Copia di 249a5bdf047afaad3fa938317f2ea8e9 16 Veneto economia IL MATTINO GIOVEDÌ 16 OTTOBRE 2014 Luxottica vede più chiaro Delfin verso l’aumento Lo scacchiere familiare: ricapitalizzazione nella holding che controlla la quotata Del Vecchio crescerebbe così al 25%, la quota da “girare” alla moglie Nicoletta di Eleonora Vallin STUDIO PWC ◗ AGORDO Mentre continua la ricerca dell’uomo chiave che dovrebbe affiancare Maurizio Vian come co-ceo – una soluzione si dice, temporanea, per poi affidare alla new entry il comando complessivo del gruppo – sembra aver già trovato forma il nuovo assetto societario Luxottica. L’ipotesi sul tavolo è quella di un aumento di capitale di Delfin, la società che controlla oltre il 61,35% del Gruppo dell’occhialeria, riservato al patron Leonardo Del Vecchio. La mossa sarebbe finalizzata a superare il nodo della successione. D’altro canto Del Vecchio compirà 80 anni a maggio e i figli-eredi in lizza sono sei, avuti da tre relazioni diverse. A districare la matassa c’è Sergio Erede, noto avvocato d’affari che segue già importanti famiglie imprenditoriali. La sottoscrizione dell’aumento, stando a quello che emerge in queste ore, sarebbe riservata come detto solo a Del Vecchio e consentirebbe Imprese familiari, gap successione Le imprese familiari in Italia e nel mondo continuano a funzionare bene, ma hanno un grande problema di successione. Specie nel nostro Paese, dove solo il 9% ha avviato i processi di passaggio generazionale. È il risultato di una ricerca di Pricewaterhouse Coopers. Secondo il gruppo di consulenza, in Italia c'è «un'emergenza nel passaggio generazionale» e le imprese che hanno stabilito un processo di successione sono poco più della metà rispetto a quante lo hanno già fatto nel mondo. Leonardo Del Vecchio con Nicoletta Zampillo al fondatore di portare al 25% la sua quota in Delfin, mentre i sei figli si diluirebbero proporzionalmente al 12,5% (oggi sono al 16,388% ciascuno). Il passaggio successivo sarebbe la cessione del pacchetto (oggi il capitale sociale è di 520 milioni circa) alla moglie Nicoletta Zampillo, che in questo modo conquisterebbe la quota di diritto prevista dalla successione legittima. A oggi l’accordo per la rinuncia alla prelazione sembra sia stato firmato da Leonardo Maria, figlio di Leonardo e Nicoletta, e da Marisa e Paola, due dei tre figli avuti con la prima moglie. Manche- rebbero le firme di Sabina Grossi, madre dei due minori Luca e Clemente; e di Claudio, il primogenito proprietario di Brooks Brothers che oggi è l’unico a sedere in Cda, con l’aspettativa di non essere riconfermato. Intanto, la ricerca del manager è in corso: l’obiettivo è ar- rivare con un nome al prossimo cda del 29 ottobre. Questo il compromesso trovato dal board con Del Vecchio che copre le deleghe ad interim, dopo lo stop alla nomina di Massimo Vian post dimissioni di Enrico Cavatorta. L’altro ieri circolava il nome di Gianmario Tondato Da Ruos, attuale ad di Autogrill, che ha smentito. Pare che Del Vecchio abbia già sondato diversi manager, tra cui il dg della divisione Usa di Chanel, John Galantic e il numero uno di Campari Bob Kunze Concevitz. Ma anche Marco Bizzarri di Bottega Veneta, senza esito. In attesa delle novità, in Borsa il titolo continua a perdere terreno. La giornata di ieri ha limato leggermente l’azione a 35,7 euro (-1,38%). E c’è chi, tra gli addetti ai lavori, guarda anche all’umore di qualche socio di minoranza del gruppo di Agordo. Come Giorgio Armani, che possiede il 4,9% per circa 800 milioni. Le forti discese del titolo hanno “impoverito” lo stilista di circa 100 milioni. Un azionista non da poco, Armani, che ha firmato lo scorso anno i contratti di licenza con Luxottica per gli occhiali con il suo brand. Dal canto loro i sindacati si dicono «preoccupati». Amaro anche il commento del bocconiano Giorgio Brunetti, profondo conoscitore di Del Vecchio e dell’azienda: «Il rammarico è che lui aveva fatto tutto per bene, e se c’era un modello di riferimento per l’Italia era proprio Luxottica. L’unica davvero grande nel deserto di piccole e medie imprese». fIsco Capannoni artigiani, il peso di Imu e Tasi più forte a Venezia ◗ VENEZIA «L'Italia è il secondo paese manifatturiero in Europa, il Veneto il suo cuore pulsante, ma la politica non ne trae nessuna conseguenz». È quanto afferma Giuseppe Sbalchiero, presidente di Confartigianato Imprese Veneto alla luce dell’ultimo lavoro dell’Ufficio Studi sull’impatto di Imu e Tasi per le varie tipologie di impresa artigiane nei sette comuni capoluogo del Veneto (dove operano il 21% delle imprese regionali). È emerso come l’impresa manifatturiera con capannone (categoria D7 di 1.400 metri quadri) sia la più penalizzata in assoluto. Si va dai 4.133 euro di media nel comune di Vicenza sino ai 21.328 euro di Venezia. «Sono costi insostenibili. A cui si devono aggiungere incertezza, confusione e oneri burocratici aggiuntivi – prosegue Sbalchiero –. Basti pensare che anche nell’efficiente Veneto, ci sono ancora oggi un 15% di comuni che non hanno deliberato le aliquote Imu (il 30% in Italia), per non parlare della Tari, la nuova imposta sui rifiuti, non ancora deliberata dalla metà dei comuni veneti. A tutto questo si aggiunge – conclude Sbalchiero – una disomogeneità territoriale del tributo di portata tale che l’ubicazione del proprio laboratorio/capannone diventa un fattore di competitività. E ciò è inaccettabile». Garanzia Giovani fermo a 14 assunzioni Stevanato-Sace, 15 milioni per il sito cinese Il piano promosso dall’Unione europea non decolla: nel Veneto solo 600 i beneficiari complessivi ◗ PADOVA ◗ VENEZIA Stevanato Group, FriulAdria Crédit Agricole e Sace hanno concordato un’operazione di finanziamento a medio lungo termine da 15 milioni di euro per supportare la crescita nei mercati emergenti del gruppo specializzato nella progettazione e realizzazione di packaging in vetro per l’industria farmaceutica. La linea di credito, erogata integralmente da FriulAdria, garantita da Sace al 50% e strutturata con il supporto del team di Finanza d’impresa del Gruppo Cariparma Crédit Agricole, è finalizzata a sostenere il piano degli investimenti all’estero 2014-2017 della Stevanato Group di Piombino Dese, leader a livello internazionale nella produzione di tubofiale per insulina e contenitori in vetro per uso farmaceutico, nella tecnologia per lo sviluppo di macchinari per la trasformazione e il controllo del tubo vetro. In particolare, il finanziamento è rivolto al potenziamento dell’impianto esistente nell’area industriale della provincia cinese dello Jiangsu, in linea con gli obiettivi del gruppo che punta all’efficientamento degli stabilimenti già presenti in Cina e Messico per sostenere l’espansione nei mercati asiatici e sudamericani. «Operazioni come questa sono un esempio concreto di collaborazione sinergica tra mondo imprenditoriale, bancario e assicurativo – ha dichiarato Mario Bruni, Responsabile Sace per il Nord-Est –. E confermano il nostro impegno a sostegno di un settore industriale d’eccellenza del Made in Italy». Sono ad oggi poco più di 600 i giovani beneficiari dei progetti approvati nell’ambito di Garanzia Giovani, il programma nazionale di formazione e inserimento al lavoro per i giovani disoccupati tra i 14 ed il 29 anni di età. Un’iniziativa nata a Bruxelles nell’ottica della programmazione economica 2014-2020 il cui stanziamento complessivo è stato di 6 miliardi di euro: 83,2 milioni sono in mano ora alla Regione Veneto come ente intermedio che coordina l’incontro tra domanda ed offerta. Cifre che i sindacati non esitano a definire irrisorie a fronte delle oltre 17mila ri- chieste pervenute tramite il portale web di Garanzia Giovani. «I dati sono scoraggianti perché il vero nodo da sciogliere rimane quello della crescita – dichiara Elena Di Gregorio, segretario generale della Cgil veneta. – Se poi non si vuole reintrodurre una forma di flessibilità in uscita per i lavoratori con una maggiore anzianità di servizio, magari tramite contratti di solidarietà che introducano il part time finalizzato all’inserimento di giovani, operazioni come questa, pure lodevoli, non serviranno a nulla». Ad oggi, secondo i dati forniti dalla direzione Lavoro della Regione Veneto i progetti presentati ai primi 3 sportelli attivi sono 50, 46 relativi a percorsi formativi d’inserimento e 4 invece di accompagnamento al lavoro per una spesa totale che supera i 2,6 milioni di euro. Le cifre più che raddoppiano però aggiungendo i tanti progetti ancora al vaglio delle strutture regionali: complessivamente sono 109 le proposte cui partecipano 766 imprese. I giovani coinvolti in questo caso raggiungono le 1.213 unità mentre sarebbero ancora solamente 14 i progetti finalizzati ad assunzioni ad oggi sul tavolo della Regione. Calcolando poi che i giovani che hanno concluso le procedure d’iscrizione al programma presen- tandosi ad uno dei tanti Youth Corner organizzati dalla Regione, fra Centri per l’Impiego e società private sono solamente 8393, le percentuali di coinvolgimento raggiungono qualcosa di più del 14% dei destinatari. «È ancora troppo poco per potere definire Garanzia Giovani un’iniziativa di successo – spiega Jonathan Morello Ritter, presidente dei Giovani Imprenditori di Confapi Veneto. – Quello che manca non sono le iniziative ma, senza una regia comune che le metta in sinergia, l’investimento non sarà funzionale ai risultati. La stessa dimensione provinciale dei centri per l’impiego è un limite, ci vorrebbe invece un unico portale regionale che possa informare gli utenti su tutte le opportunità presenti e le imprese sulle professionalità disponibili». Meno critica rispetto all’iniziativa è invece Confindustria Veneto che attraverso i suoi progetti di formazione lavoro è elemento attivo del progetto. «Assieme all’assessore Coppola stiamo valutando diverse forme di collaborazione – spiega Enrico Berto, presidente dei Giovani Industriali di Confindustria Veneto. – Sebbene la crisi non dia ampi spazi di manovra, siamo fiduciosi sulle opportunità che il progetto può creare». Riccardo Sandre SOFTWARE GESTIONALE Sanmarco punta 25 milioni su un nuovo Erp ◗ VICENZA Sanmarco sfida i big del software gestionale. Alla presenza di circa 400 operatori del settore l’azienda di Grisignano del Zocco ha presentato Jgalileo, il sistema di pianificazione e gestione per le aziende frutto di un investimento da 25 milioni di euro. Un progetto al 100% veneto, quello presentato ieri da Sanmarco Informatica presso il Client Center di IBM a Segrate, su cui hanno operato un centinaio fra informatici e altre figure specialistiche dell’azienda in collaborazione con il colosso dell’ICT americano. «Abbiamo creato un Erp - ha dichiarato Renato Bardin, presidente di Sanmarco Informatica - in grado di comprendere e interpretare al meglio elementi fondanti del manifatturiero italiano. La capacità di focalizzazione sul cliente e l'estrema flessibilità sono tra le caratteristiche più innovative di un prodotto in grado di ricondurre una grande complessità organizzativa ad un sistema logico di operazioni perfettamente concatenate». Fondata esattamente trent'anni fa, Sanmarco Informatica Spa vanta un bilancio 2013 in crescita del 2,6% rispetto all’anno precedente raggiungendo quota 24,9 milioni mentre, rispet- to a cinque anni fa, l’azienda di Grisignano segna una crescita a due cifre (+19,5%). Un progetto importante che ha impegnato una parte consistente di quel 20% del fatturato che ogni anno l’azienda investe in ricerca, mentre più di un terzo dei 280 dipendenti ha lavorato allo sviluppo del software. Un investimento da cui l'azienda si aspetta risultati di fatturato ragguardevoli. «Puntiamo a ottenere 100 milioni in cinque anni», spiega Renato Bardin. Un’innovazione tutta veneta quella di Jgalileo che punta a scalzare Sap e Microsoft da alcune nicchie di mercato grazie ad un prodotto in A sinistra Renato Bardin, presidente di Sanmarco Informatica grado di dare risposta a tutte le funzioni aziendali, dalla pianificazione alla produzione, dalla logistica all'area commerciale e amministrativa. «Ci abbiamo messo sei anni a sviluppare questo software – continua Bardin – ma ora siamo in grado di garantire un prodotto sicuro dagli attacchi esterni, ma- neggevole e semplice per le aziende». E la sicurezza sembra essere un tema all’ordine del giorno per un mondo, quello delle aziende con un fatturato fra i 100 milioni ed il miliardo di euro, che hanno visto crescere gli attacchi degli hacker ad un ritmo del + 69% solo in quest’anno. (r.s.)
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