www.guidaviaggi.it Anno XLII 1431 27 Gennaio 2014 numero Poste Italiane Spa - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma. 1 - CN/AN. Detentore del conto è l’ufficio P.T. di Ancona CMP Passo Varano . - Prezzo per copia euro 0,50 Consuntivo 2013 Prospettive 2014 Concentrazione ggregarsi, rafforzare le partnership, ottimizzare i costi. Sono queste le tematiche che incidono sulle attività della filiera turistica.Il numero speciale di Guida Viaggi, che traccia un bilancio del 2013 ed esamina le premesse per l’anno appena iniziato, parte con un’analisi tencologica. I Gds, a dispetto di una corrente di pensiero che li vede come dinosauri in declino - proprio quando gli strumenti mobile entrano sempre più prepotentemente nella pianificazione del viaggio - mostrano A di reagire in modo poliedrico, mentre Iata prosegue nel progetto di istituire il sistema Ndc, che da un lato consentirebbe ai vettori di vendere servizi accessori e dall’altro a Iata di incrementare le sue fonti di guadagno. Il comparto aereo, la cui scena è dominata dai vettori del Golfo, mostra segni positivi: aumentano utili e ricavi per passeggero, ma è l’Europa l’area sotto tensione. In Italia le compagnie sono in stato di sofferenza. La distribuzione prosegue il suo cammino verso l’integrazione. Ormai 4 poli di reti d’agenzie rappresentano quasi 6mila punti vendita e governano il mercato, ma la strada non è rappresentata soltanto dallo scambio di quote. Le società di crociere mettono a segno un recupero della redditività grazie ad abilità mediatiche e ad incentivi mirati. Meno roseo il bilancio delle società di traghetto: il settore resta indietro, nonostante l’ormai conclusa privatizzazione di Tirrenia e il trend generale dà segnali involutivi. All’estero, in Paesi meno colpiti da crisi interne come Germania e Regno Unito, il settore registra fatturati in crescita e la tecnologia indica i trend del futuro per orientarsi tra servizi al cliente e strumenti di back office. Le previsioni incoming sostengono l’attrattività del made in Italy: le stime di settore parlano di un +3% di flussi per il 2014. Qualche spiraglio trapela anche da noi, sul fronte agenziale. Il 2013 si chiude con un sentiment più positivo nei punti vendita, ma i bilanci dei tour operator sempre più piccoli - mettono in luce che si assiste ad una crisi di ricavi. L.D. Tecnologia Traghetti Gds in prima linea nella sfida dell’innovazione Il traffico resta indietro Mercati esteri Distribuzione Poli network, sono in quattro a governare I dieci trend del futuro Incoming Trasporto aereo Grandi speranze dai flussi extra Ue Fusioni nei cieli; il Golfo guida l’espansione Indice di fiducia Crociere Le strategie delle società all’insegna della revisione Torna il sereno da Nord a Sud Bilanci t.o. E’ crisi di ricavi T 2 GuidaViaggi 27 Gennaio 2014 - n° 1431 ecnologia di Paola Baldacci Gds: dinosauri inestinguibili Troppo grandi per fallire nella sfida dell’innovazione Too big to fail” è un motto della finanza americana che significa “troppo grandi per fallire”. E’ stato clamorosamente contraddetto nel 2008 quando il Governo americano è dovuto intervenire in soccorso dei giganti bancari sull’orlo del fallimento, dopo l’esplosione della bolla dei mutui subprime. Da allora il mondo economico è stato stravolto, l’industria dei viaggi con esso, eppure i colossi della distribuzione turistica globale hanno saputo conferire una nuova verità a quel detto, diventato poi un bellissimo libro scritto da Andrew Ross Sorkin, giornalista ed economista del New York Times. Si mostrano sempre più poliedrici i Gds, anche se nel mondo una corrente di pensiero che li vede come dinosauri in declino continua a persistere. Ma loro hanno capito bene una cosa: per mantenere il ruolo chiave nel settore dei viaggi, soprattutto business travel, devono marcare l’importanza di essere insostituibili fornitori di servizi turistici a tutto tondo e di infra- “ strutture tecnologiche. Vediamo cosa è successo in Italia e cosa succederà nel 2014. Multicanalità La parola chiave di Amadeus nel 2013 è sicuramente stata multicanalità. Il Gds spagnolo, che in Italia è guidato da fine novembre scorso dall’a.d. Francesca Benati, sostiene la tesi da tempo, avvalorata da un sondaggio su 110 aziende del settore interrogate sul futuro di agenzie di viaggi e tour operator. Da esso è emerso che esiste un drammatico divario tra un consumatore di viaggi tecnologicamente evoluto e le tecnologie che gli operatori utilizzano. Sulla sopravvivenza dei tour operator, il 41% asserisce che vivranno quelli "locali", mentre per il 26% ci sarà un'ulteriore concentrazione e per il 33% la categoria è già esaurita. Infine, quanto alla distribuzione: solo il 17% è certo che sopravvivranno contro ogni cambiamento, in quanto il ruolo consulenziale degli agenti di viaggi rimane insostituibile. Quindi, il 57% ha risposto che esse potranno sopravvivere se saranno capaci di essere multicanale, proponendosi al mercato con modelli di distribuzione diversificati: dal classico punto vendita all’uso di internet e dei social. Il 2014 si apre con una serie di novità che mostrano la piattaforma integrare l’aerolinea charter Livingston, lanciare la virtual credit card con Airplus in cui l'Italia è uno dei primi mercati pilota per la soluzione dedicata alle agenzie di viaggi. A livello europeo Amadeus ha, infine, due importanti dossier aperti: è partner in Tourismlink, la piattaforma unica b2b che sta settando gli standard di interoperabilità, e lo sviluppo di un’app Google, Ryanair e la ricerca dei voli ella prima metà di gennaio e nell’arco di 48 ore Ryanair è riuscita a tenere banco su due argomenti apparentemente distinti: la ricerca voli online b2c e quella b2b. Dalle pagine del Sunday Independent l’a.d. Michael O’Leary dichiara: “Diffonderemo le tariffe attraverso tutti i canali di Google. Così che, quando ti colleghi, ogni strumento ti proponga la selezione dell’itinerario, il prezzo più economico e via elencando”. Si potrebbe banalmente intuire che l’irlandese salirà a bordo del motore di ricerca voli di Big G (Flight Search) lanciato a marzo 2013, ma a voler essere insidiosi sulla frase "in futuro N Google si spingerà ben oltre, offrendo un motore per la ricerca dei biglietti, con la possibilità per l’utente di effettuare in modo semplice e veloce l’acquisto di quelli più economici”, si potrebbe anche convenire che da Mountain View il tema della ricerca voli online non si è ancora esaurito. Da parte sua la low cost non finisce di sbalordire e qualche ora dopo queste dichiarazioni circola l’indiscrezione che ha attivato i contatti con tutti i Gds: Amadeus, Sabre e Travelport. Nulla di confermato, ma è certo che per mantenere i trend di crescita verso i 110 milioni di passeggeri entro il 2019 la compagnia aerea sta agendo su molteplici fronti. L’attivazione del servizio gruppi e viaggi aziendali associati a nuovi prodotti business sono solo l’ultimo tassello di un puzzle diabolico. P. Ba. mobile (VisitEurope) per promuovere l'Europa come destinazione turistica, che sia di supporto alle singole organizzazioni turistiche nazionali. Essa integrerà la tecnologia di ricerca online del Gds e sarà disponibile inizialmente per iPad sul mercato statunitense, seguiranno poi Argentina, Brasile, Canada e Cile, infine sarà la volta di una versione "globale". Tra i plus anche la possibilità, irrinunciabile ormai, della condivisione social. Il mobile detta lo sviluppo A metà novembre 2013 Sabre ha annunciato il lancio di una piattaforma per la ricerca di tariffe aeree, in grado di ricercare il prezzo più basso in pochi millesimi di secondo. Lo strumento si basa su un algoritmo sviluppato appositamente dal Gds che analizza e classifica più di un miliardo di combinazioni tariffarie per poi fornire un elenco delle tariffe più basse disponibili. “I trend del mobile e dei social media stanno modificando il modo in cui i viaggiatori cercano, trovano e acquistano viaggi – spiega Marco Benincasa, country director in Italia -. Nei prossimi anni è previsto un decollo nella personalizzazione delle ricerche, aumenteranno il numero delle opzioni e di filtri per le tariffe aeree, senza tuttavia incide- re sul desiderio primo di ogni viaggiatore: trovare la tariffa più bassa disponibile. Le implementazioni apportate al nostro sistema ci preparano per questa prossima fase della commercializzazione di viaggi”. Nel frattempo è stata lanciata anche l’app di Red Workspace, così che le agenzie di viaggi possano rispondere alle richieste dei clienti tramite iPad, attraverso la tecnologia cloud per condividere e sincronizzare automaticamente tutte le informazioni relative alle prenotazioni, i profili dei clienti, le preferenze degli utenti e i collegamenti tra i dispositivi. La chiave business travel Focalizzato sul business travel, Travelport ha continuato per tutto il corso del 2013 a innovare con soluzioni ad hoc per i big dei viaggi corporate. Da Book2Go, l’online booking tool realizzato per Carslon Wagonlit specificatamente per il mercato italiano, a Kds Corporate per il Gruppo Uvet. Una sfida, questa italiana delle trasferte aziendali, che ci vede ancora in difetto sull’informatizzazione: “In Italia la quota di business travel che viene gestita da parte delle aziende in maniera strutturata, con l’applicazione di travel policy rigorose, e procedure automatizzate end-to-end è molto inferiore a quella di Francia, Germania e Regno Unito” – spiega il vp Western Europe Damiano Sabatino – . Questo comporta minore efficienza e le Tmc italiane devono impegnarsi ulteriormente, anche sulle piccole e medie imprese, per colmare questo divario e svolgere in maniera ancora più efficace l’ottimo lavoro che già stanno portando avanti a supporto della ripresa di competitività del sistema imprenditoriale nazionale”. Ma la ripresa già in atto del business travel impone il presidio costante del segmento di mercato. Secondo gli analisti di Capa nella ricerca di dicembre sulle Corporate Travel Intentions 2014, con le interviste ai travel buyer di colossi come Unilever o Ikea, il 54% degli intervistati prevede di spendere fino al 10% in più in trasporto aereo quest’anno e solo il 6% intende ridurre le spese. E non solo: la metà degli intervistati non esiterebbe sui vettori low cost anche per viaggi di oltre cinque ore, e il 37% conta di usarli di più nel 2014.Ryanair già lo sa e ha avviato i colloqui con tutti e tre i global distribution system. T 27 Gennaio 2014 - n° 1431 GuidaViaggi ecnologia 3 di Paola Baldacci Ndc, lo standard scomodo Secondo il segretario generale dell’Ectaa i vettori sperano di vendere servizi accessori e Iata conta di incrementare le sue fonti di guadagno acciamo il punto sul progetto Ndc, il new distribution capability di Iata temuto dai Gds in quanto sospettabilmente “alternativo” nonostante gli spergiuri dell’associazione mondiale delle compagnie aeree. Per fugare i dubbi Iata ha persino aperto un blog (ndc-blog.iata.org) sul tema, che aggiorna puntualmente sullo stato dei lavori. Il blog si apre così: “Il percorso è cominciato nell’ottobre 2011 con la pubblicazione dell’Stb White Paper e 5 obiettivi per prepararci al passeggero del futuro”, poi la premessa: “I clienti vogliono scelta e trasparenza quando comprano viaggi aerei”. Quindi il primo dei cinque scopi del White Paper è stato quello di rendere disponibile un miglior accesso ai contenuti delle compagnie aeree, attraverso i canali distributivi. Come? Creando uno standard (adottato a ottobre 2012 con la risoluzione 787) che diverse compagnie pilota hanno testato nel 2013. Le associazioni delle agenzie di viaggi riaprono le proteste puntualmente sulla questio- F ne: “Le agenzie dovrebbero fornire un certo numero di informazioni riguardanti i clienti prima di poter ottenere le tariffe – ha detto Michael de Blust, segretario dell’Ectaa - e solo dopo Ndc fornirà un'offerta di prezzo per una certa compa- gnia. Il raffronto di tariffe multiple, come è possibile oggi grazie ai gds, non sarà più possibile. Non è certo che le adv possano ottenere offerte di prezzo formulando domande anonime, ovvero senza divulgare il profilo del cliente". Questo è solo uno dei problemi dal punto di vista della distribuzione. Iata scrive: “Dopo due anni abbiamo imparato molto ed è tempo di dire a che punto siamo arrivati”. Commenti sui blog Riportiamo solo alcuni ele- menti di una lunga riflessione pubblicata sul suddetto blog: “Il focus di Ndc è abilitare l’industria a definire una tecnologia standard, non si tratta di un business model. Il ruolo di Iata è sviluppare standard e facilitarne l’adozione, così come L’agenda digitale e il turismo “ Con l'incremento di contenuti turistici online in Italia si potrebbe dare impulso all’economia per 250mila posti di lavoro in più”, ha detto Diego Ciulli, senior policy analyst di Google Italy all’ultima Bto a Firenze. Una ricerca commissionata a Oxford Economics mostra come in Grecia, Italia e Spagna “internet sia sottoutilizzato dagli operatori, nonostante il 76% dei nuclei familiari sia online e ben il 51% lo utilizzi per viaggiare”. Il neo sta nel fatto che “solo una proporzione relativamente bassa di operatori in questi Paesi usa il commercio elettronico per entrare in contatto con potenziali clienti. Un tale squilibrio presenta una signifi- cativa opportunità per incrementare le vendite mediante un'adozione più ampia da parte del settore delle piattaforme di vendita e di marketing via internet", sin- tetizza il manager. Su questo ragionamento vediamo a che punto è l’agenda digitale italiana, di cui abbiamo un commissario per l’attuazione (Francesco Caio), affian- cato da 12 esperti per la realizzazione del piano. Tra essi Edoardo Colombo è il riferimento per noi del turismo, con l’incarico di consigliere del nucleo di supporto alla Struttura di Missione per l'attuazione dell'Agenda Digitale. Per inciso, ad un anno dal Decreto “Crescita 2.0”, il Governo ne ha definito le priorità: fattura elettronica, anagrafe e identità digitale. E il turismo come ci entra? Con un impegno a tre tra Enit, Expo 2015 e l’Agenda stessa. Lo scopo? Per cominciare, aiutare gli alberghi a recuperare margini e commissioni dalle Olta straniere, dunque fiscalità per lo Stato italiano. “L’obiettivo – ha spiegato Colombo – è anzitutto quello di recuperare fiscalità, in- cassi persi per l’erario su transazioni di prodotto italiano che di fatto si compiono all’estero, ma anche quello di restituire agli alberghi italiani il controllo del prodotto”. Il consigliere ha detto che si vorrebbe farlo durante il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea. Ma in cosa si traduce in pratica questa partnership a tre? Lo dice un comunicato di metà ottobre della presidenza del Cdm: Enit svilupperà il registro digitale dell’offerta turistica e ha concordato con Expo di aderire allo standard dei servizi digitali di Expo2015 (piattaforma Cefriel E015). “È un esempio della strategia del Governo per l’adozione di standard digitali nazionali che garanti- con l’e-ticket e l’Emd. Dunque, Ndc non è un sistema e Iata non sta realizzando un nuovo sistema. Sono i fornitori IT e i Gds a costruire sistemi basati sugli standard Iata”. La parte interessante è che “le compagnie aeree ci hanno detto che vogliono essere maggiormente cliente-centriche e offrire prodotti molto diversificati su ogni canale possibile”. Chiaro come l’acqua. Ora la battaglia delle rappresentanze sindacali guarda alla legislazione europea: il libero accesso alle tariffe dei vettori, il rispetto della legge sui dati personali, il rispetto delle disposizioni del codice di condotta sui gds e, infine, l'applicazione del diritto europeo della concorrenza. Ma sul perché Iata abbia deciso di realizzare questo sistema, il segretario generale Ectaa ha le idee chiare: "Da una parte i vettori sperano di vendere servizi accessori, dall'altra Iata di consentire ai suoi membri un maggior controllo della distribuzione, generando nuove fonti di guadagno per Iata, come le licenze di utilizzo dello standard Ndc". scano accesso e interoperabilità, con benefici concreti per cittadini e imprese”, si legge. Riepiloghiamo: da una parte è stato dato il via al primo registro digitale delle strutture ricettive, uno strumento che sarà promosso dall’Enit per diventare il riferimento unico nazionale. Dall’altra, Expo2015 ed Enit hanno concordato che il registro digitale sarà parte dell'ecosistema digitale E015. Il sogno che speriamo non s’infranga prevede che “ogni operatore turistico, grande o piccolo che sia, avrà modo di presentarsi secondo uno standard condiviso, inserendo una immagine della propria struttura e tutti i link ai suoi siti di riferimento commenta Roberta Milano, docente di marketing turistico 2.0 -. Si tratterà di un catalogo virtuale dinamico e personalizzabile, realizzato secondo standard digitali internazionali”. Non sappiamo quando. P. Ba. 4 GuidaViaggi T L’evoluzione mobile ecnologia 27 Gennaio 2014 - n° 1431 di Paola Baldacci Gli strumenti mobili entrano prepotentemente nella pianificazione del viaggio. Entro il 2015 rappresenteranno il 25% del mercato travel negli Usa n video di Travelport mostratoci durante una due giorni nel quartier generale europeo del Gds a Langley (Londra) sintetizza simpaticamente come la tecnologia mobile stia diventando dominante: la metà della popolazione ha 25 anni e i due terzi di coloro che ne ha vissuti 65 sono ancora in vita; ogni giorno nascono più Android che bambini, controlliamo il telefono una volta ogni 6,5 minuti e oggi Apple ha più cash da spendere del Governo federale americano. “Certamente non possiamo predire il futuro, ma possiamo consegnarlo”, chiude lo slogan dell’ultimo fotogramma. Secondo l’agenzia di mobile analytics Flurry, Il 2013 è stato l’anno della crescita a tre cifre per questi device: U +115%, trainata da social media e messaggistica. Fa- cebook e Twitter hanno messo al centro dei loro pia- ni di sviluppo proprio questo settore e i risultati in termini di advertising li avrebbero premiati. App di messaggistica come come Whatsapp, Line, WeChat, Facebook Mes-senger e Snapchat hanno incrementato gli utenti del 200% mediamente secondo e rilevazioni di GlobalWebIndex. WeChat ha battuto tutti, con un incremento del 375%. Tutto ciò applicato alle prenotazioni di viaggi e servizi di turismo ha notevoli ripercussioni. Secondo molti studi, i booking che gli hotel ricevono da smartphone e tablet crescono vistosamente, ma i dati forniti discordano sui volumi. Negli Stati Uniti l’incremento è addirittura a tripla cifra nel 2013, secondo Phocuswright che asserisce: “Il mobile negli States rappresenterà il 25% di tutto il mercato online dei viaggi entro il 2015”. L’innovazione in arrivo dal Tis di PhocusWright e più audaci innovazioni del settore sono state presentate al Travel Innovation Summit (Tis) di Phocuswright a Fort Lauderdale nel novembre scorso. Non potendo essere in Florida abbiamo seguito via Twitter con l’hashtag #tis13 le presentazioni. Trenta sono i progetti che hanno partecipato in questa sorta di concorso per nuovi talenti dell’It applicata al travel. Due i temi principali delle applicazioni presentate: hotel e personalizzazione dei servizi di viaggio. Dell’hotellerie sette progetti hanno avuto come focus il miglioramento della prenotazione e il modo di presentarsi online delle strutture, ad esempio la piattaforma Global.li per boutique hotel in Asia, Africa e Latin America. Quanto alla personalizzazione, l’innovazione tecnologica si è sbizzarrita mostrando all’industria delle vacanze come può tagliare su misura l’offerta utilizzando i social media e altri mezzi i cui con- L tenuti sono generati dagli utenti. Ad esempio Peek (di San Francisco) che offre una quantità inesauribile di escursioni e attività in 19 destinazioni, dai food tour a South Beach Miami ai workshop di arte di strada a Parigi. Oppure Mygola che permette di costruire un viaggio completamente personalizzato in 15 minuti. L’azienda londinese What Now Travel ha illustrato un’app che consente ai viaggiatori di essere online senza i crucci del roaming quando si viaggia all’estero, evitando così d’incorrere in bollette salate e sparire dalla vista dei follower durante le vacanze. La newyorchese VerbalaizeIt offre l’accesso in tempo reale a una community di migliaia di traduttori in carne e ossa “per facilitare le conversazioni multilingua e non sentirsi mai persi nella traduzione”, che potrebbe sembrare anche una banalità, ma Forbes scrive che il 72% dei compratori preferisce acquistare nella propria lingua. Travel Innovation Summit Fort Lauderdale 2013 Tra tutte ha vinto i 250mila dollari messi in palio da Brand Usa, l’organismo pubblico-privato creato per la promozione dell’America nel mondo, SafelyStay di Atlanta, che offre servizi assicurativi e investigativi sia agli affittuari di una casa di vacanza sia ai proprietari, indagando sull’identità dei viaggiatori, garantendo pagamenti e piani di tutela. Nel gruppo dei secondi classificati Routehappy, che permette di ricercare i voli in base ai fattori di felicità dei passeggeri: tipo di aeromobile, spazio, intrattenimento di bordo, wi-fi, configurazione di cabina, aeroporti, tempi di connessione. Poi il servizio si è evoluto e ora sta collaborando con cinque compagnie aeree che consentono ai clienti di organizzare un volo inusuale e unico, con esperienze esclusive. L’unica start up italiana, fiorentina, che ha sfidato il palcoscenico internazionale è stata Freeppie, social network che ripaga gli utenti in crediti dopo che essi condividono le esperienze di viaggio con recensioni e altri contenuti presso le proprie community. P. Ba. Più tablet, più web in mobilità La società di analisi del Connecticut ha recentemente rilasciato lo studio “Travel Technology Survey 2013” dove mette in evidenza un nuovo attore in gioco: il tablet. Il 44% dei viaggiatori americani ne possiede uno e altri quattro su 10 pianificano di acquistarne entro il 2014. “Dopo la penetrazione di smartphone al 75%, la rapida ascesa del tablet significa una quota crescente di viaggiatori che sta dividendo la propria pianificazione di viaggi online su più dispositivi web – si legge -. Nel 2013, un terzo dei viaggiatori online negli Stati Uniti possedeva uno smartphone, laptop e tablet, da meno di un quarto nel 2012”. Marcello Gasdia, ricercatore di Phocuswright, osserva: “Una volta che un viaggiatore acquista un tablet, vediamo che raddoppia l’utilizzo del web in mobilità”. I quaderni digitali stanno avendo un impatto sulle abitudini di pianificazione di viaggio che va ben oltre la semplice aggiunta di un dispositivo in più nel mix di strumenti. Ciò che accade in Italia L’agenzia online Tripsta.it ha analizzato i dati relativi al traffico degli utenti nel 2013 in 9 Paesi, per ognuno dei quali sono stati considerati il numero di biglietti acquistati e gli accessi da mobile device. Con il 10,7% di prenotazioni, l’Italia si attesta al quarto posto, mentre il podio è occupato da Russia, (27,26%), Germania (20,99%) e Francia (13,92%). Rispetto al 2012, gli utenti italiani hanno aumentato del 30% gli accessi online da strumenti mobili.“Ciò conferma la sempre maggiore centralità di smartphone (da cui proviene il 63% delle visite) e tablet (37%)”, spiega l’agenzia. Ruolo chiave ha il last minute: nel 2013 il 43,8% degli italiani lo ha fatto da smartphone, il 45,3% da tablet. Coloro che si affidano maggiormente al mobile hanno un’età compresa tra i 30 e i 40 anni, con il 33,9% del totale. D Network: quattro poli 6 GuidaViaggi istribuzione 27 Gennaio 2014 - n° 1431 di Stefania Vicini a contendersi il mercato Si rafforzano i processi di integrazione, ma la strada non è solo lo scambio di quote e previsioni fatte un anno fa si sono avverate. La parola chiave di allora era maggiore aggregazione tra le reti, verticale o orizzontale che sia, scelta che avrebbe portato alla creazione (o al rafforzamento) di pochi poli distributivi, che avrebbero dominato il mercato. La notizia attesa da tempo è arrivata: Gattinoni Travel Network è salito alla maggioranza di G40 Travel Group Spa, acquisendone il 51%. Ora i riflettori sono puntati sul network unico e integrato che si rafforza nella sua strategia. Il progetto di integrazione era stato annunciato a maggio del 2013 con l’acquisizione del 29% della società da parte di Gattinoni e riconfermato ad ottobre, con la presentazione del progetto. Sono 9 le quote societarie G40 Travel Group Spa acquistate da Gattinoni Travel Network Srl. Ora la compagine societaria di G40 vede 17 soci e un socio maggioritario, Gattinoni Travel Network, al 51,8%. A breve ci sarà la presentazione del brand unico. Lo scenario attuale si mostra quindi in linea con la visione tracciata un anno fa. Il mercato vede 4 poli, che insieme rappresentano quasi L 5.752 adv, ma che potrebbero salire anche a 5/6 poli, per circa 7mila adv rappresentate, dipende dai calcoli. In pratica pochi attori che regolano le fila di un numero molto alto di punti vendita. Intanto il settore è diventato sempre più intricato a seguito del rafforzamento delle collaborazioni tra le reti o dei network che, come più volte detto, offrono servizi ad altri network. Non è detto infatti che le aggregazioni si sviluppino solo per vie societarie con relativo scambio di quote o acquisizioni, ci sono anche gli accordi commerciali, chance giocata per creare sinergie, basate sulla complementa- rietà degli attori. Senza dimenticarsi che poi c’è anche il fronte dei network indipendenti quanto alle politiche commerciali. Nascite Nuove mosse sul mercato, che ha visto la nascita di realtà come il Gruppo Valmare (Cts Viaggi, Settimotour, Periplo, LeMarmotte), che si propone quale nuovo polo distributivo da 210 adv. La mossa parte da un investitore extrasettore che ha deciso di giocare la sua partita (anche) in ambito turistico. Adesso che l’impianto societario è realizzato, l’operazione Valmare entra nel vivo e si passa al consolida- mento. La strategia prevede che le quattro realtà, finora abituate ad operare in modo a se stante, ragionino secondo una logica sinergica. E’ notizia di quest’anno la nascita di b&LL, il brand lanciato da Travel Consultants City Center Italy (Tccci), che ha inglobato Cta, Consulenti Turistici Associati. Il gruppo conta 21 adv (con 24 punti vendita Iata, ndr), di cui 10 sono agenzie Lufthansa City Center. Il gruppo ha scelto la strada degli accordi con altre reti, tra cui quello siglato con Geo Travel Network. Dal primo gennaio il presidente di b&LL, Ulisse Salvatore Marascia, ha termina- to la sua esperienza nel network. Le dimissioni sono il frutto di una scelta professionale e di vita da parte del manager. C’è attesa per conoscere i prossimi passi del gruppo, che aveva già annunciato progetti che sanno di accordi con altre reti e di sviluppo del fronte leisure, che rappresenta il 30% del fatturato contro un 70% di bt. Il panorama si è arricchito anche di realtà che, a nostro avviso, si possono definire ibride, quale il consorzio Alliance, che vede tra gli attori aderenti, due t.o. e un network (Focus Vacanze, Caldana Travel Service e SeaNet). Operazione nuova sul mercato, che sarà oggetto di possibili sviluppi, quale l’ingresso di un quarto attore per completare il quadro dei prodotti offerti. Secondo quanto è stato annunciato, si tratterebbe di una Dmc attiva sul fronte Mare Italia. Si resta quindi in attesa di scoprire chi sarà. Tra le tendenze che sono state più volte messe in luce in ambito distributivo vi è quella del processo di disintermediazione da parte della distribuzione verso la produzione, con i network che tendono a fare da t.o. e le adv che si costruiscono il prodotto in casa, rivolgendosi direttamente ai fornito- Disaffezione? “Solo apparente” hiusure di punti vendita, fuoriuscite dai network, scelte di indipendenza, desiderio di cambiare il proprio modello di business. Le adv si interrogano, soprattutto se sia ancora utile affiliarsi. Secondo i risultati emersi da un recente poll lanciato da Guida Viaggi sul proprio sito, il 64% dei rispondenti ha dato risposta negativa. Un verdetto che fa riflettere. Le adv si domandano se sia ancora il caso di far parte di un network o piuttosto scegliere la strada dell’indipendenza, forti anche del fatto che la partita non si gioca solo sul punto percentuale in più. Vero è che, tra i vantaggi che C derivano dall’affiliarsi, vi è una maggiore forza contrattuale, ma in alcuni casi le adv sono pronte a rinunciarvi per affrontare il mercato da sole. Il motivo? Forse, la necessità di risparmiare i costi di affiliazione. Secondo Massimo Caravita, vicepresidente Marsupio Group, non è questa la motivazione, ma piuttosto “il percepito del valore”. Il manager riconosce che, in generale, “le adv hanno dimostrato un’apparente disaffezione al network, dovuta ad un appiattimento dell’offerta, ma si sono anche rese conto che non ne possono fare a meno”. A suo dire il fenomeno delle fuoriuscite dalle reti è un allarme che si può considerare rientrato. Il tema era emerso negli scorsi mesi, ma “l’esigenza delle adv di appartenere ad una rete è ancora molto alta”, scelta che viene fatta anche solo per poter avere alcuni servizi. Le adv chiedono servizi Quale sarà la politica che le reti porteranno avanti? Rivedranno alcuni criteri di affiliazione o cercheranno di lusingare i punti vendita, giocando la carta dei servizi? C’è da considerare che il processo ulteriore di concentrazione in atto tra i network “evidenzia polarizzazioni forti”, con le piccole reti che gravitano sempre di più sotto le ali di un grosso network. Il che non stupisce più di tanto, visto che queste ultime “sono sempre più deboli e le adv hanno sempre più bisogno di servizi qualificati, che i network di piccole dimensioni fanno fatica a fornire”. Pertanto a detta del manager, oggi “non può esistere un network che non abbia fatto almeno dei piccoli investimenti tecnologici oltre ad accordi commerciali di livello”. Prodotto dedicato Il futuro? A titolo personale Luca Caraffini, a.d. di Geo Travel Network, pensa che sia “corretto che un network arrivi ad avere prodotti dedicati alle proprie adv. Però la rete deve essere pronta a seguire le vendite”, ammonisce. Il settore deve confrontarsi con un’omologazione di prodotto. E’ vero che ci sono reti che si strutturano con tentativi di tour operating fatto in casa, ma forse il discorso ha una portata più ampia. Il fatto che un network possa avere del prodotto in esclusiva è sicuramente una chance di differenziazione, ma anche una forte responsabilità che la stessa rete si assume in termini di impegni di vendita e non è detto che alla produzione possa sempre interessare dare posti in esclusiva. S.V. ri. Ed ecco che sulla scena compare Go Network, progetto nato nella primavera del 2013. La sua caratteristica è porsi come un network differente dal classico modello. Lo si potrebbe definire una sorta di anello di congiunzione tra le adv e i fornitori di servizi. Infatti, è stato creato un pool di corrispondenti, prevalentemente sul lungo raggio, per offrire alle adv che lavorano sul tailor made la possibilità di costruire il viaggio in modo sartoriale. Occasione di business che vira sempre più sulla disintermediazione. Stato di attesa Oggi forse più di qualche mese fa lo scenario della distribuzione appare in ebollizione con alcuni colloqui in corso tra le reti e non è escluso che dal cappello del mago qualche novità possa arrivare per la fetta di network dalle 100 adv in su che, in alcuni casi, potrebbero essere in azione. Intanto qualche nuovo accordo commerciale sul mercato è stato stretto, come quello tra Marsupio Group e Achille Lauro Network. Quest’ultimo network conta 35 adv, di cui il 95% in Campania, quindi con un buon posizionamento al Sud. L’accordo è pertanto un buon viatico per il gruppo per rafforzarsi nell’area e diventare a tutti gli effetti un polo a livello nazionale. Nuovo modello di affiliazione Lo scenario attuale segna un cambio di passo a livello di modelli di affiliazione. E B&O è la mossa nuova per il settore distributivo. La newco, creata da Bluvacanze e Open Travel Network, porterà avanti lo sviluppo del sistema di affiliazione di entrambi i network (si punta a 250 affiliazioni), secondo un modello di affiliazione commerciale. Si fa leva sulla complementarietà delle due reti e sul riconoscimento reciproco delle loro competenze, forza contrattuale per Bluvacanze e capacità affiliativa per Otn. I due network hanno già stretto un accordo commerciale, l’ipotesi che in futuro possa evolvere in uno scambio di quote non è una mossa ambita, in quanto giudicata non funzionale in questa fase. D L’adv del futuro 27 Gennaio 2014 - n° 1431 D no, io sono ottimista e penso di sì, ma con caratteristiche ben precise”, afferma Rinaldo Bertoletti, a.d. One! Travel Network, secondo il quale la “prima dovrà essere la marcata professionalità”. Sul fronte della distribuzio- ne prende sempre più piede l’idea che il lavoro non si svolge solo in agenzia, ma anche al di fuori, dimostrandosi attivi sul territorio. Ne è convinto Massimo Caravita, di Marsupio Group, ma senza perdere di vista l’atti- 7 di Stefania Vicini Dinamica, tecnologica, aperta, di nicchia, social, ma anche un po’ pioniera inamica, più elastica, di nicchia, flessibile negli orari e con una targetizzazione spinta, con una marcata professionalità ed aggregata in gruppi forti dal punto di vista contrattuale, ma profilati sul fronte tecnologico. Dovrà essere in grado di cogliere i cambiamenti del mercato, fare marketing territoriale, ma soprattutto avere un’inclinazione social. Sono alcune delle caratteristiche che dovrà possedere l’adv del futuro. A tratteggiarne il profilo alcuni network che hanno partecipato al sondaggio lanciato da Guida Viaggi. Volendo partire da una provocazione la domanda che qualcuno si pone è: “Ci sarà ancora l’agenzia di viaggi nel prossimo futuro? Forse sì, forse GuidaViaggi istribuzione vità svolta nel punto vendita, “in quanto il cliente ha comunque piacere ad andare in agenzia e il negozio fisico deve essere valorizzato”. Secondo il manager tra le parole chiave ci sono dinamicità, targettizzazione e orientamento alle nicchie. Il target di clientela da catturare in questo caso è ampio. Ci sono adv che si sono mosse in tal senso e il passo da fare è sviluppare il punto vendita in modo che possa fungere “da supporto, proponendo viaggi speciali per fasce di clientela”. Ha una visione in linea Piergiorgio Reggio, a.d. Mondo di Vacanze di G40 Travel Group, che focalizza l’attenzione sull’interazione con il cliente, sulla realizzazione di “attività di marketing e comunicazione sul territorio; spesso è importante anche uscire dall’agenzia per andare a trovare il cliente in altri luoghi”. Tra le carte giocate “la proposta non solo di pacchetti turistici, ma di prodotti e servizi per il tempo libero”. Tempo libero, il luogo virtuale in cui cercare di conquistare il cliente. L’adv deve, infatti, “diventare un negozio di viaggi”, sostiene Andrea Pesenti, direttore commerciale Seanet. Grinta, fantasia, conoscenza, capacità tecnica, sono gli ingredienti su cui pone l’accento. La trasformazione in “negozio di viaggi” deve indurre a pensare che si ha la possibilità di rifarsi a tanti strumenti, in quanto il termine ‘negozio’ racchiude in sé l’idea di “completezza, coinvolgimento, di maggiore vicinanza al cliente, ma soprattutto di un luogo più confidenziale”. Un format sperimentale L’adv del futuro dovrà anche essere un po’ pioniera, dovrà avere il coraggio di sperimentare. Dal canto suo Gattinoni Travel Network è intenzionato a portare avanti un progetto iniziato con una adv di Bologna, che ha fatto da pioniera, appunto, per un nuovo modello di business legato all’idea del ‘concept store’. “Si tratta di agenzie/negozi con diverse tipologie merceologiche, viaggi/calzature nel caso dell’adv di Bologna - spiega Isabella Maggi, responsabile marketing e comunicazione -, che sfruttano al meglio le potenzialità dei due settori, ampliando così il portfolio clienti e incuriosendo la clientela”. C’è chi poi la immagina come “uno show room, un hub dove condensare le attività di presidio territoriale svolte dai personal travel agent”, afferma Paolo Scoffone, presidente e a.d. Liberi Tutti Travel. Inutile dire che dovrà essere “un’alternativa di qualità al web” ed avrà anche “bisogno di vendere nuovi servizi accessori al viaggio”. In una parola dovrà essere “aperta, in senso fisico e quindi non tra il 30% delle agenzie in eccesso sul territorio nazionale - fa presente - Paolo Tuccitto, direttore vendite Last Minute Tour e aperta in senso commerciale e quindi pronta ad imparare ad ascoltare il cliente, a studiare e approfondire ogni opportunità”. T L’industria riparte 8 GuidaViaggi 27 Gennaio 2014 - n° 1431 rasporto aereo di Paolo Stefanato con gli ordini I nuovi colossi si lanciano nel rinnovamento delle flotte l 2013 del trasporto aereo si è chiuso con una notizia di grande importanza che non ha avuto in Italia l'eco che meritava: dalla fusione, negli Stati Uniti, di American Airlines e Us Airways è nata la più grande compagnia aerea del mondo, con un aggregato di 188 milioni di passeggeri trasportati. Il fatto ha grande rilievo non tanto sotto l'aspetto spettacolare e statistico – in questi anni più volte le compagnie I passeggeri) e United e Continental (140 milioni, terza). Quarta nell'elenco mondiale è ancora un'americana, Southwest (135 milioni), che invece è rimasta sola. Com'era già avvenuto in Europa, dove negli ultimi dieci anni si sono consolidati i tre poli di Lufthansa, Air France-Klm e British-Iberia, anche negli Stati Uniti il mercato si è riordinato, le compagnie hanno messo in cantiere enormi economie di scala e l'offerta si è raziona- I numeri +31% 3,91 mld Incremento dei pax Passeggeri totali previsto dalle compagnie aeree tra il 2012 e il 2017 raggiunti entro il 2017 secondo le previsioni della Iata Usa si sono avvicendate al vertice della classifica – quanto per un fatto industriale. Si può a questo punto considerare conclusa la fase di ristrutturazione e di consolidamento del mercato nordatlantico: negli anni scorsi già si erano fuse Delta e Northwest (Delta oggi è seconda con 165 milioni di lizzata. Le ricadute si cominciano già a vedere: aumentano gli utili e i ricavi per passeggero; aumentano, d'altro canto, anche le tariffe, perché si è ridotta la concorrenza. A prima vista, chi sta dalla parte dei consumatori potrebbe gridare allo scandalo. Invece non è così: proprio la concorrenza esasperata da decenni aveva messo in ginocchio il trasporto aereo americano, che si era usurato, con servizi scadenti e flotte vecchie. Ora ricominciano i grandi ordini di aeroplani da parte dei nuovi colossi, e questo è sempre un indice di prospettive economiche positive. Anno in crescita Il 2013 è stato un anno denso di avvenimenti, complessivamente in crescita anche se quest'ultima si è concentrata soprattutto nelle aree asiatiche e mediorientali. Le prospettive sono comunque positive. Le compagnie aeree prevedono un incremento dei passeggeri del 31% tra il 2012 e il 2017. La stima, diffusa a fine anno, è della Iata, l'associazione internazionale del trasporto aereo che riunisce 240 vettori mondiali, corrispondenti all'84% del trasporto aereo. Entro il 2017 il numero totale dei passeggeri dovrebbe salire a 3,91 miliardi, con un incremento di 930 milioni dai 2,98 miliardi trasportati nel 2012. Le previsioni indicano una crescita della domanda ad una media del 5,4% annuo tra il 2013 e il 2017 (contro il +4,3% registrato tra il 2008 e il 2012). Di questi nuovi passeggeri, precisa la Iata, circa 292 milioni saranno trasportati sulle rotte internazionali, mentre 638 milioni sulle rotte domestiche. A livello geografico, la maggior crescita dei passeggeri internazionali è attesa dalle economie emergenti del Medio Oriente e dell'AsiaPacifico, con un rispettivo +6,3% e +5,7%, seguite da Africa (+5,3%) e America Latina più 4,5%. Alitalia domina la scena nel Belpaese Sempre secondo le stime della Iata, le compagnie chiuderanno il consuntivo del 2013 con utili pari a 11,7 miliardi di dollari e ricavi per 708 miliardi: risultati in crescita rispetto al 2012. Ma andando più ai fatti, il “nostro” 2013 è stato ancora una volta dominato dalle vicende dell'Alitalia, che solo verso fine anno è parsa trovare qualche spiraglio di pace. I conti sono andati male – la stima delle perdite è di circa 300 milioni – e le vi- Europa sotto tensione n Europa non è che le cose vadano molto meglio che da noi. I tre giganti sono tutti sofferenti, e tutti in rosso. Iag – la holding nata dall'integrazione di British e Iberia – soffre soprattutto per la crisi che ha investito la compagnia spagnola, e anche per qualche difficoltà di portare a regime l'unione di due società dalla mentalità molto diversa. In rosso è Lufthansa, in rosso Air France; entrambe nel corso dell'anno hanno sacrificato personale e dato corso a piani di ristrutturazione. A Parigi la guida è passata da un personaggio storico come Jean Cyril Spinetta a Alexandre de Juniac. E, nel tentativo di arginare la concorrenza delle low cost, è stata lanciata una compa- I gnia con un nuovo marchio giovane e saltellante: Hop!. Ma le low cost ormai hanno conquistato il mercato europeo e con esse non è più possibile una resa dei conti. Ryanair per numero di passeggeri (un indice indubbiamente fuorviante perché essa non fa il lungo raggio, ma che rende l'idea) è la seconda compagnia europea, con 79 milioni di passeggeri, dopo Lufthansa (103) e prima di Air France (77). Ryanair rivede il modello Eppure anche Ryanair denuncia qualche scricchiolio, dovuto a un business che si avvia ad essere anche qui maturo: a fine anno ha tagliato le stime degli utili 2013-2014 (il bilancio chiude il 31 marzo), che saranno di Ryanair, l’a.d. Michael O’Leary 500-520 milioni. Ma nel primo semestre Ryanair ha registrato utili per 602 milioni: questo significa che il secondo semestre avrà perdite per un centinaio di milioni. Intanto, anche il suo modello “infallibile” è in corso di revi- sione: ha fatto sensazione, infatti, che la rigidissima compagnia irlandese abbia reso meno irritanti certe sue tariffe e che abbia ammesso che la borsetta delle signore non va considerata un bagaglio. P.S. cende che hanno caratterizzato la compagnia sono state complesse e tormentate. L'ulteriore cambio dell'amministratore delegato – da Andrea Ragnetti a Gabriele del Torchio – già dimostra le carenze riscontrate nella gestione. La Milano-Roma, la tratta tradizionalmente più profittevole, è stata messa in ginocchio prima dall'efficienza del treno ad alta velocità, poi dalla decisione dell'Autorità per la concorrenza di mettere fine al monopolio Linate-Fiumicino e di aprire alla concorrenza, che oggi è rappresentata da easyJet. Alitalia, che è stata prossima nel corso dell'anno a portare i libri in tribunale, ha dovuto chiedere soldi ai soci: in prima battuta con un prestito convertibile che ha ottenuto un'adesione tiepida, poi con un aumento di capitale da 300 milioni, questo sì andato a buon fine, ma che ha visto entrare come secondo azionista le Poste, cioè il capitale pubblico. La situazione industriale è sempre molto tesa, tanto che si dovrà mettere mano a misure di solidarietà e a cassa integrazione pari a 1.900 posti di lavoro in esubero. Non ci sono ordini di nuovi aerei, il network dev'essere riorganizzato per concentrare l'attività sui voli di maggior profitto. Il partner storico, Air France, in quest'ultima fase si è un po' defilato, lasciando scendere la propria quota a un livello poco più che simbolico. Ma la vera speranza oggi è riposta nel Cavaliere bianco di Abu Dhabi, la compagnia Etihad che ormai ha ufficializzato il proprio interesse a un ingresso nel capitale, facendo immaginare forti prospettive e sinergie industriali. La sofferenza dei player Nel frattempo, l'intero comparto aereo sia italiano che europeo, è in stato di sofferenza. E’ di questi giorni la notizia che l’Enac ha sospeso la licenza a Small Planet Airlines. In generale in Italia il 2013 è stato un anno sofferto anche per la seconda compagnia, Meridiana, che sta vivendo un profondo lavoro di ristrutturazione. Lo scorso anno la società, che era quotata in Borsa, è stata delistata e l'azionista di maggioranza, Karim Aga Khan, si è assunto l'onere di rilevare le azioni sul mercato e di finanziare l'attività con risorse adeguate. Si può dire, come pura constatazione, che se Meridiana non avesse avuto un azionista forte e convinto, avrebbe avuto tutt'altro destino. Invece la cura sta dando i frutti sperati: il primo è un dimezzamento delle perdite che fa ben sperare per il futuro. Un'altra compagnia in difficoltà è Blue Panorama, che dal 2012 è in regime di concordato in continuità, cioè sotto la protezione dai creditori garantita dal Chapter 11 italiano. Non si sa come andrà a finire. Come sempre in questi casi, è d'obbligo tifare per l'azienda e per chi ci lavora, ma ad ora non ci sono segnali sufficienti a far intuire che il peggio sia passato. Blue Panorama ha subito anche la crisi e la trasformazione del mercato charter, che è stato in parte eroso dall'attività delle compagnie di linea, favorite anche da un nuovo approccio al viaggio consentito ai clienti dalle nuove tecnologie. Questo settore, tuttavia, resta ben presidiato da Neos e dalla nuova Livingston di Riccardo Toto. T Presente e futuro in mano al Golfo 10 GuidaViaggi 27 Gennaio 2014 - n° 1431 rasporto aereo di Paolo Stefanato Le compagnie dell’area guideranno l’espansione; stima di utile netto di 16,4 miliardi di dollari per il trasporto mondiale l trend di miglioramento del trasporto aereo mondiale registrato dalla Iata nel 2013, continuerà nel 2014, quando si stima un utile netto di settore pari a 16,4 miliardi di dollari. Il 2014 potrebbe così diventare il secondo miglior anno del secolo, dopo il record di 19,2 miliardi di dollari di utile raggiunto nel 2010. Il 2014 si sta profilando con un risultato più che doppio rispetto al 2012. In questa cornice generale rassicurante, possiamo ben sperare anche per la nostra più grande compagnia, l'Alitalia, che ha aperto l'anno con notizie positive. James Hogan, presidente Etihad, pur con una certa prudenza, ha ammesso l'interesse per acquisire un'importante quota di Alitalia. I colloqui sono avanzati e sono attesi fatti concreti per la primavera inoltrata. Molti si chiedono quale sarà il ruolo di Air France, che è e resta primo partner industriale di Alitalia. Va detto che Parigi non solo è consenziente sull'in- I James Hogan Le mosse di Etihad La strategia di Etihad – che in questi anni ha investito parecchio in Europa, dalla Germania, alla Svizzera, al- degli aerei così copiosamente ordinati nel corso del 2013. Sebbene la quota di Etihad non possa essere di maggioranza, gli arabi co- I numeri liana, che non ha mai del tutto abbandonato il proprio spirito monopolista e le interferenze della politica, principali fonti di tutti i suoi guasti. Fa specie pensare che compagnie ricchissime, efficientissime e apprezzatissime come quelle del Golfo siano delle giovinette: Emirates è nata nel 1985, Etihad nel 2003, la più vecchia è Qatar Airways, nata nel 1971. Eppure il presente e il futuro del trasporto aereo è qui, da qui si sta espandendo e c'è da chiedersi a che livello arriveranno i loro successi nei prossimi anni, tenendo anche conto che, progressivamente, vanno cadendo nel mondo le tante barriere protezionistiche ancora esistenti. Un esempio viene proprio dall'Italia: a Emirates è stato accordato lo scorso anno il diritto di Quinta libertà grazie al quale la compagnia può collegare Dubai con New York facendo scalo a Malpensa, dove ha il diritto di caricare passeggeri. Un'apertura alla concorrenza sulla quale non si sono ancora spente le voci critiche. Anno in cui è nata Anno di nascita Utile record la più vecchia delle compagnie del golfo, Qatar Airways della compagnia di Abu Dhabi Etihad Airways registrato dal settore del trasporto aereo nel 2010 la Serbia – sembra essere quella del doppio hub – Abu Dhabi e Fiumicino – dotando anzi Alitalia di una parte manderanno, scegliendo il management senza interferenze. Sarà la vera svolta per una compagnia, quella ita- La regola del successo Il successo delle compagnie del Golfo è stato messo bene a fuoco da un recente studio effettuato nell'ambito dell'Università di Amsterdam. L'elemento forte - prima ancora del petrolio - è la loro ubicazione geografica, grosso modo a metà strada tra Europa ed Estremo Oriente. Il ragionamento è sottile: in email: [email protected] Corrispondente a Roma: 2003 1971 tervento di Etihad, ma forse, nella fase del suo ingresso, potrà riprendersi un maggior peso nel capitale di Alitalia. Editore: GIVI S.r.l. Via San Gregorio 6 20124 Milano tel. 02 2020431 (6 linee) fax 02 20204343 email: [email protected] sito internet: www.guidaviaggi.it Direttore responsabile: Paolo Bertagni email: [email protected] Redazione: Capo Redattore Laura Dominici tel. 02 20204340 cell. 339 3665001 email: [email protected] Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma. 1 - CN/AN. 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I costi operativi al chilometro del primo sono proporzionalmente più elevati di quelli del secondo; per cui normalmente le compagnie che alimentano i propri aeroporti hub con voli più brevi e aerei più piccoli, sono disposte a rinunciare al guadagno o addirittura a perdere sul segmento di avvicinamento, pur di caricare passeggeri sugli aerei di lungo raggio, sui quali i posti sono molto più redditizi. Bene, questo meccanismo è diverso per le compagnie del Golfo. L'avvicinamento agli aeroporti di Dubai, Abu Dhabi e Doha avviene in gran parte da distanze non brevi. Questo significa che i costi operativi del primo tratto sono per queste compagnie più bassi (due voli lunghi) rispetto a quelli della concorrenza, che somma un volo breve con uno lungo a parità di istanza complessiva. Il piano aeroporti In Italia quest'anno ci si aspetta anche un nuovo piano degli aeroporti. Il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, lo ha presentato a metà gennaio ed entro la fine del mese corrente dovrebbe essere formalmente approvato con decreto. Il piano messo a punto durante la gestione dei Trasporti dal ministro Corrado Passera non è mai decollato. Ora il nuovo titolare ha dato incarico a un grande eMaurizio Lupi sperto, Giuseppe Bonomi – ex presidente della Sea ed ex presidente di Alitalia – di riorganizzare un comparto troppo contraddittorio. Vedremo se ce la faranno. Intanto Fiumicino sogna un nuovo sviluppo firmato Alitalia-Etihad e Malpensa si consola pensando che l'Expo porterà 21 milioni di visitatori a Milano nel 2015: molti di essi atterreranno e ripartiranno proprio dallo sfortunato scalo lombardo, nato come hub e vittima delle scelte ondivaghe e distruttive di governi nazionali e di politici locali. Annarosa Toso Letizia Strambi Certificazione 2012 Società di revisione legale: Re.Fi.Mi. 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Le proposte pubblicitarie implicano la sola responsabilità degli inserzionisti. 12 GuidaViaggi C Navi alla sfida redditività 27 Gennaio 2014 - n° 1431 rociere di Angelo Scorza Abilità mediatica, campagne di promozione sui prezzi e incentivi mirati hanno permesso un progressivo recupero del pricing industria europea delle crociere, rappresentata da Clia Europe – associazione tra le compagnie internazionali che col nuovo anno ha cambiato nocchiero (al presidente Manfredi Lefèbvre d’Ovidio, di Silversea, dopo tre anni e mezzo, è succeduto il vicepresidente dell’associazione e presidente esecutivo di Msc, Pierfrancesco Vago) - è ancora in fase ascendente, malgrado le difficoltà oggettive dell’attuale congiuntura sfavorevole, ma soprattutto si presenta in maniera unitaria all’appuntamento con alcune sfide ad alto coefficiente di difficoltà che deve affrontare. Dopo il disastro umano e tecnologico del tragico affondamento della Costa Concordia esattamente due anni fa, per il movimento crocieristico si poteva temere il peggio, unitamente alla crisi economica che già batteva duro: tuttavia, grazie anche a una positiva opera- L’ zione di recupero fisico del relitto, condotta con sapiente abilità mediatica, e anche in virtù di un’abile campagna promozionale sui prezzi e incentivi ai croceristi da catturare in tale fase di incertezza, in effetti non c’è stato alcuno dei temuti contraccolpi, neppure all’immagine del settore: e la nave (da crociera) va, dunque …anche se qualche balbettio si ravvisa. Il recupero si è ottenuto con la collaborazione del comparto da sempre fedele alleato. Non è noto da ieri per l’industria delle crociere il proprio legame con le agenzie di viaggio, che a distanza di mezzo secolo abbondante dalla nascita del fenomeno, continuano a rappresentare il principale canale di vendita del prodotto, più ancora delle moderne tecnologie informatiche. Dieci anni di crescita Nel suo complesso l’indu- Adv ottimiste I dati, oggettivamente negativi, rilevati da Risposte Turismo sembrano in parte stemperati dal sentiment degli operatori. Con riguardo all’andamento del fatturato degli agenti di viaggi generato dal prodotto crociera (indagando su un campione di riferimento di 173 agenzie), il report mostra infatti importanti segnali di ottimismo: il 75% degli intervistati stimava un incremento o una stabilità del proprio giro d’affari a fine 2013, con una percentuale che sale all’89,8% in previsione del 2014. Secondo gli agenti di viaggi interpellati, i principali fattori di scelta della clientela riferiti al prodotto crociera restano invariati: “soddisfazione per crociere già effettuate” (61,3%), “sconti, promozioni e costo complessivo crociera” (58,4%), “novità delle destinazioni proposte” (28,9%). Porto di Palermo stria delle crociere continua ad apportare un contributo significativo all’economia europea, mostrando una solida crescita nell’intero scorso decennio, anche in un contesto di recessione economica spinta, generando come branca 38 miliardi di euro di fatturato. In Europa il numero di cittadini europei che scelgono di trascorrere le proprie vacanze in crociera è più che raddoppiato dal 2003, raggiungendo oggi i 6 milioni, mentre il numero di passeggeri che si sono imbarcati a bordo da un porto del Vecchio Continente ha registrato un aumento significativo, arrivando a quota 5,7 milioni, di cui 1 milione proviene, come matrice geografica, da fuori Europa. La maggioranza delle lussuose navi da crociera di tutto il mondo è costruita alle nostre latitudini; attualmente i cantieri continentali stanno lavorando a 20 nuove navi, con capacità complessiva superiore a 60.000 passeggeri, la cui consegna è prevista entro il 2016 e il cui valore supera i 10 miliardi di euro. Europa e Mediterraneo sono sempre aree di grande rilievo per l’impiego delle navi: in coincidenza con l’inizio dell’estate 2013, ben 96 navi da crociera hanno fatto il proprio ritorno nelle acque europee provenienti dalle rotte invernali nei Caraibi, America Latina, Africa e Asia, portando così la flotta continentale a 200 unità, ap- partenenti a 65 compagnie e operanti su 530 destinazioni distribuite dal Mediterraneo all’Artico. A ulteriore testimonianza della continua crescita dell’industria delle crociere in Europa, la flotta si è arricchita di 11 nuove navi consegnate nel 2013. L’Italia si conferma anche prima destinazione crocieristica della regione europea, assorbendo oltre il 20% del totale europeo di ospiti, con circa 2 milioni di passeggeri imbarcati dai nostri porti. Contrazione in vista Il punto sulla cruise industry tricolore è stato fatto lo scorso autunno in occasione dell’Italian Cruise Day, terza edizione del forum dedicato all’argomento tenutosi al porto di Livorno, dove tuttavia si sono evidenziate alcune criticità che pongono il comparto in una fase delicata. L’Italian Cruise Watch 2013, rapporto di ricerca realizzato dalla società Risposte Turismo diffuso nell’occasione, ha rilevato che, dopo un primo semestre 2013 contraddistinto da una forte crescita del numero di passeggeri movimentati negli scali crocieristici italiani rispetto allo stesso periodo del 2012 (4,42 milioni contro 3,8 milioni per un +16,5%) e una seconda parte che, seppure in rallentamento, ha permesso di chiudere l’anno ancora con deciso segno positivo (11,4 milioni contro 10,9 milioni per un +5,1%), stando alle previsioni per il 2014 è attesa una contrazione notevole, quantificata nel -6,9% (10,6 milioni di passeggeri e 4.772 le toccate navi a fronte delle 5.235 del 2013, per 8,8%), dovuta allo spostamento di alcune navi dal Mediterraneo verso altre aree della mappa crocieristica mondiale in ragione di un cambio di strategie di impiego da parte di alcuni nomi del settore. Per le infrastrutture portuali, viceversa – spesso, e a ragione, specie in Italia – tacciate di essere inadeguate al vettore marittimo che debbono accogliere - si evidenzia un trend di crescita dei terminal crocieristici nei porti nazionali, passati dai 38 del 2012 ai 41 del 2013, in attesa di altre 7 stazioni marittime che dovrebbero essere realizzate nel 2014. C Le strategie 27 Gennaio 2014 - n° 1431 GuidaViaggi rociere 13 di Angelo Scorza degli armatori Riorganizzazioni interne e revisione degli itinerari l mercato italiano – nonostante l’ingresso di altre compagnie europee e americane - vive sempre più sul testa a testa dei due rivali storici: la blasonata Costa Crociere e l’aggressiva Msc Crociere, le quali sono oramai in situazione di sostanziale duopolio di mercato. La vicenda del 13 gennaio 2012 ha cambiato gli assetti interni. Nel giro di un biennio la casamadre ha provveduto ad un completo cambio di management. Con l’uscita di scena di questi giorni dal gruppo Carnival di Pierluigi Foschi – che aveva ininterrottamente guidato per oltre 15 anni la prepotente ascesa di Costa al vertice non solo continentale del fenomeno crociere, ma già rimpiazzato al vertice tricolore da oltre un anno dal tedesco Michael Thamm – si è chiuso un ciclo. Il ritor- I risposta a tutte le tipologie di clienti, soluzione premiante per chi prenota in anticipo, ma che riserva opportunità anche a coloro che prenotano sotto data. Tra le ultime novità, la campagna di incentivazione invernale per il trade (commissione aggiuntiva a quella in uso e sui voli per le crociere primaverili). Costa ha anche variato l’organizzazione commerciale con l’introduzione di tre area manager - uno per il Nord Italia, uno per le regioni del Centro e uno per il Sud e le isole – quali punti di riferimento per gli agenti e il territorio, ridefinendo su base territoriale il portfolio dei 35 sales manager, oltre a introdurre un nuovo middle management nell’area marketing. Sotto il profilo della flotta, Costa è in attesa della sua nuova ammiraglia, la Dia- la ciliegina sulla torta della propria prepotente ascesa (da 127 mila passeggeri nel 2003 a 1 milione e 600 mila passeggeri a fine 2013) partita, con una sistematica pianificazione una decina di anni fa, mirando al sogno neanche troppo proibitivo del sorpasso al vertice. La compagnia acquartierata operativamente a Napoli ma con ‘cervello’ insediato nella centralina strategica della proprietà a Ginevra, dove risiede da quaranta anni la famiglia Aponte di Sorrento, ha attraversato un periodo di rapida espansione, che ha visto la costruzione di 10 nuove unità in meno di dieci anni, la creazione di tre nuove classi di navi e l’apertura di 45 uffici in tutto il mondo, a coronamento di un poderoso piano di investimenti da 6 miliardi di euro avviato nel 2003 che ha trasformato la compagnia da una ambi- Msc Divina no di Carlo Schiavon, direttore sales & marketing Italia, rientrato a metà 2013, ha l’obiettivo di ravvivare i rapporti della compagnia genovese con la distribuzione. Sono state introdotte interessanti novità, che hanno mandato in archivio una stagione caratterizzata da un recupero in termini di ricavi medi per passeggero, pur nella piena consapevolezza che il ritorno ai livelli ‘aurei’ passati si concretizzerà solo nei prossimi anni. Il recupero Il 2013 di Costa ha fatto registrare a livello globale un incremento del 10% rispetto alla stagione 2012. Una nuova formula tariffaria escogitata viene ritenuta la giusta dema, costata 550 milioni di euro, la cui consegna è prevista il prossimo autunno. Si tratta della decima nave costruita da Fincantieri in Italia dal 2000 ad oggi, per un investimento complessivo di quasi 5 miliardi di euro da parte della compagnia italiana. Nella stagione invernale 2014/15 la nave proporrà un itinerario che farà scalo a Savona, Marsiglia, Barcellona, Palma di Maiorca, Civitavecchia e La Spezia. Dal suo canto Msc, che ha ‘strappato’ al principale concorrente un manager esperto come Gianni Onorato, diventato ora nuovo ceo a supportare direttamente l’ex ceo e ora nuovo presidente esecutivo Pierfrancesco Vago, punta a mettere ziosa start up ad uno dei gruppi top three mondiali (considerando i due poli fortissimi, e irraggiungibili per dimensioni, Carnival e Royal Caribbean). Già compagnia leader in Sud Africa e in Brasile, Msc oggi possiede una flotta moderna composta da 12 navi che operano tutto l’anno nel Mediterraneo e offrono un’ampia gamma di itinerari stagionali nel Nord Europa, nell’Oceano Atlantico, nei Caraibi, nelle Antille Francesi, nel Nord e Sud America, nell’Africa del Sud, in quella occidentale e nel Mar Rosso, appartenenti alla classe Fantasia; Musica e Lirica. Proprio alla vigilia di Natale 2013, Msc ha annunciato un ulteriore piano di rinnovamento nei prossimi due anni delle quattro navi della classe Lirica, battezzato Rinascimento; una commessa del valore complessivo di 200 milioni di euro, che sarà iniziata la prossima estate e completata entro fine 2015, affidata a Fincantieri, per modernizzare e ampliare la capacità delle quattro navi. Tale programma peraltro non esclude la possibilità, di cui si vocifera da tempo, che Msc possa affidare – forse allo stesso gruppo cantieristico ancora oggi statale, seppur da tempo in odore di privatizzazione – l’ordine per costruire altre unità di nuova foggia. Il numero uno Vago ha recentemente ammesso che la società sta parlando con tre cantieri (Stx France, Stx Finland e Fincantieri) cui affidare un investimento da oltre 700 milioni a nave dotata di capacità da 4.000 passeggeri per poter coprire un numero maggiore di destinazioni. Nel 2013, la compagnia crocieristica del gruppo di Gianluigi Aponte ha movimentato nei diversi porti in Italia 2.933.000 passeggeri, con 752 scali in 17 porti. La programmazione nel 2013/2014 è di 590 crociere, 157 itinerari, 184 porti di cui 57 nel Mediterraneo; nel 2014 la flotta napoletana effettuerà 636 scali in 14 portti italiani (dai 143 di Genova all’unica toccata a Livorno). Allontanamento temporaneo La crisi nel 2014 terrà lontana dall’Italia e dal Mediterraneo l’americana Royal Caribbean, la quale ritirerà mezza flotta (2 navi su 4) per spostarle in Nord Europa e in Medio Oriente. Si tratta di un allontanamento temporaneo dal Mediterraneo perché nel 2015 potrebbe esserci la reintroduzione di almeno una nave e Genova dovrebbe tornare all'interno delle rotte di Royal Caribbean, seppure come porto di transito e non più come porto di imbarco, avendo la compagnia di Miami deciso di concentrarsi su Civitavecchia e Venezia quali homeport in Italia, malgrado Genova - dove peraltro si prevede di ridurre di una decina di unità l'organico di 32 dipendenti - rimarrà Costa neoRiviera la sede principale in Italia. La decisione di ‘dirottare’ da Genova è dovuta al fatto che Roma e Venezia hanno un aeroporto intercontinentale; il nuovo posizionamento delle navi ha finalità di agevolare l’arrivo di turisti dagli Stati Uniti, Australia e Asia, che sono ritenuti i bacini di utenza emergenti per il settore. “Royal Caribbean resta una compagnia fortemente orientata al mercato americano. Ma certamente è nostra intenzione continuare a sviluppare la componente italiana della clientela; anche per questo manteniamo come homeport sia Civitavecchia che Venezia”, spiega Gianni Rotondo, direttore generale di Rcl Italia, che ravvisa il problema della stagionalità del prodotto crocieristico in Europa. “Nel 2013, nonostante un calo dei passeggeri movimentati, siamo riusciti ad incrementare la redditività grazie ad una razionalizzazione dell’offerta. Nel 2014 l’ulteriore riduzione della capacità in Mediterraneo mira a riportare il prezzo medio delle crociere, sceso troppo a causa della crisi e della necessità delle compagnie di non perdere quote di mercato”. Carnival torna a Genova con P&O Farà invece il suo ritorno a Genova nel 2014 (con conferma per il 2015) il Gruppo Carnival, tramite una della controllate; P&O Cruises ha annunciato di aver inserito lo scalo del capoluogo ligure al posto di Savona nella rotazione delle crociere nel Mediterraneo occidentale fra marzo e ottobre 2014 della nave Ventura. Per il terminalista Stazioni Marittime - lo scalo è homeport in coabitazione con Venezia, con partenze alternate ogni settimana – il traffico addizionale che comporteranno le 15 toccate annuali di Ventura, nave da oltre 3.000 passeggeri, saranno 15 nel 2014 e altrettante l’anno successivo. Incidentalmente, anche un’altra controllata di Carnival sarà di nuovo cliente regolare in Italia. Come già capitato in passato, la perdurante instabilità politica dei Paesi del Maghreb – nel caso, dell’Egitto e Siria – ha costretto a sostituire le toccate previste su queste coste con scali sull’altro versante del Mediterraneo. Ad annunciare un redeployment è stata a fine novembre Holland America Line, che aveva previsto di posizionare la Noordam nel Mediterraneo orientale per l’estate 2014. Hal ha deciso di rimodulare la programmazione eleggendo quali nuovi homeport Civitavecchia, Venezia e Barcellona. I piani di Norwegian Cruise Line Ncl ha già svelato i programmi per la stagione 2015/2016, compresa la Norwegian Getaway, appena consegnata a inizio 2014. Per quanto riguarda il Vecchio Continente, la compagnia specialista nelle cosiddette crociere ‘freestyle’ vi posizionerà 4 navi nell’estate 2015 in partenza da Civitavecchia e Venezia dal 25 aprile al 17 ottobre 2015, con crociere di 7 notti nelle isole greche e nell’Adriatico, in Grecia per quanto riguarda l’Italia. T 14 GuidaViaggi 27 Gennaio 2014 - n° 1431 raghetti di Angelo Scorza Ferry, il tempo si è fermato Il settore resta indietro, nonostante la privatizzazione di Tirrenia, e il trend dà segnali involutivi Traghetti, mercato maturo alla ricerca di nuovi equilibri. Le attenzioni degli operatori sono sull'eventuale cessione della Tirrenia, una manovra ormai non più procrastinabile”. Scrivevamo così sulle colonne di questa testata nel gennaio 2006. Otto anni sono passati e, apparentemente, mentre il mondo esterno ha fatto passi da giganti, sotto diversi profili il comparto del ferry business tricolore sembra avere fermato il tempo. Un’affermazione che va valutata con accezione negativa. Stiamo parlando di un giovanotto perennemente in attesa di diventare adulto bello e fatto ma che invece, malgrado tutto intorno a lui si evolva giorno per giorno, continui a dare segnali di eterna immaturità, di costante instabilità, di assillante squilibrio. Che il mercato dei traghetti italiani sia rimasto indietro lo testimoniano prima di tutto le cifre in ballo. Il business ristagna, i dati di tra- “ Moby sporto che le compagnie gelosamente conservano come un segreto strategico inaccessibile, per quanto si può desumere incrociando i dati di sbarco e imbarco nei porti ed altre statistiche a disposizione, confermano che il trend è involutivo, all’opposto ad esempio di quello di un settore affine come quello delle crociere. Alla fine si tratta sempre di trasportare passeggeri a bordo di un nave, seppure con finalità nettamente diverse e Grandi Navi Veloci al limite opposte: il beneficio per il traghettato è lo spostamento da A a B, possibilmente con l’auto al seguito, dunque minore è il transit time, maggiore sarà l’apprezzamento del servizio (ferma restando la variabile, Traffico in sofferenza dati statistici sembrano non dare tregua. Genova, principale porto d’imbarco del “popolo dei traghetti”, e dunque ideale termometro del mercato, denuncia un preoccupante calo da ormai tre anni del traffico (-40% dei passeggeri registrato) sino al 2013 (chiuso col -6,3%), per circa 800 mila passaggi in meno in un triennio. Rispetto a quanto accaduto nel 2012, a Genova (in totale quasi 1,9 milioni di passeggeri traghetti lo scorso anno) il calo nel 2013 è stato comunque minore, facendo registrare percentuali di decremento meno alte e mitigando il trend pesante degli ultimi anni. La Sardegna ha perso 79.500 passeggeri, il Nord Africa 44.000 passeggeri, ma la Corsica ne ha registrato 14.500 in più. E come se non bastasse la crisi economica, ci si mette I anche la “magistratura della libera concorrenza” a mettere i bastoni fra le ruote delle sofferenti compagnie di traghetti. Lo scorso giugno, a due anni dall’apertura dell’istruttoria, è arrivata la conclusione della procedura avviata dall’Antitrust sul presunto cartello fra armatori per l’aumento delle tariffe dei traghetti nella stagione estiva 2011. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha deliberato che le società Moby, Snav, Grandi Navi Veloci e Marinvest (leggi Msc) hanno posto in essere, per almeno un anno, un’intesa finalizzata all’aumento dei prezzi sulle rotte Civitavecchia-Olbia, Genova-Olbia e Genova-Porto Torres. Le sanzioni comminate, che hanno tenuto conto della situazione di bilancio delle singole aziende, oltre che del rispettivo peso nella vicenda, Corsica Sardinia Ferries sono state anche molto salate per i primi due operatori coinvolti: Moby 5.462.310 euro, Gnv 2.370.795 euro, Snav a 231.765 euro, Marinvest 42.575 euro. Del tutto scagionata, invece, Corsica Sardinia Ferries. E oltre al danno, la beffa: il provvedimento dell’Antitrust avrà il presumibile effetto di far scattare le class action promosse da alcune associazioni di consumatori, finora rimaste ferme al Tribunale di Genova proprio in attesa del pronunciamento dell’Autorità garante. A.S. quasi sempre ormai decisiva nella scelta del fruitore del traghettamento, della minimizzazione della tariffa); mentre per il crocierista, al contrario, più lunga sarà la permanenza a bordo, a godere appieno di facilities e servizi offerti dalla compagnia (quasi più ancora che delle destinazioni turistiche servite dai porti toccati), maggiore sarà il ritorno dell’investimento, sicché più giorni in vacanza significano un migliore ammortamento del prezzo pagato. L’utilizzo del mezzo Sotto questo profilo, di fronte al battere forte della crisi economica, la politica di pricing adeguata ai tempi duri congiunturali offerta dalle compagnie di traghetti (capaci di adattarsi abbastanza velocemente alla nuova situazione) nel corso degli anni – mutuando concetti come quelli del low cost e dell’early bird già cari a settori più avanzati come quelli del trasporto aereo e dei resort di terra – poco ha inciso nel favorire l’utilizzo del ferry; tanto che al limite si assiste oggi a turisti che, pur disponendo della seconda casa su una delle tante isole nostrane, rinunciano di tanto in tanto a soggiornarvi nei periodi di vacanza perché il computo del costo del trasferimento (auto compresa) sul traghetto è più penalizzante rispetto magari a un pacchetto di vacanza fly & drive in una località del Mediterraneo. Ma torniamo all’incipit. Nel 2006 si profilava la privatizzazione della compagnia di bandiera, sorta di Mamma Rai del mare che quasi tutti noi abbiamo dovuto, almeno una volta nella vita, utilizzare per un trasferimento da A a B. Occorre dire che il concetto di cruise ferry, ovvero di traghetto ibrido che coniuga la valenza di Caronte a quella di servizio crocieristico, importato timidamente dal Nord Europa al Mare Nostrum da parte di un armatore lungimirante quale Aldo Grimaldi (che proprio nel 1992 lanciava la compagnia genovese Gnv Grandi Navi Veloci ispirata a tale progetto) è ormai invalsa parecchio, nel tempo generando numerosi emuli, che più tardi hanno coniato appetitosi slogan di marketing del tipo “la vacanza comincia a bordo” proprio per allettare la clientela e farla entrare in una nuova mentalità di prodotto. Dapprima nei rivali più diretti quali Moby e Corsica Ferries, quindi attualmente trovando l’epigono di gran lunga più rappresentativo in un altro armatore Grimaldi, ovvero i cugini di Napoli, titolari della Grimaldi Lines, che a ragione si può oggi ritenere forse l’unica compagnia di traghetti italiani che stia in salute, grazie alla rara abilità di aver saputo coniugare i due business complementari dei passeggeri (turisti) e delle merci (camion) dosandoli nella giusta ricetta. Vendite e aste Da quella data fatidica da cui abbiamo preso spunto la privatizzazione del Moloch di Stato, seppure con grande fatica, mediante una procedura che ancora oggi dà adito a dubbi e strascichi polemici, è finalmente avvenuta, come abbiamo più volte riferito anche nelle ultime puntate del nostro report annuale ‘Due anni di turismo’. Insieme alla vendita di Tirrenia (alla Cin Compagnia Italiana di Navigazione, con una compagine azionaria composita, assortita e già variata nel tempo, e che oggi paventa addirittura un nuovo clamoroso rimpasto), il Governo ha proceduto a mettere all’asta le varie Tir- 27 Gennaio 2014 - n° 1431 renia territoriali, ovvero le compagnie regionali; oltre alle quattro, ben note, che servono i diversi arcipelaghi – Saremar (Sardegna), Caremar (Campania), Toremar (Toscana), Siremar (Sicilia) – anche la neonata Laziomar (Lazio). Non si è trattato, peraltro, di procedure di privatizzazioni parallele, simili e neanche tutte filate lisce; possiamo solo ricordare che, in ordine sparso, sono entrati come parte attiva delle procedure di vendita sia operatori presistenti (armatori come Moby, Alilauro, Snav, Ttt Lines) che nuove società di impronta istituzionale (come quelle create ad hoc, non sempre con successo, da Regione Siciliana, Regione Sardegna) o anche imprenditoriale di “piccolo cabotaggio” senza particolari competenze specifiche (come quelle messe in piedi da associazioni di albergatori e altri operatori turistici, come avvenuto in Sardegna, all’Isola d’Elba e a Ischia), ovvero infine anche i famigerati fondi di investimento, (quali Clessidra e altri), i quali non perdono occasione di sondare nuovi territori in cui implementare la propria logica finanziaria, solita- T GuidaViaggi raghetti mente poco avvezza alla logica di una politica industriale di lungo termine. Un coacervo di manovre Nell’insieme, un coacervo magmatico di manovre e tentativi a volte sfumati di acquisizione e allargamento della propria sfera imprenditoriale. Tirando le somme di questo mare magnum di operazioni più o meno oggi assestate, sebbene non tutte concluse, possiamo rilevare alcuni poli forti attorno ai quali si concentra il business. Sia detto che gli operatori cosiddetti minori, seppure riverbererando in scala (inversamente proporzionale alla loro dimensione) le stesse problematiche e angustie sofferte dai grandi, malgrado la sparizione di alcuni di loro (a volte fagocitati dai big), continuano a sopravvivere, grazie alla forza della loro nicchia di specializzazione non fungibile su tratte molto specifiche. Possiamo così individuare sul mercato, a grandi linee e ovviamente senza alcuna pretesa di infallibilità, i seguenti player che in prospettiva sembrano quelli desti- nati a dire la loro anche in futuro, cercando di realizzare attorno a se stessi un consolidamento che, peraltro, per la specifica struttura del mercato italiano - a differenza invece di quanto accade nel comparto delle crociere, dove come visto in precedenza il mercato è dominato da due grandissimi operatori - non potrà mai reiterare uno schema a elevata concentrazione dell’offerta. La geografia dei player Partendo dal Sud, il Gruppo Grimaldi di Napoli, capace di svariare su vari fronti (Sardegna, Sicilia, Spagna, Malta, Nord Africa e Adriatico, quest’ultima meta sia direttamente col proprio brand che tramite la controllata Minoan Lines). Sempre sotto il Vesuvio, la Snav, operatore all around (dalla Liguria alla Sicilia, dalla Campania alla Sardegna) che fa capo al Gruppo Msc, già pesantemente dentro a Gnv (un marchio che forse potrebbe persino essere modificato), con fame perenne di nuove acquisizioni e in particolare sempre interessato all’evoluzione dei giochi in Tirrenia-Cin, oltre ad avere rispolverato l’inte- 15 di Angelo Scorza resse, mai sopito malgrado le discrasie infrastrutturali dei porti di partenza, per i collegamenti veloci con la Croazia dall’Adriatico centromeridionale. In Tirreno, la Moby della famiglia Onorato, a sua volta tormentato partner di riferimento di Tirrenia-Cin, oltre che quasi monopolista dei servizi con l’Isola d’Elba, nonché leader in Sardegna; e il contraltare franco-italiano Corsica Sardinia Ferries, quest’ultima in perenne contenzioso commerciale e giudiziario con la ex-compagnia di stato Sncm (che sta passando una stagione di guai, sotto l’affilata mannaia Ue di Bruxelles), la “Tirrenia francese”, ma rimane l’operatore di riferimento per la Corsica. Come operatori di nicchia di primo livello, ma in grado di difendere le proprie posizioni di mercato, vi sono la siciliana-campana Ustica Lines (passata nel tempo dalla sola alta velocità ai traghetti convenzionali), la Caronte Turist che ha ramificazioni in diverse società, tratte e business (comprese le merci rotabili) e il Gruppo Alilauro nelle sue svariate declinazioni (Compagnia delle Isole-Siremar, Laziomar ecc.). Grimaldi Lines Arretramento straniero In arretramento sembrano gli operatori stranieri dei Paesi limitrofi e dirimpettai che, facendo servizi di spola con l’Italia, una volta avevano saputo creare una propria riserva di traffico, oggi inve- ce più a repentaglio; parliamo dei traghetti (di compagnie sia private che di stato), greci in primis (il cui numero è in costante ridimensionamento) ma anche di compagnie croate, albanesi, maltesi, tunisine, marocchine algerine. M Europa: c’è chi sorride 16 GuidaViaggi 27 Gennaio 2014 - n° 1431 ercati esteri di Mariangela Traficante Da Germania e Regno Unito arrivano fatturati in crescita. In controtendenza la Francia, con risultati in calo è positività all’estero, e non stupisce che ad esprimerla sia in primis la Germania: la sua industria turistica continua a godere di buona salute e se non bastassero i conti aziendali a dimostrarcelo, ci sono anche altre cifre importanti. Sono quelle, ad esempio, di Itb. C’ rispondono a circa l’80% del mercato mostrano un incremento del 3,8% a quota 19,9 mld di euro. Si tratta di una crescita ma comunque inferiore a quella registrata nell’anno prima, anche se dalla crisi 2009 il mercato globalmente ha accumulato una progressione di ben il 17%. Ma attenzione: non si E ora si guarda al 2014: gli operatori tedeschi si attendono ancora una lieve crescita, intanto il prenotato fino alla fine di novembre dell’anno scorso segnava un aumento del fatturato del 5% e per l’intero esercizio si stima un incremento tra il 3 ed il 4%. Sempre Spagna, Turchia e I numeri 25 mld di euro 46% -9,8% Il giro d’affari La quota Il calo dei clienti dei tour operator tedeschi l’anno scorso. Cifra in crescita dei pacchetti sulle vendite in Uk del 20122013 (totale 38 mld) registrato dai t.o. francesi del Seto nel 2013 tratta, nell’esercizio in questione, di un aumento di clienti, che invece rimangono costanti. Ha inciso invece l’andamento positivo di prodotti ad alta spesa, come crociere e lungo raggio, oltre al fatto che gli operatori hanno a volte riversato sul cliente aumenti di costo dell’acquisto di hotel e posti aerei. Nonostante una situazione stagnante di fatturato, Tui mantiene il primo posto nel ranking, seguito da Thomas Cook che, nonostante un calo dei passeggeri, è riuscito ad aumentare il giro d’affari. Seguono Der Touristik, Fti Group, Alltours, Aida Cruises e Schauinsland, tutti in forte crescita dietro i big. Grecia le favorite, mentre pare che l’Italia abbia sofferto un calo della domanda. La fiera del turismo di Berlino, in programma come sempre all’inizio di marzo, non conosce crisi e i numeri parlano da soli: ad oggi si attendono 10mila aziende espositrici, che copriranno 180 Paesi, e si spalmeranno su 26 padiglioni. Poi, ovvio che si dovrà tastare il terreno in loco per avere conferme, ma intanto le premesse ci sono e sono positive. Tedeschi a due cifre Non solo giro d’affari, ma anche profitti: crescono i numeri dei tour operator tedeschi, che nel passato esercizio hanno messo a segno un volume d’affari di 25 mld di euro. I 57 operatori che cor- Per gli inglesi torna il pacchetto Cauto ottimismo è quello che si respira nel Regno Unito: lo dice l’Abta, l’associazione trade di riferimento, che sintetizza così i trend attesi per il 2014: consumatori che intendono spendere di più rispetto all’anno scorso ma mantenendo al tempo stesso forte l’attenzione sul value for money, insieme ad un ritorno di buone performance per il pacchetto organizzato. “Dopo diversi anni di mercato difficile stiamo vedendo i primi segni di ottimismo tra i consumatori – fa sapere Mark Tanzer, chief executive dell’associazione -. Tuttavia, proprio per la sempre alta attenzione ai budget familiari, ci aspettiamo che siano le destinazioni consolidate ad avete la meglio”. Insomma, si andrà sul sicuro, ma con qualche variazione sul tema: stessa meta, magari, ma un diverso resort. Continuerà anche l’onda lunga degli eventi come il Giubileo di Elisabetta II e le Olimpiadi che, insieme alle campagne portate avanti da tempo dall’Ente del turismo, favoriranno ancora il turismo domestico. E daranno ancora soddisfazioni i baby boomers, vale a dire la fascia 55-64 anni. La Sicilia tra i favoriti Ma ci sono buone notizie anche per noi: tra le dodici destinazioni “da tenere d’occhio” nel 2014 spicca la nostra Sicilia, favorita insieme a Brasile (per ovvi motivi sportivi), Antigua, Costa Rica, Grecia, Malesia, Mauritius, Costa pacifica e Baja California in Messico, Oman, Portogallo, Slovenia e Stati Uniti come Texas, New Mexico e Alaska. Intanto l’anno passato si è chiuso con un segno positivo. Tour operator e agenzie hanno fatturato 38 mld di euro nell’esercizio 20122013, il 4,3% in più dell’an- no prima. Di tutte le vendite, il 46% è stato appannaggio dei pacchetti, per circa 16,5 milioni di clienti. E’ una performance altalenante, nel senso che segna un lieve calo (due punti percentuali) rispetto all’anno prima, ma è tuttavia un bel balzo in avanti rispetto al 37% del 2010. Potenza dell’all inclusive, molla all’acquisto del pacchetto nel 35% dei casi. Francia col segno meno Di segno opposto quanto accaduto in Francia nel 2013. A dicembre il Seto, Syndacat des entreprises du tour operating, ha presentato un bilancio tutt’altro che soddisfacente, su cui hanno pesato il calo dei consumi, la crisi economica, la disaffezione da mete importanti per il mercato d’Oltralpe quali Tunisia ed Egitto. I clienti dei t.o, nel periodo primo novembre 2012-31 ottobre 2013, sono stati 6 milioni 674mila 332 (-9,8%). La diminuzione dei clienti di pacchetti di viaggio, scesi a 3 milioni 997mila 059, è stata pari all’8,2%, mentre per i voli secchi è stata addirittura del 12%. “Non è un risultato brillante”, ha commentato René-Marc Chikli, presidente del Seto, che evidenzia come buona notizia unicamente l’aumento dell’entrata unitaria media del 4,9%, che si attesta a 756 euro. Il volume d’affari, nel complesso, è pari a 5 milioni 48mila euro, -5,4% rispetto al’anno precedente. In termini di destinazioni, da notare che il Marocco diventa la prima nel medio raggio, superando la Tunisia, con quasi 336mila passeggeri. Brilla, poi, la Sardegna con un aumento dei passeggeri del 46%: con un totale di circa 97mila, l'isola si piazza al nono posto della top ten delle mete di medio raggio davanti alla Grecia continentale, scesa di tre posizioni. Sul lungo raggio perdono tutte le mete solitamente più gettonate, eccezion fatta per Messico (+3%) e Senegal (+1%). L’ottimismo d’Oltreoceano l 2014 anno del record: non per tutti le previsioni sono così ottimistiche ma quel che è certo è che buona parte dei tour operator america- I ni si attende un aumento delle vendite nel corso di questi dodici mesi. Anzi, quasi tutti, il 93,3%, con più della metà (il 59,6%) ad aspettarsi un boom, con au- Le cifre 93,3% 62% La quota La percentuale di adv e operatori che si attendono un aumento delle vendite nel 2014. Il 59,6% è molto positivo di iscritti ad Ustoa che ha raccolto l’anno scorso incrementi di oltre il 10% del fatturato menti tra il 7 e il 10%. Sono dati raccolti dalla Ustoa (la United States Tour Operator Association) che parte già da una buona base: nell’anno passato l’89% degli iscritti ha visto aumentare il giro d’affari (con il 62% che ha addirittura superato il 10% di incremento). Europa regina ma avanza l’Est L’Europa rimarrà sempre un punto di riferimento, con l’Italia a confermarsi tra le destinazioni più popolari insieme a Regno Unito, Cina e Perù, mentre gli emergenti sono tutti ad Est: Myanmar, Vietnam, Cambogia e India. La scelta di viaggi long haul naturalmente condiziona anche la prenotazione: nel 62% dei casi, gli addetti ai lavori parlano di booking dai 6 mesi ad addirittura un anno prima della partenza. Le famiglie sembrano essere ancora un segmento debole, ma già nel 2013 ci sono stati i segnali di una crescita, anche se parliamo ancora di un incidenza bassa, genitori e bambini pesano oltre il 75% dei fatturati solo per il 9% degli interpellati dall’Ustoa. M.T. M Tecnologia: i dieci trend del 2014 27 Gennaio 2014 - n° 1431 GuidaViaggi ercati esteri 17 di Mariangela Traficante Intersecati uno all’altro come le tessere di un mosaico, li ha sintetizzati PhocusWright per orientarsi nel mare di servizi al cliente e strumenti di back-office è chi accusa il colpo e chi invece promette di restare a lungo. Ci sono i boom che rischiano di finire passeggeri, come i flash deals, e quelli che mutuati da sfere più ampie racchiudono un potenziale di lungo termine, come il cloud. Lo dicono gli esperti di PhocusWright, che provano a mettere un po’ d’ordine in questo mare magnum tecnologico e di trend ne hanno individuati dieci, quelli che vale la pena cavalcare quest’anno ed a cui già diverse aziende, in vari mercati internazionali, stanno facendo riferimento. Dieci trend che ovviamente sono intersecati uno all’altro come le tessere di un mosaico. C’ Nuovi modelli di contenuto lanciano la sfida alla distribuzione La distribuzione così come la conosciamo, filtrata da grandi intermediari che aggregano contenuti per le prenotazioni, è un modello vecchio. E’ stato superato dalla nuvola che permette di accedere ad informazioni ovunque e su qualunque dispositivo: questa connettività ubiqua fa sì che anche piccole catene di hotel possano riuscire ad entrare in contatto in tempo reale con i potenziali clienti. Senza contare l’utilità pratica di nuvole di dati condivise grazie a strumenti come iCloud, Dropbox, Google Drive. Gli esempi: Expedia e Gray Line Tours hanno entrambi annunciato iniziative che permettono ai piccoli fornitori di automatizzare completamente la gestione dell’inventory ed i processi di distribuzione. E poi c’è InnHand, un sistema di booking online per strutture fino a 25 camere. E’ basato sul cloud, è accessibile via mobile e si può integrare nei siti delle strutture e nelle loro pagine Facebook. Troppa scelta: forse less is better Le Olta erano solite offrire più opzioni possibili per esibire la propria forza. Oggi il focus si sposta: importante è fornire risultati rilevanti per le esigenze specifiche di ogni viaggiatore. Non serve più impressionare il navigatore con una mole di informazioni, a lui interessa trovare quella giusta. E questo diventa ancora più cruciale nell’arena mobile, anche perchè gli schermi più piccoli necessitano di un’offerta che sia semplificata ma ben presentata. modo per coinvolgere i clienti che cerchiamo. Gli esempi più classici sono le aziende che hanno capito il potenziale di Twitter per comunicare con gli ospiti e gli aspiranti tali. Ma c’è spazio anche per forme insolite di marketing. Come quella di WestJet, che nel 2012 IT ha sviluppato per compagnie come Alaska Airlines, Amtrak e United Airlines (la cui virtual assistent, Alex, in una giornata arriva a gestire 75mila richieste). Oppure il servizio di Delta Air Lines che traccia il bagaglio in real-time sui dispositivi mobili del passeggero. guide per iPad, che usa tecnologie simili a quelle di Siri (l’assistente personale virtuale Apple) per rispondere a quesiti di viaggio. Futuro nuvoloso ma pur sempre un futuro Qui in realtà si gioca sulle di saper cogliere ciò che di davvero rilevante c’è. “Invece di vendere semplicemente la migliore tariffa aerea tra il punto A e il punto B, l’intermediario deve riuscire ad estrarre la migliore (o più economica) esperienza di viaggio d’insieme. E questo imperativo spesso necessita cambiamenti anche drastici, in investimenti, tecnologia, training, tempo speso nella customer care. Se gli intermediari non ci riescono, lasceranno campo libero ai fornitori”. Big data per un viaggio “smart” Spostare il focus dalla transazione ai dati: questo, dicono gli esperti, dovrebbero fare le aziende per capire meglio come, dove, quando e perché i viaggiatori acquistano nel modo in cui lo fanno. E citano l’esempio di Choice Hotel International, che registra per ogni ospite o membro del programma di loyalty una serie di dati sulla storia delle sue prenotazioni, richieste, e così via. E’ costoso, ma funziona. L’esempio: il Featured Results di cui ha parlato Amadeus, che integra le tecnologie di ricerca voli e travel business intelligence per presentare all’utente una lista delle opzioni più convenienti, veloci e rilevanti. Tecnologie social cambiano il modo di viaggiare Anche se nel mondo i social media raggiungono ormai l’85% degli utenti Internet, dice Florence Kaci, director of sales per Europa, Medio Oriente ed Africa di PhocusWright, le aziende del turismo devono ancora liberarne il vero potenziale. Nodo cruciale è quello del Roi, return on investment. Come si fa a calcolarlo? Ma serve ancora? In realtà, occorre uno slittamento di strategia: il discorso sul Roi è vecchio, dice il report, bisogna piuttosto guardare i social come un lanciò il suo nuovo servizio di trasporto bambini in modalità merci (Kargo Kids) sui social: la campagna era ovviamente un falso, ma generò qualcosa come 650mila visualizzazioni Youtube in 194 Paesi e 3.300 condivisioni. E, dicono, anche buoni ritorni in termini di booking (4mila, per un valore di 1,3 mln di dollari). Nuove efficienze nuova energia Cresce la richiesta di customer service, e gli sviluppi tecnologici abbasseranno i costi per fornirlo. Attenzione, però, al taglio eccessivo, che invece deve sempre trovare il suo equilibrio con la soddisfazione del cliente. Troppo outsourcing, per intenderci, può ridurre la spesa monetaria ma rischia di frustrare il cliente. Esempi: la tecnologia degli assistenti virtuali che Next Il “cross platform” coinvolge gli utenti E’ la multicanalità: per i clienti realizzare che le informazioni desiderate si possono raggiungere attraverso ogni tipo di device e piattaforma è ovviamente magnifico, ma le aziende nel riuscire a stare al passo con il necessario sviluppo e supporto possono giocarsi il successo. Secondo Cees Bosselaar, director of business development, “una soluzione potrebbe essere l’Html 5, che permette ai programmatori di ‘scrivere una volta sola, funzionare ovunque’. Ciò che non si può ignorare è la necessità di sviluppo attraverso browser, interfacce e strumenti diversi. Coloro che supporteranno l’interfaccia più adatta e userfriendly vedranno crescere il proprio market share”. Esempi: Desti, una travel parole. La nuvola è infatti ancora il concetto di cloud, che diventando sempre più sofisticata aiuta a tagliare i costi di It, oltre che ad agevolare la combinazione dei vari acquisti al cliente. Ma la travel industry si è dimostrata lenta ad adattarsi. Se, infatti, è stato stimato che entro il 2015 un dollaro su sette spesi per server, software e sistemi di storage lo farà attraverso questo modello, il 55% delle aziende travel interpellate da PhocusWright dice di spendere solo il 4% o anche meno, del loro budget It, in cloud computing. Approcci freschi per gli intermediari Siamo circondati da un eccesso di informazioni e serve qualcuno che aiuti il consumatore a navigarci. Emerge un nuovo ruolo, prezioso, per l’intermediario, quello di affiancare il cliente ed essere capace di dimostrargli Intelligence al passo In questo campo, ricorda il report, l’industria del turismo è stata all’avanguardia. Ma con l’evolversi dei canali di distribuzione e di fornitura di servizi, non si è riusciti a mantenere il ritmo. Le aziende devono dunque individuare le proprie best practice per ottimizzare l’acquisizione di contenuti e la loro distribuzione. Comunicazione in prossimità Non solo il Bluetooth: la questione è molto tecnica ma PhocusWright cita anche Rfid, un sistema di identificazione in radio-frequenza, ed Nfc: entrambi possono trovare utilizzo a esempio per tracciare oggetti o in sistemi di pagamento contactless. Come il braccialetto MagicBand che la Disney ha creato per i suoi parchi. Gli ospiti lo indossano e lo usano un po’ per tutto: accedere alle attrazioni o in camera, pagare servizi. Uno strumento comodo per i clienti, ed utile per la compagnia che ne riesce a tener traccia in ogni momento. I Fiducia nelle stime 18 GuidaViaggi 27 Gennaio 2014 - n° 1431 ncoming di Laura Dominici Il 2014 sarà un altro anno di recupero sugli esteri, ma il governo non fa ancora la sua parte segnali di fine 2013 lasciano ben sperare per l’incoming del nostro Paese, ma non basta. “Il settore alberghiero – commenta il presidente di Confindustria Alberghi, Giorgio Palmucci – è in lieve ripresa rispetto al passato, anche se vive tuttora un periodo di restrizioni dovuto alla crisi economica”. La bilancia dei pagamenti turistica registra, da gennaio a ottobre 2013, un avanzo di 12,076 miliardi, con le spese dei viaggiatori stranieri in Italia in aumento del +3,1%. Ciliegina sulla torta, i mercati extra Ue, che nei primi dieci mesi del 2013 hanno speso il 13% in più. Palmucci prevede, per il 2014, un ulteriore incremento di turisti stranieri, “attorno al +3%”. I Il ritardo politico Una premessa positiva che, però, si scontra con il ritardo della politica in tema turistico. Il decreto Valore Turismo, che doveva essere licenziato il mese scorso è ancora in stand-by e slitterà a febbraio. A questo si somma la crescente insoddisfazione delle regioni. Nei giorni scorsi è stato l’assessore al Turismo della Regione Emilia Romagna e membro del cda Enit, Maurizio Le Regioni hanno presentato diverse proposte per sollevare il settore, sono sul tavolo e sono praticabili, com- viene visto come comparto economico, ma si pensa che funzionerà da solo, in maniera subordinata rispetto L’andamento alberghiero regione per regione Fonte: Rilevazione Str Global per Osservatorio Aica Melucci, a lanciare il suo j’accuse: “C'è una resistenza all'innovazione da parte del ministero della Cultura. patibili con la situazione economica del Paese". Il problema, secondo l'assessore, è che il turismo "non alla cultura". Un’azione del Governo sulle politiche del settore non è più rinviabile. Su questo punto c’è un’inte- sa interassociativa, da Confindustria a Confcommercio la richiesta è sostenere gli investimenti con agevolazioni fiscali e maggior accesso al credito, prevedere una promozione massiccia della destinazione Italia, una riduzione del costo del lavoro e della pressione fiscale, snellire la burocrazia. Il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, commenta: “È trascorso un anno da quando il Consiglio dei ministri esaminò il piano nazionale strategico per lo sviluppo del turismo in Italia, che si proponeva di far crescere il Pil di 30 miliardi di euro e di creare 500.000 nuovi posti di lavoro entro il 2020. Occorre approvare in tempi rapidi il decreto Valore Turismo”. L’Expo si avvicina Manca ormai poco più di un anno all’appuntamento con l’Expo e il settore “dovrebbe essere nelle condizioni di agire al meglio”, reclama Melucci, ricordando anche che “le Regioni avrebbero preferito che il turismo fosse collocato nell’ambito del ministero dello Sviluppo economico. I beni culturali sono strategici, ma nel turismo continuiamo a perdere quote di mercato”. E l’Enit, con una dotazione in grado di coprire esclusivamente i costi di struttura, non può fare molto. L’Italia è attualmente al 5° posto per arrivi nella graduatoria internazionale 2012 e al 6° per gli introiti valutari, tallonata dalla Turchia, che continua a rafforzarsi rapidamente, affian- Il manifesto per il rilancio Serve un cambio di passo dell'Italia in materia di politiche del turismo per colmare i ritardi accumulati”. A dirlo a Gv è Armando Cirillo, consulente del ministro Massimo Bray ed esperto di questioni turistiche nella sua veste di responsabile del settore per il Pd. Ecco il manifesto, che fa leva sull’attuazione delle misure indicate dall’ex ministro Gnudi e sull’erogazione delle risorse assegnate allo sviluppo: reti di impresa (sono immediatamente disponibili 8 milioni di euro), buoni vacanze (5 milioni di euro), fondazione per l'alta formazione (2 milioni di euro per gli anni 2014-2015, oltre ai 2 milioni del 2013), risorse dei fondi strutturali 2007-2013 per le Regioni ad obiettivo Convergenza (Ca- “ labria, Puglia, Sicilia, Campania). “In questi ultimi mesi – aggiunge Cirillo - qualche segnale dal governo è arrivato: sono stati stanziati 100 milioni di euro per i contratti di sviluppo gestiti dal ministero dello Sviluppo economico; deducibilità dell'Imu del 20% sui beni strumentali delle imprese. Ora bisogna fare di più”. I punti su cui lavorare: 1)Imposta di soggiorno: trasformazione dell'imposta di soggiorno in contributo di scopo per il turismo. L'80% degli introiti resta ai comuni per politiche locali in materia di turismo, per i servizi turistici, per interventi di manutenzione e recupero dei beni culturali; una quota pari al 10% degli introiti destinata all'Enit per politiche di promo- commercializzazione e una quota pari al 10% da destinare alle regioni per finanziare interventi in materia di turismo. 2)Visti turistici: dovrà essere rafforzata la collaborazione tra l'Enit e la Farnesina per il rilascio dei visti turistici, ricorrendo a strumenti informatici per la loro emissione; bisogna evitare l’eccessiva esternalizzazione dei servizi di raccolta dati per l'emissione dei visti che ha causato un aumento eccessivo dei costi. Occorre razionalizzare il sistema aeroportuale per orientarlo allo sviluppo dei flussi previsti in crescita. scalizzazione degli investimenti fino ad un massimo di 200.000 euro. La crisi ha rallentato e in molti casi bloccato gli investimenti in innovazione e riqualificazione delle strutture ricettive. Aumentare dal 20% al 50% la deducibilità dell'Imu sui beni strumentali. Al fine di ampliare l’ambito di operatività del Fondo di garanzia per i turisti previsto dal Codice del turismo bisogna estendere l’operatività ai casi di annullamento generalizzato dei pacchetti di viaggio dovuti a causa di forza maggiore connessi a calamità naturali, crisi politiche e alla biglietteria aerea. 3)Alberghi e agenzie di viaggi: per le ristrutturazioni edilizie degli alberghi, sarebbe da prevedere una defi- 4)Fondo nazionale per i prodotti turistici e circuiti di eccellenza: costituzione di un fondo nazionale per la valorizzazione dei prodotti turistici non inferiore a 70 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014-2015-2016 per finanziare politiche di prodotto legate a circuiti interregionali di eccellenza. 5)Concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo: occorre risolvere i principali problemi che attualmente riguardano il rilascio e il rinnovo delle concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo salvaguardando le imprese balneari italiane, rivedendo anche il sistema dei canoni. I maggiori introiti previsti dalla rivisitazione dei canoni rispetto ai 102 milioni attuali potrebbero alimentare un fondo nazionale per la salvaguardia ambientale delle coste. L.D. candosi alla Spagna come principale competitor nel Mediterraneo. Il bilancio 2013 Il mese di dicembre è stato trainato dalla crescita della domanda internazionale, che ha consentito al comparto di chiudere il 2013 con un risultato di sostanziale equilibrio nel numero dei pernottamenti, che tuttavia non arresta la flessione dei fatturati delle imprese ricettive e l’inevitabile calo degli occupati. È l’analisi di Federalberghi in base al consuntivo del sistema turistico-alberghiero nel 2013. “La crescita della clientela straniera – dichiara Bocca testimonia lo sforzo che le imprese stanno compiendo. Abbiamo sicuramente uno dei poli turistici di eccellenza tra i più attrattivi del mondo, con una gamma di soluzioni adeguate ai gusti ed alla capacità di spesa di chiunque scelga l’Italia per un proprio soggiorno”. II 2013 ha registrato una variazione del +0,27% di presenze alberghiere tra italiani e stranieri. Ciò ha significato una crescita di appena 686 mila pernottamenti alberghieri che, combinata con la flessione delle tariffe volta ad assecondare le difficoltà della domanda, ha generato un ulteriore calo del giro d’affari. Secondo l'Istat, nei primi nove mesi del 2013 il fatturato dei servizi ricettivi ha registrato un calo dell'1,4% rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente. La componente straniera è cresciuta del +3,7% in termini di pernottamenti. Nonostante il contributo apportato dalla clientela straniera, il totale dei pernottamenti del 2013 si attesta ad un valore inferiore a quello del 2011 (-1,39%). Entrando nel dettaglio, gli stranieri hanno segnato solo tre mesi di trend negativo (gennaio, aprile e novembre), inanellando invece incrementi record a dicembre (+7,5%), maggio (+7,3%) e marzo (+6,6%). Clima di speranza Fiducia nei numeri viene espressa anche dall’Associazione Italiana Confindustria Alberghi, che parla di un tasso di occupazione in leggero aumento grazie alla componente straniera, con un +1,23% rispetto allo stesso indice dello scorso anno. Favorito il segmento medioalto. “I 4 stelle – segmento favorito dai turisti stranieri tra cui russi, cinesi e tedeschi – hanno optato per un contenimento delle tariffe e sono stati premiati con un’occupazione in crescita del 3%”, svela l’analisi. I L’armata degli stranieri 27 Gennaio 2014 - n° 1431 ncoming GuidaViaggi 19 di Laura Dominici Flussi asiatici e sudamericani in crescita a doppia cifra secondo le stime Enit, ma occorre sostenere anche gli europei, che spendono meno di un tempo arà un anno positivo per l’incoming. Le antenne dell’Agenzia nazionale del turismo all’estero lo confermano. Il monitoraggio condotto avvalendosi della rete estera, e che analizza le tendenze dei principali tour operator di 18 mercati europei e di 10 oltreoceano, capta segnali rassicuranti. S Ottimismo diffuso nelle sedi estere La stragrande maggioranza dei tour operator interpellati è ottimista: il 71% di essi stima un incremento di vendite, il 25% afferma che rimarranno stabili e appena il 4% sostiene che saranno in diminuzione rispetto al 2013. Ciò significa che il 96% degli interpellati dichiara che il volume delle vendite aumenterà o rimarrà stabile. Asia e Sud America le aree più favorite per l’anno da poco iniziato, perché registrano in assoluto le migliori performance economiche interne, dati che si riflettono su un maggior consumo di chiesta di un turismo più di nicchia e specializzato. Budget di viaggio tra contrazioni e crescite I dati che emergono da Banca d’Italia fanno però riflettere sulla contrazione delle spese di viaggio da parte di bacini d’utenza importanti per il nostro Paese. Sono quattro i mercati che confermano il trend di crescita, e cioè Usa, Russia, Francia e Australia, mentre risulta negativo il trend di Germania, Regno Unito, Spagna e Olanda. Nel periodo gennaio-settembre 2013 le maggiori entrate dai mercati Usa, Russia, Austria, Svizzera, Francia e Australia (867 milioni in più) hanno compensato le minori entrate dei 4 bacini in negativo (-626 milioni). Dati che fanno riflettere e inducono l’Enit a promuovere delle azioni per sostenere e consolidare gli arrivi dai mercati storici. Sul fronte extraeuropeo, invece, prosegue la politica sui visti, (+35%, 140.000). Il nostro Paese sta ora lavorando in sede comunitaria per l'ulteriore ampliamento della lista dei paesi esenti. Parallelamente il governo italiano ha in agenda lo snellimento delle pratiche per specifiche La spesa degli stranieri in Italia (in mln di euro) Fonte: elaborazione Enit su dati Banca d'Italia servizi turistici a vantaggio del nostro stesso Paese. Chi sale e chi scende In linea generale continueranno a tirare le classiche città d’arte (Roma, Firenze, Venezia), ma tra i mercati più maturi si avverte la ri- che già nel corso del 2013 ha dato ottimi risultati. Nei primi nove mesi del 2013 l'Italia ha rilasciato il 14,6% di visti in più rispetto allo stesso periodo del 2012. La crescita si è consolidata, concentrandosi a Mosca (+22%, 543.000), Istanbul (+37%, 61.000) e Pechino categorie di richiedenti, quali imprenditori, studenti e personale altamente qualificato. “Anche in vista di Expo 2015 – aveva a suo tempo detto Simonetta Giordani, sottosegretario al Turismo, al meeting dei ministri per il Turismo dei paesi più industrializzati - i consolati italia- ni nel mondo stanno rilasciando visti pluriennali per entrate ripetute”. La geografia dei mercati In Germania la stabilità economica favorisce i consumi turistici e le aspettative dell’outgoing verso l’Italia per il 2014 sono piuttosto positive. L’aumento dei collegamenti aerei diretti dovrebbe favorire i flussi turistici verso il nostro Paese. L’Austria sta spingendo il proprio interesse verso il Sud Italia e per l’estate è previsto un aumento di voli charter verso la Puglia. Forte interesse anche per Toscana e montagna. Stabili le previsioni in Svizzera, mentre dal Belgio si stima un incremento del 2,3% rispetto al 2013, in particolare grazie ai voli low cost. Nei Paesi Bassi continuerà il trend di abbreviare la vacanza principale e di fare un secondo viaggio più breve. Sono attesi leggeri aumenti con l’inserimento nell’offerta di nuove strutture ricettive e località italiane. Ottimistiche le aspettative dal Regno Unito: tra le novità l’introduzione di nuovi voli per Sicilia e Sardegna. In Francia, dove cresce l’uso del web per la vacanza, gli operatori stanno offrendo pacchetti à forfait anche ai single, oltre che per famiglie e coppie. Oscillano tra stabilità e aumento le previsioni 2014 della Spagna. A favorire i flussi, il piano di espansione della compagnia low cost Vueling. In aumento i movimenti dal Portogallo, grazie all’arrivo su Lisbona di Ryanair. Positivo anche l’incoming dalla Scandinavia, con un trend verso enogastronomia e vacanza attiva. Europa dell’Est sempre in primo piano, con stime positive per Polonia (+10/15%), Repubblica Ceca (+10%), Ungheria e Ucraina soprat- l’Italia (+35% di presenze è la stima). Effetto eventi sulle previsioni I tour operator hanno grandi aspettative, soprattutto in vista dell’evento Expo 2015. L’India, dal canto suo, sta iniziando a scoprire il Sud Italia. Gli operatori stanno potenziando la programmazione verso regioni alternative a quelle classiche delle Le cifre 51% +35% La percentuale L’aumento dei clienti di lusso che prenota più di quattro viaggi all’anno a livello internazionale: era il 35% due anni fa stimato di presenze cinesi. L’Italia viene inserita in programmi di viaggio che includono almeno altri 2-3 Paesi tutto per località balneari dell’Adriatico, lago di Garda e Sud Italia. Oltreoceano gli operatori canadesi fanno previsioni ottimistiche, con un aumento medio del 10%. In espansione anche l’outgoing dal Brasile, con un miglioramento dei voli verso l’Italia. Italia ai primi posti per interesse anche per gli argentini, dove Aerolineas Argentinas da gennaio incrementa i voli per Roma. E dagli Emirati arabi uniti la stima è di raggiungere un +18% di flussi verso l’Italia. Dalla Cina è previsto un forte flusso di arrivi verso città d’arte e la previsione 2014 per la vendita del prodotto Italia è ottimistica, con stime di crescita a due cifre. Tra gli americani si fa strada la ricerca del turismo di nicchia. Sempre più numerosi sono i turisti statunitensi attratti dalla vacanza attiva, benessere, accanto all’enogastronomia. Da parte dei senior prosegue, invece, la passione per le crociere. Nella stagione in corso la Corea del Sud svilupperà l’offerta di specifiche regioni e città minori del nostro Paese, mentre il Giappone si rafforzerà nel Nord-Est. 1431 pag.20 indice_1307 Castoldi da pag.22.qxd 22/01/2014 12.21 Pagina 1 I Sale l’ottimismo 20 GuidaViaggi ndice di fiducia 27 Gennaio 2014 - n° 1431 di Emanuela Comelli e accomuna Nord, Centro e Sud Nel 2013 il sentire di tutte le agenzie italiane verso il futuro pare tornato più positivo Il dettaglio, mese per mese L’analisi in dettaglio comincia con il mese di gennaio a quota 38, valore più basso del 51 con cui avevamo lasciato il 2012. Se anche l’ultimo mese dell’anno aveva fatto ben sperare, le attese degli adv sembrano scontrarsi successivamente con una certa delusione. Ma, fortunatamente, dura poco. A Come si calcola La rubrica di Guida Viaggi ha l'obiettivo di fare il punto sulla percezione dell'andamento del settore turistico da parte degli agenti di viaggi. A tal fine, tramite l'Osservatorio Guida Viaggi, periodicamente viene sottoposta alla rete agenziale la domanda "Come pensate che andrà il vostro business nei prossimi mesi?". In base alle risposte date viene calcolato un indice che misura, in un unico valore, il feeling positivo, negativo o neutro che le agenzie hanno del proprio business. Il valore dell'indice pari a 100 è relativo al sentire neutro degli agenti nei confronti del proprio futuro lavorativo. Mediamente vengono interpellate, in occasione di ogni indagine, circa 300 agenzie in tutta Italia. Indice di fiducia nazionale 2013 Fonte: Guida Viaggi U febbraio, mese delle elezioni, mese di grandi incertezze, il valore del nostro indice non solo sale, e di tanto, ma supera quella quota 100 che nel 2012 non si era davvero mai vista. Nonostante tutto, a dispetto del clima politico ed economico generale, le agenzie ci credono, e marzo va ancora meglio, indice a 139. Poi lo stop di primavera, decisamente più netto che nel 2012. Giù, in picchiata fino a giugno, fino a sfiorare quota zero. Aprile vede un valore pari a 50, sotto la significativa soglia del 100, di poco inferiore è maggio, 46, ancora meno giugno, 29. Sono i mesi dei ponti, che non sono bastati, il meteo sfavorevole non ha fatto decollare a pieno la “mezza stagione” e ha tardato non poco a far partire quella “alta”. L’opinione pubblica discuteva, e in realtà non ha smesso di farlo, di tasse dagli strani acronimi, che non si sa bene se e quando si dovranno pagare, e chi le dovrà pagare, di un governo che non si sa se dura, di dati economici sempre più preoccupanti, della ripresa rinviata di trimestre in trimestre. Morale, si fa fatica a pensare di spendere per le vacanze. Meglio aspettare e vedere che succede. E allora si aspetta, e si comincia ad entrare in agenzia sempre più sotto data, sempre più vicini al giorno in cui si vorrebbe partire. Però si entra. Almeno così interpretiamo il ritorno all’ottimismo in agenzia che riscontriamo nel mese di settembre, figlio di una estate che sembra proprio aver ridato fiato al trade. Nel mese l’indice è a 76, poi si risale a 129 in ottobre e a ben 154 in dicembre. Feeling suddiviso per macro-aree geografiche Fonte: Guida Viaggi n anno di maggiore ottimismo rispetto al 2012, anche se non sono mancati momenti di “sconforto”. Questo il 2013 fotografato dall’andamento del nostro tradizionale indice di fiducia, un andamento che ricalca in qualche modo quello dell’anno precedente, anche se, come detto, caratterizzato da una maggiore propensione a vedere rosa. Gennaio parte con una certa fatica, con un sentiment in calo rispetto al mese precedente (dicembre 2012), poi una ripresa, un calo verso l’estate e da qui, come già nel 2012 una decisa risalita sino a fine anno. Questa volta, però, nessun numero negativo, e ben quattro mesi “ottimisti”, sopra quota 100 dell’indice, che rappresenta il sentire neutro degli agenti verso il loro futuro. Altro dato interessante, e che fa ben sperare, il fatto che se nel 2012 ad avere una certa fiducia erano in particolare gli agenti del Nord Italia, mentre Centro e Sud si mostravano più pessimisti, nel 2013 le cose cambiano. Il Nord non sempre ha i valori dell’indice più alti, anzi, e le altre zone della Penisola sembrano aver ritrovato un certo slancio. L’autunno pare essere stato un momento di maggiore fiducia degli agenti di viaggi. Possiamo pensare ad una svolta che davvero pare vicina, a più viaggi venduti, ad un contesto generale più positivo. Un trend che, come si diceva in apertura, ha contraddistinto l’intera Penisola. Il trend delle singole aree Nei tanti mesi in cui abbiamo calcolato l’indice di fiducia, è emerso quasi sempre che il Nord è l’area più ottimista e il Sud l’area più negativa, con un Centro so- litamente via di mezzo tra le due. Nel 2012 lo scarto tra la prima e le altre due è stato ancora più evidente. Quest’anno qualche cosa è cambiato. Prima di ritrovare gli agenti settentrionali i più ottimisti dobbiamo arrivare a giugno quando, pur in un contesto non molto roseo, il Nord distacca con il suo indice a 50 Centro e Sud rispettivamente con indici a 7 e 4. Nei tre mesi successivi all’estate il primato si conferma, ma sono tutte e tre le aree a crescere: a dicembre il Nord è addirittura sopra la media nazionale, con 160, e lo è anche il Sud, che ha un indice a ben 156. Va detto che il Meridione ha vissuto nell’anno appena passato momenti di vivacità inusuali, come potrà confermare chi ha seguito la nostra rubrica anche in passato. Seguiamone il grafico. A marzo gli adv meridionali raggiungono un indice pari a 166, valore più alto anche della media nazionale che è di 139. Ad aprile scendono tutti, ma il Sud è ancora primo, gli agenti di quest’area sono quelli che meno perdono fiducia nel futuro. A maggio e giugno si fatica, ma la ripresa delle ultime tre rilevazioni c’è, e si vede. E il Centro? Anche qui dobbiamo rendere conto di una situazione decisamente più brillante che in passato. Nel primo semestre l’area è quasi sempre sopra la media nazionale, eccetto che a giugno. Settembre ed ottobre non brillano particolarmente, ma anche gli agenti del Centro chiudono l’anno con una buone dose di ottimismo. Attendiamo i valori di gennaio per capire se si ripeterà il copione già visto negli anni passati, se ci sarà un calo della fiducia, o se davvero si è voltata pagina. B 22 GuidaViaggi 27 Gennaio 2014 - n° 1431 ilanci t.o. di Giorgio Castoldi Crisi di ricavi per il turismo organizzato Nel 2012 84 società producono incassi per 7 miliardi di euro, contro i 7,3 del 2011 alla complessità nasce il nowism. Tradotto: più viviamo in un mondo complesso e più siamo portati a cercare scorciatoie immediate, presi dalla fretta del “tutto e subito”, che trova orribile espressione nel neologismo “adessismo”. E quindi il fatto di dover riconoscere che ci troviamo a fronteggiare tre diversi ordini di crisi crea come minimo fastidio. Quali sono queste crisi? La prima è quella ciclica: l’economia è in picchiata dal 2008. L’aspetto consolante è che, quando avremo toccato il fondo, ci sarà la risalita. Quando avverrà? I dati ufficiali del governo ci dicono che la svolta sarà nel 2014 e abbiamo un gran desiderio di crederlo. La seconda è la crisi del sistema Italia, con le sue burocrazie, la sua corruzione, la sua scarsa produttività e, soprattutto, la scarsa voglia di iniziare il lungo cammino necessario per apportare correzioni, che è incompatibile con l’adessismo e con i tempi della politica. La terza, che ovviamente risente delle prime due ma ha suoi elementi di autonomia, è la crisi dei tour operator italiani, iniziata già quando, nella seconda metà degli anni Novanta, in pochi hanno realmente compreso i cambiamenti in atto. D I risultati dei bilanci dei t.o. che qui si esaminano, relativi al 2012, sono evidente frutto della somma delle tre crisi e non ci si può, per ora, consolare pensando che quando arriveranno i consuntivi del 2013 conterranno dati migliori. Enrico Scotti, creatore del primo network di agenzie Buon Viaggio, già nel 2003, quando il ciclo di sviluppo del tour operating mostrava il suo andamento discendente, diceva che “laddove la macroeconomia non ce la fa interviene la microeconomia”. Si tratta solo di un modo colto per dire “aiutati che il ciel t’aiuta”. Tradotto per i tour operator: le responsabilità non sono sempre degli altri e non tutto è ineluttabile. La buona notizia è che cresce il numero delle aziende che mostrano di averlo capito. Una crisi di settore L’annuale analisi di Guida Viaggi sui bilanci dei tour operator italiani ha esaminato, per il 2012, i consuntivi di 84 società, per un ricavo totale di poco più di 7 miliardi di euro. L’anno precedente ne erano stati esaminate 67 che avevano registrato ricavi complessivi più elevati, pari a 7,3 miliardi. Le società delle quali è stato trovato un conto economico con un valore della produ- zione superiore a 100 milioni sono state solo sei, contro le sette del 2011, le undici del 2010 e le 14 del 2008. È vero che mancano i bilanci di alcune società importanti (non reperiti in Camera di Commercio) ma i numeri sembrano comunque esprimere che è in atto una contrazione significativa del comparto. Non si sa qual è il giro d’affari complessivo del tour operating in Italia, anche perché sempre più si tratta di un’attività che non viene svolta solo da imprese che la svolgono in modo esclusivo, ma in misura crescente da aziende che la mescolano con altre. Si pensi alle numerose agenzie che organizzano viaggi e predispongono anche cataloghi pur se si occupano prevalentemente di intermediazione. È da ritenere che complessivamente la produzione di pacchetti non vada oltre gli 8-8,5 miliardi e quindi il totale esaminato copra una buona quota del venduto. È difficile giudicare, considerata la frammentazione dell’offerta, l’andamento del settore nel suo complesso, certa è invece la riduzione di fatturato della maggior parte dei t.o. più grandi, come si vede nella tabella 1, e la conseguente diminuzione dell’incidenza delle imprese che dichiarano più di 100 milioni di ricavi sul totale, Tabella 1 - I ricavi dei t.o. che hanno superato i 100 milioni all’anno (valori in milioni di euro) evidenziata dalla tabella 2. Se poi si esclude dal calcolo Costa Crociere che, nonostante la flessione di fatturato del 2012 ha uno share pari al 43% delle aziende esaminate, si vede che gli altri big sono sempre meno tali e contano ormai per un quarto del totale. Insomma, mentre un po’ dappertutto si assiste, nelle attività produttive, a una tendenza alla concentrazione, il tour operating italiano si distingue per la progressiva frammentazione. I numeri Se si dividono le imprese Nota metodologica Tutti i dati che compaiono in questa ricerca provengono dai bilanci ufficiali relativi al 2012 depositati in Camera di Commercio da “agenzie di viaggio che svolgono attività di produzione dei servizi” (ricordiamo che nella nostra normativa il termine tour operator non esiste). Per avere i consuntivi del 2013 bisognerà attendere il prossimo autunno. Per delimitare il campo si sono presi solo i documenti finali delle società che per l’anno indicato hanno dichiarato più di 10 milioni di valore della produzione. Questo valore, contenuto nel punto A del conto economico, si compone, oltre che dei ricavi delle vendite, di altre voci minori, la cui incidenza è in genere irrilevante ed è per questo che, in prima approssimazione, in questa sede, il suo importo è considerato pari a quello del fatturato e dei ricavi delle vendite. Ovviamente le imprese considerate non esauriscono il panorama del tour operating italiano, che è sempre più frazionato in un gran numero di aziende, fra le quali molte svolgono diverse attività. Inoltre, fra gli 84 mancano operatori importanti, di cui non è stato reperito il bilancio, come Boscolo, Valtur, Cts, Naar, Kuoni (tanto per citarne alcuni). Di altri, come Msc e Club Med, non è possibile avere dati perché non presentano più il loro consuntivo in Italia. Il totale del valore della produzione delle società esaminate supera i 7 miliardi (7,076) e quindi si ritiene che esse possano essere viste come una quota importante di questo mercato, che, dal punto di vista del numero delle imprese, si caratterizza per le piccole e piccolissime dimensioni uni- tarie. Alle aziende esaminate nel 2011 se ne sono aggiunte altre di minori dimensioni (21 con valore della produzione compreso fra 10 e 15 milioni di euro) perché altrimenti il campione, oltre che non statisticamente significativo, sarebbe risultato troppo ridotto. Nonostante si paragonino aziende differenti, i confronti che vengono fatti con gli anni precedenti possono essere comunque ritenuti indicativi perché evidenziano le tendenze del mercato nel suo complesso. La prima parte dell’analisi si sofferma sullo stato patrimoniale (il prospetto che illustra la struttura del patrimonio aziendale), utilizzando non i valori assoluti, ma la composizione percentuale dei suoi elementi. La composizione del patrimonio viene verificata nella sua forma finanziaria, cioè dividendo le componenti fisse, di lunga durata, da quelle correnti, di breve durata, per valutare se esiste il necessario equilibrio fra l’attivo, il passivo corrente e quello a medio-lungo termine. Il conto economico è il prospetto in cui si evidenzia la redditività dell’impresa, in quanto confronta i ricavi con i costi relativi all’esercizio trascorso. Di esso vengono valutate le componenti nei loro rapporti percentuali. In sostanza, fatto pari a 100 il valore della produzione, si rileva l’incidenza dei costi di produzione, degli oneri e dei proventi finanziari, degli oneri e proventi straordinari e così via, per fornire un quadro della composizione del reddito, inteso proprio come differenza fra i ricavi e i costi. Tutte le tabelle che elencano le diverse aziende seguono un ordine decrescente di valore della produzione (dal più alto al più basso). analizzate in quattro gruppi per fasce di ricavi (vedi tabella 3), si possono osservare alcuni dati medi interessanti. È evidente che le medie calcolate su alte varianze, cioè su risultati disomogenei, significano poco, ma in questo caso sembra che qualche indicazione la forniscano. Le imprese maggiori sono per la metà in perdita. Quelle con valore della produzione compreso fra 30 e 100 milioni sono in perdita per un terzo e i dati medi relativi alla redditività sono quasi tutti negativi. Non vanno molto meglio le cose per le aziende con ricavi compresi fra 15 e 30 milioni, fra le quali quelle in perdita raggiungono il 38%, mentre sono decisamente migliori i risultati delle società con fatturato sotto i 15 milioni, che forniscono solo numeri positivi, con un ridotto 10% di imprese in perdita. L’aspetto patrimoniale C’è stato un periodo, a cavallo fra il secolo scorso e gli anni Duemila, in cui l’aspetto dei bilanci che più sembrava interessare era B 27 Gennaio 2014 - n° 1431 * * * *Valori in migliaia di euro zione che può essere apprezzata solo scorrendo le tabelle analitiche proposte di seguito. Va rilevato che è necessario, come accennato, distinguere due tipi di integrazione, che hanno un ruolo molto diverso. Se, per aziende tutto sommato non enormi come sono i t.o. italiani, l’integrazione verticale si è rivelata in molti casi un problema, non altrettanto si deve dire di quella orizzontale. Nel primo caso si attua soprattutto l’acquisizione di strutture ricettive, in particolare di villaggi. E si tratta di un’operazione molto rischiosa per aziende che non sono grandi abbastanza da differenziare i loro investimenti: comprare pochi villaggi in poche aree significa legare strettamente il rischio d’impresa con l’andamento di destinazioni che possono 23 di Giorgio Castoldi Tabella 2 - Quota di mercato dei tour operator maggiori quello patrimoniale. I redditi bene o male arrivavano e quindi l’attenzione era rivolta in particolare alla crescente propensione da parte dei t.o. italiani a integrarsi (acquistando partecipazioni in altre aziende), sia sul piano orizzontale, concentrando diversi marchi, sia su quello verticale, acquisendo soprattutto strutture ricettive. La conseguenza è stato un progressivo irrigidirsi dei patrimoni, nei quali il peso delle immobilizzazioni è passato dal 27,73% del 1996 al 38,45% del 2002. Nel 2003 la corsa sembra arrestarsi e le immobilizzazioni ridiscendono al 35,82% del totale, poi ancora al 35,50% nel 2004, al 33,4% nel 2005 e fino ad arrivare, pur con una tendenza non rettilinea, al 27,05% del 2012. Anche questo è un dato medio, frutto di una diversifica- GuidaViaggi ilanci t.o. diventare problematiche (e purtroppo gli esempi ben noti, anche per il 2012, non mancano). Diversa è la scelta di chi investe in altri marchi, altre aziende che integrano l’of- ferta diversificandola e consentendo l’allargamento del proprio mercato con l’acquisizione di nuova domanda: integrazioni orizzontali ben studiate possono costituire un importante elemento di crescita anche per società non troppo grandi. L’acquisizione di partecipazioni accresce comunque la parte fissa del bilancio. Il patrimonio più rigido è quello di Europlan, che opera sul lago di Garda ed è soprattutto albergatore, con il 96,9% di immobilizzazioni. Segue Costa crociere, con il 94,2% di investimenti fissi, riconducibili alla proprietà delle navi. Le aziende che presentano più dei due terzi del loro attivo immobilizzato, che erano otto nel 2011, sono ridotte a sei nel 2012. Fra questi è Alpitour, l’unico gruppo italiano proprietario di una compagnia aerea, la Neos, il cui attivo fisso è il 68,2% del totale. Sul fronte dei finanziamenti, l’incidenza del capitale proprio nel 2012 che viene evi- denziata nei bilanci è del 21,7% del totale degli investimenti, di non molto inferiore al 27% costituito dal totale delle immobilizzazioni, mentre negli anni precedenti, a fronte di un attivo rigido più consistente l’incidenza del patrimonio era inferiore (tabella 4). Il risultato è una riduzione dell’indebitamento complessivo e un aumento del rapporto fra attivo circolante e debiti a breve che, nel momento in cui si creano problemi di incasso dei crediti, potrebbe non essere considerato un elemento positivo. Sul fronte della redditività il dato medio -2,94% è il peggiore in assoluto fra i 17 anni presi in considerazione. Gli indici patrimoniali Le analisi di bilancio si fan- Tabella 3 - I valori medi (2012) Tabella 4 - Composizione % del patrimonio di molti fra i maggiori t.o. italiani (2012-1996) Che cos'è il bilancio d'esercizio? È il documento riassuntivo dell’attività di un’azienda per un periodo amministrativo. Il periodo amministrativo di solito coincide con l’anno solare e quindi il bilancio viene redatto con data 31 dicembre. C’è però da sottolineare che, nell’attività di produzione di viaggi, alcune aziende chiudono il bilancio al termine della stagione, il 31 ottobre. E quindi il loro anno contabile apre il 1° novembre. Si tratta, per esempio, fra quelle esaminate, di Best Tours, Burgunitour, Damare, Eden Viaggi, Futura, i Grandi Viaggi, Hotelplan, Italturist, Olympia e Alpitour World. Costa Crociere chiude il bilancio al 30 novembre, Press Tours al 31 marzo, Acampora e i Viaggi del Turchese al 30 settembre. Il bilancio è chiamato d’esercizio perché in questo modo si definisce l’insieme delle operazioni che si svolgono nell’arco del periodo amministrativo, della durata di un anno. Il documento si compone di tre parti obbligatorie: lo stato patrimoniale, il conto economico e la nota integrativa. In più è sempre corredato della relazione che gli amministratori fanno all’assemblea dei soci alla quale lo presentano. La struttura del bilancio è obbligatoria, è definita dal codice civile, negli articoli dal 2423 al 2435bis, ed è il frutto di direttive dell’Unione europea, introdotte in Italia con decreto legislativo n.127 nel 1991. È grazie a questa normativa che i bilanci, precedentemente redatti in modo eterogeneo, sono ora confrontabili fra loro. I gruppi societari devono redigere, oltre a quello delle singole imprese componenti, anche il bilancio consolidato, cioè il documento riassuntivo di tutte le attività del gruppo, che somma i fatturati ed elide le attività infragruppo. Nell’elenco riportato i bilanci consolidati reperiti sono quelli di Aeroviaggi, Alpitour World, Costa Crociere e i Grandi Viaggi. NB: Il patrimonio viene espresso utilizzando un prospetto definito “conto”, la cui colonna di sinistra (in questo caso l’attivo) è definita il “dare”, mentre la colonna di destra (in questo caso il passivo) è definita l’”avere”. I termini “dare” e “avere”, quindi significano rispettivamente sinistra e destra. Il fatto che nella presentazione qui proposta l’attivo sia indicato sopra il passivo (e non a sinistra) deriva da esigenze grafiche.Si noti anche che l’attivo e il passivo patrimoniale devono sempre essere uguali, in quanto nell’attivo sono indicati gli investimenti dell’impresa, vale a dire dove sono andati a finire i soldi a sua disposizione, mentre nel passivo sono contenuti i finanziamenti, cioè la provenienza del denaro di cui l’azienda dispone. È chiaro che, indicando le due facce della stessa somma di denaro, non possono essere diversi. CONTINUA A PAG 24 24 GuidaViaggi CONTINUA DA PAG 23 no utilizzando molto gli indici, cioè i rapporti fra alcune grandezze ritenute significative. Gli americani li chiamano ratios (pronunciati rescios), storpiando, come loro abitudine (si pensi ai media) una parola latina. E noi li imitiamo. Ratio significa rapporto e, in effetti, gli indici di bilancio non sono altro che rapporti fra le diverse voci del bilancio. Permettono di stabilire connessioni fra le grandezze che le compongono, ma non consentono mai di trarre conclusioni. Quindi non è corretto soffermarsi sui singoli risultati. Devono essere visti nel loro insieme, sempre con molta cautela. Dallo stato patrimoniale delle aziende esaminate traiamo gli indici patrimoniali e finanziari fondamentali, cioè i ratios che ci consentono di esaminare la composizione del loro patrimonio e come funziona il flusso del denaro. 1.L’indice di liquidità. È dato dal rapporto fra attivo circolante e passivo a breve. L’attivo circolante contiene i mezzi finanziari di cui l’impresa dispone (nell’immediato o nel breve termine). Il passivo a breve termine riguarda i debiti in scadenza entro 12 mesi. Si può dire che l’attivo circolante (composto di crediti a breve scadenza e di disponibilità liquide) precostituisce i mezzi finanziari per far fronte ai debiti da pagare. Il dato ottimale è quindi costituito da un rapporto attorno a uno, considerato che l’attivo non contiene, per i tour operator, le rimanenze materiali di magazzino, la cui liquidabilità è sempre da verificare. Nel 2012, il dato medio rilevato sugli 84 tour operator esaminati è 1,15, identico a quello dell’anno precedente, e si può considerare adeguato. Ovviamente si tratta di un valore medio che, come si può vedere dalle tabelle 5, 6 e 7, è diverso da azienda ad azienda. Si tratta di un indice fondamentale perché segnala la capacità dell’impresa di pagare i propri debiti. Come tutti gli indici, però, non va preso come dato isolato e deve essere visto alla luce dell’andamento complessivo dell’azienda. La liquidabilità dei crediti, in primo luogo: un indice alto che è dovuto alla presenza di crediti non facili da incassare non rappresenta certo un buon risultato. Viceversa un indice sotto il valore ideale di 1 rilevato da un’azienda che è in grado di riscuotere i crediti più rapidamente di quanto paghi i suoi debiti può essere inter- B 27 Gennaio 2014 - n° 1431 ilanci t.o. pretato come un valore positivo. 2. L’indice di rigidità del patrimonio. È l’incidenza delle immobilizzazioni, cioè degli investimenti fissi, di durata superiore a 12 mesi, rispetto al totale dell’attivo. Questo valore segnala il livello di controllo dei mezzi di produzione da parte dell’impresa. Il tour operator che non ha alberghi propri, non ha edifici di proprietà, non possiede aerei ha poche immobilizzazioni e presenta un basso indice di rigidità. Viceversa è più alto il valore per gli operatori integrati, che possiedono strutture ricettive, mezzi di trasporto o anche, come si è visto, partecipazioni in altre aziende del comparto. Si è visto che il valore medio del 27% (uguale a quello dell’anno precedente), appare come un ritorno al passato (è praticamente ai livelli del 1996) dopo gli anni a cavallo dell’inizio del nuovo millennio, caratterizzati da una crescita di questo valore ben presto rivelatasi eccessiva. Ovviamente le aziende maggiori hanno una rigidità più elevata: il 48,96%. Ma complessivamente si trova di tutto, con livelli compresi fra il minimo dello 0,10% di Aim e il massimo del 96,9% di Europlan. È opportuno precisare che questo indice non ha nulla a che fare con le operazioni a rischio che le aziende compiono concludendo contratti vuoto/pieno, non rilevabili nel patrimonio. 3. L’indice di indebitamento. Il rapporto fra il totale dell’attivo di un’impresa e il suo capitale proprio indica quanti investimenti questa è riuscita a fare usando i mezzi propri. Il fatto che tale rapporto nel 2012 per i tour operator italiani esaminati risulti 24,28 significa che per ogni euro che il proprietario (i soci) ha immesso nell’azienda ne sono stati investiti, appunto, 24,28. Gli altri 23,28, quindi, sono stati presi a prestito. Se poi non si tiene conto di alcune situazioni particolari (il 305,94 di Italturist, il 332,25 di Falktour, e il 300,97 di Mappamondo), si ha un valore medio di 12,87. Va comunque rilevato che avere tanti debiti, per un’azienda, non rappresenta, di per sé, un dato negativo. Anzi. Prima di essere denaro da pagare, le somme altrui di cui le aziende dispongono costituiscono finanziamenti, senza i quali esse non potrebbero lavorare ed espandersi. L’importante è che l’indebitamento vada di pari passo di Giorgio Castoldi Tabella 5 - La composizione % del patrimonio di 6 t.o. con più di 100 milioni di valore della produzione nel 2012 Legenda Imm = immobilizzazioni Ac = attivo circolante Cp = Capitale proprio Utile Cons = debiti a medio e lungo termine Pb = passivo a breve termine (sono espressi in percentuale ri- spetto al totale dello Stato patrimoniale Liq = indice di liquidità (rapporto fra attivo circolante e passivo a breve) Indeb = indice di indebitamento dato dal rapporto fra investimenti e capitale proprio Tabella 6 - La composizione % del patrimonio di 23 t.o. con un valore della produzione nel 2012 compreso fra 30 e 100 milioni con la redditività (cioè renda) e con l’equilibrio finanziario (cioè si sia sempre in grado di pagare i debiti). Considerato che i rendimenti medi degli investimenti sono negativi (è il -0,5% costituito dal ROA di cui si parla in seguito), sembra che la prima condizione non sia gran che soddisfatta. Per quanto riguarda la seconda, non ci sono problemi (sempre nella media) riguardo al pagamento dei debiti, come si è visto dall’indice di liquidità di 1,15. Si è già osservato però come anche questo indice vada considerato con prudenza, vista la crescente difficoltà di incas- sare i crediti. E se non necessariamente possono stare tranquilli gli operatori che hanno un’alta liquidità, certamente hanno di che preoccuparsi quelli il cui indice è sotto il valore 1. Il patrimonio degli 84 t.o. Come si vede dalla tabella 5 i dati dei big 6 sono molto disomogenei, a partire dalla rigidità (compresa fra il 94,2% di Costa Crociere e il 14,6% di Settemari), al capitale proprio, la cui incidenza rispetto alle immobilizzazioni indica il livello di capitalizzazione, all’utile, compreso fra il +5,85% di Vera- tour e il -77,76% di Hotelplan, all’indice di liquidità. L’unico dato che si può considerare uniformemente basso è l’indebitamento, il cui valore medio di 3,86 appare decisamente modesto, segnalando nel complesso una situazione di imprese piuttosto capitalizzate. Anche l’esame dei patrimoni dei t.o. con valore della produzione sotto i 100 milioni mostra situazioni estremamente eterogenee, che hanno in comune, come differenza rispetto alle società maggiori, un minore indice di rigidità, praticamente dimezzato rispetto alle big 6. L’azienda in assoluto più elastica è Aim Travel, con lo 0,10% di incidenza delle immobilizzazioni sul totale attivo, ma è in questo ampio gruppo che si trova anche Europlan, che ha il 96,2% di investimenti fissi. Da notare che la minore rigidità porta anche, nella maggior parte dei casi, a una migliore situazione finanziaria e a un maggior ricorso al capitale di terzi, testimoniato dal valore dell’indebitamento, che tendenzialmente cresce in maniera inversa rispetto alle dimensioni. Una costante è il segno meno nelle medie relative agli utili, che sono però influenzati da alcuni risultati 27 Gennaio 2014 - n° 1431 pesantemente negativi (tabelle 6 e 7). Il problema è nei ricavi Passato il periodo delle integrazioni, con le conseguenti ricadute sui patrimoni aziendali, i bilanci del 2012 presentano situazioni finanziarie complessivamente tranquille, pur con non poche eccezioni. Non si può dire altrettanto dell’esame dei conti economici, dai quali emerge che molte imprese uniscono a una riduzione del giro d’affari anche una contrazione dei margini, facendo pensare a un mercato che si restringe e rende sempre meno. C’è ovviamente chi la riduzione delle vendite la subisce e, non riuscendo a contenere nello stesso modo i costi, si vede diminuire il reddito. Ma c’è anche chi il proprio ridimensionamento lo sta studiando come strategia di medio periodo, rendendosi conto di trovarsi nella posizione di chi è troppo grande per essere piccolo e troppo piccolo per essere grande. Delle 27 aziende in perdita (il 32,1% di quelle esaminate, quindi quasi un terzo), 21 hanno anche ridotto i ricavi. E complessivamente sono state 42 (quindi la metà) le imprese che hanno registrato per il 2012 redditi inferiori al 2011. Di queste 14 sono passate dall’utile alla perdita. Esistono anche casi (purtroppo solo 6) di tour operator che sono passati da una perdita nel 2011 a un utile nel 2012, mentre sono di più (14 come si è detto) quelli che hanno compiuto il percorso contrario. Come si vede dalla tabella 8, si tratta dei peggiori risultati degli ultimi quindici anni. La redditività di un’azienda la si calcola sottraendo ai ricavi i costi, e quindi, se i margini non ci sono è perché i primi non coprono i secondi. Ne consegue che non ha senso parlare solo di uno dei due. Poiché però la tendenza di molti imprenditori è quella di prestare più attenzione al fronte dei costi che a quello dei ricavi, si potrebbe rivolgere l’invito a cambiare prospettiva, notando che la sofferenza maggiore è nel giro d’affari e si riflette sugli oneri solo di conseguenza. Insomma, si potrebbe dire con una semplificazione: è il momento di trovare il modo di incentivare le vendite più che di tagliare i costi. Come si valuta il rendimento di un’azienda? Quando si legge un bilancio d’esercizio, l’occhio corre a osservare subito il risultato finale, costituito dal reddito (utile o perdita) d’esercizio. B GuidaViaggi ilanci t.o. Si tratta del dato che dovrebbe rispondere alla prima domanda che ogni imprenditore si pone: “Ho guadagnato o perduto?” In realtà si tratta di un’informazione che può trarre in inganno, perché può essere composta anche di elementi di costo e di ricavo che poco hanno a che fare con l’effettiva redditività dell’impresa, in particolare con i proventi e gli oneri straordinari, o con le imposte, componenti estranee alla ordinaria gestione dell’azienda. È proprio per poter eseguire verifiche e valutazioni relative alla composizione del reddito e non limitarsi al risultato finale che la struttura del conto economico imposta dalla legge prevede la determinazione anche di un risultato parziale, il margine operativo, dato dalla differenza fra i ricavi ottenuti con l’attività di vendita (il valore della produzione), e i costi di produzione, per beni, servizi, personale, ammortamenti. Il risultato (o margine) operativo è detto anche Ebit (earning before interests and taxes) e indica il rendimento dell’attività tipica dell’impresa. 25 di Giorgio Castoldi Tabella 7 - La composizione % del patrimonio di 55 t.o. con un valore della produzione nel 2012 compreso fra 10 e 30 milioni Il risultato operativo (Ebit) Dall’esame dei bilanci del 2012 si vede che l’Ebit medio è negativo (-0,3% dei ricavi). Si tratta del peggior risultato di sempre, se si considera nel 2011 era lo 0,5%, nel 2010 era lo 0,9% e nel 2007 era il 3,4%. Il risultato operativo è l’unico intermedio previsto dalla legge di bilancio, ma, come si può vedere anche dalla tabella 9, esso si ottiene togliendo ai ricavi una quantità di costi tale da rappresentare quasi l’intera massa degli oneri di bilancio (nel 2012 erano addirittura superiori ai proventi). Questo fa sì che si sia sentita la necessità di articolare ulteriormente i valori di bilancio per ottenere altri risultati parziali. Il valore aggiunto Il primo è il valore aggiunto, calcolato come differenza fra i ricavi di vendita e i costi di acquisto di beni e servizi esterni: in sostanza si tratta del valore (fatture di vendita meno fatture di acquisto) sul quale viene determinata l’imposta che prende quella denominazione. Può fornire indicazioni sulla correttezza del rapporto con il mercato e, messo in relazione con i costi interni (personale e ammortamenti), può aiutare nelle scelte imprenditoriali relative al reperimento dei servizi. Questo valore (non evidenziato nella tabella 8), nel 2012 è stato il 7,6%. Anche in questo caso si tratta di un valore in continua contrazione: nel 2011 è stato dell’8%, più basso rispetto al 9,3% del 2010 e del 2009 e ancor più ridotto rispetto al 9,6% del 2008 e al 10,4% del 2007. Il valore medio del costo del lavoro è stato del 6,8%, più del 6,4% del 2012 ma meno del 7% del 2010 e comunque superiore rispetto al 6,3% del 2009, che era uguale alla percentuale del 2008. Il risultato operativo lordo (Ebitda) È proprio nel rapporto fra valore aggiunto e costo del personale che si giocano le possibilità di reddito delle imprese ed è per questo che un dato sempre più preso in considerazione è l’Ebitda CONTINUA A PAG 26 26 GuidaViaggi CONTINUA DA PAG 25 (earning before interests, taxes, devaluations and amortizations), cioè il risultato operativo lordo, che indica il rendimento prima degli ammortamenti. È dato proprio dall’importo del valore aggiunto meno il costo del lavoro. E la sua progressiva erosione, dal 3,5% del 2008, al 2,6% del 2009, al 2,3% del 2010, all’1,6% del 2011, fino allo 0,8% del 2012 non è un segnale positivo, anche se, trattandosi di un valore medio va riesaminato caso per caso. Si ricorda che non ha senso soffermarsi a valutare separatamente le singole voci di costo. Non ha senso fare benchmarking, cioè confronti con altre aziende, prendendo in considerazione solo quella che in genere attrae l’attenzione degli imprenditori: il costo del lavoro. Si tratta di un elemento strettamente legato al valore aggiunto (e quindi all’Ebitda) e può e deve avere valori molto diversi a seconda del tipo di attività svolto. Per esempio, se si esaminano queste grandezze nel bilancio di Europlan, che ha l’indice di rigidità più alto fra tutte le aziende considerate (96,92%), si vede che ha un valore aggiunto molto superiore alla media (29,23%), al quale corrisponde anche un costo del lavoro molto elevato (20,94%). Questo perché evidentemente si tratta di un’impresa che produce molti servizi al suo interno e quindi da una parte compra meno all’esterno (realizzando un alto valore aggiunto) e dall’altra necessita di molto personale (alto costo del la- B 27 Gennaio 2014 - n° 1431 ilanci t.o. voro). Viceversa, se prendiamo King Holidays, il cui indice di rigidità è 0,41%, ha un valore aggiunto basso (6,67%) perché acquista all’esterno quasi tutti i servizi che propone al pubblico, ma conseguentemente ha anche un minore costo del lavoro (6,31%). L’importante è che i due dati (valore aggiunto e costo del lavoro) siano coerenti e siano conseguenti l’impostazione gestionale dell’impresa e, soprattutto, il secondo non superi il primo, altrimenti si produce un Ebitda negativo. Il risultato di gestione ordinaria Un altro risultato economico parziale, non previsto dalla normativa, è quello di gestione ordinaria, rappresentato dalla somma algebrica del risultato operativo con gli oneri e i proventi finanziari. È importante perché tiene conto dell’aspetto operativo e di quello finanziario, tralasciando gli elementi straordinari e quelli fiscali, che non hanno a che fare in modo diretto con la gestione. Il dato medio del 2012 è negativo (-0,6%), cosa che non succedeva da undici anni. Gli indici economici I ratios che si desumono dal conto economico hanno lo scopo di identificare la capacità di reddito di un’azienda rispetto alle sue diverse componenti. Gli analisti di bilancio ne estraggono a decine. Qui ci limitiamo ai tre più famosi. di Giorgio Castoldi Tabella 8 - Composizione % del conto economico dei maggiori t.o. italiani dal 1996 al 2012 1. Roe (Return on equities). Si calcola dividendo l’utile d’esercizio per il capitale proprio e indica il rendimento dei finanziamenti del proprietario. Nel 2012 l’indice medio è, per la prima volta, pesantemente negativo (-19,8%). Si tratta, in questo caso, di una media particolarmente poco significativa perché data da risultati estremi abissalmente diversi che hanno come limiti estremi da una parte il -3598% di Mappamondo e dall’altra il +1250% di Golden Globe. La buona notizia è che non vuol dire quasi nulla. A prima vista sembrerebbe il dato che più potrebbe interessare l’imprenditore, perché gli segnala quanto rende il capitale che ha investito. In realtà, soprattutto nelle imprese di servizi come i tour operator, spesso è sufficiente un patrimonio molto limitato per procurarsi un giro d’affari anche consistente. Si prenda proprio il bilancio di Golden Globe che, con un capitale di poco più di 24mila euro produce un utile di 301mila euro, appunto il 1250%. Costa crociere, il cui reddito netto supera i 168 milioni, non va oltre il 3,5% di ROE perché ha un capitale investito di 4,7 miliardi. Come si vede si tratta di dati non confrontabili. 2. Roa (Return on assets), in precedenza noto come ROI Tabella 9 - La struttura Tabella 10 - Gli indici economici del conto economico dei maggiori t.o. italiani (1996-2012) (Return on investments). È dato dal rapporto fra il risultato operativo e gli investimenti (cioè l’attivo) del patrimonio e indica la capacità produttiva dell’impresa: praticamente quanto rendono 100 € investiti. Per valutare la positività dell’indice, oltre che il raffronto con gli anni precedenti, va fatto il confronto con il costo del denaro: se il rendimento di quanto si investe supera il costo del finanziamento significa che il rapporto è positivo, altrimenti si lavora in modo non conveniente. Nel 2012 anche questo indice è stato per la prima volta negativo (-0,5%): è la situazione peggiore di sempre e non necessita di ulteriori commenti. 3. Ros (Return on sales). È dato dal rapporto fra il risultato operativo e i ricavi di vendita e segnala il rendimento delle vendite dell’impresa. Anche per questo indice si è avuto un 2012 negativo (-0,3%). I 6 grandi, sempre meno Si è detto che, mentre nel 2008 i tour operator che denunciavano un valore della produzione superiore ai 100 milioni erano stati 13, sono scesi a 9 nel 2009, ridotti a 7 nel 2011 e a 6 nel 2012 (pur se mancano i bilanci di Boscolo e Valtur oltre a quelli, ormai non più ottenibili, di Msc). Si è anche mostrata la generalizzata caduta di fatturato. La tabella 10 mostra la buona performance di Veratour, la tenuta di Costa Crociere e di Eden. Da segnalare anche il discreto recupero di Settemari. Non sono invece buoni, pur se in modo diverso, i risultati di Alpitour e di Hotelplan. Gli inseguitori che non inseguono Fino al 2011 il gruppo degli operatori con valori della produzione compreso fra i 30 e i 100 milioni si divideva in diverse categorie: quelli che entravano dall’alto, perché esclusi per riduzione di ricavi dal novero dei big; quelli che crescevano, avvicinandosi sempre di più ai livelli più alti, e quelli che entravano dal basso. Nel 2012 non si sono registrati spostamenti rilevanti. Nessun operatore ha ulteriormente lasciato il gruppo degli over 100 milioni, nessuno è cresciuto tanto da avvicinarsi a quella soglia e Tabella 14 - Il Roa dei big 6 B 27 Gennaio 2014 - n° 1431 I più del 2012 Le alterne vicende dei vice-grandi I tour operator con valore della produzione compreso fra i 15 e i 30 milioni costituiscono il gruppo più nutrito di società di capitale che deve depositare il bilancio in Camera di Commercio. Sono stati reperiti 34 consunti- 27 di Giorgio Castoldi Tabella 11 - I rendimenti dei primi (valori in migliaia di euro) • Il fatturato più alto è di Costa Crociere (3,03 miliardi di euro). • Il maggior incremento di fatturato in termini percentuali è di Italica (+2248%). • Il maggior incremento di fatturato in valore assoluto è di Veratour (13,7 milioni). • L’utile più alto in valore assoluto è di Costa Crociere (168 milioni di euro). • L’utile più alto in percentuale sui ricavi è di Fourth Dimension (13,64%). • Il miglior risultato operativo (Ebit) è di Fourth Dimension (20,21% del valore della produzione). • Il miglior risultato di gestione ordinaria è di Fourth Dimension (20,50% del valore della produzione). • Chi paga, in proporzione ai ricavi, più imposte sui redditi è Fourth Dimension (6,85% del valore della produzione). • Il miglior rendimento degli investimenti (Roa) è di Fourth Dimension (60,38%). • Il patrimonio con maggiori investimenti fissi è di Europlan, con il 96,92% del totale. • Il patrimonio più elastico è di Aim travel (0,10% di immobilizzazioni e 99,90% di attivo circolante). • L’indice di liquidità più alto è di I Grandi Viaggi, il cui attivo circolante è 4,35 volte il passivo a breve. • Il maggior indebitamento è di Falkstour, 332 volte rispetto al capitale. anche le nuove entrate dal basso sono state solo due, quelle di Alidays e Ventura. Anche questo gruppo (fatta salva la consueta disomogeneità di dati) presenta comunque risultati negativi sia sul piano operativo (-0,1%), sia nel reddito finale (0,4%). C’è però un aspetto positivo: l’aumento di fatturato, che a livello medio è stato del 3,6%. Spiccano gli incrementi nei ricavi di Going (+30%), di Ventura (+30%) e di Swantour (+25%) e i Roa di Ignas (24,62%) e di Interstudio Viaggi (21,09%). GuidaViaggi ilanci t.o. vi. Anche per queste imprese le medie sono quasi tutte negative, a partire dal valore della produzione (-1,3%), al risultato operativo (-0,6%), al reddito netto (-1,2%), al Roa (-1,8%). In controtendenza, appare particolarmente interessante la prestazione di Norma Vacanze, di Palermo, che non solo incrementa il fatturato quasi dell’80%, ma lo fa aumentando il reddito dell’83% e registrando un Roa dell’11,4%. I segni più dei più piccoli Ancora una volta i risultati migliori li forniscono gli operatori più piccoli. I valori medi sono tutti positivi. Crescono i fatturati e su 21 t.o. considerati solo tre denunciano perdite. Sono diverse le performance positive, ma su tutte spicca quella di Fourth Dimension. L’operatore romano raddop- Tabella 13 - L’andamento del reddito di 6 t.o. italiani con valore della produzione 2012 oltre 100 milioni di euro (migliaia di euro) pia il fatturato, quadruplica l’utile, portandolo a 1,4 milioni, e triplica il Roa, che va a superare il 60%. Conclusioni Lo si è detto all’inizio: la crisi economica esplosa nel 2008 è una crisi ciclica che si innesta su una crisi di sistema, per la quale erano già state poste le premesse negli anni Ottanta, con il ridimensionamento dello Stato sociale e il ritorno a un liberismo in parte accantonato negli anni Settanta. Qual è il problema a livello macro? È che con il crescere della disuguaglianza nei redditi, con la continua contra- zione delle spese pubbliche miranti all’equità sociale, si va contraendo la classe media, che è quella che alimenta i consumi. Evidentemente chi ha pochi soldi consuma poco. Ma anche chi ne ha tanti. Come sostiene l’economista americano Robert Reich, già consigliere di molti presidenti USA, chi ha redditi pari a mille volte quelli medi non è che compra mille cuscini, mille bistecche e mille frigoriferi. Inevitabilmente dirotta gran parte delle sue entrate verso gli investimenti speculativi finanziari. Che sono quelli che alimentano le ricchezze di chi ha di più, met- tendo in atto un circolo vizioso che aggrava la crisi. Ma c’è anche un problema micro, di settore. Di fronte a questa situazione continua a valere il teorema del lampione, esposto dall’economista francese Jean Paul Fitoussi con il racconto della storiella di quel signore che viene visto cercare le chiavi di casa sotto un lampione. “Ma è sicuro di averle perse lì?” gli chiede un passante che vorrebbe aiutarlo. “Assolutamente no”, risponde il signore. “E allora perché le cerca solo in quello spazio?”, ribatte il passante stupito. “Perché è l’unico posto dove c’è la luce”. L’unica cosa certa è che in questo modo le chiavi non si trovano. La tabella 18, che raccoglie alcuni di quelli che a bilancio appaiono come casi di successo sembra suggerire due costanti: le aziende che vanno meglio sono quelle che hanno un chiaro target e un prodotto facilmente riconoscibile. E fra queste spiccano quelle che si occupano di incoming. E forse lì, anche se il lampione non illumina quello spazio, che bisogna cercare le chiavi. La quarta dimensione Giudicare e confrontare i bi- Tabella 12 - Il conto economico di 6 t.o. con valore della produzione** superiore a 100 milioni di euro nel 2012 (valori in migliaia di euro e in percentuali calcolate sul valore della produzione) *Totale **Il valore della produzione (punto A del conto economico) è dato dalla somma dei “ricavi delle vendite e delle prestazioni” (punto A1), che costituiscono la voce di gran lunga prevalente, più importi minori connessi con “altri ricavi e proventi” CONTINUA A PAG 28 B 28 GuidaViaggi ilanci t.o. CONTINUA DA PAG 27 27 Gennaio 2014 - n° 1431 di Giorgio Castoldi Tabella 15 - Il conto economico di 23 t.o. con valore della produzione nel 2012 compreso fra 30 e 100 milioni di euro Legenda colonna 1 – Vp/1000 indica il valore della produzione del 2012 in migliaia di euro colonna 2 – Var%12/11 contiene la variazione percentuale del valore della produzione del 2012 rispetto al 2011 colonna 3 – Va è il valore aggiunto in percentuale rispetto ai ricavi colonna 4 – Lavoro riguarda l’incidenza percentuale sui ricavi del costo del lavoro colonna 5 – Ebitda è il valore percentuale del margine operativo lordo (valore aggiunto meno costo del lavoro) calcolato sui ricavi lanci delle aziende è un’operazione che nasce inevitabilmente male. Le variabili da considerare, le circostanze operative e anche le impostazioni gestionali e contabili sono così disomogenee e così tante che è praticamente impossibile paragonarle. Tuttavia, se si comprende come la classifica è strutturata, e quindi se ne vedono tutti i limiti, può acquisire un suo senso e fornire qualche indicazione. La classifica dei tour operator che qui viene proposta è impostata sulle progressioni e, per dar modo anche ai più piccoli di gareggiare alla pari con i maggiori, attribuisce i punteggi più alti a chi mostra di crescere meglio rispetto al punto di partenza, indipendentemente dalle dimensioni. Quest’anno accade, per la prima volta, pur tenendo conto di quanto detto, che è difficile possano insorgere dubbi nel reperire il miglior bilancio. Il consuntivo di un’azienda che aumenta il valore della produzione del 111%, incrementa gli utili del 412%, portandoli a livello del 13,6% dei ricavi, con un risultato operativo del 20% e un Roa del 60% è molto difficile vederlo, soprattutto nel turismo. E soprattutto in un anno come il 2012 nel quale, come evidenziato in fondo alla tabella 19, i punteggi medi assegnati ai loro bilanci si sono ulteriormente ridotti rispetto ai già non entusiasmanti anni precedenti. colonna 6 – Ro indica il valore percentuale del risultato operativo (o Ebit) sul totale dei ricavi colonna 7 – Pof contiene l’incidenza percentuale dei proventi e oneri finanziari sui ricavi colonna 8 – Rgo è il margine di gestione ordinaria in percentuale sui ricavi colonna 9 – Ps segnala il peso percentuale della parte straordinaria colonna 10 – Imp è il valore percentuale rispetto ai ricavi delle imposte sul reddito colonna 11 – Reddito indica il risultato finale percentuale (utile o perdita d’esercizio) colonna 12 - Roa sta per return on assets, ritorno sugli investimenti Tabella 18 - I casi positivi: alcune società cresciute nel venduto senza sacrificare i rendimenti (2012) (valori in migliaia di euro) 27 Gennaio 2014 - n° 1431 B ilanci t.o. GuidaViaggi 29 di Giorgio Castoldi Tabella 16 - Il conto economico di 34 t.o. con valore della produzione nel 2012 compreso fra 15 e 30 milioni Tabella 17 - Il conto economico di 21 t.o. con valore della produzione nel 2012 compreso fra 10 e 15 milioni *Totale **Sedici mesi Dalle medie sono stati tolti i valori anomali del bilancio di Italica. CONTINUA A PAG 30 30 GuidaViaggi CONTINUA DA PAG 29 B ilanci t.o. 27 Gennaio 2014 - n° 1431 di Giorgio Castoldi Tabella 19 - La classifica dei bilanci degli 84 tour operator esaminati Criteri di classificazione Liquidità: 1-1,1 punti 2; 0,9-1 punti 1; <=,9 punti 0 Variazione liquidità: aumento 2, stabile 1 punto, riduzione 0 punti. Ro (risultato operativo): positivo 1 punto, negativo 0 punti Variazione Ro: aumento 3 punti, stabile o aumento ma negativo 2 punti, riduzione positivo 1 punto, riduzione negativo 0 punti % Ro: negativo -1, 0-1% 1 punto, 1-3% 2 punti, 3-5% 3 punti, 5-10% 4 punti, 10-15% 5 punti, oltre 15% 8 punti Rgo (risultato di gestione ordinaria): positivo 1 punto, negativo 0 punti Variazione Rgo: aumento 3 punti, stabile o aumento ma negativo 2 punti, riduzione positivo 1 punto, riduzione negativo 0 punti % Rgo: negativo -1, 0-1% 1 punto, 1-3% 2 punti, 3-5% 3 punti, 5-10% 4 punti, 10-15% 5 punti, oltre 15% 8 punti Roa: positivo 1 punto, negativo 0 punti Variazione Roa: in aumento punti 2, stabile, in aumento ma negativo, o in riduzione ma positivo punti 1, in riduzione punti 0 % Roa: negativo -1, 0-1% 1 punto, 1-3% 2 punti, 3-5% 3 punti, 5-10% 4 punti, 10-15% 5 punti, oltre 15% 8 punti Ro, Rgo, Roa; variazioni calcolate su percentuali (se i valori assoluti crescono e le percentuali no si considera dato stabile) Reddito: positivo 1 punto, negativo 0 punti Variazione reddito: se aumenta 2 punti, se stabile o aumento negativo 1, se diminuisce ma positivo 0, perdita -1 se aumenta di oltre il 50% 1 punto, di oltre il 100% 2 punti, di oltre il 200% 3 punti, di oltre 300% 4 punti. 27 Gennaio 2014 - n° 1431 B ilanci t.o. di Giorgio Castoldi Schema del bilancio della Fourth Dimension GuidaViaggi 31
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