AIAS – ASSOCIAZIONE ITALIANA PER L’ANALISI DELLE SOLLECITAZIONI 43° Convegno Nazionale, 9-12 settembre 2014, Alma mater Studiorum – Università di Bologna AIAS 2014 - 298 ANALISI MODALE SPERIMENTALE DI RUOTE PALETTATE TRAMITE STAZIONE ROBOTICA AUTOMATIZZATA P. Neria a Università degli Studi di Pisa – Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale, Largo Lucio Lazzarino 2, 56126 Pisa, e-mail: [email protected] Sommario Nel presente lavoro vengono descritti il funzionamento e l’impiego di una stazione robotica automatica nell’ambito dell’analisi modale sperimentale di ruote palettate in condizioni free-free, trascurando l’effetto di stress-stiffening. Un robot antropomorfo a sei gradi di libertà posiziona il laser a effetto Doppler che viene impiegato per misurare la velocità di vibrazione di uno o più punti in ognuno dei settori di ripetizione circolare del componente studiato. L’impiego del robot per la movimentazione del sensore richiede un tempo molto ridotto e garantisce una precisione molto maggiore rispetto al posizionamento manuale. Vengono inoltre descritti i test condotti su una girante aperta, confrontando i risultati sperimentali e numerici in termini di matrice MAC e diagramma SAFE. Viene infine affrontata l’analisi del caso particolare di giranti con doppia palettatura, che presentano una maggiore difficoltà di interpretazione dei risultati. Abstract In the present work an automated robotic station is presented, and its use for experimental modal analysis of bladed wheels is described. The tests were carried out in free-free conditions, neglecting the stress-stiffening effects. Vibrational speed is measured for one or more points in each sector of the bladed wheel. A six degrees-of-freedom anthropomorphic robot arm is used for laser Doppler vibrometer positioning, achieving better precision in a shorter time with respect to manual positioning. Tests performed on an open wheel are shown, comparing experimental and numerical results by means of MAC matrix and SAFE diagram. Finally, the particular case of splitter blades wheels is studied, focusing on the results interpretation difficulties for such structures. Parole chiave: Analisi modale automatizzata, Ruote palettate, Robot antropomorfo. 1. INTRODUZIONE I componenti rotanti solo sottoposti a carichi ciclici che possono determinare danneggiamenti per fatica, calo del rendimento, fretting e rumore. Queste problematiche sono fondamentali nel mondo dell’industria, dove lo sviluppo del prodotto è fortemente indirizzato al miglioramento delle performance in-service. I modelli teorici e numerici forniscono delle linee guida per la caratterizzazione dinamica dei componenti, ma non possono sostituire completamente i test sperimentali. Kammerer e Abhari [1] hanno presentato un esempio di analisi sperimentale di un componente in condizioni operative, individuando le frequenze di risonanza al variare delle distorsioni imposte al 43° Convegno Nazionale – Rimini, 9-12 settembre 2014 fluido in ingresso. Un approccio più semplice ma comunque affidabile per eseguire l’analisi modale sperimentale (Experimental Modal Analysis, EMA) di ruote palettate si bassa sulla misurazione della velocità di vibrazione di strutture ferme sollecitate mediante uno o più shaker (Bidaut e Baumann, [2]). In questo modo viene trascurato l’effetto di stress-stiffening che potrebbe risultare significativo per componenti che devono operare ad elevate velocità di rotazione. In ogni caso, l’approssimazione risulta accettabile nel presente lavoro: le simulazioni agli Elementi Finiti (EF) per il componente in esame mostrano incrementi delle frequenze proprie inferiori all’1% per velocità di rotazione fino a 10000 rpm. Data la complessità geometrica del componente, non è sempre possibile riuscire ad eccitare tutti i modi desiderati con un solo shaker. Nel caso di ruote palettate, al fine di eccitare un particolare modo proprio è necessaria una determinata distribuzione spaziale e temporale del carico (Bloch e Singh [3], Bertini et al. [4,5]). A tale scopo, possono essere studiati set-up di prova molto più complessi, applicando il carico su ogni paletta [6], in modo da individuare i parametri modali dei modi a più alta frequenza. Comunque, al fine di caratterizzare la girante e studiare i modi a basso numero di diametri nodali (che sono solitamente i più pericolosi), l’approccio single-input/multiple-output è sufficientemente accurato: il carico può essere applicato con un solo shaker su un punto fisso della girante, misurando poi la velocità di vibrazione di diversi punti della struttura. Nel presente lavoro, viene seguita questa strategia per eseguire l’analisi modale di una girante aperta caratterizzata dalla presenza di due palette differenti in ogni settore di ripetizione circolare (splitter blades). La velocità di vibrazione viene misurata mediante un vibrometro laser a effetto Doppler (LDV). Data la forte tridimensionalità del pezzo, si presenta il problema di posizionare e orientare accuratamente il sensore. Per questo motivo la testa laser è stata montata su un braccio robotico a sei gradi di libertà. Il controllo del robot, così come di tutto l’hardware impiegato nella prova, è stato effettuato mediante un programma Visual Basic sviluppato appositamente presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa. Il programma è in grado di gestire in maniera automatica tutto lo svolgimento della prova sperimentale. Grazie a questa procedura automatizzata, il tempo necessario ad eseguire il test con 22 punti di misura risulta inferiore a un’ora. Nel presente lavoro vengono descritti due diversi test eseguiti sul componente. Nel primo test viene misurato un solo punto in ogni settore circolare della girante, situato vicino all’apice della paletta primaria. In questo modo è possibile ottenere la frequenza dei primi diciotto modi propri, ottenendo un’ottima corrispondenza con il modello EF. Nel secondo test, vengono misurati due punti in ogni settore circolare, situati in prossimità del punto di uscita del fluido dalla paletta primaria e dalla paletta secondaria. In questo modo, è stato possibile evidenziare la difficoltà di interpretazione caratteristica di componenti con doppia palettatura, in quanto il numero di diametri nodali di ogni modo può essere erroneamente interpretato se la misura si limita alla sola paletta principale. Tale errore può portare a una scorretta costruzione del diagramma SAFE, con il rischio di sottovalutare delle condizioni di risonanza che si potrebbero invece dimostrare significative una volta messo in esercizio il componente. 2. SET-UP DI PROVA Il set-up sperimentale è stato studiato in modo da eseguire analisi modali in condizioni di free-free, Figura 1. Per simulare la condizione di free-free è stata interposta una camera d’aria tra il componente e il piano d’appoggio. In questo modo, il vincolo della girante risulta caratterizzato da frequenze proprie molto basse (bassa rigidezza ed elevata massa), in modo da non influenzare le frequenze dei modi propri del componente, che risultano essere molto più elevate. Il carico è applicato da uno shaker TIRA-Vib e misurato da una cella di carico collegata alla membrana mobile, sulla quale viene poi avvitato uno stinger che sarà infine incollato sul disco inferiore del componente. Il robot impiegato per il posizionamento del laser è un braccio antropomorfo ABB a sei gradi di libertà. Il sensore di misura (Polytec) è montato in una gabbia di protezione in alluminio e collegato al polso del robot; il montaggio sul robot è stato scelto in modo da rendere raggiungibili tutti i punti della girante desiderati. Il sistema di acquisizione e l’amplificatore dello shaker sono infine collegati a uno SCADAS LMS, e controllati mediante il software Test.Lab. 43° Convegno Nazionale – Rimini, 9-12 settembre 2014 Figura 1: Set-up sperimentale: robot, LDV, shaker e girante 1.1. Sistemi di riferimento Per ottenere un corretto posizionamento del raggio laser sulla struttura, è necessario definire degli opportuni sistemi di riferimento (SdR). La geometria del componente è nota dal disegno CAD, per cui un sistema di riferimento utile per le successive operazioni risulta essere quello del file CAD della girante (work-object, Wobj). Prima di procedere alla definizione nel controller del robot di tale SdR, viene montato un puntale sulla gabbia di protezione del laser. Avvicinando tale puntale a un bersaglio di riferimento fisso con quattro angolazioni diverse, è possibile definire un sistema di riferimento sull’utensile (Tool Center Point, TCP1) coincidente con la punta del puntale. Dopodiché è sufficiente toccare con il puntale tre punti sulla girante per definire univocamente il Wobj (Figura 2(a)). Dato che l’utensile impiegato nella misura sarà il fascio laser, è necessario definire un TCP2 coincidente con un punto del fascio laser e con l’asse Z ad esso allineato. A tale scopo è stato impiegato un sensore CMOS, Figura 2(b). (a) (b) Figura 2: Schema per la definizione dei SdR Questo sensore permette di visualizzare lo spot laser sul monitor di un PC, in modo da poter impiegare una procedura di definizione analoga a quella descritta per il TCP1. Puntando lo spot laser con angolazioni diverse sul sensore CMOS, è possibile monitorarne la posizione rispetto a un marker di riferimento visibile sul monitor del PC, in modo da centrare l’origine del SdR con precisione nelle varie angolazioni. Per assicurarsi che la distanza tra il sensore CMOS e il laser rimanga costante per tutti i posizionamenti, viene impiegata la messa a fuoco del fascio: una volta fissata la lunghezza focale, lo spot cambia dimensione avvicinando o allontanando il laser dal sensore. Per definire il TCP2, viene posizionata la testa laser in modo da ottenere la dimensione minima dello spot. 43° Convegno Nazionale – Rimini, 9-12 settembre 2014 Una volta definiti questi SdR nel controller del robot, è possibile allineare il TCP2 corrispondente al laser con un qualsiasi punto della girante, definito rispetto al Wobj (Figura 2(b)). 1.2. Automazione del test Per ottenere una procedura di test completamente automatica, è stato implementato un software in Visual Basic (VB) che gestisce la sequenza di posizionamento, eccitazione, misura e garantisce la comunicazione tra tutti i dispositivi coinvolti nella prova. Per prima cosa, viene preparato dall’utente un progetto Test.Lab contenente le informazioni sulla geometria del pezzo e sulla configurazione dei canali (parametri di calibrazione dei sensori e tipo di eccitazione da attuare con lo shaker). Questo file viene letto dal programma VB, che invia al robot le informazioni necessarie per posizionare il laser in corrispondenza del primo punto di misura. Quando la posizione comandata viene raggiunta, un segnale di feedback indica al programma VB di avviare il controller del laser per effettuare l’autofocus. Una volta completata la messa a fuoco, il programma VB invia al software LMS l’istruzione necessaria a far partire la misura. A questo punto si avviano lo shaker e la misura di carico e risposta vibrazionale. Al termine della misura, un segnale di feedback comunica al programma VB di procedere con il punto successivo, e il ciclo di misura viene ripetuto. Questa procedura automatica è schematizzata in Figura 3. Figura 3: Architettura del programma VB Una volta allestito il set-up di prova, la sequenza di misura richiede circa due minuti per ogni punto. La maggior parte del tempo è impiegato per la messa a fuoco del laser e per la misurazione, mentre il tempo di posizionamento risulta nettamente inferiore grazie all’impiego del braccio robotico. Il set-up sperimentale descritto in questo paragrafo è stato impiegato per ottenere i parametri modali della girante di un compressore centrifugo, caratterizzata dalla presenza di una pala primaria e una secondaria in ogni settore di ripetizione. Durante i test effettuati vengono misurati uno o due punti in ognuno degli undici settori del componente, posizionati sulla pala principale o su quella secondaria (Figura 7(a) e Figura 8(a)). In questo modo è possibile ricostruire il numero di diametri nodali di ogni modo (NND), mentre si perde la distinzione tra modi diversi con lo stesso NND. 3. RISULTATI Come anticipato nel paragrafo precedente, le prove eseguite sono in grado di determinare il NND e la frequenza di ogni modo proprio nel range di frequenza studiato. Per valutare la qualità delle ricostruzioni modali sperimentali, è stato eseguito un confronto con i risultati di un modello agli elementi finiti (EF) in termini di diagramma SAFE e matrice di MAC (vedi paragrafi successivi). 1.3. Modello EF Per ottenere i dati di confronto, è stato realizzato un modello EF per eseguire l’analisi modale in condizioni di free-free. La geometria viene importata dal modello CAD: trattandosi di un componente con simmetria di ripetizione circolare, è possibile importare e discretizzare un singolo settore, in modo da ridurre il numero di elementi e i tempi di calcolo. Imponendo il vincolo di ripetizione circolare, la simulazione esegue l’analisi restituendo forme modali della forma di Eq.(1): 43° Convegno Nazionale – Rimini, 9-12 settembre 2014 Dmk Am cos(d m k ) (1) dove Dmk rappresenta lo spostamento del punto k -esimo per il modo m -esimo, Am è l’ampiezza del modo, d m è il NND, k è l’indice della paletta, 2 / N B (con N B numero di palette) e è la fase angolare. Il modello è stato impiegato per determinare le frequenze naturali e il NND per i modi nel range di frequenze investigato sperimentalmente. 1.4. Diagramma SAFE a matrice MAC Nel campo dell’analisi delle ruote palettate i due strumenti più frequentemente utilizzati per rappresentare i risultati sperimentali sono il diagramma Singh’s Advanced Frequency Evaluation (SAFE) [3] e il Modal Assurance Criterion (MAC) [7-10]. Nel diagramma SAFE ogni modo proprio è individuato su un piano cartesiano che riporta in ascissa il NND, e in ordinata la frequenza del modo (Figura 7(b)). Su questo grafico è poi possibile rappresentare le armoniche della forzante in corrispondenza del NND con il quale tale armonica può andare in risonanza, in modo da individuare gli accoppiamenti potenzialmente rischiosi tra forzante e modi propri [5]. La matrice di MAC invece è usata per il confronto tra gli autovettori ricavati sperimentalmente e numericamente. Basandosi sul principio secondo il quale autovettori relativi a modi diversi risultano linearmente indipendenti, tramite un prodotto scalare tra autovettore misurato e calcolato è possibile verificare la corrispondenza tra le forme modali in esame. Se il prodotto restituisce un valore prossimo a uno, i due autovettori descrivono la stessa forma modale, se invece il prodotto è prossimo a zero i due autovettori descrivono modi differenti, e quindi ortogonali. L’elemento M i,j della matrice di MAC rappresenta il confronto tra l’ i -esimo autovettore sperimentale e il j -esimo autovettore numerico. I risultati della prova avranno una buona corrispondenza con quelli del modello EF quando nella matrice di MAC si hanno valori prossimi a uno sulla diagonale e valori quasi nulli fuori dalla diagonale. La Figura 4 riporta un esempio di matrice di MAC relativa al componente oggetto del presente lavoro, per i primi 11 modi. Figura 4: Esempio di matrice MAC Dalla figura è possibile notare che tutti i termini sulla diagonale hanno valori superiori a 0.8. L’unica eccezione è determinata dall’ottavo modo che, essendo ad alto numero di diametri nodali, è più difficile da eccitare con una sola sorgente e da rilevare sperimentalmente. I termini fuori diagonale invece hanno valori inferiori a 0.3, indicando una buona riuscita del test. Si possono notare anche alcune correlazioni significative fuori dalla diagonale, come ad esempio tra il quarto e l’undicesimo modo, o tra il secondo e il quinto. Ciò è dovuto al fatto che avendo misurato un solo punto in ogni settore di ripetizione, non è possibile distinguere modi con lo stesso numero di diametri nodali: tutti i valori fuori diagonale superiori a 0.7 sono effettivamente registrati per coppie di modi con stesso NND. 43° Convegno Nazionale – Rimini, 9-12 settembre 2014 1.5. Determinazione del NND sperimentale Mentre il codice EF fornisce come dato di output il NND di ogni modo, per quanto riguarda le prove sperimentali non è sempre banale interpretare correttamente il risultato. Dopo aver misurato la velocità di vibrazione di un punto su ogni paletta, il software Test.Lab calcola le Frequency Response Function (FRF). Analizzando le FRF, è facile individuare le frequenze proprie osservando i picchi nel dominio della frequenza, Figura 5. Figura 5: Esempio di FRF Dopodiché il software ricava gli autovettori relativi ai modi selezionati: se su un grafico si riporta l’ampiezza di spostamento relativo a ognuno dei punti di misura al variare della coordinata circonferenziale, si ritrovano degli andamenti sinusoidali (coerenti con l’Eq.(1)) con una frequenza pari al numero di diametri nodali. Mentre per i modi a basso NND questa informazione è subito evidente, per i modi vicini al massimo numero di diametri nodali ( d m ,max N B / 2 ) risulta più ambigua. Per risolvere questo problema, gli spostamenti modali vengono analizzati mediante un trasformata discreta di Fourier (DFT) nel dominio angolare. Tramite questa procedura, è possibile selezionare l’armonica con ampiezza massima dello sviluppo, ottenendo così un valore univoco di NND. Questo metodo si è dimostrato molto efficace sia per i modi a basso NND, che mostrano dei massimi molto piccati, sia per i modi ad alto NND, che presentano degli andamenti più dolci. Questo comportamento è giustificato dal teorema di Nyquist-Shannon, secondo il quale se si campiona un segnale con una frequenza f , la massima frequenza individuabile risulta pari a f / 2 . Nel caso in esame, quando d m d m ,max ci si avvicina sempre di più al limite del teorema sopracitato, in quanto la frequenza di campionamento è pari a N B 2 d m ,max . Inoltre, i modi propri ad alto NND presentano forme modali più complesse e più difficili da eccitare con una sola sorgente, per cui i dati sperimentali risultano meno accurati presentando contributi significativi di più armoniche. 1.6. Doppia palettatura Come anticipato, la girante in esame è caratterizzata da una doppia palettatura, per cui presenta un pala principale e una secondaria in ogni settore di ripetizione. Dato che i settori di ripetizione sono undici, il modello EF individua come massimo NND il valore d m,max 11/ 2 5 ; effettivamente, per quanto riguarda l’Eq.(1), il massimo valore che può assumere la frequenza del coseno è d m 5 . Questo è giustificato dal fatto che essendoci undici settori ripetuti, esistono al massimo undici punti omologhi su ogni settore, per cui analizzando tali punti non è possibile ottenere una frequenza superiore a cinque. Per quanto riguarda però la combinazione tra forzante e modo proprio, non sono importanti solo i punti omologhi sui vari settori, ma tutti i punti di applicazione del carico, e in particolare il numero di cambi di segno dello spostamento di tali punti lungo la circonferenza. Se si considerano ad esempio i punti di uscita del fluido dalle palette in corrispondenza della circonferenza esterna, percorrendo la circonferenza si incontrano 22 palette (11 primarie e 11 secondarie). Il valore 43° Convegno Nazionale – Rimini, 9-12 settembre 2014 di NND fornito dal modello EF sarà rappresentativo del modo solo se le due palette contenute nel settore circolare sono in fase tra loro. Se invece le due palette sono in controfase, il numero di cambi di segno passa da 2dm ( dm è il valore indicato dal modello EF) a 2dm,max 2d m . Per dimostrare questa proprietà, è possibile fare riferimento alla Figura 6(a). Le palette primarie sono rappresentate con un cerchio rosso, quelle secondarie con un cerchio blu. Gli N S settori sono marcati con una linea tratteggiata nera. In figura viene preso in considerazione il caso in cui le palette di ogni settore sono in controfase. Se si considera il numero totale di palette N B 2 NS ( N B è quindi necessariamente pari) si trova che d m,max N B / 2 N B / 2 . Si considera il caso in cui d m è il NND ricavato considerando solo metà delle palette (ovvero quello fornito dal modello EF): sarà quindi possibile tracciare d m diametri che dividono le palette primarie (linee rosse in figura), e altrettanti che dividono le palette secondarie (linee blu in figura) in gruppi in cui le palette omologhe (dello stesso colore) hanno lo stesso segno. In Figura 6(a) sono evidenziati con delle corone circolari nere i gruppi in cui i diametri nodali relativi alle palette principali dividono la girante. (a) (b) Figura 6: Schema doppia palettatura Nel caso particolare in cui d m 0 , tutte le palette principali hanno lo stesso segno, tutte le secondarie hanno il segno opposto, per cui si ha un cambio di segno dopo ogni paletta, per un totale di N B cambi di segno, che è il numero massimo possibile. Se d m 0 , non si ha necessariamente un cambio di segno dopo ogni paletta, ma un numero inferiore pari a N B N ' . Se si percorre la circonferenza, tutte le palette principali avranno lo stesso segno finché non si incontra un diametro nodale, per cui si avrà un cambio di segno per ognuna delle palette incontrate (al passaggio tra paletta principale e secondaria). Quando si attraversa un diametro nodale invece, si inverte il segno delle palette principali, per cui non è possibile determinare a priori se si avrà o meno un cambio di segno. Ognuno dei diametri tracciati sulla girante (linee rosse e blu in Figura 6(a)) divide due coppie di palette, ognuna delle quali può appartenere allo stesso settore o a settori differenti, ma saranno necessariamente una paletta principale e una secondaria. Se le due palette appartengono allo stesso settore, a cavallo del diametro nodale si avrà ovviamente un cambio di segno (palette in controfase nel settore). Se un diametro nodale divide le palette del settore S1 dalle palette del settore S2 , esse avranno necessariamente lo stesso segno. Le palette principali dei due settori infatti hanno segni opposti, in quanto divise da un diametro nodale. Pertanto, la paletta secondaria del settore S1 avrà il segno opposto rispetto alla paletta principale del proprio settore, e avrà quindi lo stesso segno della paletta principale del settore S2 , cosicché nel passaggio tra questi due settori non si ha il cambio di segno (Figura 6(b)). Nel caso in cui N S è pari, si trova che entrambe le coppie di palette divise da un diametro nodale sono nelle stesse 43° Convegno Nazionale – Rimini, 9-12 settembre 2014 condizioni dal punto di vista dei cambi di segno. Il diametro nodale infatti divide la circonferenza in due settori di ampiezza , mentre l’ampiezza di ogni settore sarà 2 / N S / A con A intero ( N S è pari). Per cui il numero di settori contenuti in ognuna di queste due metà sarà un intero pari a / ( / A) A . Di conseguenza, se una delle due coppie di palette divise dal diametro è composta da palette dello stesso settore, lo stesso sarà per la seconda coppia e viceversa. Ogni diametro nodale relativo alle palette principali ha il suo duale relativo alle palette secondarie, sfasato di / N S (metà dell’ampiezza di un settore). Per cui se il diametro di una delle due serie determina i cambi di segno, il suo duale farà l’opposto, e viceversa. Di conseguenza, il numero di diametri nodali che determinano i cambio di segno sarà esattamente pari d m . Dato che ogni diametro eventualmente determina due cambi di segno, è possibile affermare che, con N S pari, N ' 2d m , in quanto l’unica situazione in cui non si registrano cambi di segno è quando si attraversano diametri nodali che dividono palette di settori differenti. Nel caso di N S dispari invece, se una delle due coppie divise da un diametro nodale è composta da palette dello stesso settore, allora l’altra coppia sarà composta da palette di settori diversi. Per cui ognuno dei diametri nodali delle due serie avrà a un capo un cambio di segno, mentre all’altro capo nessun cambio di segno. Dato che il numero totale di diametri nodali è pari a 2d m , e ogni diametro determina un cambio di segno, anche in questo caso è possibile affermare che N ' 2d m . In conclusione, sia con N S pari sia con N S dispari, il numero totale di cambi di segno sarà N B N ' N B 2d m . Dato che il numero di diametri nodali effettivo sarà la metà del numero di cambi di segno, si avrà che dm N B / 2 dm dm,max dm . In conclusione, dato che all’interno di uno spicchio i punti possono essere o in fase o in controfase (trascurando lo smorzamento), si ha che il numero di diametri modali effettivo da considerare in termini di diagramma SAFE sarà pari a d m se pala primaria e secondaria sono in fase, oppure sarà pari a d m ,max d m se sono in controfase. Per discriminare tra questi due casi, è possibile esportare i risultati del modello EF relativi a punti omologhi su pala primaria e secondaria, e trattare l’autovettore con la DFT per trovare il valore corretto di NND per il modo in esame. Nel seguito sarà presentato il confronto tra i risultati sperimentali e numerici, mettendo in luce come l’analisi di un solo punto per ogni settore circolare misurato sulla paletta principale può portare a errori significativi nella stima del NND, rilevabili solo misurando anche i punti della paletta secondaria. 1.7. Test sperimentali Nel primo test effettuato è stata misurata la velocità di vibrazione di un punto sull’apice della paletta primaria, in corrispondenza dell’ingresso del fluido, Figura 7(a). Con questo tipo di analisi è possibile paragonare direttamente il NND di test e modello EF. La Figura 7(b) riporta il diagramma SAFE relativo ai modi rilevati in questo primo test: come si può notare, sono stati individuati tutti i modi nel range di frequenza studiato, con scostamenti percentuali in termini di frequenza inferiori al 3%, fino a un massimo di NND=5 (considerando N S 11 settori e d m ,max N S / 2 ). Nonostante il componente fosse caratterizzato da zone ad elevata densità di modi propri (come ad esempio il range di frequenze 2150 – 2300 Hz, che contiene sei modi) grazie all’attrezzatura e all’elaborazione descritte nel presente lavoro è stato possibile distinguere le diverse forme modali. A tale scopo è stato necessario prolungare il tempo di misura, in modo da aumentare la risoluzione in frequenza nel calcolo delle FRF (0.8 s, corrispondente a una risoluzione di 1.25 Hz). 43° Convegno Nazionale – Rimini, 9-12 settembre 2014 (a) (b) Figura 7: Un punto per settore: punti di misura (a), confronto test/EF (b) Successivamente la prova è stata ripetuta per i punti in corrispondenza dell’uscita del fluido dalla girante (Figura 8(a)), misurando sia un punto sulla paletta principale che uno sulla secondaria. I dati così ottenuti sono stati inizialmente elaborati separatamente per la paletta primaria e per quella secondaria, restituendo risultati analoghi a quelli riportati in Figura 7. La differenza principale risiede nel fatto che in questo secondo test non è stato rilevato sperimentale il modo proprio a 2258 Hz con NND=4; questo risultato può essere giustificato dal fatto che i punti misurati in questo secondo test sono caratterizzati da spostamenti molto minori rispetto a quelli del primo test, per cui è probabile che la qualità del dato sperimentale sia inferiore. Successivamente, l’elaborazione dei risultati è stata ripetuta considerando contemporaneamente i due punti di paletta principale e secondaria, in modo da apprezzare il numero di cambi di segno effettivo lungo la circonferenza (vedi paragrafo 1.6). La Figura 8(b) riporta i risultati così ottenuti, confrontati con il modello EF. Come si può vedere, sia per il modello EF sia per il test sperimentale per alcuni modi NND passa da d m a d m d m ,max d m . (a) (b) Figura 8: Due punti per settore: punti di misura (a), confronto test/EF (b) 43° Convegno Nazionale – Rimini, 9-12 settembre 2014 4. CONCLUSIONI Nel presente lavoro viene descritto il set-up di prova impiegato per effettuare l’analisi modale sperimentale di ruote palettate in maniera completamente automatizzata. L’impiego di un robot antropomorfo a sei gradi di libertà consente il posizionamento e l’orientazione del sensore laser con ottima precisione in tempi decisamente rapidi (circa venti secondi per ogni punto di misura). Vengono anche illustrati i risultati ottenuti mediante l’analisi di una particolare girante aperta dotata di doppia palettatura (due palette diverse in ogni settore di ripetizione circolare). I risultati ottenuti hanno mostrato un’ottima corrispondenza con il modello EF sia in termini di frequenze sia in termini di numero di diametri nodali. Infine, viene osservata e giustificata una particolare proprietà di questi tipi di girante che, essendo dotati di doppia palettatura, presentano una difficoltà di interpretazione dei risultati in termini di NND. Se misurando solo i punti della paletta principale un determinato modo ha un NND pari a d m , considerando contemporaneamente sia paletta primaria che secondaria il NND effettivo può passare da d m a d m d m ,max d m . Questa proprietà è stata dimostrata analiticamente. BIBLIOGRAFIA [1] A. Kammerer, R. Abhari, “Eperimental Study on Impeller Blade Vibration During Resonance – Part I: Blade Vibration Due to Inlet Flow Distortion”, Journal of Engineering for Gas Turbines and Power, 131(2) (2009). [2] Y. Bidaut, U. Baumann, “Identification of eigenmodes and Determination of the Dynamic Behaviour of Open Impellers” in Proc. of ASME Turbo Expo (ASME International Gas Turbine Institute), Copenhagen, Denmarc, Vol. 7, 1063-1073 (2012). [3] H. Bloch, M. Singh, Steam Turbines: design, applications and re-rating, ed. McGraw-Hill (2008). [4] L. Bertini, B. Monelli, P. Neri, C. Santus, A. 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