Rappor to annuale sul mer cato del lavor o 2013 XVIII Edizione a cura di Federico Callegari Osser vator io Economico e Sociale di Tr eviso Presidente Domenico Dal Bo’ Vice Presidente Franco Lorenzon Presidente del Comitato Scientifico Federico Callegari SOCI Artigianato Trevigiano-Casartigiani, Cgil, Cisl, Cna, Confagricoltura Treviso, Confartigianato della Marca Trevigiana, Confcooperative Treviso, Federazione Provinciale Coldiretti, Uil, Unascom Confcommercio, Unindustria Treviso - Camera di Commercio di Treviso, Direzione Territoriale del Lavoro, Inail, Inps, Prefettura, Provincia di Treviso, Ufficio Scolastico Territoriale, Veneto Lavoro Treviso, giugno 2014 Impostazione grafica e cura redazionale di Monia Barazzuol Copertina di Sandro Montagner Stampa Tipolito Moderna – Due Carrare (PD) ISBN 978-88-907-3310-9 Indice Presentazione di Domenico Dal Bo’ e Franco Lorenzon Par te pr ima: Osser vator io 1. Il contesto economico di Michela Bianchin, Federico Callegari, Meri Dalla Libera 2. La popolazione di Vittorio Filippi 3. La scuola e la formazione di Maria Antonia Moretti e Paolo Rigo 4. La dinamica occupazionale e il ricorso agli ammortizzatori sociali di Maurizio Gambuzza e Maurizio Rasera 5. L’artigianato di Mirco Casteller 6. Il commercio, i servizi alle imprese e il turismo di Luca Bertuola e Alberto Tessariol 7. L’agricoltura di Francesco Faraon 8. Il sistema pensionistico di Maurizio Gambuzza e Maurizio Rasera 9. Il fenomeno infortunistico di Gaetana Agata Silvana Amico 10. L’evoluzione dei servizi per l’impiego a cura della Provincia di Treviso, Settore Lavoro, Sociale e Formazione Professionale » pag. 5 » 9 » 37 » 61 » 123 » 149 » 159 » 175 » 199 » 211 » 223 » 241 » 253 Par te seconda: Analisi 11. I consumi in provincia di Treviso di Vittorio Filippi 12. La meccanica in provincia di Treviso di Mirco Casteller Presentazione Pur persistendo ampi divari di crescita rispetto alla Germania e persino ai Paesi della periferia europea, nell’economia italiana si registrano alcuni timidi segnali di ripresa. Anche Treviso mostra un’inversione di tendenza: dopo dieci trimestri consecutivi di contrazione, nel quarto trimestre 2013 la produzione industriale torna in positivo con un +2,5% rispetto allo stesso periodo 2012. A fine 2013, il grado di utilizzo degli impianti sale così come il fatturato e il fatturato estero in particolare. Il comparto del terziario e del turismo sembrano aver cambiato passo mentre il commercio e il settore agricolo rilevano qualche difficoltà in più. Questi moderati segnali di miglioramento stanno avvenendo contestualmente ad un pesante processo di selezione in atto già da sei anni, i cui effetti sono evidenti oggi e che probabilmente ci accompagneranno anche nei prossimi mesi con l’apertura di ulteriori focolai di crisi. Sul fronte occupazione, questo tiepido volgere al bello non si intravede ancora: nel 2013, il tasso di occupazione è fermo al 64,4%, quasi quattro punti percentuali in meno rispetto a sei anni fa. Le evidenti difficoltà con cui ogni giorno imprese e lavoratori devono fare i conti hanno generato una crescente insicurezza circa il ruolo del nostro territorio tra le economie mondiali e il futuro che ci aspetta. Le ragioni per essere pessimisti non mancano ma, a ben guardare, seppur non ancora colto dalle statistiche, il quadro economico appare ben più articolato e interessante di quanto l’attuale dibattito lasci immaginare. La globalizzazione e le nuove tecnologie stanno ridisegnato l’economia e il mondo del lavoro: accanto a settori e occupazioni che stanno scomparendo ve ne sono altri che vanno espandendosi e altri ancora, venuti alla luce di recente, che stanno esplodendo. I cambiamenti in atto rispondono a trasformazioni che agiscono sul lungo periodo e che evidenziano il passaggio ad una nuova economia, basata sulla conoscenza, sull’innovazione, sulla capacità del “saper fare” prodotti unici e del riuscire ad offrire servizi nuovi. L’ambito dell’innovazione non è più circoscritto ai settori vicini all’alta tecnologia ma coinvolge ogni luogo di lavoro capace di proporre e realizzare idee originali e mai accarezzate prima. L’innovazione è quindi già motore di questo risveglio appena nato e non ancora solido. Probabilmente, per la prima volta nella storia, il fattore economico strategico è diventata la creatività inserita nei prodotti o nei servizi che il lavoro realizza. L’ingrediente chiave che le trasformazioni degli ultimi anni hanno evidenziato diventa così il capitale umano: sono infatti le persone che pensano e creano, sulla base di competenze e professionalità acquisite. Questa è la sfida che 5 gli anni appena trascorsi sembrano averci consegnato. Come riusciremo a declinarla e a renderla il volano di una nuova crescita per il territorio è compito che aspetta non solo alle imprese, ai lavoratori, alle istituzioni e alle organizzazioni locali ma anche ad ogni singolo cittadino. Domenico Dal Bo’ Franco Lorenzon Il Presidente e il Vice Presidente dell’Osservatorio Economico 6 Parte prima Osservatorio 1. Il contesto economico di Michela Bianchin, Federico Callegari, Meri Dalla Libera* 1. Il quadr o macr oeconomico A partire dal secondo semestre 2013, ha iniziato a configurarsi un recupero del ciclo economico, a livello globale, sia pure con segnali non univoci e con intensità differenti fra le diverse aree. Questo recupero sembra ormai consolidarsi negli Stati Uniti, che oltre alla crescita del Pil (attesa nella misura del +2,8% per il 2014) registra anche un miglioramento del mercato del lavoro. Ma il ritorno a tendenze favorevoli si sta estendendo progressivamente al resto delle economie avanzate, per coinvolgere, da ultimi, i paesi della periferia europea. Per questi, in particolare, Italia inclusa, è rilevante il miglioramento delle attese dei mercati, come testimoniato dalla riduzione degli spread. Alcuni osservatori sostengono che le più distese condizioni finanziarie nell’eurozona, se rimarranno tali, potrebbero fungere da volano ai primi, timidi, segnali di ripartenza. Sono tuttavia molti i distinguo da fare rispetto a questa prospettiva: 1) non è ancora ripartito il credito all’economia nei paesi periferici dell’area euro, ed anzi gli effetti della lunga crisi stanno ancora determinando un aumento delle sofferenze bancarie sugli impieghi1 2) la concomitanza tra miglioramento della situazione finanziaria europea e l’ondata di svalutazioni in diverse economie emergenti (la più critica è quella dello yuan cinese) sta generando un deflusso di capitali dai paesi emergenti verso i titoli di Stato dei paesi della periferia europea. Lo spread che scende, allora, è anche l’altra faccia di un euro che si rafforza – come sottolinea la nota di aprile di Congiuntura Ref. Tale apprezzamento può frenare le esportazioni extra-Ue, che finora sono state un fattore driver della ripresa. E, d’altro canto, le svalutazioni degli “emergenti” possono favorire la penetrazione dei loro prodotti nel mercato europeo (sfruttando ancora la domanda debole, orientata verso prodotti “cheap”)2 * Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso. 1. In Italia però, va detto, le maxi-svalutazioni sui crediti in sofferenza, annunciate dai due grandi gruppi bancari, hanno trasmesso fiducia agli investitori finanziari (un listino “banco-centrico” come quello di Piazza Affari – osserva il Sole-24Ore del 23 aprile – è in rialzo del 15% da inizio anno, la migliore performance tra i mercati occidentali). È stata premiata l’idea che la gestione dei prestiti poco esigibili avvenga in proprio, a livello di sistema, senza ricorso a bad bank pubbliche. 2. Si aprono così le condizioni per un mutamento della composizione della domanda nell’area euro: meno crescita trainata dall’export (almeno verso gli “emergenti”), più crescita sostenuta dalla domanda interna. Da cui l’importanza di un graduale allentamento della stretta fiscale e di una ripresa dei consumi. Scenario che tuttavia potrà autosostenersi, soprattutto in Italia, solo nel momento in cui riparte l’occupazione. 9 3) 4) i segnali di ripartenza non saranno lineari, ma si manifesteranno con oscillazioni congiunturali, all’insegna dell’incertezza. Ciò nel quadro di un faticoso processo di aggiustamento e stabilizzazione del sistema produttivo attorno a nuovi equilibri di domanda e offerta, dopo il duplice shock del 2009 e del 2012. Processo che indurrà le imprese ad agire ancora sul fronte della produttività (e probabilmente degli investimenti in automazione), piuttosto che sul fronte delle assunzioni c’è infine da chiedersi quali potranno essere gli effetti della normalizzazione delle politiche monetarie, superata la fase delle “misure non convenzionali” (che pur hanno generato risultati importanti). Bce, al riguardo, sta mantenendo un profilo molto prudente sul piano dei tassi di interesse, considerata la fragilità della ripresa nell’Unione. Ed inalterata resta la sua promessa di garantire liquidità al sistema bancario europeo. Mentre Fed ha già avviato un graduale ritiro dai mercati dell’abbondante liquidità immessa negli anni più acuti della crisi. L’indebolimento delle valute negli “emergenti” (al di là della svalutazione pilotata dello yuan) è anche conseguenza della mutata politica monetaria della Fed. E parte della disinflazione che si sta osservando passa anche per la discesa dei prezzi dei manufatti internazionali, espressi in dollari e in euro, per effetto dell’apprezzamento di queste due valute. Dunque, lo scenario che prefigura nell’area euro un’inversione di ciclo assecondata dal più favorevole clima di fiducia degli investitori, risulta condizionato in realtà da un intreccio complesso di questioni. Difficile valutare quale peso esse assumeranno sulla ripartenza, se neutrale (per effetto elisione), negativo o positivo. Quel che già emerge con nettezza è che permarranno ancora significativi differenziali nella crescita all’interno delle economie avanzate e nell’ambito dell’eurozona: secondo il Fmi3, anche il Pil del Regno Unito, come quello degli Usa, crescerà nel 2014 ad un tasso prossimo al 3%, contro il +1,7% della Germania, lo 0,9% della Spagna, lo 0,6% dell’Italia. In prospettiva, guardando alle previsioni per il 2015, è peraltro interessante segnalare la convergenza dei principali paesi dell’area euro attorno ad una debole crescita del Pil (+1,5%, con differenziali contenuti tra paese e paese), rispetto a Stati Uniti, Canada e Regno Unito che continueranno a crescere a ritmi prossimi o superiori al 2,5%. 2. Le dinamiche congiuntur ali del manifattur ier o in pr ovincia In questo quadro, sta comunque sorprendendo gli osservatori internazionali la capacità di ripartenza del manifatturiero italiano, pur a valle di un durissimo processo di selezione. Non bisogna infatti dimenticare che gli attuali segnali di 3. Fmi, World Economic Outlook, Aprile 2014. 10 recupero giungono dopo che in Italia, negli anni della crisi, si sono persi 25 punti di produzione industriale, con un milione e mezzo in più di disoccupati. Analoga situazione vive il manifatturiero trevigiano. Anche per esso gli indicatori congiunturali tracciano segnali di ripartenza. Nel frattempo però, nel corso della crisi, il comparto ha perso quasi 19mila posizioni di lavoro dipendente, ed oltre 1.200 imprese (-10,2% rispetto allo stock imprese attive ad inizio 2009). Con un tasso di disoccupazione salito al 7,3%. Appare dunque chiaro che i numeri positivi che incominciano ad allinearsi sono per certi aspetti anche figli di un processo di autoselezione del campo d’analisi, fotografano le imprese “resilienti”, quelle che in qualche modo sono riuscite a superare indenni le fasi acute della crisi, quelle che, in virtù dei loro risultati e della loro capacità di sopravvivenza, hanno ancora voglia e possibilità di rispondere, per dirla tutta. Nel medesimo tempo, scivolano fuori dalle statistiche le imprese più marginali, quelle che chiudono (il manifatturiero trevigiano perde 400 imprese soltanto nel 2013) o entrano in procedura concorsuale (122 in provincia nel 2013, sempre con riferimento al comparto). Ancora per un po’ (e non si sa bene per quanto) i sintomi della crisi convivranno con quelli della ripartenza: aziende e settori che ripartono, che si riorganizzano e rafforzano la loro competitività saranno affiancati da aziende e settori ancora in difficoltà, che restano in mezzo al guado, che aprono ulteriori focolai di crisi. Il momento congiunturale deve essere interpretato all’insegna di questo “doppio movimento”. Altrimenti sembra una banale ripartenza, che tale non può essere per quella che è stata la storia di questa crisi. È l’avvio stesso di questo “doppio movimento” la notizia di rilievo di fine 2013. Dopo dieci trimestri consecutivi di contrazione della produzione industriale, ritorna per questo indicatore il segno positivo (+2,5% la variazione tendenziale rispetto al 2012). E volgono al positivo anche tutte le altre variabili osservate. Ma non è raro sentirsi confermare dalle imprese che “si va bene, si fa il pieno di ordini, anche perché vanno male, o sono usciti dal mercato, alcuni dei nostri diretti concorrenti”. Questo gioco di “pieni e vuoti” pare riflettersi anche nel grado di utilizzo degli impianti, che, nel campione intervistato4, sale al 74% a fine 2013 e si riporta quasi ai livelli di giugno 2011, nonché nelle giornate di produzione assicurate dal portafoglio ordini acquisiti, che raggiunge quota 47 giorni. Con riferimento alla raccolta di nuovi ordinativi la novità più importante è sicuramente l’interruzione del segno negativo sugli ordini dal mercato interno dopo nove trimestri consecutivi di variazioni negative. La domanda interna riesce infatti a recuperare un +1,6% rispetto ad un anno fa, mentre quella estera, che comunque non aveva mai subito contrazioni nelle ultime quattro annualità, cresce del +3,1%. 4. Il campione utilizzato per l’indagine Venetocongiuntura, coordinata da Unioncamere Veneto, consta per la provincia di Treviso di 284 imprese manifatturiere che danno occupazione a circa 15mila addetti. 11 I risultati di vendita danno conferma e sintesi a questi indicatori anticipatori: cresce infatti il fatturato (del +1,9% rispetto all’anno precedente), sostenuto soprattutto dalle vendite all’estero (+4,6%), come si vedrà in dettaglio nel paragrafo successivo. Con riferimento alle previsioni per la prima parte del 2014, il miglioramento di sentiment è avvertibile nel confronto sui dodici mesi, ma non rispetto al trimestre precedente: l’indicazione di fondo degli imprenditori è stabilità (o, se si preferisce, navigazione a vista). 3. Le espor tazioni tr evigiane L’analisi delle statistiche ufficiali sulle esportazioni permettono di dettagliare meglio le performance del manifatturiero trevigiano sui mercati esteri, rispetto a quanto possibile tramite gli strumenti dell’indagine congiunturale. Le esportazioni trevigiane crescono del +4,4% nel 2013 rispetto all’anno precedente e sfiorano i 10,5 miliardi di euro. Treviso risulta così la seconda provincia in Veneto per crescita delle esportazioni, preceduta solo dall’altra provincia a forte vocazione manifatturiera: Vicenza (+4,6%). Le vendite sono aumentate soprattutto verso i paesi extra-Ue28 (+8,8%), verso i quali ormai è destinato il 37% dell’export provinciale; ma torna il segno positivo (+2,2%) anche per le vendite verso i paesi Ue28, sebbene certo non sufficiente a colmare il gap di vendite che si è venuto a creare rispetto al 2008 (-11,9%). Germania e Francia restano i due principali mercati di destinazione dei prodotti manifatturieri trevigiani (rappresentano rispettivamente il 15,2% e l’11,3% dell’export complessivo nel 2013); tuttavia, se le esportazioni nei confronti della Germania hanno registrato un aumento rispetto ai volumi del 2012 e recuperato pienamente rispetto a quelli del 2008, verso la Francia si registra invece una contrazione su tutti i periodi considerati. Tra i paesi extra-Ue28 si conferma il forte aumento delle vendite verso gli Stati Uniti (verso i quali confluisce il 5% dell’export provinciale), con una crescita a due cifre sia su base annuale che biennale (rispettivamente +10% e +32,2%). Nei confronti della Russia sono positivi i confronti annuali e biennali (+5,8% e +6%), ma manca il recupero pre-crisi (-12,3%). Quanto alla Cina, nel 2013 si torna a registrare un recupero delle vendite rispetto all’anno precedente (+14,8%) dopo il picco di vendite del 2010-11 (soprattutto di macchinari) e il successivo forte calo. 4. Le dinamiche expor t per settor i L’industria dei macchinari chiude il 2013 con esportazioni in crescita del +9% rispetto al 2012 (da 1.660 a 1.809 milioni di euro). Le esportazioni del settore sono di poco al di sotto dei livelli 2008 (-3,6%), ma resta ancora traccia, in questa 12 performance, del forte calo rispetto al 2011 (-18%), a causa del sopra ricordato picco di vendite di macchinari verso la Cina avvenuto tra il 2010 e il 2011. Le vendite aumentano, nella stessa intensità, sia nei mercati Ue-28 che extra-Ue28: tuttavia, se nei confronti del primo aggregato si è ben lontani dai valori 2008 (-21,8%) verso i paesi extra-Ue28 la crescita dell’export da inizio crisi è stata del +16,9%. Oggi il 57,2% dell’export trevigiano di macchinari è diretto in paesi extra-Ue28, mentre prima della crisi tale quota era al 47%. All’interno dell’Unione Europea si evidenzia in particolare la crescita dell’export di macchinari verso la Germania (+23,5% su base annuale e +25,9% sul biennio). L’export verso gli Stati Uniti, principale paese extra-Ue28 di destinazione dei macchinari trevigiani, è stabile nell’anno, ma in significativa crescita rispetto al 2011 (+22,6%). A due cifre anche gli incrementi export verso la Russia e la Turchia, sia nel confronto annuale che biennale. Per l’industria del mobile si osserva una sostanziale stazionarietà dei volumi export (pari a 1.448 milioni di euro) rispetto all’anno precedente (+0,2%), una lieve ripresa su base biennale (+2,6%), ma senza un pieno recupero rispetto al 2008 (-0,4%). Si evidenziano flessioni nelle vendite verso l’Unione Europea compensate da forti crescite nei mercati extra-Ue28. Gli Stati Uniti rappresentano il quarto mercato di sbocco per l’industria trevigiana del mobile, polarizzando quasi il 10% delle esportazioni complessive del settore: le vendite sono cresciute di oltre il 30% rispetto al 2012 e quasi raddoppiano rispetto al medio e lungo periodo (rispettivamente +92% rispetto al 2011 e +82% rispetto al 2008). Il mercato dell’elettrodomestico, che rappresenta la terza voce delle esportazioni trevigiane con un peso pari all’8,2% dell’export complessivo, cresce a due cifre sia sul 2012 (+15,8%) che sul 2011 (+21,1%); è anche l’unico settore, tra i primi sei della graduatoria per volumi, a registrare un recupero rispetto ai livelli precrisi (+3,8%). Le vendite continuano ad essere sostenute principalmente dai flussi verso i mercati dell’Unione Europea (che assorbono quasi il 70% dell’export complessivo) dove si cresce del 20% sia sul 2012 che sul 2011. In crescita anche le vendite verso i mercati extra-Ue28 dove, oltre ad un aumento del +6,4% rispetto al 2012, si registrano variazioni importanti sia sul 2011 (+15,9%) che sul 2008 (+24,7%) sostenute soprattutto da Russia e Stati Uniti. Le esportazioni di calzature si mantengono su livelli stabili rispetto al 2012 (+0,5% con volumi che superano gli 834 milioni di euro), ma accusano una dinamica negativa sia dal confronto biennale (-9,1%) che sul periodo pre-crisi (-8,2%). I mercati dell’Unione Europea, che assorbono quasi l’80% delle vendite complessive del settore, registrano variazioni ancor più negative a due cifre (-13% sia rispetto al 2011 che al 2008). Positiva invece la performance esportativa verso i mercati extra-Ue28 (+2,3% sull’anno, +13,5% sul biennio e +20,3% sul 2008). 13 Le industrie dei prodotti agro-alimentari e delle bevande continuano a segnalare risultati eccellenti sia dal confronto annuale (rispettivamente +10,7% e +11,8%), sia da quello biennale (+21,2% e +24%) che sul periodo pre-crisi (+57,7% e +76,7%). Le esportazioni sono in forte crescita per entrambi i settori sia verso i mercati intra che extra-Ue28. Verso i mercati dell’Unione Europea sia l’alimentare che le bevande vedono aumentare le loro esportazioni di oltre il 9% rispetto al 2012, di oltre il 18% rispetto al 2011 e oltre il 56% sul 2008. Positivo anche l’andamento dell’industria della gomma-plastica che vede aumentare le esportazioni complessive del +8,2% rispetto al 2012 e del +6,6% rispetto al 2011, ma soprattutto rispetto ai valori pre-crisi (+33,4%). Del +11% la crescita in Germania (da 72 a 80 milioni di euro), primo mercato di riferimento per il settore. Va male invece il settore della carpenteria metallica che accusa una flessione annuale delle esportazioni del -6,7%. A poco conta la buona performance sui mercati extra-Ue (+14%). Il grosso dell’export si concentra nell’Unione europea (70%), e qui la flessione delle vendite è del -13,3%. 5. La demogr afia d’iimpr esa Nel mentre una parte del tessuto produttivo ha messo a segno queste performance congiunturali, un’altra parte, come sopra si richiamava, si è sfaldata sotto il peso della crisi. Anche nel 2013 il territorio provinciale ha conosciuto una contrazione dello stock di imprese attive di quasi 1.700 unità (-2%, rispetto alla consistenza imprese di fine 2012). Al netto del settore agricoltura la perdita scende a -940 imprese (-1,4%). Prendendo a riferimento la consistenza di inizio 2009 5, oggi lo stock d’imprese attive complessivo risulta inferiore per quasi 3mila imprese (-1.051 al netto dell’agricoltura). Le maggiori contrazioni, come ben si intuisce, riguardano il comparto primario, il cui andamento peraltro è da sempre condizionato oltre che dal ciclo economico anche da aspetti giuridico-amministrativi e fiscali. Ma gli altri due comparti che hanno subito pesanti contrazioni sono il manifatturiero e l’edilizia. Le maggiori perdite in valore assoluto si registrano nell’edilizia con 592 imprese in meno (-4,5%) rispetto ad un anno fa, che diventano -1.404 unità (-10,1%) dal confronto con lo stock di cinque anni fa. Il manifatturiero perde nel 2013 altre 404 imprese attive (-3,6%), perdita che porta lo stock complessivo sotto di 1.219 unità (-10,2%) rispetto al livello di marzo 2009. Solo nella meccanica si contano 136 imprese in meno rispetto ai valori di fine 2012 (-596 rispetto al 2009); seguono il legno-arredo, sia su base annua (-109 unità), che nel quinquennio (-365), ed il sistema moda che nel corso del 2013 si contrae di 98 imprese attive (-246 rispetto al 2009). 5. Il confronto viene fatto con i primi dati disponibili in Ateco 2007 e cioè con le consistenze al 30 marzo 2009. 14 Negativo il bilancio per il comparto del commercio che nel suo complesso chiude il 2013 con 84 imprese attive in meno. Le imprese operanti nel commercio all’ingrosso calano di 42 unità nel 2013 e di 161 nel quinquennio, mentre le imprese del commercio al dettaglio, anche se chiudono l’ultimo anno con una contrazione di 45 unità, registrano complessivamente un incremento di 251 unità nell’ultimo quinquennio. Positivo invece l’andamento delle imprese di alloggio e ristorazione: il settore guadagna 62 imprese nell’ultimo anno (+1,4%) e 346 unità negli ultimi cinque anni (+8,6%). La crescita è alimentata principalmente dalle attività di ristorazione del tipo bar, servizi di preparazione di cibi d’asporto (pizze al taglio, rosticcerie, friggitorie etc.). Nei servizi alle imprese continua la contrazione del settore legato alle attività di trasporto e magazzinaggio: nel corso del 2013 si sono perse 160 imprese attive (-7,3%) per un bilancio che sale a -367 dal 2009 (-15,3%). Positivo invece l’andamento se si guarda al complesso dei restanti settori dei servizi alle imprese che guadagnano +143 imprese rispetto a dicembre 2012 (+1,8%), e ben +821 unità rispetto ad inizio crisi (+11,2%). Crescono soprattutto: le attività finanziarie e assicurative con ben 104 sedi attive in più (+5,6%) solo nel 2013. Sostengono il trend di crescita dell’ultimo anno soprattutto le attività ausiliarie ai servizi finanziari ed assicurativi, con un aumento dei sub-agenti di assicurazioni e dei produttori, procacciatori ed altri intermediari delle assicurazioni (+82; +15,7%). Ma continuano a crescere anche le holding finanziarie (+12 unità nel 2013, +11,1%) e le società veicolo6, che nel quinquennio 2009-2013 sono passate da appena 4 unità di inizio 2009 a 95 a fine 2013 (+19 solo nell’anno appena trascorso; +25%) l’aggregato noleggio, agenzie di viaggio e dei servizi di supporto alle imprese con 53 unità in più su base annua (+3,3%). L’incremento origina principalmente dai servizi operativi di supporto alle imprese, ma si registra anche un ulteriore crescita delle attività di cura e manutenzione del paesaggio (+25 unità nel 2013, +9,3%) nell’ambito dei servizi di informazione e comunicazione, le attività di servizio connesse alle tecnologie dell’informatica. In particolare, la consulenza informatica guadagna 12 sedi attive nell’anno (+13,2%), crescono di 11 unità le imprese attive nel recupero dati e installazione di software (+37,9%), e di 15 quelle attive nell’elaborazione elettronica di dati contabili (+10%), nonché aumentano di 11 unità le imprese che si occupano di portali web (+78,6%). Anche il comparto dei servizi alle persone ha saputo resistere alla crisi con incrementi in termini di imprese attive pari a +298 sedi attive rispetto al bilancio di inizio 2009 (+7%), cui il 2013 ha contribuito per 34 unità. Ove si guardi alle componenti di questo risultato si osserva che contribuiscono all’incremento 6. Società che hanno per oggetto esclusivo la realizzazione di una o più operazioni di cartolarizzazione e che, in tale ambito, emettono strumenti finanziari negoziabili. 15 soprattutto: le attività ambulatoriali specialistiche ed odontoiatriche, probabilmente in forma associata, le attività riguardanti le lotterie, le scommesse e le case da gioco in particolare (nella fattispecie della gestione di apparecchi che consentono vincite in denaro funzionanti a moneta o a gettone), le attività sportive. Tab. 1 – Tassi di crescita del Pil. Confronto tra le principali aree economiche. Serie storica 2007-2013 e previsioni per il 2014-2015. Paesi 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Economie avanzate Stati Uniti Area Euro (1) Germania Francia Italia Spagna Giappone Regno Unito Canada Econ.emergenti e in sviluppo Brasile Russia India Cina Sud Africa Turchia Mondo 2,7 1,8 3,0 3,4 2,3 1,7 3,5 2,2 3,4 2,0 8,7 6,1 8,5 9,8 14,2 5,5 4,7 5,3 0,1 -0,3 0,4 0,8 -0,1 -1,2 0,9 -1,0 -0,8 1,2 5,9 5,2 5,2 3,9 9,6 3,6 0,7 2,7 -3,4 -2,8 -4,4 -5,1 -3,1 -5,5 -3,8 -5,5 -5,2 -2,7 3,1 -0,3 -7,8 8,5 9,2 -1,5 -4,8 -0,4 3,0 2,5 2,0 3,9 1,7 1,7 -0,2 4,7 1,7 3,4 7,5 7,5 4,5 10,3 10,4 3,1 9,2 5,2 1,7 1,8 1,6 3,4 2,0 0,5 0,1 -0,5 1,1 2,5 6,3 2,7 4,3 6,6 9,3 3,6 8,8 3,9 1,4 2,8 -0,7 0,9 0,0 -2,4 -1,6 1,4 0,3 1,7 5,0 1,0 3,4 4,7 7,7 2,5 2,2 3,2 1,3 1,9 -0,5 0,5 0,3 -1,9 -1,2 1,5 1,8 2,0 4,7 2,3 1,3 4,4 7,7 1,9 4,3 3,0 Previsioni 2014 2015 2,2 2,3 2,8 3,0 1,2 1,5 1,7 1,6 1,0 1,5 0,6 1,1 0,9 1,0 1,4 1,0 2,9 2,5 2,3 2,4 4,9 5,3 1,8 2,7 1,3 2,3 5,4 6,4 7,5 7,3 2,3 2,7 2,3 3,1 3,6 3,9 Fonte: International Monetary Fund, World Economic Outlook, April 2014. Nota: (1) esclusa la Lettonia. Tab. 2 – Industria: produzione industriale per l’area euro(1). Variazioni percentuali tendenziali. Produzione industriale Periodo Totale Beni Beni intermedi strumentali Beni di consumo Costruzioni 2011 2012 2013 4,8 -2,8 -0,7 4,2 -4,5 -1,0 8,5 -1,1 -0,6 1,0 -2,4 -0,6 0,7 -4,9 -3,6 Non durevoli 1,0 -2,1 -0,1 I trim. 2013 II trim. 2013 III trim. 2013 IV trim. 2013 -2,9 -1,0 -0,9 2,0 -3,6 -2,0 -0,7 2,6 -3,4 -0,2 -1,3 2,4 -0,9 -0,8 -0,9 0,2 -4,3 -4,0 -3,6 -2,6 -0,4 -0,3 -0,5 0,7 -5,9 -3,6 -1,1 -1,1 Ottobre 2013 Novembre 2013 Dicembre 2013 1,0 3,1 1,9 1,5 3,2 3,4 1,3 4,2 1,8 -0,4 1,3 -0,3 -4,7 -1,3 -1,6 0,3 1,9 0,0 -2,1 -1,4 0,1 Gennaio 2014 Febbraio 2014 3,0 3,7 3,5 4,2 4,7 4,0 0,2 2,4 1,6 -0,6 -0,1 2,8 8,0 6,7 Totale Durevoli Fonte: Ecb, Monthly Bulletin, Euro Area Statistics Online. Data last updated on 22-04-2014. Nota: (1) area euro 18. 16 -2,4 -5,4 -2,8 Tab. 3 – Industria manifatturiera trevigiana: principali indicatori. Anni 2011-2013. 2011 2012 2013 I II III IV I II III IV I II III IV trimestre precedente 0,4 5,0 -3,8 0,5 -4,4 0,4 -4,6 2,7 -4,1 2,6 -4,7 6,1 stesso trim. anno preced. 2,7 2,5 0,2 -2,0 -4,8 -4,9 -3,9 -3,6 -3,7 -2,6 1,6 2,5 0,5 -2,6 -0,2 1,4 0,4 -1,5 0,3 0,2 0,2 0,6 -0,1 0,1 -0,4 -0,4 -0,4 -0,8 -0,4 -1,9 -1,0 -2,1 -1,3 -1,5 -0,9 0,9 72,2 75,5 72,9 72,9 70,5 69,8 69,1 68,8 66,3 68,8 71,2 74,1 -2,0 7,5 -2,1 3,2 -4,7 2,9 -5,4 1,2 -5,3 2,4 -5,2 6,6 5,9 3,6 1,4 -0,8 -3,3 -6,3 -3,7 -3,6 -2,6 -1,1 1,1 1,9 -2,7 11,4 1,4 7,1 -0,4 5,9 -1,9 3,0 3,8 1,2 -3,7 6,0 7,4 7,1 3,3 1,5 2,9 0,2 1,4 0,3 10,5 4,6 2,9 4,6 Produzione Variazioni rispetto a: Occupazione Variazioni rispetto a: trimestre precedente stesso trim. anno preced. Capacità produttiva Grado di utilizzo impianti Fatturato Variazioni rispetto a: trimestre precedente stesso trim. anno preced. Fatturato estero Variazioni rispetto a: trimestre precedente stesso trim. anno preced. Fonte: Indagine congiunturale Unioncamere del Veneto, Cciaa Treviso. 17 Tab. 4 – Industria manifatturiera trevigiana: giudizi di previsione per il trimestre successivo, rispetto al periodo di osservazione. Indicatori Produzione in aumento lieve aumento stazionaria lieve diminuzione in diminuzione Domanda Interna in aumento lieve aumento stazionaria lieve diminuzione in diminuzione Domanda Estera in aumento lieve aumento stazionaria lieve diminuzione in diminuzione Fatturato in aumento lieve aumento stazionaria lieve diminuzione in diminuzione Occupazione in aumento lieve aumento stazionari lieve diminuzione in diminuzione Dicembre 2011 Dicembre 2012 Dicembre 2013 4,7 12,1 37,8 15,0 30,4 4,3 10,8 38,7 13,9 32,2 4,2 13,7 52,8 13,8 15,4 3,6 10,9 34,1 19,2 32,2 3,2 9,8 37,6 17,3 32,2 3,9 9,5 56,2 13,9 16,5 7,7 14,5 42,9 15,8 19,0 4,8 19,3 43,1 15,6 17,1 3,6 18,9 53,3 10,3 13,9 4,0 14,3 35,7 17,1 29,0 4,5 13,6 36,5 14,6 30,8 4,7 14,8 52,0 13,1 15,4 0,9 3,9 78,0 10,6 6,6 0,2 4,6 76,2 10,4 8,7 0,5 5,5 82,5 7,9 3,7 Fonte: Indagine congiunturale Unioncamere del Veneto, Cciaa Treviso. Tab. 5 – Esportazioni, importazioni e saldo commerciale. Confronto Treviso, Veneto e Italia. Anni 2010-2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Territorio Export Treviso Veneto Italia % Veneto/Italia Import Treviso Veneto Italia % Veneto/Italia Saldi Treviso Veneto Italia Var. % 13/12 2010 2011 2012 2013 (provv.) 9.903.464 45.613.485 337.346.283 13,5 10.705.103 50.318.169 375.903.832 13,4 10.052.476 51.177.617 390.182.092 13,1 10.493.172 52.605.823 389.854.168 13,5 4,4 2,8 -0,1 - -2,0 4,5 3,7 - 6.135.755 38.320.653 367.389.805 10,4 6.549.584 40.736.992 401.427.714 10,1 5.793.680 37.585.617 380.292.481 9,9 5.808.812 37.266.270 359.454.458 10,4 0,3 -0,8 -5,5 - -11,3 -8,5 -10,5 - 3.767.709 7.292.833 -30.043.522 4.155.519 9.581.177 -25.523.882 4.258.796 13.591.999 9.889.611 4.684.360 15.339.553 30.399.710 - - Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat. Nota: valori assoluti in migliaia di euro. 18 13/11 Tab. 6 – Esportazioni per merceologie (Ateco 2007). Provincia di Treviso, anni 2011 e 2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Ordinamento decrescente per valori al 2013. Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali. N. Voci merceologiche 2011 (def.) 2012 (def.) 2013 (provv.) Variazioni % Incidenza % 13/12 13/11 2011 2013 1 Macchinari 2.205.079 1.660.061 1.808.940 9,0 -18,0 20,6 17,2 2 Mobili 1.411.455 1.446.010 1.448.479 0,2 2,6 13,2 13,8 3 Elettrodomestici 713.872 746.676 864.519 15,8 21,1 6,7 8,2 4 Calzature 917.578 830.544 834.334 0,5 -9,1 8,6 8,0 5 Carpenteria metallica 628.889 658.407 614.012 -6,7 -2,4 5,9 5,9 6 Abbigliamento 641.467 616.376 609.748 -1,1 -4,9 6,0 5,8 7 Prodotti alimentari e tabacco Altre apparecchiature elettriche Bevande 414.984 454.049 502.849 10,7 21,2 3,9 4,8 463.852 446.357 463.410 3,8 -0,1 4,3 4,4 350.085 388.247 433.967 11,8 24,0 3,3 4,1 10 Prodotti in gomma o plastica Altri prodotti dell’industria 11 manifatturiera 12 Filati e tessuti Mezzi di trasporto e 13 componentistica 14 Metallurgia 405.679 399.659 432.604 8,2 6,6 3,8 4,1 425.552 410.615 408.857 -0,4 -3,9 4,0 3,9 392.097 332.699 296.380 -10,9 -24,4 3,7 2,8 290.397 266.768 294.402 10,4 1,4 2,7 2,8 215.416 221.221 217.984 -1,5 1,2 2,0 2,1 15 Carta e stampa 180.277 179.498 196.792 9,6 9,2 1,7 1,9 16 Giolielli Prodotti chimici, farmaceutici, 17 fibre sintetiche 18 Legno Elettronica, app. medicali e di 19 misuraz. (esc. occhiali) 20 Maglieria 156.548 160.476 195.527 21,8 24,9 1,5 1,9 151.400 163.734 159.037 -2,9 5,0 1,4 1,5 121.119 114.298 132.943 16,3 9,8 1,1 1,3 143.811 126.087 128.202 1,7 -10,9 1,3 1,2 122.398 118.498 111.679 -5,8 -8,8 1,1 1,1 21 Concia e lavorazioni pelli 8 9 105.715 87.245 97.894 12,2 -7,4 1,0 0,9 22 Occhialeria 68.755 70.880 73.486 3,7 6,9 0,6 0,7 23 Altri servizi 64.904 58.380 66.105 13,2 1,8 0,6 0,6 24 Vetro e prodotti in vetro 74.005 53.112 56.759 6,9 -23,3 0,7 0,5 25 Agricoltura e pesca Pietre tagliate, modellate e 26 finite Prodotti delle miniere e delle 27 cave 28 Prodotti petroliferi raffinati 23.640 22.630 20.936 -7,5 -11,4 0,2 0,2 9.937 13.129 16.571 26,2 66,8 0,1 0,2 5.857 6.592 6.285 -4,7 7,3 0,1 0,1 332 233 472 102,7 41,9 0,0 0,0 10.705.103 10.052.476 10.493.172 4,4 -2,0 Totale Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat. 19 100,0 100,0 Tab. 7 – Importazioni per merceologie (Ateco 2007). Provincia di Treviso, anni 2011 e 2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Ordinamento decrescente per valori al 2013. Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali. N. Voci merceologiche 2011 (def.) 2012 (def.) 2013 (provv.) Variazioni % Incidenza % 13/12 13/11 2011 2013 1 Abbigliamento 941.278 804.885 738.656 -8,2 -21,5 14,4 12,7 2 756.874 651.246 701.387 7,7 -7,3 11,6 12,1 458.601 420.697 425.359 1,1 -7,2 7,0 7,3 4 Calzature Prodotti chimici, farmaceutici, fibre sintetiche Elettrodomestici 318.604 360.896 412.214 14,2 29,4 4,9 7,1 5 Macchinari 477.888 354.027 376.291 6,3 -21,3 7,3 6,5 6 Metallurgia 437.606 389.937 371.921 -4,6 -15,0 6,7 6,4 7 Prodotti alimentari (incl.tabacco) 304.229 273.788 295.598 8,0 -2,8 4,6 5,1 8 Legno 279.226 258.690 261.976 1,3 -6,2 4,3 4,5 9 Filati e tessuti 315.848 256.820 257.004 0,1 -18,6 4,8 4,4 10 Prodotti in gomma o plastica 278.816 245.203 246.998 0,7 -11,4 4,3 4,3 11 Agricoltura e pesca 217.740 223.897 241.871 8,0 11,1 3,3 4,2 12 Carpenteria metallica 212.929 233.471 234.127 0,3 10,0 3,3 4,0 13 Maglieria Elettronica, app. medicali e di 14 misuraz. (escl. occhialeria) Altri prodotti dell’industria 15 manifatturiera 16 Altre apparecchiature elettriche 250.155 244.066 223.001 -8,6 -10,9 3,8 3,8 271.569 193.138 173.011 -10,4 -36,3 4,1 3,0 224.302 184.620 160.629 -13,0 -28,4 3,4 2,8 185.400 154.940 155.135 0,1 -16,3 2,8 2,7 17 Carta e stampa Mezzi di trasporto e 18 componentistica 19 Altri servizi 158.601 141.492 132.877 -6,1 -16,2 2,4 2,3 122.648 102.518 103.840 1,3 -15,3 1,9 1,8 3 85.307 78.523 68.263 -13,1 -20,0 1,3 1,2 20 Vetro e prodotti in vetro 60.175 52.717 63.522 20,5 5,6 0,9 1,1 21 Mobili 64.865 59.532 54.456 -8,5 -16,0 1,0 0,9 22 Concia e lavorazioni pelli 54.141 43.540 45.070 3,5 -16,8 0,8 0,8 23 Occhialeria 32.962 28.974 29.330 1,2 -11,0 0,5 0,5 24 Bevande 18.920 18.181 17.086 -6,0 -9,7 0,3 0,3 25 Prodotti delle miniere e delle cave 12.040 10.620 10.673 0,5 -11,4 0,2 0,2 26 Gioielli 5.004 3.526 3.963 12,4 -20,8 0,1 0,1 27 Prodotti petroliferi raffinati 1.989 2.507 2.891 15,3 45,4 0,0 0,0 1.869 1.227 1.660 35,2 -11,2 0,0 0,0 6.549.584 5.793.680 5.808.812 0,3 -11,3 28 Pietre tagliate, modellate e finite Totale Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat. 20 100,0 100,0 21 3.335.236 383.882 440.635 270.232 189.791 164.604 74.511 86.661 67.434 91.230 87.425 1.478.831 Mondo Ue 28 Germania Francia Regno Unito Romania Stati Uniti Russia Spagna Svizzera Austria Cina AltriPaesi Ue 28 Extra Ue28 Germania Francia Regno Unito Romania Stati Uniti Russia Spagna Svizzera Austria Cina Altri Paesi Extra Ue 28 3.884.674 394.644 364.760 352.672 733.456 144.777 82.119 97.793 71.091 83.938 87.668 1.471.756 2011 (def.) 10.610.702 6.726.028 1.583.918 1.221.717 548.172 547.375 422.678 354.581 258.313 243.762 199.566 166.838 1.179.108 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat. Paesi 2008 (def.) 10.741.434 7.406.198 1.563.384 1.205.293 625.546 524.111 689.871 353.134 295.928 253.831 228.415 144.966 1.521.718 3.579.968 474.106 365.553 344.555 258.776 142.666 116.204 106.176 82.488 86.770 85.127 1.517.549 2012 (def.) 9.964.874 6.384.906 1.540.945 1.189.881 548.708 498.491 352.445 339.967 256.363 230.860 200.823 164.425 1.061.997 3.871.507 521.576 386.581 341.878 296.969 188.662 122.204 105.585 104.156 89.405 86.563 1.627.930 2013 (provv.) 10.399.846 6.528.339 1.576.588 1.179.867 589.719 525.698 365.902 333.661 248.959 247.640 208.653 179.943 1.071.711 8,1 10,0 5,8 -0,8 14,8 32,2 5,2 -0,6 26,3 3,0 1,7 7,3 13/12 4,4 2,2 2,3 -0,8 7,5 5,5 3,8 -1,9 -2,9 7,3 3,9 9,4 0,9 -0,3 32,2 6,0 -3,1 -59,5 30,3 48,8 8,0 46,5 6,5 -1,3 10,6 Variazioni % 13/11 -2,0 -2,9 -0,5 -3,4 7,6 -4,0 -13,4 -5,9 -3,6 1,6 4,6 7,9 -9,1 16,1 35,9 -12,3 26,5 56,5 14,6 64,0 21,8 54,5 -2,0 -1,0 10,1 13/08 -3,2 -11,9 0,8 -2,1 -5,7 0,3 -47,0 -5,5 -15,9 -2,4 -8,7 24,1 -29,6 31,1 3,6 4,1 2,5 1,8 1,5 0,7 0,8 0,6 0,8 0,8 13,8 2008 100,0 68,9 14,6 11,2 5,8 4,9 6,4 3,3 2,8 2,4 2,1 1,3 14,2 36,6 3,7 3,4 3,3 6,9 1,4 0,8 0,9 0,7 0,8 0,8 13,9 Incidenza % 2011 100,0 63,4 14,9 11,5 5,2 5,2 4,0 3,3 2,4 2,3 1,9 1,6 11,1 37,2 5,0 3,7 3,3 2,9 1,8 1,2 1,0 1,0 0,9 0,8 15,7 2013 100,0 62,8 15,2 11,3 5,7 5,1 3,5 3,2 2,4 2,4 2,0 1,7 10,3 Tab. 8 – Esportazioni trevigiane di prodotti manifatturieri (Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011, 2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali. 22 884.895 80.994 75.893 94.559 41.003 24.556 27.025 30.253 9.490 25.983 4.248 470.891 2008 (def.) 1.875.947 991.051 213.198 168.660 73.417 45.203 34.989 35.345 91.299 36.339 39.546 43.760 209.295 1.444.909 84.275 80.600 567.499 49.133 16.533 38.810 36.157 11.028 64.003 7.340 489.531 2011 (def.) 2.205.079 760.170 189.018 127.955 54.810 44.993 34.681 37.086 49.858 33.222 32.547 33.251 122.750 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat. Extra Ue28 Stati Uniti Russia Cina Turchia Indonesia Brasile Svizzera Israele India Giappone Altri paesi Extra Ue28 Mondo Unione europea 28 Francia Germania Regno Unito Belgio Austria Romania Spagna Svezia Polonia Paesi Bassi Altri paesi Ue28 Paesi 948.560 103.836 77.130 79.777 45.141 85.361 33.658 33.175 10.633 33.407 20.621 425.821 2012 (def.) 1.660.061 711.501 186.432 130.440 49.181 44.581 34.338 34.098 40.091 26.278 29.197 31.209 105.657 1.034.056 103.306 95.658 93.834 71.201 46.976 40.122 37.971 27.873 27.018 25.622 464.473 2013 (provv.) 1.808.940 774.884 163.752 161.087 58.153 48.818 39.610 37.898 36.644 35.314 34.153 30.692 128.763 9,0 -0,5 24,0 17,6 57,7 -45,0 19,2 14,5 162,1 -19,1 24,3 9,1 13/12 9,0 8,9 -12,2 23,5 18,2 9,5 15,4 11,1 -8,6 34,4 17,0 -1,7 21,9 -28,4 22,6 18,7 -83,5 44,9 184,1 3,4 5,0 152,7 -57,8 249,1 -5,1 Variazioni % 13/11 -18,0 1,9 -13,4 25,9 6,1 8,5 14,2 2,2 -26,5 6,3 4,9 -7,7 4,9 16,9 27,5 26,0 -0,8 73,6 91,3 48,5 25,5 193,7 4,0 503,2 -1,4 13/08 -3,6 -21,8 -23,2 -4,5 -20,8 8,0 13,2 7,2 -59,9 -2,8 -13,6 -29,9 -38,5 47,2 4,3 4,0 5,0 2,2 1,3 1,4 1,6 0,5 1,4 0,2 25,1 2008 100,0 52,8 11,4 9,0 3,9 2,4 1,9 1,9 4,9 1,9 2,1 2,3 11,2 65,5 3,8 3,7 25,7 2,2 0,7 1,8 1,6 0,5 2,9 0,3 22,2 Incidenza % 2011 100,0 34,5 8,6 5,8 2,5 2,0 1,6 1,7 2,3 1,5 1,5 1,5 5,6 57,2 5,7 5,3 5,2 3,9 2,6 2,2 2,1 1,5 1,5 1,4 25,7 2013 100,0 42,8 9,1 8,9 3,2 2,7 2,2 2,1 2,0 2,0 1,9 1,7 7,1 Tab. 9 – Esportazioni trevigiane di macchinari (Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011, 2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali. 23 427.614 76.914 129.947 32.510 4.221 5.320 15.927 23.287 4.789 2.002 10.720 121.976 2008 (def.) 1.454.234 1.026.620 236.958 205.425 209.441 65.717 48.728 34.830 18.258 20.938 23.171 15.101 148.053 411.411 72.878 92.895 50.298 18.165 11.574 12.381 15.160 10.877 3.045 7.329 116.809 2011 (def.) 1.411.455 1.000.044 286.505 248.694 149.368 57.837 44.425 30.496 21.872 16.681 18.517 13.021 112.628 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat. Extra Ue28 Stati Uniti Russia Svizzera Cina Canada Emirati Arabi Uniti Ucraina Arabia Saudita Qatar Turchia Altri paesi Extra Ue28 Mondo Unione europea 28 Germania Francia Regno Unito Spagna Belgio Svezia Austria Polonia Paesi Bassi Danimarca Altri paesi Ue28 Paesi 501.543 106.873 104.920 57.129 23.171 17.248 17.170 16.454 14.274 12.639 7.243 124.423 2012 (def.) 1.446.010 944.466 273.310 244.645 146.434 47.170 38.032 30.625 19.982 16.718 18.225 13.304 96.020 547.419 139.890 95.553 57.639 25.999 24.071 17.878 15.964 14.662 13.226 11.849 130.687 2013 (provv.) 1.448.479 901.059 257.193 241.923 144.767 43.147 36.856 29.042 19.349 16.752 15.576 12.697 83.758 9,1 30,9 -8,9 0,9 12,2 39,6 4,1 -3,0 2,7 4,6 63,6 5,0 13/12 0,2 -4,6 -5,9 -1,1 -1,1 -8,5 -3,1 -5,2 -3,2 0,2 -14,5 -4,6 -12,8 33,1 91,9 2,9 14,6 43,1 108,0 44,4 5,3 34,8 334,4 61,7 11,9 Variazioni % 13/11 2,6 -9,9 -10,2 -2,7 -3,1 -25,4 -17,0 -4,8 -11,5 0,4 -15,9 -2,5 -25,6 28,0 81,9 -26,5 77,3 515,9 352,4 12,2 -31,4 206,1 560,6 10,5 7,1 13/08 -0,4 -12,2 8,5 17,8 -30,9 -34,3 -24,4 -16,6 6,0 -20,0 -32,8 -15,9 -43,4 29,4 5,3 8,9 2,2 0,3 0,4 1,1 1,6 0,3 0,1 0,7 8,4 2008 100,0 70,6 16,3 14,1 14,4 4,5 3,4 2,4 1,3 1,4 1,6 1,0 10,2 29,1 5,2 6,6 3,6 1,3 0,8 0,9 1,1 0,8 0,2 0,5 8,3 Incidenza % 2011 100,0 70,9 20,3 17,6 10,6 4,1 3,1 2,2 1,5 1,2 1,3 0,9 8,0 37,8 9,7 6,6 4,0 1,8 1,7 1,2 1,1 1,0 0,9 0,8 9,0 2013 100,0 62,2 17,8 16,7 10,0 3,0 2,5 2,0 1,3 1,2 1,1 0,9 5,8 Tab. 10 – Esportazioni trevigiane di mobili (Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011, 2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali. 24 209.374 21.536 25.594 26.503 15.470 7.877 14.471 3.416 4.347 3.177 14.984 72.000 Mondo Unione europea 28 Germania Francia Regno Unito Spagna Paesi Bassi Polonia Austria Repubblica Ceca Romania Belgio Altri paesi Ue28 Extra Ue28 Russia Svizzera Australia Stati Uniti Nuova Zelanda Ucraina Emirati Arabi Uniti Giappone Arabia Saudita Turchia Altri paesi Extra Ue28 225.189 27.270 43.387 32.796 13.626 11.104 9.178 2.466 5.167 5.551 7.741 66.902 2011 (def.) 713.872 488.683 154.421 71.558 42.698 38.710 37.166 23.132 25.148 17.576 7.562 9.725 60.987 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat. Paesi 2008 (def.) 832.524 623.150 173.031 104.555 51.147 55.965 41.975 30.414 36.172 16.111 17.443 10.746 85.590 245.302 30.063 34.785 32.816 17.526 15.255 9.046 3.108 8.582 7.110 8.229 78.781 2012 (def.) 746.676 501.374 158.414 67.619 54.014 27.847 39.697 26.190 26.104 20.139 6.803 11.212 63.333 261.001 31.828 30.055 27.018 23.310 13.911 13.561 12.516 11.313 10.930 10.208 76.351 2013 (provv.) 864.519 603.518 182.182 82.252 50.625 40.862 40.116 31.613 28.203 27.131 24.049 20.858 75.624 6,4 5,9 -13,6 -17,7 33,0 -8,8 49,9 302,7 31,8 53,7 24,0 -3,1 13/12 15,8 20,4 15,0 21,6 -6,3 46,7 1,1 20,7 8,0 34,7 253,5 86,0 19,4 15,9 16,7 -30,7 -17,6 71,1 25,3 47,8 407,6 118,9 96,9 31,9 14,1 Variazioni % 13/11 21,1 23,5 18,0 14,9 18,6 5,6 7,9 36,7 12,1 54,4 218,0 114,5 24,0 24,7 47,8 17,4 1,9 50,7 76,6 -6,3 266,4 160,3 244,1 -31,9 6,0 13/08 3,8 -3,2 5,3 -21,3 -1,0 -27,0 -4,4 3,9 -22,0 68,4 37,9 94,1 -11,6 25,1 2,6 3,1 3,2 1,9 0,9 1,7 0,4 0,5 0,4 1,8 8,6 2008 100,0 74,9 20,8 12,6 6,1 6,7 5,0 3,7 4,3 1,9 2,1 1,3 10,3 31,5 3,8 6,1 4,6 1,9 1,6 1,3 0,3 0,7 0,8 1,1 9,4 Incidenza % 2011 100,0 68,5 21,6 10,0 6,0 5,4 5,2 3,2 3,5 2,5 1,1 1,4 8,5 30,2 3,7 3,5 3,1 2,7 1,6 1,6 1,4 1,3 1,3 1,2 8,8 2013 100,0 69,8 21,1 9,5 5,9 4,7 4,6 3,7 3,3 3,1 2,8 2,4 8,7 Tab. 11 – Esportazioni trevigiane di elettrodomestici (Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011, 2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali. 25 147.591 31.734 22.746 10.223 12.799 12.706 2.158 3.828 3.920 4.388 4.021 39.070 Mondo Unione europea 28 Francia Germania Spagna Romania Regno Unito Austria Paesi Bassi Belgio Ungheria Grecia Altri paesi Ue28 Extra Ue28 Stati Uniti Svizzera Giappone Russia Norvegia Cina Turchia Australia Serbia Canada Altri paesi Extra Ue28 156.453 28.669 34.352 10.096 11.717 10.548 3.355 4.741 3.664 5.244 4.236 39.831 2011 (def.) 917.578 761.125 135.410 156.993 91.738 72.665 41.692 41.881 40.835 28.585 25.148 17.629 108.549 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat. Paesi 2008 (def.) 909.349 761.758 125.944 173.810 110.549 51.996 38.155 48.958 43.395 33.539 18.661 18.684 98.067 173.504 36.633 33.713 15.263 16.074 8.517 4.529 4.677 4.237 3.499 3.750 42.611 2012 (def.) 830.544 657.040 132.714 137.280 73.306 58.447 45.955 35.416 32.081 25.877 14.485 12.596 88.883 177.559 32.047 30.640 17.864 15.008 11.106 6.040 5.135 4.612 4.592 4.450 46.065 2013 (provv.) 834.334 656.776 141.994 133.569 65.297 64.648 52.025 33.916 28.730 23.471 14.734 12.544 85.847 2,3 -12,5 -9,1 17,0 -6,6 30,4 33,3 9,8 8,8 31,2 18,7 8,1 13/12 0,5 0,0 7,0 -2,7 -10,9 10,6 13,2 -4,2 -10,4 -9,3 1,7 -0,4 -3,4 13,5 11,8 -10,8 76,9 28,1 5,3 80,0 8,3 25,9 -12,4 5,1 15,6 Variazioni % 13/11 -9,1 -13,7 4,9 -14,9 -28,8 -11,0 24,8 -19,0 -29,6 -17,9 -41,4 -28,8 -20,9 20,3 1,0 34,7 74,8 17,3 -12,6 179,9 34,1 17,6 4,7 10,7 17,9 13/08 -8,2 -13,8 12,7 -23,2 -40,9 24,3 36,4 -30,7 -33,8 -30,0 -21,0 -32,9 -12,5 16,2 3,5 2,5 1,1 1,4 1,4 0,2 0,4 0,4 0,5 0,4 4,3 2008 100,0 83,8 13,8 19,1 12,2 5,7 4,2 5,4 4,8 3,7 2,1 2,1 10,8 17,1 3,1 3,7 1,1 1,3 1,1 0,4 0,5 0,4 0,6 0,5 4,3 Incidenza % 2011 100,0 82,9 14,8 17,1 10,0 7,9 4,5 4,6 4,5 3,1 2,7 1,9 11,8 21,3 3,8 3,7 2,1 1,8 1,3 0,7 0,6 0,6 0,6 0,5 5,5 2013 100,0 78,7 17,0 16,0 7,8 7,7 6,2 4,1 3,4 2,8 1,8 1,5 10,3 Tab. 12 – Esportazioni trevigiane di calzature (Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011, 2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali. 26 185.654 7.929 20.897 6.913 25.976 19.170 6.236 15.247 4.411 4.373 1.489 73.012 Mondo Unione europea 28 Germania Francia Romania Regno Unito Repubblica Ceca Austria Slovacchia Spagna Polonia Slovenia Altri paesi Ue28 Extra Ue28 Algeria Stati Uniti Turchia Russia Svizzera Qatar Emirati Arabi Uniti Australia Cina Brasile Altri paesi Extra Ue28 140.549 1.822 11.629 6.628 10.301 12.688 6.764 10.723 5.750 6.675 3.961 63.607 2011 (def.) 628.889 488.340 100.826 75.848 48.551 77.727 27.042 30.614 17.976 17.994 12.152 7.229 72.380 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat. Paesi 2008 (def.) 649.079 463.425 85.999 91.326 33.604 48.283 14.975 27.831 15.157 28.726 26.431 6.384 84.709 159.075 11.713 19.698 8.439 9.460 11.062 2.075 9.764 5.578 6.594 4.089 70.602 2012 (def.) 658.407 499.332 105.781 69.403 66.788 49.507 30.602 30.703 21.034 15.054 16.666 6.637 87.156 181.340 17.314 16.410 16.176 11.299 10.718 8.977 7.767 7.693 7.383 6.124 71.481 2013 (provv.) 614.012 432.672 106.047 63.748 53.622 29.288 27.416 24.501 19.550 16.736 13.255 11.291 67.219 14,0 47,8 -16,7 91,7 19,4 -3,1 332,7 -20,5 37,9 12,0 49,8 1,2 13/12 -6,7 -13,3 0,3 -8,1 -19,7 -40,8 -10,4 -20,2 -7,1 11,2 -20,5 70,1 -22,9 29,0 850,4 41,1 144,0 9,7 -15,5 32,7 -27,6 33,8 10,6 54,6 12,4 Variazioni % 13/11 -2,4 -11,4 5,2 -16,0 10,4 -62,3 1,4 -20,0 8,8 -7,0 9,1 56,2 -7,1 -2,3 118,4 -21,5 134,0 -56,5 -44,1 44,0 -49,1 74,4 68,8 311,3 -2,1 13/08 -5,4 -6,6 23,3 -30,2 59,6 -39,3 83,1 -12,0 29,0 -41,7 -49,9 76,9 -20,6 28,6 1,2 3,2 1,1 4,0 3,0 1,0 2,3 0,7 0,7 0,2 11,2 2008 100,0 71,4 13,2 14,1 5,2 7,4 2,3 4,3 2,3 4,4 4,1 1,0 13,1 22,3 0,3 1,8 1,1 1,6 2,0 1,1 1,7 0,9 1,1 0,6 10,1 Incidenza % 2011 100,0 77,7 16,0 12,1 7,7 12,4 4,3 4,9 2,9 2,9 1,9 1,1 11,5 29,5 2,8 2,7 2,6 1,8 1,7 1,5 1,3 1,3 1,2 1,0 11,6 2013 100,0 70,5 17,3 10,4 8,7 4,8 4,5 4,0 3,2 2,7 2,2 1,8 10,9 Tab. 13 – Esportazioni trevigiane di carpenteria metallica (Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011, 2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali. 27 511.192 60.960 79.743 81.362 31.720 28.941 30.586 20.065 13.004 17.765 15.949 131.097 2008 (def.) 1.711.061 1.199.869 137.046 131.671 114.193 192.263 53.893 89.805 51.820 64.866 20.631 31.769 311.911 459.327 76.577 63.083 48.181 25.985 22.547 25.822 23.900 12.400 12.785 13.090 134.958 2011 (def.) 1.155.963 696.635 143.925 90.618 76.067 51.536 33.067 68.458 30.249 31.343 22.036 18.165 131.171 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat. Extra Ue28 Svizzera Russia Tunisia Turchia Giappone Stati Uniti Hong Kong Cina Ucraina Serbia Altri paesi Extra Ue28 Mondo Unione europea 28 Romania Germania Francia Spagna Regno Unito Croazia Paesi Bassi Austria Repubblica Ceca Belgio Altri paesi Ue28 Paesi 435.052 66.831 51.515 39.890 26.826 27.433 25.988 22.664 13.753 13.833 14.407 131.912 2012 (def.) 1.067.573 632.520 112.319 98.124 73.651 46.132 37.231 46.072 37.385 27.198 19.817 17.248 117.344 401.113 57.068 51.796 30.698 29.765 26.947 22.191 18.110 13.762 13.661 13.077 124.037 2013 (provv.) 1.017.808 616.695 98.763 98.397 77.600 50.911 42.452 37.727 35.033 25.619 22.579 21.108 106.506 -7,8 -14,6 0,5 -23,0 11,0 -1,8 -14,6 -20,1 0,1 -1,2 -9,2 -6,0 13/12 -4,7 -2,5 -12,1 0,3 5,4 10,4 14,0 -18,1 -6,3 -5,8 13,9 22,4 -9,2 -12,7 -25,5 -17,9 -36,3 14,5 19,5 -14,1 -24,2 11,0 6,8 -0,1 -8,1 Variazioni % 13/11 -12,0 -11,5 -31,4 8,6 2,0 -1,2 28,4 -44,9 15,8 -18,3 2,5 16,2 -18,8 -21,5 -6,4 -35,0 -62,3 -6,2 -6,9 -27,4 -9,7 5,8 -23,1 -18,0 -5,4 13/08 -40,5 -48,6 -27,9 -25,3 -32,0 -73,5 -21,2 -58,0 -32,4 -60,5 9,4 -33,6 -65,9 29,9 3,6 4,7 4,8 1,9 1,7 1,8 1,2 0,8 1,0 0,9 7,7 2008 100,0 70,1 8,0 7,7 6,7 11,2 3,1 5,2 3,0 3,8 1,2 1,9 18,2 39,7 6,6 5,5 4,2 2,2 2,0 2,2 2,1 1,1 1,1 1,1 11,7 Incidenza % 2011 100,0 60,3 12,5 7,8 6,6 4,5 2,9 5,9 2,6 2,7 1,9 1,6 11,3 39,4 5,6 5,1 3,0 2,9 2,6 2,2 1,8 1,4 1,3 1,3 12,2 2013 100,0 60,6 9,7 9,7 7,6 5,0 4,2 3,7 3,4 2,5 2,2 2,1 10,5 Tab. 14 – Esportazioni trevigiane di prodotti tessili e abbigliamento, incl. maglieria(Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011, 2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali. 28 61.103 8.067 4.919 12.043 3.594 1.691 1.130 280 1.172 2.004 26.204 Mondo Unione europea 28 Germania Francia Austria Paesi Bassi Regno Unito Belgio Polonia Grecia Ungheria Slovenia Altri paesi Ue28 Extra Ue28 Russia Svizzera Israele Stati Uniti Canada Bosnia-Erzegovina Libia Benin Tunisia Serbia Altri paesi Extra Ue28 69.172 11.173 5.044 8.299 6.811 3.684 2.166 179 2.755 1.972 1.944 25.145 2011 (def.) 414.984 345.812 91.941 61.667 40.646 14.968 10.257 12.697 10.456 12.087 7.698 10.305 73.091 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat. Paesi 2008 (def.) 318.836 257.733 75.022 50.331 18.570 10.536 10.959 12.457 6.266 4.237 4.224 6.830 58.302 80.266 14.615 6.469 9.019 8.772 3.615 2.524 3.080 754 138 2.613 28.666 2012 (def.) 454.049 373.783 94.381 67.851 37.753 16.456 13.193 15.833 12.565 14.171 7.291 11.692 82.597 94.418 16.119 11.376 10.084 8.467 3.492 2.507 2.455 2.438 2.388 2.366 32.727 2013 (provv.) 502.849 408.430 100.848 66.515 41.663 20.712 18.745 17.498 16.685 15.812 14.187 12.869 82.895 17,6 10,3 75,8 11,8 -3,5 -3,4 -0,7 -20,3 223,2 1628,3 -9,5 14,2 13/12 10,7 9,3 6,9 -2,0 10,4 25,9 42,1 10,5 32,8 11,6 94,6 10,1 0,4 36,5 44,3 125,5 21,5 24,3 -5,2 15,8 1274,6 -11,5 21,1 21,7 30,2 Variazioni % 13/11 21,2 18,1 9,7 7,9 2,5 38,4 82,8 37,8 59,6 30,8 84,3 24,9 13,4 54,5 99,8 131,3 -16,3 135,6 106,4 121,9 778,3 108,0 18,1 24,9 13/08 57,7 58,5 34,4 32,2 124,4 96,6 71,0 40,5 166,3 273,2 235,9 88,4 42,2 19,2 2,5 1,5 3,8 1,1 0,5 0,4 0,1 0,4 0,0 0,6 8,2 2008 100,0 80,8 23,5 15,8 5,8 3,3 3,4 3,9 2,0 1,3 1,3 2,1 18,3 16,7 2,7 1,2 2,0 1,6 0,9 0,5 0,0 0,7 0,5 0,5 6,1 Incidenza % 2011 100,0 83,3 22,2 14,9 9,8 3,6 2,5 3,1 2,5 2,9 1,9 2,5 17,6 18,8 3,2 2,3 2,0 1,7 0,7 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 6,5 2013 100,0 81,2 20,1 13,2 8,3 4,1 3,7 3,5 3,3 3,1 2,8 2,6 16,5 Tab. 15 – Esportazioni trevigiane di prodotti alimentari, incl. tabacco(Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011, 2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali. 29 125.819 32.606 7.253 1.513 5.241 4.796 9.663 3.170 3.626 3.135 1.677 53.140 Mondo Unione europea 28 Germania Francia Romania Polonia Spagna Regno Unito Belgio Austria Croazia Repubblica Ceca Altri paesi Ue28 Extra Ue28 Russia Algeria Repubblica islamica dell’Iran Stati Uniti Ucraina Turchia Svizzera Arabia Saudita Emirati Arabi Uniti Cina Altri paesi Extra Ue28 108.969 17.106 4.615 1.775 4.864 6.636 9.912 4.440 4.777 3.524 2.667 48.652 2011 (def.) 463.852 354.884 131.326 77.257 31.217 17.730 17.088 10.755 9.048 11.434 2.273 4.065 42.691 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat. Paesi 2008 (def.) 457.014 331.195 115.509 47.555 33.945 18.118 23.239 8.797 7.231 11.006 4.015 6.958 54.822 122.524 18.165 8.739 8.621 5.631 6.580 8.879 5.149 5.319 4.290 1.889 49.264 2012 (def.) 446.357 323.832 110.995 76.290 28.734 18.034 14.488 12.005 8.416 10.505 2.536 5.013 36.814 139.595 24.196 9.175 8.771 7.554 7.223 6.346 5.991 5.403 5.376 3.828 55.732 2013 (provv.) 463.410 323.816 113.095 69.550 31.598 16.833 15.267 13.706 8.344 7.856 7.041 6.330 34.196 13,9 33,2 5,0 1,7 34,2 9,8 -28,5 16,4 1,6 25,3 102,7 13,1 13/12 3,8 0,0 1,9 -8,8 10,0 -6,7 5,4 14,2 -0,9 -25,2 177,6 26,3 -7,1 28,1 41,4 98,8 394,1 55,3 8,8 -36,0 34,9 13,1 52,5 43,5 14,6 Variazioni % 13/11 -0,1 -8,8 -13,9 -10,0 1,2 -5,1 -10,7 27,4 -7,8 -31,3 209,8 55,7 -19,9 10,9 -25,8 26,5 479,6 44,1 50,6 -34,3 89,0 49,0 71,5 128,3 4,9 13/08 1,4 -2,2 -2,1 46,3 -6,9 -7,1 -34,3 55,8 15,4 -28,6 75,4 -9,0 -37,6 27,5 7,1 1,6 0,3 1,1 1,0 2,1 0,7 0,8 0,7 0,4 11,6 2008 100,0 72,5 25,3 10,4 7,4 4,0 5,1 1,9 1,6 2,4 0,9 1,5 12,0 23,5 3,7 1,0 0,4 1,0 1,4 2,1 1,0 1,0 0,8 0,6 10,5 Incidenza % 2011 100,0 76,5 28,3 16,7 6,7 3,8 3,7 2,3 2,0 2,5 0,5 0,9 9,2 30,1 5,2 2,0 1,9 1,6 1,6 1,4 1,3 1,2 1,2 0,8 12,0 2013 100,0 69,9 24,4 15,0 6,8 3,6 3,3 3,0 1,8 1,7 1,5 1,4 7,4 Tab. 16 – Esportazioni trevigiane di altre apparecchiature elettriche (Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011, 2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali. 30 65.194 22.813 22.077 5.328 4.098 482 735 502 884 2.301 451 5.524 Mondo Unione europea 28 Germania Regno Unito Austria Paesi Bassi Belgio Svezia Francia Spagna Irlanda Repubblica Ceca Altri paesi Ue28 Extra Ue28 Stati Uniti Svizzera Canada Giappone Norvegia Russia Cina Australia Brasile Hong Kong Altri paesi Extra Ue28 111.874 42.520 28.861 8.887 5.418 2.626 5.535 2.388 1.313 4.464 1.121 8.741 2011 (def.) 350.085 238.210 125.048 33.582 19.827 23.304 8.899 3.496 2.207 759 2.054 2.988 16.047 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat. Paesi 2008 (def.) 245.562 180.367 92.451 31.351 12.870 13.699 5.216 1.322 6.364 3.597 1.441 598 11.458 130.380 48.937 33.114 12.133 7.411 3.714 5.271 2.697 1.699 3.714 1.387 10.302 2012 (def.) 388.247 257.868 133.817 42.829 24.075 21.149 8.695 4.841 3.812 675 2.661 2.080 13.234 151.435 58.312 34.982 14.263 8.084 5.393 5.046 4.490 2.874 2.666 1.539 13.788 2013 (provv.) 433.967 282.532 125.660 67.134 22.414 18.289 9.114 6.859 4.982 3.730 3.379 3.030 17.941 16,1 19,2 5,6 17,5 9,1 45,2 -4,3 66,5 69,2 -28,2 11,0 33,8 13/12 11,8 9,6 -6,1 56,8 -6,9 -13,5 4,8 41,7 30,7 452,8 27,0 45,7 35,6 35,4 37,1 21,2 60,5 49,2 105,4 -8,8 88,0 118,8 -40,3 37,2 57,7 Variazioni % 13/11 24,0 18,6 0,5 99,9 13,1 -21,5 2,4 96,2 125,7 391,7 64,5 1,4 11,8 132,3 155,6 58,5 167,7 97,3 1.019,8 586,1 794,4 225,2 15,9 240,8 149,6 13/08 76,7 56,6 35,9 114,1 74,2 33,5 74,7 418,9 -21,7 3,7 134,5 407,0 56,6 26,5 9,3 9,0 2,2 1,7 0,2 0,3 0,2 0,4 0,9 0,2 2,2 2008 100,0 73,5 37,6 12,8 5,2 5,6 2,1 0,5 2,6 1,5 0,6 0,2 4,7 32,0 12,1 8,2 2,5 1,5 0,8 1,6 0,7 0,4 1,3 0,3 2,5 Incidenza % 2011 100,0 68,0 35,7 9,6 5,7 6,7 2,5 1,0 0,6 0,2 0,6 0,9 4,6 34,9 13,4 8,1 3,3 1,9 1,2 1,2 1,0 0,7 0,6 0,4 3,2 2013 100,0 65,1 29,0 15,5 5,2 4,2 2,1 1,6 1,1 0,9 0,8 0,7 4,1 Tab. 17 – Esportazioni trevigiane di bevande (Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011, 2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali. 31 75.983 12.103 4.092 7.936 7.008 10.204 1.311 3.282 731 3.180 1.344 24.790 Mondo Unione europea 28 Germania Francia Romania Spagna Polonia Regno Unito Belgio Austria Ungheria Slovenia Altri paesi Ue28 Extra Ue28 Stati Uniti Cina Svizzera Russia Turchia Giappone India Canada Emirati Arabi Uniti Marocco Altri paesi Extra Ue28 86.535 14.942 12.813 11.144 5.208 5.243 2.090 3.305 1.151 3.068 1.054 26.517 2011 (def.) 405.679 319.144 67.612 46.357 48.268 23.040 15.140 12.731 14.768 10.353 11.180 8.788 60.905 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat. Paesi 2008 (def.) 324.232 248.249 45.593 31.404 34.379 17.113 12.545 15.313 9.404 12.436 8.896 6.704 54.461 84.192 13.056 9.974 12.302 5.253 4.605 2.572 2.800 1.386 3.659 1.066 27.520 2012 (def.) 399.659 315.467 72.659 48.336 40.913 20.297 14.842 11.284 13.517 11.510 13.599 8.603 59.907 94.002 16.132 12.162 11.571 6.612 4.400 4.256 3.514 3.170 3.034 2.092 27.058 2013 (provv.) 432.604 338.602 80.661 50.039 48.890 19.258 14.891 13.043 12.908 12.029 10.850 10.478 65.555 11,7 23,6 21,9 -5,9 25,9 -4,4 65,5 25,5 128,7 -17,1 96,2 -1,7 13/12 8,2 7,3 11,0 3,5 19,5 -5,1 0,3 15,6 -4,5 4,5 -20,2 21,8 9,4 8,6 8,0 -5,1 3,8 26,9 -16,1 103,7 6,3 175,3 -1,1 98,5 2,0 Variazioni % 13/11 6,6 6,1 19,3 7,9 1,3 -16,4 -1,6 2,5 -12,6 16,2 -3,0 19,2 7,6 23,7 33,3 197,2 45,8 -5,7 -56,9 224,7 7,0 333,5 -4,6 55,7 9,1 13/08 33,4 36,4 76,9 59,3 42,2 12,5 18,7 -14,8 37,3 -3,3 22,0 56,3 20,4 23,4 3,7 1,3 2,4 2,2 3,1 0,4 1,0 0,2 1,0 0,4 7,6 2008 100,0 76,6 14,1 9,7 10,6 5,3 3,9 4,7 2,9 3,8 2,7 2,1 16,8 21,3 3,7 3,2 2,7 1,3 1,3 0,5 0,8 0,3 0,8 0,3 6,5 Incidenza % 2011 100,0 78,7 16,7 11,4 11,9 5,7 3,7 3,1 3,6 2,6 2,8 2,2 15,0 21,7 3,7 2,8 2,7 1,5 1,0 1,0 0,8 0,7 0,7 0,5 6,3 2013 100,0 78,3 18,6 11,6 11,3 4,5 3,4 3,0 3,0 2,8 2,5 2,4 15,2 Tab. 18 – Esportazioni trevigiane di prodotti in gomma e plastica (Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011, 2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali. 32 17 33 Con procedure concorsuali In scioglimento/liquidazione 225 703 Con procedure concorsuali In scioglimento/liquidazione 17.863 751 243 626 15 16.228 2013 12.453 639 590 457 10 10.757 2013 11.067 424 143 279 12 10.209 2012 11.141 460 146 332 11 10.192 2013 Servizi imprese escl.immobiliari 12.843 634 569 465 14 11.161 2012 Manifatturiero 13.511 402 292 264 4.766 111 23 117 6 4.509 2012 43 12.510 2013 4.824 122 22 132 5 4.543 2013 Servizi persone 14.022 359 261 254 46 13.102 2012 Costruzioni 2.335 177 19 1.850 1 288 2012 Altro 19.978 500 243 712 55 18.468 2012 2.426 173 24 1.842 1 386 2013 19.897 523 243 684 63 18.384 2013 Commercio 92.428 2.640 1.413 4.679 191 83.505 2012 Totale 5.163 123 56 646 53 4.285 2012 90.986 2.770 1.483 4.704 200 81.829 2013 5.233 124 55 646 61 4.347 2013 Pubblici esercizi Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: (1) le consistenze 2012 e 2013 comprendono la classe di natura giuridica “Persona fisica”, introdotta per effetto della nuova Direttiva dei servizi del 26/10/2011 (entrata in vigore il 13/5/2012 con circolare n. 3648/c). Trattasi, tuttavia, della regolarizzazione di persone non costituite in forma d’impresa. 17.805 580 Inattive 16.282 2012 15 Totale registrate 14.779 36 14 53 2 14.674 2013 Servizi imprese Sospese Attive Status 15.516 55 Inattive Totale registrate 1 15.410 2012 Agricoltura Sospese Attive Status Tab. 19 – Sedi di imprese per status e settore. Provincia di Treviso, anni 2012-2013(1). Tab. 20 – Imprese attive per settori di attività (Ateco 2007). Provincia di Treviso. Consistenze al 31 marzo 2009 ed al 31 dicembre, anni 2012-2013(1) . Valori assoluti e variazioni assolute e percentuali. Var. assolute Settori di attività A Agricoltura, silvicoltura, pesca B 2009 2012 Var. % 2013 13-12 13-09 13-12 13-09 16.532 15.410 14.674 -736 -1.858 -4,8 -11,2 Estrazione di minerali 38 31 32 1 -6 3,2 -15,8 C Attività manifatturiere 11.976 11.161 10.757 -404 -1.219 -3,6 -10,2 D Energia elettrica etc. 22 90 108 18 86 20,0 390,9 E Acqua, reti fognarie, gestione rifiuti 109 110 113 3 4 2,7 3,7 F Costruzioni 13.914 13.102 12.510 -592 -1.404 -4,5 -10,1 G Commercio 18.277 18.468 18.384 -84 107 -0,5 0,6 H Trasporti e magazzinaggio 2.400 2.193 2.033 -160 -367 -7,3 -15,3 I Alloggio e ristorazione 4.001 4.285 4.347 62 346 1,4 8,6 J Servizi d’informazione e comunicaz. 1.420 1.514 1.535 21 115 1,4 8,1 K Attiv.finanziarie e assicurative 1.730 1.844 1.948 104 218 5,6 12,6 L Attività immobiliari 5.844 6.073 6.036 -37 192 -0,6 3,3 M Att.professionali, scientif., tecniche 2.800 3.068 3.033 -35 233 -1,1 8,3 N Noleggio, ag.viaggio, supporto impr. 1.388 1.590 1.643 53 255 3,3 18,4 P Istruzione 228 253 257 4 29 1,6 12,7 Q Sanità e assistenza sociale 266 307 323 16 57 5,2 21,4 R Att.artistiche, sportive, intratten. 622 693 712 19 90 2,7 14,5 S Altre attività di servizi 3.129 3.256 3.251 -5 122 -0,2 3,9 X Non classificate 42 57 133 76 91 133,3 216,7 Totale 84.738 83.505 81.829 -1.676 -2.909 -2,0 -3,4 Totale escluso agricoltura e pesca 68.206 68.095 67.155 -940 -1.051 -1,4 -1,5 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: (1) il confronto viene fatto con i primi dati disponibili in Ateco 2007 e cioè con le consistenze al 31 marzo 2009. Inoltre, le consistenze 2012 e 2013 comprendono la classe di natura giuridica “Persona fisica”, introdotta per effetto della nuova Direttiva dei servizi del 26/10/2011 (entrata in vigore il 13/5/2012 con circolare n.3648/c). Trattasi, tuttavia, della regolarizzazione di persone non costituite in forma d’impresa. 33 Tab. 21 – Imprese attive nei settori del manifatturiero (Ateco 2007). Provincia di Treviso. Consistenze al 31.03.2009 ed al 31.12, anni 2012-2013(1) .Valori assoluti e variazioni assolute e percentuali. Settori di attività 2009 2012 2013 C10 Industrie alimentari 632 630 C11 Industria delle bevande 148 - C 12 Industria del tabacco C13 Industrie tessili C14 Confez.articoli vestiario, pelle e pelliccia C15 Fabbricazione di articoli in pelle e simili C16 Ind. del legno (escl. mobili); fabbricaz.in paglia C17 Fabbricazione di carta e di prodotti di carta C18 Stampa e riproduzione di supporti registrati C19 Fabbr.coke e derivati raffinazione petrolio C20 Fabbricazione di prodotti chimici C21 Fabbr. prodotti e preparati farmaceutici C22 Fabbr. articoli in gomma e materie plastiche C23 Fabbric. prodotti lavoraz. min. non metallif. C24 Metallurgia C25 Fabbr. prod. in metallo (escl. macch./attrezz.) C26 Fabbr.comput., appar.elettromed., di misuraz. e orol. C27 Fabbr. appar.elettriche e per uso dom. non elettr. C28 Fabbr. di macchinari ed apparecchiature nca C29 Fabbr. autoveicoli, rimorchi e semirimorchi C30 Fabbricazione di altri mezzi di trasporto C31 Fabbricazione di mobili C32 Altre industrie manifatturiere C33 Rip., manutenz., installaz. macchine ed appar. Totale manifatturiero Var. ass. Var. % 13-12 13-09 13-12 13-09 624 -6 -8 -1,0 -1,3 150 151 1 3 0,7 2,0 - 1 1 1 - - 385 325 311 -14 -74 -4,3 -19,2 1.187 1.138 1.089 -49 -98 -4,3 -8,3 447 408 373 -35 -74 -8,6 -16,6 1.081 977 938 -39 -143 -4,0 -13,2 133 128 125 -3 -8 -2,3 -6,0 337 327 314 -13 -23 -4,0 -6,8 2 3 3 0 1 0,0 50,0 104 106 107 1 3 0,9 2,9 2 2 2 0 0 0,0 0,0 349 346 342 -4 -7 -1,2 -2,0 462 427 412 -15 -50 -3,5 -10,8 61 50 49 -1 -12 -2,0 -19,7 2.612 2.303 2.206 -97 -406 -4,2 -15,5 202 174 166 -8 -36 -4,6 -17,8 480 448 445 -3 -35 -0,7 -7,3 801 756 718 -38 -83 -5,0 -10,4 93 80 82 2 -11 2,5 -11,8 85 74 72 -2 -13 -2,7 -15,3 1.341 1.189 1.119 -70 -222 -5,9 -16,6 717 666 639 -27 -78 -4,1 -10,9 315 454 469 15 154 3,3 48,9 11.976 11.161 10.757 -404 -1.219 -3,6 -10,2 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: (1) il confronto viene fatto con i primi dati disponibili in Ateco 2007 e cioè con le consistenze al 31 marzo 2009. Inoltre, le consistenze 2012 e 2013 comprendono la classe di natura giuridica “Persona fisica”, introdotta per effetto della nuova Direttiva dei servizi del 26/10/2011 (entrata in vigore il 13/5/2012 con circolare n.3648/c). Trattasi, tuttavia, della regolarizzazione di persone non costituite in forma d’impresa. 34 Tab. 22 – Imprese attive giovanili, femminili e straniere per settori di attività (Ateco 2007). Provincia di Treviso, anno 2013. Settori di attività A Agricoltura, silvicoltura, pesca B Totale Giovanili Femminili Peso V.a. % su settore Peso % V.a. su settore Straniere V.a. Peso % su settore 14.674 565 3,9 3.856 26,3 267 1,8 Estrazione di minerali 32 - - - 0,0 - - C Attività manifatturiere 10.757 571 5,3 1.927 17,9 955 8,9 D Energia elettrica, etc. 108 6 5,6 19 17,6 2 1,9 E Acqua, reti fognarie, gestione rifiuti 113 8 7,1 10 8,8 4 3,5 F Costruzioni 12.510 1.481 11,8 892 7,1 2.343 18,7 G Commercio 18.384 1.711 9,3 4.164 22,7 2.520 13,7 H Trasporti e magazzinaggio 2.033 120 5,9 186 9,1 228 11,2 I Alloggio e ristorazione 4.347 570 13,1 1.508 34,7 528 12,1 J Servizi d’informazione e comunicaz. 1.535 167 10,9 346 22,5 97 6,3 K Attiv.finanziarie e assicurative 1.948 212 10,9 321 16,5 67 3,4 L Attività immobiliari 6.036 148 2,5 1.533 25,4 109 1,8 M Att.professionali, scientif., tecniche 3.033 268 8,8 755 24,9 125 4,1 N Noleggio, ag.viaggio, supporto impr. 1.643 219 13,3 468 28,5 234 14,2 P Istruzione 257 14 5,4 59 23,0 12 4,7 Q Sanità e assistenza sociale 323 26 8,0 136 42,1 14 4,3 R Att.artistiche, sportive, intratten. 712 83 11,7 174 24,4 44 6,2 S Altre attività di servizi 3.251 478 14,7 1.883 57,9 260 8,0 X Non classificate 133 2 1,5 3 2,3 2 1,5 81.829 6.649 8,1 18.240 22,3 7.811 9,5 Totale Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. 35 Tab. 23 – Imprese entrate in procedura concorsuale(1) per settori di attività in provincia di Treviso. Settori di attività 2011 2012 2013 A Agricoltura, silvicoltura pesca 3 1 4 B Estrazione di minerali da cave e miniere - - - C Attività manifatturiere 105 87 122 D Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condiz... - - - E Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione... - - - F Costruzioni 56 38 63 G Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut... 57 38 37 H Trasporto e magazzinaggio 13 10 9 I Attività dei servizi alloggio e ristorazione 12 8 9 J Servizi di informazione e comunicazione 2 1 1 K Attività finanziarie e assicurative 3 3 - L Attività immobiliari 22 18 19 12 4 6 M Attività professionali, scientifiche e tecniche N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese - 5 9 P Istruzione - - 2 Q Sanità e assistenza sociale 1 1 1 R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento - 2 - S Altre attività di servizi 1 3 - X Imprese non classificate 7 3 10 294 222 292 Totale Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: (1) in ciascuna annualità, le procedure di tipo fallimentare approssimano il 90% del totale delle aperture. 36 2. La popolazione di Vittorio Filippi* 1. Il contesto sociodemogr afico Per sintetizzare efficacemente la attuale situazione demografica del paese conviene partire da una considerazione generale offerta dall’ultimo Rapporto della Fondazione Nord Est. Che dice semplicemente che il raffreddamento demografico in corso dipende dal calo della natalità in corso dopo il suo picco – in Veneto – raggiunto nel 2004 e dal decrescente appeal in termini di attrattività migratoria1. Infatti i dati (anagrafici) forniti dall’Istat dicono che in Italia siamo (a novembre 2013) poco sopra i 60 milioni di abitanti; ma è sempre più una crescita al rallentatore, sempre meno robusta rispetto a quelle degli anni precedenti e che solleva il dilemma circa il ruolo della crisi economica e fiduciaria nel raffreddamento demografico in corso o a quello di altre variabili più strutturali e profonde come quelle culturali. Come sempre tale variazione è il frutto di due diverse dinamiche: quella naturale e quella migratoria. Il saldo naturale è decisamente negativo: infatti tutti i mesi del 2013 mostrano un saldo naturale assolutamente negativo, mentre la natalità si conferma in calo, interrompendo quella “ripresina” avviata nella seconda metà degli anni Novanta. Non solo c’è la contrazione della propensione all’aver figli (la fecondità non si muove dall’1,4 figli, un numero evidentemente al disotto dell’equilibrio necessario ed auspicabile), ma diminuiscono anche le stesse donne in età riproduttiva (le baby boomer) per effetto di quel calo delle nascite avviatosi quaranta anni fa. Per cui il tasso di natalità (9‰) è oggi il più basso mai registratosi. Invece il saldo sociale o migratorio permane costantemente positivo, anche se in rallentamento, ed assume comunque il ruolo di “salvatore” degli equilibri demografici del paese. Nel senso cioè che – notoriamente – le immigrazioni, sempre composte da giovani, riequilibrano la debole offerta di lavoro e ringiovaniscono la popolazione. Addirittura, nel caso italiano, l’immigrazione sembra essere divenuta la “protesi” su cui si appoggia la debole crescita demografica. Va però ricordato che sempre più stanno strutturandosi anche flussi in uscita causati dalla recessione, composti sia da immigrati che cambiano destinazione lavorativa o che ritornano nel * Si ringrazia per le elaborazioni dei dati sul bilancio demografico e la popolazione residente Monia Barazzuol di Osservatorio Economico; per la parte inerente i cittadini stranieri, l’Anolf Cisl, la Caritas Tarvisina e la Cooperativa Servire per aver messo a disposizione i materiali citati. 1. Fondazione Nord Est (2013), Nord Est 2013. Rapporto sulla società e l’economia, Marsilio. 37 paese di origine che da autoctoni, spesso giovani, alla ricerca di impieghi all’estero meno precari e più soddisfacenti. Per quanto riguarda i matrimoni i fenomeni che li caratterizzano sono cinque: il loro calo che addirittura va accelerandosi, in particolare i primi matrimoni (è una denuzialità che corre comunque dal lontano 1972…), l’elevarsi dell’età media dei nubendi, il contrarsi dei matrimoni religiosi, l’incremento dei matrimoni con e tra stranieri (matrimoni misti e misti-misti) nonché delle seconde (o più…) nozze. Si comprende come questo insieme di tendenze porti ad influenze contraddittorie anche sulla natalità, per cui oggi (2012) siamo arrivati a 1,42 figli per donna in età feconda (il minimo storico venne raggiunto con 1,19 figli nel 1995). Tuttavia, scomponendo il dato, si ha che le italiane hanno avuto 1,29 figli mentre le straniere ne hanno avuti 2,37: ciò comporta che le nascite – calcola l’Istat – sono dovute per il 15% al contributo delle donne straniere e per l’altro 85 alle donne italiane che però, come s’è detto, hanno per forza concluso quel recupero delle nascite che aveva segnato la recente risalita della fecondità2. Suggerendo che la caduta della fecondità nei prossimi anni, in assenza di politiche pronatalistiche oggi difficili da ipotizzare, avrà delle conseguenze rilevanti. Stima l’Istat infatti che tra mezzo secolo gli anziani saranno pari ad un terzo della popolazione mentre i grands agées (sopra gli 85 anni) diverranno il 10% della popolazione. I centenari passeranno dagli attuali 16mila a 320mila mentre l’indice di vecchiaia salirà dal 144 attuale a 258: come dire un giovane per due anziani e mezzo. Per quanto riguarda il Veneto, cinque milioni è il numero di abitanti che il Veneto avrebbe dovuto raggiungere e superare nel 2013 secondo le previsioni dell’Istat. Un numero doppio rispetto a quanti eravamo nel 1901, nel pieno di quella che fu definita Belle Epoque. Invece l’obiettivo è mancato. Alla fine del 2013 siamo arrivati ad essere circa 4 milioni e 918mila, centomila in meno rispetto a quanto previsto. Il motivo è semplice: cresciamo al rallentatore a causa di una demografia stanca e poco motivata. I numeri dicono più di tante parole. Dieci anni fa il Veneto cresceva di 5.500 unità al mese, mediamente. Lo scorso anno siamo scesi ad appena 2.900, poco più della metà. Siamo scesi perché i morti hanno superato i nati, l’immigrazione si è arenata, ha fatto capolino l’emigrazione e la natalità è precipitata a livelli allarmanti, dato che siamo sotto la cosiddetta soglia di emergenza pari a 1,5 figli per donna. È vero che la frenata demografica è divenuta una tendenza globale perché investe ormai quasi tutti i paesi del mondo: per cui, secondo una previsione estrema, l’Europa perderà 90 milioni di abitanti entro la fine del secolo. Se la tendenza è comune, in Italia appare esasperata, tanto da far parlare di una possibile estinzione. Ma senza spingerci tanto in là, rimangono ben presenti due problemi. Il primo è quello della crescita zero, a cui stiamo arrivando. Mancando l’obiettivo dei cinque milioni, vediamo come la demografia veneta assomigli ad un motore che lentamente perde potenza e va spegnendosi, dato che non viene sufficientemente alimentato dal 2. Istat (2013), Natalità e fecondità della popolazione residente. Anno 2012, Roma. 38 carburante dei bambini e degli immigrati. E sappiamo che dopo la crescita zero c’è il calo, come successe al censimento del 1961, quando il Veneto scoprì di avere centomila abitanti in meno, nonostante la robusta fecondità dell’epoca: ma era l’emigrazione che rubava abitanti. Però non è il futuro ridimensionamento della popolazione a spaventare. La regione è densamente antropizzata e in alcune aree vi sono perfino eccessi di congestione abitativa. Piuttosto il problema sta nello squilibrio crescente tra anziani in aumento (cosa positiva) e giovani in calo (dato infausto). Tra il più 48% degli ultraottantenni ed il meno 12% della fascia tra i 15 ed i 39 anni avvenuti negli ultimi dieci anni. Uno squilibrio demografico e generazionale che lavora come una bomba a orologeria e che diventa sempre più difficile disinnescare. Sono ovviamente pochi i bambini nati, anche se nel 2012 la riduzione è stata modesta, 350 bambini in meno. Solo che il bilancio nati-morti peggiora per il semplice fatto che la mortalità cresce, cresce non per chissà quali patologie, ma perché una società con più anziani ha logicamente più decessi, nonostante l’invidiabile allungamento della vita. Le previsioni dicono che nei prossimi lustri dovrebbe calare significativamente la fascia attiva giovane, quella tra i 20 ed i 44 anni, mentre si gonfierà in modo consistente quella tra i 45 ed i 64 anni, i figli numerosi del compianto baby boom che tanto ci fece crescere: in tutti i sensi. Ma più di tutti aumenteranno gli anziani, specie gli “anziani-anziani”, quelli sopra gli 85 anni: ed infatti saranno proprio i centenari a presentare le percentuali di crescita maggiori di ogni altra fascia di età. Insomma qui la ripresa demografica continua, pur progressivamente indebolendosi. In Veneto dal 2008 ad oggi le nascite sono crollate del 7%, segnalandosi – dopo la Liguria – come la regione del centro-nord più avara di nuovi nati. Il fatto è che si fanno solo 1,44 figli per donna, e già questo dato fa capire come i conti della demografia non tornino. Ma occorre tener conto che vi gioca il contributo delle immigrate, che alza i numeri: infatti queste ultime fanno 2,16 figli contro il risicato 1,27 delle donne “nostrane”. Non a caso a Treviso e a Vicenza, aree di forte immigrazione, la fecondità è (un po’) più alta. Si aggiunga anche che si diventa madri e – soprattutto – padri sempre più in là negli anni: a 32-33 anni le prime a 35-36 anni i secondi. Questo continuo posticipare le scelte genitoriali porta ovviamente alle generazioni dei figli unici, o poco più, producendo i numeri sopra riportati. É curioso ma sintomatico constatare che in Veneto le madri ultraquarantenni sono percentualmente quasi il doppio di quelle sotto i 25 anni. Queste ultime oggi le definiamo madri precoci, quasi da compatire perché non vivono in libertà la lunghissima giovinezza di quest’epoca. Eppure, in tempi passati, erano queste le età canoniche della maternità. Il fatto poi di avere genitori sempre più etnicamente misti – il 27,5% delle nascite viene da coppie italo-straniere – e sempre meno coniugati (più di un bambino su quattro ha genitori non sposati) non aiuta la fecondità. Anzi, spesso i padri italiani che hanno partner straniere (di solito molto giovani…) sono genitori ancora più anziani della media. 39 I matrimoni, dopo trent’anni esatti di continuo calo, aumentano. E dopo tanto parlare di crisi del matrimonio e di trionfo delle convivenze, ecco che, a sorpresa, la cerimonia nuziale sembra tornare di moda e – alla faccia perfino della crisi economica – invertire la sua lunghissima tendenza alla discesa. Lo dicono i numeri dell’Istat, che fotografano un 2012 in cui si sono celebrati in Italia circa 2mila matrimoni in più rispetto all’anno prima3. Non occorre scomodare però chissà quali spiegazioni sociologiche per comprendere questo (modesto) incremento. Perché il motivo è semplice: non c’è nessun ritorno di fiamma verso il matrimonio, come potrebbero pensare (o sperare) nostalgici o tradizionalisti, ma solo un maggior numero di immigrati che si sposano. Tra di loro o con italiani o italiane. Per questi stranieri il matrimonio è ancora la porta di ingresso ufficiale alla famiglia ed al far figli. Per loro, evidentemente, valgono quelle tre emme che connotavano gli obiettivi esistenziali dei nostri giovani negli anni cinquanta e sessanta: il mestiere, la macchina, la moglie o il marito. Anche in Veneto la tendenza è questa. Lo scorso anno si sono celebrati quasi 16mila matrimoni, di cui quelli civili sono ormai quasi la metà mentre la comunione dei beni è scelta solo da un terzo degli sposi. Sale l’età media alle prime nozze (supera i 34 anni per i maschi) mentre quelli che ritentano con il secondo (o più…) matrimonio sono il 12% del totale dei matrimoni celebrati. Ma la novità sono gli stranieri. Che oltre alle nascite riattizzano la debolissima demografia dei matrimoni. In Veneto infatti mentre le unioni tra autoctoni sono rimaste ferme (anzi sono calate di 4 unità, per essere precisi) quelle degli immigrati sono cresciute di poco più di 200 unità. Per cui oggi su cento matrimoni 22 sono “loro”. A parte il Trentino, che ha una situazione particolare, solo la Toscana ha una percentuale superiore a quella veneta. Se poi si va al dettaglio dei numeri, si scopre che molti sono i matrimoni misti, specie di uomini italiani che sposano donne straniere; infatti nell’80% dei casi sono uomini che convolano con donne sudamericane o dell’est europeo. Ma in realtà ciò che cresce trascinando quindi all’insù la nuzialità regionale ed italiana sono proprio i matrimoni degli stranieri. Con ciò indicando due tendenze. La prima segna una indubbia voglia di radicamento e di stabilizzazione sul nostro territorio. La seconda, importante demograficamente, è che – come per noi nel passato – i loro matrimoni portano diritti alle nascite ed alla fecondità. Per cui non solo ormai più di un bambino su cinque è “prodotto” da coppie straniere, ma la fecondità tra donne autoctone ed immigrate corre tra gli 1,3 figli delle prime ed i 2,4 delle seconde. Una differenza sostanziosa. Invece l’immigrazione sta decisamente rallentando i suoi ritmi di ingresso. In Italia come anche in Veneto, fino a poco tempo fa una delle aree del paese più attrattive per gli stranieri. Specie a Verona, Vicenza e Treviso. I numeri sono significativi: negli ultimi anni il numero degli immigrati che venivano a risiedere in Veneto era crescente, fino a raggiungere i 54mila nel 2007. Poi, come ben sappiamo, 3. Istat (2013), Il matrimonio in Italia. Anno 2012, Roma. 40 scoppia la crisi. Poi il numero scende e a parte la risalita del 2010 (in cui parve che la crisi fosse sul punto di concludersi) si arriva ai 26mila del 2012. Meno della metà. Ma non è finita. Gli stranieri non solo rallentano i loro ingressi, ma cominciano anche ad andarsene, soprattutto le donne che non lavorano, che ritornano ai paesi di origine. Anche qui i dati sono limpidi: se nel 2007 cancellavano la loro residenza in Veneto circa 2.800 immigrati, oggi sono 5.800, più del doppio. Diciamola tutta: oggi il Veneto è addirittura divenuta la regione con il più basso saldo migratorio di tutta l’Italia del nord: pari allo 0,4‰, quindi ancora positivo, ma prossimo allo zero e lontanissimo ad esempio dal 2,3 dell’Emilia. Bisogna però aggiungere due dati, due ulteriori aspetti, che non sono proprio dei dettagli, e che non sono nemmeno positivi. Il primo è che anche gli Italiani residenti all’estero frenano i loro ritorni nella madrepatria, evidentemente non più così attrattiva. Per di più aumentano gli espatri degli italiani residenti. Per dirla con una parola inquietante e cupa, ripartono le emigrazioni. Quelle emigrazioni che cessarono nei primi anni settanta dopo un secolo di emorragie dolorose, oggi in sordina riprendono. Camuffate da stage o da specializzazioni, le strade verso l’estero si riaprono: soprattutto verso Germania, Svizzera, Gran Bretagna, Francia, esportiamo giovani laureati e non braccia come nel passato. 2. La situazione pr ovinciale ed infr apr ovinciale Dalla cornice generale suesposta si può ora passare al dettaglio provinciale aggiornato letto sia nell’aggregato sia nella specificità delle otto macrozone che lo compongono raggruppando i 95 comuni che formano la Marca, avendo l’Istat aggiornato le realtà demografiche dei comuni italiani. Come sempre, conviene partire dal dato relativo a “quanti siamo” riferito naturalmente alla fine del 2012: per cui la popolazione trevigiana è composta da poco più di 881mila unità, con una leggera preponderanza femminile. Tab. 1 – Popolazione residente in provincia di Treviso al 31 dicembre 2012. Aree Treviso Asolo Castelfranco Veneto Conegliano Montebelluna Oderzo Valdobbiadene Vittorio Veneto Provincia di Treviso Popolazione totale al 31 dicembre 329.591 43.961 92.831 115.744 96.681 85.262 55.720 61.455 881.245 Maschi al 31 dicembre 160.365 21.995 46.063 56.494 47.506 42.050 27.303 29.679 431.455 Femmine al 31 dicembre 169.226 21.966 46.768 59.250 49.175 43.212 28.417 31.776 449.790 Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, bilancio demografico al 31 dicembre 2012. 41 Naturalmente il dato aggregato è come sempre un dato di sintesi, che tiene conto sia del saldo naturale che di quello sociale o migratorio. Cominciamo dal primo. Nel 2012 si sono avute 8.507 nascite e 7.701 morti, pari ad un saldo positivo di appena 806 unità (inferiore per 617 unità a quello del 2010 – manca il 2011, anno censuario – e simile a quello del lontano 1982: poi dall’84 divenne negativo). Tab. 2 – Serie dei nati in provincia di Treviso. Anno N. nati 1995 6.651 1996 7.265 1997 7.310 1998 7.688 1999 7.631 2000 8.201 2001 6.478 2002 8.340 2003 8.627 Anno N. nati 2004 9.039 2005 9.154 2006 9.232 2007 9.425 2008 9.365 2009 9.082 2010 9.018 2011* - 2012 8.507 Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, bilancio demografico al 31 dicembre. Nota: (*) manca il 2011, anno censuario. Anche da questi dati si riconferma una innegabile contrazione della vitalità demografica di Treviso, che non solo persiste ma appare in accentuazione. Nel 2012 il suo tasso di crescita complessivo è pari al 5,9‰, simile a quello medio regionale (che vede Belluno in contrazione netta). Invece il tasso di crescita naturale è pari allo 0,9‰ (era dell’1,5 un anno prima) ed è comunque più elevato della media regionale che registra invece un tasso negativo dello 0,5‰, dato che il suo saldo nati-morti è negativo per 2.637 unità. Il tasso di natalità trevigiano, conseguentemente, supera quello regionale: è pari a 9,7 nel 2012 (come nei primi anni ottanta) contro il 9,1 del Veneto. È un tasso di natalità che oggi – pur rimanendo il più vivace di tutte le province venete – mostra continui segni di arretramento che ben conferma l’esaurimento di quella “primavera demografica” avviatasi nella seconda metà degli anni novanta. È speculare l’andamento del tasso di mortalità, che contrassegna le aree a più forte invecchiamento. A Treviso tale tasso nel 2012 sale all’8,8‰ (il più basso con Vicenza) contro un dato medio regionale del 9,7‰ (ma con il picco del 12,7‰ a Rovigo). È comunque logico e non sorprendente che con l’invecchiamento crescente della popolazione il tasso di mortalità conosca una (modesta) variazione all’insù. La serie storica coglie la ripresa demografica che ormai abbiamo alle spalle ma anche il raffreddamento in corso, raffreddamento che si conferma nel 2012, dato che i nati sono stati 8.507, pari a circa 709 nascite al mese, regredendo così ai livelli natalistici dei primi anni Duemila. I motivi di fondo di tale involuzione natalistica sono essenzialmente tre: le donne italiane più che trentenni che hanno “recuperato” le nascite posticipate tendono ora a contrarsi per l’arrivo di coorti meno numerose perché nate negli anni del calo demografico le straniere risentono sia dell’affievolimento dei flussi immigratori sia del loro rapido allinearsi ai costi della riproduzione locale (in ogni caso, quando gli stranieri si stabilizzano, il loro apporto natalistico è debole) 42 - la recessione economica, tende a produrre un comprensibile fallout della fertilità, come dimostrato in molti altri paesi. Ma è facile osservare che politiche pubbliche efficaci di sostegno alla genitorialità sono in grado di contrastare la tendenza denatalistica, come si vede dall’esperienza di altri paesi europei. Mentre in Italia si continua a privilegiare l’idea di famiglia che si arrangia comunque pur nella solitudine e nella difficoltà4. Può essere curioso osservare che invece sul piano della coniugalità, andiamo non “verso il passato” ma piuttosto “verso il futuro”, nel senso di una inesorabile denuzialità che ha portato ad un tasso di nuzialità pari al 2,9‰, la metà di quello di trent’anni fa. Solo negli ultimi sette anni i matrimoni sono calati a Treviso da 3.251 a 2.679 (pari ad un calo del 18%, pur essendo cresciuti i matrimoni nel 2012 rispetto all’anno prima) ed in particolare sono scesi i primi matrimoni (facilmente sostituiti dalle convivenze, dalle “coppie a distanza” o dalla loro progressiva posticipazione) ed i matrimoni religiosi (quarant’anni fa pari al 98% del totale dei matrimoni); sono aumentati invece i secondi (o più…) matrimoni ed i matrimoni misti e misti-misti, per effetto rispettivamente dei divorzi e dell’immigrazione. Come si vede nella serie contenuta nella Tabella 3, che compara un ventennio compiuto di momenti storico-demografici assai differenti, si indebolisce (dal 2008) il saldo naturale (a causa dell’aumento dei decessi ma soprattutto del calo delle nascite), frena bruscamente quello migratorio ma soprattutto si incrementa sensibilmente l’indice di vecchiaia, che misura il “peso” degli anziani (sopra i 65 anni) sui più giovani (sotto i 14 anni). Circa i primi va sottolineata non solo la crescita numerica per effetto di un passato più prolifico, ma anche la loro crescente longevità, misurata dalla cosiddetta quarta età (sopra gli 85 anni), che oggi è pari a quasi 22mila unità. In particolare i centenari, l’avanguardia estrema di tale longevità, sono oggi 266, più del doppio di quelli esistenti nel 2004. Una crescita strabiliante quanto significativa! È emblematica in particolare la realtà demografica del comune capoluogo: in cui (al 2012) i morti superano i nati di un terzo, il 40% delle famiglie è unipersonale (il 51% nel centro storico), gli anziani sono ormai un quarto della popolazione e vi sono più di due anziani per ogni giovane5. Ritornando alle tendenze provinciali, sale anche l’indice di dipendenza, che misura il “peso” degli improduttivi – perché giovani ed anziani – sulle produttive classi centrali di età. Ma chi più cresce velocemente negli ultimi anni è l’indice di sostituzione – quello più predittivo e critico per il mercato del lavoro – che quantifica la dimensione del flusso dei pensionandi (60-64 anni, che però le recenti riforme del mercato del lavoro posticipano progressivamente) rispetto al flusso dei giovani in 4. Del Boca e Rosina (2009), Famiglie sole. Sopravvivere con un welfare inefficiente, il Mulino, Bologna. 5. Comune di Treviso (2013), Annuario statistico-demografico 2012, Treviso. 43 entrata nel mondo del lavoro (15-19 anni) per effetto del maggior peso dei primi dovuto allo spostamento crescente verso l’inattività post-lavorativa dei numerosi baby boomer oggi occupati o in transizione e “quasi anziani” e per il concomitante calo dei secondi per effetto della denatalità degli anni novanta. A livello infraprovinciale si rileva come – secondo l’indice di vecchiaia – la zona Asolana si confermi come l’area più giovane, mentre il Vittoriese, che è l’area da sempre più invecchiata, continua il suo percorso demograficamente declinante. D’altronde questa è l’unica area della provincia in cui il peso percentuale degli anziani è ormai doppio rispetto a quello dei giovani. Nel 2012 tutti e tre gli indici appaiono sempre dinamici, seguendo la tendenza più recente. A questo punto appare anche significativo proporre una comparazione quasi in termini di demografia storica con gli omologhi indici relativi ai lontani primi anni novanta, poco prima che iniziasse timidamente quel mutamento di rotta, che – sia pur in modo insufficiente ed ora in dissolvimento, complice la recessione – ha contrassegnato fino ad oggi la demografia locale. Negli anni compresi dal primo all’attuale Rapporto, gli indici sono certamente crescenti, allontanandoci dall’eccezionale indice di vecchiaia del 1961 (pari a 40, cioè 40 anziani per cento giovani, meno di un terzo dell’attuale): ma eravamo nel pieno di quell’irripetibile baby boom che produsse una popolazione molto giovane che oggi troviamo nelle parti alte della piramide demografica. Finora si è detto del saldo naturale e dei suoi aspetti e conseguenze. Rimane ora l’altro saldo, quello migratorio o sociale. A questo proposito se il bilancio con l’estero è positivo per tutte le province venete, a Treviso il tasso scende al 3,5‰ (ma era dell’8,9 nel 2008) contro il dato medio regionale del 4,3‰. Ciò non vale anche per le migrazioni nazionali o interne, dove Treviso presenta un dato negativo (-0,6‰) uguale a quello veneto. Complessivamente, l’intera mobilità in entrata ed uscita arriva a Treviso al 3,4‰ (come l’anno prima) contro il 4,2 veneto: è evidente la ridimensionata capacità attrattiva esercitata soprattutto dalla provincia di Treviso nei confronti degli stranieri ma non degli italiani. Il discorso rimanda alla realtà migratoria, trattata nel paragrafo seguente. Ma prima è utile riepilogare il recente percorso storico-demografico compiuto dal Trevigiano ponendo a confronto i cinque indicatori alla data ultima con quelli rilevati nel 1995, l’anno che segna lo storico pavimento della recente storia demografica locale6. Si ha allora il quadro complessivo sintetizzato nella Tabella seguente. 6. Cfr. i precedenti Rapporti dell’Osservatorio Economico. 44 Tab. 3 – Principali indicatori demografici: 1991-2012. 1991 -92 3.857 112,4 81,8 42,7 2008 1.905 7.969 123,0 131,5 50,6 Saldo naturale Saldo migratorio Indice di vecchiaia Indice di sostituzione Indice di dipendenza Saldo naturale Saldo migratorio Indice di vecchiaia Indice di sostituzione Indice di dipendenza 1995 -278 3.817 124,8 94,0 43,6 2009 1.723 2.709 124,2 134,1 51,3 2000 1.211 8.293 123,8 118,1 45,3 2010 1.423 2.986 124,1 136,7 51,6 2005 1.891 8.732 123,0 133,3 48,7 2011* 128,2 139,0 53,0 2007 2.196 9.979 122,8 131,5 49,9 2012 806 4.388 131,0 141,5 53,8 Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, bilancio demografico al 31 dicembre e popolazione residente al 1 gennaio. Nota: (*) per il 2011 post censimento, non sono stati calcolati i saldi in quanto i dati disponibili in Demo Istat riguardano la popolazione residente dal 9 ottobre al 31 dicembre. Il saldo naturale, addirittura negativo nel 1995 (ma iniziò in realtà ad essere tale già nel lontano 1984), è oggi peggiorato per effetto dell’ormai cronico indebolimento della natalità, e così il saldo sociale, che risente del ridimensionamento del flusso migratorio (ma non necessariamente straniero, vista la contrazione dei flussi interni). In ogni caso però tutti e tre gli indici rilevano in modo coerente la criticità persistente della realtà demografica, che – perlomeno in vicina prospettiva – non potrà che appesantirsi (e di ciò ci sono già i segni) considerato il ruolo decrescente della fertilità, quello montante della mortalità (per effetto naturale dell’invecchiamento della popolazione, pur maggiormente longeva) e per l’indebolirsi dei flussi migratori. La recessione economica poi tende a tradursi in recessione demografica, dagli esiti ancora indeterminati. E nulla può, ovviamente, recuperare il deficit demografico lungamente accumulato negli ultimi trent’anni. In conclusione, il quadro generale aggiornato che riassume lo stato tendenziale sociodemografico di Treviso è riassunto nella seguente Tabella. Tab. 4 – Indicatori sociodemografici per aree infraprovinciali. Anno 2012. Aree Treviso Asolo Castelfranco Veneto Conegliano Montebelluna Oderzo Valdobbiadene Vittorio Veneto Provincia di Treviso Saldo naturale Saldo migratorio Indice vecchiaia 395 66 322 -32 170 129 -37 -207 806 2.613 -69 256 389 422 465 49 263 4.388 134,0 99,8 106,6 148,7 120,5 122,6 136,6 177,6 131,0 Indice dipendenza strutturale 53,7 52,4 49,4 56,3 53,0 52,3 57,5 58,4 53,8 Indice di sostituzione 150,0 119,9 127,7 146,3 135,7 130,7 135,7 160,4 141,5 Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, bilancio demografico al 31 dicembre 2012 e popolazione residente al 1 gennaio 2013. Nota: nella popolazione residente non sono conteggiati i residenti di cui non viene espressa la classe d’età di appartenenza. 45 Le otto aree in cui è ripartita la provincia presentano dinamiche demografiche assai differenziate: appaiono infatti forti i movimenti migratori e naturali nell’area del capoluogo, che presenta anche un elevato indice di sostituzione; evidente appare anche la relativa “giovinezza” dell’Asolano e dell’area Castellana, mentre all’opposto l’invecchiamento connota il Coneglianese e soprattutto il Vittoriese in cui i tre indici sono più elevati di quelli medi provinciali e le percentuali della terza e quarta età più consistenti, mentre più basse sono quelle dei giovani. Il Vittoriese (seguito dal confinante Coneglianese) insomma si riconferma un’area limite dal punto di vista demografico, quasi un laboratorio o una “avanguardia” (problematica) del possibile (prevedibile) futuro sociodemografico locale. Tab. 5 – Struttura per età della popolazione residente al 2012. Struttura per età della popolazione 0-14 V.a. Treviso Asolo 15-64 65+ 85+ Popolazione totale % V.a. % V.a. % V.a. % V.a. % 49.205 14,9 214.465 65,1 65.921 20,0 9.348 2,8 329.591 100,0 7.563 17,2 28.848 65,6 7.550 17,2 1.129 2,6 43.961 100,0 Castelfranco Veneto 14.853 16,0 62.152 67,0 15.826 17,0 2.154 2,3 92.831 100,0 Conegliano 16.760 14,5 74.063 64,0 24.921 21,5 3.798 3,3 115.744 100,0 Montebelluna 15.192 15,7 63.176 65,3 18.313 18,9 2.663 2,8 96.681 100,0 Oderzo 13.154 15,4 55.977 65,7 16.131 18,9 2.546 3,0 85.262 100,0 Valdobbiadene 8.597 15,4 35.381 63,5 11.742 21,1 1.885 3,4 55.720 100,0 Vittorio Veneto 8.165 13,3 38.789 63,1 14.501 23,6 2.429 4,0 61.455 100,0 572.851 65,0 174.905 19,8 25.952 2,9 881.245 100,0 Provincia di Treviso 133.489 15,1 Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, popolazione residente al 1 gennaio 2013. Nota: nella popolazione residente non sono conteggiati i residenti di cui non viene espressa la classe d’età di appartenenza. Tab. 6 – Struttura per età della popolazione residente con più di 85 anni al 2012. Struttura per età della popolazione 85-89 V.a. 90-94 % V.a. 95-100 85+ % V.a. % V.a. % Treviso 6.244 66,8 2.459 26,3 645 6,9 9.348 100,0 Asolo Castelfranco Veneto 716 63,4 1.505 69,9 301 26,7 529 24,6 112 120 9,9 5,6 1.129 2.154 100,0 100,0 Conegliano 2.546 67,0 980 25,8 272 7,2 3.798 100,0 Montebelluna Oderzo 1.836 68,9 1.713 67,3 662 24,9 649 25,5 165 184 6,2 7,2 2.663 2.546 100,0 100,0 Valdobbiadene Vittorio Veneto 1.333 70,7 1.602 66,0 436 23,1 650 26,8 116 177 6,2 7,3 1.885 2.429 100,0 100,0 17.495 67,4 6.666 25,7 1.791 6,9 25.952 100,0 Provincia di Treviso Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, popolazione residente al 1 gennaio 2013. Nota: nella popolazione residente non sono conteggiati i residenti di cui non viene espressa la classe d’età di appartenenza. 46 Tab. 7.a – Struttura per età della popolazione residente al 2012 (continua). Area Classe di età Maschi Femmine Popolazione totale Treviso da 0 a 14 25.299 23.906 49.205 da 15 a 18 da 19 a 24 6.266 9.171 5.823 8.832 12.089 18.003 da 25 a 32 da 33 a 49 13.531 46.495 13.913 45.971 27.444 92.466 da 50 a 59 da 60 a 64 22.328 9.428 22.824 9.883 45.152 19.311 da 65 a 74 16.053 18.259 34.312 75 e oltre Totale 11.794 160.365 19.815 169.226 31.609 329.591 da 0 a 14 da 15 a 18 3.890 1.013 3.673 927 7.563 1.940 da 19 a 24 1.404 1.347 2.751 da 25 a 32 da 33 a 49 2.053 6.214 2.002 5.850 4.055 12.064 da 50 a 59 da 60 a 64 2.915 1.270 2.709 1.144 5.624 2.414 da 65 a 74 75 e oltre 1.915 1.321 2.006 2.308 3.921 3.629 Asolo Totale Castelfranco Veneto Conegliano 21.995 21.966 43.961 da 0 a 14 da 15 a 18 7.610 1.930 7.243 1.839 14.853 3.769 da 19 a 24 da 25 a 32 3.013 4.679 2.920 4.472 5.933 9.151 da 33 a 49 13.170 12.560 25.730 da 50 a 59 da 60 a 64 6.226 2.590 6.160 2.593 12.386 5.183 da 65 a 74 75 e oltre 4.085 2.760 4.428 4.553 8.513 7.313 Totale da 0 a 14 46.063 8.738 46.768 8.022 92.831 16.760 da 15 a 18 2.146 2.073 4.219 da 19 a 24 da 25 a 32 3.260 4.902 3.222 4.830 6.482 9.732 da 33 a 49 da 50 a 59 15.821 7.782 15.374 7.876 31.195 15.658 da 60 a 64 3.328 3.449 6.777 da 65 a 74 75 e oltre 5.810 4.707 6.630 7.774 12.440 12.481 56.494 59.250 115.744 Totale Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, popolazione residente al 1 gennaio 2013. Nota: nella popolazione residente non sono conteggiati i residenti di cui non viene espressa la classe d’età di appartenenza. 47 Tab. 7.b – (segue) Struttura per età della popolazione residente al 2012. Area Montebelluna Oderzo Valdobbiadene Vittorio Veneto Provincia di Treviso Classe di età da 0 a 14 da 15 a 18 da 19 a 24 da 25 a 32 da 33 a 49 da 50 a 59 da 60 a 64 da 65 a 74 75 e oltre Totale da 0 a 14 da 15 a 18 da 19 a 24 da 25 a 32 da 33 a 49 da 50 a 59 da 60 a 64 da 65 a 74 75 e oltre Totale da 0 a 14 da 15 a 18 da 19 a 24 da 25 a 32 da 33 a 49 da 50 a 59 da 60 a 64 da 65 a 74 75 e oltre Totale da 0 a 14 da 15 a 18 da 19 a 24 da 25 a 32 da 33 a 49 da 50 a 59 da 60 a 64 da 65 a 74 75 e oltre Total da 0 a 14 da 15 a 18 da 19 a 24 da 25 a 32 da 33 a 49 da 50 a 59 da 60 a 64 da 65 a 74 75 e oltre Totale Maschi 7.747 1.896 3.030 4.281 13.349 6.561 2.828 4.752 3.062 47.506 6.665 1.725 2.711 4.010 12.010 5.693 2.291 3.926 3.019 42.050 4.363 1.080 1.655 2.384 7.623 3.708 1.529 2.768 2.193 27.303 4.219 1.144 1.659 2.422 7.964 4.413 1.867 3.349 2.642 29.679 68.531 17.200 25.903 38.262 122.646 59.626 25.131 42.658 31.498 431.455 Femmine 7.445 1.795 2.880 4.261 12.962 6.470 2.863 4.937 5.562 49.175 6.489 1.593 2.598 3.969 11.418 5.583 2.376 4.191 4.995 43.212 4.234 1.008 1.667 2.387 7.103 3.632 1.605 2.991 3.790 28.417 3.946 1.039 1.639 2.352 7.959 4.379 1.952 3.798 4.712 31.776 64.958 16.097 25.105 38.186 119.197 59.633 25.865 47.240 53.509 449.790 Popolazione totale 15.192 3.691 5.910 8.542 26.311 13.031 5.691 9.689 8.624 96.681 13.154 3.318 5.309 7.979 23.428 11.276 4.667 8.117 8.014 85.262 8.597 2.088 3.322 4.771 14.726 7.340 3.134 5.759 5.983 55.720 8.165 2.183 3.298 4.774 15.923 8.792 3.819 7.147 7.354 61.455 133.489 33.297 51.008 76.448 241.843 119.259 50.996 89.898 85.007 881.245 Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, popolazione residente al 1 gennaio 2013. Nota: nella popolazione residente non sono conteggiati i residenti di cui non viene espressa la classe d’età di appartenenza. 48 3. Una demogr afia dell’iimmigr azione Secondo l’Istat gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2013 sono 4.387.721, 334mila in più rispetto all’anno precedente (+8,2%). La quota di cittadini stranieri sul totale dei residenti (italiani e stranieri) continua ad aumentare passando dal 6,8% del 1° gennaio 2012 al 7,4% del 1° gennaio 2013. Il numero degli stranieri residenti nel corso del 2012 cresce soprattutto per effetto dell’immigrazione dall’estero (321mila individui) ma, in parte, anche delle nascite di bambini stranieri (80mila). Nel 2012 gli immigrati arrivati in Italia sono stati 351mila, 35mila in meno rispetto all’anno precedente (-9,1%). Il calo delle iscrizioni dall’estero è dovuto in larga parte al numero di ingressi dei cittadini stranieri, che scende da 354mila nel 2011 a 321mila nel 2012. Nello stesso anno, si osserva anche una contrazione delle iscrizioni dall’estero dei cittadini italiani (da 31mila a 29mila unità)7. Tra gli immigrati la comunità più rappresentata è quella rumena che conta quasi 82mila ingressi, seguita da quelle cinese (20mila), marocchina (circa 20mila) e albanese (14mila). Rispetto al 2011 calano le iscrizioni di cittadini moldavi (-41%), ucraini (-36%), peruviani (-35%) ed ecuadoriani (-27%). Nel 2012 si contano 106mila cancellazioni per l’estero, con un incremento di 24mila unità rispetto all’anno precedente. L’aumento delle emigrazioni è dovuto principalmente ai cittadini italiani, per i quali le cancellazioni passano da 50mila nel 2011 a 68mila unità nel 2012 (+36%). In aumento anche le cancellazioni di cittadini stranieri residenti, da 32mila a 38mila unità (+18%). Il saldo migratorio netto con l’estero è pari a 245mila unità nel 2012, in diminuzione rispetto all’anno precedente (-19,4%). Si tratta del valore più basso registrato dal 2007. Per l’ultimo Rapporto di Caritas e Migrantes8, al 31 dicembre 2012 in Veneto risiede il 10% della popolazione straniera in Italia, ovvero poco più di 487mila. La provincia più coinvolta è Verona (oltre 100mila), seguita da Treviso, Vicenza e Padova (tra i 90 e i 100mila). Si tratta di donne per il 52% del totale. Su tutte le nazionalità spicca la Romania (quasi 102mila residenti) seguita, a distanza, da Marocco, Albania, Cina e Moldavia. Quasi 340mila sono gli occupati nati all’estero. Di questi ben il 20,4% sono romeni; seguono i nati in Marocco (8%) e in Cina (6,6%). I titolari d’impresa sono l’8,4% del totale nazionale, ovvero 25.493. Gli alunni di cittadinanza non italiana sono quasi 92mila e ben il 37,4% frequenta la scuola primaria; mentre il 22,3% quella dell’infanzia. Per quanto riguarda la provincia di Treviso i consueti dati prodotti da AnolfCisl, dalla Caritas e dalla Cooperativa Servire 9 dicono che i cittadini di nazionalità 7. Istat (2014), Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente. Anno 2012, Roma. 8. Caritas e Migrantes (2013), XXIII Rapporto immigrazione 2013, Tau, Todi. 9. Anolf Treviso, Caritas Treviso-Vittorio Veneto e Servire (2013), Cittadini stranieri residenti a Treviso. Anno 2012, Treviso. 49 straniera risultano essere al 31 dicembre 2012 Gli stranieri ammontano a 105.323, pari all’11,8% della popolazione complessiva; le donne sono in numero maggiore rispetto agli uomini; i minori stranieri costituiscono il 17,6% del totale dei minori residenti. Tab. 8 – Popolazione residente totale e cittadini stranieri residenti al 31 dicembre 2012 in provincia di Treviso. Totale Maschi Residenti totali in provincia al 2012 Femmine V.a. di cui minori 436.575 453.025 889.600 158.649 52.468 52.855 105.323 27.857 1.005 974 1.979 - 10.089 9.402 19.491 - 12,0 11,7 11,8 17,6 Incidenza % neonati stranieri sul totale neonati - - 23,3 - Incidenza % minori stranieri sul totale stranieri residenti - - 26,5 - di cui stranieri Neonati figli di genitori stranieri Stranieri nati in Italia Incidenza % stranieri sul totale residenti Fonte: elaborazioni Anolf, Caritas, Cooperativa Servire su dati anagrafi comunali. I dati di quest’anno confermano in maniera ancora più evidente una tendenza in atto ormai da tempo: la popolazione complessiva residente in Italia sta rallentando la sua crescita e quella trevigiana risulta in linea con la tendenza nazionale. Se lo scorso anno è stato registrato il valore di aumento più basso del decennio, quest’anno il valore di variazione della popolazione complessiva (italiani e non) rispetto all’anno precedente risulta addirittura negativo. L’analisi disgiunta della crescita di italiani e stranieri mostra con evidenza la frenata alla crescita verificatasi nel 2012, in linea con la tendenza nazionale. Se finora la società trevigiana ha potuto contare sui cittadini stranieri come garanzia di crescita, i dati del 2012 destano non pochi dubbi sui risvolti futuri di questa capacità. Rispetto ai dati delle anagrafi dell’anno precedente, i cittadini stranieri sono cresciuti di 321 unità, pari allo 0,3%, stabilendo il valore più basso da quando i movimenti migratori dall’estero hanno iniziato ad interessare la provincia. Come accennato poco sopra, tra il 2011 e il 2012 gli italiani sono diminuiti dello 0,3% circa, confermando con maggior evidenza la tendenza al rallentamento della crescita della popolazione italiana in atto ormai da diversi anni. Per la prima volta da almeno due decenni, l’aumento dei cittadini stranieri non è sufficiente a colmare il dato negativo dei cittadini italiani: il dato complessivo infatti rivela una diminuzione di 1.993 unità rispetto all’anno precedente (calcolato sui dati delle anagrafi relativi al 2011), ovvero lo 0,2% in meno di residenti totali in provincia rispetto all’anno precedente. Uno sguardo sul medio periodo conferma la tendenza alla stabilizzazione della crescita anche dei cittadini stranieri: se dal 1999 ad oggi, complessivamente, i cittadini stranieri sono cresciuti del 321%, dal 2008 la 50 crescita ha assunto valori sempre più modesti fino quasi a fermarsi nel 2012. I residenti italiani, invece, dal 1999 sono cresciuti complessivamente solo del 3%, con un “picco” del 4% negli anni 2010 e 2011. L’analisi del saldo naturale provinciale (cioè la differenza tra le nascite e i decessi in provincia) conferma il quadro finora delineato. Anche nel 2012 ed in maniera sempre più consistente, il dato è negativo per gli italiani (-1.109 unità), in linea con la tendenza nazionale. Tuttavia il dato complessivo, calcolato sull’intera popolazione residente, anche nel 2012, rimane positivo (+777 unità), grazie al contributo dei cittadini stranieri. Graf. 1 – Incremento di cittadini stranieri rispetto all’anno precedente. Fonte: elaborazioni Anolf, Caritas, Cooperativa Servire su dati anagrafi comunali e Censimento Istat al 31 dicembre 2011. Quest’anno, però, questo dato positivo da solo non sembra essere sufficiente a colmare la Quest’anno, però, questo dato positivo da solo non sembra essere sufficiente a colmare la decrescita della popolazione complessiva. I cittadini di nazionalità straniera residenti in provincia di Treviso al 31 dicembre 2012 sono 105.323, pari all’11,8% dell’intera popolazione residente. Nel 2012, per la prima volta in provincia di Treviso le donne superano gli uomini (52.855 contro 52.468); i minorenni stranieri sono 27.857, pari al 26,4% sul totale dei residenti stranieri. Rispetto all’anno precedente, come già anticipato, i cittadini stranieri sono cresciuti di 321 persone (+0,3%). La loro crescita ha quindi subito un rallentamento notevole; dal grafico emerge come la crescita sia andata sì rallentando sin dall’inizio del secolo in corso, ma abbia avuto un’impennata al ribasso dal 2009, evidente effetto della crisi economica che si è acuita proprio in quegli anni. L’aumento è riconducibile a molteplici fattori il cui peso non è facilmente quantificabile con gli strumenti di cui si dispone. Tuttavia, è ipotizzabile che uno dei fattori maggiori di crescita sia rappresentato dalle nuove nascite in territorio provinciale. I nuovi nati infatti sono stati 1.979, in lieve calo rispetto all’anno precedente, ma decisamente incisivi sull’aumento del numero dei cittadini stranieri in provincia. 51 Da qualche anno, con l’imporsi della crisi economica, la provincia di Treviso è ormai meno attrattiva rispetto al passato, come confermano i dati Istat sul bilancio demografico 2012 ed il rapporto del Cnel sull’indice di potenziale di integrazione degli immigrati. I movimenti interni, quindi, sembrano non premiare più il Trevigiano, ma zone d’Italia in cui storicamente i cittadini stranieri erano meno presenti (Centro e Sud). Inoltre, sempre secondo i dati Istat, nell’ultimo anno, il flusso di cittadini stranieri che si sono trasferiti all’estero (in patria o in altro paese) è aumentato del 17,9% rispetto al 2011 e il Nordest detiene il primato di cancellazioni di immigrati dalle anagrafi per migrazione verso l’estero (circa il 34% del totale dei cancellati per l’estero in Italia). Pur non costituendo più un caso eccezionale, la provincia di Treviso si distingue anche nel 2012 per una incidenza percentuale di stranieri sul totale della popolazione più alta della media nazionale e regionale, pur con una forbice sempre più modesta. Escluso il picco del 2007 (dovuto all’ingresso della Romania e di altri paesi nell’Unione Europea) l’andamento si va stabilizzando, confermando che Treviso non è più un polo attrattivo ad alta intensità che lo come negli anni dell’espansione economica. Parallelamente, anche l’incidenza dei minorenni di nazionalità estera sul totale dei minorenni residenti, pur essendo più alta della media, sta rallentando la sua crescita. Tra gli altri fattori di tale rallentamento vi è da considerare anche l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte di cittadini stranieri o residenti in provincia da almeno dieci anni o sposati con cittadini italiani o stranieri nati in Italia che hanno compiuto 18 anni d’età. Dal 2002 al 2012, 13.618 cittadini stranieri sono diventati italiani; nel 2012 le acquisizioni di cittadinanza italiana sono state 1.524, in calo rispetto agli ultimi tre anni. Al 31 dicembre 2012, per la prima volta in provincia di Treviso, le donne straniere risultano più numerose degli uomini (50,2% contro 49,8%), allineandosi così alla tendenza nazionale che da qualche anno vede le donne maggioritarie sugli uomini. Dal 2003, le donne sono cresciute del 123%, contro una crescita degli uomini del 71%. Alla fine degli anni ottanta e più diffusamente negli anni novanta, Treviso era meta privilegiata per maschi stranieri provenienti soprattutto dall’area africana e richiamati dalle ampie possibilità lavorative offerte dal tessuto produttivo. Finora la provincia si era contraddistinta per una percentuale di immigrati maschi proporzionalmente più elevata della media regionale e nazionale. Da qualche anno, con l’invecchiamento della popolazione, la carenza di servizi e la difficoltà dei figli nel prendersi cura dei propri genitori, il nostro territorio (e più in generale il territorio italiano) è diventato meta di donne straniere provenienti soprattutto dall’Est Europa a cui viene spesso delegato il lavoro di cura degli anziani. Un altro aspetto importante è la composizione per età della popolazione straniera residente. A fine 2010, il 72% degli stranieri residenti apparteneva alla fascia di età produttiva (18-64 anni), il 26% circa era minorenne e il 2% circa aveva più di 64 anni d’età. Alla stessa data, gli italiani minorenni costituivano il 17% circa 52 del totale degli italiani, il 62% aveva tra i 18 e i 64 anni, mentre il 21% aveva più di 64 anni. Al 31 dicembre 2012, in provincia di Treviso erano presenti cittadini di 151 nazionalità diverse. Come già negli scorsi anni, occorre notare che non tutti i gruppi nazionali hanno un peso rilevante nell’ampio spettro delle nazionalità: 105 nazionalità sono rappresentate da meno di 100 cittadini e 53 addirittura non contano più di 10 cittadini. La polarizzazione, già evidenziata negli scorsi anni, è presente anche per il 2012: circa il 74% dei cittadini stranieri residenti in provincia proviene da uno dei primi 10 paesi rappresentati; di questi, il 55% appartiene alle prime cinque nazionalità (Romania, Marocco, Albania, Cina e Macedonia). Gli altri 141 paesi sono costituiti dal restante 26%. Graf. 2 – Distribuzione cittadini stranieri residenti per le prime 10 provenienze nazionali in provincia di Treviso. Anno 2012. Fonte: elaborazioni Anolf, Caritas, Cooperativa Servire su dati anagrafi comunali. A fronte di una crescita dei residenti stranieri pari allo 0,3%, ci sono differenze all’interno di ogni gruppo nazionale: tra le prime 15 nazionalità presenti sul territorio, il Kosovo è il paese che è cresciuto di più nell’ultimo anno (13%), seguito da Romania, India, Ucraina, Nigeria, Bangladesh; calano invece le presenze di cittadini marocchini, albanesi e senegalesi. Rispetto alla decrescita delle nazionalità di più antica immigrazione nel territorio trevigiano (Marocco, Albania) si può ipotizzare che, oltre ai fattori di movimento verso l’estero o verso altre zone italiane legati alla crisi economica, anche l’acquisizione della cittadinanza italiana possa aver influito sull’andamento di questi gruppi nazionali. Mettendo a confronto i comuni secondo l’indicatore dell’incidenza percentuale dei cittadini stranieri sul totale della popolazione residente, la classifica vede confermarsi al primo posto il comune di Fonte con un’incidenza del 21,8%, seguito da San Polo (19,5%) che, rispetto allo scorso anno, supera Mansuè (19,3%) e 53 Possagno (19,1%), entrambi con percentuali di incidenza stabili rispetto al 2011. Tra i comuni principali, alcuni (Conegliano, Treviso, Montebelluna, Oderzo) evidenziano valori sopra la media provinciale (11,8%), mentre Mogliano (8,4%), Paese (10%), Villorba (9,0), Preganziol (7,9%) stabiliscono nuovamente valori più bassi della media; rispetto agli anni precedenti, invece, il comune Castelfranco si sta allineando alla media provinciale. Concentrando lo sguardo sulla carta del territorio trevigiano, la fascia che collega est e ovest della provincia si conferma come quella ad incidenza maggiore di cittadini stranieri: rispetto allo scorso anno, Paderno del Grappa e Salgareda si collocano tra i comuni ad alta incidenza (sopra il 15%), saldando idealmente con ancor più evidenza i due poli est-ovest. Le zone della Pedemontana e dell’Opitergino continuano ad essere domicilio di un gran numero di stranieri presenti in provincia. Un aspetto interessante da considerare è la variazione della presenza degli immigrati nei comuni trevigiani nei cinque anni della crisi (2008-2012). Se a livello provinciale la popolazione straniera è cresciuta del 9,6% circa, la percentuale varia in maniera rilevante da comune a comune. Mappa 1 – Distribuzione dei cittadini stranieri nei comuni trevigiani per incidenza percentuale. Anno 2012. Fonte: elaborazioni Anolf, Caritas, Cooperativa Servire su dati anagrafi comunali. 54 I comuni che presentano una crescita più intensa della media sono: Refrontolo (+59,2%), Cappella Maggiore (+36,9%), Gorgo al Monticano (+32,6%), Carbonera (+24%), Santa Lucia di Piave (+24%). Tra i comuni con maggior popolazione, Silea (+23,5%), Quinto (+22,7%), Conegliano (+20,7%), Ponte di Piave (+19,9%), Mogliano (+19,2%). A crescere in modo rilevante sono anche i comuni più popolosi della provincia (ad eccezione di Vittorio Veneto e Villorba): Conegliano (+20,7%), Mogliano (+19,2%), Montebelluna (+14,5%), Castelfranco (+14,3%), Treviso (+14,2%), Paese (+13,1%), Preganziol (+10,6%), Oderzo (+9,5%). Mappa 2 – Crescita della popolazione immigrata tra 2008 e 2012 nei comuni trevigiani. Fonte: elaborazioni Anolf, Caritas, Cooperativa Servire su dati anagrafi comunali. 55 Tab. 9 – Primi 10 comuni trevigiani per valore assoluto di cittadini stranieri residenti. Totale residenti Residenti stranieri Incidenza % stranieri sul totale residenti 1 Treviso 82.974 10.930 13,2 Incidenza % minorenni stranieri sul totale minorenni 20,2 2 Conegliano 35.444 5.741 16,2 25,3 3 Montebelluna 31.414 4.227 13,5 19,8 4 Castelfranco Veneto 33.762 3.872 11,5 29,0 5 Vittorio Veneto 28.808 3.007 10,4 16,5 6 Oderzo 20.354 2.717 13,3 17,3 7 Mogliano Veneto 27.924 2.349 8,4 10,7 8 Pieve di Soligo 12.279 2.277 18,5 27,2 9 Paese 22.146 2.207 10,0 14,3 16.502 2.182 13,2 20,1 10 Vedelago Fonte: elaborazioni Anolf, Caritas, Cooperativa Servire su dati anagrafi comunali. Tab. 10 – Primi 10 comuni trevigiani per incidenza percentuale di cittadini stranieri residenti. Incidenza % stranieri sul totale residenti 21,8 Incidenza % minorenni stranieri sul totale minorenni 28,0 2 San Polo di Piave 19,5 29,9 3 Mansuè 19,3 4 Possagno Residenti stranieri Totale residenti 6.197 1.353 4.924 959 30,1 5.045 974 19,1 30,5 2.207 421 5 Ponte di Piave 18,6 27,5 8.427 1.570 6 Cimadolmo 18,6 28,6 3.459 642 7 Pieve di Soligo 18,5 27,2 12.279 2.277 8 Asolo 18,3 23,3 9.495 1.736 9 Motta di Livenza 17,7 24,6 10.777 1.909 17,3 30,8 3.847 667 1 Fonte 10 Cessalto Fonte: elaborazioni Anolf, Caritas, Cooperativa Servire su dati anagrafi comunali. La popolazione di nazionalità straniera continua a presentarsi nel complesso più giovane della popolazione autoctona. I minorenni costituiscono il 26,4% della popolazione non italiana, per un totale di 27.857 ragazzi e ragazze. Tra gli italiani, i minori compongono solo il 16,7% della popolazione. I minori stranieri rappresentano il 17,6% di tutti i minorenni residenti in provincia di Treviso, una percentuale sempre in aumento negli ultimi 10 anni, e in leggera crescita anche rispetto al 2011. Nel 2012, i nati da entrambi genitori stranieri, e quindi giuridicamente di cittadinanza non italiana, secondo le registrazioni anagrafiche sono stati 1.979, cioè 30 neonati in meno rispetto al 2011, pari ad una diminuzione 56 dell’1,5%. Il dato di fine 2012 conferma quindi in ogni caso quanto ipotizzato nel Rapporto dello scorso anno, e cioè che il calo dei nati figli di entrambi i genitori stranieri diventasse tendenza nel tempo della crisi. Dopo un periodo in costante crescita, infatti, dal 2008 i nuovi nati di cittadinanza straniera dapprima manifestano una battuta d’arresto, e successivamente iniziano a diminuire (dinamica accentuata anche a livello regionale).Questa tendenza è probabilmente la conseguenza di strategie messe in atto dalle famiglie straniere per affrontare il prolungato stato di crisi: fare meno figli per rendere più sostenibile il bilancio familiare, ma anche far ritornare al paese d’origine parte della famiglia per meglio affrontare le spese di mantenimento. Continua ad aumentare il numero dei cittadini di nazionalità straniera nati in Italia, e che in Italia compiono la loro socializzazione primaria e l’apprendimento diretto della lingua italiana. Nel 2012 in provincia di Treviso, secondo la rilevazione delle anagrafi comunali, sono stati 19.491, quasi un migliaio in più rispetto al 2011, con un aumento annuale dell’8,2%, il più alto degli ultimi tre anni e quasi pari a quello relativo al 2009. Anche qui siamo però lontani dagli incrementi degli anni 2007 e 2008, sia in valore assoluto (fino a 1.871 presenze in più) sia in percentuale (+16,5% su base annuale). 4. Conclusione I dati demografici al 2012 presentano una situazione certamente complessa, ma che con grande sintesi potremmo definire di ulteriore e più marcato rallentamento di quella (modesta) vitalità demografica che vi era stata a cavallo tra gli ultimi anni del secolo scorso ed i primi di questo. Con il dilemma scientifico (certo di non scarsa importanza) sull’eziologia del fenomeno, sul fatto cioè se tale rallentamento sia semplicemente una conseguenza attesa e comprensibile della recessione economica o se, invece, vi siano – com’è probabile – anche altre cause, meno congiunturali e meno strettamente economiche e più socioculturali e strutturali o di lungo periodo. Infatti i numeri così aggiornati rivelano le seguenti tendenze: innanzitutto risulta ormai esaurita, come si diceva, quella ripresa natalistica che, pur debolmente, ci accompagnava dalla metà degli anni novanta e ciò è visibile dalla contrazione – dal 2008 – del numero dei nati, in concomitanza con l’avvio della crisi. Rimane sempre aperto il discorso sul ruolo di quest’ultima nella contrazione della fecondità. Tuttavia si può facilmente sostenere che la nota assenza di politiche pronatalistiche ha senza dubbio enfatizzato la caduta della fecondità10 comunque la dinamica dal 2008 ad oggi dei tassi di natalità (compreso ora anche quello degli immigrati) e nuzialità segnano una continua ed indubbia 10. Eurostat (2013), Towards a “baby recession” in Europe? Differential fertility trends during the economic crisis, n.13. 57 - - - erosione, mentre permane stabile quello di mortalità nonostante la crescente longevità di conseguenza flettono i tassi di crescita naturale e migratori, una flessione che continua anche nel 2013 dato che (primi undici mesi dell’anno) il saldo naturale è positivo per sole 526 unità e quello migratorio per 1.995 unità per il futuro non sono ragionevolmente prevedibili riprese della fecondità almeno per due motivi: il minore contributo dei genitori stranieri e la continua riduzione della propensione ad avere il secondo e talvolta anche il primo figlio lo squilibrio demografico lo si coglie bene nel confronto decennale 2002-2012, in cui si vede la caduta netta della fascia di età 26-35 anni, che perde circa 30mila unità togliendo così alla società trevigiana l’apporto vitalistico (ad esempio come offerta di lavoro e capacità procreativa) tipico di quel segmento biografico Tab. 11 – Valori assoluti e incidenza percentuale delle singole fasce d’età sulla popolazione complessiva in provincia di Treviso. 2002 2005 2012 V.a. % V.a. % V.a. % Da 0 a 15 121.868 15,1 129.176 15,4 141.976 16,1 Da 16 a 25 83.889 10,4 82.550 9,8 84.241 9,6 Da 26 a 35 133.727 16,6 135.419 16,1 103.752 11,8 Da 36 a 45 132.491 16,4 143.710 17,1 146.030 16,6 Da 46 a 65 200.819 24,9 207.772 24,8 240.554 27,3 66 e oltre 133.597 16,6 140.105 16,7 164.692 18,7 Totale 806.391 100,0 838.732 100,0 881.245 100,0 Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, bilancio demografico anno 2012, 2005; per il 2002: bilancio demografico intercensuario 01/01/2002 - 31/12/2002. Tab. 12 – Cancellazioni di residenza dalla provincia di Treviso per l’estero. 2002 Treviso Asolo Castelfranco Veneto Conegliano Montebelluna Oderzo Valdobbiadene Vittorio Veneto Totale 2005 2012 V.a. % V.a. % V.a. % 725 154 186 337 268 211 153 167 2.201 32,9 7,0 8,5 15,3 12,2 9,6 7,0 7,6 100,0 321 71 116 274 135 135 133 80 1.265 25,4 5,6 9,2 21,7 10,7 10,7 10,5 6,3 100,0 769 176 225 383 305 307 277 175 2.617 29,4 6,7 8,6 14,6 11,7 11,7 10,6 6,7 100,0 Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, bilancio demografico anno 2012, 2005; per il 2002: bilancio demografico intercensuario 01/01/2002 - 31/12/2002. 58 - - - - - viceversa continua la sua corsa il fattore longevità, colto nell’ampliarsi della quinta età (gli ultranovantenni) ed in particolare dei centenari, anche se tale longevità non va data per scontata il matrimonio come istituzione si marginalizza con sempre maggiore velocità nell’orizzonte psicologico delle scelte personali e si fragilizza nelle rotture coniugali: l’attuale tasso di nuzialità è esattamente la metà di quello di trenta anni fa gli indici di vecchiaia, quello di dipendenza e quello di sostituzione nel 2012 appaiono tutti in crescita. Ma è quello di sostituzione ad essere cresciuto più velocemente dal 1991, evidenziando lo squilibrio tra i flussi numerosi in uscita prossima dal mondo del lavoro (i baby boomer) e gli esigui flussi in entrata degli adolescenti nati prima della “ripresina” demografica della metà degli anni novanta, nonostante l’immigrazione a questo proposito, anche l’immigrazione sostanzialmente si raffredda a causa della congiuntura recessiva, che penalizza gli stranieri non tanto o non solo sul piano della domanda di lavoro (anzi, risultando talvolta perfino favoriti negli interstizi dei bad job), quanto su quella della mancanza di reti sociali di supporto. Non a caso in Veneto nel 2013 le rimesse degli emigrati calano nel complesso del 2,2% e del 7,7% quelle procapite. Inoltre suonano preoccupanti le tendenze espresse dai dati 2012 relativi alle cancellazioni (specie quelle per l’estero), cioè alle uscite dalla provincia, uscite (abbandoni?) che sono più che raddoppiate rispetto al 2005 precrisi › i cittadini stranieri sono cresciuti di sole 321 unità, un numero irrisorio se confrontato con quelli degli anni precedenti e non a caso il crollo parte dal 2009, mentre i movimenti interni non premiano più il Trevigiano che comunque vede stabilizzarsi le nazionalità di più antica presenza › sono comunque assai fluide le strategie adottate dagli stranieri per far fronte alla crisi occupazionale, strategie che raramente sono solo quelle – drastiche – di un ritorno di tutta la famiglia in patria, come semplicisticamente si potrebbe pensare il futuro demografico appare oggi particolarmente imprevedibile e problematico. Sul piano della propensione alla fecondità non è ragionevolmente ipotizzabile alcuna ripresa, mentre molto fluida ed aperta è oggi la situazione migratoria. La complessità è data dal fatto che sempre nei comportamenti demografici si mescolano spinte e motivazioni estremamente diverse e quindi di difficile identificazione e stima. 59 3. La scuola e la formazione di Maria Antonia Moretti e Paolo Rigo* Il capitolo si occupa di sette specifici elementi attinenti ai processi formativi nell’anno scolastico 2012/13 e, per alcuni dati, nell’anno scolastico 2013/14: 1. l’analisi delle iscrizioni nelle prime classi di ogni segmento di istruzione e di istruzione e formazione professionale (Iefp) nell’anno scolastico 2013/14 2. l’output del sistema formativo provinciale, esaminato in base al numero dei diplomati nella secondaria di secondo grado nell’anno scolastico 2012/13, dei qualificati nei Cfp nell’anno formativo 2012/13 e degli esiti degli scrutini finali delle classi antecedenti la quinta nell’anno scolastico 2012/13 3. l’analisi della popolazione scolastica nell’anno scolastico 2013/14 relativamente alla consistenza delle classi del nuovo ordinamento (dalla classe prima alla classe quarta) e delle classi dei percorsi Iefp attivati presso gli Ip e presso i Cfp 4. l’analisi delle composizione delle classi del sistema di istruzione della provincia in relazione all’età dei frequentanti 5. la dinamica delle presenze degli alunni stranieri nelle scuole e nei Cfp del territorio trevigiano ad agosto 2013 6. i risultati delle prove Invalsi dell’anno scolastico 2012/13 esaminati a livello provinciale in relazione al secondo anno di scuola secondaria di secondo grado e dei percorsi di Iefp presso i Cfp (livello 10) 7. la formazione universitaria degli studenti trevigiani letta alla luce della dinamica degli immatricolati nell’anno accademico 2012/131. * Rispettivamente, Osservatorio Economico e Ufficio Scolastico Territoriale XI di Treviso. I paragrafi 1, 2.1, 2.2, 3, 4, 5 e 6 sono stati redatti da Paolo Rigo, i paragrafi 2.3, 8 e 9 da Maria Antonia Moretti, il paragrafo 7 da Maria Antonia Moretti e Paolo Rigo; la raccolta ed elaborazione dati relativa alla formazione professionale e all’università è stata realizzata da Monia Barazzuol, Osservatorio Economico. 1. L’ufficio di statistica del Miur-Urst conduce annualmente dal 1999 l’Indagine sull’istruzione universitaria, in precedenza curata dall’Istat; scopo dell’indagine è fornire elementi a supporto delle attività nazionali ed internazionali di monitoraggio e di valutazione del sistema universitario. I dati resi disponibili al momento di andare in stampa (7 maggio) non sono completi, mancano, infatti, quelli relativi ai laureati; inoltre, anche rispetto alle immatricolazioni, non tutte le elaborazioni sono analoghe a quelle degli anni precedenti; ad esempio, non sono disponibili, a livello provinciale, le elaborazioni per genere. 61 1. Iscr izioni nei diver si or dinamenti dei per cor si del secondo ciclo nell’aa nno scolastico 2013/14 L’analisi sotto riportata riguarda le iscrizioni alle prime classi della scuola secondaria superiore statale e non statale, nonché nei percorsi di istruzione e formazione professionale presso gli istituti professionali e presso i Cfp/Odf nell’anno scolastico 2013/14, anno scolastico in cui, per la prima volta, le iscrizioni alle classi prime (escluse quelle della scuola dell’infanzia) dovevano esser effettuate on line2. I dati qui discussi, relativi alle istituzioni scolastiche, derivano direttamente dal sistema informativo del Miur, denominato Sidi, che riporta i numeri degli allievi per i quali è stata registrata dal sistema la domanda di iscrizione. Rappresentano pertanto la scelta di prima intenzione effettuata dalla famiglia. Questi dati possono essere confrontati con quelli discussi più avanti e derivanti dalle rilevazioni integrative che ci mostrano, invece, il dato di consistenza reale per l’a.s. 2013/14. Infatti, da febbraio a settembre, possono essere intervenuti dei cambiamenti nel numero di iscritti dovuti, soprattutto, a: mancata promozione all’esame di terza media, passaggi dal sistema dell’istruzione a quello dell’istruzione e formazione e viceversa, nulla osta per iscrizioni fuori provincia. Nella consistenza dei singoli indirizzi, oltre alle ragioni appena espresse, si aggiungono, ovviamente, i cambi di indirizzo intervenuti dopo la fase delle iscrizioni. Le iscrizioni alle classi prime delle scuole secondarie superiori della provincia di Treviso per l’a.s. 2013/14 registrate dal sistema (Tabella 1), sono state 8.284. Tab. 1 – Iscrizioni nelle prime classi dei diversi ordini delle scuole superiori, a.s. 2013/14. N. allievi % Licei Tecnici Professionali Totale 3.291 2.921 2.072 8.284 39,7 35,3 25,0 100,0 Fonte: Sidi Miur. La maggioranza degli studenti (quasi il 40%) si iscrive ad un liceo, nel 35,3% dei casi sceglie un istituto tecnico, mentre solo il 25% dei neo iscritti ha scelto di affrontare il primo anno di studi superiore presso un istituto professionale nei corsi di istruzione professionale o negli Iefp autorizzati presso gli istituti professionali. 2. Su richiesta della Regione del Veneto, il Miur si è reso disponibile a inserire nelle funzioni di ricerca dell’applicativo “Scuola in chiaro” anche i centri di formazione professionale della Regione del Veneto, per consentire alle famiglie di selezionare, nella fase di ricerca della scuola, anche le sedi della formazione professionale regionale e acquisire tutte le informazioni direttamente dai siti dei centri di formazione. Inoltre, la Regione del Veneto ha predisposto la possibilità di iscrizione on line attraverso il sito www.orientamentoveneto.it a cui possono accedere le famiglie interessate ad iscrivere i propri figli a un percorso triennale di istruzione e formazione professionale realizzato presso un Cfp. 62 Tab. 2 – Iscrizioni nelle prime classi dei diversi indirizzi liceali, a.s 2013/14. N. allievi 327 321 893 562 657 354 106 17 17 32 5 3.291 LI00 - Artistico LI01 - Classico LI02 - Scientifico LI03 - Scientifico - opzione scienze applicate LI04 - Linguistico LI11 - Scienze umane LI12 - Scienze umane - opzione economico sociale LI13 - Musicale e coreutico - sezione musicale LI14 - Musicale e coreutico - sezione coreutica L111 - Classico europeo L201 - Scientifico internazionale Non disponibile Totale % 9,9 9,8 27,1 17,1 20,0 10,8 3,2 0,5 0,5 1,0 0,1 100,0 Fonte: Sidi Miur. Tab. 3 – Iscrizioni nelle prime classi dei diversi indirizzi liceali in Italia e nel Veneto. Dati percentuali riferiti al totale degli iscritti al liceo, a.s. 2013/14. LI00 - Artistico LI01 - Classico LI02 - Scientifico LI03 - Scientifico - opzione scienze applicate LI04 - Linguistico LI11 - Scienze umane LI12 - Scienze umane - opzione economico sociale LI13 - Musicale e coreutico - sezione musicale LI14 - Musicale e coreutico - sezione coreutica L111 - Classico europeo L201 - Scientifico internazionale Non disponibile Totale Italia 8,2 12,5 33,5 12,9 17,0 9,4 4,3 1,0 0,2 Veneto 10,2 9,7 24,6 20,3 18,4 8,7 5,9 }1,0 }0,9 100,0 100,0 }1,2 Fonte: Sidi Miur. Nelle scelte tra gli indirizzi liceali (Tabelle 2 e 3 per i dati percentuali nazionali e del Veneto) il liceo scientifico è quello che riscuote il maggior successo (il 27,1% dei neo iscritti). Il dato percentuale è inferiore al dato percentuale nazionale (33,5%) e di poco superiore a quello veneto (24,6%). Segue il liceo linguistico con il 20% delle scelte (dato nazionale 17%, dato veneto 18,4%). Va qui sottolineato che nel caso del liceo classico il dato della provincia di Treviso, che si attesta al 9,8% sul totale dei neo iscritti alla scuola superiore, è ben inferiore al dato nazionale (12,5%) e di pochissimo superiore a quello del Veneto (9,7%). Le scelte per il liceo artistico, che in provincia riguardano il 9,9% degli studenti neo iscritti, sono invece superiori al dato nazionale che si ferma all’8,2%, ma inferiori al dato veneto che raggiunge il 10,2%. 63 In Tabella 4 sono riportati i dati relativi alle iscrizioni alle classi prime degli istituti tecnici3. L’insieme dei due indirizzi del settore economico raccoglie quasi il 45% del totale degli studenti iscritti alle classi prime dei tecnici, con un 28,7% che sceglie il biennio comune amministrazione, finanza e marketing e un 16,1% l’indirizzo turismo. Tab. 4 – Iscrizioni nelle prime classi degli indirizzi tecnici, a.s. 2013/14. IT01 - Amministrazione, finanza e marketing IT04 - Turismo Totale settore economico IT05 - Meccanica, meccatronica e energia IT09 - Trasporti e logistica IT10 - Elettronica ed elettrotecnica IT13 - Informatica e telecomunicazioni IT15 - Grafica e comunicazione IT16 - Chimica, materiali e biotecnologie IT21 - Agraria, agroalimentare e agroindustriale IT24 - Costruzioni, ambiente e territorio Totale settore tecnico Totale tecnici N. allievi 839 469 1.308 321 24 252 417 134 54 236 175 1.613 2.921 % sull’indirizzo 64,1 35,9 100,0 19,9 1,5 15,6 25,9 8,3 3,3 14,6 10,8 100,0 - % sul totale iscritti 28,7 16,1 11,0 0,8 8,6 14,3 4,6 1,8 8,1 6,0 100,0 Fonte: Sidi Miur. Tra gli altri indirizzi tecnici (con un dato complessivo pari al 55,2% sul totale degli iscritti alle classi prime dei tecnici) solo Informatica e telecomunicazioni con il 14,3% e meccanica, meccatronica ed energia con l’11% superano in termini percentuali di iscritti alle classi prime il 10%. Fanalino di coda, l’indirizzo trasporti e logistica, scelto solo dallo 0,8% degli allievi. I dati veneti e nazionali (Tabella 5) non sono stati resi disponibili disaggregati per indirizzo di studio e pertanto è possibile solo un confronto tra macro indirizzi. Nel Veneto gli iscritti agli indirizzi tecnici del settore economico sono il 45,3% del totale degli iscritti alle classi prime degli istituti tecnici; in Italia sono il 40,7%. Il dato provinciale (44,8%) è di poco inferiore al dato veneto, ma superiore al dato nazionale. Nel settore tecnologico il dato degli iscritti alle classi prime del Veneto è pari a 54,7% sul totale degli iscritti alle classi prime dei tecnici, mentre il dato nazionale è pari a 59,3%. Il dato provinciale (55,2%) è di poco superiore al dato veneto ma inferiore a quello nazionale. Appare abbastanza significativo lo scostamento tra il dato nazionale e quello provinciale relativo al tasso di iscrizione agli istituti tecnici del settore tecnologico che, in provincia, è inferiore di ben 4,1 punti percentuali rispetto al dato italiano. 3. Il riordino degli istituti tecnici, di cui al dpr 15 marzo 2010, n. 88 “Regolamento recante norme per il riordino degli istituti tecnici a norma dell’articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 13” prevede due settori, economico e tecnologico, distinti, rispettivamente, in due e nove indirizzi. 64 Tab. 5 – Iscrizioni nelle prime classi dei diversi indirizzi tecnici in Italia e nel Veneto. Dati percentuali riferiti al totale degli iscritti agli istituti tecnici, a.s. 2013/14. Italia 40,7 59,3 100,0 Settore economico Settore tecnologico Totale Veneto 45,3 54,7 100,0 Fonte: Sidi Miur. Tab. 6 – Iscrizioni nelle prime classi degli indirizzi professionali, a.s. 2013/14. IP01 - Servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale IP02 - Servizi socio sanitari IP05 - Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera IP08 - Servizi commerciali Totale settore servizi IP09 - Manutenzione e assistenza tecnica IP10 - Produzioni industriali e artigianali Totale settore industria e artigianato Agro-alimentare Meccanica, impianti e costruzioni Totale Iefp Totale istituti professionali N. allievi 209 276 849 196 1.530 137 110 247 29 266 295 2.072 % sull’indirizzo % sul totale iscritti 13,7 18,0 55,5 12,8 100,0 55,5 44,5 100,0 9,8 90,2 100,0 - 10,1 13,3 41,0 9,5 73,8 6,6 5,3 11,9 1,4 12,8 14,2 100,0 Fonte: Sistema informativo Miur e, per i percorsi Iefp, Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione del Veneto. In Tabella 6 sono riportati i dati riguardanti gli istituti professionali e i percorsi Iefp4 attivati negli istituti professionali5 in regime di sussidiarietà. Come si evince dai dati riportati, oltre il 70% degli studenti delle terze medie che scelgono un percorso professionale si iscrive ad un indirizzo del settore servizi. Di questi, il 55,5% sceglie i servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera. Questi allievi rappresentano il 41% del totale degli allievi che si iscrivono ad un professionale. Ben lontani in termini percentuali (il 18%) seguono gli allievi che 4. Va ricordato che a partire dall’anno formativo 2011/2012 è divenuto operativo il nuovo sistema integrato, sulla base dell’Accordo sottoscritto in data 13 gennaio 2011 tra la Regione Veneto e l’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto. In particolare, in Veneto è stata adottata la tipologia B di offerta sussidiaria complementare: gli studenti possono conseguire i titoli di qualifica e diploma professionale presso gli istituti professionali che possono attivare percorsi di istruzione e formazione professionale corrispondenti ai diplomi di qualifica triennale già in essere negli istituti professionali medesimi, secondo il previgente ordinamento. Sulla base di uno specifico avviso regionale, gli Ips accreditati presentano la propria candidatura presso la Regione Veneto per attivare percorsi di Iefp configurati secondo la tipologia dell’offerta sussidiaria complementare. Tutti i titoli di qualifica sono stati riportati alle denominazioni del Repertorio di cui all’Accordo in sede di conferenza Stato Regioni del 29 aprile 2010. La classificazione per aree professionali delle figure di riferimento relative alle qualifiche professionali previste dal repertorio nazionale del sistema di istruzione e formazione professionale (Iefp), secondo l’Accordo in CU del 27 luglio 2011, è riportata nell’Appendice 1, cap. 13 del Rapporto 2012. 5. Gli Ip presso cui sono attivati percorsi di Iefp sono: Isiss D. Sartor, Ipsia G. Galilei, Ipsia G. Giorgi, Ipsia I. Pittoni, Isis C. Rosselli, Isis A.V. Obici. 65 scelgono i servizi socio sanitari (13,3% sul totale), i servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale e i servizi commerciali. Per ciò che riguarda il settore industria e artigianato, che complessivamente raccoglie l’11,9% degli allievi che scelgono un percorso professionale, la scelta maggioritaria (55,5%) è per manutenzione e assistenza tecnica. Riguardo, infine, i percorsi Iefp autorizzati presso gli Ip, i corsi attivati in provincia nell’anno formativo 2013/14 appartengono alle aree agro-alimentare, meccanica, impianti e costruzioni e raccolgono il 14,2% degli allievi che scelgono un istituto professionale; nel 90,2% dei casi la scelta operata va a favore dell’area meccanica, impianti e costruzioni6. Anche per gli istituti professionali i dati nazionali e del Veneto sono stati forniti non disaggregati (Tabella 7). Tab. 7 – Iscrizioni nelle prime classi dei diversi indirizzi professionali in Italia e nel Veneto. Dati percentuali riferiti al totale degli iscritti agli istituti professionali, a.s. 2013/14. Italia 72,4 20,6 7,0 100,0 Istituti professionali - settore servizi Istituti professionali - settore industria e artigianato Percorsi di Iefp c/o Ip Totale Veneto 70,1 20,8 9,1 100,0 Fonte: Sistema informativo Miur e, per i percorsi Iefp nel Veneto, Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione del Veneto. Dal confronto si evince come, in provincia di Treviso, la percentuale degli allievi che, avendo scelto un istituto professionale, si indirizzano al settore servizi (73,8%) sia di poco superiore al dato nazionale, in maniera più consistente a quello veneto. Il dato riferito ai percorsi di istruzione e formazione professionale presso gli Ip (14,2%) è, invece, di molto superiore sia al dato nazionale che a quello del Veneto. Di conseguenza risulta di molto inferiore il dato provinciale riferito al settore industria e artigianato: 11,9% contro il 20,6% nazionale e il 20,8% del Veneto. È chiara negli studenti che scelgono i professionali la propensione a rivolgersi verso il settore servizi piuttosto che a quello industria e artigianato. Appare a questo punto utile riepilogare i dati complessivi a confronto (Tabella 8). In provincia di Treviso è chiara la minor propensione rispetto al Veneto e all’Italia ad iscriversi ai licei: quasi 10 punti percentuali in meno rispetto al dato nazionale. Il dato riguardante i tecnici mostra una maggiore omogeneità con il dato veneto (che mostra un +3 punti percentuali) e il dato nazionale (-4,2 punti percentuali). Interessante il dato provinciale riguardante gli indirizzi professionali e i 6. In riferimento all’offerta sussidiaria degli istituti professionali statali e paritari,va ricordato che i percorsi triennali Iefp possono essere attuati solo da istituti professionali accreditati ai sensi della vigente normativa regionale e possono essere attivati solo per figure corrispondenti ai diplomi di qualifica triennale già in essere nei medesimi istituti professionali, secondo il previgente ordinamento (Tabella 3 allegata all’Intesa del 16/12/2010). 66 percorsi di istruzione e formazione professionale presso gli Ip che in provincia raccolgono il 25% del totale dei neo iscritti alle classi prime delle superiori, ben 5,3 punti percentuali in più del Veneto e 5,1 punti percentuali in più dell’intera nazione. In Tabella 9 sono riportati i dati relativi alle iscrizioni ai percorsi di Iefp presso i Cfp della Provincia di Treviso 7. Sono 1.171 gli allievi che nell’anno anno formativo 2013/14 hanno scelto di proseguire gli studi dopo la scuola secondaria di primo grado frequentando un percorso Iefp presso un Cfp. Nel 30,6% dei casi la scelta ricade sull’area meccanica, impianti e costruzioni. A seguire le aree servizi alla persona, turismo e sport, e servizi commerciali. Più distanti nelle scelte le altre aree professionali. Considerando gli ultimi tre anni formativi, a partire, cioè, dall’a.f. 2011/12 in cui hanno inizio i percorsi Iefp presso gli Ip, l’andamento delle iscrizioni risulta un po’ alterno, anche se nell’ultimo anno formativo preso in esame si rileva una lieve ripresa rispetto all’anno formativo precedente (Tabella 10). Tale lieve incremento è da imputare a una lieve crescita delle iscrizioni ai percorsi di Iefp presso i Cfp, dato che quelle ai percorsi Iefp presso gli Ip risultano sostanzialmente stabili (Tabelle 11 e 12). Va posto in evidenza come l’area meccanica, impianti e costruzioni, fermi restando i vincoli vigenti circa la tipologia di percorsi di Iefp attivabili presso gli Ip, risulti per tutti gli Iefp, sia attivati presso gli Ip che presso i Cfp, quella prevalente sia in termini assoluti che percentuali (Tabelle 11 e 12). Tab. 8 – Iscrizioni nelle prime classi dei diversi ordini di scuola superiore. Dati percentuali a confronto, riferiti al totale delle iscrizioni alle classi prime, a.s 2013/14. Provincia 39,7 35,3 25,0 100,0 Licei Tecnici Professionali e Iefp c/o Ip Totale Veneto 42,3 38,0 19,7 100,0 Italia 48,9 31,2 19,9 100,0 Fonte: Sistema informativo Miur e, per i percorsi Iefp, Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione del Veneto. 7. L’Osservatorio Economico, dal Rapporto 2010, ha abbandonato la rilevazione diretta dei dati sugli iscritti ed i qualificati ai centri di formazione professionale della provincia rivolgendosi alla Regione del Veneto, Direzione Regionale Formazione, Ufficio Formazione Iniziale. Si è evitato così di gravare sugli enti di formazione e, in particolare, di duplicare una richiesta di dati che gli enti già forniscono alla Regione del Veneto a scopo amministrativo. L’estrazione dalla banca dati regionale è avvenuta nel febbraio 2014 ed ha riguardato gli iscritti agli anni formativi 2010/11, 2011/12, 2012/2013, 2013/14 e i qualificati 2009/10, 2010/11, 2011/12 e 2012/2013 della formazione iniziale, eccettuati i dati dei corsi di formazione per disabili. I dati sono stati poi elaborati dall’Osservatorio Economico. I Cfp conteggiati nella banca dati regionale sono i seguenti: Associazione “Lepido Rocco”, Segra-Scuola professionale di estetica, Engim Veneto, Cfp Provincia di Treviso, Enaip Veneto, Madonna del Grappa, Ciofs “Don Bosco” Veneto, Fondazione “Opera Montegrappa”, Cooperativa sociale Dieffe, Scuola professionale edile, Impresa sociale “Accademia La Parigina”, Centro di formazione professionale Ipea e Cfp Isituto Leonardo da Vinci. Si ringrazia per la collaborazione l’Ufficio Formazione Iniziale della Direzione Regionale Formazione. 67 68 47 358 248 184 192 Manifatturiero e artigianato Meccanica, impianti e costruzioni Servizi alla persona Servizi commerciali Turismo e sport % 100,0 16,4 15,7 21,2 30,6 4,0 6,0 6,1 26 Manifatturiero e artigianato 146 109 558 Servizi commerciali Turismo e sport Totale 931 97 71 16 643 0 44 60 1.489 206 217 217 649 26 78 96 100,0 13,8 14,6 14,6 43,6 1,7 5,2 6,4 558 103 135 238 2 22 31 27 869 85 53 18 588 17 42 66 M 1.427 188 188 256 590 39 73 93 MF 100,0 13,2 13,2 17,9 41,3 2,7 5,1 6,5 MF% 547 100 120 233 7 25 25 37 919 92 64 15 617 22 45 64 M 1.466 192 184 248 624 47 70 101 MF 100,0 13,1 12,6 16,9 42,6 3,2 4,8 6,9 MF% Anno formativo 2013-14 F Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati forniti dall’Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione del Veneto a febbraio 2014. Nota. I dati comprendono gli studenti che si sono iscritti nel corso dell’anno formativo; non comprendono quelli sugli studenti che si sono ritirati. Infine, i dati riferiti all’anno 2013/14 sono provvisori. 201 Servizi alla persona 6 34 Cultura, informazione e tecnologie informatiche Meccanica, impianti e costruzioni 36 Agro-alimentare MF% Anno formativo 2012-13 MF F M Anno formativo 2011-12 F Tab. 10 – Iscritti al primo anno dei percorsi triennali di Iefp nei Cfp e negli Ips della provincia di Treviso negli anni formativi 2011/12, 2012/13 e 2013/14. Fonte: Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione del Veneto. 1.171 70 Cultura, informazione e tecnologie informatiche Totale 72 Agro-alimentare N. iscritti Tab. 9 – Iscrizioni nelle prime classi dei percorsi di Iefp presso i Cfp in Provincia di Treviso a.s. 2013/14. 69 26 6 201 146 94 539 Manifatturiero e artigianato Meccanica, impianti e costruzioni Servizi alla persona Servizi commerciali Turismo e sport Totale 699 88 16 71 0 435 45 44 1.238 182 217 217 26 441 77 78 100,0 14,7 17,5 17,5 2,1 35,6 6,2 6,3 522 85 238 119 22 2 25 31 614 78 18 45 17 366 48 42 M 1.136 163 256 164 39 368 73 73 MF 100,0 14,3 22,5 14,4 3,4 32,4 6,4 6,4 MF% 545 100 233 120 25 7 35 25 626 92 15 64 22 351 37 45 M 1.171 192 248 184 47 358 72 70 MF 100,0 16,4 21,2 15,7 4,0 30,6 6,1 6,0 MF% Anno formativo 2013-14 F 19 232 9 0 0 0 208 15 0 M 251 24 0 0 0 208 19 0 MF 100,0 9,6 0,0 0,0 0,0 82,9 7,6 0,0 MF% Anno formativo 2011-12 36 18 0 16 0 0 2 0 F 255 7 0 8 0 222 18 0 M 291 25 0 24 0 222 20 0 MF 100,0 8,6 0,0 8,2 0,0 76,3 6,9 0,0 MF% Anno formativo 2012-13 2 0 0 0 0 0 2 0 F 293 0 0 0 0 266 27 0 M 295 0 0 0 0 266 29 0 MF 100,0 0,0 0,0 0,0 0,0 90,2 9,8 0,0 MF% Anno formativo 2013-14 Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati forniti dall’Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione del Veneto a febbraio 2014. Nota. I dati comprendono gli studenti che si sono iscritti nel corso dell’anno formativo; non comprendono quelli sugli studenti che si sono ritirati. Infine, i dati riferiti all’anno 2013-14 sono provvisori. 15 0 0 Servizi alla persona Servizi commerciali Totale 0 0 Manifatturiero e artigianato Meccanica, impianti e costruzioni Turismo e sport 4 0 Agro-alimentare Cultura, informazione e tecnologie informatiche F Tab. 12 – Iscritti al primo anno dei percorsi triennali di Iefp negli Ips della provincia di Treviso. Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati forniti dall’Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione del Veneto a febbraio 2014. Nota. I dati comprendono gli studenti che si sono iscritti nel corso dell’anno formativo; non comprendono quelli sugli studenti che si sono ritirati. Infine, i dati riferiti all’anno 2013/14 sono provvisori. 32 34 Agro-alimentare Cultura, informazione e tecnologie informatiche MF% Anno formativo 2012-13 MF F M Anno formativo 2011-12 F Tab. 11 – Iscritti al primo anno dei percorsi triennali di Iefp nei Cfp della provincia di Treviso negli anni formativi 2011/12, 2012/13 e 2013/14. 2. Output della scuola secondar ia di II gr ado nell’aa nno scolastico 2012/13 L’analisi del prodotto scolastico nel presente Rapporto si concentra, non solo sulla lettura dei dati relativi ai diplomati della secondaria di secondo grado, e alle qualifiche professionali rilasciate dai centri di formazione professionale, ma anche sugli esiti degli scrutini finali per le classi della scuola secondaria superiore antecedenti la quinta classe. 2.1. Esami di stato Il numero di diplomati nell’a.s. 2012/13 è pari a 6.407 unità, in aumento, rispetto all’a.s. 2011/12 di 62 unità (Tabelle 13 e 14). Tab. 13 – Dinamica del numero dei diplomati in provincia di Treviso nella secondaria di II grado. 2004/05 2005/06 Numero diplomati 5.668 5.582 Differenza su anno scolastico precedente -223 -106 Indice (a.s. 2004/05 = 100) 83,3 81,8 2006/07 5.652 70 82,8 2007/08 2008/09 5.906 6.001 254 95 86,5 87,9 2009/10 2010/11 5.865 6.162 -36 297 85,9 90,3 2011/12 2012/13 6.345 6.407 183 62 92,9 93,8 Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. La maggior parte dei diplomati è costituita da candidati interni delle scuole statali (86,3% candidati interni dei corsi diurni, 3,6% candidati interni dei corsi serali). La percentuale di chi si diploma da privatista permane abbastanza bassa poiché, complessivamente, i privatisti rappresentano solo lo 0,7% del totale dei diplomati. L’apporto delle scuole paritarie al totale dei diplomati è pari al 9,3% di diplomati interni a cui va aggiunto lo 0,2% di diplomati privatisti. Va sottolineato che il numero di diplomati è inferiore al numero degli allievi che potenzialmente potevano ottenere il diploma: una parte non è stata ammessa all’esame di stato mentre, per un’altra parte, l’esame di stato ha avuto esito negativo. In Tabella 15 sono riportati i dati relativi agli esiti degli scrutini di ammissione e degli esami di stato. 70 Dai dati si evince un rendimento complessivo del sistema (misurato in termini di diplomati sul totale degli scrutinati) pari al 95,1%, inferiore di 4 punti percentuali al rendimento dei soli esami di stato che è pari al 99,1%. I candidati ammessi all’esame di stato (soprattutto se si tratta di candidati interni) di fatto lo superano. Tab. 14 – Composizione, rispetto alla tipologia, dei diplomati in provincia di Treviso nella secondaria di II grado nell’a.s. 2012/13. Tipo di scuola Statali Diplomati interni 5.528 % sui diplomati 86,3 Diplomati esterni 34 % sui diplomati 0,5 Diplomati serale 234 % sui diplomati 3,6 598 6.162 9,3 96,1 13 47 0,2 0,8 0 234 0,0 3,6 Paritarie Totale Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. Tab. 15 – Esiti scrutini di ammissione all’esame di stato e esiti dell’esame di stato in provincia di Treviso nella secondaria di II grado nell’a.s. 2012/13. Tipologia candidato Interni Esterni Candidati scrutinati 6.330 105 Candidati ammessi 6.162 58 % ammessi su scrutinati 97,3 55,2 Candidati diplomati 6.126 47 % diplomati su scrutinati 96,8 44,8 Serali 301 244 81,1 234 77,7 Totale 6.736 6.464 96,0 6.407 95,1 Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. Nota: per gli esterni la voce “candidati scrutinati” equivale a “candidati ammessi alle prove preliminari”. Tab. 16 – Dinamica del numero dei diplomati in provincia di Treviso nella secondaria di II grado per indirizzo di studi. Anno scolastico Licei Artistici Tecnici Professionali Totali V.a. % V.a. % V.a. % V.a. % V.a. % 2004/05 2005/06 1.841 1.959 32,4 35,1 158 167 2,8 3,0 2.330 2.229 41,0 39,9 1.359 1.227 23,9 22,0 5.688 5.582 100,0 100,0 2006/07 2.206 39,0 178 3,1 2.064 36,6 1.204 21,3 5.652 100,0 2007/08 2008/09 2.369 2.473 40,1 41,2 182 197 3,1 3,3 20120 1.984 35,9 33,0 1.235 1.347 20,9 22,5 5.906 6.001 100,0 100,0 2009/10 2010/11 2.500 2.533 42,6 41,4 179 181 3,0 2,9 2.045 2.110 34,9 34,3 1.141 1.138 19,5 21,4 5.865 6.162 100,0 100,0 2011/12 2.523 39,8 254 3,9 2.141 33,7 1.427 22,5 6.345 100,0 2012/13 2.552 39,8 217 3,4 2.159 33,7 1.479 23,1 6.407 100,0 Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. Se si analizzano i dati disaggregati per indirizzo di studio (Tabella 16), si evince che la componente maggioritaria dei diplomati è costituita da candidati che hanno frequentato un liceo (il 39,8% dei diplomati complessivi), dato questo che conferma un trend iniziato già nell’a.s. 2006/07, anno scolastico che ha visto il sorpasso dei diplomati liceali sui diplomati degli istituti tecnici. Tecnici e professionali si mantengono, invece, sui livelli dell’a.s. precedente. 71 L’efficacia del sistema formativo (misurata in termini di diplomati) è, però, diversa da indirizzo ad indirizzo. Infatti, se si osservano i dati delle ammissioni e del superamento degli esami di stato disaggregati per indirizzo (Tabella 17), si evince che ad un rendimento pari al 98,1% dei licei, corrisponde un rendimento pari a 91,6 degli istituti professionali. In questi ultimi istituti è elevato pure il tasso di non ammissione all’esame pari al 6,7% contro l’1,5% dei licei. Alla fine, gli istituti professionali non portano al diploma l’8,4% dei loro studenti di classe quinta, perdendo 108 studenti all’ammissione e 27 studenti all’esame di stato. I licei perdono solo l’1,9% dei loro studenti (39 studenti all’ammissione e 10 all’esame di stato). Gli istituti tecnici, invece, perdono il 5,9% dei loro studenti (117 all’ammissione e 19 all’esame di stato; più dei professionali in termini assoluti, ma meno dei professionali in termini percentuali). Infine, nel settore artistico la perdita è pari al 4% (8 candidati non ammessi e 1 non diplomato). Tab. 17 – Esiti scrutini di ammissione all’esame di stato e esiti dell’esame di stato in provincia di Treviso nella secondaria di II grado nell’a.s. 2012/13. Candidati scrutinati 2.601 Candidati ammessi 2.562 % ammessi su scrutinati 98,5 Candidati diplomati 2.552 % diplomati su scrutinati 98,1 Artistici Tecnici 226 2.295 218 2.178 96,5 94,9 217 2.159 96,0 94,1 Professionali Totale 1.614 6.736 1.506 6.464 93,3 96,0 1.479 6.407 91,6 95,1 Indirizzo Licei Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. Nota: per gli esterni la voce “candidati scrutinati” equivale a “candidati ammessi alle prove preliminari”. Tab. 18 – Dinamica del numero percentuale di diplomati in provincia di Treviso nella secondaria di II grado negli ultimi cinque anni, su ammessi all’esame di stato. Anno scolastico Diplomati Non diplomati Totale 2008/09 98,5 1,5 100,0 2009/10 2010/11 98,9 99,3 1,1 0,7 100,0 100,0 2011/12 2012/13 99,0 99,1 1,0 0,9 100,0 100,0 Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. I dati dell’a.s. 2012/13 (Tabella 18) confermano il miglioramento di risultato rispetto all’anno scolastico precedente, che aveva registrato un’inversione di tendenza nel numero di diplomati sempre crescente fino ad allora. Nell’a.s. 2012/13 si è nuovamente superata la soglia, diciamo psicologica, del 99%. Si tratta comunque di un dato che fa riflettere, per la progressiva perdita di valore selettivo di questa tipologia di esame. L’esame di stato rappresenta, ormai, più un compito di 72 sviluppo: risulta il coronamento di un percorso quinquennale di studio, piuttosto che la modalità con la quale valutare questo percorso. Appare interessante confrontare i dati della provincia di Treviso con i dati del Veneto, rilasciati dall’Ufficio scolastico regionale, e riportati in Tabella 19. I dati della provincia di Treviso appaiono quasi tutti allineati con quelli del Veneto. Si discosta, comunque in maniera poco significativa, solo la percentuale che si riferisce ai candidati esterni diplomati (81% degli ammessi all’esame di stato in provincia di Treviso contro l’89,4% del Veneto). L’analisi dei voti di diploma può essere condotta analizzando la Tabella 20. I voti di diploma maggiormente conseguiti negli esami di stato 2012/13 sono compresi tra 70 e 79. Complessivamente gli studenti che superano la votazione di 79 sono il 38,2% del totale dei diplomati. Il 60 è conseguito, comunque, da una percentuale significativa di allievi (quasi il 6% del totale dei diplomati) che, assieme a quelli che conseguono votazioni inferiori a 70 portano la percentuale di studenti diplomati con voti, generalmente ritenuti bassi, al 29,4%. Le eccellenze sono poche: complessivamente il 4,6% e solo lo 0,5% degli studenti consegue la lode. Nella Tabella 21 sono tabulati i dati relativi alle votazioni conseguite all’esame di stato, disaggregati per indirizzo di studi. È interessante notare, relativamente ai valori percentuali, la composizione delle varie fasce di valutazione. Se si eccettua l’istruzione artistica, i cui valori sono relativi a soli 217 allievi, la composizione, rispetto agli indirizzi di studio di coloro che conseguono il diploma con una votazione di 60, è equamente ripartita tra licei, tecnici e professionali. Le prime sensibili differenze si hanno con le votazioni maggiori: la fascia di voto compresa tra 80 e 89 è conseguita quasi dal doppio degli studenti liceali rispetto agli studenti dei tecnici e dei professionali e questo gap aumenta con l’innalzarsi delle votazioni. La fascia di eccellenza (votazioni pari o superiori a 80) è composta dal 47,9% di studenti liceali, dal 4,3% di studenti dell’istruzione artistica, dal 29,4 di studenti dell’istruzione tecnica e da solo il 18,4% di studenti degli istituti professionali. Tab. 19 – Confronto fra i dati dei diplomati del Veneto e i dati dei diplomati in provincia di Treviso nella secondaria di II grado nell’a.s. 2012/13. % diplomati regione Veneto su esaminati 99,1 % diplomati provincia di Treviso su esaminati 99,1 Candidati interni Candidati esterni 99,2 89,4 99,4 81,0 Licei Istruzione artistica 99,5 98,5 99,6 99,5 Tecnici 98,9 99,1 Professionali 98,5 98,2 Anno scolastico Tutte le scuole Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. 73 Tab. 20 – Risultati degli esami di stato in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13. Tutti gli indirizzi. Risultati Voto 60 Intervallo di voto 61 - 69 Intervallo di voto 70 - 79 Intervallo di voto 80 - 89 Intervallo di voto 90 - 99 Voto 100 Voto 100 e lode N. studenti 379 1.509 2.074 1.519 633 262 31 % sui diplomati 5,9 23,5 32,4 23,7 9,9 4,1 0,5 Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. Tab. 21 – Risultati degli esami di stato in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13, disaggregati per indirizzi di studio. Risultati Voto 60 Intervallo di voto 61 - 69 Intervallo di voto 70 - 79 Intervallo di voto 80 - 89 Intervallo di voto 90 - 99 Voto 100 Voto 100 e lode Licei V.a. 121 464 795 680 323 146 23 % 31,9 30,7 38,3 44,8 51,0 55,7 74,2 Istruzione artistica Istruzione tecnica V.a. 4 28 80 72 27 6 0 V.a. 129 569 743 450 189 73 6 % 1,1 1,9 3,9 4,7 4,3 2,3 0,0 % 34,0 37,7 35,8 29,6 29,9 27,9 19,4 Istruzione professionale V.a. 125 448 456 317 94 37 2 % 33,0 29,7 22,0 20,9 14,8 14,1 6,5 Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. Tab. 22 – Risultati degli esami di stato in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13, disaggregati per indirizzi di studio. Valori percentuali sul totale dei diplomati dello stesso indirizzo che hanno ottenuto un voto compreso nella stessa banda di oscillazione. Licei Voto 60 Intervallo di voto 61 - 69 Intervallo di voto 70 - 79 Intervallo di voto 80 - 89 Intervallo di voto 90 - 99 Voto 100 Voto 100 e lode 4,7 18,2 31,2 26,6 12,7 5,7 0,9 Istruzione artistica 1,8 12,9 36,9 33,2 12,4 2,8 0,0 Istruzione tecnica 6,0 26,4 34,4 20,8 8,8 3,4 0,3 Istruzione professionale 8,5 30,3 30,8 21,4 6,4 2,5 0,1 Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. In Tabella 22, sono riportati i dati percentuali delle votazioni ottenute dai diplomati all’esame di stato calcolate rispetto ai totali dello stesso indirizzo, dati che rappresentano la composizione delle valutazioni intra indirizzo. Dai dati si evince che gli studenti dei licei, in termini percentuali, si pongono nelle fasce più alte di votazione: il 45,9%, infatti, consegue votazioni superiori a 79, mentre la percentuale dei diplomati complessivi che supera questo traguardo è pari al 38,2%. 74 Se si analizzano i dati dell’istruzione artistica, si osserva che il 48,4% degli studenti ottiene un voto pari o superiore a 80, percentuale superiore sia a quella degli studenti liceali sia a quella di tutti gli studenti della provincia. Va notato, però, che le votazioni cosiddette di eccellenza (pari o superiori a 90) sono raggiunte solo dal 15,2% degli studenti dell’istruzione artistica (percentuale vicina a quella complessiva del 14,5%), contro il 20,3% degli studenti liceali. I dati dell’istruzione tecnica indicano che una votazione pari o superiore a 80 è raggiunta dal 33,3% degli studenti, percentuale inferiore non solo a quella registrata per i licei e per l’istruzione artistica, ma anche inferiore a quella complessiva. Le votazioni di eccellenza (pari o superiori a 90) sono raggiunte solo dal 12,5% degli studenti dell’istruzione tecnica (percentuale inferiore anche a quella complessiva del 14,5%). In compenso vi è uno 0,3% di studenti che arriva alla lode. I dati dell’istruzione professionale indicano che una votazione pari o superiore a 80 è raggiunta dal 30,4% degli studenti, la più bassa percentuale ma non così distante da quella degli studenti dei tecnici (33,3%). Le votazioni di eccellenza (pari o superiori a 90) sono raggiunte solo dal 9% degli studenti dell’istruzione professionale con uno 0,1% di studenti che consegue la lode. Negli istituti professionali le votazioni maggiormente assegnate afferiscono alla banda 60-79: è pari al 69,6% la percentuale degli studenti che raggiungono queste votazioni, con l’8,5% di essi che si ferma al 60 contro il 4,7% degli studenti liceali, l’1,8% degli studenti dell’istruzione artistica e il 6% degli studenti dell’istruzione tecnica. Il confronto delle percentuali complessive relative alla provincia di Treviso con quelle del Veneto e dell’Italia riportate in Tabella 23, dimostra che in provincia di Treviso le votazioni inferiori al 71 sono raggiunte da una percentuale inferiore di allievi: quasi 7 punti percentuali in meno le votazioni comprese tra 61 e 70,2 punti percentuali in meno rispetto al Veneto e 3,4 punti percentuali in meno rispetto all’Italia la votazione pari a 60. L’incremento maggiore è relativo alla percentuale di allievi che consegue una votazione compresa tra 81 e 90: dal 18,1% dell’Italia e il 19,4% del Veneto si passa al 23,7% della provincia di Treviso. Meno significativi gli incrementi relativi alle fasce di votazioni di eccellenza. Tab. 23 – Confronto tra i risultati degli esami di stato in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13 e quelli veneti e italiani. Macroarea Votazioni 60 61-70 71-80 81-90 91-99 100 100 e lode Treviso 5,9 23,5 32,4 23,7 9,9 4,1 0,5 Veneto Italia 7,6 9,3 30,2 30,6 30,6 28,5 19,4 18,1 7,6 8 4,1 4,8 0,5 0,7 Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto, Ufficio Scolastico Territoriale XI di Treviso e Sistema informativo Miur. 75 Se si confrontano, infine, i dati provinciali con quelli regionali relativamente ai due estremi di votazioni (60 e 100 e lode), disaggregati per indirizzo di studio (Tabella 24), si nota che, mentre il dato relativo alla percentuale di studenti che raggiunge il 100 e lode in provincia è in linea con il dato regionale, quello relativo al 60 se ne discosta. Sempre inferiore a quello del Veneto, il dato trevigiano conferma una minor propensione degli allievi della provincia di tutti gli indirizzi a conseguire il risultato minimo per il conseguimento del diploma. Tab. 24 – Confronto tra i risultati degli esami di stato in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13 e quelli veneti. Aggregazione Scuole venete Scuole trevigiane Licei veneti Licei trevigiani Artistici veneti Artistici trevigiani Tecnici veneti Tecnici trevigiani Professionali veneti Professionali trevigiani Voto 60/100 N. studenti 2.539 379 767 121 25 4 1.042 129 705 125 % 7,7 5,9 5,5 4,7 5.5 1,8 8,5 6,0 11,0 8,5 Voto 100 e lode N. studenti 168 31 113 23 0 0 47 6 8 2 % 0,5 0,5 0,8 0,9 0,0 0,0 0,4 0,3 0,1 0,1 Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto e dall’Ufficio Scolastico Territoriale XI di Treviso. 2.2. Esiti degli scr utini finali nelle classi antecedenti la quinta L’analisi degli esiti degli scrutini finali della scuola secondaria di secondo grado per l’anno scolastico 2012/13, per le classi antecedenti la quinta classe, è stata condotta sui dati presenti sulla piattaforma Miur-Sidi e riguarda 93 indirizzi di studio su 98 (statali e paritarie) per il diurno e 14 su 18 per i serali (statali). La non completezza dei dati è dovuta al mancato inserimento da parte di alcuni istituti dei dati che dovevano essere inseriti a Sidi entro il 15 settembre 2013. Il numero di studenti scrutinati è comunque alto e sufficiente per condurre alcune considerazioni. Gli studenti per i quali è possibile analizzare gli esiti degli scrutini finali (per le classi dei corsi diurni statali e paritari) sono 28.586 (Tabella 25). Di questi il 28,8% appartiene a classi prime, il 25,3% a classi seconde, il 23,4% a classi terze mentre alle classi quarte appartiene il 22,5% del totale degli allievi presi in considerazione. La composizione degli allievi scrutinati rispetto agli indirizzi di studio, è riportata nella Tabella 25. 76 Tab. 25 – Composizione degli allievi di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso scrutinati a giugno nell’a.s. 2012/13. Allievi scrutinati Classi prime Classi seconde Classi terze Classi quarte Tutte le classi V.a. 8.221 7.235 6.703 6.427 28.586 Totali % sul totale 28,8 25,3 23,4 22,5 100,0 Licei Tecnici Professionali % V.a. % V.a. % V.a. % 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 3.070 2.778 2.639 2.339 10.826 37,3 38,4 39,4 36,4 37,9 3.165 2.676 2.582 2.519 10.942 38,5 37,0 38,5 39,2 38,3 1.986 1.781 1.482 1.569 6.818 24,2 24,6 22,1 24,4 23,9 Fonte: Sistema informativo Miur. Dai dati si può notare come la componente professionale sia la minoritaria, con un percentuale di gran lunga inferiore a quella dei tecnici e dei licei, complessivamente pressoché identiche tra loro. La punta inferiore la si ha nelle classi terze con una differenza di 17,3 punti percentuali con i licei e di 16,4 punti percentuali con i tecnici; nelle classi seconde, nelle quali la componente professionale aumenta, essa si mantiene comunque distante dalla percentuale dei licei e dei tecnici che si assesta sempre su valori oltre il 35%. Nella Tabella 26 sono evidenziati gli esiti complessivi degli scrutini di giugno. Si vede immediatamente come il tasso di non promozione a giugno più elevato sia quello registrato nelle classi prime (13,1%) e che il tasso medio di non promozione a giugno si è attestato nell’a.s. 2012/13 al valore di 8,3%. La percentuale dei giudizi sospesi, invece, non si differenzia di molto da classe a classe il che indica che la sospensione del giudizio è una modalità applicata in pari misura nelle varie classi. Tab. 26 – Risultati degli scrutini finali di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13. Risultati Classi prime Classi seconde Classi terze Classi quarte Tutte le classi Scrutinati V.a. 8.221 7.235 6.703 6.427 28.586 % 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Ammessi a giugno V.a. 4.824 4.526 4.260 4.340 17.950 % 58,7 62,6 63,6 67,5 62,8 Giudizio sospeso V.a. 2.317 2.188 2.014 1.757 8.276 % 28,2 30,2 30,0 27,3 29,0 Non ammessi a giugno V.a. % 1.080 13,1 521 7,2 429 6,4 330 5,1 2.360 8,3 Fonte: Sistema informativo Miur. Se si analizzano i dati degli esiti degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio (Tabella 27), si evince che il tasso di promozione è comunque assai elevato: il 98,4% complessivo contro il 62,8% di giugno il che fa pensare che la sospensione del giudizio sia a tutti gli effetti una promozione differita. Vi è comunque un 7,6% di allievi con il giudizio sospeso che non vengono promossi con una punta del 10,7% per gli allievi delle classi terze. 77 Tab. 27 – Risultati degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13. Risultati Classi prime Classi seconde Classi terze Classi quarte Tutte le classi Scrutinati V.a. 2.317 2.188 2.014 1.757 8.276 % 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Ammessi V.a. 2.134 2.051 1.799 1.665 7.649 % 92 94 89 95 92 Non ammessi V.a. % 183 7,9 137 6,3 215 11 92 5,2 627 7,6 Fonte: Sistema informativo Miur. Il tasso complessivo di non ammissione è, pertanto, pari al 10,4% degli studenti scrutinati, con una punta del 15,4% nelle classi prime per scendere al 6,6% nelle classi quarte. Un tasso di dispersione, quello delle classi prime, che lascia riflettere. Anche in questo caso è opportuno confrontare i dati con quelli del Veneto (Tabella 28) che si riferiscono, però, ai soli dati degli esiti degli scrutini di giugno. Nel Veneto, a giugno, gli ammessi sono stati complessivamente il 63,1% degli allievi scrutinati contro il 62,8% della provincia di Treviso. Sempre nel Veneto è stato sospeso il giudizio al 27,7% degli allievi a fronte del 29% della provincia di Treviso. Il 9,2% degli allievi veneti è stato a giugno dichiarato non promosso, mentre in provincia di Treviso, i non promossi a giugno sono stati l’8,3%. In provincia c’è stato un maggior utilizzo dell’istituto della sospensione del giudizio che ha permesso di contenere la percentuale di non promossi a giugno di quasi un punto percentuale al di sotto del dato veneto. Purtroppo l’Usr del Veneto non ha, al momento, reso disponibili i dati degli esiti degli scrutini di fine agosto. Tab. 28 – Risultati degli scrutini di scuola secondaria di II grado nel Veneto nell’a.s. 2012/13. Valori percentuali. Risultati Classi prime Classi seconde Classi terze Classi quarte Tutte le classi Ammessi 58,6 63,0 64,6 67,7 63,1 Giudizio sospeso 27,3 28,8 28,0 26,4 27,7 Non ammessi 14,1 8,2 7,4 5,9 9,2 Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. Nella Tabella 29 sono riportati gli esiti degli scrutini finali per l’a.s. 2012/2013 degli allievi frequentanti i licei diurni. La percentuale degli allievi liceali non ammessi all’anno successivo direttamente a giugno è pari al 5%, percentuale, questa, nettamente inferiore all’8,3% complessivo. Di fatto dei 2.360 studenti di tutte le scuole non ammessi a giugno, solo 544 appartengono ai licei (solo il 23,1%). Anche la percentuale degli allievi frequentanti la classe prima (anno critico) non ammessi in classe seconda è inferiore a quella complessiva (8% contro il 13,1%; di fatto solo 78 il 22,9% degli allievi delle classi prime non promossi in seconda a giugno frequentava il liceo). In generale, comunque, le percentuali dei non promossi a giugno sono sempre inferiori a quelle complessive. Analogamente sono pure inferiori a quelle complessive le percentuali che si riferiscono alla sospensione del giudizio con l’unico dato riferito alle classi prime (27,3%) che si avvicina a quello complessivo (28,2%). Tab. 29 – Risultati degli scrutini finali di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13. Licei. Risultati Classi prime Classi seconde Classi terze Classi quarte Tutte le classi Scrutinati V.a. 3.070 2.778 2.639 2.339 10.826 % 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Ammessi a giugno V.a. % 2.019 66 1.905 69 1.791 68 1.744 75 7.459 69 Giudizio sospeso V.a. 804 760 710 549 2.823 % 26 27 27 24 26 Non ammessi a giugno V.a. % 247 8,0 113 4,1 138 5,2 46 2,0 544 5,0 Fonte: Sistema informativo Miur. Se si analizzano i dati degli esiti degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio (Tabella 30), si evince, anche in questo caso, che nei licei la percentuale degli ammessi è superiore a quella complessiva. Complessivamente, la percentuale degli allievi promossi alla classe successiva raggiunge il 94,4% degli allievi scrutinati, con un tasso di non ammissione pari al 5,6%. Nelle classi prime la percentuale degli allievi ammessi alla classe successiva è pari al 93,5%, con un tasso di non ammissione pari al 6,5%. Il maggiore scarto con i dati complessivi è quello relativo alle classi terze con ben 4,6 punti percentuali in più di promossi in quarta rispetto al dato complessivo riferito a questa classe. Tab. 30 – Risultati degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13. Licei. Risultati Classi prime Classi seconde Classi terze Classi quarte Tutte le classi Scrutinati V.a. 804 760 710 549 2.823 Ammessi V.a. 752 712 667 535 2.666 % 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 % 93,5 93,7 93,9 97,4 94,4 Non ammessi V.a. 52 48 43 14 157 % 6,5 6,3 6,1 2,6 5,6 Fonte: Sistema informativo Miur. Se confrontati con i dati del Veneto (Tabella 31), si nota come la percentuale degli studenti liceali trevigiani promossa direttamente a giugno sia inferiore a quella veneta: 68,9% contro il 75,6%. Le percentuali dei giudizi sospesi e delle non ammissioni (rispettivamente 26,1% e 5%) sono superiori a quelle venete (rispettivamente 19,7% e 4,6%). 79 Tab. 31 – Risultati degli scrutini di giugno nella scuola secondaria di II grado nel Veneto nell’a.s. 2012/13 (valori percentuali). Licei. Risultati Tutte le classi Ammessi 75,6 Giudizio sospeso 19,7 Non ammessi 4,6 Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. Bisogna notare che non sono stati resi disponibili i dati regionali degli esiti degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio e che i dati disaggregati per indirizzo di studio sono stati resi disponibili solo complessivi e non disaggregati per anno di corso. Nella Tabella 32 sono riportati gli esiti degli scrutini finali per l’a.s. 2012/2013 degli allievi frequentanti i tecnici diurni. La percentuale degli allievi degli istituti tecnici non ammessi all’anno successivo direttamente a giugno è pari al 15,2%, percentuale, questa, nettamente superiore all’8,3% complessivo. Dei 2.360 studenti di tutte le scuole non ammessi a giugno, 1.024 appartengono ai tecnici (il 43,4%). Anche la percentuale degli allievi frequentanti la classe prima (anno critico) non ammessi in classe seconda è superiore, seppur di poco, a quella complessiva (15,2% contro il 13,1%, il 44,5% di tutti gli allievi delle classi prime non promossi in seconda a giugno). Anche la classe quarta negli istituti tecnici sembra rappresentare uno scoglio, in quanto la percentuale dei non ammessi in quinta a giugno è pari al 9,4% degli studenti delle classi quarte scrutinati contro il 5,1% complessivo. Tab. 32 – Risultati degli scrutini finali di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13. Tecnici. Risultati Classi prime Classi seconde Classi terze Classi quarte Tutte le classi Scrutinati V.a. 3.165 2.676 2.582 2.519 10.942 % 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Ammessi a giugno V.a. 1.701 1.532 1.586 1.667 6.486 % 53,7 57,2 61,4 59,3 53,7 Giudizio sospeso V.a. 983 924 807 718 3.432 % 31,1 34,5 31,3 31,4 31,1 Non ammessi a giugno V.a. % 481 15,2 220 8,2 189 7,3 134 9,4 1.024 15,2 Fonte: Sistema informativo Miur. Se si analizzano i dati degli esiti degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio (Tabella 33), si evince che la percentuale degli ammessi, anche per i tecnici, è molto alta e molto vicina a quella complessiva e di poco inferiore a quella dei licei. Il picco negativo lo si ha nelle classi terze, i cui allievi con il giudizio sospeso solo nell’89,4% dei casi vengono promossi percentuale, questa, quasi identica a quella complessiva ma di molto inferiore a quella dei licei ove, tra l’altro, il picco negativo è relativo agli studenti di classe prima. 80 Tab. 33 – Risultati degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13. Tecnici. Risultati Classi prime Classi seconde Classi terze Classi quarte Tutte le classi Scrutinati V.a. 983 924 807 718 3.432 Ammessi V.a. 898 875 725 675 3.173 % 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 % 91,4 94,7 89,8 94,0 92,5 Non ammessi V.a. % 85 8,6 49 5,3 82 10,2 43 6,0 259 7,5 Fonte: Sistema informativo Miur. Complessivamente, pertanto, la percentuale degli allievi promossi alla classe successiva nei tecnici raggiunge l’88,3% degli allievi scrutinati (inferiore di 5,2 punti percentuali rispetto ai licei), con un tasso di non ammissione pari all’11,7% superiore di poco al tasso complessivo. Nelle classi prime la percentuale degli allievi ammessi alla classe successiva nei tecnici è pari all’82,1% con un tasso di non ammissione pari al 17,9%, superiore di ben 8,2 punti percentuali rispetto ai licei. Tra gli studenti non promossi in provincia di Treviso il 43% sono studenti dei tecnici con una punta del 44,8% per le classi prime. Tab. 34 – Risultati degli scrutini di giugno nella scuola secondaria di II grado nel Veneto nell’a.s. 2012/13 (valori percentuali). Tecnici. Risultati Tutte le classi Ammessi 62,8 Giudizio sospeso 24,9 Non ammessi 12,3 Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. Se si confrontano i dati della provincia con i dati del Veneto (Tabella 34), si nota come la percentuale degli studenti trevigiani degli istituti tecnici promossa direttamente a giugno sia inferiore a quella veneta di ben 9,1 punti percentuali (53,7% contro il 62,8%). Le percentuali delle non ammissioni a giugno mostrano una lieve differenza in negativo per gli studenti dei tecnici trevigiani che risultano non promossi a giugno nel 15,2% dei casi contro il 12,3% che è il dato regionale. Anche in questo caso mancano i dati regionali degli esiti degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio e i dati disaggregati per indirizzo di studio sono stati resi disponibili solo complessivi e non disaggregati per anno di corso. Analizziamo, ora, gli esiti degli scrutini finali per l’a.s. 2012/2013 degli allievi frequentanti i professionali diurni e riportati in Tabella 35. La percentuale degli allievi delle classi prime degli istituti professionali non ammessi all’anno successivo direttamente a giugno è pari al 17,7%, percentuale, questa, nettamente superiore all’8,3% complessivo. Di fatto dei 2.360 studenti di tutte le scuole non ammessi a giugno, 792 appartengono ai professionali (il 33,6% inferiore, però, al dato dei tecnici). 81 Anche la percentuale degli allievi frequentanti la classe prima (anno critico) non ammessi in classe seconda è superiore a quella complessiva (17,7% contro il 13,1%, il 32,6% di tutti gli allievi delle classi prime non promossi in seconda a giugno). Se si analizzano i dati degli esiti degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio (Tabella 36) si evince che anche la percentuale degli studenti dei professionali che assolvono al debito formativo loro assegnato a giugno, è molto alta anche se, nelle classi terze, essa si riduce all’81,9% degli allievi che hanno avuto l’opportunità di “riparare”. Tab. 35 – Risultati degli scrutini finali di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13. Professionali. Risultati Classi prime Classi seconde Classi terze Classi quarte Tutte le classi Scrutinati V.a. 1.986 1.781 1.482 1.569 6.818 % 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Ammessi a giugno V.a. 1.104 1.089 883 929 4.005 % 55,6 61,1 59,6 59,2 58,7 Giudizio sospeso V.a. 530 504 497 490 2.021 % 26,7 28,3 33,5 31,2 29,6 Non ammessi a giugno V.a. % 352 17,7 188 10,6 102 6,9 150 9,6 792 11,6 Fonte: Sistema informativo Miur. Tab. 36 – Risultati degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13. Professionali. Risultati Classi prime Classi seconde Classi terze Classi quarte Tutte le classi Scrutinati V.a. 530 504 497 490 2.021 Ammessi V.a. 484 464 407 455 1.810 % 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 % 91,3 92,1 81,9 92,9 89,6 Non ammessi V.a. 46 40 90 35 211 % 8,7 7,9 18,1 7,1 10,4 Fonte: Sistema informativo Miur. Complessivamente, pertanto, la percentuale degli allievi promossi alla classe successiva nei professionali raggiunge l’85,3% degli allievi scrutinati, con un tasso di non ammissione pari al 14,7%. Nelle classi prime la percentuale degli allievi ammessi alla classe successiva nei professionali è pari all’80% con un tasso di non ammissione pari al 20%. Rispetto al totale degli allievi ammessi alla classe successiva, solo il 22,7% frequentava un professionale. Se si confrontano i dati della provincia con i dati del Veneto (Tabella 37), si nota come la percentuale degli studenti trevigiani degli istituti professionali promossa direttamente a giugno sia inferiore a quella veneta di ben 6 punti percentuali (54,7% contro il 64,7%). 82 Le percentuali delle non ammissioni a giugno mostrano una lieve differenza in negativo per gli studenti dei professionali trevigiani che risultano non promossi a giugno nell’11,6% dei casi contro il 10,1% che è il dato regionale. Anche in questo caso mancano i dati regionali degli esiti degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio e i dati disaggregati per indirizzo di studio sono stati resi disponibili solo in termini complessivi e non disaggregati per anno di corso. Tab. 37 – Risultati degli scrutini di giugno nella scuola secondaria di II grado nel Veneto nell’a.s. 2012/13 (valori percentuali). Professionali. Risultati Tutte le classi Ammessi 64,7 Giudizio sospeso 25,2 Non ammessi 10,1 Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. I dati di riepilogo relativi alle non ammissioni nei corsi diurni sono riportati nella Tabella 38. Nell’a.s. 2012/13, sono stati persi, in termini di promozione, complessivamente 1.003 allievi (a cui andrebbero aggiunti anche i 329 allievi che non si diplomano), il 10,4% degli studenti (il 9,4% se si tiene conto anche degli allievi delle classi quinte): rispetto al totale degli scrutinati delle classi dalla prima alla quarta, il 2,5% di studenti non promossi erano studenti liceali, il 4,5% erano studenti di un istituto tecnico e il 3,5% studenti di un istituto professionale. Nelle classi prime si è perso il 15,4% degli studenti, mentre la classe che perde meno allievi è la classe quarta con un non confortante 6,6% degli allievi che l’hanno frequentata. La classe che perde più allievi è la prima classe degli istituti tecnici (6,9% degli allievi delle classi prime). La classe che perde meno allievi è la classe quarta dei licei con lo 0,9% di allievi non promossi. Tab. 38 – Non ammessi alla classe successiva nella scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13. Licei Tecnici Professionali Non ammessi alla classe successiva V.a. % V.a. % V.a. % V.a. Classi prime Classi seconde Classi terze Classi quarte Tutte le classi 299 161 181 60 701 3,6 2,2 2,7 0,9 2,5 566 269 271 177 1.283 6,9 3,7 4,0 2,8 4,5 398 228 192 185 1.003 4,8 3,2 2,9 2,9 3,5 1.263 658 644 422 2.987 Totale % sul totale studenti complessivi 15,4 9,1 9,6 6,6 10,4 Fonte: Sistema informativo Miur. Nota: per il dettaglio sui totali, cfr. Tabella 29 per i licei, Tabella 32 per i tecnici e Tabella 35 per i professionali. Per ultimo, passiamo ora ad analizzare i dati complessivi dei serali, tenuti separati dai dati degli indirizzi diurni per la tipologia di allievi che li frequentano, ossia al di fuori dell’obbligo formativo. I dati sono tabulati nella Tabella 39. 83 Il dato più importante è quello relativo ai non promossi a giugno: il 27,9% degli allievi scrutinati, se si pensa che il dato complessivo di non ammessi a giugno registrato nei corsi diurni è pari a 8,3% e il dato peggiore, riferito agli indirizzi tecnici, è pari a 15,2%. Se si confronta il tasso di sospensione del giudizio, pari a 10,9% , con quello complessivo registrato negli indirizzi diurni (29%) e nei tecnici (31,1%), si capisce che la situazione che si registra a giugno di molti degli allievi del serale è sostanzialmente irrecuperabile. Tab. 39 – Risultati degli scrutini finali di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13. Corsi serali. Risultati Classi prime Classi seconde Classi terze Classi quarte Tutte le classi Scrutinati V.a. 113 200 371 230 914 Ammessi a giugno % 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 V.a. 40 120 254 145 559 Giudizio sospeso % 35,4 60,0 68,5 63,0 61,2 V.a. 15 30 27 28 100 % 13,3 15,0 7,3 12,2 10,9 Non ammessi a giugno V.a. % 58 51,3 50 25,0 90 24,3 57 24,8 255 27,9 Fonte: Sistema informativo Miur. Tab. 40 – Risultati degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13. Corsi serali. Risultati Classi prime Classi seconde Classi terze Classi quarte Tutte le classi Scrutinati V.a. 15 30 27 28 100 Ammessi V.a. 14 28 23 22 87 % 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 % 93,3 93,3 85,2 78,6 87,0 Non ammessi V.a. % 1 6,7 2 6,7 4 14,8 6 21,4 13 13,0 Fonte: Sistema informativo Miur. I risultati degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio, riportati nella Tabella 40, confermano che, anche se in minor misura rispetto ai corsi diurni, la sospensione del giudizio si trasforma di fatto, successivamente, in una promozione. Il dato complessivo dei promossi “a settembre”, pari all’87% è abbassato dal dato delle classi terze e maggiormente delle classi quarte che registrano il tasso di promozione più basso pari, rispettivamente, all’85,2% e al 78,6%. Nel primo biennio, invece, i tassi di promozione dopo l’assolvimento del debito formativo sono molto vicini a quelli registrati nei corsi diurni. Complessivamente il tasso di non promozione nei serali rimane elevato: tra giugno e settembre 268 allievi non vengono ammessi alla classe successiva (il 29,3% degli allievi scrutinati a cui bisognerebbe aggiungere anche i 67 allievi che non si diplomano). La punta negativa si registra nelle classi prime i cui allievi nel 52,2% dei casi non vengono ammessi alla classe seconda, mentre per le altre classi i 84 tassi di non promozione rimangono comunque sotto il 30%. Se si aggiunge che gli allievi dei serali scrutinati non sono mai come numero uguali a quelli che iniziano i percorsi, il tasso di dispersione è da considerarsi molto elevato. 2.3. Output della for mazione pr ofessionale8 Vengono presi in esame i dati complessivi relativi ai qualificati degli anni formativi 2009/10, 2010/11, 2011/12 e 2012/13. Come per i precedenti Rapporti, non vengono utilizzati nel presente paragrafo i dati relativi ai corsi di formazione per disabili9. Il numero degli studenti che conseguono una qualifica professionale presso un centro di formazione, fa registrare, se si prendono in esame il primo e l’ultimo dei quattro anni formativi considerati un incremento del 12% che riguarda sia la componente maschile che quella femminile (Tabella 41), anche se per quest’ultima l’incremento risulta più sensibile (+17%); si conferma, così, l’aumento dei qualificati rispetto agli anni formativi del decennio precedente. Confrontando, poi, il peso percentuale dei qualificati nei diversi segmenti del terziario e dell’area tecnico-industriale nei quattro medesimi anni formativi 2009/10, 2010/11, 2011/12 e 2012/2013 e prendendo a riferimento le aree professionali definite in sede di Conferenza unificata nel luglio 201110si può rilevare che: 1. le aree meccanica, impianti e costruzioni, servizi alla persona e servizi commerciali continuano ad occupare le prime tre posizioni rappresentando, rispettivamente, il 35,6%, il 22,9% e il 14,2% dei qualificati; peraltro, per la prima si rileva una diminuzione di tale peso percentuale del 7,2% rispetto al primo degli anni formativi considerati; la seconda fa rilevare tra il primo e l’ultimo degli anni formativi considerati, sempre in riferimento al totale dei qualificati, un decremento dell’1,1%, anche se, rispetto all’anno formativo precedente, si registra un lieve recupero; la terza, infine, dopo aver fatto registrare un aumento nell’a.f. 2011/12, mostra una nuova diminuzione che la porta a un peso percentuale dello 0,8% inferiore a quello registrato nel 2009/10. 8. Nel presente Rapporto vengono presi in esame i qualificati degli ultimi quattro anni formativi, con l’esclusione, ovviamente, di quello in corso, rinviando, per gli anni formativi pregressi ai precedenti Rapporti, in quanto viene adottata per i quattro anni citati la definizione delle aree professionali relative alle figure nazionali di riferimento dei percorsi di istruzione e formazione professionale – di cui al d.lgs. 17 ottobre 2005, n.226 – contenuta nello schema di accordo del 27 luglio 2011 raggiunto in sede di Conferenza unificata tra il ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, le Province, i Comuni e le Comunità montane. Con tale accordo è stato compiuto un ulteriore passo nel processo di forte integrazione tra istruzione scolastica ed istruzione e formazione professionale, uno degli aspetti delle recenti trasformazioni del sistema scolastico. Per una ricostruzione di tale processo si rinvia al capitolo 13 del Rapporto 2012. 9. Tale tipologia di corsi richiede uno specifico approfondimento. 10. Tutti i titoli di qualifica sono stati riportati alle denominazioni del repertorio di cui all’accordo del 29 aprile 2010. Si veda nota 4. 85 2. 3. 4. 5. L’area turismo e sport, che, con una quota meno consistente di qualificati, occupa il quarto posto, fa registrare un incremento progressivo nei quattro anni formativi considerati giungendo a rappresentare l’11,8% del totale. L’area cultura, informazione e tecnologie informatiche non fa registrare sensibili variazioni, attestandosi su valori sostanzialmente invariati rispetto all’anno formativo precedente (6,4% dei qualificati). Il peso relativo dell’area agro-alimentare appare quasi raddoppiato nei quattro anni considerati. L’area manifatturiera e artigianato rappresenta una quota ridotta dei qualificati; il peso percentuale sul totale dei qualificati ha avuto un andamento alterno nei quattro anni considerati, anche se nell’ultimo anno formativo tale peso risulta lievemente incrementato rispetto all’a.f. precedente. Va, infine, segnalato come al termine dell’anno formativo 2012-13 siano state sperimentate le nuove disposizioni sull’esame di qualifica contenute nelle Linee guida per lo svolgimento degli esami di qualifica professionale emanate con dgr. n. 2646 del 18/12/2012 e relativa modulistica 11. Tali disposizioni fanno riferimento ai risultati prodotti da un gruppo di lavoro sulle modalità di valutazione nell’Iefp che ha largamente utilizzato quanto messo a punto nel Progetto Fse di cui alla dgr. 1758 del 16.6.2009 dal titolo Azioni di sistema per la realizzazione di strumenti operativi a supporto dei processi di riconoscimento, validazione e certificazione delle competenze12; le nuove modalità hanno interessato in regione i 300 primi anni avviati nell’autunno 2010, dopo che l’Accordo Stato Regioni del 29 aprile 2010 aveva dato avvio alla messa a regime dei percorsi di Iefp13. L’intero sistema di Iefp, infatti, rientra nelle competenze esclusive delle regioni e delle province autonome ed è vincolato al rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) di cui al Capo III del Dlgs n. 226/2005. Nel rispetto di tali Lep, alle regioni e alle province autonome compete la definizione e declinazione territoriale degli standard minimi formativi e delle modalità dell’accertamento e della valutazione finale per il conseguimento dei titoli di Qualifica e di Diploma professionale di Iefp ed il rilascio delle relative attestazioni. Tali disposizioni costituiscono riferimento sia per le istituzioni formative, sia per le istituzioni scolastiche che erogano l’offerta di Iefp. L’Accordo in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, sottoscritto il 20 febbraio 2014, ha definito un documento di indirizzo per garantire armonizzazione e qualità a livello nazionale del sistema di Iefp. Di fatto se il primo ciclo di esami conclusivi del primo triennio dei 11. Decreto dirigenziale n. 107 del 7/2/2013: Approvazione modulistica per l’ammissione e per la valutazione delle prove di esame finali con relativo vademecum. 12. Il progetto aveva visto un attivo coinvolgimento di Istituzioni scolastiche e Organismi di formazione della Provincia di Treviso, oltre che di altre province del Veneto. Si veda Una Rete per le competenze. Report finale delle attività dei progetti FSE 1758/2009 realizzati nell’ambito del RVC – Rete Veneta per le Competenze, Treviso, 2011. 13. Cfr. Rapporto 2012, cap. 13. 86 percorsi a regime di Iefp si terrà a giugno 2014, in alcune regioni, ad esempio in Veneto e in Lombardia, la messa a regime è stata anticipata di un anno. Tabella 41 – Qualificati nei Cfp della provincia di Treviso per area professionale. Agro-alimentare Cultura, informazione e tecnologie informatiche Manifatturiero e artigianato Meccanica, impianti e costruzioni Servizi alla persona Servizi commerciali Turismo e sport Totale Agro-alimentare Cultura, informazione e tecnologie informatiche Manifatturiero e artigianato Meccanica, impianti e costruzioni Servizi alla persona Servizi commerciali Turismo e sport Totale Anno formativo 2009-10 F M MF MF% 9 17 26 3,5 20 31 51 Anno formativo 2010-11 F M MF MF% 4 13 17 2,4 6,9 32 39 71 9,9 29 1 30 4,1 14 0 14 1,9 0 314 314 42,8 10 284 294 40,9 168 83 20 329 8 27 7 405 176 110 27 734 24,0 15,0 3,7 100,0 175 71 24 330 7 32 13 388 182 103 37 718 25,3 14,3 5,2 100,0 Anno formativo 2011-12 F M MF MF% 8 24 32 4,0 Anno formativo 2012-13 F M MF MF% 26 26 52 6,3 14 38 52 6,5 20 33 53 6,4 17 0 17 2,1 19 3 22 2,7 23 312 335 41,9 5 288 293 35,6 160 109 35 366 9 30 21 434 169 139 56 800 21,1 17,4 7,0 100,0 175 85 55 385 13 32 42 437 188 117 97 822 22,9 14,2 11,8 100,0 Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati forniti dall’Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione del Veneto. Ultimo aggiornamento febbraio 2014. 3. Popolazione scolastica e nuovo or dinamento Le rilevazioni integrative offrono uno spaccato di interesse per l’apporto che i dati rilevati possono portare all’analisi complessiva del sistema di istruzione superiore. Nelle Tabelle successive sono riportati i dati degli allievi frequentanti nell’a.s. 2013/14 i nuovi ordinamenti (quindi, dalla classe prima alla classe quarta), divisi per tipologia. Gli alunni censiti sono 31.415; di questi, quelli che frequentano un indirizzo liceale sono 12.573, il 40% (Tabella 42). La maggior parte di essi ha deciso di frequentare il liceo scientifico – tra scientifico, scienze applicate e scientifico internazionale – e costituisce il 44% degli studenti, pari al 17,6% del totale degli studenti che frequentano classi del nuovo ordinamento. Dopo il liceo scientifico, il più frequentato è il liceo linguistico con una percentuale di allievi, però, pari a solo il 16,4% degli studenti liceali, meno della metà, quindi, degli studenti del liceo 87 scientifico. Gli altri indirizzi liceali sono frequentati da percentuali di studenti inferiori al 15% del totale degli allievi frequentanti il liceo. Tab. 42 – Popolazione scolastica nuovo ordinamento di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14. Licei. Indirizzo N. studenti Classico Classico europeo Scientifico Scientifico internazionale Scienze applicate Scienze umane Economico sociale Linguistico Linguistico internazionale Musicale Artistico biennio comune Grafica Arti figurative Architettura e ambiente Design Audiovisivi e multimedia Totale 1.356 87 3.726 29 1.789 1.366 582 2.062 169 79 713 183 155 96 116 65 12.573 % su studenti del liceo 10,8 0,7 29,6 0,2 14,2 10,9 4,6 16,4 1,3 0,6 5,7 1,5 1,2 0,8 0,9 0,5 100,0 % sul totale 4,3 0,3 11,9 0,1 5,7 4,3 1,9 6,6 0,5 0,3 2,3 0,6 0,5 0,3 0,4 0,2 40,0 Fonte: Sistema informativo Miur. In Tabella 43 sono riportati i dati relativi agli indirizzi tecnici – settore economico14. Gli studenti che frequentano gli indirizzi previsti per il settore economico sono 5.342, il 17% del totale degli studenti. Il 65,8% sta frequentando l’indirizzo amministrazione, finanza e marketing, il 34,2% l’indirizzo turismo. All’interno dell’indirizzo amministrazione finanza e marketing gli allievi così si distribuiscono tra le varie opzioni: 1.767 allievi, il 33,1% del totale, frequentano il biennio comune, 761 allievi, il 14,2% del totale degli allievi che frequentano un tecnico economico, frequentano il secondo biennio dell’opzione principale che prende il nome dall’indirizzo, 772 allievi, il 14,5% del totale, frequentano il secondo biennio dell’opzione relazioni internazionali per il marketing e 217 allievi, il 4,1% del totale, seguono le lezioni dell’opzione sistemi informativi aziendali. In Tabella 44 sono riportati i dati relativi ala frequenza degli indirizzi tecnici del settore tecnologico. Sono 5.689 gli studenti che frequentano il nuovo ordinamento. Il 20,1% frequenta l’indirizzo informatica e telecomunicazioni; il 19,7% l’indirizzo Meccanica, meccatronica ed energia; il 18,3% l’indirizzo elettronica elettrotecnica; il 15,1% degli studenti dei tecnici tecnologici frequenta l’indirizzo agraria, agroalimentare e agroindustria; il 12% frequenta costruzioni, ambiente e territorio. Complessivamente gli studenti che frequentano il nuovo ordinamento dei tecnici settore tecnologico rappresentano il 18,1% del totale degli studenti che 14. Per la corrispondenza tra codice ministeriale e l’articolazione/opzione negli istituti tecnici e professionali si veda l’Appendice 1. 88 frequentano classi del nuovo ordinamento e il 51,6% degli studenti che frequentano un nuovo tecnico. Sostanzialmente gli studenti dei tecnici si ripartiscono equamente tra i tecnici del settore economico e i tecnici del settore tecnologico. Tab. 43 – Popolazione scolastica nuovo ordinamento di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14. Tecnici economici. 3.517 % su studenti dei tecnici economici - IT01 1767 33,1 5,6 ITAF ITRI 761 772 14,2 14,5 2,4 2,5 ITSI Turismo IT04 217 1.825 4,1 34,2 0,7 Totale Tecnici settore economico 5.342 100 Indirizzo N. studenti Amministrazione, finanza e marketing % sul totale - 5,8 17,0 Fonte: Sistema informativo Miur. Tab. 44 – Popolazione scolastica nuovo ordinamento di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14. Tecnici tecnologici. Indirizzo N. studenti % su studenti dei tecnici tecnologici % sul totale 559 356 203 9,8 6,3 3,6 1,8 1,1 0,6 120 72 37 2,1 1,3 0,7 0,4 0,2 0,1 592 271 103 74 10,4 4,8 1,8 1,3 1,9 0,9 0,3 0,2 756 390 430 13,3 6,9 7,6 2,4 1,2 1,4 111 75 2,0 1,3 0,4 0,2 469 97 155 136 683 360 222 101 5.689 8,2 1,7 2,7 2,4 1,5 0,3 0,5 0,4 6,3 3,9 1,8 100,0 1,1 0,7 0,3 18,1 Meccanica, meccatronica ed energia IT05 ITMM ITEN Trasporti e logistica IT09 ITLG ITCR Elettronica ed elettrotecnica IT10 ITEC ITET ITAT Informatica e telecomunicazioni IT13 ITIA Grafica e comunicazioni IT15 Chimica, materiali e biotecnologie IT16 ITCM Agraria, agroalimentare e agroindustria IT21 ITPT ITGA ITVE Costruzioni, ambiente e territorio IT24 ITCA ITCL Totale tecnici settore tecnologico Fonte: Sistema informativo Miur. 89 Venendo agli istituti professionali del settore servizi (Tabella 45) nel 48,8% dei casi si registra la frequenza di classi del nuovo ordinamento relativamente ai servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera. Questi studenti rappresentano quasi il 10% sul totale degli allievi che frequentano il nuovo ordinamento. Una percentuale, questa, che si avvicina molto alle percentuali degli altri indirizzi più frequentati (amministrazione, finanza e marketing e liceo scientifico base). Seguono, con il 20,5%, i servizi socio sanitari, con il 17,4% i servizi commerciali e con il 13,3% i servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. Per ciò che riguarda gli istituti professionali del settore industria e artigianato, nel 75,4% dei casi risulta frequentato l’indirizzo manutenzione e assistenza tecnica (biennio comune e triennio di indirizzo). In questo indirizzo è predominante la percentuale degli allievi che frequenta il corso base se si pensa che solo il 20,6% frequenta le altre due possibili opzioni: apparati, impianti e servizi tecnici industriali e civili, e manutenzione dei mezzi di trasporto. Le classi dell’indirizzo Produzioni industriali e artigianali sono frequentate dal restante 24,6%. Complessivamente solo il 5,4% degli studenti che frequentano classi del nuovo ordinamento afferiscono al settore industria e artigianato. Essi rappresentano il 21,8% degli allievi che frequentano gli istituti professionali, contro il 78,2% di allievi dei professionali che frequentano classi del settore servizi. Tab. 45 – Popolazione scolastica nuovo ordinamento di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14. Professionali settore servizi. N. studenti % su studenti dei professionali settore servizi % sul totale IP01 475 7,8 1,5 IPVP 310 5,1 1,0 IPGF 29 0,5 0,1 IP02 1.158 18,9 3,7 IP03 92 1,5 0,3 IP08 978 16,0 3,1 IPCP 86 1,4 0,3 Indirizzo Servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale Servizi socio sanitari Servizi commerciali Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera IP05 1.683 27,5 5,4 IPEN 711 11,6 2,3 IP06 372 6,1 1,2 IP07 195 3,2 0,6 IPPD 22 0,4 0,1 6.111 100,0 19,5 Totale professionali settore servizi Fonte: Sistema informativo Miur. 90 Tab. 46 – Popolazione scolastica nuovo ordinamento di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14. Professionali settore industria e artigianato. Indirizzo N. studenti % su studenti dei professionali settore artigianato % sul totale 1.017 188 77 59,8 11,1 4,5 3,2 0,6 0,2 250 34 17 13 104 1.700 14,7 2,0 1,0 0,8 6,1 100,0 0,8 0,1 0,1 0,0 0,3 5,4 Manutenzione e assistenza tecnica IP09 IPAI IPMM Produzioni industriali e artigianali IP10 IPID IPAG IPAV IPTS Totale Fonte: Sistema informativo Miur. 4. Consistenza alunni nei per cor si di Iefp pr esso gli Ip e nei Cfp Analizziamo la quota di studenti che ha optato per la frequenza di percorsi di Iefp presso istituti professionali (Tabella 47) o Cfp (Tabella 48). Nei percorsi di Iefp autorizzati presso gli allievi censiti sono complessivamente 779. L’83,6% di loro frequenta indirizzi del settore meccanica, impianti e costruzioni. Tab. 47 – Popolazione scolastica del secondo ciclo in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14. Percorsi Iefp c/o istituti professionali. Aree Agro-alimentare Meccanica, impianti e costruzioni Servizi commerciali Turismo e sport Totale N. studenti 65 651 22 41 779 % su studenti dei percorsi Iefp c/o Ip 8,3 83,6 2,8 5,3 100,0 Fonte: Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione del Veneto. Tab. 48 – Popolazione scolastica nel secondo ciclo in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14. Percorsi Iefp c/o Cfp. Aree Agro-alimentare Cultura, informazione e tecnologie informatiche Manifatturiero e artigianato Meccanica, impianti e costruzioni Servizi alla persona Servizi commerciali Turismo e sport Totale N. studenti 202 204 104 1.028 702 495 477 3.212 Fonte: Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione del Veneto. 91 % su studenti dei Cfp 6,3 6,4 3,2 32 21,9 15,4 14,9 100,0 Nei Cfp, si conferma la tendenza degli allievi a frequentare percorsi relativi a figure dell’area meccanica, impianti e costruzioni: ben il 32% degli allievi frequentanti percorsi di Iefp presso i Cfp. Anche i corsi presenti nell’area servizi alla persona raccolgono una buona percentuale di allievi (il 21,9%) e, a seguire, l’area servizi commerciali e l’area turismo e sport. 5. Composizione classi a.s. 2013/14 in r elazione all’eetà dei fr equentanti In Tabella 49 sono riportati i dati della composizione complessiva delle classi funzionanti nel corrente anno scolastico per età dei frequentanti. Gli allievi censiti sono 38.622. La componente maggiore è quella degli allievi delle classi prime (il 23,6% degli allievi totali), mentre la componente minoritaria è quella degli allievi delle classi quinte (17,1% del totale degli allievi). L’età media ponderata degli allievi è pari a 17,2 anni che, per inciso, è l’età alla quale dovrebbe corrispondere la frequenza di una classe terza superiore. Di fatto (Tabella 49), solo il 75% di questi studenti sta frequentando una classe terza; lo 0,4% sta già frequentando una classe quarta, ma il 18,7% sta ancora frequentando una classe seconda e il 5,9% una classe prima. Le classi che ospitano il maggior numero di regolari sono le classi prime con il 76,1%. Quelle che ne ospitano il minor numero sono le classi terze con il 71,9% di allievi regolari. Venendo alla composizione delle classi, le prime ospitano un complessivo 21,9% di allievi in ritardo, o perché ripetenti la classe o perché ripetenti classi di scuola primaria o secondaria di primo grado. Il 15,9% degli allievi è in ritardo di un anno, il 4,8% è già in ritardo di due anni, l’1,2% è in ritardo di tre anni e uno 0,1% è addirittura in ritardo di quattro anni. Gli anticipatari in classe prima superiore sono l’1,8% degli allievi. Tab. 49 – Composizione classi dei corsi diurni di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso in riferimento all’età dei frequentanti nell’a.s. 2013/14. Anno di nascita frequentanti 2000 1999 1998 1997 1996 1995 1994 1993 1992 o prima Totale Prime V.a. % 162 1,8 6.940 76,1 1.450 15,9 439 4,8 114 1,2 11 0,1 2 4 1 9.123 100,0 Seconde V.a. % 132 6.087 1.392 451 68 15 1 2 8.148 1,6 74,7 17,1 5,5 0,8 0,2 100,0 Classi Terze V.a. 101 5.576 1.537 441 86 11 7 7.759 Fonte: Sistema informativo Miur. 92 % 1,3 71,9 19,8 5,7 1,1 0,1 0,1 100,0 Quarte V.a. % 25 5.187 1.302 380 78 18 6.990 0,4 74,2 18,6 5,4 1,1 0,3 100,0 Quinte V.a. 20 4.761 1.332 373 116 6.602 % 0,3 72,1 20,2 5,6 1,8 100,0 Nelle classi seconde il 17,1% è in ritardo di un anno, il 5,5% di due, lo 0,8% di 3 e lo 0,2% di quattro. Gli anticipatari sono l’1,6%. Come si vede, nel passaggio dalla classe prima alla seconda i ritardi di un anno aumentano (dal 15,9% al 17,1%), così come aumentano quelli di due anni (dal 4,8% al 5,5%), diminuiscono quelli di tre (dall’1,2% allo 0,8%), rimangono sostanzialmente stabili i ritardi di quattro anni (dallo 0,1% allo 0,2%). Gli allievi delle classi terze sono, nel 71,9% dei casi, regolari (con un 1,3% di allievi anticipatari). Il 19,8% di allievi è in ritardo di un anno, il 5,7% di due, l’1,1% di tre e lo 0,2% di quattro o più. Complessivamente aumenta, dal 23,6% al 26,8% rispetto alla classe seconda, la quota dei ritardi con un incremento dal 17,1% al 19,8% di allievi in ritardo di un anno ed una percentuale del 6,1% di allievi che ripetono la classe terza. In classe quarta si nota una lieve inversione di tendenza: i regolari aumentano la loro quota (raggiungendo il 74,2%), diminuiscono di poco o rimangono stabili quelli in ritardo di uno o più anni. Il 4% degli studenti di classe quarta sono, però, ripetenti di questa classe. Nelle classi quinte il 20,2% di studenti è in ritardo di un anno, il 7,4% in ritardo di due o più anni. Tab. 50 – Ripartizione tra le classi dei corsi diurni di scuola di II grado dei nati nello stesso anno in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14. Valori percentuali. Anno di nascita frequentanti 2000 1999 1998 1997 1996 1995 1994 1993 1992 o prima Prime 100,0 98,1 19,0 5,9 1,6 0,2 0,1 0,9 0,7 Seconde Classi Terze Quarte Quinte 1,9 79,7 18,7 6,2 1,0 0,8 0,2 1,4 1,3 75,0 21,0 6,7 4,7 2,4 4,9 0,4 70,9 19,8 20,9 16,7 12,5 0,3 72,3 73,5 79,8 80,5 Fonte: Sistema informativo Miur. Complessivamente, pertanto, il 24,9% degli studenti è in ritardo: il 72,8% (il 18,2% sul totale degli allievi) è in ritardo di un anno; il 21,6% (il 5,4% sul totale degli allievi) è in ritardo di due anni; il 5,5% (l’1,4% sul totale degli allievi) è in ritardo di tre o più anni. Allo stato attuale, mentre scriviamo, l’1,8% degli studenti che potrebbero diplomarsi in quest’anno scolastico, lo faranno ad una età di 22 anni e oltre. Nelle Tabelle 51, 52, 53, 54, 55, 56 sono riportati i dati disaggregati per indirizzi di studio. Gli allievi dei licei sono complessivamente il 37,7% del totale degli allievi censiti, con percentuali che vanno aumentando dalla prima alla quarta per poi diminuire in quinta. L’età media ponderata degli allievi dei licei è pari a a 17,9 anni 93 (età i cui allievi dovrebbero ormai frequentare la classe quarta e, in effetti, l’86,2% dei nati nel 1996 frequenta questa classe). Tab. 51 – Composizione classi dei corsi diurni di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso in riferimento all’età dei frequentanti nell’a.s. 2013/14. Licei. Anno di nascita frequentanti 2000 1999 1998 1997 1996 1995 1994 1993 1992 o prima Totale % allievi liceali sul totale degli allievi Prime V.a. % 91 2,8 2.893 88,1 248 7,6 37 1,1 12 0,4 3.281 100,0 36,0 Classi Terze V.a. % Seconde V.a. % 84 2.633 281 60 6 2,7 85,8 9,2 2,0 0,2 57 2.498 353 59 7 2 0,1 3.066 100,0 - 37,6 1,9 84,0 11,9 2,0 0,2 2.974 100,0 - 38,3 - Quarte V.a. % 17 2.332 294 57 5 0,6 86,2 10,9 2,1 0,2 2.705 100,0 38,7 - Quinte V.a. % 15 2.103 340 49 14 2.521 0,6 83,4 13,5 1,9 0,6 100,0 38,2 - Fonte: Sistema informativo Miur. Le classi nelle quali si riscontra percentualmente la maggiore incidenza di regolari sono le classi prime nelle quali l’88,1% degli allievi è regolare. Sono classi, queste, che hanno pure un tasso di anticipatari pari al 2,8%, superiore all’1,8% complessivo (2,7% in seconda contro l’1,6% complessivo). Nelle classi quarte si registra la minore incidenza di allievi regolari con l’84%. Tab. 52 – Ripartizione tra le classi dei corsi diurni di scuola di II grado dei nati nello stesso anno in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14. Licei. Valori percentuali. Anno di nascita frequentanti 2000 1999 1998 1997 1996 1995 1994 1993 1992 o prima Prime 100,0 97,2 8,4 1,3 0,4 Seconde 2,8 89,6 9,9 2,2 0,2 12,5 Classi Terze 1,9 88,2 12,7 2,4 1,7 Quarte 0,6 84,1 11,9 14,1 9,3 Quinte 0,5 85,4 84,2 90,7 87,5 Fonte: Sistema informativo Miur. Gli alunni in ritardo nei licei sono complessivamente il 12,5% degli allievi frequentanti contro il 24,9% degli alunni in ritardo complessivamente considerati. L’83,1% (il 10,4% sul totale) è in ritardo di un anno. Si ricorderà che gli allievi complessivamente in ritardo di un anno erano il 18,2% del totale degli allievi frequentanti. In ritardo di più di un anno è, nei licei, il 2,1% degli allievi contro il 6,8% registrato complessivamente. 94 Negli istituti tecnici (i cui allievi rappresentano il 36,4% del totale degli allievi censiti, con valori delle singole classi che non si discostano significativamente da questo valore), l’età media ponderata è pari a 17,1 anni, uguale all’età media ponderata complessiva, 17,2 anni, che sono gli anni che dovrebbero avere gli allievi che frequentano una classe terza ma solo il 76,9% di essi frequenta tale classe. Le classi nelle quali la componente regolare è maggiore sono, anche in questo caso, le classi prime con l’80,1% di studenti regolari (contro l’88,1% dei licei). Le classi quinte perdono allievi regolari fermandosi, questi, al 71,9% degli studenti complessvi delle classi quinte. Gli alunni in ritardo nei tecnici sono complessivamente il 22,8% degli allievi frequentanti contro il 24,9% di quelli in ritardo complessivamente considerati e il 12,5% degli allievi liceali. Il 78,6% (il 17,9% sul totale degli allievi dei tecnici) è in ritardo di un anno. Si ricorderà che gli allievi complessivamente in ritardo di un anno erano il 18,2% del totale degli allievi frequentanti e il 10,4% nei licei. Nei licei, inoltre, la percentuale degli alunni in ritardo di un anno era l’83,1% del totale di quelli in ritardo. Il 4,9% degli allievi nei tecnici risulta in ritardo di più di un anno; nei licei, erano il 2,1% mentre erano il 6,8% complessivamente. Infine, nei professionali, i cui allievi rappresentano il 26% del totale, l’età media ponderata è 17,5 anni, a metà tra la terza e la quarta. Il riferimento è comunque la classe terza, che è frequentata dal 53,7% dei nati nel 1997, la percentuale più bassa registrata se ricordiamo che gli allievi aventi l’età uguale all’età media ponderata nel complesso frequentavano nel 75% dei casi la classe di riferimento, nei licei questo avveniva nell’86,2% dei casi e nei tecnici avveniva nel 76,9% dei casi. Tab. 53 – Composizione classi dei corsi diurni di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso in riferimento all’età dei frequentanti nell’a.s. 2013/14. Tecnici. Anno di nascita frequentanti 2000 1999 1998 1997 1996 1995 1994 1993 1992 o prima Totale % allievi dei tecnici sul totale degli allievi Prime V.a. % 47 1,4 2.709 80,1 486 14,4 117 3,5 23 0,7 3.382 100,0 37,1 - Seconde V.a. % 34 2.321 482 94 16 3 1 1,2 78,7 16,3 3,2 0,5 0,1 2.951 100 36,2 - Fonte: Sistema informativo Miur. 95 Classi Terze V.a. % 35 1,3 2.014 73,7 547 20,0 112 4,1 22 0,8 2 0,1 1 0,0 2.733 100,0 35,2 - Quarte V.a. % 6 1.921 482 114 15 2 2.540 0,2 75,6 19,0 4,5 0,6 0,1 100,0 36,3 - Quinte V.a. % 3 0,1 1.752 71,9 520 21,3 117 4,8 45 1,8 2.437 100,0 36,9 - Tab. 54 – Ripartizione tra le classi dei corsi diurni di scuola di II grado dei nati nello stesso anno in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14 (valori percentuali). Tecnici. Anno di nascita frequentanti 2000 1999 1998 1997 1996 1995 1994 1993 1992 o prima Prime 100,0 98,8 17,1 4,5 0,9 Seconde 1,2 81,7 18,4 3,6 0,7 0,5 0,7 Classi Terze Quarte Quinte 1,2 76,9 21,1 4,7 3,3 1,5 2,1 0,2 74,2 20,4 17,3 11,1 4,2 0,1 74,2 78,9 86,7 93,8 Fonte: Sistema informativo Miur. Tab. 55 – Composizione classi dei corsi diurni di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso in riferimento all’età dei frequentanti nell’a.s. 2013/14. Professionali. Anno di nascita frequentanti 2000 1999 1998 1997 1996 1995 1994 1993 1992 o prima Totale % allievi dei professionali sul totale degli allievi Prime V.a. % 24 1,0 1.338 54,4 716 29,1 285 11,6 79 3,2 11 0,4 2 0,1 4 0,2 1 2.460 100,0 27,0 Seconde V.a. % 14 1.133 629 297 46 12 0,7 53,2 29,5 13,9 2,2 0,6 2.131 100,0 - 26,2 - Classi Terze V.a. % Quarte V.a. % Quinte V.a. % 9 0,4 1.064 51,9 637 31,0 270 13,2 57 2,8 9 0,4 6 0,3 2.052 100,0 2 0,1 934 53,5 526 30,1 209 12,0 58 3,3 16 0,9 1.745 100,0 2 0,1 906 55,1 472 28,7 207 12,6 57 3,5 1.644 100,0 26,4 - 25,0 - 24,9 - Fonte: Sistema informativo Miur. Tab. 56 – Ripartizione tra le classi dei corsi diurni di scuola di II grado dei nati nello stesso anno in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14 (valori percentuali). Professionali. Anno di nascita frequentanti 2000 1999 1998 1997 1996 1995 1994 1993 1992 o prima Prime 100,0 99,0 38,5 14,4 4,1 0,6 0,3 1,4 1,3 Seconde 1,0 61,0 31,8 15,2 2,6 1,6 Fonte: Sistema informativo Miur. 96 Classi Terze Quarte Quinte 0,5 53,7 32,7 15,3 7,6 3,2 7,5 0,1 47,9 29,9 27,8 20,9 20,0 0,1 51,5 62,8 74,5 71,3 Le classi con percentuale maggiore di allievi regolari sono le classi quinte con il 55,1%. Quelle con la percentuale minore sono le classi terze con il 51,9% di regolari. Gli anticipatari sono in percentuale insignificante (pari o minore all’1%). Gli studenti in ritardo nei professionali sono complessivamente il 45,9% percentuale, questa, molto elevata se si pensa che nell’insieme gli studenti in ritardo sono il 24,9%, (il 12,5% nei licei e il 22,8% nei tecnici). La percentuale dei ritardi di un anno nei professionali, è il 64,7% del totale dei ritardi e il 29,7% del totale degli istituti professionali. Si pensi che il 35,3% degli studenti in ritardo lo è da più di un anno, il 16,2% del totale degli allievi. L’1,7% di allievi dei professionali è nato nel 1992 o prima (lo 0,8% del totale degli allievi, contro lo 0,4 totale, lo 0,1% dei licei e lo 0,3% dei tecnici). È, questo dei professionali, un impoverimento progressivo di potenziale. La differenza tra i vari ordini di scuola è più evidente se si analizzano i dati a confronto, in questa sede per le classi prime e quinte, riportati in Tabelle 57 e 58. Tab. 57 – Composizione classi dei corsi diurni di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso in riferimento all’età dei frequentanti nell’a.s. 2013/14. Valori a confronto. Anno di nascita frequentanti 2000 1999 1998 1997 1996 1995 1994 1993 1992 o prima Totale Totali V.a. % 162 1,8 6.940 76,1 1.450 15,9 439 4,8 114 1,2 11 0,1 2 4 1 9.123 100,0 Classi prime Licei Tecnici V.a. % V.a. % 91 2,8 47 1,4 2.893 88,1 2.709 80,1 248 7,6 486 14,4 37 1,1 117 3,5 12 0,4 23 0,7 3.281 100,0 3.382 100,0 Professionali V.a. % 24 1,0 1.338 54,4 716 29,1 285 11,6 79 3,2 11 0,4 2 0,1 4 0,2 1 2.460 100,0 Fonte: Sistema informativo Miur. Nelle classi prime solo nei professionali frequentano anche allievi nati nel 1995 o prima, quindi allievi che dovrebbero essere già diplomati o prossimi al diploma. I nati nel 1997 e nel 1996 sono presenti nelle classi prime di tutti e tre gli indirizzi, ma significativamente solo nei professionali. Gli studenti in ritardo di un anno (i nati nel 1998) sono presenti in tutti e tre gli ordini , ma anche in questo caso il tasso percentuale di presenza nei professionali è doppio di quello dei tecnici e addirittura di quattro volte superiore a quello dei licei. Infine, come già detto, le classi prime dei professionali sono formate mediamente da solo il 54,4% di regolari, contro l’80,1% dei tecnici e l’88,1% dei licei. Sostanzialmente le classi prime dei professionali per un buon 50% sono costituite da ripetenti o pluriripetenti. Nelle classi quinte il discorso è quasi analogo. I regolari, che nei licei rappresentano l’83,4% dei frequentanti e nei tecnici sono il 71,9%, nei professionali 97 sono solo il 55,1% (valore quasi uguale a quello riscontrato nelle classi prime). I ritardi di un anno non sono molto superiori a quelli registrati nei tecnci, ma sono i ritardi di più di un anno che segnano la differenza con gli altri ordini: la frazione di nati nel 1993 o prima (il 16,1% dei frequentanti le classi quinte professionali), è nettamente superiore a quella registrata nei licei (2,5%) e a quella registrata nei tecnici (6,6%). Tab. 58 – Composizione classi dei corsi diurni di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso in riferimento all’età dei frequentanti nell’a.s. 2013/14. Valori a confronto. Anno di nascita frequentanti 2000 1999 1998 1997 1996 1995 1994 1993 1992 o prima Totale Classi quinte Totali V.a. 20 4.761 1.332 373 116 6.602 % 0,3 72,1 20,2 5,6 1,8 100,0 Licei V.a. 15 2.103 340 49 14 2.521 % 0,6 83,4 13,5 1,9 0,6 100,0 Tecnici V.a. 3 1.752 520 117 45 2.437 % 0,1 71,9 21,3 4,8 1,8 100,0 Professionali V.a. % 2 906 472 207 57 1.644 0,1 55,1 28,7 12,6 3,5 100,0 Fonte: Sistema informativo Miur. Infine una considerazione: la popolazione scolastica più vecchia è quella liceale: 17,9 anni come media ponderata. Quella dei tecnici ha un’età media ponderata di 17,1 anni, mentre quella dei professionali ha un’età media ponderata di 17,5 anni. Sarà interessante notare nei prossimi anni a quale ordine l’inserimento di nuove leve gioverà di più. 6. Dinamica degli alunni str anier i nelle scuole del ter r itor io tr evigiano La presente sezione è dedicata ad una panoramica di sintesi di alcuni dati relativi all’evoluzione temporale della presenza di alunni stranieri nel sistema scolastico provinciale. Gli indicatori assunti a rappresentare l’evoluzione di tale fenomeno sono il numero di alunni stranieri presenti nelle scuole del territorio provinciale e il numero di stati esteri di provenienza degli studenti stessi. La base informativa utilizzata consente tre rappresentazioni: una serie storica di sei anni per la scuola primaria, per la scuola secondaria di primo grado e per la scuola secondaria di secondo grado. Gli indici di incremento del numero di alunni e di stati riportati nelle tre tabelle sono riferiti al dato dell’anno 1997 per la scuola primaria preso come parametro uguale a 100 (in quell’anno gli alunni erano 636, gli stati 56); all’anno 1996 per la scuola secondaria di primo grado (alunni 228, stati 35) e per la scuola secondaria di 98 secondo grado (alunni 60, stati 25). Il tasso di incremento ci dà anche un’idea del vertiginoso aumento di presenze straniere nell’ultimo quindicennio, anche se per comodità di lettura riportiamo i dati solo degli ultimi otto anni. Nella scuola primaria, dei 7.474 allievi stranieri, 1.978 sono nati all’estero (il 26,5% degli stranieri, il 4,5% della popolazione scolastica). Rispetto agli anni precedenti si nota una decisa stabilità nel numero assoluto di bambini stranieri nell’a.s 2012/13 rispetto all’a.s 2011/12 e un incremento di misura della percentuale dei bambini stranieri sul totale della popolazione scolastica, dovuto più alla diminuzione complessiva degli allievi che all’incremento nel numero degli allievi stranieri. Le nazioni rappresentate diminuiscono di 4 unità fermandosi a 88. Tab. 59 – Scuola primaria: evoluzione della presenza di alunni stranieri dal 2005 al 2013. Anno 2005 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 V.a. Alunni stranieri 5.227 5.831 6.517 6.871 6.777 7.152 7.473 7.474 Stati 90 85 87 90 86 89 92 88 Indici di incremento Alunni Stati stranieri 821,8 160,7 916,8 151,8 1.024,7 155,3 1.080,3 160,7 1.065,5 153,5 1.124,5 158,9 1.175,0 164,2 1.175,2 157,1 Totale provincia % alunni stranieri 41.615 12,6 42.525 13,7 42.953 15,2 43.622 15,7 44.017 15,4 44.569 16,0 44.711 16,7 44.316 16,9 Alunni totali Fonte: Sistema informativo Miur e Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. Riguardo alla scuola dell’infanzia, va solo detto che i bambini stranieri, nell’a.s 2012/13, erano 3.597 su una popolazione censita di 23.476 alunni: il 15,3% della popolazione scolastica della scuola dell’infanzia è di cittadinanza straniera. Di questi il 9,2% è nato all’estero, l’1,4% della popolazione scolastica. Nella scuola secondaria di primo grado (Tabella 60) dei 4.265 alunni stranieri 2.638 sono nati all’estero (il 61,8% degli stranieri, il 9,77% della popolazione scolastica). Rispetto all’a.s. 2011/12, assistiamo ad un leggero decremento nel numero di allievi stranieri e, più marcato, nelle nazionalità. A dispetto, però, della diminuzione nel numero, cresce, seppur di poco, il tasso di stranieri arrivando nell’a.s. 2012/13 al 15,8% del totale degli allievi della scuola secondaria di primo grado contro il 15,6% dell’a.s. precedente. Nella scuola secondaria di secondo grado, dei 3.766 allievi stranieri, 3.371 erano nati all’estero (l’89,5% degli stranieri, l’8,8% della popolazione scolastica). Anche per la scuola secondaria di secondo grado si assiste ad un lieve decremento nel numero degli allievi e nelle nazionalità. Rimane invariata, invece, la percentuale degli studenti stranieri sul totale degli studenti. 99 Tab. 60 – Scuola secondaria di I grado: evoluzione della presenza di alunni stranieri dal 2005 al 2013. Anno 2005 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 V.a. Alunni stranieri 3.218 3.487 3.704 4.000 4.004 4.365 4.315 4.265 Stati 77 77 79 81 79 76 90 78 Indici di incremento Alunni Stati stranieri 1.411,4 220,0 1.529,4 220,0 1.624,6 225,7 1.754,4 231,4 1.756,1 225,7 1.914,5 217,1 1.892,5 257,1 1.870,6 222,9 Totale provincia % alunni Alunni totali stranieri 24.842 12,9 24.742 14,1 25.456 14,6 26.097 15,3 27.288 15,3 27.381 15,9 27.715 15,6 26.991 15,8 Fonte: Sistema informativo Miur e Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. Tab. 61 – Scuola secondaria di II grado: evoluzione della presenza di alunni stranieri dal 2005 al 2013. Anno 2005 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 V.a. Alunni stranieri 2.156 2.435 2.880 3.187 3.309 3.458 3.796 3.766 Stati 86 100 82 88 89 92 93 90 Indici di incremento Alunni Stati stranieri 3.593,3 344,0 4.058,3 400,0 4.800,0 328,0 5.311,6 352,0 5.515,0 356,0 5.763,3 368,0 6.326,6 372,0 6.276,7 360,0 Totale provincia Alunni % alunni totali stranieri 35.506 6,1 36.479 6,7 37.371 7,7 37.739 8,5 37.573 8,8 37.746 9,2 38.652 9,8 38.312 9,8 Fonte: Sistema informativo Miur e Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. Gli alunni stranieri frequentanti nell’a.s. 2012/13 scuole trevigiane (statali e paritarie, comprese le scuole dell’infanzia) erano pertanto 19.102, il 14,3% degli studenti. Di questi alunni stranieri, 8.318 sono nati all’estero, il 6,2% della popolazione scolastica complessiva e il 43,5% della popolazione scolastica straniera. Questo vuol dire che ormai quasi la metà degli alunni con nazionalità diversa da quella italiana è nato in Italia e che complessivamente il 93,8% degli allievi frequentanti le scuole trevigiane nell’a.s 2012/13 era nato in Italia. Non siamo lontani dall’avere una popolazione scolastica costituita dal 100% di nati in Italia. Se analizziamo queste percentuali disaggregate per ordini di scuola, vediamo come nella scuola dell’infanzia la quota di nati in Italia è complessivamente del 98,6% con solo un 1,4% di bambini nati all’estero (il 9,2% degli stranieri); nella scuola primaria la percentuale si abbassa al 95,5%, con una quota del 4,5% di nati all’estero (il 26,5% degli stranieri); nella scuola secondaria di primo grado la percentuale dei nati in Italia si abbassa ulteriormente al 90,2% con il 9,2% di nati all’estero (il 61,9% degli stranieri), mentre nella scuola secondaria di secondo grado la percentuale dei nati in Italia rappresenta il 91,2% con una percentuale dell’8,8% di nati all’estero (che rappresentano, però, il 43,6% sul totale degli stranieri). Ad una 100 scuola dell’infanzia ormai quasi del tutto italiana, si contrappone una scuola superiore nella quale la percentuale di alunni stranieri è ancora vicina al 10% e gli stranieri nati all’estero sono ancora circa il 50% degli allievi stranieri. Il fatto che aumenti la percentuale di allievi nati in Italia ha come conseguenza che un sempre più considerevole numero di alunni stranieri abbia una lunga scolarizzazione, anche se non completa, in scuole italiane; ciò riduce di molto le difficoltà di inserimento di tipo linguistico, ma non quelle di natura culturale e sociale, che potrebbero invece col tempo acuirsi nelle seconde generazioni, a causa dei conflitti identitari tra cultura d’origine e cultura del paese ospite, che diventa cultura di vita e di relazione per i giovani nati e cresciuti qui. Si sono considerati gli alunni stranieri totali presenti nelle scuole statali e paritarie per rilevare l’incidenza delle diverse nazionalità presenti in Italia, compresi quindi quelli presenti nelle scuole dell’infanzia. Ciò ci permette di avere la panoramica dell’intero fenomeno della presenza di studenti di altra nazionalità nei servizi di istruzione. La distribuzione degli alunni stranieri in base alle prime 15 nazionalità, ad agosto 2013, è riportata nella Tabella 62. Sapendo che il totale degli stati esteri di cittadinanza presenti nelle scuole della provincia è pari a 115, si evince che dai rimanenti 100 stati esteri proviene solamente il 13,9% degli alunni non italiani. Rispetto allo scorso anno, la classifica contiene i medesimi paesi, anche se con spostamenti di piazzamento di alcuni rispetto ad altri. In particolare gli allievi di nazionalità cinese superano nel numero quelli di nazionalità macedone mentre gli allievi serbi superano quelli senegalesi. Complessivamente aumenta anche la quota percentuale dei primi 15 stati, passando dall’84,9% del 2011/12 all’86,1% del 2012/13. Va infine sottolineato che il sistema di rilevazione adottato non consente di individuare quelle nazionalità che non hanno uno stato indipendente (per esempio la nazionalità curda). La Romania si conferma l’unico paese della Ue a collocarsi nella classifica dei primi quindici paesi di provenienza di alunni stranieri. Appare interessante confrontare i dati della Provincia di Treviso con i dati del Veneto, rilevati dal sistema Aris. Poiché il sistema, però, rileva solo le scuole statali, il confronto avverrà in tal senso. Nel Veneto gli allievi con cittadinanza non italiana frequentanti una scuola statale nell’a.s. 2012/13 sono stati 79.744. Pertanto hanno frequentato una scuola statale trevigiana il 21,4% del totale degli adolescenti stranieri del Veneto, la maggiore percentuale tra le province del Veneto (21,1% la provincia di Vicenza). La maggiore percentuale la si riscontra nella scuola superiore che raccoglie il 22,6% degli stranieri che in Veneto frequentano una scuola superiore statale. Poco distante la quota della scuola primaria (22,1%), mentre la scuola secondaria di primo grado statale ne raccoglie il 21,6%. Fanalino di coda la scuola dell’infanzia che nel trevigiano raccoglie solo il 16,7% dei bambini iscritti ad una scuola dell’infanzia statale. In quest’ultima scuola più allievi stranieri li registra la provincia di Vicenza, meno la provincia di Belluno. In termini di incidenza sul totale 101 degli iscritti nella scuola dell’infanzia statale, però, quel 16,1% trevigiano ha un’incidenza pari al 24,9 sul totale degli iscritti (21,3% il dato veneto). Per la scuola superiore la provincia di Treviso ha il tasso più elevato del Veneto di stranieri rispetto alla popolazione totale: l’incidenza è pari al 10,3% sul totale degli allievi frequentanti la scuola superiore (8,8% il dato veneto); segue la provincia di Vicenza con il 9%. Anche nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado la provincia di Treviso fa rilevare la maggiore incidenza di alunni stranieri: 17,8% nella scuola primaria (15,3% il dato del Veneto, 16,9% il dato della provincia di Vicenza) e il 17,7% nella scuola secondaria di primo grado (14,4% il dato veneto, 15,3% quello della provincia di Verona). E pure sul totale la provincia di Treviso complessivamente raggiunge il più alto tasso di stranieri rispetto alla popolazione scolastica: il 15,7% (13,4% il dato della regione Veneto, 14,4% il dato registrato in provincia di Vicenza). Tab. 62 – Graduatoria dei primi quindici stati esteri per numerosità degli alunni. Stato estero di provenienza Alunni Romania Marocco Albania Cina Macedonia Kosovo Moldavia Serbia Senegal India Ghana Bangladesh Bosnia Nigeria Burkina Faso Totale primi 15 stati 2.973 2.706 2.559 1.460 1.466 1.440 635 312 597 448 452 426 411 352 300 16.537 A.s. 2011/2012 % sul totale provinciale complessivo 15,3 13,9 13,1 7,5 7,5 7,4 3,3 1,6 3,1 2,3 2,3 2,2 2,1 1,8 1,5 84,9 Alunni 3.029 2.580 2.481 1.540 1.410 1.082 670 660 567 473 459 423 407 362 299 16.442 A.s. 2012/2013 % sul totale provinciale complessivo 15,9 13,5 13,0 8,1 7,4 5,7 3,5 3,5 3,0 2,5 2,4 2,2 2,1 1,9 1,6 86,1 Fonte: Sistema informativo Miur e Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. L’evoluzione a partire dall’a.s. 2009/10 della presenza degli alunni stranieri nei Cfp è riportata in Tabella 63. Dopo un sostanziale incremento durato fino all’a.s. 2011/12, si è assistito negli ultimi due anni formativi ad una significativa diminuzione sia nel numero degli alunni stranieri che nel numero di stati esteri di provenienza. Se tale trend si confermasse, nel giro di pochi anni le presenze degli alunni stranieri nei Cfp potrebbe risultare inferiore a quella dell’a.s. 2009/10, anno di riferimento per questo studio. La quota di alunni stranieri rispetto al totale degli alunni frequentanti i Cfp nell’a.s. 2013/14, rimane comunque alta: gli alunni stranieri rappresentano il 27,5% degli allievi frequentanti i corsi di formazione professionale. Si ricorderà che la 102 percentuale di alunni stranieri che frequentano nell’a.s. 2013/14 le scuole superiori del sistema di istruzione è pari al 9,8%. Tab. 63 – Cfp: evoluzione della presenza di alunni stranieri 2009/2013. Anno V.a. Alunni stranieri 2009 2010 2011 2012 2013 Stati Indici di incremento Alunni Stati stranieri Totale provincia % alunni Alunni totali stranieri 795 47 100,0 100,0 2.896 27,5 853 970 50 50 107,3 122,0 106,4 106,4 2.877 3.261 29,6 29,7 890 882 42 41 111,9 110,9 89,4 87,2 3.096 3.212 28,7 27,5 Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati forniti dall’Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione del Veneto a febbraio 2014. Nota: i dati comprendono gli studenti che si sono iscritti nel corso dell’anno formativo; non comprendono quelli sugli studenti che si sono ritirati. Infine, i dati riferiti all’anno 2013/14 sono provvisori. Tab. 64 – Graduatoria dei primi quindici stati esteri per numerosità degli alunni nei Cfp. Macedonia Marocco 143 140 A.s. 2011/2012 % sul totale provinciale complessivo 14,7 14,4 Romania Albania 113 111 11,6 11,4 112 99 12,6 11,1 Cina 70 7,2 50 5,6 Kosovo India 70 42 7,2 4,3 50 37 5,6 4,2 Burkina Faso Serbia 31 25 3,2 2,6 31 15 3,5 1,7 Moldavia 19 2 17 1,9 Senegal Bosnia 16 15 1,6 1,5 26 15 2,9 1,7 Ghana Colombia 14 14 1,4 1,4 12 9 1,3 1,0 13 836 1,3 86,2 10 729 1,1 81,9 Stato estero di provenienza Brasile Totale primi 15 stati Alunni A.s. 2012/2013 % sul totale provinciale Alunni complessivo 130 14,6 116 13,0 Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati forniti dall’Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione del Veneto a febbraio 2014. Se si analizzano, infine, i primi quindici Stati esteri per provenienza degli allievi, si evince che tredici di questi Stati soni gli stessi rilevati nel sistema di istruzione statale, anche se con numeri assoluti diversi (si veda, ad esempio Romania e Macedonia). Anche nel caso dei Cfp, comunque, i primi quindici Stati per consistenza raggruppano oltre l’80% degli studenti stranieri. 103 7. Risultati delle pr ove Invalsi15 La legge 176/2007 prevede che a partire dall’anno scolastico 2007/08 il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca fissi gli obiettivi della valutazione esterna di alcuni apprendimenti da realizzare nella scuola primaria (II e V primaria), nella secondaria di primo grado (I e III) e nella secondaria di secondo grado (II e V). L’art. 5 della stessa legge e le direttive collegate chiariscono la finalità delle rilevazioni, ovvero la misurazione, anche in una prospettiva di valore aggiunto, dei livelli di apprendimento conseguiti dagli allievi a livello di singola scuola del sistema pubblico d’istruzione. Prima di analizzare i dati Invalsi registrati in provincia di Treviso nelle prove relative al Servizio nazionale di valutazione per l’a.s. 2012/13, va fatta un’opportuna considerazione di carattere statistico. I dati a livello provinciale che l’Invalsi ci ha rilasciato16 sono stati calcolati sulle matrici dell’intera popolazione; per questo motivo non è stato calcolato l’errore standard (e.s.), ma vale come riferimento il punteggio medio secco. Inoltre, i dati sono calcolati al netto del cheating, dunque applicando il fattore di correzione che corregge il punteggio medio da atteggiamenti opportunistici durante le prove (cfr. Box 1). Bisogna considerare che il punteggio medio percentuale conseguito in provincia e rilasciatoci dall’Invalsi si discosta in maniera statisticamente significativa solo se si colloca al di fuori dell’intervallo di confidenza – che può essere definito come il range di valori entro cui è contenuto, con una probabilità solitamente indicata del 95%, il valore reale17 – del dato medio di confronto. Il confronto con i punteggi medi della regione e della macroarea di appartenenza nonché dell’Italia deve essere però fatto con prudenza, ovvero tenendo conto che questi ultimi tre dati sono calcolati sul campione di studenti (le somministrazioni sono state seguite da osservatori esterni che hanno garantito la correttezza della procedure di somministrazione; per questo motivo i punteggi medi non sono calcolati al netto del cheating) e non sull’intera popolazione. Per questo motivo, ad esempio, il punteggio medio della regione non sempre può trovarsi nel range dei punteggi calcolati a livello provinciale e non è pari alla media dei valori delle province. Infine, per i dati complessivi (non disaggregati per ordinamenti), va fatta un’ulteriore precisazione: essi sono stati calcolati su tutta la popolazione della 15. Le pubblicazioni dell’Invalsi, relative alle prove del Snv 2013 sono raggiungibili alla pagina web: http://www.invalsi.it/snvpn2013/. In particolare si consiglia la lettura del Rapporto SNV PN 2013 per i risultati nazionali, del Rapporto tecnico SNV PN 2013 per le metodologie di ricerca, e del QdR Italiano Obbligo istruzione, del QdR Matematica secondo ciclo e del QdR Questionario per i quadri di riferimento per la costruzione delle prove e del Questionario studenti. 16. Per il rilascio dei dati aggregati a livello provinciale si ringrazia il Servizio statistico dell’Invalsi e, in particolare, Michela Freddano anche per il prezioso apporto alla loro interpretazione. 17. Tale intervallo di confidenza è compreso tra la differenza tra il valore medio e il prodotto tra errore standard e una costante pari a1,96 e la somma tra valore medio e il prodotto dell’errore standard e la costante pari a 1,96. 104 Regione Veneto, suddivisa per provincia; quindi i valori sono calcolati tenendo conto anche dei Cfp, mentre i Cfp non sono presenti nei punteggi medi calcolati a livello regionale, di macroarea e Italia, perché non fanno parte del campione. Pertanto le differenze con il campione nazionale, del Nordest e del Veneto possono essere determinate anche dall’apporto che gli allievi dei Cfp (in positivo o in negativo) possono aver dato ai risultati complessivi delle province del Veneto. Si premette, infine, che verranno presi in considerazione i dati relativi ai risultati rilevati nelle seconde classi della scuola secondaria di secondo grado (livello 10). Fatte queste precisazioni, la percentuale di risposte corrette nella prova di italiano degli studenti della provincia di Treviso interessati alla rilevazione (cfr. Tabella 67, anche per gli esiti della prova di matematica) non è statisticamente significativa18 rispetto al dato nazionale poiché compresa nell’intervallo di confidenza di questo dato (64,80 1,41). Al contrario, essa è inferiore in maniera statisticamente significativa al dato del Veneto (69,56 4,45) e al dato del Nordest (68,67 3,31). Tale risultato complessivo, però, deve tenere conto che il dato della provincia comprende anche gli esiti della prova di italiano degli studenti dei Cfp non ricompresi nei campioni di riferimento. Tab. 65 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10, tutte le scuole. Area geografica Treviso Veneto Nordest Italia % 64,2 69,6 68,7 64,8 Italiano Errore standard 2,27 1,69 0,72 Matematica % Errore standard 46,3 48,6 2,98 48,1 1,99 42,2 0,85 Fonte: Invalsi, Ufficio statistico. Tab. 66 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10, tutte le scuole. Italiano 64,2 63,2 63,2 63,5 63,0 64,4 65,3 Treviso Belluno Padova Rovigo Venezia Vicenza Verona Matematica 46,3 47,1 46,3 43,3 44,4 46,4 45,7 Fonte: Invalsi, Ufficio statistico. 18. La significatività è la probabilità che il valore osservato di un indicatore sia o meno dovuto al caso. Si dice che un certo indice è statisticamente significativo quando la probabilità di ottenere casualmente un valore come quello rilevato è inferiore a una soglia stabilita (5%, 1%, 0,1%). La significatività di un indice si calcola con formule che tengono conto contemporaneamente dell’entità del valore osservato e della numerosità del campione su cui è stato rilevato. 105 Nella prova di matematica, la percentuale di risposte corrette date dagli studenti della provincia, benché calcolata anche sugli esiti degli studenti dei Cfp è superiore in maniera statisticamente significativa alla percentuale nazionale (42,17 1,67), mentre non si discosta in maniera statisticamente significativa né dal dato del Nordest (48,11 3,90), né da quello della regione Veneto (48,59 5,84). Se si confrontano i risultati della provincia di Treviso con i dati delle altre province del Veneto (Tabella 66), calcolati nella stessa maniera, si evince come gli studenti della provincia abbiano conseguito un risultato superiore nella prova di italiano agli studenti delle province di Belluno, Padova, Rovigo e Venezia, di poco inferiore agli studenti della provincia di Vicenza, e inferiore agli studenti veronesi che conseguono il miglior risultato della regione. Tale dato, peraltro, fatte le considerazioni già espresse sulla diversità dei dati che hanno contribuito ai risultati messi a confronto, al pari del dato della provincia di Treviso, non si discosta in maniera statisticamente rilevante dal dato nazionale (come il dato trevigiano), seppure superiore al dato trevigiano è comunque inferiore in maniera statisticamente rilevante al dato del Nordest (come il dato rilevato in provincia di Treviso) e, pur essendo superiore al dato veneto, non lo è in maniera significativa. Per ciò che riguarda la prova di matematica, il dato trevigiano è superiore a quello conseguito dagli allievi delle province di Verona, Venezia e Rovigo, praticamente uguale a quello degli studenti padovani, inferiore a quelli delle altre province. Il miglior risultato in matematica è stato conseguito dagli studenti bellunesi la cui percentuale di risposte corrette è superiore in maniera statisticamente rilevante al dato nazionale (come quello trevigiano), ma essendo ricompreso negli intervalli di confidenza sia del dato regionale si del dato del Nordest non se ne discosta in maniera significativa (come il dato trevigiano). Box 1 – Il cheating. Il cheating (letteralmente: barare, imbrogliare) nella letteratura internazionale di settore definisce l’insieme delle azioni messe in atto dagli studenti e dai docenti per falsare i risultati di una prova standardizzata. Si tratta di un fenomeno rilevato attraverso un controllo di tipo statistico sui dati: è stato osservato come in alcuni casi, e secondo modi e forme differenti, gli studenti forniscano risposte corrette, non in virtù delle loro conoscenze, ma perché copiate da altri studenti o da libri e altre fonti (student cheating) o, persino, suggerite più o meno esplicitamente dai docenti (teacher cheating). L’effetto del cheating è misurato mediante un indicatore percentuale che esprime quale parte del punteggio osservato è mediamente da attribuire alle predette anomalie. Relativamente alle prove del maggio-giugno 2012 le scuole hanno per la prima volta avuto esplicita indicazione della stima del peso di comportamenti anomali (cheating) registrati nella effettuazione delle prove e i dati sono stati restituiti a ciascuna istituzione scolastica al netto del cheating; nel caso quest’ultimo fosse superiore a una determinata soglia, tale da compromettere l’affidabilità dei risultati, questi non sono stati restituiti, in tal modo una scuola poteva ricevere un flusso differenziato di dati da classe a classe. Contemporaneamente l’Invalsi ha avviato un’azione di riflessione sul come prevenire e contrastare il cheating: sono state riviste le modalità operative di conduzione della prova e quelle di stima del cheating comunque presente in modo residuale. 106 In particolare, i fascicoli delle prove Invalsi 2013 sia di italiano sia di matematica sono stati predisposti in cinque versioni differenti: per ciascuna domanda le opzioni di risposta sono state disposte in ordine diverso e, per quanto riguarda le prove di matematica, sono state anche ruotate le domande relative ai vari ambiti di contenuto. Inoltre, alla tradizionale presenza di osservatori esterni nelle classi campione, si è aggiunta la presenza di controllori di II livello, inviati in alcune scuole scelte casualmente (indipendentemente dal loro essere o meno parte del campione previsto) al fine di riportare informazioni sul grado di regolarità della somministrazione e successiva correzione delle prove. Anche i metodi di stima del cheating sono stati rivisti con una procedura statistica iterativa che vada oltre il semplice sospetto derivante dall’essere i risultati della singola classe in media molto elevati e con scarsa variabilità interna (una situazione che potrebbe dipendere dal cheating, ma anche identificare una classe “eccellente”), andando a verificare una serie di altri aspetti, derivanti dal confronto con classi simili in cui era presente un osservatore esterno e dalla correlazione con i risultati dei singoli alunni nelle prove interne della scuola. Nota: per un approfondimento si veda il sito dell’Invalsi. 7.1. Risultati delle pr ove Invalsi conseguiti dalle classi inter essate alla r ilevazione dei licei Per ciò che riguarda la prova di italiano, il dato trevigiano è statisticamente inferiore a quello raggiunto nel suo complesso sia nell’Italia intera (72,05 0,78), che nelle due aree geografiche di riferimento (rispettivamente 75,39 2,69 dato veneto e 76,04 1,57 dato del Nordest). Nel confronto con l’Italia, però, il dato della provincia si situa al di fuori dell’intervallo di confidenza per soli 0,27 punti percentuali. Meglio vanno le cose in matematica. Il dato fatto registrare dagli allievi trevigiani è superiore in maniera statisticamente rilevante rispetto a quello registrato dall’Italia intera (47,62 1,29) e in linea con i risultati raggiunti nel Veneto (53,27 4,31) e nel Nordest (53,28 2,74). In Tabella 68 sono riportati i valori percentuali medi di risposte corrette nelle due prove Invalsi, confrontate con i risultati conseguiti nelle altre province. Nella prova di italiano gli studenti trevigiani fanno meglio dei corrispondenti studenti delle province di Belluno, Padova, Venezia e Vicenza. I risultati, invece, sono peggiori rispetto a quelli fatti registrare nelle altre province (Rovigo e Verona). In queste due ultime province, i risultati raggiunti sono comunque, in maniera statisticamente rilevante, inferiori ai risultati del Veneto (75,39 2,69) e del Nordest (76,04 1,57) e compresi nell’intervallo di confidenza del risultato nazionale (72,05 0,78). Nella prova di matematica, il risultato conseguito in provincia di Treviso è superiore al risultato conseguito in tutte le altre sei province del Veneto. Ma in questo caso va detto che, al pari del risultato raggiunto in provincia di Treviso, tutti i risultati delle altre province del Veneto sono migliori in maniera significativa rispetto al dato nazionale (47,62 1,29) e tutti, come il dato trevigiano, ricadono 107 nell’intervallo di confidenza dei risultati raggiunti in regione (53,27 4,31) e nel Nordest (53,28 2,74). Tab. 67 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10, licei. Area geografica Treviso Veneto Nordest Italia % 71,0 75,4 76,0 72,1 Italiano Errore standard 1,37 0,70 0,40 % 54,0 53,3 53,3 47,6 Matematica Errore standard 2,20 1,37 0,66 Fonte: Invalsi, Ufficio statistico. Tab. 68 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10, licei. Area geografica Treviso Belluno Padova Rovigo Venezia Vicenza Verona Italiano 71,0 66,0 68,3 71,5 70,5 69,2 72,4 Matematica 54,0 53,8 52,7 50,7 52,4 53,5 52,8 Fonte: Invalsi, Ufficio statistico. 7.2. Risultati delle pr ove Invalsi conseguiti dalle classi inter essate alla r ilevazione degli istituti tecnici Il valore percentuale medio di risposte corrette conseguito nei tecnici della provincia è, per la prova di italiano, superiore in maniera statisticamente significativa a quello conseguito complessivamente dalle stesse scuole in Italia (62,19 0,84) e nel Nordest (67,27 1,31). Il valore trevigiano si situa, invece, all’interno dell’intervallo di confidenza del valore veneto (68,87 1,67) e pertanto il risultato conseguito in provincia di Treviso è statisticamente in linea con il risultato conseguito in regione. Nella prova di matematica il risultato degli studenti delle classi seconde degli istituti tecnici della provincia è superiore in maniera statisticamente significativa al risultato complessivo registrato nell’intera nazione (41,52 1,04), e in linea con il risultato conseguito negli istituti tecnici del Nordest (49,75 1,82) e del Veneto (50,10 2,80). La cosa interessante è che, nella prova di matematica, gli studenti dei tecnici trevigiani hanno conseguito un risultato migliore degli studenti liceali considerati nel loro complesso (tutta la nazione). Infatti il valore percentuale medio registrato in provincia di Treviso (50,97) si colloca oltre l’estremo superiore del valore nazionale (47,62 1,29). Nella prova di italiano, invece, gli studenti liceali, a qualsiasi macro area appartengano, hanno conseguito risultati migliori in maniera statisticamente significativa rispetto agli studenti dei tecnici trevigiani. 108 In Tabella 70 i dati relativi agli esiti delle prove Invalsi degli istituti tecnici della provincia di Treviso sono confrontati con i dati registrati nelle altre province del Veneto. Nella prova di italiano, nessuno studente si comporta meglio degli studenti trevigiani. Tutte le province registrano comunque risultati superiori a quelli nazionali, mentre Padova, Rovigo e Venezia raggiungono risultati inferiori all’estremo inferiore dell’intervallo di confidenza del risultato del Nordest e del Veneto. Tab. 69 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10, Tecnici. Area geografica Treviso Veneto Nordest Italia % 69,1 68,9 67,3 62,2 Italiano Errore standard 0,85 0,67 0,43 % 51,0 50,1 49,8 41,5 Matematica Errore standard 1,43 0,93 0,53 Fonte: Invalsi, Ufficio statistico. Tab. 70 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10, tecnici. Area geografica Treviso Belluno Padova Rovigo Venezia Vicenza Verona Italiano 69,1 68,8 65,9 64,4 65,8 68,6 67,6 Matematica 51,0 49,5 48,6 46,2 47,1 51,4 48,7 Fonte: Invalsi, Ufficio statistico. In matematica fanno meglio degli studenti trevigiani solo gli studenti vicentini, il cui risultato però, al pari del risultato fatto registrare in provincia, è sì superiore in maniera statisticamente significativa al risultato complessivo registrato nell’intera nazione, ma in linea con il risultato conseguito negli istituti tecnici del Nordest e del Veneto. Appare anche interessante notare che nella prova di italiano il risultato conseguito dagli studenti dei tecnici trevigiani è superiore a quello conseguito dagli studenti liceali delle province di Belluno e Padova, mentre il risultato in matematica è superiore al risultato conseguito dagli studenti liceali della provincia di Rovigo. 7.3. Risultati delle pr ove Invalsi conseguiti dalle classi inter essate alla r ilevazione degli istituti pr ofessionali I risultati registrati in provincia di Treviso nella prova di italiano sono superiori in maniera statisticamente rilevante a quelli registrati a livello nazionale 109 (50,87 0,88), ma in maniera altrettanto significativa, inferiori a quelli registrati nel Veneto (57,49 1,80), benché in linea con i risultati conseguiti nella macroarea Nordest (53,92 1,72). I risultati di italiano conseguiti dagli studenti dei professionali trevigiani sono, comunque, inferiori ai risultati medi conseguiti in Italia, nel Nordest e nel Veneto dagli studenti dei licei e degli istituti tecnici. Nella prova di matematica gli studenti trevigiani fanno meglio in maniera statisticamente rilevante degli studenti dell’Italia e del Nordest, mentre il loro risultato non si discosta in maniera significativa dal risultato conseguito da tutti gli studenti veneti. Anche nella prova di matematica i risultati conseguiti nei professionali della provincia sono inferiori ai risultati conseguiti nelle tre macroaree di riferimento dagli studenti dei licei e dei tecnici. Tab. 71 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10, professionali. Area geografica Italiano Matematica % Errore standard % Errore standard Treviso Veneto 55,5 57,5 0,92 35,6 35,2 0,91 Nordest Italia 53,9 50,9 0,88 0,45 33,1 29,5 0,59 0,33 Fonte: Invalsi, Ufficio statistico. Tab. 72 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10, professionali. Area geografica Italiano Matematica Treviso Belluno 55,5 57,3 35,6 36,4 Padova Rovigo 52,8 54,6 33,0 31,6 Venezia 54,0 32,6 Vicenza Verona 57,1 56,5 35,1 34,4 Fonte: Invalsi, Ufficio statistico. A livello regionale il risultato trevigiano della prova di italiano è superiore solo a quello conseguito nelle province di Padova, Rovigo e Venezia. Peraltro, i risultati delle restanti province sono superiori non solo al risultato trevigiano ma in maniera statisticamente significativa anche al risultato dell’Italia e del Nordest, mentre il dato trevigiano era superiore in maniera rilevante solo al dato nazionale. Nella prova di matematica, gli studenti trevigiani fanno meglio di tutte le altre province, eccezion fatta per la provincia di Belluno il cui risultato è, come quello trevigiano, significativamente superiore al dato nazionale e del Nordest e in linea con il dato Veneto. 110 Per ultimo va aggiunto che, nella prova di italiano, nessuna provincia veneta ha fatto registrare risultati medi inferiori all’estremo inferiore dell’intervallo di confidenza del dato medio nazionale e del Nordest ma sono quattro le provincie venete (Padova, Rovigo e Vicenza, oltre a Treviso) che hanno fatto registrare, negli istituti professionali, risultati significativamente inferiori al valore medio registrato nel Veneto. Nella prova di matematica vale la stessa cosa per il confronto con il dato italiano, ma in Provincia di Rovigo si registra un dato significativamente inferiore al dato medio del Nordest e nelle province di Padova, Rovigo e Venezia si registra un dato inferiore in maniera significativa al dato veneto. I dati relativi ai risultati conseguiti dagli allievi dei Cfp sono riportati nelle Tabelle 73 e 74. Tab. 73 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10, Cfp. Area geografica Italiano Matematica % Errore standard % Errore standard Treviso Veneto 46,8 47,9 - 30,0 29,5 - Nordest 48,1 - 29,6 - Italia 47,8 - 29,1 - Fonte: Invalsi, Ufficio statistico. Per le motivazioni espresse in apertura del capitolo, non essendoci un campione di riferimento i dati vanno letti in termini assoluti, senza però poter affermare se le differenze siano o meno significative. Dalle Tabelle si può evincere che i dati percentuali medi conseguiti in Provincia di Treviso nella prova di italiano sono inferiori a quelli conseguiti nelle macroaree di riferimento (raffronto con l’Italia -0,95 punti percentuali, con il Nordest -1,33 punti percentuali, con il Veneto -1,14 punti percentuali). Tra le province venete, Treviso si situa in una migliore posizione rispetto alle province di Rovigo (+3,01 punti percentuali), di Venezia (+0,5 punti percentuali) e di Padova (+0,05 punti percentuali) e peggiore rispetto alle province di Belluno (-3,4 punti percentuali), Vicenza (-2,83 punti percentuali) e Verona (-2,68 punti percentuali). Nella prova di matematica, invece, i risultati raggiunti dagli studenti dei Cfp della provincia sono superiori a quelli conseguiti dagli studenti delle macroaree di riferimento: +0,59 punti percentuali sul Veneto, +0,46 punti percentuali sul Nordest e +0,92 punti percentuali sull’Italia. Infine, la graduatoria delle province del Veneto pone Treviso prima di Padova (+1,42 punti percentuali), Rovigo (+3,43 punti percentuali), Venezia (+1,74 punti percentuali) e Vicenza (+1,29 punti percentuali), ma dietro a Belluno (-2,35 punti percentuali) che si classifica come la prima provincia del Veneto per risultati elle prove Invalsi nei Cfp, e Verona (-0,88 punti percentuali). 111 Tab. 74 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10, Cfp. Area geografica Treviso Belluno Padova Rovigo Venezia Vicenza Verona Italiano 46,8 50,2 46,8 43,8 46,3 49,6 49,5 Matematica 30,0 32,4 28,6 26,6 28,3 28,8 30,9 Fonte: Invalsi, Ufficio statistico. 8. For mazione univer sitar ia degli studenti tr evigiani Anche nel presente Rapporto si utilizzano i dati raccolti dal ministero dell’Università e della Ricerca, Ufficio di Statistica19. L’indagine Miur rileva gli immatricolati20 al 31 luglio di ciascun anno e i laureati con riferimento all’anno solare precedente. Vengono presi in esame gli anni accademici compresi tra il 2004/2005 e il 2012/2013: per tali anni vengono esaminati, come nei precedenti Rapporti, le immatricolazioni in totale, il tasso di passaggio degli studenti forniti di diploma di scuola secondaria di secondo grado alla formazione universitaria, l’andamento delle immatricolazioni in relazione alle diverse tipologie di percorsi previsti dal vecchio e dal nuovo ordinamento 21 degli studi universitari, l’andamento delle immatricolazioni per aree disciplinari di afferenza22. 8.1. Andamento delle iscr izioni all’u u niver sità L’accesso degli studenti trevigiani alla formazione universitaria si conferma in diminuzione; l’ulteriore decremento rispetto all’anno accademico precedente porta ad un totale di immatricolati inferiore di circa 8 punti percentuali rispetto al totale registrato nell’anno accademico 2003/04 assunto come anno di riferimento (Tabella 75). Anche il tasso di passaggio 23 alla formazione universitaria da parte degli studenti trevigiani appare in ulteriore diminuzione (Tabella 76). 19. Si vedano le avvertenze riportate in nota 1. 20. Si intendono come immatricolati tutti gli studenti che si iscrivono per la prima volta ad un corso di studi universitario (triennale, vecchio ordinamento oppure ciclo unico o magistrale a ciclo unico). Non vengono conteggiati come immatricolati gli studenti che si iscrivono al primo anno di un corso di laurea specialistica. 21. Non vengono rilevati dall’indagine Miur i dati relativi agli studenti trevigiani iscritti al primo anno di una laurea specialistica. 22. Il Miur ha ridefinito i “Gruppi disciplinari” (termine che, peraltro, viene utilizzato ancora da Almalaurea e Istat) come “Aree disciplinari di afferenza” non del corso di laurea, ma della classe di laurea a cui appartiene il corso. L’attribuzione alle aree avviene sulla base della classe di laurea a cui appartiene ciascun corso: si superano in tal modo alcune imprecisioni rinvenibili nella precedente classificazione. 23. Il tasso di passaggio dalla scuola all’università – calcolato rapportando il totale degli immatricolati di un dato anno accademico ai diplomati dell’anno scolastico precedente – offre una stima per eccesso della “probabilità” di 112 Nell’ultimo anno accademico preso in esame l’88,7% degli studenti si iscrive alle lauree triennali, l’11,3% a lauree specialistiche o magistrali a ciclo unico (Tabella 78); non risultano immatricolati alle lauree del vecchio ordinamento. Tab. 75 – Dinamica del numero totale degli studenti immatricolati a corsi di studio universitario residenti in provincia di Treviso. Anno Accademico Numero di immatricolati Differenza su anno accademico precedente Indice (anno accademico 2003/04=100) 2003/04 3.655 - 100,0 2004/05 3.709 54 101,5 2005/06 3.594 -115 98,3 2006/07 3.423 -171 93,7 2007/08 3.363 -60 92,0 2008/09 3.363 0 92,0 2009/10 3.583 220 98,0 2010/11 3.492 -91 95,5 2011/12 3.422 -70 93,6 2012/13 3.357 -65 91,8 Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati Miur, Ufficio di Statistica. Indagine sull’istruzione universitaria. Tab. 76 – Confronto tra output della scuola secondaria di II grado e passaggio alla formazione universitaria. Scuola secondaria di II grado Anno Numero totale dei scolastico diplomati Università Anno N. totale degli accademico immatricolati 2002/03 5.753 2003/04 3.655 63,5 2003/04 5.911 2004/05 3.709 62,7 2004/05 5.688 2005/06 3.594 63,2 2005/06 5.582 2006/07 3.423 61,3 2006/07 5.652 2007/08 3.363 59,5 2007/08 5.906 2008/09 3.363 56,9 2008/09 6.001 2009/10 3.583 59,7 2009/10 5.865 2010/11 3.492 59,5 2010/11 6.162 2011/12 3.422 55,5 2011/12 6.345 2012/13 3.357 52,9 Tasso di passaggio alla formazione universitaria Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto e Miur, Ufficio di Statistica. Indagine sull’istruzione universitaria. una singola generazione di diplomati di proseguire gli studi all’università, in quanto i giovani che si immatricolano all’università possono provenire da più di una generazione di diplomati. 113 Se si confrontano le immatricolazioni per aree disciplinari negli anni accademici 2005/06, 2008/09, 2011/12 e 2012/13 si rileva (Tabella 77 e Grafico 1) che l’area economico-statistica, l’area ingegneria e l’area medica negli ultimi due anni presi in esame occupano, rispettivamente, le prime tre posizioni nella graduatoria delle scelte operate all’atto dell’iscrizione al corso universitario. Le prime due si presentano in crescita in termini assoluti e percentuali mentre la terza risulta in diminuzione dopo l’incremento registrato nell’anno accademico precedente risultano in crescita, in termini di peso percentuale, le scelte a favore dell’area educazione fisica e dell’area scientifica si confermano in diminuzione, in termini assoluti e percentuali, le scelte a favore dell’area politico-sociale e dell’area architettura mostrano un andamento alterno l’area linguistica, l’area giuridica, l’area letteraria, l’area agraria, l’area psicologica, l’area insegnamento, l’area chimico-farmaceutica, l’area geo-biologica l’area difesa e sicurezza risulta assente. Graf. 1 – Studenti immatricolati anni accademici 2005/06, 2008/09, 2011/12 e 2012/13: confronto aree disciplinari sul totale degli immatricolati (valori percentuali). Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati Miur, Ufficio di Statistica. Indagine sull’istruzione universitaria. 114 8.2. Andamento delle immatr icolazioni ai cor si di scienze, matematica e tecnologia 24 Tra gli anni accademici 2009/10 e 2012/13, a fronte di una diminuzione del 6,3% del totale di immatricolazioni a corsi di studio universitario, le immatricolazioni ai corsi di scienze, matematica e tecnologia25 diminuiscono del 4,1% contro il 7% registrato per gli altri corsi. Se si prende in esame il complesso delle immatricolazioni a corsi di studio universitari, quelle ai corsi di scienze, matematica e tecnologia rappresentano nell’ultimo anno accademico considerato una quota del 27,8%, leggermente superiore al 27,3% registrato nel 2009/1026 (Tabella 79). 9. Sintesi 1. 2. Le iscrizioni alle classi prime del secondo ciclo nella provincia di Treviso per l’a.s. 2013/14 sono state 8.284; prevalgono le iscrizioni ai licei e, nell’ordine, agli istituti tecnici e agli istituti professionali. Tra gli indirizzi liceali risulta prevalente il liceo scientifico; nell’istruzione tecnica il settore tecnologico, complessivamente, raccoglie una percentuale più consistente di iscrizioni, anche se i due indirizzi che ottengono il maggior numero di scelte, singolarmente considerati, sono quelli del settore economico; nell’istruzione professionale oltre il 70% degli studenti sceglie il settore servizi, con una netta prevalenza dei servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera. Nell’ultimo anno formativo si rileva una lieve ripresa degli iscritti ai percorsi di Iefp; l’area meccanica, impianti e costruzioni risulta per tutti gli Iefp, sia attivati presso gli Ip che presso i Cfp, quella prevalente sia in termini assoluti che percentuali. Il numero dei diplomati nell’anno scolastico 2012/13 è di 6.407 unità. Dai dati si evince un rendimento complessivo del sistema (misurato in termini di diplomati sul totale degli scrutinati) pari al 95,1%, inferiore di 4 punti percentuali al tasso di successo dei soli esami di stato che è pari al 99,1%. Il tasso complessivo di non ammissione alla classe successiva, per le classi antecedenti alla quinta, considerando sia gli scrutini di giugno che lo 24. In linea con le definizioni internazionali, i corsi di scienze, matematica e tecnologia per l’Italia comprendono i corsi di laurea delle seguenti classi: ai sensi del d.m. 509/99: 1, 4, 7, 8, 9, 10, 12, 21, 24, 25, 26, 30, 32, 37, 42 e 4/S; ai sensi del d.m. 270/04: L 2, L 4, L 6, L 7, L 8, L 9, L 13, L17, L 21, L 23, L 27, L 29, L 30, L 31, L 34, L 35, L 41 e LM 4cu; si veda, in proposito, Miur (2011), L’Università in cifre 2009-2010, Roma, Settembre. 25. Si veda paragrafo 8.1. 26. I dati delle immatricolazioni ai corsi di scienze, matematica e tecnologia sono stati ricalcolati sulla base della definizione riportata nella nota 17. 115 3. 4. 5. scioglimento della sospensione del giudizio, è pari al 10,4% degli studenti scrutinati, con una punta del 15,4% nelle classi prime per scendere al 6,6% nelle classi quarte: preoccupante risulta, pertanto, il tasso di dispersione nelle classi prime. Gli studenti che hanno conseguito un titolo di qualifica al termine di un percorso triennale di Iefp sono 822. Prendendo in esame gli anni formativi dal 2009/10 al 2012/13, si registra un incremento del 12% dei qualificati che riguarda sia la componente maschile che quella femminile; le aree meccanica, impianti e costruzioni, servizi alla persona e servizi commerciali continuano ad occupare le prime tre posizioni. Gli allievi frequentanti nell’a.s. 2013/14 i nuovi ordinamenti (quindi, dalla classe prima alla classe quarta), posti in essere a partire dall’a.s. 2010/11 in seguito all’emanazione dei Regolamenti di riordino del secondo ciclo, sono 29.715, così distribuiti: circa il 42% frequenta un indirizzo liceale, il 37% indirizzi dell’istruzione tecnica, una quota che si avvicina al 21% indirizzi dell’istruzione professionale. Gli studenti che complessivamente nell’a.f. 2013/14 frequentano percorsi di Iefp sono 3.212 presso i Cfp e 779 presso gli istituti professionali. Il 24,9% degli studenti che frequentano percorsi di istruzione è in ritardo: prendendo a riferimento il totale degli allievi, il 18,2% è in ritardo di un anno, il 5,4% di due anni; l’1,4% di tre o più anni. Se si analizza il ritardo in rapporto ai diversi ordini, si rileva che gli alunni in ritardo nei licei rappresentano il 12,5% degli alunni frequentanti, nei tecnici il 22,8%, nei professionali il 45,9%. Gli alunni stranieri frequentanti nell’a.s. 2012/13 scuole trevigiane (statali e paritarie, comprese le scuole dell’infanzia) assommano a 19.102 unità, pari al 14,3% degli studenti; il 43,5% degli studenti stranieri è nato all’estero. Nella scuola primaria, la presenza di alunni stranieri è pari al 16,9% (7.474 allievi di cui il 26,5% nato all’estero); si rileva una decisa stabilità nel numero assoluto di bambini stranieri nell’a.s. 2012/13 rispetto all’a.s 2011/12 e una lieve diminuzione delle nazioni rappresentate. Nella scuola secondaria di primo grado, gli alunni stranieri rappresentano il 15,8% (4.265 alunni di cui il 61,8% è nato all’estero); rispetto all’a.s. 2011/12, si rileva un leggero decremento nel numero di allievi stranieri e, più marcato, nelle nazionalità. Nella scuola secondaria di secondo grado, la presenza si attesta sul 9,8% (3.766 allievi di cui l’89,5% è nato all’estero); anche in questo caso si assiste ad un lieve decremento nel numero degli allievi e nelle nazionalità. La quota di alunni stranieri nei Cfp nell’a.s. 2013/14 è del 27,5%; negli ultimi due anni formativi si rileva, comunque, una significativa diminuzione sia nel numero degli alunni stranieri che nel numero di stati esteri di provenienza. La Romania si conferma l’unico paese della Ue a collocarsi nella classifica dei primi quindici paesi di provenienza di alunni stranieri. 116 6. 7. Il fatto che aumenti la percentuale di allievi nati in Italia ha come conseguenza che un sempre maggiore numero di alunni stranieri abbia una lunga scolarizzazione, anche se non completa, in scuole italiane; ciò riduce di molto le difficoltà di inserimento di tipo linguistico, ma non quelle di natura culturale e sociale, che potrebbero invece col tempo acuirsi nelle seconde generazioni, a causa dei conflitti identitari tra cultura d’origine e cultura del paese ospite. Per ciò che riguarda le prove Invalsi, nella prova di italiano la percentuale di risposte corrette degli studenti della Provincia di Treviso interessati alla rilevazione non si discosta in maniera statisticamente significativa dal dato nazionale poiché compresa nell’intervallo di confidenza di questo dato. Al contrario, essa è inferiore in maniera statisticamente significativa al dato del Veneto e al dato del Nordest. Tale risultato complessivo, però, deve tenere conto del fatto che il dato della provincia comprende anche gli esiti della prova di italiano degli studenti dei Cfp non ricompresi nei campioni di riferimento. Nella prova di matematica, la percentuale di risposte corrette date dagli studenti della provincia, benché calcolata anche sugli esiti degli studenti dei Cfp, è superiore in maniera statisticamente significativa alla percentuale nazionale, mentre non si discosta in maniera statisticamente significativa né dal dato del Nordest né da quello della regione Veneto. Se si confrontano i risultati provinciali con le altre province del Veneto, gli studenti trevigiani conseguono un risultato superiore nella prova di italiano agli studenti delle province di Belluno, Padova, Rovigo e Venezia, di poco inferiore agli studenti della provincia di Vicenza, e inferiore agli studenti veronesi che conseguono il miglior risultato della regione. Nella prova di matematica il dato trevigiano è superiore a quello conseguito dagli allievi delle province di Verona, Venezia e Rovigo, praticamente uguale a quello degli studenti padovani, inferiore a quello delle altre province. L’accesso degli studenti trevigiani alla formazione universitaria si presenta in ulteriore diminuzione rispetto all’anno accademico precedente; anche il tasso di passaggio alla formazione universitaria da parte degli studenti trevigiani è in ulteriore decremento; le tre aree che occupano le prime tre posizioni nella graduatoria delle scelte operate all’atto dell’iscrizione al corso universitario si confermano l’area economico-statistica, l’area ingegneria e l’area medica. Le immatricolazioni ai corsi di scienze, matematica e tecnologia diminuiscono in misura inferiore a quella che si rileva per gli altri corsi di studio universitario. 117 118 IT09 IT10 IT13 Elettronica ed elettrotecnica (biennio comune) Informatica e telecomunicazioni (biennio comune) IT05 Meccanica, meccatronica ed energia (biennio comune) Trasporti e logistica (biennio comune) Cod. Indir. Indirizzo Settor e tecnologico ITET ITAT ITIA ITTL Automazione Informatica Telecomunicazioni ITEC Elettronica Elettrotecnica ITLG Logistica ITCS Costruzione del mezzo ITCD ITEN Energia Conduzione del mezzo ITMM Cod. Artic. Meccanica e meccatronica Articolazioni 10.1. Istituti tecnici: codici indir izzi, ar ticolazioni ed opzioni 10. Appendice ITCR Conduzione del mezzo aereo ITCI ITCN Costruzioni navali Conduzione del mezzo navale Conduzione di apparati ed impianti marittimi ITCT ITCV Costruzioni aeronautiche ITMP ITML Tecnologie del legno Cod. Opz. ITMO Tecnologie delle materie plastiche Tecnologie dell’occhiale Opzioni 119 IT15 IT16 IT19 IT21 IT24 Grafica e comunicazioni (biennio comune + triennio) Chimica, materiali e biotecnologie (biennio comune) Sistema moda (biennio comune) Agraria, agroalimentare e agroindustria (biennio comune) Costruzioni, ambiente e territorio (biennio comune) Cod. Indir. IT01 IT04 Indirizzo Amministrazione, finanza e marketing (biennio comune) Turismo (Biennio + Triennio) Settor e economico Cod. Indir. Indirizzo ITCA ITGT Costruzione ambiente e territorio (triennio) Geotecnico Amministrazione finanza e marketing (triennio) Relazioni internazionali Sistemi informativi aziendali ITRI ITSI ITAF Cod. Artic. ITVE Viticoltura ed enologia Articolazioni ITPT ITGA Calzature e moda Gestione dell’ambiente e del territorio ITCZ Tessile, abbigliamento e moda Produzioni e trasformazioni ITBS ITAM Biotecnologie sanitarie ITBA ITCM Cod. Artic. Biotecnologie ambientali Chimica e materiali Articolazioni Opzioni Enotecnico (solo 6° anno) Tecnologie del legno nelle costruzioni Tecnologie del cuoio Tecnologie cartarie Opzioni Cod. Opz. ITCL ITVT ITGC ITTC Cod. Opz. 120 IP08 IP05 IP02 IP01 Cod. Indir. Cod. Indir. IP09 IP10 Indirizzo Manutenzione ed assistenza tecnica (biennio comune + triennio) Produzioni industriali e artigianali (biennio comune) Settor e industr ia e ar tigianato Servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale (biennio comune + triennio) Servizi socio-sanitari (biennio + triennio) Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalita’ alberghiera (biennio comune) Servizi commerciali (biennio comune + triennio) Indirizzo Settor e ser vizi Artigianato (triennio) Industria (triennio) Articolazioni IPAG IPID Cod. Artic. IP03 IPEN IP06 IP07 Enogastronomia (triennio) Servizi di sala e di vendita (triennio) Accoglienza turistica (triennio) IP04 Cod. Artic. Odontotecnico (biennio + triennio) Ottico (biennio + triennio) Articolazioni 10.2. Istituti pr ofessionali: codici indir izzi, ar ticolazioni ed opzioni Apparati, impianti e servizi tecnici industriali e civili Manutenzione dei mezzi di trasporto Arredi e forniture di interni Produzioni audiovisive Produzioni tessili sartoriali Produzioni artigianali del territorio Opzioni Promozione commerciale e pubblicitaria Prodotti dolciari artigianali ed industriali Gestione risorse forestali e montane Valorizzazione e commercializzazione dei prodotti agricoli del territorio Opzioni IPMM IPAF IPAV IPTS IPAT IPAI Cod. Opz. IPCP IPPD IPVP Cod. Opz. IPGF 121 1 1.950 23 1 1.542 Area educazione fisica Area difesa e sicurezza Totale immatricolati trevigiani MF 3.492 2 36 89 171 283 289 291 246 539 158 187 474 351 148 128 100 100,0 0,1 1,0 2,5 4,9 8,1 8,3 8,3 7,0 15,4 4,5 5,4 13,6 10,1 4,2 3,7 2,9 MF% M 1.474 0 24 13 8 50 66 80 74 286 92 88 373 106 79 41 94 1.948 0 14 78 133 268 166 164 153 298 75 93 76 224 93 79 34 F 3.422 0 38 91 141 318 232 244 227 584 167 181 449 330 172 120 128 MF A. A. 2011/12 100,0 0,0 1,1 2,7 4,1 9,3 6,8 7,1 6,6 17,1 4,9 5,3 13,1 9,6 5,0 3,5 3,7 MF% Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati Miur, Ufficio di Statistica. Indagine sull’istruzione universitaria. 13 71 18 Area psicologica 163 244 8 39 Area linguistica 193 Area insegnamento 96 Area letteraria 182 165 81 109 Area giuridica 64 267 94 89 71 272 98 Area architettura Area agraria Area economicostatistica Area politico-sociale 403 Area ingegneria 233 93 55 118 Area medica 80 48 F 21 M A. A. 2010/11 79 Area scientifica Area chimicofarmaceutica Area geo-biologica Area disciplinare di afferenza Tab. 77 – Studenti trevigiani immatricolati per aree disciplinari. 10.3. Appendice statistica 3.357 0 38 88 147 306 230 191 195 652 160 167 458 308 140 124 153 MF 100,0 0,0 1,1 2,6 4,4 9,1 6,9 5,7 5,8 19,4 4,8 5,0 13,6 9,2 4,2 3,7 4,6 MF% A. A. 2012/13 -3,9 -100,0 5,6 -1,1 -14,0 8,1 -20,4 -34,4 -20,7 21,0 1,3 -10,7 -3,4 -12,3 -5,4 -3,1 53,0 Var.% 12/1310/11 MF -1,9 - 0,0 -3,3 4,3 -3,8 -0,9 -21,7 -14,1 11,6 -4,2 -7,7 2,0 -6,7 -18,6 3,3 19,5 Var.% 12/1311/12 MF 122 1.950 263 0 1.651 36 F 3.492 419 0 3.035 38 MF 100,0 12,0 0,0 86,9 1,1 MF% 1.474 152 0 1.322 0 M 1.948 279 0 1.669 0 F 3.422 431 0 2.991 0 MF A. A. 2011/12 100,0 12,6 0,0 87,4 0,0 MF% 1.950 1.665 285 F 3.492 2.534 958 MF 100,0 72,6 27,4 MF% 1.474 836 638 M 1.948 1.657 291 F 3.422 2.493 929 MF A.A. 2011/12 100,0 72,9 27,1 MF% 3.357 381 0 2.976 0 MF 3.357 2.423 934 MF 100,0 72,2 27,8 MF% -3,9 -4,4 -2,5 MF Var.% 12/1310/11 -3,9 -9,1 - -1,9 -100,0 MF -1,9 -2,8 0,5 MF Var.% 12/1311/12 -1,9 -11,6 - -0,5 - MF Var.% 12/13- Var.% 12/1310/11 11/12 A.A. 2012/13 100,0 11,3 0,0 88,7 0,0 MF% A. A. 2012/13 Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati Miur, Ufficio di Statistica. Indagine sull’istruzione universitaria. Nota: (*) si tratta di studenti che si immatricolano ad una laurea triennale nei corsi indicati, definiti come alla nota 26. 1.542 869 Altri corsi Totale immatricolati trevigiani 673 Corsi di matematica, scienze e tecnologie M A.A. 2010/11 Tab. 79 – Studenti trevigiani immatricolati per corsi di matematica, scienze e tecnologie. Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati Miur, Ufficio di Statistica. Indagine sull’istruzione universitaria. 1.542 156 Laurea Specialistica/magistrale a ciclo unico (Lscu) Totale immatricolati trevigiani 0 1.384 2 M Laurea specialistica (Ls), magistrale (Lmg) Laurea triennale (L) Laurea (v.o. - Cdl) Tipologia del corso di laurea A. A. 2010/11 Tab. 78 – Studenti trevigiani immatricolati per tipologia di laurea. 4. La dinamica occupazionale e il ricorso agli ammortizzatori sociali di Maurizio Gambuzza e Maurizio Rasera* Si è concluso anche il 2013 ed ancora, soprattutto a livello occupazionale, è assai difficile intravvedere segnali che possano in qualche modo sancire una inversione di tendenza rispetto a quello che ormai è, da sei anni a questa parte, un trend di decisa contrazione. Il sistema economico provinciale, come del resto anche quello regionale, non sembra essere riuscito ad arrestare la fase di ridimensionamento; edilizia e manifatturiero, pur in una disomogeneità di comportamenti se riferiti alle singole imprese, vedono precedere i dati di bilancio occupazionale da un vistoso segno meno. Il ciclo economico internazionale ha invece evidenziato delle prime tendenze di miglioramento, soprattutto in alcune delle economie avanzate, a fronte di manifeste difficoltà dei paesi emergenti dove i tassi di cambio sono crollati come conseguenza del ritorno degli investitori sui mercati occidentali sia per quanto riguarda i titoli dei debiti pubblici che per quelli quotati nelle borse. Le dinamiche di crescita dei Bric hanno subito ridimensionamenti che scontano, anche se non soltanto, situazioni di instabilità interna, in parte dovute a motivazioni di natura politica (prossimità di tornate elettorali, ricambi non indolori delle classi dirigenti etc.) e in parte al nascere ed intensificarsi di rivendicazioni sociali fino a poco tempo fa del tutto sconosciute. L’economia italiana ha visto arrestarsi la caduta del Pil nel terzo trimestre del 2013 e nel quarto vi è stata una variazione favorevole. Le previsioni per l’anno in corso sono positive, ma non certo di natura tale da far presagire chissà quali effetti di incremento sul versante occupazionale (le differenti stime prodotte da Confindustria, Fmi, Istat, Banca d’Italia vedono la crescita del pil oscillare da un minimo dello 0,6 ad un massimo dello 0,8%). In Veneto le cose non andranno in maniera sostanzialmente diversa rispetto al resto del paese: se nel corso del 2013 il pil era diminuito dell’1,6% (a fronte dell’1,9% a livello nazionale) le previsioni di Prometeia vedono per il 2014 una crescita dell’1%, sostenuta essenzialmente dall’espansione delle esportazioni (+4,2%) e non dalla domanda interna. Le ripercussioni sul mercato del lavoro sono ancora molto significative: in Veneto nell’ultimo anno sono state perse ulteriori 18,6mila posizioni di lavoro * Veneto Lavoro. 123 dipendente, a Treviso 4,5mila ed in entrambi gli ambiti territoriali va segnalato il largo impiego degli ammortizzatori sociali che mirano alla salvaguardia dei posti di lavoro (le diverse casse integrazione, i rapporti di solidarietà) che hanno decisamente contribuito a mitigare, almeno temporaneamente, l’intensità dei processi di espulsione. Le prospettive, però, su questo versante non sono particolarmente rosee perché le risorse tendono costantemente a ridursi e diventa sempre più difficile stanziare fondi quando il gettito si riduce. In periodo di scarsità diventa imperativo fare scelte e non sarà facile per i decisori politici, soprattutto in un quadro di riferimento europeo che, nonostante gli esiti fino ad ora poco incoraggiati in termini di risultati concreti, vede ancora nella severa politica di bilancio l’unica cura per l’economia in difficoltà. Nei paragrafi che seguono si cercherà di dare dettagliatamente conto di quali siano stati gli effetti concreti sulle dinamiche occupazionali nel perdurare delle difficoltà economiche, con molta attenzione ai dati amministrativi che, in questa fase, sembrano essere gli unici in grado di rendere conto efficacemente delle tendenze congiunturali in atto. 1. La r ilevazione continua delle for ze lavor o Il riferimento principale e punto di partenza per l’analisi delle caratteristiche e delle dinamiche complessive dell’occupazione nel nostro Paese è rappresentato dalle informazioni derivanti dall’indagine continua sulle forze di lavoro dell’Istat (d’ora in avanti Rcfl) che, a cadenza annuale, fornisce indicazioni articolate anche a livello provinciale. Come abbiamo sottolineato più volte nei precedenti Rapporti, si tratta di dati frutto di un’indagine campionaria la cui attendibità risulta decrescente man mano che si prendono in considerazione ambiti spaziali e aggregati di popolazione più ridotti. Quindi daremo inevitabilmente meno risalto alle indicazioni di tendenza che da essa emergono, per focalizzare invece l’attenzione sulla lettura dei caratteri strutturali del mercato del lavoro provinciale e dei principali indicatori ufficiali in prospettiva comparata, rinviando poi alle fonti amministrative il monitoraggio puntuale delle tendenze degli ultimi anni. Nel 2013 gli occupati in provincia risultano in media annua 383mila, 220 dei quali uomini (il 57,4%); il peso del lavoro dipendente si mantiene superiore rispetto al livello registrato nel complesso della regione, il 77,5% contro il 76%. I disoccupati hanno raggiunto le 30mila unità, con una significativa prevalenza dei maschi (Tabella 1). Gli indicatori sintetici rendono conto del progressivo peggioramento delle condizioni occupazionali rispetto ai dati pre-crisi, particolarmente rilevante per la componente maschile. Il tasso di disoccupazione raggiunge il 7,3%, un valore più che doppio di quello registrato sei anni prima, con una crescita particolarmente marcata per gli uomini che, rispetto ad un livello più che fisiologico riscontrabile ancora nel 2008 (appena il 2%), toccano nell’ultimo anno il 6,7%; tale tendenza 124 segna una riduzione significativa delle differenze di genere, che si attestano ora ad appena 1,4 punti percentuali a favore della componente maschile. Anche il tasso di occupazione, che è pari nel complesso al 64,4% e al 73,1% per gli uomini, risulta distante dal livello pre-crisi quando i medesimi valori erano rispettivamente il 68,3% e il 78,1%. La quota degli occupati nell’industria sul totale si è ridotta al 41% ma rimane stabilmente superiore rispetto a quella riscontrata nel complesso della regione (Tabella 2). Tab. 1 – Forze di lavoro in provincia di Treviso per genere (in migliaia). Anni 20082013. 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Popolazione 15 anni ed oltre 373 377 379 382 384 385 Forze di lavoro 15 e più 175 160 156 162 173 177 Occupati 15 anni e più 166 149 141 151 162 163 9 12 15 11 11 14 Tasso di attività (15-64) 61,5 55,9 54,2 56,0 59,8 60,5 Tasso di occupazione (15-64) 58,2 51,8 49,0 52,3 55,8 55,6 5,3 7,3 9,5 6,6 6,6 8,1 Popolazione 15 anni ed oltre 360 363 364 366 367 363 Forze di lavoro 15 e più 238 234 239 235 242 236 Occupati 15 anni e più 234 227 228 226 229 220 Femmine Disoccupati 15 anni e più Tasso di disoccupazione (15 e più) Maschi Disoccupati 15 anni e più 5 7 11 10 13 16 Tasso di attività (15-64) 79,7 77,6 79,1 78,4 80,3 78,5 Tasso di occupazione (15-64) 78,1 75,3 75,5 75,1 75,8 73,1 2,0 3,0 4,5 4,2 5,4 6,7 Popolazione 15 anni ed oltre 733 740 744 747 750 748 Forze di lavoro 15 e più 413 395 395 398 416 413 Occupati 15 anni e più 399 376 369 377 391 383 14 19 26 21 25 30 Tasso di attività (15-64) 70,7 66,9 66,9 67,3 70,2 69,6 Tasso di occupazione (15-64) 68,3 63,8 62,5 63,8 65,9 64,4 3,4 4,7 6,5 5,2 5,9 7,3 Tasso di disoccupazione (15 e più) Totale Disoccupati 15 anni e più Tasso di disoccupazione (15 e più) Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Istat Rcfl. 125 Tab. 2 – Occupati totali e dipendenti in provincia di Treviso (in migliaia). Anni 2008-2013. 2008 2009 2010 2011 2012 2013 399 376 369 377 391 383 8 8 12 10 12 12 Occupati industria in senso stretto Occupati costruzioni 141 33 135 29 129 36 135 38 140 34 133 24 Occupati totale industria Occupati totale altre attività 175 217 164 203 165 193 173 194 174 205 157 214 Treviso Occupati totali Occupati agricoltura Dipendenti totali 302 297 287 297 302 297 Dipendenti agricoltura Dipendenti industria in senso stretto [2] 122 [2] 119 [3] 118 4 122 7 125 6 119 Dipendenti costruzioni Dipendenti totale industria 21 143 17 136 20 138 22 144 20 144 17 136 Dipendenti totale altre attività Quota occ. agricoltura su totale occupati 157 2,0 159 2,2 146 3,2 150 2,7 151 3,0 155 3,1 Quota occ. industria su totale occupati 43,8 43,7 44,7 45,8 44,5 41,0 Quota occ. terziario su totale occupati Quota dipendenti su totale occupati 54,2 75,7 54,1 79,0 52,2 77,6 51,5 78,8 52,5 77,3 55,9 77,5 Quota dipendenti industria su totale industria Tasso di industrializzazione 81,8 23,8 82,7 22,2 83,5 22,2 83,3 23,1 82,9 23,2 86,6 21,0 Tasso di terziarizzazione 29,5 27,5 25,9 26,0 27,4 28,6 2.159 61 2.112 60 2.112 68 2.134 70 2.136 75 2.082 66 675 180 636 172 589 175 617 28 602 167 576 148 Veneto Occupati totali Occupati agricoltura Occupati industria in senso stretto Occupati costruzioni Occupati totale industria 855 808 764 790 769 724 1.243 1.670 1.243 1.654 1.280 1.609 1.275 1.640 1.292 1.634 1.292 1.583 Dipendenti agricoltura Dipendenti industria in senso stretto 20 589 21 571 23 520 24 546 27 531 21 505 Dipendenti costruzioni 110 105 102 99 97 88 Dipendenti totale industria Dipendenti totale altre attività 700 951 675 957 622 964 645 971 628 979 593 970 Quota occ. agricoltura su totale occupati Quota occ. industria su totale occupati 2,8 39,6 2,8 38,3 3,2 36,2 3,3 37,0 3,5 36,0 3,2 34,8 Quota occ. terziario su totale occupati Quota dipendenti su totale occupati 57,6 77,3 58,9 78,3 60,6 76,2 59,7 76,8 60,5 76,5 62,1 76,0 Quota dipendenti industria su totale industria 81,8 83,5 81,5 81,6 81,6 81,9 Tasso di industrializzazione Tasso di terziarizzazione 20,8 30,2 19,4 29,9 18,3 30,6 18,8 30,4 18,3 30,6 17,3 30,9 Occupati totale altre attività Dipendenti totali Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Istat Rcfl. 126 2. I flussi del mer cato del lavor o Tenendo conto della differenza di universi e di modalità di rilevazione tra i dati amministrativi desunti dalla fonte Silv e quelli della Rfl, possiamo proporre un bilancio occupazionale dettagliato a partire dall’insieme del lavoro dipendente attivato dalle imprese del settore privato e dalla pubblica amministrazione della provincia di Treviso, con l’esclusione dei contratti di job on call, del lavoro domestico e del lavoro parasubordinato (che saranno trattati a parte). Gli effetti occupazionali in termini di intensità, di pervasività, di durata e di caratterizzazioni specifiche della crisi in atto sono riassunte nei grafici che documentano le variazioni mensili cumulate a carico delle principali macrocomponenti di domanda e offerta (Grafici 1, 2, 3). L’andamento complessivo del lavoro dipendente evidenzia la caduta occupazionale che a partire dall’inizio del 2008 è giunta a cumulare 21mila posizioni di lavoro (Grafico 1), caduta che sarebbe ancora più rilevante se come punto di partenza fosse preso il maggio di quell’anno quando gli occupati in provincia raggiunsero il massimo storico. Nell’ultimo anno sono state oltre 4,4mila le nuove perdite (più o meno sugli stessi livelli del 2012) che sono andate a cumularsi alle precedenti. Le curve disegnano i diversi andamenti che hanno caratterizzato le componenti di genere e di nazionalità, mostrando come solo le donne straniere siano riuscite a mantenere costantemente i livelli pre-crisi, almeno con riferimento al volume complessivo e non al destino individuale 1. La componente italiana nel suo insieme è responsabile di oltre 2/3 della perdita di posizioni lavorative, con massimo effetto sui maschi (+10mila) che anche tra gli stranieri risultano fortemente penalizzati (-4,7mila). Continua l’emorragia dell’industria (Grafico 2) come pure, e con ancora minori oscillazioni nel corso dei mesi, quella che si registra nel settore delle costruzioni, con quantità diverse dovute anche al rispettivo peso occupazionale che i settori hanno in provincia: la prima ha raggiunto le -18,6mila posizioni lavorative e la seconda le -6,4mila. In positivo invece il bilancio che fanno segnare l’agricoltura (un +600 posizioni complessive, con un andamento costantemente positivo) e soprattutto i servizi (+3,2mila) che nel corso del 2013 è sempre stato positivo anche al netto degli effetti stagionali. 1. Da precedenti ricerche condotte si evidenzia come, a fronte di un volume anche stabile di presenza occupazionale, per la componente straniera si sia in realtà assistito in questi anni di crisi ad un elevato turnover degli individui, con abbandoni e new entry che hanno comunque caratterizzato un mercato del lavoro diventato sicuramente più ingessato e meno dinamico. 127 Graf. 1 – Variazioni occupazionali mensili per genere e nazionalità: 31 dicembre 2007-31 dicembre 2013. Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv. Graf. 2 – Variazioni occupazionali mensili per macrosettore: 31 dicembre 2007-31 dicembre 2013. Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv. 128 Approfondendo l’analisi sul manifatturiero2 (Grafico 3), componente prioritaria del sistema produttivo provinciale, ben si può mettere in luce la gerarchia delle difficoltà (ed anche dei diversi pesi nello stock di occupati): con andamenti convergenti, anche se leggermente sfasati nelle cadenze mensili nel corso degli anni come conseguenza di una diversa “stagionalità”, sono il metalmeccanico (-6mila), il legno mobilio (-5,6mila) ed il sistema moda (-4mila) a generare gran parte della caduta occupazionale. Graf. 3 – Variazioni occupazionali mensili per settori industriali: 31 dicembre 2007-31 dicembre 2013. Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv. Il giudizio sul 2013 non può di conseguenza discostarsi molto rispetto a quello espresso nel corso degli ultimi anni, data la sostanziale conferma di quelle che sono state le principali tendenze, anche se qualche cosa sembra muoversi nel mercato del lavoro: le assunzioni hanno, ad esempio, finito di ridursi e sono salite a poco meno di 92mila, con un incremento rispetto all’anno precedente di circa due punti percentuali (Tabella 33) che ha interessato abbastanza omogeneamente tutte le componenti, indipendentemente dal genere e dalla nazionalità. Nonostante questa 2. Gli andamenti del quale sono stati dettagliatamente analizzati, anche a livello di filiera, nella recente pubblicazione realizzata dall’Osservatorio Le filiere produttive trevigiane nella lunga crisi. Imprese, lavoro, export tra criticità e trasformazioni, Collana Studi e Ricerche n. 20, Treviso, 2014. 3. Nelle tabelle contenenti dati estratti da Silv tutti i valori sono approssimati a cinque per effetto dell’adozione, all’interno del sistema di estrazione dati, di una procedura messa a punto al fine del rispetto della legge sulla privacy. Per tale ragione i totali possono non corrispondere alla somma dei valori parziali. 129 ritrovata vitalità i bilanci sono stati a loro volta negativi per tutti, con leggera accentuazione per i maschi autoctoni. Tab. 3.a – Assunzioni e saldi occupazionali per settore e Cpi. Totale 2013 (continua). Assunzioni Totale provincia Agricoltura Estrattive Made in Italy Metalmeccanico Altre industrie Utilities Costruzioni Comm.-tempo libero Ingrosso e logistica Servizi finanziari Terziario avanzato Servizi alla persona Altri servizi Totale Castelfranco Veneto Agricoltura Estrattive Made in Italy Metalmeccanico Altre industrie Utilities Costruzioni Comm.-tempo libero Ingrosso e logistica Servizi finanziari Terziario avanzato Servizi alla persona Altri servizi Totale Conegliano Agricoltura Estrattive Made in Italy Metalmeccanico Altre industrie Utilities Costruzioni Comm.-tempo libero Ingrosso e logistica Servizi finanziari Terziario avanzato Servizi alla persona Altri servizi Totale Saldi occupazionali Totale Di cui femmine Di cui stranieri Totale Di cui femmine Di cui stranieri 6.270 30 16.050 8.775 4.430 650 4.820 15.595 6.120 715 2.775 21.355 4.350 91.925 2.145 5 7.055 1.780 1.640 155 265 8.920 1.735 410 1.690 17.210 2.680 45.685 2.985 0 6.700 2.510 1.720 115 2.330 2.745 1.495 10 265 965 1.425 23.265 105 -50 -1.735 -975 -380 50 -1.115 -700 -285 -65 100 680 -70 -4.465 30 -5 -805 -220 -100 45 -125 -525 -95 0 -10 545 15 -1.265 50 0 -300 -250 -70 -5 -350 -100 -60 -10 5 100 -15 -1.015 315 10 2.125 1.660 520 100 745 2.105 620 35 310 3.255 290 12.090 115 0 1.085 310 145 5 50 1.130 160 20 220 2.555 200 5.995 85 0 1.130 445 185 40 385 240 145 0 40 100 100 2.900 -35 -15 -235 -215 -10 -15 -220 -90 10 -15 -20 105 5 -750 -5 0 -120 -15 0 0 -10 -80 25 0 -25 55 5 -170 -35 0 -160 -60 5 -5 -110 0 -5 0 0 -5 -5 -375 1.170 10 1.555 1.855 400 25 440 1.520 610 75 340 2.850 725 11.565 390 0 755 390 135 10 25 990 190 55 180 2.340 415 5.865 475 0 425 590 105 5 190 290 110 0 15 120 385 2.710 75 -10 -290 -105 -75 -5 -165 -60 -95 -5 35 120 -15 -585 15 -5 -90 -50 -5 0 -25 -35 -40 0 0 95 -20 -155 35 0 -55 -65 -30 0 -70 -10 5 0 0 20 0 -170 Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv. 130 Tab. 3.b – (segue) Assunzioni e saldi occupazionali per settore e Cpi. Totale 2013 (continua). Assunzioni Montebelluna Agricoltura Estrattive Made in Italy Metalmeccanico Altre industrie Utilities Costruzioni Comm.-tempo libero Ingrosso e logistica Servizi finanziari Terziario avanzato Servizi alla persona Altri servizi Totale Oderzo Agricoltura Estrattive Made in Italy Metalmeccanico Altre industrie Utilities Costruzioni Comm.-tempo libero Ingrosso e logistica Servizi finanziari Terziario avanzato Servizi alla persona Altri servizi Totale Pieve di Soligo Agricoltura Estrattive Made in Italy Metalmeccanico Altre industrie Utilities Costruzioni Comm.-tempo libero Ingrosso e logistica Servizi finanziari Terziario avanzato Servizi alla persona Altri servizi Totale Saldi occupazionali Totale Di cui femmine Di cui stranieri Totale Di cui femmine Di cui stranieri 1.215 5 3.140 910 570 45 875 1.765 1.075 135 355 2.850 485 13.425 410 0 1.535 200 130 25 40 1.140 415 55 230 2.300 250 6.740 545 0 1.255 240 135 5 370 470 285 5 45 110 130 3.595 25 -5 -110 -150 -125 10 -120 20 115 20 40 130 -40 -210 10 0 -40 -20 -25 5 -10 10 50 5 30 75 -25 50 10 0 15 -30 -50 5 -55 5 50 -15 10 30 -5 -45 1.285 0 3.085 1.125 1.970 30 550 1.305 840 20 195 1.630 375 12.430 330 0 965 305 865 10 20 805 135 15 95 1.240 240 5.050 665 0 1.670 415 1.075 0 205 195 405 0 30 145 130 4.940 40 0 -235 100 -25 10 -35 -65 -50 0 35 75 0 -145 15 0 -100 30 -10 5 -10 -50 -5 5 15 70 15 -20 25 0 0 65 15 0 0 -10 -25 0 0 0 -10 65 760 0 530 215 45 30 140 325 130 5 75 630 140 3.035 315 0 195 40 10 15 5 180 35 5 50 490 55 1.405 445 0 145 45 10 0 65 35 15 0 0 45 45 855 -15 0 -285 -105 -20 10 -45 -15 -65 0 0 75 -35 -495 -5 0 -115 -10 -15 5 -10 -15 -30 0 -5 65 -25 -155 -15 0 -50 -50 0 0 -10 -10 -25 0 -5 10 -25 -170 Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv. 131 Tab. 3.c – (segue) Assunzioni e saldi occupazionali per settore e Cpi. Totale 2013. Assunzioni Di cui Totale femmine Treviso Agricoltura Estrattive Made in Italy Metalmeccanico Altre industrie Utilities Di cui stranieri Saldi occupazionali Di cui Totale femmine Di cui stranieri 1.225 485 665 20 5 5 0 0 -25 -5 30 0 4.890 2.465 2.145 410 1.965 660 -450 -455 -275 -160 -40 -80 835 365 340 80 190 55 -125 40 -45 25 0 -5 Costruzioni 1.925 110 1.040 -465 -60 -100 Comm.-tempo libero Ingrosso e logistica 8.130 2.705 4.335 785 1.440 510 -445 -200 -330 -75 -65 -55 Servizi finanziari Terziario avanzato 425 1.405 240 850 5 130 -80 5 -20 -30 0 5 Servizi alla persona Altri servizi 8.740 2.220 7.165 1.415 415 610 165 15 170 60 50 25 Totale 35.345 18.360 7.680 -1.995 -740 -230 Vittorio Veneto Agricoltura 290 90 100 10 0 0 Estrattive Made in Italy 0 715 0 370 0 105 0 -150 0 -70 0 -20 Metalmeccanico 545 130 120 -50 10 -35 Altre industrie Utilities 100 50 20 5 20 5 -5 5 -5 0 -10 0 Costruzioni Comm.-tempo libero 140 450 5 335 75 80 -65 -40 -5 -20 0 -10 Ingrosso e logistica Servizi finanziari 145 20 20 15 25 0 0 0 -10 0 -5 0 Terziario avanzato 80 60 0 10 5 0 Servizi alla persona Altri servizi 1.395 115 1.110 105 25 30 20 -5 25 -5 -5 -5 Totale 4.035 2.270 585 -290 -80 -95 Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv. Il saldo negativo annuale penalizza ancora fortemente i settori industriali: il made in Italy (moda e legno) perde anche quest’anno, come negli ultimi due, circa 1,7mila posti, il metalmeccanico quasi mille (qualche cosa di più che nel 2012). Lieve l’assottigliamento delle perdite nelle costruzioni che subiscono una riduzione superiore alle mille unità rispetto alle 1,5mille precedenti. Male nel 2013 anche il commercio e tempo libero come pure l’ingrosso e la logistica, che insieme perdono quanto la metalmeccanica (mille posizioni). Saldi positivi di una certa entità si riscontrano solo nei servizi alla persona (+700), anche se piace sottolineare, quasi 132 come in auspicio, le +100 posizioni lavorative che hanno caratterizzato il terziario avanzato. Queste tendenze sono comuni a tutti gli ambiti territoriali in cui si è soliti suddividere la provincia e cioè quelli di pertinenza ai Centri per l’impiego, a loro volta sovrapponibili ai bacini del mercato del lavoro. La ripresa dei flussi di assunzione è stata significativamente più rilevante nei territori di Montebelluna, Castelfranco e Oderzo, mentre si è assistito nel complesso ad un peggioramento dei livelli occupazionali, con una perdita più accentuata, anche rispetto alla dimensione territoriale, a Pieve di Soligo, unico Cpi che ha visto ridursi rispetto all’anno precedente, seppur di poco, anche le assunzioni. Gli stranieri sono stati rilevantemente penalizzati a Castelfranco, dove rappresentano il 50% dei posti persi (quasi tutti collocati tra le costruzioni ed il made in Italy) e a Pieve di Soligo dove sono il 34% delle perdite (distribuite senza troppa concentrazione nei diversi settori); Oderzo è l’unico territorio dove invece fanno registrare un saldo positivo (60 unità) a fronte di un calo occupazionale degli autoctoni di -205. Alla componente femminile è imputabile il 28% della riduzione di posizioni lavorative in provincia, mentre nei territori di Treviso (37%) e Pieve di Soligo (31%) tale quota è superiore ed attribuibile alle performance negative del settore moda, come pure del commercio. Unica eccezione nel panorama provinciale il territorio di Montebelluna che vede crescere le donne occupate, seppur di solo 50 unità. L’analisi dei flussi di assunzione per forma contrattuale (Tabella 4) evidenzia la grande incertezza che ancora caratterizza il panorama economico provinciale: a crescere nel corso del 2013 sono solo i contratti temporanei (somministrazione, +14%, e tempo determinato, +3%) mentre si riducono consistentemente i tempi indeterminati (-16%) e ancor di più i contratti di apprendistato (-196%). Sulla stessa linea interpretativa (l’incertezza) anche l’altro canale per la stabilizzazione occupazionale e cioè le trasformazioni a tempo indeterminato: flettono complessivamente del 21%, con accentuazione per le provenienti dall’apprendistato (-26%) anche come conseguenza della rarefazione delle stipule avvenuta nel corso degli ultimi anni. I tempi indeterminati sono stati il 14% delle nuove stipule contrattuali, mentre le trasformazioni valgono il 38% quale canale d’accesso al contratto stabile. Questi andamenti hanno ovvio riscontro sulle perdite occupazionali, significativamente concentrate tra i tempi indeterminati (quasi 3mila) e nell’apprendistato (un migliaio), tra i primi anche per effetto della riduzione delle trasformazioni. È una tendenza molto generalizzabile: lo è per tutti i territori; per tutti i settori fatta eccezione per i servizi alla persona (+615), per il terziario avanzato (+140) e per le utilities (+80) nei quali invece si registra una crescita dei tempi indeterminati; per genere e nazionalità con l’eccezione delle donne italiane che salgono di 75 unità nelle posizioni maggiormente stabili. 133 Tab. 4 – Assunzioni, trasformazioni e saldi occupazionali per contratto, settore e Cpi. Totale 2013. Assunzioni 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Trasformazioni 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Saldi 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Saldo 2013 Agricoltura Estrattive Made in Italy Metalmeccanico Altre industrie Utilities Costruzioni Comm.-tempo libero Ingrosso e logistica Servizi finanziari Terziario avanzato Servizi alla persona Altri servizi Femmine Straniere Italiane Maschi Stranieri Italiani Castelfranco Veneto Conegliano Montebelluna Oderzo Pieve di Soligo Treviso Vittorio Veneto Totale Cti Cap Ctd Somministrazione 115.810 86.390 94.045 98.420 90.560 91.925 29.115 17.150 16.965 17.700 14.755 12.435 11.005 6.270 6.860 7.025 5.195 4.185 51.475 45.045 47.690 49.070 47.295 48.815 24.215 17.930 22.525 24.625 23.320 26.490 10.455 9.685 10.160 10.845 9.735 7.695 - 2.170 2.625 3.075 2.905 2.325 1.730 8.285 7.060 7.085 7.940 7.410 5.965 - 265 -8.760 -2.405 -1.515 -4.200 -4.465 2.720 -4.640 -2.965 750 -825 -2.970 755 -1.985 -1.615 -1.010 -1.285 -970 -2.150 -2.360 1.530 -795 -1.825 -285 -1.065 230 645 -460 -260 -240 100 -50 -1.740 -975 -385 45 -1.120 -700 -285 -65 95 680 -75 -1.265 -1.195 -70 -3.200 -2.255 -945 -750 -585 -210 -140 -495 -1.995 -290 -20 -50 -1.580 -660 -265 80 -745 -340 -175 0 140 615 25 -780 -855 75 -2.185 -1.540 -645 -430 -375 -120 -355 -440 -1.075 -170 0 0 -200 45 -75 -5 -215 -215 -10 -40 -110 -100 -40 -455 -315 -140 -520 -315 -205 -185 -60 -150 -100 -50 -380 -50 130 0 -100 -115 -40 -20 -165 -110 -65 -10 55 175 -25 -15 5 -20 -270 -165 -105 50 -145 105 195 -20 -470 -5 -10 0 140 -240 -5 -5 0 -35 -35 -15 10 -10 -35 -15 -30 15 -225 -235 10 -185 -5 -45 115 15 -65 -70 Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv. 134 Andando ad osservare le altre tipologie contrattuali che stanno nei dintorni del lavoro dipendente (Tabella 5) possiamo cogliere come la recessione stia erodendo anche questi canali d’impiego. Le modifiche normative entrate in vigore nell’ultima parte del 2012 ne hanno maggiormente vincolato l’impiego e contrastato le possibilità di elusione contributiva, contribuendo a determinare una fortissima contrazione delle stipule di lavoro intermittente, ridottisi a meno della metà in un solo anno dopo che avevano attraversato la crisi accreditandosi come unica forma di reclutamento in costantemente aumento. Il parasubordinato, interessato anch’esso da interventi legislativi di maggior tutela, vede ridursi le stipule dell’11% rispetto al 2012. In entrambe le forme contrattuali pagano di più la riduzione di stipule avvenuta gli stranieri (-64% e -21% rispettivamente) e le donne (-57% e -20%); settorialmente e territorialmente si contrae sempre l’intermittente mentre il parasubordinato vede un aumento dell’11% nel commercio e tempo libero come pure, seppur più modestamente (+2%), negli altri servizi, oltre che nei Cpi di Montebelluna (+30%), Castelfranco (+15%) e Vittorio Veneto (+4%). Possiamo segnalare inoltre: un ulteriore incremento delle stipule relativamente al lavoro domestico (+3%) largamente imputabile alla componente maschile straniera, forse come strategia di elusione contributiva e come necessità per la conferma del permesso di soggiorno messo in dubbio da periodi troppo lunghi di disoccupazione; una ulteriore espansione delle esperienze lavorative (stage) che hanno superato le 6mila unità, con una crescita del 17% sul 2012, molto numerosi nei servizi alla persona e nel commercio-tempo libero (insieme il 47% del totale) e che hanno coinvolto paritariamente maschi e femmine, in maniera quasi esclusiva autoctoni. Un’altra modalità per affrontare la crisi è quella di diluirla, di dividere il lavoro fra più persone, riducendo l’orario giornaliero o settimanale di ciascuna. Ed in effetti il part time in questi anni è notevolmente cresciuto passando dal 21% del totale assunzioni nel 2008 al 31% del 2013 (Tabella 6), ancor più marcata la variazione segnalata dai maschi italiani (dal 12% al 22%) e dai maschi stranieri (10% al 22%). Nell’ultimo anno l’incremento è stato pari al 3% con un rallentamento dell’espansione rispetto ai due anni precedenti ed ha riguardato soprattutto la componente maschile straniera (cresciuta del 18%), anche se in valore assoluto sono le donne italiane a generare i maggiori flussi (51% del totale) e ad essere reclutate in maniera più rilevante con questo strumento (per le donne italiane e straniere 4 assunzioni ogni 10 avvengono a part time). Settorialmente i servizi assorbono gran parte delle assunzioni ad orario ridotto, con una forte concentrazione nel commercio (32% del totale assunzioni) e nei servizi alla persona (26%), ma va anche segnalato il forte peso del made in Italy (15%) che pure è tra gli industriali. Il territorio di Treviso, con la forte concentrazione di attività terziarie, da solo assorbe il 48% di tutte le stipule effettuate a livello provinciale. 135 Tab. 5 – Attivazioni di altri rapporti di lavoro ed esperienze lavorative per settore, nazionalità, genere e Cpi. Totale 2013. Intermittente Domestico Parasubordinato Esperienze lavorative 3.930 4.700 6.685 7.255 40 0 70 135 0 0 5 0 140 0 335 650 Metalmeccanico 45 0 210 830 Altre industrie 20 0 120 220 Totale Agricoltura Estrattive Made in Italy Utilities Costruzioni Comm.-tempo libero Ingrosso e logistica 5 0 20 85 100 0 175 295 2.625 0 2.175 1.110 270 0 495 490 Servizi finanziari 5 0 35 120 Terziario avanzato 105 0 575 795 Servizi alla persona 170 4.700 2.165 2.340 Altri servizi 405 0 310 190 Femmine 1.980 3.555 2.870 3.410 Maschi 1.950 1.140 3.815 3.845 550 4.045 480 780 3.375 655 6.205 6.475 Castelfranco Veneto 635 495 1.025 1.000 Conegliano 425 770 745 985 Montebelluna 585 570 870 1.185 Oderzo 300 440 330 680 Pieve di Soligo 195 220 150 235 1.615 1.875 3.295 2.800 175 325 270 370 Stranieri Italiani Treviso Vittorio Veneto Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv. 136 Tab. 6 – Flusso di assunzioni part time per nazionalità, genere e Cpi. 2008-2013. Italiani Stranieri Maschi Femmine Maschi Femmine 5.010 4.810 5.360 5.625 6.775 6.915 13.905 11.935 12.690 14.035 14.565 14.710 2.295 2.270 2.320 2.560 2.750 3.250 3.295 2.480 2.645 3.315 3.665 3.725 % su totale assunzioni 2008 2009 2010 2011 2012 2013 12,1 15,7 15,7 16,3 21,8 21,8 33,1 35,8 35,9 37,4 39,8 39,9 10,3 15,2 13,9 14,9 19,5 22,5 32,3 32,8 32,9 36,1 41,7 42,4 Assunzioni 2013 Agricoltura Estrattive Made in Italy Metalmeccanico Altre industrie Utilities Costruzioni Comm.-tempo libero Ingrosso e logistica Servizi finanziari Terziario avanzato Servizi alla persona Altri servizi 250 0 690 180 90 75 145 2.655 765 60 135 1.510 360 140 0 1.180 225 145 50 100 4.515 585 160 640 5.425 1.540 190 0 1.300 150 45 40 85 610 530 0 30 100 165 65 0 1.010 90 65 10 20 1.355 75 5 35 305 690 Castelfranco Veneto Conegliano Montebelluna Oderzo Pieve di Soligo Treviso Vittorio Veneto 805 605 735 625 190 3.680 275 1.610 1.910 1.705 1.135 495 6.970 880 460 260 415 560 60 1.430 65 525 365 500 380 75 1.775 105 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv. Con riferimento alla domanda di lavoro coperta da manodopera straniera (Tabella 7) si può constatare come tra il 2008 e il 2013, oltre alla riduzione in termini assoluti del numero di assunzioni (da 32mila a 23mila), sia diminuita anche la quota da loro ricoperta sul totale che passa dal 28% al 25% (dal 35% al 31% i maschi). La composizione nazionale dei lavoratori assunti nel corso dell’ultimo anno vede la netta prevalenza dei romeni (31%), seguiti a larga distanza dai cinesi (14% sul totale ma il 18% tra le donne), dagli albanesi (8%) e poi dai marocchini 137 (6%) che hanno visto di molto contrarsi il loro peso nei flussi di assunzione (erano a loro carico il 10% delle assunzioni effettuate nel 2008). Nel complesso le prime 15 nazionalità aumentano ancora la loro rilevanza, raggiungendo l’86% del totale. Tab. 7 – Assunzioni di stranieri per anno, genere e principali nazionalità. Anni 2008 e 2013. 2008 2013 Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Lavoro dipendente Totale assunzioni di stranieri % su totale assunzioni 22.190 34,9 10.160 19,5 32.350 27,9 14.455 31,3 8.780 19,2 23.235 25,3 Romania Cina Albania Marocco Macedonia Kosovo India Moldova Senegal Bangladesh Costa d’Avorio Polonia Ucraina Ghana Bosnia-Erzegovina Tot. prime 15 % prime 15 Altre nazionalità 4.930 1.755 1.375 2.385 1.215 525 890 470 1.205 650 265 560 230 610 410 17.475 78,8 4.715 3.350 1.365 815 660 245 45 165 315 115 70 90 255 315 255 125 8.185 80,6 1.975 8.280 3.120 2.190 3.045 1.460 570 1.055 785 1.320 720 355 815 545 865 535 25.660 79,3 6.690 4.040 1.565 1.135 1.240 795 790 735 435 415 405 250 215 160 220 230 12.630 87,4 1.825 3.235 1.615 680 260 275 145 95 240 80 45 190 155 175 115 100 7.405 84,3 1.375 7.275 3.180 1.815 1.500 1.070 935 830 675 495 450 440 370 335 335 330 20.035 86,2 3.200 1.085 93,9 3.170 89,7 4.255 90,7 1.055 92,5 2.940 82,7 3.995 85,0 35 25 20 105 225 185 55 105 25 45 825 76,0 260 785 745 545 170 200 10 15 10 100 70 2.650 83,6 520 820 770 565 275 425 195 70 115 125 115 3.475 81,7 780 35 25 10 170 135 180 90 100 25 30 800 75,8 255 890 720 460 120 145 10 25 10 85 60 2.525 85,9 415 925 745 470 290 280 190 115 110 110 90 3.325 83,2 670 Lavoro domestico Totale assunzioni di stranieri % su totale assunzioni Romania Ucraina Moldova Cina Marocco Bangladesh India Senegal Filippine Sri Lanka Tot. prime 10 % prime 10 Altre nazionalità Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv. 138 Ulteriori informazioni sull’apporto della componente straniera, in questo caso soprattutto femminile, è dato dall’analisi del lavoro domestico, che nel corso del 2013 ha garantito circa 4mila assunzioni di stranieri: rispetto al complesso degli altri flussi di lavoro dipendente, quello domestico vale il 17%, ben il 33% per la componente femminile. Il bacino nazionale di origine di questa manodopera risulta decisamente caratterizzato dai Paesi dell’Europa dell’est, con in primo piano Romania (che origina il 23% delle assunzioni), Ucraina (18%) e Moldova (11%). 3. La mobilità Il numero dei lavoratori entrati nelle liste di mobilità rappresenta un indicatore puntuale dei casi nei quali le difficoltà produttive e di mercato sono giunte ad un livello tale da imporre il ridimensionamento degli organici e, dando luogo al licenziamento dei dipendenti, alimentano e ridefiniscono il bacino dello stock dei disoccupati veri e propri4. Dall’inizio del 2013 i lavoratori licenziati individualmente non affluiscono più nella lista della l. 236/93 detta anche “piccola mobilità” perché è stata abolita come abolito è pure il vantaggio contributivo una volta previsto per le aziende che li avessero assunti. Complessivamente il flusso di ingressi nella lista della l. 223/91 ha riguardato nel 2013 circa 2,8mila lavoratori (Tabella 8), segnando un incremento del 36% rispetto all’anno precedente, evidenziando situazioni di grave difficoltà che giungono a “conclusione” dopo periodi più o meno lunghi di applicazione di regime di cassa integrazione straordinaria nelle aziende di media o grande dimensione. Tab. 8 – Lavoratori entrati in mobilità per anno: totale provincia di Treviso. Legge 223/91 V.a. % donne % stranieri 2007 1.244 55,8 11,9 2008 1.234 53,2 11,4 2009 2.021 39,5 16,4 2010 2.565 35,5 18,6 2011 2.774 37,2 17,4 2012 2.109 41,7 15,2 2013 2.872 36,6 15,0 Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv. 4. Lo strumento della mobilità rientra in parte anche nel sistema degli ammortizzatori sociali, visti i sostegni al reddito che in maniera dedicata (nel caso della l. 223/91) vengono previsti per i lavoratori; ma consente anche una valutazione dell’andamento dei licenziamenti collettivi. 139 Analizzando un periodo temporale sufficientemente lungo (Grafico 4) si evidenzia la gravità della crisi in atto: per la l. 223/91 gli ultimi anni hanno registrato un superamento del 50% dei livelli massimi raggiunti nel corso degli anni ‘93-’94; per quanto concerne la l. 236/1993 (ferma al 2012) l’attuale crisi si distingue per l’intensità dei licenziamenti che hanno raggiunto un volume pari a oltre cinque volte quello registrato nel corso degli anni novanta. Graf. 4 – Ingressi in mobilità secondo la legge. Provincia di Treviso (1994=100). Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv. Il profilo dei lavoratori coinvolti è (Tabelle 8 e 9) è caratterizzato da una presenza piuttosto stabile di stranieri (15%) mentre muta abbastanza sensibilmente nel corso degli anni in funzione del genere: le donne, che erano il 55% nel 2007, sono nell’ultimo anno meno del 37%. Più stabile nel tempo la distribuzione per classe d’età che vede i più anziani (oltre i 55 anni) con quote molto simili a quelle dei più giovani (15-34 anni) entrambe tra il 15% ed il 18%, mentre il grosso sta nelle età centrali, con il 31% dei 35-44enni e il 35% dei 45-54enni. Con la crisi si è dunque accentuata la presenza nelle liste della manodopera maschile, anche come conseguenza dell’ampliamento settoriale delle difficoltà (soprattutto in riferimento al settore legno e metalmeccanico). Tra i licenziamenti collettivi il complesso del manifatturiero pesa per l’87%, con il maggior rilievo che spetta al metalmeccanico (25%), seguito dal legno mobilio (23%) e dal tessileabbigliamento (10%). 140 Tab. 9 – Lavoratori entrati in mobilità per anno, classe di età e genere. Femmine Legge 223/91 15-24 25-34 35-44 45-54 55 e oltre Totale complessivo Maschi 2010 2011 2012 2013 2010 2011 2012 2013 15 196 315 262 120 908 10 208 361 303 146 1.028 5 164 375 297 92 933 6 177 370 356 141 1.050 51 266 499 538 304 1.658 26 245 552 592 328 1.743 22 168 382 437 258 1.267 23 254 508 661 376 1.822 Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv. 4. Il r icor so agli ammor tizzator i sociali Tra le dinamiche dell’occupazione e quelle dei licenziamenti si interpone il ricorso alle diverse forme di Cassa integrazione (Cig), strumenti di politica passiva tra i più importanti e consolidati nel nostro Paese che consentono alle imprese di contenere gli esuberi dei propri dipendenti a fronte delle difficoltà produttive temporanee. L’esame del loro andamento può essere condotto con riferimento ai dati resi disponibili dall’Inps sulle ore complessivamente autorizzate e permette di cogliere con sufficiente dettaglio l’evoluzione del quadro congiunturale (Grafico 5). Graf. 5 – Andamento delle casse integrazioni in provincia di Treviso. Dati destagionalizzati (gen. 2007=100). Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps. 141 Dall’inizio della crisi tutte le tipologie di cassa hanno subito degli incrementi rilevantissimi delle ore autorizzate5, pur con scansioni temporali significativamente distinte: la cassa integrazione ordinaria (Cigo) decolla a partire dalla metà del 2009 e raggiungere il suo massimo all’inizio del 2010; successivamente, dopo una repentina caduta – coincidente con la temporanea ripresa del ciclo economico – durata sino alla seconda metà del 2011, ha conosciuto una nuova espansione che solo negli ultimi mesi esaminati appare essersi interrotta un consistente ricorso alla cassa integrazione straordinaria (Cigs) inizia con la metà del 2009 e, dopo una flessione sul finire del 2011 protrattasi fino alla seconda metà del 2012, riprende vigore nell’ultimo anno, toccando un nuovo massimo che porta il monte ore autorizzate a coincidere con quello della Cigo l’espansione della cassa in deroga (Cig/d)6 presenta ritmi di incremento temporalmente ritardati rispetto alla Cigo ma già a gennaio del 2011 ne eguaglia il monte ore massimo; la fase di caduta seguente è meno profonda mentre decisamente più accentuata risulta la successiva fase di crescita che porta a raggiungere un nuovo massimo nel giugno del 2013. Nell’ultimo anno le ore autorizzate per la Cigs e per la Cigo-edilizia (Tabella 10) hanno toccato i massimi volumi mai raggiunti (rispettivamente 11milioni e 1,2milioni di ore), mentre la Cigo ha totalizzato un monte complessivo di 3,3milioni. Rispetto al 2012 il balzo più rilevante è stato compiuto dalla Cigs (+93%) mentre in diminuzione risultano sia la Cigo (-33%) che la Cig/d (-21%). Traducendo le ore concesse in unità di lavoro equivalenti 7 possiamo constatare come questo sia pari a circa 14mila lavoratori (Tabella 11), numero che, una volta tenuto conto dell’effettivo utilizzo degli strumenti integrativi, va a ridurre ulteriormente la quantità di lavoro erogato nel corso dell’anno. 5. Va ricordato che le ore autorizzate non corrispondono poi a quelle effettivamente impiegate dalle aziende in difficoltà. L’Inps fornisce periodicamente un dato medio nazionale sul cosiddetto “tiraggio” della cassa integrazione che è una percentuale dell’effettivamente utilizzato rispetto all’autorizzato. I valori sono negli ultimi anni attorno al 50%. 6. A partire dal 2004 sono state introdotte con la modalità della “deroga” possibilità di sostegno al reddito anche per i lavoratori non coperti dalla Cigo e sospesi (non licenziati, quindi) dalle aziende in difficoltà. La deroga ha riguardato di volta in volta specifiche tipologie di aziende con durate dei trattamenti in funzione delle necessità congiunturali. Con la crisi apertasi nel 2008 i finanziamenti si sono fatti più cospicui ed il target è stato essenzialmente, anche se non esclusivamente, individuato nei lavoratori delle aziende artigiane. 7. I lavoratori equivalenti sono calcolati ipotizzando un orario di lavoro medio annuo di 1.650 ore; si ottiene così il numero (teorico) di lavoratori sospesi integralmente (“a 0 ore”) e non un riferimento preciso alla quantità di lavoratori effettivamente interessati da sospensioni. 142 Tab. 10 – Ore di cassa integrazione autorizzate e lavoratori equivalenti. Anni 20052013. Ore autorizzate Treviso 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Veneto 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Lavoratori equivalenti Treviso 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Veneto 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Ordinaria escl. edilizia Ordinaria edilizia Straordinaria Deroga Totale 888.674 555.590 574.597 1.085.759 8.069.582 5.107.979 3.324.118 5.047.011 3.366.293 518.581 293.048 228.679 399.494 1.031.512 1.136.983 935.972 1.195.710 1.260.315 1.095.560 1.750.643 934.198 1.122.933 3.333.146 9.874.827 9.453.024 5.967.973 11.517.626 32.984 181.471 187.664 182.889 3.471.676 8.832.141 6.487.797 9.030.322 7.080.426 2.535.799 2.780.752 1.925.138 2.791.075 15.905.916 24.951.930 20.200.911 21.241.016 23.224.660 5.578.512 3.124.202 2.328.437 4.583.290 40.428.965 21.720.389 14.874.310 21.541.287 19.181.481 2.915.998 2.431.964 1.639.067 2.308.614 5.425.221 6.023.597 5.168.704 6.557.418 7.199.003 4.794.442 7.793.893 5.359.110 8.086.249 17.145.957 55.076.091 36.823.867 35.102.295 44.046.475 241.367 1.514.023 2.039.057 1.451.505 17.860.944 41.680.802 30.172.045 39.665.768 37.761.411 13.530.319 14.864.082 11.365.671 16.429.658 80.861.087 124.500.879 87.038.926 102.866.768 108.188.370 539 337 348 658 4.891 3.096 2.015 3.059 2.040 314 178 139 242 625 689 567 725 764 664 1.061 566 681 2.020 5.985 5.729 3.617 6.980 20 110 114 111 2.104 5.353 3.932 5.473 4.291 1.537 1.685 1.167 1.692 9.640 15.122 12.243 12.873 14.076 3.381 1.893 1.411 2.778 24.502 13.164 9.015 13.055 11.625 1.767 1.474 993 1.399 3.288 3.651 3.133 3.974 4.363 2.906 4.724 3.248 4.901 10.391 33.379 22.317 21.274 26.695 146 918 1.236 880 10.825 25.261 18.286 24.040 22.886 8.200 9.009 6.888 9.957 49.007 75.455 52.751 62.343 65.569 Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps. 143 Dal punto di vista settoriale (Tabella 11) il manifatturiero concentra il 62% degli interventi (il 90% della Cigs e il 73% della Cigo), mentre il comparto artigiano è ovviamente il maggior tributario della Cig/d (66%). Metalmeccanico e legno mobilio (tipica caratterizzazione produttiva territoriale) costituiscono le due maggiori aree di difficoltà, concentrando rilevanti quote delle integrazioni salariali, come già era stato documentato anche in merito ai licenziamenti collettivi. Tab. 11 – Cassa integrazione: lavoratori equivalenti per settore e gestione. 2012 Attività connesse con l’agricoltura Estrazione minerali metalliferi e non Legno Alimentari Metallurgiche Meccaniche Tessili Abbigliamento Chimica, gomma e materie plastiche Pelli, cuoio, calzature Lavorazione minerali non metalliferi Carta, stampa ed editoria Installazione impianti per l’edilizia Energia elettrica, gas e acqua Trasporti e comunicazioni Servizi e varie Totale industria Edilizia Artigianato Commercio Settori vari Totale 2013 Ordinaria Straordinaria Deroga 1 - Totale 1 Ordinaria Straordinaria Deroga 1 - Totale 2 - - 1 1 - - 6 6 1.033 36 24 886 141 122 281 839 70 1 1.178 376 115 114 814 20 39 1.481 264 424 147 2.686 127 64 3.545 781 661 542 763 17 29 596 58 79 124 1.806 4 1.975 350 286 386 611 46 28 1.074 247 372 123 3.180 63 61 3.645 655 737 632 147 206 158 512 35 538 106 680 183 212 134 528 170 521 95 786 92 185 87 364 44 199 90 333 36 37 341 414 56 175 119 350 3 - - 3 1 - - 1 68 5 277 350 59 46 169 274 11 3.065 24 3.364 106 739 141 7.168 7 2.040 25 6.311 88 348 120 8.700 719 3.783 149 104 3.617 163 1.031 3.551 3.551 1.018 1.122 1 1 5.473 12.873 764 2.804 348 320 6.980 Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps. 144 213 1.325 2.825 2.825 903 1.224 2 2 4.291 14.076 5. La disoccupazione esplicita La misura della disoccupazione rappresenta un problema di non facile soluzione. Se le rilevazioni dell’Istat si basano su un criterio in parte soggettivo e in parte oggettivo ma che trova manifestazione finale in una dichiarazione dell’individuo incluso nel campione (senza assunzione di impegno alcuno), quella desumibile dagli archivi amministrativi ha il vantaggio di non essere campionaria ma il difetto di basarsi sulla volontarietà della dichiarazione, su di una definizione meno precisa della condizione in oggetto, oltre a quello di determinare uno stock che per difetto di controllo tende a gonfiarsi di anno in anno. Nessuna delle due, a differenza del numero di occupati, è dunque scevra da possibili sovra o sottostime, ma fornisce comunque indicazioni utili alla comprensione del mercato del lavoro. In questo paragrafo ci occuperemo della disoccupazione amministrativa, cioè di coloro che si sono presentati ai centri per l’impiego della provincia di Treviso per dichiarare la propria condizioni di disoccupazione e la disponibilità immediata al lavoro qualora fosse loro offerto. Guardando ai flussi di ingresso nel corso dell’anno (Tabella 12) possiamo vedere come questi siano enormemente aumentati negli anni della crisi: dai 27mila del 2007 si è passati ai 44,7mila del 2013 (in lieve calo rispetto all’anno precedente). Le donne rappresentano costantemente oltre il 50% degli ingressi, così come stabile è la quota degli stranieri (29%). I giovani rappresentano il 33% mentre i senior sono il 6%; in funzione del titolo di studio le maggiori concentrazioni sono tra i diplomati (36%) e i possessori di licenzia media (32%), con i primi che sono quelli maggiormente cresciuti durante gli anni di difficoltà occupazionale. La quota maggiore dei flussi (48%) è rappresentata da coloro che rientrano tra i disoccupati dopo aver lavorato con un contratto a tempo per un periodo massimo di un anno; gli inoccupati, ovvero le persone in cerca di primo impiego, rappresentano il 7%. Volendo sintetizzare il profilo medio del disponibile del 2013 possiamo dire che è una donna italiana adulta, in possesso di licenza media che rientra in disponibilità dopo un lavoro a termine. Se invece andiamo ad esaminare lo stock a fine 2013 possiamo constatare (Tabella 13) come risultino disponibili 94,5mila individui. Di questi il 56% è donna, il 29% (come nel dato di flusso) è rappresentato da stranieri, abbastanza logicamente sono sovra rappresentate le classi di età più elevate, con un 65% di adulti e un 17% di senior. Se analizziamo questo stock in funzione della distanza dall’ultimo rapporto di lavoro concluso possiamo notare come per un terzo dei disponibili tale lasso di tempo sia superiore ai cinque anni, valore ancora più elevato per le donne (38%); un dato che più che testimoniare della difficoltà alla rioccupazione – pur ovviamente significativa in questi anni – evidenzia il fenomeno che si era sottolineato in apertura di paragrafo, ovvero della mancata verifica dell’effettivo interesse al lavoro da parte 145 di tutti i soggetti. Le permanenze con durata inferiore all’anno sono un quarto del totale. Tab. 12 – Flussi di disponibili ai centri per l’impiego. Anni 2007-2013. 2007 2011 2012 2013 Totale 27.314 42.289 45.041 44.679 Femmine 15.300 22.040 24.024 23.019 Maschi 12.014 20.249 21.017 21.660 Stranieri 7.927 12.406 12.893 12.829 Italiani 19.387 29.883 32.148 31.850 Giovani 8.836 13.970 14.644 14.910 Adulti 17.357 26.105 27.805 27.084 Senior 1.121 2.214 2.592 2.685 Nessun titolo 1.553 3.146 3.263 2.801 679 614 505 482 Licenza elementare Licenza media 10.009 13.705 14.458 14.192 Qualifica triennale 1.577 2.900 3.322 3.422 Diploma 7.893 14.594 15.596 16.162 Laurea 2.957 5.510 5.813 5.124 Nd 2.646 1.820 2.084 2.496 Inoccupati 2.021 3.234 3.347 3.523 Disoccupati 12.215 20.213 21.897 20.375 Rientri da impieghi a tempo 13.078 18.842 19.797 20.781 Castelfranco Veneto 3.565 5.897 6.122 5.847 Conegliano 3.582 5.188 5.302 5.158 Montebelluna 4.346 6.036 6.496 6.364 Oderzo 2.462 5.072 5.152 5.362 Pieve di Soligo 1.043 1.545 1.783 1.781 10.887 15.890 17.523 17.468 1.429 2.661 2.663 2.699 Treviso Vittorio Veneto Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv. 146 Tab. 13 – Stock di disponibili ai centri per l’impiego al 31 dicembre 2013. Femmine Maschi Totale Totale 51.700 42.800 94.500 Stranieri 12.634 14.907 27.541 Italiani 39.066 27.893 66.959 Giovani 8.775 8.777 17.552 Adulti 34.690 26.272 60.962 Senior 8.235 7.751 15.986 Nessun titolo 2.234 2.863 5.097 Licenza elementare 2.316 1.728 4.044 18.005 16.587 34.592 3.337 2.407 5.744 12.900 9.311 22.211 Laurea 4.053 2.275 6.328 Nd 8.855 7.629 16.484 Meno di 3 mesi 4.159 4.339 8.498 3-8 mesi 4.583 4.387 8.970 8-12 mesi 2.858 2.682 5.540 Da 1 a 2 anni 7.764 7.338 15.102 Da 2 a 5 anni 12.731 11.852 24.583 Più di 5 anni 19.605 12.202 31.807 Castelfranco Veneto 6.909 6.055 12.964 Conegliano 6.375 5.287 11.662 Montebelluna 8.231 6.644 14.875 Oderzo 5.114 3.784 8.898 Licenza media Qualifica triennale Diploma Durata della disoccupazione: Pieve di Soligo Treviso Vittorio Veneto 2.445 2.093 4.538 19.381 16.162 35.543 3.245 2.775 6.020 Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv. 147 5. L’artigianato di Mirco Casteller* 1. Dati gener ali L’economia trevigiana, già attraversata negli ultimi anni da una pesante crisi economica, pur caratterizzandosi anche nel 2013 per un calo generale delle imprese attive, conferma tuttavia in alcuni settori i segnali di crescita già registrati nel 2012: si tratta dell’alimentare (+0,6%), dei servizi vari (+5,2%) e dei servizi alla persona (+0,3%). I dati degli altri settori indicano invece ancora una tendenza negativa in linea con gli anni precedenti: più marcata nelle costruzioni, più contenuta nel manifatturiero e, appunto, nei servizi. Complessivamente, si passa dalle 24.893 imprese attive al 31 dicembre 2012 alle 24.084 al 31 dicembre 2013, con una perdita, nel 2013, di 809 unità. Il saldo negativo (pari a -3,2%) risulta purtroppo leggermente superiore a quello registrato nel 2012, che aveva raggiunto le 520 unità (pari al -2%). Complessivamente, dopo il picco registrato a fine 2007, in sei anni l’artigianato registra un saldo negativo tra nuove iscrizioni e cancellazioni pari a 2.437 imprese (il 9,2%). Il Grafico 1 riassume il totale delle imprese artigiane attive iscritte all’Albo delle Imprese Artigiane della provincia di Treviso riferito al periodo 2008-2013. Nella Tabella 1 sono riportati, per gli stessi anni, i dati relativi al numero di imprese operanti nei macrosettori del manifatturiero, delle costruzioni e dei servizi: appare evidente che il calo del numero di imprese del manifatturiero è una costante già da alcuni anni, compensato, fino al 2007, dal concomitante sostenuto incremento delle imprese delle costruzioni che, nel 2008, iniziano a loro volta a diminuire registrando negli anni 2011-2013 una contrazione ancora più decisa. Il confronto tra il calo di imprese registrato nel 2012 e quello registrato nel 2013 evidenzia, nel macrosettore del manifatturiero, un andamento simile (-2,2% nel 2012 e -2,3% nel 2013), superiore al calo registrato negli anni precedenti, che rimaneva al di sotto dell’1% (-0,8% nel 2011), ma almeno stabile, se non in leggera ripresa. Lo stesso confronto, nel macrosettore delle costruzioni, segnala invece che il 2013 ha registrato nuovamente una forte perdita di aziende, pari al -5%, ancora superiore al già pesante -3,3% del 2012, segnando dunque un nuovo record negativo. Più oscillante e differenziato al suo interno, ma complessivamente stabile, l’andamento del macrosettore dei servizi che, dopo la diminuzione fatta registrare fino al 2010, nel biennio 2011-2012 ha mostrato un leggero segno di ripresa per ripresentare il segno negativo nel 2013 (-1,2%). A ben guardare, però, è il settore dei * Confartigianato della Marca Trevigiana. Si ringraziano per aver condiviso i materiali e le riflessioni presentate Artigianato Trevigiano-Casartigiani e Cna Treviso. 149 trasporti (-8,9%) ad appesantire il comparto, in cui spicca, per contrasto, il +5,2% fatto segnare dai servizi vari. Stabile (-0,3%) il dato delle imprese di riparazioni auto e motocicli. Graf. 1 – Imprese artigiane attive iscritte all’Albo delle imprese artigiane della provincia di Treviso (2004-2013). Fonte: elaborazioni Confartigianato della Marca Trevigiana su dati Infocamere. Tab. 1 – Imprese artigiane attive iscritte all’Albo delle imprese artigiane della provincia di Treviso per macrosettori (2004-2013). Manifatturiero V.a. Costruzioni Var. % V.a. su anno prec. Servizi Var. % V.a. su anno prec. Var. % su anno prec. 2004 8.977 - 10.195 - 6.838 - 2005 8.782 -2,2 10.586 3,8 6.789 -0,7 2006 8.694 -1,0 11.000 3,9 6.711 -1,1 2007 8.642 -0,6 11.204 1,9 6.666 -0,7 2008 8.498 -1,7 11.166 -0,3 6.619 -0,7 2009 (*) 8.346 -1,8 11.216 0,4 6.099 -7,9 2010 8.248 -1,2 11.081 -1,2 6.115 0,3 2011 8.177 -0,9 11.027 -0,5 6.168 0,9 2012 7.996 -3,1 10.666 -3,7 6.168 0,9 2013 7.810 -4,5 10.134 -8,1 6.092 -1,2 Fonte: elaborazioni Confartigianato della Marca Trevigiana su dati Infocamere. Nota: (*) a partire dal 2010, si utilizza la nuova codifica Istat delle attività economiche Ateco 2007. Ciò comporta un nuovo accorpamento delle imprese nei diversi settori rispetto alla precedente codifica Ateco 2002. Pertanto, al fine di condurre una comparazione omogenea, sono stati rielaborati i dati al 2009 utilizzando la nuova codifica. Non è, quindi, significativo il confronto 2008-2009. 150 2. Analisi per settor i 2.1. I settor i del compar to manifattur ier o Il settore dell’alimentazione (+0,6%) conferma la tendenza positiva degli anni precedenti, anche se - come vedremo più avanti - il dato è offuscato dalla dinamica occupazionale, che fa registrare un calo significativo nel numero degli addetti (-3,1%). Ancora in calo, invece, anche se in misura inferiore rispetto al 2012, l’abbigliamento (-2,6%). A due facce, invece, il settore delle calzature, che, dopo il -5,5% del 2012, nel 2013 limita i danni con un -5,1% (ma presenta una lieve espansione quanto agli addetti: +0,8%). La chimica, pur rimanendo in territorio negativo, (-3%) dimezza il calo in termini percentuali rispetto al 2012, quando perdeva il 5,9% delle imprese. Vedremo più avanti come il dato occupazionale faccia leggere la dinamica del settore sotto una luce non così netta e scontata. Andamento in fotocopia per le imprese del legno e della meccanica di produzione (settori che insieme rappresentano quasi il 20% dell’universo artigiano): il legno perde il 3% delle imprese (in peggioramento dopo il -2,5% del 2012) esattamente come la meccanica (a fronte del -2,6% del 2012). A chiudere l’analisi del settore con un andamento sostanzialmente stabile, la grafica. A fronte di una diminuzione delle imprese attive pari al -0,7%, gli occupati aumentano del 1,3%: il secondo miglior dato di tutto l’universo artigiano. Tab. 2 – Imprese artigiane attive iscritte all’Albo delle imprese artigiane della provincia di Treviso per settori del manifatturiero (2004-2013). Abbigliamento Var. % su V.a. anno prec. 2004 1.122 2005 1.070 -4,6 2006 1.068 -0,2 2007 1.062 -0,6 2008 1.059 -0,3 2009 (*) 1.060 0,1 2010 1.019 -3,9 2011 996 -2,3 2012 965 -5,3 2013 940 -5,6 Alimentari Var. % su V.a. anno prec. 1.072 1.092 1,9 1.102 0,9 1.139 3,4 1.155 1,4 1.121 -2,9 1.135 1,2 1.171 3,2 1.186 4,5 1.193 1,9 Calzature Chimica Var. % V.a. su anno prec. Var. % V.a. su anno prec. 327 301 286 271 267 284 284 288 272 258 361 355 344 338 326 314 324 318 299 290 -8,0 -5,0 -5,2 -1,5 6,4 0,0 1,4 -4,2 -10,4 -1,7 -3,1 -1,7 -3,6 -3,7 3,2 -1,9 -7,7 -8,8 Legno Var. % su V.a. anno prec. 1.873 1.817 -3,0 1.759 -3,2 1.726 -1,9 1.658 -3,9 1.623 -2,1 1.589 -2,1 1.549 -2,5 1.510 -5,0 1.464 -5,5 Grafica Var. % V.a. su anno prec. 581 580 586 561 568 614 607 615 611 607 -0,2 1,0 -4,3 1,2 8,1 -1,1 1,3 0,7 -1,3 Meccanica Var. % su V.a. anno prec. 3.641 3.567 -2,0 3.549 -0,5 3.545 -0,1 3.465 -2,3 3.628 4,7 3.581 -1,3 3.240 -9,5 3.153 -12,0 3.058 -5,6 Fonte: elaborazioni Bs Consulting per conto di Confartigianato Marca Trevigiana su dati Infocamere. Nota: (*) a partire dal 2010, si utilizza la nuova codifica Istat delle attività economiche Ateco 2007. Ciò comporta un nuovo accorpamento delle imprese nei diversi settori rispetto alla precedente codifica Ateco 2002. Pertanto, al fine di condurre una comparazione omogenea, sono stati rielaborati i dati al 2009 utilizzando la nuova codifica. Non è, quindi, significativo il confronto 2008-2009. 151 2.2. I settor i del compar to delle costr uzioni La Tabella 3 riporta l’andamento del numero di imprese attive nei settori dell’edilizia vera e propria (imprese di costruzione) dell’edilizia servizi (intonacatori, posatori, dipintori etc.) e della installazione di impianti. I dati confermano anche quest’anno il saldo negativo delle imprese di costruzione (-5,8%), che procede di pari passo con quello delle imprese dei servizi all’edilizia (-5,2%). Ricordiamo che l’evoluzione nella demografia del comparto va letta e storicizzata nel contesto delle mutate dinamiche strutturali delle imprese e del mercato. Infatti, fino al 2008 si registrava la nascita di molte imprese nelle attività accessorie delle costruzioni, prevalentemente avviate in forma di lavoro autonomo da lavoratori espulsi dalle imprese strutturate. Si trattava già di un fenomeno di stagnazione del comparto, che portava con sé i segnali anticipatori della situazione di difficoltà che si è tradotta, a partire dal 2009, in una flessione via via più consistente. Il calo dell’edilizia trascina verso il basso anche le imprese di impiantistica, che fanno segnare una flessione più marcata rispetto al 2012 (-3,7% contro -1,4%), dopo il segno positivo del 2011, che era dovuto, analizzandolo retrospettivamente, non tanto all’ingresso nel settore di ex dipendenti (limitato dalla normativa sull’accesso all’attività), quanto piuttosto a reali richieste del mercato per effetto da un lato degli interventi legati al risparmio energetico ed alle energie alternative e, dall’altro, dalla normativa che impone gli obblighi di manutenzione degli impianti. Tab. 3 – Imprese artigiane attive iscritte all’Albo delle imprese artigiane della provincia di Treviso per settori del comparto costruzioni (2004-2013). Edilizia Edilizia servizi Var. % su anno prec. 5.003 5.290 5,7 Impiantisti 2.105 2.191 Var. % su anno prec. 4,1 2004 2005 3.087 3.105 Var. % su anno prec. 0,6 2006 2007 3.183 3.211 2,5 0,9 5.589 5.732 5,7 2,6 2.228 2.261 1,7 1,5 2008 3.101 -3,4 5.768 0,6 2.297 1,6 2009 (*) 2010 2.588 2.492 -16,5 -3,7 6.131 6.072 6,3 -1,0 2.497 2.517 8,7 0,8 2011 2012 2.438 2.345 -2,2 -5,9 6.055 5.825 -0,3 -4,1 2.534 2.496 0,7 -0,8 2013 2.208 -9,4 5.523 -8,8 2.403 -5,2 V.a. V.a. V.a. Fonte: elaborazioni Bs Consulting per conto di Confartigianato Marca Trevigiana su dati Infocamere. Nota: (*) a partire dal 2010, si utilizza la nuova codifica Istat delle attività economiche Ateco 2007. Ciò comporta un nuovo accorpamento delle imprese nei diversi settori rispetto alla precedente codifica Ateco 2002. Pertanto, al fine di condurre una comparazione omogenea, sono stati rielaborati i dati al 2009 utilizzando la nuova codifica. Non è, quindi, significativo il confronto 2008-2009. 152 2.3. I settor i del compar to dei ser vizi La Tabella 4 riporta l’andamento del numero di imprese attive nei settori dei servizi di riparazione (auto-moto-cicli) dei servizi alla persona (acconciatura, estetica etc.) dei trasporti e degli altri servizi diversi (lavanderie, imprese di pulizia etc.). Si segnala il pesante calo (-8,9%) del comparto dei trasporti, in controtendenza rispetto ai servizi alla persona e a tutti gli altri servizi. Mettendo questo dato in rapporto con quello occupazionale (-4,1%) sembra che anche quest’anno vi si possa leggere una correlazione che ha origine nella necessità da parte delle aziende dell’autotrasporto di darsi maggiore struttura. D’altra parte, il calo è in parte anche fisiologico, determinato da un lato dalle difficoltà di accesso alla professione previste dalla normativa e, dall’altro, dall’onda lunga della politica di ristrutturazione del settore avviata da qualche anno (accorpamento di imprese, incentivazione all’esodo etc.). Il dato relativo agli autoriparatori è invece sostanzialmente stabile (-0,3%), comunque in controtendenza rispetto al dato dello scorso anno (-1,4%). Chi invece si affaccia in territorio positivo è il settore dei servizi alla persona (+0,3%), che conferma, pur attenuandola, la tendenza dello scorso anno, quando fece registrare un +0,8%. A mostrare segnali chiari di crescita, sono i servizi vari (+5,2%), che consolidano e rafforzano l’andamento già positivo dello scorso anno (+2,7%). Il dato viene comunque temperato dalla diminuzione dei dipendenti dello stesso settore (-3,3%), a conferma della tendenza di ridurre i costi attraverso la trasformazione dei collaboratori in partite iva. Tab. 4 – Imprese artigiane attive iscritte all’Albo delle imprese artigiane della provincia di Treviso per settori del comparto dei servizi (2004-2013). 2004 2005 2006 2007 2008 2009 (*) 2010 2011 2012 2013 Rip. auto moto-cicli Var. % su V.a. anno prec. 1.271 1.260 -0,9 1.238 -1,7 1.214 -1,9 1.200 -1,2 1.209 0,8 1.217 0,7 1.224 0,6 1.206 -0,9 1.202 -1,8 Servizi alla persona Var. % su V.a. anno prec. 1.720 1.754 2,0 1.772 1,0 1.820 2,7 1.847 1,5 1.856 0,5 1.891 1,9 1.953 3,3 1.968 4,1 1.974 1,1 Servizi vari Var. % su anno prec. 1.412 1.367 -3,2 1.393 1,9 1.427 2,4 1.476 3,4 1.198 -18,8 1.246 4,0 1.303 4,6 1.339 7,5 1.409 8,1 V.a. Trasporti Var. % su anno prec. 2.435 2.408 -1,1 2.308 -4,2 2.205 -4,5 2.096 -4,9 1.836 -12,4 1.761 -4,1 1.688 -4,1 1.654 -6,1 1.507 -10,7 V.a. Fonte: elaborazioni Bs Consulting per conto di Confartigianato Marca Trevigiana su dati Infocamere. Nota: (*) a partire dal 2010, si utilizza la nuova codifica Istat delle attività economiche Ateco 2007. Ciò comporta un nuovo accorpamento delle imprese nei diversi settori rispetto alla precedente codifica Ateco 2002. Pertanto, al fine di condurre una comparazione omogenea, sono stati rielaborati i dati al 2009 utilizzando la nuova codifica. Non è, quindi, significativo il confronto 2008-2009. 153 3. L’o occupazione nell’aa r tigianato 3.1. Il campione Per queste brevi osservazioni ci si avvale, di alcuni dati desunti dalla 30ª Indagine congiunturale sull’artigianato trevigiano condotta, per conto di Confartigianato Marca Trevigiana da Bs Consulting. Il campione rappresentativo delle imprese artigiane nella provincia di Treviso è stato individuato tra le imprese iscritte alla Confartigianato che utilizzano il servizio di tenuta dei libri paga, depurato delle imprese che presentano elementi di possibile inquinamento e di introduzione di effetti distorsivi sull’insieme dei dati. Il campione preso in esame per la 30ª Indagine congiunturale sull’artigianato trevigiano risulta composto da 2.043 imprese e 10.477 dipendenti (pari al 8,5% dell’universo artigiano esistente in provincia) con una ripartizione percentuale tra macrosettori e settori di attività sostanzialmente in linea con quella verificata sul totale delle imprese. Si tratta, quindi, di un campione assolutamente significativo e rappresentativo sia rispetto al numero sia rispetto alla composizione. 3.2. La dinamica occupazionale Una prima osservazione generale, dedotta dai dati sul campione analizzato, rileva nel 2013 una riduzione dei dipendenti nell’artigianato, rispetto all’anno precedente, pari complessivamente a -3,1%. Si tratta di una flessione significativa ma inferiore a quella registrata nel 2012 (-5,8%) e che presenta, all’interno dei tre comparti (manifatturiero, costruzioni e servizi), una distribuzione non omogenea: il macrosettore delle costruzioni perde il 5,4% quello del manifatturiero il 2% e i servizi il 3,6%. All’interno dei macrosettori si evidenziano comunque alcune lievi espansioni in capo al tradizionale settore delle calzature (+0,8%), alla chimica (+1,4%) e alla grafica (+1,3%). Una analisi più dettagliata, per settori, appare nei Grafici 2, 3 e 4 riferiti ai macrosettori del manifatturiero, delle costruzioni e dei servizi. I dipendenti dell’artigianato manifatturiero (che rappresentano circa il 60% del totale a campione) continuano a registrare un trend al ribasso, ma in misura minore rispetto al pesante calo del 2012. Ripercorrendo la serie storica, dopo gli andamenti di crescita rilevati fino al 2007, tra il 2008 e il 2009 si sono registrati i picchi negativi: dal -3,4% nel secondo semestre 2008 al -6,6% del secondo semestre 2009, il dato peggiore degli ultimi anni. Nel biennio 2010-2011 il dato era migliorato, assestandosi sul -1% alla fine del secondo semestre 2011. Dopo la forte virata 154 negativa (-4,8%) del 2012, il -2% del 2013 sembra indicare una stabilizzazione del comparto, seppure a velocità differenti tra i vari settori che lo compongono. Se nel 2012 era la metalmeccanica (che rappresenta quasi il 30% circa del totale dei dipendenti a campione) a presentare il conto più preoccupante quanto a contrazione occupazionale, quest’anno sono il legno e l’abbigliamento a pagare di più, anche se in termini percentuali e non assoluti. La meccanica infatti fa segnare -2,1%, in linea con la media del macrosettore, ma in miglioramento rispetto al -2,7% del 2012. Graf. 2 – Dinamiche dell’occupazione nell’artigianato per macrosettori del manifatturiero. Variazioni percentuali occupati II semestre 2013 rispetto al 2012. Fonte: elaborazioni Bs Consulting per conto di Confartigianato della Marca Trevigiana. Il legno e l’abbigliamento invece spiccano in negativo con rispettivamente il -3,9% e il -3,8%. Dati che di per sé sono importanti, ma che, contestualizzati nel confronto con il 2012 (-7,7% il legno e -6,6% l’abbigliamento), assumono un significato tendenziale che lascia aperti scenari meno grigi. Come già anticipato la chimica (+1,4%), e in misura simile la grafica (+1,3%), fanno registrare i saldi più positivi. Se la chimica già nel 2012 presentava un dato che si assestava non molto lontano dallo zero (-1,9%), è la grafica a fare, nel 2013, un balzo importante, considerato il -7,4% per cui era stata sotto i riflettori nel 2012. L’alimentare si discosta poco invece, con un calo pari al -3,1%, dalla tendenza già manifestata nel 2012, quando faceva registrare il -2,9%. Il terzo saldo attivo del macrosettore arriva dal calzaturiero, che, assorbito il -10,5% del 2012, torna in territorio positivo con un +0,8%. Anche se non tanto significativo nei valori assoluti (il settore è rappresentato nel campione in percentuale del 4,6%), si tratta di un comparto tradizionalmente importante per l’artigianato trevigiano. 155 Il comparto artigiano delle costruzioni si caratterizza anch’esso per una significativa flessione occupazionale, più marcata nel settore degli edili-costruttori (-8,5%) e nell’edilizia-servizi (-5,3%); nel settore degli impianti si attenua il trend al ribasso (-2,9%), già manifestato nel biennio 2012-2011 (-3,7% e -2,7%), dopo il positivo +0,4% del secondo semestre 2010, a conferma di un andamento altalenante che ha caratterizzato il comparto negli ultimi anni. Graf. 3 – Dinamiche dell’occupazione nell’artigianato per macrosettori delle costruzioni. Variazioni percentuali occupati II semestre 2013 rispetto al 2012. Fonte: elaborazioni Bs Consulting per conto di Confartigianato della Marca Trevigiana. Graf. 4 – Dinamiche dell’occupazione nell’artigianato per macrosettori dei servizi. Variazioni percentuali occupati II semestre 2013 rispetto al 2012. Fonte: elaborazioni Bs Consulting per conto di Confartigianato della Marca Trevigiana. Nel macrosettore dei servizi il calo più significativo si registra nei servizi alla persona (-4,8%, a fronte del -5,8% fatto segnare nel 2012). I trasporti, dopo il pesante -11,7% del 2012, presentano anche nel 2013 un saldo negativo, ma decisamente più contenuto rispetto all’anno precedente: -4,1%. Anche i servizi vari riducono il calo percentuale rispetto al 2012, quando perdevano il -5,8%: nel 2013 si fermano al -3,3%. 156 L’autoriparazione presenta la diminuzione più contenuta (-2,7%), in controtendenza rispetto al -4,8% del 2012. Nel complesso, si tratta di dati che certamente non riportano il macrosettore agli andamenti del 2010 e al 2011, quando aveva mostrato aumenti occupazionali (eccezion fatta per la lieve flessione nei servizi alla persona e nei riparatori a fine 2011), ma che sembrano segnalare comunque un’inversione di tendenza rispetto alla caduta del 2012. 157 6. Il commercio, i servizi alle imprese e il turismo di Luca Bertuola e Alberto Tessariol* La fotografia del settore commercio è costruita sulla base dei dati camerali relativi alla consistenza numerica delle imprese operanti nel territorio provinciale e alla loro superficie. L’analisi è integrata, per il quarto anno consecutivo, dagli esiti e dalle riflessioni tratte dall’Osservatorio sull’andamento dei consumi e sui consumatori di Unascom Confcommercio, indagine condotta su un campione rappresentativo di aziende del terziario con cadenza trimestrale. Nella seconda parte invece è presente l’analisi sui dati relativi all’andamento dell’occupazione dipendente su dati Ebicom e Veneto Lavoro. 1. Consistenza numer ica eser cizi commer ciali Il dato riferito alla consistenza numerica degli esercizi commerciali in provincia di Treviso, a fine 2013, conferma il trend iniziato un anno prima, nel 2012. Nel corso di quell’anno, infatti, era stata registrata una diminuzione delle imprese in attività pari a 129 unità (-1,1% del totale). Si trattava della prima flessione dopo un biennio di sostanziale tenuta (2010-2011), nel quale – pur a crisi conclamata – la presenza commerciale sul territorio era rimasta pressoché inalterata, passando da 11.653 imprese a 11.666. L’ultimo anno trascorso, invece, dà continuità al decremento già registrato nel 2012, facendo annotare ulteriori 53 aziende venute meno. Il dato, nonostante possa non apparire così traumatico considerando il contesto generale di stagnazione economica nel quale si trova il Paese, deve far riflettere: le 11.484 aziende presenti e operanti nel trevigiano oggi, rendono conto di una platea commerciale sostanzialmente ritornata, nei numeri, a quella del 2005. La flessione dello 0,4% di imprese, comunque, non consegna all’analisi il settore della distribuzione quale comparto maggiormente colpito dalla crisi. Si tratta certamente di un settore che non ha conosciuto alcuna espansione negli ultimi due anni, nei quali – invece – si è riscontrato un leggero “diradamento” di operatori. Di fondo, però, tale tessuto è riuscito a garantire presenza e capillarità sul territorio. Almeno fino ad oggi. Parimenti a quanto valutato per la consistenza degli esercizi commerciali, si pone l’estensione delle attività in metri quadrati (mq) di superficie. Il 2013 è stato un * Unascom Confcommercio Treviso. Si ringrazia per aver reso disponibili i dati Infocamere l’Ufficio Studi della Cciaa di Treviso, in particolare Meri Dalla Libera; per i dati relativi all’occupazione, il Centro Studi Ebicomlab Research presso Ebicom Treviso. 159 anno di ridimensionamento: si è passati da 1.391.295 mq di superficie a 1.357.357. I quasi 34mila mq persi corrispondono al 2,4% del totale in provincia di Treviso. Anche in questo caso, quindi, un dato non eclatante ma senza dubbio chiaro nell’indicare una tendenza, a maggior ragione se si considera che negli anni passati (almeno dal 2005 al 2011) questo parametro aveva sempre fatto registrare il segno positivo, col passare del tempo. Approfondendo il dato, è interessante notare come ad aver risentito maggiormente del calo, sono state le classi di superficie piccola (fino a 400 mq) e grandi (oltre i 1.500 mq). La prima, infatti, è passata da un totale di estensione in provincia di 714.286 mq nel 2012 a 707.387 mq nel 2013 (-1%), la seconda da 284.372 mq nel 2012 a 246.632 mq nel 2013 (-13,3%). Le medie strutture (da 400 a 1.500 mq) sono invece in controtendenza, aumentate del 2,7%. La loro superficie si è espansa da 392.637 mq nel 2012 a 403.338 nel 2013. Come già scritto in passato, va diffondendosi un modello di offerta strutturato su punti vendita di medie dimensioni, un certo numero dei quali certamente “di catena” e/o gestiti in franchising, a detrimento numerico dei negozi di altre dimensioni (piccoli e grandi). Graf. 1 – Consistenza degli esercizi commerciali in provincia di Treviso. Anni 20052013. Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. 160 Graf. 2 – Consistenza in metri quadrati di superficie commerciale. Anni 2005-2013. Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. La Tabella 1, riportante i dati sopra accennati nel confronto con le altre province venete, offre ulteriori spunti di analisi e riflessione in questo senso. Prendendo a riferimento le risultanze più recenti, è significativo notare come, in termini di numerosità di esercizi commerciali operanti, la Marca si posizioni al quarto posto, comprensibilmente dietro a località di spiccato interesse turistico (Venezia) e a territori più estesi (Padova e Verona). Utilizzando il parametro della superficie di vendita, però, balza all’attenzione come il territorio trevigiano – sulla base di tale criterio – raggiunga il primato regionale. La provincia di Treviso balza in testa, infatti, distaccando anche quelle aree maggiormente ricche di punti di distribuzione. Ciò che se ne può dedurre è una presenza di grandi superfici di vendita superiore alla media veneta. Gettando lo sguardo all’interno del territorio della Marca, si può verificare come dopo anni di aumento delle superfici commerciali in tutti i comprensori, in particolare nell’Opitergino e, a seguire, nel mandamento di Montebelluna, Treviso e Vittorio Veneto, si sia registrata una frenata generalizzata. Quest’ultima ha escluso le aree dell’asolano e della castellana, nelle quali gli esercizi commerciali sono aumentati rispettivamente di 6 e 5 unità. In generale, comunque, anche il dettaglio analitico riferito ai diversi mandamenti della provincia non poteva che dare esito negativo, per quanto sopra esposto. 161 162 3.981 11.578 15.649 11.311 11.986 71.019 Rovigo Treviso Venezia Vicenza Verona Veneto 6.335.674 834.097 1.191.354 1.154.896 342.017 1.308.799 315.647 1.188.864 70.601 12.025 15.338 11.268 3.987 11.537 3.786 12.660 6.808.033 974.328 1.275.517 1.231.380 358.293 1.391.295 327.176 1.250.044 Mq. vendita 2012 Esercizi 70.426 11.961 15.360 11.232 3.953 11.484 3.747 12.689 6.772.808 979.484 1.293.116 1.230.868 349.542 1.357.357 319.857 1.242.584 Mq. vendita 2012 Esercizi -0,2 -0,5 0,1 -0,3 -0,9 -0,5 -1,0 0,2 -0,5 0,5 1,4 0,0 -2,4 -2,4 -2,2 -0,6 Mq. vendita Var. % 2013/2012 Esercizi -0,8 -0,2 -1,8 -0,7 -0,7 -0,8 0,3 -0,7 6,9 17,4 8,5 6,6 2,2 3,7 1,3 4,5 Mq. vendita Var. % 2013/2008 Esercizi 1.158 4.092 397 Oderzo Treviso Valdobbiadene 75.422 1.308.799 487.277 39.731 122.892 238.158 138.941 58.519 147.859 851 11.537 4.103 407 1.169 1.988 1.276 627 1.116 80.427 1.391.295 519.275 40.490 135.143 252.114 148.356 59.089 156.401 Mq. vendita 2012 Esercizi Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. 904 11.578 1.967 1.268 Conegliano Montebelluna Vittorio Veneto Provincia di Treviso 648 1.144 Mq. vendita 2008 Esercizi Asolo Castelfranco Veneto Mandamenti 838 11.484 4.094 395 1.155 1.975 1.273 633 1.121 Esercizi 81.168 1.357.357 482.369 39.070 142.231 251.533 145.591 59.599 155.796 Mq. vendita 2013 -1,5 -0,5 -0,2 -2,9 -1,2 -0,7 -0,2 1,0 0,4 Esercizi 0,9 -2,4 -7,1 -3,5 5,2 -0,2 -1,9 0,9 -0,4 Mq. vendita Var. % 2013/2012 -7,3 -0,8 0,0 -0,5 -0,3 0,4 0,4 -2,3 -2,0 Esercizi 7,6 3,7 -1,0 -1,7 15,7 5,6 4,8 1,8 5,4 Mq. vendita Var. % 2013/2008 Tab. 2 – Consistenza esercizi commerciali e superfici di vendita per mandamenti della provincia di Treviso. Confronto anni 2008, 2012 e 2013. Valori assoluti e variazioni percentuali. Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. 3.736 12.778 Mq. vendita 2008 Esercizi Belluno Padova Province Tab. 1 – Consistenza esercizi commerciali e superfici di vendita per province venete. Confronto anni 2008, 2012 e 2013. Valori assoluti e variazioni percentuali. 2. Tur ismo e ser vizi Appare interessante allargare ora lo sguardo, comprendendo nell’analisi il commercio all’ingrosso (insieme a quello al dettaglio), il turismo (servizi di alloggio e ristorazione) e i servizi alle imprese. Nel 2013, rispetto all’anno precedente, il settore del commercio ha visto aumentare di 34 unità le iscrizioni in Camera di Commercio, recuperando così un terzo di quelle 100 imprese che avevano costituito il saldo negativo (nelle nuove iscrizioni) registrato l’anno precedente, il 2012. Riguardo agli altri due comparti (turismo e servizi), il primo consolida una tendenza positiva già verificata nel 2012, con 51 nuove “attivazioni” d’impresa, e così è anche per il comparto dei servizi, con un bilancio a fine anno di 9 nuove intraprese. Il computo numerico delle cessazioni, d’altra parte, fa comprendere come vi sia stata una diminuzione delle chiusure d’attività rispetto a un anno prima, nel quale il saldo era stato crescente su tutti e tre i fronti: commercio, turismo e servizi. Tra 2011 e 2012, infatti, si era osservato un aumento delle cessazioni in ciascun comparto, mentre al termine del 2013 i valori sono leggermente meno negativi rispetto all’anno prima (seppur di poche unità: 20 per il commercio all’ingrosso e al dettaglio, 4 per il turismo, 31 per i servizi). Comparando ulteriori parametri, desta attenzione lo stato di maggior sofferenza nel quale versa l’imprenditoria femminile. Il saldo tra le iscrizioni e le cessazioni nell’anno 2013 è negativo su ognuno dei tre fronti d’impresa analizzati, con particolare rilevanza nel commercio (-99 unità). Mentre le imprese condotte da stranieri fanno registrare ancora un aumento nel computo tra attivazioni e dismissioni, sebbene con un trend rallentato rispetto a qualche anno fa, è l’imprenditoria giovanile a mostrare il maggior smalto al termine dell’anno appena trascorso. Il saldo è positivo per 10 unità nel commercio e 126 nei servizi, oltre a un più modesto dato riferito al turismo: +9 iscrizioni. L’analisi del terziario nel suo complesso, allora, può trovare sintesi nella constatazione che il numero delle cessazioni nel 2013 ha superato complessivamente quello delle nuove iscrizioni, pur essendo diminuita – dal 2012 all’anno successivo – la quantità di cessazioni in termini assoluti. Come visto per il solo commercio a inizio capitolo, quindi, c’è una decrescita delle attività, anche allargando lo sguardo a turismo e servizi, ma nel 2013 tale decrescita si è rivelata meno accentuata, nei numeri. 163 164 2011 2012 2013 29 -92 26 22 -66 72 0 -78 -41 6 13 34 51 9 65 7 42 46 -9 -14 15 36 30 40 27 70 13,1 - 4,8 17,0 13,3 22,6 25,8 32,9 40,5 34,9 24,1 42,5 29,5 % sul totale imprese 2013/12 2013/11 anno 2013 Iscrizioni Var. assolute 64 48 221 116 52 207 224 151 399 2012 83 56 211 102 64 183 200 142 364 2013 386 382 861 1.094 1.063 4.924 6.114 6.724 296 1.137 1.445 1.425 65 34 176 131 52 193 192 117 283 2011 V.a. -31 610 -4 -20 19 8 -10 -14 12 -24 -24 -9 -35 202 1.800 86 288 18 22 35 -29 12 -10 8 25 81 15,8 - 5,7 21,2 7,8 14,7 14,8 9,6 16,8 12,8 18,8 37,2 25,5 % sul totale imprese 2013/12 2013/11 anno 2013 Cessazioni Var. assolute -169 423 -116 -174 5 -3 147 68 4 113 -16 -46 -45 -130 -528 9 1 20 126 38 130 -33 -35 -99 2013 -411 -371 -910 -1.455 -185 -582 15 3 51 97 10 64 -43 -74 -204 2011 2012 Saldi V.a. Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: (1) le consistenze 2012 e 2013 comprendono la classe di natura giuridica “Persona fisica”, introdotta per effetto della nuova Direttiva dei servizi del 26/10/2011 (entrata in vigore il 13/5/2012 con circolare n. 3648/c). Trattasi, tuttavia, della regolarizzazione di persone non costituite in forma d’impresa. Imprese femminili Commercio all’ingrosso e al 238 195 265 dettaglio Attività dei servizi alloggio e 71 77 107 ristorazione Servizi alle imprese 176 181 167 Imprese giovanili Commercio all’ingrosso e al 306 271 313 dettaglio Attività dei servizi alloggio e 56 62 102 ristorazione Servizi alle imprese 199 213 228 Imprese straniere Commercio all’ingrosso e al 323 272 231 dettaglio Attività dei servizi alloggio e 31 51 57 ristorazione Servizi alle imprese 70 79 92 Totale imprese Commercio all’ingrosso e al 963 863 897 dettaglio Attività dei servizi alloggio e 180 201 252 ristorazione Servizi alle imprese 692 683 692 Totale imprese provinciali 5.347 5.204 5.269 Settori economici V.a. Tab. 3 – Iscrizioni e cessazioni per settori economici. Totale imprese e di cui femminili, giovanili e straniere. Anni 2011-2013(1). Valori assoluti, variazioni assolute e percentuali. 165 4.285 16.282 83.505 4.256 16.153 84.387 854 818 18.468 492 18.626 2.442 1.120 1.165 442 549 2.339 1.726 3.589 3.529 534 1.460 1.450 1.843 4.132 2012 4.171 2011 16.228 81.829 4.347 18.384 860 528 2.520 1.134 570 1.711 3.609 1.508 4.164 2013 -54 -1.676 62 -84 6 36 78 14 21 -15 20 48 32 2013/12 75 -2.558 91 -242 42 86 181 -31 36 -132 80 58 -7 -0,3 -2,0 1,4 -0,5 0,7 7,3 3,2 1,3 3,8 -0,9 0,6 3,3 0,8 2013/12 Variazioni 2013/11 Assolute Sedi % 0,5 -3,0 2,1 -1,3 5,1 19,5 7,7 -2,7 6,7 -7,2 2,3 4,0 -0,2 2013/11 19,8 - 5,3 22,5 5,3 12,1 13,7 7,0 13,1 9,3 22,2 34,7 22,7 % sul totale imprese anno 2013 57.242 303.265 19.744 47.806 1.497 1.787 3.208 2.146 1.939 2.111 7.663 5.182 8.869 V.a. 2013 Addetti 18,9 - 6,5 15,8 2,6 9,1 6,7 3,7 9,8 4,4 13,4 26,2 18,6 % sul totale addetti anno 2013 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: (1) Le consistenze 2012 e 2013 comprendono la classe di natura giuridica “Persona fisica”, introdotta per effetto della nuova Direttiva dei servizi del 26/10/2011 (entrata in vigore il 13/5/2012 con circolare n. 3648/c). Trattasi, tuttavia, della regolarizzazione di persone non costituite in forma d’impresa. Totale imprese e addetti Commercio all’ingrosso e al dettaglio Attività dei servizi alloggio e ristorazione Servizi alle imprese Totale imprese provinciali Commercio all’ingrosso e al dettaglio Attività dei servizi alloggio e ristorazione Servizi alle imprese Imprese giovanili Commercio all’ingrosso e al dettaglio Attività dei servizi alloggio e ristorazione Servizi alle imprese Imprese straniere Commercio all’ingrosso e al dettaglio Attività dei servizi alloggio e ristorazione Servizi alle imprese Imprese femminili Settori economici V.a. Tab. 4 – Sedi d’impresa attive e addetti per settori economici. Totale imprese e di cui femminili, giovanili e straniere. Anni 20112013(1). Valori assoluti, variazioni assolute e percentuali. 3. Andamento dei consumi Nel corso del 2013, l’Osservatorio sull’andamento dei consumi e sui consumatori di Unascom Confcommercio – nell’intento di affinare in modo esaustivo la ricerca – si è dotato di un campione più ampio di operatori commerciali, comprendente differenti segmenti merceologici: l’alimentare, la moda, i carburanti per i veicoli, i prodotti per la casa, la ristorazione, il turismo, i pubblici esercizi, la grande distribuzione, il settore dei servizi ad alto valore conoscitivo (il cd. quaternario), l’immobiliare nonché i grossisti. Questi ultimi, pur non interfacciando direttamente i consumatori, possono considerarsi realtà anticipatrici delle tendenze dell’offerta per la loro particolare collocazione nella filiera distributiva. Inoltre, per tentare di leggere i consumi anche dall’altro punto di vista, quello dei consumatori o della domanda, è stata effettuata una rilevazione campionaria in più città della Marca attraverso la somministrazione in alcuni negozi di un breve modulo riservato alla compilazione da parte dei clienti. In tutto si hanno due campioni di circa 500 unità. Per quanto riguarda l’andamento dell’annualità, le rilevazioni hanno portato in evidenza come sia persistito il “deconsumo”, con ritmi del tutto simili a quelli dell’anno precedente, il 2012: per il 61% degli operatori le vendite (in quantità) sono calate su base tendenziale annua, mentre è solo il 16% (era il 13 l’anno prima) del campione a parlare di crescita. Disaggregando i dati, segnali di particolare sofferenza provengono dai pubblici esercizi, dalla ristorazione, dall’immobiliare e dalle pompe di benzina, mentre più leggera della media appare la situazione della Gdo, dei grossisti e del cosiddetto quaternario. Circa la liquidità aziendale, preoccupa – ma non sorprende, vista la situazione – aver rilevato che il 60% del campione (nel 2012 era del 41%) indichi una situazione insoddisfacente, di cui pessima per il 18% (era il 17%). Pure il fatturato, coerentemente con le vendite, ha registrato grosso modo la stessa tendenza, con il 66% del campione che ne rileva il calo annuo (era il 52 un anno prima) accompagnato da un modesto 12% (il 9% nel 2012) che parla di crescita. Sul fatturato, indicatore economico principe, occorre aggiungere che il calo è denunciato molto rilevante dal 37% del campione, un valore che è superiore di sette punti quello dell’anno precedente. Circa il turismo, il 2013 si assesta sui livelli dell’anno prima, anche se preoccupa sempre la tenuta del turismo d’affari mentre l’occupazione delle camere cresce solo con decise riduzioni di prezzo e la redditività appare a livelli critici per l’occupazione e per gli investimenti. Il bilancio del 2013 non può che essere decisamente insoddisfacente, dato che per il 47% è stato un anno “abbastanza duro” e per il 33% addirittura “da dimenticare”; ma per un quinto del campione è stato invece un anno positivo. 166 4. L’o occupazione nel settor e ter ziar io In questo paragrafo sull’occupazione nel settore terziario si andrà ad analizzare l’andamento delle assunzioni nei settori commercio, turismo e servizi prendendo in considerazione le annualità 2007 come ultimo anno prima della crisi e poi quelle dal 2010 al 2012. I dati che saranno presi a riferimento sono quelli relativi all’osservatorio dell’Ente Bilaterale di Treviso Ebicom sulle proprie banche dati e su quelle di Veneto Lavoro. In considerazione della situazione di crisi che da ormai 5 anni colpisce il settore terziario, con particolare riferimento alla distribuzione ed ai servizi, sarà interessante analizzare anche come sono andate a modificarsi le assunzioni in base alla varie tipologie contrattuali. Sarà anche di interesse per questa ricerca verificare se e come gli interventi normativi a cui spesso ci si è affidati nella speranza di creare maggiore occupazione abbiano colto nel segno. Infine una piccola ultima parte della ricerca affronterà il tema degli ammortizzatori sociali in un comparto scoperto da strumenti ordinari di sostegno al reddito. 4.1. Le assunzioni nel ter ziar io Se guardiamo ai dati sull’occupazione nel terziario noteremo che le assunzioni nel 2012 ultimo periodo monitorato per intero rispetto al 2011 sono aumentate e si attestano poco sotto le 70mila unità, inferiori sicuramente rispetto al 2007 ma in recupero rispetto al 2010 e soprattutto al 2011. Anche le cessazioni rispetto all’anno precedente flettono come numero dando un segnale, almeno temporaneo di tregua nella perdita di posti di lavoro, marcando però per la prima volta un saldo negativo tra assunzioni e cessazioni. Più in dettaglio possiamo dire che le perdite più rilevanti all’interno del terziario si attestano nel settore commercio che registra un calo di assunzioni rispetto al 2011, anno registrato come il peggiore, sotto l’aspetto occupazionale, da quando era iniziata la crisi. Sono infatti 11.357 gli assunti nel commercio nell’anno 2012 più di un migliaio in meno rispetto al 2011, e ancora meno rispetto al 2010. Se guardiamo al 2007, anno fissato convenzionalmente come pre crisi, le assunzioni raggiungevano quota 16.652. Il settore della distribuzione quindi segna davvero uno stop importante alle assunzioni, che peraltro, anche qualitativamente sono spesso di natura temporanea. Le cessazioni inoltre per la prima volta dall’inizio della crisi superano le assunzioni portandosi alla quota 12.099. Per la prima volta quindi il saldo tra assunti e cessati è un saldo negativo. Questo è un dato pesantissimo in quanto questo territorio aveva investito in maniera importante sull’aumento delle superfici di vendita. Ma evidentemente non è 167 sufficiente aumentare l’offerta per aumentare l’occupazione. Anzi i dati che registriamo ci dicono l’esatto contrario. Diverso il discorso nel settore servizi. Qui, dopo vari anni in cui si registravano assunzioni in calo, il 2012 è stato un anno di stabilità con una leggera tendenza al rialzo per le assunzioni ma ancora con un saldo negativo tra assunzioni e cessazioni. L’anno peggiore per questo settore sembra essere stato il 2011 almeno per quanto riguarda l’occupazione e in particolare il rapporto assunzioni/cessazioni. Nel 2011 infatti a fronte di 42.539 assunzioni ci sono state 44.015 cessazioni. Nel 2012 la situazione si stabilizza in senso negativo. A fronte di 42.577 assunzioni si registrano 42.827 cessazioni. Nel settore dei servizi va notato che nell’anno pre crisi (2007) venivano registrate 47.523 assunzioni contro 37.321 cessazioni. Questa trasformazione da anche l’idea di ciò che il settore in questi cinque lunghi anni di crisi ha attraversato. Si è trattato di una perdita importante in un settore trainante dell’economia locale. Per quanto riguarda l’occupazione nel settore del turismo i dati ci danno segnali incoraggianti sia perchè l’anno 2012 segna un aumento deciso delle assunzioni, sia perché il saldo tra assunzioni e cessazioni rimane positivo. Nel 2012 infatti si registrano 14.841 assunzioni rispetto alle 13.509 del 2011. Nel 2007 il settore segnava poco più di 11mila assunzioni. Il dato rilevante, che approfondiremo in seguito, è la volatilità dell’occupazione del settore. Nel 2007 mentre le assunzioni erano poco più di 11mila le cessazioni si fermavano a poco di 8mila unità. Nel 2012 a fronte di quasi 15mila assunzioni si registrano 14.500 cessazioni. Tab. 5 – Assunzioni e cessazioni nel terziario in provincia di Treviso. Assunzioni Commercio Turismo Servizi Totale terziario Cessazioni Commercio Turismo Servizi Totale terziario 2007 2010 2011 2012 16.652 11.616 47.523 75.791 12.559 12.507 42.665 67.718 12.405 13.509 42.539 71.453 11.357 14.841 42.577 68.775 13.548 8.672 37.321 59.541 12.006 11.525 41.473 65.004 11.908 12.919 44.015 68.842 12.099 14.584 42.827 69.510 Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio Treviso su dati Ebicom. Si tratta di un fenomeno che ha più spiegazioni. La prima, sicuramente da ricercare nelle difficoltà delle imprese nel dare continuità al lavoro. Il secondo aspetto è legato all’utilizzo di tipologie contrattuali flessibili in modo diffuso. Anche per i cambiamenti nel mercato turistico vedremo come la 168 tipologia del contratto a termine, del lavoro a chiamata e anche dell’apprendistato stagionale stanno influendo nelle dinamiche occupazionali del settore. Il terzo aspetto, strettamente correlato al precedente, è dato dall’emersione di una zona di lavoro grigio o irregolare che senza opportune forme di flessibilità sarebbe rimasto tale. Per il settore del turismo, probabilmente più che per gli altri settori, la diminuzione forte delle presenze per affari, legate alla delocalizzazione industriale e al calo complessivo di attività economiche, e al contempo le presenze legate al turismo per viaggio e per visitare i centri storici rende sempre più necessaria una gestione del lavoro flessibile. Lo vedremo di seguito nell’analizzare le forme contrattuali più utilizzate dal settore. 4.2. Le tipologie contr attuali nel ter ziar io In questi anni in cui alla crisi si cercava di rispondere con continue riforme del lavoro, affidando alla norme e alla contrattazione poteri taumaturgici, è interessante vedere se e come queste trasformano il mercato del lavoro. Il settore terziario, caratterizzato da sempre, da esigenze di flessibilità in questo senso è un buon laboratorio e un buon osservatorio. L’avvertenza per il lettore che dobbiamo dare è che l’analisi è condotta sulla base dei dati offerte dalle assunzioni. Si prenderà il 2007 come anno pre crisi e poi gli anni 2010, 2011, 2012. Il contr atto a tempo indeter minato È interessante notare che nel settore terziario e, quindi, nel settore che comprende i servizi, il turismo e il commercio le assunzioni con contratto a tempo indeterminato (da cui è escluso il contratto di apprendistato) passano da 18.975 del 2007 a 7.709 del 2012. All’interno dei singoli settori nel commercio si passa da 4.622 assunzione a tempo indeterminato nel 2007 ad appena 1.510 del 2012. Anche aggiungendo le 2.800 assunzioni con il contratto di apprendistato professionalizzante non si arriva vicini alla soglia di assunzioni registrata nel 2007 con questa tipologia contrattuale. Nel settore turismo, nel 2007 venivano registrate 2.788 assunzioni con il contratto a tempo indeterminato, appena più della metà nel 2012 con 1.510 lavoratori, che diventano poco più di 2mila se si aggiungono le assunzioni con apprendistato professionalizzante. Nel settore dei servizi si passa da 11.565 assunzioni a tempo indeterminato nel 2007 a 4.624 nel 2012. Sono dati fondamentali per capire la progressiva perdita di stabilità del lavoro nel momento in cui l’intera economia è entrata in crisi. 169 Il tempo deter minato È la forma contrattuale che registra meno il calo delle assunzioni. È anche la forma contrattuale sulla quale si sta puntando per far ripartire l’occupazione. È anche la forma contrattuale che sta ricevendo le più profonde modifiche in sede legislativa proprio in questi mesi. Nel terziario nel 2007 le assunzioni con questa tipologia contrattuale hanno toccato quota 21.546. Sempre nel 2007 questa tipologia sopravanza le assunzioni con il tempo indeterminato di sole 3mila unità. Nel 2012 le assunzioni a tempo determinato sono state 18.008 a cui possiamo aggiungere le quasi 6mila assunzioni per sostituzione. Nel 2012 le assunzioni con contratto a tempo determinato sono state 10mila in più rispetto al tempo indeterminato (16mila se si sommano anche quelle per sostituzione). Più in dettaglio nel commercio nel 2007 vi sono state 4.622 assunzioni con il contratto a tempo determinato. Nel 2012, le assunzioni sono state 2.824 (3.200 se si sommano anche quelle per sostituzione). Nel turismo le assunzioni a tempo determinato sono state 3.899, nel 2012 3.348 (3.500 se si sommano anche le assunzioni per sostituzione). È invece nei servizi che questa forma contrattuale trova un ancora più forte utilizzo: 13.026 sono state le assunzioni a tempo determinato nel 2007 a cui vanno aggiunte appena 170 assunzioni per sostituzione. Nel 2012 nel settore dei servizi vi sono state 11.826 assunzioni con contratto a tempo determinato a cui si possono aggiungere 5.841 assunzioni con contratto a tempo determinato per sostituzione. Il dato è notevole e interessante e si presterebbe a molte osservazioni che non possiamo affrontare in queste pagine. L’aa ppr endistato È l’altra forma contrattuale a cui da sempre si affida il rilancio dell’occupazione. Se si guarda ai numeri delle assunzioni con tale tipologia contrattuale noi notiamo che nel settore terziario rimane stabile nel tempo nonostante le molte riforme e ritocchi. Sconta un fisiologico lievissimo calo dovuto alla situazione di grave crisi economica più che alla sua fruibilità. Rimane comunque l’istituto più valido per l’inserimento lavorativo dei giovani, grazie al costo ridotto e alla formazione alternata al lavoro. Con le ultime riforme del 2008 e del 2012 l’istituto è stato ancor più semplificato sia sotto il profilo della gestione della formazione sia per i vincoli relativi alle percentuali di conferma. Rimane l’importante beneficio pubblico dato dal quasi totale sgravio contributivo e rimangono le possibilità affidate al contratto di prevedere agevolazioni nell’inquadramento inziale dell’apprendista rispetto al livello di arrivo. 170 Nel 2012 le assunzioni con tale forma contrattuale in provincia di Treviso sono state 2.832, nell’intero settore terziario. Si tenga conto che l’operatività vera della riforma Fornero parte da aprile 2012, con l’accordo di riordino del 23 marzo 2012. Si tenga in considerazione che nell’anno precedente le assunzioni erano state 3.080. Il contr atto di lavor o inter mittente È la forma di assunzione di massima flessibilità. Il settore terziario ne fa un uso importante soprattutto all’interno del comparto turistico. È anche la forma che non ha mai ricevuto una serie regolamentazione contrattuale e, ancora oggi, nonostante sia massicciamente utilizzata, le parti sociali lasciano alle generiche previsioni normative la sua applicazione. Con tutte le conseguenze del caso. Come anticipato è il turismo che usa massicciamente tale formula contrattuale. Sono state 921 le assunzioni con il contratto a tempo determinato intermittente nel 2007 che sono salite a 2.417 nel 2012. A queste si aggiungono le assunzioni con contratto intermittente a tempo indeterminato che sono state 2.026 nel 2007 e 2.260 nel 2012. In entrambi i casi la formula utilizzata è quella del contratto intermittente libero cioè senza obbligo di rispondere alla chiamata e quindi senza previsione di indennità di disponibilità. Molto meno utilizzato questo contratto nel commercio, anche se il suo utilizzo è andato via via crescendo, mano a mano che scomparivano contratti impropri quali il contratto a progetto e le collaborazioni occasionali, utilizzati per coprire prestazioni saltuari e non organiche. Sommando i contratti intermittenti stipulati a tempo determinato e quelli a tempo indeterminato nel 2007 contiamo 487 assunzioni che salgono a 1.221 nel 2012. Il contratto intermittente è importante in termini quantitativi anche nel settore dei servizi. Si è passati da 561 assunzioni nel 2007 a 1.769 nel 2012. In ogni caso anche nei due settori richiamati come per il turismo stiamo parlando di chiamata senza obbligo di risposta e senza diritto all’indennità di disponibilità. Tab. 6 – Andamento delle assunzioni per tipologia contrattuale nel settore terziario in provincia di Treviso. 2007 2010 2011 2012 18.975 8.216 8.661 7.709 21.546 19.074 18.972 18.008 237 3.808 5.011 5.903 579 3.028 3.087 2.832 1.320 3.028 3.948 4.374 2.675 3.583 3.804 3.293 45.332 40.737 43.483 42.119 Tempo indeterminato Tempo determinato Tempo determinato per sostituzione Apprendistato Intermittente a tempo determinato Intermittente a tempo indeterminato Totale Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio Treviso su dati Ebicom. Nota: i totali con coincidono con quelli riportati nella Tabella 5 in quanto, in questa Tabella 6, sono state prese a riferimento solo alcune delle tipologie contrattuali esistenti. 171 Tab. 7 – Andamento delle assunzioni per tipologia contrattuale nel settore commercio in provincia di Treviso. 2007 4.622 4.621 49 260 154 333 10.039 Tempo indeterminato Tempo determinato Tempo determinato per sostituzione Apprendistato Intermittente a tempo determinato Intermittente a tempo indeterminato Totale 2010 1.710 3.220 334 1.134 548 490 7.436 2011 2012 1.754 1.510 3.119 2.834 400 355 1.273 967 741 765 564 456 7.851 6.887 Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio Treviso su dati Ebicom. Nota: i totali con coincidono con quelli riportati nella Tabella 5 in quanto, in questa Tabella 7, sono state prese a riferimento solo alcune delle tipologie contrattuali esistenti. Tab. 8 – Andamento delle assunzioni per tipologia contrattuale nel settore turismo in provincia di Treviso. 2007 2.788 3.899 18 111 921 2.026 9.763 Tempo indeterminato Tempo determinato Tempo determinato per sostituzione Apprendistato Intermittente a tempo determinato Intermittente a tempo indeterminato Totale 2010 1.201 3.034 138 649 1.740 2.559 9.321 2011 2012 1.227 1.575 2.932 3.348 141 130 640 657 2.084 2.417 2.569 2.260 9.593 10.387 Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio Treviso su dati Ebicom. Nota: i totali con coincidono con quelli riportati nella Tabella 5 in quanto, in questa Tabella 8, sono state prese a riferimento solo alcune delle tipologie contrattuali esistenti. Tab. 9 – Andamento delle assunzioni per tipologia contrattuale nel settore servizi in provincia di Treviso. 2007 2010 2011 2012 11.565 5.298 5.608 4.624 13.026 12.820 12.921 11.826 170 3.336 4.470 5.841 208 1.226 1.354 1.208 245 740 1.123 1.192 316 534 671 577 25.530 23.954 26.147 25.268 Tempo indeterminato Tempo determinato Tempo determinato per sostituzione Apprendistato Intermittente a tempo determinato Intermittente a tempo indeterminato Totale Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio Treviso su dati Ebicom. Nota: i totali con coincidono con quelli riportati nella Tabella 5 in quanto, in questa Tabella 9, sono state prese a riferimento solo alcune delle tipologie contrattuali esistenti. 5. La cr isi e gli ammor tizzator i nel settor e ter ziar io Oltre il 90% delle imprese del terziario non ha diritto ad ammortizzatori ordinari. Pertanto la crisi che sta attraversando tutta l’economia e che non ha fatto sconti al terziario è stata affrontata nel commercio, nei servizi e nel turismo con il ricorso ad ammortizzatori in deroga e con l’affiancamento importante del sostegno al reddito della bilateralità. 172 Gli strumenti utilizzati sono dunque stati la cassa integrazione in deroga e l’istituto della sospensione. I dati riportati in Tabella 10 illustrano la progressione nell’utilizzo degli strumenti di sostegno al reddito nel settore. Tab. 10 – Utilizzo ammortizzatori in deroga settore terziario in provincia di Treviso. Al 31.12.2011 Accordi di sospensione Accordi di cigs in deroga Accordi di solidarietà Totale Al 31.12.2012 N. accordi N. lavoratori N. accordi N. lavoratori 103 107 2 212 354 495 7 856 161 196 0 357 694 940 0 1.634 Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio Treviso su dati Ebicom. 6. Conclusioni L’analisi dell’andamento dei settori del terziario disegna per quanto riguarda le attività di impresa e l’occupazione dipendente la forte crisi che iniziata nel 2008/2009 ha assunto proporzioni importanti a partire dal 2011 con un aggravamento nel 2012. In questi anni si registra una forte flessione nel numero di attività su tutti i settori e in modo particolare nel commercio sia per quanto riguarda i dipendenti occupati. Per il settore del commercio la crisi e le chiusure di attività, non supportate da nuove aperture è continuata anche nel 2013 mentre sembra notarsi una inversione di tendenza per il comparto turismo e servizi. Dal punto di vista occupazionale stando al numero delle assunzioni e delle cessazioni, fatta salva una effervescenza per il turismo, ascrivibile più che altro alle assunzioni con contratti flessibili a fronteggiare una nuova domanda, il comparto segna ancora importanti sofferenze soprattutto nel commercio. In questo settore peraltro i dati, non completi del 2013 (che non vogliamo quindi riportare), e le non poche procedure di crisi e mobilità aperte non inducono ad alcun tipo di ottimismo. Guardando nel suo insieme il settore, in assenza di una ripresa della domanda interna, anche considerato il pesante squilibrio tra offerta e domanda, difficilmente le sofferenze potranno essere assorbite a breve termine. 173 7. L’agricoltura di Francesco Faraon* 1. La dinamica delle impr ese del settor e agr oalimentar e tr evigiano Continua anche nel 2013 la tendenza alla contrazione del numero di imprese agricole. In Italia la diminuzione del numero di aziende agricole rispetto al 2011 è del 2,6% mentre in Veneto il dato è relativamente più contenuto (2,1%). In Veneto nel 2013 le imprese attive nei settori agricoltura silvicoltura e pesca iscritte al registro della Camera di Commercio sono 68.250 (-6,3%) con una flessione superiore rispetto al dato nazionale (-4%). Da elaborazioni dell’Ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio di Treviso (Tabella 1) nella provincia di Treviso le imprese attive nel settore delle coltivazioni agricole sono passate dalle 15.550 unità del 2011 alle 14.583 unità del 2013 con una diminuzione di 967 imprese nel biennio 2011-13 (-6,2%) e di 736 imprese nel confronto 2012-13 (-4,8%). In valori assoluti tra il 2012 e il 2013 il comparto agricolo ha perso 736 aziende agricole di cui 559 dedite alle colture a seminativo, 137 ad attività miste e 110 all’allevamento di animali. Sono aumentate di 68 unità nello stesso periodo e di 188 unità nel periodo 2011-13 invece le imprese dedite alle colture permanenti: si tratta di aziende agricole che sono passate da un ordinamento colturale prevalente a seminativo o misto ad uno viticolo specializzato sulla spinta delle performances favorevoli registrate dal settore. La distribuzione territoriale delle attività economiche agricole (Tabella 2) evidenzia come le imprese con ordinamento produttivo prevalente a coltivazioni permanenti sono concentrate nelle aree di Conegliano (1.454 ditte), Oderzo (1.599) e Quartier del Piave (1.393) di fatto le aree a tradizionale vocazione viticola. Gli allevamenti zootecnici, sia da latte che da carne, sono distribuiti fra le aree di Asolo e Castelfranco, favoriti anche dalle particolari performances della cerealicoltura locale e l’area di Treviso anche se in quest’ultima ben 22 stalle da latte e 59 allevamenti misti sono scomparsi nel periodo 2011-13. L’area di Montebelluna si conferma come il distretto del coniglio con (circa 80 allevamenti) settore peraltro che ha registrato importanti momenti di difficoltà nel * Federazione Provinciale Coldiretti Treviso. Si ringrazia per aver reso disponibili i dati Infocamere l’Ufficio Studi e Statistica della Cciaa di Treviso, in particolare Elena Plancher. 175 2013 a causa della flessione delle quotazioni di mercato e soprattutto di marginalità economica per l’impresa. Nel territorio a sud dell’area di Treviso, soprattutto nei comuni di Mogliano Veneto, Preganziol e Zero Branco, si ha la maggior presenza di aziende con colture non permanenti (orticoltura e seminativi) e attività di contoterzismo. L’età media degli imprenditori agricoli è sempre molto elevata (Tabella 3): delle 14.583 aziende attive in agricoltura in provincia di Treviso solo 565 aziende (3,9%) sono condotte da giovani sotto i 35 anni; il dato assume particolare significato se confrontato con l’8,1% dei pari età negli altri settori produttivi e testimonia il persistere di una senilizzazione del comparto agricolo anche se nel periodo 2011/2013 si è assistito ad un incremento di 23 nuove aziende giovanili che testimoniano una lieve inversione di tendenza quasi esclusivamente nel settore viticolo (22 aziende). Le imprese giovanili (Tabella 4) sono maggiormente presenti nell’area di Treviso (98), Quartier del Piave (97) e Conegliano (86) e i settori preferenziali in cui operano i giovani sono il viti-vinicolo, nell’area di Valdobbiadene e Conegliano e quello orticolo nell’area di Treviso, settori i a maggior prospettiva di reddito. In termini di variazioni assolute (2013-11) delle 24 nuove aziende giovanili ben 22 appartengono al settore viticolo e di queste 20 sono collocate nell’area del coneglianese: si tratta con tutta probabilità dell’effetto traino esercitato dal Prosecco sia come prospettiva di reddito che come stile di vita. In provincia di Treviso le aziende agricole condotte da donne sono 3.856 (26,3% del totale) con una flessione rispetto al 2011 del 26,7% pari a 323 ditte. Si conferma anche per il 2013 l’osservazione secondo cui le imprese femminili in agricoltura sono percentualmente di più rispetto alle imprese femminili appartenenti agli altri comparti produttivi (22,3%) e le titolari hanno una età media più elevata rispetto agli imprenditori maschi; questi dati testimoniano di una realtà agricola trevigiana incentrata sulla famiglia in cui la casalinga (madre o moglie) viene formalmente delegata a condurre l’azienda anche se l’attività e le scelte aziendali in genere sono in capo agli altri familiari impegnati principalmente in attività diverse. Le aziende agricole gestite da stranieri in provincia di Treviso non rappresentano più una novità nel panorama dell’imprenditoria agricola veneta ma numericamente continuano ad essere una presenza di testimonianza con 267 imprese, pari all’1,8% (contro il 9,5% degli altri settori produttivi); 114 di queste (42,7%) sono dedite alle colture permanenti in particolare a vigneto (Tabella 5) e 95 (35,6%) alle colture non permanenti. 176 177 1.482 392 Coltivazioni agricole associate all’allevamento di animali: attività mista Attività di supporto all’agricoltura e attività successive alla raccolta 17 3 Utilizzo di aree forestali Servizi di supporto per la silvicoltura 15.642 84.387 27 6 15.410 83.505 25 5 2 30 20 3 36 61 42 10 1.381 390 1.702 5.728 6.066 15.319 2012 14.674 81.829 25 6 2 31 22 2 34 60 53 10 1.244 381 1.592 5.796 5.507 14.583 2013 -736 -1.676 0 1 0 1 2 -1 -2 -1 11 0 -137 -9 -110 68 -559 -736 V.a. -4,8 -2 0,0 n.s. 0,0 3,3 10,0 -33,3 -5,6 -1,6 26,2 0,0 -9,9 -2,3 -6,5 1,2 -9,2 -4,8 % Var. 2013/2012 -968 -2.558 -2 0 0 -2 5 -1 -3 1 21 1 -238 -11 -145 188 -783 -967 V.a. -6,2 -3,0 -7,4 0,0 0,0 -6,1 29,4 -33,3 -8,1 1,7 65,6 11,1 -16,1 -2,8 -8,3 3,4 -12,4 -6,2 % Var. 2013/2011 100,0 - n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. 9,5 2,5 11,1 35,9 40,2 99,4 n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. 8,5 2,6 10,8 39,5 37,5 99,4 2013 100,0 - Distr. % 2011 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Note: (1) le consistenze 2012 e 2013 comprendono la classe di natura giuridica “Persona fisica”, introdotta per effetto della nuova Direttiva dei servizi del 26/10/2011 (entrata in vigore il 13/5/2012 con circolare n.3648/c). Trattasi, tuttavia, della regolarizzazione di persone non costituite in forma d’impresa. Inoltre, per sede d’impresa si intende che vengono fornite informazioni su tutte le sedi localizzate in provincia di Treviso. Le imprese plurilocalizzate cioè presenti su più territori sono considerate solo se la sede è localizzata nella provincia di Treviso. Per sede d’impresa attiva si intende la sede d’impresa iscritta al Registro delle Imprese che non risulti in stato di inattività, cessazione, sospensione, liquidazione, fallimento o altra procedura concorsuale aperta. Totale agricoltura, silvilcoltura e pesca Totale sedi d’impresa in provincia (1) Acquacoltura Pesca di cui: 2 33 37 di cui: Silvicoltura ed altre attività forestali Altro n.c.a. Pesca e acquacoltura 59 Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali 32 9 1.737 Allevamento di animali Riproduzione delle piante Altro n.c.a. 5.608 6.290 15.550 2011 Coltivazione di colture permanenti Coltivazione di colture agricole non permanenti Coltivaz. agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi di cui: Attività economica Tab. 1 – Imprese attive per gruppi Ateco 2007 nell’agricoltura in provincia di Treviso. Ordinamento decrescente per anno 2013. 178 53 37 7 3 6 184 93 22 13 56 148 104 6 14 15 9 266 17 6 0 3 0 677 46 30 6 2 8 207 108 23 11 65 143 102 6 15 10 10 325 18 3 0 3 0 745 Asolo 2011 2013 742 674 8 218 45 6 0 3 0 1.731 42 298 14 43 379 405 49 513 75 16 1 0 21 1.016 38 8 191 41 14 0 3 0 1.573 47 251 18 43 318 367 47 482 69 23 0 0 18 916 41 5 125 61 5 2 9 2 2.424 6 81 32 17 81 141 31 504 28 1.404 2 3 26 644 1.435 3 115 61 6 4 10 3 2.379 6 75 28 16 69 128 29 443 25 1.454 2 5 25 566 1.486 Aree territoriali Castelfranco Conegliano 2011 2013 2011 2013 1.728 1.570 2.413 2.366 5 126 45 5 1 8 1 1.533 20 215 18 87 79 345 33 571 67 188 7 6 51 750 252 5 97 45 7 1 8 1 1.377 24 182 12 84 65 307 28 472 61 226 8 7 44 626 285 Montebelluna 2011 2013 1.524 1.368 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Note: per sede d’impresa si intende che vengono fornite informazioni su tutte le sedi localizzate in provincia di Treviso. Le imprese plurilocalizzate cioè presenti su più territori sono considerate solo se la sede è localizzata nella provincia di Treviso. Per sede d’impresa attiva si intende la sede d’impresa iscritta al Registro delle Imprese che non risulti in stato di inattività, cessazione, sospensione, liquidazione, fallimento o altra procedura concorsuale aperta. Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi di cui: Coltivazione di colture permanenti di cui: Coltivazione di uva Coltivazione di frutti oleosi Altre coltivazioni Altro n.c.a. Coltivazione di colture agricole non permanenti di cui: Coltivazione di cereali (escluso il riso), legumi da granella e semi oleosi Coltivazione di ortaggi e meloni, radici e tuberi Floricoltura e coltivazione di altre colture non permanenti e coltivazione del tabacco Altro n.c.a. Allevamento di animali di cui: Allevamento di bovini da latte Allevamento di pollame Allevamento di altri animali Altri allevamenti (altri bovini e di bufalini; cavalli e altri equini; ovini e caprini; suini) Altro n.c.a. Coltivazioni agricole associate all’allevamento di animali: attività mista Attività di supporto all’agricoltura e attività successive alla raccolta Riproduzione delle piante Altro n.c.a. Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali Pesca e acquacoltura Totale Agricoltura, Silvicoltura e Pesca Attività economica Tab. 2.a – Imprese attive per classe Ateco 2007 nel settore silvicoltura e pesca per aree territoriali in provincia di Treviso. Graduatoria sul totale provinciale per l’anno 2013 (continua). 179 208 23 37 48 16 289 124 18 3 6 19 3.402 239 24 38 47 14 348 137 10 3 9 20 3.840 90 92 289 332 1.511 283 1.775 305 350 362 367 3 9 59 2.173 354 3 6 66 2.522 Treviso 2011 2013 3.811 3.377 429 438 6 125 17 0 0 13 0 932 9 64 5 5 20 89 14 198 17 424 4 2 9 249 3 104 20 0 0 17 0 912 12 56 5 5 18 81 12 169 18 457 5 3 8 217 3 174 55 2 1 9 7 2.682 7 75 9 18 148 112 22 482 41 1.611 0 2 16 693 3 144 56 1 1 7 5 2.577 7 70 9 16 128 105 20 455 38 1.599 0 2 16 641 Aree territoriali Vittorio Veneto Opitergina 2011 2013 2011 2013 919 895 2.666 2.565 439 473 1.629 1.617 3 41 14 1 2 5 3 1.755 12 98 10 17 39 140 14 138 18 1.328 1 2 9 209 3 38 17 1 1 6 3 1.777 12 87 7 15 33 124 11 122 18 1.393 2 1 7 184 Quartier del Piave 2011 2013 1.747 1.768 1.340 1.403 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Note: per sede d’impresa si intende che vengono fornite informazioni su tutte le sedi localizzate in provincia di Treviso. Le imprese plurilocalizzate cioè presenti su più territori sono considerate solo se la sede è localizzata nella provincia di Treviso. Per sede d’impresa attiva si intende la sede d’impresa iscritta al Registro delle Imprese che non risulti in stato di inattività, cessazione, sospensione, liquidazione, fallimento o altra procedura concorsuale aperta. Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi Coltivazione di colture permanenti di cui: Coltivazione di uva Coltivazione di frutti oleosi Altre coltivazioni Altro n.c.a. Coltivazione di colture agricole non permanenti di cui: Coltivazione di cereali (escluso il riso), legumi da granella e semi oleosi Coltivazione di ortaggi e meloni, radici e tuberi Floricoltura e coltivazione di altre colture non permanenti e coltivazione del tabacco Altro n.c.a. Allevamento di animali di cui: Allevamento di bovini da latte Allevamento di pollame Allevamento di altri animali Altri allevamenti (altri bovini e di bufalini; cavalli e altri equini; ovini e caprini; suini) Altro n.c.a. Coltivazioni agricole associate all’allevamento di animali: attività mista Attività di supporto all’agricoltura e attività successive alla raccolta Riproduzione delle piante Altro n.c.a. Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali Pesca e acquacoltura Totale Agricoltura, Silvicoltura e Pesca Attività economica Tab. 2.b – (segue) Imprese attive per classe Ateco 2007 nel settore silvicoltura e pesca per aree territoriali in provincia di Treviso. Graduatoria sul totale provinciale per l’anno 2013. Tab. 3 – Imprese attive giovanili per gruppi Ateco 2007 nell’agricoltura in provincia di Treviso. Ordinamento decrescente per anno 2013. 2011 Incid. V.a. % Peso % 2013 Incid. V.a. % Peso % 533 3,4 98,5 556 3,8 98,4 234 161 76 4,2 2,6 4,4 43,3 29,8 14,0 256 161 72 4,4 2,9 4,5 45,3 28,5 12,7 24 6,1 4,4 32 8,4 5,7 24 1,6 4,4 25 2,0 4,4 14 8 541 7.335 7,4 43,8 13,6 3,5 8,7 - 2,6 1,5 100,0 - 10 9 565 6.649 8,5 18,9 15,0 3,9 8,1 - 1,8 1,6 100,0 - Attività economica Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi di cui: Coltivazione di colture permanenti Coltivazione di colture agricole non permanenti Allevamento di animali Attività di supporto all’agricoltura e attività successive alla raccolta Coltivazioni agricole associate all’allevamento di animali: attività mista Riproduzione delle piante Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali Pesca e acquacoltura Totale agricoltura, silvicoltura e pesca Totale imprese giovanili in provincia Imp. giov. in agricoltura sul tot. imp. giov. Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: per imprese giovanili si intende l’insieme delle imprese in cui la partecipazione al capitale sociale e/o alle cariche amministrative di persone al di sotto dei 35 anni risulta complessivamente superiore al 50%. Tab. 4 – Imprese attive giovanili per classe Ateco 2007 nel settore silvicoltura e pesca in provincia di Treviso. Confronti anni 2011 e 2013. Ordinamento decrescente per anno 2013. Attività economica 2011 Incid. % Peso % V.a. Totale Peso % 533 3,4 98,5 556 3,8 98,4 234 4,2 43,3 256 4,4 45,3 223 161 4,2 2,6 41,2 29,8 244 161 4,4 2,9 43,2 28,5 79 1,8 14,6 84 2,2 14,9 76 4,4 14,0 72 4,5 12,7 35 3,0 6,5 27 2,6 4,8 24 6,1 4,4 32 8,4 5,7 24 1,6 4,4 25 2,0 4,4 14 8 43,8 13,6 2,6 1,5 10 9 18,9 15,0 1,8 1,6 V.a. Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi di cui: Coltivazione di colture permanenti di cui: Coltivazione di uva Coltivazione di colture agricole non permanenti di cui: Coltivazione di cereali (escluso il riso), legumi da granella e semi oleosi Allevamento di animali di cui: Allevamento di bovini da latte Attività di supporto all’agricoltura e attività successive alla raccolta Coltivazioni agricole associate all’allevamento di animali: attività mista Riproduzione delle piante Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali 2013 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: per imprese giovanili si intende l’insieme delle imprese in cui la partecipazione al capitale sociale e/o alle cariche amministrative di persone al di sotto dei 35 anni risulta complessivamente superiore al 50%. 180 181 58 3 24 15 5 8 3 0 0 58 -1 1 -1 -3 2 0 0 0 0 -1 11 18 19 1 4 2 1 0 56 6 0 3 2 0 1 0 0 0 6 0 1 0 20 -1 2 15 4 -1 19 1 1 0 86 4 7 63 9 1 85 0 2 0 2 1 1 1 -4 1 0 1 3 0 68 3 1 17 27 16 65 Castelfranco Conegliano Montebelluna 55 Asolo -3 -2 0 -5 -1 -2 2 1 0 -3 3 0 0 98 4 8 16 57 10 98 Treviso Area territoriale 0 1 0 4 1 1 4 -1 -2 3 0 2 0 32 1 2 21 3 3 30 Vittorio Veneto -1 -1 0 -3 0 1 0 -1 -1 -2 0 0 0 70 0 3 51 13 3 70 Opitergino 0 0 0 1 0 3 -1 -1 0 1 0 2 0 97 1 5 74 10 5 95 Quartier del Piave -4 1 0 24 1 8 22 0 -4 23 10 9 0 565 25 32 256 161 72 556 Totale Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: per imprese giovanili si intende l’insieme delle imprese in cui la partecipazione al capitale sociale e/o alle cariche amministrative di persone al di sotto dei 35 anni risulta complessivamente superiore al 50%. A 01 Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi di cui: Coltivazione di colture permanenti Coltivazione di colture agricole non permanenti Allevamento di animali Attività di supporto all’agricoltura e attività successive alla raccolta Coltivazioni agricole associate all’allevamento di animali: attività mista Riproduzione delle piante Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali Pesca e acquacoltura Totale agricoltura, silvicoltura e pesca Variazioni assolute 2013/2011 Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi di cui: Coltivazione di colture permanenti Coltivazione di colture agricole non permanenti Allevamento di animali Attività di supporto all’agricoltura e attività successive alla raccolta Coltivazioni agricole associate all’allevamento di animali: attività mista Riproduzione delle piante Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali Pesca e acquacoltura Totale agricoltura, silvicoltura e pesca Attività economica Tab. 5 – Imprese attive giovanili per gruppi Ateco 2007 nell’agricoltura per aree territoriali in provincia di Treviso. Anno 2013. La forma giuridica prevalente fra le imprese agricole trevigiane è l’impresa individuale con l’87,2%; l’11% è formato da società di persone e solo l’1,3% da società di capitale (Tabella 6); il dato conferma una tendenza storica nel mondo agricolo: l’impresa è generalmente a conduzione familiare con la responsabilità in capo ad una sola persona e la riduzione al minimo dell’incidenza di oneri, adempimenti e costi burocratici. Nell’impresa giovanile la forma giuridica prevalente rimane l’impresa individuale (86,2%) ma aumenta leggermente la forma società di persone, a testimoniare una scelta di impresa più condivisa sia all’interno che all’esterno della famiglia d’appartenenza. L’impresa femminile, la cui titolare cioè è una donna, è quasi esclusivamente ditta individuale (94,6%); analogamente (93,6%) per l’impresa condotta da stranieri. Tab. 6 – Imprese attive giovanili, femminili e straniere per classe di natura giuridica in provincia di Treviso. Anno 2013. Società di capitale Impresa giovanile 6 Impresa femminile 20 Impresa straniera 3 Società di persone 72 186 14 1.619 Imprese individuali 487 3.649 250 12.796 0 1 0 56 Classe di natura giuridica Cooperative Consorzi e altre forme Totale prov.le 190 - - - 13 565 3.856 267 14.674 Società di capitale 3,2 10,5 1,6 100,0 Società di persone 4,4 11,5 0,9 100,0 Imprese individuali 3,8 28,5 2,0 100,0 Cooperative 0,0 1,8 0,0 100,0 - - - 100,0 3,9 26,3 1,8 100,0 Società di capitale 1,1 0,5 1,1 1,3 Società di persone 12,7 4,8 5,2 11,0 Imprese individuali 86,2 94,6 93,6 87,2 0,0 0,0 0,0 0,4 - - - - 100,0 100,0 100,0 100,0 Totale Incidenza percentuale Consorzi e altre forme Totale Distribuzione percentuale Cooperative Consorzi e altre forme Totale Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: per imprese giovanili si intende l’insieme delle imprese in cui la partecipazione al capitale sociale e/o alle cariche amministrative di persone al di sotto dei 35 anni risulta complessivamente superiore al 50%; per imprese femminili si intende l’insieme delle imprese in cui la partecipazione di donne risulta complessivamente superiore al 50% mediando tra le quote di partecipazione al capitale sociale e le cariche amministrative attribuite; per imprese straniere si intende l’insieme delle imprese in cui la partecipazione di persone non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50% mediando tra le quote di partecipazione al capitale sociale e le cariche amministrative attribuite. 182 Tab. 7 – Imprese attive femminili per gruppi Ateco 2007 nell’agricoltura in provincia di Treviso. Ordinamento decrescente per anno 2013. 2011 2013 Attività economica V.a. Incid. % Peso % V.a. Incid. % Peso % 4.166 26,8 99,7 3.846 26,4 99,7 Coltivazione di colture agricole non permanenti 2.040 32,4 48,8 1.762 32,0 45,7 Coltivazione di colture permanenti 1.435 25,6 34,3 1.488 25,7 38,6 Coltivazioni agricole associate all’allevamento di animali: attività mista 345 23,3 8,3 292 23,5 7,6 Allevamento di animali 322 18,5 7,7 279 17,5 7,2 18 4,6 n.s. 16 4,2 n.s. Riproduzione delle piante 3 9,4 n.s. 6 11,3 n.s. Altro n.c.a. 3 33,3 n.s. 3 30,0 n.s. Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali 7 11,9 n.s. 5 8,3 n.s. Pesca e acquacoltura 6 18,2 n.s. 5 16,1 n.s. Totale agricoltura, silvicoltura e pesca 4.179 26,7 100,0 3.856 26,3 100,0 Totale imprese femminili in provincia 18.433 21,8 - 18.240 22,3 - 22,7 - - 21,1 - - Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi di cui: Attività di supporto all’agricoltura e attività successive alla raccolta Impr. femm. in agricoltura sul tot. imp. femm. Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: per imprese femminili si intende l’insieme delle imprese in cui la partecipazione di donne risulta complessivamente superiore al 50% mediando tra le quote di partecipazione al capitale sociale e le cariche amministrative attribuite. 183 Tab. 8 – Imprese attive straniere per gruppi Ateco 2007 nell’agricoltura in provincia di Treviso. Ordinamento decrescente per anno 2013. 2011 2013 Attività economica V.a. Incid. % Peso % V.a. Incid. % Peso % 265 1,7 99,6 266 1,8 99,6 101 1,8 38,0 114 2,0 42,7 104 1,7 39,1 95 1,7 35,6 32 1,8 12,0 28 1,8 10,5 15 1,0 5,6 15 1,2 5,6 12 3,1 4,5 11 2,9 4,1 Riproduzione delle piante 0 n.s. n.s. 2 n.s. n.s. Altro n.c.a. Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi di cui: Coltivazione di colture permanenti Coltivazione di colture agricole non permanenti Allevamento di animali Coltivazioni agricole associate all’allevamento di animali: attività mista Attività di supporto all’agricoltura e attività successive alla raccolta 1 n.s. n.s. 1 n.s. n.s. Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali 1 n.s. n.s. 0 n.s. n.s. Pesca e acquacoltura - - - 1 n.s. n.s. 266 1,7 100,0 267 1,8 100,0 7.683 9,1 - 7.811 9,5 - 3,5 - - 3,4 - - Totale agricoltura, silvicoltura e pesca Totale imprese straniere in provincia Impr. str. in agricoltura sul tot. imp. str. Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: per imprese straniere si intende l’insieme delle imprese in cui la partecipazione di persone non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50% mediando tra le quote di partecipazione al capitale sociale e le cariche amministrative attribuite. 2. L’aa ndamento pr oduttivo nel settor e agr icolo L’annata agraria 2013 segue un 2012 particolarmente negativo a causa della grande siccità estiva e della sua incidenza diretta e indiretta sulle colture e sugli allevamenti veneti e trevigiani. All’inverno 2012-2013, caratterizzato da temperature miti, ha fatto seguito la primavera più piovosa degli ultimi 20 anni con temperature tendenzialmente inferiori alla media: una combinazione questa che ha creato non pochi problemi alle colture dovuti a proliferazione di patogeni, ritardi nelle semine, difficoltà nella raccolta dei cereali autunno vernini. 184 Ciononostante l’andamento climatico favorevole dei mesi successivi ha consentito alle piante un recupero di vigore grazie al quale è stato possibile realizzare produzioni elevate nelle colture di soia e mais che erano state fortemente penalizzate nel 2012. Alla fine l’annata agraria 2013 in Veneto è da considerarsi sostanzialmente positiva con un valore di prodotto aumentato di circa il 3% rispetto al 2012 grazie soprattutto alle sue principali coltivazioni erbacee: mais e soia appunto. Se il mais è in netto recupero rispetto al 2012 e si conferma prima coltura regionale con una superficie di 250mila ettari e una produzione salita a 2,2 milioni tonnellate, la soia registra una ripresa ancora più sostenuta con un forte incremento sia di superficie) che soprattutto la produzione, riuscendo inoltre a mantenere buone performances sui mercati. Si diceva invece dell’eccezionale piovosità primaverile che ha negativamente influito sui cereali autunno-vernini, le cui produzioni sono risultate in generale diminuzione. Il prezzo dei cereali nel corso dell’anno ha spesso subìto l’andamento delle quotazioni internazionali, influenzate da un’annata positiva a livello globale e sono quindi risultati al di sotto delle aspettative soprattutto con il mais e il frumento tenero. Anche le colture orticole hanno risentito dell’andamento climatico primaverile, soprattutto le patate (-40%), il radicchio e l’asparago; si è tuttavia registrata una sostanziale tenuta dei prezzi. Tra le principali colture frutticole annata negativa per le produzioni di pero, pesco e kiwi, che tuttavia hanno ottenuto quotazioni superiori rispetto al 2012. In primavera la situazione fitosanitaria e produttiva della vite si presentava alquanto preoccupante; tuttavia un periodo estivo-autunnale tutto sommato favorevole ha consentito il pieno recupero vegetativo e garantito una produzione di uva e di vino rispetto al 2012 anche se i listini sono risultati nettamente sotto il livello dello stesso anno. Per la zootecnia, se da una parte c’è da registrare un aumento del 5% del prezzo del latte, dall’altro si deve prendere atto che il mercato delle carni (bovini e conigli) è risultato complessivamente in calo penalizzato sia dalla flessione dei consumi sia dai listini mediamente più bassi del 2012. Sostanzialmente stabili sui mercati le carni suine, mentre quelle avicole dimostrano sensibile aumento dei prezzi di mercato. Per effetto di una maggiore disponibilità di materia prima, si sono parzialmente ridotti i costi delle razioni alimentari consentendo agli allevatori un parziale recupero di marginalità economica. 185 3. Annata agr ar ia 2012-2013: valutazioni per settor e pr oduttivo e per coltur a 1 3.1. Cer eali e soia Mais La stagione primaverile è stata caratterizzato da intense e frequenti precipitazioni che hanno fatto ritardare le semine cosa che ha inciso in maniera negativa sulle produzioni; in linea generale la coltura ha subito una maturazione non omogenea ma complessivamente non c’è stato il tanto temuto attacco di patogeni che avevano caratterizzato il 2012: piralide, nottua e diabrotica. Complessivamente la resa è stata superiore di oltre il 50% rispetto all’annata 2012 caratterizzata come ricordiamo da una lunga siccità estiva, ma comunque al di sotto dei normali standard produttivi, con produzioni che hanno oscillato dalle 6 t/ha alle 8-10 t/ha e punte di 12 t/ha per i mais irrigati. A livello regionale, a seguito di informazioni raccolte presso gli operatori locali, Veneto Agricoltura ha stimato una resa media di circa 9 t/ha di granella (+60% rispetto al 2012). In Veneto la superficie coltivata a mais da granella nel 2013 è stata di circa 250mila ettari, (-8% rispetto al 2012). Le province maidicole sono Padova, 53mila ha (-16% rispetto al 2012), Venezia 48mila ha (-2%) e Rovigo 47mila ha (-5% circa). Treviso con 33.600 ha coltivati ha registrato una importante flessione sul 2012 (-11,5%); in misura minore Vicenza 24.600 ha (-7%) mentre Verona (38.700 ha) registra un leggero aumento (+1%). Nonostante la diminuzione della superficie, il miglioramento delle rese produttive consentono di stimare una produzione regionale di circa 2,3 milioni di tonnellate di mais granella, in aumento del 50% rispetto al raccolto 2012 che come abbiamo ricordato è stato pessimo. La Borsa merci di Treviso per l’ibrido giallo ad uso zootecnico ha registrato nel corso del primo semestre 2013, pur con un andamento altalenante, valori compresi tra i 219 ei 237 €/t, superiori di circa il 15% rispetto a quelli del medesimo periodo del 2012. Successivamente, a partire dal mese di luglio, in coerenza con quanto avveniva nelle principali piazze di contrattazione internazionali, le quotazioni sono scese progressivamente tra il 10% e il 30% rispetto ai corrispondenti mesi dell’anno precedente registrando una modesta ripresa tra ottobre e novembre. 1. Le informazioni descritte in questo paragrafo danno riferimento alle seguenti fonti: Veneto Agricoltura, Istat, Coldiretti, Camera di Commercio di Treviso. 186 Il prezzo medio annuo, pari a 207,2 €/t, è risultato nel complesso inferiore del 7,3% rispetto al 2012. Nonostante l’andamento non positivo dei mercati il forte incremento della produzione rispetto al 2012 consente di calcolare un valore della produzione a livello regionale in circa 468 milioni di euro (+23%). Fr umento tener o Lo sviluppo vegetativo dei cereali autunno vernini, e conseguente l’annata produttiva, sono stati fortemente condizionati dalle piogge del mese di novembre 2012 e quelle altrettanto insistenti della primavera del 2013. Ci sono stati ritardi nelle semine e sono comparse fitopatie come fusarium e septoria che hanno debilitato la pianta e creato problemi nell’ingrossamento e riempimento delle spighe apparse generalmente di dimensioni più piccole rispetto agli standards varietali. Se nel complesso la resa produttiva è risultata mediamente bassa e stimata a livello regionale sulle 5,3 t/ha (-26% rispetto al 2012) la superficie coltivata è aumentata del 17% attestandosi su 102mila ettari. Rovigo con 28mila ha (+7%) è la prima provincia per superficie a frumento, seguita da Padova con circa 22.500 ettari (+33%), Venezia 17.500 ha, (+4) e Verona 16.700 ha (+17%); la provincia di Treviso con 10.205 ettari conferma sostanzialmente la superficie investita nel 2012. A livello regionale si stima una produzione di circa 540mila tonnellate (-14%) per effetto del pessimo andamento stagionale non sufficientemente controbilanciato dall’aumento della superficie investita. I prezzi registrati alla Borsa merci di Treviso nei primi sei mesi hanno avuto un andamento in flessione, pur mantenendosi su livelli superiori rispetto a quelli dei corrispondenti mesi del 2012 e registrando valori compresi tra 246 e 266 €/t. Con l’avvio della nuova campagna di commercializzazione le previsioni di un ottimo raccolto a livello mondiale ha causato un repentino ribasso delle quotazioni, scese fino a 182 €/t, per poi risalire negli ultimi mesi del 2013. Il prezzo medio annuo del prodotto buono mercantile è stato di 222,7 €/t (-7,2%) con una fatturato del di circa 127 milioni di euro (-20%). Or zo In Veneto la superficie coltivata ad orzo nel 2013 è stata di circa 10.800 ettari (+44%). L’andamento climatico primaverile, eccessivamente piovoso, ha creato alla coltura problemi simili agli altri cereali autunno-vernini, con spighe di dimensioni ridotte rispetto allo standard varietale. La resa produttiva è scesa a circa 5 t/ha (-12%) con una produzione complessiva stimata in 55mila t contro le 41mila t del 2012. 187 Le quotazioni registrate presso la Borsa merci di Treviso, all’avvio della nuova campagna di commercializzazione, erano inferiori a 180 €/t per poi risalire costantemente fino ad attestarsi su una media 2013, di 200 €/t (-13,8%). Il valore della produzione è stimato in 11 mil/€ (+21%). Soia Le abbondanti piogge del periodo primaverile non hanno provocato particolari problemi alla semina della soia che generalmente è successiva a quella del mais. Nel periodo estivo le temperature e le precipitazioni sono rimaste nella norma favorendo il buon sviluppo vegetativo della coltura. Nonostante le operazioni di raccolta si siano protratte oltre la media degli ultimi anni le condizioni climatiche autunnali non hanno creato particolari problemi. La resa produttiva è stata decisamente migliore rispetto al 2012 che, come sappiamo, è stato caratterizzato da forte siccità, e si è attestata su circa 4,1 t/ha (+80%). In Veneto la superficie coltivata a soia nel 2013 è stata di circa 82.400 ettari (+20%). Venezia è la prima provincia per superficie coltivata con 27mila ettari (+4,5%), ma gli incrementi di superficie più consistenti si sono avuti nelle province di Rovigo 17mila ettari (+24%), Treviso 12.200 ettari, (+24%) e soprattutto Padova, 13mila ettari (+75%). Si stima che la produzione complessiva, per il doppio effetto di aumento delle rese e aumento della superficie coltivata, abbia raggiunto il livello record di circa 340mila tonnellate, quantità più che doppia rispetto al 2012 e superiore di oltre il 20% al 2011, annata tra le più produttive dell’ultimo decennio. Il prezzo alla Borsa merci di Treviso si è mantenuto, nei primi mesi, stabile sopra i 500 €/t (+20%). Alla ripresa della nuova campagna commerciale invece, a causa delle previsioni di una buona offerta mondiale e locale di soia, i prezzi sono scesi tra i 404 e i 440 €/t. Nel complesso il prezzo medio annuo registrato alla Borsa merci di Treviso è stato di 471 €/t, con un incremento del 4% rispetto al 2012. Nonostante l’andamento altalenante del mercato considerando il forte incremento produttivo si stima che il valore del comparto possa attestarsi su circa 150 milioni di euro (+200%). 3.2. Le coltur e industr iali Bar babietola da zuccher o La primavera non è stata favorevole alla coltura dal punto di vista meteorologico e fitosanitario; tuttavia le condizioni climatiche successive si sono 188 stabilizzate e hanno consentito il normale sviluppo vegetativo per una resa media ad ettaro di 55 t sui valori del 2012. In Veneto la superficie coltivata è scesa dai 13mila ettari del 2012 a circa 9.500 (-27%) a causa delle rinunce primaverili. La provincia di Venezia ha visto il calo maggiore di superficie investite con 2.100 ettari (-45%), seguita da Rovigo 3.200 ettari (-21%) e Padova a 3mila ettari (-16%); residuali le superfici coltivate nelle altre province. La produzione regionale di fittoni è stimata in 525mila t (-27,5%) che con una resa in saccarosio di 8,1 t/ha (-7,5%) da una produzione regionale di saccarosio di circa 76.800 t. Ad un prezzo medio di liquidazione di 45 €/t il valore della produzione per ettaro viene stimato in circa 2.500 euro/ha (-23%) per un fatturato di comparto di circa 24 mln euro. Tabacco In Veneto sono circa 4mila gli ettari coltivati a tabacco (+15%) quasi esclusivamente concentrati nella provincia di Verona con 3.200 ha (+17%). Nel complesso la qualità del prodotto, con la varietà Bright che si conferma la più diffusa con oltre il 95% delle superfici investite, è risultata migliore rispetto 2012 e la resa è aumentata raggiungendo in media le 3,6 t/ha (+3,5%). Stimando una produzione di circa 14.300 tonnellate (+19%) con un prezzo contrattato di 2,85 euro/kg (+10%) si calcola un valore della produzione di 41 milioni di euro (+27%). 3.3. Le coltur e oleaginose Gir asole Nel 2013 in Veneto sono stati seminati 2.900 ettari a girasole contro i 1.280 del 2012. Verona con 1.800 ha è la prima provincia seguita da Padova, 700 ha e Rovigo con 230 ha e che ha visto dimezzare la superficie investita. La resa si è attestata su 2,7 t/ha, in leggero aumento (+3%) rispetto al 2012 per una produzione complessiva di circa 7.900 tonnellate contro le 3.400 t del 2012. Le quotazioni sono sensibilmente diminuite rispetto al 2012 portandosi al di sotto di 300 €/t (-30%) per un valore della produzione regionale stimato in 2,8 mln euro. 189 Colza La superficie coltivata nel 2013 è inferiore rispetto all’anno precedente con 2.900 ettari (-6%) distribuiti fra le provincie di Verona, Padova, Rovigo e Treviso (550 ha, -39%). L’andamento climatico autunnale non ha agevolato le semine e la primavera eccessivamente piovosa ha sensibilmente peggiorato la resa che è scesa a 2 t/ha (-23%). La produzione complessiva è di circa 5.900 tonnellate (-27%) che, per un prezzo medio di 450 €/t, dà un valore della produzione regionale di 2,7 mln euro. 3.4. Le coltur e or ticole In Veneto sono coltivate su circa 30.900 ettari di ortaggi; di questi circa 25mila ha (80%) son in piena aria, 2650 ettari sono le piante da tubero, in sensibile diminuzione rispetto al 2012, e 3.300 ettari sono le orticole in serra. Complessivamente il valore della produzione è in aumento si calcola in 620 milioni di euro (+2,5 sul 2012). Radicchio Viene coltivato su una superficie complessiva di 8.600 ettari; Padova 2.300 ettari (+12,5%), Venezia 1.900 ha (+15%) e Verona 1.600 ettari (+33%) sono le provincie più interessate. Treviso e Rovigo seguono con circa mille ha a testa confermano sostanzialmente la produzione 2012. Le elevate temperature estive hanno inciso negativamente sullo sviluppo e sulla maturazione della pianta per cui le rese produttive medie sono scese a 12 t/ha per una produzione regionale di circa 103mila tonnellate (-8%). I prezzi sono stati soggetti ad una certa variabilità nel corso dell’anno caratterizzandosi per una buona performance per le varietà primaverili e con quotazioni in calo verso gli ultimi mesi dell’anno, fatta eccezione per il Radicchio Rosso di Treviso, che negli ultimi mesi dell’anno ha registrato prezzi progressivamente crescenti anche se su livelli inferiori al 2012. Il valore totale della produzione è stimato in 60 mln di euro. Patata Nel 2013 la superficie regionale coltivata a patata è stata di circa 2.650 ettari (-20%) con una diminuzione sensibile della varietà comune (2.500 ha) ed un aumento sostenuto della primaticcia (150 ha). 190 Verona rimane indiscutibilmente la prima provincia del veneto con 1.150 ha (+15%), seguita da Padova con 500 ha (+24%); sono in forte flessione le superfici coltivate a Vicenza, 430 ha, (-64%) e Rovigo 150 ha (-50%). La primavera piovosa ha fatto ritardare gli impianti e inciso negativamente sulla pezzatura dei tuberi; le rese medie sono calate sotto le 30 t/ha e la produzione complessiva è scesa a circa 73mila tonnellate (-40%). Il prezzo medio annuo alla borsa merci di Verona è stato di 0,40 €/kg (+44%) per un valore della produzione di circa 29 mln euro. Aspar ago La superficie in produzione è scesa al di sotto dei 1.400 ettari (-16%) a causa delle abbondanti precipitazioni primaverili che hanno ridotto i nuovi investimenti e causato perdite consistenti di zampe e turioni sulle superfici esistenti in particolare nelle provincie di Padova 285 ettari (-36%) e Treviso 130 ettari, (-46%). Le provincie di Vicenza, 250 ha, Venezia, 180 ha e Verona 400 ha, invece hanno mantenuta invariata la superficie coltivata. Complessivamente la resa unitaria è scesa a 4,5 t/ha (-12%) e la produzione complessiva di 6.200 tonnellate (-25%). La quotazione media annua è stata di 1,82 €/kg, invariata rispetto al 2012. 3.5. Coltur e flor ovivaistiche È sceso a 1600 (-1,3%) il numero delle aziende florovivaistiche attive in Veneto. Padova con 479 aziende è la prima provincia seguita da Treviso con 342, Verona (246) e Venezia (226). La superficie a colture florovivaistiche in Veneto, dopo un triennio in crescita, registra una flessione attestandosi sui 3.500 ettari (-5%) di cui mille ettari di colture protette (-7%) e 2.550 ettari (-5%) di colture in piena aria. La produzione (escluso il vivaismo orticolo) risulta in calo del 2% e si attesta su poco meno di 300 milioni di piante con un calo particolare del materiale vivaistico (-5%) che rappresenta il 70% del totale prodotto ed una crescita invece della pianta finita (+ 4%). L’andamento climatico anomalo, soprattutto in primavera, e una domanda di consumo non particolarmente sostenuta hanno determinato una riduzione del fatturato del comparto compresa fra il 10% ed il 20% con conseguenti problemi di liquidità da parte delle aziende. 191 3.6. Le coltur e fr utticole Melo Nonostante una primavera climaticamente avversa e vari problemi di tipo fitosanitario, la resa media della coltura è aumentata (+38%) rispetto all’annata precedente che aveva registrato una significativa contrazione produttiva, portandosi a 36 t/ha. Si mantiene stabile attorno ai 6mila ettari la superficie produttiva regionale con la provincia di Verona che detiene circa il 72% della superficie totale. La produzione 2013 è quindi stimata in circa 200mila t complessive pari a circa il 10% della produzione nazionale. La scarsità di prodotto della raccolta 2012 ha sostenuto i prezzi nei primi mesi del 2013 che si sono attestati su valori mediamente superiori del 37% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. Complessivamente il prezzo medio annuo sulla piazza di Verona è stato di 0,54 €/kg, superiore (+27%). Per o La superficie coltivata ha subito in Veneto una significativa flessione scendendo a circa 3.400 ettari (-19%). Le maggiori riduzioni si sono verificate soprattutto in provincia di Venezia (-52%) e Rovigo (-27%). La produzione ha di poco superato le 70mila tonnellate (-19%) con una resa media di 20 t/ha (-9%). Mentre le quotazioni dei primi mesi dell’anno si sono mantenute su livelli decisamente superiori rispetto al 2012, i prezzi della nuova campagna di commercializzazione sono invece risultati mediamente inferiori, per una maggiore disponibilità di prodotto a livello nazionale ed europeo. Complessivamente il prezzo medio annuo è calcolato in 0,98 €/kg, (+12,3%). Pesco e nettar ine Dalle stime fornite dalla Regione Veneto la superficie investita a pesco e nettarine sarebbe in ulteriore calo (-6,4%) della superficie totale, scesa a 3.560 ha con una superficie in produzione di 3.180 ha e una resa unitaria di 16 T/ha. Per effetto di ciò il raccolto 2013 è stimato in 51mila t (-8%). Le quotazioni sono decisamente superiori a quelle dell’anno precedente con un prezzo medio annuo, sulla piazza di Verona, pari a 0,92 €/kg (+57%). 192 Actinidia o kiwi La produzione nazionale di kiwi continua ad essere fortemente minacciata dal cancro batterico (Psa) la cui presenza nei frutteti è stata favorita nel 2013 da un andamento climatico invernale non particolarmente rigido e da una primavera molto piovosa. Il Servizio Fitosanitario Regionale calcola nel 75% del totale le aziende agricole colpite dal batterio soprattutto nelle provincie di Verona e Treviso. Nonostante siano quasi 80 gli ettari di actinidia espiantati nel 2013 a causa della Psa, la superficie totale coltivata in Veneto sarebbe in aumento (+4%) con 3.600 ettari con una produzione complessiva stimata in 62.400 t (- 9%). Il prezzo medio annuo del kiwi sulla piazza di Verona è stato di 1,07 €/kg (+16%) che ha determinato un fatturato stimato in 66,15 mln euro. 3.7. La vite Una analisi di Coldiretti, sulla base dei dati Ismea, evidenzia la flessione del 7% nel 2013 degli acquisti di vino da parte delle famiglie italiane con consumi nazionali che scendono al minimo storico dall’Unità d’Italia (22 mln di hl) dietro Stati Uniti e Francia. Per il vino rosso, Italia e Francia sono stati superati dalla Cina che ne è diventata il maggior consumatore mondiale nel 2013. Sul piando della produzione, la primavera 2013 oltre a favorire la diffusione della peronospora ha causato in molte aree ha condizioni di allagamento dei coltivi e persistenti ristagni idrici che hanno danneggiato la coltura provocando alterazioni della fisiologia e sintomi da carenze di nutrienti. La situazione si è andata normalizzando nel periodo estivo consentendo la positiva conclusione dell’annata viticola con una qualità e sanità delle uve complessivamente buone. La superficie vitata regionale nel 2013 è di circa 76.800 ettari, in aumento di circa 500 ettari rispetto al 2012, concentrati nelle province di Treviso (40%) e Verona (35%). Le aree a Doc e Docg sono il 63% (48.600 ettari) dei vigneti complessivi. In Veneto nel 2013 sono stati raccolti 11,3 mln di quintali di uva da vino (+4,4) di cui si stima una resa in vino pari a 8,6 milioni di ettolitri (+7%). Dopo tre anni consecutivi in cui il prezzo delle uve da vino in Veneto era progressivamente aumentato, per la vendemmia 2013 si è osservata una flessione dei prezzi rilevati presso le Borse merci delle Camere di Commercio di Padova, Treviso e Verona. Il calo non ha interessato in eguale misura le tre piazze considerate: se Verona ha confermato il prezzo dell’anno precedente (0,69 €/kg), la contrazione dei listini ha riguardato in particolare Padova (-15%) e Treviso (-18%). Nella provincia di Treviso il prezzo del prosecco Doc si è tenuto per i primi dell’anno sulla media di €/kg 1,20 in linea con il secondo semestre 2012. Nel 193 secondo semestre 2013 è sceso a 1,15 euro kg per attestarsi sul valore medio di euro 1,18 (-22% sul 2012). Molto più leggera la flessione della Docg Conegliano Valdobbiadene con una media anno di €/kg 2,07 contro 2,08 del 2012. 4. Le pr oduzioni zootecniche 4.1. Latte Il Veneto con il 10,2% rimane la terza regione italiana per produzione di latte dopo Lombardia (40%) ed Emilia Romagna (16%). Gli allevamenti censiti per la campagna 2013/14 sono 3.833 (-3%) con una assegnazione di quota pari a 11,35 milioni di quintali (-0,26%). La provincia di Vicenza mantiene la leadership (31,5% di quota e 31% degli allevamenti) seguita da Verona (20,3% di quota e 20% degli allevamenti) e Treviso (18,3% di quota e 19% degli allevamenti). Le consegne rettificate a marzo 2013, alla chiusura della campagna 2012/2013 sono state pari a 11,06 mln di quintali, inferiori alla quota assegnata. La maggioranza del latte Veneto viene destinata alla produzione di formaggi Dop e tipici. Il Grana Padano è stimato in riduzione (-3,5%) con 4,6 milioni di forme complessive di cui 660mila prodotte in Veneto (-5%). Anche l’Asiago è in calo con una produzione di 1,4 milioni di forme di pressato (-4%) e 220mila forme di allevo (-20%). In netto calo anche il Montasio (-13%), che dovrebbe raggiungere a fatica le 850mila forme, e il Piave 320mila forme (-11%). Il prezzo del latte crudo ha registrato un andamento crescente durante il 2013 fino a raggiungere i livelli massimi verso la fine dell’anno passando dai 37-38 €/100 litri a oltre 42-44 €/100 litri con un valore medio annuo di liquidazione di circa 42 €/100 litri più Iva e premio qualità. Il Grana Padano alla Borsa merci di Treviso, per la categoria 12-15 mesi, si è tenuto sui valori del 2012 con 9,63 €/kg per poi scendere a 9,23 €/kg con una media annuale di €/kg 9,42. Molto simile l’andamento della categoria 10 mesi, con le quotazioni migliori negli ultimi mesi (7,50 €/kg). L’Asiago Pressato nei primi 8 mesi del 2013, sempre alla borsa di Treviso, ha ottenuto un prezzo intorno ai 45,5 €/kg, ma da agosto ha raggiunto in breve tempo quotazioni superiori a 6,05 €/kg. La tipologia d’Allevo si è mantenuta costantemente sul prezzo di euro 6,50. Il Montasio ha avuto quotazioni inferiori al 2012 e solo verso fine anno la carenza di prodotto ha portato i prezzi su livelli dell’anno precedente (5,80 €/kg per il fresco e 6,30 €/kg per l’allevo a 90 gg). È continuato l’andamento crescente 194 osservato negli ultimi due anni per il Piave, le cui quotazioni hanno registrato un incremento medio intorno a 0,20 €/kg. La formaggella trevigiana ha mantenuto costantemente il prezzo del 2012 di €/kg 5,35. 4.2. La car ne bovina La produzione di carne bovina nazionale è in contrazione (-4% p.v. equivalente) e continua a essere frenata da due fattori principali: il deterioramento del potere d’acquisto delle famiglie italiane e il costo di produzione, su livelli più alti rispetto al 2012. Nel 2013 si stima una produzione di carne bovina in Veneto di 193mila t (-3%); l’importazione di animali vivi è scesa a 492mila capi (- 3,6%) con la Francia che consolida la leadership con una quota di mercato del 72% (circa 360mila capi), mentre crollano le importazioni dalla Polonia 46mila capi (-16%) e dall’Irlanda 12mila capi (-38%). Si osservano incrementi solo per le importazioni di animali vivi dalla Romania con circa 31mila capi (+14%). Le quotazioni dei broutards alla Borsa merci di Padova si sono mantenute mediamente su livelli inferiori rispetto al 2012. Per gli Charolaise (cat. 420-450 kg) è stato registrato un prezzo medio annuo di 2,66 €/kg (-4%), mentre per gli incroci irlandesi (cat. 380-400 kg) il prezzo medio è stato pari a 2,55 €/kg (-5,8%). Più contenuta la riduzione per gli incroci francesi (cat. 350-370 kg), il cui prezzo è sceso 2,90 €/kg (-2,2%) e per i Limousine (cat. 380-400 kg) con 2,98 €/kg (-0,5%). In generale, l’andamento delle quotazioni ha subìto una caduta nel bimestre febbraiomarzo, una decisa ripresa in primavera e una tenuta estiva. Successivamente si è osservata una costante, ma contenuta, riduzione dei prezzi fino al livello di inizio anno. Gli animali da macello hanno dimostrato una migliore tenuta nelle quotazioni medie annue; lievi perdite si sono avute per i Charolaise e gli incroci irlandesi e un leggero aumento invece per i Limousine e polacchi. I Charolaise di 1° cat. sono stati quotati mediamente a 2,57 €/kg (-2,3%) con un andamento dei listini con valori più elevati a inizio e fine anno. La quotazione media annua degli incroci irlandesi è stata di 2,43 €/kg (-2,2%) e per i Limousine di 2,83 €/kg (+0,5%), mentre il risultato migliore lo hanno ottenuto i vitelloni polacchi, il cui prezzo medio annuo ha raggiunto 2,17 €/kg (+3,2%). 4.3. La car ne suina La produzione nazionale nel 2013 è stimata in leggera riduzione a causa del calo delle macellazioni. In diminuzione anche il patrimonio nazionale suino (-6,6% a giugno 2013), soprattutto per quanto riguarda i suinetti (-25%), probabilmente dovuto 195 all’applicazione della direttiva sul benessere animale che ha determinato una significativa riduzione delle scrofe. In aumento invece la categoria dei suini grassi (+7,8%). Il mercato al consumo di carne suina ha registrato una contrazione in termini di quantità di acquisti domestici nazionali (-3,7%) dovuta essenzialmente al forte calo della carne suina elaborata (-21% in quantità e -19,8% in valore). É invece aumentata la richiesta di carne naturale fresca (+3,8% in quantità e +9,8% in valore), favorita da un prezzo più concorrenziale. I salumi hanno subìto una lieve contrazione della domanda di circa l’1% in quantità, mentre hanno tenuto in valore. Dello stesso ordine di grandezza la diminuzione in quantità dei prodotti Dop, che però hanno tenuto in termini di valore a causa dell’aumento dei prezzo (+1,9%). Nei primi nove mesi dell’anno si è osservata una significativa riduzione delle importazioni di animali vivi (-9,5%) e un aumento dell’acquisto dall’estero di carni suine fresche e refrigerate (+3,6% in quantità e 9,7% in valore). Buone sono le performances delle esportazioni dei prodotti più importanti della nostra salumeria; tali risultati sono destinati a migliorare ulteriormente considerando che dal mese di maggio 2013 gli Stati Uniti hanno permesso l’importazione dei salumi italiani in cui abbondano i prodotti Dop e Igp provenienti da Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e dalle province di Trento e Bolzano. Sulla Piazza di Treviso il prezzo medio annuo di vendita dei suini pesanti ha segnato un lieve aumento rispetto al 2012, attestandosi su 1,51 €/kg (cat. 160-180 kg) (+1%) con quotazioni altalenanti nel corso dell’anno fino a toccare €/kg 1,79 nel mese di settembre. I positivi risultati commerciali del secondo semestre uniti alla contemporanea parziale riduzione dei costi alimentari hanno consentito un certo recupero del margine aziendale che per i primi sei mesi era inferiore rispetto al 2012 e al 2011. 4.4. La car ne avicola Il Veneto è la prima regione italiana nel settore avicolo con circa il 40% della produzione nazionale di polli e oltre il 50% di quella relativa alla carne di tacchino. Il comparto nel 2013 è stato in leggera recessione rispetto al 2012 con un lieve calo sia di polli e galline che dei tacchini per una produzione di carne stimata di poco superiore a 1,2 milioni di tonnellate a peso morto. Sebbene favorita dal prezzo unitario più competitivo rispetto alle altre carni si è osservata una leggera contrazione della domanda relativa ai consumi domestici anche se l’aumento dei prezzi ha consentito un incremento del 3,6% in termini di valore del comparto. Sul mercato di Treviso il pollo macellato pesante ha realizzato un prezzo medio annuo di €/kg 2,13 (+7,5%) mentre il pollame vivo pesante allevato a terra ha registrato un prezzo di €/kg 1,20 (+3%), con quotazioni sopra la media nel periodo estivo. Listini ancora più soddisfacenti per i tacchini, la cui quotazione media annua 196 per la tipologia macellato maschio pesante da carne è risultata di 1,45 €/kg (+7,5%). Il costo di produzione della carne avicola si è mantenuto sui livelli del 2012 anche se nel secondo semestre 2013 il costo delle materie prime per l’alimentazione è diminuito. 4.5. Le uova La produzione di uova in Veneto si è leggermente ridotta scendendo a sotto i 2 miliardi di pezzi. La causa principale è consistita nell’adeguamento alla normativa comunitaria sul benessere animale la cui proroga è scaduta il 30 giugno 2013 e che ha comportato la riorganizzazione degli spazi di allevamento con la possibile riduzione temporanea del numero di animali allevati. Alla Borsa Merci di Treviso il prezzo medio annuo della categoria M 53-63 grammi è rimasto praticamente inalterato con 13,43 €/100 pz mentre è sceso a 13,94 €/100 pz (-1,34%) il prezzo della categoria L da 63 a 73 gr. Nonostante l’andamento leggermente negativo delle quotazioni la redditività del comparto si è mantenuta sui livelli del 2012, a seguito della riduzione delle spese alimentari verificatasi nel secondo semestre del 2013. 4.6. I conigli Nel 2013 continua l’andamento negativo del comparto cunicolo nazionale, per il quale il Veneto rimane leader con oltre il 35% della produzione. Prezzi all’origine troppo bassi, costi di produzione elevati, forte concorrenza di prodotti provenienti dall’estero e dalla debole domanda interna per effetto dell’aumento dei prezzi al consumo, hanno causato una situazione che ha favorito l’ulteriore chiusura degli allevamenti e il calo produttivo. Il prezzo medio annuo di mercato alla Borsa merci di Treviso è stato più elevato rispetto all’anno precedente, avendo raggiunto 1,90 €/kg (+3,8%) per la categorie oltre i 2,5 kg con un andamento che ha rispecchiato la classica stagionalità della richiesta del prodotto, con prezzi più alti nei 4 mesi iniziali dell’anno e negli ultimi 3. Il costo medio annuo di produzione si è mantenuto poco sotto i 2 €/kg, come nel 2012. Nonostante, secondo le rilevazione Istat, la produzione di carne di coniglio sia stata inferiore di circa il 3% rispetto allo stesso periodo del 2012 non è migliorato l’equilibrio tra domanda e offerta. Sono infatti significativamente aumentate le importazioni soprattutto dalla Francia (+34%) che beneficia di prezzi molto competitivi e di una catena di distribuzione che fa leva sulla Gdo. Il dumping sulla carne di coniglio potrebbe essere ridimensionato introducendo l’obbligo dell’etichettatura di origine anche per i cunicoli, attualmente non previsto. L’attività della Commissione Unica Nazionale (Cun), creata per tutelare e rendere trasparente il mercato dei conigli vivi da carne provenienti dagli allevamenti 197 nazionali, è stata resa difficile a causa di mancati accordi sulle quotazioni tra allevatori e macellatori. A fine anno la Cun ha sostituito la Commissione prezzi alla Borsa merci di Padova e dovrebbe progressivamente sostituire tutte le altre Commissioni Prezzi delle Camere di Commercio in quanto organo che supera i meccanismi delle attuali Borse Merci; queste infatti sono deputate a rilevare il prezzo storico delle contrattazioni settimanali mentre la Cun ha il compito di formulare indicazioni di prezzo per la settimana successiva con indici oggettivi basati sui fondamenti di mercato. 5. Focus sulle fattor ie didattiche La fattoria didattica è un’attività integrativa svolta da aziende agricole o agrituristiche che si dedicano all’accoglienza di un target di bambini e ragazzi i quali, sotto la guida di operatori qualificati, imparano a conoscere meglio l’ambiente rurale, le piante, gli animali, i prodotti della terra e fanno esperienza di attività agricole tipiche e di antichi mestieri. É unanimemente riconosciuto alla fattoria didattica un alto valore educativo non solo verso le nuove generazioni ma verso le famiglie in genere in un momento di particolare attenzione verso il contesto agricolo percepito con una visione multifunzionale, aperta al sociale e anche come stile di vita. Quasi tutte le aziende affiancano l’attività di fattoria didattica ad altre attività agricole connesse o strumentali quali l’agriturismo, la vendita diretta dei prodotti aziendali, attività di tipo sociale; questo consente di integrare e ottimizzare spazi e servizi comuni all’attività di fattoria didattica ma soprattutto di integrare adeguatamente il reddito agricolo. Infatti dai dati raccolti da Veneto Agricoltura l’attività di fattoria didattica contribuisce solo per l’1,8% sui ricavi totali dell’azienda ma è un volano importante per altre attività connesse come la vendita diretta di prodotti che contribuisce in maniera importante al fatturato aziendale. Le attività principali di una fattoria didattica sono: 1) percorsi didattici a tema (prodotti, ambiente, allevamenti, tradizioni e cultura contadina) 2) laboratori didattici: attività manuali di trasformazione dei prodotti dell’azienda (ad esempio: cereali, ortaggi, frutta, latte, formaggio, vino, olio etc.) 3) attività integrative: possono riguardare il turismo (passeggiate, escursioni e visite guidate), attività sportive e natura (birdwatching, pet therapy, orienteering etc.), laboratori e settimane estive per bambini, visite e attività rivolte a soggetti diversi da scuole e studenti (gruppi, famiglie, adulti e diversamente abili), cultura, spettacoli e vita contadina (ad esempio, mostre, visite, giochi etc.). Complessivamente in Veneto sono censite 243 fattorie didattiche così suddivise per provincia: Vicenza 65, Padova 47, Treviso 37, Venezia 39, Verona 28, Rovigo 27, Belluno 6. 198 8. Il sistema pensionistico di Maurizio Gambuzza e Maurizio Rasera* A partire dal 1° gennaio 2012, con il dl. 201/2011, convertito nella l. 214/2011, in materia previdenziale sono state introdotte importanti novità. La riforma, ispirata a principi di sostenibilità finanziaria di lungo periodo, di flessibilità nell’accesso ai trattamenti anche attraverso incentivi alla prosecuzione della vita lavorativa e di equità intra-generazionale, prevede tra i principali interventi: l’estensione a tutti i lavoratori del metodo di calcolo contributivo 1 “pro quota” per le anzianità maturate a decorrere dal 1° gennaio 2012; l’abolizione del preesistente meccanismo delle finestre di accesso alla pensione, inglobate nei nuovi requisiti; l’abolizione delle pensioni di anzianità sostituite da due tipologie di trattamenti previdenziali rappresentati dalla pensione ordinaria di vecchiaia e dalla pensione anticipata. Inoltre, a partire dal 2012, l’Inps ha assunto il ruolo di polo della previdenza obbligatoria del Paese attraverso l’incorporazione dell’Inpdap (ente previdenziale dei dipendenti pubblici) e dell’Enpals (ente di previdenza dei lavoratori dello spettacolo). L’Inps eroga ogni mese 21,1 milioni di pensioni sia di natura previdenziale che assistenziale a circa 16 milioni di cittadini per una spesa complessiva pari nel 2012 a 261 miliardi di euro, con un incremento del 34,4% rispetto a 194,5 miliardi del 2011, per lo più ascrivibile alla spesa derivata dall’incorporazione degli Enti soppressi, che incide per 63 miliardi di euro sull’incremento complessivo pari a 67 miliardi2. Il 90% della spesa totale è a carico delle gestioni previdenziali ed è ammontata nel 2012 a 236 miliardi di euro, con un crescita del 39% rispetto a 170 miliardi di euro del 2011. La rimanente quota del 10% sostenuta per l’erogazione di pensioni assistenziali e per l’invalidità civile è nel complesso di 25,3 miliardi di euro e fa registrare un incremento del 3,2% (+780 milioni di euro). La spesa pensionistica finanziata in via principale dai contributi versati dai lavoratori e dai datori di lavoro incide sul Pil per il 15% nel 2012 e per il 15,8% ove si comprenda anche la spesa erogata per conto dello Stato, con la sola esclusione delle indennità di accompagnamento a favore degli invalidi civili. * Veneto Lavoro. 1. La pensione è calcolata sul montante dei contributi versati/accreditati nell’arco dell’intera vita lavorativa, rivalutati in base all’andamento del PIL e convertiti in pensione annua sulla base di coefficienti di trasformazione stabiliti per legge e variabili con riferimento all’età di pensionamento. 2. Per un’analisi complessiva a livello nazionale si vedano Inps, 2013, Rapporto annuale 2012, Roma, disponibile in www.inps.it. 199 Le informazioni di seguito fornite sono in larga parte desunte direttamente dal sito web dell’Inps ed hanno una copertura temporale disomogenea in funzione dei fenomeni osservati3. 1. I beneficiar i delle pr estazioni pensionistiche nel 2012 A differenza dagli anni precedenti l’Inps ha migliorato la tempestività dell’aggiornamento delle proprie banche dati consultabili via web e ciò permette di esaminare già con riferimento al 2012 l’andamento complessivo delle prestazioni pensionistiche a livello provinciale (Tabella 1). La dinamica del numero di pensionati, delle pensioni erogate e dell’importo medio mostra di essere caratterizzata da una forte stabilità che è comune ai diversi ambiti territoriali. Tab. 1 – Pensionati, numero medio di pensioni e importo annuo per genere. Anni 2010, 2011 e 2012. 2010 2011 2012 Pensionati Pensioni Importo annuo Femmine 116.318 1,50 11.971 116.012 1,50 12.330 115.728 1,50 12.701 Maschi 107.344 1,29 18.424 107.459 1,29 19.085 107.375 1,29 19.585 Totale 223.662 1,40 15.068 223.471 1,40 15.578 223.103 1,40 16.014 Femmine 676.974 1,50 12.433 675.405 1,50 12.798 672.920 1,50 13.166 Maschi 620.210 1,29 18.873 620.846 1,28 19.502 619.829 1,29 19.959 1.297.184 1,40 15.512 1.296.251 1,40 16.009 1.292.749 1,40 16.423 Femmine 8.849.780 1,52 12.840 8.819.444 1,51 13.228 8.774.099 1,51 13.569 Maschi 7.857.246 1,32 18.435 7.849.141 1,32 19.022 7.819.793 1,32 19.395 Totale 16.707.026 1,42 15.471 16.668.585 1,42 15.957 16.593.892 1,42 16.314 Pensionati Pensioni Importo annuo Pensionati Pensioni Importo annuo Treviso Veneto Totale Italia Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps. Nel 2012 i pensionati sono leggermente diminuiti, con un effetto a scalare a partire dal livello nazionale (-0,4% sul 2011, con un valore assoluto si poco inferiore ai 16,6 milioni), fino a quello regionale (-0,3%, poco meno di 1,3 milioni) e provinciale (-0,2%, 223.100 unità). La riduzione è sempre più marcata per le donne che pagano l’innalzamento dell’età pensionabile nel pubblico impiego. Conseguenza di questa differente velocità di contrazione è la lieve riduzione del peso della componente femminile sul totale che si avvicina sempre di più alla parità. Invariato anche il peso della provincia di Treviso rispetto al complesso regionale e nazionale, 3. Mentre i dati riferiti ai beneficiari riguardano l’universo dei percettori, quelli sulle pensioni vigenti rappresentano il parziale coperto dall’Inps. 200 stabilmente in linea con il proprio peso demografico (rispettivamente circa 17% e l’1,3%). Il numero di pensioni ammontava invece a oltre 312mila e manteneva inalterato il rapporto tra pensioni e pensionati attorno al valore di 1,4, identico a quello del Veneto e di pochissimo inferiore alla media nazionale (1,42). Permane anche la differenza di genere a vantaggio delle donne che, in funzione della maggior probabilità di sopravvivenza al coniuge, cumulano i trattamenti pensionistici portando il loro valore medio ad 1,5 pensioni pro-capite. Nonostante il maggior numero di trattamenti goduti, le donne rivestono un peso decisamente più contenuto in termini di importo complessivo annuo, con una quota pari a solo il 41%, più bassa nel trevigiano rispetto a quanto si registra nella media nazionale (il 44%). Tra i beneficiari prevale largamente la componente anziana (Tabella 2): sopra i 65 anni ritroviamo il 72% dei pensionati, mentre un altro 21% rientra nella fascia 55-64 anni (i valori omologhi regionali sono rispettivamente 73% e 21%); la maggiore presenza tra i grandi anziani della componente femminile e dei trattamenti meno “ricchi” fa sì che in termini di importi complessivi il peso dei 55-64enni salga al 25% in complesso e al 28% per gli uomini. Come nel quadro regionale, i trattamenti rientranti nella tipologia definita di invalidità, vecchiaia e superstiti (IVS), corrisposti a seguito di attività lavorativa 4, raccolgono il numero largamente maggioritario di pensionati (Tabella 3): includendo anche i casi nei quali queste risultano associate ad altri trattamenti (quelli assistenziali5 e quelli indennitari6) si raggiunge il 93% dei beneficiari, con assoluta indifferenza rispetto al genere. L’importo complessivo annuo dei redditi da pensioni percepiti in provincia di Treviso ammontava a 3.572 milioni di euro e mostra una crescita costante nel tempo (Grafico 1). Il numero dei pensionati, dopo aver raggiunto il massimo nel 2010, segna per il secondo anno consecutivo, come già rilevato, una contrazione. Mentre questi ultimi sono cresciuti in dieci anni del 4%, l’importo complessivo erogato è aumentato del 43%. Gli importi medio-annui delle prestazioni risultano inferiori rispetto a quelli complessivi veneti o italiani, attestandosi poco al di sopra dei 16mila euro nel totale, con le solite differenze in funzione del genere che vedono le donne percepire un importo di oltre un terzo più basso rispetto agli uomini: 12.700€ contro quasi 19.600€. Le pensioni Ivs, con un importo medio di 16.400 euro l’anno (12,3mila per le donne e 20,6mila per gli uomini), garantiscono l’82% degli importi erogati (85% per 4. In forma diretta, al raggiungimento dei limiti d’età e di anzianità contributiva previsti dalla normativa, o in forma indiretta nei casi in cui, alla morte del titolare, tale pensioni possono essere corrisposte ai superstiti. 5. Rientrano tra le pensioni assistenziali quei trattamenti che hanno lo scopo di garantire un reddito minimo a coloro che per problemi fisici o d’età avanzata risultano incapaci di procurarselo; includono le pensioni di guerra, quelle per non vedenti e o non udenti civili, i trattamenti agli invalidi civili e agli ultra 65enni sprovvisti di reddito, le indennità di accompagnamento. 6. Le prestazioni indennitarie sono previste in caso di menomazioni o morte conseguente ad un evento legato all’attività lavorativa; comprendono le rendite per infortuni sul lavoro e le malattie professionali. 201 gli uomini e 77% per le donne). Le differenze di genere risultano marcate e stabili nel tempo: anche nell’ultimo anno disponibile la componente maschile assorbe larga parte degli importi erogati per le pensioni di vecchiaia e invalidità (il 61% dell’IVS) e l’83% delle rendite per infortuni sul lavoro e malattie professionali; le donne arrivano a coprire il 60% degli importi delle pensioni assistenziali e il 65% della combinata di IVS più assistenziali. Tab. 2 – Pensionati ed importo annuo del reddito pensionistico, complessivo e medio, per sesso e classe di età. Anno 2012, importo complessivo in migliaia di euro, medio in euro. Treviso Veneto Numero Importo (000) Importo medio Numero Importo (000) Importo medio 0-14 2.330 9.097 12.118 13.063 51.943 12.242 15-39 4.283 24.921 29.643 24.708 148.617 30.580 40-54 8.058 69.752 25.104 48.670 448.271 26.438 55-64 47.888 897.556 36.821 267.591 5.037.290 36.802 65+ 160.544 2.571.486 121.006 938.717 15.544.699 128.792 Totale 223.103 3.572.812 16.014 1.292.749 21.230.820 16.423 0-14 1.286 5.114 12.194 7.489 30.314 12.368 15-39 2.390 13.881 29.367 13.770 82.920 30.593 40-54 4.276 37.009 25.026 25.351 246.139 27.595 55-64 26.319 597.553 43.976 146.531 3.327.940 43.976 65+ 73.104 1.449.430 142.726 426.688 8.683.679 153.870 107.375 2.102.987 19.585 619.829 12.370.992 19.959 0-14 1.044 3.982 12.023 5.574 21.629 12.056 15-39 1.893 11.041 29.987 10.938 65.699 30.587 Totale Maschi Totale Femmine 40-54 3.782 32.746 25.330 23.319 202.132 25.271 55-64 21.569 300.003 27.863 121.060 1.709.349 27.832 65+ 87.438 1.122.054 100.597 512.029 6.861.020 107.732 115.726 1.469.826 12.701 672.920 8.859.829 13.166 Totale Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps. 202 203 1,2 1,0 1,3 2,2 2,6 2,3 3,5 1,4 1,3 1,0 1,3 2,4 2,7 2,5 3,8 1,5 1,1 1,0 1,4 2,1 2,4 2,1 3,3 1,3 178.158 3.300 11.794 8.029 20.841 54 927 223.103 91.544 586 7.092 1.966 14.143 18 379 115.728 86.614 2.714 4.702 6.063 6.698 36 548 107.375 Numero medio pensioni Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps. Totale Ivs Indennitarie Assistenziali Ivs+Indennitarie Ivs+Assistenziali Indennitarie+Assistenziali Ivs+Indennitarie+Assistenziali Totale Femmine Ivs Indennitarie Assistenziali Ivs+Indennitarie Ivs+Assistenziali Indennitarie+Assistenziali Ivs+Indennitarie+Assistenziali Totale Maschi Ivs Indennitarie Assistenziali Ivs+Indennitarie Ivs+Assistenziali Indennitarie+Assistenziali Ivs+Indennitarie+Assistenziali Totale Numero pensionati 1.788.637 12.252 28.730 124.237 135.759 368 13.004 2.102.987 1.130.089 2.477 42.077 37.939 247.404 274 9.565 1.469.826 2.918.727 14.729 70.807 162.176 383.162 642 22.569 3.572.813 Importo complessivo annuo (000) Treviso 20.651 4.514 6.110 20.491 20.269 10.224 23.730 19.585 12.345 4.228 5.933 19.298 17.493 15.202 25.238 12.701 16.383 4.463 6.004 20.199 18.385 11.883 24.347 16.014 Importo medio annuo 502.012 13.008 28.580 31.759 41.231 245 2.994 619.829 526.551 2.848 44.855 9.722 87.009 108 1.827 672.920 1.028.563 15.856 73.435 41.481 128.240 353 4.821 1.292.749 Numero pensionati 1,1 1,0 1,4 2,1 2,4 2,2 3,3 1,3 1,3 1,0 1,3 2,4 2,7 2,3 3,7 1,5 1,2 1,0 1,3 2,2 2,6 2,2 3,5 1,4 10.523.365 62.488 176.025 672.006 860.161 2.796 74.150 12.370.992 6.766.350 12.826 267.910 194.580 1.570.642 1.317 46.203 8.859.829 17.289.715 75.315 443.936 866.586 2.430.804 4.113 120.353 21.230.821 Importo Numero complessivo medio annuo pensioni (000) Veneto 20.962 4.804 6.159 21.160 20.862 11.414 24.766 19.959 12.850 4.504 5.973 20.014 18.051 12.195 25.289 13.166 16.810 4.750 6.045 20.891 18.955 11.653 24.964 16.423 Importo medio annuo 5.975.914 166.649 592.019 383.702 646.042 5.825 49.642 7.819.793 6.458.369 36.645 920.753 139.200 1.182.852 2.103 34.177 8.774.099 12.434.283 203.294 1.512.772 522.902 1.828.894 7.928 83.819 16.593.892 Numero pensionati 1,1 1,0 1,4 2,1 2,4 2,2 3,4 1,3 1,3 1,0 1,3 2,4 2,7 2,3 3,8 1,5 1,2 1,0 1,3 2,2 2,6 2,2 3,5 1,4 124.825.098 773.387 3.577.361 8.132.459 13.079.191 62.014 1.215.258 151.664.768 87.882.550 174.631 5.384.274 2.817.999 21.904.842 24.258 866.518 119.055.073 212.707.648 948.018 8.961.635 10.950.458 34.984.033 86.272 2.081.776 270.719.840 Importo complessivo annuo (000) Italia Numero medio pensioni Tab. 3 – Pensionati, numero medio di pensioni e importo annuo per genere e tipologia di pensione. Anno 2012. 20.888 4.641 6.043 21.195 20.245 10.646 24.480 19.395 13.608 4.765 5.848 20.244 18.519 11.535 25.354 13.569 17.107 4.663 5.924 20.942 19.129 10.882 24.837 16.314 Importo medio annuo Graf. 1 – Numero di pensionati e importo annuo dal 2003 al 2012 in provincia di Treviso. Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps. Per offrire una valutazione sintetica dell’incidenza del fenomeno pensionistico nella provincia di Treviso in comparazione con altri ambiti territoriali è utile standardizzare i dati sui pensionati in rapporto sia alla popolazione di riferimento (coefficiente di pensionamento) sia agli occupati (indice di dipendenza) 7 (Tabella 4). Treviso risulta possedere un minor carico tanto rispetto alla media regionale che a quella italiana, registra 253 pensionati ogni mille abitanti residenti contro i 262 del Veneto e i 274 nazionali; i beneficiari di trattamento sono nel 2012 pari a 570 ogni mille occupati, valore distante dalla media italiana (724) in ragione del più elevato livello di occupazione che caratterizza il territorio provinciale e regionale. Questi ultimi valori sono in contrazione a partire dal 2010 a tutti i livelli territoriali, nonostante (o forse proprio in conseguenza) la grave crisi occupazionale che sta interessando il Paese. 7. In entrambi i casi si sono utilizzati come denominatore rispettivamente la popolazione complessiva e gli occupati desunti dai dati dell’indagine sulle forze lavoro dell’Istat in relazione ai singoli anni trattati. 204 Tab. 4 – Coefficiente di pensionamento standardizzato e rapporto di dipendenza. 2007 2008 2009 2010 2011 2012 221.788 222.831 222.800 223.662 223.471 223.103 Totale pensionati Treviso Veneto 1.292.788 1.296.246 1.293.133 1.297.184 1.296.251 1.292.749 16.267.779 16.280.741 16.733.031 16.707.026 16.668.585 16.593.892 Treviso 255,1 253,1 251,8 251,8 250,6 253,2 Veneto 272,7 270,1 266,7 266,0 264,4 262,7 Italia 276,3 274,4 280,0 278,2 276,3 274,2 Treviso 565,8 558,5 592,6 606,1 592,8 570,6 Veneto 610,2 600,4 612,4 614,3 607,4 605,2 Italia 700,5 695,6 726,7 730,4 725,8 724,7 Italia Pensionati x 1.000 abitanti Pensionati x 1.000 occupati Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps e Istat, Rcfl. 2. Le pensioni liquidate nel cor so del 20128 Il numero delle pensioni liquidate (Tabella 5 e 6) oscilla nel corso del tempo, spesso come esito degli interventi normativi: in provincia di Treviso la punta massima è stata raggiunta nel 2008 con 15,6mila unità mentre nel 2012 si è attestata sulle 12,5mila, con una flessione di circa 20 punti percentuali (-14% in Veneto). La maggiore contrazione ha riguardato i lavoratori parasubordinati e gli autonomi (rispettivamente -37% e -32%). Anche in questo caso il genere ha una decisiva importanza, tanto è vero che la riduzione registrata dalle donne è significativamente inferiore a quella registrata dagli uomini per tutte le tipologie, se si fa eccezione per le prestazioni assistenziali (-19% le donne contro il -9% degli uomini) dove l’effetto è inverso9 anche a testimonianza del sempre più importante apporto garantito dal genere femminile al mercato del lavoro retribuito. Le 12,5mila pensioni liquidate nel 2012 (Grafico 2) vedono prevalere quelle di tipo assistenziale (43% del totale) seguite da quelle dei lavoratori dipendenti (34%), quindi da quelle degli autonomi (20%), mentre si mantengono residuali quelle maturate dai lavoratori parasubordinati (3%). Le differenze in termini di consistenze medie degli importi mensili rispecchiano i percorsi contributivi degli individui e sono sicuramente di qualche interesse. Per i lavoratori dipendenti il dato medio è di 1.102€ (praticamente senza incrementi rispetto al 2010), addirittura in decremento il 8. Al momento della redazione di questo articolo il dato sulle pensioni liquidate disponibile sul sito www.inps.it risulta ancora quello già pubblicato nel Rapporto precedente. 9. Delle voci riportate in tab. 5 l’unica che sembra richiedere una specifica delucidazione è quella relativa alle “prestazioni assistenziali” entro la quale confluiscono le pensioni erogate a cittadini senza reddito o con reddito inferiore ai limiti di legge, indipendentemente dal versamento di contributi, a seguito del raggiungimento del sessantacinquesimo anno di età o per invalidità non derivante dall’attività lavorativa o per gravi lesioni di guerra. 205 dato medio mensile dei lavoratori autonomi che scende a 812€ rispetto agli 870€ di due anni prima. Le 416 pensioni liquidate ai parasubordinati garantiscono una rendita mensile media di 199€, con un incremento di 30€. Tab. 5 – Pensioni liquidate per funzione economica e genere in provincia di Treviso. 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Fondo pensioni lav. dipendenti 3.885 4.977 3.785 4.857 4.054 4.231 Pensioni ai lav. autonomi 4.450 3.606 3.483 3.889 3.095 2.442 798 657 548 594 450 416 5.189 6.329 5.088 4.869 3.437 5.368 14.342 15.597 12.928 14.226 11.142 12.543 Fondo pensioni lav. dipendenti 1.389 2.310 1.191 1.990 1.741 1.614 Pensioni ai lav. autonomi 2.081 1.941 1.529 1.910 1.423 1.096 598 497 353 392 273 277 Prestazioni assistenziali 1.913 2.281 1.907 1.909 1.294 2.078 Totale (*) 5.993 7.055 5.000 6.214 4.789 5.105 Fondo pensioni lav. dipendenti 2.496 2.667 2.594 2.867 2.313 2.617 Pensioni ai lav. autonomi 2.369 1.665 1.954 1.979 1.672 1.346 200 160 195 202 177 139 Prestazioni assistenziali 3.276 4.048 3.181 2.960 2.143 3.290 Totale (*) 8.349 8.542 7.928 8.012 6.353 7.438 Totale Gestione separata lavoratori parasubordinati Prestazioni assistenziali Totale (*) Maschi Gestione separata lavoratori parasubordinati Femmine Gestione separata lavoratori parasubordinati Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps. Nota: (*) il totale include anche: fondi sostitutivi e integrativi, altre gestioni e assicurazioni facoltative. Graf. 2 – Pensioni liquidate per funzione economica. Treviso 2012. Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps. 206 Tab. 6 – Pensioni liquidate per funzione economica e genere in Veneto. 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Fondo pensioni lav. dipendenti 24.939 29.532 24.195 29.692 24.931 25.738 Pensioni ai lav. autonomi 24.399 19.935 18.931 20.723 17.202 13.640 Totale Gestione separata lavoratori parasubordinati 4.510 2.951 2.775 2.779 2.534 2.141 Prestazioni assistenziali 34.962 35.873 32.975 31.812 26.305 34.039 Totale (*) 88.959 88.510 79.046 85.154 71.718 76.184 9.039 13.696 7.900 12.184 10.651 9.882 11.764 10.566 8.237 9.942 7.767 6.149 Maschi Fondo pensioni lav. dipendenti Pensioni ai lav. autonomi Gestione separata lavoratori parasubordinati 3.417 2.088 1.803 1.813 1.550 1.444 Prestazioni assistenziali 12.496 13.165 12.537 12.080 10.122 13.263 Totale (*) 36.829 39.696 30.610 36.131 30.520 31.043 Fondo pensioni lav. dipendenti 15.900 15.836 16.295 17.508 14.280 15.856 Pensioni ai lav. autonomi 12.635 9.369 10.694 10.781 9.435 7.491 1.093 863 972 966 984 697 Prestazioni assistenziali 22.466 22.708 20.438 19.732 16.183 20.776 Totale (*) 52.130 48.814 48.436 49.023 41.198 45.141 Femmine Gestione separata lavoratori parasubordinati Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps. Nota: (*) il totale include anche: fondi sostitutivi e integrativi, altre gestioni e assicurazioni facoltative. 3. Le pensioni vigenti al 31 dicembr e 2013 Per quanto riguarda le pensioni vigenti al 31 dicembre del 2013 (Tabella 7) risultavano essere a Treviso pari a 253mila, con un incremento dell’1,6% rispetto all’anno precedente. Tale crescita è il frutto di andamenti differenziati se analizzati in funzione della tipologia di pensione vigente: mentre crescono vecchiaia, superstite e invalidità civile, sono in netta contrazione l’invalidità e le pensioni/assegni sociali. È una tendenza del tutto simile a quella che si registra a livello regionale, mentre rilevanti sono le caratterizzazione del quadro nazionale dove a fronte di un lieve calo complessivo (-0,5%) a crescere maggiormente sono proprio le pensioni/assegni sociali. In provincia la tipologia di gran lunga prevalente è rappresentata dalle pensioni di vecchiaia che si mantengono sovra rappresentate a Treviso rispetto alla media nazionale (il 62% del totale contro il 52%); da contraltare a questa caratterizzazione è il significativo minor peso delle pensioni di invalidità, che sono il 14% rispetto al 22%; di uguale entità il peso delle pensioni rivolte ai superstiti (21%). 207 Il peso della componente femminile risulta stabile nel tempo e nei diversi ambiti territoriali considerati, pari al 58%. L’articolazione in funzione del genere non mostra alcuna particolarità della provincia di Treviso, riflettendo caratteristiche sociali e demografiche largamente comuni all’intero Paese. Gli uomini prevalgono solo tra i percettori delle pensioni di vecchiaia (Grafico 3), le donne nelle altre tipologie, con particolare accentuazione tra quelle dei superstiti (dei quali rappresentano ben l’89%) e tra le pensioni sociali (70%). L’importo medio mensile delle pensioni vigenti (Tabella 8) segna una media in provincia di Treviso di 824€ (1.152€ per gli uomini e 582€ per le donne), con valore massimo per quelle di vecchiaia (poco sopra i 1.000€) e minimo per gli assegni sociali (che superano appena i 400€). La massima differenza a svantaggio delle donne si registra nelle pensioni di vecchiaia ed è quantificabile in 683€, valore superiore all’importo stesso della pensione media femminile. Tab. 7 – Pensioni vigenti per tipologia e genere. 2012 2013 Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Vecchiaia 84.440 70.069 154.509 85.466 71.743 157.209 Invalidità 4.176 4.850 9.026 3.991 4.512 8.503 Superstite 5.553 46.309 51.862 5.656 47.719 53.375 Treviso Pensioni/assegni sociali 1.719 4.104 5.823 1.685 3.963 5.648 10.139 17.353 27.492 10.390 17.494 27.884 106.027 142.685 248.712 107.188 145.431 252.619 Vecchiaia 476.050 384.142 860.192 480.021 389.831 869.852 Invalidità 28.201 30.318 58.519 27.532 28.123 55.655 Superstite 32.095 275.405 307.500 32.760 285.335 318.095 Pensioni/assegni sociali 10.703 26.052 36.755 10.807 25.597 36.404 Invalidi civili 62.357 108.932 171.289 64.460 110.695 175.155 609.406 824.849 1.434.255 615.580 839.581 1.455.161 Vecchiaia 5.298.299 4.276.648 9.574.947 5.256.570 4.263.945 9.520.515 Invalidità 632.349 757.011 1.389.360 600.626 697.025 1.297.651 Superstite 446.706 3.390.977 3.837.683 447.394 3.370.109 3.817.503 Pensioni/assegni sociali 275.081 552.719 827.800 290.059 558.657 848.716 Invalidi civili 1.055.797 1.678.173 2.733.970 1.083.282 1.698.339 2.781.621 Totale 7.708.232 10.655.528 18.363.760 7.677.931 10.588.075 18.266.006 Invalidi civili Totale Veneto Totale Italia Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps. 208 Graf. 3 – Pensioni vigenti per tipologia e genere dei beneficiari. Treviso 2013. Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps. Tab. 8 – Importo medio mensile delle pensioni vigenti per tipologia e genere. 2012 2013 Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Vecchiaia 1.317 631 1.006 1.325 642 1.013 Invalidità 769 493 621 784 508 638 Superstite 366 563 542 374 568 548 Pensioni/assegni sociali 409 385 392 419 396 403 Invalidi civili 401 432 421 409 438 427 1.143 573 816 1.152 582 824 Vecchiaia 1.338 641 1.027 1.349 656 1.038 Invalidità 786 505 641 811 520 664 Superstite 375 590 568 382 594 572 Pensioni/assegni sociali 407 385 391 418 396 402 Provincia di Treviso Totale Veneto Invalidi civili 406 433 423 411 439 429 1.150 584 824 1.159 594 833 Vecchiaia 1.321 678 1.034 1.351 701 1.060 Invalidità 724 494 599 747 508 619 Superstite 385 584 560 396 604 579 Pensioni/assegni sociali 391 389 390 400 399 399 Invalidi civili 396 421 411 401 427 417 1.058 579 780 1.078 598 800 Totale Italia Totale Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps. 209 9. Il fenomeno infortunistico di Gaetana Agata Silvana Amico* 1. Il contesto nazionale In occasione della “Giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro” tenutasi a Roma il 28 aprile 2014, nel corso del convegno organizzato dall’Inail in collaborazione con l’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro), sono state anticipate le stime preliminari relative all’andamento infortunistico 2013. Lo scorso anno sono pervenute all’istituto 607mila denunce a fronte delle 657mila del 2012 con una flessione del 7-8%. I casi mortali sono scesi da 844 a 740 con una flessione del 10%. Il trend risulta decrescente e la minore esposizione al rischio dovuta al calo occupazionale, stimato dall’Istat intorno al 2,3%, ha inciso solo parzialmente. Per la quota restante, il dato, seppur provvisorio, testimonia i progressi in materia di sicurezza e prevenzione. Non bisogna però abbassare la guardia: la flessione degli infortuni dovrà essere il punto di riferimento da cui partire per delineare le nuove politiche prevenzionali. 2. I dati gestionali r elativi al 2013 I dati relativi all’anno 2013 sono in corso di consolidamento e di elaborazione in vista della presentazione del Rapporto annuale1 dell’Inail. Pertanto quanto riportato riguarda un dato grezzo e provvisorio, tratto dagli archivi gestionali al 31 dicembre 2013 e suscettibile di ulteriori aggiornamenti: di conseguenza, privo di ufficialità. 2.1. Aziende L’analisi dei dati gestionali evidenzia una flessione dei portafogli aziende e Pat (posizioni assicurative territoriali). Si tratta di un trend consolidatosi negli ultimi anni, determinato dalla crisi economica che, non più congiunturale ma sistemica, si protrae già dal 2008/09 e solo nell’ultimo trimestre del 2013 sembra mostrare un’inversione di tendenza. Si sottolinea che il dato relativo al portafoglio aziende fotografa il complesso delle aziende attive e riattivate presenti in archivio alla data di consuntivazione mentre, quello riferito alle aziende emesse e cessate, registra il flusso delle lavorazioni aventi ad oggetto l’emissione o la cessazione cliente * Inail Treviso. 1. La pubblicazione del Rapporto annuale dell’Inail avverrà probabilmente nel prossimo luglio. 211 avvenuta nel 2013. Ne consegue che le variazioni del portafoglio (stock) e delle lavorazioni relative alle emissioni/cessazioni non sono fra loro confrontabili in quanto riferite a grandezze e dimensioni temporali non omogenee: il portafoglio è un dato di accumulo mentre le emissioni, riattivazioni, cessazioni, si riferiscono al flusso 2013. Esaminando il portafoglio italiano al 31 dicembre 2013, si evince una diminuzione di 34.604 aziende e di 42.568 Pat rispetto all’anno precedente che con 3.334.186 si presentava già ridotto rispetto al 31 dicembre 2011(3.343.812; cfr. Tabella 1). L’andamento negativo si registra anche a livello Veneto (Tabella 2) ove le percentuali di flessione (-1,7% per le aziende e -1,8% per le Pat) sono più alte di quelle nazionali (-1% per le aziende e -1,1% per le Pat). Tab. 1 – Dati gestionali evidenzia una flessione dei portafogli aziende e Pat (posizioni assicurative territoriali). Italia, dicembre 2013. Descrizione Aziende Portafoglio Emesse Cessate Riattivate Pat Portafoglio Emesse Cessate 2013 2012 Var. ass. 2012-13 Var.% 2012-13 3.299.582 208.875 275.587 42.383 3.334.186 219.719 260.197 45.167 -34.604 -10.844 15.390 -2.784 -1,0 -4,9 5,9 -6,2 3.781.417 300.105 342.973 3.823.985 325.915 322.607 -42.568 -25.810 20.366 -1,1 -7,9 6,3 Fonte: Programmazione bilancio e controllo Inail. Nota: dati provvisori e ufficiosi aggiornati al 31 dicembre 2013. Tab. 2 – Dati gestionali evidenzia una flessione dei portafogli aziende e Pat (posizioni assicurative territoriali). Veneto, dicembre 2013. Descrizione Aziende Portafoglio Emesse Cessate Riattivate Pat Portafoglio Emesse Cessate 2013 2012 Var. ass. 2012-13 Var.% 2012-13 284.804 16.549 24.040 3.507 289.635 17.350 22.420 3.732 -4.831 -801 1.620 -225 -1,7 -4,6 7,2 -6,0 338.666 24.850 31.117 344.717 26.332 28.913 -6.051 -1.482 2.204 -1,8 -5,6 7,6 Fonte: Programmazione bilancio e controllo Inail. Nota: dati provvisori e ufficiosi aggiornati al 31 dicembre 2013. I dati della provincia di Treviso vengono forniti ed esaminati distinti tra le due strutture esistenti a livello provinciale: sede di Treviso (67 comuni alla destra del fiume Piave) e sede di Conegliano (28 comuni alla sinistra del fiume Piave). Il portafoglio della sede di Treviso con -1,5% (Tabella 3) presenta una flessione percentualmente più contenuta rispetto alla media regionale nelle aziende (-1,7%) ma più alta nel portafoglio Pat con -2% a fronte del -1,8% del Veneto. 212 Aumentano a tutti i livelli le cessazioni (+15.390 aziende e +20.366 Pat, a livello nazionale; +1.620 aziende e +2.204 Pat a livello regionale; +207 aziende e +423 Pat nella sede di Treviso). Percentualmente lo scostamento della sede di Treviso è in linea con la media regionale per quanto riguarda le cessazioni relative alle aziende (+7,2% Veneto, +7,1% Treviso) ma la supera nelle cessazioni relative alle Pat (+7,6% Veneto, +10,7% Treviso). L’aumento delle aziende e delle Pat cessate in Veneto e a Treviso risulta superiore alla media nazionale che è del +5,9% per le aziende e del +6,3% per le Pat. I dati della sede di Conegliano, con riferimento al portafoglio aziende e Pat, presentano una flessione percentualmente superiore alla media nazionale, regionale e Treviso-sede con -2,4 aziende e -2,9 Pat (Tabella 4), così come superiore alla media nazionale, regionale e Treviso-sede è la percentuale delle cessate (+10,3% le aziende e +19,8% le Pat). È chiaro che su questi numeri oltre alla crisi, particolarmente sentita considerata la consistenza delle attività produttive che si concentrano in zona, incide anche la ridotta dimensione delle grandezze considerate. Tab. 3 – Dati gestionali evidenzia una flessione dei portafogli aziende e Pat (posizioni assicurative territoriali). Treviso, dicembre 2013. Descrizione Aziende Portafoglio Emesse Cessate Riattivate Pat Portafoglio Emesse Cessate 2013 2012 Var. ass. 2012-13 Var.% 2012-13 37.814 2.225 3.109 472 38.369 2.264 2.902 457 -555 -39 207 15 -1,5 -1,7 7,1 3,3 45.312 3.427 4.375 46.227 3.553 3.952 -915 -126 423 -2,0 -3,6 10,7 Fonte: Programmazione bilancio e controllo Inail. Nota: dati provvisori e ufficiosi aggiornati al 31 dicembre 2013. Tab. 4 – Dati gestionali evidenzia una flessione dei portafogli aziende e Pat (posizioni assicurative territoriali). Conegliano, dicembre 2013. Descrizione Aziende Portafoglio Emesse Cessate Riattivate Pat Portafoglio Emesse Cessate 2013 2012 Var. ass. 2012-13 Var.% 2012-13 12.026 606 1.008 130 12.316 628 914 131 -290 -22 94 -1 -2,4 -3,5 10,3 -0,8 14.502 914 1.409 14.931 963 1.176 -429 -49 233 -2,9 -5,1 19,8 Fonte: Programmazione bilancio e controllo Inail. Nota: dati provvisori e ufficiosi aggiornati al 31 dicembre 2013. 213 2.2. Infor tuni e malattie pr ofessionali Le Tabelle 5, 6, 7 e 8 indicano i casi di infortuni e malattie professionali aperti nel 2013 e comprendenti sia infortuni con data evento 2013 sia infortuni con data evento precedente ma protocollati nel 2013 per vari motivi (casi avvenuti negli ultimi giorni dell’anno precedente, casi denunciati a notevole distanza dalla data evento, casi scoperti a seguito di accertamento ispettivo e riguardanti lavoratori in nero, casi segnalati da Inps a completamento di istruttoria ma avvenuti nell’anno precedente etc.). L’analisi dei dati gestionali (Tabelle 5, 6, 7 e 8) evidenzia, a conferma del trend manifestatosi negli ultimi anni, il calo dei casi denunciati (-5,7% a livello nazionale; -4,7% a livello regionale; -7,7% per la sede di Treviso; -7,3% per la sede di Conegliano). La flessione, come si nota, é ascrivibile esclusivamente alla diminuzione del fenomeno infortunistico (rispettivamente -6,8% Italia, -5,1% Veneto, -8% Treviso, -9% Conegliano). Il fenomeno tecnopatico invece è in aumento se si esclude il bacino della sede di Treviso che già gli scorsi anni registrava una flessione (-30% 2013 e -0,8% 2012). Tab. 5 – I casi di infortuni e malattie professioniali aperti nel 2013. Italia, dicembre 2013. Descrizione Casi aperti Infortuni di cui casalinghe Malattie professionali Silicosi/asbestosi Casi aperti al netto delle franchigie 2013 2012 Var. ass. 2012-13 Var.% 2012-13 762.123 807.862 -45.739 -5,7 709.044 972 760.437 1.139 -51.393 -167 -6,8 -14,7 52.127 952 46.509 916 5.618 36 12,1 3,9 665.674 705.955 -40.281 -5,7 Fonte: Programmazione bilancio e controllo Inail. Nota: dati provvisori e ufficiosi aggiornati al 31 dicembre 2013. Tab. 6 – I casi di infortuni e malattie professioniali aperti nel 2013. Veneto, dicembre 2013. Descrizione 2013 2012 Var. ass. 2012-13 Var.% 2012-13 Casi aperti 81.735 85.777 -4.042 -4,7 Infortuni 79.234 83.466 -4.232 -5,1 52 2.483 68 2.294 -16 189 -23,5 8,2 18 65.966 17 69.540 1 -3.574 5,9 -5,1 di cui casalinghe Malattie professionali Silicosi/asbestosi Casi aperti al netto delle franchigie Fonte: Programmazione bilancio e controllo Inail. Nota: dati provvisori e ufficiosi aggiornati al 31 dicembre 2013. 214 L’incremento appare piuttosto sostenuto nei 28 comuni del bacino di Conegliano ove le denunce di malattie professionali passano dalle 137 del 2012 alle 196 del 2013 con un aumento del 43,1%. Le motivazioni dell’incremento sono state meglio esplicitate nel Rapporto 2011: recupero delle malattie perdute, aggiornamento della tabella delle malattie professionali, denunce di malattie plurime. Tab. 7 – I casi di infortuni e malattie professioniali aperti nel 2013. Treviso, dicembre 2013. Descrizione Casi aperti Infortuni di cui casalinghe Malattie professionali Silicosi/asbestosi Casi aperti al netto delle franchigie 2013 10.696 10.360 6 335 1 8.465 2012 11.593 11.256 11 336 1 9.175 Var. ass. 2012-13 -897 -896 -5 -1 0 -710 Var.% 2012-13 -7,7 -8,0 -45,5 -0,3 0,0 -7,7 Fonte: Programmazione bilancio e controllo Inail. Nota: dati provvisori e ufficiosi aggiornati al 31 dicembre 2013. Tab. 8 – I casi di infortuni e malattie professioniali aperti nel 2013. Conegliano, dicembre 2013. Descrizione Casi aperti Infortuni di cui casalinghe Malattie professionali Silicosi/asbestosi Casi aperti al netto delle franchigie 2013 3.830 3.634 2 196 0 2.840 2012 4.131 3.993 5 137 1 3.160 Var. ass. 2012-13 -301 -359 -3 59 -1 -320 Var.% 2012-13 -7,3 -9,0 -60,0 43,1 -100,0 -10,1 Fonte: Programmazione bilancio e controllo Inail. Nota: dati provvisori e ufficiosi aggiornati al 31 dicembre 2013. 3. La pr evenzione 3.1. Finanziamenti alle impr ese Per incentivare le imprese a realizzare interventi finalizzati a migliorare i livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, in attuazione dell’articolo 11, comma 5 d.lgs. 81/2008 e s.m.i, l’Inail ha stanziato, per il triennio 2010/2013, oltre 750 milioni di euro ripartiti in tre tranche. L’entità delle risorse destinate dall’istituto al bando 2013 è di complessivi 307.359.613 euro, ripartiti in budget regionali, in funzione del numero degli addetti e del rapporto di gravità degli infortuni sul territorio regionale. L’Inail, nel dicembre 2013, ha emesso avvisi in ciascuna regione e provincia autonoma d’Italia indicando il budget previsto per ognuna di esse (Tabella 9). Dal 21 gennaio all’8 aprile 2014 le aziende partecipanti hanno potuto inserire on line i propri progetti che, se conformi a quanto previsto dal bando, hanno consentito di effettuare il download del codice identificativo per la e successiva fase 215 di invio telematico della domanda che si svolgerà il 29 maggio 2014, dalle ore 16.00 alle ore 16.30. Del budget possono usufruire le aziende, anche individuali, intenzionate ad investire in sicurezza, iscritte alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, in possesso dei requisiti di ammissibilità previsti, che abbiano raggiunto il punteggio soglia pari a 120 punti. Tab. 9 – Budget messo a disposizione dal bando Inail 2013 distribuito per regione italiana. Regioni Abruzzo Basilicata Provincia di Bolzano Calabria Campania Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Provincia di Trento Umbria Valle d'Aosta Veneto Italia Stanziamenti regionali 7.532.276 3.680.511 2.150.958 8.558.725 27.637.779 20.891.158 5.114.527 40.830.179 9.098.608 49.285.378 9.362.497 1.642.371 19.699.530 12.217.561 9.217.615 23.894.939 25.102.604 2.735.799 5.351.846 944.035 22.410.718 307.359.613 Fonte: Inail. Sono quasi 29mila i progetti presentati dalle imprese nell’ambito del bando 2013 e in attesa del cklick-day del prossimo 29 maggio 2. Solo una parte di essi potrà collocarsi utilmente in graduatoria, fino alla capienza del budget regionale assegnato che, per il Veneto, è di 22.410.718 euro. Dall’analisi dei progetti inseriti on line emerge che il 74% dei casi riguarda progetti di investimenti per la prevenzione degli infortuni sul lavoro; il 10% riguarda l’adozione di modelli organizzativi di gestione della sicurezza; il restante 16% riguarda la sostituzione/adeguamento di attrezzature di lavoro messe in servizio anteriormente al 21 settembre 1996. Un dato, in particolare, segnala il grande interesse col quale il mondo delle imprese ha risposto, ancora una volta, all’iniziativa dell’Inail: le richieste di incentivo ammontano complessivamente a oltre 1,7 miliardi di euro, ovvero quasi 2. La redazione del capitolo si è conclusa ad inizio maggio 2014. 216 sei volte le risorse messe a disposizione dall’istituto. In considerazione della difficile congiuntura economica, il bando Isi 2013 ha innalzato al 65% la copertura dei costi ammissibili per ciascun progetto (rispetto al 50% degli anni precedenti), per un importo massimo di 130mila euro (erano 100mila nel 2012). I 307 milioni di stanziamento del bando 2013 rappresentano la quota più cospicua fino ad ora messa a disposizione nell’ambito delle quattro edizioni dell’operazione (nel 2010 erano stati 60 milioni, nel 2011 205 milioni e nel 2012 155 milioni). Il contributo verrà erogato dopo la verifica tecnico-amministrativa e la realizzazione del progetto. I finanziamenti sono a fondo perduto e vengono assegnati fino ad esaurimento, secondo l’ordine cronologico di arrivo telematico delle domande. Sono ammessi a contributo progetti ricadenti in una delle seguenti tipologie: progetti di investimento progetti di responsabilità sociale e per l’adozione di modelli organizzativi progetti per la sostituzione o l’adeguamento di attrezzature di lavoro messe in servizio anteriormente al 21/9/1996 con macchinari rispondenti ai requisiti di cui al Titolo III del d.lgs. 81/2008 s.m.i. e di ogni altra disposizione di legge applicabile in materia. È quest’ultima una tipologia introdotta dal bando 2013 con l’intento di eliminare dai cicli produttivi o di adeguare alle nuove normative, tutti i macchinari e le attrezzature precedenti alla c.d. direttiva macchine. 3.2. Riduzione del tasso di pr emio ex ar t 20 ed ex ar t. 24, modalità di applicazione della tar iffa dei pr emi3 Come noto4, una delle forme in cui si realizza il sostegno economico alle imprese è la riduzione del tasso per interventi prevenzionali. Invero, le tariffe dei premi Inail sono già orientate in chiave prevenzionale, nel senso che l’andamento infortunistico nel periodo di osservazione determina in via automatica l’aumento o la riduzione del premio pagato dalle aziende in percentuale variabile, in relazione al tasso specifico e alla dimensione della singola azienda, in una sorta di bonus-malus. L’art. 20 del d.m. 2 dicembre 2000 prevede uno sconto sul premio, a domanda, per il primo biennio di attività, in misura fissa del 15%, in favore di quelle aziende che osservino le norme di prevenzione infortuni e igiene del lavoro. L’art. 24 del d.m. 02 dicembre 2000 e s.m.i. prevede la possibilità di richiedere un’ulteriore diminuzione del premio, dopo il primo biennio di attività dell’azienda, per quei datori di lavoro che, in regola con gli adempimenti contributivi e assicurativi nonché con le disposizioni obbligatorie in materia di prevenzione infortuni e sicurezza dei luoghi di lavoro, abbiano effettuato, entro il 31 dicembre dell’anno precedente, interventi 3. In sigla Mat. 4. Cfr. Osservatorio Economico, Rapporto annuale sul mercato del lavoro, nelle edizioni precedenti. 217 migliorativi il cui valore totalizzi 100 in una scala parametrale che assegna un punteggio (da 30 a 100) ad ogni intervento che realizzi un quid pluris rispetto agli obblighi di legge. I vari interventi, divisi per tipologia e con il relativo punteggio, sono previsti nelle 12 sezioni esposte nel modello Ot 24. La versione aggiornata del modello 2013 ha previsto alcune integrazioni per l’intervento relativo alla redazione del piano di emergenza e del documento di valutazione dei rischi (Dvr) delle aziende con lavoratori non superiori a 10 nonchè altri aggiornamenti relativi alla documentazione probante da produrre. Dal 2005 le aziende possono accedere al beneficio anche avendo effettuato un solo intervento ‘particolarmente rilevante’: aver adottato o mantenuto un comportamento socialmente responsabile secondo i principi della responsabilità sociale d’impresa (Csr) o effettuato un intervento attinente all’implementazione o al mantenimento di un sistema di gestione della sicurezza sul lavoro (Sgsl) rispondente ai criteri definiti in standard, linee guida o norme riconosciute a livello nazionale e internazionale, oppure aver implementato o mantenuto un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro certificato da organismi specificatamente accreditati presso Accredia5. Altri interventi particolarmente rilevanti che da soli totalizzano 100 punti, riguardano l'adozione o l’implementazione di procedure che, nella scelta dei fornitori, privilegino chi applica legislazione in materia di igiene e sicurezza, ovvero interventi di miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, in attuazione di accordi tra Inail e organizzazioni delle parti sociali oppure organismi del sistema della bilateralità. La riduzione del tasso di premio è inversamente proporzionale rispetto alle dimensioni aziendali: è maggiore per le aziende di piccole dimensioni e diminuisce via via che le dimensioni aumentano (Tabella 10). Il legislatore infatti ha voluto agevolare la diffusione della sicurezza soprattutto nelle aziende più piccole che incontrano maggiori difficoltà nell’organizzazione sistematica della prevenzione. Il d.m. 3 dicembre 2010 ha riscritto il testo dell'articolo 24 del d.m. 12 dicembre 2000, riconoscendo la riduzione di tasso in misura fissa, in relazione al numero dei lavoratori-anno del periodo di osservazione, come esposto nella Tabella 10. Tab. 10 – Riduzione del tasso per prevenzione ex art.24 “Modalità di applicazione della tariffa dei premi”. Lavoratori-anno Riduzione in % Fino a 10 Da 11 a 50 30,0 23,0 Da 51 a 100 18,0 Da 101 a 200 Da 201 a 500 15,0 12,0 Oltre 500 7,0 Fonte: Inail. 5. Ente italiano di accreditamento. 218 Tab. 11 – Domande ex art.24 “Modalità di applicazione della tariffa dei premi” pervenute all’Inail del Veneto distinte per provincia. Belluno Padova Rovigo Treviso Venezia Verona Vicenza Totale 2007 95 724 374 859 591 751 882 4.276 2008 111 873 449 1.076 709 809 1.055 5.082 2009 174 1.189 555 1.334 921 1.043 1.290 6.506 2010 174 1.521 696 1.336 1.089 1.163 1.519 7.498 2011 276 1.624 595 1.460 1.539 1.297 1.673 8.464 2012 277 1.651 549 1.628 1.292 1.573 1.763 8.733 2013 %2013/2007 324 241,1 1.846 155,0 589 57,5 1.781 107,3 1.416 139,6 1.876 149,8 1.918 117,5 9.750 128,0 Fonte: Inail, Direzione regionale del Veneto. La Tabella 11 illustra il numero di domande ex art. 24 delle modalità di applicazione della tariffa dei premi presentate nelle province del Veneto dal 2007 al 2013 e ne evidenzia l’incremento. Le richieste da 4.276 nel 2007, si sono più che raddoppiate nel 2013 passando a 9.750, con un incremento del 128%. Va sempre più consolidandosi nelle aziende la consapevolezza che investire in prevenzione, oltre che etico, è anche conveniente. La provincia di Treviso, ove l’incremento è stato costante e cadenzato, nel 2013, con 1.781 istanze, si colloca subito dopo le province di Vicenza (1.918), Verona (1.876) e Padova (1.846). La Tabella 12, aggiornata al 2012, evidenzia l’importo dello sconto, effettivamente usufruito dalle aziende in occasione dell’autoliquidazione 2013, relativo alla regolazione del premio 2012, anno di presentazione del modello Ot 24 e riferito agli interventi migliorativi realizzati entro il 31 dicembre 2011. La cifra risparmiata dalle aziende venete con la presentazione del modello Ot 24 del 2012, supera i 42 milioni di euro ed è di tutto rispetto, ancor più se si considera che lo sconto viene goduto in un periodo di crisi. Tab. 12 – Importo dello sconto, effettivamente usufruito dalle aziende in occasione dell’autoliquidazione 2013. Domande pervenute Totale Cartacee Web Concluse Belluno 279 64 215 860 Padova 1.671 627 1.044 4.589 Rovigo 557 293 264 1.334 Treviso 1.219 416 803 3.315 Conegliano 442 122 320 1.284 Venezia centro storico 207 58 149 428 Venezia terraferma 1.139 435 704 2.728 Verona 1.360 515 845 3.466 Legnago 336 126 210 850 Bassano del Grappa 350 156 194 1.030 Vicenza 1.437 569 868 4.069 Totale 8.997 3.381 5.616 23.953 Sede Ammesse 762 4.049 1.120 2.961 1.123 388 2.350 3.017 754 899 3.612 21.035 Voci elaborate Respinte Minor premio pagato 98 1.501.656,96 540 7.214.953,38 214 1.875.379,88 354 5.882.645,08 161 2.465.769,40 40 1.114.698,34 378 5.309.383,38 449 6.496.258,15 96 1.603.635,09 131 1.763.922,40 457 7.426.897,16 2.918 42.655.199,22 Fonte: monitoraggio del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inail. Nota: il dato totale circa il numero di istanze del 2012 riportato nella Tabella (8.997) comprende anche le istanze cartacee inviate dall'utenza a sedi territoriali non competenti e da queste successivamente trasmesse alle strutture consorelle. Tali istanze non sono invece comprese nella Tabella 11 (8.733) i cui dati sono cristallizzati al conteggio effettuato nell'immediatezza della scadenza della presentazione dei modelli. 219 3.3. Riduzione per centuale dei pr emi Un ulteriore intervento a sostegno delle imprese che va verso la direzione della prevenzione e sicurezza è stato previsto dalla legge 147/2013. La legge di stabilità ha disposto, per tutti i soggetti tenuti all’obbligo assicurativo (con alcune eccezioni), la riduzione percentuale dell’importo dei premi e contributi dovuti per l’anno 2014 nella misura del 14,2%. Con circolare n. 25/2014, Inail ha definito le modalità operative per godere di tale riduzione che consentirà alle imprese sgravi pari ad un miliardo di euro nel 2014, che saliranno a 1 miliardo e 100 milioni nel 2015 e a 1 miliardo e 200 milioni nel 2016. Si tratta di una significativa diminuzione dei costi assicurativi che premia le aziende ‘virtuose’. Invero la riduzione dei premi e contributi si applica alle aziende che hanno registrato nel triennio 2010-2012 un andamento infortunistico pari o inferiore a quello medio nazionale della lavorazione o attività svolta. Per le attività lavorative iniziate da non oltre un biennio, la riduzione del 14,2% si applicherà su istanza telematica con la quale il soggetto attesterà il rispetto delle norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, in pratica con la presentazione dal modello Ot 20 delle Mat. 3.4. Pr ogetti di pr evenzione La consapevolezza che la riduzione degli infortuni e delle tecnopatie, da sempre obiettivo dell’Inail, passi dalla diffusione della cultura della prevenzione sta alla base dell’impegno dell’istituto nel campo della sicurezza. Nel 2013 la sede di Treviso ha continuato a promuovere e cofinanziare progetti volti a rendere più sicuri tutti gli ambienti di vita. Alcuni progetti, già citati nel precedente Rapporto, sono in corso di completamento. Tra essi: “Sicurezza e qualità del lavoro nell’opiterginomottense”, cofinanziamento Inail-Unindustria Treviso; “Sicurezza continua nelle pompe di benzina”, cofinanziato da Inail ed Ebicom; “Verifica delle condizioni delle imprese agricole”, cofinanziamento Inail ed Ebat; “In-formazione per le malattie professionali”, proposto dal co.co.pro Inail (comitato consultivo provinciale), cofinanziamento Inail e Ulss 7, 8 e 9; “Verifica dei cantieri della Provincia”, progetto che prevede controlli tecnici nei cantieri appaltatati dalla Provincia di Treviso. 3.5. Pr odotti di comunicazione Nel 2013 attraverso la “Rete per la sicurezza delle scuole” è stata data informativa agli istituti scolastici primari di tutta la provincia di Treviso circa un prodotto della Direzione centrale comunicazione Inail destinato a studenti dai 7 agli 11 anni. 220 “Napo per gli insegnanti” è un’iniziativa rivolta agli insegnanti della scuola primaria per aiutarli a presentare ai propri alunni alcune nozioni di base sui temi della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro. Si tratta di 6 pacchetti didattici, scaricabili gratuitamente on line, dal sito www.inail.it, realizzati dall’Agenzia europea di Bilbao, in collaborazione con l’Inail e con gli altri istituti europei del gruppo di lavoro che produce i filmati di Napo. Le lezioni proposte hanno un approccio didattico divertente e fantasioso, utilizzando gli episodi di Napo nell’ambito di attività creative. Alcuni pacchetti didattici si rivolgono ad allievi di 7/9 anni (“Napo e i segnali di sicurezza”, riguardanti segnali di avvertimento, divieto, prescrizioni e salvataggio; “Tratta bene il tuo corpo con Napo”, riguardante la schiena e l’esatta postura). Altri pacchetti si rivolgono a ragazzi di 10/11 anni (“Napo a caccia di pericoli”, con lo scopo di insegnare ad identificare rischi e pericoli ed affrontarli nella maniera giusta). 3.6. Pr ogetto di r einser imento Nel 2013 l’Inail ha cofinanziato con l’Anmil (Associazione nazionale mutilati ed invalidi del lavoro) “Riparto da me”, un progetto particolare che va nella direzione della presa in carico e del reinserimento degli infortunati e tecnopatici permettendo l’avvio dei gruppi di aiuto previsti dal regolamento-circolare 61/2011 dell’Inail. Si tratta di interventi di tipo educativo e sociale che integrano le prestazioni di tipo sanitario e riabilitativo-funzionale erogate dall’istituto nella fase conclusiva del processo di riabilitazione, appunto nella fase del reinserimento, fornendo un supporto all’infortunato o al tecnopatico per consentirgli un sereno rientro nel proprio contesto di vita familiare, sociale e lavorativo. È indubbio che ogni infortunio, ancor più se grave, irrompe con violenza nella vita di chi ne è vittima, stravolgendo progetti, sogni, aspettative e coinvolgendo tutta la famiglia. La sofferenza avvertita da chi ha subito gravi infortuni spesso è insostenibile e necessita di persone vicine, disposte a condividerne il peso. Il gruppo, per sua natura sociale, aiuta nella fase di attenuazione di qualsiasi tipo di sofferenza, contribuisce a dare un senso, o almeno a cercarlo, a ciò che è successo, permettendo di rileggerne le conseguenze che si riversano nella quotidianità e cercando, nel confronto con gli altri, le strategie e le soluzioni per risolvere i problemi che si presentano. Il gruppo di Treviso è stato formato da 10 infortunati, tra quelli individuati dall’equipe multidisciplinare che esiste in ogni struttura Inail ed è formata da medico, infermiere, responsabile del processo lavoratori e assistente sociale. Successivamente gli infortunati individuati sono stati selezionati, tramite un colloquio preliminare con la psicoterapeuta che ha poi condotto il gruppo. Il progetto si è articolato in 10 incontri che si sono tenuti, un pomeriggio a settimana, presso la sede di Treviso. È stata utilizzata la metodologia dello psicodramma, una tecnica che stimola la messa in gioco delle persone, liberandole da blocchi spesso duri da rimuovere perché supportati da copioni ormai cristallizzati. 221 Fondamentale è stato l’apporto dell’assistente sociale dell’Inail in funzione di facilitatore esperto. A fine percorso è stato somministrato un questionario di gradimento e sono state raccolte testimonianze attraverso interviste di approfondimento. Sebbene dal punto di vista scientifico i risultati non siano facili da elaborare, tuttavia sotto il profilo sociale e del benessere psico/fisico, gli esiti sono stati molto positivi. A conclusione del progetto, i partecipanti si sono mostrati dispiaciuti di non potersi più incontrare. Dal gruppo di aiuto sono così nati gruppi di amici che tuttora continuano ad incontrarsi con effetti visibili concretamente nella vita di ogni giorno. Molti hanno dichiarato di sentirsi più liberi, di avere imparato ad ascoltare e farsi ascoltare, di avere trovato un importante supporto. Due giovani partecipanti, ritrovando fiducia in se stessi, hanno anche trovato lavoro! Nel 2014, visto il successo riscosso dall’iniziativa, è stata cofinanziata un’altra edizione del progetto, in corso di completamento. 222 10. L’evoluzione dei servizi per l’impiego a cura della Provincia di Treviso, Settore Lavoro, Sociale e Formazione Professionale 1. Il contesto istituzionale e socio-economico nel quale si inser isce l’eevoluzione del r uolo dei ser vizi per l’iimpiego e l’iillustr azione dei pr incipali cambiamenti 1.1. Il contesto istituzionale L’evoluzione dei servizi per l’impiego trae origine da un contesto istituzionale caratterizzato da direttive ben precise provenienti dal Consiglio dei Ministri, anche a recepimento della strategia europea per l’occupazione, ed al contempo è il risultato del contesto politico e socio-economico che stiamo attraversando. La presidenza del Consiglio dei Ministri e il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, nell’ambito del Pon “Governance e azioni di sistema” 2007-2013, hanno attuato un piano di azione sul mercato del lavoro mirato allo sviluppo di un moderno e innovativo sistema dei servizi pubblici per l’impiego (Spi), con l’obiettivo finale di favorire l’aumento dei tassi di occupazione, la diminuzione della disoccupazione e dell’inattività puntando sul miglioramento dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro, sullo sviluppo ulteriore di sistemi di misurazione, valutazione e programmazione della performance e sull’attivazione di raccordi stabili e reti tra quanti sono coinvolti nella definizione di politiche attive e nell’erogazione di servizi per il lavoro. A livello nazionale ciò si è tradotto per esempio nell’implementazione del portale “Cliclavoro”, nel collegamento e nell’utilizzo della banca dati dei percettori di sostegno al reddito dell’Inps, nella promozione dell’offerta formativa e lavorativa erogata dagli Spi e nella sensibilizzazione rispetto alla percezione dei servizi offerti dai Cpi agli utenti lavoratori e imprese. A livello locale, l’Amministrazione Provinciale ha intensificato il suo impegno per poter far fronte all’aumento e alla diversificazione dell’utenza sia rivedendo i servizi ordinari, rispetto a quanto definito nel Piano provinciale del lavoro (primavera 2008) proprio per adeguarsi ai profondi cambiamenti intercorsi da allora, sia stanziando, a partire dal 2011, risorse economiche proprie per la realizzazione di progetti all’interno di un Piano per le politiche attive definito annualmente. 223 Con riferimento alle tre direttive entro le quali devono operare i servizi pubblici per il lavoro, presenti nel Protocollo d’intesa firmato nel luglio 2010 dal ministero del Lavoro e dall’Unione delle province d’Italia, ossia l’integrazione delle politiche e delle funzioni1, l’orientamento alle varie tipologie di utenza, il potenziamento e la cooperazione dei sistemi informativi su cui si regge l’incontro tra domanda e offerta, la Provincia di Treviso si è adoperata come segue: in recepimento della prima e della terza direttiva, l’Ente ha esteso il sistema di incontro domanda offerta anche alle associazioni di categoria tramite la stipula di una convenzione – a dicembre 2012 – per l’attivazione di una rete di sportelli denominati “Ido” con l’obiettivo di incrementare il volume di raccolta e gestione delle richieste di personale provenienti dalle aziende del territorio provinciale e favorire il reinserimento lavorativo dei lavoratori presenti, con una candidatura attiva, nella rete Ido (incontro domanda offerta) integrando costantemente politiche di formazione, del lavoro e di sviluppo: i corsi di formazione vengono attivati sulla base del monitoraggio degli esiti occupazionali rilevabili a fine corso e sulla base dell’ascolto delle richieste provenienti dal territorio tramite le associazioni di categoria e non solo ha continuato a erogare l’attività di orientamento, realizzata presso la Città dei Mestieri e delle Professioni,concentrandosi negli ultimi anni sul reperimento e la divulgazione dell’offerta formativa territoriale, sviluppando la rete di contatti con gli enti erogatori di iniziative di politica attiva, sia formativa che di doti lavoro e privilegiando modalità multimediali di diffusione delle informazioni. Con la crisi ed in conseguenza all’evoluzione dell’utenza che è diventata sempre più adulta e in situazione di forte disagio professionale e sociale, la struttura ha dovuto modificare il tipo di orientamento da erogare. All’utenza, che ha richiesto al servizio principalmente sostegno nella ricerca del lavoro e informazioni sulle opportunità di riqualificazione professionale, la Città dei Mestieri ha risposto con l’erogazione di servizi di orientamento che fossero il più possibile mirati a facilitare la ricollocazione, mantenendo una fitta programmazione di laboratori ciclici riguardanti le tecniche di ricerca attiva del lavoro, le opportunità formative territoriali, la situazione del mercato del lavoro. Negli ultimi anni si è inoltre ulteriormente potenziata l’attività di orientamento alla mobilità estera dei lavoratori italiani tramite la diffusione delle offerte di lavoro di aziende locali ed europee, soprattutto grazie alla rete nazionale ed internazionale degli operatori dei servizi per l’impiego europei Eures. 1. Integrazione dei servizi pubblico-privato; integrazione delle politiche di formazione, del lavoro e di sviluppo. 224 1.2. I r iflessi del contesto socio-economico Il momento storico che stiamo attraversando si caratterizza per una ristrutturazione del tessuto socio-economico (più che per una situazione di crisi), l’aumento della popolazione in condizione di povertà, di disagio e di fragilità, l’invecchiamento demografico (a cui i governi cercano di rispondere con riforme del sistema pensionistico) e una elevata instabilità politica (tre legislature in due anni) che ha comportato l’approvazione di numerose riforme del mercato del lavoro che in parte si sovrappongono, in parte si differenziano e in parte si contraddicono non permettendo una chiara visione di lungo termine. Le variabili e i fenomeni da gestire sono molteplici: i servizi per l’impiego sono chiamati non solo a fronteggiare le sfide in atto e a rispondere all’aumento dell’utenza e al cambiamento delle sue richieste ma anche, per quanto possibile, ad anticipare i fabbisogni del mercato del lavoro. Per poter sostenere i progetti già in essere e ricercare nuove soluzioni, l’Amministrazione Provinciale ha potenziato sia la condivisione delle attività in corso sia, con riferimento alla programmazione futura, il coinvolgimento della Commissione Provinciale del Lavoro, della Commissione Consiliare ma anche delle parti sociali e di altri organismi pubblici e privati del territorio. L’impegno dell’Amministrazione Provinciale si è intensificato ampliando gli orizzonti e i fronti di azione per poter innanzitutto assicurare la presa in carico dell’utenza che negli ultimi 5 anni è aumentata notevolmente e, allo stesso tempo, si è differenziata per tipologia ed esigenze. Il target dei centri per l’impiego non è più il generico “disoccupato” ma l’inoccupato, il minore in dispersione scolastica, il giovane al primo impiego, il disoccupato adulto di lunga durata, il beneficiario di ammortizzatori sociali ordinari e in deroga, la donna senza lavoro sola con figli a carico, l’over50 senza lavoro, l’over50 senza lavoro e con disagio di tipo socioeconomico, il disabile e l’immigrato. Questo impegno ha dato vita ad un’intensa fase di progettualità e sperimentazioni nelle quali la Provincia ha investito risorse proprie ma è anche riuscita a intercettare finanziamenti pubblici a carattere regionale, nazionale ed europeo, grazie alla partecipazione come capofila o partner operativo in numerosi progetti. Il Programma d’intervento dei servizi per l’impiego e delle politiche attive del lavoro è stato basato sul Piano provinciale del lavoro quale Documento di indirizzo condiviso e strumento di programmazione e monitoraggio nell’erogazione dei servizi pubblici al lavoro. Altro cardine per la programmazione è stata la legge regionale in materia di occupazione e mercato del lavoro, n.3/2009, che ha aperto a nuove prospettive di collaborazione pubblico/privato nell’erogazione dei servizi al lavoro attraverso il sistema di accreditamento di enti/agenzie operanti nel settore. Occorre inoltre sottolineare come al notevole aumento dell’utenza si sia 225 accompagnata anche una significativa riduzione del personale in organico 2, per far fronte alla quale sono stati razionalizzati i servizi per l’impiego. 1.3. La r azionalizzazione dei ser vizi per l’iimpiego Per far sì che i servizi per l’impiego fossero in grado di dare risposte tempestive ai fabbisogni locali in ambito occupazionale, l’Amministrazione ha avviato un processo di razionalizzazione dei servizi, realizzato tramite il miglioramento delle procedure di erogazione in essere (che verrà trattato nel paragrafo dedicato all’evoluzione dei servizi), l’intensificazione del monitoraggio di azioni e politiche, l’informatizzazione sempre più spinta della gestione dei servizi attraverso l’integrazione maggiore delle diverse banche dati e la sburocratizzazione dei procedimenti amministrativi (al momento è peraltro in corso una generale riorganizzazione concettuale e informatizzata della modulistica per l’utenza). Per poter meglio governare i cambiamenti in atto, la Provincia di Treviso ha intensificato il monitoraggio dei servizi e delle politiche poste in essere, rendendo mensili le analisi dell’erogazione dei principali servizi e ponendo in essere ulteriori analisi periodiche dei servizi erogati e dei loro esiti, nonchè dei progetti realizzati, per verificarne l’efficacia e decidere se ripeterli, potenziarli o non rifarli. Oltre ai monitoraggi e controlli più prettamente quantitativi, la Provincia di Treviso dal 2009 predispone e somministra un questionario sulla soddisfazione di lavoratori e imprese. L’ultima rilevazione, effettuata nel periodo novembredicembre 2013 e realizzata con il preciso intento non solo di far esprimere all’utenza un giudizio sintetico su alcuni aspetti del servizio ricevuto ma anche di stimolarla a formulare suggerimenti e/o critiche, ha permesso di rilevare l’esigenza, sia da parte dei lavoratori che delle aziende, di una maggior informazione e, solo per quello che concerne i lavoratori, individuare per i Cpi anche una funzione di “ascolto” e di “sostegno”. Con riferimento alla gestione informatizzata di alcuni servizi – avente per obiettivo principale la riduzione dei tempi per il back office ed un miglior controllo, è stato riconosciuto valore e merito anche a livello nazionale – nell’ambito del “Catalogo delle soluzioni territoriali per la migliore gestione dei servizi per il lavoro” promosso da Italia Lavoro, in particolare alla gestione dei tirocini, realizzata tramite l’implementazione di funzionalità aggiuntive all’interno di un applicativo già esistente condiviso sulla rete intranet e denominato “Progest” creato con risorse umane interne e a costo zero. Tramite lo sviluppo dello stesso applicativo, si è proceduto alla gestione di altri importanti servizi quali l’accompagnamento al lavoro, i lavori socialmente utili e il servizio di tutela per i minori in dispersione scolastica. 2. Solo in minima parte fronteggiata con l’impiego di lavoratori socialmente utili. 226 In relazione alla sburocratizzazione, le azioni di snellimento delle procedure già poste in essere fanno riferimento a: applicazione del silenzio/assenso per la richiesta di computo dei disabili (legge 68/99) gestione delle informazioni da trasferire ai lavoratori in mobilità attraverso incontri collettivi semplificazione dell’aggiornamento dei colloqui già inseriti nella banca dati Ido (incontro domanda offerta) semplificazione dell’accesso a certificazioni ed altri servizi di sportello coinvolgimento di altri uffici del territorio con utenze in comune (Inps, patronati) al fine di economizzare i passaggi dell’utenza negli stessi avvio di una rete di sportelli pubblico-privati per l’incrocio domanda-offerta di lavoro utilizzando la banca dati Ido. 1.4. L’eevoluzione dei ser vizi per l’iimpiego nei confr onti dei lavor ator i I servizi per l’impiego, al di là della presa in carico degli utenti, si sono adoperati per rispondere ai loro nuovi bisogni legati alla particolare difficoltà a reintrodursi nel mercato del lavoro attraverso un rapporto con l’utenza volto anche all’individuazione delle esigenze emergenti, la revisione dei servizi ordinari e il potenziamento dei servizi specialistici (di cui si tratterà nel paragrafo dedicato all’evoluzione dei servizi) e la definizione con cadenza annuale di un Piano di politiche attive (di cui si tratterà nel paragrafo dedicato all’evoluzione delle politiche attive) il più possibile aderente alle richieste del territorio, rilevate grazie ad un monitoraggio costante dei servizi e delle politiche già messe in campo. Dall’ascolto delle esigenze dell’utenza, i servizi per l’impiego hanno potuto identificare le principali richieste, comprovanti il ruolo dei servizi per l’impiego: aggiornamento del curriculum, rinnovo della candidatura, orientamento individuale o di gruppo, piani di azione individuali, tutoraggio, accompagnamento in itinere per i minori in dispersione scolastica e loro famiglie, convalida dimissioni così come diposto nella legge Fornero, inserimento nel portale regionale della domanda di mobilità in deroga. Sinteticamente le richieste di informazioni riguardano inoltre: tecniche e modalità di ricerca attiva nel territorio, offerte di lavoro locali, regionali, nazionali ed europee, corsi di formazione e tirocini, politiche attive in corso, progetti in essere, Lsu e liste di mobilità, stato di disoccupazione ed agevolazioni connesse, contrattualistica, mobilità in deroga (anche per la soluzione di criticità con gli enti interessati: Inps/Regione), iscrizione e riammissione negli elenchi (collocamento mirato), aggiornamento socio-economico per la graduatoria (collocamento mirato). 227 1.5. L’eevoluzione dei ser vizi per l’iimpiego nei confr onti delle aziende Dall’altro versante la Provincia di Treviso si è mossa intensificando il rapporto con le aziende e potenziando la “rete” sia con le istituzioni pubbliche che con gli organismi privati nella consapevolezza che solo con un lavoro di rete si può uscire dalla pesante situazione di crisi economica e cercare di ammortizzare la riduzione dei finanziamenti, tenendo sempre in considerazione l’importanza della condivisione delle attività progettuali e dei risultati e del coinvolgimento attivo dei principali stakeholder. Riconoscendo da sempre come anello debole dei servizi per l’impiego quello della scarsa conoscenza da parte del mondo imprenditoriale del ruolo e delle potenzialità dei servizi per l’impiego e per poter dare un numero maggiore di opportunità agli utenti in cerca di lavoro – in aumento con la crisi – la Provincia nel 2009 ha scelto, in via sperimentale, di dotare il Centro per l’impiego di Treviso di un’unità di marketing a supporto del servizio di incontro domanda offerta che ha contribuito all’aumento delle richieste di personale del 32% tra i primi tre mesi del 2014 e lo stesso periodo del 2013. Negli ultimi anni, la Provincia ha dedicato un’attenzione crescente alle aziende nell’offrire servizi qualificati a supporto dell’attività di ricerca, selezione e inserimento di nuove risorse umane. In questo senso e nell’ottica del potenziamento della “rete”, quest’anno è stato pubblicato anche un bando rivolto alle imprese locali per la costituzione di un “catalogo delle opportunità” tramite il quale raccogliere la disponibilità da parte delle aziende ad attivare iniziative di politica attiva, di formazione o di riqualificazione in partenariato con la Provincia, come pure microprogetti di tirocinio, work experience, formazione in azienda; attività queste spesso accompagnate da indennità per i lavoratori e incentivi per le imprese. 2. L’eevoluzione dei ser vizi er ogati 2.1. L’aa ccoglienza e l’iiscr izione Il servizio di accoglienza costituisce il primo contatto con l’utente, sia esso persona fisica che giuridica, e va a soddisfare i primi bisogni dell’utenza essenzialmente informativi e di orientamento nonché di erogazione di alcuni servizi base quali la predisposizione della scheda anagrafica e la sottoscrizione della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro. Su tale servizio ha ovviamente impattato fortemente l’aumento degli accessi che si è registrato negli ultimi anni (nel 2013, i Cpi provinciali hanno registrato 105.730 accessi). 228 Per far fronte a tale fenomeno, i centri per l’impiego della Provincia hanno installato sistemi di eliminacode su tutte le sedi territoriali e, a partire dalla seconda metà dell’anno 2013, scelto letteralmente di “aprire le porte” mezz’ora prima dell’orario dedicato al front office per offrire all’utenza un’attesa più confortevole ma anche per ovviare al potenziale verificarsi di situazioni di tensione dovute al crescente disagio sociale e, nelle giornate di maggior affluenza, di effettuare orario continuato dalle 8.30 alle 17.00. Per velocizzare inoltre il disbrigo dei servizi di base e permettere all’utenza, in linea con le sue esigenze, di poter meglio usufruire di servizi informativi e di orientamento, le reception si sono rinforzate grazie anche all’impiego di lavoratori socialmente utili, in affiancamento al personale di ruolo, per fornire un sempre più ampio ventaglio di risposte all’utenza, per una prima valutazione dei lavoratori rispetto alla percezione di ammortizzatori sociali (novità introdotta dalla legge Fornero del 2012) da approfondire in sede di incontro collettivo/colloquio, e per rinnovare direttamente la candidatura senza dover passare per il servizio di incontro domanda offerta. 2.2. Il ser vizio di incontr o domanda offer ta Con l’aumento delle attività a carico dei servizi per l’impiego dovute all’accresciuto afflusso di utenza, per economizzare il lavoro degli operatori dei Centri per l’Impiego, una prima revisione del servizio è consistita nell’organizzare, per i lavoratori in mobilità, incontri non più totalmente individuali ma anche di gruppo (per le informazioni base). Un’ulteriore misura messa in atto è stata quella, già citata, di creare un’unità di marketing a supporto del servizio per poter ampliare la rete delle aziende e intercettare un numero maggiore di offerte di lavoro al fine di offrire opportunità occupazionali all’utenza. L’unità si è attivata su più fronti: con un servizio mailing, con l’invio periodico di una newsletter e dei profili di lavoratori “da non perdere” alle aziende iscritte, con la produzione di materiale informativo e soprattutto, cosa mai realizzata prima, con le visite dirette nelle aziende da parte degli operatori. Nel corso del 2013, inoltre, visto il protrarsi della crisi, è stata rivista la durata della candidatura e portata da tre a sei mesi. Al fine di ampliare la rete di operatori del territorio e di far confluire le richieste di personale nel sistema regionale Ido, sono stati inoltre aperti, a seguito di convenzione e in via sperimentale alcuni sportelli Ido che operano presso le associazioni datoriali del territorio, gestiti da personale interno alle associazioni. Come già illustrato nel paragrafo 1.5, nell’ottica del potenziamento della “rete”, è stato pubblicato un bando rivolto alle imprese locali per la costituzione di un “catalogo delle opportunità”. 229 2.3. L’aa ccompagnamento al lavor o Il servizio, finanziato dal 2006 con uno specifico fondo provinciale “fondo per il reinserimento professionale”, offre ai lavoratori un piano individuale che può prevedere percorsi formativi, tirocini in azienda ed incentivi all’assunzione. Negli ultimi anni è emersa l’esigenza di intervenire in maniera più incisiva nell’accompagnamento al lavoro di alcune categorie di lavoratori, la cui condizione risulta aggravata dall’età, da bassa professionalità, da licenziamento dopo una lunga permanenza presso la medesima azienda e, a volte, da problemi economico/sociali. Per questo motivo l’Amministrazione Provinciale ha apportato numerose modifiche al regolamento per l’utilizzo di detta misura: l’ultima, risalente a marzo 2014, ha voluto porre maggiore attenzione alle problematiche di natura sociale ed economica e all’assenza di ammortizzatori sociali ed è consistita nella variazione del target di utenza3, nel cambiamento parziale della tipologia di azioni attivabili tramite il fondo4 e dei benefici economici spettanti all’azienda in caso di assunzione. Negli anni precedenti si era registrato a volte, nei casi di lavoratori con bassa scolarità e profili professionali generici, un utilizzo del tirocinio come mero strumento di sostegno al reddito. Con questa modifica invece si è voluto sostenere in maniera più forte l’inserimento in azienda di questi lavoratori, garantendo all’azienda incentivi più consistenti per assunzioni anche di breve periodo. A fine 2012, all’interno delle politiche attive varate dalla Provincia, proprio per far fronte alla crisi che ha portato molte persone a trovarsi in situazioni di difficoltà socio-economica, è stato avviato il progetto politiche attive per la comunità con la finalità di far convergere risorse (umane e finanziarie) dell’Amministrazione Provinciale con quelle dei singoli comuni5 al fine di costruire dei percorsi di inserimento per target (dalle stesse amministrazioni locali individuato) in situazione di disagio: si tratta di utenti che nella maggior parte dei casi già gravano sui servizi sociali, ma per gli stessi la trasformazione del “sussidio” in una borsa lavoro, oltre a dare maggiore dignità verso la persona e maggiore efficacia alla spesa del pubblico, consente di fare una esperienza in azienda che può trovare consolidamento in una proposta di lavoro concreta. Un ulteriore progetto pensato appositamente per aiutare ad uscire dalla crisi un target di persone particolarmente colpito e per il quale non sono previsti ammortizzatori né dedicate particolari iniziative o progetti a livello nazionale, è il progetto “Ripartire”, rivolto a liberi professionisti o imprenditori che abbiano cessato la propria attività a partire dal 2009, persone per cui la stampa ha portato in 3. Ora così individuato: persone che desiderano riprendere un’attività lavorativa dopo due anni di inattività, over 50, persone appartenenti a nucleo familiare senza reddito e con figli a carico, eventuali ulteriori “target specifici”. 4. Si è esplicitato che i tirocini non possono riguardare esperienze con compiti elementari o ripetitivi e che l’inserimento diretto in azienda può avvenire solo per lavoratori con bassa scolarità e bassa qualificazione nel caso in cui si manifesti l’opportunità di un’assunzione per mansioni generiche o ripetitive. 5. La Provincia offre assistenza per l’attivazione dei tirocini, per i quali copre anche le quote assicurative Inail e Rct, mentre il comune garantisce una modesta borsa lavoro. 230 risalto il triste fenomeno dei suicidi. L’iniziativa, attiva da giugno 2011, ha riscosso molto interesse ed ha riscontrato esiti molto positivi 6 tanto da essere rifinanziata più volte ed essere ancora in corso. 2.4. L’ufficio str anier i L’ufficio stranieri, introdotto sin dal primo Piano provinciale del 20017, ha dovuto far fronte ad un aumento notevole dell’utenza negli ultimi anni, alla quale ha dato risposta sia tramite l’apertura nel 2009 presso il centro per l’impiego di Treviso di uno sportello gestito in appalto dalla Cooperativa Servire8 denominato Sis (servizio informazione stranieri) sia attraverso lo sviluppo o l’implementazione di strumenti di informazione (guida in linea, newsletter, mailing, call center). Il Sis svolge un’attività prevalentemente di front office attraverso prima informazione, segretariato sociale, orientamento ai servizi e alle prassi locali, ma anche compilazione modulistica in materia di immigrazione. Si rivolge principalmente ai target più deboli (lavoratori stranieri e famiglie) nonché per consulenza agli italiani che non hanno possibilità o dimestichezza con gli strumenti on-line. Nell’ultimo periodo il numero annuo di accessi allo sportello è stato di circa 3mila unità. Per far fronte alle numerose richieste di informazione e consulenza sulla normativa9 che disciplina la condizione del lavoratore straniero, il servizio ha implementato sul sito istituzionale www.trevisolavora.it la “Guida in Linea”, che analizza i principali istituti della disciplina, raccoglie la legislazione di dettaglio e la modulistica di riferimento e viene continuamente aggiornata permettendo l’auto formazione continua degli operatori del settore. L’iniziativa ha ottenuto nel maggio 2010 il premio “Qualità P.A.” come piano di miglioramento al concorso “Premiamo i Risultati” del ministero della Funzione Pubblica. Nel 2013 si è registrato un forte aumento degli accessi che sono stati quasi 66mila. Mensilmente dal 2009 viene inoltre pubblicata la newsletter, strumento di informazione ipertestuale on line che raccoglie le notizie di attualità più significative sul fenomeno dell’immigrazione ed in particolare sulle fonti normative e giurisprudenziali che disciplinano la materia, evidenziando anche bandi, eventi e notizie dall’estero. La tradizionale attività di back office, realizzata attraverso il servizo di mailing e call center, è stata altresì potenziata; la sua utenza è data da un target straniero meno debole, i datori di lavoro 6. Al 10 aprile: 88 persone in carico, 12 riaperture di partita iva, 12 assunzioni a tempo indeterminato, 55 assunzioni a tempo determinato, 16 incentivi all’assunzione, 26 tirocini attivati, 74 corsi di formazione erogati. 7. Come servizio specialistico a corredo e supporto delle attività istituzionali, disciplinato dal d.lgs 181/00 e succ mod, d.lgs n.286/98 e succ. mod., d.lgs n. 30/07 e succ.mod.,T.U. Immigrazione, d.p.r. n.394/99 e succ.mod., d.g.r. del Veneto n.1150 del 5 luglio 2013. 8. La cui collaborazione risale a novembre 1998. 9. Normativa speciale: trasversale (tocca vari rami dell’ordinamento giuridico: penale civile e amministrativo), complessa (previsti oltre 21 tipologie di permessi di soggiorno, con dinamiche amministrative disciplinate da prassi locali) e in continua evoluzione: (il T.U. Immigrazione è stato riformato dal 1998 ad oggi 43 volte). 231 e le famiglie che intendono assumere stranieri nonché gli operatori pubblici e le associazioni straniere del territorio. 2.5. Il ser vizio per cor si per sonalizzati Il servizio percorsi personalizzati, informalmente attivo dal 2004 all’interno del servizio incrocio domanda ed offerta del collocamento ordinario, ufficialmente inserito nell’organigramma dei servizi per l’impiego a partire da marzo 2009, è nato per dare risposta alle persone svantaggiate e di difficile inserimento lavorativo spesso segnalate dai servizi sociali del territorio. Attualmente, il ripercuotersi della crisi economico-occupazionale ha contribuito ad aggravare la situazione di disagio sociale sfociando principalmente in due tipologie di fenomeni: in primo luogo l’aumento di persone disorientate e in grave disagio anche psicologico; in secondo luogo, il verificarsi con maggiore frequenza dei piccoli reati, spesso furti. L’esigenza attuale è di dare risposta ad un maggior numero di persone disoccupate che si rivolgono al servizio il quale dispone di risorse umane e finanziarie limitate, si è reso perciò necessario affiancare ai percorsi individuali il potenziamento di progettualità condivise con la rete dei principali attori pubblici e privati del territorio uniformando e coordinando le azioni nel rispetto delle specifiche competenze di ciascun ente. Si citano a titolo esemplificativo alcuni progetti che ben spiegano l’evoluzione del servizio: progetto “Addetti alla produzione e vendita del radicchio rosso biologico” realizzato tra il 2011 e il 2012 in collaborazione con la biofattoria didattica Murialdo e l’ente di formazione Cipat rivolto a 10 giovani segnalati dai vari servizi sociali del territorio10. Tale progetto ha raggiunto l’obiettivo di proporre un nuovo modello operativo tra pubblico, aziende e privato sociale e rafforzare una modalità di lavoro in rete con i servizi sociali progetto “La vita non aspetta – Diamoci Dentro” promosso dal 201211 dal Centro di servizio per il volontariato della Provincia di Treviso, a favore di giovani detenuti ed ex-detenuti presso gli istituti penitenziari di Treviso, con lo scopo anche di favorire lo sviluppo di buone prassi per rendere più efficace il lavoro di rete che ha portato, ad oggi, all’attivazione di circa 20 tirocini progetto “Attiviamoci” avviato ad aprile 2013, promosso dalla Provincia di Treviso, e realizzato grazie alla consolidata collaborazione con Comunità 10. Ragazzi a forte rischio di marginalità ovvero provenienti da nuclei familiari multi problematici; condannati ammessi alle misure alternative alla detenzione; disabilità psichiatriche; disabilità intellettive; ex tossicodipendenti. 11. Iniziativa inizialmente a termine poi prorogata con l’intenzione di metterla a sistema in quanto riconosciuta come buona pratica. 232 Murialdo di Treviso, Caritas Tarvisina12 e l’ente di formazione Cipat. Obiettivo di progetto è stata la creazione di occasioni di riqualificazione professionale ed opportunità lavorative per persone in stato di disagio e marginalità sociale anche attraverso la riscoperta dell’economia rurale del nostro territorio13. Hanno beneficiato dell’iniziativa 38 persone. 2.6. Il collocamento mir ato Per evitare che la crisi economico-occupazionale potesse colpire ulteriormente questa categoria di utenza già di per sé debole e per ampliarne le possibilità di inserimento al lavoro, la Provincia di Treviso ha percorso più strade: sviluppato ulteriormente gli applicativi informatici a supporto della gestione del servizio per economizzare il lavoro e avere un maggior controllo sull’ottemperanza delle aziende condiviso con la Direzione Territoriale del Lavoro, nell’ottica dell’approccio di rete, prassi e procedure per l’ottemperanza realizzato una intensa azione di sensibilizzazione finalizzata alla copertura delle posizioni lavorative riservate al personale appartenente alle categorie protette, da attuarsi attraverso i diversi strumenti previsti dalla normativa vigente (in particolare la convenzione di programma) che ha portato ad un trend in aumento del numero delle convenzioni di programma stipulate e determinato ulteriori possibilità di inserimento dei disabili nelle aziende intensificato l’azione degli avviamenti numerici, su aziende private obbligate ex legge 68/99, mediante “chiamata con avviso pubblico”14 portato all’attenzione delle parti sociali la carenza di fondi dovuta al blocco (per oltre due anni) delle risorse del fondo regionale disabili da parte della Regione Veneto (destinati alle politiche passive per arginare la situazione di emergenza sul territorio) e sollecitato con successo alla Regione Veneto lo svincolo di tali risorse il cui ottenimento, a fine 2013, ha permesso di sviluppare attività volte all’accompagnamento al lavoro di disabili, realizzare azioni di marketing nei confronti delle aziende locali per l’inserimento lavorativo di disabili e attivare azioni specifiche come quella sintetizzata nel punto seguente sostenuto nel 2013, un particolare target di disabili più debole – gli over 50/55 – per il quale il monitoraggio interno ha evidenziato un crescente numero di iscritti ed una percentuale bassa di assunzioni, con un progetto mirato 12. La Caritas Tarvisina ha fortemente sostenuto il progetto sia in termini economici sia in termini di individuazione dell’utenza. 13. Si tratta di un’iniziativa innovativa che mira a sperimentare un modello concreto di collaborazione tra pubblico, privato sociale e terzo settore nell’ottica condivisa di non dare risposte assistenziali, ma di supportare le persone ad attivarsi per la ricerca del lavoro offrendo al contempo opportunità concrete. 14. Chiamata che prevede la pubblicazione periodica dei posti di lavoro disponibili e la richiesta di adesione dei lavoratori interessati mediante presentazione della propria candidatura in forma anonima. 233 - contemplante l’istituzione di un incentivo da concedere una-tantum alle aziende15 dato risposta alle esigenze delle aziende, con partenze di stage più frequenti durante il mese. 2.7. Il ser vizio tir ocini La prima evoluzione del servizio in ordine temporale, è consistita nello sviluppo dell’applicazione “Progest”, che ha comportato il passaggio da una procedura puramente cartacea, basata sulla condivisione di buone pratiche ma di difficile utilizzo per i controlli, ad una informatizzata. Tale sistema ha consentito un’agile gestione di un numero elevato di stage garantendo una maggior velocità e affidabilità nelle verifiche, una possibilità di monitoraggio dei tirocini in ogni fase (avvio, proroga, interruzione, termine dello stage) e dei loro esiti immediata, un controllo sui costi sostenuti per gli stage finanziati (impegno di spesa, liquidazioni mensili, gestione delle economie) e una produzione automatizzata della modulistica. La Provincia di Treviso, al fine di rendere lo strumento del tirocinio formativo e di orientamento un’azione concretamente finalizzata allo sbocco lavorativo, è intervenuta, sostenendo con fondi propri gli interventi volti all’inserimento occupazionale. Il principale progetto messo in atto dall’Amministrazione Provinciale e che ha portato risultati tangibili a livello di successivo inserimento occupazionale, è stato “Futuro Costo zero”, rivolto ai giovani fino ai 29 anni neodiplomati e neo-laureati e, per il quale, fino all’intero anno 2012 la Provincia ha stanziato somme significative come “premialità” per le aziende che a fine tirocinio assumessero il tirocinante. L’importanza di tale applicativo combinato ad un efficace monitoraggio, ha portato alla definizione di una nuova azione di politica attiva per l’anno 2014 – motivata dalla rilevazione di un calo nelle assunzioni a fine stage – che va a premiare le aziende che, in relazione a progetti, richieste di personale o tirocini attivati con la Provincia, stabilizzano i lavoratori (passaggio da contratti precari a stabili) o che trasformano il tirocinio in rapporto di lavoro. Un’ulteriore azione portata avanti dalla Provincia e che si è logicamente riflessa sul servizio tirocini in quanto servizio trasversale, è stata quella dell’impegno profuso nella partecipazione come capofila o partner operativo a numerosi progetti finalizzati a reperire risorse finanziarie che ha comportato un notevole aumento della tipologia di tirocini attivabili dalla Provincia (si segnalano 4.339 tirocini attivati dal servizio provinciale nel 2013, dato in costante aumento negli anni). 15. Il monitoraggio al 31 dicembre 2013 dell’utilizzo di tale incentivo, ha rilevato 34 inserimenti lavorativi di cui 7 a tempo indeterminato. Tali numeri hanno contribuito ad aumentare gli avviamenti ex legge 68/99 rispetto al 2012 che, nonostante il periodo di crisi delle aziende, sono stati in totale 382, mantenendo quindi un trend costante. 234 2.8. I ser vizi per i minor i in disper sione scolastica, sevizio tutela dir itto dover e all’iistr uzione e alla for mazione Il servizio, previsto come compito istituzionale della Provincia, è di supporto alle famiglie e ai giovani a rischio di dispersione, attraverso le azioni di prevenzione, e ai giovani fuoriusciti da uno dei tre percorsi previsti dalla normativa (scuola, formazione professionale, apprendistato), attraverso attività di informazione, orientamento (consulenza e formazione orientativa), tutoraggio personalizzato e tirocini orientativi. Negli ultimi anni, si è voluto intensificare l’attività dedicata al reperimento di aziende per l’attivazione di tirocini propedeutici all’apprendistato; a supporto del servizio sono stati sviluppate nel 2013 e nel 2014 due iniziative progettuali finanziate dall’Unione Province Italiane16. Per poter gestire al meglio il servizio a livello decentrato (sui centri per l’impiego periferici) si è condiviso sia di implementare le funzionalità del gestionale interno ai servizi per l’impiego (Progest) sia di utilizzare in modo più efficace il gestionale regionale Ars (anagrafe regionale studenti) tramite l’inserimento di tutti gli allievi di classe prima e seconda media per avere così una panoramica intera dei soggetti in obbligo (la sperimentazione di Treviso sarà allargata anche alle altre Province)17. La particolarità di questo servizio ha reso necessario il potenziamento della rete, rafforzando in particolare la collaborazione con alcuni referenti di istituti superiori statali e con il referente Ulss del Centro di informazione e consulenza di alcune scuole oltre a costanti contatti con i servizi sociali territoriali. Al fine di divulgare le attività del servizio e di dare una cornice istituzionale a tali azioni di collaborazione, è in corso di definizione la convocazione di un tavolo, formato dai referenti di orientamento degli istituti superiori del territorio e dagli operatori del Servizio, per mettere a punto un protocollo che definisca le modalità di interazione tra istituti scolastici e servizio. Il servizio ha rivestito negli ultimi anni un ruolo sempre più attivo nella stesura e partecipazione a progetti destinati ai minori realizzabili con finanziamenti regionali, nazionali o europei come ad esempio il progetto “Fei – Stop and go”, nonché il progetto “Iniziativagiovaniveneto”. 2.9. Il ser vizio ver tenze collettive Il servizio vertenze collettive è diventato di fondamentale importanza proprio con l’avvento della crisi economica per garantire una copertura istituzionale in tutte quelle situazioni che possono costituire un potenziale rischio per i livelli 16. “Verso il tuo futuro” e “Verso il nostro futuro”. 17. È inoltre partita un’ulteriore sperimentazione nel Comune di Conegliano relativa all’inserimento nella banca dati Ars degli alunni delle scuole elementari. 235 occupazionali (575 vertenze seguite nel 2013). Di recente si è intervenuti, nella logica di sostenere il lavoratore in cassa integrazione a zero ore, con una convenzione con la Cassa di Risparmio del Veneto per consentire ai lavoratori di ricevere l’anticipo di cassa integrazione, in attesa del decreto del Ministero, nei casi di difficoltà economica da parte dell’azienda. La stessa convenzione è stata proposta anche per i lavoratori in cassa integrazione non a zero ore. 2.10. La for mazione pr ofessionale Vista l’integrazione continua delle funzioni lavoro-formazione, alcuni cambiamenti avvenuti nella formazione professionale hanno avuto ricaduta sui servizi per l’impiego. Il cambiamento più significativo, dettato dalla crisi, è stato proprio l’instaurarsi di un dialogo più intenso con i servizi per il lavoro con riferimento alle politiche attive (combinanti formazione e tirocini), che ha avuto riflessi nella programmazione dei corsi, sempre più professionalizzanti. Nel corso del 2013, il Centro di formazione professionale di Lancenigo è stato inoltre partner o capofila di numerosi progetti prevedenti attività formative anche collegate ai servizi per l’impiego. 3. L’eevoluzione delle politiche attive Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione che attiene all’evoluzione dei Servizi per l’Impiego è l’importanza sempre maggiore attribuita alle politiche attive alle quali annualmente, a partire dal 2010, la Provincia destina rilevanti risorse proprie e delle quali annualmente si valuta l’efficacia ai fini della rimodulazione/riproposizione e si osserva se vi siano esigenze nuove da soddisfare, pur nella consapevolezza dei limiti di azione dell’Ente Provincia. Proprio per superare questi vincoli di funzionalità e di risorse dell’Amministrazione Provinciale e per riuscire a dare risposte al territorio, l’Amministrazione Provinciale ha individuato tre strade da percorrere: il potenziamento della rete territoriale, l’attivazione di azioni di politica attiva a livello locale e l’individuazione di interventi da sollecitare a livello nazionale. 3.1. Il potenziamento della r ete ter r itor iale Tutti i programmi di “Politiche attive per il Lavoro” varati dalla Provincia sono stati discussi e condivisi con la rete territoriale: Cciaa, le parti sociali, il mondo della cooperazione (storicamente molto attivo nel territorio). Importanti iniziative sono state gestite anche con la Prefettura, la Questura e il Tribunale, specie per quanto riguarda la gestione dei fenomeni migratori, anch’essi influenzati dalla crisi e (con la Prefettura) per il grosso problema dell’accesso al credito. Con riferimento alla scelta 236 di rafforzare la rete territoriale, si segnala che la Cciaa, con Confidi ha erogato nel corso del 2013 oltre 2 milioni di euro e che le parti sociali sono state artefici nel territorio di accordi innovativi e di prese di posizione unitarie. Una collaborazione stabile con Caritas e altre associazioni di volontariato consente di gestire in modo sinergico quelle che vengono definite le nuove povertà. Grazie all’iniziativa “Politiche attive per la comunità”, si sta consolidando anche la rete con i comuni. Forte l’interazione con le tre Ulss per l’area disabilità. 3.2. Le azioni del Piano di politiche attive pr ovinciale Nel quinquennio 2008-2013, la Provincia di Treviso ha messo a disposizione risorse proprie per oltre 5 milioni di euro e preso in carico oltre 5mila lavoratori in azioni di politica attiva per il lavoro. Con le risorse assegnate dal Consiglio Provinciale per l’anno 2014 (850mila euro), l’Amministrazione Provinciale intende incrementare la scelta delle “Politiche attive del lavoro” come modalità principale per sostenere l’occupazione, ed in particolare quella il più possibile stabile, mediante: il progetto “Politiche attive per la comunità”, realizzato in rete con i comuni, azioni per l’inserimento dei giovani in azienda, con l’intervento “Futuro costo zero”, azioni per i lavoratori autonomi colpiti dalla crisi, con il progetto Ripartire, interventi per target di lavoratori di più difficile ricollocazione, con il rifinanziamento dei “Percorsi personalizzati” (per lavoratori deboli o svantaggiati) e del “Fondo disagio professionale” (per i lavoratori “over 50”, ovvero appartenenti a nuclei familiari senza reddito con figli a carico ovvero privi di occupazione da almeno 24 mesi) e iniziative volte a favorire la stabilizzazione dei rapporti di lavoro. 3.3. Gli inter venti da sollecitar e a livello sovr apr ovinciale L’Amministrazione Provinciale ritiene che da una crisi di queste dimensioni non si possa uscire solo con una pur forte rete territoriale e pur efficaci azioni attivate a livello locale, essendo invece indispensabile la messa in campo di politiche a livello nazionale. Ha perciò chiesto ai competenti livelli sovra provinciali, tramite il Documento per il lavoro 2013, che i temi del lavoro e delle imprese siano messi al primo posto nell’agenda del Governo e del Parlamento; le crisi aziendali del territorio, costituendo crisi del modello produttivo “nord est” vengano ritenute crisi di interesse nazionale; vengano portate avanti politiche industriali volte a rilanciare l’economia e a promuovere l’innovazione di prodotti e processi; si rivedano le politiche fiscali al fine di incidere sul costo del lavoro riducendo il cuneo fiscale e prevedendo forme di contribuzione di facile accesso e di lungo respiro; venga allentato il vincolo del patto di stabilità; lo Stato paghi integralmente e tempestivamente i debiti nei confronti delle imprese; si snelliscano le procedure 237 burocratiche e si rilanci la filiera delle “costruzioni” per gli interventi di ristrutturazione/recupero/riuso, per la realizzazione di lavori di messa a norma e di interventi per il risparmio energetico, da parte di privati. 238 Parte seconda Analisi 11. I consumi in provincia di Treviso di Vittorio Filippi 1. Il contesto odier no e lo scenar io dei consumi La cornice in cui collocare le tendenze dei consumi nel 2013 è offerta da due importanti ricerche recentemente apparse. La prima è della Banca d’Italia, la seconda del Censis. Nell’ordine: peggiorano le condizioni economiche delle famiglie che sono sempre più povere: tra il 2010 e il 2012 il reddito familiare medio è calato del 7,3% e la ricchezza media del 6,9%. Lo rileva L’indagine sui bilanci delle famiglie italiane 2012 della Banca d’Italia. Nello stesso periodo il reddito equivalente, una misura procapite che tiene conto della dimensione e della struttura demografica della famiglia, è sceso invece del 6%. Dalla ricerca emerge anche che metà delle famiglie italiane vive con meno di 2mila euro al mese. Nel 2012 il reddito familiare annuo, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali, è risultato in media pari a 30.338 euro, circa 2.500 euro al mese. Il 20% delle famiglie ha un reddito netto annuale inferiore a 14.457 euro (circa 1.200 euro al mese) mentre la metà ha un reddito inferiore ai 24.590 euro (circa 2mila euro al mese). Rispetto alla media di circa 1.500 euro al mese il reddito equivalente è superiore per gli individui laureati (circa 2.350 euro al mese), i dirigenti (2.700 euro) e per gli imprenditori (2.550 euro), mentre gli operai, i residenti nel Mezzogiorno e i nati all’estero presentano valori medi inferiori (rispettivamente pari a circa 1.200, 1.100 e 950 euro al mese). In una posizione intermedia si collocano gli impiegati (1.900 euro), gli altri lavoratori autonomi (1.700 euro) e i pensionati (1.700 euro). Il profilo per età mostra un andamento prima crescente (dai 1.250 euro al mese per i soggetti fino a 18 anni ai 1.800 euro per gli individui di età compresa tra i 55 e i 64 anni) e poi lievemente decrescente (circa 1.700 euro al mese per gli individui più anziani). L’andamento nella distribuzione del reddito si riflette nell’aumento degli squilibri (ovvero disuguaglianza sociale) nella concentrazione della ricchezza in Italia: infatti la quota in mano al 10% delle famiglie più ricche è salita al 46,6% della ricchezza netta totale (era il 45,7% nel 2010). Cresce invece la percentuale di famiglie con ricchezza negativa che passa dal 2,8% al 4,1%. In media, comunque, dal 2010 al 2012 la ricchezza netta media delle famiglie italiane é scesa di oltre 20mila euro, passando da 163.875 a 143.300 euro. Fra i pochi dati consolanti il calo della percentuale di famiglie indebitate scesa dal 27,7 al 26,1%. Dice invece il Censis nel suo ultimo Rapporto annuale che nel 2013 le spese delle famiglie sono tornate indietro di oltre dieci anni con il 69% delle famiglie italiane che nell’ultima parte dell’anno ha ridotto o peggiorato la capacità di spesa, a fronte di un 2% che l’ha migliorata. «É il culmine di un lungo trend di decrescita, 241 espressione di una radicale revisione al ribasso dei budget familiari. Meno sprechi, ma anche meno capacità di risparmio» dice l’istituto di ricerca. Dai primi anni Duemila ad oggi sono diminuite del 6,7% le spese per prodotti alimentari, del 15% quelle per abbigliamento e calzature, dell’8% quelle per l’arredamento e per la manutenzione della casa, del 19% quelle per i trasporti. Viceversa sono cresciute alcune spese incomprimibili, come quelle per le utenze domestiche e la manutenzione della casa (+6,3%) e quelle medico-sanitarie (+19%). I consumi descrivono dunque, sottolinea il Censis, un paese sotto sforzo o, meglio, profondamente fiaccato da una crisi persistente. E cresce l’incertezza sul lavoro: secondo un’indagine del Censis ben un quarto degli occupati è convinto che nei primi mesi del 2014 la propria condizione lavorativa andrà peggiorando; il 14,3% pensa che avrà a breve una riduzione del proprio reddito da lavoro e il 14% di poter perdere l’occupazione. Ma la novità è che ora questa paura interessa trasversalmente la popolazione italiana, anche in virtù del fatto che nell’ultimo anno il perimetro della crisi si è allargato dalle fasce generazionali più giovani a quelle più adulte. Dunque, hanno paura di perdere lavoro e reddito non solo i giovanissimi che più che temere una riduzione della retribuzione hanno paura di ritrovarsi senza lavoro, ma anche le fasce d’età centrali, tra le quali l’esigenza di provvedere con il proprio reddito al benessere della famiglia amplifica le ansie rispetto al futuro. Due spunti di fonti diverse che la dicono lunga sulla deriva dei consumi in Italia. Una deriva che ha visto il 2013 un vero e proprio annus horribilis, un 2013 da dimenticare. Il peggiore del dopoguerra, dopo il 2012. L’anno scorso si sperava in una ripresa della spesa, mentre invece è scivolata su un piano inclinato, eccetto quella per i cosiddetti consumi obbligati (affitti, bollette, trasporti, assicurazioni). L’erosione del reddito reale e la disoccupazione crescente hanno imposto alle famiglie quasi un cambio culturale: rinvio delle spese non strettamente necessarie, ricerca di prodotti sostitutivi meno costosi e taglio dei beni non indispensabili (persino farmaci e giocattoli). L’anno scorso gli italiani hanno tirato la cinghia, dato che hanno visto il reddito reale disponibile erodersi del 10,2% in sei anni e la disoccupazione salire ai massimi dal 1977. Che fare? Le famiglie hanno tagliato i beni durevoli, come arredamento, abbigliamento, elettrodomestici che hanno perso intorno ai tre punti percentuali. Si sono salvati soltanto smartphone e tablet, prodotti tecnologici su cui non si è badato a spese. Per il resto, in caduta libera giornali e riviste, intorno al 4% in un solo anno; perdono più o meno tre punti percentuali calzature e giocattoli; un po’ meno farmaceutici e casalinghi. Meno peggio per gli alimentari, anche se in cinque anni le famiglie hanno tagliato 20 miliardi di spesa. Nella grande distribuzione, segnala Nielsen, il totale delle vendite di Iper+super+libero servizio nel 2013 è sceso fino a -2,1%. Solo i discount hanno spuntato un consolante +1,8%, ma in rallentamento rispetto al passato. Al Sud l’emorragia delle vendite ha superato il 5%, con -7% a Natale. 242 Quello che pesa sui consumi delle famiglie sono i settori “protetti”. Che negli ultimi decenni hanno aumentato il costo dei servizi senza operare in un regime di vera concorrenza. Federdistribuzione stima che dal 1991 la quota dei consumi obbligati delle famiglie è balzata dal 33,5 al 47,2% dell’anno scorso; mentre le vendite al dettaglio di food e non food sono calate dal 38 al 22%; gli altri consumi (alberghi, ristoranti, viaggi, benessere, spettacoli) si sono contratti dal 27,6 al 30,4%. La crisi ha cambiato profondamente il carrello: le famiglie anziché il manzo acquistano il pollo o il tacchino, invece della torta in pasticceria scelgono farina e uova al supermercato e rinunciano al croissant fresco del bar per scaldare quella industriale nel microonde di casa. Secondo l’Osservatorio sui consumi di Findomestic Banca, la recessione che ha colpito l’economia del Veneto nel biennio 2012-2013 ha mostrato un’intensità analoga a quella sperimentata in Italia. Il reddito per abitante, invece, ha tenuto evidenziando nel 2013, unica regione insieme alla Lombardia, una variazione nulla rispetto al -0,5% medio nazionale. Nel 2013 l’indicatore si è confermato in Veneto a 20.006 euro, valore superiore al dato dell’Italia per 2.070 euro, ma inferiore ai 20.771 del Nordest. Ad eccezione di Verona (-0,3%), Vicenza e Treviso (-0,4% entrambe), tutte le province venete hanno presentato un incremento del reddito pro capite: si spazia dallo 0,1% di Belluno e Rovigo, allo 0,5% di Venezia e allo 0,6% di Padova. Con 20.791 euro quest’ultima provincia, inoltre, è quella che registra il valore più elevato ed è anche l’unica veneta a mostrare nel 2013 un reddito procapite più alto di quello del Nordest. Dopo Padova l’indicatore ha mostrato il valore più elevato a Belluno (20.554) e a Venezia (20.304); seguono Verona (20.144) e Vicenza (19.804), mentre il reddito per abitante è più modesto a Treviso (19.422) e soprattutto a Rovigo che, con i suoi 17.821 euro, evidenzia un reddito procapite inferiore alla media nazionale. Nel 2013 in Veneto si è assistito ad un’ulteriore riduzione della spesa familiare destinata all’acquisto di beni durevoli: con un calo del 4,6% l’indicatore è sceso a 2.236 euro, circa 300 in più rispetto alla media nazionale. Il ridimensionamento della spesa nella regione è più contenuto del -6,4% registrato in Italia, ma è tuttavia più marcato di quello che ha coinvolto il Nordest (-4,1%), ripartizione meno penalizzata rispetto alle altre dalla riduzione dell’indicatore. Passando alla disamina dei singoli mercati, la spesa per consumi di beni durevoli in Veneto ha beneficiato nel 2013 dell’apporto positivo delle auto usate, cresciute dello 0,9%, degli elettrodomestici (2,4%) e dell’information technology (3,5%); le prime, con il 28,1%, rappresentano il comparto più rilevante sul totale dei beni durevoli, mentre la tenuta degli elettrodomestici è un segnale positivo che si è riscontrato solo nelle regioni del Nord. Per ciò che concerne gli altri settori, le auto nuove hanno segnato invece una flessione in linea con la media nazionale (-7,8%), mentre quella dei motocicli arriva al 22,1% (-23,9% in Italia); nella regione la spesa familiare per l’elettronica di consumo, pur presentando un’ampia contrazione, è calata meno che in Italia (-14,1% rispetto al -20,6%), mentre i mobili, che pesano per il 27,1% sulla spesa dei durevoli, hanno subito una flessione del 6,6%, di tre 243 decimi di punto percentuale più modesta della media nazionale. A livello provinciale è il capoluogo di regione (-5,4%), seguito da Rovigo e Padova (-5,2% entrambe), a presentare la più ampia riduzione nell’acquisto di beni durevoli, mentre meno penalizzate sono state Vicenza (-3%) e soprattutto Belluno (-2,7%), che, tra tutte le province italiane, occupa il sesto posto in base all’andamento dell’indicatore nel 2013. 2. Le dinamiche dei consumi a Tr eviso Prima di entrare nel commento dei dati empirici prodotti dalla presente rilevazione trimestrale vanno come sempre ripetute tre precisazioni metodologiche. La prima è che – nell’intento di affinare in modo esaustivo la ricerca – si è utilizzato un campione più ampio di operatori commerciali comprendente differenti segmenti merceologici: sono l’alimentare, la moda, i carburanti per i veicoli, i prodotti per la casa, la ristorazione, il turismo, i pubblici esercizi, la grande distribuzione, il settore dei servizi ad alto valore conoscitivo (il cd. quaternario), l’immobiliare nonché i grossisti. Si sa che questi ultimi non interfacciano direttamente i consumatori, ma è anche vero che, per la loro particolare collocazione nella filiera distributiva, sono una realtà anticipatrice delle tendenze dell’offerta. Per questo si è deciso di estrapolarne i risultati leggendoli a parte. Inoltre, per tentare di leggere i consumi anche dall’altro punto di vista, quello dei consumatori o della domanda, è stata effettuata una rilevazione campionaria in più città della Marca attraverso la somministrazione in alcuni negozi di un breve modulo riservato alla compilazione da parte dei clienti. In tutto si hanno due campioni di circa 500 unità. Infine, considerata la particolarità del momento, si sono introdotte nuovamente delle domande ad hoc sia sull’idem sentire del delicato momento sia sulla percezione psicologica della congiuntura in questo periodo che chiude il 2013 ed apre il 2014. Per quanto riguarda Treviso la consueta rilevazione trimestrale dell’Osservatorio provinciale di Confcommercio, che fotografa a fine dicembre le tendenze dei consumi, così quantifica e focalizza la situazione in generale: ovviamente persiste il “deconsumo”, anche se con ritmi che non si discostano da quelli del trimestre precedente, un trimestre in cui si accertò una (modesta) ma positiva decelerazione: per il 61% (come nel trimestre prima ed il 52 un anno fa) degli operatori le vendite (in quantità) sono calate su base tendenziale annua, mentre è solo il 16% (era il 13 tre mesi prima) del campione a parlare di crescita disaggregando i dati, segnali di particolare sofferenza provengono dai pubblici esercizi, dalla ristorazione, dall’immobiliare e dalle pompe di benzina, mentre più leggera della media appare la situazione della Gdo, dei grossisti e del cosiddetto quaternario 244 - - - - - - - - - - circa la liquidità aziendale, preoccupa – ma non sorprende, vista la situazione – dover rilevare che il 60% del campione (nel trimestre precedente era del 55 e del 41 un anno prima) indichi una situazione insoddisfacente, di cui pessima per il 18% (era il 17) pure il fatturato, coerentemente con le vendite, ha registrato grosso modo la stessa tendenza, con il 66% del campione che ne rileva il calo annuo (era il 64 tre mesi prima ed il 52 un anno prima) accompagnato da un modesto 12% (era il 9 tre mesi fa) che parla di crescita ma sul fatturato, indicatore economico principe, occorre aggiungere che il calo è denunciato molto rilevante dal 37% del campione, un valore che è superiore di sette punti di quello del trimestre precedente circa il turismo, il trimestre tiene sui livelli dell’anno prima, anche se preoccupa sempre la tenuta del turismo d’affari mentre l’occupazione delle camere cresce solo con decise riduzioni di prezzo e la redditività appare a livelli critici per l’occupazione e per gli investimenti l’occupazione appare sempre sotto tensione (com’è nella logica del momento), per cui il 43% (era il 42%) degli operatori parla di ridimensionamento annuo, mentre permane irrilevante la percentuale di chi vede crescere l’occupazione. Ed a livello previsivo il 19% del campione pensa ad una diminuzione della manodopera (come nel trimestre precedente) mentre il 6% punta al ricorso agli ammortizzatori sociali comunque, malgrado la congiuntura avversa, il 73% del campione continua a credere al mantenimento degli attuali livelli occupazionali: percentuale stabile e certamente consolante, data la situazione in cui ci si trova è sempre interessante il gioco dei prezzi, considerato l’attuale rischio deflazionistico del paese. Quelli di acquisto (dai fornitori) hanno dinamiche inflazionistiche, pur se in frenata, dato che sono rilevati in crescita dal 70% del campione (senza variazione). Invece quelli di vendita assumono tendenze di sapore deflazionistico, dato che sono in aumento per il 29% ma in calo dal 24% del campione. Permane, evidentemente, una forbice che denuncia l’erosione dei margini di profitto degli operatori, compressi tra fornitori e consumatori il 2013 è ormai finito e se ne può fare un bilancio, un bilancio decisamente insoddisfacente, dato che per il 47% è stato un anno “abbastanza duro” e per il 33% addirittura “da dimenticare”; ma per un quinto del campione è stato invece un anno positivo l’82% del campione boccia senza appello la politica economica del governo, giudicandone i provvedimenti per il rilancio e lo sviluppo “deludenti”, anche se non appare un atteggiamento antieuropeo o euroscettico (“dipendono troppo dall’Europa di Bruxelles”: 6% di risposte) infine, per quanto riguarda i consumatori, le “strategie adattive” di cui parla il Censis continuano ad essere confermate anche dalla presente rilevazione. Per cui: gli acquisti impegnativi di beni durevoli vengono posticipati dal 59% (era 245 - - il 61%) del campione, il 48% fa fatica a risparmiare ed il 33% (era il 39) intacca addirittura i risparmi accumulati non meraviglia che anche le spese natalizie siano state austere: decisamente inferiori di quelle del 2012 per il 47% del campione e leggermente inferiori per il 20. Per il 29% sono state invece sui livelli dell’anno prima e per un 5% addirittura superiori infine il 2013 è stato, per il 46% delle famiglie, un anno “abbastanza duro” e per il 31% un anno “da dimenticare”; positivo invece per il 23%. Rispetto al campione dei commercianti i sentimenti dei consumatori appaiono davvero assai simili. Ricapitolando il tutto, per quanto riguarda Treviso si può riflettere sul fatto che: considerando due variabili chiave del questionario – vendite e fatturato – i confronti tra il trimestre ultimo con quello precedente e con l’analogo dello scorso anno segnano, in modo omogeneo e coerente, un modesto ma innegabile miglioramento del tono congiunturale peggiora invece l’equilibrio finanziario, dato che sulla liquidità le risposte critiche superano quelle esprimenti normalità (48% contro 47) l’occupazione invece sembra resistere, anche se, comunque, la situazione del lavoro appare sempre faticosa, dato che un 34% degli operatori denuncia una sofferenza occupazionale innegabile circa l’andamento turistico, il problema di fondo sta nel fatto che il prezzo medio di vendita per rimanere sul mercato è oggi troppo basso per coprire i costi di gestione e di investimento e l’occupazione media delle camere è troppo bassa, per cui ci sono rischi per i posti di lavoro e di chiusure continua ad essere paradigmatico l’andamento di quel bene durevole per eccellenza che è l’auto, che sembra addirittura conoscere un fenomeno radicalmente nuovo e significativo come quello della demotorizzazione, cioè della contrazione netta del parco auto circolanti rimaniamo in un clima assolutamente avaro di prospettive, dato che si fatica a credere ad una inversione di rotta prossima. Tuttavia anche in termini previstivi i giudizi sul 2013 appaiono più possibilisti ed aperti lo stesso refrain lo dicono in sostanza i consumatori, alle prese con quel processo “adattivo” (come lo chiama il Censis) che non è altro che un mirato e progressivo contenimento dei consumi e del benessere pre-crisi. Però anche per i consumatori le prospettive si fanno meno pesanti che in passato come era da prevedersi, il Natale è stato decisamente sottotono: lo affermano i negozianti come anche i consumatori infine fa riflettere il discorso sui margini, che quasi tutti gli operatori (nove su dieci) – chi spesso e chi occasionalmente – riducono o comprimono pur di vendere e di rimanere operativi sul mercato. 246 3. Alcune r iflessioni Ricapitolando il tutto, per quanto riguarda Treviso si può riflettere sul fatto che: considerando due variabili chiave del questionario – vendite e fatturato – i confronti tra il trimestre ultimo con quello precedente e con l’analogo dello scorso anno segnano sostanzialmente una situazione di stallo, di attesa ed al tempo stesso di stabilizzazione che interessa la seconda metà del 2013, anche se il confronto con il 2012 appare peggiorativo permane critico, di conseguenza, anche l’equilibrio finanziario, dato che sulla liquidità le risposte critiche superano ormai abbondantemente quelle esprimenti normalità (60% contro 40), ed anzi su questa variabile si ampliano le risposte negative l’occupazione con difficoltà resiste anche se, comunque, la situazione del lavoro appare sempre faticosa, visto che quasi un quinto degli operatori denuncia una sofferenza occupazionale innegabile il turismo, coerentemente, tiene ma sacrificando redditività e margini, penalizzato da un turismo business sempre più latitante, considerata la difficoltà del manifatturiero continua sempre il gioco della forbice dei prezzi, tra la crescita più ampia di quelli dei fornitori e quella più contenuta alla vendita c’è profonda delusione e scetticismo anche sulle politiche del Governo, mentre la crisi della politica sembra sempre più fare sinergia negativa con quella dell’economia e a proposito di sentimenti, il 2013 – l’anno quinto della grande crisi – è stato giudicato un anno duro, perfino da dimenticare (se fosse possibile…) i consumatori, penalizzati anche dalle crescenti disuguaglianze (v. ricerca della Banca d’Italia) continuano a vivere in apnea i loro comportamenti di consumo, una apnea che cambia tante scelte di acquisto senza ancora generare fiducia o speranza. In sintesi i risultati della rilevazione trevigiana, coerentemente con le altre analisi da più parti effettuate, non possono stupire vista la più generale situazione economica e sociale di cui i consumi, evidentemente, rappresentano un sensore efficace di rappresentazione. La novità della quarta ed ultima rilevazione dell’anno sta probabilmente nell’aver interrotto la caduta degli indicatori di consumo (già nel terzo trimestre!) e di averli stabilizzati, ma è una stabilizzazione che non rappresenta (ancora) il prodromo di un riavvio dei consumi e della fiducia. É piuttosto un 2013 che si chiude con una stabilizzazione fredda, piatta, del tutto insoddisfacente per imprenditori e consumatori. E, come si diceva, non 247 annuncia (ancora…) nulla di quella ripresa spesso avvistata ma mai (ancora) strutturatasi nei consumi. 4. I consumi nel tempo della r ecessione Il 2013 ha inciso profondamente sui consumi. Di ciò sono testimoni diversi indicatori, oltre a quelli succitati. Sia dal lato dell’offerta (le imprese) che dal lato della domanda (i consumatori). Circa le prime nel 2013 la nati-mortalità del terziario di mercato ha segnato, in Veneto, un saldo negativo pari a 8.422 imprese, a cui si dovrebbero aggiungere le quasi 10mila del saldo negativo dell’anno prima. A Treviso il commercio al dettaglio in termini di imprese flette nel 2013 dello 0,5% e quello all’ingrosso di una egual percentuale. E solo dal 2007 al 2010 gli addetti del commercio al dettaglio sono calati di 1.418 unità. D’altronde pur di vendere si riducono i margini di guadagno (“sempre più spesso”, afferma il 52% degli operatori), per cui il rischio della chiusura dell’attività è paventato dal 29% degli imprenditori commerciali. Dall’altro lato, i consumatori hanno ridotto le spese per le vacanze (Pasqua, Natale, ferie estive), posticipano le spese più impegnative e riducono la propensione al risparmio intaccando talvolta il risparmio accumulato. Sono i “consumi adattivi”, per usare le parole del Censis. La perdita del lavoro (31% di intimoriti) appare come l’evento più preoccupante oggi in grado ovviamente di gelare facilmente ogni intenzione di consumo. É poi paradigmatico l’andamento di quel bene particolarissimo che è l’auto. Nel 2013 le immatricolazioni sono scese nel Trevigiano del 7,1% e del 6,6 in Veneto; solo Verona ha un decremento maggiore. Invece Treviso è leader regionale nella cosiddetta demotorizzazione, dato che sempre nel 2013 il saldo nati-mortalità del parco auto circolante è stato negativo per circa 8mila vetture, per quasi 30mila in Veneto e per quasi 99mila in Italia. I numeri sono assolutamente indicativi, specie se comparati tra loro (dati Aci). A ciò si dovrebbe aggiungere la tendenza alla cosidetta “decilindrizzazione”, ovvero il passaggio a cilindrate sempre più contenute per motivi fiscali, assicurativi e di consumo. L’indagine di Confcommercio Treviso, avviata nel 2008, monitora attraverso la somministrazione trimestrale di un questionario ad un campione di commercianti di differenziate merceologie diverse variabili fisse ed alcune mobili, legate cioè alla particolarità del momento economico. Quelle fisse, che si ripetono cioè ad ogni rilevazione permettendo quindi una comparazione diacronica, sono: le vendite, il fatturato, l’occupazione, la liquidità aziendale, i prezzi di vendita e quelli di acquisto. Più interessanti, ai fini della dinamica dei consumi, sono le variabili delle vendite e quelle dei prezzi, che possono rimandare a tensioni inflazionistiche. I grafici di queste tre variabili sono qui costruiti sul gioco dei saldi trimestrali tra ottimisti e pessimisti, non comprendendo e non considerando le risposte tendenti alla stabilità. 248 Due osservazioni sugli istogrammi presentati. La prima, riguardante le vendite, sottolinea chiaramente nei numeri la pesantezza della situazione, perfino eccezionale specie nel primo trimestre dell’anno. Poi la congiuntura tende progressivamente ad alleggerirsi, pur rimanendo sempre negativa. Invece le dinamiche dei prezzi evidenziano con una certa stabilità la forbice tra quelli all’ingrosso e quelli al dettaglio, forbice che non scaricandosi sui consumatori viene ammortizzata dal dettagliante riducendone evidentemente i margini (come è detto nelle rilevazioni circa la compressione/erosione dei margini). Anzi, il segno meno dei prezzi al dettaglio nel primo trimestre fa intuire tensioni deflazionistiche che, com’è noto, insorgono in tempi recessivi, in tempi cioè di deficit diffuso della domanda aggregata. Poi il segno diviene positivo, pur mantenendosi un ampio differenziale tra i due prezzi. Graf. 1 – Andamento delle vendite, saldi percentuali tra ottimisti e pessimisti. Fonte: Confcommercio Treviso. Graf. 2 – Andamento dei prezzi di acquisto e di vendita; saldi percentuali tra coloro che si esprimono indicando “in aumento” e coloro che indicato “in diminuzione”. Fonte: Confcommercio Treviso. 249 Tab. 1 – Immatricolazioni di autovetture e fuoristrada in Veneto e per provincia. 2011 2012 2013 V.a. % V.a. % V.a. % Var. % 2013-11 Var. % 2013-12 Belluno Padova 6.187 26.613 4,6 19,7 4.604 21.578 4,3 20,0 4.499 20.670 4,5 20,5 27,3 22,3 2,3 4,2 Rovigo Treviso 6.230 24.134 4,6 17,9 5.165 19.176 4,8 17,8 4.855 17.809 4,8 17,7 22,1 26,2 6,0 7,1 Venezia 19.469 14,4 15.665 14,5 14.776 14,7 24,1 5,7 Verona Vicenza 29.305 23.174 21,7 17,2 23.499 18.197 21,8 16,9 21.008 17.099 20,9 17,0 28,3 26,2 10,6 6,0 Veneto 135.112 100,0 107.884 100,0 100.716 100,0 25,5 6,6 Fonte: elaborazioni Unrae su dati 1 gennaio-31 dicembre. Tab. 2 – Andamento nati-mortalità autovetture in Veneto e per provincia nel 2013. Prime iscrizioni Radiazioni V.a. % V.a. % Belluno 4.432 4,4 5.602 4,3 Padova Rovigo 20.805 4.852 20,5 4,8 23.825 6.851 18,1 5,2 Treviso Venezia 18.103 14.870 17,9 14,7 25.961 19.259 19,8 14,7 Verona 21.323 21,0 25.021 19,1 Vicenza Veneto 16.976 101.361 16,7 100,0 24.774 131.294 18,9 100,0 Fonte: elaborazioni Aci (2014), Auto-trend, analisi statistica sulle tendenze del mercato auto in Italia, gennaio. Nota: periodo gennraio-dicembre, dati provinciali e regionali non consolidati. 5. Conclusioni Essenzialmente le osservazioni circa i dopo ormai sei anni di crisi virata in recessione profonda sono tre. La prima è che l’andamento delle risposte degli imprenditori circa le vendite (il fatturato ovviamente segue grosso modo la stessa dinamica), viste anche nel grafico, riflette fedelmente il precipitare inaspettato della crisi nel corso del 2009, il timido miglioramento delle aspettative a cavallo tra il 2010 ed il 2011 e poi l’ulteriore tonfo della congiuntura dall’estate-autunno del 2011 e l’avvitarsi nella parte centrale del 2012. Ma soprattutto visualizza le difficoltà del 2013, pesantissime soprattutto nella prima parte dell’anno. I prezzi di acquisto dai fornitori mostrano sempre tensioni alla crescita e sono tensioni che, oltre ad essere calmierate dall’erosione dei margini di impresa, fanno sospettare un clima deflazionistico da domanda depressa. Tuttavia i prezzi di alcune materie prime e soprattutto di alcuni servizi salgono sulla spinta inarrestabile di un insieme di motivi speculativi, fiscali o parafiscali da 250 - “spese fisse”. Per non aggiungere il vero e proprio carico fiscale, arrivato al 44%. Infine non tutto c’entra però con la crisi e l’economia. Vi sono anche variabili socioculturali che sottolineano il consumo come un “agire sociale dotato di senso”, per riprendere la nota definizione di Max Weber. E che mutano gli stili stessi di consumo. Di ciò c’è traccia ad esempio, nella rilevazione trevigiana, nell’enfasi data alle spese per sport, vacanze e tempo libero (ormai quasi spese insopprimibili) seguite da quelle per informatica, comunicazioni ed elettronica, mentre sembra essere in profondo ridimensionamento il rapporto con l’auto (cfr. i dati qui presentati sulla de motorizzazione a cui andrebbero aggiunti quelli sulla contrazione delle cilindrate), un oggetto che ha segnato profondamente la nostra cultura del consumo per tutta la seconda metà del Novecento fino ad oggi. 251 12. La meccanica in provincia di Treviso di Mirco Casteller* Il capitolo, partendo da un’analisi storica del settore della meccanica, vuole offrirsi come una riflessione approfondita e consapevole, forte di dati e dei riscontri di progetti che attualmente insistono sul nostro territorio, dei vincoli e delle contestuali opportunità che la realtà odierna offre a tutti gli attori economici, sociali ed imprenditoriali. Della crisi e dei suoi effetti dirompenti sul tessuto imprenditoriale della nostra provincia si è parlato e scritto moltissimo; poco si è detto, ancor meno forse si è fatto, in termini di azioni specifiche e progettualità ben definite che siano un deciso passo in avanti nel percorso di ripresa che le nostre aziende, accompagnate e sostenute dalle Istituzioni territoriali e dalle associazioni di categoria, devono necessariamente intraprendere. La strada da percorrere, quella che suggeriamo, è fatta di azioni concrete e specifiche, inserite nel contesto di attività progettuali trasversali e di alto livello. Risposte efficaci ad esigenze di mercato, che costituiscano un forte incentivo all’investimento, all’innovazione, alla creatività imprenditoriale ed alla competitività nazionale ed internazionale. Un percorso che, in una circolarità virtuosa, parta dal mercato e vi faccia ritorno, ridefinendo contestualmente ruoli e posizione di tutti i soggetti coinvolti. 1. Quar ant’aa nni di meccanica in pr ovincia di Tr eviso Nel tentativo di delineare i possibili scenari futuri del settore della meccanica e sviluppare azioni concrete che siano efficaci ed efficienti rispetto a parametri di mercato, si è voluto rivolgere dapprima uno sguardo preliminare all’andamento del settore negli ultimi quarant’anni. Offrendo una rassegna sintetica degli andamenti di un settore che oggi paga pesantemente i colpi della crisi e della recessione, si vuole fare semplicemente cercare di inquadrare le dinamiche attuali in una prospettiva temporale più ampia, ricercando, anche nell’evidenza del dato numerico, eventuali fattori di criticità che hanno contribuito a determinare la situazione odierna. * Confartigianato della Marca Trevigiana. Si ringrazia per la collaborazione nella stesura del capitolo Giorgio Gagliardi, Confartigianato della Marca Trevigiana; per aver reso disponibili i dati Infocamere, l’Ufficio Studi e Statistica della Cciaa di Treviso. Inoltre, per aver condiviso le loro riflessioni sulla meccanica, si ringraziano Artigianato Trevigiano-Casartigiani e Cna Treviso. 253 Le Tabelle che seguono, estratte dai censimenti Istat 1971, 1981, 1991 e 2001, si offrono come fotografie dinamiche utili per fissare alcuni punti di riferimento nel tentativo di ricostruire il percorso compiuto dalle aziende del comparto della meccanica e delle sue filiere, sempre più evolute e diversificate. Una semplice piattaforma di riferimento su cui si andranno ad innestare e sviluppare le riflessioni che seguono. Tab. 1 – Imprese attive e numero di addetti, totali e artigiani, nei settori della meccanica in provincia di Treviso. Censimento 1971. Imprese Addetti Totali di cui artigiane Totali di cui artigiani 23 13 626 88 341 267 4.960 1.313 14 6 476 38 Macchine utensili 22 15 383 81 Macchinari oper. agricoli e industriali 76 45 2.129 312 Minuturie metalliche, stoviglie, armi etc. 90 71 2.360 608 Meccanica di precisione 32 25 269 99 App. elettr. e telecomunicaz. 48 24 6.836 149 2.048 1.994 6.097 5.424 37 21 1241 137 2.731 2.481 25.377 8.249 26.848 11.445 151.147 32.813 Fonderie di seconda fusione Carpenteria metallica, arredi, apperecchi termici Macch. motr,app. imp. soll. e trasp. Officine meccaniche Costruzione mezzi trasporto Totale settore Totale provincia Fonte: elaborazioni Confartigianato della Marca Trevigiana su dati Censimento Istat 1971. Le classi di attività economica considerate sono 3,10 (A-I) e 3,11. Tab. 2 – Imprese attive e numero di addetti, totali e artigiani, nei settori della meccanica in provincia di Treviso. Censimento 1981. Imprese Industria costruzione prodotti in metallo Ind. costruz e installaz di macchine e materiali metallici Ind. costruz, installaz, riparaz di macchine per ufficio e elaborazione dati Ind. costruz, installaz di impianti e riparizione di materiale elettrico Ind. costruz e montaggio di autoveicoli, carrozzerie, parti e accessori Ind. costruz di altri mezzi di trasporto Ind. costruz strumenti e apparecchi di precisioni, ottici e affini, orologeria Totale settore Totale provincia Addetti Totali di cui artigiane Totali di cui artigiani 2.176 1.831 14.637 5.526 564 382 7.803 1.286 24 18 108 36 345 274 9.706 905 45 20 1.554 115 76 57 1.328 168 138 110 1.033 299 3.368 2.692 36.169 8.335 46.495 22.413 256.260 55.328 Fonte: elaborazioni Confartigianato della Marca Trevigiana su dati Censimento Istat 1981. Le classi di attività economica considerate sono 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37. 254 Tab. 3 – Imprese attive e numero di addetti, totali e artigiani, nei settori della meccanica in provincia di Treviso. Censimento 1991. Imprese Produzione metalli e loro leghe Fabbricazione e lavorazione di prodotti in metallo, escuse macchine e impianti Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici (installazione, montaggio, manutenzione) Fabbricazione di macchine per ufficio, di elaboratori e sistemi informatici Fabbricazione di macchine e apparecchi elettrici nca Fabbricazione di apparecchi radiotv e per le comunicazioni Fabbricazione di apparecchi medicali, di precisione, strumenti ottici, orologi Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi, semirimorchi Fabbricazione di altri mezzi di trasporto Totale settore Totale provincia Addetti Totali di cui artigiane Totali 54 26 1.631 di cui artigiani 166 2.103 1.589 15.506 7.589 801 497 14.017 1.949 1 0 18 0 397 250 4.796 1.216 137 105 1.146 468 441 326 2.420 994 52 26 1.318 214 84 45 1.275 214 4.070 2.864 42.127 12.810 56.589 22.728 267.003 76.181 Fonte: elaborazioni Confartigianato della Marca Trevigiana su dati Censimento Istat 1991. I codici Ateco considerati sono 27, 28, 29, 20, 31, 32, 33, 34, 35. Tab. 4 – Imprese attive e numero di addetti, totali e artigiani, nei settori della meccanica in provincia di Treviso. Censimento 2001. 2001 Metallurgia Fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici Fabbricazione di macchine per ufficio, di elaboratori e sistemi informatici Fabbricazione di macchine ed apparecchi elettrici nca Fabbricazione di apparecchi radiotv e di apparecchiature per la telecomunicazione Fabbricazione di apparecchi medicali, di precisione, di strumenti ottici e di orologi Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi Fabbricazione di altri mezzi di trasporti Totale settore Totale provincia Imprese Addetti Totali di cui artigiane Totali 55 22 1.419 di cui artigiani 158 2.301 1.820 19.723 9.494 1.040 618 21.754 2.576 32 17 118 75 427 277 5.326 1.552 99 79 1.078 316 496 408 2.940 1.318 45 1 1.265 12 68 36 1.049 193 4.563 3.278 54.672 15.694 67.317 24.483 308.097 81.019 Fonte: elaborazioni Confartigianato della Marca Trevigiana su dati Censimento Istat 2001. I codici Ateco considerati sono 27, 28, 29, 20, 31, 32, 33, 34, 35. 255 Ci serviamo di un esempio, semplice ma a nostro parere efficace per la sua capacità di evidenziare come nelle tabelle sopra riportate sia possibile ritrovare, ben oltre il semplice dato numerico, tracce della società e delle sue evoluzioni. Si richiama l’attenzione, nella tabella 1991, sulla voce “Fabbricazione di macchine per ufficio, di elaboratori e sistemi informatici”. Confrontandola con l’omologa del 2001, si possono stimare, senza tema di smentita, le conseguenze economiche che l’avvento e la successiva diffusione dei computer nella nostra società hanno determinato nella provincia di Treviso. Questa breve parentesi, per sottolineare la necessità sempre più stringente di osservare i fenomeni economici inquadrandoli in un contesto complessivo più ampio, di natura sociale e sociologica, in cui vita (e attori) economica e culturale si alimentino reciprocamente andando a costituire quel tessuto dinamico relazionale in cui si svolgono sia vita sociale che le attività economiche. 2. Impr ese nella meccanica: il quadr o appr ofondito 2011-2013 Il paragrafo seguente cerca di dare conto dell’andamento delle imprese iscritte al registro della Camera di Commercio e classificate all’interno dei codici Ateco 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30. Compessivamente, in provincia di Treviso, nel 2013 si contano 3.738 sedi di imprese attive appartenenti al settore della meccanica; in Veneto sono 19.144, in Italia 169.260. Nello stesso periodo, nell’artigianato, le imprese attive trevigiane sono 2.223, 11.566 quelle venete, 97.979 quelle italiane. Nel triennio 2011-2013 si conferma la tendenza alla contrazione del numero di imprese meccaniche, sia con riferimento alle imprese artigiane (2.415 a 2.223) sia guardando alle sedi di impresa complessive (da 4.013 a 3.738). A Treviso, la diminuzione del numero di aziende meccaniche rispetto al 2011 è dell’8% per il comparto artigiano contro il 6,9% registrato sul totale del settore. Osservando invece la variazione nell’ultimo biennio, si registra un rallentamento della flessione che si attesta al -4% per il comparto artigiano e al -3,8% per il settore nel suo complesso. Guardando alle imprese meccaniche totali, nel 2013, il comparto più rappresentato è quello della fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature): a Treviso, questo comparto conta 2.206 imprese, il 59% di quelle dell’intera meccanica. Segue il comparto della fabbricazione di macchinari (718 imprese attive, 19,2%) e, al terzo posto per numerosità, quello della fabbricazione di apparecchiature elettriche (445, 11,9%). La graduatoria non cambia se si guarda all’artigianato seppure, in questo caso, si osserva come il comparto delle imprese di fabbricazione di prodotti in metallo abbia un’incidenza percentuale maggiore sul settore meccanico (67%). 256 Tab. 5 – Imprese attive nei settori della meccanica al 31 dicembre 2013. Treviso Veneto Italia V.a. % V.a. % V.a. % 16 0,7 116 1,0 1.231 1,3 1.490 67,0 7.694 66,5 69.438 70,9 76 3,4 445 3,8 4.119 4,2 232 10,4 1.020 8,8 6.165 6,3 329 14,8 1.795 15,5 13.057 13,3 40 1,8 162 1,4 1.219 1,2 40 1,8 334 2,9 2.750 2,8 2.223 100,0 11.566 100,0 97.979 100,0 49 1,3 336 1,8 3.747 2,2 2.206 59,0 11.060 57,8 101.751 60,1 166 4,4 979 5,1 10.805 6,4 445 11,9 1.914 10,0 13.243 7,8 718 19,2 3.937 20,6 30.350 17,9 82 2,2 354 1,8 3.354 2,0 Imprese meccaniche artigiane Metallurgia Fabbr. di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) Fabbr. di computer e prodotti di elettronica e ottica etc. Fabbr. di app. elettriche Fabbbr. di macchinari e apparecchiature n.c.a Fabbr. di autoveicoli etc. Fabbr. di altri mezzi di trasporto Totale Imprese meccaniche totali Metallurgia Fabbr. di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) Fabbr. di computer e prodotti di elettronica e ottica etc. Fabbr. di app. elettriche Fabbbr. di macchinari e apparecchiature n.c.a Fabbr. di autoveicoli etc. Fabbr. di altri mezzi di trasporto Totale 72 1,9 564 2,9 6.010 3,6 3.738 100,0 19.144 100,0 169.260 100,0 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica di Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: l’estrazione ha considerato i dati sulle sedi di impresa attive per quanto riguarda le imprese meccaniche totali e le imprese attive per le artigiane. I codici Ateco 2007 considerati sono il 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30. Nonostante il loro peso residuale nel settore meccanico trevigiano, tra 2011 e 2013, i comparti che in termini percentuali perdono maggiormente sono quelli della metallurgia e della fabbricazione di altri mezzi di trasporto (per la metallurgia: -15,5% nel settore, -20% nel comparto artigiano; per la fabbricazione di altri mezzi di trasporto: -10% e -13%). Il comparto nella fabbricazione di autoveicoli, seppure costituisca solo l’1,8% del settore meccanico trevigiano, mostra una tenuta accompagnata da una leggera crescita in termini assoluti sia guardando al settore nel suo complesso sia al comparto artigiano. La Tabella 7 ci sembra di particolare interesse poiché rileva le dinamiche societarie nel settore della meccanica. Nel mondo artigiano, a fronte di una forte decrescita delle ditte individuali, l’aumento considerevole delle società di capitale (+11,1% nell’ultimo biennio) sembra fornire indicazioni positive circa la concreta volontà evolutiva delle aziende 257 nella direzione di una maggiore strutturazione come possibile risposta alle richieste di un mercato nuovo e in continuo cambiamento. Si conferma altresì la sensazione che la società di capitale sia percepita come funzionale alla riduzione del rischio d’impresa. Tab. 6 – Imprese attive trevigiane nei settori della meccanica al 31 dicembre. 2011 2012 2013 Var.% 13/11 Var.% 13/12 V.a. % V.a. % V.a. % 20 0,8 17 0,7 16 0,7 -20,0 -5,9 1.630 67,5 1.568 67,7 1.490 67,0 -8,6 -5,0 83 3,4 79 3,4 76 3,4 -8,4 -3,8 Fabbr. di app. elettriche 248 10,3 231 10,0 232 10,4 -6,5 0,4 Fabbbr. di macchinari e apparecchiature n.c.a 351 14,5 341 14,7 329 14,8 -6,3 -3,5 Fabbr. di autoveicoli etc. 37 1,5 38 1,6 40 1,8 8,1 5,3 Fabbr. di altri mezzi di trasporto 46 1,9 41 1,8 40 1,8 -13,0 -2,4 2.415 100,0 2.315 100,0 2.223 100,0 -8,0 -4,0 58 1,4 50 1,3 49 1,3 -15,5 -2,0 2.378 59,3 2.303 59,3 2.206 59,0 -7,2 -4,2 180 4,5 174 4,5 166 4,4 -7,8 -4,6 Fabbr. di app. elettriche 473 11,8 448 11,5 445 11,9 -5,9 -0,7 Fabbbr. di macchinari e apparecchiature n.c.a 766 19,1 756 19,5 718 19,2 -6,3 -5,0 Fabbr. di autoveicoli etc. 78 1,9 80 2,1 82 2,2 5,1 2,5 Fabbr. di altri mezzi di trasporto 80 2,0 74 1,9 72 1,9 -10,0 -2,7 4.013 100,0 3.885 100,0 3.738 100,0 -6,9 -3,8 Imprese meccaniche artigiane Metallurgia Fabbr. di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) Fabbr. di computer e prodotti di elettronica e ottica etc. Totale Imprese meccaniche totali Metallurgia Fabbr. di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) Fabbr. di computer e prodotti di elettronica e ottica etc. Totale Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica di Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: l’estrazione ha considerato i dati sulle sedi di impresa attive per quanto riguarda le imprese meccaniche totali e le imprese attive per le artigiane. I codici Ateco 2007 considerati sono il 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30. 258 Tab. 7 – Imprese trevigiane attive nei settori della meccanica per natura giuridica al 31 dicembre. 2011 2012 2013 Var.% 13/11 Var.% 13/12 V.a. % V.a. % V.a. % Imprese meccaniche artigiane Società di capitali 352 14,6 374 16,2 391 17,6 11,1 4,5 Società di persone 807 33,4 762 32,9 722 32,5 -10,5 -5,2 1.256 52,0 1.179 50,9 1.110 49,9 -11,6 -5,9 - - - - - - - - 2.415 100,0 2.315 100,0 2.223 100,0 -8,0 -4,0 Società di capitali 1.631 40,6 1.639 42,2 1.641 43,9 0,6 0,1 Società di persone 998 24,9 945 24,3 875 23,4 -12,3 -7,4 1.365 34,0 1.282 33,0 1.205 32,2 -11,7 -6,0 19 0,5 19 0,5 17 0,5 -10,5 -10,5 4.013 100,0 3.885 100,0 3.738 100,0 -6,9 -3,8 Imprese individuali Altre forme Totale Imprese meccaniche totali Imprese individuali Altre forme Totale Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica di Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: l’estrazione ha considerato i dati sulle sedi di impresa attive per quanto riguarda le imprese meccaniche totali e le imprese attive per le artigiane. I codici Ateco 2007 considerati sono il 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30. Per “Altre forme” si fa riferimento a cooperative e consorzi. Inoltre, le consistenze 2012 e 2013 comprendono la classe di natura giuridica “Persona fisica”, introdotta per effetto della nuova Direttiva dei servizi del 26/10/2011 (entrata in vigore il 13/5/2012 con circolare n. 3648/c). Trattasi, tuttavia, della regolarizzazione di persone non costituite in forma d’impresa. 3. Un appr occio diver so: non solo codice Ateco Coerentemente con le premesse che animano la stesura di questo capitolo circa la stringente necessità di innovare l’azione dei molteplici attori la cui attività si ribalta nel sistema complessivo, ci sembra opportuno non limitarci a un’analisi tipicamente costruita sulle categorie economiche proprie del codice Ateco. Il settore delle meccanica, le cui peculiarità, punti di forza e criticità sono stati approfonditi nei paragrafi precedenti, sembra offrirsi come valida piattaforma di sperimentazione e d’innovazione. Nelle dinamiche relazionali tra imprenditori e attori istituzionali sembra opportuno riconsiderare il ruolo del “fattore mercato”: non più orizzonte né prospettiva, ma variabile fondamentale e costitutiva per rispondere efficacemente alle esigenze delle imprese. Elemento cardine grazie al quale l’azienda può valutare se stessa in funzione di criteri di efficienza ed efficacia, e su cui le istituzioni possono modellare la propria offerta rispetto a parametri misurabili, il mercato diviene così il punto di partenza e, contestualmente, di arrivo sia dell’attività istituzionale che dell’attività imprenditoriale. Il mercato, le sue regole e le sue dinamiche in continua evoluzione possono diventare così il filo conduttore capace di dare nuova linfa a rapporti consolidati, 259 legando, secondo criteri e metodi attuali ed innovativi, l’attività economica delle imprese all’attività istituzionale. Per avviare nuovi percorsi di sviluppo è necessario conoscere le realtà imprenditoriali, rilevarne le criticità e i bisogni, andare alla ricerca di filiere, reti d’impresa informali, interconnessioni verticali e orizzontali: è necessario, in estrema sintesi, interrogare il mercato per ipotizzarne gli sviluppi ma, soprattutto, capire i propri, eventuali, errori e apportare i giusti correttivi. Ricerca e sviluppo, internazionalizzazione e innovazione sono solo alcune delle risposte imprescindibili nel rinnovato rapporto tra istituzioni territoriali ed imprese. Detto in altri termini: sono gli obiettivi che aziende competitive nel mercato globale devono porsi e, allo stesso tempo, sono servizi evoluti che associazioni di categoria attente, e soggetti istituzionali devono essere in grado di offrire per assicurare ed assicurarsi un vantaggio competitivo. 4. Conclusioni Emerge forte e concreta, dall’evidenza dei dati qui presentati e dalle considerazioni che ne scaturiscono, l’esigenza di un cambiamento strutturale: un’inversione di rotta decisa, sia strategica che operativa, che si declini secondo modalità nuove, integrate e coordinate. Un duplice fronte, strategico-decisionale e tattico-gestionale, che deve trovare una sintesi, consequenziale e coerente, nella previsione di regole certe e di strumenti nuovi e condivisi. Si deve riprendere a dialogare con le realtà produttive di un settore come quello della meccanica la cui cifra distintiva è la straordinaria diversificazione delle attività e delle competenze, che vanno rilevate, conosciute ed approfondite, superate nel loro essere causa di stasi ed inefficienza, ma valorizzate nella loro eccezionale articolazione, aggregate secondo una logica razionale e di mercato, sicuramente sostenute ed incentivate. Un cambiamento, forse una rivoluzione, non del settore in quanto tale ma del paradigma con cui lo stesso è stato approcciato, interpretato e gestito: è necessario, se si vuole essere protagonisti nelle dinamiche del mercato globale, sperimentare nuove forme di collaborazione, condivisione ed aggregazione per aprirsi così nuove e diverse prospettive di crescita, di sviluppo e di espansione. Si deve dare seguito a queste evidenze e, con urgenza e decisione, dar avvio ad un percorso trasversale di razionale adattamento evolutivo in cui: le imprese devono abbandonare ogni istanza individualistica, retaggio di un passato in cui il vicino era il rivale da sconfiggere nel piccolo mercato locale, ed aprirsi al dialogo ed alla condivisione, tanto delle conoscenze quanto del rischio imprenditoriale, poiché gli unici partner possibili per aggredire il mercato globale sono altri imprenditori disposti ad unire forze e risorse 260 - - le istituzioni territoriali devono sostenere e condividere questi cambiamenti, istituendo linee di finanziamento dedicate e collaborando alle azioni concrete che vanno implementate e che devono coniugare flessibilità e coerenza, concretezza ed intuizione, programmazione e operatività le associazioni devono ragionare ed operare in una prospettiva di filiera orizzontale e verticale, di aggregazione dinamica dettata dalle esigenze del mercato; devono abbandonare, gradualmente ma in maniera decisa, logiche di appartenenza e di categoria per rinnovare la propria azione secondo i concetti di rete e aggregazione, uniche opzioni concrete in cui le diverse competenze possono trovare la giusta collocazione e l’opportuna valorizzazione in un prospettiva condivisa di accrescimento complessivo. 261
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