mercoledì 4 febbraio

mercoledì 4 febbraio
IV settimana del tempo ordinario - IV settimana del salterio
la preghiera
Introduzione
O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo, a Dio che è che era e che
viene, per i secoli dei secoli, amen. Alleluia.
Inno ( Tu r o l d o )
Dio,
rinnovaci il cuore ogni giorno
come rinnovi le fonti e il sole:
come la stella radiosa dell’alba
di nuova luce
risplende ogni giorno.
Gente rinata dal suo battesimo,
la veste bianca di Cristo
indossate:
di umanità mai apparsa ancora
siate il segno,
l’annunzio glorioso.
O Trinità, misteriosa e beata,
noi ti lodiamo perché ci donasti
la nuova aurora
che annunzia il tuo giorno,
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Cristo, la gloria
di tutto il creato. Amen.
Salmo c f. S a l 1 1 1 ( 1 1 2 )
Spunta nelle tenebre,
luce per gli uomini retti:
misericordioso,
pietoso e giusto.
Felice l’uomo pietoso
che dà in prestito,
amministra i suoi beni
con giustizia.
Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà
il ricordo del giusto.
Cattive notizie
non avrà da temere,
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saldo è il suo cuore,
confida nel Signore.
Sicuro è il suo cuore, non teme,
finché non vedrà
la rovina dei suoi nemici.
Egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia
rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza
nella gloria.
Il malvagio vede
e va in collera,
digrigna i denti e si consuma.
Ma il desiderio dei malvagi
va in rovina.
Ripresa della Parola di Dio del giorno
«Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui
che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio» (Eb 12,5b-6).
Cantico di Zaccaria o di Maria o di Simeone (vedi bandella)
Lode e intercessione
Rit.: Rafforza la nostra fede, o Signore!
n Tu ci correggi, Signore, per renderci nella nostra umanità più
conformi al Figlio tuo.
n Tu ci riprendi, Signore, aiutaci a non perderci d’animo.
n Tu ci metti alla prova, Signore, donaci di accogliere quanto la vita
ci pone davanti, nella convinzione profonda che siamo tuoi figli
amati.
Padre nostro
Orazione (vedi Colletta)
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la messa
antifona d’ingresso
Sal 105 (106),47
Salvaci, Signore Dio nostro, e raccoglici da tutti i popoli,
perché proclamiamo il tuo santo nome
e ci gloriamo della tua lode.
c o l l e t ta
Dio grande e misericordioso, concedi a noi tuoi fedeli di adorarti con tutta l’anima e di amare i nostri fratelli nella carità del Cristo. Egli è Dio, e vive…
p r i m a l e t t u r a Eb 12,4-7.11-15
Dalla Lettera agli Ebrei
Fratelli, 4non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta
contro il peccato 5e avete già dimenticato l’esortazione a voi
rivolta come a figli: «Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; 6perché il Signore corregge colui che egli ama
e percuote chiunque riconosce come figlio».
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È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta
come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal
padre? 11Certo, sul momento, ogni correzione non sembra
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causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto
di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati
addestrati.
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Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche 13e
camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che
zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.
14
Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale
nessuno vedrà mai il Signore; 15vigilate perché nessuno si
privi della grazia di Dio. Non spunti né cresca in mezzo a
voi alcuna radice velenosa, che provochi danni e molti ne
siano contagiati. – Parola di Dio.
s a l m o r e s p o n s o r i a l e 102 (103)
Rit. L’amore del Signore è da sempre.
1
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
2
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. Rit.
13
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono,
14
perché egli sa bene di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere. Rit.
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Ma l’amore del Signore è da sempre,
per sempre su quelli che lo temono,
e la sua giustizia per i figli dei figli,
18
per quelli che custodiscono la sua alleanza. Rit.
Rit. L’amore del Signore è da sempre.
c a n t o a l va n g e lo G v 1 0 , 2 7
Alleluia, alleluia.
Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono.
Alleluia, alleluia.
va n g e lo M c 6 , 1 - 6
X Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù 1venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
2
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti,
ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli
vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata
data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non
è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo,
di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno
qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
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Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non
nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
– Parola del Signore.
preghiera sulle offerte
Accogli con bontà, o Signore, questi doni che noi, tuo popolo santo,
deponiamo sull’altare, e trasformali in sacramento di salvezza. Per
Cristo nostro Signore.
a n t i f o n a a l l a c o m u n i o n e Sal
30 (31),17-18
Fa’ risplendere sul tuo servo la luce del tuo volto,
e salvami per la tua misericordia.
Che io non resti confuso, Signore,
perché ti ho invocato.
preghiera dopo la comunione
O Dio, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa’ che per la forza di questo sacramento, sorgente inesauribile di salvezza, la vera fede si
estenda sino ai confini della terra. Per Cristo nostro Signore.
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per la riflessione
Corretti
Dopo averci introdotto così profondamente nel mistero della
fede che si fa adesione sempre più forte e abbandonata al
misterioso disegno di Dio, l’autore della Lettera agli Ebrei
esclama: «Fratelli, non avete ancora resistito fino al sangue
nella lotta contro il peccato» (Eb 12,4). Con questa constatazione, siamo messi di fronte al grande impegno di non ritenerci mai arrivati e, soprattutto, di non pensare mai di avere fatto
e dato abbastanza. Un simile modo di pensare potrebbe sembrare quasi una sorta di pessimismo in base a cui bisogna prepararsi sempre al peggio, ma, in realtà, si tratta di non ripiegarsi mai su se stessi per rimanere aperti sia al disegno del
Padre su di noi e sul cosmo, sia alla nostra libertà di creature
che ci permette di aderire o meno, e persino di opporci, al
desiderio di Dio. Ciò che sta alla base del dono dell’Altissimo
nell’atto della creazione è proprio la volontà che nessuno si
senta obbligato a rispondere al suo amore, ma si senta sempre più libero di corrispondere nella libertà, senza la quale nessuna relazione è autentica e degna di questo nome.
Il Signore Gesù, quando «venne nella sua patria» (Mc 6,1) –
dopo aver operato segni capaci di far sentire già l’avvento del
Regno nella storia, restituendo la speranza a molti che ormai
non avevano più modo di sperare e di vivere –, non riesce ad
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avere altro effetto su coloro che lo conoscevano fin da bambino, se non il fatto che «era per loro motivo di scandalo» (6,3).
Con una nota tutta particolare e abbastanza unica, l’evangelista Marco ci mette di fronte alla perplessità del Signore Gesù
in seguito a una simile reazione: «Si meravigliava della loro
incredulità» (6,6). Forse proprio perché la fede, l’adesione e
l’accoglienza del vangelo esigono un lavoro fondamentale di
vuoto da ogni attesa, da ogni preconcetto, da ogni immaginazione su noi stessi e su Dio. Solo in questa capacità di creare
uno spazio di attenzione e di gratuità, si può accogliere tutto
ciò che capita nella e alla nostra vita come «correzione del
Signore» (Eb 12,5).
Ogni «correzione», compresa quella a cui viene in certo modo
sottoposto lo stesso Signore Gesù dall’incredulità dei suoi vicini, e che «certo, sul momento, […] non sembra causa di gioia,
ma di tristezza» (12,11), ha come fine principale quello di correggere il nostro angolo di visuale su noi stessi e su Dio. Questa «correzione» di sguardo, di angolatura, di posizione può esigere una tale fatica interiore da richiedere una resistenza «fino
al sangue» (12,4), per non cadere nella trappola di non cambiare, di rimanere dove/come da sempre si è vissuto – a Nazaret –
non solo fisicamente e geograficamente, ma pure – e soprattutto – interiormente. Sembra che la peggiore «radice velenosa»
(12,15) che possa allignare nel nostro cuore sia proprio quella
dell’incapacità di cogliere, oltre la «tristezza» della delusione di
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trovarsi davanti a qualcosa/qualcuno di in-aspettato e in-sospettato, la promessa di un «frutto di pace e di giustizia» (12,11) che
ci renda finalmente e veramente corretti.
Signore Gesù, spesso anche per noi tu sei scandalo, perché i tuoi
gesti e le tue parole ci fanno inciampare nelle nostre stesse
tortuosità di cuore e di mente. Lungo e talora faticoso è il lavoro
che ci aspetta e ci spetta, per lasciare che la nostra vita sia
sempre più segnata dalla logica del Regno che viene e chiede di
essere accolto.
Cattolici
Nicola Studita, abate (863).
Ortodossi
Memoria del santo padre nostro Isidoro di Pelusio, martire sotto Diocleziano
(408-450).
Copti
Digiuno dei niniviti – 3° giorno.
Anglicani
Gilberto di Sempringham, fondatore dell’ordine gilbertino (1189); Cornelio il centurione.
Luterani
Rabano Mauro, vescovo (856).
Ebraismo
Tu Bi-Shevat, Capodanno degli alberi. Indica l’inizio della donazione delle decime dei frutti, celebrato il 15 del mese di Shevat; è insieme la fine dell’inverno di
Israele e l’inizio della primavera.
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Q UATTRO
PASSI CON PAPA
F RANCESCO
Primo passo: Conversione improrogabile…
“
Spero che tutte le comunità facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che
non può lasciare le cose come stanno. Ora non ci serve una «semplice amministrazione». Costituiamoci in tutte le regioni della terra in uno «stato permanente di missione» (EG 25).
”
L’approssimarsi di un nuovo tempo quaresimale è sempre l’occasione
per tirare fuori dall’armadio del proprio cuore quello zaino particolare che usiamo ogni anno per vivere il tempo propizio della conversione. Il lavoro della conversione è ciò che fa la differenza nel modo
di essere e di servire di ogni discepolo del vangelo. Questo perché
pensarsi e pensare in termini di conversione e non di strategia, conferisce ad ogni passo e ad ogni scelta quel sapore, profumo e luminosità che sono propri di chi si lascia lavorare interiormente dal lievito
del vangelo, accettando e desiderando prima di tutto di farsi cambiare e di crescere continuamente. Avanzare è un verbo la cui qualità
evangelica è sempre direttamente proporzionale alla disponibilità a
lasciarsi scavare interiormente per dare profondità ad ogni desiderio
e ad ogni scelta. Così la conversione è non solo il primo passo di ogni
missione, ma ne rappresenta sempre il banco di prova per discernerne l’autenticità. La Quaresima può e deve essere l’occasione non per
fare qualche fioretto in più, ma per riscoprire uno stato permanente
di conversione senza il quale non c’è nessuna missione e, soprattutto,
non c’è nessuna discepolanza possibile.
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