PROCESSI E METODI DELLA PRODUZIONE EDILIZIA

PROCESSI E METODI DELLA PRODUZIONE
EDILIZIA
1-MODELLI ORGANIZZATIVI DEL PROCESSO EDILIZIO
TRADIZIONALE
2- FASI DEL PROCESSO EDILIZIO
3- IL SOTTO-PROCESSO DECISIONALE
4- COMPITI DEL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO
5-OBIETTIVI E VINCOLI DI PROGRAMMA
6-LE VERIFICHE DI FATTIBILITÀ
7- IL SOTTO-PROCESSO ESECUTIVO
8-IL SOTTO-PROCESSO GESTIONALE
9-IL SOTTO-PROCESSO DI CONTROLLO
10-LEGGE QUADRO SUI LAVORI PUBBLICI
11-LA NORMATIVA COMUNITARIA
12-IL DECRETO LEGISLATIVO 163/2006
13-CONTENUTI DEL DPP
14-IL PROGETTO PRELIMINARE
15-VERIFICA DEL PROGETTO PRELIMINARE
16-II PROGETTO DEFINITIVO
17-II PROGETTO ESECUTIVO
18-VALIDAZIONE DEL PROGETTO ESECUTIVO
19-PIANI DI MANUTENZIONE
20-PIANI DI SICUREZZA
21-LE VARIANTI PROGETTUALI
22-RESPONSABILITÀ DEL PROGETTISTA, GARANZIE E
COPERTURE ASSICURATIVE
23-L’APPALTO
24-CRITERI DI AGGIUDICAZIONE DI UN APPALTO
PUBBLICO
25-APPALTO CONCORSO
26-APPALTO INTEGRATO
27-PUBBLICO INCANTO O ASTA PUBBLICA
28-LICITAZIONE PRIVATA
29-LICITAZIONE PRIVATA SEMPLIFICATA
30- TRATTATIVA PRIVATA
31-CONCESSIONi
32-GENERAL CONTRACTOR
33-LAVORI A CORPO E A MISURA
34-SOGGETTI AMMESSI ALLE GARE
35-EVOLUZIONE STORICA DELLA QUALITÀ NEL
PROCESSO PRODUTTIVO
36-LE NORME ISO 9000-94
37-VISION 2000 – ISO 9000_2000
38-PRINCIPI DELLA QUALITA’
39-SISTEMA QUALITA’-GARANZIA QUALITA’DEFINIZIONI
40-LA CERTIFICAZIONE DI QUALITÀ
41-DOCUMENTI GESTIONALI ED OPERATIVI DEL
SISTEMA QUALITÀ
42-MANUALE DELLA QUALITA’
43- IL SISTEMA QUALITÀ NELLE STRUTTURE DELLA
COMMITTENZA ORGANIZZATA
44- IL SISTEMA QUALITÀ NEGLI ORGANISMI DI
PROGETTAZIONE
45- IL SISTEMA QUALITÀ NELLE IMPRESE DI
COSTRUZIONI
46-QUALITA’ DEL COSTRUITO
47-DURATA DELLA QUALITA’
48-CHECK LIST (LISTE DI CONTROLLO)
49-RESPONSABILITÀ DELLA PROGETTAZIONE
50-GERARCHIA DELLE RESPONSABILITA’
51-TIPI DI CONTROLLO DELLA PROGETTAZIONE
52-IL RISCHIO DI “NON QUALITÀ” NELLA FASE
COSTRUTTIVA
53-PROJECT MANAGEMENT
54-LIVELLI DI ANALISI DEL PROJECT MANAGEMENT
55-PROTAGONISTI DEL PROJECT MANAGEMENT
56-WBS
57-TECNICHE DI PROGRAMMAZIONE –GANT PERT
58-Il RISCHIO
59-RISK MANAGEMENT
60-DOMANDA BONUS PROCEDIMENTI COSTRUTTIVI
61-DOMANDA BONUS TECNICHE COSTRUTTIVE
62-SISTEMI CONTINUI
63 -MURATURA ARMATA
64- CALCESTRUZZO ARMATO
65-SISTEMI PUNTIFORMI
66 -VANTAGGI DELLA RELIZZAZIONE IN OPERA
RISPETTO AL PREFABBRICATO
67-FONDAZIONI
68-PARETE PERIMETRALE VERTICALE –
CLASSIFICAZIONI
69 -FACCIATA ISOLATA – A CAPPOTTO
70- CAPPOTTO VENTILATO
71- FACCIATA VENTILATA
72-PARETI ISOLATE - INTERNA– DOPPIA
73-PARETE LEGGERA
74-PARETE TRASPARENTE
75 -PARETE CONTINUA
76 -FACCIATA SOSPESA
77-CHIUSURA INTEGRATA
78-INVOLUCRI ECOCOMPATIBILI
1-MODELLI ORGANIZZATIVI DEL PROCESSO EDILIZIO TRADIZIONALE
Nel processo edilizio tradizionale la fase progettuale e quella esecutiva sono particolarmente sviluppate. Le altre due
fasi (gestionale e di controllo) sono molto meno consolidate, e solo oggi, spinte dalle nuove normative, cominciano ad
assumere l’importanza che meritano.
Architettura vernacolare
Cronologicamente E’ il primo processo edilizio con cui l’uomo ha avuto a che fare. Il Committente (utente) è anche
progettista e appaltatore. stessa persona
Architettura con superiore complessita’ funzionale
Nel caso l’abitazione diventi complessa il committente-utente si deve rivolgere ad un costruttore, che siavvale
eventualmente del supporto di tecnici. In questa fase la figura del progettista non è ancora bendelineata.
Approccio tradizionale
L’approccio tradizionale è uno schema che ancora oggi troviamo nella realtà. Riguarda casi di costruzioni private di
entità ed importanza limitate e, più raramente, di interventi di grandi dimensioni.
La committente è distribuita su una ampia gamma di tipi, dal singolo utente che costruisce la propriaabitazione al
promotore di grandi interventi privati. La committenza interviene a stabilire dei vincoli, delle obiettivi e delle esigenze
al progettista. Il progetto passerà in mano poi all’appaltatore per essere realizzato.
Committente - impresa
Nel caso dell’edilizia residenziale l’utente finale è in realtà un modello di utente rappresentato dalle ipotesiformulate
dal promotore dell’iniziativa. L’utente finale cioè non contribuisce alla definizione dellecaratteristiche dell’abitazione
in base alle proprie esigenze ma è costretto ad acquistare un bene che altri hanno pensato e realizzato per lui. Il
committente impresa coordina il progettista, i produttori ed eventuali subappaltatori.
Committenza organizzata (cooperative)
Un modello che si è notevolmente affermato negli ultimi decenni è quello della committenza organizzata, poiché
permette dei sensibili risparmi sui costi di costruzione nonché la progettazione sulla base di esigenze espresse dagli
utenti finali riuniti in cooperativa. Lo schema prevede che gli utenti finali si organizzino in cooperativa, nominino un
progettista di loro fiducia, in maniera tale da avere maggiore potere contrattuale nei confronti degli appaltatori e dei
fornitori. Il risparmio economico è soprattutto derivante dal particolare statuto giuridico di cui godono le cooperative
che non avendo fini di lucro, non pagano tasse.
2- FASI DEL PROCESSO EDILIZIO
Il processo edilizio è una sequenza organizzata di fasi decisionali, operative e gestionali finalizzata alla
programmazione, progettazione, realizzazione e fruizione di beni in un contesto a risorse limitate. Esso si articola in
sotto-processi e in più fasi. Tra i sottoprocessi individuiamo
-SOTTO PROCESSO DECISIONALE
-SOTTO PROCESSO ESECUTIVO
-SOTTO PROCESSO GESTIONALE
-SOTTO PROCESSO DI CONTROLLO
I primi tre consequenziali, il quarto non cronologicamente inquadrabile in quanto presente in tutti i sotto –processi.
Il sotto -processo decisionale va dalle fasi strategiche iniziali fino all’approvazione del progetto. Attraverso
l’appalto,cerniera tra i due si passa al sotto –processo esecutivo. Dopo il collaudo, seconda cerniera del processo
edilizio, inizia la vita utile del bene edilizio dando vita al terzo: sotto –processo gestionale.
3- IL SOTTO-PROCESSO DECISIONALE
In esso sono raccolte tutte le operazioni che implicano delle decisioni di carattere fondamentale per l'intervento, da
quella iniziale di attivare il processo alla formulazione delle esigenze da soddisfare, dalle indagini sulla fattibilità alle
operazioni di progettazione, pianificazione e programmazione.
L'attività di progettazione si articola su tre livelli, preliminare, definitivo, esecutivo, ed il prodotto finale di tale
processo è il progetto, cioè quel complesso di elaborati che individuano specificatamente l'opera, definendone la
natura, la forma, le dimensioni, la struttura essenziale e le soluzioni tecniche realizzative.
Il primo atto è la nomina dirigente competente, Identificazione bisogni, Studio di fattibilità, Programma triennale,
Nomina del Responsabile del Procedimento, Documento preliminare alla progettazione (D.P.P), Progetto preliminare,
Verifica del Progetto preliminare, Elenco annuale.
Sono esclusi dall'inserimento nel programma triennale tutti i lavori di importo inferiore o uguale a 100.000 euro.
Questo garantisce di poter affrontare, con maggiore disinvoltura, lavori di modesto importo.
La prima fase sarà quella di individuare le esigenze da soddisfare, come domanda di beni edilizi (tipologia, qualità e
quantità). La domanda deve essere precisata come distribuzione e variazione nel tempo. Infatti, nel lasso di tempo tra
individuazione delle esigenze e realizzazione dei beni edilizi, può variare la domanda, a seguito dell'offerta di beni
similari intercorsa nel frattempo.
4- COMPITI DEL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO
È nominato dal responsabile del piano triennale, ha la funzione di coordinatore e gestore dei processo edilizio in
ambito pubblico e va individuato all’interno dell’Amministrazione, tra le figure professionali con la necessaria
esperienza e idonea professionalità in relazione alle caratteristiche dell'intervento. In caso di assenza di figure interne
adeguate si deve ricercarla tra i tecnici liberi professionisti o ricorrere all’esercizio associato tra più comuni.
Il Rup deve assicurare, in ciascuna fase di attuazione di un intervento edilizio, il controllo sulla qualità, i livelli di
prestazione e di prezzo coerenti con la copertura finanziaria e i tempi di realizzazione del programma, ed inoltre il
corretto e razionale svolgimento delle procedure.
Nello specifico i suoi principali compiti sono:
• Vigila e coordina tutte le fasi di progettazione, affidamento ed esecuzione di ogni singolo intervento;
• Promuove e sovrintende agli accertamenti ed alle indagini preliminari necessari per verificare la fattibilità
tecnica, economica ed amministrativa degli interventi, nonché conformità ambientale, paesistica e
territoriale ed urbanistica degli interventi;
• Redige il DPP
• Indica e motiva la scelta del metodo di affidamento degli incarichi di natura tecnica, coordina e verifica la
predisposizione dei bandi di gara, nonché il successivo svolgimento delle relative procedure;
• Coordina l’attività di redazione del piano di sicurezza e di coordinamento e del piano generale di sicurezza;
• Promuove l’istituzione dell’ufficio di direzione dei lavori;
• Vigila sulla realizzazione dei lavori verificando il rispetto delle prescrizioni contrattuali;
• Raccoglie, verifica e trasmette all’Osservatorio dei lavori pubblici gli elementi relativi agli interventi di sua
competenza;
• Per ragioni di pubblico interesse, può ordinare la sospensione dei lavori;
• Assicura che ricorrano le condizioni di legge previste per le varianti in corso d’opera;
• Applica penali per il ritardato adempimento degli obblighi contrattuali;
• Propone la risoluzione del contratto ogni qualvolta se ne realizzino i presupposti;
• Propone la risoluzione bonaria delle controversie che insorgono in ogni fase di realizzazione dei lavori;
• Impartisce, con ordine di servizio, al direttore dei lavori: le istruzioni occorrenti a garantire il corretto
svolgimento dei lavori; le indicazioni circa la periodicità con la quale il direttore dei lavori è tenuto a
presentare un rapporto sulle principali attività di cantiere;
5-OBIETTIVI E VINCOLI DI PROGRAMMA
IL committente/promotore definisce più o meno approssimativamente gli obiettivi e i vincoli da porre a base delle
successive fasi di trasformazione del processo. Obiettivi e vincoli derivano dalle esigenze che hanno motivato
l'intervento, da analisi di mercato e di valore che hanno caratterizzato la domanda in termini quantitativi e qualitativi,
e anche dalle previsioni di "ritorno" dell'intervento come utilità sociale o come profitto.
II sistema di obiettivi e di vincoli dovrà tradursi per i progettisti in linee guida per lo sviluppo della progettazione.
Gli obiettivi possono essere di utilità sociale, profitto, di tipo ambientale, di tipo funzionale, di tipo tecnologico, di tipo
economico-finanziario, di tipo gestionale, di tipo operativo e temporale
I vincoli sono di tipo normativo, di costo, di tempo, disponibilità di risorse, di standard tipologici e qualitativi, di
contesto ambientale, di contesto tecnologico
6-LE VERIFICHE DI FATTIBILITÀ
La business idea ed il sistema di obiettivi e vincoli del committente dell'intervento devono essere verificati mediante
appositi studi, in base ai risultati dei quali il sistema stesso potrà essere modificato in tutto o in parte; potrà essere
anche deciso di non procedere all’attivazione dell'intervento, o di procedere ad una attivazione parziale scegliendo
quali delle esigenze individuate potranno essere soddisfatte.
I capitoli che costituiscono le verifiche di fattibilità sono:
•
analisi dell'intervento;
•
analisi del sito;
•
fattibilità giuridico- operativa;
•
fattibilità tecnico-operativa;
•
fattibilità economico-finanziaria;
•
fattibilità gestionale- manutentiva.
Vengono esaminate diverse strategie di intervento delle quali si cerca di conoscere, tramite valutazioni sintetiche di
tipo parametrico fino a che punto rispondano alle esigenze individuate oppure rappresentino un buon investimento
per il committente, a fronte dell'utilità sociale o personale ottenuta.
Un aspetto importante delle analisi di fattibilità è quello che si occupa di valutare rischi e benefici
derivanti dal l'intraprendere l'iniziativa: è infatti naturale che il promotore, particolarmente se di natura privata, tenti
di ottenere il massimo profitto con il minimo rischio.
7- IL SOTTO-PROCESSO ESECUTIVO
Il processo esecutivo si identifica con l’insieme delle fasi operative che conducono dall’appalto alla costruzione degli
organismi edilizi sul territorio, sulla base di quanto definito dalle fasi decisionali di progettazione e di programmazione
dell’intervento. Sono anche presenti le fasi di pianificazione e di programmazione operativa necessarie per la corretta,
efficace e razionale attuazione dell'intervento che pur essendo atti di tipo decisionale, possono avvenire solo
conoscendo con precisione i mezzi e le risorse che utilizzerà il costruttore e quindi slittano a valle del contratto
d’appalto. Per cui non sempre è netta la linea di demarcazione fra i due momenti decisionale ed esecutivo.
In esso possiamo riconoscere tre fasi significative:
• la PRODUZIONE;
• la PREFABBRICAZIONE;
• la COSTRUZIONE.
La fase di produzione riguarda i prodotti edilizi non ancora funzionalmente finalizzati ad una specifica destinazione
d’uso, trasformando il materiale grezzo in materiale da costruzione, in semilavorati, in elementi semplici.
La fase di prefabbricazione (caratteristica della produzione edilizia) riguarda i prodotti edilizi già funzionalmente
finalizzati ad una specifica destinazione d’uso, trasformando i materiali da costruzione, i semilavorati, gli elementi
semplici in subcomponenti, elementi tecnici, subsistemi tecnologici, ciò in base alla progettazione tecnologica del
sistema edilizio.
La fase di costruzione contempla tutte le attività da svolgere nel cantiere edile per la realizzazione del bene edilizio
finale. Tali attività andranno chiaramente programmate.L’aspetto esecutivo non è da intendersi in coda al progetto
ma di questo deve essere uno dei principali soggetti informatori.
8-IL SOTTO-PROCESSO GESTIONALE
Il processo gestionale si identifica con l’insieme delle fasi operative che, a partire dal collaudo dell’organismo edilizio e
dall’inizio dell’utilizzazione dello stesso, si susseguono fino alla demolizione
dell’opera edilizia quando essa ha esaurito il suo ciclo di vita funzionale.
Nel processo gestionale si riconoscono delle fasi operative che possono essere così sintetizzate:
• gestione corrente delle parti dell’organismo edilizio;
• esercizio degli impianti tecnici;
• manutenzione ordinaria di parti dell’organismo edilizio;
• manutenzione straordinaria di parti dell’organismo edilizio;
• ristrutturazione dell’organismo edilizio;
• demolizione dell’organismo edilizio;
• recupero e riciclo di parti e/o materiali dell’organismo edilizio.
In fase pianificatoria sono state analizzate le caratteristiche del progetto anche dal punto di vista della durata e del
degrado, e i livelli prestazionali attesi in funzione del trascorrere del tempo; inoltre esistono delle prescrizioni sul tipo
di operazioni da effettuarsi, affinché i livelli di prestazione previsti nel tempo siano effettivamente rispettati. E’
l’utente del bene edilizio (come esecuzione diretta o come assegnazione ad aziende e tecnici specializzati), che dovrà
occuparsi della gestione prodotto e della sua eventuale dismissione.
9-IL SOTTO-PROCESSO DI CONTROLLO
II controllo avviene sistematicamente ad ogni stadio di trasformazione del processo, ed è finalizzato alla verifica di
congruenza e di rispondenza dei risultati ottenuti dalle trasformazioni rispetto al sistema di obiettivi, vincoli e dati di
ingresso di riferimento.
Tra i momenti di controllo più significativi rientrano il controllo qualità del progetto, ed il controllo qualità del
prodotto, attuato sia in fase di produzione e accettazione dei materiali e dei componenti, che in fase di verifica e
accettazione dell'opera (collaudo lavori finale o in corso d'opera).
Alcune fasi, quelle più riconducibili a matrici di tipo industriale (produzione e lavorazioni in serie) possiedono
procedure di controllo collaudate, che conducono all'ottenimento di prodotti certificati secondo le più recenti
direttive della Comunità Europea.
Allo stesso modo le aziende che intervengono nell'ambito gestionale del processo si dotano di manuali di qualità
procedurali, al fine fornire servizi adeguati alle richieste del cliente, perseguendo parallelamente l'obiettivo di
ottenere la "certificazione di qualità".
Anche gli operatori di progettazione, oggi tendono a dotarsi di un sistema di qualità secondo la norma ISO 9001 al fine
di definire la struttura organizzativa, le procedure ed i processi e le risorse necessarie ad attuare la gestione della
qualità. Il controllo può essere INTERNO se presiede alla ottimizzazione delle decisioni di una fase del processo,
ESTERNO se è posto in posizione intermedia di passaggio fra fasi successive. Allo stato attuale i controlli interni alle
fasi sono quasi sempre processi spontanei mentre i controlli esterni si configurano invece come azioni coscienti svolte
da soggetti delegati o da organismi specifici.
10-LEGGE QUADRO SUI LAVORI PUBBLICI
La crisi politica e istituzionale di inizio anni ’90 fece capire che la legge del 1865 in materia di lavori pubblici a cui si
faceva riferimento era ormai inadeguata. In particolare non era impedita la realizzazione di opere pubbliche senza
verificarne l’esigenza; non si poteva controllare la qualità della progettazione e le opere venivano appaltate con
progetto di massima e approssimativi che richiedevano inevitabili varianti in corso d’opera.
La Legge Quadro 109/94 viene emanata come risposta agli avvenimenti di "Tangentopoli" negli appalti Pubblici. I suoi
principi fondamentali sono:
1- obbligo della programmazione degli investimenti e degli interventi da realizzare
2- Introduzione del capitale privato nella realizzazione di opere pubbliche (project financing);
3- Introduzione all’interno della p.a. di una figura di controllo (Rup);
4- Procedimentalizzazione della progettazione su tre livelli;
5- Obbligo della qualificazione degli operatori
6- L’attribuzione puntuale delle responsabilità al progettista, al costruttore e al Rup richiedendo agli stessi
garanzie e coperture assicurative;
7- Regolamentazione delle varianti progettuali (Art. 25) definendo una normativa apposita;
8- Modifica delle procedure per l'affidamento degli incarichi di progettazione e per la scelta del contraente
9- Introduzione di una attenta e puntuale attività di controllo del processo dalle fasi di programmazione alla
validazione del progetto prima di iniziare le procedure di aggiudicazione dei lavori.
L’articolazione della nuova normativa si traduce in quattro testi fondamentali:
− legge quadro (L.109/94, e s.m.i.)
− regolamento generale (approvato con dpr 554/99),
− regolamento di qualificazione delle imprese (approvato con dpr 34/2000, n.34),
− capitolato generale d’appalto (approvato con il dm ll.pp. 145/2000).
Tutti i provvedimenti incidono sull’attività di tutti i protagonisti del processo edilizio (stazioni appaltanti, progettisti,
imprese) e vanno pertanto letti congiuntamente, interpretando in modo coordinato le varie disposizioni.
11-LA NORMATIVA COMUNITARIA
La Comunità Europea emanò una serie di direttive volte ad aprire gli appalti pubblici alla concorrenza comunitaria già
dagli anni Settanta. La liberalizzazione degli appalti pubblici era ed è importante sia sotto il profilo economico che
sotto quello dell’integrazione europea, nella prospettiva di creare un ampio spazio economico.
Ogni Stato membro deve modificare il proprio ordinamento recependo quello comunitario in tempi abbastanza brevi.
L’art. 30 della Direttiva Comunitaria 93/37 prevedeva che le amministrazioni potessero indifferentemente aggiudicare
gli appalti di lavori pubblici con il metodo del prezzo più basso o con il metodo dell’offerta economicamente più
vantaggiosa, a prescindere dal tipo di procedura posta in essere. La Corte di Giustizia Europea aveva stabilito con
sentenza del 7 ottobre 2004 che la legge quadro sui lavori pubblici non era conforme al diritto comunitario in quanto
imponeva alle amministrazioni aggiudicatrici, nelle procedure di gara aperte o ristrette, il ricorso al solo criterio del
prezzo più basso. L’effetto pratico della sentenza è stato quello di determinare la disapplicazione della norma
nazionale ritenuta contraria al diritto comunitario e, quindi, la libera utilizzazione del criterio dell’offerta
economicamente più vantaggiosa nelle licitazioni private e nel pubblico incanto.
12-IL DECRETO LEGISLATIVO 163/2006
Il Dlgs.163/2006 raccoglie e sostituisce tutte le leggi che regolavano gli appalti pubblici aventi per oggetto lavori,
servizi e forniture, recependo le direttive della Comunità Europea.
In particolare, per quanto concerne l’aggiudicazione degli appalti, si converge verso l’equiparazione del criterio di
scelta del massimo ribasso a quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Tra i due criteri la P.A. sceglie in
base alle caratteristiche dell’oggetto dell’appalto.
Il criterio del prezzo più basso può considerarsi solo per lavori standardizzati, privi di apporto tecnologico, ripetitivi ed
elementari. Cresce dunque il potere discrezionale della Pubblica Amministrazione nella scelta del contraente ma
aumenta la responsabilità, la Pubblica Amministrazione è obbligata a motivare la scelta del contraente secondo
regole fissate a monte della gara per evitare di pervenire a scelte illegittime e facilmente impugnabili. stabilendo
corretti e specifici sistemi di valutazione.
13-CONTENUTI DEL DPP
La legge Merloni introduce il documento preliminare alla progettazione (DPP). Esso rappresenta il documento a
cavallo tra l’individuazione del bisogno, l’idea della progettazione vera e propria. Nel DPP la Stazione Appaltante
attraverso il responsabile del procedimento da indicazioni circa:
− la situazione iniziale, i vincoli di legge relativi al contesto e le regole e norme tecniche da
rispettare;
− gli obiettivi generali da perseguire e le strategie per raggiungerli;
− le esigenze e i bisogni da soddisfare;
− le funzioni che dovrà svolgere l’intervento;
− i requisiti tecnici che dovrà rispettare;
− i livelli di progettazione e gli elaborati da redigere;
− i limiti finanziari, la stima dei costi e le fonti di finanziamento.
Tutte le successive fasi di progettazione dovranno essere svolte a soddisfare le indicazioni espresse nel DPP.
14-IL PROGETTO PRELIMINARE
Esperita la gara di appalto di servizi per scegliere gli operatori di progettazione (o assegnato direttamente l'incarico di
progettazione per importi inferiori a 100.000€), inizia la fase progettuale.
Stabilisce i profili e le caratteristiche più significative degli elaborati dei successivi livelli di progettazione, in funzione
delle dimensioni economiche della tipologia e categoria dell’intervento e, normalmente, è composto dai seguenti
elaborati:
a) relazione illustrativa;
b) relazione tecnica;
c) studio di pre - fattibilità ambientale;
d) indagini geologiche, idrogeologiche e archeologiche preliminari;
e) planimetria generale e schemi grafici;
f) prime indicazioni e disposizioni per la stesura dei piani di sicurezza;
g) calcolo sommario della spesa.
Il progetto preliminare che deve essere redatto prima dell’inserimento nell’elenco annuale, rappresenta l'elaborato
cardine in cui sono espresse in termini edilizi le scelte "politiche" del committente per la successiva trasformazione in
documenti tecnici-amministrativi ed esecutivi di progetto e di cantiere.
15-VERIFICA DEL PROGETTO PRELIMINARE
La verifica verrà effettuata da organismi di controllo diversi a seconda dell’importo dei lavori. Se si tratta di importi
superiori a 20 milioni di euro tali organismi dovranno essere accreditati secondo le norme europee, nel caso in cui non
si arrivi a tale importo saranno le stazioni appaltanti, se dispongono di un sistema interno di controllo di qualità, ad
effettuare il controllo o soggetti esterni autorizzati secondo i criteri stabiliti dal regolamento. L’Art.46 del Regolamento
La verifica(art.46 del Regolamento) è finalizzata ad accertare:
− la qualità concettuale, sociale, ecologica, ambientale ed economica della soluzione progettuale prescelta
−la sua conformità alle specifiche disposizioni funzionali, prestazionali e tecniche contenute nel documento
preliminare alla progettazione, e tende all’obiettivo di ottimizzare la soluzione progettuale prescelta.
16-II PROGETTO DEFINITIVO
Il successivo livello di progettazione individua i lavori da realizzare, nel rispetto delle esigenze, dei criteri, dei vincoli,
degli indirizzi e delle indicazioni stabiliti nel progetto preliminare e definisce nel dettaglio i progetti spazialefunzionale e tecnologico dell'organismo edilizio e delle sue unità caratteristiche. Contiene inoltre tutti gli elementi
necessari ai fini del rilascio della concessione edilizia e degli altri atti di natura urbanistica.
I destinatari dei risultati della progettazione definitiva sono gli Enti e le Autorità preposte alla attività di indirizzo e
vigilanza nel campo dell'edilizia per il rilascio di pareri, nulla-osta, autorizzazioni, concessioni quali ad esempio: il
Sindaco, i VV.FF., le A.S.L., le Sopraintendenze ai Beni Architettonici, le Regioni, ecc., il Provveditorato Regionale delle
opere pubbliche per il parere Tecnico-Amministrativo. Il livello di approfondimento del progetto definitivo dovrà
contenere tutti gli elementi necessari ai fini del rilascio delle prescritte autorizzazioni ed approvazioni
Gli elaborati grafici del progetto definitivo sono:
• relazione descrittiva dei criteri che hanno guidato le scelte progettuali (spaziali, distributive, tecnologiche,
materiche)
• relazioni tecniche specialistiche;
• studio di impatto ambientale (se previsto) attraverso un processo di analisi;
• elaborati grafici delle dimensioni dell'opera
• calcoli e dimensionamento preliminari delle strutture portanti e degli impianti;
• disciplinare descrittivo degli elementi tecnici con individuazione delle specifiche prestazionali ed economiche
(con elenco dei prezzi unitari) delle varie categorie di lavoro;
• computo metrico estimativo, contenente tipo, qualità, quantità, costi unitari e costi totali dei procedimenti
costruttivi;
• relazione relativa alle indagini, alle ricerche, ai sondaggi agli studi di tipo geognostico, idrologico, sismico,
biologico, chimico per valutare pienamente tutte le variabili progettuali;
• piano particellare di esproprio;
• quadro economico
17-II PROGETTO ESECUTIVO
Il progetto esecutivo, redatto in conformità al progetto definitivo, determina in ogni dettaglio i lavori da realizzare ed il
relativo costo previsto e deve essere sviluppato ad un livello di definizione tale da consentire che ogni elemento sia
identifìcabile in forma, tipologia, qualità, dimensione e prezzo. Esso determina l'opera ed il costo relativo in ogni
particolare per definire in modo chiaro, univoco, congruente il contenuto dell'appalto ed il livello prestazionale atteso
(durante la il ciclo di vita dell'opera), deve permettere la successiva realizzazione dell'intervento senza ulteriori
integrazioni progettuali da parte del progettista. Il progetto esecutivo definisce compiutamente ed in ogni particolare
architettonico, strutturale ed impiantistico l’intervento da realizzare, si configura infatti come l'elaborato da utilizzare
in cantiere.
L'elenco degli elaborati , per il progetto esecutivo è previsto nel Regolamento di attuazione (Dpr 554/99). Il
Responsabile del Procedimento ha con la facoltà di provvedere, nella fase di progettazione, a integrarli o modificarli in
rapporto alla specifica tipologia e alla dimensione dei lavori da progettare
Il regolamento prevede:
1) relazione generale esplicitante le scelte progettuali esecutive
2) relazioni specialistiche per l’approfondimento delle soluzioni prospettate in funzione di ulteriori indagini di natura
geologica, geotecnica, idrologica e idraulica,
3) rappresentazione grafica completa e dettagliata di tutte le caratteristiche architettoniche dell'opera;
4) calcoli ed elaborati grafici esecutivi di strutture portanti ed impianti;
5) piani di sicurezza e di coordinamento;
6) piani di manutenzione dell’opera e di sue parti;
7) cronoprogramma; è il documento che illustra le fasi attuative dell’intervento con l’indicazione dei tempi di
svolgimento delle varie attività di progettazione, approvazione, affidamento, esecuzione e collaudo.
8) elenco dei prezzi unitari e eventuali analisi;
9) computo metrico estimativo definitivo e quadro economico;
10) quadro dell’incidenza percentuale della quantità di manodopera per le diverse categorie di cui si compone l’opera
od il lavoro;
11) schema di contratto e capitolato di appalto.
18-VALIDAZIONE DEL PROGETTO ESECUTIVO
L’Art. 47 del Regolamento generale disciplina la validazione del progetto esecutivo.
L’eccezione esiste in caso di appalto integrato dove la verifica ha ad oggetto il progetto definitivo.
Il Rup procede in contraddittorio con i progettisti a verificare la conformità del progetto esecutivo alla normativa
vigente ed al documento preliminare alla progettazione.
La validazione riguarda fra l’altro:
a) la corrispondenza dei nominativi dei progettisti a quelli titolari dell'affidamento e la sottoscrizione dei documenti
per l’assunzione delle rispettive responsabilità;
b) la completezza della documentazione relativa agli intervenuti accertamenti di fattibilità tecnica, amministrativa ed
economica dell'intervento;
c) l’esistenza delle indagini, geologiche, geotecniche e, ove necessario, archeologiche nell'area di intervento e la
congruenza dei risultati di tali indagini con le scelte progettuali;
d) la completezza, adeguatezza e chiarezza degli elaborati progettuali, grafici, descrittivi e tecnico-economici, previsti
dal regolamento;
e) l’esistenza delle relazioni di calcolo delle strutture e degli impianti e la valutazione dell'idoneità dei criteri adottati;
f) l’esistenza dei computi metrico- estimativi e la verifica della corrispondenza agli elaborati grafici, descrittivi ed alle
prescrizioni capitolari;
g) la rispondenza delle scelte progettuali alle esigenze di manutenzione e gestione;
h) l’effettuazione della valutazione di impatto ambientale, ovvero della verifica di esclusione dalle procedure, ove
prescritte;
i) l’esistenza delle dichiarazioni in merito al rispetto delle prescrizioni normative, tecniche e legislative comunque
applicabili al progetto;
l) l’acquisizione di tutte le approvazioni ed autorizzazioni di legge, necessarie ad assicurare l’immediata cantierabilità
del progetto; il coordinamento tra le prescrizioni del progetto e le clausole dello schema di contratto e del capitolato
speciale d’appalto nonché la verifica della rispondenza di queste ai canoni della legalità.
Dopo l’acquisizione dei pareri tecnici necessari alla definizione di tutti gli aspetti del progetto si svolge la conferenza
dei servizi che procede a nuovo esame del progetto. Ciascuna amministrazione aggiudicatrice procede
successivamente alla approvazione del progetto secondo i modi e i tempi stabiliti dal proprio ordinamento.
19-PIANI DI MANUTENZIONE
Il piano di manutenzione è parte integrante del progetto esecutivo.
Questo documento prevede, pianifica e programma, l'attività di manutenzione dell'intervento al fine di mantenere
e/o ripristinare nel tempo la funzionalità, le caratteristiche di qualità, l'efficienza ed il valore economico.
I documenti che supportano il piano di manutenzione sono principalmente di tre tipi:
1. Schede tecniche di riferimento: contengono la descrizione dei livelli di prestazione richiesti in relazione alle soglie di
funzionamento del componente, i valori caratteristici e le modalità di controllo dello stato di funzionamento e
conservazione
2. Schede diagnostiche: costituiscono la guida al rilevamento e monitoraggio dei dati riguardanti la condizione degli
oggetti da sottoporre a manutenzione e riportano oltre all’ oggetto del monitoraggio,a i termini e alle condizioni
operative le modalità e i risultati del controllo e monitoraggio.
3. Schede cliniche: descrivono la "terapia" da adottare sulla base di quanto è stato riscontrato nella fase diagnostica.
Le stesse schede vengono poi riprese a conclusione dell'intervento per riportare il livello di recupero della prestazione
raggiunto a seguito degli interventi (relazione sull'efficacia dell'operazione).
L’Art. 40 del Regolamento d’attuazione disciplina i contenuti e gli strumenti operativi del piano di manutenzione e
prevede sia composto da tre elaborati fondamentali:
a) il manuale d'uso: indica le modalità d’uso corretto e di gestione dei principali sistemi componenti l'opera con
particolare attenzione alle parti impiantistiche; contiene la collocazione nell’intervento delle parti menzionate,
descrivendole e rappresentandole graficamente
b) il manuale di manutenzione, indica le modalità di manutenzione dell'opera e egli impianti tecnologici, le
manutenzioni eseguibili direttamente dall'utente e quelle da eseguire a cura di personale specializzato con
l'indicazione delle aziende cui riferirsi (centri di assistenza o di servizi) in relazione alle diverse unità tecnologiche, alle
caratteristiche dei materiali o dei componenti interessati.
c) il programma di manutenzione, distribuisce nel tempo i controlli e gli interventi in modo da ottimizzare il
funzionamento dell'opera e da realizzare una sua corretta gestione; la stesura avviene attraverso la realizzazione di tre
sottoprogrammi:
− II sottoprogramma delle prestazioni nel quale si esplicitano le prestazioni offerte nell’intero ciclo di vita da ciascun
oggetto argomento del piano in relazione alla "classe di requisito";
− II sottoprogramma dei controlli che definisce il programma delle verifiche e dei controlli
− II sottoprogramma degli interventi di manutenzione che indica in ordine temporale gli interventi da eseguire.
20-PIANI DI SICUREZZA
Secondo Dlgs.81/2008 il piano di sicurezza contiene l’individuazione, l’analisi e la valutazione dei rischi, e le
conseguenti procedure, gli apprestamenti e le attrezzature atti a garantire, per tutta la durata dei lavori, il rispetto
delle norme per la prevenzione degli infortuni e la tutela della salute dei lavoratori, nonché la stima dei relativi costi
che non sono soggetti al ribasso nelle offerte delle imprese esecutrici. Il piano contiene altresì le misure di
prevenzione dei rischi risultanti dalla eventuale presenza simultanea o successiva di più imprese o dei lavoratori
autonomi. Il piano è costituito da una relazione tecnica e prescrizioni correlate alla complessità dell’opera da
realizzare ed alle eventuali fasi critiche del processo di costruzione.
E’ responsabilità diretta del committente di approntare un piano di sicurezza e coordinamento e un piano generale di
sicurezza.
Entro trenta giorni dall 'aggiudicazione, e comunque prima della consegna dei lavori, l'appaltatore o il concessionario
redige e consegna alla stazione appaltante:
a) eventuali proposte integrative del piano di sicurezza e di coordinamento e del piano generale di sicurezza quando
questi ultimi siano previsti ai sensi del decreto legislativo 81/2008
b) un piano di sicurezza sostitutivo del piano di sicurezza e dì coordinamento e del piano generale di sicurezza, quando
questi ultimi non siano richiesti.
e) un piano operativo di sicurezza per quanto attiene alle proprie scelte autonome e relative responsabilità
nell'organizzazione del cantiere e nell'esecuzione dei lavori, da considerare come piano complementare di dettaglio
del piano di sicurezza e di coordinamento e dell'eventuale piano generale di sicurezza, quando questi ultimi siano
previsti ai sensi del decreto legislativo 81/2008, ovvero del piano di sicurezza sostitutivo .
Tutti questi tipi di piano, qualora presenti, formano parte integrante del contratto di appalto o di concessione; i
relativi oneri vanno evidenziati nei bandi di gara e non sono soggetti a ribasso d'asta.
E’ indispensabile una notifica preliminare agli organi di controllo dei lavori (Asl) e dei soggetti coinvolti nelle attività di
sicurezza da parte del Responsabile dei Lavori o del committente.
In ambito sicurezza esiste una chiara matrice di responsabilità degli operatori. Il Dlgs. 494796, sostituito dal recente
Dlgs 81/2008, introdusse tre nuove funzioni/figure nell'ambito del processo edilizio, e precisamente:
• responsabile dei lavori: soggetto incaricato dal committente per la progettazione o per l'esecuzione o per il
controllo dell'esecuzione dell'opera;
• coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione: soggetto incaricato dal committente o dal responsabile dei
lavori allo scopo di integrare il progetto dell'opera con gli aspetti riguardanti la sicurezza, la salute e l'igiene dei
lavoratori e di garantire la concreta attuazione delle idonee misure di prevenzione.
È compito del CSP anche la predisposizione di un fascicolo dell'opera, che riporti le informazioni utili ai finì della
gestione delle future opere di manutenzione in sicurezza.
• coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione: soggetto incaricato dal committente o dal responsabile dei
lavori, prima dell'affidamento dei lavori all'appaltatore, per assicurare, tramite azioni di coordinamento e controllo,
l'applicazione da parte delle imprese esecutrici e dei lavoratori autonomi le disposizioni del Piano di Sicurezza e
Coordinamento e delle relative procedure di lavoro. E’ compito del CSE anche la verifica dell'idoneità della coerenza
del POS redatto dall'impresa/e esecutrice/i con il Piano di Sicurezza e Coordinamento. Il CSP deve adeguare il piano di
sicurezza e coordinamento e il fascicolo dell’opera alle varianti in corso d'opera.
Inoltre propone all'impresa esecutrice corsi di formazione per le maestranze in relazione a specifici difetti nella loro
conoscenza di procedure realizzative che possono provocare situazioni di pericolo. Infine consulta gli organismi
paritetici di competenza locale per proporre soluzioni a problematiche di sicurezza operativa.
Le altre figure contemplate dalla direttiva sono:
• Il committente: soggetto per conto del quale l’intera opera viene realizzata, indipendentemente da eventuali
frazionamenti della sua realizzazione
• Il lavoratore autonomo: persona fisica la cui attività professionale concorre alla realizzazione dell’opera senza
vincolo di subordinazione
• Il datore di lavoro: soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o che, secondo il tipo e l’organizzazione
dell’impresa, ha la responsabilità dell’impresa stessa.
21-LE VARIANTI PROGETTUALI
In passato si è assistito ad un abuso nel ricorso alle varianti in corso d’opera strumentale o causato da effettive
carenze progettuali.
La Legge 109/94 e s.m.i. (Art.25) introdusse una normativa precisa e restrittiva in merito alla
possibilità di effettuare varianti in corso d'opera al progetto.
Si tratta delle varianti che possono essere apportate al progetto durante la costruzione al fine esclusivamente di
migliorarla. Le varianti devono comunque avere carattere accessorio rispetto all’opera progettata e contrattata con
l’impresa stessa, pena la risoluzione del contratto e quindi nuova gara. Ci sono delle varianti non considerate come tali
dalla legge. Per i lavori di recupero, ristrutturazione, manutenzione e restauro non possono eccedere il 10%
dell’importo complessivo, il 5% per tutti gli altri. Queste “non varianti” ammesse sono ordinate dalla Direzione lavori
e, se concordate con l’impresa non presentano alcun problema tecnico-amministrativo qualora non comportino
variazioni dell’importo contrattuale e non prevedano nuovi prezzi (perizie di assestamento), in caso contrario devono
essere motivate ed autorizzate preventivamente dal RUP.
Le varianti possono essere ammesse per: adeguamenti a nuovi dispositivi legislativi intervenuti, cause impreviste
accertate, possibilità dell’uso di nuove tecnologie e materiali non esistenti al tempo della progettazione, errori
progettuali che se messi in opera pregiudicherebbero realizzazione e uso dell’opera stessa. Queste non possono
comunque essere maggiori di 1/5 dell’importo (quinto d’obbligo) contrattuale e le somme necessarie comprese nel
quadro economico tra le somme a disposizione (ribasso d’asta, lavori in economia non eseguiti…). In caso contrario
l’amministrazione rescinde il contratto. Le varianti per essere eseguite necessitano di alcuni atti importanti:
sospensione dei lavori (verbale), redazione di una perizia di variante, stesura e redazione di un atto di sottomissione
registrato, ripresa dei lavori (verbale).
22-RESPONSABILITÀ DEL PROGETTISTA, GARANZIE E COPERTURE ASSICURATIVE
La Legge Quadro pone a carico dei progettisti le responsabilità dirette per errori, carenze, omissioni, inadeguatezze
nello sviluppo del progetto.
Prima della sua entrata in vigore il progettista era considerato come soggetto che fornisce dei "mezzi" per raggiungere
lo scopo del contratto d'appalto, mentre solo l'appaltatore era garante e responsabile del risultato finale proprio in
virtù della normativa sui contratti e sull'appalto prevista dal codice civile. La responsabilità del professionista erano
limitate a:
• responsabilità di tipo contrattuale (obbligazione contrattuale ad offrire al committente una certa
prestazione intellettuale)
• responsabilità di tipo extracontrattuale
La nuova legge in materia di opere pubbliche, oltre alle responsabilità sopra descritte, che sono
sostanzialmente delle responsabilità di "mezzi", recepisce gli indirizzi espressi nelle direttive europee; le responsabilità
professionali non sono più limitate alla sola garanzia di "mezzi", ma si evolvono verso una garanzia di "risultati".
Questo comporta un approccio alla professione decisamente diverso da quanto è stato sino ad oggi, in quanto la
professione da "prestazione di opera intellettuale", in Italia garantita per legge da tariffari professionali, si trasforma in
"prestazione di servizi" immettendosi nel libero mercato della contrattazione.
Ai progettisti dell’esecutivo quindi, è richiesta obbligatoriamente un'opportuna assicurazione relativa all'opera in
corso di progettazione che copra i rischi di danno derivanti da eventuali errori del progettista, in misura non inferiore
al 10% dell’importo dei lavori progettati (per lavori di importo <5 milioni di ECU) e non inferiore al 20% (per importi >5
milioni di ECU).
La mancata presentazione da parte dei progettisti della polizza di garanzia esonera le amministrazioni pubbliche dal
pagamento della parcella professionale.
23-L’APPALTO
La vigente normativa prevede che i lavori pubblici possano essere realizzati esclusivamente tramite contratti d'appalto
o di concessione, oltre che, per alcuni specifici casi, in economia.
L’appalto è un contratto bilaterale, consensuali, a titolo oneroso, conclusi in forma scritta tra un imprenditore
(appaltatore) ed un soggetto pubblico o altro previsto dal D.lgs 163/2006 art 32 (committente o ente appaltante) che
hanno per oggetto: la sola esecuzione del lavoro pubblico oppure la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori.
L’imprenditore riceverà dal committente per la sua prestazione il corrispettivo in denaro e/o concessione di immobili
pubblici, corrispondente al prezzo del contratto e determinato a : corpo o forfait, a misura, a corpo e a misura.
Sulla base del progetto con cui vengono appaltati abbiamo:
• DPP o Progetto preliminare: Appalto concorso
• Progetto definitivo: Appalto integrato
• Progetto esecutivo: Pubblico incanto o asta pubblica, licitazione privata e licitazione privata semplificata, trattativa
privata;
Esistono poi:
• Appalti in concessione di costruzione e gestione dell’opera
• General Contractor
24-CRITERI DI AGGIUDICAZIONE DI UN APPALTO PUBBLICO
Sulla base di quanto disposto dal Codice dei Contratti (art. 81), i criteri di aggiudicazione degli appalti sono due:
• Il criterio del prezzo più basso;
• Il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
Le Stazioni Appaltanti si trovano a poter scegliere liberamente tra i due criteri indicati, optando per quello ritenuto più
adeguato in relazione alle caratteristiche dell’oggetto del contratto. Tale scelta dovrà essere esplicitata nel bando e
negli atti di gara. La scelta tra un criterio e l’altro, quindi, non è più determinato dalla legge ma è rimessa alla Stazione
Appaltante.
Il criterio del “prezzo più basso”
Negli appalti aggiudicati in base al criterio del prezzo più basso o del massimo ribasso le imprese sono concentrate
quasi esclusivamente sul calcolo del prezzo che consentirà loro di vincere la gara d’appalto.
Il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa
Nel bando di gara si stabiliscono i criteri e sub-criteri di valutazione dell’offerta, pertinenti alla natura e alle
caratteristiche dell’oggetto del contratto (per esempio il prezzo, la qualità, il pregio tecnico, le caratteristiche estetiche
e funzionali, la data di consegna o di esecuzione ecc…) e i pesi e sub-pesi ponderali di valutazione. Ove la stazione
appaltante non sia in grado di stabilirli tramite la propria organizzazione, provvede a nominare uno o più esperti
affidando ad essi l'incarico di redigere i criteri, i pesi, i punteggi e le relative specificazioni, che verranno indicati nel
bando di gara. Con questo criterio il prezzo non è più l’unico elemento di valutazione. Il metodo è dunque più elastico
e consente maggiore elasticità rispetto al criterio del prezzo più basso.
25-APPALTO CONCORSO
(PROCEDURA RISTRETTA) per importi>25.000.000 euro: è una forma di contratto di appalto di un'opera pubblica a
titolo oneroso che attribuisce l’onere della progettazione esecutiva e dell’esecuzione dell’opera all’impresa
aggiudicatrice. Si attua solo per lavori speciali, o opere complesse o ad elevata componente tecnologica. L’appalto
concorso si attiva sulla base di un progetto preliminare, un capitolato prestazionale con le caratteristiche e prescrizioni
inderogabili. La stazione appaltante pubblica un bando di licitazione privata ed accetta tutte le ditte che ne fanno
richiesta. L’ente appaltante, prima di ricorrere a questa procedura, deve sentire il parere del Consiglio Superiore dei
LL.PP. L’offerta delle imprese contiene il progetto esecutivo ed il prezzo (manca il progetto definitivo). Il lavoro verrà
aggiudicato con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa secondo parametri quali il prezzo, il valore
tecnico ed estetico delle opere progettate, il tempo di esecuzione, il costo di utilizzazione e di manutenzione;
26-APPALTO INTEGRATO
(anche detto di progettazione e costruzione): si applica quando l’amministrazione intende far eseguire, sulla base di
un progetto definitivo da esso redatto e adottato:
-lavori per importi<200.000 euro
-lavori con componente impiantistica e tecnologica >60% del valore dell’offerta.
-lavori di manutenzione, restauro e scavi archeologici.
-lavori di importi pari o maggiore di 10.000.000 euro. L’appalto è a corpo con offerta a prezzi unitari.
-lavori di importo >75 milioni di euro e per quelli affidati mediante general contractor di importo >100 milioni di euro.
La gara avviene con un bando sulla base del progetto definitivo che preveda la progettazione esecutiva e la
realizzazione dell’opera a carico dell’impresa aggiudicataria. Se la progettazione esecutiva risulterà carente e non
rispettosa del progetto definitivo, la pubblica amministrazione potrà recedere dal contratto stipulato, riconoscendo
all’impresa le sole spese di ritardata consegna dei lavori. Il criterio di aggiudicazione è il massimo ribasso sull’importo
dei lavori, esclusi gli oneri della sicurezza e gli oneri del progettista del progetto esecutivo.
L'appaltatore in quanto responsabile del progetto è chiamato a rispondere direttamente degli errori progettuali a
livello tecnico, economico e temporale.
27-PUBBLICO INCANTO O ASTA PUBBLICA
(PROCEDURA APERTA): la pubblica amministrazione, mediante un bando di gara, pubblicato con modalità distinte in
rapporto all’entità dei lavori posti a base di gara, rende noto al pubblico l’oggetto e le condizioni del contratto
riguardante l’opera pubblica da eseguire, impegnandosi ad accettare come contraente colui che avrà fatto l’offerta
migliore. L’amministrazione invita a fare l’offerta tutti coloro che sono in possesso dei requisiti di legge manifestati
nello stesso bando. Il bando di gara è redatto sulla base di un progetto esecutivo. Si può attivare per tutti i tipi di
lavori. Il criterio di aggiudicazione è quello del prezzo più basso inferiore a quello posto a base di gara, calcolato, per i
contratti a corpo mediante ribasso sull’importo dei lavori posto a base di gara o offerta a prezzi unitari, per i contratti
a misura mediante ribasso sull’elenco prezzi o offerta a prezzi unitari e per i contratti a corpo e misura con offerta a
prezzi unitari;
Il prezzo posto a base di gara è quello che esclude le offerte anomale, che possono essere escluse automaticamente
(sotto soglia comunitaria) o dopo verifica di congruità (sopra soglia comunitaria). Oppure mai escluse se le offerte
sono inferiori a cinque. In quest’ultimo caso viene però richiesto alle ditte che le hanno presentate la giustificazione di
tale ribasso entro 10 gg. pena l’esclusione.
Per la determinazione della soglia di anomalia i procede dunque in questo modo: considerando che le offerte sono
presentate come percentuale di ribasso (per es. -12,08%)si esclude il 10% delle offerte a minor ribasso e il 10% di
quelle a maggior ribasso (taglio delle ali), si fa la media dei ribassi delle offerte rimaste e si somma a questa media la
media degli scarti di quelle offerte che superano la media. Le offerte anomale sono quelle che presentano un ribasso
pari o superiore al valore così ottenuto.
Al fine di valutare l’anomalia, già dall’inizio le offerte devono essere corredate da giustificazioni relative alle voci di
prezzo più significative, indicate nel bando o nella lettera di invito, che concorrano a formare un importo non inferiore
al 75% di quello posto a base di gara. L’inattendibilità dei prezzi anomali deve essere ben argomentata dalla
amministrazione al fine di evitare l’annullamento dell’aggiudicazione. Ne consegue che dalla legge traspare il consiglio
di procedere all’esclusione di offerte sopra soglia solo in casi certi e inconfutabili.
28-LICITAZIONE PRIVATA
(PROCEDURA APERTA-RISTRETTA): si differenzia dall’asta pubblica solo per il fatto che l’amministrazione inviterà alla
gara, mediante bando pubblico, solo le ditte che ne abbiano fatto richiesta e che abbiano i requisiti –certificazione di
qualità- e solo loro potranno presentare le offerte.
Le imprese che intendono partecipare alla gara, invieranno richiesta di invito con le autocertificazioni che attestino i
requisiti delle stesse. L’aggiudicazione avverrà nei modi stabiliti per il pubblico incanto.
29-LICITAZIONE PRIVATA SEMPLIFICATA
(importi <1.000.000 euro): detti lavori devono essere compresi in un elenco pubblicato entro il 30 novembre di ogni
anno. Essa si diversifica dalla licitazione privata perché l’amministrazione potrà invitare a formulare l’offerta solo le
ditte (almeno 20), scelte a rotazione tra quelle di sua fiducia e iscritte in appositi elenchi consultabili presso la stessa
amministrazione aggiornate annualmente e contenenti le ditte che ne avranno fatto richiesta entro il 30 dicembre.
L’ordine in elenco è sorteggiato. Viene inviato all’Osservatorio dei LL.PP. Si tratta di una PROCEDURA RISTRETTA. La
licitazione privata è semplificata perché non si dovranno controllare le certificazioni delle imprese che parteciperanno
alla gara.
30- TRATTATIVA PRIVATA
(GARA INFORMALE-PROCEDURA NEGOZIATA): l’amministrazione chiama alcune ditte (almeno 15) tra quelle di sua
fiducia e competenti nel lavoro che intende eseguire, e pertanto ne consegue un tipo di contratto simile a quello
privatistico. L’amministrazione risulta libera da vincoli di attribuzione del lavoro. Ma la mancanza di concorrenza non
tutela in maniera garantistica la stessa amministrazione. Per questo motivo lo stato richiede che vi si ricorra solo in
casi eccezionali e comunque per:
importi <100.000 euro
importi tra 100.000 e 300.000 euro nei casi di massima urgenza o quando sono andate deserte altre gare.
importi <300.000 euro per restauri, manutenzione di beni immobili tutelati ai sensi della L. 1089/39.
importi >300.000 euro per ripristino di opere esistenti e funzionanti danneggiate da eventi calamitosi qualora non sia
impossibile, per motivi urgenti attestati dal RUP, applicare altre procedure. La gara informale deve essere esperita
sempre tra almeno 15 ditte specializzate. Si può derogare fino a 5 ditte, numero al di sotto del quale il lavoro non può
essere assegnato. Se l’importo è <40.000 euro l’affidamento può essere fiduciario.
31-CONCESSIONi
La disciplina del project financing prevede l’intervento diretto del capitale privato nella promozione e realizzazione di
un'opera pubblica in regime di concessione. il privato, ha un ruolo propositivo nella fase di programmazione delle
opere pubbliche di una amministrazione.
Il promoter presenta la sua proposta alla amministrazione entro il 30 giugno dell’anno precedente a quello finanziario
entro il quale si intende operare. Entro quattro mesi l’amministrazione ne valuta la fattibilità ed entro il 31 dicembre la
pubblica. Le opere concessionate vengono previste nel programma triennale della amministrazione.
La P.A. indice una gara aggiudicata con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ponendo a base di gara
la proposta presentata dal promotore. La concessione è affidata mediante una procedura negoziata che vede coinvolti
i due migliori offerenti e il promotore. Può essere adottata anche la procedura dell’appalto concorso.
Può richiedere al promotore modifiche al progetto preliminare secondo i criteri emersi in fase di approvazione. In caso
di rifiuto può chiedere progressivamente ai concorrenti successivi in graduatoria l’accettazione delle modifiche sul
progetto presentato dal promotore alle stesse condizioni. Qualora il promotore non risulti aggiudicatario ha diritto ad
un rimborso comunque <2,5% dell’investimento per le spese sostenute e i diritti sulle opere di ingegno. Se la gara va
deserta la concessione viene affidata al promoter, solidale ad essa attraverso la cauzione del 2% che ha dovuto
presentare con la sua proposta.
L’affidamento della concessione mediante licitazione privata debbano avvenire mediante l’offerta economicamente
più vantaggiosa prendendo in considerazione: il prezzo, il valore tecnico ed estetico dell'opera progettata, il tempo di
esecuzione dei lavori, il rendimento, la durata della concessione, le modalità di gestione
L’ente pubblico affida ad un soggetto esterno (operatore economico) la gestione di un pubblico servizio insieme alla
costruzione dell’opera che produce il servizio stesso. L’operazione intrapresa dall’operatore economico ha una sua
autonomia finanziaria e tale che i costi globali (di costruzione, gestione ecc…) sono garantiti da un flusso di cassa
dovuto alle tariffe che dovranno essere riscosse dagli utilizzatori finali. Al privato, l’amministrazione pubblica
richiederà un project financing ovvero “finanza di progetto”.La concessione viene affidata mediante licitazione
privata ponendo a base di gara uno studio di fattibilità corredato di indagini geologiche-geotecniche. La concessione
ha una scadenza fissata in un massimo di trent’anni, dopo di che il bene torna all’ente che lo ha appaltato.
Qualora l’amministrazione preveda che il concessionario debba applicare per esigenze di fruizione pubblica del bene
concessionato delle tariffe o prezzi amministrati, inferiori a quelli derivanti da un conto economico, essa dovrà, per
raggiungere l’equilibrio economico e finanziario dell’investimento, pagare di propria tasca un prezzo –anche cedendo
immobili che le appartengono- che non può superare in ogni caso il 50% dell’importo dei lavori (in questo caso non si
configura il project financing).
32-GENERAL CONTRACTOR
General contractor (importi>50 milioni di euro): è una particolare figura individuata dalla amministrazione pubblica
(governo, regioni, province,comuni, città metropolitane) per la costruzione di opere strategiche di preminente
interesse nazionale, come il Ponte sullo stretto di Messina e le barriere per l’acqua alta a Venezia, già previste con
apposito decreto ministeriale (oggi è in atto il “Decreto Lunardi”). Tutte saranno assoggettate a valutazione di impatto
ambientale (VIA). I General contractor, contraente generale, sono società per azioni preventivamente classificate
secondo importi <350Mln di euro, <700Mln euro e >700Mln di euro, rilevanti requisiti economico finanziari, tecnico
organizzativi, di carattere generale (certificazioni bancarie, bilanci sani e depositati), certificazione aziendale.
Il general contractor al posto dello Stato cerca i fondi, progetta, appalta e costruisce l’opera.
L’aggiudicazione avverrà col criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. La soluzione progettuale adottata
dal general contactor diventa vincolante per le amministrazioni aggiudicatrici ed i loro concessionari. Il progetto è di
fatto inserito nel programma triennale.
33-LAVORI A CORPO E A MISURA
La tipologia di contratto preferenziale da utilizzarsi nella realizzazione dell'opera pubblica è: il contratto a corpo.
I contratti a misura verranno stipulati facoltativamente per la sola esecuzione di lavori pubblici di importo inferiore a
500.000 euro e i contratti di appalto relativi alle opere in sotterraneo e quelli afferenti alle opere di consolidamento
dei terreni, nonché quelli relativi a manutenzione, restauro e scavi archeologici.
Di seguito riportiamo la tabella che schematizza le condizioni in cui adottare i diversi tipi di contratto e quindi di
tipologia d’appalto:
34-SOGGETTI AMMESSI ALLE GARE
Sono ammessi a partecipare alle gare per l’affidamento dei lavori pubblici:
− imprese individuali, anche artigiane, le società commerciali, le società cooperative;
− consorzi tra società cooperative di produzione e lavoro, consorzi tra imprese artigiane;
− consorzi stabili tra imprese individuali, anche artigiane, le società commerciali, le società cooperative di produzione
e lavoro,
Tali soggetti dovranno essere qualificati ai sensi delle UNI EN ISO 9000 e UNI CEI EN 45000. La qualificazione
dell’impresa, che garantisce il possesso di una pluralità di requisiti, è attribuita da s.p.a. denominate SOA –Società
Organismi di Attestazione.
L’attestazione conterrà: qualificazione dell’impresa (possesso di molti requisiti, tra i quali la mancanza di condanne e
procedure fallimentari, errori gravi nelle costruzioni, ecc…), controllo della organizzazione aziendale e della
produzione, capacità economico finanziaria, capacità operativa (possesso di macchine di cantiere per almeno 2% della
cifra d’affari per la quale è stata qualificata e organico di personale per almeno il 15% ecc…). L’impresa viene iscritta
all’albo nazionale costruttori in una delle 11 categorie Opere Generali (OG1 edifici civili e industriali, OG2 restauro di
beni immobili sottoposti a tutela, OG3 opere stradali ecc…) e nelle 23 Opere Speciali (OS1 movimento terra, OS2
restauro e manutenzione ecc…). Inoltre deve essere verificata la classificazione alla quale appartiene l’impresa in
rapporto all’importo massimo dei lavori che può eseguire espressi in DPS-Diritti Speciali di Prelievo (otto classi).
35-EVOLUZIONE STORICA DELLA QUALITÀ NEL PROCESSO PRODUTTIVO
Le industrie di prodotto e di servizio hanno mutato nel tempo i propri assetti tecnico-organizzativi per poter meglio
soddisfare le richieste della clientela con un prodotto di alta qualità.
Il sostanziale cambiamento del concetto di qualità si ebbe nei primi anni del 900 quando le principali realtà produttive
non sono più caratterizzate da un sistema di produzione artigianale con una sola funzione dedicata alla
qualità(artigiano stesso) con un mercato piuttosto limitato, ma vengono individuate nuove tecniche di produzione
caratterizzate da una produzione di massa con un gran numero di addetti specializzati nella propria operazione:
avviene una separazione tra quantità e qualità.
Intorno al 1920, si assiste alla nascita delle attività di ispezione e del collaudo finale in ambito navale e militare, la
qualità del prodotto è intesa come grado di conformità alle specifiche e bassa percentuale di difetti.
Tra i due conflitti mondiali (1930-50) cambia l’ottica d’intervento: si introducono le fasi di verifica durante il processo
produttivo e nasce il controllo qualità (CQ), inteso come “attività di rilevazione e misura delle caratteristiche di un
prodotto componente, materiale o procedimento verificate a fronte di valori preventivamente fissati (specifiche)”.
Tale controllo si basa su tecniche statistiche (campionamento).
Contribuiscono in questo periodo all’evoluzione del controllo della qualità studiosi americani che definiscono diverse
filosofie manageriali: uno di questi è DEMING che promuove corsi di formazione per operatori industriali e basa la
nuova gestione aziendale sul concetto di ‘leadership’. JURAN invece sviluppa lo studio dei principi che gestiscono le
attività di management integrando il controllo di qualità entro il controllo di gestione, evidenziando che il
soddisfacimento del cliente richiede anche l'applicazione di strumenti per la misura della qualità. Ancora un altro
americano, Philip B. Crosby, sviluppa la disciplina della qualità contemporanea aprendola al settore dei servizi, ma
sono presenti ancora carenze, come il fatto che il controllo richieda molto tempo e sia solo finale (ottica del passa/non
passa), non si correggono i difetti all’origine e si deresponsabilizza la produzione.
Nel periodo compreso tra gli anni ‘60-’70 si assiste ad una ulteriore e decisiva evoluzione: la complessità produttiva, i
rischi associati a produzioni particolari, i prodotti diversificati, fanno si che:
l’attenzione si sposta dal prodotto all’intera catena produttiva con responsabilizzazione di tutte le funzioni
aziendali
sensibilizzazione e addestramento del personale
Nasce la garanzia di qualità, ossia l’insieme delle azioni pianificate, sistematiche e documentate atte a dare un
adeguato grado di fiducia che un prodotto o un impianto diano le prestazioni richieste nelle varie condizioni operative
per essi previste. Inoltre, l’attenzione si sposta dal prodotto alla catena produttiva (organizzazione,
approvvigionamenti, progettazione), responsabilità di tutti i settori/funzioni aziendali. Infine, parte la sensibilizzazione
e l’addestramento del personale.
Nel 1987 vengono emessi nuovi documenti normativi, la serie ISO 9000-9004 costituita da tre norme 9001,2,3, per
l'implementazione del sistema di qualità, più la 9000 che fornisce la guida per la scelta della norma da applicare, e più
la 9004 che è una guida applicativa per l'installazione di un sistema qualità, aggiornata poi nel ’94 e nel 2000. Secondo
ISO 8402/94 la qualità è l’insieme delle caratteristiche di un’entità che ne determinano la capacità di soddisfare
esigenze espresse e implicite. La qualità non è più solo una misura della rispondenza ai requisiti iniziali dei prodotti e
dei servizi ma è definita come capacità di soddisfare esigenze espresse o inespresse dell’utente finale. Qualità è:
soddisfazione del cliente, prevenzione, produttività, processo, autocontrollo, riflessione, serietà, valorizzazione delle
professionalità, formazione, comunicazione.
Le norme UNI EN ISO 9000-200 definiscono la qualità come: “La qualità rappresenta un giudizio di valore, basato
sulle aspettative di carattere psicologico, fisiologico,funzionale, estetico, economico, gestionale tipiche della cultura
che le esprime e del rapporto uomo-nucleo familiare e ambiente.” La qualità è dunque soggettiva (giudizio) e può
essere misurata /di valore), si crea riscontrando in un prodotto la risposta a determinate aspettative.
36-LE NORME ISO 9000-94
La sigla ISO 9000 indica un sistema normativo articolato che fornisce strumenti normalizzati per la gestione,
certificazione e documentazione della qualità. Sono state recepite dall’Italia con la sigla UNI EN ISO. Le norme possono
riguardare la qualità dei processi (cioè il Sistema Qualità),la qualità dei prodotti e la relativa certificazione..
Le norme UNI EN ISO 9000 sono state emanate nel 1987 ed individuano gli standard di riferimento ed il
sistema di verifica per ottenere l'Assicurazione della Qualità. Il successivo aggiornamento nel 1994 concentra
l'attenzione non solo su prodotti o servizi o sui processi di produzione, ma anche sull'organizzazione, per garantire la
soddisfazione del cliente.
- La UNI EN ISO 9000:1994 costituisce la guida alla scelta della norma adeguata all'oggetto del contratto, per stabilire
fra i due contraenti un rapporto di mutua soddisfazione e garanzia. Il sistema qualità del fornitore deve essere
documentato per garantire la capacità di offrire prodotti conformi ai requisiti specificati e tale documentazione deve
poter essere veduta dal cliente e da un'organizzazione indipendente accettata e riconosciuta dalla parti;
Le norme ISO 9001,2,3 istituiscono criteri di garanzia della qualità per diversi usi e processi; sono
alternative e non presentano differenze di metodo sostanziali;
- La UNI EN ISO 9001:1994 è la più complessa per numero, tipologia e severità dei requisiti, poiché riguarda l'intero
processo di produzione o erogazione servizi. È la norma di riferimento per le aziende che operano come general
contractor nelle gare ad appalto e per gli organismi di progettazione.
La norma è articolata in 20 requisiti ai quali l'azienda deve rispondere per poter accedere alla
certificazione di qualità. L'azienda tramite un "Manuale della Qualità" indica sinteticamente in quale
modo soddisfa i 20 requisiti.
- La UNI EN ISO 9002:1994 riprende 19 dei 20 requisiti definiti nella precedente norma, e non tratta il requisito
riguardante la progettazione. È norma interessante per aziende che, nel settore delle costruzioni, lavorano su progetti
preparati da altri, oppure in subappalto o comunque in conto terzi.
-La UNI EN ISO 9003:1994 riprende 16 dei 20 requisiti presenti nella prima norma della serie, ed è la norma dedicata
alle aziende che non si occupano di produzione ma dell’attività collaterale dei controlli intermedi e finali.
-La UNI EN ISO 9004:1994 fornisce delle linee-guida per il miglioramento delle attività e per conformarsi ai requisiti
specificati dalla norma di riferimento che si vuole adottare.
Tali norme evidenziano come l'adozione di un Sistema Qualità rientra in un'ottica di libera scelta per ottenere benefici
per l'organizzazione aziendale e non va considerata come imposizione dall'esterno, in quanto l'aspetto coercitivo è
quanto di più estraneo alla gestione del processo secondo i principi della Qualità.
II Sistema Qualità è oggetto di autovalutazione, oppure di una qualificazione rispetto a committenti,
oppure ancora di certificazione di enti terzi accreditati dal Sinceri secondo le UNI EN 45000. Oggetto di verifica è
l'organizzazione che produce il progetto e non il contenuto del lavoro, cioè il progetto stesso. L'esito della verifica
dipende dalla definizione e dalla appropriata documentazione dei processi e delle procedure previste, dall'effettiva
attuazione e realizzazione dei processi documentati, dall'efficacia dei processi nel fornire i risultati attesi.
37-VISION 2000 – ISO 9000_2000
Le UNI EN ISO 9000 del 2000 non sono nient’altro che il risultato di un’inchiesta internazionale svolta presso 1100
diversi utilizzatori delle norme ISO 9000:94 evidenziando esigenze ed aspettative degli utenti per una revisione delle
norme. I punti fondamentali della revisione sono stati l'esigenza di avere come riferimento un sistema normativo
snello, espresso con linguaggio di uso comune ed un modello di gestione aziendale e di sistemi qualità per l'azienda, e
non strutture che si sovrappongono in modo complicato e costoso al sistema di gestione aziendale. Altro punto
fondamentale sta nell'esigenza di migliorare l'efficacia del sistema qualità, secondo una visione organizzativa "per
processi" e non più "per funzioni", costruendo un sistema qualità più aderente all'effettiva conduzione aziendale che
viene gestita per processi (pianificazione delle risorse, progettazione, produzione, ecc.), per i quali vengono definiti i
ruoli, le responsabilità, le risorse, le metodologie, le procedure.
Architettura del sistema VISION 2000
o ISO 9000 – Sistemi di gestione della qualità-Concetti e terminologia. (8 punti qualità)
o ISO 9001 – Sistemi di gestione della qualità-Requisiti
− Dove sono confluite le ISO 9001-2-3-/94
− Stabilisce requisiti necessari ad una azienda per dimostrare le proprie capacità di fornire prodotti o servizi
conformi.
− È strutturata in 8 capitoli: 4 introduttivi (1-Scopo e campo di applicazione, 2-Riferimenti normativi, 3-Campi e
definizioni, 4-Requisiti del sistema di gestione per la qualità) e 4 che costituiscono il cuore della normativa ed
inglobano i 20 requisiti della versione 1994, organizzandoli secondo il flusso dei processi di un'organizzazione
cap 5. Responsabilità della Direzione → gestire le politiche della qualità , la pianificazione e la gestione del
sistema qualità
cap 6. Gestione delle risorse → viene dato rilievo alle risorse umane che devono essere responsabilizzate in
base alle capacità e conoscenze e periodicamente valutate. È messo in evidenza la necessità di
infrastrutture adeguate (posto auto, attrezzature, software ecc..) e ambienti di lavoro gestiti in
condizioni di salute e sicurezza.
cap 7. Realizzazione del prodotto e/o servizio → comprende tutte le fasi del processo produttivo
cap 8. Misurazione, analisi e miglioramento del sistema → azioni preventive, verifiche ispettive, tecniche
statistiche.
o ISO 9004 – Sistemi di gestione della qualità-Guida per il miglioramento delle prestazioni
− Guida generale alla gestione della qualità, per l’applicazione delle ISO 9001-9004
Dalla definizione dei nuovi principi di gestione aziendale emerge una chiara volontà di strutturare una norma meno
rigida, in cui viene ribadito il ruolo centrale della funzione direttiva, cui sono attribuite in modo esplicito molte
responsabilità, come la definizione della politica, la pianificazione, il controllo delle registrazioni della qualità, il
riesame del sistema qualità, ecc.
La nuova norma, inoltre, enfatizza la ricerca del miglioramento continuo, cui viene dedicato un intero requisito, sui
quattro operativi, per misurare e monitorare le performance del processo, del sistema e della soddisfazione del
cliente. Le nuove ISO 9000, 9001 e 9004 sono caratterizzate da contenuti tra loro compatibili e coerenti, e sviluppano i
cosiddetti otto principi della qualità.
38-PRINCIPI DELLA QUALITA’
I fondamenti del sistema di gestione per la qualità (UNI EN ISO 9000/2000):
- organizzazione orientata al cliente: l'azienda si propone di soddisfare con il suo prodotto, comprendendone
esigenze attuali e future. Il cliente non solo l'utente finale (consumatore), ma anche tutti quelli che si possono trovare
ad ogni passo del processo;
- leadership: la Direzione aziendale deve definire in modo chiaro ed unitario la missione e le strategie dell'azienda,
motivando il personale al raggiungimento degli obiettivi aziendali;
-coinvolgimento del personale: valorizzazione delle risorse umane che può fornire un effettivo vantaggio competitivo.
- approccio basato su processi, su cui si basa correntemente la gestione delle attività e delle risorse aziendali, la
definizione degli input e degli output, l'individuazione dei rischi, il controllo dei processi, la definizione delle
responsabilità;
- visione "sistemica" della gestione aziendale, che controlla un unico sistema dei vari processi interagenti;
- orientamento dell'organizzazione al miglioramento continuo: impegno a tutti i livelli per ottenere un continuo
miglioramento dei processi produttivi e del personale;
- utilizzo dì dati ed informazioni attendibili nel prendere le decisioni, che devono basarsi su un lavoro di raccolta
accurato ed affidabile
- rapporti di reciproca utilità con i fornitori: creare un rapporto di interdipendenza e di fiducia con i propri fornitori
selezionati accuratamente.
39-SISTEMA QUALITA’-GARANZIA QUALITA’-DEFINIZIONI
La qualità è definita, oltre che come conformità ai requisiti prescritti dei prodotti e dei servizi e come idoneità allo
scopo, quale adeguatezza alle esigenze definite o potenziali degli utenti, vale a dire, come
adeguatezza all’insieme delle proprietà e delle caratteristiche che conferiscono al prodotto la capacità di soddisfare
esigenze espresse o implicite.
Tale conformità è ottenuta attraverso la GARANZIA DI QUALITA’, ossia l’insieme delle azioni pianificate e sistematiche
necessarie a garantire che un prodotto o servizio soddisfi determinati requisiti di qualità a costi ottimali. Tutto ciò è
consentito dalla presenza di un SISTEMA QUALITA’, ossia l’insieme della struttura organizzativa, delle responsabilità,
delle procedure, delle attività e delle risorse finalizzato all’attuazione della gestione della qualità. È chiaro che un
sistema qualità riguarda le modalità di connessione delle singole fasi del processo che devono essere affrontate
complessivamente.
Il SISTEMA QUALITA’ si compone sostanzialmente dei seguenti sottosistemi: Qualità nella pianificazione; nella
progettazione; delle forniture; nei processi produttivi; nella manutenzione; nelle spedizioni; nelle vendite e nel
servizio; nel marketing.
Accanto alla definizione di GARANZIA DI QUALITA’, individuiamo anche il TOTAL QUALITY CONTROL, che tende a
differenziarsi perché estende certe metodologie gestionali alle funzioni finanziarie e commerciali delle aziende e si
riferisce non solo al mantenimento di certi livelli qualitativi, ma anche al miglioramento continuo sia dei processi
manifatturieri sia delle prestazioni e delle caratteristiche dei prodotti e dei servizi, avendo come finalità un aumento
delle quote di mercato detenute, il contenimento dei costi, l’accrescimento dei profitti ed il miglioramento della
stabilità sociale nella fabbrica e nell’ufficio. La gestione della qualità concerne sia la grande che la piccola e media
impresa, sia le aziende che lavorano esclusivamente su commessa che quelle che fabbricano prodotti seriali per una
clientela anonima, seppure con diversi risvolti. È importante evidenziare che la qualità deve appartenere ancor prima
che al prodotto, al processo che lo genera. La gestione della qualità non si limita, quindi, al mero controllo della
produzione (con la conseguente
rilavorazione del pezzo) ma deve agire prevenendo sistematicamente le cause delle eventuali non conformità. Resta,
pur sempre, anche se in esso è riposta un’enfasi ridotta, il controllo inteso come attività di misura, esame, prova
mediante calibri per una o più caratteristiche di un prodotto o servizio, a fronte
dei requisiti specificati, al fine di accertarne la relativa conformità. Condizione indispensabile per conseguire la qualità
attesa è che la gestione della qualità non coinvolga solo i livelli terziari e secondari dell’impresa (in isolati programmi
di analisi statistiche) ma riguardi anche l’alta direzione che deve designare un proprio rappresentante, il cosiddetto
responsabile del sistema qualità.
40-LA CERTIFICAZIONE DI QUALITÀ
La certificazione è una validazione effettuata da un organismo indipendente e può riguardare sia i prodotti che le
aziende. Per queste ultime si certifica il cosiddetto SISTEMA QUALITÀ.
La CERTIFICAZIONE DI QUALITA’ è l’attestazione della presenza nella gestione aziendale di elementi qualitativi minimi.
Avviene ad opera di enti terzi, il cui accreditamento si effettua secondo la norma UNI EN 45012.
Tali enti si avvalgono di gruppi di valutatori dei sistemi qualità che devono includere almeno un esperto del settore
tecnologico in cui opera l’azienda che richiede la certificazione. In Italia, il Sistema Nazionale di Accreditamento degli
Organismi di Certificazione è il SINCERT.
Il processo di certificazione si articola nelle seguenti fasi:
• Richiesta preliminare informale da parte dell’azienda;
• Invio della modulistica per l’inoltro della domanda ufficiale; richiesta della documentazione (manuale qualità,
descrizione dell’azienda, descrizione delle caratteristiche della produzione e del mercato) da parte del servizio tecnico
dell’organismo di certificazione;
• Esame preliminare del contenuto della documentazione preparata dall’azienda; valutazione della completezza e
della possibilità di apertura del piano di certificazione; eventuale richiesta di completamento, da parte del servizio
tecnico dell’organismo di certificazione;
• Apertura del piano di certificazione; formazione del gruppo di valutatori sistema qualità, da parte del servizio tecnico
dell’organismo di certificazione;
• Esame approfondito della documentazione dell’azienda, della sua conformità alla normativa di riferimento, degli
eventuali completamenti; pianificazione della verifica ispettiva, da parte del gruppo di valutatori sistemi qualità;
• Esecuzione della verifica ispettiva presso l’azienda; rilevamento contestuale delle eventuali non conformità di
applicazione del sistema documentato e riunione finale, al termine della visita con i rappresentanti dell’azienda, da
parte del gruppo di valutatori sistemi qualità;
• Nel caso di non conformità, compilazione della relazione ufficiale comprensiva delle non conformità e delle
osservazioni; inoltro della relazione ufficiale presso l’azienda, da parte del gruppo di valutatori sistemi qualità;
• Nel caso di non conformità, pianificazione ed attivazione delle azioni correttive conseguenti alle non conformità;
notifica all’organismo di certificazione dell’avvenuta soluzione, da parte dell’azienda;
• Nel caso di non conformità, pianificazione della seconda visita ispettiva per accertare l’avvenuta eliminazione delle
non conformità, da parte del gruppo di valutatori sistemi qualità;
• Nel caso di non conformità, esecuzione della verifica ispettiva presso l’azienda con riunione finale per l’esposizione
dei risultati alla presenza dei rappresentanti dell’azienda, da parte dei valutatori sistemi qualità;
• Stesura della relazione finale con tutti i dati relativi alle analisi e alle verifiche ispettive compiute, da parte del
gruppo di valutatori sistemi qualità;
• Esame della pratica completa e decisione di concessione della certificazione; stesura del piano di sorveglianza, da
parte del comitato di certificazione;
• Notifica all’azienda e diffusione alla stampa, da parte del servizio tecnico dell’organismo di certificazione;
• Applicazione delle verifiche periodiche di sorveglianza, da parte del gruppo di valutatori sistemi qualità.
41-DOCUMENTI GESTIONALI ED OPERATIVI DEL SISTEMA QUALITÀ
L a struttura della documentazione del Sistema Qualità deve coprire in modo esauriente, attraverso un’organizzazione
gerarchica dei documenti, le modalità di gestione di tutte le attività che influenzano la qualità del prodotto "progetto"
in conformità ai requisiti normativi ed in particolare della politica per la qualità. La documentazione deve contenere lo
scopo (perché), il campo di applicazione (quando), le responsabilità (chi), le modalità operative (come),
indipendentemente dalla complessità del lavoro, dai materiali usati, dalle capacità del personale coinvolto.
Il sistema della documentazione è strutturato su quattro livelli:
1° livello: Manuale della Qualità, contenente le prescrizioni generali di sistema per la conduzione di tutta
l'organizzazione della struttura produttiva (Azienda. Organismo di progettazione): ha funzioni programmatiche di
sintesi e di collegamento e formalizza "chi fa che cosa":
2° livello: Procedure della Qualità, contenenti le prescrizioni specifiche per la conduzione delle singole attività e delle
relazioni fra di esse: sono di supporto alla corretta applicazione del Sistema, dettagliano il "cosa" e formalizzano
"come, quando, dove":
3° livello: Istruzioni, contenenti le prescrizioni dettagliate per lo svolgimento operativo delle attività da parte del
personale: integrano le procedure, e formalizzano "come" a causa della complessità dell'attività; non indicano le
responsabilità degli addetti (chi)
4° livello: Documenti di registrazione della Qualità, contenenti le testimonianze dell'effettiva applicazione del Sistema
per ogni attività. I primi tre livelli rappresentano la documentazione di definizione della qualità, e quindi possono
essere certificati, mentre il quarto livello rappresenta la documentazione di attuazione del Sistema Qualità.
Ricapitolando:
1° LIV. MANUALE DI QUALITA’ Definisce la struttura organizzativa dello studio e le modalità operative per il
perseguimento della qualità.
2° LIV. PROCEDURE DI QUALITA’ Documenti che descrivono le modalità di svolgimento dei processi dello studio
stabilendo per ciascuna attività le funzioni coinvolte e le responsabilità
ISTRUZIONI Nel caso di attività semplici le procedure di qualità sono sostituite dalleistruzioni. Non sono previste
indicazioni di funzione e responsabilità.
Nel momento in cui arriva un incarico di progettazione, l’applicazione del Manuale e delle Procedure di qualità al
progetto si attua con il:
3° LIV. PIANO DI QUALITA’ del PROGETTO Documento che costituisce l’applicazione del Sistema Qualità (Manuale,
Procedure ed istruzioni) allo specifico progetto. Gli elementi fondamentali che devono essere specificati nel piano di
qualità, sono:
• Il “cosa”, ossia gli obiettivi preposti, definiti sulla base dei requisiti esterni da soddisfare
• Il “chi”, ossia la descrizione della struttura organizzativa, le funzioni, le responsabilità
e le relative modalità di interazione (Matrice delle responsabilità);
• Il “come”, ossia la definizione dei metodi e degli strumenti per la gestione ed il controllo del processo progettuale;
• Il “quando”, ossia il programma temporale (Gantt, Pert, Cpm, Dpm, Gert);
• Il “quanto”, ossia il consumo delle risorse ed i costi attesi.
42-MANUALE DELLA QUALITA’
Il manuale della qualità è un documento direttore, rivolto prevalentemente verso l’esterno, verso i committenti e gli
enti di certificazione. Si tratta della sintesi descrittiva di come l’azienda lavora, di come si è organizzata,
funzionalmente e tecnicamente, per il perseguimento della qualità e per
assolvere ai requisiti della normativa.
Il manuale è articolato in capitoli speculari nei confronti della normativa assunta a riferimento, nel senso che deve
essere predisposta la tabella di correlazione tra i contenuti della norma della serie UNI EN ISO 9000 ed i relativi
paragrafi nel manuale.
Questo documento deve definire la struttura organizzativa dell’azienda, le responsabilità funzionali delle principali
posizioni organizzative e le modalità operative più significative richiamando, di volta in volta, i documenti di maggior
dettaglio (procedure, istruzioni), precisandone sinteticamente il contenuto.
Ogni collaboratore interno dell’Azienda deve poter disporre, quantomeno per la consultazione, di una copia del
Manuale. Il Manuale può circolare al di fuori dell’Azienda; clienti e fornitori possono richiederne una copia per
verificare il modus operandi e l’efficienza dell’organizzazione. Deve essere tenuta un’accurata registrazione delle copie
emesse che possono essere distribuite in forma controllata o non controllata; le prime devono essere ritirate ed
aggiornate in caso di modifica (ad esempio le copie emesse all’Ente Certificatore).
43- IL SISTEMA QUALITÀ NELLE STRUTTURE DELLA COMMITTENZA ORGANIZZATA
La riuscita della gestione della qualità nel processo edilizio dipende principalmente dall’attività svolta dalle
committenze. In questo senso risultano molto importanti le strutture di project management.
PROJECT MANAGER, funzione (interna o esterna alla stazione appaltante) che gestisce un’intera
commessa per conto della committenza.
Al project manager è affidato il compito di emanare il piano di qualità ed il conseguimento dei livelli qualitativi indicati
dalla committenza, nel rispetto dei tempi e dei costi fissati.
Per interventi di notevole complessità tecnologica e per appalti comportanti un ingente importo, il project manager si
avvarrà del:
DESIGN MANAGER. Il design manager dovrà, prima di tutto, coadiuvare la committenza nella predisposizione del brief
(insieme delle istruzioni per…), chiarire eventuali dubbi circa la sua interpretazione avanzati dai progettisti, approvare i
piani di qualità verificando le procedure gestionali presenti nel sistema qualità degli organismi di progettazione.
Egli avrà due funzioni fondamentali: garantire la correttezza dei contenuti tecnici del progetto; garantire l’esaustività
dei contenuti informativi del progetto e l’efficacia delle loro modalità di trasmissione tra i diversi operatori.
Nelle varie fasi di progettazioni deve garantire il flusso di informazione tra i vari progettisti specialisti.
Il direttore di progetto ha il compito di programmare i lavori di progettazione, di aggiornare tale programma
attraverso la resocontazione degli stati di avanzamento, di eseguire la revisione di progetto.
Il direttore di progetto è il programmatore ed il controllore dei costi, ossia colui che richiede costantemente agli
specialisti progettuali, a fronte di una data disponibilità economico-finanziaria della committenza, l’espressione
economica delle definizioni progettuali proposte, misurandone la congruenza col piano di costo.
La direzione dei lavori è, in genere, espletata dal:
CONSTRUCTION MANAGER, alle dipendenze del project manager. Scopo principale del direttore dei lavori è verificare
l’esecuzione delle opere in conformità alle condizioni espresse nel contratto e nel capitolato speciale d’appalto, ossia
lo svolgimento delle procedure di controllo che ciascuna impresa specialistica o l’impresa mandataria, nel caso di
consorzi, ha descritto nel proprio piano qualità di commessa e nei piani di controllo qualità di cantiere. La direzione
dei lavori deve, inoltre, verificare la puntualità delle consegne e lo svolgimento del controllo qualità nella consegna
delle forniture.
44- IL SISTEMA QUALITÀ NEGLI ORGANISMI DI PROGETTAZIONE
La tematica della gestione della qualità non investe solo le imprese di costruzioni, le società installatrici di impianti e le
industrie dell’indotto edilizio, ma anche gli organismi di progettazione. La maggiore difficoltà nell’applicazione dei
principi che reggono il sistema qualità agli organismi di progettazione pare, tuttavia, significativa, rispetto ad altre
esperienze in atto nel settore. È vero, però, che iniziano a riscontrarsi validi esempi.
Un aspetto fondamentale che riguarda il sistema gestionale di un organismo di progettazione, specie allorché la
committenza intenda sottrarre quote di decisionalità progettuali alle imprese di costruzioni per conferirle interamente
agli organismi di progettazione, é l’attività di istruzione preliminare dei lavori di progettazione denominata briefing.
Tale attività, che comprende l’esecuzione dello studio di fattibilità e la valutazione del progetto d’investimento,
consiste nell’individuare formalmente le esigenze ed i vincoli del committente per tradurli in soluzioni di progetto
conformi.
Tale brief riveste una particolare importanza quando la committenza intenda stabilire il proprio programma
esigenziale e prestazionale e la natura dei servizi resi dai progettisti.
Il briefing, infatti, è la fase del processo edilizio nella quale si trasferisce il quadro delle esigenze della committenza ai
gruppi di progettazione, tramite uno strumento comunicativo in grado di tradurre, in termini concretamente
tecnologici, un insieme di istanze spesso indefinite.
Ad ogni procedura gestionale andrà, poi, associata la relativa modulistica, consistente in liste di riscontro.
Già in ogni studio di progettazione, comunque, sussistono istruzioni e format per la preparazione dei disegni esecutivi:
essi, infatti, devono essere redatti uniformemente, devono contenere il codice della commessa, devono riportare tutti
i momenti di controllo e le approvazioni previste, devono presentare i contenuti informativi richiesti, in coerenza con
gli altri elaborati del progetto (capitolati speciali d’appalto e computi metrici) che, a loro volta, saranno preparati
conformemente a dettagliate procedure.
Altrettanto importante è l’ordinata archiviazione dei disegni rispetto al fascicolo di commessa.
Fondamentali restano, come strumento di programmazione e di controllo dell’attività esecutiva, il capitolato speciale
d’appalto ed il computo metrico che, peraltro, rispondono all’originaria definizione di qualità, intesa come conformità
alle specificazioni tecniche ed economiche emanate dalla committenza attraverso il gruppo di progettazione.
Essenziale al funzionamento di un sistema qualità è la loro corretta verifica al termine di ciascuna fase di definizione
progettuale.
La revisione del progetto è l’esame formale, documentato, esauriente e sistematico di quanto progettato, per valutare
sia i requisiti considerati nella progettazione, sia l’idoneità della medesima a soddisfarli e a individuare i problemi e
predisporne soluzione.
45- IL SISTEMA QUALITÀ NELLE IMPRESE DI COSTRUZIONI
Le imprese di costruzioni e le ditte di installazione e di manutenzione degli impianti tecnologici, sono dei soggetti che
presentano forti resistenze all’introduzione di un sistema qualità.
Il numero elevato di piccole e medie imprese di costruzioni operanti sul mercato suggerisce che la maggior parte delle
unità operative nel settore non abbia la capacità di strutturare un’attività corrispondente ai criteri espressi nelle serie
normative riferite al sistema qualità.
Occorre, inoltre, considerare che se, da un verso, sono le grandi imprese a richiedere e ad agevolare l’introduzione di
metodologie gestionali, da un altro, esse ricorrono spesso a forme organizzative reticolari ed alla prassi del subappalto,
cosicché i contenuti cantieristici risultano dislocati ancora una volta verso le piccole e medie imprese.
Il primo passo è la rassegna, da parte della Direzione aziendale o di consulenti esterni, delle prassi abituali nell’impresa,
al fine di esaminare il livello organizzativo esistente.
Il passo successivo che le imprese sono chiamate a compiere è la redazione del manuale qualità.
La struttura dell’impresa dovrà essere definita secondo la parte amministrativa che rimarrà piuttosto statica e,
pertanto, agevolmente narrabile nel manuale qualità, e la parte cantieristica che varierà in base ad ogni intervento
costruttivo.
La predisposizione delle procedure costituisce la fase successiva dell’implementazione del sistema.
Contemporaneamente deve essere configurata la modulistica relativa ad ogni sottoparte procedurale. Solitamente le
procedure (che dovranno essere richiamate anche nel manuale qualità) richieste ad un’impresa di costruzioni sono:
Vi sarà, poi, un numero variabile di istruzioni operative relative alle singole procedure gestionali.
46-QUALITA’ DEL COSTRUITO
Al fine di individuare i diversi aspetti che concorrono a formare la qualità del costruito (opera edilizia compiuta)
dovranno essere soddisfatte sia la “QUALITA’ DI PROCESSO” che la “ QUALITA’ DI FRUIZIONE”. Per soddisfare la prima
è necessario intraprendere un percorso di qualità che parte dalla qualità nello studio di progettazione, prosegue nella
scelta dei prodotti e nel processo costruttivo.
Qualità del processo:
qualità del progetto
qualità del processo
qualità del prodotto
Per la qualità di fruizione, i filoni nei quali si è indirizzata negli anni la ricerca sono schematizzabili in:
qualità funzionale-spaziale: legata alla sicurezza d’uso, alla flessibilità, all’abitabilità, alle relazioni che
possono instaurarsi fra gli abitanti;
qualità ambientale: legata alle condizioni di microclima create all’interno degli spazi costruiti;
qualità tecnologica: legata alle caratteristiche dei sistemi e dei prodotti da costruzione, ai componenti e agli
impianti tecnologici.
Per la qualità tecnologico-ambientale possono essere definiti, in maniera abbastanza agevole, le modalità di
svolgimento del metodo di controllo, il tipo di prova, la natura dell’elemento di prova, la natura della prova. La qualità
funzionale-spaziale, detta anche tipologica, è la corretta risposta di un complesso insediativo, di un organismo
abitativo, di un alloggio, ai comportamenti abitativi ed ai modelli d’uso di una determinata fascia o gruppo di utenza.
In estrema sintesi per sistema ambientale ci riferiremo a quegli aspetti inerenti alle condizioni di tipo
microclimatico(generate all’interno di spazi costruiti) percettivo sensoriale ed al rapporto tra organismo ed ambiente
esterno; si parlerà, dunque, di un intorno termoigrometrico, di un intorno visivo – attenzionale, di un intorno
olfattivo – respiratorio, etc. L'opportuna valutazione di ognuno di questi intorni permetterà di stabilire i valori dei
parametri ambientali entro i quali attenersi (nel caso ad esempio dell'umidità relativa entro 30-60%) o il corretto
dimensionamento degli impianti oppure la loro distribuzione spaziale.
Il sistema funzionale-spaziale è riferito alla caratterizzazione degli ambienti secondo una logica che segua, appunto, le
funzioni che si dovranno svolgere al loro interno; saranno propri di questo sistema gli aspetti quali: fruizione,
flessibilità, componibilità, interazione spaziale, attrezzabilità etc. Il sistema tecnologico riguarderà la scelta della
tecnologia con la quale risolvere i diversi aspetti, il suo dimensionamento in funzione delle esigenze e del tipo di
materiale ed il dimensionamento degli impianti a servizio dell'organismo; appartengono al sistema tecnologico:
resistenza, durevolezza, sicurezza, innocuità, funzionamento, aspetto, manutenibilità, etc.
Al fianco di questi sistemi si aggiunge il sistema procedurale, al suo interno saranno contenute tutte le procedure per
la realizzazione del bene in oggetto, contemplando, dunque, il processo di affidamento, le operazioni di progettazione,
costruzione e gestione, le responsabilità ed i controlli da eseguire.
Per ognuno dei sistemi proposti esisterà un livello prestazionale minimo che assicuri il soddisfacimento delle esigenze.
In un approccio secondo cui per "qualità" viene intesa la capacità di un bene o servizio di rispondere alle esigenze che
lo hanno determinato, potremo allora parlare di qualità ambientale, qualità funzionale- spaziale, qualità tecnologica e
qualità procedurale.
47-DURATA DELLA QUALITA’
La manutenzione è una parte fondamentale del sistema di garanzia della qualità, in quanto, sia in un organismo
aziendale che professionale, non è un atto che trovi il suo termine nella certificazione, bensì è un processo che deve
essere permanentemente aggiornato, emendato ed implementato.
Gli eventuali fenomeni di guasto che possono manifestarsi nelle opere sono causati da combinazioni di fenomeni
aleatori, alcuni dei quali attribuibili a possibili errori nelle fasi edificative. La qualità delle opere è poi altamente
influenzata dalle modalità di uso e gestione durante la loro vita utile, dalla probabilità di un corretto utilizzo, nonché
dal grado di sicurezza ed efficacia delle operazioni manutentive, necessarie a ripristinare livelli prestazionali accettabili
a fronte del loro decadimento.
I temi della programmazione e del controllo dell’obsolescenza hanno così assunto un ruolo sempre più importante nel
dibattito relativo alle politiche di investimento e di sviluppo nel settore delle costruzioni. L’obsolescenza e il degrado
che investono gli immobili, uniti ai bilanci negativi delle politiche manutentive basate sugli interventi a seguito di
guasti, rendono consapevoli gli operatori del settore che è necessaria una gestione dell’obsolescenza e una
prevenzione dei fenomeni patologici di degrado, che si basino sulla programmazione degli interventi manutentivi e
sulla pianificazione delle risorse necessarie a mantenere costante nel tempo la qualità di un organismo edilizio.
Un po’ in tutti i settori la prevenzione è il principale strumento di riduzione dei costi della non qualità, mentre errori e
difetti sono le voci più rilevanti fra quelle che compongono il costo di ottenimento della qualità. Ciò giustifica la
necessità di intervenire prevalentemente in prevenzione anziché potenziare la valutazione e il controllo.
si possono identificare due diversi modi di gestione:
la manutenzione programmata, si basa sulla programmazione e la gestione tecnico-economica degli
interventi che si svolgono in seguito al manifestarsi di difettosità e patologie.
la programmazione dell’obsolescenza, è basato su una strategia di gestione globale del fenomeno,
attraverso investimenti da fare a monte del processo, è mirata a stabilire quali sono i modi per ottenere i
livelli qualitativi necessari affinché un prodotto mantenga inalterate le sue prestazioni nel tempo.
48-CHECK LIST (LISTE DI CONTROLLO)
La lista di controllo è l’insieme dei documenti richiesti o dei requisiti previsti per il completamento di una data attività
e serve ad impedire che nessuno di essi possa essere trascurato.
Nel caso del processo progettuale e di quello costruttivo si dovranno elaborare le check list riferite a tutte quelle
attività a cui è associato un grado di rischio di non qualità elevato. Si presentano come delle schede pre compilate
contenenti voci di controllo raggruppate per classi omogenee. In corrispondenza delle voci di controllo sono presenti
delle caselle vuote da marcare con un Si o un No in base all'esito accettabile o meno del controllo. Per poterle
utilizzare come strumenti di valutazione, si può introdurre un punteggio che identifichi il livello di attivazione.
Le check-list riguardanti le opere civili possono essere differenziate tra quelle per la progettazione (CLP) e quelle per le
costruzioni (CLC).
Nel controllo del progetto il loro uso prevede la corrispondenza di una scheda per ogni elaborato progettuale. Ogni
scheda riporta l'elenco precompilato dei controlli o dei valori di certi parametri indicatori e segue l'elaborato durante
il suo sviluppo. In genere le schede sono utilizzate all'interno dello studio di progettazione ove l'elaborato viene
prodotto ma possono essere usate anche da soggetti esterni (committente, organismi certificanti ecc..).
Le Check-List per le costruzioni, sono invece utilizzate in cantiere durante lo svolgimento delle lavorazioni o dopo la
loro conclusione, e riguardano il controllo delle lavorazioni svolte in cantiere, incluse le materie prime, i semilavorati o
i manufatti intermedi, oppure del manufatto finale che viene realizzato. In questo caso sono l'Assistente ai lavori, il
Capo Cantiere o il Direttore Lavori che compilano le schede. La compilazione segue nel tempo le lavorazioni cosicché
risulta necessariamente dilazionata nel tempo.
Le voci di controllo che compaiono sulle CL possono essere di alto o di basso livello, le prime
associano ad una sola voce più controlli, le seconde ad ogni voce un solo controllo.
Naturalmente usare parametri di alto livello porta ad avere CL semplici e sintetiche, però spingendosi troppo in questa
direzione si concentrano, su poche voci, controlli troppo numerosi e soprattutto indefiniti. Al contrario spingersi verso
l'utilizzo di parametri di basso livello vuol dire, sì esplicitare le azioni di controllo, ma contemporaneamente
aumentare le righe contenute in ciascuna scheda cioè le sue dimensioni finali, fino a farla divenire ingestibile ed
eccessivamente elementare.
I vantaggi pratici delle Check-list sono:
risparmio di tempo per i verificatori (non più lunghi e complicati verbali).
indicazioni semplici, chiare ed operative per chi deve recepire le carenze.
controlli completi, senza possibilità di dimenticare niente.
omogeneità dell'azione di controllo.
possibilità di dimostrare in tempo reale tutti e solo i controlli effettuati, il loro esito, la data, il nome e la
firma del verificatore.
responsabilizzazione dei verificatori con la conseguenza di dare maggior enfasi ai controlli che vengono
infatti sottoscritti da nomi e firme. (Nel caso delle istruttorie di verifica, pur esistendo nomi e firme, non
risulta chiaro quali e quanti siano i controlli che andavano effettuati, controlli che spesso sono lasciati alla
discrezione ed alla buona regola d'arte del verificatore.
49-RESPONSABILITÀ DELLA PROGETTAZIONE
Nell’ambito della gestione del Sistema Qualità la Direzione aziendale deve stabilire le responsabilità, l’autorità e i
rapporti reciproci del personale che dirige, e designare un membro della struttura direttiva con specifica autorità che
si occupi (pur potendo avere altre responsabilità)della istituzione, applicazione e mantenimento del sistema qualità
riferendo direttamente alla direzione.
Gli strumenti per la definizione delle responsabilità sono fondamentalmente tre:
• la matrice delle responsabilità, griglia con in ascissa le attività ed in ordinata le figure professionali.
• la descrizione delle attività (job description), integra la matrice delle responsabilità definendo, per ogni operatore
compiti specifici, finalità del ruolo, rapporti in relazione all'organigramma.
• l'organigramma funzionale, schematizza la gerarchia fra gli operatori interni.
50-GERARCHIA DELLE RESPONSABILITA’
L'attività di pianificazione della progettazione richiede la ripartizione delle mansioni e dei compiti e la definizione dei
livelli di responsabilità per ogni attività a partire da quelle di coordinamento fino a quelle operative.
La gerarchia individuabile nella fase di progettazione è:
• coordinamento di commessa - guidato dal responsabile di commessa o project manager, funzione specifica, posta a
diretto contatto con la direzione, che mantiene i contatti tra committente e azienda, organizza e controlla il processo
progettuale affinché sia rispondente agli accordi contrattuali.
• coordinamento di progetto - guidato dal responsabile di progetto o project controller, è la funzione che si occupa
direttamente della gestione della pianificazione e dello sviluppo del progetto e del coordinamento dei diversi gruppi
progettuali (sezioni progettuali) coinvolti in quella specifica commessa. Insieme al Project Manager nomina i
responsabili delle sezioni progettuali.
• coordinamento delle sezioni progettuali - guidato dal responsabile delle singole sezioni progettuali o project
engineer, gestisce lo sviluppo delle specifiche progettazioni traducendo
le richieste del committente in scelte progettuali in stretta collaborazione con i responsabili delle altre sezioni in modo
da mantenere uno sviluppo coordinato ed omogeneo del lavoro;
• coordinamento di assicurazione qualità - guidato dal responsabile assicurazione qualità o quality manager, assolve
alla "funzione assicurazione qualità" che deve mantenere vitale il sistema qualità all'interno dell'organizzazione
attraverso un continuo miglioramento sviluppando ed adeguando procedure ed istruzioni operative. E’ nominato dalla
Direzione aziendale.
51-TIPI DI CONTROLLO DELLA PROGETTAZIONE
Per garantire la qualità dell'attività di progettazione è necessario attivare una serie di controlli articolati su tutto il
piano della progettazione, individuando vari livelli affidati a soggetti diversi ma integrati e coordinati tra loro:
1. autocontrollo: sistema di controllo dell'operatore preposto all'attività.
2. controllo interno, sistema di controllo all'interno del coordinamento della attività composta o della procedura, in
correlazione con operatori autonomi;
3. controllo esterno: sistema di controllo applicato da personale estraneo alla attività o alla procedura esaminata.
Ogni risultato ottenuto va testimoniato attraverso una documentazione chiara e precisa per permettere di affrontare
agevolmente la fase di riesame del progetto.
I tipi di controllo possono essere suddivisi anche in funzione della qualità cui sono finalizzati: qualità processuale,
qualità spaziale, funzionale e tecnologica, qualità economica, qualità operativa, qualità gestionale.
52-IL RISCHIO DI “NON QUALITÀ” NELLA FASE COSTRUTTIVA
Dalla misura della qualità di un bene edilizio attraverso le sue caratteristiche funzionali, spaziali, ambientali e
tecnologiche possiamo determinare il rapporto tra requisito e prestazione.
Le problematiche nascono nel momento in cui la scarsa attenzione alla fase iniziale della progettazione ed alla scelta
dei materiali e degli elementi tecnologici porta ad una non qualità dell’oggetto realizzato.
Nella fase progettuale sarà innanzitutto indispensabile introdurre un’analisi dei "fattori di rischio”, ovvero sia
l’identificazione di tutte quelle condizioni che, qualora si verifichino durante il processo,
non permetteranno l’ottenimento dei risultati attesi. Il "rischio" può essere, nel caso edilizio, di natura tecnica;
economica; temporale.
Per analizzare il rischio economico e quello temporale si utilizzano metodiche basate su parametri quantitativi, che
tengono conto delle differenze rispetto alle previsioni iniziali di costo dell'intero progetto e di valutazione dei tempi di
realizzazione.
I rischi di natura tecnica sono invece connaturati alla variabile qualitativa, e per essi è utilizzabile il metodo basato sul
controllo della qualità. In genere, soltanto questi ultimi sono difficilmente valutabili e, di conseguenza, controllabili in
corso d'opera.
Il rischio economico viene, se non del tutto eliminato, almeno ridotto, qualora le scelte operate già nella fase
progettuale sono tali da ridurre i rischi di insuccesso.
Nel settore delle costruzioni non esiste un metodo per la valutazione dei costi della mancata qualità, perché esiste una
certa indeterminatezza delle specifiche tecniche delle opere da realizzare; esiste inoltre una scarsa rilevanza, ancora
maggiore nel recente passato, nei confronti dei costi della non qualità rispetto a quella del costo finale di produzione.
La valutazione dei costi redatta dagli operatori prende come riferimento esclusivamente i dati oggettivi provenienti da
consuntivi e non considera, invece, anche l’analisi dell’intero processo.
In prima analisi possiamo pensare di controllare i rischi dovuti a fattori organizzativi attraverso i metodi della gestione
della qualità; quelli tecnici attraverso l'analisi critica della progettazione e il controllo dell'affidabilità del progetto e dei
procedimenti costruttivi.
I rischi dovuti a fattori diversi, dipendenti dal mercato o dal contesto, non sono controllabili.
Dall'analisi dei rischi otteniamo quegli elementi che permettono la scelta di un appropriato sistema di qualità da
adottare per ottenere la conformità del prodotto ai requisiti richiesti.
53-PROJECT MANAGEMENT
Una prima definizione del Project Management è quella che lo presenta come un orientamento, una filosofia
organizzativa globale per affrontare situazioni transitorie, in quanto definite nel tempo.
Il Project Management può essere definito come: “Una combinazione di uomini, risorse e fattori organizzativi, riuniti
temporaneamente, per raggiungere obbiettivi unici, definiti e con vincoli di tempo, costo, qualità e risorse limitate”.
L’attività edilizia si ripropone attraverso una sequenza di progetti non ripetitivi.Per questo le imprese edili focalizzano
la programmazione ed il controllo dell’attività aziendale sui singoli progetti. Per poter superare tutte le problematiche
che si evidenziano all’interno di un progetto edilizio bisogna avere una buona disciplina del Project Management,
ovvero avere una buona preparazione nella gestione dei progetti, ciò non significa che non ci saranno più problemi, né
che i rischi spariranno, ma che grazie a dei processi standard si potranno ridurre notevolmente.
Le attività produttive dell’impresa edile si sviluppano secondo progetti. L’unità di riferimento quindi nella
programmazione e nella realizzazione della produzione è il progetto.
Peculiarità di quest’approccio della gestione è la costituzione di gruppi di lavoro interfunzionali, costituiti in pratica da
persone provenienti da funzioni differenti e collocate gerarchicamente su vari livelli.
Il fine del PM consiste nel pianificare il project, ossia nel prevederne lo sviluppo in modo da poter ottimizzare i tempi
di realizzazione, la qualità e i costi del prodotto raggiungendo una situazione di equilibrio, dalla quale si possa non
avvertire la netta prevalenza di nessuna delle tre componenti. I vantaggi del PM sono:
- Riduzione dei costi del project, tra il 20% e il 30%
- Maggiore garanzia di completamento del project nel tempo e nel budget preventivato;
- Maggiore rispondenza ai requisiti ed alle aspettative del cliente;
- Possibilità di individuare i rischi del project in modo e con il minor impatto sulle risorse;
- Possibilità di gestire in modo efficiente le risorse;
- Qualità dei risultati finali più elevata;
- Possibilità di migliorare l'ambiente di lavoro; se i progetti hanno più successo il cliente sarà più coinvolto, il team avrà
il morale più alto, maggiore autostima e una conseguente maggiore professionalità.
54-LIVELLI DI ANALISI DEL PROJECT MANAGEMENT
Relativamente all’aspetto della gestione e controllo del processo edilizio, si possono individuare tre livelli di analisi.
ognuno dei quali è rivolto ad un operatore guida diverso:
• La gestione della Commessa;
• La gestione dell’Intervento;
• La gestione del Progetto;
La gestione della Commessa
E’incentrato sulla fase di costruzione ed avente come operatore guida l’impresa di costruzioni. Si tratta di un livello
che si sofferma soprattutto sulla progettazione e programmazione operativa dell’intervento per effettuare delle
previsioni prima dell’inizio dei lavori.
La gestione dell’Intervento
Il secondo livello è quello della Gestione dell’Intervento avente come oggetto di analisi le fasi di progettazione e
costruzione e come operatore guida il progettista o il project manager, spesso per errore scelto all’interno della
struttura del committente o fatto coincidere con lo stesso progettista, ma che deve avere capacità specifiche e
particolari.
La gestione del Processo
Riguarda la valutazione del progetto a partire dalle analisi iniziali che avvengono con lo studio di fattibilità fino alla
gestione dell'edificio e dell'attività a cui viene destinato durante la vita utile di esercizio. L’operatore guida è, in questo
caso, il committente essendo questa la fase in cui si operano le scelte determinanti sul progetto e sulle alternative da
percorrere; per svolgere tali analisi è necessario che questo si faccia affiancare da società di project .
La gestione dell’Intervento è storicamente oggetto del project management. A questo livello gestionale sono coinvolti
tutti gli operatori del processo: committente, progettisti, imprese e produttori.
Individuate le necessità espresse dal committente nella fase di briefing iniziale, prima di dare inizio alla fase
progettuale, si deve prima di tutto strutturare il modello organizzativo dell’intervento con l’intento di definire le
regole e le procedure alle quali i vari operatori si devono attenere. A questo proposito il committente si deve dotare di
professionalità in grado di: organizzare l’intervento; gestirlo e controllarlo in ogni sua fase; coordinare i vari operatori.
Tale figura viene denominata Project Manager, il quale si configura come la guida di questo livello di analisi. In ambito
pubblico, gli ultimi disposti legislativi hanno promosso la costituzione del Responsabile del Procedimento che presenta
delle forti analogie con la figura del project manager per la gestione e con la responsabilità di tutto l’intervento.
55-PROTAGONISTI DEL PROJECT MANAGEMENT
1.Committenza: E’ il soggetto per conto del quale l’intera opera viene realizzata.
2.Direzione Generale: E’ il soggetto che definisce gli obiettivi, effettua riesami, assicura la disponibilità delle risorse e
supervisiona lo stato di avanzamento dei progetti.
3.Project Manager: e’ il soggetto che pianifica ed organizza le attività del project team. Un buon project manager deve
avere familiarità con un largo numero di tecniche e discipline in quanto molti progetti devono essere organizzati sotto
l’aspetto tecnico, finanziario, di marketing ed organizzativo. Deve inoltre avere ottime capacità di comunicazione e
deve saper motivare e coinvolgere il personale che coordina.
Il PM ha le seguenti funzioni:
• INDIVIDURE OBIETTIVI del progetto, pianificare le strategie per il loro raggiungimento;
• INDIVIDUARE LE RISORSE necessarie (manodopera, materiali, attrezzature, etc);
• FORMULARE IL BUDGET del progetto
• ORGANIZZARE IL FLUSSO DI INFORMAZIONI in modo che tutti gli interessati siano sempre al corrente degli eventi
che;
• MONITORARE IL SAL DEL PROJECT, controllando tempi, costi e qualità;
• ATTIVARE INTERVENTI CORRETTIVI nel caso di scostamenti rispetto al programma;
• RISOLVERE I CONFLITTI tra committente, fornitori, funzioni specialistiche, etc.
4. Responsabili di fase: si tratta di funzioni equivalenti al PM, anche se rivolte ad aree di intervento ridotte, che
possono essere interne o esterne alla struttura ed al progetto; si configurano come interfaccia tra progetto e struttura
funzionante.
5. Responsabili di funzione: sono interni alla struttura ed hanno funzione operativa tra progetto e struttura
funzionante.
6. Specialisti: sono interni alla struttura e contribuiscono allo sviluppo del progetto senza entrare nel merito della
gestione.
7. Direzione generale (ruolo nodale nella gestione dell'azienda). La direzione deve impegnarsi direttamente,
esercitando una leadership personale, non delegata ad altri, espressa in azioni chiare e definite, con assunzione diretta
di precise responsabilità. La sua funzione riguarda:
-la definizione degli obiettivi prioritari, in fatto di strategie e di qualità:
-la verifica della presenza delle strutture e delle risorse adatte al processo produttivo;
-la supervisione dello stato di avanzamento dei progetti di miglioramento;
-l'attenzione ed il riconoscimento verso i dipendenti.
56-WBS
La pianificazione di un intervento può essere attuata nel modo più semplice ed efficace procedendo alla
scomposizione del progetto in tutte le sue componenti, intendendo come tali l’insieme dei singoli sottoprodotti che
costituiscono il prodotto finale e delle attività operative necessarie alla loro realizzazione.
Nel dimensionamento dei pacchetti di lavoro (work-packages) componenti del progetto, dovranno essere rispettati i
seguenti criteri:
• Sufficiente livello di dettaglio: ogni pacchetto deve essere dimensionato in modo tale che i suoi contenuti risultino
definiti con la massima precisione.
• Misurabilità dei risultati: possibilità della rilevazione precisa ed univoca dello stato di avanzamento mano a mano
raggiunto dall’attività, in termini di quantità di prodotto già realizzata.
• Univoca allocazione delle responsabilità: ogni pacchetto deve essere assegnato ad un unico ente aziendale che lo
prende in carico e lo gestisce operativamente rispondendo dei risultati ottenuti.
Possono essere formati gruppi di WP accorpati in ITEM.
In pratica, si costruisce una matrice nelle cui righe compaiono le attività operative necessarie a completare la fornitura,
mentre le colonne contengono le componenti elementari nelle quali viene scomposto il prodotto finale. Quest’ultimo
può essere rappresentato mediante una struttura gerarchica a piu’ livelli (pbs, product break-down structure) in
ciascuno dei quali confluiscono i sottoprodotti di livello inferiore. Di norma, la mappa della PBS viene costruita con un
procedimento “top-down” che pone al massimo livello l’intero prodotto finale che costituisce lo scopo della fornitura
del progetto e al livello immediatamente inferiore i suoi principali sottoprodotti componenti. Il processo di
scomposizione termina quando si ritiene di aver raggiunto il livello di dettaglio desiderato. Con un procedimento del
tutto analogo si può procedere alla scomposizione delle attività, ottenendo in tal modo la struttura ABS (acronimo di
Activity Breakdown Structure”). Ogni elemento della matrice, denominato Work Package (WP), rappresenta l’insieme
del singolo sottoprodotto elementare e della specifica attività operativa necessaria a realizzarlo. La matrice così
costruita prende il nome di Work Breakdown Structure (WBS): i suoi elementi rappresentano, nel loro insieme, tutte le
attività operative che dovranno essere espletate al fine di pervenire al completamento dello scopo della fornitura e
ciascuno di essi viene pianificato, valutato, budgettato, schedulato e controllato dall’ente aziendale che lo ha in carico.
La matrice WBS, dunque, riporta nelle righe la lista delle attività/lavorazioni previste (ABS) e nelle colonne i
prodotti/servizi ottenuti a seguito delle attività completate (PBS). Ciascun WP, pertanto, viene perfettamente
identificato dalla coppia di codici ABS e PBS.
A ciascuna attività presente nell’elenco ottenuto dalla costruzione della WBS viene anche associato anche il codice
OBS (Organisational Break-down Structure) che individua in modo univoco l’ente cui è demandata la responsabilità
esecutiva.
Per riassumere, ciascuna delle componenti elementari nelle quali è stato scomposto il progetto e che abbiamo
definito WP, viene, dunque, rappresentata dall’insieme dei tre codici ABS, PBS e OBS.
Tali codici, identificando, rispettivamente, il singolo sottoprodotto, la specifica attività operativa necessaria a
realizzarlo e l’ente che, in ambito aziendale, se ne assume la responsabilità, consentono di raggiungere una definizione
del progetto analitica e, al tempo stesso, esaustiva.
57-TECNICHE DI PROGRAMMAZIONE –GANT PERT
Il programma di lavoro rappresenta l’organizzazione logico-temporale delle fasi che lo costituiscono.
Le tecniche utilizzate richiamano due tipi di rappresentazioni grafiche:
-Bar-Charts (grafico a barre orizzontali) sviluppata da GANTT- Si utilizzano per progetti di bassa e media complessità
(>60 attività). E’ una tecnica con un costo di gestione abbastanza contenuto, di facile controllo ed aggiornamento, ma
soprattutto di immediata lettura e comprensione La pianificazione avviene contemporaneamente alla
programmazione
-Net-Works: grafico a diagramma reticolare basato sulla teoria dei grafi (PERT, CPM). E’ un modello gestibile col
calcolatore (numero elevato di attività). La pianificazione è separata e precede il processo di programmazione.
Il diagramma di GANTT è spesso utilizzato anche nei programmi di lavori grossi come strumento ausiliario per le
tecniche di programmazione più evolute, in quanto si utilizza per pianificare le singole attività.
Una volta creata la WBS e, quindi, individuata ciascuna parte elementare del project, si passa alla schedulazione. Si
devono quindi assegnare le date di inizio e di fine di ogni attività elementare in modo da garantire che l'intero
progetto venga eseguito nel rispetto degli impegni contrattuali. La schedulazione consente di programmare e
controllare l'avanzamento della realizzazione del progetto e dell'esecuzione di tutte le sue parti. ll principale obiettivo
della programmazione e controllo dell'avanzamento di un
progetto è quello di rispettare la data contrattuale di consegna dell'opera minimizzando il costo della stessa. I costi
sono fondamentalmente legati all'uso delle differenti risorse: capitali, uomini, mezzi e materiali, brevetti, ecc.. Le
evidenti necessità di programmare e controllare il raggiungimento dell'obiettivo e quindi la realizzazione del progetto
richiedono strumenti e tecniche adeguati. Tra le prime ed ancora oggi molto utilizzata, il diagramma a barre o
diagramma di Gantt consente semplici schedulazioni attraverso l'uso di una rappresentazione grafica delle attività del
progetto. Si tratta di un diagramma di pianificazione temporale e di controllo dell’evoluzione del project basato su una
tecnica proposta all
Il diagramma di GANTT si basa su una rappresentazione grafica in cui sull’asse delle ordinate si trova la successione
delle attività individuate e sull’asse delle ascisse è rappresentata la loro durata attraverso barre la cui lunghezza è
proporzionale alla loro durata temporale (mesi, settimane, giorni). Lo sviluppo temporale di ogni attività è
rappresentato attraverso un segmento relazionato alla scala temporale che riporta la data di inizio e la data di
completamento.
Nonostante i citati aspetti positivi, questo metodo di programmazione presenta dei limiti:
• Non consente di evidenziare il livello di importanza delle varie attività e le reciproche correlazioni;
• È difficile rappresentare più di 50 attività su un’unica tavola;
• Difficoltà di individuazione dei punti di intervento per accelerare e, quindi, economizzare il lavoro.
• Mancanza di tempestività nel controllo dello stato di avanzamento del lavoro.
Le prime tecniche reticolari ad essere sviluppate furono il CPM (Critical Path Method) ed il PERT (Program Evaluation
and Review Technique). Da essi ne sono derivate altre GERT e VERT. Le prime due restano comunque le più adottate
per la schedulazione dei progetti.
Tale tecnica si occupa essenzialmente degli aspetti temporali del programma e solo di riflesso degli aspetti economici.
Messa a punto nel 1958 da un gruppo di ricercatori per lo sviluppo di un sistema di programmazione e controllo della
realizzazione del progetto "Polaris". Il reticolo PERT stima la durata di ogni attività e, pertanto, dell’intero intervento
basandosi su un livello di costo ben definito. Nel CPM, differentemente dal PERT, sono utilizzate stime deterministiche
delle durate delle attività e non ci si preoccupa di introdurre gli effetti dell'incertezza nella
realizzazione delle attività.
Il pert è una tecnica di programmazione temporale che si serve di un reticolo (ecco perché sono definite tecniche
reticolari) costituito da nodi connessi mediante archi orientati secondo la sequenza logica con cui il lavoro deve essere
realizzato. I nodi rappresentano gli eventi di inizio e fine di un’attività di durata nulla, mentre gli archi rappresentano
le singole attività.
Per costruire un reticolo PERT, si procede nel seguente modo:
RACCOLTA DEI DATI
Si analizza il lavoro e si Individuano le attività (elementari ed omogenee) da cui è composto e relativi vincoli di
sequenza logico-temporale.
1-STESURA DEL RETICOLO
Si procede ad una rappresentazione grafica del programma assegnando le durate a ciascuna attività.
2-CALCOLO
Si calcolano i TPB e i TU degli eventi j, e questi vanno riportati
sul PERT, in corrispondenza di ciascun evento.
3.-ESAME DEI RISULTATI
Si calcolano gli scorrimenti:
- Scorrimento degli eventi
-Scorrimenti liberi concatenati e totali delle attività.
Le attività con scorrimenti totali nulli sono dette critiche ed
esiste almeno un Cammino critico= catena di attività critiche
ed è quella che determina direttamente la durata complessiva
della rete (la durata totale è la somma delle durate delle attività che formano il cammino critico).
4. USO DEI RISULTATI
La presenza di attività con slittamento totale >0, indica che ci sono delle operazioni che, conservandone la durata
possono essere iniziate e completate più tardi di quanto si era previsto. Tutto questo attraverso un semplice
spostamento di risorse le quali potranno essere impiegate per le attività critiche. Si ottiene così una diminuzione della
durata complessiva del programma attraverso un semplice spostamento di risorse ed ad una loro più opportuna
distribuzione. Naturalmente, effettuando questa riorganizzazione, occorre fare attenzione a non incrementare la
durata delle attività “non critiche” al di là del relativo scorrimento totale per evitare che tali attività diventino
anch’esse critiche.
58-Il RISCHIO
La riuscita di un progetto dipende sempre più dalla conoscenza, comprensione, capacità di individuare, interpretare e
controllare. Il rischio è un concetto che associa due elementi fondamentali: il primo è la probabilità che un
determinato evento sfavorevole si verifichi, l'altro elemento è la conseguenza dell'evento.
L’ evento (o le conseguenze che ne derivano) è considerato “rischioso” solo quando non si hanno certezze circa il suo
effettivo futuro accadimento.
L’evento rischioso può essere definito anche in funzione del tipo di conseguenza ad esso associato: si avrà quindi una
“minaccia” nel caso in cui le conseguenze relative al suo accadimento risultino sfavorevoli mentre si parlerà di
“opportunità” qualora l’effetto sia vantaggioso.
Il rischio nelle attività progettuali si configura come citato da Giard “….. la possibilità che un progetto non sia eseguito
in conformità alle previsioni in termini di costi, di data di completamento e di specifiche del prodotto finale, essendo
lo scarto rispetto a queste previsioni considerato difficilmente accettabile o inaccettabile "; in sintesi secondo tale
definizione, il "rischio" può essere, nel caso edilizio, di natura tecnica; economica; temporale.
Il rischio economico e temporale possono essere identificati mediante metodologie basate sull’analisi quantitativa.
I rischi possono essere macroclassificati qualitativamente in base alla gravità delle conseguenze in: secondari o
trascurabili, primari o catastrofici, e in base alla probabilità di accadimento in improbabili o rari, probabili o frequenti e
in base alla possibilità di rilevarli in rischi individuabili e rischi non individuabili e in base alla capacità di controllo in
controllabili o scelti e non controllabili o subiti.
59-RISK MANAGEMENT
I rischi devono essere gestiti mediante un insieme di metodi e strumenti (Risk Management) le cui fasi sono:
IDENTIFICAZIONE: individuazione e descrizione degli eventi che potrebbero manifestarsi. Esistono diversi metodi e
strumenti che possono essere utilizzati in modo combinato per sviluppare questa fase di organizzazione delle
conoscenze circa la fallibilità del progetto: analisi della documentazione esistente, interviste agli esperti, sviluppo di
check-list finalizzate, analisi di basi di dati relative ai rischi di progetti precedenti, utilizzo di metodi e tecniche di analisi
dei rischi sistematici e ripetibili.
QUANTIFICAZIONE: valutazione quantitativa della frequenza e delle conseguenze di ciascuna tipologia di evento. Con
la Risk Analysis si quantificano le probabilità di accadimento, gravità e facilità di individuazione. Tale analisi necessita
di dati statistici di riferimento relativi a dati storici di progetti simili (non sempre facilmente reperibili) o a modelli
probabilistici. La metodologia utilizzata per la quantificazione dei rischi è diversificato in base alla natura dell’aspetto
progettuale considerato (teoria delle decisione per aspetti economico-finanziario, tecniche di simulazione per stimare
ricadute temporali, giudizi emessi dagli esperti).
PIANIFICAZIONE. Definizione delle azioni correttive da intraprendere. La gestione dei rischi non si basa solo su azioni
di conoscenza, ma anche su azioni operative, su decisioni che modificano il progetto nei suoi aspetti tecnici e
organizzativi, in parte o totalmente, per ricondurre i rischi a un livello accettabile. Gli strumenti della gestione dei
rischi volti a sviluppare la fase di pianificazione degli interventi sono:
• l’elusione o la prevenzione, l’obiettivo è di impedire il verificarsi dell’evento. Con l’elusione si rinuncia all’attuazione
dell’attività che genera l’evento scatenante (in questo modo si elimina la possibilità del rischio); mentre la prevenzione
consiste in un insieme di azioni volte a diminuire la possibilità del verificarsi di eventi nefasti.
• la protezione, ossia minimizzare gli effetti prodotti dall’evento dannoso, questa misura si attua quando l’effetto
negativo si è già realizzato, quando cioè la prevenzione ha fallito..
• l’assicurazione Nel Risk Plan che è il documento nel quale troviamo i risultati delle fasi di identificazione,
quantificazione e pianificazione, in corrispondenza della parte dedicata a quest’ultima sono riportate le contromisure
che si è deciso di adottare espresse in termini di:
• Descrizione delle specifiche azioni da intraprendere
• Ente aziendale al quale è affidata la responsabilità di attivare le particolari contromisure
• Costi della contromisura che devono essere inclusi nel conto economico revisionale.
CONTROLLO: attuazione e aggiornamento di azioni preventive. Mentre le prime tre fasi sono sequenziali e condotte in
fase preliminare di pianificazione la fase di controllo viene esercitato lungo tutto il tempo di realizzazione. E’ prudente,
e anche necessario, procedere con cadenza periodica alla valutazione dell’andamento del progetto al fine di accertarsi
dell’effettivo buon progredire, in modo che i vincoli temporali ed economici vengano rispettati. Anche perché dato il
carattere dinamico del progetto alcuni rischi inizialmente considerati deboli si potrebbero trasformare in rischi
inaccettabili col tempo. Il controllo è finalizzato alla eventuale ricerca di ulteriori possibili interventi correttivi.
Uno dei compiti del direttore del progetto e del suo team è quello di monitorare l’effettivo andamento degli eventi
rischiosi già immessi nel Risk Plan. Nel caso in cui l’evento scatenante non dovesse avverarsi allora bisogna recuperare
i fondi stanziati per essere ridestinati. Mentre se l’evento dannoso si verifica allora il direttore del progetto deve
assicurarsi che vengano applicate in modo tempestivo, e con le modalità specificate nel Risk Plan, le contromisure
pianificate e contenute nel documento.
Metodologie per la gestione del rischio di un progetto sono il metodo FMEA, il metodo PCM, il metodo SOCOTEC.
60-DOMANDA BONUS PROCEDIMENTI COSTRUTTIVI
Per procedimento costruttivo s'intende una serie organizzata di conoscenze tecniche e di fasi esecutive per mezzo
delle può essere realizzato un edificio. I sistemi costruttivi si differenziano tra loro per i materiali, la manodopera e le
attrezzature impiegate, che sono riconducibili alle tre seguenti categorie:
• Procedimenti costruttivi tradizionali (maggioranza delle lavorazioni eseguite direttamente sul luogo
dell’intervento. Le lavorazioni presentano alto grado di manualità con prevalente impegno della
manodopera)
• Procedimenti costruttivi industrializzati (impegno manuale, sempre sul luogo dell’opera limitato o
supportato considerevolmente dall’uso di attrezzature in una successione organizzata di cicli esecutivi)
• Procedimenti costruttivi prefabbricati (cesura temporale e in genere anche spaziale nel complesso delle
attività di costruzione. Gli elementi e per alcuni versi gli stessi sistemi costruttivi sono precostituiti
generalmente in luoghi (stabilimenti) diversi da quello dell’opera. Sul posto si procederà a sole lavorazioni di
assemblaggio e di montaggio.
A volte alcune attività di prefabbricazione avvengono nello stesso cantiere (a pié d’opera). Si tratta di fasi di
prefabbricazione parziale inserite in cicli operativi di tipo industrializzato.
61-DOMANDA BONUS TECNICHE COSTRUTTIVE
In sintesi, tutte le tecniche costruttive sono riconducibili a due tipi essenziali:
• La giustapposizione (od assemblaggio)
• Il getto in opera (la gettata in calcestruzzo)
La costruzione delle parti dell' edificio per giustapposizione o per assemblaggio, avviene per mezzo della comunione di
elementi come: pietre, mattoni, travi, tavole di legno, ecc.; oppure di componenti più complessi che sono: pannelli,
elementi strutturali in cemento armato, ecc.; prefabbricati, cioè eseguiti in stabilimento, e montati successivamente in
opera.
La tecnica di assemblaggio presuppone l'esistenza del giunto, cioè di un elemento che permette di unire saldamente
fra di lorole parti per formare un “tutto” come lo strato di malta disposto tra due mattoni od il tassello ad espansione
fissa il controtelaio di una porta ad un muro, sino ad arrivare al dispositivo d'incastro che sostiene i pannelli di un
controsoffitto.
La costruzione tramite getto in opera richiede la preparazione di cassaforme o casserature corrispondenti agli
elementi edilizi da realizzare e l'impiego di materiali di consistenza plastica in grado di assumere la forma della
casseratura ed indurire in un determinato periodo di tempo, acquistando la resistenza necessaria a sopportare le
sollecitazioni previste: per questo impiego, il materiale più comunemente utilizzato è il calcestruzzo.
Le cassaforme dopo il loro smontaggio (disarmo) possono essere reimpiegate un certo numero di volte. Ciò determina
in genere notevoli semplificazioni del processo costruttivo, non consentendo però la realizzazione completa di un
edificio, ma soltanto delle parti strutturali (travi, archi, pilastri e fondamenta), che devono poi essere completate con
le pareti interne di mattoni, con le finiture, ecc.
62-SISTEMI CONTINUI
I sistemi strutturali continui sono costituiti da:
- elementi orizzontali (solai) che raccolgono i carichi e li trasmettono ai sottostanti elementi verticali che hanno
anche il compito di collegare;
- elementi verticali portanti, che trasferiscono i carichi al sistema di fondazione e impediscono deformazioni
dell’edificio in un piano parallelo alla loro giacitura;
- elementi verticali di irrigidimento (pareti di taglio, nuclei di controventatura), disposti ortogonalmente ai
precedenti, che assicurano l’indeformabilità in direzione ortogonale alla giacitura degli elementi verticali
portanti.
In relazione al procedimento costruttivo utilizzato si potrà parlare di:
sistemi tradizionali in muratura, sia portante che armata, basati sull’assemblaggio in opera di elementi
modulari (mattoni o blocchi), eventualmente armati;
- sistemi in calcestruzzo armato, con industrializzazione dei getti;
- sistemi prefabbricati in calcestruzzo armato e in muratura armata con utilizzo di elementi di tipo
prefabbricato.
Le principali caratteristiche di una struttura continua, o “a massa” sono il peso e la compattezza.
La configurazione complessiva e gli spessori nel caso della muratura tradizionale vanno studiati in modo da evitare
l’insorgere di trazioni, che non sono in grado di sopportare. Nei sistemi ‘a massa’ la costruzione di un muro definisce
immediatamente uno spazio interno perché la funzione portante e la funzione di separazione coincidono. Le
dimensioni delle bucature sono generalmente ridotte, poiché ogni interruzione della struttura la indebolisce.
-
63 -MURATURA ARMATA
I sistemi continui in muratura armata cercano di unire le brillanti prestazioni statiche del calcestruzzo armato e le
qualità isolanti e decorative della muratura tradizionale in un unico elemento costruttivo.
Sono caratterizzati dalla presenza di barre di armatura metallica anche negli elementi verticali con lo scopo di
assicurare un più efficace collegamento dei muri con i solai e le fondazioni; ridurre la sensibilità del sistema alle
deformazioni, aumentare la resistenza dei muri portanti alle sollecitazioni flessionali perpendicolari al loro piano
medio; incrementare la resistenza al taglio nei muri di irrigidimento mediante la “cucitura” delle possibili lesioni. In
relazione alla disposizione e alla funzione delle armature possono distinguersi quattro tipologie di muratura armata.
- con intercapedine in calcestruzzo armato (le due pareti esterne in muratura racchiudono un’anima di
calcestruzzo armato; armature orizzontali, inserite nei corsi di malta, contribuiscono solidarizzare i paramenti
murari con la muratura in calcestruzzo
- con armatura diffusa(si usano blocchi speciali dotati di fori ed alveoli verticali per l’inserimento delle
armature; i fori vengono successivamente sigillati con malta cementizia di idonea granulometria. Lungo i corsi
vengono invece inserite le armature orizzontali. La maggior parte dei sistemi ada ramatura diffusa prevede
l’impiego di interi pannelli murari prefabbricati in stabilimento e montati in opera.
- con armatura concentrata (l’armatura verticale viene localizzata in pilastrini ottenuti in blocchi cassero o in
vuoti realizzati nella muratura, l’armatura orizzontale per lo più concentrata in cordoli e incatenamenti a
livello del solaio. Si viene così ad individuare nel corpo della muratura una intelaiatura in calcestruzzo armato
in grado di assicurare efficace collegamento tra elementi verticali ed orizzontali del sistema)
- in muratura cassero (gli elementi base cavi fungono da contenitore a perdere per il getto della parete)
La normativa italiana indipendentemente dalla tipologia di muratura portante impone precise procedure sperimentali
e progettuali prima di riconoscere, a un determinato sistema, il Certificato di Idoneità Tecnica, che vine rilasciato dal
Ministero dei Lavori Pubblici.
64- CALCESTRUZZO ARMATO
In questi sistemi continui gli elementi strutturali sono costituiti da pareti o setti di calcestruzzo armato. Gli elementi
orizzontali dipendono per lo più dal procedimento costruttivo. In relazione al procedimento costruttivo utilizzato
possiamo distinguere sistemi in calcestruzzo armato industrializzati e prefabbricati. I primi sono basati su getti in
opera entro forme di contenimento (casseri) reimpiegabili o a perdere. Tra i sistemi industrializzati occorre distinguere
quelli che utilizzano casseri di ridotte dimensioni da quelli che utilizzano elementi cassero di grandi dimensioni
(banches, tables, tunnel) che consentono maggiore rapidità di esecuzione e risparmio di manodopera ma richiedono
una più pesante organizzazione di cantiere ed elevati costi delle attrezzature, perciò diventano competitivi solo a
fronte di interventi di notevoli dimensioni soprattutto nell’edilizia intensiva.
I sistemi prefabbricati sono invece basati sull’utilizzo su larga scala di elementi costruiti in stabilimento e assemblati in
opera con una sequel di operazioni di montaggio. A seconda della morfologia degli elementi prefabbricati si parlerà di
sistemi prefabbricati bidimensionali o tridimensionali.
65-SISTEMI PUNTIFORMI
I sistemi puntiformi sono caratterizzati da elementi verticali lineari (pilastri o montanti) i quali convogliano e
trasmettono le sollecitazioni al sistema di fondazione in forma concentrata anziché diffusa come nei sistemi continui.
Gli orizzontamenti sono costituiti da elementi piani bidimensionali (solai) generalmente accompagnati da elementi
anch’essi lineari, le travi, che collegano in senso orizzontale i pilastri e forniscono appoggio ai solai. I sistemi
puntiformi trovano larghissima applicazione in ogni campo dell’edilizia grazie alla notevole libertà organizzativa degli
spazi e flessibilità distributiva che consentono. I procedimenti costruttivi associati ai sistemi continui si distinguono in:
- tradizionali, con elementi completamente gettati in opera. I casseri sono in legno o metallici, all’interno di
essi, prima del getto, vengono alloggiate le armature metalliche. Nei pilastri viene solitamente adottata una
gabbia d’armatura costituita da barre verticali ed elementi chiusi orizzontali (staffe) atti a contrastare lo
spanciamento laterale. Nelle travi le armature accompagnano l’andamento delle curvature assunte
dall’elemento a seguito dell’applicazione dei carichi; insieme alle barre longitudinali e alle staffe si hanno
pertanto ferri piegati o rialzati generalmente a 45°. Nel solaio le armature longitudinali sono disposte nei
travetti mentre nella caldana vengono localizzati ferri tondi di ripartizione, sono invece normalmente assenti
le staffe. Generalmente si procede dapprima alla realizzazione dei pilastri di un piano fino all’intradosso delle
travi, le quali vengono successivamente gettate unitamente al solaio. Allo spiccato dei pilastri di un
determinato piano si dovranno rendere disponibili dei ferri di attesa provenienti dai pilastri dell’ordine
inferiore ai quali si sovrapporranno le nuove barre verticali. La rimozione dei casseri e delle impalcature
avverrà soltanto dopo che il calcestruzzo avrà raggiunto un sufficiente grado di maturazione.
- semiprefabbricati, ad elementi da completare e collegare in opera. Questi procedimenti sono basati
sull’impiego di alcuni elementi prefabbricati o parzialmente prefabbricati e prevedono comunque il
completamento in opera di pilastri, travi e solai oppure il completamento in opera di travi e solai ed il loro
collegamento a pilastri prefabbricati. I diversi procedimenti sono tutti coperti da brevetto commerciale. Due
sistemi molto conosciuti sono Structurapid e Point System. Brevetti di sistemi prefabbricati con collegamenti
meccanici sono basati sull’impiego di elementi prefabbricati o parzialmente prefabbricati e prevedono il
collegamento in opera dei pilastri mediante dispositivi meccanici e getti di completamento. I dispositivi
meccanici facilitano il posizionamento e l’allineamento degli elementi verticali. Esempi noti di brevetti sono il
procedimento”K” e “S” entrambi largamente utilizzati nell’edilizia residenziale.
- prefabbricati, con solo collegamento in opera degli elementi. Sono procedimenti, anch’essi coperti da
brevetto, in cui vengono usati elementi prefabbricati o parzialmente prefabbricati e prevedono il
collegamento in opera dei pilastri mediante dispositivi meccanici e getti di completamento. I dispositivi
facilitano il posizionamento e l’allineamento degli stessi elementi verticali. Tra i procedimenti affermati vi
sono gli “IMS” e “VAR-M3”
I sistemi puntiformi presentano una notevole leggerezza d’insieme e, nel caso di elementi prefabbricati, una agevole
manovrabilità; inoltre non richiedono, normalmente, pesanti installazioni di cantiere.
A differenza dei sistemi continui, qui tutti gli elementi verticali assolvono la doppia funzione portante e irrigidente, nel
senso che è affidata ai pilastri la trasmissione in fondazione sia dei carichi verticali che delle azioni verticali di qualsiasi
origine. L’assolvimento della funzione irrigidente comporta per i pilastri l’adozione di dimensioni trasversali maggiori
dei corrispondenti elementi verticali (setti e pareti9 dei sistemi continui. In alcune tipologie strutturali, come gli edifici
di notevole altezza, la funzione di controventamento può essere demandata, soprattutto ai fini del controllo degli
spostamenti orizzontali, a nuclei irrigidenti (blocchi scale e/o ascensori) ai quali verrà aggrappata, tramite gli
orizzontamenti, l’intera maglia strutturale.
Rispetto ai sistemi continui un sistema puntiforme risulta maggiormente elastico, cioè ha superiore capacità di
adattarsi alle cause perturbatrici dell’equilibrio. Ne risulta una riduzione della sensibilità ai cedimenti non uniformi dei
sistemi di fondazione e alle deformazioni di origine termo igrometrica; notevoli peraltro sono le capacità di
assorbimento di somministrazioni energetiche conseguenti ad eventi sismici.
66 -VANTAGGI DELLA RELIZZAZIONE IN OPERA RISPETTO AL PREFABBRICATO
I vantaggi della realizzazione in opera sono di tipo statico. Nelle realizzaizone in opera i giunti trave pilastro vengono
realizzati mediante getto di calcestruzzo che solidarizza elemento verticale e orizzontale realizzando un vincolo di
continuità (incastro). Si configura dunque un modello statico che prevede un momento massimo in mezzeria della
trave pari a 1/24ql² e un momento d’incastro alle estremità pari a -1/12ql². Nel caso di realizzazione con elementi
prefabbricati il momento in mezzeria sale a 1/8 ql², quindi gli elementi, a parità di altre condizioni, dovranno avere
sezioni maggiori dei corrispondenti utilizzabili nei sistemi realizzati in opera. Nei sistemi semiprefabbricati, gli elementi
sono dotati di spuntoni che escono sia dalle travi che dai pilastri, ed al momento del completamento con getto in
opera si realizza un giunto di continuità.
67-FONDAZIONI
Si definisce sistema di fondazione l’insieme delle opere strutturali a diretto contatto con il terreno al quale si debbono
trasmettere i carichi convogliati verso il basso dagli elementi verticali del sistema in elevazione. Il sistema di
fondazione dovrà evitare che nel terreno si producano:
- fenomeni di rottura per superamento della resistenza al taglio lungo superfici di scorrimento poste al di sotto
del piano d’imposta;
- variazioni volumetriche eccessive delle masse di terreno interessate (cedimenti);
- cedimenti differenziati ovvero eccessiva disuniformità dei cedimenti nei diversi punti di contatto.
Il controllo di queste circostanze si ottiene di solito abbassando il valore della pressione di contatto con il terreno, cioè
incrementando la superficie della fondazioni.
Per le fondazioni non si usano calcestruzzi di alta resistenza in ragione delle masse sovrabbondanti che devono essere
impiegate per raggiungere la rigidezza richiesta.
La forma, le dimensioni ed il piano di posa delle fondazioni dipendono dalle caratteristiche dei terreni interessati,
dall’entità dei carichi trasmessi, dalla loro distribuzione e dalla tipologia del sistema in elevazione.
Le fondazioni possono essere principalmente di due tipologie:
• Fondazioni superficiali (o dirette): Le fondazioni dirette sono quelle più comuni, utilizzate nel caso di edifici
costruiti su terreni senza particolari problemi di resistenza. Il tipo di fondazione diretta viene realizzata in
base alla struttura dell'edificio. Le fondazioni superficiali possono essere:
1)Continue: se l'edificio è costituito da una struttura continua, cioè da murature portanti, allora anche la
fondazione sarà continua, presentandosi come un allargamento della sezione trasversale del muro. Negli edifici
storici la fondazione continua era costituita da un muro vero e proprio, in mattoni o in pietra, di sezione maggiore
di quello portante. Nell'ambito dell'edilizia moderna, nella fondazione continua si prevede un cordolo in cemento
armato prima dell'allargamento della sezione. La sezione allargata è solitamente costituita da un getto di
calcestruzzo, di solito (ma non sempre) armato. Nella parte inferiore della fondazione, a contatto con il terreno,
viene posto uno strato di magrone, che è d'aiuto nella fase di cantiere per la posa in opera del calcestruzzo
armato perché questo permette di livellare il terreno di getto e inoltre serve a distribuire ulteriormente i carichi
del terreno e ad isolare le strutture dall'umidità di contatto qualora l'impasto venga eseguito con basso rapporto
acqua/cemento.
A trave rovescia: è un sistema di fondazione continua utilizzato in presenza di strutture in elevazione a telaio. La
presenza dei carichi concentrati in corrispondenza dei pilastri e le concomitanti reazioni del terreno distribuite
lungo la lunghezza
A platea: è utilizzato con strutture particolari o in presenza di terreni deboli. Può essere considerato uno sviluppo
della fondazione a travi rovesce, con in più la presenza di un solettone inferiore a cui spesso si aggiungono
nervature ortogonali secondarie rispetto a quelle delle travi rovesce, per garantire un ulteriore irrigidimento della
struttura. Questo tipo di fondazione viene anche utilizzata in zone sismiche.
2)Discontinue: nei sistemi puntiformi i carichi e le azioni risultano concentrate in corrispondenza dei pilastri, al di
sotto dei quali andranno previsti dei solidi a larga base (plinti) .
A plinti isolati: è utilizzato per strutture a telaio con carichi non elevati. Viene cioè ingrossata la base del pilastro
con un plinto di solito con la forma piramidale. Alcuni procedimenti costruttivi prevedono l’utilizzo di plinti di
fondazione prefabbricati con predisposto l’alloggiamento dell’elemento verticale (plinti a bicchiere).
A plinti collegati: I plinti potranno essere o meno collegati nei due sensi da travi di collegamento che devono
fronteggiare eventuali cedimenti differenziali tra i diversi plinti e impedirne gli spostamenti relativi in senso
trasversale quali quelli dovuti ad eventi sismici.
• Fondazioni o profonde (o indirette): Le fondazioni indirette vengono praticate quando gli strati superficiali
del terreno non hanno una portanza sufficiente per sopportare il carico della struttura o nel caso in cui i
cedimenti previsti con le fondazioni dirette siano eccessivi. Per alcuni può definirsi profonda quella
fondazione nella quale la profondità D del piano di posa della fondazione è maggiore o uguale alla più piccola
dimensione in pianta del sistema stesso (chiamata B). Le fondazioni indirette possono esssere di diverse
tipologie:
a pozzi: i plinti vengono poggiati su getti massicci di magrone, all’intero di scavi aperti nel terreno fino a
profondità accessibili economicamente.
A diaframmi: sono pareti in calcestruzzo armato gettate in opera con sezioni trasversali di dimensioni
notevoli generalmente ottenute con l’impiego di fanghi bentonitici per sostenere le pareti dello scavo prima
del getto, oppure forme metalliche
A pali: Il tipo più comune, nell'edilizia storica, è il palo di legno, eventualmente con la punta rinforzata in
metallo, conficcato nel terreno attraverso battitura con speciali macchine dette battipalo, finché non
raggiunge strati di terreno solido oppure pensato per resistere mediante l'attrito laterale che si crea con il
terreno. Questa tecnologia, applicata ad esempio a Venezia, ha subìto un'evoluzione e ora esistono molte
varietà di pali, di calcestruzzo o con parti metalliche.
I pali in calcestruzzo possono distinguersi in prefabbricati o gettati in opera. I primi vengono infissi nel
terreno con diverse procedure, usualmente mediante una battitura con una successione regolare di colpi
sulla testa del palo conferiti da una macchina detta battipalo; nel caso di pali cavi si possono usare getti
d’acqua ad alta pressione che spostano il terreno alla punta; altre volte l’infissione è affidata a meccanismi
vibratori montati sulla testa del palo. Il palo in acciaio può essere riguardato come un elemento prefabbricato
ai fini della procedura d’installazione.
I pali gettati in opera sono classificabili, a seconda della procedura di esecuzione, in pali realizzati senza
asportazione di terreno e pali trivellati. Nel primo caso viene preventivamente infisso nel terreno un tubo
forma a fondo chiuso di lamierino d’acciaio all’interno del quale vengono posizionate le armature ed eseguito
il getto. I pali trivellati presuppongono l’asportazione di terreno: le pareti del foro possono essere sostenute
da un tubo forma recuperabile o da speciali miscele fluide (fanghi bentonitici) che vengono sostituiti nello
scavo dal successivo getto di calcestruzzo.
La capacità portante delle fondazioni profonde è data da due contributi distinti: capacità portante di punta
che dipende dalla sezione del palo e dallo strato in cui la punta arriva e capacità portante laterale, dovuta a
fenomeni attritivi tra la superficie laterale del palo e il terreno circostante
68-PARETE PERIMETRALE VERTICALE – CLASSIFICAZIONI
La parete perimetrale verticale (PPV) e l’insieme degli elementi che regolano la relazione tra spazi interni e spazi
esterni in un edificio attraverso la chiusura. Può essere classificata in vari modi:
• Classificazione relativa all’impiego strutturale (differenzia le PPV che svolgono una funzione strutturale da
quelle che si limitano a chiudere l’edificio).
o Parete portante: prevede la funzione strutturale nei confronti della struttura d’elevazione
orizzontale.
o Parete non portante; non presenta elementi strutturali.
• Classificazione relativa alla complessità morfologica (classifica le PPV in base al loro livello di integrazione,
cioè alla loro capacità di svolgere le loro funzioni caratteristiche attraverso un elemento tecnico integrato).
o Pareti integrate: che inglobano elementi di impianto in maniera imprescindibile, possono essere
servite –dotate di una struttura di supporto fissata a quella dell’edificio- o autonome –direttamente
collegate alla struttura portante dell’edificio.
o Pareti complesse: formate dall’unione di più elementi tecnici, strati funzionali, che vengono
generalmente uniti o realizzati in opera per esempio parete ventilata o a cappotto)
o Pareti semplici: l’elemento tecnico è formato da uno strato principale realizzato in un solo materiale.
• Classificazione funzionale (evidenzia la funzione caratteristica della parete, quella peculiare)
o Parete opaca: impedisce la trasmissione diretta della luce e il passaggio di energia radiante.
o Parete trasparente: consente il passaggio della luce, spesso permette la visibilità.
o Parete doppia: è caratterizzata da una camera d’aria che separa gli strati interni da quelli esterni
dell’elemento
o Parete ventilata: presenta una camera d’aria.
o Parete isolata: presenta strati con funzione specifica di isolamento termico o acustico.
• Classificazione relazionale (differenza le pareti verticali in base alla loro relazione con la struttura portante
orizzontale e verticale dell’edficio)
o La parete inserita è interna al piano verticale determinato dalla struttura portante.
o Parete seminserita: alcuni strati funzionali esterni altri interni alla struttura portante.
o Parete a cortina: si trova all’esterno del piano verticale determinato dalla struttura portante.
• Classificazione relativa alla morfologia degli elementi (evidenzia la forma dei principali elementi che
compongono la parete).
o Composta da piccoli elementi: assemblata con piccoli elementi (blocchi di terra, laterizi ecc.).
o Composta da pannelli auto-portanti: realizzata assemblando pannelli prefabbricati di cls. Leggero,
laterizi, polimeri, vetro. Possono avere l’altezza di un piano e essere composti da strati diversi.
o Gettata: realizzata attraverso getto in opera di cls. armato.
o A struttura ausiliaria: realizzata montando una struttura, generalmente metallica, nella quale i
inseriscono i componenti di tamponamento costituiti da pannelli multistrato leggeri o vetro.
Tutte le PPV devono soddisfare specifici requisiti stabiliti dalle esigenze dell’utente, come isolamento termico,
acustico di ponte termico.
Modelli funzionali: il modello funzionale non è altro che la descrizione della risposta comportamentale di un
sistema di elementi o strati a fenomeni dominanti.
69 -FACCIATA ISOLATA – A CAPPOTTO
Si tratta di una parete isolata all’esterno, nella successione degli strati funzionali l’elemento isolante risulta esterno
rispetto allo strato resistente senza soluzioni di continuità se non in corrispondenza delle aperture.
La coibentazione termica a “cappotto” è ritenuta la più idonea per risolvere il problema dei ponti termici, cioè le
discontinuità costruttive date dall’eterogeneità dei materiali della costruzione, che con le loro differenti dilatazioni
termiche portano a una più accentuata dispersione del calore tra l’interno e l’esterno.
Si definisce cappotto esterno l’intervento dall’esterno su una parete, in grado di isolare in modo continuo.
Vantaggi:
• Eliminazione dei ponti termici
• Possibilità di effettuare eventuali controlli su fenomeni di condensa
• Miglior confort abitativo dovuto all’inerzia termica
• Possibilità di intervenire senza causare disagi sul preesistente
• Riduzione delle escursioni termiche estate-inverno
• Maggior superficie abitabile a parità di volume edificabile
• Facilità di emigrazione del vapore da interno a esterno
• Costi contenuti
Problemi se non effettuato a regola d’arte
• Screpolature
• Infiltrazioni d’acqua fra isolamento e parete
• Sfaldamenti vari
• Minore durata nel tempo
Per realizzare questo sistema è necessario un coibente con elevate capacità di stabilità dimensionali, conducibilità
termica, resistenza meccanica, idonea permeabilità al vapore.
70- CAPPOTTO VENTILATO
Oltre ai sistemi 2° cappotto” e a “facciata ventilata”, più conosciuti e usati esiste un’applicazione denominata
“cappotto ventilato”, che ingloba tutte le proprietà dei due sistemi. Questa tecnica prevede essenzialmente due strati
o pannelli. Ai fini della coibentazione è preferibile prevedere l’apporto favorevole soltanto del primo strato.
Dall’interno verso l’esterno avremo dunque lo strato resistente, i due strati isolanti, la rete porta intonaco, malta e
intonaco e il rivestimento di finitura.
71- FACCIATA VENTILATA
La facciata ventilata porta a realizzare un edificio a doppio involucro, nel quale ogni componente svolge una precisa
funzione in modo da assicurare i massimi vantaggi in termini di tenuta agli agenti atmosferici e di benessere.
Strati della facciata ventilata (presenta almeno 4 elementi)
• Strato resistente: muro in mattoni, calcestruzzo, pannelli prefabbricati, ha il compito di assicurare
all’involucro esterno dell’edificio le dovute proprietà meccaniche. Può essere portante o non
portante, deve presentare una perfetta regolarità geometrica per ottenere una perfetta adesione
dell’isolante. In assenza, occorre porre uno strato di regolarizzazione (per esempio un intonaco) per
poter agevolare il montaggio dell’intera facciata.
• Strato termico: in lastre (polistirene, poliuretano) o in materassi (fibre minerali), svolge il compito di
protezione termica. Evita escursioni termiche troppo forti alle strutture e favorisce la permeabilità al
vapore. Rappresenta circa l’80% della resistenza termica globale della facciata ventilata. Può essere
continuo o discontinuo, per il fissaggio si utilizzano collanti o tasselli meccanici.
• Dispositivi di supporto del rivestimento: all’elemento strutturale sono fissati l’isolante e i dispositivi
di supporto del rivestimento, la cui morfologia varia al variare del tipo di rivestimento adottato, in
materiali pesanti o leggeri. Si possono utilizzare sistemi d’ancoraggio puntuale o puntiforme e
sistemi di ancoraggio su sottostruttura metallica. La struttura della facciata deve essere fatta di
materiali resistenti al degrado e di ottime prestazioni meccaniche, come per esempio in acciaio
inossidabile o acciaio zincato.
• Intercapedine ventilata: ha il compito di ridurre il flusso termico in entrata e di eliminare i fenomeni
di condensazione del vapore acqueo. È costituito da un intercapedine con spessore variabile da 20 a
40 mm, limita i pericoli di incendio e deve permettere il riscaldamento dell’aria al suo interno. Non
deve essere isolante.
• Strato esterno di finitura: protegge la parete e l’isolamento termico dagli agenti atmosferici, può
essere continuo o discontinuo ma mai isolante. Può essere composto da piccoli elementi (lastre di
ardesia, metalliche, fibrocemento). Da elementi di medie dimensioni (doghe metalliche o
polimeriche, di pietra di fibrocemento).
Durante l’estate, gran parte del calore incidente è riflesso in maniera variabile in funzione del coefficiente di
assorbimento della superficie. Il calore che attraversa lo strato esterno attiva un movimento d’aria ascendente
all’interno dell’intercapedine ventilata utilizzando il calore radiante proveniente dall’esterno. Tale movimento
permette l’evacuazione del vapore acqueo proveniente dall’interno, scongiurando così la possibilità di condensazioni
interstiziali. Una piccola parte del calore è assorbito dalla parete per conduzione.
In inverno la temperatura dello strato di ventilazione è vicina a quella dell’ambiente esterno, pertanto il movimento
d’aria si riduce sensibilmente senza compromettere le caratteristiche della parete.
I vantaggi della parete ventilata sono in sostanza il raggiungimento di un buon isolamento termico e acustico (grazie
all’intercapedine d’aria) nonché una buona tenuta all’aria e all’acqua. Inoltre:
• Eliminazione dei ponti termici
• Possibilità di effettuare eventuali controlli su fenomeni di condensa
• Miglior confort abitativo dovuto all’inerzia termica
• Possibilità di intervenire senza causare disagi sul preesistente
•
•
•
•
Riduzione delle escursioni termiche estate-inverno
Maggior superficie abitabile a parità di volume edificabile
Facilità di emigrazione del vapore da interno a esterno
Costi contenuti
72-PARETI ISOLATE - INTERNA– DOPPIA
Parete isolata all’interno
• Questo modello prevede che lo strato isolante sia posto all’interno rispetto allo strato resistente. La
conseguente generazione di ponti termici diminuisce la resistenza termica globale e aumenta il
rischio di condensazioni superficiali
Parete doppia
• Presenta masse di accumulo termico sia interne che esterne, contribuiscono al bilanciamento
termico e al confort abitativo. Ha buone caratteristiche fonoisolanti ed è particolarmente resistente
agli agenti atmosferici. Presenta un intercapedine compresa fra due pareti, una delle quali può
essere portante. L’intercapedine può contenere aria o uno strato d’isolante termico
73-PARETE LEGGERA
La parete leggera è formata da strati sottili o che utilizzano materiali di peso limitato (limite di 100 kg/m². è previsto
l’inserimento di un isolante tra due pannelli sottili a funzione resistente. L’utilizzo è diffuso soprattutto per edifici
industriali, si richiede manodopera specializzata e elevati costi di montaggio, presenta scarsa inerzia termica e difficile
attrezzabilità della parete. La composizione della facciata permette l’alternarsi di parti cieche e trasparenti (apribili o
fisse). Tale modello è applicabile solo a pareti non portanti a causa della scarsa resistenza degli elementi. È
particolarmente indicata per edifici con struttura in metallo o strutture intelaiate in cls. Armato. Il montaggio a secco
rende questo modello molto conveniente quando è richiesta una rapida esecuzione dell’involucro. Questo modello si
presenta a rischio per quanto riguarda resistenza al vento e agli urti. È consigliato l’uso di controventi per grandi
strutture. Pur non avendo grande resistenza al fuoco, il comportamento in caso di incendio è buono se si utilizzano
pannelli ininfiammabili o autoestinguenti. Presenta un inerzia termica assai ridotta, è quindi adatta ad ambienti
occupati in modo discontinuo che devono essere riscaldati con rapidità. La leggerezza dei componenti determina
prestazioni modeste per quanto riguarda l’isolamento acustico.
74-PARETE TRASPARENTE
Questo modello funzionale consente la trasparenza alle radiazioni luminose. L’elemento trasparente sceglie la
radiazione incidente determinando la quantità e le caratteristiche della luce che attraversa la parete. La parete
trasparente permette la visibilità dell’ambiente esterno e viceversa. L’involucro trasparente costituisce uno strumento
di captazione del calore ed un elemento potenzialmente dispersivo del quale tenere conto dal punto di vista
energetico. La parete trasparente presenta una ridotta inerzia termica; gli ambienti devono quindi essere climatizzati e
dotati di masse d’accumulo di calore idonee, solitamente costituite dai solai e dalle pareti interne. E’ necessario
impiegare apposite schermature della radiazione solare, sia nel caso di superfici inclinate che in quello di superfici
verticali. La natura dei materiali e dei componenti impiegati rende il modello applicabile esclusivamente a pareti non
portanti, vi sono però particolari tipi di strutture ausiliarie che consentono la realizzazione di grandi superfici autoportanti. Il comportamento al fuoco delle pareti trasparenti è buono, in quanto i componenti sono generalmente
realizzati con materiali non infiammabili e autoestinguenti. Tuttavia in caso di incendio bisogna tener conto della
rottura delle parti trasparenti nel progettare i percorsi di sicurezza. L’isolamento acustico è modesto poiché la
leggerezza dei materiali che compongono la parete non consente abbattimenti significativi dei rumori. L’utilizzazione
di particolari elementi trasparenti migliora però il soddisfacimento di tale requisito.
75 -PARETE CONTINUA
La facciata continua è costituita da una struttura ausiliaria nella quale sono inseriti sia elementi trasparenti, fissi o
apribili. Sono disponibili nel mercato facciate totalmente trasparenti, riflettenti, colorate. Agli elementi trasparenti
vengono talvolta associati elementi opachi rivestiti di vetro per ottenere una superficie uniforme. Questa soluzione
tecnologia si basa sul principio di incollaggio dei vetri a un telaio portante. Le sollecitazioni esterne del vento, che
agiscono sui pannelli, sono trasmessi ai telai di supporto tramite il silicone strutturale che costituisce il vincolo elastico
di fissaggio dei vetri.
Principali tipologie costruttive
• All glass: lastre di vetro monolitico incollate strutturalmente a montanti, in vetro, ottenendo la
massima trasparenza.
• Strip windows: lastre di vetro monolitico o retrocamera incollate con silicone strutturale su 2 lati,
mentre gli altri 2 lati sono trattenuti meccanicamente dal telaio che crea motivi a fasce continue
orizzontali o verticali
•
Total wall: lastre di vetro monolitiche o retrocamera incollate strutturalmente sui 4 lati sul telaio
metallico di supporto, invisibile dall’esterno.
76 -FACCIATA SOSPESA
La facciata sospesa è caratterizzata da una struttura portante mediante la quale sono sospese, in gruppi verticali, le
lastre di vetro. Costituita da un telaio d’acciaio, solitamente tubolare, al quale sono fissati i dispositivi di controvento
ed è quasi sempre sottile. I dispositivi sono articolati in modo da assorbire gli sforzi di torsione e flessione. Questi
dispositivi sono dotati di una sfera che ruota internamente alla lastra attraverso sedi semisferiche di alluminio rivestite
in teflon, sono previsti snodi in grado di assorbire eventuali movimenti dei cavi del sistema di controvento ad essi
connesso. Il vetro sopporta carichi lineari fino al limite di rottura ma non sopporta fenditure, quindi si utilizzano vetri
temperati che limitano il rischio di diffusione delle incrinature. Le lastre, di vetro temprato e stratificato, sono montate
e successivamente sigillate attraverso giunti di silicone estruso responsabili della tenuta all’acqua della facciata. La
facciata sospesa risulta estremamente permeabile alla luce e presenta una ridotta incidenza formale della propria
struttura portante, contribuendo a smaterializzare le superfici così percepite attraverso i riflessi. Il modesto
isolamento termico fornito dalla parete ne indica l’impiego in spazi pubblici o semipubblici, rappresentativi e simbolici
per i quali sia fondamentale trasparenza e luminosità e non comfort abitativo.
77-CHIUSURA INTEGRATA
Peculiarità di questo modello funzionale e quello dato dall’assenza di strati con un'unica funzione, sostituiti da una
soluzione che vede gli strati inglobati in un sistema strutturale integrato. il blocco unico deve adempire
contemporaneamente a tutti i problemi risolti, normalmente, dai singoli strati. I sistemi di facciata integrata
costituiscono la naturale evoluzione dei sistemi “a montanti e traversi in vista”.
La facciata integrata continua, più comunemente curtain wall, è caratterizzata spesso da superfici fortemente
riflettenti e vetrature accostate al vivo, mimetizzando i retrostanti telai metallici con sigillanti siliconici strutturali o
con profili in lega d’alluminio in vista e guarnizioni di tenuta. A causa della sua impostazione non esiste un singolo
strato preposto all’isolamento termico, quindi la facciata può presentare eterogeneità termica. È una soluzione molto
costosa adatta ad edifici di rappresentanza del terziario sviluppati in altezza, può comunque presentare diversi
problemi di benessere termico, di pulizia, di tenuta dell’aria o dell’acqua, di sicurezza agli urti, d’isolamento acustico.
Inoltre c’è il rischio di un possibile inquinamento termico e luminoso, prodotto dalle grandi superfici specchianti.
Prima di procedere al montaggio della facciata occorre effettuare un accurata verifica degli scostamenti dimensionali
della struttura rispetto ai valori attesi, infatti la posa in opera deve essere precisa e deve rispettare le tolleranze di
progetto. I singoli elementi che compongono la chiusura devo essere inoltre conservati accuratamente, specialmente
in cantiere per evitare danneggiamenti dovuti a un immagazzinamento errato o a dei lavori svolti nelle vicinanze.
78-INVOLUCRI ECOCOMPATIBILI
Gli involucri ecocompatibili sono progettati per cercare di arrivare il più possibile all’integrazione con l’ambiente
circostante. La realizzazione di queste facciate permette inoltre un risparmio energetico che ammortizza il costo
maggiore della costruzione in tempi ragionevoli. Ovviamente tutto il progetto dell’edificio deve essere indirizzato al
risparmi energetico. L’utente di questi involucri beneficia di un migliore isolamento dell’edificio, un minor consumo di
energia, minori manutenzioni e altre caratteristiche peculiari come:
• Totale trasparenza alla luce e totale schermatura quando serve
• Possibilità di regolare la visibilità e la luminosità delle finestre fino a schermatura totale
• Possibilità di una ventilazione naturale
• Isolamento termico
• Notevole comfort grazie all’assenza di parti radianti
Gli edifici che adottano queste tecnologie ecocompatibili di facciate combinate ad impianti radianti, risparmiano oltre
il 30% sui consumi.