Dal 10 al 16 maggio 2014 • • • • • • da BRESCIA OGGI da L’ARENA da L’ADIGE dal TRENTINO dalla GAZZETTA DI MANTOVA dal CORRIERE DELLA SERA da BRESCIA OGGI giovedì 15 maggio 2014 – PROVINCIA – Pagina 37 Bandiera blu: è l´ecologia l´asso vincente di Gardone È Stefano Ambrosini, consigliere comunale delegato all´innovazione e all´ambiente, a spiegare i motivi che hanno consentito a Gardone Riviera di conquistare per il quarto anno consecutivo la «Bandiera Blu» della Presidenza del Consiglio dei ministri, unico paese gardesano e unico lombardo su 140 in tutta Italia. «Il riconoscimento - dice nel corso di una conferenza stampa svoltasi nella sede della Comunità del Garda, cui partecipano anche il vicesindaco Giampiero Seresina, l´assessore provinciale Silvia Razzi e numerosi albergatori - è frutto di un lavoro costante, che ha portato a risultati incredibili. In primis il successo della raccolta differenziata porta a porta, con l´applicazione della tariffa puntuale. In marzo abbiamo raggiunto il 76%, rispetto al 28% del marzo 2013, quando c´erano i cassonetti». In secondo luogo «il mantenimento di alti livelli di qualità delle acque di balneazione, certificato dalle analisi quindicinali dell´Asl, un sistema di depurazione efficiente e, sopratutto, gli elevati standard di politiche ambientali e di educazione. Numerosi, ad esempio, gli incontri di sensibilizzazione tenuti nelle scuole e per gli adulti». «Siamo l´unico comune della Lombardia ad avere ricevuto la Bandiera Blu, e la cosa è motivo di orgoglio», conclude Ambrosini, che ha trascorso giorni e giorni a raccogliere dati, compilare schede, stilare relazioni da inviare a Roma, nella sede della Fee. mercoledì 14 maggio 2014 – PROVINCIA – Pagina 20 CAMPIONE. Dalla Cassazione al Riesame Campione del Garda: è tornato in tribunale il nodo-dissequestro Il ricorso della Procura contesta la decisione di togliere i «sigilli» È tornata ieri mattina al Tribunale del Riesame di Brescia la questione del sequestro e dissequestro del borgo di Campione del Garda, dove l´estate scorsa la Guardia di Finanza appose i sigilli a quasi tutto il paese, per la vicenda di presunte irregolarità urbanistiche e abusi edilizi. Fu proprio il Riesame a ordinare in seguito il dissequestro, ma contro quella decisione la Procura della Repubblica di Brescia fece ricorso. La Cassazione non prese decisioni, ma si limitò a una prescrizione, da cui ora dipende il futuro della frazione di Tremosine: il Riesame deve motivare in modo più «solido» la decisione del dissequestro. Altrimenti chissà. IERI MATTINA c´è stata l´udienza, ma per conoscere l´esito bisognerà attendere, forse giorni o forse settimane. Principalmente, da parte della Cassazione si era chiesto di motivare l´aspetto del presunto rischio idrogeologico e ambientale. Tra i legali che erano presenti, per chiedere che il Riesame rimanga sulle posizioni della pronuncia della scorsa estate, quando dissequestrò tutto, c´era ieri mattina l´avvocato Alessandro Asaro, in rappresentanza dell´amministrazione comunale di Tremosine. La linea difensiva del legale non si discosta molto da quanto dichiarato l´estate scorsa. In particolare Asaro ha sottolineato che una delle opere comunali finite sotto accusa, il parcheggio interrato, non costituisce elemento di pericolo idrogeologico (come sostenevano gli inquirenti) ma casomai di difesa dal pericolo. PER L´AVVOCATO, inoltre, le opere contestate hanno migliorato le condizioni di vita del paese. L´entrata in funzione del parcheggio pubblico multipiano, in particolare «ha portato - scrive il legale - i maggiori benefici proprio ai residenti della parte vecchia, caratterizzata da case prive di garage. L´entrata in funzione del parcheggio ha reso possibile l´integrale pedonalizzazione della parte vecchia, e la deviazione totale del traffico». E ancora: «Non si può ritenere che la fruizione dei beni in oggetto possa esporre la collettività a qualsivoglia rischio derivante dal pericolo idrogeologico». Intanto, a parte la vicenda del dissequestro, la Procura ha già avanzato le richieste di rinvio a giudizio per gli imputati coinvolti nelle accuse di abusi e irregolarità. L´udienza si terrà a novembre.M.P. martedì 13 maggio 2014 – PROVINCIA – Pagina 17 Tanfo e acqua intorbidita: sul Garda rientra l´allarme ma la guardia resta alta L´emergenza è durata meno di 48 ore, ma non è stata una tempesta in un bicchiere di acqua... torbida. Il divieto di balneazione su quindici chilometri di litorale gardesano magari a qualcuno ha fatto storcere il naso più del tanfo che si levava dal lago, ma visti i precedenti Asl e sindaci hanno voluto vederci chiaro. E prima di riaccendere il semaforo verde alle immersioni hanno voluto essere sicuri che il colore verde-marrone e la puzza fossero davvero l´effetto dell´epilogo del ciclo biologico delle microalghe e non, come avvenuto in passato, frutto di inquinamento. A fare chiarezza, ancor prima degli esami sui campioni di acqua, è stato il temporale notturno che ha mitigato l´effetto sgradevole delle alghe unicellulari in stato di decomposizione. Tanto che ieri mattina i cinque sindaci dei Comuni che si affacciano sul Basso Garda avevano già firmato la revoca al divieto di balneazione. La misura era scattata domenica, dopo un primo sopralluogo dell´Asl che aveva prelevato campioni della densa mucillagine che aveva riempito le acque prossime alle rive, con epicentri a Manerba (a Dusano e a Pisenze), al lido di Padenghe e al porto di Moniga. I test hanno confermato che si tratta di fioritura stagionale dell´alga nota come «Ramino» o «Ranino». Un fenomeno che avviene ogni anno in questo periodo, quando la temperatura superficiale dell´acqua supera i 12-14 gradi. Quest´anno però il sole caldo ha aumentato quantità e miasmi, il lago fermo ne ha provocato il ristagno almeno fino alla burrasca: una congiuntura climatica negativa. «L´acqua del lago è tornata pulita pure nei punti critici, come il lido o il porto di Moniga - spiega il sindaco di Padenghe, Patrizia Avanzini -. Anche l´odore acre è scomparso». PAOLO SIMONI, nella duplice veste di presidente dell´Unione dei Comuni e di sindaco di Manerba, conferma che si è trattato semplicemente di una florescenza anomala, «legata al clima». Alghe fiorite troppo in fretta, e poi destinate ad una rapida putrescenza: un po´ per il caldo degli ultimi giorni, un po´ per l´aumento della temperatura dell´acqua, secondo l´associazione dei pescatori di Padenghe. Divieto revocato anche a Desenzano, dove il sindaco Rosa Leso conferma che «il lago è balneabile e pulito», a Moniga (dove il tanfo è arrivato fino in paese) e a San Felice, meno coinvolto dal fenomeno. Eutrofizzazione? Non doverebbe essere questo il problema. Le concentrazioni di fosforo (alimentate dagli scarichi fognari), nutriente chiave per le alghe, sono in calo ma viene spontaneo chiedersi se non ci siano altre sorgenti di inquinamento. Per questo il livello di guardia resta alto. A.GAT. martedì 13 maggio 2014 – PROVINCIA – Pagina 25 I CONTROLLI. Tra Toscolano e Limone fermate 180 persone La Gardesana al setaccio: via 20 patenti, 4 denunciati Nel weekend appena trascorso, i carabinieri della Compagnia di Salò hanno attuato un servizio di controllo straordinario del territorio, in particolare sulla Gardesana tra Toscolano Maderno e Limone. La Compagnia ha messo in campo 15 pattuglie e 32 uomini che hanno identificato 180 persone e 110 mezzi, fra l´altro rintracciando e arrestando un pregiudicato classe 1960 colpito da ordine di carcerazione per un insolvenza fraudolenta commessa (dovrà scontare sei mesi ai domiciliari) e denunciando in stato di libertà un totale di 4 soggetti per «porto abusivo di armi od oggetti atti ad offendere» con il sequestro di coltelli e mazze. Un uomo non si è fermato all´alt ad un posto di blocco, tentando la fuga e creando grave pericolo. È poi stato bloccato a un secondo posto di blocco dove è stato sanzionato per 600 euro con ritiro della patente. Sono 5 i soggetti segnalati come assuntori di droghe, con il sequestro di circa 10 grammi tra marijuana e hashish Tre le patenti ritirate per eccesso di velocità mentre sono state 20 le contravvenzioni elevate per infrazioni come guida pericolosa e sorpassi vietati. lunedì 12 maggio 2014 – PROVINCIA – Pagina 18 AMBIENTE. Un fenomeno naturale impazzito «Fioriture» algali: un weekend difficile per il basso Garda Sotto accusa l´inverno molto mite ma l´Asl ferma la balneazione Sono arrivate anticipate da un forte odore, e hanno invaso le coste del basso Garda bresciano colorando le acque prima di verde, e poi di marrone, coprendole nel weekend con una densa coltre di mucillaggine. Non parliamo dei contorni di un disastro ambientale, ma di un fenomeno naturale e ricorrente che però, forse per l´inverno particolarmente mite, ha avuto stavolta dimensioni inattese: una «fioritura» algale prevista, ma gigante. Una situazione anomala nelle dimensioni, appunto; tanto da spingere l´Asl a disporre un temporaneo divieto di balneazione per oltre 15 chilometri di costa: una misura precauzionale, spiegano i tecnici, e che dovrebbe essere abrogata già nelle prossime ore, anche grazie a un breve temporale che ha ripulito le acque del lago. Il problema si è manifestato da Manerba al confine con San Felice, fino a superare Padenghe per raggiungere Desenzano, e con epicentri accertati a Dusano e a Pisenze (Manerba) e nel porto di Moniga. Proprio da Moniga le prime segnalazioni: «Abbiamo avvisato Asl e Garda uno - spiega il sindaco Lorella Lavo - che ci hanno subito tranquillizzato. Nessuna tubatura scoppiata, nessun inquinante: solo un fatto naturale. Ma l´odore insopportabile e il colore dell´acqua avevano fatto temere il peggio». «Ci siamo svegliati con un odore nauseabondo, che si sentiva fin dalle colline - racconta Roberto Blegi, presidente del Nauticlub -. Sappiamo che tutti gli anni le alghe fioriscono, ma una cosa così non si era mai vista. Acqua viscida e marrone, così spessa che ho fatto fatica a muovermi con il gommone». Il picco si è registrato sabato, per poi rientrare nei ranghi: più lunghi i tempi di recupero a Manerba, soprattutto a Pisenze, per la conformazione particolare della spiaggia. «Anch´io non ricordo di aver mai visto una cosa del genere aggiunge Giacomo Beltrami, detto Nadir, dell´associazione dei pescatori -. Ero in barca, ho raccolto un po´ di acqua per annusarla e guardarla. Un fenomeno insolito, forse dovuto allo sbalzo termico degli ultimi giorni: l´acqua è passata da 10/12 gradi a quasi 17». «Aspettiamo la verifica dei tecnici - dice Paolo Simoni, sindaco di Manerba - ma abbiamo già la conferma che non ci sono rischi per la salute. Si trattata di una fioritura algale molto forte, dovuta anche all´inverno mite». A.GAT. sabato 10 maggio 2014 – CRONACA – Pagina 12 IL PROVVEDIMENTO. Per i prossimi dieci anni tutte le zone coltivate non potranno subire cambi di destinazione d´uso Regione e Provincia blindano le aree agricole bresciane Mimmo Varone Beccalossi e Romele in prima linea per l´approvazione in tempi record del procedimento: «Grande attenzione al territorio» Per i prossimi dieci anni in provincia di Brescia tutte le aree agricole resteranno blindate. Nessun cemento potrà più mangiare una virgola degli spazi oggi coltivabili. La Regione ha approvato ieri il parere di verifica sulla variante di revisione del Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp), primo in Lombardia. Prima del 15 giugno del rompete le file, il Consiglio provinciale lo approverà a sua volta, e per un decennio non ci saranno nuove strade, capannoni, urbanizzazioni a rosicchiare altro terreno. Resta che in tutta la regione sopravvivono 414 chilometri quadrati di aree di potenziale trasformazione (circa 42 a Brescia), inserite nei Pgt dei 1.535 Comuni, spesso «avanzi» dei vecchi Prg e residui di urbanizzazioni già avviate. Su quelle ci sarà poco da fare, anche se il vicepresidente del Broletto (e assessore al Territorio) Giuseppe Romele assicura che sulla spinta dei cittadini oberati dalla pesante Imu sulle aree edificabili molti Comuni sono costretti a variare i Pgt per restituire all´agricoltura spazi che le erano stati strappati. D´altronde se si desse corso a tutti gli ambiti di trasformazione «lo sviluppo demografico nel giro di 10 anni porterebbe a un milione e mezzo di nuovi abitanti – dice l´assessore regionale al Territorio Viviana Beccalossi – che richiederebbero servizi e infrastrutture difficilmente ipotizzabili». ROMELE E BECCALOSSI erano insieme ieri mattina al Pirellino di via Dalmazia, per annunciare l´imprimatur regionale che diventerà definitivo quando il Broletto avrà ottemperato alle 150 osservazioni della Regione, in gran parte di carattere normativo (erano 330 ma una buona metà riguardava il vecchio Ptcp sospeso). Osservazioni che vanno verso la semplificazione dei meccanismi per disciplinare il consumo di suolo – precisa Beccalossi – la valorizzazione dei temi di Expo 2015, il rafforzamento delle misure per la sicurezza idrogeologica e la protezione civile e perfezionamenti nell´identificazione delle infrastrutture viarie. La strada, ad ogni modo, sembra in discesa, nonostante la cancellazione delle Province ormai imminente. La Giunta Molgora – spiega Romele -, sentita la competente commissione consiliare proporrà l´approvazione delle osservazioni. Ieri Romele stesso ha incontrato i capigruppo per coordinare il cronoprogramma in modo che Giunta e Consiglio funzionino in parallelo. E «per i primi di giugno – dice – potremo consegnare uno strumento indispensabile per la tutela del territorio». «Brescia ha uno strumento di pianificazione – dice Beccalossi - basato su un´idea nuova di gestione del territorio, del verde e della tutela del paesaggio, fissando regole generali che da oggi in poi tutti i Comuni della nostra provincia dovranno seguire predisponendo i propri Pgt e relative varianti». E per non penalizzare l´edilizia, «punteremo maggiormente – aggiunge – sulla riqualificazione delle aree già urbanizzate, sottoutilizzate o dismesse». Al momento, però, quasi tutti i Comuni hanno varato il loro Pgt. Fanno eccezione solo Collio in Valtrompia e Ceto, Cimbergo, Malonno e Ponte di Legno in Valcamonica. Ma «entro il 30 giugno dovranno mettersi in regola – minaccia Beccalossi -, se non vogliono tagli pesanti e il commissario ad acta». Romele precisa che tutti i Pgt approvati dal Broletto sono già il linea con il Ptgt. La novità più rilevante è che se una volta c´erano le aree agricole strategiche proteggevano solo una parte del coltivabile, da oggi tutto il suolo coltivabile diventa strategico, senza eccezioni. «Con questo Ptcp abbiamo sviluppato con particolare profondità il tema del consumo del suolo – conferma l´assessore regionale -, che in particolare in pianura e in collina è andato molto oltre il sostenibile e l´ammissibile Torna all’elenco dei quotidiani da L’ARENA mercoledì 14 maggio 2014 – CRONACA – Pagina 11 AEROPORTO. Il consiglio di amministrazione ha approvato il rendiconto 2013 che andrà in assemblea dei soci Catullo, perdite ridotte a 3,2 milioni Lo scorso anno il deficit era di 11,6 milioni. Oltre al taglio dei costi, migliorata la gestione finanziaria Si riduce il deficit dell'aeroporto Catullo: dopo la drastica cura che ha tagliato centri di costo e personale, le perdite sono più contenute. Il Consiglio d'amministrazione della società aeroportuale, infatti, che gestisce gli scali di Verona e Brescia, ha approvato il progetto di bilancio societario dell'esercizio 2013, che sarà presentato alla prossima Assemblea dei soci. La proposta di bilancio, esaminata dal Cda presieduto da Paolo Arena, registra una perdita di 3,2 milioni, su cui incidono i risultati negativi delle società controllate Avio Handling Srl e Aeroporto d'Annunzio Spa, ma con un netto miglioramento pari a 8,4 milioni rispetto al risultato dell'esercizio precedente (il rosso era superiore a 11,5 milioni). La razionalizzazione dei costi ha quindi prodotto un risparmio di 6,4 milioni. Inoltre la gestione finanziaria risulta migliorata per 1 milione. Per quanto riguarda il piano di rilancio, si legge in una nota, «si sono chiusi accordi con partner primari per implementare il traffico». La politica di contenimento dei costi e il piano di rilancio «hanno confermato le tendenze già in atto nel primo semestre dello scorso anno, nonostante il perdurare della crisi del trasporto aereo in Italia e le flessioni di alcuni settori core per i due aeroporti (traffico domestico, charter e prodotti postali). Nel 2013 infatti il traffico aereo in Italia ha registrato una riduzione dell'1,9 per cento rispetto al 2012 sul fronte dei passeggeri, mentre è in incremento dell'1,5 per cento sul fronte cargo». Il programma di ristrutturazione, grazie al quale sono state drasticamente ridotte le perdite, si può dire ormai concluso mentre sta partendo il progetto di sviluppo, cominciando dall'aerostazione. La stagione estiva aperta di recente conta 19 nuovi voli. A livello complessivo l'aeroporto di Verona è collegato con 57 aeroporti, 9 destinazioni nazionali, 34 dell'Unione Europea e 14 extra Ue. Air One inaugurerà inoltre a Verona dal 1° giugno una nuova base operativa con voli verso cinque destinazioni nazionali e internazionali. Lo scorso anno il sistema di Verona e Brescia ha movimentato 2,7 milioni di passeggeri e 44 mila tonnellate di cargo, risultato condizionato anche dal contesto di congiuntura negativa per il trasporto aereo. «Nonostante la contrazione rispetto all'anno precedente (meno 15% sui passeggeri e meno 3% sulle merci), si registrano segnali positivi negli ultimi mesi dell'anno». Il traffico nazionale a Verona cresce del 5 per cento negli ultimi due mesi dell'anno rispetto al 2012 e il charter recupera quote a dicembre, per effetto della parziale ripresa dei voli da e per il Mar Rosso. Le merci a Brescia registrano un incremento del 19 per cento nel secondo semestre, dopo un brusco rallentamento nei primi mesi. Ora c'è il conto alla rovescia per le nozze con Save. «Il consolidamento del conto economico, la definizione di una visione strategica di medio periodo condivisa dagli azionisti e la risoluzione di alcune problematiche (come il controllo del traffico aereo a Verona) che ne limitavano le potenzialità», si legge nella nota del Catullo, «hanno consentito alla Società di presentarsi al mercato e sondarlo alla ricerca di un partner industriale e finanziario con cui intraprendere il percorso di sviluppo, suscitando più manifestazioni d'interesse. Tale interesse si è quindi concretizzato nel progetto relativo alla creazione del sistema aeroportuale del Nord Est, attualmente in fase di perfezionamento». Torna all’elenco dei quotidiani da L’ADIGE «Il Bayern? Forse è meglio cambiare» Turismo Il matrimonio tra Garda Trentino e Bayern di Monaco potrebbe essere giunto ai titoli di coda. Proprio nelle ore in cui il collega di giunta Tiziano Mellarini assieme ai vertici di Trentino Turismo e al presidente uscente (e praticamente quasi riconfermato) di «InGarda spa» Marco Benedetti erano a Monaco di Baviera per presentare il «pacchetto» di ritiri estivi del settore giovanile bavarese (compresa la formazione Under 15 che soggiornerà e si allenerà in Val di Ledro), l'assessore provinciale al turismo Michele Dallapiccola mette in discussione il futuro dei ritiri delle squadre di calcio nella nostra provincia. Bayern compreso, ovviamente. Il contratto con la società campione di Germania, così come quello con la Fiorentina della famiglia Della Valle, scade con l'estate 2015, quest'anno invece si esaurisce l'impegno con Inter e Napoli. Nel frattempo la concomitanza con i Mondiali in Brasile ha fatto sì che saltasse il ritiro di luglio tra Riva e Arco per Ribery e compagni che, salvo sorprese o contrattempi, dovrebbero tornare in zona per una due giorni con amichevole di prestigio internazionale solo a metà settembre. Una riorganizzazione delle politiche turistiche che tenga conto del forte calo di risorse e la necessità di un «brand più territoriale» per veicolare la promozione anche del Garda Trentino sono alla base del ragionamento dell'assessore Dallapiccola che non discute la bontà e il successo del progetto Bayern ma fa intendere chiaramente che il futuro potrà (e forse dovrà) prendere un'altra strada. «Del connubio Bayern-Garda Trentino posso solo dire tutto il bene possibile - premette l'assessore provinciale al turismo di casa Patt - E di certo non voglio prevaricare i territori. Dico solo che a parità di spesa possono esserci progetti alternativi decisamente più significativi, anche se mi rendo conto che stiamo parlando di un "mostro sacro" qual'è il Bayern di Monaco». La filosofia di Dallapiccola è improntata e rivolta ad un progetto che punti maggiormente su un «brand più territoriale». «Parigi è conosciuta nel mondo per la Torre Eiffel, la Svizzera per molti s'identifica con il Gruppo del Bernina o con altre peculiarità e gioielli paesaggistici - osserva l'assessore - Io sono convinto che nel futuro prossimo dovremo puntare maggiormente sulla ricchezza della nostra identità. E questo vale per tutti i territori, non solo per il Garda Trentino». Dallapiccola non chiude alla fase d'ascolto dei territori: «Ci mancherebbe altro - ribatte l'assessore - Ma nemmeno sono intenzionato a prendere una proposta o un progetto sic et simpliciter. Lo ripeto: l'esperienza Bayern si è dimostrata validissima, anche in termini di costi-benefici, e non voglio cambiarla perché il sistema non funziona. Ma negli incontri che avremo nei prossimi mesi per ridefinire le politiche trentine sul turismo, voglio arrivare con alcune proposte innovative e forti. E chiederò di mettere in discussione anche il progetto Bayern, così come il sistema complessivo dei ritiri estivi delle squadre di calcio». Il confronto a livello di giunta (il «comparto ritiri» passerà prossimamente da Mellarini a Dallapiccola) potrebbe iniziare formalmente già nelle prossime settimane. Di certo, come precisa lo stesso assessore Dallapiccola, «entro la fine dell'anno è mia intenzione produrre una nuova proposta complessiva».11/05/14 I primi cittadini si sono confrontati in Comunità Tiepido Mosaner (Riva): «Va meglio l'Unione» Comune unico sì, o Comune unico no? Ma - prima di tutto - Comune unico come? Per cercare di dare una risposta a quello che potrebbe, in un ipotetico futuro, diventare la realtà amministrativa nell'Alto Garda, ci hanno pensato i relatori invitati dal presidente della Comunità di Valle Salvador Valandro alla prima serata di dibattito pubblico dal tema "Le fusioni dei Comuni e la Comunità". Tra loro, il presidente del Consorzio dei Comuni trentini Paride Gianmoena, i sindaci di Fondo e Taio - futuro ente pubblico unificato della Predaia - e di Comano Terme, nonché Rolando Mora, tra i consiglieri di Ledro, cui è toccato il compito di illustrare l'esperienza vissuta finora da quegli organismi amministrativi trentini che hanno osato compiere il passo in avanti sul fronte della fusione. Il percorso da seguire, i passaggi da affrontare con la popolazione - primo fra tutti il referendum - e con i consigli comunali, il ruolo della Comunità di valle, i temi affrontati da Gianmoena, che ha illustrato nello specifico quello che dovrebbe essere il cammino normativo da seguire. La seconda parte della serata è invece stata dedicata al dibattito e al confronto, con interventi che hanno toccato i risvolti economici del territorio, la partecipazione popolare ed associativa, i percorsi che in futuro potrebbero coinvolgere i cittadini al fine di creare momenti di amalgama culturale e sociale, immaginando insomma tutti insieme uno sviluppo economico-urbanistico del territorio. «Il dibattito è stato quindi occasione per iniziare a ragionare in modo più ampio su quelli che sarebbero le fasi preliminari da affrontare ha puntualizzato Valandro -, una prima volta utile per tastare il terreno e soprattutto conoscere più da vicino i passaggi normativi. Un passo iniziale e concreto che va oltre le mere considerazioni del pro-o-contro la fusione, del chi-con-chi». Favorevole ad un Comune unico per l'Alto Garda si è tuttavia sempre detto il sindaco di Arco, Alessandro Betta . «A mio modo di vedere i tempi sono maturi, questa è la nostra strada - ha ribadito più di una volta, anche in passato - e credo che la popolazione sia pronta per questo grande passo. Con la crisi economica quante energie si perdono con sette amministrazioni pubbliche! Bisogna iniziare a ragionare in termini pratici. Il tema è valido e va affrontato. Dobbiamo ragionare come Alto Garda, senza tuttavia snaturare le nostre identità di comunità: ognuno deve rimanere radicato nel suo vissuto». «A mio avviso - il parere di Adalberto Mosaner - la strada da intraprendere con decisione dovrebbe essere quella dell'unione dei Comuni o della gestione associata. Prima va però sciolto il tema della riforma delle Comunità di valle: il 2015 è vicino e la Provincia non può permettersi di arrivare alle elezioni con dei ricorsi in atto. Si devono quindi togliere innanzitutto gli elementi di incertezza. Anche a livello nazionale. Il futuro deve essere più sicuro rispetto ad ora. Se la strada che andremo a scegliere sarà quella della fusione, vi si dovrà arrivare in tempi rapidi». Infine l'osservazione del sindaco di Tenno Carlo Remia , tra i favorevoli. «E' stata questa una preziosa opportunità di confronto su un tema di straordinaria attualità, anche per la nostra realtà. Che vede nell'Alto Garda la presenza di soli sette Comuni, la cui diversa consistenza non deve tuttavia compromettere quel percorso di razionalizzazione delle risorse che sta interessando tutti. A mio avviso si deve dunque iniziare a ragionare in modo serio su una fusione. Assicurando e salvaguardando nel contempo le identità, la storia e le radici di ogni comunità, di ogni periferia. Quello della fusione deve essere quindi un progetto lungimirante, uno sforzo che va fatto finché siamo in tempo. E ovviamente non un obbligo, ma una scelta. Condivisa soprattutto dalla gente. Per quel che mi riguarda, io ci credo sin da ora». 11/05/14 «Anticipare i tempi e soprattutto le volontà di quanti siamo chiamati ad amministrare «Anticipare i tempi e soprattutto le volontà di quanti siamo chiamati ad amministrare. Dev'essere questa la nuova frontiera del nostro impegno se vogliamo che fare politica abbia ancora un senso e non sia più solo una parola vuota da utilizzare come capro espiatorio per le frustrazioni della gente». Lo scrive Mauro Ottobre, onorevole ma soprattutto presidente del consiglio comunale arcense, da tempo impegnato sul fronte della razionalizzazione amministrativa nell'Alto Garda così come il sindaco Betta (ne scriviamo qui sopra). Ottobre ha avviato contatti con il suo collega Accorsi, presidente del consiglio rivano, per dar vita ad una seduta congiunta delle due assemblee e mettere nero su bianco qualcosa di concreto in materia di fusione o accorpamenti. «Da tempo si assiste al compimento di una volontà popolare, largamente suffragata dai risultati di vari referendum, che porta alla costituzione di supercomuni che sono maggiormente in grado di assecondare i desideri dei cittadini amministrati. Non solo. Noi siamo una terra famosa per essere punteggiata di realtà comunali piccole e piccolissime, anni fa ci vantavamo di annoverare il municipio più piccolo d'Italia, poco più di 100 anime, ma oggi i tempi sono decisamente cambiati. Oggi ci tocca fare i conti con la crisi, ma anche e soprattutto con una diversa visione della cosa pubblica. Unire, quindi, significa anche risparmiare rendendo i servizi meno pletorici e più funzionali. Anche noi ne siamo convinti, così come quei cittadini che, anche recentemente, si sono espressi per le fusioni di due o più comuni. Una esperienza che, non molto tempo fa, ha coinvolto anche una parte importante della nostra terra andando a creare, dai pre-esistenti sei campanili, il Comune unico di Ledro. Dobbiamo renderci comunque conto che noi non possiamo stare alla finestra, facendo finta che questa giusta tendenza riguardi solo le altre realtà, anche se ci rendiamo conto che non sempre, soprattutto se si tratta di comunità numerose, la fusione può avvenire attraverso una semplice somma algebrica. Per Riva del Garda e per Arco, insomma, bisogna chiamare in ballo anche la tradizione e la storia che pone su posizioni lontane queste due realtà geograficamente tanto vicine. Pur tendendo conto di tutto, comunque, siamo chiamati ad anticipare i tempi o comunque a non farci trovare impreparati dalla storia. Magari si potrebbe pianificare la creazione di due supercomuni che fanno capo a Riva del Garda e Arco, una operazione che potrebbe essere intermedia all'apertura di un dibattito più approfondito nel quale potranno essere vagliate e sondate le rispettive aspettative - conclude Mauro Ottobre - e soprattutto la pianificazione di un territorio prezioso che dovrà costituire sempre di più una nostra risorsa e che quindi non dovrà essere buttato sull'altare di residui isterismi di campanile». 11/05/2014 Torna all’elenco dei quotidiani dal TRENTINO «Ma prima di tutto serve chiarezza sulle Comunità di valle: ancora non conosciamo i contenuti della riforma dell’ente» Fusioni dei comuni, Fravezzi: «Processo che va favorito» DRO «Ben vengano i processi di unificazione, soprattutto se vedono una reale partecipazione democratica e se non si limitano ad essere delle fiammate linguistiche autoreferenziali, buone solo per guadagnare la ribalta dei mass media. Ma prima di parlare di comune unico bisogna capire quale sarà il ruolo e il futuro delle Comunità di valle, che il legislatore ha fatto nascere per operare una decentralizzazione delle funzioni in capo alla Provincia e che oggi si appresta a riformare. Ma non vi è incompatibilità fra Comunità e unificazione dei comuni, tutt'altro». Vittorio Fravezzi interviene nel dibattito che si è acceso, in questi giorni, sull'unificazione dei comuni altogardesani in seguito all'incontro che si è svolto venerdì scorso in Comunità e che ha visto la partecipazione di molti amministratori locali. Il sindaco-senatore droato vuole offrire al confronto un'altra chiave di lettura ma soprattutto cerca di tirare le fila del discorso. Fravezzi parla con molta cognizione di causa: da tempo, infatti, è impegnato, assieme alla sua giunta, in un tavolo di confronto continuo con l'amministrazione di Drena per dare vita ad un percorso virtuoso che vuole guardare lontano. Lunedì scorso, assieme alla sua giunta, ha incontrato, in municipio a Dro, la giunta di Drena in quella che è stata la prima riunione di un “tavolo di lavoro” che avrà cadenza mensile e che rappresenta, di fatto, il primo passo concreto di un progetto che vuole guardare lontano. «Con il Comune di Drena è in corso una collaborazione che dura da oltre un decennio – spiega – e quindi il discorso viene più facile, anche se è tutt'altro che scontato. Molti dei nostri concittadini gravitano sui due territori confinanti e il legame è stretto e consolidato ma c'è ancora tanto da fare ed è per questo che si è deciso di approntare un tavolo di lavoro per valutare il da farsi. Stiamo ragionando, vediamo dove arriveremo». Il senatore mette anche in guardia dal rischio di farsi prendere dalla frenesia dialettica. «Avventurarsi, adesso, in discorsi a geometrie variabili sull'unificazione dei comuni – commenta – spostando i municipi a seconda dei gusti e della tifoseria, come ho sentito in questi giorni, non solo è inutile ma anche controproducente. E’ necessario, invece, seguire l'agenda politica che al momento mette al centro la discussione sul ruolo e sul futuro della Comunità di valle. E' impensabile credere che certe deleghe e competenze, dal sociale allo sviluppo economico fino ad arrivare ai rifiuti, possano essere gestite direttamente dalle municipalità, seppur accorpate. Per questo motivo il primo step è riuscire a mettere a fuoco chi fa cosa. C’è la necessità, poi, come amministrazioni, di operare soprattutto sul cosiddetto back-office, ovvero sul funzionamento di quella parte di “macchina” che serve a garantire i servizi alla cittadinanza, dove molto spesso si annida una spesa che può essere razionalizzata. L'obiettivo è ridurre i costi senza incidere sulla qualità dei servizi e senza obbligare i Comuni ad inasprire la pressione nei confronti dell'utenza. Bisogna lavorare insieme, proseguire sulla strada delle gestioni associate, altrimenti l'unica alternativa che rimane è quella di agire sulla leva fiscale». Da parte del senatore, però, non vi è preclusione alcuna nei confronti dell'unificazione o fusione dei comuni. «Anzi, è un processo che va auspicato – sottolinea – ma è essenziale che il confronto non venga calato dall'alto. E dobbiamo prestare attenzione anche a non impoverire la democrazia sull'altare del risparmio altrimenti si uccide il senso di appartenenza ad una comunità che è il cuore pulsante del volontariato, del civismo e della partecipazione». 16/05/14 Prendere coscienza dell’identità comune dell’Alto Garda Ospitiamo l’intervento di Paolo Domenico Malvinni, della segreteria del Pd di Riva del Garda, in merito al tema della fusione dei comuni. di Paolo Domenico Malvinni Mi pare che noi cittadini dell'Alto Garda siamo come quegli adolescenti che quando si guardano allo specchio si imbarazzano per i cambiamenti che notano, non sapendo ancora riconoscere e apprezzare tutta la potenzialità che si apprestano ad esprimere. Per noi in realtà, ne sono convinto, tutta la questione della eventuale unione di diverse municipalità non rappresenta solo un problema di efficienza amministrativa e di risparmio come per altre valli, ma implica una vera e propria presa di coscienza rispetto ad una splendida e comune identità territoriale utile a creare una città che contenga i monti, le acque, uliveti, opifici, e sempre perfettibili e rispettosi insediamenti umani. Si può verificarlo, ma credo sia ormai condivisa nella popolazione l'idea che ogni Amministrazione dovrebbe considerare e assecondare l'evidente omogeneità orografica, economica e oramai pure culturale. I cittadini forse non sono informati riguardo alle modalità e le possibilità che i Comuni hanno riguardo alle collaborazioni nell'organizzazione dei servizi. Non è forse chiaro se sia meglio costruire “unioni” o “fusioni” o agire nell'ambito della Comunità di Valle, ma si evidenzia sempre più nel dibattito corrente l'ineluttabile necessità di una gestione integrata del territorio volta a migliorare ogni aspetto del vivere in questo ambito territoriale. Questo non vuol dire che si debba fare la Grande Arco o la Grande Riva che tutti gli altri ingloba. Non vuol dire che la storia di Arco e la storia diversa di Riva del Garda e i loro amati nomi possano essere cancellati con una semplice fusione dei comuni. E non vuol dire che il singolo orgoglio che si vive sotto ogni campanile debba essere avvilito dalla ragion di territorio. Il processo dovrà proseguire rispettando il “locale” ma pensando “globale”, immaginando l'alto Garda e Ledro come una unica entità capace di difendere le speciali caratteristiche ambientali e sostenere le sempre più difficili sfide sociali di questi tempi. Ognuno di noi rimane poi libero di affezionarsi al suo piccolo cosmo... Come potrei dimenticare che la torre Apponale, i tuffi in Rocca e al Lido e la pineta del Bastione sono i miei punti di riferimento emotivi? Ma spero che nessuno potrà più far credere a quel “timido adolescente” che è il cittadino dell'Alto Garda, che qualcosa si possa ancora fare qui senza ragionare con tutti gli altri. 16/05/14 Adalberto Mosaner: «Rappresentiamo il 60 per cento delle presenze turistiche Chiederemo l’interpretazione autentica della norma. Così non può andare» Comuni fuori da Ingarda «Semplicemente assurdo» RIVA. Domani alle 21 in biblioteca a Riva Davide Pivetti presenta il suo "Emersioni. Isole di giovani racconti", nell'ambito del "Maggio dei libri", con mostra fotografica e declamazione di brani a cura del gruppo "Il tè delle letture". Il volume tematico, raccolta di racconti scritti negli anni dal giornalista rivano attivo anche nel campo della fotografia, è ambientato sulle più belle isole italiane, come Stromboli, Panarea, Salina, Lampedusa. (m.cass.)di Matteo Cassol wRIVA Unite nella (temporanea?) esclusione dal Cda di Ingarda a causa di una delle pieghe della legge anticorruzione (per i comuni sopra i quindicimila abitanti subentrano incompatibilità legate a consiglieri o membri di Giunta in carica o da poco decaduti nominati in società partecipate o controllate), le amministrazioni di Riva e Arco sono in sintonia anche nei commenti: «È assurdo che Riva non possa esprimere un proprio rappresentante», afferma il sindaco rivano Adalberto Mosaner, con il suo omologo arcense Alessandro Betta che punta il dito contro una legge che ritiene tutt'altro che di buon senso. «Il decreto 39 - argomenta Mosaner - sulla base della relazione illustrativa dava un tipo di interpretazione (ossia che il "divieto" riguardava solo i soggetti non più in carica), mentre di recente l'autorità specifica ne ha data un'altra. Lascia molti dubbi il fatto che il Comune, soggetto finanziatore della società, non possa far parte direttamente con propri rappresentanti del Cda di una spa come Ingarda, dove i soggetti non espressi dalle amministrazioni sono comunque in maggioranza e dove i Comuni sono enti promotori. Ora si dovrà chiedere l'interpretazione autentica del legislatore, o magari modificare lo statuto di Ingarda, togliendo la possibilità di nomina diretta da parte dei Comuni nel Cda, passando quindi dal voto dell'assemblea, ma non è detto che basti. Il problema è ancora più grave contando che Riva esprime circa il 60% delle presenze turistiche dell'ambito di Ingarda, dove dovrebbe essere naturale poter inserire il proprio assessore al turismo. E così si individua anche un precedente che impedirebbe a Riva, Arco, Rovereto, Trento e Pergine, e in questo caso non si sa cosa c'entri essere sopra i 15mila abitanti o meno, di avere rappresentanze istituzionali in società anche minimamente partecipate. La Provincia deve dirci cosa pensa al riguardo». Tutto è partito da Arco, con Betta che spingeva per la nomina in continuità di Bruno Lunelli (non più consigliere comunale); andando a verificare le possibili incompatibilità, si è scoperto che non solo Lunelli (in quanto ex "fresco") non avrebbe le carte in regola, ma anche qualunque esponente dell'attuale Consiglio o dell'attuale Giunta (il nome era quello di Marialuisa Tavernini): «Si fanno tante norme per provare a far andare meglio le cose - commenta il sindaco arcense - ma a volte, come in questo caso, si sfocia nell'illogicità e nella complicazione. Volevamo riconfermare Lunelli ma non si può, a quel punto avremmo inserito l'assessore competente ma non si può. Ora attendiamo nuovi pareri per capire il da farsi, ma il fatto che servano tutte queste interpretazioni significa che la legge è tutt'altro che chiara». Una soluzione potrebbe essere nominare una figura esterna alla politica da più di due anni, ma al momento sia Mosaner che Betta (soprattutto il primo) non la ritengono un'ipotesi molto sensata. 15/05/14 Clamoroso pasticcio sulle norme anticorruzione, esclusi Bertolini e Lunelli. Presidenza a Benedetti Ingarda: fuori dal cda Riva e Arco di Matteo Cassol ALTO GARDA Come ampiamente preannunciato, l'assemblea di ieri pomeriggio ha riconfermato per il secondo mandato Marco Benedetti al vertice di Ingarda. Non era stato previsto, invece, lo sviluppo (per il momento) clamoroso che si è concretizzato in serata: a votazioni avvenute, Riva e Arco non hanno un proprio rappresentante nel Cda. Questo non a causa di qualche ammutinamento, ma in virtù del decreto 39 dell'aprile 2013 (in pratica la legge anticorruzione), che vieta ai comuni sopra i quindicimila abitanti (come sono appunto Riva e Arco) di nominare nel Cda di realtà come l'apt altogardesana componenti del Consiglio comunale (o usciti da meno di due anni). Un "dettaglio" prima evidentemente sottovalutato (visto che erano già pronti i nomi di Alberto Bertolini e Bruno Lunelli) e che a quanto pare è stato evidenziato solo ieri dagli uffici tecnici delle due municipalità, che nel prossimo futuro dovranno trovare una soluzione per garantire rappresentatività alle due amministrazioni principali dell'ambito: nel frattempo l'assemblea ha stabilito all'unanimità di congelare le due nomine, votando nel frattempo un Cda di soli nove componenti (Roberta Bertoldi per Nago-Torbole, Giuliano Marocchi per Tenno, Sara Bombardelli per Dro-Drena, Enzo Bassetti e Cristian Prandi per l'Unione, Elisa Ressegotti e Petra Mayr per l'Asat e Roberto Pellegrini per altri soci, oltre a Marco Benedetti), anziché undici. Nella sua relazione, il presidente uscente-entrante dell'apt altogardesana ha fatto presente che i soci sono 446, detentori complessivamente di 1.982 azioni per un capitale sociale di 495.500 euro. I privati, in costante crescita, ormai non sono distanti dalla maggioranza assoluta (detengono il 48,84% delle quote, contro il 48,05% di dodici mesi prima), mentre calano progressivamente Comuni (28,25%), associazioni di categoria (12,31%) e partecipate (10,61%), anche se in realtà il "pallino" è ancora saldamente appannaggio del patto di sindacato tra enti pubblici e rappresentanti del settore alberghiero. Nel 2013 i costi per Ingarda sono stati poco inferiori ai tre milioni (2.893.579 euro per la precisione), di cui il 51,6% per il marketing (1.492.392 euro), il 26,1% per il personale (754.781 euro), il 16,7% per struttura e oneri di gestione (483.434 euro) e il 5,6% legati al servizio di agenzia viaggi, con acquisto servizi per pacchetti (162.972 euro). Nel 2013 la "app" Lake Garda Trentino Guide ha registrato oltre 23.000 download e 91.000 sessioni, cui si aggiungono gli oltre 5.000 download e 26.000 sessioni per l'anno in corso. Le visite al sito gardatrentino.it (sommate all'app) nel 2013 sono state quasi un milione (946.174), con un +21,6% sul 2013 e una crescente internazionalizzazione. Nel 2014 l'obiettivo è mettere in atto un "piano social" per accrescere interazione, internazionalizzazione e conversione su web e social media. Altre linee guida per il prossimo futuro di Ingarda sono più marketing digitale, azioni web sempre più mirate, contatti per incentive-team building di aziende leader, contatti con tour operator anche di mercati del vicino e dell'estremo oriente (e dei Paesi "Brics") e collaborazioni con le sezioni alpinistiche locali. 14/05/14 il cda di ingarda Con Benedetti confermati anche Bassetti e Bertolini di Matteo Cassol ALTO GARDA Sono ormai quasi tutti al proprio posto i tasselli in vista dell'assemblea di Ingarda - in programma martedì - per il rinnovo del Consiglio di amministrazione. Gli ultimi colloqui condotti da Carlo Remia (sindaco di Tenno e presidente della conferenza dei sindaci) e Luca Civettini (sindaco di Nago-Torbole) - incaricati di tenere i rapporti con gli altri detentori di quote societarie del patto per conto dei sei Comuni azionisti di maggioranza relativa - con i referenti dell'Unione (Enzo Bassetti) e dell'Asat (Elisa Ressegotti) hanno confermato ufficialmente la strada spianata per la rielezione alla presidenza di Marco Benedetti (scontata, come avevamo riportato, già dalla precedente tornata di consultazioni) ma sono serviti anche a riempire le caselle del prossimo Cda. In assemblea per l'Unione (Unat-Ucts) torneranno Enzo Bassetti e di Cristian Prandi (entrambi consiglieri uscenti), mentre i membri del Cda designati per Asat saranno la presidente Elisa Ressegotti (uscente) e Petra Mayr (al posto dell'uscente Thomas Tretter). Per quel che riguarda il consigliere nominato dal Comune di Riva, sarà confermato il vicesindaco Alberto Bertolini, con un altro vicesindaco (Roberta Bertoldi) a ottenere il bis anche per il Comune di Nago-Torbole. Altra conferma sembra prospettarsi per i rappresentanti dei soci minori (salvo improbabili sorprese toccherà ancora a Roberto Pellegrini), mentre il Comune di Tenno cambia con il passo indietro del sindaco Remia, che sarà rimpiazzato dal vicesindaco Giuliano Marocchi, che proprio ieri ha vinto il "ballottaggio" sulla consigliera comunale Viviana Cazzolli. Ancora aperto, più per questioni regolamentari che non per impasse politica, il discorso per Arco: la volontà è quella di confermare Bruno Lunelli, ma non essendo lui più consigliere comunale dopo le ultime elezioni il sindaco Betta e i suoi stanno verificando con il segretario comunale se la nomina sia legittima o meno (in caso contrario toccherà all’assessore Marialuisa Tavernini). Un po' più complicato sembra essere il processo decisionale per Dro e Drena, che devono individuare un rappresentante congiunto (l'uscente è Sara Bombardelli): al momento non c'è l'accordo nemmeno sul Comune di appartenenza del delegato e le due Giunte si troveranno domani per risolvere il nodo "in extremis", con entrambe le municipalità che rivendicano il diritto alla scelta. «Per noi - commenta Remia - il percorso è finito, con la conferma di Benedetti, il Cda ormai composto quasi per intero e il programma condiviso per il prossimo triennio che sarà illustrato in assemblea». 11/05/14 «Garda by bike», siglato l’accordo fra quattro province ALTO GARDA La Giunta Rossi ha approvato il protocollo d'intesa per la promozione del percorso ciclabile tra le province di Trento, Brescia, Verona e Mantova denominato "Garda by bike", un itinerario a valenza turistico-culturale e ambientale lungo il perimetro del Benaco. Con lo schema a cui è stato dato il via libera, in particolare, si punta a sviluppare azioni sinergiche e di collaborazione, rendendo disponibili tracciati segnalati e collegati alle dorsali principali delle piste ciclabili. Un atto che chiama in causa un territorio, quello dell'Alto Garda, di per sé già fortemente votato a calamitare i biker, ma che può ancora migliorare. Tornando a "Garda by bike", il tutto nasce sulla base di obiettivi come promuovere la capacità di competere con altre realtà territoriali valorizzando le risorse sotto l'aspetto turistico e della fruibilità sostenibile (ampliando le opportunità già disponibili), incentivare la realizzazione di itinerari locali dedicati ai ciclisti che si spostano dall'itinerario principale (ampliando l'offerta e rendendola l'elemento trainante per fare conoscere le reti locali) e portare benefici economici alle comunità dando visibilità maggiore ai commerci, ai ristoranti e agli alberghi dei piccoli centri, quelli elettivamente scelti dal turista in bicicletta. Uno dei punti di partenza considerati è che l'utilizzo della bici in un turismo ecosostenibile, consapevole e rispettoso dell’ambiente valorizza e porta alla luce particolari naturalistici e storico-culturali che generalmente sfuggono a chi si muove con altri mezzi. Nel protocollo si sottolinea come sia indispensabile favorire le condizioni di massimo utilizzo della bicicletta, divulgando il più possibile le informazioni sulle opportunità di percorso. In particolare, si punta a creare un’informazione capillare sulle piste ciclabili finora realizzate o in fase di realizzazione sul lungolago e nell'immediato entroterra, nonché sulle interconnessioni con altri percorsi a traffico promiscuo. E per far questo è prioritario inserire il bacino gardesano in un più ampio contesto, collegando il percorso ciclabile “Garda by bike” alla rete europea degli itinerari Eurovelo. Occorrerà poi installare una segnaletica uniforme in tutti i territori attraversati e impiegare materiale cartaceo unico per tutte le province. (m.cass.) 10/05/14 Torna all’elenco dei quotidiani dalla GAZZETTA DI MANTOVA Maglio di Goito. La Finanza sequestra un terreno pieno di reflui e denuncia l’agricoltore proprietario Il sindaco Marcazzan: «Già emessa l’ordinanza, l’azienda procederà subito alla bonifica del terreno» Il Parco ferito da scarti industriali Maxidiscarica da mille tonnellate L'installazione delle telecamere di Levata dovrà aspettare e il comitato di quartiere della frazione scrive una lettera aperta al sindaco Antonio Badolato, per chiedere spiegazioni. «Abbiamo constatato che l'installazione di sei nuove telecamere a Montanara ed Eremo sta procedendo - si legge - Non così vanno invece le cose per Levata. Infatti la delibera di giunta del 28 febbraio, con la quale sono state decise le nuove installazioni di telecamere, è stata fermata per Levata dal parere negativo del responsabile finanziario del Comune per mancanza di copertura». Il sindaco fa chiarezza: «Per Montanara ed Eremo l'ente che finanzia è Tea, mentre per Levata è il Comune, quindi bisognava semplicemente aspettare l'approvazione del bilancio prima di considerare la spesa. Il resto sono menzogne». (ele.car)GOITO Una maxidiscarica nel Parco del Mincio: mille tonnellate di scarti di lavorazione industriale in un terreno di Maglio. Le hanno trovate gli uomini della Guardia di finanza di Mantova, che hanno denunciato l’agricoltore 40enne proprietario del terreno per abbandono e deposito incontrollato di rifiuti pericolosi e non. I rifiuti, costituiti soprattutto da ammendante, uno scarto di lavorazione di conceria, è stato prima sequestrato, ma in questi giorni il magistrato ne ha ordinato il dissequestro per consentire la bonifica. L’operazione è stata messa a segno dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria delle Fiamme Gialle insieme ai tecnici del dipartimento mantovano dell’Arpa Lombardia, nell’ambito di una complessa attività di monitoraggio del territorio della provincia per la tutela del’ambiente: così è stata scoperta questa violazione della normativa. Dopo una segnalazione, hanno fatto un controllo nel terreno tra Maglio e Goito, di proprietà di un agricoltore e allevatore di animali. Qui, nella zona sotto la tutela del Parco del Mincio, protetta dalla Regione, hanno trovato le mille tonnellate di rifiuti provenienti da scarti di lavorazione industriale. Rifiuti che, seppure apparentemente non pericolosi per la salute delle persone, erano stati illecitamente stoccati sul suolo agricolo provocando il percolamento di liquami e il conseguente inquinamento della falda acquifera sottostante. Dopo il dissequestro della discarica, la palla è passata al sindaco di Goito che dovrà occuparsi del ripristino paesaggistico e ambientale dell’area, con una bonifica consistente nel completo recupero di tutti i rifiuti. «La Procura ha chiuso la vicenda, e adesso noi dobbiamo provvedere a ripristinare la realtà agricola -dice Pietro Marcazzan - ho emesso un’ordinanza per far rimuovere gli scarti, e l’azienda ci ha dato garanzie sulla rimozione. Stiamo monitorando i tempi». Il rappresentante legale della società, comunica il comando provinciale delle Fiamme Gialle, è stato denunciato alla locale autorità giudiziaria per i reati previsti e puniti dal testo unico in materia ambientale, cioè per abbandono e deposito in modo incontrollato di rifiuti pericolosi e no. Oltre ad illeciti di natura penale sono state riscontrate numerose violazioni di carattere amministrativo che saranno oggetto di successiva segnalazione agli Enti preposti all'irrogazione delle relative sanzioni Della vicenda è stato informato il Parco del Mincio, che, tra l’altro, aveva già tirato le orecchie all’agricoltore con una segnalazione in Procura per la modifica di una scarpata e la deviazione di un corso d’acqua: interventi non consentiti nella zona sotto tutela ambientale. 14/05/14 Torna all’elenco dei quotidiani dal CORRIERE DELLA SERA Venerdì 16 Maggio, 2014 - CORRIERE DEL TRENTINO - TRENTO «Comunità, un errore tornare indietro» Dellai e la riforma: «In discussione è il modello di democrazia autonomistica» TRENTO — In punta di piedi, molto al di qua di possibili sconfinamenti istituzionali, Lorenzo Dellai non rinuncia a dire cosa pensa della «riforma della riforma istituzionale»: giusta la manutenzione straordinaria delle Comunità, ma senza rinunciare «a una nuova stagione dell'autonomia, che veda la Provincia mantenere il suo ruolo strategico decentrando la gestione ai territori». «Va evitata una nuova verticalizzazione del potere». Bocciato dunque il depotenziamento conservativo delle Comunità tratteggiato dal Patt, «sarebbe sbagliato tornare indietro», come il recepimento della legge Delrio che attira il Pd, «è stata studiata per le realtà metropolitane». Onorevole, cosa le è parso del parere giuridico di Valerio Onida (Corriere del Trentino di ieri, ndr) ? «Come sempre chiaro e autorevole. Ho apprezzato le sue osservazioni, che sono poi quelle da cui siamo partiti all'epoca per definire i principi della riforma». La Costituzione è la stessa, ma gli orientamenti della Consulta spesso cambiano. «Certo, sappiamo benissimo che la materia costituzionale è di per se molto dinamica. Onida ha però indicato i paletti all'interno dei quali ci si può muovere e direi che le strade percorribili sono molte». Non è stata esclusa, ad esempio, la possibilità di eleggere interamente le assemblee. «Il punto, però, non è giuridico, anche se ovviamente la riforma dovrà mantenersi nell'alveo della costituzionalità. Il punto è politico e sarà il consiglio provinciale a doversi fare carico della riforma della riforma». Lei che consigli si sentirebbe di dare? «Non possiamo ignorare le criticità che sono emerse in questi anni. Mi pare forte e legittima la richiesta di semplificare, rendere più fluida, leggera ed efficiente l'articolazione istituzionale. Tutto questo, però, credo vada fatto senza perdere il filo di un disegno». Quale? «La riforma del sistema autonomistico, quella terza fase dell'autonomia che dovrà approdare a un aggiornamento dello stesso Statuto. Le Comunità di valle sono nate per riqualificare la Provincia, lasciarle la guida strategica, per delegare progressivamente la gestione amministrativa ai territori. Questo era il disegno. Si può, anzi, si deve procedere a una manutenzione straordinaria, anche coraggiosa, della riforma, già al termine della scorsa legislatura ne parlammo. Sarebbe invece un errore, a mio giudizio, rinunciare al trasferimento della gestione amministrativa e della programmazione alle Comunità. Penso all'urbanistica, alle politiche sociali, allo sviluppo locale, alle opere pubbliche di interesse locale. Si tratta di funzioni che non possono essere parcellizzate sulle realtà comunali, è evidente». Eppure, con un quadro delle risorse in forte contrazione, c'è chi pensa che un riaccentramento delle funzioni possa tenere insieme efficienza e sostenibilità economica. «Va assolutamente evitata una nuova verticalizzazione del potere. Come dicevo, in discussione è il modello di democrazia autonomista che vogliamo. Non si può dire, come purtroppo si sta facendo a livello nazionale, siccome c'è la crisi e la globalizzazione basta concentrare sempre più in alto il potere. È sbagliato in generale, lo è in particolare per la nostra realtà. Non siamo un'area metropolitana, la nostra economia non è basata su tre o quattro grandi poli industriali. Il nostro sviluppo è legato al protagonismo dei territori, il nostro futuro è tale in ragione della capacità che avranno realtà medio-piccole di fare rete. Un modello provinciocentrico sarebbe un ritorno al passato che io sconsiglio fortemente. Sono temi su cui, proprio oggi, mi sono confrontato con l'assessore Gilmozzi». Ma il Trentino non rischia di inseguire un modello non più realizzabile? «Quel modello va seguito proprio per produrre efficienza amministrativa e garantire sviluppo economico, oltre che per rafforzare il senso di partecipazione dei cittadini alle scelte che li riguardano da vicino. Noi negli anni '60 scommettemmo sull'università e la ricerca, negli anni '70 elaborammo il primo piano urbanistico provinciale, quando altrove l'urbanistica non si sapeva nemmeno cosa fosse. Tutte scelte molto contrastate, ma i modelli non vanno seguiti, vanno anticipati e il futuro chiederà una forte internazionalizzazione, accompagnata dal protagonismo dei territori». Rispetto alla strada che lei indica, il dibattito in maggioranza contempla due possibili alternative: un ridimensionamento delle Comunità e l'applicazione della Delrio con unioni forzate dei Comuni. «Spetta alle forze politiche prima e al consiglio provinciale poi trovare la sintesi migliore, non certo a me. Io posso dare la mia opinione. Un ridimensionamento sarebbe un ritorno ai modelli del passato e, come dicevo, lo sconsiglio fortemente. L'applicazione della Delrio calerebbe un modello studiato per realtà metropolitane, di pianura, su una realtà alpina come la nostra. Non mi pare auspicabile». Un ultima domanda. Lei prima accennava all'investimento di lungo corso fatto dal Trentino nel sapere. Le pare che si stia andando ancora in quella direzione? «Penso di sì. L'avvicendamento è avvenuto quando università, Mach ed Fbk affrontavano una delicata fase della loro evoluzione. Sono certo che la politica accompagnerà queste evoluzioni, sarebbe grave il contrario». Tristano Scarpetta Sabato 10 Maggio, 2014 - BRESCIA D’Annunzio, tornano i passeggeri e forse Ryanair Oltre al cargo di Dhl da dopodomani sessanta voli charter approderanno a Montichiari Qualcosa si muove attorno all’aeroporto di Montichiari, non solo sul fronte cargo. Oltre ai voli Dhl che da lunedì si trasferiranno al «D’Annunzio» per via dei lavori di rifacimento della pista di Bergamo, nelle prossime tre settimane arriveranno nello scalo bresciano una sessantina di charter passeggeri. Ma c’è di più. Perché oltre a questo balzo «temporaneo» dell’attività, a Montichiari potrebbero tornare a operare un paio di compagnie. E la notizia clamorosa sarebbe quella di un ritorno di Ryanair, che da ottobre potrebbe collegare il D’Annunzio con il Sud Italia e l’Inghilterra. Partiamo dal certo. La prossima settimana il «Caravaggio» chiuderà, fino al 1° giugno. La maggior parte dei voli passeggeri di Orio verranno travasati a Malpensa. Montichiari intercetterà invece il 60% del traffico di Dhl. Da lunedì la società tedesca stanzierà al D’Annunzio quattro aerei che voleranno verso sei destinazioni: Lipsia, East Midlands (Uk), Bruxelles, Colonia, Bucarest e Bahrain. Nel complesso i «movimenti» (decolli e atterraggi) saranno 264, per una movimentazione merci stimata in 5.000 tonnellate in tre settimane. Ma se l’approdo di Dhl era noto, ieri la Catullo (la società che gestisce gli scali di Verona e Brescia) ha diramato una nota nella quale annuncia anche l’arrivo di 60 charter turistici (sempre travasati da Bergamo), con destinazione Lampedusa, Istanbul, Rodi, Creta e Malaga. Facendo due conti e calcolando anche i 192 voli postali delle prossime tre settimane (quella di Poste Italiane è l’unica attività «strutturale» rimasta al D’Annunzio) il traffico che dal 12 maggio al 1° giugno interesserà lo scalo bresciano sfonderà quota 500 movimenti, 25 al giorno, più del doppio di quel che avviene oggi. Certo, si tratta di attività temporanea, che poi tornerà a Bergamo. Ma la speranza è che possa essere la premessa per rapporti più duraturi. Dhl, per esempio, pare intenzionata ad intensificare la sua attività nel nord est. Pur rimanendo ad Orio, potrebbe fare un pensierino al D’Annunzio anche dopo il 1° giugno. «Montichiari — spiega il direttore della Catullo Carmine Bassetti — è come il calciatore che sta a lungo in panchina ma ha una grande opportunità perché chiamato a sostituire il titolare. Molti potranno accorgersi che è uno scalo dalle notevoli potenzialità e l’inaugurazione imminente di Brebemi renderà il D’Annunzio uno scalo ancora più interessante. Non è un caso che un paio di compagnie di linea abbiano manifestato interesse per cominciare a operare». E forse sta proprio qui la novità più intrigante. Secondo alcune indiscrezioni le due compagnie sarebbero Livingstone e Ryanair. Pare che quest’ultima abbia inoltrato richiesta all’Enac per l’acquisizione di alcuni slot su Montichiari (i diritti a operare su uno scalo in determinati orari). Se la cosa andrà in porto, a ottobre la compagnia irlandese potrebbe avviare voli verso il Sud Italia e, magari, qualcosa verso Charleroi o l’Inghilterra. La cosa avrebbe del clamoroso visto il noto contenzioso tra compagnia e Catullo. A Londra c’è un arbitrato internazionale che però è stato congelato fino a settembre, nel tentativo di un’intesa fra le parti. Intesa che potrebbe anche comprendere nuovi voli sullo scalo bresciano. Visti i buoni rapporti tra Ryanair e Save (la società veneziana pronta a entrare nella Catullo), il quadro si fa ancora più favorevole. Insomma, l’ultimo volo «schedulato» a Montichiari risale al 29 novembre 2010, un aereo targato Ryanair con destinazione Londra. Il ritorno dei voli «di linea» potrebbe essere proprio all’insegna della compagnia irlandese. Davide Bacca Sabato 10 Maggio, 2014 - CORRIERE DEL VENETO - VERONA Il Veneto all'Expo e l'Expo in Veneto, un grande business A Venezia progetti per cento milioni VENEZIA — L'Expo 2015 vale un sacco di soldi. E non solo per chi sta a Milano. Le aziende venete che hanno vinto appalti alla kermesse mondiale del Food and Beverage che terrà banco tutta la prossima primavera sono più di trenta e si spartiscono (legalmente) oltre un miliardo di euro tra costruzioni, illuminazione, progettazioni e servizi di catering e di sicurezza. L'appalto più importante è quello vinto dal Consorzio Veneto Cooperativo e da Mantovani (che operano in associazione temporanea di imprese) che otterranno - alla conclusione dei lavori - quasi un terzo del totale degli appalti veneti, cioé trecento milioni di euro. Non tanto da meno è la Maltauro che con più di cento milioni di euro (di appalti diretti) si è aggiudicata una delle gare più importanti di tutta la Fiera: la realizzazione delle vie d'acqua dell'area Expo e dei parcheggi. Gli altri nomi noti dell'edilizia veneta invece si sono dovuti accontentare di operazioni decisamente minori - comunque di valore compreso tra i trentacinque e i sessanta milioni di euro - e, per diversi appalti, hanno agito in concorso con altre imprese per sostenere il confronto con le altre aziende italiane. È il caso della trevigiana Carron, della veneziana Bilfinger, della rodigina Guerrato, della vicentina Gemmo e della veronese Serenissima Costruzioni che stanno realizzando impianti, strade e padiglioni nei pressi di Milano. Alla lista delle imprese venete se ne aggiungono anche di meno note, ma comunque di peso, come la Delta-Ti, la Gelmini e la Omba che stanno contribuendo alla realizzazione dell'evento. La maggior parte dei lavori però non riguardano opere gigantesche come la piastra infrastrutturale di Mantovani (che comprende le opere di urbanizzazione quelle idrauliche, i percorsi interni al sito e le opere di sistemazione paesaggistica) o le vie d'acqua e i parcheggi di Maltauro e sono per lo più appalti per interventi mirati che non superano i dieci milioni di euro (vedi tabella sopra). L'Expo però non coinvolge soltanto le aziende che hanno vinto gli appalti in Lombardia. Al netto della partecipazione del Vinitaly come unica fiera veneta all'Expo 2015 (e la conseguente presenza delle aziende vitivinicole che solitamente partecipano alla manifestazione di Verona), le singole città del Veneto stanno preparando diversi «eventi collaterali» per valorizzare il territorio. È il caso di Padova che punta ad attirare visitatori al Giardino Botanico e di Verona che sta mettendo a punto una serie di eventi contemporanei alla manifestazione milanese. Al momento, però, l'unica città ad aver il suo Comitato e ad aver stretto un rapporto di collaborazione e partnership con Milano è Venezia, con tanto di logo «Venice to Expo 2015» per valorizzare il tema dell'acqua. Si tratta di un centinaio di progetti e iniziative che dovranno essere valutati e selezionati nei prossimi due mesi che già valgono 100 milioni. Il giorno della Regata Storica, verrà presentato il programma di eventi, che metteranno in risalto le eccellenze. «Non abbiamo bisogno di costruzioni, la nostra scelta è di vivere l'Expo lento dei nostri territori: Venezia è l'acqua e l'acqua è Venezia, ed è su questo tema che abbiamo voluto costruire la nostra proposta, affiancando l'Expo milanese», spiega il presidente delegato del Comitato Laura Fincato. Dal turismo fluviale alla fattoria agricola, dagli itinerari gastronomici al recupero di vini e vigneti, dai fiumi alle ville venete, fino alle isole e al nuovo quartiere fieristico che Condotte ed Expo Venice stanno realizzando al Vega di Marghera. Qui si svilupperà «Aquae 2015», un articolato programma di fiere, esposizioni, convegni che avranno come tema l'acqua, nella sua qualità di elemento fondamentale per la vita. Ma l'Expo veneziano sarà soprattutto diffuso, non a caso la Camera di Commercio ha promosso il bando «Obiettivo Expo 2015» mettendo a disposizione 400 mila euro alle micro, piccole e medie imprese della provincia che vogliono valorizzare le eccellenze. Alessio Antonini Francesco Bottazzo Torna all’elenco dei quotidiani L’ADIGETTO Prende il via il secondo Festival d’Area «I suoni del Garda» Serata inaugurale a Gardone Riviera sabato 17 maggio 2014 La Conferenza stampa. Sono trascorsi quattordici anni dall’esordio del Festival di Musica Sacra della Provincia di Brescia. Nel 2000, sulla scia dei concerti promossi in occasione del Grande Giubileo, musicisti e professionisti bresciani hanno dato vita ad una manifestazione il cui intento, coronato da un grande successo di pubblico, era quello di riportare la musica sacra dei grandi autori dal ‘500 all’800 nei suoi luoghi di elezione, ovvero le chiese. Da allora, attraverso oltre 200 concerti affidati ad orchestre, cori, solisti e formazioni musicali di assoluto valore, migliaia di persone hanno potuto ascoltare questa bellissima musica, scoprendo o riscoprendo, al tempo stesso, i templi della fede, luoghi di culto e preziosi scrigni per le opere d’arte, della pittura come della scultura, attraverso i luoghi del Bresciano, dalla città, alla pianura, alle valli ed ai laghi. Lungo questo percorso è maturata la proficua collaborazione tra l’Associazione Culturale Brixia Symphony Orchestra ed il Comune di Gardone Riviera (34 manifestazioni in sessanta mesi) che della musica sacra, ma anche della sinfonica e della lirica è diventato convinto sostenitore: da qui il radicamento dell’iniziativa sulle splendide rive del Benaco, che per il secondo anno consecutivo, con la collaborazione con la Comunità del Garda, il sostegno della Provincia di Brescia e dei comuni (oltre al succitato Gardone Riviera) di Puegnago del Garda, San Felice del Benaco, Tignale, Torri del Benaco, Toscolano Maderno e Tremosine sul Garda promuove questa rassegna migliorando ancora, se possibile, i contenuti. L’intento è anche quello di contribuire alla valorizzazione artistica delle località che ospiteranno i concerti, in una sorta di percorso ideale attorno al lago. Un itinerario di musica, cultura e arte che si snoda attraverso scenari turisticamente accattivanti, offrendo tale opportunità ad ingresso libero, per continuare un rapporto con gli appassionati cultori delle nostre rassegne e, al tempo stesso, percorrere nuove strade. Il Garda, da secoli crocevia di genti diverse e luogo culturale ed europeo per eccellenza, ospita dunque con entusiasmo e interesse il Secondo Festival d’area «I Suoni del Garda», proposto dall’Associazione Culturale Brixia Symphony Orchestra di Brescia, con la direzione artistica di Giovanna Sorbi. La Comunità del Garda, unico organismo rappresentativo dell’intera regione benacense, concorre alla realizzazione e all’organizzazione dell’evento: un circuito di spettacoli inseriti in un unico cartellone, con il diretto coinvolgimento di Comuni afferenti all’intero bacino lacustre e al suo immediato entroterra. Lo scopo non è solo quello di offrire ai residenti e agli ospiti il linguaggio e il messaggio universali della musica, ma anche quello di valorizzare le peculiarità e le bellezze artistiche e paesaggistiche di una vasta area che comprende le province di Brescia e Verona e di stimolare un percorso spirituale mirato alla scoperta dei luoghi del sacro e della spiritualità, con uno sguardo proteso verso Expo 2015. Il progetto è ambizioso, in quanto la Comunità del Garda si propone di farlo diventare negli anni un appuntamento periodico e continuativo, ampliandolo e promuovendolo sempre più, in Italia e all’estero. Il concerto inaugurale si terrà sabato 17 maggio, alle 21.15 nell’Auditorium del Vittoriale a Gardone Riviera, con la Brixia Symphony Orchestra, diretta da Giovanna Sorbi che si cimenta con un programma tutto dedicato al sinfonismo ottocentesco con un particolare riguardo alla cultura mitteleuropea. Seguiranno altri dodici appuntamenti, concentrati nei mesi di maggio, giugno, luglio e agosto, con un’appendice finale in dicembre per l’impedibile e tradizionale «Concerto degli Auguri» di Villa Alba. Oltre alla Brixia Symphony Orchestra, tra i protagonisti ci sono ensemble e solisti di assoluto rilievo, con alcune riconferme come il Quartetto d’arpe «Arpe Diem», L’Ensemble «La Rossignol», l’Ensemble Triodance (oboe Franco Tangari, clarinetto Sergio Delmastro e fagotto Fausto Polloni), l’organista Marcello Rossi, gli Archi della Brixia col violino solista Serafino Tedesi, il soprano Silvia Mapelli, i cantanti vincitori del Concorso Lirico Internazionale «Giacinto Prandelli» 2014 ed alcune novità (gli ensemble Trio Musicadarte, I Piccoli cantori delle Colline di Brianza e il Coro giovanile Fonte Gaia di Rovagnate, il Trio d’archi Goldberg). 14/05/14
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