consacrando la loro vita al Signore, vollero continuare l’opera, lungimirante per quel tempo, di
Rosa Orzi.
Dal racconto al ricordo.
Ricordo di una lunga tradizione di Luigine consacrate ed educatrici che
hanno sostenuto la fede e la crescita culturale di tanti ragazzi e giovani
della nostra città. Ricordo di uno stile educativo tipico delle Luigine, che
hanno sapientemente trasmesso alle studenti che si sono formate presso di loro e che, a loro volta, hanno portato nelle scuole e nelle loro famiglie; ricordo vivo e commosso di tanti che, cresciuti con le Luigine, ancora oggi esprimono con la vicinanza e l’affetto alle loro maestre, gratitudine e riconoscenza.
Perciò come ogni anno nella memoria di San Luigi, le Suore Maestre Luigine invitano alunni, ex alunni con le loro famiglie, amici e comunità alla celebrazione Eucaristica che si terrà sabato 21 giugno, alle ore 11 nella cripta della Cattedrale.
Sarà l’occasione per ricordare chi ha lasciato un segno profondo nella
realtà educativa di Parma; sarà l’occasione per pregare insieme affinchè
questo segno possa rimanere vivo. (LB)
L’Eucaristia, dono che sbalordisce
La forza del rito
San Luigi Gonzaga, racconto e ricordo
Ufficio liturgico
IL 21 GIUGNO LA RICORRENZA DELLE LUIGINE
SCUOLA/1
Alle religioni attraverso le culture
IprogettideicomprensividiFornovoediValceno
fedi
L
14
a prospettiva interculturale nell’insegnamento delle religioni è
l’approccio utilizzato in due
progetti pluriennali svolti nell’istituto comprensivo Val Ceno di Varano Melegari e dell’Istituto comprensivo di Fornovo Taro, retti dal dirigente
Marco Pioli.
Il percorso si è svolto nelle
scuole dell’infanzia e nelle 3a,
4a, 5a primaria del comprensivo Valceno e nelle scuole
dell’infanzia e primaria di
Riccò, infanzia di Ghiare di
Berceto e di Solignano. Ideatrice e coordinatrice è l’insegnante di religione cattolica
Rosa Sorrentino — laureata
in filosofia con indirizzo psico-pedagogico e diplomata in
Scienze religiose — che nella
scuola primaria si è avvalsa
della collaborazione della
collega Filomena Bartoletta
e ha coinvolto insegnanti di
altre discipline e dell’ora alternativa. Sono state interpellate anche le Comunità religiose a cui le famiglie aderiscono e il Forum interreligioso “4 ottobre” che raduna le
confessioni monoteiste e i cui
membri hanno partecipato
anche agli incontri finali.
«L’idea di questo percorso —
spiega Sorrentino – nasce da
un dato di fatto: la presenza
sul territorio di un alto numero bambini di religione islamica, soprattutto nella scuola
dell’infanzia, e di altri bambini di fede pentecostale che non
si avvalevano dell’irc, e la necessità di favorire una conoscenza reciproca che portasse
all’identificazione dei tratti
specifici di ogni cultura e degli
elementi comuni che caratterizzano l’umanità, anche dal
punto di vista religioso».
Per la primaria sono stati uti-
SCUOLA/3
SCUOLA/2
CoinvoltiimembridelForuminterreligioso“4ottobre”eigenitorideglialunni
lizzati libri sulle religioni, dvd
e i testi sacri delle diverse fedi, e agli incontri in classe si
sono aggiunte visite ai luoghi
di culto. Nella scuola dell’infanzia il filo conduttore è stata la storia di Gibì e Doppiaw,
quindi il discorso sulla relazione e le emozioni attraverso
laboratori di gioco, canto,
danza. «Abbiamo voluto coinvolgere anche le famiglie facendo loro conoscere esperienze come il Laboratorio famiglie per aiutarle a costruire un
buon vicinato e relazioni di
aiuto che mettano in circolo le
loro competenze». L’insegnante trasmette gioia per l’esperienza vissuta: «Lavorando con i bambini sono più le
cose che ho imparato che
quelle che ho insegnato. Ho
scoperto la sensibilità e la bellezza che Dio ha espresso in
ognuno di loro. Anche attraverso il Forum i bambini hanno capito la fortuna di scoprire il mondo dell’altro»»
A fine anno nei plessi si sono
svolti incontri a cui sono intervenuti membri del Forum
interreligioso, persone impegnate nel volontariato e genitori. Bruna Codeluppi, che
ha partecipato per la Chiesa
avventista, è soddisfatta dell’esperienza: «Ho apprezzato
la disponibilità delle insegnanti e del dirigente scolastico; da parte dei bambini ho
notato molto entusiasmo e
coinvolgimento. Soprattutto a
Riccò, dove risiedono molti
musulmani e pentecostali, ho
trovato un buon livello di in-
tegrazione; le insegnanti sono
state molto brave a coinvolgere i genitori nel discorso interculturale e interreligioso. La
ricerca di unità che ha rispettato le individualità».
Per Maria Augusta Favali,
che ha partecipato con altri
membri della Comunità
bahà’ì, «è stata un’esperienza
molto bella, fortemente sostenuta dal preside. Mi ha colpito come questi ragazzini fossero attenti, e le tante domande
che ci hanno rivolto. Diversi
bambini di fede islamica hanno raccontato con giusto orgoglio il fatto di essere divenuti gli insegnanti di italiano
delle proprie mamme; tutti
hanno recepito il discorso della pace che ha alla base la regola d’oro: “fa’ agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”.
Io ho regalato loro delle copie
del calendario di “Religions
for peace” e ho parlato dei
principi della nostra fede».
Luciano Mazzoni, coordinatore del Forum, mette in luce
l’importanza del lavoro d’equipe: «L’iniziativa ha motivato molto alcune insegnanti
che hanno inserito i temi nel
curriculum. E’ degno di nota
l’approccio a partire dal vissuto e dalle culture per poi arrivare all’elemento religioso in
una visione comparativa. Con
soddisfazione abbiamo sentito i dialoghi dei bambini delle
elementari che si sono espressi con maturità rispetto al tema dell’unicità di Dio e sull’uguaglianza di diritti e libertà. Un altro importante
aspetto è stato il coinvolgimento dei genitori, in particolare quelli della scuola dell’infanzia sulle abitudini alimentari delle diverse tradizioni».
Laura Caffagnini
Lapraticadeldialogo
all’AlbertelliNewton
U
na giornata di dialogo interreligioso con scambi
tra classi e i rappresentanti di Comunità religiose
del parmense ha coronato all’Istituto comprensivo Albertelli Newton un percorso didattico quinquennale che ha coinvolto le classi quinte della primaria. L‘ha
ideato l’insegnante di religione Monica Nizzoli che con la
collaborazione della collega Gina Pace e in sinergia con
l’Ufficio scuola diocesano ha svolto il programma che ha
previsto lo studio e l’avvicinamento alle maggiori religioni mondiali con un’osservazione sulle Comunità locali
«Nelle classi abbiamo bambini cattolici, ortodossi e musulmani. Molti di loro facevano una materia alternativa all’ora di religione cattolica e io ho pensato di coinvolgerli
attraverso un progetto allargato con l’approvazione di don
Marco Uriati, direttore dell’Ufficio scuola diocesano. Molti bambini e famiglie hanno risposto e aderito alla proposta». Le insegnanti hanno interpellato il pastore avventista Daniele La Mantia, che ha il figlio nminore alla Newton, e il coordinatore del Forum interreligioso di Parma,
Luciano Mazzoni, per prendere contatti e costruire una
Giornata ad hoc. Vi hanno partecipato la monaca Rosella
Myoren Giommetti del Monastero zen Fudenji di Bargone, Giorgio Yehuda Giavarini, presidente della Comunità
ebraica, il pastore Daniele La Mantia, don Enrico Rizzi,
insegnante di religione cattolica, Imad Moussalit, imam
della Comunità islamica di Parma. Ognuno ha descritto il
luogo di culto della propria fede e ha ampliato il discorso.
«Con questa Giornata ho voluto fare un regalo ai miei ragazzi — continua Nizzoli — . C’è stata una cerimonia di
apertura con una danza che esprimeva pace e felicità, poi
la recita di una filastrocca delle religioni inventata dai
bambini stessi che hanno poi intervistato i rappresentanti
con i quali hanno avviato un dialogo bello e spontaneo.
Nel finale i ragazzi hanno ancora danzato e cantato la canzone “Volare” che dice “un sogno così non tornerà più”: l’esperienza è stata indimenticabile ma noi speriamo di continuare. E’ la prima volta che vivo una Giornata così e ne
sono molto soddisfatta. L’abbiamo preparata con attenzione, coinvolgendo le famiglie a cui abbiamo esposto il
nostro progetto. Da questi piccoli passi speriamo di raggiungere l’esito di una scuola aperta a tutti». (l. c.)
DueexaequoaGropparelloeaCarpaneto.MenzionespecialeaMedesano
La Shoah, il dovere della conoscenza
PremiateaSoragnaleclassichehannoapprofonditol’ebraismo
13 GIUGNO 2014
U
n minuto di silenzio
per ricordare le vittime della strage al
Museo ebraico di Bruxelles
e in segno di solidarietà
con la Comunità Ebraica
del Belgio ha inaugurato
nella sinagoga di Soragna
la cerimonia di premiazione della V edizione del concorso per le scuole “Shevilim - percorsi di studio e di
approfondimento della
cultura ebraica”.
La Comunità ha istituito l’iniziativa consapevole che
«l’incontro e la conoscenza
da parte delle giovani generazioni del patrimonio culturale e religioso ebraico è
l’unico vero strumento per
demolire quel pregiudizio
che è base della violenza
aberrante che continua ad
abbattersi contro gli ebrei e
contro i nostri luoghi di
culto».
L’evento organizzato il 1°
giugno al Museo Ebraico
“Fausto Levi” è stato presentato dal presidente della Comunità ebraica di Parma, Giorgio Yehuda Gia-
SHEVILIM • I vincitori del concorso sull’ebraismo: Gropparello, ex aequo
con Carpaneto, e Felegara-Sant’Andrea (Medesano), menzione speciale.
varini, che ha dato la parola al sindaco di Soragna,
Salvatore Iaconi Farina, e
al neo onorevole Giorgio
Romanini, assessore alle
politiche scolastiche della
Provincia di Parma. Queste
istituzioni sostengono l’iniziativa — hanno detto i due
rappresentanti — per l’alto
valore che rappresenta la
coltivazione della memoria
nello scongiurare tragedie
come è stata quella della
Shoah e per il grande contributo che la cultura ebrai-
ca ha dato e dà alla vita locale e nazionale. Giavarini
ha sottolineato l’interesse e
le profonde motivazioni
che traspaiono dagli elaborati ricevuti che sono stati
prodotti da diversi istituti
scolastici delle province di
Parma, Cremona e Piacenza. Sono ricerche di gruppo
o individuali compendiate
in supporti cartacei o digitali. La giuria ha attribuito
due premi ex aequo alla
classe 3°A della Scuola secondaria di primo grado
Marenghi di Gropparello,
afferente all’Istituto comprensivo di Carpaneto Piacentino, per l’elaborato digitale “Ebrei e cristiani, dall’ostilità al dialogo”, realizzato con l’insegnante di religione Maria Cristina Vaghini, e alle classi 3°A, 3°B,
3°C della Scuola primaria
di Carpaneto Piacentino,
per l’elaborato “Pesach, la
Pasqua ebraica”, realizzato
con l’insegnante Maria Antonietta Benedettelli. Una
menzione speciale è andata alle classi 4° delle primarie di Felegara e di Sant’Andrea Bagni dell’Istituto
comprensivo di Medesano,
seguite dalle insegnanti
Marisa Vaccari e Isabella
Fieni, che hanno presentato una ricerca interdisciplinare sulla Shoah, realizzata analizzando narrazioni e
filmati, compendiata poi in
un libro.
Dei due lavori premiati è
stata sottolineata l’originalità delle ricerca sulle origini dell’ostilità antigiudaica,
e il carattere esperienziale
della ricerca sulla festa di
Pesach. Nel ritirare il premio con la classe, la professoressa Maria Cristina Vaghini ha spiegato: «Da anni cerchiamo di vivere la
Giornata della memoria come momento significativo,
da qui è partita una riflessione che ci ha portato a
realizzare questa ricerca.
Abbiamo cercato di vedere
come nasce il disprezzo verso gli ebrei, come l’accusa di
deicidio e certe visioni distorte della realtà abbiano
portato a questa situazione
di discriminazione. La nostra analisi ha considerato
però anche il tentativo di
dialogo che si è sviluppato
soprattutto dopo il Concilio
Vaticano II con papa Giovanni Paolo II e ora con papa Francesco che con
l’Evangelii gaudium ha sostenuto l’importanza della
riscoperta delle nostre radici ebraiche. Come testi abbiamo esaminato i “Dieci
punti di Seelisberg” elaborati da Jules Isaac, e la Nostra Aetatate. Inoltre abbiamo recepito la testimonianza dei Giusti tra le nazioni
che hanno dimostrato che
prima di essere ebrei o cristiani siamo persone. Tutto
questo parte dal concetto di
Primo Levi che se capire certi eventi è impossibile, conoscere è doveroso».
Al termine della cerimonia
Giuseppe Gaiani ha recitato alcune favole di I.B. Singer intervallate dalle musiche del maestro Riccardo
Joshua Moretti eseguite da
Carlo Barizzi.
L. C.
Corruzione,larispostaèlacertezzadeldiritto,pertutti
A
vecchia, impostare una seria
politica di investimenti. Prima di tutto proprio sulle infrastrutture, che da sempre
sono uno dei volani dell’economia oltre che un essenziale tessuto connettivo del sistema paese. Basta ricordare
la telefonata notturna tra due
malfattori in colletto bianco
dopo il terremoto dell’Aquila,
in cui vedevano semplicemente un’occasione di appalti, da conquistare per via di
relazioni.
Più banalmente in questi
giorni di mondiali di calcio
basta ritornare a Italia ‘90:
venticinque anni fa, di fronte
ad un evento che pure coglieva l’Italia in una fase rutilante, lungi dal diventare l’occasione per creare un serio sistema di infrastrutture sportive, la (scadente) ristruttura-
zione degli stadi fu semplicemente il pretesto per un’ordinaria abbuffata con i soldi
pubblici. E il pallone è la metafora più credibile dell’Italia.
Allora si era alla vigilia di Tangentopoli, che continua ad
essere la metafora della nostra decadenza e del disordine nelle relazioni politicaamministrazione-impresa-
magistratura, che non si risolve in un perenne ricorso a
supplenze o allo stato di necessità e di emergenza o alla
retorica moralistica.
Bisogna allora inasprire le pene, moltiplicare le leggi, i controllori, le norme? L’alternativa è molto più semplicemente la certezza del diritto, per
tutti, politica, amministrazione, imprese, sistema giudiziario. Che ne è, per esempio, del
principio costituzionale dell’assunzione per concorso?
Chi ha mai detto che la semplificazione amministrativa
significa arbitrio?
Forse si potrebbe ripartire da
qui: la risposta alla banalità
della nostra decadenza comincia, altrettanto banalmente, dal corretto funzionamento delle istituzioni. Che
poi è quello che hanno richiesto al governo, plebiscitandolo alle urne.
Francesco Bonini
L’acronimo identifica lo Stato Islamico dell’Iraq e
del Levante.
Si tratta di un ampio territorio mediorientale controllato dai jihadisti impegnati sia contro il regime
di Damasco, sia contro quello di Baghdad. Dalla
Siria, dove sono impegnati contro il regime di Bashar al-Assad e i ribelli moderati dell’Esercito libero siriano, hanno ampliato la loro sfera di influenza all’Iraq, dove da cinque mesi controllano
Falluja, nella provincia occidentale di al-Anbar, e
dove da qualche giorno hanno conquistato Mosul, capoluogo della provincia occidentale di Ninivieh e seconda città del Paese.
Noti per l’uso di tattiche spiegate e attentatori kamikaze, i miliziani dell’Isis sono guidati da Abu
Bakr al-Baghdadi e possono contare su migliaia di
jihadisti in Siria come in Iraq, molti dei quali anche occidentali. Gli Stati Uniti hanno già parlato
di situazione “estremamente serie’’ e avvertito che
i gruppi sunniti jihadisti rappresentano “una minaccia per l’intera regione’’. Il timore dei governi
occidentali è quello che il gruppo, che tenta di
emulare al-Qaeda, possa superare la rete fondata da Osama bin Laden per livello di violenza. Altra preoccupazione è rappresentata dal ritorno in
patria di miliziani occidentali che hanno combattuto tra le fila dell’Isis e che possono rappresentare una minaccia interna.
A differenza di altri gruppi impegnati a combattere il regime di Assad, l’Isis lavora per la fondazione di un emirato islamico che comprenda Siria e Iraq. Rispetto alla filiale di al-Qaeda in Siria,
il Fronte al-Nusra, vanta inoltre una maggiore facilità di affiliazione per chi ne voglia far parte. L’Isis, inoltre, si rivolge direttamente ai non arabi
pubblicando comunicati e diffondendo video su
Internet in lingua inglese, o sottotitolati.
Aluisi Tosolini
lto tradimento, ha detto il presidente del
Consiglio, invocando
per i corrotti di qualunque
colore politico una pedata liberatrice. Bastasse. In realtà il
nuovo scandalo, questa volta
sul Mose, la più grande opera
pubblica italiana, è prima di
tutto una rivelazione. Ci
spiattella le forme della nostra decadenza nazionale.
Nessuno sembra avere il coraggio di dirlo: gli uni perché
giustamente oggi serve un po’
di ottimismo per tentare di
intercettare una timida ripresa, gli altri perché preferiscono toni molto più aggressivi,
speculando sul tanto peggio /
tanto meglio. Invece il punto
è proprio la squallida banalità
della decadenza, tra lussi
pacchiani e favori meschini.
Chiamare le cose con il loro
nome può permetterci da un
lato di valutarne l’oggettiva
gravità, dall’altro coglierne il
rilievo strutturale. È un fenomeno che non scopriamo oggi, tanto che l’opinione pubblica non si meraviglia più di
tanto e semplicemente si
chiede, dopo Expo e Mose,
scandali con nomi esoticomanageriali, quale sarà la
prossima puntata di una serie che dura da decenni. E
proprio questo piano inclinato di decadenza banale e meschina spiega come da decenni non sia possibile in
un’Italia che decade ed in-
ISIS
terra
Banale, meschina, italica decadenza
Dizionario delle globalizzazioni
Cheneèdell’assunzioneperconcorso?Chihadettochesemplificazionesignificaarbitrio?
IlpatriarcaBartolomeoI,l’israelianoShimonPereseilpalestineseMahmoudAbbas,ospitidipapaFrancesco
Uomini coraggiosi in preghiera per la pace 15
Tre preghiere
U
n’oasi di pace e di incontro dove “il fratello custodisce l’altro”:
questo è stato, per poco più di
un’ora, il giardino tra i Musei
Vaticani e la Casina Pio IV,
protetto dal caldo e dal sole
da due alte siepi, dove i presidenti di Israele e Palestina,
Shimon Peres e Mahmoud
Abbas, si sono ritrovati per
l’Invocazione per la pace in
Terra Santa promossa da Papa Francesco, in presenza del
Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I.
Sullo sfondo, ben visibile, la
Cupola di san Pietro. Ai rumori e al chiasso dei pellegrini e turisti hanno fatto da
contrappunto le melodie che
hanno scandito l’incontro
aperto con le parole lette dallo speaker, «Il Signore vi conceda la pace!». Poco prima, in
un clima di grande cordialità,
Papa Francesco aveva ricevuto i due presidenti, uno a poca distanza dall’altro, Shimon
Peres e Mahmoud Abbas, all’ingresso della Domus Santa
Marta, intrattenendosi per un
breve colloquio.
Una cerimonia intensa in cui
i rappresentanti di ogni fede,
ebraica, cristiana e musulmana, hanno pregato in momenti distinti ma tutti secondo il medesimo schema composto da tre parti: un’espressione di lode a Dio per il dono
della creazione, e per aver
creato uomini e donne membri di una sola famiglia umana; una richiesta di perdono
per i peccati contro Dio e
contro il prossimo; un’invocazione a Dio affinché conceda il dono della pace in Terra
Santa e renda tutti capaci di
essere costruttori di pace.
Ogni momento è stato scandito da un breve intermezzo
musicale. Lungo i lati del
triangolo verde, rabbini,
imam, vescovi e cardinali,
rappresentanti delle diverse
delegazioni, hanno ascoltato
in silenzio. Ognuno nella propria lingua seguendo l’ordine
cronologico delle religioni,
ebrei per primi, cristiani e
musulmani. Sono risuonati
così versi dei Salmi, la preghiera del Kippur, il «Sabato
dei sabati», e di Nahman di
Breslavia, «Signore della pace… sia tua volontà porre fine alla guerra e allo spargimento di sangue nel mondo…». Il Libro di Isaia, a scandire il momento cristiano del-
l’invocazione, con l’immagine del lupo e l’agnello che pascoleranno insieme, una preghiera di san Giovanni Paolo
II letta in italiano e, alla fine
in lingua araba, quella dei
Cristiani di Terra Santa, la
preghiera di san Francesco,
«Signore fa di me uno strumento della tua pace». Dalla
comunità musulmana è
giunta la richiesta a Dio di
«suscitare il desiderio di dire
la verità, di compiere il bene
per il bene di tutti, di tutte le
genti, rimuovendo l’ingiustizia degli oppressi in questa
terra, nutri il tuo popolo che
ha fame, e proteggilo dalla
paura, tienilo lontano dal male e da coloro che commettono il male, dagli aggressori
iniqui». Il silenzio dei presenti ha accompagnato le letture
mentre cresceva l’attesa per le
parole di Papa Francesco e
dei due presidenti.
Cammino di pace
«Questo incontro sia l’inizio
di un cammino nuovo alla ricerca di ciò che unisce, per
superare ciò che divide»: è
stato l’esordio del Papa che
non cambierà una parola del
suo discorso, letto in italiano.
«Il mondo - ha affermato il
Pontefice - è un’eredità che
abbiamo ricevuto dai nostri
antenati, ma è anche un prestito dei nostri figli: figli che
sono stanchi e sfiniti dai conflitti e desiderosi di raggiun-
gere l’alba della pace; figli che
ci chiedono di abbattere i
muri dell’inimicizia e di percorrere la strada del dialogo e
della pace perché l’amore e
l’amicizia trionfino». Ma per
fare la pace ci vuole coraggio,
«molto di più che per fare la
guerra. Ci vuole coraggio per
dire sì all’incontro e no allo
scontro; sì al dialogo e no alla
violenza; sì al negoziato e no
alle ostilità; sì al rispetto dei
patti e no alle provocazioni; sì
alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci
vuole coraggio, grande forza
d’animo». «La spirale dell’odio e della violenza» si spezza
con una sola parola «fratello».
Il presidente Peres riprende
subito le parole di Francesco:
«israeliani e palestinesi desiderano ancora ardentemente la pace. Le lacrime delle
madri sui loro figli sono ancora incise nei nostri cuori.
Noi dobbiamo mettere fine
alle grida, alla violenza, al
conflitto. Noi tutti abbiamo
bisogno di pace. Pace fra
eguali». Ma la pace «non viene facilmente. Noi dobbiamo
adoperarci con tutte le nostre
forze per raggiungerla. Per
raggiungerla presto. Anche se
ciò richiede sacrifici o compromessi. Dobbiamo perseguirla per renderla più vicina.
È in nostro potere portare la
pace ai nostri figli. Questo è il
nostro dovere, la missione
santa dei genitori». Poi è la
volta di Abbas. Forte la sua richiesta di «una pace comprensiva e giusta al nostro
Paese e alla regione cosicché
il nostro popolo e i popoli del
Medio Oriente e il mondo intero possano godere il frutto
della pace, della stabilità e
della coesistenza… Ti supplico, o Signore, di rendere il futuro del nostro popolo prospero e promettente, con libertà in uno stato sovrano e
indipendente. Noi desideriamo la pace per noi e i nostri
vicini e cerchiamo la prosperità e pensieri di pace». Un
ulivo, piantato a poca distanza dai tre, sancisce il comune
desiderio di pace di israeliani
e palestinesi. È il momento
delle strette di mano cui seguono abbracci e baci tra Peres e Abbas, Francesco e Bartolomeo I. Gesti di pace immortalati dai flash e dalle telecamere di tutto il mondo. I
quattro lasciano il giardino ed
entrano nella Casina Pio IV
per un ultimo momento privato, durato poco più di venti minuti. Risuonano forti le
parole del Papa nella sua preghiera per la pace: «Ora Signore aiutaci tu! Donaci tu la
pace! Guidaci tu verso la pace!».
Daniele Rocchi
13 GIUGNO 2014
QuattroleaderperunfuturodipacificazionetraipopolidiTerraSanta
CATECHESI
DEL PAPA
Nell’udienza di mercoledì 11 il papa ha spiegato che il Timore di Dio «non è
avere paura di Lui, bensì è sentirsi come «bambini nelle braccia del nostro papà»
Corrotti, mercanti di persone e fabbricanti
di armi dovranno rendere conto a Dio
C
terra
ari fratelli e sorelle,
buongiorno.
Il dono del timore di
Dio, di cui parliamo oggi,
conclude la serie dei sette
doni dello Spirito Santo. Non
significa avere paura di Dio:
sappiamo bene che Dio è
Padre, e che ci ama e vuole
la nostra salvezza, e sempre
perdona, sempre; per cui
non c’è motivo di avere paura di Lui! Il timore di Dio, invece, è il dono dello Spirito
che ci ricorda quanto siamo
piccoli di fronte a Dio e al
suo amore e che il nostro bene sta nell’abbandonarci con
umiltà, con rispetto e fiducia
nelle sue mani. Questo è il timore di Dio: l’abbandono
nella bontà del nostro Padre
che ci vuole tanto bene.
16
Quando lo Spirito Santo
prende dimora nel nostro
cuore, ci infonde consolazione e pace, e ci porta a sentirci così come siamo, cioè
piccoli, con quell’atteggiamento - tanto raccomandato
da Gesù nel Vangelo - di chi
ripone tutte le sue preoccupazioni e le sue attese in Dio
e si sente avvolto e sostenuto dal suo calore e dalla sua
protezione, proprio come un
bambino con il suo papà!
Questo fa lo Spirito Santo nei
nostri cuori: ci fa sentire come bambini nelle braccia
del nostro papà. In questo
senso, allora, comprendiamo bene come il timore di
Dio venga ad assumere in
noi la forma della docilità,
della riconoscenza e della
lode, ricolmando il nostro
cuore di speranza. Tante volte, infatti, non riusciamo a
cogliere il disegno di Dio, e
ci accorgiamo che non siamo capaci di assicurarci da
noi stessi la felicità e la vita
eterna. È proprio nell’esperienza dei nostri limiti e della nostra povertà, però, che
lo Spirito ci conforta e ci fa
percepire come l’unica cosa
importante sia lasciarci condurre da Gesù fra le braccia
di suo Padre.
Ecco perché abbiamo tanto
bisogno di questo dono dello Spirito Santo. Il timore di
Dio ci fa prendere coscienza
che tutto viene dalla grazia e
che la nostra vera forza sta
unicamente nel seguire il Signore Gesù e nel lasciare che
il Padre possa riversare su di
noi la sua bontà e la sua misericordia. Aprire il cuore,
perché la bontà e la misericordia di Dio vengano a noi.
Questo fa lo Spirito Santo
con il dono del timore di
Dio: apre i cuori. Cuore
aperto affinché il perdono, la
misericordia, la bontà, le carezza del Padre vengano a
noi, perché noi siamo figli
infinitamente amati.
Quando siamo pervasi dal timore di Dio, allora siamo
portati a seguire il Signore
con umiltà, docilità e obbe-
Il dono del timore di Dio è anche un
“allarme” di fronte alla pertinacia nel
peccato. Quando una persona vive
nel male, quando bestemmia contro
Dio, quando sfrutta gli altri, quando li
tiranneggia, quando vive soltanto per
i soldi, per la vanità, o il potere, o
l’orgoglio, allora il santo timore di Dio
ci mette in allerta: attenzione! Con
tutto questo potere, con tutti questi
soldi, con tutto il tuo orgoglio, con
tutta la tua vanità, non sarai felice.
dienza. Questo, però, non
con atteggiamento rassegnato, passivo, anche lamentoso, ma con lo stupore
e la gioia di un figlio che si riconosce servito e amato dal
Padre. Il timore di Dio, quindi, non fa di noi dei cristiani
timidi, remissivi, ma genera
in noi coraggio e forza! È un
dono che fa di noi cristiani
convinti, entusiasti, che non
restano sottomessi al Signore per paura, ma perché sono commossi e conquistati
dal suo amore! Essere conquistati dall’amore di Dio! E
questo è una cosa bella. Lasciarci conquistare da questo amore di papà, che ci
ama tanto, ci ama con tutto il
suo cuore.
Ma, stiamo attenti, perché il
dono di Dio, il dono del timore di Dio è anche un “allarme” di fronte alla pertinacia nel peccato. Quando una
persona vive nel male, quando bestemmia contro Dio,
quando sfrutta gli altri,
quando li tiranneggia, quando vive soltanto per i soldi,
per la vanità, o il potere, o
l’orgoglio, allora il santo timore di Dio ci mette in allerta: attenzione! Con tutto
questo potere, con tutti questi soldi, con tutto il tuo orgoglio, con tutta la tua vanità, non sarai felice. Nessuno può portare con sé dall’altra parte né i soldi, né il
potere, né la vanità, né l’orgoglio. Niente! Possiamo soltanto portare l’amore che
Dio Padre ci dà, le carezze di
Dio, accettate e ricevute da
noi con amore. E possiamo
portare quello che abbiamo
fatto per gli altri. Attenzione
a non riporre la speranza nei
soldi, nell’orgoglio, nel pote-
re, nella vanità, perché tutto
ciò non può prometterci
niente di buono! Penso per
esempio alle persone che
hanno responsabilità sugli
altri e si lasciano corrompere; voi pensate che una persona corrotta sarà felice dall’altra parte? No, tutto il frutto della sua corruzione ha
corrotto il suo cuore e sarà
difficile andare dal Signore.
Penso a coloro che vivono
della tratta di persone e del
lavoro schiavo; voi pensate
che questa gente che tratta le
persone, che sfrutta le persone con il lavoro schiavo ha
nel cuore l’amore di Dio? No,
non hanno timore di Dio e
non sono felici. Non lo sono.
Penso a coloro che fabbricano armi per fomentare le
guerre; ma pensate che mestiere è questo. Io sono sicuro che se faccio adesso la domanda: quanti di voi siete
fabbricatori di armi? Nessuno, nessuno. Questi fabbricatori di armi non vengono
a sentire la Parola di Dio!
Questi fabbricano la morte,
sono mercanti di morte e
fanno mercanzia di morte.
Che il timore di Dio faccia loro comprendere che un giorno tutto finisce e che dovranno rendere conto a Dio.
Cari amici, il Salmo 34 ci fa
pregare così: «Questo povero
grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. L’angelo del Signore si
accampa attorno a quelli che
lo temono, e li libera» (vv. 78). Chiediamo al Signore la
grazia di unire la nostra voce
a quella dei poveri, per accogliere il dono del timore di
Dio e poterci riconoscere, insieme a loro, rivestiti della
misericordia e dell’amore di
Dio, che è il nostro Padre, il
nostro papà. Così sia.
© Copyright 2014
Libreria Editrice Vaticana
LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO AL REGINA COELI DI DOMENICA 8 GIUGNO, SOLENNITÀ DI PENTECOSTE
«LaChiesachenasceaPentecostesuscitastupore»
13 GIUGNO 2014
C
ari fratelli e sorelle, buongiorno!
La festa di Pentecoste commemora
l’effusione dello Spirito Santo sugli
Apostoli riuniti nel Cenacolo. Come la Pasqua, è un evento accaduto durante la preesistente festa ebraica, e che porta un compimento sorprendente. Il libro degli Atti degli
Apostoli descrive i segni e i frutti di quella
straordinaria effusione: il vento forte e le
fiammelle di fuoco; la paura scompare e lascia il posto al coraggio; le lingue si sciolgono e tutti capiscono l’annuncio. Dove arriva
lo Spirito di Dio, tutto rinasce e si trasfigura.
L’evento della Pentecoste segna la nascita
della Chiesa e la sua manifestazione pubblica; e ci colpiscono due tratti: è una Chiesa
che sorprende e scompiglia.
Un elemento fondamentale della Pentecoste è la sorpresa. Il nostro Dio è il Dio delle
sorprese, lo sappiamo. Nessuno si aspettava
più nulla dai discepoli: dopo la morte di Gesù erano un gruppetto insignificante, degli
sconfitti orfani del loro Maestro. Invece si verifica un evento inatteso che suscita meraviglia: la gente rimane turbata perché ciascuno udiva i discepoli parlare nella propria lingua, raccontando le grandi opere di Dio (cfr
At 2,6-7.11). La Chiesa che nasce a Pentecoste è una comunità che suscita stupore perché, con la forza che le viene da Dio, annuncia un messaggio nuovo – la Risurrezione di
Cristo – con un linguaggio nuovo – quello
universale dell’amore. Un annuncio nuovo:
Cristo è vivo, è risorto; un linguaggio nuovo:
il linguaggio dell’amore. I discepoli sono rivestiti di potenza dall’alto e parlano con coraggio - pochi minuti prima erano tutti codardi, ma adesso parlano con coraggio e
franchezza, con la libertà dello Spirito Santo.
Così è chiamata ad essere sempre la Chiesa:
capace di sorprendere annunciando a tutti
che Gesù il Cristo ha vinto la morte, che le
braccia di Dio sono sempre aperte, che la
sua pazienza è sempre lì ad attenderci per
guarirci, per perdonarci. Proprio per questa
missione Gesù risorto ha donato il suo Spirito alla Chiesa.
Attenzione: se la Chiesa è viva, sempre deve
sorprendere. E’ proprio della Chiesa viva
sorprendere. Una Chiesa che non abbia la
capacità di sorprendere è una Chiesa debole, ammalata, morente e deve essere ricoverata nel reparto di rianimazione, quanto prima!
Qualcuno, a Gerusalemme, avrebbe preferito che i discepoli di Gesù, bloccati dalla
paura, rimanessero chiusi in casa per non
creare scompiglio. Anche oggi tanti vogliono
questo dai cristiani. Invece il Signore risorto
li spinge nel mondo: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21). La
Chiesa di Pentecoste è una Chiesa che non si
rassegna ad essere innocua, troppo ”distillata”. No, non si rassegna a questo! Non vuole
essere un elemento decorativo. È una Chie-
sa che non esita ad uscire fuori, incontro alla gente, per annunciare il messaggio che le
è stato affidato, anche se quel messaggio disturba o inquieta le coscienze, anche se quel
messaggio porta, forse, problemi e anche, a
volte, ci porta al martirio. Essa nasce una e
universale, con un’identità precisa, ma aperta, una Chiesa che abbraccia il mondo ma
non lo cattura; lo lascia libero, ma lo abbraccia come il colonnato di questa Piazza:
due braccia che si aprono ad accogliere, ma
non si richiudono per trattenere. Noi cristiani siamo liberi, e la Chiesa ci vuole liberi!
Ci rivolgiamo alla Vergine Maria, che in quel
mattino di Pentecoste era nel Cenacolo, e la
Madre era con i figli. In lei la forza dello Spirito Santo ha compiuto davvero “cose grandi” (Lc 1,49). Lei stessa lo aveva detto. Lei,
Madre del Redentore e Madre della Chiesa,
ottenga con la sua intercessione una rinnovata effusione dello Spirito di Dio sulla Chiesa e sul mondo.
Lacrisinonhafattochepeggiorarelostatodisalutedellapopolazione,comeillustraunrapportoIstatdel2013
Periferie esistenziali tra malattia e fragilità
RiflessionidalConvegnodipastoraledellasaluteadAbanoTerme
grizia dei servizi”, mentre oggi “sta vivendo cambiamenti
strutturali evidenti in direzione di un rapido processo di
‘assottigliamento’ o nuclearizzazione che dir si voglia”.
Sulla “malattia” come “periferia esistenziale per il bisogno
insoddisfatto di attenzione o
per la povertà di mezzi a disposizione per affrontarla” si
concentra invece don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio
Cei per la pastorale della salute. “La situazione nel nostro
Paese - lamenta Arice - si sta
aggravando: alla fatica della
prova della malattia si ag-
giunge, per molti, la difficoltà
di farsi curare. Al disagio di
avere poche risorse economiche si aggiunge la fatica di sopravvivere”. Don Arice fa riferimento al “bisogno di assistenza domiciliare” specialmente per gli anziani, “fetta
della popolazione sempre più
crescente e bisognosa di cure
sanitarie onerose”, come pure all’incremento di “malattie
neurodegenerative e della
mente”. Parla di “situazione di
emergenza” l’Organizzazione
mondiale della sanità, riferendosi alla sofferenza psichiatrica, osservando come
stia salendo “ai primi posti tra
le cause di morte”. Ma è un’emergenza anche quella che
riguarda “i giovani feriti dalle
ludopatie e da nuove dipendenze”.
Tutte queste situazioni, oltretutto, sono “causa di ulteriore
disagio - osserva Arice - per
un’istituzione tanto fondamentale quanto già sofferente come lo sono le famiglie”.
Non si tratta, dunque, solo di
pensare agli ammalati negli
ospedali, bensì di “mettersi in
ascolto attento del territorio”,
dove si trovano “vittime del
crescente divario tra ricchezza e povertà, e di nuovi - e talvolta disattesi - bisogni di cura”. Alla pastorale della salute
è chiesto di “offrire percorsi di
cura integrale della persona”,
per il corpo e per lo spirito. Infine, il direttore dell’Ufficio
Cei pone l’attenzione sulla
“riflessione antropologica per
promuovere e forse rifondare
un nuovo umanesimo, ispirato al Vangelo e alla cultura
della vita”. Anche questa è una
periferia, che chiede “un rinnovato e sinergico sforzo educativo e culturale”.
Francesco Rossi
SE IL COSTO DEI MEDICINALI FA AUMENTARE LA POVERTÀ
S
econdo uno studio della Erasmus University di Rotterdam
(Olanda), una parte considerevole, fino all’86%, della popolazione
che vive nei Paesi a reddito medio e
basso potrebbe cadere in povertà a
causa dell’acquisto di comuni medicinali salvavita. Con l’obiettivo di mostrare l’impatto del costo dei medicinali sulle popolazioni più povere, gli
autori hanno calcolato il “tasso di impoverimento” relativo a quattro far-
maci in 16 Paesi a basso e medio reddito, mettendo a confronto il reddito
pro capite giornaliero, prima e dopo
l’acquisto di un panel di farmaci che
curano patologie comuni tra antibiotici, antidiabetici, antipertensivi, broncodilatatori. I risultati dello studio mostrano che il costo elevato dei farmaci
incide inesorabilmente sulle condizioni economiche già precarie dei bassi redditi. Inoltre, il trattamento di condizioni croniche come asma, diabete
e malattie cardiovascolari, spesso richiede una combinazione di medicinali che finisce per avere una ripercussione ancora più grave di quanto
stimato. I costi dei medicinali dipendono da una combinazione di fattori
su cui incidono la ricerca, la tecnologia, la sperimentazione, la diffusione.
Se poi parliamo di antitumorali, l’allarme è esponenziale. Nel 2013 la spesa globale per i farmaci anticancro ha
toccato quota 91 miliardi di dollari, e
cresce al ritmo del 5% annuo.
terra
N
on bastano i “servizi”
per affrontare le
emergenze sociali,
“periferie esistenziali” del nostro tempo. Ciò che serve è un
“lavoro di team” che coinvolga tutta la società in un’epoca
in cui la fragilità è “un mondo
in espansione”. Parola di Fabrizio Oleari, presidente dell’Istituto superiore di sanità
(Iss), che - a margine del Convegno nazionale dei direttori
degli uffici diocesani, delle
associazioni e degli operatori
di pastorale della salute, in
corso ad Abano Terme (Pd) illustra la situazione delle
“periferie esistenziali” in Italia.
È la “salute della persona” il
confine che le delimita, concetto più ampio della mera
“assenza di malattie”. “Lo stare bene di una persona - rimarca Oleari - dipende da un
numero consistente di fattori”: certo, influiscono “agenti
infettivi, chimici, fisici” e il
“patrimonio genetico”, ma
pure “stili di vita”, “condizioni
sociali”, “servizi sanitari” e
tanto altro ancora. All’interno
del confine il comune denominatore - osserva - è la fragilità, “condizione che può essere presente fin dalla nascita
o sopravvenire nel corso di
una fase di vita; può essere
transitoria o (più spesso) permanente”, ma sempre “mina
lo stare bene fisico-psichico e
sociale”. È “un universo con
infiniti volti - spiega il presidente dell’Iss - dietro i quali
c’è sempre una storia di sofferenza, di solitudine e, in qualche caso, di mancato accoglimento”: malattia fisica o psichica, senza lavoro e immigrati irregolari, adolescenza
inquieta e vecchiaia non autosufficiente.
La crisi non ha fatto che peggiorare lo stato di salute della
popolazione, come illustra un
rapporto Istat del 2013. “Aumentano le disuguaglianze
sociali - ricorda in proposito
Oleari - nella salute tra gli anziani: le persone over 65 con
risorse economiche scarse o
insufficienti che dichiarano
di stare male o molto male sono il 30,2% (28,6% nel 2005),
contro il 14,8% di anziani con
risorse ottime o adeguate
(16,5% nel 2005)”. In crescita
anche le disuguaglianze territoriali (“nel Sud le condizioni di salute peggiorano”). Significativo che “le visite
odontoiatriche si riducano
del 23%” e del 14,3% delle
persone che vi hanno rinunciato nell’ultimo anno “l’85%
l’abbia fatto per motivi economici”. Oleari mette in guardia pure dalla tenuta della famiglia, fino a qualche tempo
fa “in grado, con il suo lavoro
informale, di surrogare la pi-
17
Grandepreoccupazioneperlacrisieconomicaesocialeeladiffusionediideenazionaliste,xenofobeedestremiste
Al capezzale di un Continente irrequieto
ABruxellesincontrofraistituzionipoliticheeconfessionireligiose
Politici
e guide spirituali
All’inizio dell’incontro tra
gli esponenti delle istituzioni comunitarie e i leader religiosi è stato osservato un
minuto di silenzio «per ricordare le vittime del tragico attacco al museo ebraico
di Bruxelles» del 24 maggio
scorso; inoltre è stata adottata una dichiarazione co-
mune riguardante Meriam
Ibrahim, la donna cristiana
sudanese condannata a
morte per apostasia. Per
l’Ue erano presenti il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy,
quello dell’Esecutivo, José
Manuel Barroso (per entrambi, quasi a termine di
mandato e non rieleggibili,
si è trattato dell’ultimo rendez-vous), e il vice presidente del Parlamento europeo, László Surján. Sul versante delle chiese la delegazione cattolica era guidata
dal card. Reinhard Marx,
arcivescovo di Frisinga-Monaco e presidente della Comece (Commissione degli
episcopati della Comunità
europea), accompagnato
dall’arcivescovo di Stra-
sburgo Jean-Pierre Grallet e
da Margaret S. Archer, presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali. Accanto a loro esponenti – ai massimi livelli – di
ebrei, musulmani, indù,
sikh e mormoni.
Preoccupazioni
e valori comuni
Nel tracciare un bilancio
della discussione dipanatasi tra politici e guide religiose, il capo della Commissione, José Manuel Barroso, ha
affermato: «Tutti si sono
detti convinti che il momento è delicato», sia per la
crisi economica e sociale
che attraversa il continente,
sia per il diffondersi di atteggiamenti nazionalisti,
xenofobi ed estremismi di
vario genere. «Sono stati richiamati i risultati delle elezioni» per il Parlamento europeo, dai quali risultano
«diffusi motivi di preoccupazione». D’altro canto «
sono stati ribaditi i valori
comuni su cui si fonda l’Europa» - pace, solidarietà,
giustizia, coesione sociale , per i quali le fedi religiose
svolgono un ruolo di promozione quanto mai necessario. Lo stesso Barroso
ha quindi segnalato altri temi evocati da diversi interventi: la situazione in Ucraina, i rapporti tra Ue e paesi
confinanti, la povertà di
molte famiglie, il «nodo delle migrazioni», la difesa dell’ambiente, i rapporti tra
Europa e gli altri continenti.
Risposte concrete
ai cittadini
Anche il cardinale Reinhard
Marx ha offerto alcune
chiavi di lettura dell’incontro. A suo avviso «l’Ue riconquisterà la fiducia dei
cittadini se saprà trovare soluzioni concrete ai problemi e alle sfide attuali: la disoccupazione, il cambiamento climatico, la migrazione, i negoziati sull’accor-
do transatlantico di libero
scambio». Proprio all’accordo transatlantico Usa-Ue, il
presidente Comece ha rivolto l’attenzione nel suo
intervento nel corso del dibattito, puntualizzando che
«il libero scambio comporta sempre la possibilità di
una maggiore prosperità,
ed è quindi cosa buona. Ma
il mercato ha bisogno di regole chiare». Per questo, secondo Marx, «i due partner
transatlantici, che rappresentano l’Occidente coniato dal cristianesimo, possono con un simile accordo
promuovere nell’economia
globale norme chiare, eticamente fondate», così che
l’accordo diventi «non solo
un’opportunità ma una responsabilità speciale». Tra
le questioni etiche che si celano dietro l’accordo commerciale, segnala il presidente Comece, vi è innanzitutto la domanda su chi
beneficia dell’accordo stesso: esso «serve il bene comune?»; ne beneficiano
«solo le nazioni ricche, con
ancora maggiori benefici a
scapito dei Paesi in via di
sviluppo ed emergenti? Oppure si riesce con il libero
scambio a creare benefici
per i più vulnerabili del
mondo?».
Appello per Meriam
«Esprimiamo
sgomento
profondo e preoccupazione
per la sorte della signora Meriam Yahya Ibrahim, condannata a cento frustate e alla morte per impiccagione
con l’accusa di apostasia e
adulterio». I presidenti delle
istituzioni Ue e tutti i leader
religiosi presenti alla riunione di Bruxelles hanno infine
diffuso una dichiarazione
nella quale sottolineano
l’«obbligo internazionale del
Sudan di proteggere la libertà di religione e di credo»
e «unanimemente invitano
le autorità sudanesi responsabili e la Corte d’appello a
revocare questo verdetto disumano, rilasciando subito
Meriam». Si chiede poi che il
governo sudanese, «in linea
con i diritti umani universali», abroghi ogni disposizione legislativa che penalizzi o
discrimini le persone per le
loro convinzioni religiose o
nel caso in cui decidessero di
cambiare fede religiosa.
Gianni Borsa
13 GIUGNO 2014
L
a preghiera può favorire la costruzione
della pace». La recente iniziativa di Papa Francesco di far incontrare i presidenti palestinese e israeliano, pregando insieme per la
pace, è stata evocata il 10
giugno a Bruxelles, nella sede della Commissione Ue,
durante l’incontro tra istituzioni comunitarie e rappresentanti delle comunità religiose in Europa.
All’annuale appuntamento,
definito dall’articolo 17 del
Trattato di Lisbona, si è parlato del futuro dell’Europa e
dell’integrazione politica, di
rapporti tra Ue e «vicinato»
orientale e mediterraneo, di
crisi occupazionale e sociale. Sullo sfondo il ruolo delle chiese e delle comunità
religiose nello spazio pubblico.
IN EVIDENZA
LeultimeteorieeipregressideglistudisarannoillustratidaMassimoReichlin,filosofomoraledell’UniversitàSanRaffaele
L’io, la mente, l’anima. Nuovi orizzoni delle neuroscienze
Sabato14il13°incontroorganizzatodalCentrodibioetica“LuigiMigone“
I
l Centro di Bioetica Luigi Migone sta affrontando un altro capitolo importante e
urgente. Lo spiega il presidente Giorgio
Cocconi, che ripercorre il cammino: «Dopo
aver richiamato l’attenzione (nei primi nove
incontri) su argomenti che si ritenevano “fondanti” per la bioetica e che erano e si ritenevano sostanzialmente ”stabili ai vari tempi”
(anche se la discussione evidentemente poneva sempre nuovi problemi e interpretazioni diverse) come, il corpo, la persona, l’autonomia, i linguaggi della bioetica, bioetica laica e bioetica cattolica, la salute, ecc.. , si sono
poi affrontati argomenti che si ritengono attuali e fortemente evolutivi come il tema dell’economia (che deve essere certamente messo in rapporto con la grave crisi economica at-
MASSIMO REICHLIN
cult
L
18
aureato in filosofia presso l’Università Cattolica di Milano, si è
perfezionato in bioetica presso l’Università degli Studi di Milano e ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Bioetica presso l’Università di Genova.
Dall’anno accademico 2002-2003 è
docente di Bioetica presso il corso di
Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia dell’Università Vita-Salute San
Raffaele e dal 2011-2012 docente di
Medical Humanities all’International
MD Program della medesima Facoltà.
Dall’anno accademico 2004-2005 è
professore associato di filosofia morale presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele,
dove insegna Etica della vita, Etica
teorica e Storia della filosofia morale.
Dal 2002 è membro del Comitato Etico dell’Istituto Scientifico Ospedale
San Raffaele di Milano.
tuale) ed il tema della
neuro-etica». Disciplina, nella quale « gli
straordinari progressi
che si sono ottenuti
nella conoscenza della struttura e del funzionamento del cervello, che sono certamente ancora evolutivi in quanto non
hanno certamente
ancora raggiunto un
termine, pongono
problemi nel capire
come funziona il nostro cervello e come in questa funzione sia
compresa l’interpretazione della nostra mente, il giudizio anche morale sui nostri atti, l’ interpretazione del nostro io che, per i credenti
comprende anche l’anima.…». Sui nuovi orizzonti delle neuroscienze, terrà la conferenza
Massimo Reichlin, professore associato di filosofia morale presso l’Università Vita - Salute San Raffaele, Milano, che abbiamo raggiunto telefonicamente.
Tre, in particolare, gli aspetti su cui intende
soffermarsi, che riguardano i progressi degli
studi, ma anche le problematiche connesse.
Il primo rigaurda la relazione tra l’attività cerebrale e la scelta, la presa di decisione. «Quello che emerge da questi studi (iniziati a metà
degli anni ’80 e poi proseguiti in anni recenti,
anche con tecniche diverse e più raffinate),
accrediterebbe l’idea che le nostre decisioni
consapevoli non sarebbero la causa dei nostri
atti, perchè causati antecedentemente da
un’attività cerebrale che è indipendente dalla
nostra decisione». Come a dire che è il cervello che decide e che non esiste libertà di scelta.
Questo, secondo Reichlin, «ha delle applicazioni in campi inquietanti, come nelle situazioni giudiziarie». Che vorrebbe dire arrivare
a non poter dimostrare la colpevolezza del-
l’imputato. «A livello
estremo, il risultato
potrebbe essere che
la persona non è responsabile, ma è decisa da eventi neurali
su cui non ha controllo». Teoria, molto discutibile, che presenta- secondo il relatore - non pochi limiti.
Il secondo aspetto è
la presentazione di
studi che riguardano
i giudizi morali. Attraverso una particolare
risonanza magnetica, che rileva l’attività per
vedere cosa succede nel cervello, quando si è
sottoposti e si devono dare giudizi morali.
Questo non ha a che vedere con processi razionali, ma piuttosto con le emozioni e i sentimenti. «Quando c’è un dilemma forte, che
scatena reazioni morali, decidiamo sulla base
di emozioni, mentre il processo razionale interviene in un secondo momento. «Non sembra importante la libera decisione, ma come
siamo fatti». Tesi, anche questa, secondo Reichlin, discutibile, anche se non mancano elementi che possono essere importanti. Anche
se - altro dato da tener conto - gli studi sono
circoscritti a situazioni un po’ bizzarre. Infine
la terza problematica riguarda la possibilità di
manipolazione della mente: «se di fatto la nostra mente, il modo con cui ragiona, dipende
causalmente dal cervello (che noi non controlliamo), è possibile intervenire per manipolare la nostra mente». Possibilità che apre
prospettive positive: come, utilizzando strumenti diversi (farmaci, protesi...), si possa stimolare le nostre capacità per produrre una
mente più dotata di memoria, di attenzione
prolungata. E, nello stesso tempo, può nascondere l’ideologia “trans - umanista”, che
propugna l’idea di un uomo bionico, pro-
grammato come un computer. «L’approccio a
questi temi deve essere sobrio e pridente: c’è
da vedere e discernere caso per caso». Ma attraverso la rete c’è il rischio, invece, che accada il contrario, perchè li approdano le concezioni più estremiste. Di qui l’importanza di un
incontro, come quello promosso e organizzato dal Centro di Bioetica, per «informare, conoscere, esplorare il problema da un punto di
vista morale, cercando di capire e di arrivare
ad una riflessione che dovrà coinvolgere la società nel suo complesso». Percorso importante e necessario, perchè «quando queste cose
usciranno dalla sperimentazione, se ne possa
parlare con pacatezza, senza correre il rschio
di aspettare troppo e poi di doverle affrontare
con urgenza».
IL PROGRAMMA
Sabato 14 giugno, ore 9
Auditorium Banca Monte Parma
via Bruno Longhi, 7/B
Ore 9,30 • Conferenza su: “Neuroetica: è il
cervello che decide per noi?”
prof. Massimo Reichlin
Università Vita-Salute San Raffaele, Milano
Ore 10,30 • INTERVENTI PREORDINATI
prof. Nicola Cucurachi
ricercatore in Medicina Legale, Università di Parma
“La psicopatologia ed il libero arbitrio:quale autonomia nei disturbi mentali?”
prof. Gian Luca Barbieri
ricercatore in Psicologia Dinamica, Univ. di Parma
“L’etica tra soggettività e Legge. Alcuni
approcci psicoanalitici”
Ore 11,10 • Dibattito
Ore 12,30 • Conclusioni
La Parrocchia di ROCCABIANCA organizza un
PELLEGRINAGGIO
A LOURDES
dal 24 al 28 luglio 2014
partenze possibili da tutte le località della provincia
con servizio di navetta gratuito
PROGRAMMA
24 luglio
25 luglio
26 luglio
27 luglio
13 GIUGNO 2014
28 luglio
• ore 4: partenza, arrivo in serata, cena e pernottamento
• ore 21: processione “aux flambeaux”
• ore 7: colazione, visita grotta e piscine, pranzo
• ore 16: visita Basilica dell’Immacolata Concezione
• ore 18: Santo Rosario (diretta tv), cena, flambeaux
• ore 7: colazione, piscine, visita cripta della Basilica
• ore 15: visita casa di Bernadette, cena, flambeaux
• ore 10: Messa internazionale nella Basilica S. Pio X
• ore 15: pomeriggio libero
• ore 5: colazione e partenza per il rientro
costo del pellegrinaggio: 335,00 euro
la quota comprende :
• viaggio andata e ritorno in bus GT
• pensione completa in hotel 3 stelle sup
• cena del 1° giorno, pranzo a sacco per il
rientro fornito dall'hotel
• assicurazione personale e bagagli
• ingressi vari
per info e prenotazioni telefonare
al numero 347.7821156
Laboratoricompiti...anched’estate
MusicaebraicainPalatina,coraliaCastelguelfo
L’Associazione Culturale Eliot organizza
per venerdì 13 giugno alle 21 presso la Sala dell’Assistenza Pubblica (Parma, viale
Gorizia 2/A) l’evento “Fra Est e Ovest: quale unità dell’Europa ?”. Interverranno tre
esperti che nel loro percorso umano e professionale, allora come oggi, sono implicate nell’Est e nell’Ovest dell’Europa nel tentativo di costruire un inizio di unità che abbia al centro la persona con le sue esigenze di verità, giustizia, e libertà: Alexsandr
Filonenko (Università di Charkiv in Ucraina), Luigi Geninazzi (Giornalista e scrittore) e Dino Aquilano (Università di Torino).
Il Borgo e Fondazione Tommasini
LEGGE BASAGLIA E COSTITUZIONE
La Legge Basaglia nasce dentro alla Costituzione e in suo nome è da tutelare. E’ questa la sfida lanciata dal libro “Il pensiero
lungo, Franco Basaglia e la Costituzione”
di Daniele Piccione, giovane costituzionalista italiano, che sarà presentato a Parma
venerdì 13 giugno alle 17 nella Sala Conferenze dell’Ausl alla Casa della Salute di
largo N. Palli, 1/b (edificio ex Efsa, v.le
Mentana/v. le Fratti).
L’incontro – promosso da Il Circolo Il Borgo insieme alla Fondazione Mario Tommasini, con il patrocinio di Ausl di Parma
– sarà preceduto dalla proiezione del documentario su Franco Basaglia ”I giardini
di Abele”, girato nel 1968 da Sergio Zavoli,
che ha anche curato la prefazione del libro
di Piccione e che introdurrà l’incontro. Seguirà una tavola rotonda con l’autore Daniele Piccione, Pietro Pellegrini (direttore
Dipartimento salute mentale-dipendenze
patologiche Ausl Parma) e Giorgio Pagliari (Università di Parma e Senatore della Repubblica).
Con Bicinsieme
PEDALATA SOTTO LA LUNA PIENA
L’associazione Bicinsieme (Fiab-Parma)
propone per venerdì 13 giugno una bicilettata serale alla luce della luna piena. Ritrovo alle 21 in via Bizzozero 15; partenza
alle 21.15; ritorno verso le 23. Destinazione: Baganzola, una gelateria e la festa della birra: circa 12 km a/r, su pista ciclabile.
Quota partecipazione: soci Fiab 1 euro, altri 3 auto. E’ consigliato il casco; obbligatori giubbetto ad alta visibilità e luci di posizione davanti e dietro funzionanti. Il capogita controllerà e escluderà dalla gita coloro che non sono in regola. Per info: [email protected] e 3398123784 (andrea)
Il Festival Tanzi nella chiesa romanica
POLIFONIA A CASTELGUELFO
Il Gruppo “Amici di Castelguelfo”, in collaborazione con la parrocchia di Castelguelfo-Ponte Taro, l’associazione “Famiglia Aperta” e la Camerata Vocale Farnesiana, con il patrocinio del Comune di
Fontevivo e la collaborazione del Comune
di Noceto, invita al secondo appuntamento della rassegna di musica polifonica sacra che si organizzata nella chiesa romanica di Castelguelfo, gioello artistico recentemente restaurato. Sabato 14 giugno
“Rimanete, andate, gioite”
AC: SERATA DI PREGHIERA E FRATERNITA’
Venerdì 13 giugno alle 20.45
presso la Parrocchia di Collecchio si terrà la tradizionale
serata di preghiera e fraternità dal titolo “Rimanete, Andate, Gioite”, promossa dall’Azione Cattolica di Parma come appuntamento conclusivo dell’anno e rivolta in particolare ai giovani e agli adulti
impegnati nel politico e nel
sociale. Federico Ghillani ci
aiuterà a meditare le parole
affidate da Papa Francesco all’Azione Cattolica nell’udienza dello scorso 3 maggio. La
serata si concluderà con un
momento di festa insieme nei
locali della parrocchia. In allegato la locandina della serata.
In sede o per email
ISCRIZIONI AI CAMPI
DIOCESANI DI AC
E’ possibile iscriversi ai Campi estivi dell’Azione Cattolica
di Parma tutti i sabati mattina, dalle 10 alle 12, presso il
Centro diocesano (viale Solferino 25 – Seminario Minore) o inviando il modulo di
iscrizione firmato insieme alla ricevuta del bonifico della
caparra a [email protected] .
er informazioni, moduli e regolamento: www.azionecattolicaparma.com.
Responsabili di comunità
USMI: ASSEMBLEA
DIOCESANA
Domenica 15 giugno alle
15.30 presso le Missionarie di
Maria - Saveriane (Parma, via
Omero 4) le responsabili di
comunità sono invitate all’assemblea dell’Usmi diocesana, che avrà come argomenti
la verifica e la programmazione pastorale.
Giornata a Betania
PARMA, UNA CHIESA DEI
POVERI PER I POVERI?
Il gruppo “Il Concilio Vaticano II davanti a noi” e gli Amici del Cenacolo Diocesano
promuovono una Giornata di
amicizia e spiritualità a Betania domenica 15 giugno sul
tema “Una chiesa dei poveri
per i poveri”.
Il programma prevede alle
ore 9.15 la prima relazione tenuta da don Luigi Valentini su
“La Chiesa dei poveri: dal
Concilio a Papa Francesco”.
Alle 10.30 la presentazione
del progetto di ricerca “Il Servizio ai poveri della Chiesa di
Parma: Bilanci della Carità”.
Alle 11.30 la Santa Messa presieduta da don Valentini. Alle
13: pranzo di amicizia all’Agriturismo “La Sera di San
Prospero”.
Sul Vangelo di Matteo
INCONTRO PERSONE
OMOSESSUALI
Sabato 21 giugno a partire
dalle 17 si terrà l’incontro
mensile con persone omosessuali. Concluderemo con i
vespri e la cena comunitaria.
Per informazioni: 331.
1009837, [email protected]
Progetto oratori
FESTA DEI GRE.ST 2014
IN PIAZZA DUOMO
Martedì 24 giugno in piazza
Duomo il Progetto Oratori
alle 21 la chiesa ospiterà 4 corali - “Pueri et
iuvenes cantores” della Cattedrale di Fidenza, Coro Voci bianche “Musical
Dream”, coro di Viarolo e coro “L’incontro
musicale” - la cui esibizione rientra nella
VII edizione del Festival “Adolfo Tanzi”, organizzato dalla Associazione S. Benedetto
di Parma e dedicato a sostenere la campagna “La musica contro il lavoro minorile”
promossa dall’organizzazione Internazionale del Lavoro. L’ingresso è libero e gratuito; al termine un piccolo rinfresco concluderà la serata.
Mostra collettiva alla Galleria S. Andrea
L’ESTATE NELL’ARTE
Sabato 14 giugno alle 17.30 nella Galleria
S. Andrea (Parma, via G. Cavestro 6) l’associazione Ucai (Unione cattolica artisti
italiani) - sezione di Parma invita all’inaugurazione della mostra “Estate”. Si tratta di
una collettiva di una ventina di soci del-
della diocesi di Parma invita
alla Festa dei Gr.Est 2014. Inizio alle con giochi per le strade della città; alle 10.30 animazione in piazza; 11.30: saluto delle autorità e alle 11.45
preghiera con il Vescovo.
Info:
Barbara
Vecchi,
349.5669001,
[email protected].
Ritiro spirituale a Gaione
GIORNATA PER LA SANTIFICAZIONE DEL CLERO
La Commissione per la formazione permanente del presbiterio invita i presbiteri diocesani ed in primis i membri
delle Associazioni sacerdotali alla tradizionale mattinata
di Ritiro spirituale alla Villa
Paganini di Gaione in occasione della Giornata per la
santificazione del Clero, nella
solennità del Sacro Cuore di
Gesù, venerdì 27 giugno con
inizio alle 9.30.
Il Vicario generale della diocesi don Luigi Valentini aiuterà nella meditazione sul mistero della Divina Misericordia, “cuore del cristianesimo
ed anima del nostro ministero” (papa Francesco. Si concluderà con il pranzo alle ore
12.
Eucarestia in Cattedrale
PICCOLE FIGLIE:
APERTURA DEL 150°
Le Piccole Figlie dei SS. cuori
di Gesù e Maria, in occasione
dell’apertura del 150° di fondazione della Congregazione
invitano alla celebrazione eucaristica di domenica 29 giugno alle 16 nella Cattedrale di
Parma. Il rito sarà presieduto
dal vescovo mons. Enrico Solmi.
l’associazione ispirata all’estate: al suo ”calore bruciante”, alla luce solare, a campi
verdi o dorati dal grano, a placide notti lunari e temporali improvvisi, al mare e ai
suoi “abitanti” ...
Nelle opere esposte di pittura, disegno, incisione, scultura, ceramica si potranno così riconoscere immagini evocative nate
magari dall’infanzia, o dalle letture di poesie di H. Hesse, F.G. Lorca, G. Pascoli, o
semplicemente dalla fantasia di giochi
creativi delle autrici e autori stessi.
La mostra rimarrà aperta fino al 26 giugno
ad ingresso gratuito con i seguenti orari:
da martedì a sabato 10-12 e 16-19; domenica 16-19; lunedì chiusura.
Alla Biblioteca Palatina
CULTURA EBRAICA: TESTI E CONCERTO
Domenica 15 giugno a partire dalle 9.45 la
Sala Maria Luigia della Biblioteca Palatina
di Parma (palazzo della Pilotta) ospita il
Convegno internazionale “Hebraica Parmensia” in memoria di Giuseppe Baruch
Sermoneta, con relazioni su Libri e manoscritti degli ebrei d’Italia: le recenti scoperte, Spazi negoziati, luoghi condivisi:
ebrei e cristiani nel Parmense nei secoli
XVI-XIX, Esempi di liturgia ebraica italiana
nei frammenti ritrovati nell’Archivio di Stato di Parma).
Alle 14.30 verrà offerto un concerto di musiche ebraiche a cura di Ensemble Salomone Rossi , con Caterina Trogu Roehrich,
soprano; Lydia Cevidalli, violino; Marlise
Goidanich, violoncello; Diego Cantalupi,
tiorba. In programma musiche di Salomone Rossi (1570-1630), G. G. Gastoldi (15551609), B. Marcello (1686-1739).
Alle 16 nella Galleria Petitot inaugurazione
della mostra di frammenti di antichi manoscritti ebraici recentemente scoperti
nell’Archivio di Stato di Parma, affiancati
ai più significativi manoscritti ebraici conservati alla Palatina. La mostra resterà
aperta fino al 14 agosto e dall’1 al 12 settembre.
Info: ww.facebook.com/BibliotecaPalatina
(sezione “Eventi”).
All’Officina Samarcanda
CENTRO ESTIVO PER 11-14ENNI
Dal 9 giugno al 25 luglio presso l’Officina
Samarcanda, crocevia delle differenze
(Parma, via Bandini 6) si svolge il Centro
estivo per 11-14enni accreditato dal Comune di Parma e realizzato in collaborazione con il Progetto Oratori della Diocesi
di Parma. Il centro estivo è rivolto a ragazzi e ragazze, italiani e stranieri, anche appena arrivati in Italia, e prevede laboratori linguistici di italiano (L2) per neo-arrivati; sostegno nei compiti; laboratori di attività manuale, espressiva e corporea; giochi di gruppo; uscite in città e fuori città.
Sarà aperto il lunedì, martedì, mercoledì e
giovedì dalle 15 alle 19, e il venerdì dalle 9
alle 17. Info e iscrizioni: 0521.463725 (pomeriggio), 340.8582388, samarcanda@
coopeide.org.
Volontariato-famiglie-territorio
memo
QUALE UNITÀ DELL’EUROPA?
19
LABORATORI COMPITI APERTI D’ESTATE
Continua anche d’estate a Parma il progetto Laboratorio Compiti, che valorizzando
le risorse del volontariato viene incontro
alle famiglie che chiedono supporto scolastico per le loro figlie e figli, in particolare della Scuola Primaria.
Il calendario completo dei luoghi e dei periodi dei laboratori si trova su
www.famiglia.comune.parma.it/.
Coordinata dall’associazione LiberaMente, l’iniziativa sostiene l’alleanza fra famiglie, scuola e territorio in un clima disteso
e informale. Le famiglie stesse possono
non solo fruire del progetto portando i propri bambini e bambine ai laboratori, ma
anche che dare un apporto mettendo a disposizione tempo e competenze. Chiunque voglia avere maggiori informazioni voglia aderire al progetto voglia mettere a disposizione il suo tempo voglia portare i
propri bambini ai laboratori può contattare la referente: Mariaelena Velicogna nei
giorni feriali, in orario ufficio, al n.
366.3535236, oppure scrivere a: [email protected].
IMPRESA COSTRUZIONI EDILI
SPECIALIZZATA NEL CONSOLIDAMENTO E RESTAURO
DELLE STRUTTURE IN MURATURA E LEGNO
Dondi Mimmo & Figli s.n.c.
VIA VERDI, 55 - SAN SECONDO P.SE (PR) - Tel. 0521.873570 • 340.4621418
Email: [email protected] • www.costruzioniedilidondi.it
13 GIUGNO 2014
Tavola rotonda del Circolo Eliot
dal 20 giugno
contenuti
informazioni
accessibile
multimediale
13 GIUGNO 2014
ancora
vieni a scoprire
20
Il 20 giugno arriva Vita Nuova Più, la nuova versione online
del settimanale della Diocesi di Parma.
Pagine tutte a colori, photogallery, video, link.
Tutto dal nostro sito www.diocesi.parma.it/vitanuova
E potrai leggere Vita Nuova anche su tablet e smartphone,
con le nuove app gratuite scaricabili da Google Play
(per dispositivi Android) e App Store (per dispositivi Apple).