Portavoce - N. 2 - 2014 - santuario di san leopoldo

Portavoce
Mensile - anno 54 - n. 2 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD
di san Leopoldo Mandic´
n. 2 - MARZO 2014
speciale ecumenismo
santità e unità dei cristiani
l’esortazione apostolica
di papa francesco
missionari
della «gioia del Vangelo»
sommario
Portavoce
n. 2 marzo 2014 anno 54
di san Leopoldo Mandic´
3 Ai lettori
La donna può muovere la Chiesa di Giovanni Lazzara
4 Lettere a Portavoce
di Aurelio Blasotti
6 La voce del santuario
Gli anelli del matrimonio di Flaviano G. Gusella
8 Attualità ecclesiale
Periodico di cultura religiosa
dell’Associazione «Amici di San Leopoldo»
Direzione, Redazione, Amministrazione
Associazione «Amici di San Leopoldo»
Santuario san Leopoldo Mandic´
Piazzale S. Croce, 44 - 35123 Padova
Tel. 049 8802727 - Fax 049 8802465
Email Redazione [email protected]
Email Santuario [email protected]
Sito Internet www.leopoldomandic.it
Missionari della gioia del vangelo di Paolino Zilio
Direttore e Redattore
Giovanni Lazzara
12 Formazione cristiana > Quaresima
Dir. Responsabile
Luciano Pastorello
La grazia della vergogna e la confessione a cura della Redazione
14 Formazione cristiana > La nostra fede > 10
La salvezza come grazia e pienezza di Anastasio Bonato
17 Finestra biblica > Simboli biblici > 1
Hanno collaborato a questo numero
Aurelio Blasotti, Flaviano G. Gusella,
Paolino Zilio, Anastasio Bonato,
Roberto Tadiello, mons. Ioannis Spiteris,
Alfredo Pescante, Ivica Jagodic,
Lorenzo Artuso, Paolo Costa
Un mondo di immagini che parlano di Roberto Tadiello
e inoltre Fabio Camillo, Mario Gelmo
e Giosuè Battistin
20Speciale > Ecumenismo
Stampa
Stampe Violato - Bagnoli di Sopra (PD)
Santità e unità dei cristiani di mons. Ioannis Spiteris
25 Devozione
San Leopoldo a Bosco di Rubano di Alfredo Pescante
Registrazione Tribunale di Padova
n. 209 del 18.10.1961
Iscrizione al R.O.C. n. 13870
Reliquie di san Leopoldo a Vukovar di Ivica Jagodic´
Con approvazione ecclesiastica
e dell’Ordine FF. MM. Cappuccini
28 Cultura leopoldiana
Editore
Associazione «Amici di san Leopoldo»
«Confessore» della riconciliazione e della pace di Lorenzo Artuso
30 Testimonianze
Quota associativa per il 2013
Italia € 18,00 - Estero € 28,00 o USD 38,00
Sostenitore: a partire da € 50,00
da versare:
su conto corrente Banco Posta n. 68943901
intestato a:
«Associazione Amici di San Leopoldo»
coordinate bancarie dello stesso conto:
IBAN: IT07 V076 0112 1000 0006 8943 901
BIC(SWIFT): BPPIITRRXXX
solo per i Paesi che non usano Euro:
IBAN: IT07 V076 0112 1000 0006 8943 901
BIC(SWIFT): POSOIT22XXX
a cura della Redazione
32 Vita del santuario
a cura della Redazione
35 Spiritualità quotidiana
Vigilanza di Paolo Costa
38 Calendario liturgico
Marzo a cura della Redazione
Agenda del santuario
ORARIO D’APERTURA
ORARIO SANTE MESSE
Chiesa
Festivo
ore 6.00-12.00 / 15.00-19.00
Cappella del santo
2
ore 6.30, 7.45, 9.00, 10.15, 11.30,
16.00, 18.00
Feriale 8.00-12.00 / 15.00-19.00
Festivo 6.30-12.00 / 15.00-19.00
Sabato pomeriggio e vigilia delle feste
sante messe festive ore 16.00, 18.00
ORARIO PENITENZIERIA
ore 7.00, 8.30, 10.00, 18.00
Feriale 7.00-12.00 / 15.00-19.00
Festivo 6.15-12.00 / 15.00-19.00
pregare con i frati
Il lunedì pomeriggio i frati sono
impegnati in comunità, pertanto non
sono disponibili per le confessioni
Portavoce marzo 2014
Spedizione in abbonamento postale
Feriale
Al mattino ore 6.20:
celebrazione delle Lodi,
meditazione e santa Messa.
Alla sera ore 19.00:
santo Rosario e Vespri
Nel rispetto del D.L. n. 196/2003 Portavoce di san
Leopoldo Mandic´ garantisce che i dati personali relativi agli
associati sono custoditi nel proprio archivio elettronico
con le opportune misure di sicurezza. Tali dati sono trattati
conformemente alla normativa vigente, non possono
essere ceduti ad altri soggetti senza espresso consenso
dell’interessato e sono utilizzati esclusivamente per l’invio
della Rivista e iniziative connesse
In copertina: san Leopoldo Mandic' tra san Pio
da Pietrelcina e santa Veronica Giuliani, mosaico
di Marko Ivan Rupnik, San Giovanni Rotondo (FG),
chiesa di San Pio da Pietrelcina
Foto: G. Basso 1; G. Lazzara 20, 21, 22; P. Marchioro
26 (basso); A. Pescante 25, 26 (alto); ASLM 4-5, 7,
8, 13, 15, 24, 28, 29, 35; Altri 3, 9, 10, 11, 17, 18, 25
(alto), 27, 30, 36-37, 38
Le foto, ove non espressamente indicato, hanno valore
puramente illustrativo
Chiuso in prestampa il 17.1.2014
Consegnato alle poste tra il 10 e il 14.2.2014
Rettore del santuario
Fra Flaviano Giovanni Gusella
Santuario san Leopoldo Mandic´
Piazzale S. Croce, 44 - 35123 Padova
Tel. 049 8802727 - Fax 049 8802465
ai lettori
di Giovanni Lazzara, direttore
LA DONNA può
muovere LA CHIESA
L’
8 marzo, festa della donna, può costituire
un’occasione per riflettere sulla presenza e
il ruolo della donna all’interno della Chiesa.
Con l’accortezza di guardarsi da certa retorica che
fatalmente si accompagna alle ricorrenze, specie se
pubbliche.
Il tema va ripreso, senza censure preventive rispetto
a un passato che, anzi, riserva sorprese. Nella storia
«le donne hanno già mosso molto. Hanno mosso
vescovi e papi e sono certamente anche in grado di
farlo con le conferenze episcopali. Forse oggi abbiamo
di nuovo bisogno di una apostola apostolorum come
Maria di Magdala, che la mattina di Pasqua ha
svegliato gli apostoli dal loro letargo e li ha messi in
moto. Molte grandi sante donne sono riuscite a fare
questo nella storia della Chiesa». Così si esprimeva il
cardinale Walter Kasper in una conferenza tenuta a
Treviri (Germania), nel febbraio 2013. Parole, queste
del porporato tedesco (fino al luglio 2010 presidente
del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità
dei cristiani), che suonano perfettamente in sintonia
con diversi interventi di papa Francesco.
È trascorso un anno dalla sua elezione a sommo
pontefice (il 13 marzo 2013) e dichiarazioni chiare,
talora sorprendenti, riguardanti le donne hanno
punteggiato il suo servizio pastorale. Ha apertamente
riconosciuto la loro opera nella trasmissione della fede,
auspicando, per il bene della Chiesa, un loro maggiore
coinvolgimento. Il 27 luglio 2013, nel discorso ai
vescovi brasiliani per la 28esima Giornata mondiale
della gioventù a Rio de Janeiro, ricordava che «le
donne hanno un ruolo fondamentale nel trasmettere la
fede e costituiscono una forza quotidiana in una società
che la porti avanti e la rinnovi». Non va «ridotto»
l’impegno delle donne, ma «promosso il loro ruolo
attivo» nella comunità ecclesiale. Perché, «se la Chiesa
perde le donne, nella sua dimensione totale e reale, la
Chiesa rischia la sterilità».
«Soffro quando vedo nella Chiesa o in alcune
organizzazioni ecclesiali che il ruolo di servizio della
donna scivola verso la servitù», confidava il 12 ottobre
scorso, parlando a braccio al convegno promosso in
occasione del 25esimo anniversario della Mulieris
dignitatem, lettera apostolica di Giovanni Paolo II sulla
dignità e vocazione della donna. «Tante cose possono
cambiare e sono cambiate nell’evoluzione culturale e
sociale – sottolineava il Papa – ma rimane il fatto che è
la donna che concepisce, porta in grembo e partorisce
i figli degli uomini. E questo non è semplicemente
un dato biologico, ma comporta una ricchezza di
implicazioni sia per la donna stessa, per il suo modo
di essere, sia per le sue relazioni, per il modo di
porsi rispetto alla vita umana e alla vita in genere.
Chiamando la donna alla maternità, Dio le ha affidato
in una maniera del tutto speciale l’essere umano».
Dunque, occorre procedere a un lavoro di
approfondimento e di promozione. Papa Francesco,
ha chiesto che la comunità cristiana faccia propria la
questione: «Quale presenza ha la donna? Può essere
valorizzata maggiormente?». Il pericolo di battere
la strada della rivendicazione, potrebbe portare a
«promuovere una specie di emancipazione che, per
occupare gli spazi sottratti dal maschile, abbandona
il femminile con i tratti preziosi che lo caratterizza».
E qui il Papa ha precisato come la donna possieda una
sensibilità particolare per le cose di Dio, «soprattutto
nell’aiutarci a comprendere la misericordia, la
tenerezza e l’amore che Dio ha per noi».
Tuttavia, per liberarsi dalle secche dei facili
auspici e procedere a una nuova teologia e, forse, al
riconoscimento di ruoli finora interdetti alle donne,
servirà creatività e docilità allo Spirito divino. Perché
«la risposta ai “segni dei tempi” – concludeva il card.
Kasper nell’intervento citato –, in definitiva non
arriverà né da Roma, né dalla conferenza episcopale».
Da dove, allora? «La risposta saranno donne
profetiche, carismatiche, sante che speriamo Dio ci
donerà. I carismi non sono pianificabili e organizzabili;
la maggior parte delle volte arrivano inattesi e spesso
diversamente da come ce li eravamo immaginati».
Insomma, se crediamo che Dio è il Signore della storia,
dovremmo invocarne lo Spirito e appoggiarne l’azione
in mezzo a tutti noi. Uomini e donne. P
marzo 2014 Portavoce
3
devozione
di Alfredo Pescante
SAN LEOPOLDO
A BOSCO DI RUBANO
H
o incontrato comunità cristiane nelle quali la
devozione a san Leopoldo, prorompente nel­
le sue manifestazioni artistiche, vigoreggia
anche nel cuore di molti devoti, che lo ricordano con
affetto e che di lui vogliono festeggiare la ricorrenza
liturgica in modo solenne.
Bosco di Rubano, da un sondaggio presso la
popolazione e da notizie attinte dai due ultimi
parroci che si sono susseguiti, prima dell’attua­
le, alla guida della parrocchia, rappresen­
ta un caso particolare, ma non per questo
meno significativo nel campo della devo­
zione leopoldiana. L’ossequio verso il santo
confessore non prosegue, infatti, per via
«ufficiale», ma è latente, benché il ricordo
di lui sia d
­ ichiarato nella dedicazione del
«patronato» (oratorio) parrocchiale e in
una campana del nuovo concerto, realiz­
zato nel 2004.
La chiesa di Bosco
di Rubano
Il toponimo «Bosco», che chia­
ramente si riferisce all’esistenza
di un bosco nel territorio rubane­
se, compare già nel 1076 nell’atto
di donazione di questo ai canonici della
­cattedrale di Padova. È però in uno statuto del Codice
Carrarese del 1299 che s’incontra per la prima volta
tale nome, corredato dall’esistenza di un gruppo di
abitazioni. Nel 1394 viene poi certificata la presenza
di una chiesa, dipendente dall’abbazia di Santa Ma­
ria della Vangadizza (con sede a Badia Polesine, in
­provincia di Rovigo), cui rimase legata, pur di fronte
alla contestazione del vescovo padovano, fino al Set­
tecento.
La chiesa fu ampliata nel 1749; rimodernata nel­
la seconda metà del ventesimo secolo e nuovamente
ampliata, con un duplice transetto, una ventina d’an­
ni dopo e oggetto di un ulteriore ampliamento e re­
stauro radicale nel 1997, per merito di don Armando
Colombi. Il parroco che gli successe, continuò ad ab­
bellirla, riproponendo soprattutto la devozione a san
Teobaldo eremita, titolo che cominciò a portare dall’i­
Bosco di Rubano, chiesa parrocchiale
«Ss. Maria e Teobaldo».
A lato: campana con l’effigie di san
Leopoldo installata nel 2004
nizio del XIX secolo, aggiungendolo
a quello storico della Natività di
Maria Santissima.
La comunità, che una trentina
d’anni fa contava meno di ottocen­
to anime, ora è triplicata; ha preso
coscienza delle proprie radici sto­
riche, approfondendone la cono­
scenza in ricerche e pubblicazio­
ni, per merito di don Riccardo
Comarella (parroco dal 1999
fino al 2009) e dello scritto­
re Beniamino Bettio.
Vano è però cercare la
presenza di san Leopoldo
nella linda chiesa parroc­
chiale, ove esistono, oltre
all’altar maggiore, quello del
Santissimo, della Madonna e di san Giusep­
pe. Il ricordo del santo cappuccino lo si trova infatti
nel patronato e nella nuova campana.
Il patronato e la campana
Che la devozione a san Leopoldo sia latente e sponta­
nea, lo suffraga il fatto che alcuni fedeli frequentino
con assiduità la chiesa dei cappuccini di Santa Croce
in Padova e che lì facciano ricorso al sacramento della
confessione. Normale, quindi, che a san Leopoldo sia
stato tributato il duplice omaggio.
Don Armando Colombi spiegava il motivo della
prima titolazione, quella del patronato parrocchiale.
«Abbiamo dedicato al santo lo spazio in cui, dopo la
chiesa, la comunità cristiana vive i suoi momenti d’in­
contro, nel periodo in cui era in auge, nella diocesi di
Padova, la devozione verso di lui, proprio negli anni
marzo 2014 Portavoce
25
t
san Leopoldo a Bosco di Rubano
immediatamente seguenti alla sua canonizzazione.
Ho accolto soprattutto la spontanea volontà del con­
siglio pastorale, fattosi interprete di questo segno di
devozione da trasmettere ai giovani. Il mezzobusto in
legno di Ortisei che ritrae le sembianze di Leopoldo è
stato collocato in una piccola nicchia di bianco mar­
mo, ricavata sulla facciata d’ingresso del patronato.
Non ricordo il nome dello scultore, perché la statua fu
acquistata da un restauratore di Celeseo, impegnato
allora nel rendere bella la statua della Madonna, in
chiesa». Un’altra preziosa testimonianza della devo­
zione a san Leopoldo, la troviamo sulla quarta cam­
pana, parte del nuovo concerto, a sei bronzi, che don
Riccardo ha voluto issare sul campanile, nel 2004, so­
stituendo il precedente a quattro campane. Fusa dal­
la fonderia De Poli di Vittorio Veneto, è chiamata «la
campana della famiglia e dei giovani». I fregi portano,
infatti, da un lato l’immagine della «Sacra Famiglia»
e dall’altro quella di san Leopoldo Mandic´ nell’atto
di benedire. Al di sotto, sono riportati alcuni versetti
del salmo 150, che recitano: «Lodate Dio con tamburi
e danze, lodatelo con liuti e flauti». Don Riccardo le
ha affidato un compito particolare: «Questa campana
suonerà per annunciare al paese la nascita di un nuo­
vo fratellino o sorellina».
La rara presenza di campane dedicate a san Leo­
poldo è motivo d’orgoglio per la comunità di Bosco,
ma è altrettanto bello pensare che, oltre a protegge­
re i giovani, il santo, tramite i rintocchi della quarta
campana, trasmetta la gioia per la nascita d’una nuo­
va creatura.
Bosco di Rubano ha pensato al Mandic´ come un si­
curo protettore delle sue figlie e dei suoi figli fin dalla
nascita! P
«Ecco l’Agnello di
Dio, ecco colui che
toglie il peccato dal
mondo».
Questa espressione,
usata da
san Giovanni Battista
per presentare Gesù,
ha suggerito
la realizzazione di un
presepio ambientato
all’interno
della cellettaconfessionale
di san Leopoldo
fedelmente
riprodotta.
Complimenti alla
famiglia di Pierino
Marchioro di Ponte
San Nicolò (Padova)
per l’originalità e la
riuscita della scena
natalizia.
26
Portavoce marzo 2014
DEVOZIONE
RELIQUIE DI SAN LEOPOLDO
A VUKOVAR
Alla presenza di numerosi fedeli, cinque vescovi e una quarantina di sacerdoti, nell’ottobre
scorso si è svolto a Vukovar, in Croazia, il rito
della dedicazione della chiesa dei ss. Filippo e
Giacomo (nella prima foto a lato). Mons. Đuro
Hranic´, arcivescovo e metropolita di Đakovo e
Osijek, ha presieduto la solenne celebrazione
eucaristica.
Atto centrale del rito, la posa delle reliquie di
san Leopoldo Bogdan Mandic´ sotto la mensa
dell’altare (seconda e terza foto a lato).
Diversi elementi hanno motivato la scelta
del santo cappuccino: il fatto che san Leopoldo
fosse croato e un santo ecumenico, che offrì se
stesso per l’unità delle Chiese. E proprio l’unità
delle Chiese, la riconciliazione e il perdono appaiono quanto mai necessari per la popolazione
del territorio balcanico, per la vita ecclesiale di
Vukovar e dintorni.
Le origini del convento francescano e della chiesa dei santi Filippo e Giacomo – situato
sulla collina sovrastante il fiume Danubio, quasi simbolo della città di Vukovar – risalgono al
1723, anno a cui risale la posa della prima pietra del convento. Dieci anni dopo, nel 1733, al
convento venne annessa la chiesa, dedicata
ai santi Filippo e Giacomo. Durante gli anni successivi furono costruite altre parti della bella
chiesa di stile barocco. Il convento francescano conserva una ricca biblioteca con rari libri
antichi e una piccola galleria di opere d’arte. Il
complesso fa parte delle strutture monumentali più preziose della Croazia continentale.
Nel 1991, la città di Vukovar fu coinvolta nelle guerre
iugoslave quando le truppe dell’esercito federale iugoslavo, fedeli al governo di Belgrado, la strinsero sotto
assedio per tre mesi causando molte distruzioni e vittime civili. Anche la chiesa e il convento francescano dei
ss. Filippo e Giacomo furono distrutti, mentre la biblioteca e beni culturali, ivi conservati, vennero saccheggiati. In seguito, i francescani croati di Ilok e Zemun riuscirono a recuperare buona parte dei beni del convento,
consentendo la recente opera di restauro.
(di fra Ivica Jagodic´)
marzo 2014 Portavoce
27
cultura leopoldiana
di Lorenzo Artuso*
«CONFESSORE»
DELLA RICONCILIAZIONE E DELLA PACE
S
e analizziamo le testimo­
nianze dei penitenti di pa­
dre Leopoldo e cerchiamo
di vedere quale fosse il nucleo
del suo dono di confessore, lo tro­
viamo in una parola sola: la pace.
Questa era la ragione del suo ser­
vizio: donare la pace.
Il nucleo del ministero sacerdotale del santo
cappuccino in un brano del capitolo «Siamo
qui due peccatori», tratto dalla nuova edizione
di una biografia «interiore»: Leopoldo Mandic´.
Umanità e santità
«Una speranza nuova»
Si trattava di una pace ricca di
altre connotazioni. Quella pace
sacramentale invadeva l’anima
come una esperienza che diventa­
va, di volta in volta, armonia, gioia,
speranza, serenità, responsabilità:
«Sapeva mettere la pace nell’ani­
ma: dava quel senso di armonia
con se stessi che a volte ci man­
ca»; dava «grande contentezza»,
«una speranza nuova», una «gran­
de serenità»; faceva sì che i cuori
diventassero «più fervorosi nel
compimento del proprio dovere e
nell’accettare il sacrificio [...]; ri­
nati a nuova vita e con nell’animo
nuove energie».
Destinatarie del suo dono erano
le creature che si portavano den­
tro lo smarrimento e la stanchez­
za: «anime buie, menti ottenebra­
te, cuori affranti».
Ad esse padre Leopoldo donava
la certezza non tanto di entrare
in possesso di una pace qualsiasi,
ma di «ritrovare la pace di Gesù»:
dopo aver deposto nell’anima di
un uomo quello splendido dono,
egli ritirava rapidamente la mano,
preoccupato che nessuno pensas­
se a un dono suo: doveva essere
avvertita, senza equivoci, come la
pace di Gesù. Questa fiducia illu­
minava l’anima dei suoi penitenti
28
Portavoce marzo 2014
trasmetteva con umiltà e pudore:
ma il peso che le sue parole riusci­
vano ad avere derivava dal fatto
che esse portavano il segno della
sua anima. Prima di avere un de­
stinatario, quelle parole di pace
partivano da un uomo che ne era
stato coinvolto.
Colui che proclama
e li liberava dalla paura di essere
solo ritornati in possesso di un
fragile equilibrio psicologico; li
orientava, invece, a sentirsi nuo­
vamente destinatari della pace
della grazia.
I penitenti ricordano quelle pa­
role di padre Leopoldo, così sem­
plici, così essenziali e autorevoli:
«Vada in pace!»; «Stia tranquilla!»;
«Stia tranquilla, figliola, non ci
pensi più!»; «Stia di buon animo»;
«Vada pure tranquillo».
Padre Leopoldo era dunque un
autorevole profeta della pace. La
Sempre, dalla sua ordinazione
sacerdotale fino alla morte, pa­
dre Leopoldo altro non fu che
sacerdote-confessore. In pratica
non fece altro. E per i moltissimi
suoi penitenti padre Leopoldo
altro non era che il confessore.
Non lo vedevano altrove che lì:
nel confessionale; non lo ve­
devano compiere nessun altro
servizio sacerdotale all’infuori di
quello di rimettere i peccati.
La celletta-confessionale del
convento dei cappuccini di Pa­
dova non fu l’unico luogo dove
padre Leopoldo esercitò il mini­
stero della riconciliazione e del­
la pace. In tutti i conventi a cui
l’obbedienza lo aveva destinato,
dopo la sua ordinazione sacerdo­
tale, era stato unicamente confes­
sore. Solo che, a Padova, quella
celletta-confessionale lo accolse
più a lungo e finì per diventare un
luogo simbolico. Qui l’esperienza
«L’Autore è riuscito ad
essere sempre penetrante
e metodologicamente
rigoroso, mai cedendo
all’encomio fuori misura.
Esplorando il segreto
di san Leopoldo, l’Autore
ci aiuta a esplorare una
spiritualità che dovrebbe
e potrebbe essere proprio
la nostra e addirittura
della Chiesa del Vaticano II.
Veniamo sollecitati, cioè,
a dire un po’ meno parole,
per essere di più Parola.»
(Luigi Sartori, teologo,
Presentazione)
sacerdotale del confessore si con­
solidò e raggiunse la pienezza.
Qui era giunto quando la sua
umanità era matura: nel 1909,
aveva 43 anni. Qui rimase fino
al 1942, per 33 anni. Qui nacque
quell’immagine che avrebbe fissa­
to, poi, per sempre, la sua vita: un
frate seduto, con la stola color vio­
la sulle spalle, il volto incorniciato
dalla barba bianca un po’ arruffata,
gli occhi socchiusi come a proteg­
gere un mistero e un segreto, la
mano alzata, nel gesto dell’assolu­
zione, su un uomo che si copre il
volto con le mani, in atto di peni­
tente e sereno dolore.
Quanti vengono al convento
dei cappuccini di Padova san­
no che il punto obbligato del­
la loro visita è proprio quella
celletta-confessionale, dove un
crocifisso appeso alla parete, una
povera poltroncina e un inginoc­
chiatoio dicono quale fu il servizio
sacerdotale di padre Leopoldo:
egli fu il confessore.
Confessore è parola che sembra
usuale per un cristiano. Ma per un
cristiano che incontra padre Leo­
poldo diventa parola nuova, per­
ché egli scopre che quella parola si
arricchisce di un significato puro,
originale. Confessare significa gri­
dare in pubblico, proclamare, af­
fermare solennemente. In questo
senso padre Leopoldo «confessa»
la riconciliazione e la pace: grida
l’uomo davanti a Dio e grida Dio
davanti all’uomo. Perché il pecca­
to diventi misericordia e la miseri­
cordia diventi gioia.
«Servire come
confessore»
Molto fu già scritto su padre Leo­
poldo confessore: la sua sapienza,
il suo dono di scrutare e di leggere
nei cuori, il suo dono del consiglio,
la sua mitezza e la sua fortezza, la
sua generosità nel perdono, il suo
«metodo», la sua comprensione, il
suo amore per i suoi penitenti.
Noi vorremmo esplorare le vie
segrete che permisero a padre
Leopoldo di fare e di testimonia­
re, in modo così profondo e così
sconvolgente, quella straordinaria
esperienza di grazia.
Il fatto che colpisce immediata­
mente è che per padre Leopoldo
la vita di sacerdote confessore fu
sempre un servizio. Per lui il mi­
nistero della confessione era met­
tersi al servizio del cuore di Gesù
e delle anime. Un unico e inscindi­
bile servizio.
Per lui l’amore a Cristo si in­
carnava nell’amore per l’uomo e
l’amore per l’uomo si sublimava
nell’amore a Cristo. E lo diceva
come se si trattasse della cosa più
semplice del mondo. Era un’af­
fermazione ovvia. Un anno prima
della morte, esattamente il 20
gennaio 1941, a una sua penitente
chiedeva: «Preghi per me la Vergi­
ne Santa affinché si degni di darmi
la grazia di ricuperare la primiera
salute e di poter di nuovo attende­
re alle anime. Si degni di prega­
re con tutto il cuore. La prego di
scongiurare anche il cuore di Gesù
e la sua infinita carità, affinché si
degni di darmi la salute per servir­
lo come confessore».
Tre giorni prima, il 17 gennaio,
aveva scritto in un foglietto: «Per
ragione della mia vocazione sono
chiamato prima di tutto alla salute
del popolo orientale, e poi a servi­
re le anime soprattutto nel mini­
stero della confessione».
Ed era ormai al termine della
sua vita. Gli entusiasmi non ave­
vano più significato. Ora parlava
il suo spirito puro. Ora le parole
erano quelle mature. Ora per lui
servire significava semplicemente
mettersi a disposizione di Cristo
e dell’uomo perché si realizzasse
la speranza di riconciliazione e di
pace. A questo era destinato il suo
servizio. P
* (Fara Vicentino 1928, Conegliano 2005)
Lorenzo Artuso
Leopoldo Mandic´.
Umanità e santità
Edizioni San Leopoldo
pp. 240, € 10,00
Il volume è disponibile presso
il negozio del santuario
tel. 049 8802727
email: [email protected]
marzo 2014 Portavoce
29
testimonianze
a cura della Redazione
GUIDÒ LE MANI
DEL CHIRURGO
messa, con l’intenzione di ringraziare la persona: nes­
suno seppe darle una risposta. Da considerare che in
quel reparto entra solo il personale competente e due
familiari per visita.
Il 2 giugno 2005, oltre un anno dopo l’intervento,
sono andato a far visita ai miei fratelli; tra l’altro, ho
parlato loro del sogno, ma senza trarre delle conclu­
sioni. Continuavo a pensarci, chiedendomene il senso.
La sera dello stesso giorno, su mia richiesta, mia mo­
glie Cinzia mi trova un libro sulla vita di padre Leopol­
do. Apro il libro su una pagina a caso e leggo: «Padre
Leopoldo è morto a Padova nel convento di Santa Cro­
ce, il 30 luglio 1942 a causa di un tumore all’esofago».
Mi è venuta la pelle d’oca! Non avevo mai saputo di
che cosa il santo fosse morto. Io avevo rischiato di
morire per la stessa malattia. E il prof. Ancona (il chi­
rurgo che mi operò), in quel periodo era vicesindaco
di Padova, durante un viaggio raccontò a mio genero,
autista del Comune, che durante l’operazione ci fu un
momento in cui aveva perso la speranza di salvarmi la
vita e che «qualcuno» guidava le sue mani. Non so cosa
aggiungere, ma ringrazio tanto san Leopoldo!
Lucio Sordo, Torreglia (PD), 22.11.2013
è nato Alessandro
I
l 2 aprile 2004, sono stato operato di tumore all’e­
sofago dall’equipe del prof. Ancona. L’intervento
è durato parecchie ore e ha avuto fasi di estrema
gravità. Sono stato in coma per alcuni giorni.
Al risveglio mi sono ricordato di un sogno: mi tro­
vavo in cielo e andavo lentamente ma inesorabilmen­
te sempre più in alto. Il mio corpo era disteso, come se
fossi a letto. Non c’era niente che lo sostenesse. Ricor­
do una luce bianca e una serenità indescrivibile. A un
tratto, mi appare padre Leopoldo (con lo stesso volto
ritratto nei santini), il quale mi allontana con il brac­
cio teso e il palmo della mano aperta.
Oltre a pensare al significato del sogno, mi sono
chiesto perché proprio padre Leopoldo e non, che
ne so, padre Pio, che in quei giorni veniva santifica­
to, oppure sant’Antonio, patrono di Padova. Le mie
preghiere erano sempre state rivolte alla Madonna,
come faceva mia mamma e, per di più, io prego sem­
pre per altri e quasi mai per me.
Quando sono tornato a casa dall’ospedale, dopo
tre mesi, mia moglie mi ha raccontato di un santino
che vedeva appeso al letto in sala di rianimazione: era
l’immagine di san Leopoldo, racchiusa da una garza e
appesa con un fermaglio da balia. Era lì dal secondo
giorno del ricovero. Mia moglie chiese chi l’avesse
30
Portavoce marzo 2014
In una lettera della primavera del 2003 vi chiedevo
di pregare per me, per la mia gravidanza a rischio
di aborto a causa della presenza di fibromi uterini.
Una gravidanza, tra l’altro, insperata a detta dei
medici. Ma dove non arrivano i medici arrivano le
preghiere; infatti, una signora ha pregato tanto padre Leopoldo per me, e io sono rimasta incinta. Ebbene, vi comunico che lo scorso 26 maggio è nato il
mio Alessandro. Un parto naturale. È andato tutto
bene: io e mio marito siamo felicissimi.
Volevamo ringraziarvi delle vostre preghiere e
chiedere di ricordarvi nella preghiera della signora
di cui vi ho parlato: non sta bene e sta facendo una
cura sperimentale contro il tumore di cui soffre.
E.D.M., 6.11.2013
«CHI MI HA AIUTATO,
SE NON “LEOPOLDINO”?»
H
o quasi 80 anni di età; sono mamma di sei figli
e nonna di 9 nipoti. Da 18 anni il lavoro, mio
e di mio marito, è quello di babysitter dei ni­
poti più piccoli. Da tanti anni conosco san Leopoldo.
Anche se amo tutti i santi, che considero nostri fratelli
vicinissimi a Dio, san Leopoldo ha sempre occupato
un posto particolare nella mia vita.
Da cinque anni soffrivo di forti dolori all’anca de­
stra. Li «tenevo» perché avevo paura dell’intervento
chirurgico, che, però ormai si stava avvicinando. Ho
chiesto a san Leopoldo un aiuto particolare, pregan­
dolo con fede ogni giorno. Dopo sei mesi, posso dire
che i dolori sono quasi spariti, non prendo più l’an­
tinfiammatorio e cammino con sicurezza. Chi mi ha
aiutato, se non «Leopoldino» e le sue preghiere di in­
tercessione?
Ma non è finita qui. Due mesi fa ho fatto un sogno
strano. Premetto che non ho mai (o quasi) sognato
i defunti. Ebbene, un giorno ho sognato di essere in
sala, in casa mia: seduto davanti a me, su una pan­
chetta in legno, stava san Leopoldo in preghiera, le
mani artritiche raccolte in grembo, il capo ritto, gli
occhi chiusi. Lo guardo piena di stupore: il suo viso,
la lunga barba bianca, la sua totale immersione in Dio.
Indossava un saio e lo zucchetto in testa, nuovi di zec­
ca; mai vista una stoffa così bella, sembrava fatta di
luce. A quel punto, penso: vado a preparargli un tè.
Mi porto in cucina, dove preparo il vassoio e la taz­
za. Poi… il sogno si interrompe e mi sveglio. Sento
che è come se mi avesse voluto dire: «Tranquilla, ci
sono io e ti seguo. Tu prega, fa’ silenzio (sono un po’
chiacchierona) e pensa sempre a Dio. E, se è da tan­
to tempo che non vieni a trovarmi [a Padova] perché
non puoi, ebbene Dio mi ha permesso di venire da te.
Sta’ tranquilla!». Carissimi, ringraziate con me san
Leopoldo, il mio «Leopoldino»!
Tilde Jovino Paganelli, Casciago (VA), 12.12.2013
L’INCIDENTE DI CÉDRIC
U
n mio nipotino di nome Cédric, di 10 anni,
stava tornando a casa in bicicletta (abitiamo
in campagna). All’improvviso, è sopraggiunta
un’automobile che l’ha investito. Lui, che non indossa­
va il casco, è volato contro il parabrezza, rompendolo
con la testa. Immaginate che colpo! Qualcuno, però,
ha protetto Cédric, perché è uscito illeso dall’incidente.
Da sempre, io e a mia mamma, abbiamo osservato
quanto il nostro caro san Leopoldo ci guarda e proteg­
Mons. João Alves Dos Santos (nella foto, il secondo
da destra), cappuccino, vescovo della diocesi di Paranaguá, nello Stato del Paraná (Brasile meridionale), il
14.1.2014 ha visitato i luoghi della santità quotidiana
di san Leopoldo assieme ad alcuni confratelli, affidando al santo confessore il proprio ministero pastorale
e la diocesi che guida.
ge. Ora, con questa breve lettera, ho pensato di dover­
lo dire pubblicamente, perché la cosa ha del miraco­
loso. Grazie, san Leopoldo!
Maria Luisa Beck Peccox, Kuhbach (Germania),
7.11.2013
GRAZIE DALL’AUSTRALIA
S
an Leopoldo mi ha salvato la vita! Era uno degli
ultimi giorni di maggio del 2013. In Australia,
dove vivo, non pioveva da tempo, per questo
bisognava innaffiare i campi continuamente.
Stavo operando con le tubazioni di un grande irri­
gatore a ruota quando, d’improvviso, cominciai a ve­
nire preso dentro le spire di gomma. Non c’era nessu­
no che potesse liberarmi. Nessuna speranza. Pensavo
fosse arrivata la mia fine.
Ho invocato san Leopoldo a gran voce: la mia fa­
miglia ha ancora bisogno di me, gli ho detto. In quel
momento la catena del meccanismo si è rotta e la
tubazione in gomma ha smesso di stringere. Io sono
riuscito a liberarmi e, non so come, a ritornare a casa
con il trattore. Ero confuso e stordito, con un orecchio
quasi interamente staccato dalla testa, tanto che toc­
cava la spalla. Mia moglie chiamò l’ambulanza. All’o­
spedale più vicino decisero di trasferirmi a quello di
Melbourne, dove mi hanno salvato l’orecchio.
Voglio ringraziare tanto san Leopoldo e gli chiedo
di continuare a proteggere me e la mia famiglia.
Mario Vanzin, Bairnsdale (Victoria, Australia),
18.12.2013
marzo 2014 Portavoce
31
vita del santuario
a cura della Redazione
Dal 7 novembre 2013 al 9­ gennaio
2014, hanno visitato il nostro
santuario circa 30 gruppi
organizzati, per un totale di circa
1.800 pellegrini, provenienti da:
Briga (Svizzera), Osijek (Croazia),
Cornuda TV), Zagabria (Croazia),
Lecce, Innsbruck (Austria),
Anguillara (PD), Arzerello di Piove
di Sacco (PD), Spalato (Croazia),
Porec´ (Croazia), Jesolo (VE),
Tivoli (RM), Mendrisio (Svizzera),
Varaždin (Croazia), Cittadella (PD),
Albignasego (PD), Calcinato (BS),
Calcinatello (BS), Torino, Parma
e da altre località di Croazia,
Slovenia, Germania e Austria
19.10.2013: mons. José Rodríguez Carballo, segretario della
Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita
apostolica
13.10.2013: gruppo dell’associazione C.I.R.E.
da Milano
A lato e sopra:
7.11.2013,
superiori religiosi in
visita al santuario,
in occasione
dell’Assemblea
generale della
Conferenza italiana
superiori maggiori
svoltasi ad Abano
Terme (PD)
32
Portavoce marzo 2014
t
8.11.2013: ragazzi
di 3a media dalla
parrocchia di
Pontevigodarzere (PD)
Nelle due foto sotto, 11 e
14. 11. 2013: alunni delle
scuole medie
dei Padri Rogazionisti
di Padova
16.11.2013: bambini della 4a elementare dalla parrocchia «S. Cuore»
di Jesolo (VE)
marzo 2014 Portavoce
33
t
vita del santuario
25.11.2013: studenti di 4 superiore
dell’Istituto «Leonardo da Vinci» di Padova
14.12.2013: bambini di 4a IV elementare della
parrocchia «S. Maria Annunziata» di Ferri di
Albignasego (PD)
20.12.2013: pellegrini dall’Unità Pastorale
di San Mauro in Cavarzere (VE)
27.12.2013: catechisti e chierichetti dalla
parrocchia di Zoppè di San Vendemiano (TV)
a
28.12.2013: folto gruppo di pellegrini da Calcinato, Calcinatello e Ponte San Marco (BS)
34
Portavoce marzo 2014
Distribuzione di cibo alla portineria
del convento dei cap­puc­ci­ni di Padova
(anni 1930-40)
Mensa per i poveri presso il convento
dei cappuccini di Padova
Vicini a chi ha bisogno.
Da sempre
il tuo «5 x mille» per le opere di carità dei cappuccini
CUD
2013
Scegli di devolvere il «5 x 1000» al­l’Associazione di volontariato
«Amici di san Francesco», a beneficio delle opere di carità dei
cappuccini del Veneto e Friuli-Venezia Giulia.
Non ti costa nulla. Basta la tua firma e scri­vere il numero di codice
fiscale 90082970279 nella dichiarazione dei redditi (modello
CUD, 730, UNICO)
I
IN CASO DI MANCATO RECAPITO, RINVIARE ALL’UFFICIO POSTALE DI PADOVA C.M.P., DETENTORE
DEL CONTO, PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA