ANNO XXI Numero 16 25 APRILE 2014 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE A REGIME SOVVENZIONATO 45% (ME) NON C’È PACE EMERGENZA RIFIUTI LA GESTIONE MESSINAMBIENTE DA PALAZZO ZANCA AL PALAZZO DI GIUSTIZIA. ECCO LE TAPPE DI UNA VERTENZA TRA DIPENDENTI “LAVATIVI” E COSTI ALLE STELLE. IL MISTERO DELLA DISCARICA EURO 1,50 Il sindaco di Messina, Renato Accorinti, in una elaborazione fotografica SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA 25 Aprile 2014 il punto EDITORIALE Sottobosco Formazione L’ex assessore alla formazione professionale Mario Centorrino, intervistato da Tempo Stretto, ha fatto diventare un gigante politico l’onorevole Nino Beninati. Tra i novanta deputati all’assemblea regionale è l’unico che non ha chiesto nessun favoruccio. Ninuzzu, è un onorevole silente: non lascia tracce. Gli altri, senza pudore alcuno, chiedevano, chiedevano. Chi una raccomandazione, chi una segnalazione, chi un aumento del budget per favorire nuove assunzioni. Di assunti, così, nel pianeta Formazione in Sicilia, infatti, se ne contano quasi diecimila. Tempo indeterminato. In Lombardia, se ne contano meno di 400. A progetto. Lo stesso andazzo, dovrebbe scorgere l’economista Mario Centorrino, unico astronauta della Formazione che “non ha pensato poi a candidarsi”, si registra in molti altri settori: 400 forestali in Piemonte, ventiduemila in Sicilia; divisi per fasce: centocinquantunisti, centunisti, cinquantunisti. Si lavora a singhiozzo, per prendere poi la disoccupazione, con la complicità manifesta dei sindacati. Che tollerano il triplo lavoro: stagionali forestali, con indennità di disoccupazione garantita e lavoro part-time. Risultato finale: la gestione dei boschi in Sicilia è un disastro, i disoccupati in cima alle classifiche. L’unico “sottobosco” infatti che funziona è quello politico. Poi nessuno pensa a progetti di bio-masse come nessuno raccoglie la legna, neppure per le pizzerie. Sono questi i meccanismi che fanno saltare gli “ecosistemi” sociali. Formazione e forestali sono infatti miscele esplosive: fanno crescere la desertificazione del suolo e bruciano la mobilità del mercato del lavoro. Come tutte le calamità, poi le voragini si allargano. E per avere i soldi la Regione si indebita. Un miliardo a botta. Si arriva così all’assurdo di una Regione che ha il record nazionale dell’Irap, la tassa sulle attività produttive. Che diventano così sempre più improduttive. Il pontefice e i diritti rubati DI DOMENICO BARRILÀ Difficile sottrarre questa pagina a papa Francesco, per il quale il periodo pasquale si è rivelato una specie di poligono di tiro. Spirituale. Bergoglio non ama l’arzigogolo, punta diritto al cuore delle questioni, con parole inequivocabili, anche quando sono pronunciate da un predicatore pontificio, com’è accaduto con padre Raniero Cantalamessa durante la celebrazione della Passione nella basilica vaticana, presieduta dallo stesso pontefice. E' "scandaloso", così il predicatore, "che alcuni percepiscano stipendi e pensioni cento volte superiori a quelli di chi lavora alle loro dipendenze" e che "alzino la voce appena si profila l'eventualità di dover rinunciare a qualcosa, in vista di una maggiore giustizia sociale". Concetti che rispecchiano la poetica di un papa capace di metterci di fronte, come fece Gesù col giovane ricco, alle nostre radicali contraddizioni. Il pontefice non si attarda su questioni di lana caprina, ma rivolge i suoi strali contro i peccati sociali, contro i comportamenti che influenzano negativamente le vite di singoli individui e di intere popolazioni, impoverendole e consegnandole ad un disagio economico, quindi psicologico ed esistenziale, che per molti sarà senza uscita. Sembrano lontani i tempi in cui si parlava di teologia per evitare argomenti più scottanti, allontanandosi dal cuore degli uomini. Non è casuale quanto accaduto nei giorni precedenti la settimana santa, durante l’udienza concessa ai teologi di vari istituti, tra i quali quelli provenienti della Pontificia Università Gregoriana. «Il teologo che si compiace del suo pensiero completo e concluso è un mediocre”, aveva esordito il papa, ma era solo un assaggio, giusto per scaldare i muscoli. Poi si sono aperte le cateratte: “E il teologo che non prega e che non adora Dio finisce affondato nel più disgustoso narcisismo. E questa è una malattia ecclesiastica. Fa tanto male il narcisismo dei teologi, dei pensatori, è disgustoso». Nessuno può dire di non avere capito. Nelle scorse settimane abbiamo toccato Caporedattore: Graziella Lombardo Vicecaposervizio: Daniele De Joannon In redazione: Gianfranco Cusumano, Alessio Caspanello, Michele Schinella Segretaria di redazione: Rossana Franzone, Rosa Lombardo, Francesco Pinizzotto. Editore: Kimon scrl, via San Camillo, 8 Messina. Tel. 090 9430208 Fax: 090 9430210 P. IVA 02131540839 Registrazione Tribunale di Messina n. 11-92 del 4 maggio 1992. Iscritto al Registro Operatori della Comunicazione n° 17229. Stampa: Sts - Società tipografica siciliana spa Strada 5 n. 35 Zona industriale 95030 Catania. Redazione e ufficio abbonamenti: via San Camillo, 8 - 98122 (ME), CCP n. 90443839 Copie arretrate: euro 3,00. Progetto grafico: Davide Lopopolo per Psychodesign www.psychodesign.it. Internet: http://www.centonove.it email: [email protected] centonove SETTIMANALE REGIONALE DI POLITICA CULTURA ED ECONOMIA Direttore responsabile Enzo Basso Garante del lettore: Attilio Raimondi centonove pagina 2 proprio in questa pagina, e da una sponda laica, lo scabroso tema dei diritti acquisiti, un mantra giuridico ipocrita cui si attaccano individui che sono a tutti gli effetti da ritenere tra i veri responsabili della povertà altrui. Per costoro non sono previste giustificazioni, se è vero che intere generazioni stanno sperimentando spaventosi tsunami esistenziali, a causa della mancanza di lavoro e di risorse per vivere dignitosamente, mentre una minoranza prosciuga voragini di danaro, che immobilizza per sé e per la propria discendenza, approfittando anche di norme scritte da politici criminali. Eppure proprio i cattolici si mostrano spesso i più duri a capire la gravità di questo tema, mi è accaduto di provare solo ad accennare alla necessità, per motivi di giustizia, di intaccare i cosiddetti diritti acquisiti, e sentirmi rispondere che non si può neanche pensare di cambiare le regole in corsa, che quanto è stato acquisito dev’essere posto sotto l’ombrello dell’intangibilità. Per alcuni di costoro forse non c’è neppure malafede, ma semplice ottusità e mancanza di vera formazione evangelica, vero punto dolente nella chiesa di oggi. Eppure, ragionare di una giusta revisione dei diritti acquisiti, quando suscitano rabbia e scandalo, è un grave dovere civile, laicissimo, prima che religioso, considerato che le asimmetrie sociali sono esasperate da una crisi senza precedenti. Non stiamo parlando di espropri proletari o di sottrazioni arbitrarie, ma di riconsiderare l’albero genealogico di processi da cui sono scaturite le ingiustizie intollerabili di cui parla il papa. Posto, senza dubbio alcuno, che il primo e unico diritto acquisito è quello ad una vita dignitosa, un diritto al cospetto del quale tutti gli altri devono cedere il passo, soprattutto se sono stati incamerati attraverso percorsi, anche legislativi, ingiustamente sbilanciati verso persone e categorie dotate di santi in paradiso. Il papa imprime una torsione quasi violenta a questi temi, cercando di riportarli nel luogo indicato dallo stesso fondatore del cristianesimo. La fatica sembra improba, ma ne vale la pena. Distribuzione: Gaetano Toscano Sas via Corbino Orso 9/11 - 98124 Messina telefono 090 692508. Distributore regionale: Eagleservices via M. Rapisardi, 62 - 95021 Acicastello (CT). Pubblicità legale-istituzionale-commerciale: Via San Camillo, 8 Messina Tel. 090 9430208 Fax: 090 9430211. Tariffe pubblicitarie (1 modulo cm. 3,5 x 4,5); Manchette prima pagina euro 206,58; Finestrella prima pagina euro 438,99; commerciali a mod. euro 41,32; Finanziaria/Appalti/Gare a mod euro 129,11; Legali/Aste/Sentenze a mod. euro 129,11; redazionali euro 77,47; una pagina interna euro 1.446,08; ultima pagina euro 1.807,6 Posizione di rigore + 20%. Colore + euro 387,34. Certificato Ads n. 7367 del 14/12/2011 Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana 25 Aprile 2014 riservato CALCIO. La squadra chiede al Comune la concessione. O una fideussione per accedere ai finanziamenti del credito sportivo Acr Messina, voglio lo stadio per 99 anni MESSINA. Dopo la promozione conquistata sul campo, l’Acr Messina inizia a mettere le basi per il futuro. Pensando in grande, e confrontandosi con la politica: concessione del san Filippo e delle aree limitrofe per novantanove anni. In alternativa, un periodo di utilizzo più breve, ma con fideiussione da parte di palazzo Zanca, in maniera da soddisfare i requisiti richiesti dal Credito sportivo per l’erogazione di un mutuo. Come contropartita, una clausola che “obbliga” la società a raggiungere traguardi in linea con le aspettative della città e dell’impegno da parte del Comune. Ancora niente di tutto ciò è su carta, ma il “cuore” dell’accordo tra Acr Messina e Comune è questo, discusso in commissione sport, giovedi 24 aprile, dal vicepresidente della società Niki Patti e dal direttore organizzativo Alessandro Failla. E’ stato il primo approccio dell’Acr Messina con l’organo che poi sarà chiamato a votare materialmente l’accordo, e cioè il consiglio comunale. Come hanno confermato i due dirigenti, le discussioni precedenti, il patron della socavute col solo sindaco Renato Accorinti. Chiariti i termini della vicenda, si è parlato di futuro: a breve termine sarà necessario RIFIUTI. Tra Antonioli e Ardizzone Tirrenoambiente La guerra di dossier MESSINA. E’ guerra di dossier tra il direttore generale di Tirrenoambiente, Antonioli, e il coordinatore del Megafono a Messina, Giuseppe Ardizzone. Se il primo ha denunciato alla Procura di Messina l’esponente politico per ingerenze “illegittime” nelle attività della società, Giuseppe Ardizzone ha fatto di più: ha denunciato tutte le anomalie della società mista di cui ha la quota di maggioranza il comune di Mazzarrà Sant’Andrea. In un articolato dossier, inviato anche alla Corte dei Conti e a quattro Procure, Messina, a Vercelli, a Perugia, a Milano, si fa la storia della società e di tutte le anomalie che la distinguono. A partire dal fatto che gli stessi comuni-soci, compreso Mazzarrà, non hanno mai affidato, come da statuto, la gestione dei rifiuti alla società della quale fanno parte, insieme alla Gesenu di Perugia, e alla A-2-A, di Brescia e Milano. Un parterre di sigle, che nasconde, secondo Ardizzine, un viluppo di intressi “quantomai oscuro”. Vincenzo Lo Monaco rimettere il san Filippo a norma in maniera da potersi iscrivere senza patemi al campionato di serie C unica del prossimo anno, serie conquistata appena due domeniche fa dalla squadra. Le richieste che la Lega calcio avanza sono una capienza per la tribunetta ospiti da almeno 800 posti, e l’adeguamento dei bagni del settore, che non dovranno avere nè porte nè ceramica, materiali facilmente asportabili ed utilizzabili come armi. C’è da adeguare anche l’illuminazione alle richieste dei gestori televisivi che acquisiranno i diritti tv, la videosorveglianza per le aree esterne, ed un rifacimento dei botteghini, che dovranno essere fissi e dotati di collegamento internet veloce per l’emissione dei biglietti. La questione a medio termine riguarda invece la capienza dello stadio, oggi ridotta a meno di settemila posti quando invece potrebbe contenere 43mila spettatori, anche a causa del muro crollato tre anni fa e i cui lavori vanno a rilento. Failla e Patti hanno brevemente illustrato le strategie a lungo termine della società, qualora si riuscisse ad arrivare ad un accordo sulla concessione: in quello che oggi è il parcheggio ospiti verrebbero realizzati tre campi da calcio (da 11, sette e cinque giocatori per squadra) ed una piscina. Nell’area a sud dello stadio, invece, si opererebbe per le strutture a servizio della squadra: ovvero un campo regolamentare con tribunetta da 400 posti con spogliatoi e bar, più un campo da calcio a sette, entrambi aperti al pubblico negli orari in cui le squadre non dovrebbero allenarsi. (A.C.) SOMMARIO PRIMO PIANO 6. Il lavoro? Io Rifiuto Emergenza spazzatura”a singhiozzo”. Accorinti e Ialacqua in procura. Contro i malati immaginari POLITICA 9. “Salva imprese” salva Crocetta L’Ars viene incontro al governatore 10. Rimpasto, corsa al Gabinetto Gli assessori rimodulano i propri staff 11. Udc, la tregua “armata” I dissidenti incontrano il segretario Cesa 12. Sobbrio, marsalese dello Stretto Ecco la seconda messinese in pista 13. E Bertino rimane da solo Francesco Iarrera rinuncia alla candidatura 14. Disabili, non c’è...pass La guerra agli “abusivi” SICILIA 15. Galleria, bando ad...Arte La gara per il Palacultura 16. Risarcimenti, paga Pantalone Viaggio nelle richieste presentate al Comune 17. La filiera dei Semafori Chi fornisce i gadget alle auto in attesa 18. Pescatori di verbali A Milazzo riparte la riqualificazione di Vaccarella 19. Liberi consorzi in frantumi A rischio la nascita dell’unione Jonio-Taormina-Etna 20. Rally, il giorno di Messina Tornano le auto nel cuore della città dello Stretto 22. «Giù le mani dall’Unesco» Il sindaco contro la protesta di referendum per abbandonare i siti”Patrimonio dell’Umanità» ECONOMIA 23. Sotterriamo la Falce di guerra La Regione firma un protocollo con l’Autorità portuale di Messina. Fine al contenzioso 24. Conti in rosso alla Pro Loco Allarme per la mancata erogazione dei fondi 25. Lucchesi, lavoro e bicicletta Chi ha creato la Celetrasporti POSTER 30. Argimusco, i segreti di Eleonora Una mega opera rimasta incompiuta RUBRICHE 3. Riservato 4-5. Settegiorni 32. Libri / Classifica / Lacerti di Letture 38-39. Lettere & Commenti 38. Qui scuola 38. Heritage/ Ecologia e Ambiente 39. Eliodoro 39. Antibuddaci 39. Animal House 39. 150 Parole da Palermo centonove pagina 3 TOP SECRET INCARICHI/1 Giorgianni torna in Corte d’Appello MESSINA. Sarà operativo dal 16 ottobre come consigliere, “posto precedentemente occupato, vacante e non pubblicato” della Corte d’Appello di Messina, il magistrato Angelo Giorgianni, finora distaccato, fuori ruolo, al Ministero della Giustizia di via Arenula, come presidente della commissione di valutazione dei dirigenti. INCARICHI/2 Morano capo segreteria dell’assessore Furnari MESSINA. Capo della segreteria tecnica del neo assessore ai Beni culturali Giusi Furnari: è l’incarico che si prospetta per Pippo Morano, ex socialista, che si è allontanato di recente dall’Udc di D’Alia per ri-abbracciare la causa dei Drs, di Picciolo e Greco. PARCO HORCYNUS ORCA Padigione della Fiera per l’arte contemporanea MESSINA. Arricchire l’area della ex Fiera di Messina con le raccolte del Parco Letterario Horcynus Orca. È questa la proposta inoltrata all’Autorità Portuale dal presidente della Fondazione, Gaetano Giunta. La collezione, attualmente all’interno del Forte degli Inglesi di Capo Peloro, raccoglie opere dipinti, sculture, installazioni e video installazioni. 25 Aprile 2014 CHI SALE Sebastiano Gurrieri RAGUSA. Nuova new entry nel movimento Articolo 4 di Lino Leanza: l’esponente ragusano è stato nominato coordinatore per la Sicilia orientale, con l’incarico di seguire da vicino il compartto dell’agroalimentare, assessorato che fa capo al siracusano Ezechia Reale, nominato dallo stesso gruppo. Anna Giordano MESSINA. Nuovo riconoscimento dell’ambientalista messinese del Wwf. Anna Giordano riceverà il titolo di “Ambasciatore della Natura 2014”. A rendere noti i premiati è stato il Centro parchi internazionale. Questa la motivazione: «Aver combattuto strenuamente le efferate stragi di uccelli migratori tra Sicilia e Calabria, svolgendo un ruolo basilare nella lotta per stroncare il barbaro bracconaggio tradizionale locale». Pietro Navarra MESSINA. Il rettore dell’Università di Messina ha un “cuore verde”. Quest’anno, infatti, l’Ateneo peloritano ha deciso di destinare i proventi del cinque per mille al “suo” Orto Botanico, intitolato a “Pietro Castelli”, che utilizzerà i fondi per “Rare da salvare”, un progetto che prevede la tutela di 5 specie botaniche in via di estinzione. Manuela Mistretta MESSINA. Dipendente di Trenitalia con la qualifica di capotreno, è la nuova segretaria generale della Fit Cisl di Messina. Manuela Mistretta prende il posto di Enzo Testa, che ha giudato il sindacato per nove anni. Palermitana di nascita ma messinese d’adozione, 35 anni, laureata in Scienze dell’Educazione e della Formazione è iscritta alla Cisl sin dall’inizio della sua carriera professionale. Daniele Ialacqua MESSINA. Sul verde, l’assessore comunale ha le idee chiare. Ialacqua ha infatti indicato un piano d'azione per la stipula di un protocollo d'intesa con l'Istituto tecnico agrario “Cuppari”. Obiettivo è la potatura degli alberi di arancio amaro che saranno specificati e quantificati nelle prossime settimane. Gli allievi, seguiti dai docenti, presteranno la collaborazione su alberature già appalcate e per piccoli interventi di risagomatura. settegiorni MESSINA La Fondazione Scandurra fa tappa in Procura MESSINA. Finisce in Tribunale la gestione dell’immobile di Contesse della Fondazione Scandurra, Opera Pia, affittato alla cooperativa Azione sociale di Giovanni Ammendolia. In un esposto presentato per conoscenza anche alla Corte dei Conti, il commissario straordinario Francesco Mangano, rileva alcune anomalie nella gestione, che avrebbero determinato lo stato di abbandono e incuria nel quale versa la struttura di Contesse, più di settemila metri di un edificio a due piani, danneggiato dai vandali, che hanno portato via le suppellettili e smontato perfino i rubinetti dei bagni. Un danno patrimoniale notevole, frutto dell’imperizia, ad avviso del commissario della Regione, della Cooperativa Azione sociale che ha affittato l’immobile, con contratti di lunga durata, dodici anni, fissando un canone annuo di 48mila euro, da cui andavano defalcati 20mila euro l’annuo, per i lavori di ristrutturazione che la cooperativa non ha mai avviato, ma che stimava in 590mila euro. A insospettire il commissario, “una strana transazione” tra la cooperativa Azione Sociale, assistita dal commercialista Enrico Spicuzza, che ha determinato il prolungamento del contratto. Di più, secondo il commissario Mangano, che ha chiesto lumi all’Ordine degli avvocati, non troverebbe giustificazione per l’importo la fattura dell’avvocato Francesco Giacobbe, di 11.751,00 euro, con la causale generica “assistenza stipula contratto di locazione”. Un contratto che il commissario nel suo esposto si limita a definire “fotocopia” del precedente. A guidare la Fondazione Scandurra, è stato finora Vincenzo Lo Monte, fratello del deputato Carmelo Lo Monte, che figura tra gli assunti della società Sicilia “E-Servizi”. Tra i consiglieri confermati della Fondazione anche il nipote del vescovo Calogero La Piana, Leonida Mirisola. SOCIETÀ Filosofia d’a...mare alle isole Egadi PALERMO. L’associazione “La calendula” di Trapani organizza, nel ponte fra venerdì 2 maggio e domenica 4, una “Tre giorni” di filosofia per tutti, grandi e piccini, alle isole Egadi. Il Festival di una filosofia d’a-MARE, infatti, non è un convegno di filosofia per cultori della materia, ma un esperimento di “pratica filosofica” con “non-filosofi”: con cittadini, si intende, che - per quanto interessati alle problematiche esistenziali e sociali – non sono filosofi di professione. Per visionare il programma dettagliato completo andare sul blog dell’ideatore e coordinatore culturale della manifestazione: www.augustocavadi.com. Per ulteriori delucidazioni, telefonare al 388 3574822 o scrivere: [email protected] “Giornata internazionale del Jazz”, jam session agli Aliscafi MESSINA. Lunedì 28, alle ore 17,30, davanti lo scenario dello Stretto di Messina, al terminal degli aliscafi in via Vittorio Emanuele II, presenti il sindaco, Renato Accorinti, e l'assessore alla cultura, Tonino Perna, un gruppo di musicisti provenienti da Reggio Calabria incontrerà una band di jazzisti messinesi per una jam session a ritmo di swing. L'appuntamento, che intende sottolineare la forte valenza del gemellaggio siglato tra i due capoluoghi dello Stretto, si inserisce nel quadro delle iniziative previste per la “Giornata Internazionale del Jazz”, istituita dall'Unesco, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura, e che si celebrerà mercoledì 30 a Reggio Calabria. Il jazz è una forma d’arte internazionale che trascende le differenze di razza, religione, etnia o nazionalità e promuove quindi il dialogo interculturale, diffondendo un messaggio di libertà, cultura e fratellanza. “Anche la musica – ha sottolineato l'assessore Perna – è uno strumento fondamentale nel cammino avviato verso il riconoscimento, da parte dell'Unesco, dello Stretto di Messina quale patrimonio dell'umanità”. MESSINA “Fotociclette” in via dei Mille “Fotociclette”. E’ il titolo della passeggiata fotografica che si svolgerà sabato 3 maggio dalle ore 11 alle ore 19 nell’Isola pedonale di via dei Mille a Messina. Cosa avviene in un'isola pedonale? Lontano dal caos del traffico la città prende vita, con la sua gente, i suoi colori, la sua musica. Raccontati in questa passeggiata attraverso le immagini di “Fotografia Messina”. Le 16 bici fioriere, elementi decorativi di Via Dei Mille, diventeranno per un giorno cavalletti delle testimonianze fotografiche di tutta l'area pedonale, compresa piazza Cairoli e via Giordano Bruno: uno spazio restituito alla gente, al passeggio e al gioco dei bambini, e sottratto alle automobili. La mostra fotografica è realizzata dalla fotografa Simona Bonanno e dai suoi allievi di Fotografia Messina. L'evento è organizzato in collaborazione con Officinacreab e Millevetrine Messina. MESSINA. Centosessanta ospiti alla villa di Mezzana. Dal Vincenzo Franza all’assessore Stancheris Pasquetta a casa Finocchiaro tra salsiccia e gag MESSINA. Quaranta chili di salciccia “tagliata al coltello” non sono bastati ai centossesanta ospiti che a Pasquetta hanno popolato la villa di Mezzana, sul litorale tirrenico che va verso Orto Liuzzo, di Massimo Finocchiaro, imprenditoe delle costruzioni e Antonella La Fauci, imprenditrice dei laterizi. Fino alle 19 ancora dalla villa si sprigionavano nuvole di fumo per fare pantagruelico onore all’ospite di eccezione, la candidata bergamasca alle elezioni europee, assessore al turismo della Regione Sicilia, Michela Stancheris. A dispetto della linea filiforme, l’assessore ha mostrato di essere una buona forchetta e non ha risparmiato spiedini arrosto, braciole, patate e hot dog, “per bambini” di cui si è mostrato particolarmente ghiotto l’imprenditore Vincenzo Franza, accompagnato dalla moglie, che non perde mai l’appuntamento di Pasquetta a Mezzana. Il pranzo, si è protratto ben oltre le 17 tra una cipolla arrosto e una gag di Finocchiaro, coordinatore insieme al candidato sindaco di Rometta Giuseppe La Face del Megafono a Messina, che non ha Michela Stancheris con Massimo Finocchiaro centonove pagina 4 mancato di fare l’imitazione di alcuni esponenti del governo Crocetta, presidente compreso, nella nota postura telefonica. Hanno fatto poi gli onori della tavola il “past-president” di Confindustria Ivo Blandina, che si è guadagnato i galloni di “pasteggiatore” sul campo; l’onorevole Giuseppe Picciolo, in tandem culinario con Giuseppe Morano e Fabio D’Amore, Massimo Russotti e Daniela Ursino e Lucia Tarro Celi, tra le prime sostenitrici dei circoli “per Crocetta presidente” a Messina, Pippo Lupò, presidente del Confidi e della Cassa edile. Alla fine grande brindisi in onore di Michela Stancheris, che a dispetto del cognome, non ha mostrato nessun sintomo di cedimento né culinario, né alcolico, considerata la nordica preferenza per la grappa. settegiorni 25 Aprile 2014 CHI SCENDE CONVEGNI. Associazioni a confronto sulle attività di integrazione e assistenza Dalla disabilità all’impresa, nasce la rete DI GIUSEPPE RUGGERI Messina. “Disabilità autonomia lavoro” il tema del convegno svoltosi di recente a Spadafora nei locali dell’antico castello. Il sottotitolo – dall’associazionismo attivo alla creazione d’impresa – sottende quella che è da qualche tempo l’intenzione di “Progetto Policoro”, l’associazione che ha promosso l’evento, e cioè di investire sempre più nelle energie giovanili, ivi comprese quelle dei soggetti diversamente abili. Ma il progetto è più ambizioso perché a tenere insieme quello che sembrerebbe un facile “slogan” ci pensa la rete che si è costituita intorno a questo gruppo di volenterosi, una rete che comprende associazioni di volontariato a vari livelli impegnate nell’assistenza ai disabili. Da “Crescere Insieme Onlus” di Barcellona, alla Cooperativa Sociale “Insieme nel 2000”, dal Cirs, all’Unione Italiana Ciechi, per arrivare all’Associazione “Contro tutte le Mafie Paolo vive”. Insieme a raccontarsi quella che è stata l’esperienza di trincea a fronte di una crescente penuria di contributi da parte delle istituzioni pubbliche, armati solo della passione civile che ha reso autentico il loro impegno. Certo l’integrazione sociale e lavorativa dei portatori di menomazioni non è una passeggiata, come ha fatto rilevare Roberta Macrì, disabile motoria protagonista del cortometraggio “Un’altra vita” che ha per argomento l’annoso problema delle barriere architettoniche. Le leggi ci sono, ma le loro asserzioni di principio spesso rimangono lettera morta per il persistere di pregiudizi radicati nella mentalità comune o, a volte, per la semplice indifferenza. E’ emerso, in ogni caso, che la maturazione di una coscienza diversa del problema passa Addestratore della Hellen Keller TRAPANI Festival degli aquiloni, si torna a volare Trapani. Il 6° Festival Internazionale degli Aquiloni “Emozioni a naso in su!”, ritorna a volare e si tinge di Viola e di altri milioni di colori… L’evento a San Vito lo Capo, dal 21 al 25 maggio è organizzato da Sotto&Sopra Srl con la consulenza artistica e organizzativa della Trapani Eventi® e dell’Associazione Culturale “Sensi Creativi”. Oltre 30 aquilonisti nazionali ed internazionali parteciperanno alla 5 giorni che prevede un ricco programma di eventi collaterali: laboratori di costruzione di aquiloni, voli notturni, fiera del vento, gastronomia, spettacoli musicali e di intrattenimento. Filo conduttore nel sociale dell’edizione di quest’anno sarà: “Gli aquiloni volano e dicono NO alla violenza sulle donne ed alla violenza di ogni genere”. Numerosi gli appuntamenti in preview in giro per la Sicilia per un assaggio degli aquiloni: primo fra tutti il 25 aprile in occasione dell’evento “ArteinLiberazione” al Parco del Simeto, ad Adrano, laboratori e volo di aquiloni. soprattutto da una nuova valutazione del disabile, che deve essere inquadrato nella globalità delle sue capacità residue. Le quali sono sempre meno rapportabili con l’entità delle sue menomazioni psico-fisiche quanto piuttosto con l’evoluzione dei nuovi supporti informatici che rendono possibile quello che una volta era solo utopia. Un esempio tra tutti le nuove tecniche di comunicazione aumentativa, che restituiscono la parola a chi ormai ne ha perso l’uso. La “rete”, in ogni caso, è stata gettata ed è destinata a raccogliere sempre nuove adesioni perché nel volontariato insieme è meglio, anche se tutto questo non può costituire un alibi per le istituzioni. Alle quali il vicepresidente dell’Unione Italiana Ciechi Giuseppe Terranova manda a dire di non far mancare l’indispensabile sostegno ad attività importanti come l’addestramento dei cani guida del Centro “Hellen Keller”, due splendidi esemplari di razza Labrador dei quali sono stati ospiti del convegno accompagnati dai loro istruttori. Emilio Fragale MESSINA. L’ex direttore generale del Comune in una mail inviata al suo gruppo ha lasciato intendere, a proposito del commissariamento del Pd, che Messina dovrebbe forse commissariare per latitanza Palermo. Ma poi ha chiuso con un criptico “cu c’è c’è, cu non c’è non c’è”, che pochi, in verità, hanno capito. Maurizio Puglisi MESSINA. Il presidente del Teatro di Messina ha provveduto a inviare gli auguri dell’Ente che presiede inviando a tutti i destinatari presenti in rubrica una bella email. Peccato, però, che il mittente delle lettere ancora non esista. Infatti, le missive giunte dal Vittorio Emanuele provenivano dall’indirizzo di posta dedicato del Sovrintendente, che ancora deve essere nominato. Filippo Panarello ROSA E NERO MESSINA. Di fronte alle diatribe interne del Pd siciliano, il deputato all’Ars dimentica persino gli “schiticchi di Pasquetta”. Invitato a una sontuosa mangiata alle falde dell’Etna, infatti, Panarello ha trascorso almeno due ore, mentre gli altri gustavano pasta al forno e capretti, a tenere banco sullo scontro tra Fausto Raciti e Davide Faraone, passando per Europee, rimpasto in giunta e nomie nei gabinetti degli assessorati. Geraci festeggia la sua nonnina Ninì Germanà GERACI SICULO. Le Madonie si confermano territorio di longevi è stata festeggiata, nei giorni scorsi, la nonnina di Geraci Siculo Maria Rosaria Alfonso che ha compiuto 101 primavere. Nonna Maria è stata affettuosamente festeggiata dai due figli, nuore e nipoti con una torta, mentre un mazzo di fiori è arrivato dall’amministrazione comunale guidata da sindaco Bartolo Vienna. E’ morto il giornalista Carbone PALERMO. E' morto il giornalista Bruno Carbone. Originario di Lipari, è stato direttore e notista politico del quotidiano "L'Ora" di Palermo. Ha lavorato anche alla Rai, curando il settimanale "Mediterraneo" e diretto l'emittente di Lipari "TeleIsole". Destra a lutto per il deputato Virzì PALERMO. I funerali dell'ex deputato regionale di An Guido Virzì, uno dei leader della destra palermitana. Numerosi i cordogli. Da Giampiero Cannella, che lo ricorda per «la sua militanza appassionata, esempio per le nuove generazioni'' al sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Aquiloni in volo nella passata edizione centonove pagina 5 MESSINA. L’ex deputato, zio dell’esponente Ncd Nino, è tornato alla ribalta mercoledì 23 grazie a una rubrica della trasmissione “La Gabbia”, su La7, dedicata alle “supercazzole”. Incalzato dall’intervistatore, Germanà ha deciso di eludere le domande rispondendo: “Io leggo Seneca, se vuole, le posso spiegare il suo pensiero”: tanto è bastato per conquistare i primi posti della particolare classifica del servizio. Peppe Marano MILAZZO. Dopo le accuse di immobilismo sul contrasto all’inquinamento, il consigliere dei Verdi si è visto richiedere dalla stessa giunta Pino il resoconto della sua attività di presidente della Commissione d’indagine consiliare in materia di ambiente. A quanto pare non sembra molto ricca. 25 Aprile 2014 primopiano Rifiuti per strada a Pasqua lungo il torrente Annunziata MESSINA. Emergenza spazzatura “a singhiozzo”. Accorinti e Ialacqua in procura. Contro i malati immaginari Il lavoro? lo Rifiuto Interruzione della raccolta e guasti ai mezzi a ridosso delle feste. In un report del 2008 registrati straordinari record di 414 dipendenti. Ecco tutti i numeri. E i motivi per i quali la discarica a Pace è strategica DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. Quello che non va in Messinambiente lo ha sapientemente espresso il sindaco Renato Accorinti subito prima di Pasqua: “Succedono emergenze strane immediatamente prima delle feste”. Natale, Pasqua, ferragosto, ma anche a cavallo di ponti particolarmente allettanti: uno sciopero, malattie improvvise, mezzi che si guastano. E la raccolta si ferma, o procede lentamente, o in maniera schizofrenica: si svuotano i cassonetti ma non si raccolgono i cassetti depositati per giorni a terra, col risultato di avere un totem di metallo blu pronto all’uso ma di non poterlo utilizzare perchè circondato da una montagna di rifiuti. “CARA PROCURA...”. Daniele Ialacqua, assessore all’Ambiente, ha messo da parte la mitezza che lo contraddistingue, ha preso in mano carta, penna e situazione, e sta scrivendo una memoria da presentare in Procura entro la fine di aprile. Memoria che si andrà ad aggiungere ai due Rnato Accorinti diversi fascicoli di indagine su Messinambiente: il primo “amministrativo”, con i trenta faldoni di documentazione sequestrati da carabinieri e polizia su coordinamento del pm Sebastiano Ardita, e messi sotto la lente d’ingrandimento dai suoi consulenti di fiducia Giuseppe Barreca e Dario Megna, gli stessi che si sono occupati la documentazione relativa all’inchiesta Corsi d’oro). Il secondo fascicolo è top secret, ma sulla vicenda è certo stia indagando anche l’antimafia. Sarebbe la seconda volta in dieci anni, per Messinambiente. Comunque la si guardi, la munnizza sembra sempre un problema irrisolvibile. La novità è che l’amministrazione Accorinti, ed è la seconda volta, oltre che contro il destino cinico e baro e la sorte avversa, ha puntato il dito contro i dipendenti. Perchè è vero che lavorare nell’ambito dei rifiuti non è esattamente una passeggiata di salute, soprattutto per chi è in strada, ma è pur vero che qualcuno, negli anni, ci ha marciato. Eccome, se ci ha marciato. I MALATI IMMAGINARI. L’ultimo screening sulle assenze per motivi di salute, l’azienda lo ha fatto nel 2008. E non lo ha più ripetuto, forse per timore di cosa potesse venirne fuori. Perchè, nel 2008, in totale i giorni di malattia sono stati 11168. Undicimilacentosessantotto giorni di assenza dal lavoro, con regolari certificati medici, che diviso i poco più di quattrocento dipendenti che Messinambiente aveva in organico al tempo, fanno una media di 22 giorni ciascuno. Su un mese lavorativo medio di 26, significa pressappoco che a Messinambiente si lavora undici mesi l'anno. Al netto delle ferie, beneficio concesso per legge e diritto contrattuale ed inalienabile che, all’epoca dello screening, erano state erogate per la somma di 10105 (diecimilacentocinque) giorni. Un altro mese che vola via. Stranamente, i giorni di malattia non seguono una logica "clinica". I picchi, infatti, si registravano SVOLTE GIUDIZIARIE Se Dalmazio va a giudizio INSIEME AD ANTONINO MILORO DOVRA’ RISPONDERE DELL’ACCUSA DI SMALTIMENTO CON VALORI DI DIOSSINA SUPERIORI AL CONSENTITO Nino Dalmazio MESSINA. Mentre Pace diventa luogo strategico per il futuro di Messinambiente, per qualcuno è il passato che torna a bussare alla porta. Nemmeno un mese per festeggiare un’assoluzione per non aver evaso l’Iva da ex presidente di Messinambiente, che Nino Dalmazio dovrà di nuovo varcare un’aula di tribunale per essere sottoposto a processo. Dalmazio e Antonino Miloro, dirigente tecnico di Messinambiente, hanno ricevuto un decreto di citazione diretta a giudizio per il 4 giugno, davanti al giudice monocratico, firmato dal Pm Liliana Todaro, per rispondere delle ipotesi di reato di concorso per violazione di un articolo del decreto legge 133/2005 che dà attuazione della direttiva 2000/76/CE, in materia di centonove pagina 6 incenerimento dei rifiuti. I fatti si riferiscono al 2010, e hanno luogo all’inceneritore di Pace. Dove, secondo le indagini, i livelli di inquinamento sono stati ampiamente superati. “Nell’esercizio dell’attività di incenerimento superava i valori limite di emissione in atmosfera in relazione ai paramentri “diossine e furani”. In particolare, si accertava, nel febbraio 2010, un valore pari a 1,026 ng/Nm3 e, nel novembre 2010, un valore di 2,337 ng/Nm3 a fronte di un valore limite di 0,1 ng/Nm3”, scrive il pm, attribuendo a Dalmazio e Miloro la non osservanza delle prescrizione dell’articolo 8 del decreto, “conferendo e smaltendo rifiuti pericolosi con codice C.E.R. 180103 per un quantitativo pari a 443.627 kg e con codice C.E.R. 180202 per un quantitativo pari a 1703 kg”. In pratica si tratta di rifiuti ospedalieri speciali, pericolosi, e a rischio infettivo: aghi, siringhe, lame, vetri, lancette, pungidito, testine di rasoi e bisturi monouso, oppure rifiuti organici provenienti dallo svolgimento di attività di ricerca e di diagnostica batteriologica. (A.C.) primopiano in corrispondenza dell'estate e delle festività, e non, come sarebbe naturale, durante la brutta stagione. Aumentando: 966 a maggio, 896 a giugno, 1040 a luglio , 997 ad agosto, e 842 a settembre, sempre con riferimento agli anni presi in esame. UE chiaramente, un ulteriore picco é stato registrato in prossimità di carnevale e di Pasqua. Tanto per aggiungere ulteriore "pepe" ad una vicenda già di suo abbastanza piccante, c'è da notare come le assenze aumentino in corrispondenza del finesettimana, da giovedi a sabato. Sfogliando i dati, risultano casi eclatanti. Tipo personale che accumula 196 giorni di assenza in un anno senza nemmeno un giorno di ricovero o addirittura 292 con soli sei giorni di ricovero, o ancora chi di giorni di malattia ne somma 101, scaglionati in 43 occasioni, la maggior parte da uno o due giorni, quasi tutti distanziati di una settimana. Provvedimenti? Quasi niente, considerato che all’epoca sono state elevate solo 70 giornate di sospensione senza stipendio. E quando a Messinambiente l’ex presidente Nino Dalmazio aveva tentato di licenziare diciotto dipendenti per assenteismo, il suo provvedimento è stato fatto a pezzi dal giudice del lavoro tre mesi dopo: reintegro immediato. ANDIAMO IN PACE. L’esperienza amministrativa sta instillando in Accorinti ed i suoi una sana iniezione di realpolitik. Prova ne è l’ordinanza con la quale il sindaco dispone che, in occasioni di assoluta emergenza, i rifiuti possano essere scaricati dai camion alla piattaforma di Pace, ormai diventato sito sempre più centrale nelle politiche ambientali del comune di Messina. L’ordinanza, firmata il 19 aprile da Accorinti e dal segretario generale Antonio Le Donne, e sollecitata dal liquidatore Alessio Ciacci, permetterà ai camion, bloccati per la chiusura delle discariche, di svuotarsi dalla spazzatura e scendere nuovamente in strada a raccogliere rifiuti, evitando che si ammassino e creino disagi. Un provvedimento che, nello specifico, sana una situazione di fatto, ma che è stato accolto con pareri discordanti. Su tutte le furie, per esempio, gli ambientalisti, che contestano l’adeguatezza del sito (parte della pavimentazione del quale dovrà essere rifatta per evitare infiltrazioni del micidiale percolato). Quello dei costi di conferimento in discarica, tra l’altro, è uno dei problemi che più pressano Ciacci: per un sorvegliate e dieci autisti (impiegati per un totale annuo di quasi 22mila ore, la metà delle quali in notturna), infatti, si spendono durante l’anno oltre mezzo milione di euro, poco meno dei mezzi: tre autoarticolati e sette autotreni, infatti, costano 556mila euro. Negli anni, la politica (obbligata, dato lo stato patrimoniale) di Messinambiente è stata quella di rivolgersi all’esterno per i mezzi, sempre con procedure emergenziali. RETROSCENA. L’amministrazione presenta il progetto come “piattaforma integrata”. Ma nei documenti il termine ricorrente è... 25 Aprile 2014 LA PAROLA CHIAVE “Termodistruzione” OTTANTA TONNELLATE AL GIORNO DESTINATE ALL’INCENERIMENTO A riprova del fatto che quella di Pace, nonostante gli impianti di biostabilizzazione, sarà in tutto e per tutto una discarica, c’è la relazione generale descrittiva del progetto. Secondo la quale nell’impianto andranno circa 80 delle 300 tonnellate giornaliere di rifiuti che si producono in città. Quelle ottanta tonnellate, si legge nella relazione, “sono destinate all’impianto di termodistruzione adiacente al sito di realizzazione della nuova discarica”. E per togliere ogni dubbio, nella stessa relazione è ben specificato che si tratta di “attività dell’inceneritore”. (A.C.) Habemus discarica 278MILA METRI CUBI DI INVASO OSPITERANNO 330MILA TONNELLATE DI RIFIUTI. PER QUATTRO ANNI. DA TRATTARE NEGLI IMPIANTI MESSINA. Qual è la verità su Pace? Quella che ha spiegato cento volte l’assessore all’Ambiente del comune di Messina, Daniele Ialacqua, secondo il quale sorgerà un impianto di biostabilizzazione, o quella che a gran voce ammoniscono gli ambientalisti, che paventano il rischio che a trecento metri dal mare possa sorgere una vera e propria discarica? O, ancora, quello che durante un congresso mondiale sui rifiuti, tenuto a Firenze nel settembre del 2012, hanno pubblicato i due dipendenti di Messinambiente Antonino Miloro e Roberto Lisi, e cioè “Proposal for the revamping of a municipal solid waste incinerator”, che tradotto sarebbe il ritorno in funzione di un inceneritore di rifiuti urbani, combinazione proprio quello che c’è a Pace? A confondere ulteriormente le idee ci si è messa anche la Regione, che a inizio anno ha pubblicato il bando per un “Appalto per la progettazione esecutiva e per l’esecuzione dei lavori di realizzazione della piattaforma integrata per la gestione dei rifiuti urbani in contrada Pace nel Comune di Messina”. Cosa prevede il bando? Un impianto di trattamento meccanico e biologico della frazione residuale di rifiuti indifferenziati, una discarica per rifiuti non pericolosi, ed un impianto di trattamento del percolato da discarica. Ad oggi, però, l’unico progetto previsto dal comune di Messina per l’area di Pace, quello che ha avuto le autorizzazioni amministrative previste dalla regione e inserito nel piano regionale dei rifiuti, è un progetto che risale al 2007, che per il sito prevedeva...una discarica da 330mila tonnellate di capienza, 287mila metri cubi di volume e da 40mila metri quadrati di superficie. Quanto basta per accogliere i rifiuti prodotti in città, che all’epoca del progetto erano pari a 124mila tonnellate all’anno (280mila kg al giorno). Per fare un paragone, la discarica di Mazzarrà sant’Andrea, nella quale a pieno regime (quindi fino ad ottobre, mese in cui Messinambiente ha chiuso i rapporti con Tirrenoambiente ed è andata Il progetto della discarica di Pace. Gli scavi si inerpicheranno lungo il pendio per 40mila metri quadrati di superficie a scaricare a Motta sant’Anastasia, in provincia di Catania), è in grado di ospitare 300mila tonnellate di rifiuti all’anno, su una superficie di un milione e 720mila metri cubi. Nel 2009, ad agosto, per il progetto è stato firmato un decreto A.I.A. (autorizzazione integrata ambientale) da parte dell’assessorato regionale all’Ambiente, decreto che è stato reiterato un anno dopo, a luglio del 2010. Poi più nulla, fino agli ultimi mesi del 2013, quando l’impianto di Pace è tornato nel mirino dell’amministrazione guidata da Renato Accorinti. Ammesso che di discarica si tratti, e nel bando non c’è niente che possa fare pensare il contrario, l’impianto risolverebbe i problemi della città? No. Perchè, secondo il progetto del 2007, “la fase operativa dura circa 43 mesi. La fase post operativa, durante la quale la discarica non è più attiva in termini di utilizzo ma è sottoposta a monitoraggio ambientale, dura circa 30 anni”. La gara (bandita dal responsabile del procedimento Maurizio Croce e dal dirigente Marco Lupo), che si è chiusa a inizio marzo, non è però stata ancora centonove pagina 7 aggiudicata, nonostante l’apertura della buste fosse prevista per il 13 marzo. “Stanno completando la commissione di gara, mancava il parere dell’Urega, sono ritardi fisiologici”, spiega Daniele Ialacqua, ma il problema potrebbe essere più grave. Manca infatti la valutazione ambientale strategica, benchè in sede di redazione del progetto definitivo, messo su carta dal progettista Guido Di Capua della So.Ge.Am, si prendano in considerazione le prescrizioni contenute nel decreto A.I.A. soprattutto per quello che riguarda la discarica. Quali? Per esempio una serie di “accorgimenti tecnici finalizzati ad impedire che sia percepita la presenza della discarica al di fuori della fascia di rispetto”, o “adeguamento del corpo della discarica alla nuova normativa antisismica”, o, ancora “rideterminazione del volume massimo a disposizione della discarica a seguito della verifica geotecnica della stabilità dei versanti di scavo”. In venti righe, il termine ricorre tre volte. Sempre, ossessivamente. Comunque la si legga, quindi, si tratta proprio di discarica. (A.C.) 25 Aprile 2014 primopiano Alessio Ciacci nel suo ufficio di via Dogali MESSINA. Ad un mese dall’insediamento, ecco la “rivoluzione” imposta dal liquidatore La cura Ciacci Relazioni settimanali da parte dei responsabili dei servizi, contratto di consulenza per Raphael Rossi, incontro coi dipendenti al palacultura. E quei giri notturni dietro ai mezzi di raccolta rifiuti... DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. “In azienda si respira un’aria diversa”. Diversa, non migliore, non peggiore. Diversa. E’ la frase che a Messinambiente circola più spesso, da un mese a questa parte. Da quando, cioè, Alessio Ciacci ha preso in mano le redini della società, ricevendo il testimone da Armando Di Maria in qualità di liquidatore con il compito, mai espressamente dichiarato ma ormai palese, di far uscire la partecipata dalla liquidazione e quindi di rilanciarla. Come ci sta riuscendo? Provandoci, intanto. Col bastone. ADESSO SI FA A MODO NOSTRO. La sua “linea strategica”, il liquidatore l’ha illustrata ai dipendenti durante l’incontro di venerdi 11 al Palacultura. Accanto a lui Raphael Rossi, collaboratore “ombra” il cui arrivo a Messina insieme a Ciacci, a metà marzo, è stato il segreto di Pulcinella che l’amministrazione comunale ha tentato di mantenere per settimane nonostante la notizia fosse già sulla bocca di chiunque. Già da settimane Ciacci coadiuva Rossi nell’azione di risanamento, e insieme al liquidatore ha spulciato i quasi duecento curricula arrivati in via Salandra per la selezione Raphael Rossi di quattordici figure di consulenti: i primi cinque, a titolo informale, sono arrivati a Messinambiente una settimana fa, per occuparsi degli impianti e della spinosa questione della gestione post mortem delle discariche di Portella Arena e Vallone Guidari. Impianti che ancora oggi, a decenni di distanza dalla dismissione, non sono mai stati bonificati. Ma cosa hanno detto Ciacci e Rossi ai dipendenti di Messinambiente? LACRIME, SUDORE E SANGUE. Non è più tempo di recriminazioni, i problemi vanno risolti e non delegati ad altri, ciascuno dovrà rinunciare a parte dei privilegi accumulati durante questi anni. In sostanza, il discorso dei due ha messo l’accento su concetti quali responsabilità e doveri prima ancora che diritti. Di che privilegi si può parlare a oltre cinquecento dipendenti che per anni hanno dovuto scioperare un mese si e uno no per avere uno stipendio? Intanto quello di avere un contratto vantaggioso, rispetto al resto dei dipendenti comunali. I lavoratori di Messinambiente sono inquadrati in un contratto collettivo firmato da Fise Assoambiente nel 2008, riuscito a strappare subito prima che la crisi travolgesse il comparto. L’impostazione di lavoro data dalla nuova governance, in due parole, è questa: “Noi andiamo avanti per la nostra strada e facciamo a modo nostro, modo già sperimentato con successo altrove. Se ci sono polemiche politiche, è un problema dell’amministrazione, non nostro”. IL GIRO NOTTURNO. Una rivelazione fatta da Ciacci e Rossi, poi, ha stupito non poco i presenti. I due hanno raccontato di aver passato un paio di notti in bianco a seguire il giro notturno dei mezzi. E di aver tratto le adeguate conclusioni, che probabilmente diventeranno gatte da pelare per alcuni dei conducenti. Che, nel frattempo, sono stati invitati ad un uso più parsimonioso degli autocompattatori, evitando di usare il “piede pesante” sugli ormai esausti motori. Ciascuno dei quali con qualche milione di km alle spalle. ZOOM Al mio fianco COME È ORGANIZZATA LA “PIRAMIDE” CHE RISPONDE ALLA NUOVA GOVERNANCE. IN CUI, PER TRE MESI CI SARÀ L’EX AMMINISTRATORE DI MARIA. E NON SOLO MESSINA. Il braccio armato di Alessio Ciacci si chiama CoDir, il comitato di direzione di Messinambiente del quale fanno parte, oltre al liquidatore, Armando Di Maria, precedente amministratore e poi commissario liquidatore (rimasto in azienda con l’informale incarico di “traghettatore” e consulente, con contratto trimestrale a tempo determinato), ed i due dirigenti della partecipata, Natale Cucè addetto ad amministrazione e personale ed il direttore tecnico Antonino Miloro. Che però una settimana fa ha comunicato la cessazione del rapporto di lavoro con l’azienda a causa del raggiungimento dell’età pensionabile. Ad entrare nel mirino dei consiglieri comunali del Pd Antonella Russo e Nicola Cucinotta, è stato invece Raphael Rossi, consulente “ombra” di Messinambiente: in un’interrogazione, i due consiglieri chiedevano conto e ragione della sua presenza in azienda a fianco di Ciacci durante riunioni istituzionali. “Il problema è risolto, Rossi è in possesso di un regolare contratto”, ha tagliato corto Daniele Ialacqua, assessore all’Ambiente. Il consulente ambientale torinese è dunque inquadrato come collaboratore personale del liquidatore Ciacci. Nel frattempo, a Messinambiente si fanno le ore piccole. Mercoledi 23, il CoDir si è riunito di nuovo, e l’incontro è durato tutto il pomeriggio. Ciacci sta spremendo come limoni i responsabili dei settori strategici: l’addetto al settore tesoreria e contenziosi Nino Inferrera, quello ai servizi Claudio Sindoni, il responsabile acquisti e vendite Roberto Girolamo, il direttore dell’autocentro Filippo Marguccio e l’addetto agli impianti Roberto Lisi. Da ciascuno di loro, il liquidatore ha voluto dettagliate relazioni sullo stato dei settori affidati. (A.C.) centonove pagina 8 Daniele Ialacqua 25 Aprile 2014 politica MANOVRE. L’Assemblea regionale viene incontro al governatore approvando il maxi mutuo da un miliardo “Salva imprese” salva Crocetta La somma, da restituire in 30 anni utilizzando le entrate della addizionali, servirà per pagare i debiti della Regione verso i fornitori. E, per compensare il taglio dei trasferimenti, il presidente assicura: «Basta eliminare la manciugghia” Una boccata di ossigeno per Rosario Crocetta, non senza qualche critica. In questo si traduce l’approvazione di mercoledì 23, da parte dell’Ars, del ddl “Salva Imprese”, ovvero del mutuo da un miliardo trentennale per fare fronte ai debiti della pubblica amministrazione in Sicilia nei confronti delle imprese. IL DDL. Gli oneri finanziari dell’operazione saranno coperti dalle addizionali Irap e Irpef, stimate per gli anni 2015 e 2016, in 330,51 milioni di euro. Tra quota d'interessi e quota capitale, la Regione pagherà 47,7 milioni nel 2015 e altrettanti nell'anno successivo. Dal pagamento dei debiti verso le imprese, il governo Crocetta ha stimato maggiori entrate Iva, già per quest'anno, pari a 40 milioni. Il disegno è stato approvato con 48 voti a favore e 16 contrari. Il mutuo sarà contratto a un tasso del 2,7%: 600 milioni andranno alle aziende che hanno lavorato per Asp e ospedali, il resto andrà diviso fra i creditori di Regione ed enti locali. I 40 milioni derivanti dal maggiore gettito Iva saranno quasi interamente utilizzati per coprire il buco di bilancio della società Riscossione Sicilia. COSI’ CROCETTA. «Cosa avremmo dovuto fare? Non pagare i debiti e far fallire gli imprenditori perché questi debiti erano stati contratti dai vecchi governi? È troppo facile fare l'opposizione così», ha detto il governatore. Che ha aggiunto: «Paghiamo le imprese, portiamo avanti una politica di riduzione delle tasse, mettiamo in circolazione un miliardo di euro nell'economia siciliana, che significa dare respiro alle imprese che INTANTO Manovra al palo LA FINANZIARIA BIS DELL’EX ASSESSORE BIANCHI DOVRÀ ESSERE RISCRITTA Incassato l'ok ”salva-imprese”, il governo Crocetta ora si gioca un'altra partita importante: la manovra-bis. Il testo depositato all'Ars, al quale aveva lavorato l'ex assessore all'Economia Luca Bianchi, dovrà essere riscritto, alla luce dei tagli imposti a Regioni e comuni dal Dl Irpef, col quale il premier Renzi restituisce 80 euro in busta paga ai dipendenti con redditi mediobassi: per la Sicilia si parla di 90 milioni di euro, oltre a una stretta ulteriore al patto di stabilità, che potrebbe congelare una spesa pari a 90 mln. In Conferenza delle Regioni, i governatori stanno cercando di attutire l'impatto sui bilanci regionali elaborando alcune proposte di modifica al Dl Irpef. In attesa del testo definitivo del Dl Renzi, la manovra-bis rimane al palo con le commissioni di merito all'Ars bloccate, tant'è che oggi l'Affari istituzionali, con all'ordine del giorno le variazioni, è stata disdettata. Il neo assessore all'Economia, Roberto Agnello, dovrà rivedere l'impostazione della manovra da 300 mln, fondamentale per potere dare respiro a 30 mila dipendenti di enti e consorzi, che non ricevono gli stipendi da quattro mesi. Rosario Crocetta stavano fallendo, diamo la possibilità al denaro di circolare per incrementare i consumi e le produzioni. L’opposizione si fa in modo responsabile perché quando c'è in gioco la Sicilia e gli interessi del popolo siciliano non c’è né maggioranza né opposizione. In certi provvedimenti ci dobbiamo trovare tutto insieme e quello è un provvedimento che salva le aziende e la Sicilia». I SACRIFICI PER ROMA. Crocetta, quindi passa ai rapporti con il governo nazionale e al taglio dei trasferimenti stimato in circa 700 milioni di euro: «Siamo pronti perché se questo è il sacrificio che dobbiamo pagare affinché i lavoratori abbiano 80 euro al mese in busta paga. Qualcuno deve rinunciare, e noi rinunciamo a una parte di fiscalità e di tributi per darli ai lavoratori. La Regione Siciliana partecipa a questo sacrificio». Il taglio però, precisa, “non lo faremo pagare ai siciliani, non aumenteremo le tasse, non taglieremo le spese necessarie allo sviluppo, alle imprese, ai lavoratori e ai poveri, ma invece copriremo questa riduzione del patto di stabilita con gli sprechi nella Sanità”. «Abbiamo - spiega - 230 milioni di euro di farmaci in più rispetto alla media nazionale. L'osteoporosi diventa quasi una malattia rara rispetto ad un clima come quello che c'è in Sicilia rispetto ad altri Paesi, eppure noi siamo i più grossi consumatori al mondo di farmaci per l'osteoporosi. È chiaro che lì non c'è l'errore umano, lì c'è la corruzione, la “manciugghia”. E quindi quei 230 milioni li possiamo recuperare per pagare gli 80 euro ai lavoratori”. LE REAZIONI Confindustria dice “sì” ANTONELLO MONTANTE PLAUDE AL VOTO DELL’ARS. DURO IACOLINO DI FI: «GLI EFFETTI SARANNO DEVASTANTI» Antonello Montante PALERMO. Diametralmente opposte alcune reazioni all’approvazione del “Salva Imprese”. Entusiasta, ad esempiuo, il presidente di Confindustria, Antonello Montante: «Non possiamo che apprezzare il senso di responsabilità che ha caratterizzato i lavori d'aula, portando all'approvazione del ddl 500. Un segnale importante che segna un cambio di passo e che porta al centro del dibattito imprese e lavoratori. La liquidità garantita dall'accensione del mutuo permetterà infatti di dare una boccata d'ossigeno alle aziende sempre più in affanno, ma - sono certo - rappresenta solo il punto di centonove pagina 9 partenza di un percorso virtuoso che consentirà alla Regione di alleggerire l'imposizione fiscale sulla collettività». Chi vede invece i possibili pericoli della manovra è l’eurodeputato di Forza Italia, Salvatore Iacolino: «Il mutuo da un miliardo di euro che la Regione dovrà pagare per i prossimi trent'anni potrebbe bloccare ogni possibilità di sviluppo per la Sicilia. Con la sua politica scellerata - spiega - il governo Crocetta sta condannando l'Isola ad un'agonia economica. Gli effetti saranno devastanti per i cittadini e le imprese, che continueranno a pagare tasse elevatissime. Non ci sarà nessun abbassamento della pressione fiscale. Il presidenterivoluzionario ha poco da festeggiare: per la Sicilia il baratro resta ad un passo anche con la sottoscrizione del mutuo. La fragilità economica della Regione - conclude Iacolino - è pari a quella politica: all'interno del Pd, maggior azionista del governo Crocetta, la spaccatura è sempre più profonda. La maggioranza non è più maggioranza da parecchio tempo». 25 Aprile 2014 Giusi Furnari politica Maria Rita Sgarlata REGIONE. Nuovi e vecchi assessori rimodulano i propri staff. Tra fiducia, interni all’amministrazione e partiti Rimpasto, corsa al Gabinetto Polemiche all’interno del Pd, dove il renziano Faraone piazza Gandolfo Librizzi al Territorio e fa il pieno nella squadra di Giuseppe Bruno. Scelte fatte anche per Economia ed Energia, mentre gli altri prendono tempo PALERMO. Non importa quanto durerà il Crocetta bis, il passaggio più importante, fino alle Europee, è stato già consumato con la classica “corsa al Gabinetto”, ovvero l’ingresso di volti nuovi, e di fiducia, non solo negli staff degli assessori freschi di nomina, ma anche dei riconfermati. E i malumori non mancano. QUI PD. Si può iniziare dall’assessorato al Territorio, dove è approdata l’ex titolare dei Beni Culturali, Maria Rita Sgarlata, assessore in quota Megafono. Qui, il nuovo capo di Gabinetto è il direttore dell’Azienda Foreste Carmelo Frittitta, mentre la seconda poltrona in ordine di importanza è andata a Gandolfo Librizzi. Non nuovo al ruolo (è stato nel Gabinetto di Sebastiano Missineo durante il governo Lombardo), Librizzi ha posizioni importanti nel Pd in qualità di renziano: è infatti nella direzione regionale e coordinatore regionale dei circoli Big Bang Sicilia, e, in quanto tale, sperava in un posto in giunta (ma gli è stato preferito un fedelissimo di Davide Faraone, Giuseppe Bruno). Sempre al Territorio, approda Graziella Catania dei Verdi e sindacalista Cgil, da sempre consigliere di Maria Rita Sgarlata. Il già citato Bruno, che ha individuato come segretario particolare Dario Chinnici (responsabile provinciale delle Politiche cittadine del Pd di Palermo nonché consigliere della terza circoscrizioneinvece), ha scelto per il suo Gabinetto Lucio Oieni, già commissario straordinario dell’Ersu di Messina e in forza alla Regione. Spazio, ovviamente, ai renziani. Oltre a Librizzi, la seconda posizione di peso va a Valentina Falletta, coordinatrice di Big Bang Palermo, già in corsa per la fascia di primo cittadino del comune di Lercara Friddi. ASSESSORATO ENERGIA. Salvatore Calleri, il successore di Nicolò Marino (in rotta con Crocetta prima del rimpasto) ha individuato come capo di Gabinetto Alessandra Diliberto, già nella segreteria generale della Regione e nel consiglio della Seus. ASSESSORATO ECONOMIA. Roberto Agnello, invece, ha fatto le sue scelte, a cominciare da Vitalba Vaccaro, dirigente del dipartimento Finanze, che ha preso il posto di Giulio Guagliano (“volato” alla segreteria tecnica del presidente della Regione, posizione lasciata vacante da Stefano Polizzotto, che dal primo gennaio è consulente per le problematiche “afferenti le competenze trattate dagli Uffici di diretta collaborazione” di Crocetta per 24.804 euro fino al 31 dicembre). Designati, inoltre, il vice Marcello Cascino e il segretario particolare, Domenico Merlino. Lascia la posizione all’assessorato all’Economia, per transitare a Palazzo d’Orleans come “esperto per le problematiche di bilancio”, Salvatore Parlato, già a capo della segreteria tecnica del predecessore di Agnello, Luca Bianchi. GLI INDECISI. Prendono ancora tempo gli altri assessori, a cominciare da Giusi Furnari (Beni Culturali), che ascolterà le indicazioni di Beppe Picciolo dei Drs (partito che l’ha sponsorizzata). Insieme alla professoressa, non si sono ancora espressi Nico Torrisi (delegato alle Infrastrutture segnalato dall’Udc) e Paolo Ezechia Reale (Agricoltura, voluto da Articolo 4). GLI AFFONDI. Polemica in casa Pd sui sottogoverni. A sparare a zero su Faraone, Antonello Cracolici: «Piuttosto che rottamare si è preso qualche briciola di potere, sistemando alcuni amici tra assessori e gabinetti». MEGAFONO Se Di Giacinto s’arrabbia Giovanni Di Giacinto I Malumori ci sono, anche se, dopo gli affondi iniziali si prova a stemperare tutto. Ad essere dilaniato dalle polemiche post rimpasto è lo stesso partito-non partito del presidente della Regione, Rosario Crocetta. La nuova giunta del governo bis, infatti, ha fatto scatenare i malcontenti interni al Megafono, e in particolare al gruppo dei cinque deputati capeggiati da Giovanni Di Giacinto. Un crescendo culminato mercoledì 23, con la voce delle improvvise dimissioni del capogruppo. Una voce che, però, è stata successivamente zittita dallo stesso protagonista con una precisazione: “Solo dialettica politica interna - ha spiegato Di Giacinto - non ho mai presentato alcuna dimissione, né ho in progetto di farlo”. A confermare che il centonove pagina 10 clima interno al Megafono di Rosario Crocetta non si propio rose e fiori, è stato però un suo collega, il messinese Giovanbattista Coltraro: «Sì, qualche malumore c’è stato ha ammesso il deputato - ma il nostro è un gruppo coeso e la dialettica non è mai mancata al nostro interno”. A scatenare le ultime polemiche erano state due due decisioni del presidente della Regione ritenute eccessivamente “ad personam”: la prima è stata quella di “spedire” Michela Stancheris (assessore al Turismo) alle Europee, senza sentire nessuno dei suoi; la seconda, invece, riguardava il via libera all’assessore messinese Giusi Furnari, mettendola in quota ai Drs di Piccolo e Cardinale, dopo l’esplosione del “caso Fiumefreddo”. Un comportamento che non è piaciuto a nessuno dei cinque deputati del gruppo, che sempre più rumoreggiano, sentendosi scavalcati dalle decisioni in solitudine di Crocetta. 25 Aprile 2014 politica SPACCATURE. I dissidenti incontrano il segretario Cesa e decidono di congelare lo scontro fino alle Europee Udc, la tregua “armata” Firetto, Dina, Ruvolo e Turano appoggeranno esclusivamente la lista creata insieme al Nuovo Centro Destra, senza però esprimere preferenze per Valenti e Pistorio. Mentre in aula promettono vita grama al governo A poco o niente è servito il chiarimento con il segretario nazionale Lorenzo cesa. I dissidenti dell’Udc siciliano, tutti esponenti dell’anima che fu “cuffariana”, restano sul piede di guerra, pur assicurando il loro appoggio esclusivamente alla lista (e non ai candidati) con il Nuovo Centro Destra per le Europee. Al capogruppo all’Ars, Lillo Firetto, e agli altro “arrabbiati” Nino Dina (presidente della commissione Bilancio), Margherita La Rocca Ruvolo e Mimmo Turano, Cesa ha assicurato un incontro con l’intero gruppo all’Ars, ma questo non sembra bastare. Perché «non si può chiudere tutto a tavolino» e chi di dovere deve assumersi le proprie responsabilità. DOPPIO EFFETTO. A non andare giù ai dissidenti è stata una successione di eventi: prima il rimpasto in giunta, che ha visto il mantenimento di Patrizia Valenti (divenuta vicepresidente della Regione) e l’inserimento di Nico Torrisi («seguendo i voleri di Rosario Crocetta», accusano) e poi l’abbraccio con Ncd, che ha visto l’inserimento in lista per le europee della stessa Valenti e di Giovanni Pistorio (al quale il governatore aveva sbarrato l’ingresso in esecutivo). Quanto basta, insomma, per arrabbiarsi e sottolineare come, loro, non esprimeranno singole preferenze sui due candidati di bandiera, facendo campagna esclusivamente per la lista. Appoggio che, finché tutto non si sarà chiarito, potrebbe invece venire a mancare in aula al governatore, “reo” di aver accelerato e costretto una parte del partito a violare le regole di democrazia interna alla maggioranza dell’Udc. Gianpiero D’Alia Lillo Firetto LE RAGIONI DEGLI SCONTENTI. Dopo le prime polemiche successive al rimpasto in giunta, i quattro hanno riacceso i riflettori non presentandosi alla conferenza stampa di presentazione della lista per le europee: «La nostra posizione rappresenta quella di metà partito, non è una voce isolata. La definizione di “scontenti” non fa al caso nostro - ha detto Firetto - Siamo parlamentari dell'Udc che invocano il ripristino delle regole democratiche nel nostro partito. Fino a quando non otterremo il chiarimento, non parteciperemo a manifestazioni come la conferenza stampa. Riteniamo utile ripristinare essenziali regole di democrazia interne. Pur tuttavia riconfermiamo il sostegno alla lista per le elezioni europee. Quanto all'azione del governo di Rosario Crocetta, abbiamo ribadito proprio, durante le comunicazioni del presidente a Sala d'Ercole, che ci sentiamo impegnati sulle riforme vere e non enunciative ed a Crocetta chiediamo un impegno straordinario di risanamento finanziario». D’ALIA TRA DUE FUOCHI. Dal canto suo, il presidente dell’Udc, il messinese Gianpiero D’Alia, si è dimostrato “molto comprensivo”: «Non voglio far finta di niente, e capisco lo stato d'animo di alcuni, l'insoddisfazione che in realtà abita nelle case di tanti partiti in Sicilia. Il secondo governo Crocetta, in effetti, si è formato in modo anomalo e atipico. Ma con gli amici dell'Ars ci incontreremo e chiariremo. A loro faccio un appello: torniamo uniti e combattiamo insieme questa battaglia per Strasburgo, altrimenti per loro sarà un suicidio politico». Parole di apertura, ma anche qualche battuta: «I maldipancia? Per farli passare bisognerebbe fare una giunta con 90 assessori, tutti deputati». LE NECESSITA’ DELL’UDC. Per D’Alia, il problema è uno soltanto: dimostrare che l’Udc è altro rispetto al centrosinistra, qualificandosi come forza di centro che guarda al centrodestra. Da qui l’abbraccio con Angelino Alfano, i cui voti sono necessari (e viceversa) per superare la soglia di sbarramento. «Siamo contenti dell’intesa fatta con gli amici del Ncd. È il primo passo di un percorso politico che ci deve portare all’aggregazione di tutta l’area dei moderati». Per il presidente, la somma delle due forze è forte, almeno secondo alcuni sondaggi che la danno tra il 6 e 7 per cento, «senza considerare la rappresentatività dei singoli candidati a livello territoriale». DEMOCRATICI Raciti incontra Guerini IL SEGRETARIO VOLA A ROMA PER DIRIMERE I RAPPORTI CON LA SICILIA DOPO LE FRIZIONI CROCETTA E FARAONE ROMA. Un colloquio per trovare appoggio e mettere una pietra tombale sulle ultime polemiche interne al Pd siciliano. È quello che il segretario regionale Fausto Raciti ha avuto giovedì 24 con il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini. Una situazione non facile, quella del giovane coordinatore isolano, che, nel giro di neanche una settimana, si è ritrovato da soggetto che dettava le indicazioni al presidente della Regione sulle modalità del rimpasto e che componeva la lista per le elezioni europee a segretario clamorosamente smentito su entrambi i fronti a causa degli accordi presi, a livello nazionale, dal plenipotenziario di Renzi, Davide Faraone. Una brutta grana che ha anche determinato la frattura tra i cuperliani (area di Raciti), capeggiati dal deputato all’Ars Antonello Cracolici e i renziani e il governatore Crocetta. Durante il colloquio con Guerini, quindi, sono state discusse le tematiche della situazione politica siciliana. In particolare, sono state approfondite le modalità attorno alle quali poter ristabilire un rapporto più incisivo tra il Governo regionale e il Pd Sicilia, che possa consentire al partito di esercitare la propria funzione in maniera piena ed efficace. Parallelamente, dalla Sicilia arriva una potenziale tegola sul Megafono e Crocetta. La Commissione regionale di garanzia, presieduta da Giovanni Bruno, in base allo statuto nazionale del Partito democratico e alla delibera della Commissione nazionale del 23 luglio 2013 riguardante l'adesione di iscritti ad altri movimenti, ha deliberato, all'unanimità, che "gli iscritti al Pd non possono far parte di altri movimenti politici" pena la cancellazione. centonove pagina 11 Fausto Raciti 25 Aprile 2014 politica A SORPRESA. Vincitrice al primo turno alle consultazioni indette dai 5 Stelle, ecco la seconda messinese in pista Sobbrio, marsalese dello Stretto Laureata con 110 e lode, vincitrice di Bonino Pulejo, dottorato e assegno di ricerca in città, la “ricercatrice indipendente non fa cenno alle sue origini nel curriculum. Ecco chi è l’avvocato con tre cani e tre gatti MESSINA. Non c’è solo Maria Cristina Saija, come esponente messinese nel drappello dei candidati votati dal popolo del Movimento Cinque Stelle e inseriti nella lista che si presenta alle europee. Anche se figura come marsalese, l’altra figlia dello Stretto in corsa è Paola Sobbrio. Classe 1971, eletta direttamente al primo turno delle consultazioni con 221 preferenze, la “ricercatrice indipendente” così parla di sé: “Sono laureata in Giurisprudenza ed ho un dottorato di ricerca in ‘Normative dei paesi della Cee sul benessere e protezione animale’. Sono avvocato, anche se per adesso non esercito. Ho collaborato al progetto Xenome della Commissione Europea nell’ambito del Sesto Programma Quadro. Sono fondatrice dell’Istituto Italiano di Bioetica Sezione Sicilia e di Minding Animals Italy. Sono una ricercatrice indipendente e mi occupo di temi legati alle normative europee e nazionali che riguardano gli animali e gli organismi geneticamente modificati (Ogm) su cui ho scritto vari articoli in italiano e in inglese, pubblicati in diverse riviste scientifiche”. Il perché della candidatura? “Quando mi è arrivata la mail dal Blog di Beppe, Grillo, con oggetto: ‘Elezioni europee 2014: candidati online!’ ho aperto il link e mi è apparsa una schermata con su scritto: si mi candido, no non mi candido. Ho chiuso la schermata e sono andata a farmi una camomilla. Questa domanda mi ha messo in agitazione e non mi ha fatto dormire”. Poi, la risposta: “Perché Paola Sobbrio faccio parte del MoVimento 5 stelle da prima che si chiamasse MoVimento, quando ancora i gruppi locali si chiamavano meetup e Beppe Grillo era l’unico che parlava di Telecom, Parmalat, Cirio ma anche nanoparticelle, costi ambientali del trasporto, svendita dei beni comuni alle multinazionali, monocolture, Ogm”. Della sua messinesità, la candidata non parla, ma tanto dice il suo curriculum, oltre a un cognome, Sobbrio, noto all’Università di Messina (il padre è Giuseppe Sobbrio, ora emerito di Scienza delle Finanze). Laureata con 110 e lode in Giurisprudenza, nel 1995 vince la Borsa di studio Bonino Pulejo, nel 1998 diventa avvocato, nel 2000 approda al dottorato di ricerca in “Normative dei paesi Cee relative al benessere e protezione animale” presso la facoltà di Veterinaria e nel 2007 vince il concorso per un assegno di ricerca di durata quadriennale nel settore Diritto Agrario, per la collaborazione ad attività di ricerca scientifica per il programma dal titolo “Biotecnologie, tutela della salute e principio di precauzione” all’Università degli studi di Messina. Tra le esperienze professionali, docenze a contratto in “Principi giuridici” presso la Facoltà di Scienze di Palermo e in “Legislazione e bioetica delle biotecnologie” presso Scienze di Messina. La seconda candidata messinese, Maria Cristina Saija è una “grillina” della prima ora, dai tempi dei meet-up. “Figlia della mia generazione e dei miei tempi. Sintesi della mia complessa Sicilia”, si definisce una “donna siciliana di 34 anni con le enormi difficoltà di chi abita questa Terra e questo Paese!”. “Ho svolto svariati lavori per poter viaggiare così giovane ed abitare Paesi molto civili cercando di approfondire lo studio delle lingue che conosco: francese, spagnolo, inglese di cui le ultime due fluentemente. È stato un viaggio lungo alla ricerca della mia vera identità, dei miei valori e della mia forza che ritrovo oggi interamente grazie anche agli studi universitari conclusi. Ho sempre lavorato come chi può dirsi persona ‘normale’, figlia di nessuno di importante”. (D.D.J.) AI NASTRI Nino si presenta ROTTI GLI INDUGI, GERMANÀ DEBUTTA ALLE CONSULTAZIONI CON NDC «Vogliamo portare più Messina in Europa», esclama Vincenzo Garofalo durante la presentazione della candidatura alle Europee del collega e deputato all’Ars Nino Germanà, cheha ufficializzato la sua partecipazione alle elezioni che del 25 maggio. Con al fianco Garofalo e il senatore Bruno Mancuso, il giovane politico ha chiarito le ragioni che lo hanno spinto ad accettare la proposta avanzata dal Ministro dell'Interno e leader del Nuovo CentroDestra, Angelino Alfano, che «ha dimostrato ancora una volta di tenere moltissimo alla nostra città». Tra i punti caldi discussi, la priorità che «l’ Europa divenga sinonimo di opportunità per il nostro territorio». «Il lavoro sinergico portato avanti in questi anni con i c o l l e g h i eurodeputati tra cui, Nino Germanà in primis, Giovanni La Via - spiega Germanà - ha accresciuto la mia convinzione che, in questo particolare momento, diventi essenziale rafforzare quel ponte che unisce Palermo a Bruxelles facendo sì che esso abbia in Messina un pilastro fondamentale”. #scegliME è lo slogan/hashtag che segnerà la campagna elettorale di Nino Germanà, il quale, in occasione dell'incontro con i giornalisti, si è soffermato su alcune questioni relative ai rapporti con l'Unione Europea e le disposizioni comunitarie: «Siamo campioni d'accoglienza ma non possiamo essere lasciati soli a fronteggiare le difficoltà, noi che, come Sicilia, siamo la porta dell'Europa». AZZURRI Romagnoli in tour NON PIU’ IN LIZZA, IL TITOLARE DELL’ORLANDINA GIRA PER LA SICILIA PROMUOVENDO FORZA ITALIA Uno dei 6x3 di Messimo Romagnoli I suoi manifesti erano ormai diventati un’abitudine, per i siciliani. Ecco perché l’esclusione dalla lista di Forza Italia di Massimo Romagnoli ha sorpreso un po’ tutti, tranne il diretto interessato. Per il presidente dell’Orlandina Calcio, nominato da Silvio Berlusconi membro del nuovo comitato di presidenza della regione Sicilia, «la campagna elettorale continua». «In questo momento mi trovo a Monreale, ma oggi sono già stato a Ucria e a Santa Domenica Vittoria. Essendo centonove pagina 12 un uomo di partito - spiega - la mia vittoria corrisponde solo e soltanto a quella di Forza Italia. In tal senso, ho sempre cercato di portare avanti le idee del presidente Berlusconi, al quali mi legano simpatia, affetto e amicizia». Ma come mai i manifesti, se non c’era certezza di essere in lista? «Io ero nella rosa dei candidati, ma, nel momento in cui ci sono state le disponibilità di Leontini e Miccichè, a quel punto era necessario dare spazio a persone più forti di me». Fino ad ora, Romagnoli sta lavorando per promuovere la lista, ma la prossima settimana convocherà «una riunione con i referenti, che sono 290 in tutta la sicilia: si tratta di squadre di calcio, società sportive, consiglieri comunali e italiani all’estero». «In quella sede conclude - decideremo chi portare avanti. Sarà comunque un candidato giovane». (D.D.J.) 25 Aprile 2014 politica BROLO Magistro: «Scendo in campo senza condizionamenti» Supporter principale dell’avvocato sarà l’onorevole renziano Brolo. «Sono il candidato scelto Antonino Bertino OLIVERI. Francesco Iarrera rinuncia alla candidatura E Bertino rimane da solo Sarà uno scontro a due con l’uscente Michele Pino. Che già lo punzecchia sulla composizione “elitaria” della lista Oliveri. Dopo la rinuncia dell’ultima ora del nutrizionista Francesco Iarrera, saranno due i contendenti alla poltrona di sindaco. Iarrera ha rinunciato alla candidatura a sindaco specificando con una nota che, «nonostante abbia provato a costruire un gruppo giovane e di qualità, scevro dalle logiche numeriche che negli ultimi 10 anni hanno caratterizzato la comunità, ho notato che un cambiamento non è ancora fisiologicamente compatibile con la disponibilità della gran parte dei cittadini di Oliveri, ancora troppo assoggettati a dinamiche familiari, secondo cui le scelte degli amministratori avvengono in ossequio al numero di persone afferenti allo stesso nucleo familiare». Secondo il sindaco Michele Pino, questa rinuncia può essere dovuta al fatto che Iarrera non sarebbe stato sostenuto dalla stessa cugina, Franca Iarrera, assessore uscente. «Considerato questo passo indietro - dichiara Pino - si aprono nuovi scenari potendo contare su nuovi sostenitori. Infatti, oltre al gruppo che mi ha sostenuto finora e che ha fatto parte della mia amministrazione continua - posso contare anche sull’appoggio di altre persone che sono rimaste senza riferimenti politici. Certo - conclude Pino - rispetto a quella del mio avversario che ha una lista di professionisti, la mia è una compagine “proletaria”, e io sono soddisfatto perché rappresenta ancora di più i cittadini». Il primo comizio è previsto il 3 maggio. Avrà molte cose da puntualizzare durante i comizi anche l’altro candidato a sindaco, il dottore Antonino Bertino, che nello svelare alcuni componenti della sua lista, evidenzia come ne facciano parte persone di tutte le estrazioni sociali. Con Bertino vi saranno l’avvocato Cettina Triscari, che sembra sia stata contesa da Iarrera e dallo stesso Pino, l’impiegata dell’azienda Gaglio Vignaioli, Piera Iarrera, parente del nutrizionista, e un’altra giovane ragazza che come le prime due non ha mai fatto politica, Maria Teresa Gullo. «La mia lista è composta da giovani, professionisti, comuni lavoratori dichiara Bertino». (Pamela Arena) dall’onorevole Pippo Laccoto ma sarò scevro da condizionamenti». Si è presentato così agli elettori l’avvocato Mimmo Magistro. Dopo Carmelo Occhiuto, Irene Ricciardello ed Ettore Salpietro nei giorni scorsi è stata la volta di Mimmo Magistro e Basilio Scaffidi a presentare la candidatura a sindaco. Un po’ tutti lavorano alla definizione delle liste e degli organigrammi. Occhiuto, forte del sostegno dell'uscente assessore al Bilancio del settennio Messina, Carmelo Gentile, vero play maker della lista, dovrebbe proporre alla carica di presidente del Consiglio Comunale Elisabetta Morini, capogruppo uscente di Salvo Messina. Irene Ricciardello dovrebbe promuovere ai posti di vertice della sua squadra tutti i suoi colleghi consiglieri uscenti. Giuseppe Miraglia, Carmelo e Vincenzo Princiotta affidando la vicesindacatura al battagliero Gaetano Scaffidi Lallaro il quale, pur tra mal di pancia dei compagni di viaggio, ritiene di essersi conquistato sul campo i galloni di vice arretrando soltanto di fronte alla parentela di Ricciardello con il leader Nino Germanà. Ricciardello punta sul radicamento dei suoi candidati e sul peso elettorale del cognato, noncurante delle voci che derivano dall'essere nipote del concorrente candidato di Laccoto, l’avvocato Magistro, che a dire di molti in paese sarebbe l'ennesimo capitolo del ventennale gioco delle parti tra Laccoto ed i Germanà. Basilio Scaffidi ha chiuso com'era pronosticato l'accordo con Nuccio Ricciardello e per la prima volta complice il doppio voto di preferenza ROMETTA Alle elezioni ci pensa Archimede DA CAVALLARO A CIRINO TUTTI PRONTI A PUNTARE SULLE GRANDI OPERE Rometta. Si è registrata anche l'accelerazione nella campagna elettorale di Rometta. I candidati a sindaco lavorando ai programmi. L'ingegnere e urbanista Giacomo Cavallaro che avrebbe scelto di correre in solitaria a capo di una lista, "Archimede", puntando sui grandi progettazioni di lavori pubblici, primo tra tutti il ripascimento costiero redatto da Eurolink. L'opera rientrerebbe tra quelle connesse all'inattuata realizzazione del Ponte sullo Stretto. Ed ancora Nino Cirino che in questi giorni ha pubblicato il proprio programma amministrativo e l'imprenditore Alessandro Previti, sostenuto dal gruppo “L'alternativa per Rometta”. Infine la ricandidatura di Roberto Abbadessa sostenuto da gran parte della sua attuale compagine, nonché una componente dell'associazionismo impegnato nel territorio, tra cui Enzo Cicero e Piero Gazzara. (A.B.) Nino Cirino centonove pagina 13 Mimmo Magistro per la parità di genere, dovrebbe misurarsi con l'elettorato forte dell'accoppiamento con Nuccio Ricciardello, anche Linda Marino, autentico spin doctor della squadra, aspirante presidente del Consiglio. La lista conta anche sull'appoggio, non dichiarato ufficialmente, della presidente del consiglio uscente, la dirigente scolastica Maria Ricciardello. Per il giovane avvocato grillino si dice che batta anche il cuore dell'ex sindaco Salvo Messina infatti non sarebbero passati inosservati, per quanto felpati, alcuni movimenti. Magistro sta lavorando, tra difficoltà sconosciute in altri tempi, alla definizione della lista. È gravato dall'onore ed onere di essere il candidato ufficiale e prescelto dall’onorevole Laccoto, padrino politico di Salvo Messina. L'avvocato non ha potuto fare a meno di riconoscere pubblicamente il patrocinio del deputato premurandosi di precisare che «entrambi sono di sinistra, come la lista» e che «Laccoto è il suo primo elettore ma che sarà scevro da condizionamenti». In tutto questo è anche alle prese con il problema della collocazione di alcuni big uscenti, primi tra tutti gli ex Assessori Tina Fioravanti ed Enzo Di Luca Lutupitto. Infine Salpietro. L'ingegnere, forte del suo prestigio personale e della totale estraneità alle vicende locali degli ultimi decenni, ha deciso di puntare solo su facce nuove e si sta curando soltanto di mettere a punto una squadra inattaccabile e fortemente rappresentativa. È lui, secondo molti, l'autentica sorpresa di queste elezioni. Gianfranco Cusumano 25 Aprile 2014 politica PALAZZO ZANCA. La guerra agli “abusivi” colpisce anche chi ne avrebbe bisogno. Ecco la storia. E la conclusione. Amara Disabili, non c’è...pass Una determina del 2013 mette ordine nella jungla, ma discrimina chi non ha necessità di frequenti spostamenti per motivi di salute”. E da 250 stalli la parola d’ordine è “tagliare” MESSINA. Duecentocinquanta permessi, ma in diminuzione. La politica del comune di Messina, in materia di rilascio dei pass per disabili, si è fatta stringente. Anche troppo. Da quell’ordinanza del 5 febbraio del 2013 firmata dal dirigente alla viabilità Mario Pizzino e “avallata” dall’allora commissario straordinario di palazzo Zanca Luigi Croce, il giro di vite si è ulteriormente ristretto. A farne le spese è stato anche chi del lasciapassare ne avrebbe effettivamente bisogno. NIENTE PASS. “In riferimento alla richiesta di pass, si comunica che dalla stessa non si evince il requisito della necessità di frequenti spostamenti per motivi di salute, previsto dalla determina dirigenziale numero 4 del 5 febbraio 2013”. Firmato Mario Pizzino. A ricevere il diniego è stata una signora, non in grado di camminare, che a sostegno della sua richiesta ha dovuto presentare una lunga serie di certificati: dalla fotocopia del contrassegno per disabili, alla certificazione medica Mario Pizzino rilasciata dall’ufficio medico-legale dell’Ausl dalla quale risulta “l’effettiva capacità di deambulazione impedita”, la dichiarazione sostitutiva che attesta di non disporre di un parcheggio privato. Non solo. Avendo bisogno di frequenti cure, c’è stato bisogno di produrre anche la certificazione di una struttura sanitaria che eroga i trattamenti necessari. “Nulla ricevendo entro trenta giorni dal ricevimento della presente specificava Pizzino il 13 febbraio - sarà considerata non interessata al mantenimento dello stallo di sosta per disabili, e pertanto questo dipartimento procederà alla sua disattivazione”. Cosa che è accaduta un mese e qualche giorno dopo. LA RISPOSTA AMARA. Il 21 marzo, dal dipartimento viabilità arriva il diniego: non c’è necessità di frequenti spostamenti per motivi di salute, è la motivazione del provvedimento. Con tanto di preannuncio della “conseguente prossima rimozione della segnaletica stradale indicante lo stallo di sosta personalizzato”, conclude la raccomandata inviata dal dipartimento. LOTTA AGLI ABUSIVI. Qual è la ragione del “pugno di ferro” attuato dal comune di Messina su pass e stalli per disabili? Il più ovvio: permessi utilizzati dai parenti, o intestati a disabili deceduti. Per questo, l’assessore alla Mobilità Gaetano Cacciola, ha invitato Pizzino ed il dipartimento a valutare con attenzione non solo i motivi della richiesta, ma soprattutto la necessità di spostarsi frequentemente. “E’ una decisione cinica, ma se un disabile non ha possibilità di muoversi, perchè gli si dovrebbe rilasciare un pass? E’ questa la logica entro la quale si è mosso il dirigente”, spiega Cacciola. Che subito dopo però ammette che “in effetti la dicitura è fuorviante e probabilmente non interamente corretta. Per questo quanto prima la rivedremo: affronteremo il problema in modo che non sia penalizzante” conclude. (A.C.) SANT’AGATA MILITELLO Prova del fuoco per Forza Italia DOPO IL DIVORZIO TRA IL PARTITO AZZURRO E IL SENATORE MANCUSO E’ STATA FISSATA UNA CONVENTION COMPRENSORIALE. IN PRIMA FILA DOMENICO BARBUZZA E NINO REITANO MESSINA. Sabato 3 maggio al cine teatro Aurora di Sant’Agata MIlitello si alza il sipario sullo scenario territoriale del nuovo corso di Forza Italia, alla prova numerica dopo il consumato divorzio del senatore Bruno Mancuso, già sindaco della città ed oggi “tesoriere” nazionale del Nuovo Centro Destra guidato dal leader Angelino Alfano. A pochi giorni dalla “convention” in vista del voto per il rinnovo del “Parlamento Europeo” l’unico posto prenotato in prima fila è quello del consigliere comunale Domenico Barbuzza, collegato ai simpatizzanti di Nello Musumeci e di Francesco Storace. Il consigliere Barbuzza è imbarazzato perché non vorrebbe salire sul palcoscenico se tra gli “special guest” sarà presente il capolista del Sud di Forza Italia, Gianfranco Miccichè, che all’azzurro del 61 a 0 rimprovera di aver determinato la sconfitta di Musumeci nel confronto con Crocetta per il trono di Governatore di Sicilia. Il prima fila un posto sarebbe prenotato dal medico politico di San Fratello, Nino Reitano, eterno secondo nelle competizioni elettorali. Ma il tarlo che rode il consigliere Barbuzza, è sul peso specifico in termini elettorali dei notabili politici locali presenti alla convention di Forza Italia. Quanti voti prenderà alle europee di fine maggio l’asse Ncd di Bruno Mancuso insieme centonove pagina 14 all’Udc di Alfredo Vicari (altro ex sindaco della città) rispetto alle nuove “falange” di Forza Italia? Il consigliere Barbuzza spera che faccia convergere le preferenze su Forza Italia di quanti rimarranno disorientati dal “matrimonio impossibile” dell’unione di fatto tra l’elettorato dei “Mancuso” e dei “Vicari”, gli storici nemici che ancora oggi si rispecchiano nel quadro delle forze politiche rappresentate in consiglio comunale. Anche la roccaforte del Pd, (lista a maggior consenso elettorale) liberatosi dal “circolo” di Gianluca Amata transitato nei quadri organizzativi dell’Ncd del senatore Mancuso, non nasconde il malumore per la delega a vicesindaco affidata all’assessore designato e non segnato dal voto elettorale, Nino Testa (Forza Italia dell’era Nino Beninati). «Le decisioni del sindaco sono fuori onda da concertazione e partecipazione delle varie forze politiche» è l’avvertimento lanciato dal segretario del partito Vincenzo Canonico». Nino Dragotto 25 Aprile 2014 sicilia MESSINA. La gara per il Palacultura spiazza l’amministrazione Accorinti. E riempie la Gam di arredi e attrezzature Galleria, bando ad... Arte L’avviso da quasi quattrocentomila euro finanziati con i fondi Ue, che presenta passaggi stringenti su forniture e consulenze, è pensato per una struttura che non c’è ma invece esiste. La Soprintendenza scrive, e il Comune... DI DANIELE DE JOANNON MESSINA. La mano destra (l’assessorato alla Cultura) non sa quello che fa la sinistra (il dipartimento Lavori Pubblici). A Palazzo Zanca, del bando di gara per la fornitura di beni e servizi per la realizzazione del progetto “Palazzo della Cultura Antonello da Messina: Galleria d’Arte per la valorizzazione e promozione del patrimonio artistico del Comune di Messina”, sapeva il dipartimento che ha bandito tutto in seguito a una delibera dirigenziale del 6 febbraio 2014. All’oscuro era invece l’assessore alla Cultura Tonino Perna, che sta lavorando proprio per la Gam (acronimo della Galleria di Arte Moderna e Contemporanea) mettendo a punto una commissione per avviare la gestione. Ne era invece a conoscenza il segretario generale Antonino Le Donne, “investito” da una lettera di chiarimenti da parte della Soprintendenza. Già, perché il bando da 372.510 euro varato nell’ambito del Pist (Piano Integrato di Sviluppo territoriale) è stato in parte un un fulmine a ciel sereno ma anche “contraddittorio”: tant’è che il destino della gara che si celebrerà potrebbe essere quello di un annullamento in seguito a ricorsi. QUANTI ARREDI. La parte più cospicua della cifra a disposizione riguarda arredi e attrezzature varie. Si tratta di 192.510 euro destinati a progettazione, fornitura e istallazione di attrezzature ed allestimenti museali, contenuti audiovisivi multimediali e arredi museali ed espositivi di particolare qualità. Una serie di voci, esclusi i contenuti audiovisivi, che danno l’idea di un luogo che non c’è ed è da creare ex novo. Mentre invece la Gam c’è dalla prima notte della Cultura del 2012, è stata allestita a cura di Antonio Virgilio e riordinata grazie alla Soprintendenza in occasione dell’ultima “Notte” del febbraio scorso. Chi partecipa alla gara, inoltre, dovrà produrre un “elenco delle principali forniture di arredi ed attrezzature varie per un importo minimo di € 192.510,00, realizzate negli ultimi tre anni antecedenti a quelli di scadenza del bando di gara”, una delle clausole stringenti contenute nel disciplinare. MULTIMEDIA MON AMOUR. Centoquindicimila euro, invece, serviranno allo sviluppo del software, piattaforma Cms e contenuti multilingua e tablet. Anche in questo Il Palacultura Antonello. Nella foto piccola, le due Vittorie alate di Letterio Subba caso, chi concorre dovrà fornire un elenco “delle principali forniture di arredi ed attrezzature varie per un importo minimo di 192.510 euro, realizzate negli ultimi tre anni antecedenti a quelli di scadenza del bando di gara”. E C’E’ ANCHE IL CATALOGO. Per trentamila euro, il partecipante dovrà fornire progettazione, contenuti e stampa del catalogo ragionato della galleria, ovviamente, e come sempre, fornendo l’elenco “dei principali servizi di editoria per un importo minimo di 30.000 euro, realizzati negli ultimi tre anni antecedenti a quelli di scadenza del bando di gara”. CONSULENTE AD HOC. Ma chi dovrà elaborare i contenuti, curare il catalogo, dare dritte su come realizzare al meglio il “sistema integrato e coordinato di attività atte a valorizzare il patrimonio artistico, iconografico e librario del Comune mediante un allestimento multimediale ed arredi della Galleria”, al netto dell’addestramento del personale? Si tratta del consulente (“Consulenza specialistica artistica”) per i quali sono previsti diecimila euro. Qual è il profilo dello specialista? Si tratta di uno storico dell’arte, o di chi ha una comprovata esperienza nel campo degli allestimenti e cura di esposizioni di arte contemporanea? No. Il consulente dovrà possedere un curriculum stringente come erano gli abiti che, in età avanzata, si faceva cucire addosso Marlene Dietrich: diploma di Istituto d’Arte o Liceo Artistico, diploma di Accademia di Belle Arti, esperienza espositiva nel settore delle arti figurative in Fiere e mostre di settore, collaborazione con Enti pubblici nell’ambito dei servizi culturalim fornitore di prodotti artistici ad enti pubblici, abilitazione all’insegnamento delle materie disegno, storia dell’arte ed educazione artistica, attività didattica svolta in Accademia o scuola di Formazione Professionale, pubblicazioni e recensioni relative all’attività svolta nel settore dell’arte contemporanea su giornali, riviste, cataloghi di mostre personali e collettive, libri e pubblicazioni, conoscenza di software dedicati alla grafica raster e vettoriale. L’IDENTIKIT. Ma c’è di più: “Il consulente in materie artistiche che avrà il compito di guidare il contraente ed il direttore dell’esecuzione nella identificazione delle opere e soggetti da inserire nel catalogo e nei contenuti multimediali la cui regia e sviluppo resta compito di uno più componenti del gruppo di lavoro che il concorrente dovrà indicare in sede di gara”. “Pertanto - si specifica - nessun nominativo relativamente alla consulenza specialistica dovrà essere indicato in sede di gara la cui scelta dovrà essere concordata con l'Amministrazione Comunale così come indicato nel disciplinare di gara”. Ma chi possiede un curriculum così calzante in città? Sicuramente il profilo è quello di un artista con tali caratteristiche. IL RESTAURO. Alla faccia della contemporaneità, però, 25 mila euro sono destinati a un restauro. Si tratta delle due Vittorie scolpite nell’Ottocento da Letterio Subba che sormontavano uno degli ingressi dell’antica Palazzata. Attualmente in deposito presso il Museo, saranno pulite, consolidate e predisposte per adornare l’ingresso dell’edificio. REAZIONI L’affondo di Tonino Perna PER L’ASSESSORE, IL PROCEDIMENTO VA RITIRATO. MA IL SEGRETARIO GENERALE GETTA ACQUA SUL FUOCO MESSINA. Ma cosa ne pensa, del bando, l’assessore alla Cultura, Tonino Perna? «Me lo sono ritrovato, e risale ad anni fa. Per quanto riguarda l’organizzazione della Gam, noi abbiamo un accordo con la Soprintendenza, quindi, del bando, vanno bene le attrezzature, che possono essere utili, a differenza del resto». Per il rappresentante della giunta, la gara arriva proprio mentre si stava componento «un comitato scientifico per la Galleria»: «Il bando è stato pubblicato senza che ne sapessi niente, e cono sicuro che ci saranno i ricorsi da parte delle ditte. Per questo ho chiesto che venga revocato. centonove pagina 15 L’ultima parola, però, spetta al segretario generale», aggiunge Perna. Ma cosa ne pensa, Antonino Le Donne? «Penso che sulla gara ci sia stato un fraintendimento nella valutazione complessiva. L’ho analizzato insieme al responsabile del procedimento, Giacomo Villari, al quale ho chiesto di predispore una relazione chiarificatrice». Il segretario, inoltre, tiene a precisare: «La parte qualitativa è ridotta rispetto alla parte quantitativa, e sarà sottoposta a verifica da una commissione di esperti che chiameremo a valutare le voci del catalogo e il resto». Ma come mai l’assessore Perna non sapeva nulla? «Ciò è dovuto al fatto che il bando è stato adottato da un dipartimento tecnico e non da quello Cultura. Circostanze del genere, però, non si verificheranno più». Il bando, però, può essere riformulato o deve restare tale e quale? Sul punto, Le Donne risponde: «In astratto, potrebbe essere riformulato perché, in teoria, i tempi lo consentirebbero». (D.D.J.) 25 Aprile 2014 sicilia MESSINA. Viaggio nelle richieste presentate al Comune dai cittadini. Che, a torto o ragione, ci provano sempre Risacimenti, paga Pantalone Dalla pigna caduta dell’albero che frantuma il parabrezza alle ustioni per una passerella in metallo resa rovente dal sole, l’elenco delle cause “folli” che assediano Palazzo Zanca. E che si vincono o si perdono se... L’ultima in ordine di tempo riguarda una frenata. Per un brusco arresto di marcia sulla Panoramica, la sorella della conducente ha già presentato il conto al Comune di Messina. Perché il colpo di frusta è una brutta cosa, e ricevere un rimborso è meglio di qualsiasi linimento. In riva allo Stretto, qualsiasi cosa accada ai cittadini è sempre colpa del “governo ladro” che, di fronte ai sinistri, deve indossare le vesti di Pantalone e pagare, pagare, pagare. Una storia antica, quella dei risarcimenti dovuti ma in molti casi paradossali, che aveva conosciuto una breve pausa durante i periodi in cui il Comune era assicurato. Ma, da quando non c’è più alcuna compagnia, ovvero dal 2010, l’avvocatura municipale deve dividersi tra Tribunale, Giudice di Pace e Corte d’Appello, mietendo successi e subendo qualche “temporanea” condanna. TRANSIGERE? MAI!. «Anche di fronte a richieste congrue, il Comune non può mai instaurare una transazione, perché mancano i soldi in cassa», spiega un legale di Palazzo Zanca. Per cui, la parola d’ordine è “resistere, resistere, resistere”. Come nel caso della donna con il colpo di frusta: «Siamo di fronte a un caso tipico: viene chiesto un risarcimento, ma non si specifica la frenata da cosa sia stata causata. Poi, sulla base dell’entità della somma richiesta, davanti al Giudice di Pace o al Tribunale, arriverà un testimone che servirà da rincalzo». Ma, a seconda di dove si svolge la causa (in primo grado, se la richiesta è entro i 5000 euro si va dal Giudice di Pace), l’esito può conoscere destini differenti. A TORTO O A RAGIONE. Nel 2013, più della metà delle cause che hanno visto vincitrice il Comune è stata decisa dai giudici togati. E lo stesso è accaduto nel 2014. Insomma, Palazzo Zanca esce sconfitto, in primo grado, molto spesso per le decisioni dei Giudici di Pace, che voi vengono ribaltate in appello nella maggior parte dei casi. Il perché? I togati del Tribunale, ad esempio, in presenza di un testimone vanno più a fondo, e spesso basta una semplice domanda, “Quando è sopraggiunto, ha visto il ricorrente a terra?”, per smontare tutto. Se infatti l’interrogato dice “sì”, è chiaro che non ha idea della dinamica del sinistro. LE RICHIESTE. Vorrebbe 5000 euro di risarcimento, ad esempio, una signora sprofondata dentro un loculo nel cimitero di Castanea. Meno esoso, invece, il suo concittadino che ne chiede 4000 per i danni derivati dall’investimento di un bovino lungo la strada arginale del torrente Pace. Poi ci sono i sinistri su due e quattro ruote, come quelli della signora che, per evitare un cassonetto portato al centro della Statale 114, ha sbattuto violentemente al muro (5000 euro), o come l’altro, di un centauro scivolato a causa del fango sulla strada due giorni dopo l’alluvione di Giampilieri del 2009. Ma non finisce qui. A leggere le cause, sembra quasi che il Comune sia una vera e propria persecuzione per i cittadini. Come nel caso del bimbo di 18 mesi rimasto ustionato da una passerella in metallo, su cui era caduto, resa rovente dal sole. E tutto fa brodo, anche la pigna caduta su un parabrezza in viale Italia (richiesta respinta) o una lapide che cade in testa a una donna al Cimitero (respinta). La fantasia, poi, non manca proprio. Lo dimostra la signora che ha chiesto soldi per essere caduta mentre tentava di sfuggire al ringhio del cane di un barbone. LE DISTRAZIONI. Anche vagare con la testa per aria è colpa del Comune. Tantissimi, infatti, sono i risarcimenti danni inoltrati per colpa dei “panettoni” dissuasori in cemento ai bordi dei marciapiede. Ma si inciampa anche per altri elementi piazzati a bella posta per far cadere i cittadini: in primis i nastri segnalatori in plastica legati solo da una parte e fluttuanti al vento, ma anche le catene tra i blocchi dissuasori o i temibili cartelli stradali su cui si sbatte incolpevolmente la testa, mentre si transita sugli spartitraffico. (D.D.J.) CONTROVERSIE Assicurazione kaputt I RAPPORTI CON LA COMPAGNIA FARO, FINITA IN LIQUIDAZIONE NEL 2011 SENZA AVER PAGATO MESSINA. In principio fu la Gerling, ma finì tutto, e male, nel 2002. Poi, dopo un paio di gare andate a vuoto, sembrava che il Comune di Messina avesse trovato una nuova assicurazione contro i sinistri. Si trattava della Faro, con cui i rapporti iniziano il primo gennaio del 2007 attraverso una polizza che sarebbe scaduta il 30 luglio del 2008. Un rapporto che, con delibera dirigenziale, viene prolungato con una riduzione del premio al 10% e della franchigia dovuta a carico dell’amministrazione da 5000 a 3000 euro, nonché l’inserimento di una frachigia aggiunta aggregata pari a 90 mila, che costituiva il tetto massimo per il periodo assicurativo. Di proroga in proroga, l’ultima scadeva il 31 luglio del 2010, il 28 luglio del 2011 la Faro viene posta in liquidazione coatta amministrativa. La brutta notizia giunge in occasione di un risarcimento, quando all’avvocato della parte lesa viene comunicato dal liquidatore della Faro che le pretese creditorie devono essere fatte valere in sede concorsuale, nell’ambito della formazione dello stato passivo della società. Questo accade a novembre del 2012, e a gennaio del 2013, l’allora commissario straordinario del Comune, Luigi Croce, affida a Maurizio Igor Germanà, componente del Collegio di Difesa, l’incarico di redigere una consulenza per preparare gli atti propedeutici all’insinuazione del passivo della Faro. Allo stesso legale, viene dato poi centonove pagina 16 l’incarico di tutelare il Comune nell’aprile dello stesso anno, quando viene presentata la relazione. Ma cosa viene fuori? Innanzi tutto, che l’ammontare delle sentenze da pagare è di 400 mila euro, cifra destinata a crescere e derivata da giudizi rientranti nel periodo di copertura. C’è però un intoppo. Come comunica lo stesso Germanà, il termine per le istanze di insinuazione al passivo è scaduto il 20 dicembre 2011, anche se “il commissario liquidatore ha reso noto che il termine deve intendersi di carattere ordinatorio e non perentorio e i crediti saranno ammessi fino al momento in cui verrà presentato all’Isvap l’elenco dei crediti ammessi”. In seguito all’incarico, il legale comunica che le istanze per i crediti e i contenziosi devono seguire criteri legati alle frachigie (prima 5000 e poi 3000 euro), tenendo conto del tetto massimo di 90 mila per ogni trismestre. (D.D.J.) 25 Aprile 2014 sicilia SOTTO LA LENTE. Chi fornisce i gadget offerti alle auto in attesa, quanto costano e cosa si guadagna La filiera dei Semafori La merce proviene soprattutto da Napoli e viene distribuita ai singoli ambulanti da senegalesi e nigeriari. Un pacchetto di fazzoletti si acquista in media a 35 centesimi. E le marche? I titolari rispondono così DI SIMONE OLIVELLI CATANIA. «Dove vai? Qui ci sono io, da un anno e mezzo sto qui». Janesh, ventottenne del Bangladesh, difende così il proprio posto di lavoro dalla sfrontatezza di Ludmila, quarantacinquenne polacca che vorrebbe condividere con lui il semaforo e ricavare qualche spicciolo. Nessuna merce da vendere, soltanto un bicchiere di plastica e tanta speranza che però, se i finestrini non si abbassano, si trasforma in maledizioni. Janesh invece no, lui vuole guadagnarsi da vivere e per farlo offre fazzoletti agli automobilisti in attesa. La solita merce, quella che si trova a ogni semaforo di ogni grande città. Perché in questo particolare tipo di mercato, di segmentato c’è solo il destino. «Sono arrivato in Italia tre anni fa. All’inizio facevo le pulizie, ora soltanto una volta a settimana; gli altri giorni prendo il treno e vengo qui». La vita di Janesh è simile a quella di tanti altri extracomunitari. Sveglia presto, dodici ore di lavoro e qualche decina di euro in tasca quando va bene: «Quanto guadagno? Poco. A volte dieci euro, altre quindici, se va bene venti. Mai di più». Se gli si chiede cosa ne fa dei soldi, se rimangono tutti a lui o se invece una parte deve cederla a chi gli permette di rimanere lì senza avere fastidi, Janesh guarda, capisce la domanda ma poi fa affidamento al suo italiano zoppicante: «I soldi? Mando alla famiglia, pago l’affitto e mangio». Stessa domanda, ma con parole diverse: «Vorrei sapere se tutto quello che guadagni è tuo o se invece una parte va a chi ti fa Non solo fazzoletti, ma anche mimose l’otto marzo lavorare». Ma è inutile, continua a guardarsi le scarpe e ripete «casa, mangiare, scusa». L’imbarazzo è evidente, la paura pure. Ma per poco. Dopo un caffè che vorrebbe offrire a tutti i costi, Janesh si scioglie e inizia a parla spontaneamente del suo lavoro. I fazzoletti li compra in un deposito gestito da nigeriani, che a sua volta si riforniscono lontano, forse a Napoli. Una confezione da otto pacchetti gli costa trentacinque centesimi per poi rivenderla a cinquanta, a volte sessanta, altre «io regalo». Ciò che invece non cambia mai è la marca dei fazzoletti: Finosoft. Presenti sul mercato degli ambulanti da molti anni, i Finosoft attirano anche la curiosità dei collezionisti per un motivo ben preciso: si trovano soltanto ai semafori. Ma chi li produce? È possibile che un’azienda abbia come riferimento il mercato nero? Cercando sul web, si scopre che il marchio è stato in qualche modo legato alla holding tedesca Betz. Con sede nella cittadina di Buchholz, venticinque chilometri a sud di Amburgo, la Betz Holding ha in Pantos il ramo di società specializzato nei prodotti cartari. Che i Finosoft abbiano avuto un qualche legame con la Germania lo si deduce peraltro anche dalle confezioni su cui è riportata la scritta “Taschentücher samtweich” (fazzoletti vellutati, ndr). A rappresentare la Betz Holding in Italia è la Bml Mediterranea, società con sede legale a Lucca. Contattato telefonicamente, l’amministratore Giorgio Garibaldi tiene innanzitutto a chiarire che «la nostra filiale si occupa soltanto del settore dei prodotti alimentari, nulla a che vedere con i fazzoletti o altri prodotti in carta». Dei Finosoft, però, ne ha sentito parlare: «Già qualche anno fa dichiara Garibaldi - mi è stata segnalata la presenza di questi fazzoletti nelle bancarelle dei venditori ambulanti. Tuttavia, tanti sono gli elementi che dimostrano l’assenza di responsabilità della Betz Holding in questa vicenda». L’ad di Bml Mediterranea spiega che la Betz è una holding commerciale che si occupa di «fare da intermediario» tra produttori e grande distribuzione, senza intervenire direttamente nella realizzazione dei prodotti. Un altro elemento che spiegherebbe l’estraneità della holding sarebbe rappresentato dalle scritte in tedesco: «Si tratta di un errore madornale, la legge impone che le descrizioni siano nella lingua del mercato di riferimento». A detta di Garibaldi, quindi, Finosoft in un recente passato ha fatto parte del ventaglio di marchi gestiti da Pantos, mentre oggi la commercializzazione dei fazzoletti sarebbe gestita da altri. Ma allora chi ci sta oggi dietro Finosoft? «Le possibilità - conclude l’amministratore - potrebbero essere tante. Qualcuno potrebbe essersi procurato un cliché di stampa usato in passato per continuare a confezionare i fazzoletti clandestinamente, venendo meno a tutti i controlli di qualità previsti dalla legge». Problemi che andrebbero risolti risalendo a chi gestisce questo mercato - ma che non riguardano Janesh, perché «io mai allergia o raffreddore». LA SCHEDA Obiettivo venti euro I MASSIMI RICAVI PER UN GIORNATA DI PAZIENTE ATTESA E SPESSO DI INSULTI. ANCHE SE LA CRISI... Non solo fazzoletti, ma anche accendini, deodoranti per automobili e chincaglie di svariata natura. Sono questi i prodotti che, ogni giorno, i venditori ambulanti offrono all'estemporanea clientela in fila ai semafori delle città siciliane. Perlopiù nordafricani o provenienti dal subcontinente indiano, tra un semaforo rosso e l'altro cercano di ricavare quel salario che permetta loro di tirare avanti e, magari, inviare qualcosa ai parenti rimasti nei paesi d'origine. La quotidianità per i venditori ambulanti è fatta di pazienza, per un lavoro che non dà certezze, e nevrosi, quelle degli automobilisti spazientiti dalle attese sempre troppo lunghe e più in generale da quel traffico che, come Johnny Stecchino insegna, è sempre stato uno dei principali problemi della nostra terra, se non il più grave. Ma quanto si guadagna passando una giornata ai semafori? Il ricavato si aggira tra i 10 e i 20 euro, anche se, come in tutti i settori, ci sono periodi che fanno eccezione: di questi tempi, però, si tratta di eccezioni soprattutto in negativo visto che a quanto pare l'effetto domino della conclamata crisi economica non ha lasciato indenne neanche questo settore. E così, nelle giornate meno fortunate ci si accontenta anche di sette o otto euro. Il margine di guadagno, in genere, si aggira intorno ai 40 centesimi al pezzo, sia per quanto riguarda i fazzoletti che gli accendini. Tuttavia, le particolarità modalità con cui avvengono le centonove pagina 17 contrattazioni con gli automobilisti fanno oscillare le medie. Per quanto riguarda, invece, coloro che potrebbero essere considerati i grandi distributori di questo particolare mercato, le notizie sono più contrastanti e difficili da reperire. Trattandosi di un commercio in nero, nessuno dei protagonisti è ben disposto a fornire indicazioni sulla quantità di merce che passa dai propri depositi e, soprattutto, su chi siano i fornitori. Comunque, a gestire i luoghi di raccolta sono il più delle volte persone proveniente dai paesi africani - specialmente Senegal e Nigeria tradizionalmente più avvezzi al commercio “sedentario”. Parziale conferma arriva da Ahmed, 45enne marocchino da 15 anni in Sicilia: «La merce la porta un amico. Lui la prende dai senegalesi. Vendono tutto. Da dove la prendono non lo so, ma ho sentito dire che arriva dalle altre regioni. Con i furgoni”. (S.O.) 25 Aprile 2014 sicilia Il tipico banchetto in cui si vende il pescato fresco a Vaccarella MILAZZO. Dal sequestro di 100 chili di pesce riparte la riqualificazione del borgo di Vaccarella Pescatori di verbali Al via il progetto di una pescheria all’aperto dove i professionisti potranno vendere il frutto della battuta notturna. Dal produttore al consumatore. Allontanando chi vende prodotto congelato DI GIANFRANCO CUSUMANO Milazzo. Una pescheria all’aperto nel borgo marinaro di Vaccarella e una street food a base di pesce fresco che vede come base il vecchio mercato coperto. A Milazzo si punta sempre più sulle risorse del mare sia dal punto di vista turistico che economico. La svolta è avvenuta dopo un mega sequestro di 100 chili di prodotto ittico non commestibile ad opera degli uomini della capitaneria di porto. Uno “scandalo” che stava rischiando di far crollare un mito. Gli amanti del buon pesce arrivano da tutto il comprensorio. Specialmente nel fine settimana Vaccarella diventa un luogo folkloristico con i banchetti improvvisati dagli stessi pescatori di ritorno dalla battuta notturna. La settimana scorsa il blitz. In realtà l’intento della capitaneria era quello di cogliere sul fatto qualche “furbo” che, mimetizzandosi tra i pescatori professionisti, da tempo vende pescato fresco....di bancone frigo. Infatti alla Capitaneria sarebbe giunta la soffiata e si erano mossi con questo obiettivo. Il risultato? Il presunto venditore di prodotto congelato, alla vista dei militari accompagnati da una pattuglia del comando di polizia municipale, si sarebbe dileguato abbandonando la merce, ma a finire denunciati sono stati i pescatori che da sempre, per tradizione, vendono vicino alle proprie imbarcazioni. Situazione che si è complicata quando i medici del servizio veterinario dell'Asp 5 hanno disposto di smaltire il provento del sequestro a causa del cattivo stato di conservazione in banchetti non autorizzati. «Questo aspetto si deve chiarire - dice Damiano Maisano, presidente dell’associazione marinara “Nino Salmeri” - il cattivo stato di conservazione è legato a contenitori non perfettamente a norma o a una profilassi igienica che difficilmente si può rispettare sulla spiaggia. C’è da dire che il pesce viene venduto nel giro di poche ore dall’approdo delle barche, dunque, il prodotto arriva integro sulle tavole dei clienti». Il sequestro, però, ha consentito di avviare un percorso che porterà a Vaccarella alla nascita di una piccola pescheria dove vendere il prodotto appena pescato nel rispetto delle norme sanitarie. Si è già tenuta riunione che si è tenuta una riunione tra la Capitaneria di Porto guidata dal comandante Fabrizio Coke a cui hanno preso parte i rappresentanti dell'associazione "Nino Salmeri", della coop La Murena, dell'Ufficio Demanio Marittimo, dei vigili urbani, del servizio veterinario dell'Asp 5, l'assessore allo Sviluppo Economico Gaetano Nanì. "Su nostra proposta - dice Maisano - i vari rappresentanti degli enti intervenuti hanno dato il parere favorevole sull'istituzione di micro punti vendita all'aperto realizzati nel rispetto delle norme sanitarie e dell'occupazione degli spazi demaniali. Le aree saranno individuate nel tratto tra la chiesa di Santa Maria Maggiore e la "cupola" con l'affresco di San Francesco di Paola». I pescatori professionisti dovranno presentare singolarmente un progetto che dovrà essere approvato dal demanio e della capitaneria. L'associazione Salmeri metterà a disposizione un proprio tecnico a supporto degli associati. «Gli adempimenti da parte dei pescatori locali - si legge in una nota della capitaneria - consentiranno agli organi di vigilanza di reprimere ogni forma di commercializzazione illecita di prodotto ittico ovvero di immissione sul mercato di prodotto di dubbia provenienza, tutelando altresì i diritti dei produttori ittici che commercializzano correttamente il frutto della loro pesca nel rispetto anche delle norme igienicosanitarie». IL PROGETTO Lo street food di Nanì L’ASSESSORE ALLO SVILUPPO ECONOMICO CERCA FONDI PER RISTRUTTURARE L’EX MERCATO COPERTO Milazzo. Tutto ruota attorno alla ristrutturazione del vecchio mercato coperto. Solo così si potrà puntare allo street food (cibo da strada) a base di pesce che dovrebbe rilanciare la vecchia pescheria di Milazzo. L’assessore allo Sviluppo economico, Gaetano Nanì, sta lavorando su questo percorso da tempo. «La mia intenzione è quella di affidare il mercato coperto ad un privato tramite bando con un indirizzo preciso, lo street food. L’alternativa è quella di aspettare che la Regione pubblichi un bando legato all’agricoltura per ristrutturare il locale». La struttura si affaccia sulla vecchia pescheria. I fasti del passato sono un lontano ricordo visto che centonove pagina 18 delle decine di banconi non ve n’è traccia. Nanì, assieme all’assessore Dario Russo responsabile del turismo, ha riunito i venditori superstiti chiedendo loro di aderire al progetto. In sostanza la mattina continuerebbero a vendere il prodotto, la sera offrirebbero del pesce cucinato per aperitivi “rinforzati”. Lo snodo, però, dovrebbe diventare il mercato coperto. L’idea dello street food è al centro di una proposta lanciata dal consigliere comunale Roberto Mellina. «Occorre cercare di determinare nuove opportunità di interesse per i consumatori - scrive Mellina - al fine di ricostituire le condizioni per il ritorno della frequentazione assidua delle vie del centro cittadino. La carenza che si riscontra immediatamente nel centro di Milazzo è la mancanza del "Food", che invece è elemento essenziale di ogni centro commerciale». Proprio il mercato coperto potrebbe diventare il punto nevralgico del nuovo "Centro di Milazzo". Mellina, nella nota, spinge per favorire imprese under 35. sicilia 25 Aprile 2014 FURCI SICULO. A rischio la nascita dell’unione Jonio-Taormina-Etna Liberi consorzi in frantumi Da Scaletta Zanclea a Giardini Naxos i sindaci disertano l’incontro: non vogliono Giarre come capofila. Ma Taormina non ha i numeri per avere la leadership. Le pressioni dei catanesi La riunione dei sindaci della zona jonica DI GIUSEPPE PISTONE FURCI SICULO. Al centro della contesa è il ruolo del comune di Taormina. Su questo punto potrebbe frantumarsi l’ipotesi di una adesione da parte dei comuni jonici messinesi al nascituro consorzio dei liberi comuni dell’area “Jonio-Taormina-Etna. «La verità è che non ci sentiamo rappresentati da questa legge che in base al numero di abitanti designerebbe Giarre comune capofila e non Taormina – sbotta il sindaco di Furci Siculo, Sebastiano Foti». L’ultima ipotesi portata al vaglio dei 52 sindaci riuniti al comune di Furci Siculo sarà quella di destinare almeno la presidenza e la sede legale a Taormina. Questa la proposta lanciata da Foti, per salvare in extremis l’unione dei comuni che andrà a sostituire l’ente provincia in quella porzione di territorio. «Se il consorzio dei liberi comuni dell’area “Jonio-Taormina-Etna” dovesse fallire, aderire alla città metropolitana di Messina sarebbe la nostra fine, diventeremo solo dei satelliti» avverte, però, il sindaco di Taormina, Eligio Giardina rivolto soprattutto ai comuni dell’area jonica messinese da Letojanni a Santa Teresa di Riva affinché non aderiscano alla città metropolitana di Messina. «In ballo ci sono tanti finanziamenti riservati ai consorzi continua - la leadership, poi, è tutta ancora da vedere: Taormina regista oltre 1 milione di turisti l’anno». Sono ore decisive per sciogliere i dubbi dei primi cittadini. L’ultima parola spetterà ai presidenti dei consigli comunali che si riuniranno a Taormina per decidere sulle sorti del consorzio. Il sindaco della perla jonica, Eligio Giardina sarebbe ancora fiducioso. «Questa è l’unica ipotesi di sviluppo territoriale, i comuni del catanese sono pronti a sottoscrivere il consorzio, quelli del versante messinese invece subiscono l’influsso di qualche politico di turno a far aderire il proprio comune alla “Città metropolitana di Messina”». C’è, addirittura, chi sarebbe pronto a resettare tutto come il sindaco di Santa Teresa di Riva, Cateno De Luca che avrebbe tentato di creare un comune unico con altri 7 sindaci confinanti. Ipotesi già fallita. Ma non archiviata. Dunque resta appeso ad un filo il futuro del costituendo consorzio, dei liberi comuni dell’area “JonioTaormina-Etna” che, qualora venisse istituito, rivoluzionerebbe la geografia politica dei 52 comuni. Da Giarre a Scaletta Zanclea, con tutte le zone pedemontane, che comprende un’utenza di oltre 150 mila abitanti, tetto minimo per un consorzio di area vasta. «Se l’obiettivo è quello della gestione economica, togliamoci mano – chiarisce il sindaco di Zafferana Etnea, Alfio Russo - Non mi interessa a chi andrà la leadership, Giarre, Taormina o Mongiuffi Melia, fa lo stesso. Nessuno ha capito l’importanza progettuale che sarebbe una vera rivoluzione per tutto il territorio che offe al suo interno bellezze uniche al mondo». «E’ una sfida difficile – aggiunge il sindaco di Furci Siculo Sebastiano Foti – primo perché ancora non si hanno le idee chiare, e poi perché bisogna indire un referendum e non tutti hanno la disponibilità economica per farlo». Alla riunione del 22 aprile il sindaco di Furci Siculo ha convocato i sindaci dell’area jonica per verificare il loro interesse, ma quasi tutti i sindaci hanno disertato l’assemblea: presenti solo gli amministratori di appena 3 comuni di cui Alì Superiore, Roccafiorita e Furci Siculo. Nelle ultime ore prende piede addirittura l’ipotesi di una vera e propria campagna di avversione contro l’istituzione del consorzio area “Jonico-TaorminaEtna” guidata dalle amministrazioni di Santa Teresa di Riva, Giardini Naxos, Letojanni, Roccafiorita e Forza D’Agrò, i cui sindaci da un lato avrebbero il timore di rimanere all’ombra delle due città capofila Giarre o Taormina. «Sono in gioco i destini delle future generazioni - ha spiegato Roberto Bonaccorsi, sindaco di Giarre - dobbiamo arrivare a costituire un ente che riesca a coinvolgere tutti i centri in un contesto omogeneo. E' un percorso ad ostacoli ma dobbiamo unire le forze per giungere al traguardo». A non credere nei liberi consorzi è il presidente del Consiglio di Roccafiorita Fabio Orlando. «La nostra paura è che anche costituendo il consorzio rischiamo di diventare la periferia di Giarre o Taormina. In ogni caso – dice Orlando – i grandi centri verranno favoriti a discapito dei piccoli comuni». Insomma, o città metropolitane o consorzi pare non ci sia scampo per le realtà minori. «Bisognerà scegliere, come da tempo accade in Italia, la soluzione meno tragica. Non di certo la migliore». «Dobbiamo capire se c'è una comunanza di interessi - ha dichiarato il sindaco di Taormina Eligio Giardina - se ciò esiste nessuno potrà fermarci e ci faremo sentire a Palermo perchè non vogliamo delegare a nessuno il ruolo fondamentale che i sindaci svolgono sul territorio». Taormina, dunque, si propone come città leader del Consorzio JoniaTaormina-Etna, anche se la norma appare chiara: il ruolo di capofila spetta al comune con il maggior numero di abitanti, nel caso in questione Giarre. LA PROPOSTA Gambino e Limosani puntano sulla metropoli Messina. "La città Metropolitana di Messina, linee guida per lo sviluppo dei cinquantuno Comuni". E’ questo il titolo del saggio presentato dai docenti universitari Josè Gambino e Michele Limosani nel quale delineano una visione di medio e lungo periodo in base allo sviluppo dell'Area integrata dello Stretto e della Città metropolitana. I punti cardine sono la valorizzazione delle aree montane, con la realizzazione del Parco dei Peloritani; la riqualificazione dei Comuni marittimi attraverso la rete dei borghi marinari e di quelli collinari facendo rete anche in questo caso; la realizzazione di una grande opera di riprogettazione delle fiumare realizzando le rotte dei saperi e dei sapori; la riqualificazione del porto di Messina come porta della Città metropolitana; la riorganizzazione del sistema dei trasporti sfruttando il mare. centonove pagina 19 25 Aprile 2014 sicilia MOTORI. Ritornano le auto nel cuore della Città dello Stretto Rally, il giorno di Messina Nella gara, in programma domenica 27 aprile, sessantasette equipaggi si sfideranno nelle prove speciali “Campo Italia”e “Colli San Rizzo” DI Marco Runfola ROSSANA FRANZONE MESSINA. «Il ritorno delle auto e degli equipaggi nel cuore della città significa riavere qualcosa che i messinesi hanno sempre sentito come propria». Non ha dubbi Rosaria Villari presidente della Messina Racing Team, la scuderia che ha organizzato il 1° Messina Rally Day con il concorso dell’Assemblea Regionale Siciliana e in collaborazione con l’Automobile Club Peloritano ed il Comune di Messina. La competizione, in programma sabato 26 e domenica 27 aprile a Messina, è valida per il Campionato Siciliano Rally e il primo Rally Day inserito nel calendario del monomarca Trofeo Peugeot Competition. Sessantasette gli equipaggi, in arrivo da tutta l’isola, iscritti alla gara che riporterà le auto da rally nel cuore della Città dello Stretto. Cerimonia di partenza e Mauro Amendolia, Renato Accorinti e Massimo Rinaldi durante la conferenza stampa traguardo, infatti, tornano in pieno centro cittadino, a Piazza Unione Europea, davanti al Municipio. E saranno i due momenti clou della manifestazione. La partenza è prevista alle 22,30 di sabato 26 aprile ed la premiazione alle 17.30 di domenica 27 aprile. Il pubblico potrà prima apprezzare vetture ed equipaggi in piazza e poi potrà assistere alle due prove, già teatro di memorabili sfide internazionali. Domenica 27 aprile l’attenzione si sposterà su “Campo Italia” e “Colli San Rizzo”, i due tratti cronometrati da percorre tre volte, oltre che verso il Centro Sportivo Universitario UniMe Sport, dove sono previsti i riordinamenti ed il parco assistenza. La manifestazione è stata ben accolta anche dall’amministrazione comunale. «La partenza da Piazza Municipio precisa il sindaco Renato Accorinti - ha un forte valore simbolico. Vuole portare il rally tra la gente, in una città che ama questo sport e che deve crescere nel rispetto della grande tradizione automobilistica». E alla prima edizione del Messina Rally Day non mancano le sorprese. Tra gli iscritti, infatti, compare un equipaggio tutto rosa. Si tratta dalla sempre più decisa Gemma Amendolia e Anna Maria Pittari. Corrono con la Rover MG Rover ZR preparata da Ferrara Motors equipaggio della scuderia Messina Racing Team. Gemma é figlia di Mauro Amendolia e Rosaria Villari rispettivamente direttore sportivo e presidente della scuderia messinese. Molti sono gli equipaggi che per esperienza ed abilità sono accreditati ai vertici della classifica assoluta e di quella delle varie categorie. Lo spettacolo arriverà dalle cinque Super 1600 in elenco ad iniziare dalle Renault Clio dei cefaludesi Marco Runfola e Marco Pollicino, un equipaggio giovane ma dalla provata esperienza, che però dovrà fronteggiare l’accreditata pattuglia messinese dove spiccano i nomi del portacolori Sunbeam Motorsport Salvatore Armaleo che per l’occasione conterà sul perfetto feeling con la figlia Claudia. Forte anche l’equipaggio Phoenix formato dal tenace Giovanni Celesti e Carmelo Russo, sulla Fiat Punto sempre Super 1600 ci saranno i portacolori della Scuderia organizzatrice Giuseppe Alioto e Nicola Mangano. A domare la potenza della Mitsubishi EVO X a trazione integrale dovranno pensarci gli alfieri T.M. Racing Angelo Di Dio e GLI ISCRITTI Da Runfola ad Arena. Ecco piloti e navigatori Messina. Sessantasette gli equipaggi in gara. Ecco chi si sfiderà nelle due prove speciali: Runfola/Pollicino, Armaleo/Armaleo, Doria/Martorana, Celesti/Russo, Alioto/Mangano, Di Dio/Vinci, Arena/Caputo, Vercelli/Bongiorno, Caminiti/Barbaro, Trifirò/Abate, Schepisi/Pizzo, Foti/Mento, Rizzo/D’Angelo, Mondello/Martino, Cariolo/Arena, Sottile/Sottile, Arasi/Calisto, Riggio/Cariolo, Lo Schiavo/Lo Schiavo, Longo/Longo, Previti/Previti, Liotta/Liotta, Nucci/Gulino, Inturri/Iuvara, Filippini/Mangano, Segreto/Longo, Sofia/Gambadoro, Rizzo/Scuderi, Fragale/Aliberto, Calderone/Perrone, Briguglio/Messina, Bologna/Pittella, Piccione/Catalfamo, Cipolla/Buscemi, Saija/Saija, Alvano/Di Marco, Greco/Cutugno, Venuto/Cambria, Samarelli/Carnevale, Bagnato/Marino, Rizzo/Ilaqua, Capizzi/Pirri, Cappadona/Cappadona, Alibrando/Aprile, Lo Schiavo/Ferrara, Cimino/Guercio, Toscano/Santisi, Scolaro/Pintaudi, Crescente/Moschella, Anterini/Anterini, De Meo/De Meo, Di Pietro/Marino, Vazzano/Venuti, Malvaso/Russo, Finanze/Finanze, Di Stefano/Bellinvia, Martella/Drago, Scibilia/Gangemi, Cannata/Zoccoli, Borrello/Adamo, Cosenza/Costanzo, Amendolia/Pittari,Interdonato/Triolo, Presti/Sposito, Papa/Milici, Federico/Magistro, Arena/D’Agostino. centonove pagina 20 25 Aprile 2014 sicilia LA STORIA Novant’anni di corse Dino Nucci Gemma Amendolia Il campione di Motocross Eros Doria con Viviana Martorana Giovanni Vinci. Mentre altra categoria in lotta per i vertici assoluti sarà la R3 dove figurano le Renault New Clio del sempre più promettente Giuseppe Arena, di Ivan Vercelli sempre più a suo agio come pilota dopo un’ottima carriera da navigatore, di Filippo Caminiti e Santino Trifirò, quest’ultimo navigato da Gaetano Abate impegnato anche nel Trofeo Suzuki al fianco di Sergio Denaro. Grandi presenze e anche grandi ritorni al 1° Rally Day di Messina. Atteso debutto nelle strade messinesi per il campione di Motocross Eros Doria, della scuderia Sgb Rallye, che alla sua prima gara a bordo di una Renault Clio Super1600, al recente Ronde delle Maccalube, ha saputo mettere tutti in riga, il pilota di Caltanissetta ha scelto la gara messinese per migliorare ulteriormente il suo feeling con le quattro ruote e con la potente Super1600 di casa Renault. Ed anche in questa occasione sarà affiancato dalla fidanzata Viviana Martorana. Altri sei gli equipaggi in gara della scuderia nebroidea al rally messinese. In classe A7 tra i favoriti alla vittoria il pilota di San Piero Patti Giuseppe Schepisi navigato da Alessio Pizzo a bordo della sua Renault Clio Williams. Trasferta per il forte pilota agrigentino Giuseppe Cipolla che navigato da Giuseppe Buscemi sarà al via con una potente Peugeot 106 rally di classe A6. Ma da segnalare in modo particolare è il ritorno alle competizioni di Mauro Gulino, direttore sportivo della scuderia di San Piero Patti, che dopo oltre cinque anni di assenza dai campi di gara torna a vestire tuta e casco per affiancare il vicepresidente Dino Nucci che sarà al volante di una Renault Clio Williams di classe N3. In cerca di riscatto, dopo la sfortunata prova al Rally Torri Saracene, ci sarà Antonio Cappadona in coppia con la figlia Alessia al via in classe A5 a bordo di una Peugeot 205 Rally. Da tenere d’occhio in classe N1 il giovanissimo Andrea Borrello navigato da Andrea Adamo a bordo di una Peugeuot 106 Rally. E infine Fabio Cosenza con Giovanni Costanzo. «Manifestazioni come questa - sottolinea Mauro Amendolia - sono importanti. Portano in città tanta gente. Non mi stancherò mai di ripeterlo». La storia d’amore tra Messina e le corse su strada è parecchio antica, e nonostante alti e bassi mai sopita. Dalla quasi centenaria la "Coppa Vinci" del 1925, che vide la partecipazione degli assi del volante dell’epoca come Tazio Nuvolari ed Achille Varzi, alla storica “10 ore notturna” che si corse per sei edizioni a partire dal 1952, prima sul circuito cittadino poi, nel ’58, sul circuito dei laghi di Ganzirri. La 10 ore notturna, con formula “endurance”, vide la partecipazione dei campioni degli anni ’50 quali, Clemente Biondetti, Eugenio Castellotti, Maurice Trintignant, Phil Hill ed una delle poche donne al volante da corsa come Maria Teresa De Filippis. Da oltre trent’anni, però, motori e Messina sono andati a l’estate del 1979, fu il rally dei Due Mari, che precedette solo di qualche mese il rally di Messina, destinato a diventare un caposaldo del campionato italiano assoluto rally. La prima edizione fu vinta dall’equipaggio palermitano Montalto-"Flay"a bordo della micidiale Lancia Stratos, la vettura soprannominata “ammazzarally” per le prestazioni di una generazione superiori rispetto alle concorrenti dell’epoca. La casa torinese del tridente, in riva allo Stretto, si è sempre fatta onore: con la 037 dell’equipaggio Runfola-Poli, marito e moglie e di Rosselli, e con le Delta di Ferrecchi e Liatti, con Piero Lçonghi che riuscì a vincere il Messina sia con la 037 che con la Delta. Nel 1986, anno dei terrificanti mostri da seicento cavalli di gruppo B, ebbe luogo una delle più avvincenti edizioni di sempre, con la coppia Cerrato-Cerri, a bordo della Delta S4, a battagliare per tre giorni con Zanussi e Amati, vincitori per pochissimi secondi a bordo della Peugeot 205 turbo 16. Tra i vincitori, negli anni, parecchi campionissimi: Da Franco Cunico, a cui fu dedicato anche un fan club, ad Andrea Dallavilla. Ironia della sorte, l’unico messinese a trionfare fu Nunzio Panebianco, nel 1983 su Opel Kadett GTE, mentre c’è andato vicino, senza mai riuscirci, Beppe Bosurgi, che i tornanti del Messina li ha affrontato con Porsche, Lancia e Audi gruppo B. (A.C.) Le verifiche a Piazza Unione Europea del Ronde dei Peloritani 2011 centonove pagina 21 25 Aprile 2014 sicilia TURISMO LIPARI. Il sindaco Giorgianni contro la proposta di referendum per abbandonare i siti “Patrimonio dell’Umanità» «Giù le mani dall’Unesco» La polemica nasce dalla mancata stabilizzazione dei lavoratori della Pumex, la società che estraeva pomice. «I vincoli del territorio sono legati ai piani paesaggistici non al riconoscimento internazionale» Una protesta dei lavoratori Pumex DI GIANFRANCO CUSUMANO Lipari. «Un referendum per decidere se rimanere nell’elenco dei siti patrimonio dell’umanità stilata dall’Unesco? Una stupidaggine». Ad intervenire nel dibattito sui benefici o meno del riconoscimento ottenuto dall’arcipelago eoliano quattordici anni fa è il sindaco di Lipari, Marco Giorgianni. La polemica nasce dopo la mancata stabilizzazione al Comune dei 35 ex dipendenti della Pumex, la società dell’imprenditore Enzo D’Ambra costretta a chiudere i battenti per evitare che l’Unesco ritirasse il riconoscimento. Oggi i lavoratori rimangono nel limbo. A gennaio si è concluso il rapporto lavorativo con il Comune eoliano. In questi anni gli ex Pumex sono stati reimpiegati attraverso un progetto obiettivo che però li ha lasciati in una situazione poco chiara: non sono né Lsu, né dipendenti. «Non hanno mai instaurato un rapporto di lavoro con il Comune di Lipari e per questo motivo non hanno diritto alla disoccupazione ma neanche titolo a un percorso di stabilizzazione» hanno scritto i sindacalisti della Fp Cgil Clara Crocè e Francesco Fucile. Ed ecco che ad accendere la miccia ci pensa il movimento “Art. 1 Autonomia e Libertà” del coordinatore Alessandra Falanga che ipotizza l’uscita dalla «World heritage List» tramite un referendum popolare. «A mio giudizio è una stupidaggine - replica il sindaco Giorgianni - se domani mattina le Isole Eolie non fossero più ritenute “patrimonio dell’umanità” non è che improvvisamente cadono vincoli paesaggistici e la Pumex potrebbe riaprire. A vincolare il nostro territorio sono le riserve, il piano paesaggistico, le zone zps. Paletti che non hanno nulla a che fare con l’Unesco. Questo riconoscimento è solo plus valore». A subirne le conseguenze non è stata solo la Pumex ma tutto il settore dell’edilizia che nell’ultimo decennio ne è risultato ridimensionato. Giorgianni non ha alcun dubbio sul beneficio ottenuto dall’arcipelago grazie al riconoscimento. «Per un territorio può essere considerato solo opportunità, il valore non può essere messo in discussione. Certamente vi sono criticità a cominciare da quelli della Pumex, ma questa difficoltà è aspetto negativo che va risolto. La tutela del territorio deve essere una nostra priorità a prescindere. E’ l’unica cosa che possiamo offrire ai turisti e comunque deve essere mantenuto e vincolato in quel modo. Indipendentemente dal riconoscimento. Ad esempio il progetto di mega porto è stato ridimensionato e - al momento - non sappiamo nemmeno se si farà mai. Non solo è impattante ma non è detto che regge economicamente in questo momento di crisi». Giorgianni entra nel merito della vicenda Pumex. «I 35 lavoratori sono in questa situazione non per colpa dell’Unesco ma perchè negli anni precedenti chi mi ha preceduto non è riuscito a sfruttare alcune opportunità per la riconversione di questo personale. Personalmente ho in programma incontri sia con l’assessorato alla Formazione e al Lavoro che con il Ministero del Lavoro. La drammaticità di questa vicenda ha due aspettati altrettanti gravi. Trentacinque famiglie senza reddito sono una emergenza sociale in una piccola realtà come la nostra. Inoltre, noi amministratori, ci stiamo ritrovando con il 40% del personale in meno nella gestione del comune e rischiamo il collasso. Loro operavano a supporto degli uffici comunali, si occupavano del controllo del territorio, del mantenimento dei centonove pagina 22 Una Mirabilia di arcipelago Lipari. L’isola ospiterà l’edizione 2015 di ” Mirabilia” , iniziativa finalizzata a promuovere l’offerta turistica dei siti Unesco , favorendo il collegamento tra territori accumunati dal riconoscimento Unesco proponendoli a potenziali fruitori internazionali attenti al turismo culturale e di qualità. L’intesa è stata raggiunta nel corso della riunione operativa della seconda edizione della manifestazione organizzata dalla Camera di Commercio di Matera in collaboraizone con gli enti camerali di Messina , Brindisi, Genova, Padova, La Spezia , Perugia, Salerno, Udine e Vicenza. L’edizione 2014 si svolgerà a Perugia. Per la Camera di Commercio di Messina, presente il commissario Franco De Francesco entusiasta di poter organizzare a Lipari la rassegna del prossimo anno. siti archeologici». Sulla stessa linea anche il presidente del consiglio comunale, Adolfo Sabatino. «L’Unesco ha giovato e giova alle Eolie - sostiene - essere divenuti “patrimonio dell’umanità” ha veicolato nel mondo il nome delle Eolie e portato turismo qualificato e qualificante, ma chi ci ha dato il riconoscimento deve venirci incontro per consentire di mantenerlo con vincoli idonei. Una cosa è vincolare in modo aleatorio le Alpi o i sassi di Matera, un’altra un luogo dove c’è una popolazione che ha esigenze di vita e di lavoro». A spingere per l’inserimento dell’arcipelago nella lista fu l’ex sindaco Michele Giacomantonio. «Mi sembra impossibile che a quasi 15 anni dall’evento ci sia chi imputa il calvario degli ex-Pumex all’iscrizione delle Eolie nelle liste dell’Unesco sottolinea in una nota - Basterebbe considerare che l’iscrizione è avvenuta nel 2000 e i licenziamenti risalgono, mi sembra, al 2007. L’Unesco non c’entra niente con la chiusura. Questa è stata voluta dalla magistratura perché la concessione delle cave scadeva nel 2001 e si è continuato a lavorare con proroghe illegittime e comunque ritenute tali. Io stesso promossi incontri con imprenditori e finanziatori statunitensi e tedeschi interessati alla riconversione dell’area ma non se ne fece niente perché si pensava di continuare a scavare pomice in eterno anche se già si erano cominciati ad intaccare siti delicati fra cui la conca vulcanica delle Rocche Rosse, un gioiello naturale irrimediabilmente compromesso». economia Linda Vancheri Antonino De Simone MESSINA. La Regione firma un protocollo con l’Autorità portuale di Messina, mettendo fine al contenzioso Sotterriamo la Falce di guerra L’Ente Porto rinuncerà ai ricorsi sulla titolarità delle aree in cambio di un colpo di penna sui debiti accumulati. Strada spianata per il varo definitivo del Piano regolatore, che rischiava di saltare se l’Authority avesse perso MESSINA. Rinuncia ai giudizi in corso, liberatoria dai debiti, via al rush finale per il Piano Regolatore Portuale. La Regione ha deciso di mettere un punto alla decennale diatriba tra l’Autorità Portuale di Messina e l’Ente Porto (sua emanazione) riguardante la titolarità di ampie porzioni della zona falcata di Messina. Un “cessate il fuoco” che si traduce, in termini economici, con una liberatoria dei debiti dell’Ente (che verrà sciolto) nei confronti dell’Authority, ma che prevede l’intera consegna delle aree, comprese quelle che sono “remunerative” (ad esempio il bacino di carenaggio) o destinatarie di interventi finanziati (la degassifica). STOP AL CONTENZIOSO. Ma il nodo più importante riguarda la rinuncia al contenzioso legale sulla titolarità delle aree. Una questione non da poco, se si considera che, in ballo, c’era il futuro stesso del Piano regolatore portuale e una grossa cifra da pagare nel caso in cui l’Ente nato per la realizzazione del Porto Franco avesse prevalso. Allo stato attuale, mentre in sede civile si era registrata una sconfitta in primo grado, in serie amministrativa a soccombere era l’Autorità Portuale. Autorità che, in caso di sconfitta, avrebbe dovuto rifondere l’Ente per i canoni ricevuti e per le mancate entrate derivate dalla “requisizione” delle aree strappate all’Ente all’epoca della nascita dell’Authority. Aspetto non secondario, infine, il nodo del Piano regolatore del Porto, che si sarebbe dovuto rielaborare sulla base delle zone realmente nella disponibilità degli uffici di di Vittorio Emanuele. Sulla bontà dell’operato della Regione, che ha deciso di non creare più ostacoli all’Autorità, tra l’altro al centro di una battaglia per il ordinamento dei nuovi distretti previsti dalla riforma del governo, eventualmente potrà pronunciarsi solo la Corte dei Conti, se ravviserà un danno per l’erario. 25 Aprile 2014 I TERMINI DEL PROTOCOLLO. Ma cosa dice l’accordo firmato dal presidente dell’Authority, Antonino De Simone, dal commissario ad acta dell’Ente, Emanuele Nicolosi, e dall’assessore regionale alle Attività Produttive, Linda Vancheri? All’articolo 1, si specifica che il protocollo è “inteso a consentire il pieno, integrale e condiviso raggiungimento degli obiettivi di riqualificazione e sviluppo della Zona Falcata del porto di Messina”. Per raggiungere tali obiettivi, all’articolo due, i contraenti specificano che si dovrà procedere a una rapida attuazione degli interventi contenuti nel Piano regolatore portuale, ancora in fase di approvazione (tra le ultime necessità da affrontare, c’è stato l’adeguamento alla Vas). In tal senso, l’Ente Porto, nato con lo scopo di realizzare la zona franca nella falce, non si metterà più “di traverso”, mentre la Regione provvederà ad analizzare il Prp in tempi brevi. L’articolo 3, invece, riguarda proprio l’Ente Porto, visto che resterà “impregiudicata dal presente atto la facoltà della Regione Sicilia di portare a termine attraverso i propri organismi opere e interventi già programmati e di eseguire, a proprie cure e spese, nuove opere nella Zona Falcata ma coerenti con il Piano regolatore portuale nel rispetto della legge 84 del 1994 che ha istituito l’Authority portuale”. Infine, all’articolo 4, si legge che: “L’ente Porto, entro 15 giorni dalla sottoscrizione dell’accordo, s’impegna ad abbandonare il giudizio di appello proposto contro la sentenza n. 191 del 25 gennaio 2013 resa dal tribunale civile di Messina e del giudizio 4121 del 2010 pendente innanzi al tribunale. L’ente Porto dovrà fornire formale riscontro all’Authority portuale. Entro 15 giorni dalla firma sarà redatto dalla competente Autorità Marittima verbale di consegna delle aree demaniali, opere e specchi acquei ricompresi nella Zona Falcata del porto e non ancora consegnati all’Autorità portuale”, che quindi concederà la liberatoria “sull’integrale posizione debitoria imputata all’ente Porto”. (D.D.J.) CONTRO CORRENTE Zafarana dice “no” LA DEPUTATA E I COLLEGHI DI CINQUE STELLE CRITICANO CROCETTA: “CI DICA DEL PUNTO FRANCO” MESSINA. Nel clima di gioia generale, a vestire gli abiti da guastafeste sono Valentina Zafarana e i parlamentari all’Ars del Movimento Cinque Stelle: “Crocetta non nasconda la testa sotto la sabbia e dica chiaramente cosa sarà dei 144 mila metri quadrati in cui sorgerà il punto franco di Messina. Non è assolutamente pensabile di potere regalare all’Autorità portuale un’area di cui la Regione deve assumere la gestione diretta”, attacca la deputata, che aggiunge insieme ai colleghi: “Non vorremmo che questo accordo sia l’ennesimo atto con cui la Regione cederà la propria sovranità e le proprie prerogative ad un ente statale non elettivo e non soggetto a forme di controllo democratico, ma squisitamente tecnico, slegato dal territorio e finanziarizzato, facendone pagare le conseguenze ai cittadini messinesi e ai siciliani tutti”. Molte le ombre gettate dai grillini: “Dietro questo accordo c’è la volontà di riqualificare l’area più preziosa dello stretto e di creare ricchezza equamente distribuita tra i cittadini? Oppure tra le linee del piano regolatore portuale redatto dall’Autorità portuale di Messina – sconosciuto ai cittadini e condiviso non si sa con chi – si nasconde l’ennesima speculazione edilizia che gioverà ai ‘soliti noti’ e sottrarrà per l’ennesima volta il mare alla città?”. Aggiunge poi Valentina Zafarana: “Da una interlocuzione con l’assessore Vancheri, non è stato possibile avere la certezza se questo ‘storico accordo’ centonove pagina 23 farà salvi i 144.000 mq su cui è stato stabilito che debba sorgere il punto franco, preogativa del governo regionale, o se ancora una volta la Regione farà finta di nulla, nascondendo la testa sotto la sabbia. Il segreto, evidentemente, sarà svelato ai cittadini solo dopo l’incontro di domani. D’altro canto in un recente incontro, l’assessore aveva garantito la volontà di costituire un tavolo tecnico, allo scopo di individuare e attuare l’iter amministrativo che porti alla realizzazione del punto franco di Messina. Appare doveroso ricordare al governo che sull’area insiste un vincolo legislativo e che l’ Alta Corte stabilì che, essendo il punto franco compreso nel territorio della Regione, la competenza della materia industriale, commerciale ed amministrativa è del presidente e degli assessori regionali, mentre solo la vigilanza doganale spetta agli organi del Ministero delle Finanze”. 25 Aprile 2014 economia MESSINA. Da Villafranca a Gaggi l’allarme per la mancata erogazione dei fondi dalla Provincia Conti in rosso alla Pro Loco Il presidente Santino Gentile chiede un incontro con il commissario Romano e invoca 300 mila euro di contributi. Ma da Palazzo dei Leoni rispondono picche: «Non ci sono risorse» DI ANTONIO BONACCORSO Messina. Dalle isole Eolie a Taormina, dal barocco del distretto ibleo alle isole Egadi, da Palermo a Catania fino a Cefalù: questo lungo ponte pasquale ha mostrato un Turismo in ripresa in Sicilia. Secondo i primi dati, le strutture alberghiere e i bed&breakfast hanno registrato un considerevole aumento di clienti rispetto al medesimo periodo dell’anno scorso. Sono state organizzate corse straordinarie dei traghetti per le Isole Eolie per far fronte alla grande richiesta di migliaia di visitatori. L’aeroporto Falcone e Borsellino ha visto ben un terzo di passeggeri in più rispetto alla Pasqua 2013, con un aumento del 25% dei voli sullo scalo palermitano, mentre quello di Comiso ha mostrato subito i frutti del suo potenziamento. Dati che preannunciano un inizio di stagione incoraggiante. Ma se da una parte si gioisce per queste cifre, cambiando prospettiva esiste nell'universo del settore turistico una “flotta” di volontari che reclamano più attenzione. È il caso delle associazioni Pro Loco che nella sola provincia di Messina contano ben 60 sodalizi iscritti alla delegazione dell'Unpli (Unione Nazione Pro Loco d'Italia). «Un esercito dei volontari – spiega Santino Gentile, presidente dell'Unpli Messina e della Pro Loco di Gaggi - che hanno promosso migliaia di iniziative tese a fornire servizi di accoglienza, ospitalità e intrattenimento, nonché alla promozione ed alla valorizzazione dei prodotti tipici locali, agli usi e costumi. Tradizioni che spesso rischiano di essere dimenticate, soprattutto in momenti di grave difficoltà economica come quello che stiamo vivendo». Tuttavia, accusa Gentile, nonostante le numerose numerose richieste di un primo incontro con il Commissario straordinario della Nino La Spina, Unpli Sicilia Santino Gentile, presidente Unpli Messina Provincia Regionale di Messina, Filippo Romano, dallo scorso luglio 2013 i rappresentanti delle Pro Loco attendono invano di essere ricevuti. «Avevamo espresso il desiderio di incontrare il Commissario – spiegano dall'Unpli Messina - per discutere le problematiche inerenti alla vita delle Pro Loco del nostro territorio, che da tempo subiscono il disinteresse della Provincia Regionale e sono oggi afflitte da una insufficiente disponibilità di fondi. Nonostante esista un regolamento per l’erogazione dei contributi, l'Ente da circa quattro anni non ha destinato alcuna risorsa. Ma questo non è bastato a fermare i volontari. Al Commissario vorremmo semplicemente far sapere che da molti anni in Sicilia esistono strutture di volontariato che hanno attenzionato e continuano ad attenzionare il turista, queste strutture altro non son altro che le 300 Pro Loco, delle quali 220 hanno attivato al loro interno, dal 2002 grazie ai volontari del servizio civile nazionale, le I.a.t. (Informazione e Accoglienza Turistica)». Dalle associazioni si chiedono quali siano le iniziative, le direttive, le strategie e l’utilizzo che la Palazzo dei Leoni sta attuando o vuole attuare nei confronti delle Pro Loco che, tra l’altro, per diventare tali devono passare al vaglio del proprio Ufficio pro loco prima di essere iscritte all’Albo regionale dell’assessorato al turismo. «Certo è che vogliamo denunciare – dice ancora Gentile - il totale disinteressamento da parte del Commissario Straordinario per le problematiche e per il non utilizzo delle Pro Loco esistenti in tutto il territorio provinciale, considerato che se inserite nel circuito e messe in rete rappresenterebbero certamente un valore aggiunto, creando così un servizio capillare di sportelli funzionali in materia di accoglienza turistica quasi a costo zero». Nel 2010 era stato presentato un progetto destinato alla realizzazione di una rete informatica che coinvolgesse Provincia Regionale, Soprintendenza dei Beni Culturali e Pro Loco, ma «probabilmente sarà ben riposto nell'armadio del dirigente di turno. La verità – accusano dall'Unpli – è che le Pro Loco non interessano forse perché costano poco o niente, così come non interessa utilizzare il personale delle associazioni nelle maggiori borse nazionali ed internazionali». E mentre la Provincia sembra far “melina”, a livello regionale le Pro Loco hanno siglato un protocollo d'intesa siglato con l'assessorato Regionale ai Beni Culturali finalizzato a migliorare la fruizione di siti e parchi siciliani mediante l'ausilio di volontari. «La Sicilia – ha affermato Nino La Spina, presidente Unpli Sicilia – ha un patrimonio archeologico e culturale che non sempre è stato adeguatamente valorizzato, talvolta anche per carenze di personale. Le nostre associazioni e i 20mila volontari sono pronti ad a prestare immediatamente la propria opera per la promozione e la tutela dei beni culturali siciliani, che possono e devono diventare il petrolio bianco della nostra isola». Consapevolezza che, in realtà, ha anche centonove pagina 24 ZOOM Above Milazzo, il turismo con i droni AEROVISIVO E PREVENTIGO LANCIANO UN SITO CHE CONSENTE DI FARE UN TOUR VIRTUALE Milazzo. Si chiama AboveMilazzo il nuovo sito di promozione turistica che consente di fare un tour virtuale delcomune grazie al’ausilio di telecamere montate su droni. A promuovere l’iniziativa sono Aerovisivo, già noto per la realizzazione di spettacoli video e cortometraggi, e Preventigo Group, leader nella promozione online. AboveMilazzo ha lo scopo di promuovere il suo promontorio attraverso delle visuali inedite che sappiano mettere in risalto la sua bellezza, catturando l'attenzione del potenziale turista. «AboveMilazzo nasce da un'idea totalmente nuova di promuovere un territorio – dice Francesco Romagnolo a capo di Aerovisivo Aerovisivo, con anni di esperienza alle spalle, in ambito di riprese e fotografia aerea con l'ausilio di droni, ha messo a punto un sistema in grado di offrire all'utente una visione totalmente innovativa, divertente ma soprattutto interattiva, di un intero territorio, al fine di promuoverlo sotto ogni aspetto, principalmente turistico». Romagnolo, Formica, Fleres il commissario provinciale Filippo Romano. Ma davanti ad un bilancio in rosso può fare ben poco. «I fondi che il consiglio provinciale aveva preventivato di assegnare alle pro loco non ci sono mai stati - spiega Romano - è già affissa all’albo pretorio la delibera con cui si annulla il provvedimento. Non sappiamo nemmeno se le competenze rientreranno in quelle dei liberi consorzi. Nel bilancio ho solo 300 mila euro per la manutenzione di 3000 chilomentri di strade provinciali e 400 mila per emergenza di protezione civile. Figuriamo ci se possiamo dare 300mila euro alle pro loco». economia UOMINI&BUSINESS. Ritratto dell’enfante prodige che ha dato vita alla Celertrasporti Lucchesi, lavoro e bicicletta A soli 14 anni comincia con un carretto la sua ascesa nel settore dei trasporti che oggi vanta oltre 300 grandi automezzi. Una passione che affianca a quella per le pedalate accanto ai big. Da Bartali a Nibali DI VINCENZO LOMBARDO Milazzo. Negli anni del dopoguerra fino agli anni sessanta era cosa consueta vedere per le strade carretti trainati da cavalli o somari che trasportavano merci e prodotti della campagna, farina dai mulini, masserizie varie. Sopra di essi, alla guida, sedevano i carrettieri, antesignani degli autotrasportatori dei tempi moderni. A poco più di quattordici anni, il giovane Peppino Lucchesi inizia a lavorare come carrettiere e trasporta , per conto terzi, ogni genere di roba. La concentrazione nelle aree tirreniche delle attività di produzione dei laterizi gli fa comprendere che quei prodotti devono essere trasportati , in lungo e in largo, per il territorio siciliano con una flessibilità da porta a porta, superiore agli altri mezzi di trasporto e con una convenienza economica maggiore di qualunque altro competitor. Acquista, con un mare di cambiali, scontategli temerariamente dal Banco di Sicilia, due camion e, insieme al fratello Antonino, comincia a girare da una fornace all’altra per portare i laterizi nei vari cantieri edili della provincia. I primi soldi guadagnati gli servono da acconto per l’acquisto di altri mezzi. Le grandi case produttrici hanno le Direzioni Centrali al nord e se vuoi lavorare con loro, non puoi aspettare che qualcuna di queste venga a chiamarti a casa. Peppino Lucchesi , si arma di coraggio, monta sul suo camion, attraversa l’Italia e bussa alle porti delle grandi industrie. Ad esse offre i suoi servizi dando a ciascuna garanzie sulla propria puntualità, precisione, correttezza professionale e convenienza economica. Grazie alle sue doti umane, al grande senso di fiducia che sa suscitare nei suoi interlocutori riesce a strappare i primi contratti con industrie di importanza internazionale come la Heineken, l'azienda olandese produttrice di birra; la Parmalat; la Saint-Gobain, gruppo industriale francese tra i primi 100 gruppi industriali del mondo. Peppino Lucchesi sa che non può sgarrare di un solo millimetro. Si mette a LA SCHEDA RATING ECONOMICO SOCIALE (0 a 10): 6 - Storia ultra decennale: 6 - Andamento economico: 4 - Rapporto Occupazione/Territorio Partner di Iniziative Sociali: 5 - Sponsor Attività Sportive: 9 Peppino Lucchesi la vorare full time. Trasforma la cabina del camion nel suo personale monolocale e, a forza di pane e mortadella, recapita le merci in ogni dove d’Italia. La fiducia riposta dalle aziende in Peppino Lucchesi si rafforza nel tempo. Il suo innato spirito di osservazione lo porta ad acquisire il modello organizzativo dell’azienda olandese che mutua nella propria, e in breve tempo la trasforma in una impresa di livello nazionale in grado di competere con i più agguerriti concorrenti italiani ed esteri. Nel 1980 Peppino Lucchesi da vita alla Celertrasporti S.r.l., con la quale opera nel settore dei Trasporti nazionali e internazionali a carico completo. Esegue trasporti in cisterna, trasporto collettame dal Nord Italia alla Sicilia, trasporto mezzi ADR, trasporto per il servizio postale, deposito e magazzinaggio, noleggio mezzi di sollevamento. Ha un parco mezzi di oltre trecento grandi automezzi, in giro per l’Europa 365 giorni all’anno. La sede della società è nella zona industriale di Giammoro dove occupa un capannone e un’area di oltre 20.000 mq adibita allo stoccaggio delle merci conto terzi. A Rosate (Mi) ha sede un altro punto logistico utilizzato come centro di raccolta merci. Dispone inoltre di un'officina interna di manutenzione e lavaggio dei mezzi di trasporto. La sede della Celertrasporti a Giammoro è un luogo che merita di essere visitato. Rispetto al degrado circostante, all’incuria in cui versano le strade di accesso essa appare come una piccola oasi: aiuole fiorite e ben curate, pulizia dei piazzali, efficienza e cortesia del personale danno al visitatore il senso di una realtà produttiva d’oltralpe. Peppino Lucchesi non è solo un apprezzato operatore economico. Egli è molto noto nel mondo sportivo nazionale, nel ciclismo soprattutto. La passione della bicicletta è pari solo a quella del suo lavoro. Ha conosciuto i più grandi campioni. Da Gino Bartali a Giuseppe Nibali. Nel 1968 organizza la tappa del Giro d’Italia che passa per Milazzo. Di lui si ricorda che fu a fianco di Francesco Moser, trent’anni fa in Messico, allorquando il campione vi stabilì il record dell’ora. Nota è la sua amicizia con il campione Mario Cipollini. E’ un infaticabile organizzatore di eventi ciclistici ai quali partecipa di persona, alla rispettabile età di 81 anni. A quanti si preoccupano delle conseguenze che un impegno del genere può provocare sulla sua salute, Peppino Lucchesi ama dire: “Non si smette di pedalare quando si invecchia, si invecchia quando si smette di pedalare”. Non solo uomini di sport sono stati suoi grandi amici. Franco Franchi è stato un suo grande amico, come pure Marcello Mastroianni che veniva a trovarlo nella sua casa alle Eolie e lo volle con sé nel film di Giuseppe Tornatore “Stanno tutti bene”. Un grande campione di sci come Alberto Tomba, lo viene a trovare ogni anno a Vulcano. Non è mai stato fermo un momento nella sua vita Peppino Lucchesi. Nella sua grande saggezza ama dire “ I miei figli li ho visti poco. Mi consolo pensando di aver sostituito la presenza con l’esempio”. [email protected] centonove pagina 25 25 Aprile 2014 ANDAMENTO ECONOMICO Parola d’ordine: potenziare i ricavi La Celertrasporti è una società a responsabilità limitata. Capitale sociale euro 400.000. La nuda proprietà è suddivisa al 50% tra i due figli: Claudio e Daniela. L’usufrutto invece è in testa al fondatore, Giuseppe Lucchesi, che riveste anche la carica sociale di Amministratore unico. Il giro di affari complessivo nell’ anno 2012 ascende a euro 13.130.000. Sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente. Il risultato economico, per l’anno in esame, chiude con una modesta perdita di 8mila euro. Il dato registra una caduta rispetto a quello dell’anno precedente (2011 utile 891mila euro) per effetto di una crescita vertiginosa dei costi per servizi (aumento dei prezzi del carburante, assicurazioni e manutenzioni del parco mezzi, logistica ecc.) annotata in bilancio per euro 1.300.000. Il MOL, infatti, risente della spirale negativa e si attesta su un valore negativo di euro 2.183.000. Il dato sul Patrimonio Netto va raccontato nel triennio. Nel 2010 esso ammontava a euro 1.284.000. Nel 2011 e nel 2012 i soci provvedono a redistribuirsi gli utili degli esercizi pregressi, circa 800mila euro, provocando un assottigliamento della posta di bilancio del 61%, collocandola a quota 487.000 euro. Un valore pari alla sommatoria del capitale sociale e delle riserve di legge. In termini percentuali, rispetto all’attivo, misura solo il 6,1% in più. Un indice di sicurezza finanziaria molto debole. Ciò significa che la copertura finanziaria degli investimenti viene reperita tra i mezzi del circolante operativo (indebitamento a breve verso banche e fornitori). La struttura finanziaria poco equilibrata dimostrata dal capitale circolante negativo – 1.820.000 euro, rischia di far lievitare gli oneri finanziari sino a portarli alla soglia della insostenibilità. Il rapporto dell’indebitamento finanziario netto sul Patrimonio misura 6,64. Un livello che deve essere corretto con una iniezione di mezzi propri ovvero con un ampliamento esponenziale dei ricavi. Gli elevati accantonamenti determinano un cash flow discreto pari a 877mila euro. Dipendenti n. 45. Return On common Equity (ROE), indice di redditività del capitale proprio, lievemente negativo – 0,85%. 25 Aprile 2014 centonove pagina 26 25 Aprile 2014 LEGALMENTE I.P.A.B. CASA DI OSPITALITA' COLLEREALE Avviso di gara - CIG 56749805A4 AMMINISTRAZIONE AGGIUDICATRICE, I.P.A.B. CASA DI OSPITALITA'COLLEREALE, via Catania is. 41 - 98124 Messina; servizio gare: tel.090/696696 fax 090/692379, [email protected] Affidamento del servizio sociale professionale, di servizi vari di assistenza alla persona e medico-infermieristici nei Reparti della Casa. Luogo esecuzione: Messina. Quantitativo o entità dell'appalto; Euro 720.697,00. Termine di esecuzione; 24 mesi dalla data di stipula del Contratto. INFORMAZIONI DI CARATTERE GIURIDICO, ECONOMICO, FINANZIARIO E TECNICO. Condizioni di partecipazione: tutti i soggetti che abbiano i requisiti richiesti dagli artt.11 e 12 del bando di gara. PROCEDURA APERTA ai sensi dell' ART. 55 COMMA 5 DEL DECR. LGS. N. 163/2006 E S.M.I. Criteri di aggiudicazione; art. 83 comma 1 del D.L. n. 163/2006 e s.m.i. Termine per la presentazione delle offerte; 28/05/14 ore 11:00 Apertura plichi: terzo giorno successivo al termine di scadenza della presentazione delle offerte ore 11:00. ULTERIORI INFORMAZIONI: www.collereale.it Qualifica sottoscrittore bando; R.U.P. Dott. Giuseppe Turrisi Firma sottoscrittore bando; Dott. Giuseppe Turrisi SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA PUBBLICA GLI AVVISI ED ESITI DI GARA D’APPALTO SU CENTONOVE PER CONTATTARE LA REDAZIONE CHIAMA I SEGUENTI NUMERI: 090.9430208 - 9430206 fax 090.9430210 - 090.9430211 RICHIEDI PREVENTIVI ANCHE VIA E-MAIL A: [email protected] centonove pagina 27 25 Aprile 2014 economia NOMINE QUI EUROPA. La campagna del commissario europeo con delega alla mobilità Diritti del passeggero ecco la guida di Kallas DI SALVATORE CIFALÀ Negli ultimi trent'anni, la mobilità dell'Unione europea si è evoluta in maniera considerevole, e con lei anche il rapporto tra gestore del mezzo di trasporto e viaggiatore si è trasformato in un vero e proprio "contratto di servizio". Il viaggio, anche quello per motivi di lavoro, è divenuto una realtà concreta e, in quanto tale, il cittadino-viaggiatore diventa titolare effettivo di diritti irrinunciabili, indipendentemente dal mezzo utilizzato. Proprio in questo senso, il Commissario europeo con delega alla mobilità e trasporti, Siim Kallas, ha presentato presso la stazione ferroviaria di Bruxelles, la nuova campagna informativa rivolta ai cittadini europei, per informare i milioni di viaggiatori che si apprestano ad intraprendere un viaggio tra le nazioni dell'Unione. Nell’ambito della nuova campagna, per l'occasione saranno affissi manifesti informativi in tutti gli aeroporti e porti dell'Ue, mentre nelle autostazioni e stazioni ferroviarie di tutta Europa saranno disponibili brochure tradotte in BANCA DELLA CONTEA Arriva il nuovo Cda RAGUSA. E Giuseppe Vaccaro, ex funzionario della Banca d’Italia, il presidente della Banca di credito cooperativo della Conte. Con un nuovo consiglio d' amministrazione, inizia un nuovo corso per la Banca di credito cooperativo della Contea, che ha già concordato un' audizione con i funzionari della sede di Catania della Banca d' Italia, che il mese scorso è intervenuta nella gestione dell' istituto, portando alle dimissioni il vecchio cda e procedendo immediatamente a sospendere l' erogazione del credito. PENSIONATI CONFAGRICOLTORI Castrogiovanni presidente tutte le lingue. Questa nuova campagna propone in particolar modo la creazione di una maggiore consapevolezza riguardo ai diritti di tutti i passeggeri, sia che essi viaggino via mare sia che essi si spostino via terra o a mezzo autobus o tramite i servizi ferroviari nazionali. L'esigenza e l'obiettivo principale di questa campagna informativa è essenzialmente quello di mettere a conoscenza tutti i viaggiatori dell'Unione dei propri diritti, dal momento che le ricerche dimostrano che ben due terzi dei turisti non è a conoscenza delle tutele che l'Europa ha garantito a chi viaggia tra gli Stati membri. L’Unione europea è la prima organizzazione al mondo ad aver elaborato un insieme completo ed esauriente di diritti del passeggero per tutte le modalità di trasporto (da quello aereo a quello ferroviario, passando per quello marittimo e su gomma). Per queste ragioni l'Ue, per voce del Commissario Kallas, si è profondamente impegnata a mettere i passeggeri al centro della sua politica dei trasporti. PALERMO. Girolamo Castrogiovanni è il nuovo presidente della delegazione palermitana dell' Anp-Cia, l'associazione dei pensionati della Confagricoltori. Castrogiovanni,prende il posto di Pino Lo Sicco. È stato eletto nella sede della Cila-Ebat al termine della sesta assemblea elettiva, alla presenza di Carmelo Travaglia, presidente regionale dell' Anp-Cia. FIT CISL MESSINA Mistretta segretaria MESSINA. Manuela Mistretta, dipendente di Trenitalia con la qualifica di capotreno, è la nuova segretaria generale della Fit Cisl di Messina. Succede ad Enzo Testa che lascia dopo nove anni per raggiunti limiti di età stabiliti dallo statuto della Cisl. CONSUMATORI CORSI. ORGANIZZA LA SOAT DI SPADAFORA NOTIZIE DAI CONSULENTI DEL LAVORO Diritto di recesso Promuovere l’ospitalità Minori, aumentano tutele antipedofilia Entrerà in vigore a giugno la direttiva europea sui diritti dei consumatori che introduce alcune novità al Codice del Consumo. Innanzitutto sono previste maggiori informazioni nella fase precontrattuale da fornire al consumatore e ciò non solo per i contratti a distanza e negoziati fuori dei locali commerciali ma anche per gli altri contratti. Cambia anche il diritto di recesso, previsto nei contratti a distanza e negoziati fuori dei locali commerciali, il cui termine è stato elevato a 14 giorni (10 giorni secondo la previgente normativa). La legge prevede inoltre che, in caso di omessa comunicazione al consumatore dell’informazione sull’esistenza del diritto di recesso, il periodo entro il quale questo può essere esercitato è di un anno e 14 giorni dalla conclusione del contratto o della consegna del bene. In caso di esercizio del diritto di recesso il professionista rimborsa tutti i pagamenti ricevuti dal consumatore, eventualmente comprensivi delle spese di consegna. Francesco Suria Esperto legale miglioramento del profilo professionale dell’attività turisticoricettiva, la Soat di Spadafora dell’Assessorato regionale alle Risorse agricole e alimentari ha organizzato il percorso formativo “Ospitalità turistica per gli agriturismi”. Il corso, gratuito e della durata complessiva di 24 ore, si svolgerà presso la Sede della SOAT di Spadafora in Piazza Immacolata snc, di Venetico Superiore. Il corso è rivolto ad un massimo di 25 partecipanti che dovranno presentare apposita manifestazione di interesse entro e non oltre le ore 12 del 30/04/2014 alla Soat di Spadafora che provvederà a stilare una graduatoria in base ai requisiti dichiarati. A parità di punteggio sarà data priorità ai candidati che risiedono nel distretto di sesso femminile e di minore età. Il programma dettagliato e l’apposito modello di manifestazione d’interesse sono disponibili presso le Soat del Distretto Messina-Peloritani. Venetico. Per promuovere il Il 6 aprile 2014 è entrato in vigore l'obbligo di richiesta del certificato penale del casellario giudiziale da parte dei soggetti che intendano impiegare al lavoro una persona, per lo svolgimento di attività professionali o attività volontarie organizzate, che comporti contatti diretti e regolari con minori. Il DLgs n.39/14 ha il fine di combattere lo sfruttamento minorile sotto l'aspetto sessuale e la pornografia. Il certificato deve rilevare l’assenza di condanne per prostituzione minorile, pornografia minorile, detenzione di materiale pedopornografico, pornografia virtuale ed adescamento minorenni sul web. Il costo dello stesso è di circa 20 euro. Dopo i chiarimenti dei ministeri della giustizia e del lavoro, è possibile affermare che l’obbligo per il datore di lavoro sorge all’atto dell’assunzione e quando, scaduto il termine di durata previsto, il datore di lavoro stipuli altro e nuovo contratto con lo stesso lavoratore. Quindi l’obbligo non è in vigore per le persone che erano già assunte al 6 aprile 2014. Il datore ha l'obbligo di richiedere il certificato in tutti i casi in cui si instaura con la persona un rapporto contrattuale con prestazioni corrispettive, per attività che comportino un contatto diretto e regolare con i minori. L’obbligo non sorge, invece, per le forme di collaborazione che non si strutturino all’interno di un definito rapporto di lavoro. Il certificato vale 6 mesi, ma il ministero della giustizia precisa che va richiesto solo al momento dell'assunzione. In attesa dell'acquisizione del certificato, se il datore di lavoro è pubblico può acquisire dal lavoratore una dichiarazione sostitutiva di certificazione; se il datore è privato, una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà. Il ministero precisa anche cosa si intenda per attività professionali o attività volontarie organizzate. Si tratta di tutte le professioni o i lavori (ad es. quelle di insegnante, bidello, pediatra, allenatore, educatore) per i quali l’oggetto della prestazione comporta un contatto diretto e regolare con i minori a fronte di uno specifico rapporto di lavoro. Restano, invece, esclusi i datori di lavoro domestico nel caso di assunzione di baby-sitter o di persone impiegate in attività che comportino contatti diretti e regolari con minori. Questo perché il legislatore ha inteso tutelare i minori quando gli stessi sono al di fuori dell'ambito familiare. Tutte le info dai Consulenti del lavoro. centonove pagina 28 poster 25 Aprile 2014 MURALES DI UMANITÀ VARIA EVENTI. Fino al 4 maggio nella capitale del barocco Noto, bellezza è cultura Poeti, artisti, musicisti e intellettuali protagonisti di incontri e percorsi culturali sullo sfondo di un patrimonio proprietà dell’Unesco NOTO. Fino al 4 maggio la città di Noto, in provincia di Siracusa, esplode di arte. La capitale europea del barocco ospita il progetto dal titolo "Nei luoghi della bellezza", appuntamento culturale primaverile presentato dal Comune di Noto in collaborazione con l'associazione RiFlexus. Nel corso dell'evento, numerosi poeti, artisti, musicisti e intellettuali saranno protagonisti di incontri e percorsi culturali sullo sfondo di chiese, conventi e palazzi, il cui splendore ha reso Noto patrimonio dell'umanità Unesco e città conosciuta in tutto il mondo per la sua bellezza. L'evento, a cura di Luisa Mazza artista e curatrice della manifestazione, gode dell'adesione del presidente della Repubblica e dell'Alto patrocino del ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. L'obiettivo spiegano gli organizzatori - è rendere Noto un luogo di produzione culturale in cui saranno coinvolti i cittadini attraverso laboratori e percorsi culturali ma anche giovani grazie a attività dedicate alle scuole. L'iniziativa culturale partendo da Noto potrà rafforzarsi coinvolgendo altre città e le "città tardo barocche del Val di Noto", del sito Unesco, per valorizzare i "luoghi della bellezza", sia con il coinvolgimento che con l'estensione di eventi alle altre località della "World Heritage List" Unesco, patrimonio mondiale dell'Umanità. Il programma della manifestazione è ricco di iniziative che si svolgeranno tra luoghi incantevoli, tra questi: Palazzo Ducezio, Palazzo Impellizzeri, Palazzo Nicolaci, la loggia del Mercato, Santa Caterina, Palazzo Un momento dello spettacolo L’Antimafia in palcoscenico Al Biondo di Palermo “Dopo il silenzio” di Piero Grasso. Poi le minacce... Crociferi. Mostre fotografiche, incontri culturali, letture di poesie, musica, teatro: una manifestazione che vuole comunicare l'importanza e la forza della bellezza, consolidando ancora una volta la centralità assunta dalla città come ambasciatrice dell'arte e della cultura in tutto il mondo. Gli artisti presenti saranno numerosi, tra questi: Danilo Rea, Milo De Angelis, Giorgio Bonomi, Davide Rondoni, Roberto Galaverni, Tiziano Broggiato, Antonio Presti e Massimo Scaringella che presenterrano le loro opere tra i maestosi palazzi di Noto in cui il fascino dei luoghi del barocco interagisce con l'arte. Palermo. Una "prima" molto attesa quella di martedì scorso al Teatro Biondo di Palermo, per un autore d'eccezione. In scena lo spettacolo di Pietro Grasso "Dopo il silenzio", scritto da Francesco Niccolini e Margherita Rubino e tratto dal nuovo libro del presidente del Senato "Liberi tutti". Nel palco centrale, martedì scorso, oltre a Grasso, anche il presidente della Regione, Rosario Crocetta e altri esponenti politici. E' la seconda esperienza teatrale per l'ex procuratore, dopo "Per non morire di mafia". Entrambi gli spettacoli sono stati fortemente voluti da Sebastiano Lo Monaco, che ancora una volta si è calato nei panni di Pietro Grasso, con una forza e una passione davvero sorprendenti, bravo e convincente anche nelle sfumature di un personaggio non facile. Il testo racconta l'impegno personale di Grasso, da giudice a latere del maxiprocesso a Procuratore nazionale antimafia, nella lotta a Cosa Nostra e ha una precisa impronta autobiografica. Proprio all’indomani del debutto teatrale, la polizia ha sequestrato nel centro meccanografico delle poste di Palermo una lettera intimidatoria indirizzata al presidente del Senato. Firmata “I cittadini onesti di Palermo”, contiene un lungo manoscritto con insulti e minacce all'ex procuratore antimafia. La polizia scientifica sta analizzando anche il contenuto del DEBUTTI A Cannes il film girato a Catania 'PIÙ BUIO DI MEZZANOTTE' DEL REGISTA RISO CATANIA. "Racconto le cose che la gente non vuole vedere, che si lasciano ai margini". Così Sebastiano Riso, il regista del film 'Più buio di mezzanotte' che sarà presentato alla Semaine de la Critique di Cannes 2014. Distribuito da Istituto Luce, l'opera, che ha al centro il mondo degli emarginati, ha nel cast Davide Capone e Lucia Sardo ed è ambientata a Catania. La storia si volge nella Villa Bellini che nella finzione è il parco delle città: un mondo a parte, che la gente fa finta di non vedere. centonove pagina 29 flaconcino di vetro, contenente un liquido giallo e la scritta “orange”. In "Dopo il silenzio" i personaggi sono tre: un giovane mafioso che sta per morire, il giudice e sua moglie, Maria Fedele, che per più di 30 anni ha insegnato nelle scuole "difficili" di Palermo, impegnata in un'attività costante di promozione della legalità. Il personaggio della moglie è impersonato da Mariangela D'Abbraccio, quasi una vestale della appassionata lotta alla mentalità mafiosa, nel difficile tentativo di "redimere" quei ragazzi che pur appartenendo a "zone sociali" a rischio o mafiose tout court, incontrano nella scuola la sola opportunità di cambiare vita e destino. E tutto questo a rischio concreto della propria incolumità, come nel caso dell'auto della professoressa che venne danneggiata, minacce e notizie mai divulgate, non tanto per tacere lo scandalo e il sopruso, quanto per continuare a lavorare nell'anonimato alla costruzione di una società migliore. Oltre alla D'Abbraccio e a Lo Monaco, in scena anche l'attore siracusano Turi Moricca, nei panni del giovane mafioso. La regia, di Alessio Pizzech, impedisce che si scivoli nella retorica ed è molto efficace il muro di pietra grigia che chiude la scena e si trasforma in schermo per proiettare la lunga teoria di martiri della nostra storia, da Falcone a Borsellino. 25 Aprile 2014 postermisteri MONTALBANO. Il dibattito sul sito di statue di pietra voluto da Federico III e la moglie. Una mega opera rimasta incompiuta Argimusco, i segreti di Eleonora Come riuscì la regina a finanziare una delle opere più controverse di tutti i tempi? Le ipotesi di due esperti, all’ombra i una delle prime ribellioni fiscali della storia DI PAUL DEVINS E SANDRO MUSCO Montalbano. La Regina Eleonora d’Angio è stata a nostro giudizio tra coloro, con lei l’ideatore Magister Arnau de Vilanova e il marito Re Federico III, cui e da imputare la paternita dell’opera, a nostro avviso incompiuta, del sito di statue di pietra dell’Argimusco in Montalbano Elicona. Abbiamo già parlato di come la cultura medico astrologica e alchemica di Arnau e della coeva koine islamico-iberica sia perfettamente coerente con le tecnologie mediche utilizzate sul sito (in particolare, per i salassi a mezzo dell'osservazione stellare fatta con il sestante litico arabo e con le tacche incise sui megaliti e a mezzo della vasca per l'allevamento delle sanguisughe) e con i vari simboli alchemici e templari. Abbiamo detto della donazione di un tabernacolo di legno fatta dalla Regina Eleonora ad Arnau e della dedicazione dell’ultima opera di Arnaldo, del 1310, l’Informacio espiritual al Rei Frederic de Sicilia, alla stessa Eleonora. Esempio di santità. Nell’Informacio Arnau si rivolgeva alla regina Eleonora raccomandandole di non avere letture mondane e di organizzare gruppi religiosi in stile beghino, beghini che egli aveva raccomandato pressantemente al Re di ospitare e proteggere. In altro articolo abbiamo raccontato di come tali gruppi vennero, con ogni probabilita, ospitati nelle due chiese montalbanesi di Santa Caterina e di Spirito Santo, costruite nello stesso periodo (1310) in stile romanico-catalano. Arnaldo, sempre nell’Informacio, prescrisse ad Eleonora di essere un esempio di santita per i suoi sudditi vestendo tonache di lino per visitare gli ospedali con le sue ancelle in modo da essere scambiate, lei come personificazione della Fede, le sue Megaliti dell’Argimusco ancelle della Speranza. Abbiamo detto di come la stessa immagine della suora in tonaca di lino con le mani intrecciate in preghiera (posa vietata nel paganesimo greco-romano) e oggi visibile, oltre che nell’abside sinistra del duomo di Messina, anche nello specchio delle stelle di Argimusco, ove la vergine in preghiera prende il posto della costellazione-vergine del modello iconografico arabo (il Liber locis stellarum fixarum di Al- Sufi) usato da Arnaldo. Abbiamo cennato del progetto di Arnau di realizzare sul sito demaniale di “Argimustus”, preferita riserva di caccia con il falcone del Re, una sorta di grande talismano di pietra al fine della medicina astrologica per la salute della famiglia reale in vista delle tribolazioni apocalittiche attese per il 1368 o 1376. Alcuni attenti studiosi hanno medio tempore prodotto altri studi di conferma della tesi sull'origine medievale del sito, pur contrastata da chi si ostina a scambiare per Ciclopi o altri popoli preistorici i committenti e le maestranze impegnate nella lavorazione delle statue. QUEL NOBILE DI MESSINA. Rimangono, pero, ancora tanti interrogativi. Perche il sito rimase incompiuto negli anni successivi alla morte di Arnaldo? Come riusci Eleonora a finanziare l’opera? Abbiamo gia detto, che poco prima, nel 1308, Eleonora aveva sostituito il Castellano di Avola, terra in dotazione della sua Camera Reginale, con il fido catalano Calcerando da Vergnea. Costui era delegato anche della giurisdizione criminale nel territorio della Camera Reginale. Il 26 agosto del 1311, proprio da Montalbano, centonove pagina 30 Federico III comunicava agli ufficiali del Val di Noto di aver incaricato il nobile Enrico Rosso di Messina, maestro razionale (una specie di ministro Tesoriere del Regno), di stabilire le assise a Siracusa per corrispondere 400 onze d'oro di “donativo obbligatorio” (exenium), importo pari ovvero al 3,3% di tutte le collette post-guerra acquisite nel 1286 in tutta la Sicilia, Malta compresa, pari a 12.406 onze. Enrico Rosso, era stato dato come presente alla Corte di Montalbano dal cavalier di ventura catalano Ramon Muntaner (y misser Orrigo Rosso) nella sua visita del 1309. E' dunque probabile che egli fosse presente anche durante la redazione dell'atto che lo incaricava. Non è certo da ascrivere a mera casualita la circostanza che l'atto della Cancelleria con cui si prescriveva di imporre una colletta ai cittadini della Camera Reginale del Val di Noto partisse proprio da Montalbano e in presenza di Arnau de Vilanova, ovvero a pochi chilometri dal sito di statue megalitiche riproducenti simboli spesso presenti nella sua opera. La presenza di Arnau quel giorno e certa. Da li a qualche giorno sarebbe partito per Genova nel postermisteri cui mare trovo la morte il successivo 6 Settembre. Nonostante le armi e il probabile timore generato dal castellano e responsabile dell'amministrazione della giustizia De Vergnea, la riscossione fu, pero, lunga e difficile per la opposizione della popolazione a contribuire. DISERZIONE FISCALE. Si puo anzi dire che forse siamo in presenza di uno dei primi scioperi fiscali o diserzione fiscale che dir si voglia. Tanto fece si che il 24 gennaio 1313 da Catania Federico III imponesse, con altra lettera, ai giurati di Siracusa di costringere una tal nobile Cesarea, moglie del nobile Giovanni di Montenegro, Guglielmo Palomar, e altri nobili e cittadini a corrispondere le rate loro spettanti per le 400 onze da donare al Re, e cio nonostante il loro perdurante rifiuto. Nel parlamento di Castrogiovanni tenutosi nel giugno 1313, Siracusa espresse, infine, la sua adesione alla colletta votata per la ripresa della guerra contro gli Angioini: venne per questo, forse, deciso di convertire l’exenium in tassa. Evidentemente ancora preoccupato, poco dopo, il 18 luglio 1313 da Messina Federico III scrisse al baiulo, giudici, giurati e agli uomini di Siracusa ricordando che, nel generale colloquio tenuto a Castrogiovanni nel giugno 1313, XI ind., Siracusa era stata tassata per 400 onze per la sovvenzione regia “habita compensationem ad quantitatem proinde alias terras et loca Sicilie contingentem”, ovvero al fine della compensazione di altre terre e luoghi della Sicilia. La finalita veniva ora in ultimo indicata. Viste le difficolta avute nel riscuotere, venne ora incaricato della esazione delle onze il siracusano Guglielmo Raimondo I Moncada al posto del maestro razionale Enrico Rosso. Il re Federico era more tempore addivenuto a piu miti consigli riducendo la somma da riscuotere a 300 onze. La citta, nel dare la sua disponibilita a contribuire alla colletta, poteva sottoporre quest’ultima a condizioni: ed e proprio questo che fece, lo abbiamo visto, quando chiese che si specificasse il motivo del tributo. Ed e quanto avvenne, poi ancora, nel 1316-17 allorche Siracusa si oppose a corrispondere le 300 onze per cui era stata di nuovo tassata obiettando che il consenso della citta era stato dato per proseguire le operazioni militari e non per trattare la tregua con gli Angioini: Federico III reitero la richiesta di corresponsione delle 300 onze, ma nella lettera del 22 agosto 1317, questa volta, si fece scrupolo di elencare in dettaglio i molti impegni finanziari contratti per la difesa del Regno e per l’armamento della flotta che rimanevano da onorare. La tassa, imposta a Castrogiovanni nel 1313 fu, comunque, presto revocata perche la cittadinanza fece rilevare che gli abitanti del Siracusano erano esenti dai donativi e che intendevano, pertanto, contribuire spontaneamente. Tanto in virtu del regime fiscale esente di cui godeva Siracusa: la prima esenzione era stata, infatti, pronunciata da Federico III il 5 ottobre 1298. L'esenzione venne poi successivamente ribadita con altri atti di Federico del 26 ottobre 1306, del 26 dicembre 1306 e del 24 maggio 1307. LA SVOLTA SIRACUSANA. Dunque, l'area Siracusana, sede della Camera e oggetto di ripetute attenzioni benevole in materia di esenzioni doganali e di collette di guerra, secondo le aspettative del Re non si sarebbe potuta mai sognare di creare problemi verso una nuova imposizione fiscale, ancorche dai contorni poco definiti. L'exenium avrebbe dovuto rimpinguare le esauste casse reali per scopi volutamente non resi pubblici, dicevamo precedentemente, come fino ad oggi fatto anche per le spese riservate della Presidenza della Regione Siciliana. Si e detto che si voleva evitare che l’opera fosse resa nota alle famiglie nobiliari critiche verso la casata reale e, sopratutto, che se ne accorgesse la Chiesa di Roma che teneva in regime di scomunica il marito di Eleonora e che guardava con sospetto le opere di Arnau, dopo avere tentato di metterlo un paio di volte sul rogo. Ci fu pero una sorpresa: i cittadini siracusani si rifiutarono di pagare la colletta. Dopo un anno e mezzo, il fallimento della riscossione porto il Re a scrivere ben due volte sullo stesso tema a distanza di 7 mesi. Nel parlamento di Castrogiovanni del giugno 1313 obtorto collo Federico dovette trovare una motivazione per l’exenium. Siracusa espresse solo allora la sua adesione alla colletta che venne votata favorevolmente al fine della ripresa della guerra contro gli Angioini: da qui, come detto, la trasformazione in tassa. Cio non bastò ancora perche un mese dopo Federico fu costretto ad emettere un altro atto in cui, sollecitando detto pagamento, specificava che l’importo era dovuto “quale risarcimento ad altri paesi e regioni di Sicilia”, con cio giustificando e ammettendo l'effettivo trasferimento delle risorse nel Messinese, ovvero a Montalbano, da cui, ricordiamo, venne emesso l'atto originale di imposizione dell'exenium. CANTIERE APERTE. Come tutti i mariti, Federico immaginiamo dovette subire un anno e mezzo di martellanti insistenze da parte di Eleonora che, devota discepola di Arnau nonche sorella dell'appassionato alchimista Roberto Re di Napoli, premeva, affinche dopo la morte del Maestro, venisse completata l'opera. Se poi ricordiamo che come tanti regnanti della Casata Aragonese, la sua passione per le stelle era tale che gli abitanti di Malpasso reintitolarono, in suo onore, il borgo in cui viveva in “Stella Aragona”, possiamo avere chiaro lo stress del Re determinante un colloquio in parlamento e ben tre atti di cancelleria non legati alle piu importanti vicende belliche o del Regno, ma all'esigenza del completamento dell'opera dello “speculum astrorum” prima dell' annunciata apocalisse. Possiamo, dunque, ora anche capire, per quale motivo i lavori dell’Argimusco siano rimasti incompleti. Il cantiere dotato di argani e mezzi costosi, forse, provenienti da lontano, si era bloccato alla morte del suo progettista e ideatore. Il re impaurito di avere, forse, innescato le attenzioni delle famiglie nobiliari al 25 Aprile 2014 Eleonora d’Angiò Parlamento di Castrogiovanni o peggio dell'Inquisizione (che aveva gia tentato di mettere sul rogo Arnaldo da Villanova) non completo i lavori e con ogni probabilita fece sparire ogni documento o carteggio sull'opera, per non lasciare tracce. La dichiarazione fatta a luglio 1313 sulla reale destinazione ad altra zona di Sicilia e la provenienza dell'atto da Montalbano avrebbero potuto fare scattare indebite curiosita. Forse, in tutta fretta venne distrutta ogni prova della committenza reale dei lavori. Il sito megalitico, talismano medico della famiglia reale, rimase incompiuto e venne poi presto dimenticato. Nel frattempo, il ricordo del significato e del piano stellare dell'opera era gia sceso nella tomba con Arnaldo. Certo, e che alcune grandi pietre disordinatamente sparse sul pianoro in alto non stanno a testimoniare la compiuta e funzionale realizzazione di un grande progetto reale. Il successivo oblio delle conoscenze medico-astrali, il silenzio e l'incuria di 700 anni di abbandono poi fecero il resto. Ricapitolando, da Montalbano e, per esigenze locali (per come ammesso dallo stesso Re), il 26 agosto del 1311, in presenza del medico alchimista/astrologo Arnau de Vilanova, venne emesso un atto per un'imposizione fiscale gravante sulla Camera della Regina Eleonora d'Angio. Per evidenziare la cogenza dell'atto, ad emettere la disposizione non fu la Regina, quale titolare della Camera, ma il Re in persona che incaricava della riscossione non un qualunque gabelloto, come in tanti altri atti regi, bensi il tesoriere reale, Enrico Rosso. IN NOME DELLA TRASPARENZA Sorprendentemente, le collettivita della Camera Reginale opposero, pero, una sorda resistenza fiscale in nome di quella che oggi chiameremo “trasparenza”. Il Re alla fine dovette ammettere, anche se parzialmente, il reale scopo dell'exenium centonove pagina 31 non rivolto alle guerre, ma ad una compensazione destinata ad altri luoghi della Sicilia, ovvero a Montalbano da cui l'atto fiscale originario proveniva. E' utile notare che quell'atto di imposizione fiscale del 26 agosto 1311 e stato l'unico emesso dalla Magna Curia di Federico III da Montalbano. Che quelle ingenti risorse siano servite ad altro che non l’Argimusco, e, a questo punto, da escludere. Non si ha motivo di dubitarne se consideriamo la presenza a corte del medico alchimista Arnaldo da Villanova autore di profezie apocalittiche all'epoca molto note, il clima di urgenza causato dalla stessa attesa apocalittica, la riproduzione, nell’attiguo sito demaniale, su statue di pietra dei simboli culturali e degli strumenti per le tecniche mediche praticate dallo stesso medico e il fatto che, infine, l’allargamento del castello era stato certamente concluso prima del 1309 (data dell’arrivo al Palacium di Ramon Muntaner). Altra grande opera coeva non risulta nei dintorni: le due piccole chiesette di Santa Caterina e Spirito Santo erano state fatte nel 1310 e, comunque, con la somma del tributo se ne sarebbero potute costruire varie decine di quelle chiesette. Ci sembra, dunque, opportuno concludere che l’Argimusco, oltre ad essere un unicum mondiale quale vero e proprio “specchio delle stelle”, puo essere definito anche come una delle prime grandi opere a non essere stata completata per scarsita di risorse finanziarie. Non solo: per il finanziamento di esso si e scatenata una delle prime resistenze fiscali che la storia ricordi, seconda solo a quella degli zeloti contro i romani nel 66-70 d.C.. Gli abitanti del Siracusano stufi di imposizioni fiscali chiesero conto e ragione dell’utilizzo delle risorse loro fiscalmente sottratte. Chiesero, si direbbe oggi, trasparenza fiscale. L'Argimusco e, forse, anche un silenzioso monito valido anche per la politica di oggi?!? 25 Aprile 2014 posterlibri SAGGI. Noam Chomsky e il duro atto d’accusa contro “I padroni dell’umanità” Quant’è finta la democrazia Lo storico racconta le oligarchie occidentali, che riducono i cittadini al ruolo di sudditi. Da istupidire sempre più con istruzione insufficiente e media completamente asserviti DI LUIGI FERLAZZO NATOLI NOAM CHOMSKY, il maggiore linguista vivente, ma anche storico, politologo e certamente fra i più illustri intellettuali, attraverso la raccolta dei suoi saggi politici, apparsi tra il 1970 e il 2013 con il titolo I padroni dell’umanità (Ponte alle Grazie, 2014, pp.264, euro 16,50), grida il suo j’accuse contro quello che definisce il capitalismo reale e in particolare contro quello americano – per la sua preponderanza – e in una parola contro il potere economico globale che, pur di fare profitto, sta portando il pianeta verso la sua implosione finale. Osserva nella Introduzione Marcus Raskin: “Poiché nel mondo di Chomsky l’intellettuale deve mettere il suo talento e il suo spirito al servizio del racconto della verità e dell’analisi accurata dei fatti per come essi sono, la scelta individuale diviene scontata e inevitabile. Per Chomsky l’indagine è strumento per aiutare gli oppressi a essere liberi di agire”. E precisa ancora che gli eventi devono essere osservati “togliendo le lenti opache premurosamente fornite dall’intreccio tra Università, mondo aziendale, fondazioni e media”. A ciò aggiungerei, ancor più semplificando, che i governi dei più importanti Paesi del pianeta, da quello americano a quelli europei (Germania, Inghilterra, Francia, Italia, Spagna etc.), hanno ormai abdicato nei confronti dei potentati economici, che li LACERTI DI LETTURE condizionano. In conseguenza, si creano delle vere e proprie democrazie fittizie, in sostanza delle oligarchie, che riducono i cittadini al ruolo di sudditi, da istupidire sempre più con istruzione insufficiente, media e pubblicità completamente asserviti. Per tutto ciò, se resta tuttavia l’ottimismo della volontà, si spiega come intellettuali come Noam Chomsky rischino di fare la fine di Don Chisciotte guerreggiante contro i mulini a vento. Senza contare che l’ultima trasposizione e/o trasformazione del capitalismo reale (per usare l’espressione cara a Chomsky) si deve all’avvento del computer, di Internet, nonché di tecnologie sempre più raffinate. Come dice l’autore il computer e Internet, insieme ad altre componenti fondamentali della rivoluzione informatica, per decenni hanno fatto parte del settore statale (attraverso ricerca e sviluppo, sovvenzioni, approvvigionamenti etc.), prima di essere ceduti alle imprese private perché le adeguassero ai mercati e al profitto”. Uno dei più autorevoli giornalisti economici del Financial Times, Martin Wolf osserva che “un settore finanziario ormai fuori controllo sta divorando l’attuale mercato economico dell’interno…”; e il maggior filosofo americano John Devey ammoniva che se l’economia globale non sarà sottoposta a controllo da parte dei governi “la politica continuerà ad essere l’ombra proiettata sulle società dai grandi interessi economici”. Conclude pessimisticamente Chomsky: “Mi sembra improbabile che la civiltà possa sopravvivere al capitalismo reale e alla forma di democrazia fortemente ridimensionata che a esso si accompagna”. E nell’ultimo saggio del 2013, intitolato Può la civiltà sopravvivere al capitalismo reale, afferma amaramente che ormai si va verso la catastrofe ambientale del pianeta e, mentre “le società indigene lottano per tutelare quelli che definiscono i «diritti della natura»…,le società civilizzate e sofisticate si fanno beffa di quella che considerano una sciocchezza…” Proprio un comportamento irrazionale, LA CLASSIFICA Noam Chomsky “a meno che non si tratti della forma di ragione distorta dal filtro deformante della democrazia del capitalismo reale”. Come si vede, non c’è da stare allegri. Si può, comunque, sperare nella resipiscenza delle potenze occidentali, che finalmente si rendano conto che la catastrofe eventuale – verso la quale siamo diretti – non risparmierà nessuno. DI FELICE IRRERA Torna l’annuale appuntamento con un libro che è ormai tradizionale del nostro territorio e che si colleziona come un gioiellino dal suo primo anno di edizione, il 1978. Questa volta il tema propostoci dal buon fra Filici è quello del vino e quindi della preziosa cultura popolare che gravita intorno a questo prodotto altrettanto pregiato e di prestigio in campo internazionale. Scorrono nel volumetto le pagine senza tempo di Guastella, Lanza, Martoglio, Mongitore, Pitrè, Salomone Marino, Vigo, Cannizzaro, Nino Falcone e Lucio, l’editore che ha seguito le orme paterne e permette al lettore di accedere a fonti preziose di sapere popolare. AA.VV., Almanaccu sicilianu 2014. Uva e Vino nella cultura e nelle tradizioni popolari siciliane (con illustrazioni di Giuseppe Vanadia), Pungitopo 2013, pp. 204, € 12,00 Espinosa Michael Connelly 1Albert Braccialetti rossi - Salani 4 Il quinto testimone - Piemme Alan Friedman Clara Sánchez il Gattorpardo - Rizzoli Le cose che sai di me - Garzanti 2Ammazziamo 5 Andrea Vitali Serra 3Rizzoli 6Michele Premiata ditta Sorelle Ficcadenti Gli sdraiati - Feltrinelli www.wuz.it FRASI CHE FANNO UN RACCONTO, DIVERSO DA QUELLO NARRATO DALL’AUTORE (A CURA DI CARMELO CELONA) Segreta per lui La mafia agisce nell’ombra solo per chi non la vuole vedere. I suoi effetti sono alla luce del sole e gli esiti delle sue azioni sono sotto gli occhi di tutti. “Il solito tuttologo aveva detto che la mafia è un’associazione segreta! Proprio così, segreta! Segreta per lui, forse, che non sapeva quello che diceva. Bastava fare una passeggiata nei quartieri della città per accorgersi di quanto era segreta la mafia. Era sufficiente osservare la cerimonia del saluto, gli scappellamenti, gli inchini, per capire chi era il capo.” I veri lupi sono coloro che si vestono da pecorelle. “Se proprio sbagliava , una bella confessione, la penitenza, tutti gli atti di devozione e si ritornava a posto. Nevvero? C’era chi nasceva pecorone e doveva seguire tutte le regole, e chi nasceva pecorella smarrita. Lui pecorella smarrita faceva di testa sua. E il pastore andava a cercarlo.” L’intolleranza è l’abbandono della ragione a favore del fideismo e del pregiudizio. “Roma era tollerante, in fatto di dei. Poi erano venuti i seguaci dell’ebreo, del falegname, a dire che il vero Dio era quello loro, che anzi era l’unico Dio, e che tutti gli altri non si dovevano adorare. L’intolleranza aveva vinto. Per sempre.” Il fanatismo religioso conduce al conflitto come il fiume al mare. “La fede unita alla grande tolleranza riusciva a unificare gli uomini, a renderli veramente uguali. Ora invece i seguaci del circonciso impedivano la preghiera, imponevano i riti, dettavano norme per tutti gli aspetti della vita obbligatorie per tutti. Era la fine della humanitas, della civiltà, come l’aveva edificata Roma con la sua storia, con le sue leggi!” La borghesia rappresenta la sua doppiezza sul centonove pagina 32 sagrato delle chiese prima di acquistare i dolci domenicali. “Davanti alla Chiesa era tutto un susseguirsi di buongiorno dottore, bacio le mani cavaliere, salutiamo ingegnere, con le voci e i cappelli che si alzavano e si abbassavano più rauche o più squillanti a seconda dell’importanza della persona cui era rivolto il saluto.” Ma da dove proviene la facoltà di dichiararsi rappresentanti di Dio? “Parlavano in nome di Dio, ripetevano con enfasi le parole di Dio, come se Dio le avesse sussurrate all’orecchio a loro soli, in gran segreto, per far dispetto agli altri. Parlare in nome di Dio era il modo più semplice e rapido per raggiungere onori, ricchezza, potere, per dominare le coscienze e il mondo in modo assoluto, fuori da ogni razionalità. Ecco perché più di cento erano le fedi nate dal falegname.” Lacerti tratti da: “Il Cammello e la corda ” - 2006 Domenico Seminerio 25 Aprile 2014 posterprotagonisti ANALISI. Il riocordo dell’’autore del capolavoro Cent’anni di solitudine recentemente scomparso Garcia Marquez, la sinistra e l’utopia Premio Nobel per la letteratura, resta nel cuore anche per il suo impegno e passione politica. Storia di una vita spesa contro le dittature in Sud America e per le giustizie sociali Gabriel Garcia Marquez DI MAURIZIO BALLISTRERI Messina. Gabriel García Márquez, l’autore del capolavoro Cent’anni di solitudine, recentemente scomparso all’età di 87 anni premio Nobel per la Letteratura, è stato ricordato, giustamente, anche per il suo impegno politico. Un impegno nato di getto, contro le dittature in Sud America e per la libertà e la giustizia sociale, sin da quando fu assassinato il leader liberale colombiano Jorge Eliécer Gaitán il 9 aprile del 1948. In Colombia si scatenò una guerra civile e il “Gabo”, così era soprannominato Garcia Marquez, cominciò la professione di giornalista come forma di resistenza democratica. Aveva non solo il bisogno di guadagnarsi da vivere, ma anche una gran passione politica e una profonda conoscenza della storia contemporanea latinoamericana. Il “Gabo” non ha mai militato in nessun partito anche se ne ha sostenuto diversi. A Caracas, per esempio, quando gli è stato conferito nel 1972 il premio letterario “Rómulo Gallegos” per il romanzo Cent’anni di solitudine, García Márquez donò i 100mila dollari del riconoscimento al Movimento al Socialismo (Mas) dell’amico Teodoro Petkoff. Marquez, che diceva di volere portare con sé in un’isola deserta La Metamorfosi di Kafka e Le mille e una notte, abbracciava nel suo “realismo magico” un’idea della letteratura e del mondo: per quanto abbia sempre negato di essere comunista, nonostante un legame strettissimo con Fidel Castro, confessò al suo amico Plinio Apuleyo Mendoz il suo desiderio che il mondo fosse “socialista, e credo — disse — che prima o poi lo sarà”. E nel discorso che pronunciò a Stoccolma nel 1982, quando gli fu consegnato il Nobel, disse che “Noi inventori di favole, che crediamo a tutto, ci sentiamo in diritto di credere che non è ancora troppo tardi per intraprendere la creazione di una nuova e devastante utopia della vita, dove nessuno possa decidere per gli altri addirittura il modo in cui morire, dove davvero sia certo l’amore e sia possibile la felicità, e dove le stirpi condannate a cento anni di solitudine abbiano finalmente e per sempre una seconda opportunità sulla terra”. E vent’anni prima, parlando della rivoluzione cubana, aveva detto di continuare a credere che “il socialismo sia una possibilità reale”. Ma il socialismo del “Gabo”, che fu pure amico del leader socialista spagnolo Felipe Gonzalez (ma anche del presidente americano Bill Clinton), era assai lontano da quello della tradizione europea, che, sia nel modello collettivistico leninista, che in quello socialdemocratico che con Eduard Bernstein portò alle estreme conseguenze il suo revisionismo ideologico dal materialismo storico, trae dal marxismo le origini, ponendo lo Stato al centro della propria azione politica. Piuttosto, il socialismo di Garcia Marquez è un rimpianto della Hispanidad soverchiata dal capitalismo industriale statunitense, non a caso la sua grande ossessione era la politica estera degli Stati Uniti: dal 1974 al 1980 infatti, scrisse molti articoli a sostegno della sinistra latinoamericana sulla rivista Alternativa. A tal proposito si deve ricordare un bellissimo articolo scritto “a caldo”, commentando i drammatici fatti del golpe militare cileno l’11 settembre 1973: “Nell'ora della battaglia finale, con il paese alla mercé delle forze della sovversione, Salvador Allende continuò afferrato alla legalità. La contraddizione più drammatica della sua vita fu quella di essere, contemporaneamente, nemico della violenza ed appassionato rivoluzionario, e credeva di averla risolta con l'ipotesi che le condizioni del Cile consentivano una evoluzione pacifica verso il socialismo, all'interno della legalità borghese”. “Gabo” in definitiva, esprimeva essenzialmente il volontarismo politico dell’anarchismo spagnolo degli anni ’30 del Novecento intriso del culto del leader rivoluzionario, del romanticismo dei libertadores come José Marti’ e Simon Bolivar (o del nostro Garibaldi), del populismo delle rivoluzioni dei peones, con il richiamo alle teorie sull’arretratezza latinoamericana a causa dell’imperialismo yankee, ma quasi indifferente all’esperienza di Hugo Chavez in Venezuela, forse perché segnata dai germi della violenza autoritaria. Un socialismo libertario quello di Marquez e per questo un po’ utopico, certamente ispirato dalle atmosfere magiche dei suoi romanzi ma di schietta matrice popolare e democratica, alieno da dogmatismi e, soprattutto, dalle influenze neoliberiste, che ai nostri giorni corroborano il paradigma delle “Due destre”. E d’altronde, non è necessaria una certa dose di utopia per i tempi che viviamo, per contrastare la “dittatura” dei mercati e della finanza, soprattutto per la sinistra italiana sedicente riformista? INIZIATIVE Un museo per Lo Sardo NASO CELEBRA LA MEMORIA DI UN COMUNISTA MARTIRE DI LIBERTÀ, MORTO DI STENTI NELLE CARCERI FASCISTE Inaugurato il 25 aprile il primo museo dedicato all’onorevole Francesco Lo Sardo (1871-1931) presso il Convento a Naso, suo paese natale, per celebrare la memoria di un comunista martire di libertà, morto di stenti nelle carceri fasciste, che riassume in sé la storia di Sicilia dai fasci siciliani alle camere del lavoro, al pacifismo alla ricostruzione di Messina terremotata, alla rappresentanza parlamentare. La sala accoglie reperti e i mobili, stile tardo cinquecento, dello studio legale romano in possesso del comune per eredità testamentaria della famiglia Lo Sardo. All’origine la proposta di Franca Sinagra Brisca, centonove pagina 33 accolta dal sindaco Daniele Letizia già nell’autunno scorso, per la creazione di un polo museale sugli uomini illustri nasitani nelle sale del restaurato Convento dei Frati Minori. E’ stato possibile cominciare l’allestimento per la Sala Lo Sardo a partire dal prezioso mobilio attorno al quale la prof.ssa Sinagra ha costruito una biografia sintetica, che inizia nel 1886 con la rara foto dei due fratelli Lo Sardo e Noè alla prima uscita de “Il Riscatto” a Messina. Stampe e riproduzioni fotografiche tracciano per grandi linee i momenti salienti del percorso di vita dell’onorevole avvocato, fino alle citazioni celebrative di personalità del dopoguerra. L’ambiente conventuale, di severa eleganza con muri di pietra viva arenaria, l’entrata nell’arco del primo portico che immette al chiostro e il parco naturale annesso, rendono la visita accogliente mentre celebrano la memoria storica. 25 Aprile 2014 posterstoria Padre Alessio Mandranikiotis S.LUCIA DEL MELA. Ritratto del religioso di rito greco che ha costruito pietra su pietra il tempio della Candelora Padre Alessio, eremo e fast food In un trionfo di icone e profumo di incenso, il monaco celebra le ore liturgiche e un passato glorioso DI GIUSEPPE PANTANO Milazzo. Chi entra nel Parco Corolla, grosso centro commerciale alle porte di Milazzo, avrà modo di notare, proprio accanto al fast-food Mc Donald’s, la stridente presenza di una piccola costruzione in pietra, che appare così avulsa dal contesto da sembrare finta, quasi messa apposta in una sorta di parco giochi stile Disneyland. Così non è, perché si tratta di un edificio storico che niente ha da spartire con i grandi magazzini confinanti, esattamente una “Cuba” bizantina, una cappella a pianta quadrata coperta da cupola, nata tra primo e secondo millennio d.C. come edificio religioso e luogo di culto di rito greco per le popolazioni locali che da tempo abitavano la zona del “Planum milatii”. Restaurata nel 1996 dalla Soprintendenza di Messina, nel corso dei secoli successivi alla sua edificazione la Cuba era stata affiancata da altre costruzioni formanti un sistema insediativo di tipo agricolo comprendente alcuni edifici, non più esistenti, tra cui un frantoio/palmento e una cisterna per la raccolta d’acqua, che ne spiegano il nome di “Masseria” dato all’intera contrada. Oggi la Cuba rappresenta una silenziosa testimonianza architettonica di una cultura e di un passato religioso cristiano, dovuto ai monaci di rito greco ortodosso che, in questa zona ed in tutto il Valdemone medievale durante la dominazione araba, erano riusciti ad alimentare i residui focolai del cristianesimo nei confronti del dilagante islamismo. La massiccia affluenza di pubblico nell’area in cui è situata la Cuba, pur con tutte le contraddizioni di una società dei consumi che omologa tutto e tutti, rende comunque a questo monumento la sua corretta funzione di ricordare un passato che innegabilmente fa parte della cultura locale e che viene, in questo modo, portato alla conoscenza di tanti, anche se spesso disattenti, visitatori. Ma si tratta pur sempre, come dicevamo, di un muto testimone del passato, di un pezzo di archeologia, di un brano di storia “mordi e fuggi”. Non molti sanno invece che a breve distanza in linea d’aria, nelle soprastanti colline di S. Lucia del Mela, vive un religioso di rito greco che oggi come allora può essere considerato il cuore pulsante di queste piccole “ecclesie” bizantine. Il riferimento è a Padre Alessio jeromonaco (prete-monaco), un autentico «frammento di storia vivente », figura e personaggio fuori del comune, fuori del tempo e per molti versi fuori dagli schemi. Chi si reca nell’eremo della Candelora, da lui costruito pietra su pietra, si rende conto di fare un privilegiato excursus nella cultura e nella spiritualità di un mondo che non esiste più, ma che è il medesimo che mille anni orsono fioriva in questo specifico territorio. Inserito in mezzo alla natura, con la spettacolare visione delle Isole Eolie, si percepisce nitida la sensazione di trovarsi in un luogo diverso, come potrebbe essere l’Athos o la Tessaglia, dove si trovano i famosi monasteri greci di Meteora. Eppure, in questa zona della Sicilia in epoca bizantina e normanna la spiritualità era vissuta esattamente come la vive oggi Padre Alessio, perfetto erede del monachesimo italo-greco dell’antico Valdemone. Anzi, come puntualizza egli stesso (profondo studioso di agiografia, dotato di una biblioteca straordinaria), le categorie monastiche sviluppatesi nella nostra terra tra VII e IX sec. hanno addirittura preceduto quelle ancora in vigore sul Monte Athos. Padre Alessio, al secolo Placido Cappuccio, nativo di Messina, ha aggiunto al suo nome da religioso l’appellativo di “Mandranikiotis”, come dire “appartenente all’Archimandritato del SS. Salvatore”, monastero voluto e fondato nel 1131 da Ruggero II, in virtù della Legatia Apostolica, nella zona falcata del porto, «in lingua Phari», alle cui dipendenze erano all’epoca ben 43 cenobi, dislocati in gran parte nella provincia messinese. Questo sacerdote di rito greco ortodosso è noto nel comprensorio peloritano e del Mela, per lo spirito ecumenico che lo anima e per l’impegno profuso nel vivere pienamente i problemi del suo territorio e della sua gente. Penso non a caso alla definizione cara a Papa Francesco, di pastore «con l’odore delle pecore», animali che Padre Alessio alleva davvero, insieme ad alcuni pavoni e alle colombe, specie anch’esse cariche di simbolismi religiosi. Egli si considera, a ragione, un monaco italo-greco, in quanto figlio ed epigono della grande tradizione autoctona monastica di Sicilia e Calabria, regioni dalle radici paleocristiane dove fiorirono lo stile ascetico e contemplativo della vita anacoretica, eremitica e cenobitica, unitamente al rito liturgico grecobizantino, ancora oggi praticato nelle Chiese orientali e in tutta l’ortodossia sparsa per il mondo. Nel suo eremo di montagna dove si ritira in preghiera, Padre Alessio celebra le ore liturgiche in un piccola chiesetta che è un trionfo di icone, di volute d’incenso, di memorie e reliquie di santi italo-greci (sui quali ha pubblicato un libro). «Quel che conta – egli dice – è pregare e offrire, tra incomprensioni, solitudine e abbandono la propria vita per la salvezza degli uomini e chiedere a Dio misericordia per tutti e per tutto. Questa è la vocazione del monaco». Da quell’incontro mi è rimasto il profumo dell’incenso, diverso da quello in uso nelle chiese cattoliche, molto più aromatico e speziato, che ricorda l’Oriente. Era quello “della Resurrezione” bruciato durante il periodo pasquale. Poi, mentre andavo via, mi tornavano in mente le dichiarazioni di papa Giovanni Paolo II, nella sua lettera apostolica del 1995 “Orientalis lumen”, sul ruolo unico dell’Oriente cristiano, in quanto contesto originario della Chiesa nascente e sul concetto delle Chiese d’Oriente quali interpreti viventi del tesoro di tradizioni da esse custodito. A pensarci bene, un « interprete vivente » di un tesoro di tradizioni e di spiritualità lo avevo lasciato da pochi minuti nel suo mondo di struggente coerenza, mentre mi avviavo lentamente verso la costa, forse per un veloce panino del fast-food. La cuba di contrada Masseria. Sullo sfondo parco Corolla centonove pagina 34 Icona Bizantina posteranniversari CENTENARI. Le guerre, scriveva Vittorini, generano nuovi linguaggi. Ecco quelli nati nel 15-18 Quando il soldato è poeta Da Ungaretti a D’Annunzio, da Casati a Evangelista il conflitto che ha ispirato versi di rara incisività DI SEBASTIANO SAGLIMBENI Si approssima la ricorrenza che riguarda il centenario della prima guerra mondiale, di cui sono stati divulgati tanti libri. Se ne divulgheranno altri che, fra l’altro, sapranno dire alle nuove generazioni che in guerra non v’è alcuna salvezza, come ammoniva nel suo poema, l’Eneide, Virgilio Marone. “Nulla salus bello” (Nessuna salvezza in guerra), scriveva, oltre duemila anni or sono, e religiosamente rifletteva come in guerra si uccide alla pari e si soccombe alla pari, vincitori e vinti. “Caedebant pariter pariterque ruebant/ victores victique”. Così nella sua lingua di poeta della latinità. Diversamente, ma dai medesimi effetti, il poeta del nostro tempo, Giuseppe Ungaretti, uno dei tanti scrittori e letterati in quel conflitto mondiale, esprimeva in versi come aveva vissuto, da soldato, la guerra. E, come esempio, qui quei suoi 4 brevissimi notissimi versi di “Soldati”. Il poeta descriveva quella guerra, che cagionò milioni di morti e feriti, con questa rara sinteticità ed incisività: “Si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie”. Lo scrittore Elio Vittorini, uno degli acuti interpreti della crisi del nostro Novecento, scriveva, con amara ironia, che “le guerre generano nuovi linguaggi e nuove poetiche”. Ad Ungaretti, la guerra aveva ispirato alcune liriche, spesso scelte dagli antologisti di testi letterari, come testimonianza di tragicità. “I poeti non dimenticano”, scriveva Salvatore Quasimodo, a proposito di altre atroci morti nell’ultima guerra mondiale. Nessuna salvezza in quella prima guerra mondiale, che non si volle scongiurare, e che si credeva, come l’ultima, si potesse concludere in breve tempo. Durò tre anni. Eppure, per scongiurarla, era stato predicato il forte pacifismo del papa Benedetto XV, che - lo scrive nella sua Storia d’Italia 1861-1958 Denis Mack Smith - si “trovava su questo punto stranamente solidale con socialisti ufficiali, ma il motto dei socialisti, ‘né aderire, né sabotare’, rispecchiava in maniera evidente le loro divergenze interne d’opinioni”. Da non dimenticare che molti uomini di lettere furono interventisti e propagarono una propria apologia della guerra. Addirittura, i futuristi la definirono l’ “igiene del mondo”, ma il vero Paese restava intimamente avverso o indifferente alla guerra. La osteggiavano le masse popolari, i contadini, e gli operai dei centri industriali. L’interventismo, nonostante andasse intensificandosi, tra l’ottobre del 1914 e il maggio del 1915, era rimasto una manifestazione di minoranza, ma il fronte studentesco esercitò una solida capacità di attrazione. A questo si erano uniti gli intellettuali e, come prima accennato, gli scrittori e i letterati. Come si sa da tanti manuali di storia, Antonio Salandra, assurto a primo ministro, dopo la caduta del governo Giolitti, aveva affiancato la Triplice Intesa e così si era assicurata l’entrata in guerra dell’Italia. Per non dimenticare, il Salandra, un ministro conservatore, che dopo gli insuccessi della guerra, si dimise. Nel 1922 inneggiò all’ascesa del fascismo, che, dopo, nel 1928, lo nominò senatore. Mentre si dirà della guerra 1915/ 1918 verranno alla luce tanti nomi di “protagonisti”. Tra questi, quello di Luigi Cadorna, un militare che riscuoteva Giuseppe Ungaretti delle benemerenze, grazie al padre Raffaele, il Gabriele D’Annunzio, retore interventista, liberatore di Roma nel 1870. “Egli era un che all’età di 52 anni si era arruolato buon organizzatore, sia lui che i suoi volontario nei Lancieri di Novara, ne principali colleghi mancavano d’ingegno, parla di quelle morti spietate che, come d’inventiva e di elasticità mentale, ed limpidamente le ha descritte, pare ispiravano d’altra parte scarsa fiducia ed vivano di vita reale. Così: “Di schiena al affetto nei loro uomini”, scrive ancora muro grigio furono messi i fanti Smith. E, proseguendo, dirà che Luigi condannati alla fucilazione, tratti a sorte Cadorna venne “accusato di aver fatto nel mucchio dei sediziosi. Ce n’erano fucilare, nel corso delle decimazioni da della Campania e della Puglia, di lui ordinate, anche dei soldati che non si Calabria e di Sicilia: quasi tutti di bassa trovavano in zona di operazione nei statura, scarni, bruni, adusti come i giorni in cui si erano verificati gli eventi mietitori delle belle messi ov’erano nati”. per i quali erano stati condannati”. Ce l’ha ricordata questa prosa del poeta Ne Il libro ascetico della giovane Italia, 25 Aprile 2014 D’Annunzio, lo scrittore veronese Franco Casati. I sostenitori della guerra e la maggior parte dei vertici militari restavano insensibili a tutte quelle morti o simulavano amarezze. Ora su di loro si è estesa l’inesorabile oscurità del tempo e quanto di migliore per il Paese credettero di aver fatto era stato ambiguo e vano. La guerra, che si può definire la conseguenza dell’insipienza della politica, va fermamente ripudiata. Dopo l’ultimo conflitto mondiale, la nostra Carta Costituzionale, all’art. 11, redatta da uomini di valore culturale e morale, la ripudia “come strumento di offesa degli altri popoli…”. Le madri latine la detestarono (Bellaque matribus/ detestata). Giovanni Evangelista, alludendo al male, in senso lato, scriveva che “gli uomini preferirono piuttosto la tenebra alla luce” (Kai egàpesan, oi antropoi màllon to scòtos e to fos). Si era come ornato di questa proposizione l’inquieto Giacomo Leopardi che la citava in cima al suo testo poetico “La ginestra o il fiore del deserto”. Francesco Petrarca con “La canzone ai signori d’Italia” diffondeva un messaggio pacifico e umanitario, motivato dalla caducità dell’esistere e dalla pietas. Chiudeva quella sua grande poesia con l’endecasillabo: “I’ vo gridando: Pace, pace, pace”. Si faccia conoscere, con libri, dibattiti, film, esposizioni di immagini, quella prima guerra mondiale, ma come denuncia di una delle tante e tante distruzioni del genere umano. Si ricordi e si detesti quanto divulgava nel 1915 il generale Cadorna. Vale a dire: “Il superiore ha il sacro potere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti e i vigliacchi. Chi tenti ignominiosamente di arrendersi e di retrocedere, sarà raggiunto prima che si infami dalla giustizia sommaria del piombo delle linee retrostanti e da quella dei carabinieri incaricati di vigilare alle spalle delle truppe, sempre quando non sia freddato da quello dell’ufficiale”. Si ricordino i luoghi (Isonzo, Caporetto, Piave, Montello, Monte Grappa, ecc.); si ricordino i martiri che leggemmo nei manuali scolastici (Battisti, Sauro, Chiesa, Filzi, Baracca, ecc.), ma si rifletta sulle parole “Sfortunato quel paese che ha bisogno di eroi”, dello scrittore Bertolt Brecht. APPUNTAMENTI Tre giorni per la Liberazione COSTITUZIONE, RESISTENZA E ANTIMAFIA I TEMI A DIBATTITO MESSINA. Tre appuntamenti per celebrare la Festa della Liberazione. Anche la provincia di Messina ricorda la lotta al nazifascimo, che in tutta l’Italia si celebra il 25 aprile. Il primo degli eventi organizzato dall’Anpi messinese si terrà oggi, mercoledì 23 aprile, alle 17.30 alla Sala Oasi di Barcellona Pozzo di Gotto. Tema dell’evento Le radici della Costituzione, la resistenza, con gli interventi del direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Ateneo di Messina Giovanni Moschella, la ricercatrice universitaria Alessandra Grasso e il responsabile provinciale di Anpi Messina Teodoro La Monica. Per Messina il tema sarà Resistenza, Costituzione, centonove pagina 35 Antimafia e il programma prevede giovedì 24 aprile alle 18 presso la sede di AddioPizzo in via Roosevelt la lettura delle lettere di condannati a morte della Resistenza e di alcuni articoli della Costituzione e alle 20.30 la proiezione del film Placido Rizzotto. Infine, sabato 26 aprile alle 17.30 le celebrazioni della Resistenza italiana si chiuderanno con il convegno Il contributo di sangue dei Nebrodi alla lotta partigiana tra realtà storica e presenza democratica oggi, che si terrà presso la Sala Polifunzionale del Circolo dei Maestri a Tortorici. I lavori saranno coordinati da Alfonso Fratacci di Anpi Nebrodi. Interverranno il sindaco di Tortorici Carmelo Rizzo Nervo, Teodoro La Monica, il segretario della Camera del Lavoro di Capo d’Orlando Nino Pizzino, il coordinatore regionale di Net Left Luca Lecardane e il direttore dell’Istituto di Cultura Politica per la Questione Siciliana Fabio Cannizzaro. 25 Aprile 2014 postermostre EVENTI NON PERDERE. Argenti, avori, tessuti, pergamene della Cappella Palatina Lo scrignodi Palermo In mostra l’intera collezione di suppellettili liturgiche ed una selezione dei più pregiati paramenti sacri Palermo. La Cappella Palatina, la più bella Chiesa al mondo, il più sorprendente gioiello religioso sognato dal pensiero umano come la definì Guy de Maupassant, come uno scrigno, oltre agli aurei mosaici, custodisce un importante patrimonio di argenti, avori e preziosi tessuti. Questa mostra propone, per la prima volta, l’esposizione dell’intera collezione di suppellettili liturgiche ed una selezione dei più pregiati paramenti sacri, valorizzando un tesoro d’arte applicata poco conosciuto e raramente fruibile nella sua interezza. Ammirando le settanta opere in argento presentate, realizzate da argentieri palermitani tra la fine del Cinquecento e la seconda metà dell’Ottocento, è possibile cogliere nitidamente la convergenza di più elementi, legati sia alla volontà della committenza che alla sensibilità dell’autore, sia alla materia trattata che al contesto in cui è stata realizzata. I circa venti manufatti tessili sono le testimonianze più antiche e interessanti tra gli esemplari scampati al dannoso incendio scoppiato nella sacrestia della Cappella il pomeriggio del 27 ottobre 1963. Quel che resta della collezione di sete e ricami della Cappella Palatina di Palermo offre una note- vole rassegna di pregiati ed originali paramenti sacri che, grazie a questa manifestazione espositiva, vengono valorizzati permettendone l’opportuna fruizione del tutto meritata e dovuta. Le opere mostrate documentano un arco cronologico che dalla fine del XVI secolo giunge sino ai primi del Novecento. Tra luccicanti argenti e sete preziose, selezionati da Maria Concetta Di Natale e Maurizio Vitella, sono anche Biblioteca Ursino Recupero Bibbia del Cavallini esposta a Catania Considerata una delle opere più preziose al mondo, sarà digitalizzata esposti singolari cofani eburnei e notevoli pergamene. Sono opere, pertinenti al tesoro e al tabulario della Cappella, che documentano la quasi millenaria storia della chiesa del Regio Palazzo e offrono la possibilità di fare memoria di un grande studioso, per anni custode di questo cospicuo e ragguardevole patrimonio: Mons. Benedetto Rocco. La mostra, a lui dedicata, che durerà fino al 10 giugno, offre un itinerario alla scoperta di eccezionali capo- lavori d’arte poco conosciuti che testimoniano la straordinaria ricchezza e il decoro nel tempo riconosciuti alla sacra liturgia nella Regia Cappella, gioiello d’arte bizantina nel suo massimo splendore (Bernard Berenson). CATANIA. Piccola, preziosa e rara. Quindi intoccabile. Ma ancora per poco. Presto sarà digitalizzata per renderla consultabile a studiosi, appassionati, ma anche semplici curiosi. E' la preziosa edizione di una delle Bibbie miniate di Pietro Cavallini, uno dei libri più famosi al mondo, visibile ai frequentatori della biblioteca Ursino Recupero che la ospita. L'iniziativa è del Comune di Catania, promossa dal sindaco Enzo Bianco. Il programma riguarda manoscritti e libri antichi e rari del fondo Benedettino della Biblioteca e fa parte del progetto 'Science and technology digital library' finanziato e coordinato da Cnr e università di di Catania. La Bibbia miniata del Cavallini, ritenuta una delle cinque più belle al mondo, fu acquistata a Roma, tra il 1740 e il 1750 da Placido Scammacca per arricchire la Biblioteca del monastero di San Nicolò l'Arena di Catania ed è stata sempre oggetto di attenzione e ammirazione da parte di studiosi e bibliofili. È stata esposta fino a oggi soltanto in tre mostre a Roma (1954), Bruxelles (1965) e Catania (1999). Il codice in folio è miniato in oro, consta di 440 carte (Vecchio e Nuovo Testamento, PALERMO I codici a barre di Angelo Denaro Palermo. Sarà inaugurata sabato 26 aprile alle ore 11, presso l’ex Monastero dei Benedettini c/o Antivilla Comunale Piazza Guglielmo II Monreale, la mostra antologica di Angelo Denaro dal titolo: Codice a barre. Itinerari e metafore. Nella mostra, che resterà aperta fino al 16 maggio, l’artista presenta in occasione di questa “antologica” i diversi momenti della sua vita artista. Sette cicli pittorici compresi in cinquant’anni di pittura e precisamente da Ossido e Nichel fino a Visioni Cosmiche passando da: Gabbiano Meccanico, Territorio, Le terre dal cielo, Graffiti e American landscape; un periodo abbastanza lungo e tormentato fatto di fughe in avanti e ritorni spesso amari e avari. centonove pagina 36 con le Epistole a Prologhi di San Girolamo) disposte su due colonne di 56 linee, di accurata scrittura gotica, ha titoli rubricati ed è decorata con iniziali istoriate e con fregi marginali costituiti da steli che fanno da cornice al racconto biblico, adorno da figurine umane e grottesche, spesso racchiuse in medaglioni. Con il codice nasce l'arte della miniatura e il libro in senso moderno, composto di singole pagine da sfogliare e non da srotolare. Indagini testuali, paleografiche e codicologiche sulla Bibbia del Cavallini fissano l'esecuzione di questo splendido codice tra la fine del '200 e i primi decenni del '300, creato in un centro di produzione libraria di altissimo livello per qualità e quantità della decorazione. Il codice è evidentemente frutto dello sforzo unitario di più amanuensi e miniatori, almeno tre, guidati da un quarto che fa la sua comparsa a partire dalla prima "Lettera di Paolo ai Romani" e che per quella rappresentazione tridimensionale dello spazio, per i chiaro-scuri dei panneggi e degli incarnati, la sua volumetria dei personaggi raffigurati, può identificarsi con Pietro Cavallini in persona. posterrubriche NUOVE VISIONI DI MARCO OLIVIERI Wes Anderson e i narratori del futuro Uno sguardo dissonante. Un’attenzione ai dettagli, con un occhio ingenuo e disincantato al tempo stesso. Che cosa caratterizza il cinema visionario di artisti come Wes Anderson, i fratelli Coen e Tim Burton, pur nelle profonde differenze nel linguaggio e nei temi? Forse la capacità di riattivare in chiave originale i meccanismi narrativi e i generi, inventando momenti cinematografici a volte memorabili. Sono loro i narratori che costruiscono un ponte verso il futuro, che sarà riempito da nuovi registi e nuovi sceneggiatori. In questo scenario, Grand Budapest Hotel, il nuovo film dello statunitense Wes Anderson (Rushmore, I Tenenbaum, Moonrise Kingdom), rispecchia il mondo creativo e geniale di un artista che si confronta con i mostri sacri del passato, da Chaplin a Wilder e Lubitsch, valorizzando la propria originalità espressiva e tematica. Dedicato allo scrittore Stephan Zweig e Orso d’argento Gran Premio della Giuria al Festival di Berlino, Grand Budapest Hotel vanta un’atmosfera fuori dal tempo, nell’Europa della prima metà del Novecento, e un tocco fuori dal consueto. Ottimo il cast: da Ralph Fiennes a Bill Murray, Edward Norton, F. Murray Abraham e Jude Law, senza dimenticare Harvey Keitel e Tilda Swinton. Ogni personaggio e ogni piega della storia appaiono curatissimi, nello stile dello sceneggiatore e regista Wes Anderson. CATANIA. Teatro delle diversità Il coraggio... di Danilo CATANIA. Il coraggio è una cosa è uno splendido verso di Roberto Roversi ed è molto più che una semplice frase. È uno stile di vita, una visione dell’esistenza, una sfida, ma anche la possibilità di vivere la quotidianità appieno. Ed è una possibilità che ci dona Danilo Ferrari, attraverso un suo libro e uno spettacolo teatrale (in scena sabato 26 alle ore 21 e domenica 27 alle ore 17,30, al Piccolo Teatro) nel quale è protagonista, intitolati, appunto, “Il coraggio è una cosa” e realizzati dall’associazione Nèon, che da 25 anni ha introdotto in Sicilia il Teatro delle Diversità. Per Danilo, affetto dalla nascita da tetraparesi spasticodistonica (con assenza di linguaggio e impossibilità di muovere le mani), scrivere un libro e partecipare da protagonista ad un’opera teatrale ha richiesto un lavoro speciale. 25 Aprile 2014 RASSEGNE Docu-cinema alla siciliana MUSICA Al Teatro Tina Di Lorenzo di Noto “Foemina Ridens” Leone d’oro a Reich Un momento della presentazione DI PAOLO RANDAZZO Noto. Occorre farcela e far girare idee, informazioni, opportunità e realizzazioni, occorre darsi da fare, trovare il modo di render concreti progetti e idee; raccontiamo spesso di quanto la ricerca teatrale siciliana in mezzo a difficoltà, conflitti e incomprensioni, riesce a realizzare di straordinariamente interessante; parliamo spesso di teatro anche come metafora della giovane arte siciliana che tenta di sopravvivere a ogni gretto provincialismo e a un’insipienza politica che, troppo spesso, non sa scommettere sulla cultura come chiave di volta per lo sviluppo. Questa volta parliamo invece di cinema e di una tipologia particolare di quest’arte, quella documentaristica. È in corso a Noto (partita il 12 aprile e fino al 6 maggio) la “Prima rassegna dei documentaristi siciliani”, organizzata dall’associazione/collettivo di cultura visiva e cinematografica “Frame off”, nel Teatro comunale “Tina Di Lorenzo” e col patrocinio del Comune di Noto. Tredici documentari firmati da giovani film maker siciliani e tutti interessanti. «…Opere eterogenee, dense di ricerca, DE GUSTIBUS aperte all'indagine sul contemporaneo ed insieme intimistiche, biografiche a tratti, aperte alla scoperta dell'identità regionale – spiegano i giovani di “Frame off” -. Autori che sperimentano quotidianamente le possibili forme di produzione per il cinema documentario, esplorando nuove possibilità che superino il grande ostacolo dell'espressione cinedocumentaria: la mancanza oggi della figura fondamentale del produttore cinematografico. E dunque dei finanziamenti allo sviluppo dell'arte più giovane della storia». Si pensi a quello che forse è il più conosciuto tra i documentari in programma, ovvero “I fantasmi di San Berillo” di Edoardo Morabito: al di là dello scavo storico e sociologico, è la fortissima torsione poetica delle immagini che rende questo lavoro (vincitore nella sezione documentari italiani del Torino film festival 2014) notevole. Ecco i prossimi appuntamenti: il 29 Aprile, alle 19:00 “Zeroper – Rimettersi in gioco” di Francesco Russo; alle 21:30 “Viaggio a Sud” di Alessandro Seidita e Joshua Wahlen; il 6 Maggio alle 19:00 “Eu 013 l'ultima frontiera”, di Alessio Genovese e alle 21:30 “Caminante”, dello stesso collettivo Frameoff. DI CESARE NATOLI È andato a Steve Reich il Leone D’Oro alla carriera per la musica della Biennale di Venezia. La notizia è stata data durante la conferenza di presentazione della prestigiosa manifestazione, tenutasi nei giorni scorsi a Roma. Il prossimo 21 settembre, in occasione del Festival Internazionale di musica contemporanea della Biennale, verrà così consegnato al settantottenne compositore statunitense l’ambito riconoscimento. Reich se lo merita. Da sempre vicino al minimalismo di Philip Glass, ha sempre improntato la sua opera alla ricerca del ritmo e della musicalità, basandosi su un processo compositivo che crei un’unione con la realtà, immediatamente percettibile all’orecchio umano. Cultore del “phasin”, (ossia di una tecnica di desincronizzazione delle voci che si evolve e cresce sempre di più con timbri e ritmi ogni volta differenti) è stato autore di brani molto famosi, quali “Music for 18 Musicians” (1974– 76), “Double Sextet” (2009) per ensemble misto amplificato e nastro, o doppio ensemble misto, e “Different Trains” per quartetto d'archi e nastro (1988). Nella sua vita sono stati molto importanti anche gli avvicinamenti ad altre culture, ebraica, africana e mediorientale, che gli hanno consentito di raggiungere risultati sonori sconosciuti alla cultura musicale occidentale. E sono stati sicuramente la continua ricerca e la voglia di modificare gli stereotipi, di trasformare ciò che già esiste in qualcosa di nuovo e mai esistito, le basi che gli hanno permesso di conquistare il Leone D’Oro DI MASSIMO LANZA I premi Grandi Cru d’Italia Anche quest’anno, nel corso del Vinitaly, la prestigiosa associazione dei Grandi Cru d’Italia, che riunisce i protagonisti italiani della viticoltura d’eccellenza, ha assegnato gli ambitissimi Premi Grandi Cru d’Italia dedicati alle più importanti personalità internazionali del settore del vino. Alla cena di gala hanno partecipato circa 300 giornalisti e operatori nazionali e internazionali, autorità e i soci del Comitato Grandi Cru d’Italia, associazione che sul modello francese riunisce i 100 produttori di più alta qualità, che da almeno 20 anni producono vini con i più alti rating derivanti dall’incrocio di guide e riviste italiane e straniere. Manifestazione che ha segnato l’esordio nel ruolo di nuovo Presidente dei Grandi Cru d’Italia del Marchese Carlo Guerrieri Gonzaga, che succede al Marchese Vittorio centonove pagina 37 Frescobaldi. Il nuovo Presidente, proprietario della Tenuta San Leonardo è affiancato dal Vice Presidente Esecutivo Paolo Panerai, appassionato produttore e proprietario di tre note cantine, due in Toscana (Castellare di Castellina e Rocca di Frassinello) e una in Sicilia (Feudi del Pisciotto). Fil rouge della serata è stato il connubio tra vino e arte: protagonista è stato il Bacco Adolescente di Caravaggio, di cui gli ospiti hanno potuto apprezzare i più interessanti dettagli pittorici e la storia della sua creazione grazie agli approfondimenti del Prof. Vittorio Maria De Bonis. Ai partecipanti è stato inoltre presentato il libro WineArt, con un interessante approfondimento sul legame fra vino e arte. I soci del Comitato Grandi Cru d’Italia hanno premiato come: Miglior giornalista, ex aequo Jay McInerney, Wine Columnist Town & Country e The Wall Street Journal, e a Qianrui Cheng, Senior Editor Wine in China. A vincere il titolo di Sommelier dell’anno è stato Paolo Basso, Miglior Sommelier del Mondo 2013 per la Association de la Sommellerie Internazionale. 25 Aprile 2014 posterlettere QUI SCUOLA HERITAGE GUI DI ANDREA SMITH DI SERGIO BERTOLAMI Buon lavoro Giusi Formazione in ingresso per neo assunti in ruolo Prenderà il via il prossimo 7 maggio l’attività di formazione per il personale docente ed educativo neo immesso in ruolo. Il compito di iscrivere il personale neo assunto a uno degli ambienti di apprendimento predisposti è affidato alle scuole, avvalendosi del codice meccanografico e della password utilizzata per le iscrizioni alle iniziative di Puntoedu e prelevando i dati anagrafici dall’elenco fornito dal MIUR. Le attività di formazione previste con la nota ministeriale del 17 aprile, costituite da 50 ore e articolate metà in presenza e metà a distanza, sono coordinate da un tutorfacilitatore d’apprendimento. Ogni incontro in presenza sarà, in via ordinaria, organizzato in classi di 15-30 docenti, provenienti dai due cicli scolastici, purché gravitanti nello stesso ambito territoriale. Per i docenti neo nominati in ruolo su posti di sostegno con decorrenza giuridica 1/9/2013, l'anno scolastico è considerato come anno di prova purché il neo nominato presti servizio in qualità di supplente (annuale, fino al termine delle attività didattiche o con supplenze temporanee di almeno 180 gg.). Per la validità del servizio, ai fini della prova, è valido quello prestato come supplente purché svolto nello stesso insegnamento o classe di concorso o nell'insegnamento di materie affini. Ciascun corso è coordinato e diretto da un dirigente scolastico che, avendo compiti amministrativo-gestionali, avrà la responsabilità di rilasciare l’attestazione finale delle ore di formazione. L’organizzazione dei corsi è affidata alla competenza delle direzioni regionali, che opereranno secondo principi di efficacia ed economicità. L'attività formativa è rivolta ai corsisti neoassunti in ruolo nel corrente anno scolastico e a coloro che, a vario titolo, non hanno assolto al periodo di formazione in ingresso. ECOLOGIA&AMBIENTE IL COMMENTO Mafia e professionisti, la gaffe di Rosi Bindi L’Unione Commercialisti ha acquistato una intera pagina di un noto quotidiano per stigmatizzare pesantemente le dichiarazioni della Signora Rosy Bindi, Presidente della Commissione Antimafia, la quale avrebbe dichiarato : “Il problema principale per combattere la mafia oggi è quello di aggredire la zona grigia, fatta prevalentemente di professionisti, come avvocati, commercialisti e notai”. Una affermazione di eccezionale gravità e assolutamente calunniosa che travalica abbondantemente i limiti della libertà di opinione e che la signora Bindi avrebbe avuto l’ineluttabile dovere di documentare riferendo nomi ed episodi concreti. Sappia la signora Bindi che gli avvocati, i commercialisti e i notai non sono mafiosi e cerchi, per l’avvenire, di essere più cauta e soprattutto più documentata. Se questi sono i parametri per lottare seriamente la mafia, i mafiosi potranno dormire sonni tranquilli. Purtroppo questo accade quando, nelle nomine di vertice, alla competenza viene sostituita la spartizione politica. A questo punto però è indispensabile l’intervento immediato degli ordini Professionali compententi a tutela dei professionisti ingiustamente aggrediti nella loro professionalità e nel loro decoro dalle sconcertanti accuse della signora Bindi. Avv. Franco Pustorino Presidente Vicario della Camera Civile Associato della Camera Penale Mi rivolgo al nuovo assessore regionale per i Beni culturali, usando una metafora e richiamandomi alla similitudine usata da Socrate per spiegare a Glaucone, fratello di Platone, la condizione di noi uomini rinchiusi in caverna. Il paradosso è che lo faccia io, benché possa solo immaginare di parlarle. Poiché la catena della mia incoscienza, che mi costringe a guardare solo avanti, verso l’ingresso aperto alla luce, mi fa credere di scorgere il futuro. In verità conosco solo le ombre proiettate sulle pareti e le confondo col vero essere delle cose. Mentre burattinai scaltri, oltre il muro che cinge la salita, mettono in scena spettacoli immaginifici. Molti di loro parlano. Dio se parlano, quando dovrebbero tacere. Così io, ostacolato dalla mia eikasìa, esprimo solo opinioni. Ma lei, per nostra fortuna, ha raggiunto l’agognata nòesi e dalla conoscenza sensibile è pervenuta all’intellegibile. Ora con la massima facilità può «osservare di notte i corpi celesti e il cielo, alla luce delle stelle e della luna, e di giorno il sole e la luce solare». Non deve, però, dimenticare cosa predice il Maestro di se nel raccontarci come discernere la realtà dalle parvenze. Per cui, non le chiederò di cambiare da sola il sistema, pur nutrendo una speranza. Che, senza proferire parole, possa demolire i paraventi dei burattinai e allargare, dall’esterno, l’apertura dell’antro. Scemeranno gli effetti dei fuochi fatui alle nostre spalle ed entrerà uno sprazzo di sole. Nella caverna rischiarata riusciremo a distinguere le preesistenti ricchezze, portate in luce. E comprenderemo, lei e noi, cosa meglio fare. [email protected] DI ANNA GIORDANO Zps, urla nel silenzio Avrei preferito scrivere dei falchi bellissimi che ignari sorvolano la città e i villaggi di Messina, ma la tremenda realtà fatta di scelte irresponsabili, invade il mio spazio temporale e mentale e mi costringe a dire altro. Mentre scrivo non so come finirà, auspico che il sindaco revochi l’ordinanza con la quale autorizza lo stoccaggio di rifiuti in ZPS, e capisca che c’è stato un corto circuito informativo tra lui e il resto degli uffici, che hanno continuato ad oggi a tacere la parola discarica e tutto ciò che ho man mano detto loro, sulle violazioni in corso, ostinandosi a portare avanti questo progetto, usando solo la parola “biostabilizzatore” (per legge, vietata comunque in ZPS). Quindi, visto che ancora oggi si tace la verità, la faccio dire alle carte ufficiali. Dal bando di gara, pag.2 (oggetto di 2 diffide, la prossima sarà un esposto alla Procura): “ i lavori e le attività oggetto della gara consistono nell’esecuzione di tutti i lavori, le opere e le forniture occorrenti per la realizzazione di: 1) un impianto di trattamento meccanico e biologico della frazione residuale di RSU (rifiuto indifferenziato); 2)una discarica per rifiuti non pericolosi; 3)un impianto di trattamento del percolato da discarica”. Dalla risposta alla nostra prima diffida, il dirigente regionale acque e rifiuti, (5 marzo): “la piattaforma si compone di una discarica, di un impianto di biostabilizzazione e di un impianto di trattamento del percolato” (pag. 3). Dalla nota inviata dal medesimo ad altri uffici: “la suddetta piattaforma integrata risulta essere stata autorizzata con decreti AIA DRS 886 del 2009 (discarica e impianto di biostabilizzazione) (..)”.Nello studio di impatto ambientale la parola “discarica” è ovunque, in ogni centonove pagina 38 pagina, in alto, in copertina. L’articolo 5 comma 1 lettera K del DM 17 ottobre 2007 vieta le discariche e impianti di trattamento dei rifiuti in ZPS. Sorvolo sui dettagli della deroga concessa senza il rispetto delle leggi (già oggetto di esposto in Procura), e passo al contenuto della lettera del 26 marzo scorso, sempre del dirigente regionale acque e rifiuti, che riporta un virgolettato dell’ass.regionale territorio e ambiente: “in mancanza della prescritta Valutazione di Incidenza ex art. 5 DPR 357/1997 la procedura deve considerarsi illegittima per violazione di legge”. Autorizzare lo stoccaggio in ZPS è un in più frutto di ulteriore mancanza di informazione a chi di dovere. Mi risulta che il consulente in materia non sapesse nulla della vicenda ZPS/discariche vietate, a 3 settimane dall’insediamento. Non ho più parole, solo profondissima consapevolezza che in Sicilia, per far rispettare le leggi, non basta che esistano e si ricordino, no: ci si deve sgolare e si rimane pure inascoltati. postercommenti IL COMMENTO DI GIOVANNI FRAZZICA Contemporanei Nella letteratura, nell’arte, nello sport, nel cinema, nella politica, a volte personaltà di diversa generazione si incontrano, si sfioranano, o più semplicemente vivono ed operano nello stesso tempo, talvolta anche in ambiti diversi, ma per gli storici finiscono per diventare dei “contemporanei”. E così Matteo Renzi si inserisce nella coda dell’era berlsconiana, così come Amintore Fanfani si inserì nel finale dell’esperienza di Alcide De Gasperi o Bettino Craxi in quella di Pietro Nenni. Sono in molti tuttavia a ritenere che il premier sia un uomo nato con la camicia, perché incrocia un fenomeno di portata planetaria, che è solo agli inizi e che ha le caratteristiche per segnare un’epoca: papa Bergoglio. Il 13 marzo 2013 Jorge Mario Bergoglio è stato eletto papa assumendo il nome di Francesco, in poco più di un anno ha sviluppato una tale mole di lavoro e di interventi che hanno stupito il mondo. La riforma dello IOR, la riforma del Codice Penale vaticano e la riforma economica della Santa Sede sono tre interventi che hanno inciso profondamenti sugli assetti strutturali dell’organizzazione ecclesiastica, ma non va sottovalutato l'impegno per la pace in Siria. La tutela dell'ambiente, la lotta alla pedofilia sono altre battaglie che hanno caratterizzato la sua presenza alla guida del Vaticano. Ancora pochi, ma significativi, i suoi viaggi apostolici: l’8 luglio 2013 a Lampedusa, primo viaggio apostolico di papa Francesco, sul tema dell'accoglienza dei migranti; il 22 luglio 2013 a Rio de Janeiro, in occasione della XXVIII giornata mondiale della gioventù, ha raccolto quattro 150 PAROLE DA PALERMO La rosa bianca DI 25 Aprile 2014 MARIA D’ASARO 25 aprile 1945: per i ragazzi di oggi una data giurassica. Per chi invece la guerra l’ha vissuta o per chi ha imparato dai libri di Storia come può essere violenta e feroce una dittatura, il 25 aprile è data storica, festa di liberazione. Oggi un tributo va ai sei tedeschi, i 5 studenti Hans e Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell , Willi Graf che, assieme al prof. Kurt Huber, nel 1942/43 pubblicarono 6 opuscoli che incitavano i tedeschi a opporsi al regime nazista. Il gruppetto, che volle chiamarsi “La rosa bianca”, fu presto scoperto e i sei attivisti nonviolenti furono uccisi. “Beata la terra che non ha bisogno di eroi”, ci ammoniva Brecht. Comunque ai sei eroi, a 70 anni di distanza, va la nostra stima ammirata. Con l’augurio di poter avere anche noi, come auspicava Sophie Scholl, unica donna del gruppo: “Uno spirito forte, un cuore tenero”. milioni di presenze; il 22 settembre 2013 a Cagliari omaggio alla Madonna di Bonaria ed il 4 ottobre 2013 ad Assisi alla festa di san Francesco. Straordinaria anche l’opportunità di celebrare canonizzazioni e beatificazioni, in questo quadro eccezionale appare la circostanza già fissata per il 27 aprile 2014 per la canonizzazione dei predecessori Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, un evento seguito in diretta tv in tutto il pianeta. A tutto questo vanno aggiunti i documenti emanati, in particolare l’Enciclica “Lumen fidei”, pubblicata a giugno 2013. Importante anche l’impulso che questo papa ha saputo dare alle relazioni con le altre comunità religiose e al dialogo con la Chiesa ortodossa e con la Chiesa copta egiziana, utile per non solo per promuovere il dialogo ecumenico tra le due confessioni cristiane, ma anche per mantenere vivo il dialogo con i musulmani. Ebbene questi e gli anni a venire passeranno alla Storia come gli anni di Bergoglio, ma forse grazie a quei mitici 80 euro in busta paga, un giorno potrebbero essere anche gli anni di Renzi. Perché forse? Il dubbio è legittimo, sia per i parametri quantitativi, ma soprattutto per le attività strutturali e di qualità che andrebbero messe in piedi in un Paese che non può essere salvato solo con effetti annuncio. Si scopre che oltre un milione di famiglie è senza redditi di lavoro: +18% in un anno, dati drammatici che in due anni sono aumentati del 50%. Secondo dati diffusi da Coldiretti oltre quattro milioni di italiani chiedono aiuto per mangiare. A soffrire di più, come sempre, è il Mezzogiorno, con 598.000 famiglie. Sono persone in carne ed ossa, che gli 80 euro li vedranno col binocolo, ma anche gli altri, quelli che li vedranno in busta paga, presto capiranno che la loro vita non cambierà. Il costo della vita sale, la disoccupazione cresce, le sirene dell’antieuro e dell’antitutto, gridano sempre più forte e gli italiani, frastornati, il giorno del voto potrebbero rimanere a casa o far rialzare le quotazioni di Grillo. Mal gliene incolse all’ex-cavaliere che impose al “contemporaneo” Renzi il bipolarismo e le liste bloccate. Ore c’è il rischio che a godere dell’Italicum, l’abitino su misura immaginato per Renzi e Berlusconi, possa essere invece l’ex comico genovese. E se ciò dovesse accadere, sarebbero gli anni di Bergoglio e di Grillo. ANIMAL HOUSE ELIODORO Università, porta in faccia al direttore generale CATANIA - Dopo un lungo braccio di ferro è stato dato il benservito al direttore generale dell'Università di Catania. Il Consiglio di amministrazione dell'Ateneo, infatti, ha deliberato la revoca del mandato a Lucio Maggio, nominato dal precedente rettore, Tony Recca. Con cambio della guardia e l'elezione di Giacomo Pignataro a "Magnifico", i contrasti sono diventati frequenti a il rapporto professionale e personale più che teso. Al dottor Maggio è stato, in pratica, intimato di cessare subito la sua attività, invito restituito al mittente, perché il direttore generale (o ex?) non ritiene di essere sottoposto a provvedimenti del Cda che ritiene "organo paritario" rispetto alla sua funzione. Venti di guerra, in piazza Università. ANTIBUDDACI DI DINO CALDERONE I grillini e la democrazia Anche a Messina il Movimento 5 Stelle sta promuovendo una serie di incontri, aperti a tutti i cittadini, per contribuire a migliorare il dibattito pubblico su temi di grande importanza per la vita sociale. Un metodo positivo, che potrà dare risultati molto utili. Il futuro della democrazia, però, non si garantisce semplicemente favorendo la partecipazione dei cittadini, che resta indispensabile, ma da sola non è il toccasana per affrontare i problemi. Stimolare tutti a una maggiore partecipazione è giusto, ma non basta. Di non minore importanza è, infatti, imparare a esercitare la democrazia rappresentativa. Ora, chi mette in alternativa democrazia partecipativa e democrazia rappresentativa, come fanno i grillini, come farà a spiegare l'importanza di quest'ultima? Riuscire a ridurre le volontà di milioni di cittadini in decisioni non è possibile senza qualcuno che rappresenti le volontà in libere elezioni. Scrive il politologo Giovanni Sartori che “un primo vantaggio del governo rappresentativo è che un processo politico tutto intessuto di mediazioni consente di sfuggire alle radicalizzazioni elementari dei processi diretti” (in “Democrazia: cosa è”, Rizzoli, Milano 2006, p. 145). I grillini messinesi dovrebbero infatti spiegare che fare esperienze di democrazia su larga scala è molto diverso dal praticare la democrazia nelle piccole realtà (come sta cercando di fare Pizzarotti, sindaco di Parma, con l'ideologo Casaleggio). Credere di poter aggirare il problema veramente essenziale della decisione, appellandosi alla Rete, è francamente illusorio. Un piccolo esempio? Quando Grillo è andato a confrontarsi con Renzi, all'inizio del mandato presidenziale, perchè la Rete a maggioranza lo aveva chiesto, poi non ha potuto consultare la Rete su quali domande fare, quali risposte dare a Renzi, etc. Grillo, insomma, ha deciso da solo cosa fare, in barba a tutto il popolo 5Stelle (avrebbe potuto fare altrimenti?). [email protected] DI ROBERTO SALZANO Le allergie alimentari Le allergie alimentari costituiscono un problema che si presenta ormai frequentemente anche negli animali di casa. Ci sono le allergie da punture di pulci, quelle che vengono provocate da fattori ambientali, a causa dell’inalazione di particelle come polvere e polline e le reazioni scatenate dall’ingestione di alimenti normalmente considerati innocui. Si attestano attualmente al terzo posto e, mentre le altre forme allergiche sono generalmente stagionali, si presentano durante tutto l’anno, con sintomi che riguardano la cute o il sistema digestivo o entrambi. Prurito, rossore ed infezioni della pelle nei casi più gravi e delicati; flatulenza, vomito cronico e intermittente, diarrea e perdita di peso. Come diagnosticare la patologia? Con una dieta di eliminazione verrà somministrato un regime centonove pagina 39 alimentare a base di fonti selezionate di proteine e carboidrati, evitando l’esposizione dell’esemplare agli alimenti sospetti, a quei cibi i cui componenti potenzialmente stimolano l’allergia. Se la dieta nell’arco di almeno otto settimane condurrà alla scomparsa dei sintomi, il veterinario prescriverà il trattamento adeguato, con la somministrazione di medicinali e l’inserimento di modifiche nell’alimentazione. Oggi la medicina veterinaria fa i conti con animali le cui patologie somigliano in misura sempre più netta a quelle dei padroni ed i migliori amici dell’uomo, esattamente come i padroni, hanno diritto a cure e terapie mirate. Aspettarsi che si arrivi a dialogarci come faceva il dottor Dolittle non sarebbe realistico, ma è certo che il benessere degli animali meriti col passare degli anni una sempre maggiore sensibilità, delle competenze più approfondite e un più acuto occhio clinico. Tutto ciò va preteso e garantito per i pazienti su due gambe: lo stesso deve accadere per quelli a quattro zampe.
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