“MODULATE GEOMETRIE”

COMUNICATO STAMPA
MUSEO DI SANT’AGOSTINO DI GENOVA
MOSTRA DI MARIA PIA FIORENTINI
“MODULATE GEOMETRIE”
Dal 6 al 25 settembre 2014 il prestigioso Museo di Sant’Agostino in piazza Sarzano
35r a Genova ospiterà la mostra di Maria Pia Fiorentini dal titolo Modulate
geometrie curata da Rossella Soro con la collaborazione di Alessia Ronco
Milanaccio.
Catalogo della mostra pubblicato da De Ferrari Edizioni con presentazione di
Adelmo Taddei, conservatore del Museo di Sant’Agostino e testo critico di Luciano
Caprile.
Inaugurazione sabato 6 settembre alle ore 17
Adelmo Taddei, conservatore del Museo di Sant’Agostino
Luciano Caprile, critico d’arte
Seguirà concerto di Davide Piero Runcini, pianoforte
musiche di Rossini, Liszt, Chopin, Brahms e Granados
All’inaugurazione sarà distribuito il Catalogo della mostra.
In mostra saranno esposte 50 opere pittoriche e alcune formelle in ceramica
dell’artista della sua produzione più recente eseguite dal 1994 al 2014.
Il giorno dell’inaugurazione ingresso gratuito al Museo.
Con il patrocinio di
i
MARIA PIA FIORENTINI: LE MODULATE GEOMETRIE DELL’ANIMA
Luciano Caprile
“Ogni opera nasce dall’inconscio. Si forma nell’anima un movimento di nubi. Si creano
tensioni che s’innalzano come grosse onde, cagionano inquietudine, ricadono,
suscitano attese, tornano a rialzarsi per poi ricadere di nuovo”. Vasilij Kandinskij
scriveva queste riflessioni sulla sintesi delle arti nel 1914 essendo rimasto
probabilmente suggestionato dalla lettura de La femme de trente ans di Honoré de
Balzac dove quest’ultimo sosteneva che “la ragione è sempre meschina rispetto al
sentimento”.
Le opere di Maria Pia Fiorentini paiono il frutto di un simile tumulto interiore capace di
produrre un concerto di forme e di tonalità che si cercano e si allargano sulla tela resa
scabra, palpabile, dall’uso di polveri e di sabbie. L’ordine (un ordine musicale,
sinfonico) viene conquistato grazie a un accumulo progressivo di emozioni. Quindi
giunge in ideale soccorso anche la lezione di Robert Delaunay da riflettersi in quell’
“orfismo” che propugnava il movimento armonico degli elementi strutturali. E sulla
linea di un’astrazione colta ecco apparire i nomi di Arp, di Magnelli, di Poliakoff. Questi
sono i padri. Poi, per non volgere il gesto a una reiterata imitazione, occorre
specchiarsi nel tempo che si sta vivendo e sta fornendo sollecitazioni creative che
vanno opportunamente accolte, filtrate e infine tradotte in immagini.
Alcune composizioni del 1996 ricordano proprio il citato Serge Poliakoff per il valore
evocativo della materia cromatica e per il misterioso accordo di geometrie da integrarsi
l’una con l’altra. Per ottenere tutto questo Maria Pia Fiorentini persegue un equilibrio
narrativo attivato da incastri e da ritmiche espansioni di forme. Subito dopo si assiste a
una frantumazione e a una dilatazione di elementi che sembrano preannunciare quella
nuova stagione che nell’attuale mostra viene introdotta da due opere denominate
Forme e Composizione, concepite nel 2002 e nel 2003. Nel contempo l’artista
promuove
ancora
quello
schema
iniziale
dichiarato
da
lavori
intitolati Geometria, Geometria 2, Geometria in giallo e viola. Ebbene, tale impulso va
a recuperare i menzionati echi di Kandinskij e di Delaunay (evidenziabili soprattutto
in Sfumature in rosso del 2003), ribaditi quindi nella Geometria in rosso del 2010.
Maria Pia Fiorentini tenta dunque un punto di accordo tra le varie sollecitazioni formali
e timbriche.
Le prove più recenti, che costituiscono il nucleo importante di questo evento,
sembrano rispondere a un desiderio di maggior autonomia creativa dal momento che
offrono elementi da legarsi alle emozioni o alle sollecitazioni suscitate dal vissuto. La
lezione dei maestri viene pertanto riversata in occasioni interpretative, in liberazioni di
impulsi, in annotazioni autobiografiche. Lo specchio introspettivo si traduce così in un
tesoro di opportunità pittoriche. Ed ecco spalancarsi un mondo nuovo,
emblematicamente rappresentato da Maschile e femminile, un grande olio a sviluppo
orizzontale realizzato quest’anno. Si tratta di un sintetico paesaggio, scandito da
macchie e da segni, sormontato da un volto/maschera che rimanda a certe
sottolineature di Mimmo Paladino da inserirsi in una formula di misteriosa intensità
strutturale. Una maniera di rivelare senza svelare, una maniera di intingere il pensiero
nella sensibilità percettiva di chi osserva per ottenere in cambio una complicità di
conforto. E il volto riappare in Reperti e in Archeologo come reliquia, come traccia
graffita o come testimonianza evidente dell’esistenza, a caratterizzare questo percorso
emozionale che incontra nuovi, inattesi paesaggi da fissare nell’anima.
Ora gli strazi longitudinali dei lacerti possiedono il nome certificato di Guglie a
Rangoon, mentre i cartigli vegetali, annegati nei ritagli di colore, rispondono al titolo
di Teheran. Invece Esplosione 1 ed Esplosione 2 si riferiscono con ogni evidenza a
una necessità di rompere uno schema strutturale collaudato per immergere il gesto in
una libertà espressiva di carattere informale desunta dall’esperienza. D’altronde Hans
Hartung non ha forse attinto l’ispirazione dalle tracce dei fulmini che solcavano il cielo
notturno della sua infanzia? In tal modo Maria Pia Fiorentini riesce ad adeguare
opportunamente le sollecitazioni esterne agli stati d’animo e a veicolare forme, tonalità
e segni nel racconto che di conseguenza va a impreziosire una tela da guardare e
idealmente da toccare. La piccola sequenza di opere declinate da Il monte e la
stella costituisce quindi un sistema di varianti grafiche e formali da collocare nel
complesso gioco degli incastri narrativi che di volta in volta fioriscono dallo sguardo,
dal sentimento, dal desiderio, dalla nostalgia, dal rammarico.
Così il suo Tempio di Isfahan diventa il nostro tempio nella cadenzata alternanza dei
rossi e dei neri e nella decisa traccia che l’attraversa; così Yazd può accogliere nella
variegata e labile profondità di un’assenza ogni transito dell’attesa.
Note biografiche di Maria Pia Fiorentini
Maria Pia Fiorentini e’ nata a Bologna, dove ha vissuto fino al 1980, prima di trasferirsi
a Genova dove tuttora abita e svolge la sua attività artistica.
Ha frequentato l’Istituto Magistrale, nonostante le fossero stati consigliati studi con
indirizzo artistico. Appassionata da sempre di arte, ha iniziato a dipingere da
autodidatta. Sin dai primi anni sessanta ha indirizzato la sua ricerca verso il linguaggio
astratto, studiando e approfondendo l’opera dei suoi maggiori esponenti.
A Genova ha aperto uno studio insieme ad altri artisti locali, intensificando la sua
attività e partecipando per la prima volta ad una mostra collettiva nel ’90. La sua prima
personale è invece del ’94, sempre nel capoluogo ligure. Ha successivamente esposto
anche a Bologna e Roma.
Ha aperto successivamente uno studio a Genova-Quarto tenendo anche corsi di
pittura. Attualmente tiene un corso di tecniche pittoriche presso il Centro Civico di
Quarto.
Ha tenuto, inoltre, numerose conferenze di storia dell’arte in ambiti pubblici e privati.
Dal 2000 frequenta lo studio di scultura e ceramica diretto da Luisa Caprile e si dedica
prevalentemente alla scultura utilizzando la creta, l’alabastro e il marmo.