Portavoce Mensile - anno 54 - n. 2 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD di san Leopoldo Mandic´ n. 2 - MARZO 2014 speciale ecumenismo santità e unità dei cristiani l’esortazione apostolica di papa francesco missionari della «gioia del Vangelo» sommario Portavoce n. 2 marzo 2014 anno 54 di san Leopoldo Mandic´ 3 Ai lettori La donna può muovere la Chiesa di Giovanni Lazzara 4 Lettere a Portavoce di Aurelio Blasotti 6 La voce del santuario Gli anelli del matrimonio di Flaviano G. Gusella 8 Attualità ecclesiale Periodico di cultura religiosa dell’Associazione «Amici di San Leopoldo» Direzione, Redazione, Amministrazione Associazione «Amici di San Leopoldo» Santuario san Leopoldo Mandic´ Piazzale S. Croce, 44 - 35123 Padova Tel. 049 8802727 - Fax 049 8802465 Email Redazione [email protected] Email Santuario [email protected] Sito Internet www.leopoldomandic.it Missionari della gioia del vangelo di Paolino Zilio Direttore e Redattore Giovanni Lazzara 12 Formazione cristiana > Quaresima Dir. Responsabile Luciano Pastorello La grazia della vergogna e la confessione a cura della Redazione 14 Formazione cristiana > La nostra fede > 10 La salvezza come grazia e pienezza di Anastasio Bonato 17 Finestra biblica > Simboli biblici > 1 Hanno collaborato a questo numero Aurelio Blasotti, Flaviano G. Gusella, Paolino Zilio, Anastasio Bonato, Roberto Tadiello, mons. Ioannis Spiteris, Alfredo Pescante, Ivica Jagodic, Lorenzo Artuso, Paolo Costa Un mondo di immagini che parlano di Roberto Tadiello e inoltre Fabio Camillo, Mario Gelmo e Giosuè Battistin 20Speciale > Ecumenismo Stampa Stampe Violato - Bagnoli di Sopra (PD) Santità e unità dei cristiani di mons. Ioannis Spiteris 25 Devozione San Leopoldo a Bosco di Rubano di Alfredo Pescante Registrazione Tribunale di Padova n. 209 del 18.10.1961 Iscrizione al R.O.C. n. 13870 Reliquie di san Leopoldo a Vukovar di Ivica Jagodic´ Con approvazione ecclesiastica e dell’Ordine FF. MM. Cappuccini 28 Cultura leopoldiana Editore Associazione «Amici di san Leopoldo» «Confessore» della riconciliazione e della pace di Lorenzo Artuso 30 Testimonianze Quota associativa per il 2013 Italia € 18,00 - Estero € 28,00 o USD 38,00 Sostenitore: a partire da € 50,00 da versare: su conto corrente Banco Posta n. 68943901 intestato a: «Associazione Amici di San Leopoldo» coordinate bancarie dello stesso conto: IBAN: IT07 V076 0112 1000 0006 8943 901 BIC(SWIFT): BPPIITRRXXX solo per i Paesi che non usano Euro: IBAN: IT07 V076 0112 1000 0006 8943 901 BIC(SWIFT): POSOIT22XXX a cura della Redazione 32 Vita del santuario a cura della Redazione 35 Spiritualità quotidiana Vigilanza di Paolo Costa 38 Calendario liturgico Marzo a cura della Redazione Agenda del santuario ORARIO D’APERTURA ORARIO SANTE MESSE Chiesa Festivo ore 6.00-12.00 / 15.00-19.00 Cappella del santo 2 ore 6.30, 7.45, 9.00, 10.15, 11.30, 16.00, 18.00 Feriale 8.00-12.00 / 15.00-19.00 Festivo 6.30-12.00 / 15.00-19.00 Sabato pomeriggio e vigilia delle feste sante messe festive ore 16.00, 18.00 ORARIO PENITENZIERIA ore 7.00, 8.30, 10.00, 18.00 Feriale 7.00-12.00 / 15.00-19.00 Festivo 6.15-12.00 / 15.00-19.00 pregare con i frati Il lunedì pomeriggio i frati sono impegnati in comunità, pertanto non sono disponibili per le confessioni Portavoce marzo 2014 Spedizione in abbonamento postale Feriale Al mattino ore 6.20: celebrazione delle Lodi, meditazione e santa Messa. Alla sera ore 19.00: santo Rosario e Vespri Nel rispetto del D.L. n. 196/2003 Portavoce di san Leopoldo Mandic´ garantisce che i dati personali relativi agli associati sono custoditi nel proprio archivio elettronico con le opportune misure di sicurezza. Tali dati sono trattati conformemente alla normativa vigente, non possono essere ceduti ad altri soggetti senza espresso consenso dell’interessato e sono utilizzati esclusivamente per l’invio della Rivista e iniziative connesse In copertina: san Leopoldo Mandic' tra san Pio da Pietrelcina e santa Veronica Giuliani, mosaico di Marko Ivan Rupnik, San Giovanni Rotondo (FG), chiesa di San Pio da Pietrelcina Foto: G. Basso 1; G. Lazzara 20, 21, 22; P. Marchioro 26 (basso); A. Pescante 25, 26 (alto); ASLM 4-5, 7, 8, 13, 15, 24, 28, 29, 35; Altri 3, 9, 10, 11, 17, 18, 25 (alto), 27, 30, 36-37, 38 Le foto, ove non espressamente indicato, hanno valore puramente illustrativo Chiuso in prestampa il 17.1.2014 Consegnato alle poste tra il 10 e il 14.2.2014 Rettore del santuario Fra Flaviano Giovanni Gusella Santuario san Leopoldo Mandic´ Piazzale S. Croce, 44 - 35123 Padova Tel. 049 8802727 - Fax 049 8802465 ai lettori di Giovanni Lazzara, direttore LA DONNA può muovere LA CHIESA L’ 8 marzo, festa della donna, può costituire un’occasione per riflettere sulla presenza e il ruolo della donna all’interno della Chiesa. Con l’accortezza di guardarsi da certa retorica che fatalmente si accompagna alle ricorrenze, specie se pubbliche. Il tema va ripreso, senza censure preventive rispetto a un passato che, anzi, riserva sorprese. Nella storia «le donne hanno già mosso molto. Hanno mosso vescovi e papi e sono certamente anche in grado di farlo con le conferenze episcopali. Forse oggi abbiamo di nuovo bisogno di una apostola apostolorum come Maria di Magdala, che la mattina di Pasqua ha svegliato gli apostoli dal loro letargo e li ha messi in moto. Molte grandi sante donne sono riuscite a fare questo nella storia della Chiesa». Così si esprimeva il cardinale Walter Kasper in una conferenza tenuta a Treviri (Germania), nel febbraio 2013. Parole, queste del porporato tedesco (fino al luglio 2010 presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani), che suonano perfettamente in sintonia con diversi interventi di papa Francesco. È trascorso un anno dalla sua elezione a sommo pontefice (il 13 marzo 2013) e dichiarazioni chiare, talora sorprendenti, riguardanti le donne hanno punteggiato il suo servizio pastorale. Ha apertamente riconosciuto la loro opera nella trasmissione della fede, auspicando, per il bene della Chiesa, un loro maggiore coinvolgimento. Il 27 luglio 2013, nel discorso ai vescovi brasiliani per la 28esima Giornata mondiale della gioventù a Rio de Janeiro, ricordava che «le donne hanno un ruolo fondamentale nel trasmettere la fede e costituiscono una forza quotidiana in una società che la porti avanti e la rinnovi». Non va «ridotto» l’impegno delle donne, ma «promosso il loro ruolo attivo» nella comunità ecclesiale. Perché, «se la Chiesa perde le donne, nella sua dimensione totale e reale, la Chiesa rischia la sterilità». «Soffro quando vedo nella Chiesa o in alcune organizzazioni ecclesiali che il ruolo di servizio della donna scivola verso la servitù», confidava il 12 ottobre scorso, parlando a braccio al convegno promosso in occasione del 25esimo anniversario della Mulieris dignitatem, lettera apostolica di Giovanni Paolo II sulla dignità e vocazione della donna. «Tante cose possono cambiare e sono cambiate nell’evoluzione culturale e sociale – sottolineava il Papa – ma rimane il fatto che è la donna che concepisce, porta in grembo e partorisce i figli degli uomini. E questo non è semplicemente un dato biologico, ma comporta una ricchezza di implicazioni sia per la donna stessa, per il suo modo di essere, sia per le sue relazioni, per il modo di porsi rispetto alla vita umana e alla vita in genere. Chiamando la donna alla maternità, Dio le ha affidato in una maniera del tutto speciale l’essere umano». Dunque, occorre procedere a un lavoro di approfondimento e di promozione. Papa Francesco, ha chiesto che la comunità cristiana faccia propria la questione: «Quale presenza ha la donna? Può essere valorizzata maggiormente?». Il pericolo di battere la strada della rivendicazione, potrebbe portare a «promuovere una specie di emancipazione che, per occupare gli spazi sottratti dal maschile, abbandona il femminile con i tratti preziosi che lo caratterizza». E qui il Papa ha precisato come la donna possieda una sensibilità particolare per le cose di Dio, «soprattutto nell’aiutarci a comprendere la misericordia, la tenerezza e l’amore che Dio ha per noi». Tuttavia, per liberarsi dalle secche dei facili auspici e procedere a una nuova teologia e, forse, al riconoscimento di ruoli finora interdetti alle donne, servirà creatività e docilità allo Spirito divino. Perché «la risposta ai “segni dei tempi” – concludeva il card. Kasper nell’intervento citato –, in definitiva non arriverà né da Roma, né dalla conferenza episcopale». Da dove, allora? «La risposta saranno donne profetiche, carismatiche, sante che speriamo Dio ci donerà. I carismi non sono pianificabili e organizzabili; la maggior parte delle volte arrivano inattesi e spesso diversamente da come ce li eravamo immaginati». Insomma, se crediamo che Dio è il Signore della storia, dovremmo invocarne lo Spirito e appoggiarne l’azione in mezzo a tutti noi. Uomini e donne. P marzo 2014 Portavoce 3 devozione di Alfredo Pescante SAN LEOPOLDO A BOSCO DI RUBANO H o incontrato comunità cristiane nelle quali la devozione a san Leopoldo, prorompente nel le sue manifestazioni artistiche, vigoreggia anche nel cuore di molti devoti, che lo ricordano con affetto e che di lui vogliono festeggiare la ricorrenza liturgica in modo solenne. Bosco di Rubano, da un sondaggio presso la popolazione e da notizie attinte dai due ultimi parroci che si sono susseguiti, prima dell’attua le, alla guida della parrocchia, rappresen ta un caso particolare, ma non per questo meno significativo nel campo della devo zione leopoldiana. L’ossequio verso il santo confessore non prosegue, infatti, per via «ufficiale», ma è latente, benché il ricordo di lui sia d ichiarato nella dedicazione del «patronato» (oratorio) parrocchiale e in una campana del nuovo concerto, realiz zato nel 2004. La chiesa di Bosco di Rubano Il toponimo «Bosco», che chia ramente si riferisce all’esistenza di un bosco nel territorio rubane se, compare già nel 1076 nell’atto di donazione di questo ai canonici della cattedrale di Padova. È però in uno statuto del Codice Carrarese del 1299 che s’incontra per la prima volta tale nome, corredato dall’esistenza di un gruppo di abitazioni. Nel 1394 viene poi certificata la presenza di una chiesa, dipendente dall’abbazia di Santa Ma ria della Vangadizza (con sede a Badia Polesine, in provincia di Rovigo), cui rimase legata, pur di fronte alla contestazione del vescovo padovano, fino al Set tecento. La chiesa fu ampliata nel 1749; rimodernata nel la seconda metà del ventesimo secolo e nuovamente ampliata, con un duplice transetto, una ventina d’an ni dopo e oggetto di un ulteriore ampliamento e re stauro radicale nel 1997, per merito di don Armando Colombi. Il parroco che gli successe, continuò ad ab bellirla, riproponendo soprattutto la devozione a san Teobaldo eremita, titolo che cominciò a portare dall’i Bosco di Rubano, chiesa parrocchiale «Ss. Maria e Teobaldo». A lato: campana con l’effigie di san Leopoldo installata nel 2004 nizio del XIX secolo, aggiungendolo a quello storico della Natività di Maria Santissima. La comunità, che una trentina d’anni fa contava meno di ottocen to anime, ora è triplicata; ha preso coscienza delle proprie radici sto riche, approfondendone la cono scenza in ricerche e pubblicazio ni, per merito di don Riccardo Comarella (parroco dal 1999 fino al 2009) e dello scritto re Beniamino Bettio. Vano è però cercare la presenza di san Leopoldo nella linda chiesa parroc chiale, ove esistono, oltre all’altar maggiore, quello del Santissimo, della Madonna e di san Giusep pe. Il ricordo del santo cappuccino lo si trova infatti nel patronato e nella nuova campana. Il patronato e la campana Che la devozione a san Leopoldo sia latente e sponta nea, lo suffraga il fatto che alcuni fedeli frequentino con assiduità la chiesa dei cappuccini di Santa Croce in Padova e che lì facciano ricorso al sacramento della confessione. Normale, quindi, che a san Leopoldo sia stato tributato il duplice omaggio. Don Armando Colombi spiegava il motivo della prima titolazione, quella del patronato parrocchiale. «Abbiamo dedicato al santo lo spazio in cui, dopo la chiesa, la comunità cristiana vive i suoi momenti d’in contro, nel periodo in cui era in auge, nella diocesi di Padova, la devozione verso di lui, proprio negli anni marzo 2014 Portavoce 25 t san Leopoldo a Bosco di Rubano immediatamente seguenti alla sua canonizzazione. Ho accolto soprattutto la spontanea volontà del con siglio pastorale, fattosi interprete di questo segno di devozione da trasmettere ai giovani. Il mezzobusto in legno di Ortisei che ritrae le sembianze di Leopoldo è stato collocato in una piccola nicchia di bianco mar mo, ricavata sulla facciata d’ingresso del patronato. Non ricordo il nome dello scultore, perché la statua fu acquistata da un restauratore di Celeseo, impegnato allora nel rendere bella la statua della Madonna, in chiesa». Un’altra preziosa testimonianza della devo zione a san Leopoldo, la troviamo sulla quarta cam pana, parte del nuovo concerto, a sei bronzi, che don Riccardo ha voluto issare sul campanile, nel 2004, so stituendo il precedente a quattro campane. Fusa dal la fonderia De Poli di Vittorio Veneto, è chiamata «la campana della famiglia e dei giovani». I fregi portano, infatti, da un lato l’immagine della «Sacra Famiglia» e dall’altro quella di san Leopoldo Mandic´ nell’atto di benedire. Al di sotto, sono riportati alcuni versetti del salmo 150, che recitano: «Lodate Dio con tamburi e danze, lodatelo con liuti e flauti». Don Riccardo le ha affidato un compito particolare: «Questa campana suonerà per annunciare al paese la nascita di un nuo vo fratellino o sorellina». La rara presenza di campane dedicate a san Leo poldo è motivo d’orgoglio per la comunità di Bosco, ma è altrettanto bello pensare che, oltre a protegge re i giovani, il santo, tramite i rintocchi della quarta campana, trasmetta la gioia per la nascita d’una nuo va creatura. Bosco di Rubano ha pensato al Mandic´ come un si curo protettore delle sue figlie e dei suoi figli fin dalla nascita! P «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato dal mondo». Questa espressione, usata da san Giovanni Battista per presentare Gesù, ha suggerito la realizzazione di un presepio ambientato all’interno della cellettaconfessionale di san Leopoldo fedelmente riprodotta. Complimenti alla famiglia di Pierino Marchioro di Ponte San Nicolò (Padova) per l’originalità e la riuscita della scena natalizia. 26 Portavoce marzo 2014 DEVOZIONE RELIQUIE DI SAN LEOPOLDO A VUKOVAR Alla presenza di numerosi fedeli, cinque vescovi e una quarantina di sacerdoti, nell’ottobre scorso si è svolto a Vukovar, in Croazia, il rito della dedicazione della chiesa dei ss. Filippo e Giacomo (nella prima foto a lato). Mons. Đuro Hranic´, arcivescovo e metropolita di Đakovo e Osijek, ha presieduto la solenne celebrazione eucaristica. Atto centrale del rito, la posa delle reliquie di san Leopoldo Bogdan Mandic´ sotto la mensa dell’altare (seconda e terza foto a lato). Diversi elementi hanno motivato la scelta del santo cappuccino: il fatto che san Leopoldo fosse croato e un santo ecumenico, che offrì se stesso per l’unità delle Chiese. E proprio l’unità delle Chiese, la riconciliazione e il perdono appaiono quanto mai necessari per la popolazione del territorio balcanico, per la vita ecclesiale di Vukovar e dintorni. Le origini del convento francescano e della chiesa dei santi Filippo e Giacomo – situato sulla collina sovrastante il fiume Danubio, quasi simbolo della città di Vukovar – risalgono al 1723, anno a cui risale la posa della prima pietra del convento. Dieci anni dopo, nel 1733, al convento venne annessa la chiesa, dedicata ai santi Filippo e Giacomo. Durante gli anni successivi furono costruite altre parti della bella chiesa di stile barocco. Il convento francescano conserva una ricca biblioteca con rari libri antichi e una piccola galleria di opere d’arte. Il complesso fa parte delle strutture monumentali più preziose della Croazia continentale. Nel 1991, la città di Vukovar fu coinvolta nelle guerre iugoslave quando le truppe dell’esercito federale iugoslavo, fedeli al governo di Belgrado, la strinsero sotto assedio per tre mesi causando molte distruzioni e vittime civili. Anche la chiesa e il convento francescano dei ss. Filippo e Giacomo furono distrutti, mentre la biblioteca e beni culturali, ivi conservati, vennero saccheggiati. In seguito, i francescani croati di Ilok e Zemun riuscirono a recuperare buona parte dei beni del convento, consentendo la recente opera di restauro. (di fra Ivica Jagodic´) marzo 2014 Portavoce 27 cultura leopoldiana di Lorenzo Artuso* «CONFESSORE» DELLA RICONCILIAZIONE E DELLA PACE S e analizziamo le testimo nianze dei penitenti di pa dre Leopoldo e cerchiamo di vedere quale fosse il nucleo del suo dono di confessore, lo tro viamo in una parola sola: la pace. Questa era la ragione del suo ser vizio: donare la pace. Il nucleo del ministero sacerdotale del santo cappuccino in un brano del capitolo «Siamo qui due peccatori», tratto dalla nuova edizione di una biografia «interiore»: Leopoldo Mandic´. Umanità e santità «Una speranza nuova» Si trattava di una pace ricca di altre connotazioni. Quella pace sacramentale invadeva l’anima come una esperienza che diventa va, di volta in volta, armonia, gioia, speranza, serenità, responsabilità: «Sapeva mettere la pace nell’ani ma: dava quel senso di armonia con se stessi che a volte ci man ca»; dava «grande contentezza», «una speranza nuova», una «gran de serenità»; faceva sì che i cuori diventassero «più fervorosi nel compimento del proprio dovere e nell’accettare il sacrificio [...]; ri nati a nuova vita e con nell’animo nuove energie». Destinatarie del suo dono erano le creature che si portavano den tro lo smarrimento e la stanchez za: «anime buie, menti ottenebra te, cuori affranti». Ad esse padre Leopoldo donava la certezza non tanto di entrare in possesso di una pace qualsiasi, ma di «ritrovare la pace di Gesù»: dopo aver deposto nell’anima di un uomo quello splendido dono, egli ritirava rapidamente la mano, preoccupato che nessuno pensas se a un dono suo: doveva essere avvertita, senza equivoci, come la pace di Gesù. Questa fiducia illu minava l’anima dei suoi penitenti 28 Portavoce marzo 2014 trasmetteva con umiltà e pudore: ma il peso che le sue parole riusci vano ad avere derivava dal fatto che esse portavano il segno della sua anima. Prima di avere un de stinatario, quelle parole di pace partivano da un uomo che ne era stato coinvolto. Colui che proclama e li liberava dalla paura di essere solo ritornati in possesso di un fragile equilibrio psicologico; li orientava, invece, a sentirsi nuo vamente destinatari della pace della grazia. I penitenti ricordano quelle pa role di padre Leopoldo, così sem plici, così essenziali e autorevoli: «Vada in pace!»; «Stia tranquilla!»; «Stia tranquilla, figliola, non ci pensi più!»; «Stia di buon animo»; «Vada pure tranquillo». Padre Leopoldo era dunque un autorevole profeta della pace. La Sempre, dalla sua ordinazione sacerdotale fino alla morte, pa dre Leopoldo altro non fu che sacerdote-confessore. In pratica non fece altro. E per i moltissimi suoi penitenti padre Leopoldo altro non era che il confessore. Non lo vedevano altrove che lì: nel confessionale; non lo ve devano compiere nessun altro servizio sacerdotale all’infuori di quello di rimettere i peccati. La celletta-confessionale del convento dei cappuccini di Pa dova non fu l’unico luogo dove padre Leopoldo esercitò il mini stero della riconciliazione e del la pace. In tutti i conventi a cui l’obbedienza lo aveva destinato, dopo la sua ordinazione sacerdo tale, era stato unicamente confes sore. Solo che, a Padova, quella celletta-confessionale lo accolse più a lungo e finì per diventare un luogo simbolico. Qui l’esperienza «L’Autore è riuscito ad essere sempre penetrante e metodologicamente rigoroso, mai cedendo all’encomio fuori misura. Esplorando il segreto di san Leopoldo, l’Autore ci aiuta a esplorare una spiritualità che dovrebbe e potrebbe essere proprio la nostra e addirittura della Chiesa del Vaticano II. Veniamo sollecitati, cioè, a dire un po’ meno parole, per essere di più Parola.» (Luigi Sartori, teologo, Presentazione) sacerdotale del confessore si con solidò e raggiunse la pienezza. Qui era giunto quando la sua umanità era matura: nel 1909, aveva 43 anni. Qui rimase fino al 1942, per 33 anni. Qui nacque quell’immagine che avrebbe fissa to, poi, per sempre, la sua vita: un frate seduto, con la stola color vio la sulle spalle, il volto incorniciato dalla barba bianca un po’ arruffata, gli occhi socchiusi come a proteg gere un mistero e un segreto, la mano alzata, nel gesto dell’assolu zione, su un uomo che si copre il volto con le mani, in atto di peni tente e sereno dolore. Quanti vengono al convento dei cappuccini di Padova san no che il punto obbligato del la loro visita è proprio quella celletta-confessionale, dove un crocifisso appeso alla parete, una povera poltroncina e un inginoc chiatoio dicono quale fu il servizio sacerdotale di padre Leopoldo: egli fu il confessore. Confessore è parola che sembra usuale per un cristiano. Ma per un cristiano che incontra padre Leo poldo diventa parola nuova, per ché egli scopre che quella parola si arricchisce di un significato puro, originale. Confessare significa gri dare in pubblico, proclamare, af fermare solennemente. In questo senso padre Leopoldo «confessa» la riconciliazione e la pace: grida l’uomo davanti a Dio e grida Dio davanti all’uomo. Perché il pecca to diventi misericordia e la miseri cordia diventi gioia. «Servire come confessore» Molto fu già scritto su padre Leo poldo confessore: la sua sapienza, il suo dono di scrutare e di leggere nei cuori, il suo dono del consiglio, la sua mitezza e la sua fortezza, la sua generosità nel perdono, il suo «metodo», la sua comprensione, il suo amore per i suoi penitenti. Noi vorremmo esplorare le vie segrete che permisero a padre Leopoldo di fare e di testimonia re, in modo così profondo e così sconvolgente, quella straordinaria esperienza di grazia. Il fatto che colpisce immediata mente è che per padre Leopoldo la vita di sacerdote confessore fu sempre un servizio. Per lui il mi nistero della confessione era met tersi al servizio del cuore di Gesù e delle anime. Un unico e inscindi bile servizio. Per lui l’amore a Cristo si in carnava nell’amore per l’uomo e l’amore per l’uomo si sublimava nell’amore a Cristo. E lo diceva come se si trattasse della cosa più semplice del mondo. Era un’af fermazione ovvia. Un anno prima della morte, esattamente il 20 gennaio 1941, a una sua penitente chiedeva: «Preghi per me la Vergi ne Santa affinché si degni di darmi la grazia di ricuperare la primiera salute e di poter di nuovo attende re alle anime. Si degni di prega re con tutto il cuore. La prego di scongiurare anche il cuore di Gesù e la sua infinita carità, affinché si degni di darmi la salute per servir lo come confessore». Tre giorni prima, il 17 gennaio, aveva scritto in un foglietto: «Per ragione della mia vocazione sono chiamato prima di tutto alla salute del popolo orientale, e poi a servi re le anime soprattutto nel mini stero della confessione». Ed era ormai al termine della sua vita. Gli entusiasmi non ave vano più significato. Ora parlava il suo spirito puro. Ora le parole erano quelle mature. Ora per lui servire significava semplicemente mettersi a disposizione di Cristo e dell’uomo perché si realizzasse la speranza di riconciliazione e di pace. A questo era destinato il suo servizio. P * (Fara Vicentino 1928, Conegliano 2005) Lorenzo Artuso Leopoldo Mandic´. Umanità e santità Edizioni San Leopoldo pp. 240, € 10,00 Il volume è disponibile presso il negozio del santuario tel. 049 8802727 email: [email protected] marzo 2014 Portavoce 29 testimonianze a cura della Redazione GUIDÒ LE MANI DEL CHIRURGO messa, con l’intenzione di ringraziare la persona: nes suno seppe darle una risposta. Da considerare che in quel reparto entra solo il personale competente e due familiari per visita. Il 2 giugno 2005, oltre un anno dopo l’intervento, sono andato a far visita ai miei fratelli; tra l’altro, ho parlato loro del sogno, ma senza trarre delle conclu sioni. Continuavo a pensarci, chiedendomene il senso. La sera dello stesso giorno, su mia richiesta, mia mo glie Cinzia mi trova un libro sulla vita di padre Leopol do. Apro il libro su una pagina a caso e leggo: «Padre Leopoldo è morto a Padova nel convento di Santa Cro ce, il 30 luglio 1942 a causa di un tumore all’esofago». Mi è venuta la pelle d’oca! Non avevo mai saputo di che cosa il santo fosse morto. Io avevo rischiato di morire per la stessa malattia. E il prof. Ancona (il chi rurgo che mi operò), in quel periodo era vicesindaco di Padova, durante un viaggio raccontò a mio genero, autista del Comune, che durante l’operazione ci fu un momento in cui aveva perso la speranza di salvarmi la vita e che «qualcuno» guidava le sue mani. Non so cosa aggiungere, ma ringrazio tanto san Leopoldo! Lucio Sordo, Torreglia (PD), 22.11.2013 è nato Alessandro I l 2 aprile 2004, sono stato operato di tumore all’e sofago dall’equipe del prof. Ancona. L’intervento è durato parecchie ore e ha avuto fasi di estrema gravità. Sono stato in coma per alcuni giorni. Al risveglio mi sono ricordato di un sogno: mi tro vavo in cielo e andavo lentamente ma inesorabilmen te sempre più in alto. Il mio corpo era disteso, come se fossi a letto. Non c’era niente che lo sostenesse. Ricor do una luce bianca e una serenità indescrivibile. A un tratto, mi appare padre Leopoldo (con lo stesso volto ritratto nei santini), il quale mi allontana con il brac cio teso e il palmo della mano aperta. Oltre a pensare al significato del sogno, mi sono chiesto perché proprio padre Leopoldo e non, che ne so, padre Pio, che in quei giorni veniva santifica to, oppure sant’Antonio, patrono di Padova. Le mie preghiere erano sempre state rivolte alla Madonna, come faceva mia mamma e, per di più, io prego sem pre per altri e quasi mai per me. Quando sono tornato a casa dall’ospedale, dopo tre mesi, mia moglie mi ha raccontato di un santino che vedeva appeso al letto in sala di rianimazione: era l’immagine di san Leopoldo, racchiusa da una garza e appesa con un fermaglio da balia. Era lì dal secondo giorno del ricovero. Mia moglie chiese chi l’avesse 30 Portavoce marzo 2014 In una lettera della primavera del 2003 vi chiedevo di pregare per me, per la mia gravidanza a rischio di aborto a causa della presenza di fibromi uterini. Una gravidanza, tra l’altro, insperata a detta dei medici. Ma dove non arrivano i medici arrivano le preghiere; infatti, una signora ha pregato tanto padre Leopoldo per me, e io sono rimasta incinta. Ebbene, vi comunico che lo scorso 26 maggio è nato il mio Alessandro. Un parto naturale. È andato tutto bene: io e mio marito siamo felicissimi. Volevamo ringraziarvi delle vostre preghiere e chiedere di ricordarvi nella preghiera della signora di cui vi ho parlato: non sta bene e sta facendo una cura sperimentale contro il tumore di cui soffre. E.D.M., 6.11.2013 «CHI MI HA AIUTATO, SE NON “LEOPOLDINO”?» H o quasi 80 anni di età; sono mamma di sei figli e nonna di 9 nipoti. Da 18 anni il lavoro, mio e di mio marito, è quello di babysitter dei ni poti più piccoli. Da tanti anni conosco san Leopoldo. Anche se amo tutti i santi, che considero nostri fratelli vicinissimi a Dio, san Leopoldo ha sempre occupato un posto particolare nella mia vita. Da cinque anni soffrivo di forti dolori all’anca de stra. Li «tenevo» perché avevo paura dell’intervento chirurgico, che, però ormai si stava avvicinando. Ho chiesto a san Leopoldo un aiuto particolare, pregan dolo con fede ogni giorno. Dopo sei mesi, posso dire che i dolori sono quasi spariti, non prendo più l’an tinfiammatorio e cammino con sicurezza. Chi mi ha aiutato, se non «Leopoldino» e le sue preghiere di in tercessione? Ma non è finita qui. Due mesi fa ho fatto un sogno strano. Premetto che non ho mai (o quasi) sognato i defunti. Ebbene, un giorno ho sognato di essere in sala, in casa mia: seduto davanti a me, su una pan chetta in legno, stava san Leopoldo in preghiera, le mani artritiche raccolte in grembo, il capo ritto, gli occhi chiusi. Lo guardo piena di stupore: il suo viso, la lunga barba bianca, la sua totale immersione in Dio. Indossava un saio e lo zucchetto in testa, nuovi di zec ca; mai vista una stoffa così bella, sembrava fatta di luce. A quel punto, penso: vado a preparargli un tè. Mi porto in cucina, dove preparo il vassoio e la taz za. Poi… il sogno si interrompe e mi sveglio. Sento che è come se mi avesse voluto dire: «Tranquilla, ci sono io e ti seguo. Tu prega, fa’ silenzio (sono un po’ chiacchierona) e pensa sempre a Dio. E, se è da tan to tempo che non vieni a trovarmi [a Padova] perché non puoi, ebbene Dio mi ha permesso di venire da te. Sta’ tranquilla!». Carissimi, ringraziate con me san Leopoldo, il mio «Leopoldino»! Tilde Jovino Paganelli, Casciago (VA), 12.12.2013 L’INCIDENTE DI CÉDRIC U n mio nipotino di nome Cédric, di 10 anni, stava tornando a casa in bicicletta (abitiamo in campagna). All’improvviso, è sopraggiunta un’automobile che l’ha investito. Lui, che non indossa va il casco, è volato contro il parabrezza, rompendolo con la testa. Immaginate che colpo! Qualcuno, però, ha protetto Cédric, perché è uscito illeso dall’incidente. Da sempre, io e a mia mamma, abbiamo osservato quanto il nostro caro san Leopoldo ci guarda e proteg Mons. João Alves Dos Santos (nella foto, il secondo da destra), cappuccino, vescovo della diocesi di Paranaguá, nello Stato del Paraná (Brasile meridionale), il 14.1.2014 ha visitato i luoghi della santità quotidiana di san Leopoldo assieme ad alcuni confratelli, affidando al santo confessore il proprio ministero pastorale e la diocesi che guida. ge. Ora, con questa breve lettera, ho pensato di dover lo dire pubblicamente, perché la cosa ha del miraco loso. Grazie, san Leopoldo! Maria Luisa Beck Peccox, Kuhbach (Germania), 7.11.2013 GRAZIE DALL’AUSTRALIA S an Leopoldo mi ha salvato la vita! Era uno degli ultimi giorni di maggio del 2013. In Australia, dove vivo, non pioveva da tempo, per questo bisognava innaffiare i campi continuamente. Stavo operando con le tubazioni di un grande irri gatore a ruota quando, d’improvviso, cominciai a ve nire preso dentro le spire di gomma. Non c’era nessu no che potesse liberarmi. Nessuna speranza. Pensavo fosse arrivata la mia fine. Ho invocato san Leopoldo a gran voce: la mia fa miglia ha ancora bisogno di me, gli ho detto. In quel momento la catena del meccanismo si è rotta e la tubazione in gomma ha smesso di stringere. Io sono riuscito a liberarmi e, non so come, a ritornare a casa con il trattore. Ero confuso e stordito, con un orecchio quasi interamente staccato dalla testa, tanto che toc cava la spalla. Mia moglie chiamò l’ambulanza. All’o spedale più vicino decisero di trasferirmi a quello di Melbourne, dove mi hanno salvato l’orecchio. Voglio ringraziare tanto san Leopoldo e gli chiedo di continuare a proteggere me e la mia famiglia. Mario Vanzin, Bairnsdale (Victoria, Australia), 18.12.2013 marzo 2014 Portavoce 31 vita del santuario a cura della Redazione Dal 7 novembre 2013 al 9 gennaio 2014, hanno visitato il nostro santuario circa 30 gruppi organizzati, per un totale di circa 1.800 pellegrini, provenienti da: Briga (Svizzera), Osijek (Croazia), Cornuda TV), Zagabria (Croazia), Lecce, Innsbruck (Austria), Anguillara (PD), Arzerello di Piove di Sacco (PD), Spalato (Croazia), Porec´ (Croazia), Jesolo (VE), Tivoli (RM), Mendrisio (Svizzera), Varaždin (Croazia), Cittadella (PD), Albignasego (PD), Calcinato (BS), Calcinatello (BS), Torino, Parma e da altre località di Croazia, Slovenia, Germania e Austria 19.10.2013: mons. José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica 13.10.2013: gruppo dell’associazione C.I.R.E. da Milano A lato e sopra: 7.11.2013, superiori religiosi in visita al santuario, in occasione dell’Assemblea generale della Conferenza italiana superiori maggiori svoltasi ad Abano Terme (PD) 32 Portavoce marzo 2014 t 8.11.2013: ragazzi di 3a media dalla parrocchia di Pontevigodarzere (PD) Nelle due foto sotto, 11 e 14. 11. 2013: alunni delle scuole medie dei Padri Rogazionisti di Padova 16.11.2013: bambini della 4a elementare dalla parrocchia «S. Cuore» di Jesolo (VE) marzo 2014 Portavoce 33 t vita del santuario 25.11.2013: studenti di 4 superiore dell’Istituto «Leonardo da Vinci» di Padova 14.12.2013: bambini di 4a IV elementare della parrocchia «S. Maria Annunziata» di Ferri di Albignasego (PD) 20.12.2013: pellegrini dall’Unità Pastorale di San Mauro in Cavarzere (VE) 27.12.2013: catechisti e chierichetti dalla parrocchia di Zoppè di San Vendemiano (TV) a 28.12.2013: folto gruppo di pellegrini da Calcinato, Calcinatello e Ponte San Marco (BS) 34 Portavoce marzo 2014 Distribuzione di cibo alla portineria del convento dei cappuccini di Padova (anni 1930-40) Mensa per i poveri presso il convento dei cappuccini di Padova Vicini a chi ha bisogno. Da sempre il tuo «5 x mille» per le opere di carità dei cappuccini CUD 2013 Scegli di devolvere il «5 x 1000» all’Associazione di volontariato «Amici di san Francesco», a beneficio delle opere di carità dei cappuccini del Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Non ti costa nulla. Basta la tua firma e scrivere il numero di codice fiscale 90082970279 nella dichiarazione dei redditi (modello CUD, 730, UNICO) I IN CASO DI MANCATO RECAPITO, RINVIARE ALL’UFFICIO POSTALE DI PADOVA C.M.P., DETENTORE DEL CONTO, PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA
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