N° 09 Domenica 9

A PAG. 5
Catania - anno XXX - n. 9 - 9 marzo 2014 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it
“Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881
settimanale regionale di attualità
PASSEGGIATA
NELLA CATANIA
DI FINE ’800
“In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente”
Papa Bergoglio pone il problema della convivenza e del dialogo tra le diverse generazioni
L
a canzone di Arisa, che ha
vinto il festival di San
Remo 2014, lancia nel titolo: “Controvento” una nuova linea di tendenza e invita ad una
nuova azione.
Andare controvento significa, infatti,
non seguire l’onda comune, che tutti
seguono anche senza accorgersi, ma
fermarsi a pensare e scegliere la strada giusta da seguire anche se in contrapposizione al pensare e all’agire
comune.
L’atomizzazione dei nuclei familiari
costituisce una delle cause della crisi
di tante coppie, che finiscono per
considerare come esclusivo e fine a
se stesso il rapporto tra marito e
moglie. L’assenza degli anziani, cioè
dei nonni, dall’educazione dei bambini ha fatto venir meno nelle nuove
generazioni la trasmissione della
memoria collettiva, che aveva sempre costituito un elemento essenziale
sia della socializzazione, sia dell’educazione. L’attuale crisi economica
e sociale ha però aggiunto a questa
situazione un ulteriore elemento
paradossale: gli anziani sostengono,
grazie alle loro pensioni e alle minori necessità personali, i giovani, sempre più spesso disoccupati o sottooccupati.
L’intervento del cardinale Walter
Kasper in occasione del Concistoro,
annuncia la possibilità che nel Sinodo sarà presa in considerazione la
La grande bellezza
DELLA FAMIGLIA
Foto Siciliani-Gennari/SIR
revisione della dottrina sui divorziati, nell’ottica di un cristianesimo
“inclusivo”. Mentre si afferma l’immutabilità della dottrina di Cristo,
nello stesso tempo, con l’espressione
“ diamoci delle altre regole” sembra
quasi dire: divorziati risposati, cop-
pie di fatto, coppie omosessuali,
abbiate pazienza, tempo verrà che
tutto si appiana. Chi siamo noi per
giudicarvi?
Con una prevalente dimensione
pastorale Papa Francesco ha detto
che “Bisogna accompagnare, non
condannare chi ha sperimentato ed
ha sentito il dolore e il peso del “fallimento” del proprio matrimonio”.
Quasi un “camminare insieme”, un
farsi carico del loro dolore e aprire il
cuore alla misericordia.
Non si può certamente generalizzare
o entrare nella pluralità della casistica dei tanti matrimoni falliti, ma l’attenzione della Chiesa sembra indirizzarsi verso il perdono e la comprensione. I Padri sinodali troveranno le strategie funzionali per dare
risposta a questa richiesta.
Già Bernhard Haring in un volume
del 1973 da titolo “Il peccato in
un’epoca di secolarizzazione” - e
Giuseppe Adernò
(segue a pagina 2)
LINEE
programmatiche
della CARITAS
a pagina 7
BIOETICA:
RELAZIONE
MEDICOPAZIENTE
a pagina 9
Giovani disposti a tutto pur di lavorare, ma ancora con la paghetta di papà
Chi cerca trova…?
ltro che “choosy“, “fannulloni”, o
“bamboccioni”. Chiamateli come
volete ma non dite che i giovani italiani non sono
aperti a qualsiasi lavoro. Nel 2014, infatti, un giovane su quattro (più del 23 per cento) sarebbe
disposto ad accettare un posto da spazzino, il 27
entrerebbe in un call
center e il 36 per
cento, pur di lavorare, farebbe volentieri
il pony express. Dati
che emergono dalla
prima analisi Coldiretti/Ixè su “Crisi: i
giovani italiani e il
lavoro nel 2014”,
presentata all’Assemblea elettiva di
Giovani Impresa
Coldiretti nei giorni
scorsi. Un’indagine accurata condotta su giovani
dai 30 e 34 anni. Il quadro che ne viene fuori è a
tinte chiaroscuro. Ma non tutto è da buttare. Anzi
i giovani dimostrano che per vincere la crescente
disoccupazione sono disposti a lasciare il proprio
Paese – è questa non è più una novità – e a sbarcare il lunario con qualsiasi occupazione. Peccato, però, che la metà di loro vive ancora con la
paghetta dei genitori (il 51 per cento) o dei nonni
e altri parenti (il 3 per cento) che sono costretti
ad aiutare i giovani fin oltre l’età giovanile. In
questo contesto non deve stupire neppure un altro
dato. Ovvero quello che riguarda il 75 per cento
dei giovani italiani che vive ancora con i genitori
in casa. Rendendosi utili, però: il 76 per cento si
A
occupa ogni tanto della spesa, il 73 per cento si
mette ai fornelli per cucinare, il 60 per cento fa
l’aggiusta-tutto contro un 16 per cento che non
rifà neanche il letto prima di uscire da casa.
Menomale, verrebbe da dire, che resiste ancora la
famiglia come forma di aiuto e protezione per i
giovani italiani. Cosi la pensa
anche il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo,
che ammette: “La famiglia è
diventata una rete di protezione sociale determinante che
opera come fornitore di servizi e tutele per i membri che ne
hanno bisogno. La struttura
della famiglia italiana in generale, e di quella agricola in
particolare, considerata in passato superata,
si è invece dimostrata,
nei fatti, fondamentale per non far sprofondare nelle difficoltà della crisi moltissimi cittadini”. Quanto al lavoro si diceva
della grande flessibilità dei ragazzi italiani. In questo caso, purtroppo, la flessibilità è diventata la norma e non più un’eccezione come era prevista in essere nei
principi teorici dei contratti a tempo e a
progetto. La realtà di oggi è ben diversa.
Un giovane su tre pur di lavorare, infatti,
è disposto a svolgere un orario pesante
ma con lo stesso stipendio (33 %), ed
inoltre, uno stipendio inferiore a 500 euro
a parità di orario (32 %). Oltre ogni
aspettativa catastrofica c’è ancora spazio
per i sogni: si tratta del famigerato posto fisso cui
aspira il 46 per cento dei giovani nonostante il
calo del 7 per cento rispetto all’anno appena trascorso. Come resiste ancora l’idea, e per molti
continua ad essere una certezza, che per trovare
lavoro serve la raccomandazione. Lo pensano 8
giovani su 10. Nonostante tutto in molti continuano a spedire il curriculum, in media – stando ai
dati della ricerca della Coldiretti – 20 l’anno, ma
c’è anche una percentuale abbastanza alta del 44
per cento che non ha inviato alcuna domanda di
assunzione o lavoro nell’ultimo anno. “La crisi,
come spesso accade, è un acceleratore che fa
emergere i caratteri profondi di un paese, anche
quelli più deteriori. Sotto questo profilo, contemporaneamente a politiche pubbliche impostate
sulla “trasparenza”, serve una robusta assunzione
di responsabilità individuali.
Maxwell
(segue a pagina 2)
PIRANDELLO
ALL’ISTITUTO
ITALIANO
DI CULTURA
DI ATENE
a pagina 12
2
Prospettive - 9 marzo 2014
sommario al n. 9
PRIMO PIANO
Nel centenario della morte
di Giuseppe Aurelio Costanzo __3
Indietro nel tempo
intervistando
Fernanda Basile___________3
Il Sindaco Sturzo
e l’amministratore infedele __4
Archivio degli Ingegneri
catanesi Carmelo e Salvatore
Sciuto-Patti ______________5
INFORMADIOCESI
Notizie in breve ___________6
Dall’UPG________________6
DIOCESI
La violoncellista
Ulrike Hofmann
nella chiesa di S. Biagio ____7
Attività dell’Oratorio
S. Cuore di Barriera _______9
Al Teatro Valentino
una rilettura
di “Tutto per bene” _______11
Pubblicato il saggio
“Ponzio Pilato.
Storia di un mito” ________11
Direzione amministrazione
e redazione:
via San Giuseppe al Duomo 2/4,
95124 Catania
Redazione e amministrazione:
tel. 095 2500220
fax 095 8992039
www.prospettiveonline.it
E-mail: [email protected]
[email protected]
[email protected]
Editrice ARCA s.r.l.
via San Giuseppe al Duomo 2/4,
95124 Catania
Iscritta al Registro degli Operatori
di Comunicazione (ROC) n. 7858
Direttore responsabile
Giuseppe Longo
Progetto grafico:
Patrizia Di Blasi - SRI spa.
Impaginazione e grafica:
Vera Cannavò
Abbonamenti:
ordinario Euro 40,00
ridotto (scuole, associazioni,
confraternite, etc.) Euro 30,00
versamento su c/c postale n. 12442935
intestato a: ARCA s.r.l.
via San Giuseppe al Duomo 2/4
95124 Catania
Pubblicità: a mod. (1 colonna x 41mm).
Commerciali Euro 27,11 a mod.
Redazionali Euro 1,55 a mm
Annunci immobiliari e R.P.Q.
Euro 0,21 a parola (min. 10 parole)
Legali/istituzionali/finanziari
Euro 48,80
Manchettes commerciali
Euro 81,34 cadauna
Gioco d’azzardo, un anziano su tre è a rischio
La fabbrica delle illusioni
a fabbrica delle illusioni
continua a mietere vittime. Il gioco d’azzardo sta diventando un vera e propria emergenza sociale. Nel nostro
Paese sono in aumento il
numero delle vittime della
ludopatia. A rischio non
solo disoccupati, precari e
casalinghe. Anche gli
anziani sono tra i soggetti
più a rischio. E i numeri
dimostrano come nell’ultimo anno a giocarsi la pensione sono in molti a farlo
con la speranza di arrotondare. Spiccioli che sommati giorno dopo giorno
fanno un bel gruzzolo che
finisce nelle casse dello
Stato. Lo si evince dai dati
rilevati da una ricerca,
“L’azzardo non è un gioco”, condotta in 15 regioni
(Abruzzo,
Basilicata,
Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia,
Lazio, Liguria, Lombardia, Marche,
Umbria, Piemonte, Puglia, Sicilia,
Toscana, Veneto) da Gruppo Abele,
Auser Nazionale, Libera. Mille i partecipanti, 864 i questionari somministrati. «Un’indagine non scientifica
in senso stretto - ha detto don Luigi
Ciotti - ma importante perché condotta nell’ambito della maggiore
organizzazione dei pensionati». Nello specifico, il 70,7% degli intervistati ha giocato d’azzardo almeno
una volta nel corso dell’anno. Cambia però la frequenza da «qualche
volta», a «qualche volta al mese»,
«qualche volta alla settimana».
Quanto i giochi preferiti: il 30% predilige Lotto e Superenalotto, il
26,6% Gratta e Vinci e Lotterie istantanee, il 15% Totocalcio e Totip, il
10,2% Giochi di carte a soldi, il
3,8% Slot e Video lottery. Ma dove si
gioca? I luoghi sono i soliti e i più
accessibili: la fanno da padrone ricevitorie e tabaccherie (44,9%), segui-
(continua da pag. 1)
LA GRANDE BELLEZZA...
vere”. È peccato ostacolare la gioia
pasquale con il proprio egoismo,
essere inabili e incapaci di partecipare alla lode di Dio e alla vera solidarietà nella comunità. Il dilagare della
coltre fumosa del relativismo, che
alimenta la “mediocrità cristiana”,
ha, di fatto, oscurato la tradizionale
distinzione delle due categorie di:
peccato contro le virtù teologali e la
religione e peccato contro le virtù
morali, vanificando il valore dell’ethos.
La famiglia, “cellula fondamentale
della società umana”, secondo le
indimenticabili parole di Giovanni
Paolo II, piccola chiesa domestica,
con la rottura del vincolo matrimo-
L
sono passati quarant’anni - scriveva:
“Liberi dal problema frustrante del
peccato mortale commesso o non
commesso, ma sempre coscienti della necessità di ulteriore conversione,
tutti i cristiani di buona volontà
vedranno nuovamente aperto l’accesso alla comunione”.
“Il più grande peccato di oggi è che
gli uomini hanno perduto il senso del
peccato”, ha detto Papa Francesco
citando una celebre frase di Pio XII,
ammonendo quanti hanno derubricato un peccato grave, come l’adulterio, a semplice “problema da risol-
te dai bar (24%). Si gioca, ammettono gli over 65, uomini e donne, per
vincere (45,3%), per divertirsi
(19,7), per incontrare persone (8,8).
Alla fine, poi, si resta imbrigliati nella rete luccicante del gioco d’azzardo. L’identikit del pensionato è presto svelato: over 60 con un titolo di
studio medio-basso. Il titolo di studio più rappresentato, infatti, è la
licenza media (31,2%), segue poi il
diploma (26,4) e la licenza elementare (15,5). Nel 41% dei casi la pensione del giocatore è tra i 1.000 e i
1.500 euro, per il 23% tra 500 e
1.000 euro e il 16% tra 1.500 e
1.800. Il 5,8% non arriva a 500 euro
al mese.
Tuttavia solo il 56,6% degli intervistati si può definire «non problematico» stando ai parametri con cui si
valuta la dipendenza, mentre il
Stampa a colori maggiorazione 10%
Iscritto al Registro della Stampa del Tribunale di
Catania al n. 665 del 3.5.1985
La testata percepisce contributi statali diretti
ex L. 7/8/1990 nr. 250
Stampa: GRAFICHE COSENTINO sas
LITOGRAFIA
Zona Industriale - C.da Balchino S. Maria Poggiarelli
Caltagirone (CT) - Telef. 0933 34132 / 0933 27307
Unione Stampa Periodica Italiana
Settimanale associato alla F.I.S.C.
(Federazione Italiana Settimanali Cattolici)
Questo numero è stato chiuso
alle ore 13.00 di mercoledì 5 marzo 2014
(continua da pag. 1)
CHI CERCA TROVA...
E i giovani forse, hanno qualcosa in
più da dare”, ha continuato il presidente della Coldiretti. Sul capitolo
politica, infine, i nodi vengono al
pettine.
C’è distanza tra il mondo giovanile e
quello dei politici italiani. Quasi un
giovane italiano su tre (31 per cento)
non conosce il nome del Presidente
del Consiglio, il 30 per cento quello
del presidente della Camera e il 37
per cento quello del presidente del
Senato. Ma sugli obiettivi da proporre al nuovo governo pochi dubbi. Al
primo posto l’economia e il lavoro
(81 per cento), poi, le riforme elettorali e costituzionali (43 per cento) ed
a seguire scuola, sanità e trasporti
(42 per cento).
Pertanto, si evince dai numerosi dati
esposti dalla ricerca appena il 4 per
cento dei giovani italiani ha dichiarato di volersi impegnare in politica,
anche in molti ci hanno pensato per
poi non farlo (il 36 per cento). Mentre la maggioranza il 56 per cento è
molto distante dalla politica e non ha
neppure voglia di entrarci in contatto.
®
14,4% è fortemente «a rischio». Il
questionario, infatti, riportava la scala Canadian Problem Gambling
Index (nella versione ridotta),
mezzo mediante il quale, a
livello internazionale, si valuta il livello di rischio/problematicità/patologia per i giocatori d’azzardo.
Per il 16,4%, invece, il gioco
è un problema di gravità
medio/elevata che richiederebbe cure. Considerando che
stando ad una stima di massima la puntata massima nella
vita di giocatori patologici
può arrivare a 1500 euro per
Bingo e Scommesse, 6.000
per giochi di carte a soldi,
7.000 per Slot e Video Lottery, fino a 20 mila per Lotto
e Superenalotto. Quanto al
calcolo che riguarda gli over
65 coinvolti dall’indagine è
impressionante: nell’anno
appena trascorso hanno speso
ben 589 mila euro. «Il gioco
è diventato la quarta industria italiana per fatturato, l’Italia è il terzo
Paese al mondo per quantità di gioco», ha denunciato don Ciotti duran-
te la conferenza stampa della presentazione del rapporto anziani-gioco
d’azzardo. «È il mercato dell’illusione che ha due grandi vincitori: l’ombrello protettivo dello Stato, con un
intreccio pubblico-privato dalle molte responsabilità, e il gioco illegale,
con una forte presenza criminale.
Un dato che merita di essere approfondito è quello che concerne la consapevolezza di essere già in una
situazione a rischio patologia. Se i
giocatori a media/elevata gravità
ammettono con molta sincerità di
aver avuto problemi con il gioco,
cosi non è per i giocatori definiti a
‘rischio’. Questi ultimi affermano di
non aver alcun problema e che il gioco sia solo un passatempo e un semplice diversivo. Ma ciò è in netto
contrasto con quello che mostra la
scala diagnostica citata in precedenza e che indicherebbe per questi soggetti un serio problema di ludopatia.
Infine la maggior parte dei giocatori
a rischio hanno dichiarato come, in
caso di aiuto, la prima àncora di salvezza sia arrivata dai familiari e dalle persone care in generale.
F.C.
Filo
diretto
con
Ecco come mettersi in contatto con noi:
• Inviare un’email all’indirizzo
[email protected]
• Telefonare al numero 095 2500220
o mandare un fax allo 095 8992039
niale, perde la sua genuinità di fede e
di sacramento e quindi si separa dalla Chiesa. Il cammino di purificazione e di riconciliazione non può essere sancito con decreto e si ritiene che
nel Sinodo di ottobre sia tracciata l’identità della famiglia cristiana, che
non potrà mai essere diversa nella
sostanza e nella forma dall’immagine della Sacra famiglia, che nasce
dal matrimonio, benedetta dal Signore e fondata sull’amore reciproco che
diventa accettazione totale dell’altro
e del dono dei figli.
“Le sfide pastorali sulla famiglia nel
contesto
dell’evangelizzazione”,
tema del Sinodo di ottobre, prenderanno in esame, come ha scritto il
Papa nella lettera alle famiglie, i
problemi del matrimonio, della vita
familiare, dell’educazione dei figli, e
del ruolo delle famiglie nella missione della Chiesa.
La metafora del “cammino” viene
riproposta da Papa Francesco nel
“cammino familiare” ricco di
momenti belli: i pasti, il riposo, il
lavoro in casa, il divertimento, la
preghiera, i viaggi e i pellegrinaggi,
le azioni di solidarietà. Tuttavia, se
manca l’amore, manca la gioia, e il
matrimonio diventa “la tomba dell’amore”. La fonte dell’amore autentico, invece, viene dal Signore, con la
sua Parola, che illumina la strada e
dà il Pane di vita, che sostiene la fatica quotidiana del cammino.
Parole, immagini e segni che sanno
d’antico e sono sempre nuove attuali.
“Il sostegno della preghiera – scrive
il Pontefice - è quanto mai necessario e significativo, vi chiedo di pregare intensamente lo Spirito Santo –
insiste - affinché illumini i Padri
sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito, per una “pastorale
intelligente, coraggiosa e piena d’amore”.
Come avviene nelle chiese locali per
la visita pastorale tutte le liturgie
domenicali siano accompagnate da
questo segno esterno della preghiera
per il Sinodo, cosicché i mezzi
pastorali proposti per aiutare le famiglie siano di reale sostegno per
affrontare le sfide culturali e di prassi con la luce e la forza che vengono
dal Vangelo.
Camminare uniti nell’amore e nel
servizio reciproco, augurio e benedizione del Papa per tutte le famiglie,
secondo il piano luminoso di Dio,
costituisce la nuova stella di riferimento nella società odierna, “in questo tempo così confuso e inquieto”
come ha scritto Mons. Paglia e siano
le famiglie cristiane “la lettera viva”
che scrive sulle strade del mondo
parole e segni di testimonianza dei
valori della fede e che la società tutta possa leggerla ancora con attenzione e rispetto.
®
3
Prospettive - 9 marzo 2014
l’intervista
Indietro nel tempo intervistando Fernanda Basile
atania- Percorro la via
Caronda, sosto dirimpetto all’Istituto Scolastico Salesiano “Maria Ausiliatrice” e ne osservo
le possenti mura che custodiscono,
come uno scrigno, germogli di formazione didattica e nascenti vocazioni religiose. Lì, le classi della
scuola media, stimolate dall’entusiasmo pedagogico della dirigente,
Suor Margherita De Rosa, parteciperanno a uno dei laboratori di storia
della Sicilia che terrò al Palazzo del
Toscano: in una dimora principesca,
tra stucchi, affreschi e ataviche
colonne prende vita la storia della
nostra terra. Sono fiera che tra le
numerose scuole statali, aderenti a
questa originale operazione didattica
ci sia l’unico istituto parificato che si
sia adeguato alla legge regionale,
una legge giusta per la difesa della
dignità della nostra terra! Mi paiono
risuonare le parole di Plinio il Vecchio, come un monito che giunge da
lontano, ma con forti echi nel presente: “Turpe est in patria vivere et
patriam non cognoscere” (È cosa
vergognosa vivere in patria e non
conoscerne la storia).
Adesso mi trovo all’incrocio tra la
Via Etnea e la via Empedocle. Leggo
su un’antica insegna: “Largo
Badiedda”. Gradatamente noto come
la città si stia lentamente trasformando, assumendo un’insolita atmosfera
retrò. Non più auto sfreccianti e
C
Il futuro trae sostentamento
dalle proprie origini
rumorose che intossicano l’aria, ma
qualche sorniona carrozza con il tipico scalpitare degli zoccoli dei cavalli sul selciato; odo una voce lontana,
quella del venditore ambulante che
col suo richiamo invita le massaie ad
acquistare le sue mercanzie, dai
genuini prodotti della terra a scope e
strofinacci per le pulizie domestiche.
Incontro dei bambini in calzoni corti
e un po’ bisunti che con un gessetto
hanno disegnato un enorme rettangolo sul pavimento lastricato e
all’interno di questo loro artefatto
ludico si divertono nel lanciare un
sassolino, saltellando in appositi
riquadri. Le bambine, accovacciate
sulla soglia di povere dimore, confezionano, con degli avanzi di stoffa,
vestiti tini per le loro bamboline di
pezza, immaginando che quegli umili cenci siano solenni abiti per le loro
bambole regine.
Adesso sento una voce che si distingue dal coro dimesso di un quartiere
laborioso e anche tanto provato dalla
miseria. Un canto soave e squillante
proveniente da una fresca intonazione giovanile. Sono incuriosita e così
mi avvicino alla fonte di quella piacevolissima fonte sonora. Noto una
ragazzina che mentre sciorina la
biancheria, esprime per talento naturale degli ornamenti virtuosistici su
una parola o su una sillaba, proprio
come fanno gli eccellenti soprani.
Immediatamente si accosta a me una
signora vestita secondo i canoni
estetici della Belle Epoque che mi
rivolge queste parole: <<Quella
ragazzina sono io!>>.
Osservo quella strana signora,
aggrottando le sopraciglia e manifestando con una mimica facciale decisa, la mia incomprensione al suo
messaggio.
Quell’anima gentile, improntando le
labbra a un amabile sorriso così mi
spiega: <<Mi chiamo Fernanda
Basile e sono nata in un basso di
questo quartiere il 18 settembre del
1905. Le mie origini sono umili e da
bambina mi trovavo spesse volte
nella condizione del bisogno. A
cambiare il mio destino ha contribuito la mia voce e l’attenzione che
ebbe verso di me un imprenditore
edile stradale, un appassionato di
lirica, che in quel periodo stava
pavimentando quello slargo per
conto del Comune di Catania: Alfio
Presti. Costui mi presentò a un
maestro di musica lirica, un certo
Angelo Rapisardi che di allievi ne
aveva tanti e che intuì il successo
che avrei avuto formandomi opportunamente nello studio del canto.
Questi essendo venuto a conoscenza dell’indigenza delle mie condizioni, si offrì di darmi lezioni gratuitamente!>>
Che meraviglia, sto dialogando con
un’anima del passato, materializzatasi nel suo borgo natio e questa volta, sto a dialogare con un eccelso
soprano. Una scenografia urbana di
primo novecento le fa magicamente
da contorno. E lei è apparsa a me
quasi come una vestale che si è
allontanata dal suo tempio per venire
incontro a una fedele orante. Con
ribelli” seguita dalla raccolta “Funeralia” con chiari echi carducciani.
Sposatosi con donna Linda dei marchesi Beccaria, fu infaticabile nell’attività scolastica e letteraria con
approfondimenti di esegesi dantesca
contraria alle arbitrarie interpretazioni neoghibelline e risorgimentali
della poetica dell’Alighieri. Costanzo per un breve periodo fu direttore
della rivista “Fiammetta” alla quale
fece collaborare Giovanni Verga e
Giulio Salvadori. I versi della maturità, giudicati un po’ troppo benevolmente dal critico e storico letterario
Giulio Natali (era anche suo genero
perché aveva sposato la figlia Giannina ed avrebbe insegnato negli anni
della II guerra mondiale letteratura
italiana nell’università di Catania),
sono lo specchio fedele della raggiunta padronanza tecnico-formale
del poeta siciliano e dell’irriducibile
avversione di impronta libertaria e
liberale alla crescente massificazione sociale, alla quale Costanzo
avrebbe opposto la sua visione di
pacifico riformismo interclassista.
Gli apocalittici terremoti di Casamicciola e Messina rinsaldarono in
lui la convinzione dell’impotenza
della scienza e della necessità di affidarsi metafisicamente alla Provvidenza divina con meditazioni che si
fondono col sentimento.
trepidezza ed emozione le chiedo:
La prego signora, continui a parlarmi di sé.
<<Quel maestro aveva ben riposto
la sua fiducia. Il successo arrivò presto, ma nei primi tempi stava per
essere minato dalla presenza di mia
madre che aveva scambiato i camerini dei teatri col cortile della vecchia casa, disprezzando colleghi e
produttori dell’arte lirica. Feci così
presto a mandare in pensione la
madre gendarme e così serenamente
ripresi la mia carriera che mi portò
poco prima del II conflitto mondiale
alla corte di Svezia in una tournè>>.
Ha mai debuttato nella sua città?
<<Certo, lo ricordo benissimo! Era
il 17 settembre del 1932 quando
andai in scena all’Arena Imperiale
di Catania nel ruolo di Amina ne
“La Sonnanbula” di Vincenzo Bellini. Il giorno seguente debuttai con
un’opera di Donizetti. Fare successo
nella propria città è cosa difficile,
ma non impossibile!
Poi scoppiò la guerra e l’attività
artistica stazionò, io intanto risiedevo a Milano.
Sebbene calcassi i palcoscenici più
noti d’Italia, non rinnegai mai le mie
origini, non mi dimenticai mai di
Catania.
Ritornai nella bella città etnea nel
’47 dove esordii ancora con la Sonnanbula in uno spettacolo di beneficienza all’Anfiteatro Gangi. Rifiutai
il rimborso per le spese sostenute
per il biglietto del treno MilanoCatania-Milano. Aiutare gli altri era
nella mia indole. Non mi sono mai
dimenticata di coloro che vivono
negli stenti, perché io era cresciuta
nella privazione.
Stefania, questo è il mio messaggio
che potrà tornare utile a te e ai lettori di questo periodico: Non disprezzare mai le tue origini, ricordati
che si sale in cima attraverso il fondo, dai valore al tuo talento e ama la
tua terra. Costei ricambierà il tuo
amore>>.
Detto questo svanisce, come pure
scompare quel contorno umano e
paesaggistico di primo novecento.
Tornano i chiassosi rumori della frenetica vita cittadina. Rimane un
velato alone di malinconia per quella signora che dalle umili origini
divenne un fenomeno di talento
straordinario. Ad perpetuam rei
memoriam…per non dimenticare!
Memorex
Stefania Bonifacio
Giuseppe Aurelio Costanzo, letterato siciliano che ha onorato la nostra terra
uasi allo scadere dell’anno centenario della morte e del 170° anniversario della nascita, è bene ricordare un letterato siciliano che ha onorato la
nostra terra e al quale Catania ha
intitolato una strada cittadina posta
tra le vie Caronda ed Imbriani. Si
tratta di Giuseppe Aurelio Costanzo
nativo di Melilli, località dove trascorse la fanciullezza accanto alla
madre Maria, analfabeta ma ricca
della sapienza del mondo contadino.
Sulla sua formazione influì molto un
fecondo discepolato iniziato a Siracusa, all’età di appena 10 anni, presso il convitto del poeta Emanuele
Giaracà, che gli trasmise un gusto
classico romantico di forte impronta
risorgimentale. Nella città aretusea,
già studente della Real Accademia,
spinto da spirito patriottico in chiave
politico-sociale, prese parte ai rivolgimenti unitari del 1860 in seguito
allo sbarco dei Mille.
Divenuto docente liceale di lettere
alla Scuola Normale Superiore di
Cosenza e di Napoli fu promosso
per meriti letterari nel gravoso e
pesante incarico di direttore del Real
Istituto Superiore di Magistero Femminile in Roma, fondato dal ministro Francesco De Sanctis, che aveva
conosciuto da studente a Napoli nella celebre Università dove insegnavano anche altri noti studiosi come
Augusto Vera, Silvio Spaventa, Luigi Settembrini; quest’ultimo avrebbe
scritto, nel 1869, una lunga prefazione alla pubblicazione del libro di
“Versi” di Costanzo che sei anni prima aveva pubblicato la raccolta “A
mia madre”, in cui si avvertono
Q
IMPOTENZA DELLA SCIENZA
di fronte ai dinamismi naturali
modi aleardiani e pratiani. Frequentò pure illustri personalità del mondo
letterario come Antonio Ranieri,
Francesco Dall’Ongaro, Alessandro
Dumas padre che lo aiutarono economicamente affidandogli recensioni letterarie giornalistiche con cui
dimostrò una risoluta avversione
allo scientismo positivista a favore
del pensiero idealistico.
Costanzo dovette interrompere per
diversi anni gli studi napoletani a
causa della lunga leva militare introdotta dai governi savoiardi e della
caccia ai briganti calabresi, dure
esperienze che avrebbero fatto scemare l’irruenza garibaldina ed affiorare una profonda ed amara delusione nei confronti del nuovo Stato unitario, fino a diventare polemico dissenso verso il nuovo ordine politico,
burocratico ed autoritario imposto
dai Piemontesi.
In contatto con Alessandro Manzoni
e Ruggiero Bonghi, il poeta partecipò alla redazione del volume commemorativo di Emile Zola e fu
segretario particolare di due ministri
della Pubblica Istruzione, i patrioti
Cesare Correnti di Milano e Francesco Paolo Perez di Palermo. Di lui
Benedetto Croce nel volume “La letteratura della Nuova Italia” alternò
giudizi positivi ed anche severi che
non scalfirono la fama del poeta,
autore de “Gli Eroi della Soffitta”,
lirica sociale polemicamente impegnata, anticonformista e palpitante
di sdegnosa amarezza. Già cantore
di affetti gentili e teneri, Costanzo
divenne il poeta ribelle delle vittime
dell’ingiustizia, degli spostati, dei
refrattari. La poesia “Baci” fu musicata dal compositore catanese Francesco Paolo Frontini.
Nel 1872 scrisse il poemetto lirico
autobiografico “Un’anima”, in cui
iniziò a cantare con versi idilliaci e
soavi gli eterni problemi della natura
e dello spirito che si ritrovano, nel
1875, anche nella commedia “I
4
Prospettive - 9 marzo 2014
PRIMOPIANO
Il Sindaco Sturzo e l’amministratore infedele
Il dominio dello “spirito”
dura per sempre
1905-1920: Sturzo pro-sindaco di
Caltagirone su dispensa di Pio X.
Altri tempi, altra politica, altra
gestione, altra amministrazione pubblica.
Che senso ha ripensare oggi alla vita
civile del primo cittadino di quegli
anni? Eppure, don Sturzo, basandosi
sull’esperienza vissuta in prima persona, intervenne sul potere amministrativo.
Il suo intervento rigoroso e ostile
contro il “Comune” degli interessi
privati più forti, era sempre accompagnato dalla concretezza a circoscrivere competenza ed esplicita
coerenza fino alle ultime vicende
che lo videro come uno dei rinnovatori della vita politica italiana, dal
1919 al 1924.
Nel suo Municipio, sempre con lo
sguardo rivolto al Vangelo, si sentì
di essere chiamato a rendere conto
della buona amministrazione. E lì
intuì che, per la migliore trasparenza nella spesa pubblica, il focus è
posto sul fatto di “agire” che “essere agiti”, il che significa che dove-
va agire e gestire le competenze in
modo significativo e responsabile.
Inoltre, mentre si trovava ben collocato al centro della politica, preoccupato dalle rivendicazioni delle
classi più umili, dava vita al nuovo
movimento politico (inverno 1919).
Nella sostanza gestionale del suo
lavoro, egli “giocava” tutta la sua
attività politica puntando sulla
“scommessa” del bene comune.
Ora, dicasi pure quanto si vuole. La
lezione del Sindaco Sturzo in
Municipio è agli antipodi dell’amministratore infedele di cui parla il
Vangelo di Luca.
<<Gesù diceva ai discepoli: un
uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a
lui di sperperare i suoi averi. Lo
chiamò e gli disse: Che cosa sento
dire di te? Rendi conto della tua
amministrazione, perché non potrai
più amministrare>> (Lc 16,1-2).
Ora una chiave di lettura: parafrasando la parabola – potrei dire che
– Gesù parla a chi amministra autonomamente, senza badare al bene
Economato
Per sostenere il progetto umanitario
e di accoglienza ai migranti che sbarcano presso il porto di Catania, intitolato Maria Corrao, la cui organizzazione e gestione sono non lucrative, di
utilità sociale e umanitaria, si può
donare tramite versamenti intestati
a: “Arcidiocesi di Catania”. Con la
causale: “ Pro immigrati progetto
Maria Corrao”.
- Bollettino C.C.P. n. 11105954;
- Bonifico conto corrente Banco
Posta Poste Italiane filiale Catania via
Etnea Cod. IBAN
IT95N0760116900000011105954,
per versamenti dall’estero BIC:
BPPIITRRXXX;
- Con bonifico bancario Unicredit
Banca s.p.a. filiale Catania Duomo
Cod. IBAN:
IT05L0200816929000300318180,
per versamenti dall’estero BIC:
SWIFT: UNCRITM1H20
®
comune.
<<Che è questo che
sento dire di te? Sei
stato accusato davanti a me di sperperare i
miei averi>>.
Questo verbo così
duro “sperperare, disperdere”, è lo stesso
usato da Luca pochi
versetti prima, quando racconta del figlio
minore, fuggito lontano dal padre suo, che
aveva sperperato tutti
i suoi beni vivendo da dissoluto (Lc
15, 13). Chi è il duro amministratore di
cui parla il Signore?
Nella parabola di Luca torna per ben
sette volte il termine “amministratore” o “amministrazione”, che
viene, così, a essere la parola chiave
del brano e del messaggio che il
Signore vuole lasciarci.
Provo allora a cercare nella politica
del Sindaco Sturzo una traccia, o una
luce, che ci aiuti a capire meglio e a
verificare il potere amministrativo
affidato.
In primis vorrei immaginare che
Sturzo fu colpito dal fatto che si può
e si deve biasimare l’economo infedele che dovrà fare i conti con il
Signore. Se questo è vero, posso,
dunque, guardare dentro e al di fuori
e posso mettere a confronto questa
parola con la vita politica di don
Sturzo, fino nei suoi punti più intimi
e nascosti, che sono solo i suoi. Per
lui fu anche una scommessa con l’invisibile per una buona amministrazione.
Ora per ipotesi di un’insolvenza, di
un crack, di cattiva gestione non pre-
Parrocchia S. Giuseppe in Ognina
Anno 2014 - Festeggiamenti in onore di S. Giuseppe
Carissimi fedeli,
vi presento il programma della festa di S. Giuseppe.
Quest’anno abbiamo la gioia di accogliere la visita
del nostro Arcivescovo, che starà in mezzo a noi per
qualche giorno al fine di confermarci nella fede.
PROGRAMMA
Domenica 16 marzo
Apertura della Visita Pastorale.
Ore 17,30 Accoglienza di Sua. Ecc. Rev. ma.
Mons. Salvatore Gristina, Arcivescovo
Metropolita dell’Arcidiocesi di Catania.
Ore 18,00 Celebrazione Eucaristica di Apertura della Visita pastorale presieduta dall’Arcivescovo e animata dalla corale parrocchiale “Papa Wojtyla”
Ore 20.00
Concerto in onore di S. Giuseppe eseguito dalla corale parrocchiale diretta da
Alessandro Marletta.
Lunedì 17 marzo
Ore 17,30 Dialogo tra i bambini che si preparano ai
Sacramenti dell’iniziazione cristiana e
l’Arcivescovo.
Ore 18,00 Celebrazione Eucaristica presieduta da
Sua Ecc. Rev.ma Mons. Salvatore Gristina e animata dalla corale parrocchiale.
Offerta del giglio bianco e atto di affidamento dei fanciulli a S. Giuseppe (i gigli
sarà possibile ritirarli in chiesa).
Martedì 18 marzo
Ore 17,30 Recita del S. Rosario e preghiera al Santo.
Ore 18,00 Celebrazione Eucaristica presieduta dal
novello Sac. Raffaele Gulisano, Animata
dalla corale parrocchiale. Subito dopo la
celebrazione benedizione della tradizionale”tavolata di S. Giuseppe”.
Mercoledì 19 marzo
Solennità Liturgica di S. Giuseppe.
(In tutte le Messe sarà benedetto il pane, che si può
ritirare in Chiesa).
Ore 09,30 Celebrazione Eucaristica presieduta dal
Sac. Salvatore Bucolo
Ore 10.30 Ingresso del corpo bandistico e giro per le
strade del quartiere.
Ore 12,00 Recita della Supplica al Santo. Benedizione del pane.
Ore 17,00 Ingresso del corpo bandistico.
Ore 18,00 Concelebrazione Eucaristica presieduta
dal vicario foraneo Sac. Franco Longhitano. Presenzieranno le autorità civili.
Anima la corale parrocchiale.
Ore 19,00 Processione col venerato Simulacro di S.
Giuseppe per le seguenti vie: G. Finocchiaro, Re Martino, Galati, Principe
Nicola, G. Finocchiaro (sosta per la tradizionale “calata dell’Angelo”), Caduti del
Lavoro, Timoleone, Principe Nicola,
Wrzì, Acitrezza, Regina Bianca, Re Martino, G. Finocchiaro e rientro in Chiesa.
(Durante la processione saranno effettuate
delle soste per alcuni momenti di preghiera animati dai giovani).
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale
Il Parroco Sac. Domenico Rapisarda
vista, da dove viene l’infelicità, l’insoddisfazione e il vuoto, come si
sarebbe sentito don Sturzo dentro al
cuore, dentro all’anima?
Questa l’ipotesi: <<dunque io sperpero, io disperdo i beni, i doni che il
Signore mi ha dato, queste infinite
ricchezze, che valgono più di ogni
altra cosa al mondo, io li sto sciupando, li sto buttando via, come perle ai porci>>.
Attraverso lo strumento semplice di
primo cittadino, don Sturzo – lo penso hic et nunc-, si sentì chiamato a
essere fedele e buono al fine di prendere coscienza del buon operato, per
chi si assume il compito di guidare la
cittadinanza.
San Paolo dice: <<Ognuno si consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio>>.
Ora, quanto si richiede negli amministratori è che ognuno risulti “fedele” (1 Cor 4, 1s) e Pietro: <<Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta,
mettendola a servizio degli altri,
come buoni amministratori di una
multiforme grazia di Dio>> (1 Pt 4,
10).
E la disonestà ? (Lc 16, 8-11).
Un’altra parola ripetuta più volte è
“disonesto”, “disonestà”; l’amministratore è detto disonesto e così la
ricchezza. La disonestà è
una caratteristica che può
intaccare l’essere, nelle
cose grandi, nel molto,
ma anche in quelle minime, nel poco.
In essa manca l’armonia,
manca un centro che attiri
a sé ogni energia, ogni
cura e intento; crea fratture, ferite, dolori su dolori,
accumuli da una parte e
manchevolezze dall’altra.
Don Sturzo venne a contatto, in qualche misura,
con le realtà dell’ingiustizia, perché appartenevano
al presente. Ma rifiutò di
essere trascinato da una
parte o da un’altra.
Oggi contano le cifre, ma
c’è sempre qualcuno a cui dare la
colpa. C’è nella gestione pubblica un
movimento di persone ben visibile e
la concentrazione del potere amministrativo è diventato oggi un obiettivo dichiarato.
È un’amministrazione tutta mondana, legata agli averi, al denaro, alle
ricchezze, al potere, quindi legata a
realtà puramente materiali, come
l’accumulo, lo spadroneggiare sugli
altri.
Per questo potere che forma il mercato del dominio di pochi (oligopolio), dev’essere pienamente rivalutato il metodo col quale ha fatto politica don Sturzo, che non è sepolto in
un passato irrecuperabile.
Il Sindaco Sturzo, al Municipio,
ebbe il merito di addentrarsi in
una dimensione diversa, da chi
amministra in modo infedele, più
elevata, perché riguardante le cose
dello spirito, dell’anima, quelle
che non finiscono, che non mutano col mutare dei tempi e delle
persone.
Angelo Consolo
5
Prospettive - 9 marzo 2014
PRIMOPIANO
Archivio degli Ingegneri catanesi Carmelo e Salvatore Sciuto-Patti
Spirito d’illuminata investigazione
nell’archeologia
i è conclusa a fine febbraio, dopo un mese di
apertura, nei locali della Biblioteca
Zelantea di Acireale, l’importantissima mostra dedicata a “L’Archivio
degli ingegneri Carmelo e Salvatore
Sciuto-Patti: documenti di architettura 1850-1925”, promossa dall’Accademia degli Zelanti e Dafnici di
Acireale di concerto con la Soprintendenza per i beni culturali e
ambientali di Catania e con la città
di Acireale.
Il presidente dell’Accademia, dott.
Giuseppe Contarino, nel presentare
la prima Mostra di documenti di
architettura, custoditi nella Biblioteca Zelantea, di Carmelo e Salvatore
Sciuto-Patti, ingegneri catanesi
padre e figlio, precisa che non si è
trattato di una rassegna antologica
dal momento che il fondo comprende ben 1554 disegni. L’esposizione
ha riguardato “solo” un centinaio di
essi, sufficienti, tuttavia, per un
approccio consapevole all’attività
professionale dei due illustri professionisti, finalmente liberati dalla
lunga ed immeritata “prigionia del
silenzio”. La prestigiosa ed antica
Accademia acese ha voluto decisamente la lodevole iniziativa della
Mostra per offrire l’opportunità di
una prima ricognizione delle opere
degli Sciuto-Patti e per adempiere a
un obbligo morale contratto undici
anni fa con Alba, Laura, Beatrice,
Michelangelo Vagliasindi, eredi dei
due ingegneri, che hanno affidato i
loro archivi di famiglia in comodato
d’uso all’Accademia.
Il soprintendente per i beni culturali
e ambientali, arch. Fulvia Caffo, da
S
parte sua puntualizza che l’ordinamento e lo studio dell’Archivio è
stato curato dalla Soprintendenza
durante le campagne di catalogazione (POR-SICILIA 2000-2006) negli
anni 2006-2009. L’inventario è stato
concluso nel dicembre 2010 con
l’ordinamento di 1554 disegni raggruppati in 256 fascicoli. Inoltre
sono state prodotte 512 schede dei
disegni, dal 1850 al 1925, che, pur
non riguardando la totalità dei documenti, costituiscono una parte significativa del patrimonio progettuale
dei due professionisti. La Mostra ha
riguardato una selezione di 100 disegni originali, molti dei quali firmati,
quasi tutti inediti, arricchiti da
numerose fotografie del periodo,
custodite nello stesso Archivio. La
rassegna ha messo in risalto la “professionalità tecnica ed artistica del
prof. ing. Carmelo e del figlio Salvatore che seguendo gli insegnamenti
del padre riesce, nella sua pur breve
carriera, a divenire, come questi,
uno dei protagonisti dell’architettura
siciliana del primo Novecento”.
L’ideazione, la cura e il progetto
sono dell’arch. Caffo, alla quale
spetta anche il coordinamento scientifico, dell’arch. Vittorio Percolla e
dell’ing. Aldo Scaccianoce, promotore del comodato. Il progetto grafico è dei dottori Vincenzo Busà e
Albarosa D’Arrigo, che sono stati
anche i catalogatori del fondo assieme ai colleghi Concetta Consoli,
Matteo Di Stefano, Vittorio Percolla.
Mentre auspichiamo che al più presto la Mostra possa essere esposta
anche a Catania, siamo lieti di riferire qualche nota biografica dei due
pubblica: l’arginazione del
Simeto. Amico
degli intellettuali suoi contemporanei tra
cui Lorenzo
Maddem, Martino Speciale,
Gioacchino ed
Agatino Biscari, Giuseppe
Zurria, .Gaetano De Gaetani,
ecc. Per incarico dell’arcivescovo Felice
simo di Sant’Agata, venne educato
nell’ambiente cattolico aristocratico
cittadino dell’Oratorio salesiano San
Filippo Neri. A vent’anni iniziò a
frequentare a Roma la Regia Scuola
illustri concittad’Applicazione per gli ingegneri.
dini.
Allievo di Enrico Gui e Guglielmo
Carmelo SciutoCalderini si laureò nel 1901. A CataPatti, architetto,
nia eseguì diverse opere per i Saleeclettico studioso
siani di Don Bosco in Sicilia e nel
di storia patria,
1907 partecipò alla famosa Esposidell’arte e di
zione Agricola Siciliana. Nel 1911
archeologia, nacfu nominato regio ispettore onorario
que a Catania nel
dei Monumenti e Scavi di Catania
1829. Uomo molavviando un’intensa attività per libeto
religioso,
rare le strutture romane del Teatro e
devotissimo di
dell’Odeon. Partecipò alla fondazioSant’Agata e parne del Museo
ticolarmente viciCivico
al
Carmelo Sciuto-Patti
no agli ambienti
Castello Ursiecclesiastici
per
no e all’acquivocazione familiare, frequentò il Regano progettò
sizione della
corso di laurea in Architettura civile il nuovo campanicollezione
presso la nostra università dove si le del Duomo, la
Biscari.
Fu
laureò nel 1851. Da quel momento cui costruzione fu
nominato
iniziò per lui una brillante carriera e completata nel
architetto deldivenne, nel 1860, professore di 1869 sotto l’epila Fabbriceria
Geologia e Mineralogia e nel 1887 scopato del Beato
del Duomo dal
ordinario di Disegno d’Ornato e Dusmet. Costruì
cardinale Giud’Architettura.
la chiesa Santi
seppe FranciDivenne componente di prestigiose Angeli Custodi in
ca Nava che
Accademie ed autore di numerose stile romano antigli affidò il
pubblicazioni. Ricoprì nel 1876 l’in- co cristiano e l’Ariordino e l’incarico di componente della Com- silo S. Agata.
ventario del
missione conservatrice dei Monu- L’architetto morì
tesoro di S.
menti e Oggetti d’Arte e Antichità e a Catania nel
Agata e la pronel 1880 di regio ispettore ai Monu- 1898. Il prof. ing.
gettazione
Salvatore Sciuto-Patti
menti e Scavi di Antichità e Belle Salvatore Boscadella
tecaArti della provincia di Catania. rino afferma che la
reliquiario del
Socio dell’Accademia Gioenia e sua ottima preparazione professio- Velo della Patrona. Collaborò con
docente al regio istituto di agrono- nale la impegnò applicando gli stili Paolo Orsi ed Enrico Mauceri per la
mia ed agrimensura di Catania, architettonici passati nella tradizio- tutela dei monumenti e delle opere
scrisse opere di grande interesse sto- ne di eclettismo della provincia ita- d’arte di Catania e alla redazione
rico-scientifico sull’ingrandimento liana”.
degli elenchi degli edifici monumendel Porto, sulla Fontana dell’Elefan- Salvatore Sciuto-Patti, figlio di tali della Sicilia Orientale. Morì a
te, sui monumenti di S. Agata esi- Carmelo e di Maddalena Auteri Ber- Bologna nel 1926, all’età di 49 anni.
stenti a Catania, ecc.. Fu uno dei retta, nacque a Catania nel 1877.
progettisti di un’importante opera Anch’egli molto religioso e devotisAntonino Blandini
Una passeggiata nella Catania di fine ’800
La Milano del Sud d’Italia
’affollato auditorium
del Collegio scolastico delle suore domenicane del
Sacro Cuore di Gesù, di via Milano ha ospitato una simpatica e piacevole conferenza sulla Catania tra
Ottocento e Novecento, una città
dinamica, vivace, commerciale ed
industriale, nello stesso tempo di
ricco spessore intellettuale e culturale a tal punto da essere stata
opportunamente chiamata la
“Milano del Sud d’Italia”.
Un interessante e fitto tour virtuale e fotografico ha entusiasmato il
pubblico che gremiva il salone delle conferenze dove la benemerita
Associazione delle Ex Allieve delle scuole curate dalle religiose della Famiglia Domenicana di Catania ha organizzato un incontro dal
fascinoso e nostalgico tema “Una
passeggiata nella Catania di fine
Ottocento”, affidato al dotto commento storico-cronachistico dell’ing. Giambattista Condorelli,
attuale presidente di SiciliAntica,
delegato del F.A.I. e già presidente
del Club Alpino Italiano per Catania.
Dopo l’introduzione della presidente delle ex allieve domenicane,
L
prof. Santuzza Quattrocchi Paradiso, che ha sottolineato la variegata
gamma di interessi del relatore,
noto tutor della protezione del
patrimonio archeologico, architettonico, artistico, ambientale e
naturalistico della Sicilia e in particolare del comprensorio etneo,
Condorelli ha mostrato e commentato, con dovizia di specifici e
significativi particolari, una serie
di celebri cartoline illustrate catanesi di certa datazione ed ambientazione urbana che riproducono
squarci di luoghi molto significativi del capoluogo etneo, in parte
spariti o profondamente trasformati dalle ferite del tempo e dalla trascuratezza dei concittadini.
Immagini tanto care alla memoria
collettiva del popolo catanese e
rese celebri e familiari dalle
memorabili pagine dei nostri grandi letterati e giornalisti che fiorirono in quell’epoca irripetibile e
straordinaria per la città di Agata,
di Bellini e dell’Etna, commentandone l’origine, l’ambientazione e
le vicende cronologiche e civiche,
non poche avvolte nella leggenda
aurea metropolitana per tante stranezze e bizzarrie a loro legate.
Momenti particolarmente esaltanti
sono stati quelli in cui il conferenziere ha proiettato sullo schermo e
mostrato diverse foto panoramiche
di piazza Stesicoro, la popolare e
antica Porta di Aci, senza che
ancora fossero stati scoperti gli
scavi archeologici romani dell’Anfiteatrum Insigne e l’imponente
monumento a Vincenzo Bellini,
degli archi della Marina sostenenti
il lungo viadotto ferroviario di via
Beato Dusmet lambiti dalla laguna
marina delle acque del Porto e dell’Amenano, della Stazione centrale ferroviaria statale dell’Armisi e
del Gaito, della signorile e snella
via Stesicoro-Etnea, la strada maestra della città risorta dal terremoto del 1693, al bivio del RinazzoSanta Caterina all’ingresso centrale del Giardino Bellini al “Laberinto biscariano” e priva del palazzo della Posta Centrale, le lunghe
arterie urbane reintitolate a Garibaldi e a Vittorio Emanuele, piazza
Cavour al Borgo Nuovo Sant’Agata percorse dai tram per il Fortino
e il Tondo Gioeni, la storica circonvallazione agatina del Plebiscito di annessione al Regno d’Italia
nel 1860, il luminoso golfo di
Ognina e piazza Mancini Battaglia
con le reti da pesca asciugate al
sole, ecc..
Una documentazione fotografica
di sicuro interesse di storia patria
che affida visivamente alle nuove
generazioni il persuasivo messaggio di salvare e valorizzare, per la
pubblica e gratuita fruizione, i
resti del notevole e pregevole
patrimonio ambientale-urbanistico
che ha reso la nostra città una delle capitali della cultura italiana
come intelligentemente, nel 1780,
avrebbe indicato il grande vescovo
“illuminista” mons. Salvatore Ventimiglia sullo scenografico fastigio
di Porta Uzeda, l’antica Porta
Marina o del Leone, con il tradizionale busto marmoreo di Sant’Agata che protegge la città del suo
martirio ai piedi della Montagna,
con la scritta augurale “Deo Optimo Maximo, Sapientiae ed Bonis
Artibus”, a Dio Ottimo Massimo,
alla Sapienza e alle Belle Arti.
Blanc
Notizie in breve dal 10 al 16 marzo
6
Prospettive - 9 marzo 2014
Dall’Agenda dell’Arcivescovo
Lunedì 10
• Lavoro interno per la Visita pastorale.
Martedì 11
• Ore 9.30 Catania, Seminario: prende parte al ritiro di
Quaresima del clero predicato da P. Giuseppe Buono.
Mercoledì 12
• Ore 10.00 Catania, Istituto Città dei Ragazzi: incontra le
consacrate dell’ICAM.
Giovedì 13
• Ore 10.00 Catania, parrocchia Maris Stella: Visita pastorale.
• Ore 19.30 Catania, parrocchia S. Luigi: presiede l’incontro “Festa del Perdono” organizzato dall’Ufficio diocesano di Pastorale Giovanile.
Venerdì 14
• Ore 10.00 Curia, Salone dell’Economato: incontra i
Vicari foranei.
• Ore 18.30 Catania, parrocchia Maris Stella: Visita pastorale.
Sabato 15
• Ore 18.30 Catania, parrocchia Maris Stella: Visita pastorale.
Domenica 16
• Ore 12.00 Catania, Seminario: celebra la S. Messa in
occasione del ritiro degli insegnanti di religione.
• Ore 18.00 Catania, parrocchia S. Giuseppe in Ognina:
celebra la S. Messa per l’apertura della Visita pastorale.
®
Ufficio diocesano Pastorale dei giovani
FESTA DEL PERDONO - QUARESIMA 2014
Vista la novità di questo evento, mi premeva specificare alcune
questioni pratiche:
DATE E LUOGHI:
giovedì 13 marzo alle ore 19.30 presso la Parrocchia
S.Luigi Gonzaga di Catania (V.le M.Rapisardi 230) confluiranno i gruppi giovanili della città (in termini di vicariati, dal I al VII);
giovedì 20 marzo alle ore 19.30 presso il Santuario della
Consolazione di Paternò affluiranno i gruppi giovanili della
zona Circum (in termini di vicariati: VIII vicariato: Misterbianco/Motta/Piano Tavola; XII vicariato: Paternò / Ragalna; XIII vicariato: Biancavilla/S.M. di Licodia; XIV vicariato: Adrano; XV vicariato: Bronte/Maletto/Maniace);
giovedì 27 marzo alle ore 19.30 presso il Santuario di
S.Alfio, Filadelfo, Cirino di Trecastagni affluiranno i
gruppi giovanili della zona Bosco (in termini di vicariato:
IX vicariato: S.Giovanni La Punta/Gravina/S.Agata Li Battiati / S.Gregorio / Tremestieri Etneo; X vicariato: Belpasso/Camporotondo/Mascalucia/S.Pietro Clarenza; XI vicariato: Nicolosi/Pedara/Trecastagni/Viagrande/Zafferana/Bongiardo).
FINALITÀ:
Incontrare l’Arcivescovo in un momento penitenziale proposto
dalla diocesi - iniziare a lavorare insieme dentro e fuori i vicariati
di appartenenza – prepararsi alle confessioni con Giovani e Riconciliazione – confessarsi – fare festa dopo la riconciliazione.
Per coloro che ancora non avessero collaborato alla
preparazione zonale di questo evento, chiedo di mettersi in contatto con me tramite cellulare (3498311049) o Facebook (direttore UPG Catania). .
GRAZIE PER L’ATTENZIONE, VI ASPETTO TUTTI.
P.Salvo Gulisano
Direttore UPG
7
Prospettive - 9 marzo 2014
Eccellente performance della violoncellista tedesca Ulrike Hofmann nella chiesa di S. Biagio
Sensibilità musicale
e nettezza di fraseggio
n abile sintonia con
uno strumento Storioni
del 1780, la brillante
violoncellista tedesca
Ulrike Hofmann, componente dell’Orchestra
Sinfonica della Radio
di Stoccarda, natìa della Baviera e residente a
Berlino, ha tenuto una
performance di gran
lunga
apprezzata,
insieme al validissimo
allievo Paolo Pellegrino, nell’avvolgente
cornice della chiesa di
S. Biagio, guidata da
mons. Leone Calambrogio. L’evento, promosso
dall’ISA
(International Societas Artis), sotto la presidenza di Cynthia
Torrisi e la consulenza artistica del prof.
Francesco Di Mauro,
si inserisce fra gli
appuntamenti dell’associazione S. Agata
La Fornace, fondata
dalla comunità di S.
Biagio e presieduta
da Rosaria Milone.
Un uditorio attento ha
seguito la manifesta-
I
zione, introdotta dalla tesoriera Giusi Bonasera, mentre i curricula degli
artisti sono stati presentati rispettivamente dalla prof.ssa Anna Maria
Agosta e dalla segretaria dell’ISA,
Anna Grasso. Presenti, tra il pubblico, alcuni componenti del Rotary
Club Catania Duomo 150, tra i quali
il dott. Salvatore Sarpietro e il dott.
Sebastiano Vacante. A nutrire pagine
di rilievo come la Suite per violoncello n. 3 di Johann Sebastian Bach,
il corposo tecnicismo effuso da Ulrike sul pregiato esemplare cremonese, sciorinando una cavata pastosa,
che dalla tersa polifonia del maestro
di Eisenach nei rilievi tematici, (delle cui Suite registrerà un CD in
autunno), si muoveva poi sul duettare avvincente del francese Jean Barrière, nella Sonata per due violoncelli: ben giostrata quest’ultima anche
da un disinvolto Pellegrino, anch’egli dotato di bella sensibilità musicale, già primo violoncello alla Sinfonica di Palermo, formatosi con i
maestri Carmelo Nicotra e Vadim
Pavlov, nonché selezionato dalla
stessa Ulrike per il corso di perfezionamento e per esibizioni in teatri di
prestigio. I due musicisti interloquivano con nettezza di fraseggio e cure
dinamiche, bissando poi il terzo tempo di Barrière a fine serata. Sul versante spagnolo, le intemperanze di
Gaspar Cassadò nei brani Intermezzo
e Danza finale, dalla Suite per violoncello solo, modellavano l’arcata
turbinosa o aforistica di Pellegrino
su uno strumento più disinibito, che
ben si calava in un clima di avanguardia novecentesca. Calorosissima
la risposta della platea, che ha tributato agli artisti prolungati applausi.
Anna Rita Fontana
Linee programmatiche della CARITAS Diocesana di Catania
Carissimi fratelli e sorelle,
ringrazio innanzitutto il Signore e il
nostro Arcivescovo Mons. Salvatore
Gristina, per il ministero che mi è
stato affidato: essere “sacramento”
dell’amore di Dio, per mezzo della
Caritas Diocesana, nella nostra Diocesi e laddove ci fosse bisogno. È un
servizio che richiede molta fede per
vedere nel volto di ogni persona il
volto di Gesù: più siamo in comunione con Lui, come i tralci e la vite, più
faremo comunione tra di noi, amandoci e trattandoci come fratelli e
sorelle, figli dello stesso Padre.
Ho accettato questo incarico con spirito di obbedienza e di umiltà, ben
sapendo di potere offrire al Signore i
miei “cinque pani e due pesci”, (Mc
6,38), quello che sono e le mie possibilità: sarà sempre Lui a fare
“miracoli”, a risolvere i molteplici
problemi della nostra società civile e
religiosa.
I dati delle diverse indagini che vengono diffusi sulla condizione sociale
del nostro Paese, ci aiutano a capire
la gravità della situazione. È vero ed
è innegabile: la crisi economica esiste e i numeri parlano chiaro. Sono
convinto però che essa è la conseguenza della crisi di valori umani e
cristiani della nostra società. Dobbiamo convertirci a Dio che è Amore, Padre di tutti noi suoi figli. La
povertà spirituale, vivere mettendo
da parte Dio e i suoi comandamenti,
è la causa prioritaria della povertà
materiale del mondo intero. Basterebbe, ad esempio, eliminare la spesa più ingente di ogni nazione, che è
quella delle armi, per risolvere tutti i
problemi economici dei popoli: lavoro, fame, sete ecc… Ma coloro che ci
governano, e anche noi, facciamo
scelte contrarie al Vangelo del Signore Gesù.
“La moltitudine di coloro che erano
venuti alla fede aveva un cuore solo
e un’anima sola e nessuno diceva
sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro
comune. Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della
risurrezione del Signore Gesù e tutti
essi godevano di grande simpatia.
Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano
l’importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli
apostoli; e poi veniva distribuito a
ciascuno secondo il bisogno”. (At
4,32.34-35)
La “condivisione” è stata per la
Chiesa primitiva, descritta negli Atti
degli Apostoli, il segno visibile della
comunione nella fede dei credenti in
Cristo Gesù. Per noi oggi deve
diventare sia un modello profetico a
cui ispirarci, sia un esempio concreto per dare una risposta ai bisogni
della nostra società civile e religiosa.
La Chiesa, Popolo di Dio, non è
Chiesa senza il servizio della carità:
questa fa parte della sua natura
intrinseca. Essere Chiesa significa
fare “comunione” tra di noi.
La lettera apostolica in forma di
Motu Proprio di Benedetto XVI sul
servizio della carità “Intima Ecclesiae natura”, dell’11 novembre 2012,
afferma nel Proemio:
“L’intima natura della Chiesa si
esprime in un triplice compito:
annuncio della Parola di Dio, celebrazione dei Sacramenti, servizio
della carità. Sono compiti che si presuppongono a vicenda e non possono essere separati l’uno dall’altro”.
Deve essere la Comunità ecclesiale,
in tutte le sue forme espressive, a
venire incontro ai bisogni dei più
poveri e dei sofferenti, a farsi “Samaritano”, sostenendo i progetti mirati,
che la Caritas Diocesana propone.
In modo particolare, avranno un’attenzione e una corsia preferenziale e
prioritaria, nella programmazione
della Caritas diocesana, i progetti di
formazione volti alla promozione
umana e ad una maggiore qualificazione del volontariato, nella misura
in cui possono contribuire realmente,
in modo concreto ed efficace, a sollevare i più bisognosi dai problemi
quotidiani e dai disagi esistenziali,
restituendo loro fiducia e speranza.
Tutti siamo Chiesa, nessuno escluso,
e tutti, ognuno secondo le proprie
possibilità, dobbiamo “farci prossimo” dei bisognosi. La Comunità
ecclesiale, dinanzi alle molteplici
povertà esistenziali, non può restare
indifferente, ma si deve innanzitutto
interrogare su cosa è possibile fare e,
con l’aiuto della preghiera,
deve impegnarsi a trovare
risposte adeguate ai problemi del nostro tempo. Quando la Chiesa s’interroga e
chiede al suo Signore l’aiuto del discernimento per
fare la Sua volontà, lo Spirito del Signore soccorre
sempre, illumina sempre
coloro che si affidano a
Lui. Luce per i nostri passi
è la Parola di Dio, ma
anche i documenti del
Magistero della Chiesa sul
tema della Carità, di cui è
necessario sostanziare la nostra formazione umana e cristiana.
L’esempio della condivisione spetta
prioritariamente al Vescovo e al suo
Clero: è indispensabile che noi, per
primi, sosteniamo un’opera caritativa a favore dei più poveri della
nostra Diocesi e della nostra Città, a
partire dalle periferie, laddove la sofferenza materiale e spirituale è più
avvertita. Solo allora possiamo coinvolgere altri organismi ecclesiali e
civili, compresi i nostri fedeli, affidando
loro, in collaborazione con
la Caritas Diocesana,
il
sostegno
di
progetti caritativi specifici a
favore
dei
bisognosi.
È indispensabile, per esprimere l’unità
della
carità
nella Chiesa,
la collabora-
zione sinergica con gli Uffici della
Curia che hanno finalità specificatamente caritative, come l’Ufficio per
la Pastorale della salute, l’Ufficio per
la Pastorale Carceraria, l’Ufficio per
la Pastorale delle migrazioni, l’Ufficio per la Pastorale sociale e del
lavoro, la stessa O.D.A..
Anche con tanti altri organismi a
sostegno e promozione della persona
bisogna cooperare, siano essi espressione della comunità religiosa o della società civile, al fine di rendere più
efficaci le iniziative di servizio della
carità, poiché la solidarietà è fondamento di ogni relazione autenticamente umana.
Con le Caritas parrocchiali, in particolare, è necessario avviare e instaurare una più proficua e stretta colla-
borazione. In quelle parrocchie in
cui, per svariati motivi, non è stato
possibile erigere una forma di struttura caritativa, vedremo, insieme,
come realizzarla, con un po’ di buona volontà da parte di tutti. È, infatti,
inconcepibile che una Comunità cristiana non si preoccupi, a seconda
delle proprie possibilità, anche
minime, dei più poveri, dei più
bisognosi.
Sogno una Chiesa formata da
tante “Chiese Domestiche”, in
cui ogni battezzato e ogni famiglia che vi prende parte, metta
tutto in comune, sull’esempio
delle prime Comunità cristiane.
Poveri e ricchi insieme, uniti
dalla stessa fede in Cristo Gesù:
chi ha di più metta in comune
con chi ha di meno; chi non ha
niente, venga aiutato da chi ha
molto, in ogni ambito. La “strada” della condivisione dei beni
non è impossibile: a Dio e con Dio,
tutto è possibile.
Coraggio! Con il Signore siamo
sempre in buone mani. Facciamolo
salire sulla nostra “barca” e il “vento” cesserà. (Mc 6,51)
Maria, Madre della Chiesa, aiuti e
guidi il nostro cammino.
In Cristo Gesù
Don Piero Galvano
Direttore Caritas Diocesana
8
Prospettive - 9 marzo 2014
9
Prospettive - 9 marzo 2014
DIOCESI
Studio Teologico S. Paolo
Servizio di bioetica “Dott. Angelo Cafaro”
a relazione medicopaziente si presta spesso a considerazioni di carattere bioetico, non solo a causa delle sconfortanti esperienze che spesso si realizzano in ambito sanitario ma per la
natura stessa di tale relazione. Si
tratta di un rapporto asimmetrico, il
medico ha nelle sue mani la vita della persona bisognosa di cure: ogni
sua decisione inevitabilmente incide
sulla sua persona non solo nei termini biologici, e specificamente medici, ma anche in quelli psicologici e
spirituali.
Ne evidenziamo alcuni aspetti che
non vogliono avere la pretesa di una
trattazione esaustiva ma solo l’intenzione di creare un dibattito costruttivo.
Intanto, l’obbligo da parte del medico di dover acquisire il consenso
libero e informato dal paziente ha
aperto un vasto dibattito etico. Si
discute su quale debba essere la
competenza che il paziente deve avere per poter dare tale consenso e per
poter comprendere le informazioni
che gli vengono fornite. Senza tralasciare alcuna indicazione, anche la
più scontata, perché il consenso si
possa realmente considerare informato.
Si è sollevato, inoltre, il problema
della inapplicabilità di tale pratica
quando ci si trova dinanzi a pazienti
che non sono autonomi ed in grado
di decidere (persone affette da
malattie mentali o in stato vegetativo
L
Principali problemi bioetici
sulla relazione medico-paziente
permanente) ed in generale ci si
interroga sulla possibilità di poter
stabilire una linea di demarcazione
netta tra individui autonomi e non
autonomi.
Tutti questi problemi ruotano attorno
alla difficoltà concettuale di offrire
una definizione di autonomia che
possa essere soddisfacente sia a
livello teorico che a livello pratico,
ed in particolare quando essa viene
declinata sul terreno della medicina.
Un’altra questione fondamentale è la
posizione che viene riconosciuta al
principio di autonomia rispetto ad
altri principi rilevanti come quello di
beneficenza, fare sempre del bene al
paziente.
Il rispetto delle scelte autonome del
paziente sembra avere un qualche
ruolo centrale e prioritario se si assume che la medicina è una pratica
valutativa, vale a dire una pratica in
cui le decisioni non si basano solo su
aspetti scientifici ma anche su questioni di valore. Si pensi alla decisione di sottoporre un paziente ad una
terapia salva vita ma invalidante.
Può accadere anche che l’autonomia
del paziente entri in conflitto con
l’autonomia del medico. Si può avere,
infatti, che il sanitario
non condivida le prospettive del paziente
sia in base a ragioni di
scienza sia in base a
personali ragioni etiche.
In questi casi, il sanitario può appellarsi al
generale rifiuto di
prestare l’opera professionale che è previsto dalla deontologia
medica al fine di tutelare l’autonomia e la
responsabilità diagnostico-terapeutica del medico; oppure
può appellarsi al diritto all’obiezione
di coscienza riconosciuto come un
diritto dalla legge in alcune particolari situazioni.
Attualmente in Italia le situazioni
dell’ambito sanitario in cui tale diritto è previsto per legge sono l’interruzione volontaria di gravidanza
(IVG), l’applicazione delle tecniche
di procreazione medicalmente assistita e la somministrazione della
cosiddetta pillola del giorno dopo
(Norlevo - levonorgestrel).
Il riconoscimento legale dell’obiezione di coscienza si presenta come
una procedura che cerca di affrontare il conflitto tra le esigenze della
coscienza individuale e la necessità
di regolamentare per legge pratiche
su cui esiste una pluralità di visioni
morali fra i cittadini. Un conflitto,
tuttavia, che sarà sempre più presente in futuro, considerato l’aumento
Attività dell’Oratorio S. Cuore di Barriera
Sempre … aria di festa
’Oratorio di Barriera
sottolinea nel <progetto
di vita oratoriana> l’importanza dell’allegria e della gioia di vivere, sull’esempio di Domenico Savio e dei
primi ragazzi dell’Oratorio di Valdocco, che facevano consistere la
santità nello stare sempre molto allegri: tale espressione riassume il clima oratoriano, in cui si esprime concretamente la spiritualità della gioia
e dell’ottimismo, fedeli a don Bosco,
che ha insegnato ai suoi educatori ad
<amare ciò che amano i giovani>
(musica, teatro, gite, sport, arte…).
In questi anni è cresciuta la voglia di
festa: oltre alle tante ricorrenze e
celebrazioni liturgiche, regolarmente
valorizzate e partecipate, gli Animatori dell’ Oratorio hanno dato vita
ad un evento settimanale, il <Sabato
in festa>, che raccoglie tantissimi
fanciulli della catechesi e degli altri
gruppi in un momento corale di gioia
e di festa, con giochi e canti, sino al
momento delle <preghiere> e della
<buona sera> con tutti gli oratoriani e familiari, in cortile.
Periodicamente le Feste stagionali
prendono il sopravvento sull’ordinario “sabato in festa” e diventano
<Festa di autunno>, a metà novembre, con l’ormai mitica <Castagna-
L
ta> con castagne arrostite e salsicciata
(arrusti e mangia!), o
<Festa d’inverno>, il
sabato che precede la
Festa di don Bosco, o
<Festa di primavera>,
in occasione della
ricorrenza di S.Domenico Savio; e, poi, per
un intero mese e passa, l’Oratorio
riassume tutte le feste con giochi,
balli, bans, gite, arte, sport, spettacoli…, in un <evento magico>, il <
Grest> o Gruppo estivo, che fa vivere, per un mese intero, un clima di
festa e allegria, contagiando le centinaia di ragazzi che lo frequentano e
le loro famiglie.
Naturalmente vengono valorizzate le
feste liturgiche (soprattutto l’Immacolata con la tradizionale <accademia>, il S. Natale (con la Nuvena di
Natali e la visita ad un presepe
vivente col TGS e il Concorso dei
presepi nella famiglie e nelle scuole
col CGS), la Quaresima e la Pasqua
(con Via crucis tutti i venerdì, una
Via crucis o Via lucis in cortile con
il laboratorio teatrale dei ragazzi col
CGS) e le feste salesiane (Festa di
don Bosco, Domenico savio e Maria
Ausiliatrice…) con relative recite e
spazi di animazione.
E tanti altri eventi-festa come la
Festa delle Mascherine a Carnevale,
con balli in maschera e tanta allegria
curata dagli animatori e dal CGS, le
Giornate-festa dei ragazzi e della
famiglia che raccolgono tanti ragaz-
zi e genitori per una giornata di festa,
la recita di fine anno catechistico e
oratoriano … e poi i ritiri spirituali
(un misto tra spiritualità, fraternità e
allegria salesiana), e le visite alle
Case-Famiglia, che se da una parte
sono espressione di volontariato,
dall’altra diventano una occasione di
festa e di condivisione con ragazzi e
ragazze, meno fortunati, con lo stile
educativo e pastorale di don Bosco.
Segreto di tutto è la scelta dei gruppi
e delle associazioni, che hanno alla
base la formazione degli Animatori,
attraverso un vero LabOratorio di
formazione all’animazione, con
incontri teorici e veri laboratori di
animazione.
d. Gaetano Urso
degli ambiti in cui i
sanitari stanno cominciando a rivendicare la
possibilità di appellarsi
al diritto all’obiezione
di coscienza, quali ad
esempio le richieste di
aiuto a morire o di continuare a trattare i
cosiddetti grandi prematuri.
Per cui, è bene riproporre la differenza tra i
diritti del paziente e il
suo bene affinché si
superino le semplificazioni che da un lato
portano al paternalismo
medico, di ippocratica memoria, e
dall’altro al rispetto dell’autodeterminismo, inteso come pura adesione
alle scelte del paziente.
Possiamo concludere che la composita relazione tra medico e paziente
potrebbe essere intesa come rapporto di beneficenza nella fiducia. Il
bene che è il fine primario della cura,
così come la salute del paziente nel
suo senso più ampio, è un bene relazionale perché è ottenibile e si realizza solo attraverso un rapporto
umano.
La relazione medico-paziente, nonostante una oggettiva diversità di ruoli e competenze, anche se pure un
medico può ammalarsi, deve essere
sempre una relazione che integri
funzione squisitamente medica con
la dimensione valoriale del bene
stesso. Tutto ciò impone una reciprocità delle valutazioni e degli obiettivi del medico e dell’infermo, consapevoli che la tutela della salute e della vita del paziente è un fine intrinseco della medicina che non può essere violato.
Antonino Sapuppo
Servizio di Bioetica,
Studio Teologico S. Paolo
Se desiderate avere chiarimenti su
questioni di bioetica, potete contattarci inviando una vostra richiesta al
seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected]
In ricordo dell’orsolina Anna Reitano
i sono svolti nel pomeriggio di giovedi 20 febbraio nella chiesa Madre
“Santa Maria dell’Elemosina” i funerali dell’orsolina Anna Reitano. La Figlia di Sant’Angela
Merici avrebbe compiuto, il prossimo 14 agosto
i 60 anni di consacrazione alla Compagnia di
Sant’Orsola, era il 1954 a San Giovanni La Punta. Anna Reitano, 87enne, fu responsabile locale
dal 2001 al 2007. Negli anni ’50 svolse la sua
attività di insegnante ed educatrice nei locali
della “Casa del Fanciullo” per ben 18 anni,
facendo doposcuola ai ragazzi e ragazze di “strada”, in un periodo post-bellico del secondo conflitto mondiale. Inoltre svolse diverse manzioni
nel laboratorio di taglio, cucito e di maglieria, e
fu punto di riferimento per le nuove generazioni
grazie all’educazione domestica che sapeva dare
alle giovani. Innamorata di Gesù e di Maria,
negli anni diede un notevole apporto alla nascita
S
Vergine saggia
dell’opera
Cenacolo Cristo Re d’ausilio anche al
Prevosto della
Collegiata, don
Giosuè Calaciura, oltre al
suo apporto alla Caritas parrocchiale della
Matrice e al decoro della chiesa. La celebrazione Eucaristica è stata presieduta dal vicario foraneo, don Giovambattista Zappalà, per ben 12
anni già Assistente diocesano della Compagnia
di Sant’Orsola, che ha sottolineato nella sua
omelia l’esempio di vita della signorina Reitano
paragonandola ad une vergine saggia del Vange-
lo proclamato. Il rito delle esequie, inoltre, è stato celebrato da don Alessandro Ronsisvalle,
attuale assistente diocesano delle orsoline. Strette al dolore dei familiari, la comunità parrocchiale e le Figlie di Sant’Angela Merici presenti che hanno conosciuto la Reitano in questi
anni.
Da sottolineare che l’orsolina aveva conosciuto
negli anni ’70 il Beato Gabriele Maria Allegra
ofm nel corso di un incontro tenutosi nella chiesa del monastero Santa Chiara di Biancavilla e
che fu presente nel giorno della ricognizione
della salma della Venerabile Serva di Dio Lucia
Mangano orsolina di San Giovanni La Punta.
Antonio Alessandro Marino Zappalà
10
Prospettive - 9 marzo 2014
DIOCESI
Riflessioni sul Vangelo
LA TENTAZIONE O L’INGANNO
1 DOM DI QUARESIMA /A - GN 2,7-9;3,1-7; SAL 50/51,3-6.12-14.17; RM 5,12-19; MT 4,1-11
Studiare psicologicamente la tentazione è
certamente interessante perché vede all’opera tre personaggi Dio, l’uomo ed il tentatore. Si contesta la decisione di Dio proponendo la visione contraria a quella di
Dio: L’uomo viene posto nel paradiso terrestre ma non deve mangiare dell’albero
che sta in mezzo al giardino, albero della
conoscenza del bene e del male. La tenta-
zione di mangiarne diventa allettante perché quello è il solo modo per essere come
Dio. E questo è il motivo della proibizione.
Anche nel vangelo viene solleticata la
curiosità dell’uomo evidenziando il gusto
del proibito. Il contrario invece è la realtà
vera che viene proibita perché l’uomo non
sia uguale a Dio. “Se tu sei figlio di Dio”,
per ben due volte si ripete questo ritornello, spingendo Gesù a fare quello che non
deve fare. In effetti la tentazione è subdola
perché l’atteggiamento di sottomissione a
Dio passerebbe al demonio: Tutte queste
cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi,
mi adorerai”. Il tutto della tentazione si
gioca su una parte di certezza e su una
parte di ignoto. È questo ignoto che porta
l’uomo a soggiacere alla tentazione. L’uomo deve acquisire il senso della sua vera
libertà che consiste nel rapporto di comunione con chi lo ha creato e gli dà la possibilità di vivere. La morte di Gesù è presentata da Paolo come il faro, la luce dell’uomo per non cadere nella tentazione. Il
primo allontanamento da Dio infatti ha
provocato la coscienza di essere nudi:
“Allora si aprirono gli occhi a tutti e due e
conobbero di essere nudi; intrecciarono
foglie di fico e se ne fecero cinture”. Prendere coscienza della propria fragilità è il
vero modo di vincere la tentazione. Se viene meno il tuo partner essenziale sei nudo
e ciò è doloroso e frustrante. La tentazione di Gesù invece è significativa, Gesù la
respinge, la rifiuta allontanando da sé
tutti gli allettamenti propostigli. Resta nella solitudine, ma alla fine: “Gli angeli gli
si avvicinarono e lo servivano”. Si ricostituisce così la comunità originaria da cui il
separatore /tentatore vuole allontanare
Gesù. Non si può allontanare perché la
vera comunione è con Dio, autore della
vita .
Leone Calambrogio
San Paolo in briciole
Capaci di partecipare alla sorte dei santi Col 1,11-14
Paolo esorta i Colossesi a comportarsi in
maniera degna del Signore per piacergli in tutto portando frutto di ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio. Resi forti in
ogni fortezza secondo la potenza della sua gloria per essere perseveranti e magnanimi in tutto. Scaturisce da qui il ringraziamento con
gioia al Padre che ci ha resi capaci di parteci-
pare alla sorte dei santi nella luce. Segue una
dossologia che sintetizza la storia della salvezza: Lui, il padre, ci ha liberati dal potere delle
tenebre trasferendoci nel regno del Figlio del
suo amore, per mezzo del quale abbiamo la
redenzione, il perdono dei peccati.
L.C.
Il Sacerdote sa che le tentazioni di Gesù sono anche le nostre: investono le relazioni quotidiane
Vivere è scegliere la Parola
Le tentazioni
Le tentazioni di Gesù sono anche
quelle nostre. Il loro racconto ci
chiama al lavoro mai finito di mettere ordine nelle nostre scelte e a scegliere come viverle con speranza.
Ci devono accompagnare sempre gli
atteggiamenti di lode semplice e sincera al Signore che ci ama. Temiamo
che, con la scusa di uno sguardo disincantato, critico e oggettivo sul
nostro cammino, possiamo meritarci
anche noi il rimprovero accorato di
Gesù: “Non sono stati guariti tutti e
dieci? E gli altri nove dove sono?” .
Abbiamo bisogno di crescere nello
spirito eucaristico, cioè nell’attitudine di sapere, prima di ogni altra cosa,
ringraziare e lodare per i doni ricevuti. Troppo spesso è solo una parte
su dieci del nostro cuore che ringrazia davvero, mentre può prevalere in
noi il gusto della lamentazione su
quello della riconoscenza. Consideriamo compito importante quello di
coltivare ciò che viene chiamato
“pensiero positivo”, ossia il sapere
vedere anzitutto il bene attorno a noi
e accoglierlo con animo grato.
Ringraziamento
San Paolo inizia tutte le sue lettere (a
eccezione di quella ai Galati) con un
ringraziamento a Dio : “Ringrazio
continuamente il mio Dio per voi, a
motivo della grazia di Dio che vi è
stata data in Cristo Gesù”, “Ringrazio il mio Dio ogni volta che io mi
ricordo di voi” .
Non ci sfugge la fatica della notte e
il peso del peccato. La nostra preghiera di lode si unisce alla constata-
zione dei nostri limiti, dei peccati e
delle molteplici inadempienze. Ci
mettiamo sotto lo sguardo di Colui
che ci scruta e ci conosce e, proprio
giudicandoci, ci libera e ci salva. E
tuttavia vi sono momenti nei quali
noi non possiamo non riconoscerci
nel senso di fatica e di frustrazione di
Pietro che dice: “Maestro, abbiamo
faticato tutta la notte e non abbiamo
preso nulla” ed esclama: “Signore,
allontanati da me che sono un peccatore!”
Ci pare di comprendere che il Signore ci mette in posizioni di responsabilità anche perché sperimentiamo
ripetutamente che siamo immensamente fragili, poveri e inadeguati. Si
può giungere ad esclamare con sorpresa: non pensavo di essere così
debole! Si ha davvero l’impressione
che il Signore ci spogli, ci purifichi,
ci strizzi e ci sbatta come un panno
da lavare affinché ci rendiamo conto
che “da noi stessi siamo incapaci di
pensare qualcosa come proveniente
da noi” e che “la nostra capacità viene da Dio”.
Pesano su di noi non solo le mancanze e i peccati personali ma anche
le omissioni di fronte alle molte cose
che urgono e soprattutto quell’assillo
quotidiano , quella responsabilità per
il cammino di discepoli che ci fa
interrogare con ansia: ma ciò che
stiamo facendo, ciò che stiamo proponendo è davvero secondo il Vangelo? Non stiamo per caso tradendo
il mandato di Gesù? Non corriamo il
pericolo di trascurare ciò che è
essenziale? Non ci lasciamo forse
ingannare dalla routine, dalla pigri-
zia, da un vano timore, dall’amore
dei nostri comodi, dallo spirito mondano? Queste e simili interrogazioni
lacerano a volte il cuore e se non fosse per la fiducia nel Dio misericordioso ne saremmo come schiacciati.
Comunione
Dobbiamo confessare a Dio il senso
di inadeguatezza relativo ai rapporti
di comunione, ammettere che spesso
non si riesce a coltivare le vicinanze,
a creare e intrattenere con molti quei
rapporti di affetto semplice e cordiale anche se tanto desiderati. Riconosciamo che il nostro stile, l’ educazione e il nostro temperamento non
ci permettono di fare di più, e ce ne
doliamo. Spesso siamo giocati dalla
fretta, dalla stanchezza, dalle urgenze che premono, dai nostri limiti personali. É proprio questo che ci fa
cogliere ancora di più l’eccesso della bontà divina a fronte della nostra
povertà e pochezza.
L’affetto di cui siamo circondati ci
commuove, ci arricchisce, ci sostiene. L’impatto con il popolo di Dio e
anche con la società civile ci sostiene immensamente più di quanto non
abbiamo saputo dare o avremmo
potuto immaginare.
Per questo siamo chiamati a chiedere perdono a quanti non si fossero
sentiti amati come avrebbero desiderato o atteso e che sostengono con la
preghiera e con tante opere di carità
e di evangelizzazione la nostra missione; ai laici, che a volte ci avrebbero voluto più dalla loro, nonostante i
tanti pronunciamenti a favore della
corresponsabilità e dell’impegno
comune.
A volte è bello anche sapere chiedere perdono ai gruppi, alle associazioni e ai movimenti che si fossero sentiti poco valorizzati o sostenuti da
noi. Godiamo di fronte a testimonianze autentiche di vangelo vissuto,
dovunque si trovassero.
Dobbiamo continuare a sognare con
coraggio e speranza che le realtà
ecclesiali e i movimenti possano unire le energie, riconoscendo ciascuno
i propri doni e uscendo dai particolarismi, ma il cammino a volte appare
ancora lungo. Si avverte una certa
centralità della pastorale. L’onestà
dell’intenzione non basta certo a
soddisfare chi ritiene di essere poco
curato o amato. Per questo è educativo sapere chiedere perdono, e affidiamo alla misericordia di Dio la
maturazione dei semi di bene lanciati nel dialogo che dobbiamo cercare
sempre con tanta fiducia.
Verso le realtà ecclesiali che il
Signore ci affida dobbiamo ammettere di avere spesso faticato a comprendere i complessi meccanismi in
atto. Il territorio è spesso il laboratorio e la patria di fenomeni di costume e di prassi che segnano anche
tutta la Chiesa.
Padre Angelico Savarino
11
Prospettive - 9 marzo 2014
omnibus
Al Teatro Valentino di Catania una rilettura di “Tutto per bene” un classico di Pirandello
andato in scena, al Teatro Valentino di Catania, lo spettacolo dal titolo “Tutto
per Bene” di Luigi Pirandello, diretto e interpretato da Costantino Carrozza. Commedia tratta dall’omonima novella del 1906, rappresentata
per la prima volta nel 1920 al Teatro
Quirino di Roma dalla compagnia di
Ruggero Ruggeri (a Palermo ebbe
anche una versione siciliana dal titolo Ccu’i nguanti gialli). La trama,
intricata, e ricca di imprevedibili
coincidenze e malintesi che si spiegano solo nello svolgimento dell’azione, ma i fatti lasciano spazio a
una profonda riflessione sull’universo misterioso dell’animo umano,
troppo spesso vittima e artefice di
inganno e finzione, commedia e tragedia si fondono tra loro senza confini definiti. Martino Lori è il protagonista: un uomo triste perché non è
mai riuscito a riprendersi dopo la
morte della adorata moglie; incapace
di ricostruirsi una vita, egli è un funzionario di Stato, da tutti considerato
con sufficienza e disprezzo perche
creduto vile, falso e calcolatore. In
realtà non e cosi; scopre dopo la
morte della moglie Giulia, teneramente amata e dopo diciannove anni
di certezze sulla sua fedeltà, sull’onesta del suo superiore e amico senatore Manfroni, di essere stato tradito
tre volte: con la moglie, la figlia,
facendole credere che egli era a
conoscenza dei fatti e approfittava
È
Denuncia dell’ambiguità
e dell’irrazionalità del reale
della situazione per interesse personale di camera, e la terza col rubare
gli appunti del padre di Giulia, il fisico Agliani, appropriandosi così indebitamente di una importante opera
scientifica. Dopo il matrimonio di
Palma (la figlia) col marchese Flavio
Guardi, matrimonio combinato dal
senatore che ha riccamente dotato a
tal scopo la figlia, questa, stufa della
presenza importuna nella casa del
marito di Martino Lori, “falso
padre”, gli spiega la “verità”: cioè
che tutti sanno che egli e in una posizione irregolare e che deve solo
andarsene e non farsi più vedere; al
povero Martino crolla il mondo
addosso: finalmente comprende che
è stato il cornuto zimbello di tutti,
che tutti gli hanno sempre fatto capire che esagerava, che era un miserabile e imbecille!: «Lori: Ma io, ho
potuto essere un imbecille, finche ho
creduto a cose sante e pure: all’onesta! All’amicizia! Ora non più».
Lori adesso potrebbe vendicarsi del
miserabile Manfroni portandolo alla
rovina ma capisce l’inutilità di
rispondere al male con il male e pre-
ferirà cogliere l’affetto della figlia non sua
che, riconciliatasi con
lui, comprenderà che
il finto padre ritrovato,
e sincero, giusto e
buono, ed era all’oscuro degli avvenimenti; si recupera il
rapporto familiare e la
commedia
termina
con: “... tutto per
bene, si, tutto per
bene”.
II regista è un appassionato conoscitore di
Pirandello e sa cogliere con emozione lo
spirito introspettivo
che trasmigra dalla
novella e attraversa lo
spettacolo, rifrazione
della vita ordinaria,
mentre l’impeto e la
poesia, si congiungono a distanza di poche
battute. Tutto questo si è avvertito
chiaramente e gli applausi del pubblico catanese sono stati calorosi e
funzionario, interessato al proseguimento più felice del propria carriera, al contempo subisse le suggestioni della dottrina scettica “quid
est veritas”? La pressione della
piazza gli fece temere disordini e di
dimostrare inettitudine e incapacità
alle alte sfere? Lasciare scelta e
responsabilità in mano al popolo
colonizzato gli avrebbe evitato censure, chiose e congiure di corridoio?
Tutto è possibile, anche un’altra lettura: Pilato, strumento o perno per
il disegno divino, kenosis e ministro
del Sacrificio (del far sacro), obbligato oltre la coscienza a compiere
un gesto ufficiale non per rivelare
“un Dio iscritto nel giudizio umano”, ma per “far precipitare il
dramma” ed evitare che la potenza
divina finisse “ove comincia l’ambizione della virtù”.
Sotto Ponzio Pilato, e al suo cospetto, non un profeta, non un deus ex
machina (come nel teatro antico),
ma il Deus ex Deus, sceso tra gli
uomini per rinnovare e salvare il
mondo.
Le calorose esortazioni di Papa
Francesco ai nuovi Cardinali “Siate Santi”, e ai potenti della Terra
affinché assolvano ai propri doveri
con amore e spirito di servizio,
avvertono: Ponzio Pilato non necessita di repliche; eppure, considerando l’umanità disorientata e disperata di oggi, incapace di assumere un
giudizio, Ivan Illich (nel saggio)
conclude: “Ponzio Pilato? Io l’ho
incontrato”.
l’uditorio e il pubblico è stato
accontentato. La memoria di chi
scrive corre nella regia di Carrozza,
attraverso sfumature e palpiti di
ispirazione con un’arte e un gioco
di regia ... la maschera è tolta. Teatro del grottesco che evidenzia problemi esistenziali che non hanno
soluzione: il personaggio si arrovella nel tentativo di trovare una
dimensione, mentre in realtà si sente scisso, sdoppiato, privo di una
identità personale. ... cosi gli attori
si guardano fra loro sbalorditi.
Carrozza sottolinea “rendere contemporaneo un testo teatrale come
questo credo sia il modo migliore
per farlo arrivare al pubblico. In
fondo, se non si stuzzica l’immaginario del nostro vivere quotidiano il
rischio diventa quello della ripetizione di stilemi e forme già dette”.
Quello del regista Carrozza con la
contemporaneità è un rapporto stretto e indissolubile, spesso manifestato con intelligenza critica, nelle sue
messe in scena. Non fa eccezione
alla regola il suo ultimo spettacolo: il
classico di Luigi Pirandello “Tutto
per bene”. La produzione ha coinvolto un cast di attori di livello e lo spettacolo trascina lo spettatore in una
riflessione sull’oggi. Si respira l’arte
umoristica, un’arte paradossale, che
rivela il “contrario” e ciò che la
riflessione umoristica scopre, “l’ombra” il lato nascosto delle cose, e
solo l’umorista può vederle; essa
rappresenta anche “l’altro” me stesso, l’io segreto che affiora in certi
momenti di “vuoto” interiore. Si tratta di una concezione molto simile a
quella di inconscio (freudiana). Infine, “l’oltre”: un mondo (a cui l’umorista aspira) fatto di sincerità e
autenticità, attingibile forse nella
condizione dell’infanzia o in una vita
più naturale; ma è una sfera lontanissima dalla vita quotidiana che è invece governata dalle apparenze e dalle
regole sociali, che Pirandello chiama
“forme”. Tutti finiamo per accettare
queste forme e indossiamo un
maschera di rispettabilità, ed ecco
allora che l’umorista, e in questo casi
il regista, rivela queste falsità, strappa la “maschera” dal viso, suo e di
tutti, e rivela ciò che essa nasconde:
il contrario, l’ombra, l’oltre. Per il
personaggio che ha osato tanto lo
aspetta un destino di esclusione dalla vita sociale, ma in fin dei conti, ad
avere ragione sono proprio gli esclusi o meglio i saggi-folli e umoristi. II
regista riesce, in sintonia con l’autore Pirandello, a denunciare l’ambiguità e l’irrazionalità del reale, viene
meno la fedeltà al vero ed esplode
l’assurdo. Manfroni, un personaggio
perseguitato dal suo radicale conflitto, ma porta con se un fantasma pieno di curiosità dietro il fantasma
altrui.
Carlo Majorana Gravina
Artemisia
prolungati. Suoni, luci, costumi,
musica si intrecciano di passioni
che hanno avvinto l’attenzione del-
Pubblicato il saggio “Ponzio Pilato. Storia di un mito” curato da Giacomo Jori
L’equilibrio mancato
iustizia è parola alta e ampia,
ambigua, sommaria, autoreferente, auto-celebrativa,
illusoria e opprimente; così
l’iconografia della bilancia e
della spada, simboli di esattezza e nettezza tutte da verificare. Unita ad aggettivi di
specie (penale, sociale, civile, europea, umana/divina)
esce un po’ dalle nebbie, ma
sino a un certo punto: i valori fondanti per la convivenza
civile attribuiti ad essa, talora sono contraddetti da delitti e abomini commessi in suo
nome.
La questione solleticherà e
tormenterà i lettori del recente stimolante saggio “Ponzio
Pilato. Storia di un mito”
curato da Giacomo Jori che
compendia, in 250 pagine,
importanti significativi studi di varia
matrice su un personaggio storico,
solitamente ritenuto “di secondo
piano”, figura-cardine del cristianesimo che, fosse solo per questo, tanto di secondo piano non fu.
Rispetto alla “percezione media” del
funzionario romano incapace di
gestire con autorità e competenza
una questione, irrilevante per Roma,
diventata di ordine pubblico per la
straordinaria pressione della piazza,
vi sono ben altri livelli di indagine e
di analisi per i quali su di lui si sono
accesi i riflettori. In effetti il nostro
G
ha sempre suscitato interesse storico, esoterico, scientifico, filmico e
letterario: è stato prelevato dall’oscurità e indagato.
Contestualizzando e attualizzando:
“Passus sub Pontio Pilato” la storicità di Cristo nel Credo, è affidata
alla citazione del nome del Procuratore pro tempore di Galilea al tempo
della Passione (non c’era calendario,
men che meno quello gregoriano: la
cronologia era scandita dalle legislature).
Qual’era la temperie culturale in cui
Pilato assunse la carica di Procura-
tore di Galilea? Marguerite Youcenar, tra
gli
appunti
che
accompagnano il suo
Memorie di Adriano
annota “in un volume
della corrispondenza
di Flaubert … indimenticabile: Quando
gli dei non c’erano
più e Cristo non ancora, tra Cicerone e
Marc’Aurelio, c’è stato un momento unico,
in cui è esistito l’uomo solo … solo e,
d’altro canto, legato a
tutto”. Se il tempo è
questo, qual’era la
condizione e l’interesse di un alto funzionario in carriera?
Nei Vangeli due civiltà mature e perplesse,
in cui “tutto poteva solo essere
pesato e … perduto”, si scrutano;
siamo di fronte ad uno straordinario
big bang della storia, del pianeta,
dell’umanità. Non uno dei tanti, ben
simboleggiati nella Bibbia col mito
della Torre di Babele, dai quali il
mondo si è ripreso con fatica. Le
abluzioni rituali, come lavarsi le
mani, in Medio Oriente si eseguono
in vari momenti della giornata: il
romano, per il quale il gesto non
aveva alcun significato, espresse
indifferenza o cortese adesione agli
usi locali? È possibile che l’alto
12
Prospettive - 9 marzo 2014
RUBRICHE
cultura
Pirandello all’Istituto Italiano di Cultura di Atene
“La famiglia e l’epoca per immagini”
thena, accoglie l’Akragas dei Greci e l’Agrigentum dei Romani: Pirandello, elemento catalizzatore, che ha sempre
sentito di possedere vincoli di stretta
parentela con il mondo classico
attraverso la sua poetica, la sua penna con i personaggi che si incontrano, circoscritti e identificabili assumendo una valenza universale. Lo
scrittore offre ad Atene la Sicilia, terra delle cose semplici che si scontrano con la modernità e la mondanità,
terra del lavoro e dei soprusi sulla
classe contadina, in ricordo dei paesaggi rassicuranti rispetto allo spettacolo inquieto delle notti capitoline,
illuminate artificialmente, ma anche
la terra di antiche credenze e superstizioni, di rancori, odi e gelosie.
Attraverso il nostro grande scrittore,
rappresentato dalla prof. Sarah Zappulla Muscarà, la Sicilia vive un
momento di grande prestigio, terra
mater dal mito di Proserpina che
accoglie le urla della madre Cerere,
dea della fertilità e della Terra, matrice generativa reale oltre che archetipa per Luigi Pirandello. Il tempio
della Concordia, come il Partenone,
si slancia dalla cime di un’altura verso l’alto, esprimendo una forza sublime e misteriosa; egli ci dirà “la
Grecia è dentro di me. Il suo spirito
illumina il mio pensiero e consola il
mio animo. Senza averla mai vista,
la conosco… “d’altra parte io stesso
sono di origine greca. Certo, non vi
meravigliate, il mio cognome è
Pyragghelos [messaggero di fuoco].
Pirandello non ne è che la corruzione fonetica”.
Grande successo in Grecia per l’ope-
A
ra pirandelliana,
grazie all’iniziativa
dell’Istituto Italiano
di Cultura di Atene,
in una sala gremita
di studenti, docenti
universitari, intellettuali, scrittori,
appassionati di teatro,
provenienti
anche dalle isole
vicine, sul tema “I
Pirandello.
La
famiglia e l’epoca”.
Dopo il saluto della
dott.ssa
Silvana
Vassilli, direttrice
dell’Istituto, che ha
sottolineato l’importanza
della
manifestazione, ha
preso la parola Antonis Koufalis,
vicedirettore artistico del Teatro
Nazionale, che a breve metterà in
scena “Così è (se vi pare)”, presentando gli attori che hanno dato voce
a Luigi e Stefano Pirandello. Presente anche Amer El Alfi, traduttore di
“Un padre ci vuole” in arabo. È poi
intervenuto Anteos Chrysostomides, autorevole direttore del Dipartimento di letteratura straniera della
casa editrice Kastaniotis, a cui si
deve la raffinata traduzione in lingua
greca della commedia di Stefano
Pirandello, “Un padre ci vuole”.
Meritevole iniziativa per cui al traduttore e alla casa editrice è stato
assegnato il Premio internazionale
Mediterraneo per la Cultura promosso da due singolari mecenati, Caterina Maugeri, presidente di Archigen, e da Salvatore Costanzo.
Avviso ai lettori
Archivio Prospettive
È possibile consultare l’archivio completo dei numeri precedenti di
Prospettive inerenti all’intero anno 2012 e parte del 2013 direttamente sul
sito del settimanale diocesano ww.prospettiveonline.it. Mentre l’acquisto
di copie in archivio avviene solo nella sede del periodico. Inoltre
l’abbonamento può effettuarsi anche online.
Mondo”.
Anteos Chrysostomides si è soffermato sulla traduzione e sul volume,
riccamente illustrato, “I Pirandello.
La famiglia e l’epoca per immagini”,
curato da Sarah Zappulla Muscarà
e Enzo Zappulla, che narra,
mediante circa 650 foto, la gran parte inedite o rare, le vicende esistenziali e artistiche di una delle più prestigiose e tormentate famiglie tra
Otto e Novecento, lodando la sensibilità culturale, rara nel tempo presente, del Sindaco della città di
Noto, Corrado Bonfanti, che lo ha
patrocinato. Quindi Enzo Zappulla,
presidente dell’Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano, illustrando la
Mostra che faceva da corredo, ha
puntualmente tracciato l’itinerario
dei Pirandello, dalla partecipazione
ai moti risorgimentali dei genitori
dello scrittore, all’inquietudine che
lo portò in giro per il mondo, al complesso e ambiguo rapporto con Marta Abba, sua attrice prediletta e ispiratrice di tanti personaggi femminili
dell’ultimo decennio della sua attività drammaturgica. Infine Sarah
Zappulla Muscarà, ordinario di
Letteratura Italiana, ha messo a fuoco la ricchezza e l’attualità dei temi
dell’opera teatrale e narrativa di Stefano Pirandello, fino ad oggi obliato,
solo di recente edito da Bompiani
Silvana Vassilli, Giorgio Bramos,
Anteos Chrysostomides, Sarah Zappulla
Muscarà, Silvia Giampaola, Enzo
Zappulla, Vasileios Triantafyllou
per le cure della studiosa catanese e
di Enzo Zappulla: la famiglia, la
sessualità, nei suoi aspetti più patologici, il mito, la condanna della violenza, dell’antisemitismo, della
guerra, “Sacrilegio massimo”, dal
titolo della tragedia messa in scena
da Giorgio Strehler al Piccolo di
Milano negli anni ’50, il romanzo al
quale Stefano ha lavorato per tutta la
vita dal significativo titolo “Timor
sacro”, autobiografismo di Stefano
che aiuta a comprendere un autore
difficile, complesso, come Luigi
Pirandello. Una kermesse culturale,
che ha rappresentato un’opportunità
di riflessione, performance linguistica, in un ampio ventaglio di offerte
collegate al rapporto fra arte, teatro,
letteratura e sinestesia pirandelliana
con i drammi satireschi della Grecia
antica. Fra le tante autorità presenti:
Mila Milagros, Valentina Potamianou, Gerasimos Zoras, Anna Themou, Giorgio Bramos, Vasileios
Triantafyllou, Silvia Giampaola,
Dimitris Athanasiadis, Angela
Argentino, delegata di “Sicilia
Consiglio dei Ministri. In caso di
insufficienza delle risorse stanziate,
si procede alla liquidazione del contributo mediante riparto proporzionale tra gli aventi diritto.
Ed in particolare la Fisc chiede questa modifica: da “sono pari al 5 per
cento dell’importo stanziato” a
“sono pari al 7 per cento dell’importo stanziato”
Tale richiesta viene inoltrata per avere il diritto ad esistere in un momento di crisi generale che colpisce particolarmente la stampa.
Sarebbe veramente un grave vulnus
per l’opinione pubblica zittire coloro
che, per le traversie della vita, in una
società distratta si sono guadagnati il
triste appellativo di “fantasmi”, dei
quali proprio i periodici cattolici si
sono fatti megafono.
Intervista a Enzo Zappulla
D.: Quali le prossime tappe della
Mostra “I Pirandello” e del raffinato
volume “I Pirandello. La famiglia e
l’epoca per immagini”, che hanno
preso le mosse da Noto, la splendida
capitale del barocco, grazie all’impegno culturale del sindaco Corrado
Bonfanti che ha sposato con entusiasmo l’iniziativa?
“Ancora una volta Noto, dove ritorniamo ben volentieri per una manifestazione dal titolo “Moda e letteratura” promossa dalla scrittricemagistrato Simona Lo Iacono, e poi
gli Istituti Italiani di Cultura di
Dublino, su iniziativa di “Sicilia
Mondo”, presieduta da Mimmo
Azzia, di Stoccarda (con una tappa
pure all’Università di Heidelberg) e
Salonicco, prima che queste due ultime sedi vengano chiuse, a fine agosto, secondo quanto annunciato. Ma
ci auguriamo che questa iattura,
come auspicato nell’intervento
preoccupato di tanti intellettuali,
non soltanto italiani, sia scongiurata. Gli Istituti Italiani di Cultura
svolgono una funzione importantissima per la diffusione della lingua e
della cultura italiana nel mondo e la
nostra è la lingua di Dante, Boccaccio, Petrarca, fino a Pirandello,
Sciascia, Bonaviri, Patti, per ricordarne soltanto alcuni. E togliere a
un popolo la propria lingua equivale
a togliergli la sua storia, le sue tradizioni, le sue radici”.
G.L.
Lella Battiato
I periodici no profit chiedono il diritto ad esistere
Negli ultimi tempi i contributi all’editoria si sono
costantemente ridotti. In
particolare da due anni a
questa parte, il gettito statale è stato diminuito di
circa un terzo, ma i periodici non profit, disciplinati
dal comma 3 art. 3 della
legge 250/90, nello stesso
periodo hanno subito una
contrazione di quasi due
terzi dei contributi: dicembre 2011 = 100%; dicembre 2012 = 66,7%; dicembre 2013 = 44,7%
È evidente la diversità di
trattamento (nel taglio)
rispetto a tutti gli altri
beneficiari dei contributi
all’editoria. Per questo, in ogni sede
e in tutte le forme, la Federazione
Italiana dei settimanali cattolici sta
chiedendo che la percentuale riservata ai periodici non profit venga elevata dal 5 al 7%.
Allo stato attuale si
tratta
dell’unico
modo per rimediare a
un evidente disparità
nei tagli.
Si chiede di modificare l’Articolo 2, comma 4: Il presente articolo non si applica ai
contributi di cui
all’articolo 3, comma
3, della legge 7 agosto 1990, n. 250. Le
risorse complessivamente destinabili a
tali contributi sono
pari al 5 per cento
dell’importo stanziato, per i contributi
diretti alla stampa,
sul pertinente capitolo del bilancio
del Dipartimento per l’informazione
e l’editoria della Presidenza del
Intervista a Sarah Zappulla Muscarà
D.: Lo straordinario successo riscosso dalla figura e dall’opera di Stefano Pirandello ad Atene riconferma il
singolare interesse che, grazie al
vostro forte impegno, questo ‘riscoperto’ scrittore sta riscuotendo nelle
Università e negli Istituti Italiani di
Cultura all’estero. Potremmo definire la coppia Sarah Zappulla Muscarà
e Enzo Zappulla “missionari della
cultura”.
“Sì siamo molto felici, è un fiorire di
traduzioni, tutte molto belle, di cui
mi piace ricordare almeno, oltre a
quella in greco di Anteos Chrysostomides e a quella in francese di
Myriam Tanant, già edite, le tante
altre in cantiere: quella in spagnolo
di Vicente González Martín, preside
della Facoltà di Filologia dell’Università di Salamanca; quella in tedesco di Fausto De Michele dell’Università di Graz, in tandem con la
scrittrice Andrea Gill; quella in ceco
di Alice Flemrová dell’Università di
Praga; quella in bulgaro della scrittrice Daniela Ilieva. Se pensiamo
che fino a poco tempo fa, prima della pubblicazione a nostra cura dell’opera omnia di Stefano Pirandello
per i tipi di Bompiani, Stefano
Pirandello era noto soltanto perché
a lui il padre Luigi aveva consegnato in limine vitae, poco prima della
scomparsa, nella notte fra il 9 e il 10
dicembre del 1936, il finale dell’incompiuto mito “I Giganti della Montagna”, si può veramente parlare di
un “caso Stefano Pirandello”.