A PAG. 5 Catania - anno XXX - n. 9 - 9 marzo 2014 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it “Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881 settimanale regionale di attualità PASSEGGIATA NELLA CATANIA DI FINE ’800 “In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente” Papa Bergoglio pone il problema della convivenza e del dialogo tra le diverse generazioni L a canzone di Arisa, che ha vinto il festival di San Remo 2014, lancia nel titolo: “Controvento” una nuova linea di tendenza e invita ad una nuova azione. Andare controvento significa, infatti, non seguire l’onda comune, che tutti seguono anche senza accorgersi, ma fermarsi a pensare e scegliere la strada giusta da seguire anche se in contrapposizione al pensare e all’agire comune. L’atomizzazione dei nuclei familiari costituisce una delle cause della crisi di tante coppie, che finiscono per considerare come esclusivo e fine a se stesso il rapporto tra marito e moglie. L’assenza degli anziani, cioè dei nonni, dall’educazione dei bambini ha fatto venir meno nelle nuove generazioni la trasmissione della memoria collettiva, che aveva sempre costituito un elemento essenziale sia della socializzazione, sia dell’educazione. L’attuale crisi economica e sociale ha però aggiunto a questa situazione un ulteriore elemento paradossale: gli anziani sostengono, grazie alle loro pensioni e alle minori necessità personali, i giovani, sempre più spesso disoccupati o sottooccupati. L’intervento del cardinale Walter Kasper in occasione del Concistoro, annuncia la possibilità che nel Sinodo sarà presa in considerazione la La grande bellezza DELLA FAMIGLIA Foto Siciliani-Gennari/SIR revisione della dottrina sui divorziati, nell’ottica di un cristianesimo “inclusivo”. Mentre si afferma l’immutabilità della dottrina di Cristo, nello stesso tempo, con l’espressione “ diamoci delle altre regole” sembra quasi dire: divorziati risposati, cop- pie di fatto, coppie omosessuali, abbiate pazienza, tempo verrà che tutto si appiana. Chi siamo noi per giudicarvi? Con una prevalente dimensione pastorale Papa Francesco ha detto che “Bisogna accompagnare, non condannare chi ha sperimentato ed ha sentito il dolore e il peso del “fallimento” del proprio matrimonio”. Quasi un “camminare insieme”, un farsi carico del loro dolore e aprire il cuore alla misericordia. Non si può certamente generalizzare o entrare nella pluralità della casistica dei tanti matrimoni falliti, ma l’attenzione della Chiesa sembra indirizzarsi verso il perdono e la comprensione. I Padri sinodali troveranno le strategie funzionali per dare risposta a questa richiesta. Già Bernhard Haring in un volume del 1973 da titolo “Il peccato in un’epoca di secolarizzazione” - e Giuseppe Adernò (segue a pagina 2) LINEE programmatiche della CARITAS a pagina 7 BIOETICA: RELAZIONE MEDICOPAZIENTE a pagina 9 Giovani disposti a tutto pur di lavorare, ma ancora con la paghetta di papà Chi cerca trova…? ltro che “choosy“, “fannulloni”, o “bamboccioni”. Chiamateli come volete ma non dite che i giovani italiani non sono aperti a qualsiasi lavoro. Nel 2014, infatti, un giovane su quattro (più del 23 per cento) sarebbe disposto ad accettare un posto da spazzino, il 27 entrerebbe in un call center e il 36 per cento, pur di lavorare, farebbe volentieri il pony express. Dati che emergono dalla prima analisi Coldiretti/Ixè su “Crisi: i giovani italiani e il lavoro nel 2014”, presentata all’Assemblea elettiva di Giovani Impresa Coldiretti nei giorni scorsi. Un’indagine accurata condotta su giovani dai 30 e 34 anni. Il quadro che ne viene fuori è a tinte chiaroscuro. Ma non tutto è da buttare. Anzi i giovani dimostrano che per vincere la crescente disoccupazione sono disposti a lasciare il proprio Paese – è questa non è più una novità – e a sbarcare il lunario con qualsiasi occupazione. Peccato, però, che la metà di loro vive ancora con la paghetta dei genitori (il 51 per cento) o dei nonni e altri parenti (il 3 per cento) che sono costretti ad aiutare i giovani fin oltre l’età giovanile. In questo contesto non deve stupire neppure un altro dato. Ovvero quello che riguarda il 75 per cento dei giovani italiani che vive ancora con i genitori in casa. Rendendosi utili, però: il 76 per cento si A occupa ogni tanto della spesa, il 73 per cento si mette ai fornelli per cucinare, il 60 per cento fa l’aggiusta-tutto contro un 16 per cento che non rifà neanche il letto prima di uscire da casa. Menomale, verrebbe da dire, che resiste ancora la famiglia come forma di aiuto e protezione per i giovani italiani. Cosi la pensa anche il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, che ammette: “La famiglia è diventata una rete di protezione sociale determinante che opera come fornitore di servizi e tutele per i membri che ne hanno bisogno. La struttura della famiglia italiana in generale, e di quella agricola in particolare, considerata in passato superata, si è invece dimostrata, nei fatti, fondamentale per non far sprofondare nelle difficoltà della crisi moltissimi cittadini”. Quanto al lavoro si diceva della grande flessibilità dei ragazzi italiani. In questo caso, purtroppo, la flessibilità è diventata la norma e non più un’eccezione come era prevista in essere nei principi teorici dei contratti a tempo e a progetto. La realtà di oggi è ben diversa. Un giovane su tre pur di lavorare, infatti, è disposto a svolgere un orario pesante ma con lo stesso stipendio (33 %), ed inoltre, uno stipendio inferiore a 500 euro a parità di orario (32 %). Oltre ogni aspettativa catastrofica c’è ancora spazio per i sogni: si tratta del famigerato posto fisso cui aspira il 46 per cento dei giovani nonostante il calo del 7 per cento rispetto all’anno appena trascorso. Come resiste ancora l’idea, e per molti continua ad essere una certezza, che per trovare lavoro serve la raccomandazione. Lo pensano 8 giovani su 10. Nonostante tutto in molti continuano a spedire il curriculum, in media – stando ai dati della ricerca della Coldiretti – 20 l’anno, ma c’è anche una percentuale abbastanza alta del 44 per cento che non ha inviato alcuna domanda di assunzione o lavoro nell’ultimo anno. “La crisi, come spesso accade, è un acceleratore che fa emergere i caratteri profondi di un paese, anche quelli più deteriori. Sotto questo profilo, contemporaneamente a politiche pubbliche impostate sulla “trasparenza”, serve una robusta assunzione di responsabilità individuali. Maxwell (segue a pagina 2) PIRANDELLO ALL’ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA DI ATENE a pagina 12 2 Prospettive - 9 marzo 2014 sommario al n. 9 PRIMO PIANO Nel centenario della morte di Giuseppe Aurelio Costanzo __3 Indietro nel tempo intervistando Fernanda Basile___________3 Il Sindaco Sturzo e l’amministratore infedele __4 Archivio degli Ingegneri catanesi Carmelo e Salvatore Sciuto-Patti ______________5 INFORMADIOCESI Notizie in breve ___________6 Dall’UPG________________6 DIOCESI La violoncellista Ulrike Hofmann nella chiesa di S. Biagio ____7 Attività dell’Oratorio S. Cuore di Barriera _______9 Al Teatro Valentino una rilettura di “Tutto per bene” _______11 Pubblicato il saggio “Ponzio Pilato. Storia di un mito” ________11 Direzione amministrazione e redazione: via San Giuseppe al Duomo 2/4, 95124 Catania Redazione e amministrazione: tel. 095 2500220 fax 095 8992039 www.prospettiveonline.it E-mail: [email protected] [email protected] [email protected] Editrice ARCA s.r.l. via San Giuseppe al Duomo 2/4, 95124 Catania Iscritta al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC) n. 7858 Direttore responsabile Giuseppe Longo Progetto grafico: Patrizia Di Blasi - SRI spa. Impaginazione e grafica: Vera Cannavò Abbonamenti: ordinario Euro 40,00 ridotto (scuole, associazioni, confraternite, etc.) Euro 30,00 versamento su c/c postale n. 12442935 intestato a: ARCA s.r.l. via San Giuseppe al Duomo 2/4 95124 Catania Pubblicità: a mod. (1 colonna x 41mm). Commerciali Euro 27,11 a mod. Redazionali Euro 1,55 a mm Annunci immobiliari e R.P.Q. Euro 0,21 a parola (min. 10 parole) Legali/istituzionali/finanziari Euro 48,80 Manchettes commerciali Euro 81,34 cadauna Gioco d’azzardo, un anziano su tre è a rischio La fabbrica delle illusioni a fabbrica delle illusioni continua a mietere vittime. Il gioco d’azzardo sta diventando un vera e propria emergenza sociale. Nel nostro Paese sono in aumento il numero delle vittime della ludopatia. A rischio non solo disoccupati, precari e casalinghe. Anche gli anziani sono tra i soggetti più a rischio. E i numeri dimostrano come nell’ultimo anno a giocarsi la pensione sono in molti a farlo con la speranza di arrotondare. Spiccioli che sommati giorno dopo giorno fanno un bel gruzzolo che finisce nelle casse dello Stato. Lo si evince dai dati rilevati da una ricerca, “L’azzardo non è un gioco”, condotta in 15 regioni (Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Umbria, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Veneto) da Gruppo Abele, Auser Nazionale, Libera. Mille i partecipanti, 864 i questionari somministrati. «Un’indagine non scientifica in senso stretto - ha detto don Luigi Ciotti - ma importante perché condotta nell’ambito della maggiore organizzazione dei pensionati». Nello specifico, il 70,7% degli intervistati ha giocato d’azzardo almeno una volta nel corso dell’anno. Cambia però la frequenza da «qualche volta», a «qualche volta al mese», «qualche volta alla settimana». Quanto i giochi preferiti: il 30% predilige Lotto e Superenalotto, il 26,6% Gratta e Vinci e Lotterie istantanee, il 15% Totocalcio e Totip, il 10,2% Giochi di carte a soldi, il 3,8% Slot e Video lottery. Ma dove si gioca? I luoghi sono i soliti e i più accessibili: la fanno da padrone ricevitorie e tabaccherie (44,9%), segui- (continua da pag. 1) LA GRANDE BELLEZZA... vere”. È peccato ostacolare la gioia pasquale con il proprio egoismo, essere inabili e incapaci di partecipare alla lode di Dio e alla vera solidarietà nella comunità. Il dilagare della coltre fumosa del relativismo, che alimenta la “mediocrità cristiana”, ha, di fatto, oscurato la tradizionale distinzione delle due categorie di: peccato contro le virtù teologali e la religione e peccato contro le virtù morali, vanificando il valore dell’ethos. La famiglia, “cellula fondamentale della società umana”, secondo le indimenticabili parole di Giovanni Paolo II, piccola chiesa domestica, con la rottura del vincolo matrimo- L sono passati quarant’anni - scriveva: “Liberi dal problema frustrante del peccato mortale commesso o non commesso, ma sempre coscienti della necessità di ulteriore conversione, tutti i cristiani di buona volontà vedranno nuovamente aperto l’accesso alla comunione”. “Il più grande peccato di oggi è che gli uomini hanno perduto il senso del peccato”, ha detto Papa Francesco citando una celebre frase di Pio XII, ammonendo quanti hanno derubricato un peccato grave, come l’adulterio, a semplice “problema da risol- te dai bar (24%). Si gioca, ammettono gli over 65, uomini e donne, per vincere (45,3%), per divertirsi (19,7), per incontrare persone (8,8). Alla fine, poi, si resta imbrigliati nella rete luccicante del gioco d’azzardo. L’identikit del pensionato è presto svelato: over 60 con un titolo di studio medio-basso. Il titolo di studio più rappresentato, infatti, è la licenza media (31,2%), segue poi il diploma (26,4) e la licenza elementare (15,5). Nel 41% dei casi la pensione del giocatore è tra i 1.000 e i 1.500 euro, per il 23% tra 500 e 1.000 euro e il 16% tra 1.500 e 1.800. Il 5,8% non arriva a 500 euro al mese. Tuttavia solo il 56,6% degli intervistati si può definire «non problematico» stando ai parametri con cui si valuta la dipendenza, mentre il Stampa a colori maggiorazione 10% Iscritto al Registro della Stampa del Tribunale di Catania al n. 665 del 3.5.1985 La testata percepisce contributi statali diretti ex L. 7/8/1990 nr. 250 Stampa: GRAFICHE COSENTINO sas LITOGRAFIA Zona Industriale - C.da Balchino S. Maria Poggiarelli Caltagirone (CT) - Telef. 0933 34132 / 0933 27307 Unione Stampa Periodica Italiana Settimanale associato alla F.I.S.C. (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) Questo numero è stato chiuso alle ore 13.00 di mercoledì 5 marzo 2014 (continua da pag. 1) CHI CERCA TROVA... E i giovani forse, hanno qualcosa in più da dare”, ha continuato il presidente della Coldiretti. Sul capitolo politica, infine, i nodi vengono al pettine. C’è distanza tra il mondo giovanile e quello dei politici italiani. Quasi un giovane italiano su tre (31 per cento) non conosce il nome del Presidente del Consiglio, il 30 per cento quello del presidente della Camera e il 37 per cento quello del presidente del Senato. Ma sugli obiettivi da proporre al nuovo governo pochi dubbi. Al primo posto l’economia e il lavoro (81 per cento), poi, le riforme elettorali e costituzionali (43 per cento) ed a seguire scuola, sanità e trasporti (42 per cento). Pertanto, si evince dai numerosi dati esposti dalla ricerca appena il 4 per cento dei giovani italiani ha dichiarato di volersi impegnare in politica, anche in molti ci hanno pensato per poi non farlo (il 36 per cento). Mentre la maggioranza il 56 per cento è molto distante dalla politica e non ha neppure voglia di entrarci in contatto. ® 14,4% è fortemente «a rischio». Il questionario, infatti, riportava la scala Canadian Problem Gambling Index (nella versione ridotta), mezzo mediante il quale, a livello internazionale, si valuta il livello di rischio/problematicità/patologia per i giocatori d’azzardo. Per il 16,4%, invece, il gioco è un problema di gravità medio/elevata che richiederebbe cure. Considerando che stando ad una stima di massima la puntata massima nella vita di giocatori patologici può arrivare a 1500 euro per Bingo e Scommesse, 6.000 per giochi di carte a soldi, 7.000 per Slot e Video Lottery, fino a 20 mila per Lotto e Superenalotto. Quanto al calcolo che riguarda gli over 65 coinvolti dall’indagine è impressionante: nell’anno appena trascorso hanno speso ben 589 mila euro. «Il gioco è diventato la quarta industria italiana per fatturato, l’Italia è il terzo Paese al mondo per quantità di gioco», ha denunciato don Ciotti duran- te la conferenza stampa della presentazione del rapporto anziani-gioco d’azzardo. «È il mercato dell’illusione che ha due grandi vincitori: l’ombrello protettivo dello Stato, con un intreccio pubblico-privato dalle molte responsabilità, e il gioco illegale, con una forte presenza criminale. Un dato che merita di essere approfondito è quello che concerne la consapevolezza di essere già in una situazione a rischio patologia. Se i giocatori a media/elevata gravità ammettono con molta sincerità di aver avuto problemi con il gioco, cosi non è per i giocatori definiti a ‘rischio’. Questi ultimi affermano di non aver alcun problema e che il gioco sia solo un passatempo e un semplice diversivo. Ma ciò è in netto contrasto con quello che mostra la scala diagnostica citata in precedenza e che indicherebbe per questi soggetti un serio problema di ludopatia. Infine la maggior parte dei giocatori a rischio hanno dichiarato come, in caso di aiuto, la prima àncora di salvezza sia arrivata dai familiari e dalle persone care in generale. F.C. Filo diretto con Ecco come mettersi in contatto con noi: • Inviare un’email all’indirizzo [email protected] • Telefonare al numero 095 2500220 o mandare un fax allo 095 8992039 niale, perde la sua genuinità di fede e di sacramento e quindi si separa dalla Chiesa. Il cammino di purificazione e di riconciliazione non può essere sancito con decreto e si ritiene che nel Sinodo di ottobre sia tracciata l’identità della famiglia cristiana, che non potrà mai essere diversa nella sostanza e nella forma dall’immagine della Sacra famiglia, che nasce dal matrimonio, benedetta dal Signore e fondata sull’amore reciproco che diventa accettazione totale dell’altro e del dono dei figli. “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, tema del Sinodo di ottobre, prenderanno in esame, come ha scritto il Papa nella lettera alle famiglie, i problemi del matrimonio, della vita familiare, dell’educazione dei figli, e del ruolo delle famiglie nella missione della Chiesa. La metafora del “cammino” viene riproposta da Papa Francesco nel “cammino familiare” ricco di momenti belli: i pasti, il riposo, il lavoro in casa, il divertimento, la preghiera, i viaggi e i pellegrinaggi, le azioni di solidarietà. Tuttavia, se manca l’amore, manca la gioia, e il matrimonio diventa “la tomba dell’amore”. La fonte dell’amore autentico, invece, viene dal Signore, con la sua Parola, che illumina la strada e dà il Pane di vita, che sostiene la fatica quotidiana del cammino. Parole, immagini e segni che sanno d’antico e sono sempre nuove attuali. “Il sostegno della preghiera – scrive il Pontefice - è quanto mai necessario e significativo, vi chiedo di pregare intensamente lo Spirito Santo – insiste - affinché illumini i Padri sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito, per una “pastorale intelligente, coraggiosa e piena d’amore”. Come avviene nelle chiese locali per la visita pastorale tutte le liturgie domenicali siano accompagnate da questo segno esterno della preghiera per il Sinodo, cosicché i mezzi pastorali proposti per aiutare le famiglie siano di reale sostegno per affrontare le sfide culturali e di prassi con la luce e la forza che vengono dal Vangelo. Camminare uniti nell’amore e nel servizio reciproco, augurio e benedizione del Papa per tutte le famiglie, secondo il piano luminoso di Dio, costituisce la nuova stella di riferimento nella società odierna, “in questo tempo così confuso e inquieto” come ha scritto Mons. Paglia e siano le famiglie cristiane “la lettera viva” che scrive sulle strade del mondo parole e segni di testimonianza dei valori della fede e che la società tutta possa leggerla ancora con attenzione e rispetto. ® 3 Prospettive - 9 marzo 2014 l’intervista Indietro nel tempo intervistando Fernanda Basile atania- Percorro la via Caronda, sosto dirimpetto all’Istituto Scolastico Salesiano “Maria Ausiliatrice” e ne osservo le possenti mura che custodiscono, come uno scrigno, germogli di formazione didattica e nascenti vocazioni religiose. Lì, le classi della scuola media, stimolate dall’entusiasmo pedagogico della dirigente, Suor Margherita De Rosa, parteciperanno a uno dei laboratori di storia della Sicilia che terrò al Palazzo del Toscano: in una dimora principesca, tra stucchi, affreschi e ataviche colonne prende vita la storia della nostra terra. Sono fiera che tra le numerose scuole statali, aderenti a questa originale operazione didattica ci sia l’unico istituto parificato che si sia adeguato alla legge regionale, una legge giusta per la difesa della dignità della nostra terra! Mi paiono risuonare le parole di Plinio il Vecchio, come un monito che giunge da lontano, ma con forti echi nel presente: “Turpe est in patria vivere et patriam non cognoscere” (È cosa vergognosa vivere in patria e non conoscerne la storia). Adesso mi trovo all’incrocio tra la Via Etnea e la via Empedocle. Leggo su un’antica insegna: “Largo Badiedda”. Gradatamente noto come la città si stia lentamente trasformando, assumendo un’insolita atmosfera retrò. Non più auto sfreccianti e C Il futuro trae sostentamento dalle proprie origini rumorose che intossicano l’aria, ma qualche sorniona carrozza con il tipico scalpitare degli zoccoli dei cavalli sul selciato; odo una voce lontana, quella del venditore ambulante che col suo richiamo invita le massaie ad acquistare le sue mercanzie, dai genuini prodotti della terra a scope e strofinacci per le pulizie domestiche. Incontro dei bambini in calzoni corti e un po’ bisunti che con un gessetto hanno disegnato un enorme rettangolo sul pavimento lastricato e all’interno di questo loro artefatto ludico si divertono nel lanciare un sassolino, saltellando in appositi riquadri. Le bambine, accovacciate sulla soglia di povere dimore, confezionano, con degli avanzi di stoffa, vestiti tini per le loro bamboline di pezza, immaginando che quegli umili cenci siano solenni abiti per le loro bambole regine. Adesso sento una voce che si distingue dal coro dimesso di un quartiere laborioso e anche tanto provato dalla miseria. Un canto soave e squillante proveniente da una fresca intonazione giovanile. Sono incuriosita e così mi avvicino alla fonte di quella piacevolissima fonte sonora. Noto una ragazzina che mentre sciorina la biancheria, esprime per talento naturale degli ornamenti virtuosistici su una parola o su una sillaba, proprio come fanno gli eccellenti soprani. Immediatamente si accosta a me una signora vestita secondo i canoni estetici della Belle Epoque che mi rivolge queste parole: <<Quella ragazzina sono io!>>. Osservo quella strana signora, aggrottando le sopraciglia e manifestando con una mimica facciale decisa, la mia incomprensione al suo messaggio. Quell’anima gentile, improntando le labbra a un amabile sorriso così mi spiega: <<Mi chiamo Fernanda Basile e sono nata in un basso di questo quartiere il 18 settembre del 1905. Le mie origini sono umili e da bambina mi trovavo spesse volte nella condizione del bisogno. A cambiare il mio destino ha contribuito la mia voce e l’attenzione che ebbe verso di me un imprenditore edile stradale, un appassionato di lirica, che in quel periodo stava pavimentando quello slargo per conto del Comune di Catania: Alfio Presti. Costui mi presentò a un maestro di musica lirica, un certo Angelo Rapisardi che di allievi ne aveva tanti e che intuì il successo che avrei avuto formandomi opportunamente nello studio del canto. Questi essendo venuto a conoscenza dell’indigenza delle mie condizioni, si offrì di darmi lezioni gratuitamente!>> Che meraviglia, sto dialogando con un’anima del passato, materializzatasi nel suo borgo natio e questa volta, sto a dialogare con un eccelso soprano. Una scenografia urbana di primo novecento le fa magicamente da contorno. E lei è apparsa a me quasi come una vestale che si è allontanata dal suo tempio per venire incontro a una fedele orante. Con ribelli” seguita dalla raccolta “Funeralia” con chiari echi carducciani. Sposatosi con donna Linda dei marchesi Beccaria, fu infaticabile nell’attività scolastica e letteraria con approfondimenti di esegesi dantesca contraria alle arbitrarie interpretazioni neoghibelline e risorgimentali della poetica dell’Alighieri. Costanzo per un breve periodo fu direttore della rivista “Fiammetta” alla quale fece collaborare Giovanni Verga e Giulio Salvadori. I versi della maturità, giudicati un po’ troppo benevolmente dal critico e storico letterario Giulio Natali (era anche suo genero perché aveva sposato la figlia Giannina ed avrebbe insegnato negli anni della II guerra mondiale letteratura italiana nell’università di Catania), sono lo specchio fedele della raggiunta padronanza tecnico-formale del poeta siciliano e dell’irriducibile avversione di impronta libertaria e liberale alla crescente massificazione sociale, alla quale Costanzo avrebbe opposto la sua visione di pacifico riformismo interclassista. Gli apocalittici terremoti di Casamicciola e Messina rinsaldarono in lui la convinzione dell’impotenza della scienza e della necessità di affidarsi metafisicamente alla Provvidenza divina con meditazioni che si fondono col sentimento. trepidezza ed emozione le chiedo: La prego signora, continui a parlarmi di sé. <<Quel maestro aveva ben riposto la sua fiducia. Il successo arrivò presto, ma nei primi tempi stava per essere minato dalla presenza di mia madre che aveva scambiato i camerini dei teatri col cortile della vecchia casa, disprezzando colleghi e produttori dell’arte lirica. Feci così presto a mandare in pensione la madre gendarme e così serenamente ripresi la mia carriera che mi portò poco prima del II conflitto mondiale alla corte di Svezia in una tournè>>. Ha mai debuttato nella sua città? <<Certo, lo ricordo benissimo! Era il 17 settembre del 1932 quando andai in scena all’Arena Imperiale di Catania nel ruolo di Amina ne “La Sonnanbula” di Vincenzo Bellini. Il giorno seguente debuttai con un’opera di Donizetti. Fare successo nella propria città è cosa difficile, ma non impossibile! Poi scoppiò la guerra e l’attività artistica stazionò, io intanto risiedevo a Milano. Sebbene calcassi i palcoscenici più noti d’Italia, non rinnegai mai le mie origini, non mi dimenticai mai di Catania. Ritornai nella bella città etnea nel ’47 dove esordii ancora con la Sonnanbula in uno spettacolo di beneficienza all’Anfiteatro Gangi. Rifiutai il rimborso per le spese sostenute per il biglietto del treno MilanoCatania-Milano. Aiutare gli altri era nella mia indole. Non mi sono mai dimenticata di coloro che vivono negli stenti, perché io era cresciuta nella privazione. Stefania, questo è il mio messaggio che potrà tornare utile a te e ai lettori di questo periodico: Non disprezzare mai le tue origini, ricordati che si sale in cima attraverso il fondo, dai valore al tuo talento e ama la tua terra. Costei ricambierà il tuo amore>>. Detto questo svanisce, come pure scompare quel contorno umano e paesaggistico di primo novecento. Tornano i chiassosi rumori della frenetica vita cittadina. Rimane un velato alone di malinconia per quella signora che dalle umili origini divenne un fenomeno di talento straordinario. Ad perpetuam rei memoriam…per non dimenticare! Memorex Stefania Bonifacio Giuseppe Aurelio Costanzo, letterato siciliano che ha onorato la nostra terra uasi allo scadere dell’anno centenario della morte e del 170° anniversario della nascita, è bene ricordare un letterato siciliano che ha onorato la nostra terra e al quale Catania ha intitolato una strada cittadina posta tra le vie Caronda ed Imbriani. Si tratta di Giuseppe Aurelio Costanzo nativo di Melilli, località dove trascorse la fanciullezza accanto alla madre Maria, analfabeta ma ricca della sapienza del mondo contadino. Sulla sua formazione influì molto un fecondo discepolato iniziato a Siracusa, all’età di appena 10 anni, presso il convitto del poeta Emanuele Giaracà, che gli trasmise un gusto classico romantico di forte impronta risorgimentale. Nella città aretusea, già studente della Real Accademia, spinto da spirito patriottico in chiave politico-sociale, prese parte ai rivolgimenti unitari del 1860 in seguito allo sbarco dei Mille. Divenuto docente liceale di lettere alla Scuola Normale Superiore di Cosenza e di Napoli fu promosso per meriti letterari nel gravoso e pesante incarico di direttore del Real Istituto Superiore di Magistero Femminile in Roma, fondato dal ministro Francesco De Sanctis, che aveva conosciuto da studente a Napoli nella celebre Università dove insegnavano anche altri noti studiosi come Augusto Vera, Silvio Spaventa, Luigi Settembrini; quest’ultimo avrebbe scritto, nel 1869, una lunga prefazione alla pubblicazione del libro di “Versi” di Costanzo che sei anni prima aveva pubblicato la raccolta “A mia madre”, in cui si avvertono Q IMPOTENZA DELLA SCIENZA di fronte ai dinamismi naturali modi aleardiani e pratiani. Frequentò pure illustri personalità del mondo letterario come Antonio Ranieri, Francesco Dall’Ongaro, Alessandro Dumas padre che lo aiutarono economicamente affidandogli recensioni letterarie giornalistiche con cui dimostrò una risoluta avversione allo scientismo positivista a favore del pensiero idealistico. Costanzo dovette interrompere per diversi anni gli studi napoletani a causa della lunga leva militare introdotta dai governi savoiardi e della caccia ai briganti calabresi, dure esperienze che avrebbero fatto scemare l’irruenza garibaldina ed affiorare una profonda ed amara delusione nei confronti del nuovo Stato unitario, fino a diventare polemico dissenso verso il nuovo ordine politico, burocratico ed autoritario imposto dai Piemontesi. In contatto con Alessandro Manzoni e Ruggiero Bonghi, il poeta partecipò alla redazione del volume commemorativo di Emile Zola e fu segretario particolare di due ministri della Pubblica Istruzione, i patrioti Cesare Correnti di Milano e Francesco Paolo Perez di Palermo. Di lui Benedetto Croce nel volume “La letteratura della Nuova Italia” alternò giudizi positivi ed anche severi che non scalfirono la fama del poeta, autore de “Gli Eroi della Soffitta”, lirica sociale polemicamente impegnata, anticonformista e palpitante di sdegnosa amarezza. Già cantore di affetti gentili e teneri, Costanzo divenne il poeta ribelle delle vittime dell’ingiustizia, degli spostati, dei refrattari. La poesia “Baci” fu musicata dal compositore catanese Francesco Paolo Frontini. Nel 1872 scrisse il poemetto lirico autobiografico “Un’anima”, in cui iniziò a cantare con versi idilliaci e soavi gli eterni problemi della natura e dello spirito che si ritrovano, nel 1875, anche nella commedia “I 4 Prospettive - 9 marzo 2014 PRIMOPIANO Il Sindaco Sturzo e l’amministratore infedele Il dominio dello “spirito” dura per sempre 1905-1920: Sturzo pro-sindaco di Caltagirone su dispensa di Pio X. Altri tempi, altra politica, altra gestione, altra amministrazione pubblica. Che senso ha ripensare oggi alla vita civile del primo cittadino di quegli anni? Eppure, don Sturzo, basandosi sull’esperienza vissuta in prima persona, intervenne sul potere amministrativo. Il suo intervento rigoroso e ostile contro il “Comune” degli interessi privati più forti, era sempre accompagnato dalla concretezza a circoscrivere competenza ed esplicita coerenza fino alle ultime vicende che lo videro come uno dei rinnovatori della vita politica italiana, dal 1919 al 1924. Nel suo Municipio, sempre con lo sguardo rivolto al Vangelo, si sentì di essere chiamato a rendere conto della buona amministrazione. E lì intuì che, per la migliore trasparenza nella spesa pubblica, il focus è posto sul fatto di “agire” che “essere agiti”, il che significa che dove- va agire e gestire le competenze in modo significativo e responsabile. Inoltre, mentre si trovava ben collocato al centro della politica, preoccupato dalle rivendicazioni delle classi più umili, dava vita al nuovo movimento politico (inverno 1919). Nella sostanza gestionale del suo lavoro, egli “giocava” tutta la sua attività politica puntando sulla “scommessa” del bene comune. Ora, dicasi pure quanto si vuole. La lezione del Sindaco Sturzo in Municipio è agli antipodi dell’amministratore infedele di cui parla il Vangelo di Luca. <<Gesù diceva ai discepoli: un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare>> (Lc 16,1-2). Ora una chiave di lettura: parafrasando la parabola – potrei dire che – Gesù parla a chi amministra autonomamente, senza badare al bene Economato Per sostenere il progetto umanitario e di accoglienza ai migranti che sbarcano presso il porto di Catania, intitolato Maria Corrao, la cui organizzazione e gestione sono non lucrative, di utilità sociale e umanitaria, si può donare tramite versamenti intestati a: “Arcidiocesi di Catania”. Con la causale: “ Pro immigrati progetto Maria Corrao”. - Bollettino C.C.P. n. 11105954; - Bonifico conto corrente Banco Posta Poste Italiane filiale Catania via Etnea Cod. IBAN IT95N0760116900000011105954, per versamenti dall’estero BIC: BPPIITRRXXX; - Con bonifico bancario Unicredit Banca s.p.a. filiale Catania Duomo Cod. IBAN: IT05L0200816929000300318180, per versamenti dall’estero BIC: SWIFT: UNCRITM1H20 ® comune. <<Che è questo che sento dire di te? Sei stato accusato davanti a me di sperperare i miei averi>>. Questo verbo così duro “sperperare, disperdere”, è lo stesso usato da Luca pochi versetti prima, quando racconta del figlio minore, fuggito lontano dal padre suo, che aveva sperperato tutti i suoi beni vivendo da dissoluto (Lc 15, 13). Chi è il duro amministratore di cui parla il Signore? Nella parabola di Luca torna per ben sette volte il termine “amministratore” o “amministrazione”, che viene, così, a essere la parola chiave del brano e del messaggio che il Signore vuole lasciarci. Provo allora a cercare nella politica del Sindaco Sturzo una traccia, o una luce, che ci aiuti a capire meglio e a verificare il potere amministrativo affidato. In primis vorrei immaginare che Sturzo fu colpito dal fatto che si può e si deve biasimare l’economo infedele che dovrà fare i conti con il Signore. Se questo è vero, posso, dunque, guardare dentro e al di fuori e posso mettere a confronto questa parola con la vita politica di don Sturzo, fino nei suoi punti più intimi e nascosti, che sono solo i suoi. Per lui fu anche una scommessa con l’invisibile per una buona amministrazione. Ora per ipotesi di un’insolvenza, di un crack, di cattiva gestione non pre- Parrocchia S. Giuseppe in Ognina Anno 2014 - Festeggiamenti in onore di S. Giuseppe Carissimi fedeli, vi presento il programma della festa di S. Giuseppe. Quest’anno abbiamo la gioia di accogliere la visita del nostro Arcivescovo, che starà in mezzo a noi per qualche giorno al fine di confermarci nella fede. PROGRAMMA Domenica 16 marzo Apertura della Visita Pastorale. Ore 17,30 Accoglienza di Sua. Ecc. Rev. ma. Mons. Salvatore Gristina, Arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi di Catania. Ore 18,00 Celebrazione Eucaristica di Apertura della Visita pastorale presieduta dall’Arcivescovo e animata dalla corale parrocchiale “Papa Wojtyla” Ore 20.00 Concerto in onore di S. Giuseppe eseguito dalla corale parrocchiale diretta da Alessandro Marletta. Lunedì 17 marzo Ore 17,30 Dialogo tra i bambini che si preparano ai Sacramenti dell’iniziazione cristiana e l’Arcivescovo. Ore 18,00 Celebrazione Eucaristica presieduta da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Salvatore Gristina e animata dalla corale parrocchiale. Offerta del giglio bianco e atto di affidamento dei fanciulli a S. Giuseppe (i gigli sarà possibile ritirarli in chiesa). Martedì 18 marzo Ore 17,30 Recita del S. Rosario e preghiera al Santo. Ore 18,00 Celebrazione Eucaristica presieduta dal novello Sac. Raffaele Gulisano, Animata dalla corale parrocchiale. Subito dopo la celebrazione benedizione della tradizionale”tavolata di S. Giuseppe”. Mercoledì 19 marzo Solennità Liturgica di S. Giuseppe. (In tutte le Messe sarà benedetto il pane, che si può ritirare in Chiesa). Ore 09,30 Celebrazione Eucaristica presieduta dal Sac. Salvatore Bucolo Ore 10.30 Ingresso del corpo bandistico e giro per le strade del quartiere. Ore 12,00 Recita della Supplica al Santo. Benedizione del pane. Ore 17,00 Ingresso del corpo bandistico. Ore 18,00 Concelebrazione Eucaristica presieduta dal vicario foraneo Sac. Franco Longhitano. Presenzieranno le autorità civili. Anima la corale parrocchiale. Ore 19,00 Processione col venerato Simulacro di S. Giuseppe per le seguenti vie: G. Finocchiaro, Re Martino, Galati, Principe Nicola, G. Finocchiaro (sosta per la tradizionale “calata dell’Angelo”), Caduti del Lavoro, Timoleone, Principe Nicola, Wrzì, Acitrezza, Regina Bianca, Re Martino, G. Finocchiaro e rientro in Chiesa. (Durante la processione saranno effettuate delle soste per alcuni momenti di preghiera animati dai giovani). Il Consiglio Pastorale Parrocchiale Il Parroco Sac. Domenico Rapisarda vista, da dove viene l’infelicità, l’insoddisfazione e il vuoto, come si sarebbe sentito don Sturzo dentro al cuore, dentro all’anima? Questa l’ipotesi: <<dunque io sperpero, io disperdo i beni, i doni che il Signore mi ha dato, queste infinite ricchezze, che valgono più di ogni altra cosa al mondo, io li sto sciupando, li sto buttando via, come perle ai porci>>. Attraverso lo strumento semplice di primo cittadino, don Sturzo – lo penso hic et nunc-, si sentì chiamato a essere fedele e buono al fine di prendere coscienza del buon operato, per chi si assume il compito di guidare la cittadinanza. San Paolo dice: <<Ognuno si consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio>>. Ora, quanto si richiede negli amministratori è che ognuno risulti “fedele” (1 Cor 4, 1s) e Pietro: <<Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio>> (1 Pt 4, 10). E la disonestà ? (Lc 16, 8-11). Un’altra parola ripetuta più volte è “disonesto”, “disonestà”; l’amministratore è detto disonesto e così la ricchezza. La disonestà è una caratteristica che può intaccare l’essere, nelle cose grandi, nel molto, ma anche in quelle minime, nel poco. In essa manca l’armonia, manca un centro che attiri a sé ogni energia, ogni cura e intento; crea fratture, ferite, dolori su dolori, accumuli da una parte e manchevolezze dall’altra. Don Sturzo venne a contatto, in qualche misura, con le realtà dell’ingiustizia, perché appartenevano al presente. Ma rifiutò di essere trascinato da una parte o da un’altra. Oggi contano le cifre, ma c’è sempre qualcuno a cui dare la colpa. C’è nella gestione pubblica un movimento di persone ben visibile e la concentrazione del potere amministrativo è diventato oggi un obiettivo dichiarato. È un’amministrazione tutta mondana, legata agli averi, al denaro, alle ricchezze, al potere, quindi legata a realtà puramente materiali, come l’accumulo, lo spadroneggiare sugli altri. Per questo potere che forma il mercato del dominio di pochi (oligopolio), dev’essere pienamente rivalutato il metodo col quale ha fatto politica don Sturzo, che non è sepolto in un passato irrecuperabile. Il Sindaco Sturzo, al Municipio, ebbe il merito di addentrarsi in una dimensione diversa, da chi amministra in modo infedele, più elevata, perché riguardante le cose dello spirito, dell’anima, quelle che non finiscono, che non mutano col mutare dei tempi e delle persone. Angelo Consolo 5 Prospettive - 9 marzo 2014 PRIMOPIANO Archivio degli Ingegneri catanesi Carmelo e Salvatore Sciuto-Patti Spirito d’illuminata investigazione nell’archeologia i è conclusa a fine febbraio, dopo un mese di apertura, nei locali della Biblioteca Zelantea di Acireale, l’importantissima mostra dedicata a “L’Archivio degli ingegneri Carmelo e Salvatore Sciuto-Patti: documenti di architettura 1850-1925”, promossa dall’Accademia degli Zelanti e Dafnici di Acireale di concerto con la Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Catania e con la città di Acireale. Il presidente dell’Accademia, dott. Giuseppe Contarino, nel presentare la prima Mostra di documenti di architettura, custoditi nella Biblioteca Zelantea, di Carmelo e Salvatore Sciuto-Patti, ingegneri catanesi padre e figlio, precisa che non si è trattato di una rassegna antologica dal momento che il fondo comprende ben 1554 disegni. L’esposizione ha riguardato “solo” un centinaio di essi, sufficienti, tuttavia, per un approccio consapevole all’attività professionale dei due illustri professionisti, finalmente liberati dalla lunga ed immeritata “prigionia del silenzio”. La prestigiosa ed antica Accademia acese ha voluto decisamente la lodevole iniziativa della Mostra per offrire l’opportunità di una prima ricognizione delle opere degli Sciuto-Patti e per adempiere a un obbligo morale contratto undici anni fa con Alba, Laura, Beatrice, Michelangelo Vagliasindi, eredi dei due ingegneri, che hanno affidato i loro archivi di famiglia in comodato d’uso all’Accademia. Il soprintendente per i beni culturali e ambientali, arch. Fulvia Caffo, da S parte sua puntualizza che l’ordinamento e lo studio dell’Archivio è stato curato dalla Soprintendenza durante le campagne di catalogazione (POR-SICILIA 2000-2006) negli anni 2006-2009. L’inventario è stato concluso nel dicembre 2010 con l’ordinamento di 1554 disegni raggruppati in 256 fascicoli. Inoltre sono state prodotte 512 schede dei disegni, dal 1850 al 1925, che, pur non riguardando la totalità dei documenti, costituiscono una parte significativa del patrimonio progettuale dei due professionisti. La Mostra ha riguardato una selezione di 100 disegni originali, molti dei quali firmati, quasi tutti inediti, arricchiti da numerose fotografie del periodo, custodite nello stesso Archivio. La rassegna ha messo in risalto la “professionalità tecnica ed artistica del prof. ing. Carmelo e del figlio Salvatore che seguendo gli insegnamenti del padre riesce, nella sua pur breve carriera, a divenire, come questi, uno dei protagonisti dell’architettura siciliana del primo Novecento”. L’ideazione, la cura e il progetto sono dell’arch. Caffo, alla quale spetta anche il coordinamento scientifico, dell’arch. Vittorio Percolla e dell’ing. Aldo Scaccianoce, promotore del comodato. Il progetto grafico è dei dottori Vincenzo Busà e Albarosa D’Arrigo, che sono stati anche i catalogatori del fondo assieme ai colleghi Concetta Consoli, Matteo Di Stefano, Vittorio Percolla. Mentre auspichiamo che al più presto la Mostra possa essere esposta anche a Catania, siamo lieti di riferire qualche nota biografica dei due pubblica: l’arginazione del Simeto. Amico degli intellettuali suoi contemporanei tra cui Lorenzo Maddem, Martino Speciale, Gioacchino ed Agatino Biscari, Giuseppe Zurria, .Gaetano De Gaetani, ecc. Per incarico dell’arcivescovo Felice simo di Sant’Agata, venne educato nell’ambiente cattolico aristocratico cittadino dell’Oratorio salesiano San Filippo Neri. A vent’anni iniziò a frequentare a Roma la Regia Scuola illustri concittad’Applicazione per gli ingegneri. dini. Allievo di Enrico Gui e Guglielmo Carmelo SciutoCalderini si laureò nel 1901. A CataPatti, architetto, nia eseguì diverse opere per i Saleeclettico studioso siani di Don Bosco in Sicilia e nel di storia patria, 1907 partecipò alla famosa Esposidell’arte e di zione Agricola Siciliana. Nel 1911 archeologia, nacfu nominato regio ispettore onorario que a Catania nel dei Monumenti e Scavi di Catania 1829. Uomo molavviando un’intensa attività per libeto religioso, rare le strutture romane del Teatro e devotissimo di dell’Odeon. Partecipò alla fondazioSant’Agata e parne del Museo ticolarmente viciCivico al Carmelo Sciuto-Patti no agli ambienti Castello Ursiecclesiastici per no e all’acquivocazione familiare, frequentò il Regano progettò sizione della corso di laurea in Architettura civile il nuovo campanicollezione presso la nostra università dove si le del Duomo, la Biscari. Fu laureò nel 1851. Da quel momento cui costruzione fu nominato iniziò per lui una brillante carriera e completata nel architetto deldivenne, nel 1860, professore di 1869 sotto l’epila Fabbriceria Geologia e Mineralogia e nel 1887 scopato del Beato del Duomo dal ordinario di Disegno d’Ornato e Dusmet. Costruì cardinale Giud’Architettura. la chiesa Santi seppe FranciDivenne componente di prestigiose Angeli Custodi in ca Nava che Accademie ed autore di numerose stile romano antigli affidò il pubblicazioni. Ricoprì nel 1876 l’in- co cristiano e l’Ariordino e l’incarico di componente della Com- silo S. Agata. ventario del missione conservatrice dei Monu- L’architetto morì tesoro di S. menti e Oggetti d’Arte e Antichità e a Catania nel Agata e la pronel 1880 di regio ispettore ai Monu- 1898. Il prof. ing. gettazione Salvatore Sciuto-Patti menti e Scavi di Antichità e Belle Salvatore Boscadella tecaArti della provincia di Catania. rino afferma che la reliquiario del Socio dell’Accademia Gioenia e sua ottima preparazione professio- Velo della Patrona. Collaborò con docente al regio istituto di agrono- nale la impegnò applicando gli stili Paolo Orsi ed Enrico Mauceri per la mia ed agrimensura di Catania, architettonici passati nella tradizio- tutela dei monumenti e delle opere scrisse opere di grande interesse sto- ne di eclettismo della provincia ita- d’arte di Catania e alla redazione rico-scientifico sull’ingrandimento liana”. degli elenchi degli edifici monumendel Porto, sulla Fontana dell’Elefan- Salvatore Sciuto-Patti, figlio di tali della Sicilia Orientale. Morì a te, sui monumenti di S. Agata esi- Carmelo e di Maddalena Auteri Ber- Bologna nel 1926, all’età di 49 anni. stenti a Catania, ecc.. Fu uno dei retta, nacque a Catania nel 1877. progettisti di un’importante opera Anch’egli molto religioso e devotisAntonino Blandini Una passeggiata nella Catania di fine ’800 La Milano del Sud d’Italia ’affollato auditorium del Collegio scolastico delle suore domenicane del Sacro Cuore di Gesù, di via Milano ha ospitato una simpatica e piacevole conferenza sulla Catania tra Ottocento e Novecento, una città dinamica, vivace, commerciale ed industriale, nello stesso tempo di ricco spessore intellettuale e culturale a tal punto da essere stata opportunamente chiamata la “Milano del Sud d’Italia”. Un interessante e fitto tour virtuale e fotografico ha entusiasmato il pubblico che gremiva il salone delle conferenze dove la benemerita Associazione delle Ex Allieve delle scuole curate dalle religiose della Famiglia Domenicana di Catania ha organizzato un incontro dal fascinoso e nostalgico tema “Una passeggiata nella Catania di fine Ottocento”, affidato al dotto commento storico-cronachistico dell’ing. Giambattista Condorelli, attuale presidente di SiciliAntica, delegato del F.A.I. e già presidente del Club Alpino Italiano per Catania. Dopo l’introduzione della presidente delle ex allieve domenicane, L prof. Santuzza Quattrocchi Paradiso, che ha sottolineato la variegata gamma di interessi del relatore, noto tutor della protezione del patrimonio archeologico, architettonico, artistico, ambientale e naturalistico della Sicilia e in particolare del comprensorio etneo, Condorelli ha mostrato e commentato, con dovizia di specifici e significativi particolari, una serie di celebri cartoline illustrate catanesi di certa datazione ed ambientazione urbana che riproducono squarci di luoghi molto significativi del capoluogo etneo, in parte spariti o profondamente trasformati dalle ferite del tempo e dalla trascuratezza dei concittadini. Immagini tanto care alla memoria collettiva del popolo catanese e rese celebri e familiari dalle memorabili pagine dei nostri grandi letterati e giornalisti che fiorirono in quell’epoca irripetibile e straordinaria per la città di Agata, di Bellini e dell’Etna, commentandone l’origine, l’ambientazione e le vicende cronologiche e civiche, non poche avvolte nella leggenda aurea metropolitana per tante stranezze e bizzarrie a loro legate. Momenti particolarmente esaltanti sono stati quelli in cui il conferenziere ha proiettato sullo schermo e mostrato diverse foto panoramiche di piazza Stesicoro, la popolare e antica Porta di Aci, senza che ancora fossero stati scoperti gli scavi archeologici romani dell’Anfiteatrum Insigne e l’imponente monumento a Vincenzo Bellini, degli archi della Marina sostenenti il lungo viadotto ferroviario di via Beato Dusmet lambiti dalla laguna marina delle acque del Porto e dell’Amenano, della Stazione centrale ferroviaria statale dell’Armisi e del Gaito, della signorile e snella via Stesicoro-Etnea, la strada maestra della città risorta dal terremoto del 1693, al bivio del RinazzoSanta Caterina all’ingresso centrale del Giardino Bellini al “Laberinto biscariano” e priva del palazzo della Posta Centrale, le lunghe arterie urbane reintitolate a Garibaldi e a Vittorio Emanuele, piazza Cavour al Borgo Nuovo Sant’Agata percorse dai tram per il Fortino e il Tondo Gioeni, la storica circonvallazione agatina del Plebiscito di annessione al Regno d’Italia nel 1860, il luminoso golfo di Ognina e piazza Mancini Battaglia con le reti da pesca asciugate al sole, ecc.. Una documentazione fotografica di sicuro interesse di storia patria che affida visivamente alle nuove generazioni il persuasivo messaggio di salvare e valorizzare, per la pubblica e gratuita fruizione, i resti del notevole e pregevole patrimonio ambientale-urbanistico che ha reso la nostra città una delle capitali della cultura italiana come intelligentemente, nel 1780, avrebbe indicato il grande vescovo “illuminista” mons. Salvatore Ventimiglia sullo scenografico fastigio di Porta Uzeda, l’antica Porta Marina o del Leone, con il tradizionale busto marmoreo di Sant’Agata che protegge la città del suo martirio ai piedi della Montagna, con la scritta augurale “Deo Optimo Maximo, Sapientiae ed Bonis Artibus”, a Dio Ottimo Massimo, alla Sapienza e alle Belle Arti. Blanc Notizie in breve dal 10 al 16 marzo 6 Prospettive - 9 marzo 2014 Dall’Agenda dell’Arcivescovo Lunedì 10 • Lavoro interno per la Visita pastorale. Martedì 11 • Ore 9.30 Catania, Seminario: prende parte al ritiro di Quaresima del clero predicato da P. Giuseppe Buono. Mercoledì 12 • Ore 10.00 Catania, Istituto Città dei Ragazzi: incontra le consacrate dell’ICAM. Giovedì 13 • Ore 10.00 Catania, parrocchia Maris Stella: Visita pastorale. • Ore 19.30 Catania, parrocchia S. Luigi: presiede l’incontro “Festa del Perdono” organizzato dall’Ufficio diocesano di Pastorale Giovanile. Venerdì 14 • Ore 10.00 Curia, Salone dell’Economato: incontra i Vicari foranei. • Ore 18.30 Catania, parrocchia Maris Stella: Visita pastorale. Sabato 15 • Ore 18.30 Catania, parrocchia Maris Stella: Visita pastorale. Domenica 16 • Ore 12.00 Catania, Seminario: celebra la S. Messa in occasione del ritiro degli insegnanti di religione. • Ore 18.00 Catania, parrocchia S. Giuseppe in Ognina: celebra la S. Messa per l’apertura della Visita pastorale. ® Ufficio diocesano Pastorale dei giovani FESTA DEL PERDONO - QUARESIMA 2014 Vista la novità di questo evento, mi premeva specificare alcune questioni pratiche: DATE E LUOGHI: giovedì 13 marzo alle ore 19.30 presso la Parrocchia S.Luigi Gonzaga di Catania (V.le M.Rapisardi 230) confluiranno i gruppi giovanili della città (in termini di vicariati, dal I al VII); giovedì 20 marzo alle ore 19.30 presso il Santuario della Consolazione di Paternò affluiranno i gruppi giovanili della zona Circum (in termini di vicariati: VIII vicariato: Misterbianco/Motta/Piano Tavola; XII vicariato: Paternò / Ragalna; XIII vicariato: Biancavilla/S.M. di Licodia; XIV vicariato: Adrano; XV vicariato: Bronte/Maletto/Maniace); giovedì 27 marzo alle ore 19.30 presso il Santuario di S.Alfio, Filadelfo, Cirino di Trecastagni affluiranno i gruppi giovanili della zona Bosco (in termini di vicariato: IX vicariato: S.Giovanni La Punta/Gravina/S.Agata Li Battiati / S.Gregorio / Tremestieri Etneo; X vicariato: Belpasso/Camporotondo/Mascalucia/S.Pietro Clarenza; XI vicariato: Nicolosi/Pedara/Trecastagni/Viagrande/Zafferana/Bongiardo). FINALITÀ: Incontrare l’Arcivescovo in un momento penitenziale proposto dalla diocesi - iniziare a lavorare insieme dentro e fuori i vicariati di appartenenza – prepararsi alle confessioni con Giovani e Riconciliazione – confessarsi – fare festa dopo la riconciliazione. Per coloro che ancora non avessero collaborato alla preparazione zonale di questo evento, chiedo di mettersi in contatto con me tramite cellulare (3498311049) o Facebook (direttore UPG Catania). . GRAZIE PER L’ATTENZIONE, VI ASPETTO TUTTI. P.Salvo Gulisano Direttore UPG 7 Prospettive - 9 marzo 2014 Eccellente performance della violoncellista tedesca Ulrike Hofmann nella chiesa di S. Biagio Sensibilità musicale e nettezza di fraseggio n abile sintonia con uno strumento Storioni del 1780, la brillante violoncellista tedesca Ulrike Hofmann, componente dell’Orchestra Sinfonica della Radio di Stoccarda, natìa della Baviera e residente a Berlino, ha tenuto una performance di gran lunga apprezzata, insieme al validissimo allievo Paolo Pellegrino, nell’avvolgente cornice della chiesa di S. Biagio, guidata da mons. Leone Calambrogio. L’evento, promosso dall’ISA (International Societas Artis), sotto la presidenza di Cynthia Torrisi e la consulenza artistica del prof. Francesco Di Mauro, si inserisce fra gli appuntamenti dell’associazione S. Agata La Fornace, fondata dalla comunità di S. Biagio e presieduta da Rosaria Milone. Un uditorio attento ha seguito la manifesta- I zione, introdotta dalla tesoriera Giusi Bonasera, mentre i curricula degli artisti sono stati presentati rispettivamente dalla prof.ssa Anna Maria Agosta e dalla segretaria dell’ISA, Anna Grasso. Presenti, tra il pubblico, alcuni componenti del Rotary Club Catania Duomo 150, tra i quali il dott. Salvatore Sarpietro e il dott. Sebastiano Vacante. A nutrire pagine di rilievo come la Suite per violoncello n. 3 di Johann Sebastian Bach, il corposo tecnicismo effuso da Ulrike sul pregiato esemplare cremonese, sciorinando una cavata pastosa, che dalla tersa polifonia del maestro di Eisenach nei rilievi tematici, (delle cui Suite registrerà un CD in autunno), si muoveva poi sul duettare avvincente del francese Jean Barrière, nella Sonata per due violoncelli: ben giostrata quest’ultima anche da un disinvolto Pellegrino, anch’egli dotato di bella sensibilità musicale, già primo violoncello alla Sinfonica di Palermo, formatosi con i maestri Carmelo Nicotra e Vadim Pavlov, nonché selezionato dalla stessa Ulrike per il corso di perfezionamento e per esibizioni in teatri di prestigio. I due musicisti interloquivano con nettezza di fraseggio e cure dinamiche, bissando poi il terzo tempo di Barrière a fine serata. Sul versante spagnolo, le intemperanze di Gaspar Cassadò nei brani Intermezzo e Danza finale, dalla Suite per violoncello solo, modellavano l’arcata turbinosa o aforistica di Pellegrino su uno strumento più disinibito, che ben si calava in un clima di avanguardia novecentesca. Calorosissima la risposta della platea, che ha tributato agli artisti prolungati applausi. Anna Rita Fontana Linee programmatiche della CARITAS Diocesana di Catania Carissimi fratelli e sorelle, ringrazio innanzitutto il Signore e il nostro Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina, per il ministero che mi è stato affidato: essere “sacramento” dell’amore di Dio, per mezzo della Caritas Diocesana, nella nostra Diocesi e laddove ci fosse bisogno. È un servizio che richiede molta fede per vedere nel volto di ogni persona il volto di Gesù: più siamo in comunione con Lui, come i tralci e la vite, più faremo comunione tra di noi, amandoci e trattandoci come fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre. Ho accettato questo incarico con spirito di obbedienza e di umiltà, ben sapendo di potere offrire al Signore i miei “cinque pani e due pesci”, (Mc 6,38), quello che sono e le mie possibilità: sarà sempre Lui a fare “miracoli”, a risolvere i molteplici problemi della nostra società civile e religiosa. I dati delle diverse indagini che vengono diffusi sulla condizione sociale del nostro Paese, ci aiutano a capire la gravità della situazione. È vero ed è innegabile: la crisi economica esiste e i numeri parlano chiaro. Sono convinto però che essa è la conseguenza della crisi di valori umani e cristiani della nostra società. Dobbiamo convertirci a Dio che è Amore, Padre di tutti noi suoi figli. La povertà spirituale, vivere mettendo da parte Dio e i suoi comandamenti, è la causa prioritaria della povertà materiale del mondo intero. Basterebbe, ad esempio, eliminare la spesa più ingente di ogni nazione, che è quella delle armi, per risolvere tutti i problemi economici dei popoli: lavoro, fame, sete ecc… Ma coloro che ci governano, e anche noi, facciamo scelte contrarie al Vangelo del Signore Gesù. “La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l’importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno”. (At 4,32.34-35) La “condivisione” è stata per la Chiesa primitiva, descritta negli Atti degli Apostoli, il segno visibile della comunione nella fede dei credenti in Cristo Gesù. Per noi oggi deve diventare sia un modello profetico a cui ispirarci, sia un esempio concreto per dare una risposta ai bisogni della nostra società civile e religiosa. La Chiesa, Popolo di Dio, non è Chiesa senza il servizio della carità: questa fa parte della sua natura intrinseca. Essere Chiesa significa fare “comunione” tra di noi. La lettera apostolica in forma di Motu Proprio di Benedetto XVI sul servizio della carità “Intima Ecclesiae natura”, dell’11 novembre 2012, afferma nel Proemio: “L’intima natura della Chiesa si esprime in un triplice compito: annuncio della Parola di Dio, celebrazione dei Sacramenti, servizio della carità. Sono compiti che si presuppongono a vicenda e non possono essere separati l’uno dall’altro”. Deve essere la Comunità ecclesiale, in tutte le sue forme espressive, a venire incontro ai bisogni dei più poveri e dei sofferenti, a farsi “Samaritano”, sostenendo i progetti mirati, che la Caritas Diocesana propone. In modo particolare, avranno un’attenzione e una corsia preferenziale e prioritaria, nella programmazione della Caritas diocesana, i progetti di formazione volti alla promozione umana e ad una maggiore qualificazione del volontariato, nella misura in cui possono contribuire realmente, in modo concreto ed efficace, a sollevare i più bisognosi dai problemi quotidiani e dai disagi esistenziali, restituendo loro fiducia e speranza. Tutti siamo Chiesa, nessuno escluso, e tutti, ognuno secondo le proprie possibilità, dobbiamo “farci prossimo” dei bisognosi. La Comunità ecclesiale, dinanzi alle molteplici povertà esistenziali, non può restare indifferente, ma si deve innanzitutto interrogare su cosa è possibile fare e, con l’aiuto della preghiera, deve impegnarsi a trovare risposte adeguate ai problemi del nostro tempo. Quando la Chiesa s’interroga e chiede al suo Signore l’aiuto del discernimento per fare la Sua volontà, lo Spirito del Signore soccorre sempre, illumina sempre coloro che si affidano a Lui. Luce per i nostri passi è la Parola di Dio, ma anche i documenti del Magistero della Chiesa sul tema della Carità, di cui è necessario sostanziare la nostra formazione umana e cristiana. L’esempio della condivisione spetta prioritariamente al Vescovo e al suo Clero: è indispensabile che noi, per primi, sosteniamo un’opera caritativa a favore dei più poveri della nostra Diocesi e della nostra Città, a partire dalle periferie, laddove la sofferenza materiale e spirituale è più avvertita. Solo allora possiamo coinvolgere altri organismi ecclesiali e civili, compresi i nostri fedeli, affidando loro, in collaborazione con la Caritas Diocesana, il sostegno di progetti caritativi specifici a favore dei bisognosi. È indispensabile, per esprimere l’unità della carità nella Chiesa, la collabora- zione sinergica con gli Uffici della Curia che hanno finalità specificatamente caritative, come l’Ufficio per la Pastorale della salute, l’Ufficio per la Pastorale Carceraria, l’Ufficio per la Pastorale delle migrazioni, l’Ufficio per la Pastorale sociale e del lavoro, la stessa O.D.A.. Anche con tanti altri organismi a sostegno e promozione della persona bisogna cooperare, siano essi espressione della comunità religiosa o della società civile, al fine di rendere più efficaci le iniziative di servizio della carità, poiché la solidarietà è fondamento di ogni relazione autenticamente umana. Con le Caritas parrocchiali, in particolare, è necessario avviare e instaurare una più proficua e stretta colla- borazione. In quelle parrocchie in cui, per svariati motivi, non è stato possibile erigere una forma di struttura caritativa, vedremo, insieme, come realizzarla, con un po’ di buona volontà da parte di tutti. È, infatti, inconcepibile che una Comunità cristiana non si preoccupi, a seconda delle proprie possibilità, anche minime, dei più poveri, dei più bisognosi. Sogno una Chiesa formata da tante “Chiese Domestiche”, in cui ogni battezzato e ogni famiglia che vi prende parte, metta tutto in comune, sull’esempio delle prime Comunità cristiane. Poveri e ricchi insieme, uniti dalla stessa fede in Cristo Gesù: chi ha di più metta in comune con chi ha di meno; chi non ha niente, venga aiutato da chi ha molto, in ogni ambito. La “strada” della condivisione dei beni non è impossibile: a Dio e con Dio, tutto è possibile. Coraggio! Con il Signore siamo sempre in buone mani. Facciamolo salire sulla nostra “barca” e il “vento” cesserà. (Mc 6,51) Maria, Madre della Chiesa, aiuti e guidi il nostro cammino. In Cristo Gesù Don Piero Galvano Direttore Caritas Diocesana 8 Prospettive - 9 marzo 2014 9 Prospettive - 9 marzo 2014 DIOCESI Studio Teologico S. Paolo Servizio di bioetica “Dott. Angelo Cafaro” a relazione medicopaziente si presta spesso a considerazioni di carattere bioetico, non solo a causa delle sconfortanti esperienze che spesso si realizzano in ambito sanitario ma per la natura stessa di tale relazione. Si tratta di un rapporto asimmetrico, il medico ha nelle sue mani la vita della persona bisognosa di cure: ogni sua decisione inevitabilmente incide sulla sua persona non solo nei termini biologici, e specificamente medici, ma anche in quelli psicologici e spirituali. Ne evidenziamo alcuni aspetti che non vogliono avere la pretesa di una trattazione esaustiva ma solo l’intenzione di creare un dibattito costruttivo. Intanto, l’obbligo da parte del medico di dover acquisire il consenso libero e informato dal paziente ha aperto un vasto dibattito etico. Si discute su quale debba essere la competenza che il paziente deve avere per poter dare tale consenso e per poter comprendere le informazioni che gli vengono fornite. Senza tralasciare alcuna indicazione, anche la più scontata, perché il consenso si possa realmente considerare informato. Si è sollevato, inoltre, il problema della inapplicabilità di tale pratica quando ci si trova dinanzi a pazienti che non sono autonomi ed in grado di decidere (persone affette da malattie mentali o in stato vegetativo L Principali problemi bioetici sulla relazione medico-paziente permanente) ed in generale ci si interroga sulla possibilità di poter stabilire una linea di demarcazione netta tra individui autonomi e non autonomi. Tutti questi problemi ruotano attorno alla difficoltà concettuale di offrire una definizione di autonomia che possa essere soddisfacente sia a livello teorico che a livello pratico, ed in particolare quando essa viene declinata sul terreno della medicina. Un’altra questione fondamentale è la posizione che viene riconosciuta al principio di autonomia rispetto ad altri principi rilevanti come quello di beneficenza, fare sempre del bene al paziente. Il rispetto delle scelte autonome del paziente sembra avere un qualche ruolo centrale e prioritario se si assume che la medicina è una pratica valutativa, vale a dire una pratica in cui le decisioni non si basano solo su aspetti scientifici ma anche su questioni di valore. Si pensi alla decisione di sottoporre un paziente ad una terapia salva vita ma invalidante. Può accadere anche che l’autonomia del paziente entri in conflitto con l’autonomia del medico. Si può avere, infatti, che il sanitario non condivida le prospettive del paziente sia in base a ragioni di scienza sia in base a personali ragioni etiche. In questi casi, il sanitario può appellarsi al generale rifiuto di prestare l’opera professionale che è previsto dalla deontologia medica al fine di tutelare l’autonomia e la responsabilità diagnostico-terapeutica del medico; oppure può appellarsi al diritto all’obiezione di coscienza riconosciuto come un diritto dalla legge in alcune particolari situazioni. Attualmente in Italia le situazioni dell’ambito sanitario in cui tale diritto è previsto per legge sono l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG), l’applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita e la somministrazione della cosiddetta pillola del giorno dopo (Norlevo - levonorgestrel). Il riconoscimento legale dell’obiezione di coscienza si presenta come una procedura che cerca di affrontare il conflitto tra le esigenze della coscienza individuale e la necessità di regolamentare per legge pratiche su cui esiste una pluralità di visioni morali fra i cittadini. Un conflitto, tuttavia, che sarà sempre più presente in futuro, considerato l’aumento Attività dell’Oratorio S. Cuore di Barriera Sempre … aria di festa ’Oratorio di Barriera sottolinea nel <progetto di vita oratoriana> l’importanza dell’allegria e della gioia di vivere, sull’esempio di Domenico Savio e dei primi ragazzi dell’Oratorio di Valdocco, che facevano consistere la santità nello stare sempre molto allegri: tale espressione riassume il clima oratoriano, in cui si esprime concretamente la spiritualità della gioia e dell’ottimismo, fedeli a don Bosco, che ha insegnato ai suoi educatori ad <amare ciò che amano i giovani> (musica, teatro, gite, sport, arte…). In questi anni è cresciuta la voglia di festa: oltre alle tante ricorrenze e celebrazioni liturgiche, regolarmente valorizzate e partecipate, gli Animatori dell’ Oratorio hanno dato vita ad un evento settimanale, il <Sabato in festa>, che raccoglie tantissimi fanciulli della catechesi e degli altri gruppi in un momento corale di gioia e di festa, con giochi e canti, sino al momento delle <preghiere> e della <buona sera> con tutti gli oratoriani e familiari, in cortile. Periodicamente le Feste stagionali prendono il sopravvento sull’ordinario “sabato in festa” e diventano <Festa di autunno>, a metà novembre, con l’ormai mitica <Castagna- L ta> con castagne arrostite e salsicciata (arrusti e mangia!), o <Festa d’inverno>, il sabato che precede la Festa di don Bosco, o <Festa di primavera>, in occasione della ricorrenza di S.Domenico Savio; e, poi, per un intero mese e passa, l’Oratorio riassume tutte le feste con giochi, balli, bans, gite, arte, sport, spettacoli…, in un <evento magico>, il < Grest> o Gruppo estivo, che fa vivere, per un mese intero, un clima di festa e allegria, contagiando le centinaia di ragazzi che lo frequentano e le loro famiglie. Naturalmente vengono valorizzate le feste liturgiche (soprattutto l’Immacolata con la tradizionale <accademia>, il S. Natale (con la Nuvena di Natali e la visita ad un presepe vivente col TGS e il Concorso dei presepi nella famiglie e nelle scuole col CGS), la Quaresima e la Pasqua (con Via crucis tutti i venerdì, una Via crucis o Via lucis in cortile con il laboratorio teatrale dei ragazzi col CGS) e le feste salesiane (Festa di don Bosco, Domenico savio e Maria Ausiliatrice…) con relative recite e spazi di animazione. E tanti altri eventi-festa come la Festa delle Mascherine a Carnevale, con balli in maschera e tanta allegria curata dagli animatori e dal CGS, le Giornate-festa dei ragazzi e della famiglia che raccolgono tanti ragaz- zi e genitori per una giornata di festa, la recita di fine anno catechistico e oratoriano … e poi i ritiri spirituali (un misto tra spiritualità, fraternità e allegria salesiana), e le visite alle Case-Famiglia, che se da una parte sono espressione di volontariato, dall’altra diventano una occasione di festa e di condivisione con ragazzi e ragazze, meno fortunati, con lo stile educativo e pastorale di don Bosco. Segreto di tutto è la scelta dei gruppi e delle associazioni, che hanno alla base la formazione degli Animatori, attraverso un vero LabOratorio di formazione all’animazione, con incontri teorici e veri laboratori di animazione. d. Gaetano Urso degli ambiti in cui i sanitari stanno cominciando a rivendicare la possibilità di appellarsi al diritto all’obiezione di coscienza, quali ad esempio le richieste di aiuto a morire o di continuare a trattare i cosiddetti grandi prematuri. Per cui, è bene riproporre la differenza tra i diritti del paziente e il suo bene affinché si superino le semplificazioni che da un lato portano al paternalismo medico, di ippocratica memoria, e dall’altro al rispetto dell’autodeterminismo, inteso come pura adesione alle scelte del paziente. Possiamo concludere che la composita relazione tra medico e paziente potrebbe essere intesa come rapporto di beneficenza nella fiducia. Il bene che è il fine primario della cura, così come la salute del paziente nel suo senso più ampio, è un bene relazionale perché è ottenibile e si realizza solo attraverso un rapporto umano. La relazione medico-paziente, nonostante una oggettiva diversità di ruoli e competenze, anche se pure un medico può ammalarsi, deve essere sempre una relazione che integri funzione squisitamente medica con la dimensione valoriale del bene stesso. Tutto ciò impone una reciprocità delle valutazioni e degli obiettivi del medico e dell’infermo, consapevoli che la tutela della salute e della vita del paziente è un fine intrinseco della medicina che non può essere violato. Antonino Sapuppo Servizio di Bioetica, Studio Teologico S. Paolo Se desiderate avere chiarimenti su questioni di bioetica, potete contattarci inviando una vostra richiesta al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected] In ricordo dell’orsolina Anna Reitano i sono svolti nel pomeriggio di giovedi 20 febbraio nella chiesa Madre “Santa Maria dell’Elemosina” i funerali dell’orsolina Anna Reitano. La Figlia di Sant’Angela Merici avrebbe compiuto, il prossimo 14 agosto i 60 anni di consacrazione alla Compagnia di Sant’Orsola, era il 1954 a San Giovanni La Punta. Anna Reitano, 87enne, fu responsabile locale dal 2001 al 2007. Negli anni ’50 svolse la sua attività di insegnante ed educatrice nei locali della “Casa del Fanciullo” per ben 18 anni, facendo doposcuola ai ragazzi e ragazze di “strada”, in un periodo post-bellico del secondo conflitto mondiale. Inoltre svolse diverse manzioni nel laboratorio di taglio, cucito e di maglieria, e fu punto di riferimento per le nuove generazioni grazie all’educazione domestica che sapeva dare alle giovani. Innamorata di Gesù e di Maria, negli anni diede un notevole apporto alla nascita S Vergine saggia dell’opera Cenacolo Cristo Re d’ausilio anche al Prevosto della Collegiata, don Giosuè Calaciura, oltre al suo apporto alla Caritas parrocchiale della Matrice e al decoro della chiesa. La celebrazione Eucaristica è stata presieduta dal vicario foraneo, don Giovambattista Zappalà, per ben 12 anni già Assistente diocesano della Compagnia di Sant’Orsola, che ha sottolineato nella sua omelia l’esempio di vita della signorina Reitano paragonandola ad une vergine saggia del Vange- lo proclamato. Il rito delle esequie, inoltre, è stato celebrato da don Alessandro Ronsisvalle, attuale assistente diocesano delle orsoline. Strette al dolore dei familiari, la comunità parrocchiale e le Figlie di Sant’Angela Merici presenti che hanno conosciuto la Reitano in questi anni. Da sottolineare che l’orsolina aveva conosciuto negli anni ’70 il Beato Gabriele Maria Allegra ofm nel corso di un incontro tenutosi nella chiesa del monastero Santa Chiara di Biancavilla e che fu presente nel giorno della ricognizione della salma della Venerabile Serva di Dio Lucia Mangano orsolina di San Giovanni La Punta. Antonio Alessandro Marino Zappalà 10 Prospettive - 9 marzo 2014 DIOCESI Riflessioni sul Vangelo LA TENTAZIONE O L’INGANNO 1 DOM DI QUARESIMA /A - GN 2,7-9;3,1-7; SAL 50/51,3-6.12-14.17; RM 5,12-19; MT 4,1-11 Studiare psicologicamente la tentazione è certamente interessante perché vede all’opera tre personaggi Dio, l’uomo ed il tentatore. Si contesta la decisione di Dio proponendo la visione contraria a quella di Dio: L’uomo viene posto nel paradiso terrestre ma non deve mangiare dell’albero che sta in mezzo al giardino, albero della conoscenza del bene e del male. La tenta- zione di mangiarne diventa allettante perché quello è il solo modo per essere come Dio. E questo è il motivo della proibizione. Anche nel vangelo viene solleticata la curiosità dell’uomo evidenziando il gusto del proibito. Il contrario invece è la realtà vera che viene proibita perché l’uomo non sia uguale a Dio. “Se tu sei figlio di Dio”, per ben due volte si ripete questo ritornello, spingendo Gesù a fare quello che non deve fare. In effetti la tentazione è subdola perché l’atteggiamento di sottomissione a Dio passerebbe al demonio: Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai”. Il tutto della tentazione si gioca su una parte di certezza e su una parte di ignoto. È questo ignoto che porta l’uomo a soggiacere alla tentazione. L’uomo deve acquisire il senso della sua vera libertà che consiste nel rapporto di comunione con chi lo ha creato e gli dà la possibilità di vivere. La morte di Gesù è presentata da Paolo come il faro, la luce dell’uomo per non cadere nella tentazione. Il primo allontanamento da Dio infatti ha provocato la coscienza di essere nudi: “Allora si aprirono gli occhi a tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture”. Prendere coscienza della propria fragilità è il vero modo di vincere la tentazione. Se viene meno il tuo partner essenziale sei nudo e ciò è doloroso e frustrante. La tentazione di Gesù invece è significativa, Gesù la respinge, la rifiuta allontanando da sé tutti gli allettamenti propostigli. Resta nella solitudine, ma alla fine: “Gli angeli gli si avvicinarono e lo servivano”. Si ricostituisce così la comunità originaria da cui il separatore /tentatore vuole allontanare Gesù. Non si può allontanare perché la vera comunione è con Dio, autore della vita . Leone Calambrogio San Paolo in briciole Capaci di partecipare alla sorte dei santi Col 1,11-14 Paolo esorta i Colossesi a comportarsi in maniera degna del Signore per piacergli in tutto portando frutto di ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio. Resi forti in ogni fortezza secondo la potenza della sua gloria per essere perseveranti e magnanimi in tutto. Scaturisce da qui il ringraziamento con gioia al Padre che ci ha resi capaci di parteci- pare alla sorte dei santi nella luce. Segue una dossologia che sintetizza la storia della salvezza: Lui, il padre, ci ha liberati dal potere delle tenebre trasferendoci nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati. L.C. Il Sacerdote sa che le tentazioni di Gesù sono anche le nostre: investono le relazioni quotidiane Vivere è scegliere la Parola Le tentazioni Le tentazioni di Gesù sono anche quelle nostre. Il loro racconto ci chiama al lavoro mai finito di mettere ordine nelle nostre scelte e a scegliere come viverle con speranza. Ci devono accompagnare sempre gli atteggiamenti di lode semplice e sincera al Signore che ci ama. Temiamo che, con la scusa di uno sguardo disincantato, critico e oggettivo sul nostro cammino, possiamo meritarci anche noi il rimprovero accorato di Gesù: “Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono?” . Abbiamo bisogno di crescere nello spirito eucaristico, cioè nell’attitudine di sapere, prima di ogni altra cosa, ringraziare e lodare per i doni ricevuti. Troppo spesso è solo una parte su dieci del nostro cuore che ringrazia davvero, mentre può prevalere in noi il gusto della lamentazione su quello della riconoscenza. Consideriamo compito importante quello di coltivare ciò che viene chiamato “pensiero positivo”, ossia il sapere vedere anzitutto il bene attorno a noi e accoglierlo con animo grato. Ringraziamento San Paolo inizia tutte le sue lettere (a eccezione di quella ai Galati) con un ringraziamento a Dio : “Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù”, “Ringrazio il mio Dio ogni volta che io mi ricordo di voi” . Non ci sfugge la fatica della notte e il peso del peccato. La nostra preghiera di lode si unisce alla constata- zione dei nostri limiti, dei peccati e delle molteplici inadempienze. Ci mettiamo sotto lo sguardo di Colui che ci scruta e ci conosce e, proprio giudicandoci, ci libera e ci salva. E tuttavia vi sono momenti nei quali noi non possiamo non riconoscerci nel senso di fatica e di frustrazione di Pietro che dice: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla” ed esclama: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore!” Ci pare di comprendere che il Signore ci mette in posizioni di responsabilità anche perché sperimentiamo ripetutamente che siamo immensamente fragili, poveri e inadeguati. Si può giungere ad esclamare con sorpresa: non pensavo di essere così debole! Si ha davvero l’impressione che il Signore ci spogli, ci purifichi, ci strizzi e ci sbatta come un panno da lavare affinché ci rendiamo conto che “da noi stessi siamo incapaci di pensare qualcosa come proveniente da noi” e che “la nostra capacità viene da Dio”. Pesano su di noi non solo le mancanze e i peccati personali ma anche le omissioni di fronte alle molte cose che urgono e soprattutto quell’assillo quotidiano , quella responsabilità per il cammino di discepoli che ci fa interrogare con ansia: ma ciò che stiamo facendo, ciò che stiamo proponendo è davvero secondo il Vangelo? Non stiamo per caso tradendo il mandato di Gesù? Non corriamo il pericolo di trascurare ciò che è essenziale? Non ci lasciamo forse ingannare dalla routine, dalla pigri- zia, da un vano timore, dall’amore dei nostri comodi, dallo spirito mondano? Queste e simili interrogazioni lacerano a volte il cuore e se non fosse per la fiducia nel Dio misericordioso ne saremmo come schiacciati. Comunione Dobbiamo confessare a Dio il senso di inadeguatezza relativo ai rapporti di comunione, ammettere che spesso non si riesce a coltivare le vicinanze, a creare e intrattenere con molti quei rapporti di affetto semplice e cordiale anche se tanto desiderati. Riconosciamo che il nostro stile, l’ educazione e il nostro temperamento non ci permettono di fare di più, e ce ne doliamo. Spesso siamo giocati dalla fretta, dalla stanchezza, dalle urgenze che premono, dai nostri limiti personali. É proprio questo che ci fa cogliere ancora di più l’eccesso della bontà divina a fronte della nostra povertà e pochezza. L’affetto di cui siamo circondati ci commuove, ci arricchisce, ci sostiene. L’impatto con il popolo di Dio e anche con la società civile ci sostiene immensamente più di quanto non abbiamo saputo dare o avremmo potuto immaginare. Per questo siamo chiamati a chiedere perdono a quanti non si fossero sentiti amati come avrebbero desiderato o atteso e che sostengono con la preghiera e con tante opere di carità e di evangelizzazione la nostra missione; ai laici, che a volte ci avrebbero voluto più dalla loro, nonostante i tanti pronunciamenti a favore della corresponsabilità e dell’impegno comune. A volte è bello anche sapere chiedere perdono ai gruppi, alle associazioni e ai movimenti che si fossero sentiti poco valorizzati o sostenuti da noi. Godiamo di fronte a testimonianze autentiche di vangelo vissuto, dovunque si trovassero. Dobbiamo continuare a sognare con coraggio e speranza che le realtà ecclesiali e i movimenti possano unire le energie, riconoscendo ciascuno i propri doni e uscendo dai particolarismi, ma il cammino a volte appare ancora lungo. Si avverte una certa centralità della pastorale. L’onestà dell’intenzione non basta certo a soddisfare chi ritiene di essere poco curato o amato. Per questo è educativo sapere chiedere perdono, e affidiamo alla misericordia di Dio la maturazione dei semi di bene lanciati nel dialogo che dobbiamo cercare sempre con tanta fiducia. Verso le realtà ecclesiali che il Signore ci affida dobbiamo ammettere di avere spesso faticato a comprendere i complessi meccanismi in atto. Il territorio è spesso il laboratorio e la patria di fenomeni di costume e di prassi che segnano anche tutta la Chiesa. Padre Angelico Savarino 11 Prospettive - 9 marzo 2014 omnibus Al Teatro Valentino di Catania una rilettura di “Tutto per bene” un classico di Pirandello andato in scena, al Teatro Valentino di Catania, lo spettacolo dal titolo “Tutto per Bene” di Luigi Pirandello, diretto e interpretato da Costantino Carrozza. Commedia tratta dall’omonima novella del 1906, rappresentata per la prima volta nel 1920 al Teatro Quirino di Roma dalla compagnia di Ruggero Ruggeri (a Palermo ebbe anche una versione siciliana dal titolo Ccu’i nguanti gialli). La trama, intricata, e ricca di imprevedibili coincidenze e malintesi che si spiegano solo nello svolgimento dell’azione, ma i fatti lasciano spazio a una profonda riflessione sull’universo misterioso dell’animo umano, troppo spesso vittima e artefice di inganno e finzione, commedia e tragedia si fondono tra loro senza confini definiti. Martino Lori è il protagonista: un uomo triste perché non è mai riuscito a riprendersi dopo la morte della adorata moglie; incapace di ricostruirsi una vita, egli è un funzionario di Stato, da tutti considerato con sufficienza e disprezzo perche creduto vile, falso e calcolatore. In realtà non e cosi; scopre dopo la morte della moglie Giulia, teneramente amata e dopo diciannove anni di certezze sulla sua fedeltà, sull’onesta del suo superiore e amico senatore Manfroni, di essere stato tradito tre volte: con la moglie, la figlia, facendole credere che egli era a conoscenza dei fatti e approfittava È Denuncia dell’ambiguità e dell’irrazionalità del reale della situazione per interesse personale di camera, e la terza col rubare gli appunti del padre di Giulia, il fisico Agliani, appropriandosi così indebitamente di una importante opera scientifica. Dopo il matrimonio di Palma (la figlia) col marchese Flavio Guardi, matrimonio combinato dal senatore che ha riccamente dotato a tal scopo la figlia, questa, stufa della presenza importuna nella casa del marito di Martino Lori, “falso padre”, gli spiega la “verità”: cioè che tutti sanno che egli e in una posizione irregolare e che deve solo andarsene e non farsi più vedere; al povero Martino crolla il mondo addosso: finalmente comprende che è stato il cornuto zimbello di tutti, che tutti gli hanno sempre fatto capire che esagerava, che era un miserabile e imbecille!: «Lori: Ma io, ho potuto essere un imbecille, finche ho creduto a cose sante e pure: all’onesta! All’amicizia! Ora non più». Lori adesso potrebbe vendicarsi del miserabile Manfroni portandolo alla rovina ma capisce l’inutilità di rispondere al male con il male e pre- ferirà cogliere l’affetto della figlia non sua che, riconciliatasi con lui, comprenderà che il finto padre ritrovato, e sincero, giusto e buono, ed era all’oscuro degli avvenimenti; si recupera il rapporto familiare e la commedia termina con: “... tutto per bene, si, tutto per bene”. II regista è un appassionato conoscitore di Pirandello e sa cogliere con emozione lo spirito introspettivo che trasmigra dalla novella e attraversa lo spettacolo, rifrazione della vita ordinaria, mentre l’impeto e la poesia, si congiungono a distanza di poche battute. Tutto questo si è avvertito chiaramente e gli applausi del pubblico catanese sono stati calorosi e funzionario, interessato al proseguimento più felice del propria carriera, al contempo subisse le suggestioni della dottrina scettica “quid est veritas”? La pressione della piazza gli fece temere disordini e di dimostrare inettitudine e incapacità alle alte sfere? Lasciare scelta e responsabilità in mano al popolo colonizzato gli avrebbe evitato censure, chiose e congiure di corridoio? Tutto è possibile, anche un’altra lettura: Pilato, strumento o perno per il disegno divino, kenosis e ministro del Sacrificio (del far sacro), obbligato oltre la coscienza a compiere un gesto ufficiale non per rivelare “un Dio iscritto nel giudizio umano”, ma per “far precipitare il dramma” ed evitare che la potenza divina finisse “ove comincia l’ambizione della virtù”. Sotto Ponzio Pilato, e al suo cospetto, non un profeta, non un deus ex machina (come nel teatro antico), ma il Deus ex Deus, sceso tra gli uomini per rinnovare e salvare il mondo. Le calorose esortazioni di Papa Francesco ai nuovi Cardinali “Siate Santi”, e ai potenti della Terra affinché assolvano ai propri doveri con amore e spirito di servizio, avvertono: Ponzio Pilato non necessita di repliche; eppure, considerando l’umanità disorientata e disperata di oggi, incapace di assumere un giudizio, Ivan Illich (nel saggio) conclude: “Ponzio Pilato? Io l’ho incontrato”. l’uditorio e il pubblico è stato accontentato. La memoria di chi scrive corre nella regia di Carrozza, attraverso sfumature e palpiti di ispirazione con un’arte e un gioco di regia ... la maschera è tolta. Teatro del grottesco che evidenzia problemi esistenziali che non hanno soluzione: il personaggio si arrovella nel tentativo di trovare una dimensione, mentre in realtà si sente scisso, sdoppiato, privo di una identità personale. ... cosi gli attori si guardano fra loro sbalorditi. Carrozza sottolinea “rendere contemporaneo un testo teatrale come questo credo sia il modo migliore per farlo arrivare al pubblico. In fondo, se non si stuzzica l’immaginario del nostro vivere quotidiano il rischio diventa quello della ripetizione di stilemi e forme già dette”. Quello del regista Carrozza con la contemporaneità è un rapporto stretto e indissolubile, spesso manifestato con intelligenza critica, nelle sue messe in scena. Non fa eccezione alla regola il suo ultimo spettacolo: il classico di Luigi Pirandello “Tutto per bene”. La produzione ha coinvolto un cast di attori di livello e lo spettacolo trascina lo spettatore in una riflessione sull’oggi. Si respira l’arte umoristica, un’arte paradossale, che rivela il “contrario” e ciò che la riflessione umoristica scopre, “l’ombra” il lato nascosto delle cose, e solo l’umorista può vederle; essa rappresenta anche “l’altro” me stesso, l’io segreto che affiora in certi momenti di “vuoto” interiore. Si tratta di una concezione molto simile a quella di inconscio (freudiana). Infine, “l’oltre”: un mondo (a cui l’umorista aspira) fatto di sincerità e autenticità, attingibile forse nella condizione dell’infanzia o in una vita più naturale; ma è una sfera lontanissima dalla vita quotidiana che è invece governata dalle apparenze e dalle regole sociali, che Pirandello chiama “forme”. Tutti finiamo per accettare queste forme e indossiamo un maschera di rispettabilità, ed ecco allora che l’umorista, e in questo casi il regista, rivela queste falsità, strappa la “maschera” dal viso, suo e di tutti, e rivela ciò che essa nasconde: il contrario, l’ombra, l’oltre. Per il personaggio che ha osato tanto lo aspetta un destino di esclusione dalla vita sociale, ma in fin dei conti, ad avere ragione sono proprio gli esclusi o meglio i saggi-folli e umoristi. II regista riesce, in sintonia con l’autore Pirandello, a denunciare l’ambiguità e l’irrazionalità del reale, viene meno la fedeltà al vero ed esplode l’assurdo. Manfroni, un personaggio perseguitato dal suo radicale conflitto, ma porta con se un fantasma pieno di curiosità dietro il fantasma altrui. Carlo Majorana Gravina Artemisia prolungati. Suoni, luci, costumi, musica si intrecciano di passioni che hanno avvinto l’attenzione del- Pubblicato il saggio “Ponzio Pilato. Storia di un mito” curato da Giacomo Jori L’equilibrio mancato iustizia è parola alta e ampia, ambigua, sommaria, autoreferente, auto-celebrativa, illusoria e opprimente; così l’iconografia della bilancia e della spada, simboli di esattezza e nettezza tutte da verificare. Unita ad aggettivi di specie (penale, sociale, civile, europea, umana/divina) esce un po’ dalle nebbie, ma sino a un certo punto: i valori fondanti per la convivenza civile attribuiti ad essa, talora sono contraddetti da delitti e abomini commessi in suo nome. La questione solleticherà e tormenterà i lettori del recente stimolante saggio “Ponzio Pilato. Storia di un mito” curato da Giacomo Jori che compendia, in 250 pagine, importanti significativi studi di varia matrice su un personaggio storico, solitamente ritenuto “di secondo piano”, figura-cardine del cristianesimo che, fosse solo per questo, tanto di secondo piano non fu. Rispetto alla “percezione media” del funzionario romano incapace di gestire con autorità e competenza una questione, irrilevante per Roma, diventata di ordine pubblico per la straordinaria pressione della piazza, vi sono ben altri livelli di indagine e di analisi per i quali su di lui si sono accesi i riflettori. In effetti il nostro G ha sempre suscitato interesse storico, esoterico, scientifico, filmico e letterario: è stato prelevato dall’oscurità e indagato. Contestualizzando e attualizzando: “Passus sub Pontio Pilato” la storicità di Cristo nel Credo, è affidata alla citazione del nome del Procuratore pro tempore di Galilea al tempo della Passione (non c’era calendario, men che meno quello gregoriano: la cronologia era scandita dalle legislature). Qual’era la temperie culturale in cui Pilato assunse la carica di Procura- tore di Galilea? Marguerite Youcenar, tra gli appunti che accompagnano il suo Memorie di Adriano annota “in un volume della corrispondenza di Flaubert … indimenticabile: Quando gli dei non c’erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marc’Aurelio, c’è stato un momento unico, in cui è esistito l’uomo solo … solo e, d’altro canto, legato a tutto”. Se il tempo è questo, qual’era la condizione e l’interesse di un alto funzionario in carriera? Nei Vangeli due civiltà mature e perplesse, in cui “tutto poteva solo essere pesato e … perduto”, si scrutano; siamo di fronte ad uno straordinario big bang della storia, del pianeta, dell’umanità. Non uno dei tanti, ben simboleggiati nella Bibbia col mito della Torre di Babele, dai quali il mondo si è ripreso con fatica. Le abluzioni rituali, come lavarsi le mani, in Medio Oriente si eseguono in vari momenti della giornata: il romano, per il quale il gesto non aveva alcun significato, espresse indifferenza o cortese adesione agli usi locali? È possibile che l’alto 12 Prospettive - 9 marzo 2014 RUBRICHE cultura Pirandello all’Istituto Italiano di Cultura di Atene “La famiglia e l’epoca per immagini” thena, accoglie l’Akragas dei Greci e l’Agrigentum dei Romani: Pirandello, elemento catalizzatore, che ha sempre sentito di possedere vincoli di stretta parentela con il mondo classico attraverso la sua poetica, la sua penna con i personaggi che si incontrano, circoscritti e identificabili assumendo una valenza universale. Lo scrittore offre ad Atene la Sicilia, terra delle cose semplici che si scontrano con la modernità e la mondanità, terra del lavoro e dei soprusi sulla classe contadina, in ricordo dei paesaggi rassicuranti rispetto allo spettacolo inquieto delle notti capitoline, illuminate artificialmente, ma anche la terra di antiche credenze e superstizioni, di rancori, odi e gelosie. Attraverso il nostro grande scrittore, rappresentato dalla prof. Sarah Zappulla Muscarà, la Sicilia vive un momento di grande prestigio, terra mater dal mito di Proserpina che accoglie le urla della madre Cerere, dea della fertilità e della Terra, matrice generativa reale oltre che archetipa per Luigi Pirandello. Il tempio della Concordia, come il Partenone, si slancia dalla cime di un’altura verso l’alto, esprimendo una forza sublime e misteriosa; egli ci dirà “la Grecia è dentro di me. Il suo spirito illumina il mio pensiero e consola il mio animo. Senza averla mai vista, la conosco… “d’altra parte io stesso sono di origine greca. Certo, non vi meravigliate, il mio cognome è Pyragghelos [messaggero di fuoco]. Pirandello non ne è che la corruzione fonetica”. Grande successo in Grecia per l’ope- A ra pirandelliana, grazie all’iniziativa dell’Istituto Italiano di Cultura di Atene, in una sala gremita di studenti, docenti universitari, intellettuali, scrittori, appassionati di teatro, provenienti anche dalle isole vicine, sul tema “I Pirandello. La famiglia e l’epoca”. Dopo il saluto della dott.ssa Silvana Vassilli, direttrice dell’Istituto, che ha sottolineato l’importanza della manifestazione, ha preso la parola Antonis Koufalis, vicedirettore artistico del Teatro Nazionale, che a breve metterà in scena “Così è (se vi pare)”, presentando gli attori che hanno dato voce a Luigi e Stefano Pirandello. Presente anche Amer El Alfi, traduttore di “Un padre ci vuole” in arabo. È poi intervenuto Anteos Chrysostomides, autorevole direttore del Dipartimento di letteratura straniera della casa editrice Kastaniotis, a cui si deve la raffinata traduzione in lingua greca della commedia di Stefano Pirandello, “Un padre ci vuole”. Meritevole iniziativa per cui al traduttore e alla casa editrice è stato assegnato il Premio internazionale Mediterraneo per la Cultura promosso da due singolari mecenati, Caterina Maugeri, presidente di Archigen, e da Salvatore Costanzo. Avviso ai lettori Archivio Prospettive È possibile consultare l’archivio completo dei numeri precedenti di Prospettive inerenti all’intero anno 2012 e parte del 2013 direttamente sul sito del settimanale diocesano ww.prospettiveonline.it. Mentre l’acquisto di copie in archivio avviene solo nella sede del periodico. Inoltre l’abbonamento può effettuarsi anche online. Mondo”. Anteos Chrysostomides si è soffermato sulla traduzione e sul volume, riccamente illustrato, “I Pirandello. La famiglia e l’epoca per immagini”, curato da Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappulla, che narra, mediante circa 650 foto, la gran parte inedite o rare, le vicende esistenziali e artistiche di una delle più prestigiose e tormentate famiglie tra Otto e Novecento, lodando la sensibilità culturale, rara nel tempo presente, del Sindaco della città di Noto, Corrado Bonfanti, che lo ha patrocinato. Quindi Enzo Zappulla, presidente dell’Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano, illustrando la Mostra che faceva da corredo, ha puntualmente tracciato l’itinerario dei Pirandello, dalla partecipazione ai moti risorgimentali dei genitori dello scrittore, all’inquietudine che lo portò in giro per il mondo, al complesso e ambiguo rapporto con Marta Abba, sua attrice prediletta e ispiratrice di tanti personaggi femminili dell’ultimo decennio della sua attività drammaturgica. Infine Sarah Zappulla Muscarà, ordinario di Letteratura Italiana, ha messo a fuoco la ricchezza e l’attualità dei temi dell’opera teatrale e narrativa di Stefano Pirandello, fino ad oggi obliato, solo di recente edito da Bompiani Silvana Vassilli, Giorgio Bramos, Anteos Chrysostomides, Sarah Zappulla Muscarà, Silvia Giampaola, Enzo Zappulla, Vasileios Triantafyllou per le cure della studiosa catanese e di Enzo Zappulla: la famiglia, la sessualità, nei suoi aspetti più patologici, il mito, la condanna della violenza, dell’antisemitismo, della guerra, “Sacrilegio massimo”, dal titolo della tragedia messa in scena da Giorgio Strehler al Piccolo di Milano negli anni ’50, il romanzo al quale Stefano ha lavorato per tutta la vita dal significativo titolo “Timor sacro”, autobiografismo di Stefano che aiuta a comprendere un autore difficile, complesso, come Luigi Pirandello. Una kermesse culturale, che ha rappresentato un’opportunità di riflessione, performance linguistica, in un ampio ventaglio di offerte collegate al rapporto fra arte, teatro, letteratura e sinestesia pirandelliana con i drammi satireschi della Grecia antica. Fra le tante autorità presenti: Mila Milagros, Valentina Potamianou, Gerasimos Zoras, Anna Themou, Giorgio Bramos, Vasileios Triantafyllou, Silvia Giampaola, Dimitris Athanasiadis, Angela Argentino, delegata di “Sicilia Consiglio dei Ministri. In caso di insufficienza delle risorse stanziate, si procede alla liquidazione del contributo mediante riparto proporzionale tra gli aventi diritto. Ed in particolare la Fisc chiede questa modifica: da “sono pari al 5 per cento dell’importo stanziato” a “sono pari al 7 per cento dell’importo stanziato” Tale richiesta viene inoltrata per avere il diritto ad esistere in un momento di crisi generale che colpisce particolarmente la stampa. Sarebbe veramente un grave vulnus per l’opinione pubblica zittire coloro che, per le traversie della vita, in una società distratta si sono guadagnati il triste appellativo di “fantasmi”, dei quali proprio i periodici cattolici si sono fatti megafono. Intervista a Enzo Zappulla D.: Quali le prossime tappe della Mostra “I Pirandello” e del raffinato volume “I Pirandello. La famiglia e l’epoca per immagini”, che hanno preso le mosse da Noto, la splendida capitale del barocco, grazie all’impegno culturale del sindaco Corrado Bonfanti che ha sposato con entusiasmo l’iniziativa? “Ancora una volta Noto, dove ritorniamo ben volentieri per una manifestazione dal titolo “Moda e letteratura” promossa dalla scrittricemagistrato Simona Lo Iacono, e poi gli Istituti Italiani di Cultura di Dublino, su iniziativa di “Sicilia Mondo”, presieduta da Mimmo Azzia, di Stoccarda (con una tappa pure all’Università di Heidelberg) e Salonicco, prima che queste due ultime sedi vengano chiuse, a fine agosto, secondo quanto annunciato. Ma ci auguriamo che questa iattura, come auspicato nell’intervento preoccupato di tanti intellettuali, non soltanto italiani, sia scongiurata. Gli Istituti Italiani di Cultura svolgono una funzione importantissima per la diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo e la nostra è la lingua di Dante, Boccaccio, Petrarca, fino a Pirandello, Sciascia, Bonaviri, Patti, per ricordarne soltanto alcuni. E togliere a un popolo la propria lingua equivale a togliergli la sua storia, le sue tradizioni, le sue radici”. G.L. Lella Battiato I periodici no profit chiedono il diritto ad esistere Negli ultimi tempi i contributi all’editoria si sono costantemente ridotti. In particolare da due anni a questa parte, il gettito statale è stato diminuito di circa un terzo, ma i periodici non profit, disciplinati dal comma 3 art. 3 della legge 250/90, nello stesso periodo hanno subito una contrazione di quasi due terzi dei contributi: dicembre 2011 = 100%; dicembre 2012 = 66,7%; dicembre 2013 = 44,7% È evidente la diversità di trattamento (nel taglio) rispetto a tutti gli altri beneficiari dei contributi all’editoria. Per questo, in ogni sede e in tutte le forme, la Federazione Italiana dei settimanali cattolici sta chiedendo che la percentuale riservata ai periodici non profit venga elevata dal 5 al 7%. Allo stato attuale si tratta dell’unico modo per rimediare a un evidente disparità nei tagli. Si chiede di modificare l’Articolo 2, comma 4: Il presente articolo non si applica ai contributi di cui all’articolo 3, comma 3, della legge 7 agosto 1990, n. 250. Le risorse complessivamente destinabili a tali contributi sono pari al 5 per cento dell’importo stanziato, per i contributi diretti alla stampa, sul pertinente capitolo del bilancio del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Intervista a Sarah Zappulla Muscarà D.: Lo straordinario successo riscosso dalla figura e dall’opera di Stefano Pirandello ad Atene riconferma il singolare interesse che, grazie al vostro forte impegno, questo ‘riscoperto’ scrittore sta riscuotendo nelle Università e negli Istituti Italiani di Cultura all’estero. Potremmo definire la coppia Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappulla “missionari della cultura”. “Sì siamo molto felici, è un fiorire di traduzioni, tutte molto belle, di cui mi piace ricordare almeno, oltre a quella in greco di Anteos Chrysostomides e a quella in francese di Myriam Tanant, già edite, le tante altre in cantiere: quella in spagnolo di Vicente González Martín, preside della Facoltà di Filologia dell’Università di Salamanca; quella in tedesco di Fausto De Michele dell’Università di Graz, in tandem con la scrittrice Andrea Gill; quella in ceco di Alice Flemrová dell’Università di Praga; quella in bulgaro della scrittrice Daniela Ilieva. Se pensiamo che fino a poco tempo fa, prima della pubblicazione a nostra cura dell’opera omnia di Stefano Pirandello per i tipi di Bompiani, Stefano Pirandello era noto soltanto perché a lui il padre Luigi aveva consegnato in limine vitae, poco prima della scomparsa, nella notte fra il 9 e il 10 dicembre del 1936, il finale dell’incompiuto mito “I Giganti della Montagna”, si può veramente parlare di un “caso Stefano Pirandello”.
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