Magazine Arpa Campania Ambiente n. 9 del 15 maggio 2014

Sanità in Campania: storico pareggio di bilancio
Scenari futuri molto più rassicuranti per l’assistenza sanitaria regionale
DAL MONDO
Il meraviglioso
pozzo di Thor
Schiattarella a pag.5
SMOG & CLIMA
Aprile 2014: il mese più
inquinato della storia
Che il cambiamento climatico della Terra influenzi ogni
aspetto naturale e antropico
è cosa ormai risaputa. In particolare, dalle ultime ricerche
portate avanti dagli studiosi
e dagli scienziati dell’Università di Stratford...
Esposito a pag.9
SCIENZA & TECNOLOGIA
Il potenziale
dell’energia oceanica
I nostri mari e i nostri
oceani possiedono il potenziale per diventare fonti
importanti di energia pulita, sia attraverso l'energia
eolica, sia attraverso l'energia oceanica (moto ondoso
ed energia mareomotrice)..
In tempi di crisi e di fallimenti, una
buona notizia giunge dall’ambito
sanitario della Regione Campania.
I Ministeri dell’Economia e della
Sanità hanno certificato che nel
2013 è stato raggiunto il pareggio
di bilancio, risultato storico visti soprattutto i precedenti non del tutto
felici. Anche le cifre e i numeri non
lasciano dubbi circa il raggiungimento di un grande risultato da
parte della Regione: nel 2009 il deficit era niente poco di meno che di
853 milioni di euro; lo stesso risultato passivo è stato azzerato a fine
2013 ed ora risulta in attivo con 6,1
milioni di euro.
LAVORO & PREVIDENZA
Il decreto 34 e
gli emendamenti in
sede di conversione
Il momento, sicuramente, non è
dei più opportuni per convertire
in legge un decreto così articolato come il n. 34 del 20 marzo
2014, pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale n. 66 del 20 marzo
2014. A parte le complesse discussioni parlamentari relative
agli emendamenti da apportare, c’è da considerarne altre,
all’interno del Congresso della
CGIL a Rimini, conseguenti
agli interventi che si sono susseguiti da parte di esponenti
sindacali o politici.
Matania a pag.4
ARPAC
Il Cilento fa di nuovo il pieno di Bandiere blu
È da diversi anni che le Bandiere blu, il riconoscimento assegnato
dalla Foundation for environmental education, vengono attribuite
anche in base ai dati elaborati dalle Arpa. Quest’anno in Campania
confermati i 13 comuni “bandiera blu” nel 2013, quasi tutti in Cilento.
Mosca pag.6
Ferrara a pag.18
Pollini: l’aprile instabile
ha frenato le allergie
Architetture
in cemento riciclato
Dal 1985 in Italia è attiva una rete di monitoraggio che misura la concentrazione dei
principali pollini di interesse presenti in atmosfera. Il monitoraggio, svolto su scala regionale e nazionale, è realizzato dall’Istituto
di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr
di Bologna (Isac-Cnr).
Loffredo a pag. 7
Morlando a pag.11
Tra le numerose tipologie di componenti edilizi
e materiali, recuperati e riutilizzati nella progettazione ecosostenibile, gli elementi in cemento riciclato rivestono un ruolo molto
importante.
AMBIENTE & SALUTE
In Sicilia il primo
network informatizzato
di biobanche
Palumbo a pag.8
AMBIENTE & TRADIZIONE
CURIOSITÀ
Memorie dal passato, riflessioni sul presente,
idee per il futuro
Incompiuto italiano,
quanto spreco!
Perché oggi non guidiamo automobili costruite a Pietrarsa? Perché non usiamo
saponi Bevilacqua o orologi Marantonio?
Perché non indossiamo maglioni Sava? Il
Regno di Napoli prima dell'unità d'Italia
aveva delle fabbriche?
Buonfanti a pag.12
Lanza-De Crescenzo a pag.14
Tortoriello a pag.16
NATUR@MENTE
Nutrirsi di scrittura
per il bene comune
È la paura del confronto che ci
ferma quando siamo di fronte
ad una scelta che in un modo
o nell’ altro, prima o poi, attraversa ciascuno di noi: lanciarsi
alla scoperta di nuovi mondi o
chiudersi nel proprio ovile. Ebbene, cosa ci potrebbe essere
di più sensazionale se non scoprire l’ altro per approfondire
se stessi?
È questo l’ immenso beneficio
che la lettura ci permette di
assaporare. Eppure ci trastulliamo in attività che riteniamo
interessanti e ricreative, mentendo spudoratamente prima
a noi stessi e poi agli altri,
vantando conoscenze, dissertando sul genere letterario che
più ci confà, astraendoci dalla
realtà cruda.
Tafuro a pag.19
L’Istituto Superiore
per la Protezione
e la Ricerca
Ambientale “racconta”
i luoghi più significativi
del Giro d’Italia
Il GeoloGiro: passione per il ciclismo
e conoscenza del territorio
Paolo D’Auria
“Qualunque sia il tuo viaggio, la tua
camminata o il tuo percorso , cerca
sempre di conoscere e sentire la terra
che calpesti”. Reduci dal grande successo della passata edizione, anche
quest’anno è stata realizzata un’importante iniziativa di informazione e
comunicazione ambientale nell’ambito
del “Giro d’Italia”: il "GeoloGiro". Si
tratta di un progetto nato dalla collaborazione tra l’ISPRA, il Consiglio Nazionale dei Geologi, la Gazzetta dello
Sport, la Federazione Italiana di Ciclismo e la RAI, per far conoscere al
grande pubblico le caratteristiche geo-
logiche e geomorfologiche dei percorsi
della storica competizione ciclistica.
Uno spazio televisivo, messo in onda
nel corso delle trasmissioni quotidiane
di RAI SPORT, dedicate alla corsa su
due ruote e alla ricognizione delle 18
tappe del Giro, in cui vengono “raccontati” i luoghi più significativi attraversati dalla Corsa Rosa ed analizzate
costituzione ed origine, con particolare
interesse ai contesti di alto valore paesaggistico o di particolare fragilità territoriale.
L’informazione
viene
accompagnata da video, animazioni
con la rappresentazione della geologia
sul modello tridimensionale del terreno e da fotografie rappresentative
dei fenomeni più interessanti che caratterizzano la formazione geologica
dell’area attraversata dalla tappa, utilizzando anche elaborazioni grafiche
in 3D predisposte dall’ISPRA. Pochi
minuti, un linguaggio semplice, delle
immagini panoramiche, una particolare attenzione del pubblico catalizzata dal legame tra assetto naturale e
contesto agonistico: questi i punti salienti per una buona divulgazione che
può, in modo facile e spettacolare, favorire una conoscenza più utile alla
promozione del territorio. La comunicazione parte dal Paesaggio, parola
chiave di questo progetto. La forma e
la posizione dello “Stivale” fanno sì
che una grande varietà di tipologie di
paesaggio, naturale e antropizzato,
siano concentrate in uno spazio lungo
e stretto: qui risiede l’unicità dell’assetto fisiografico del nostro Paese, che
sarebbe opportuno valorizzare al meglio.
Oltre alle notizie scientifiche vengono
diffuse anche notizie riguardanti: le
città d’arte, le tradizioni, le aree protette e i prodotti tipici (in special modo
il vino, sempre profondamente legato
alla geologia), che danno, ancor di più,
l’occasione di approfondire la forte e
meravigliosa correlazione tra: la natura, la conformazione del territorio e
la cultura dei luoghi italiani.
Studi e approfondimenti sui cambiamenti climatici
Lo studio dell’evoluzione del
clima nel mondo continua attraverso studi sempre più approfonditi: una nave della
Divisione Antartica Australiana (Aas) è tornata a Hobart, in Tasmania, con un
carico di due tonnellate di 'carote' di ghiaccio, che permetteranno
di
ricostruire
mutamenti climatici del pianeta fino a 2000 anni fa. E secondo gli scienziati, entro un
decennio, si potrà ottenere
una casistica del clima terrestre fino a un milione di anni
fa. La spedizione guidata dall'Australia ha trapanato fino a
una profondità di 300 metri in
un sito a 500 km all'interno
della stazione scientifica australiana Casey, nella penisola di Bailey vicino al circolo
polare antartico. La squadra
di 19 scienziati, fra cui esperti
danesi di trapanatura del
ghiaccio, si era accampata per
cinque settimane in temperature fino a meno 30 gradi per
completare le ultime operazioni estive, trapanando circa
20 metri al giorno ed estraendo cilindri di ghiaccio di un
metro e mezzo ciascuno. Il
ghiaccio sarà analizzato nei
prossimi due anni, in tempo
per il prossimo rapporto del-
l'Intergovernmental Panel on
Climate Change. E i dati offriranno una migliore comprensione dei futuri fenomeni
meteo come le siccità. Il ghiaccio conserva piccoli campioni
dell'atmosfera imprigionati
quando cadeva come neve, ha
spiegato ai giornalisti lo scienziato capo dell'Aad, Nick
Gales. Oltre a fornire una panoramica del clima nell'arco di
due millenni, questo progetto
di carotaggio ha segnato un
passo avanti verso l'obiettivo
del milione di anni, ha detto.
"Dovremo trovare esattamente l'area giusta, dove il
ghiaccio è molto profondo e si
muove molto lentamente, e
ora abbiamo più informazioni
su dove tale sito si possa trovare". Si tratterà allora di trapanare fino a una profondità
di 4000 metri, ha precisato.
Cambiamenti climatici che al-
larmano anche per lo scioglimento delle calotte polari. È il
caso del bacino di Wilkes, una
distesa di ghiaccio lunga
1.400km e larga 400km nell'Antartide orientale. Gli studiosi ne parlano come “una
bottiglia inclinata”: se saltasse
il tappo costituito dal bordo
ghiacciato, inizierebbe a svuotarsi. Un processo inarrestabile che durerebbe migliaia di
anni fino a far alzare il livello
degli oceani di 4 metri, mettendo a rischio città costiere
come New York. L'allarme arriva dall'Istituto di Posdam
per la ricerca sull'impatto climatico. Il ghiaccio è tenuto all'interno del bacino da un orlo
ghiacciato relativamente piccolo che si trova sulla costa.
Con il riscaldamento degli
oceani, questo argine potrebbe
sciogliersi nel giro di 200 anni,
innescando un continuo e irre-
frenabile afflusso di ghiaccio
nel mare.
In base alle simulazioni dei ricercatori, lo svuotamento del
bacino richiederebbe dai
5mila ai 10mila anni, e si concluderebbe con un innalzamento del livello degli oceani
di 3-4 metri. ''Il bacino di Wilkes è come una bottiglia su un
pendio. Una volta stappata, si
svuota'', spiega Matthias
Mengel, autore dello studio
pubblicato sulla rivista Nature Climate Change. ''Emettendo sempre più gas a effetto
serra, oggi rischiamo di scatenare reazioni che in futuro potremmo non essere in grado di
fermare''. Un tale innalzamento del livello del mare, aggiunge, cambierebbe il volto
della Terra. Città come New
York, Tokyo e Mumbai sarebbero a rischio.
Dal web
IL MAGGIO DEI MONUMENTI PARTENOPEO
Boom di visitatori, soliti disagi, ma le radici della città sono più forti che mai
Fabiana Liguori
Lo scorso sabato, in una meravigliosa giornata di sole, ho
avuto la possibilità di camminare per le strade di Napoli.
Non sentivo più il bruciore
negli occhi, la stanchezza nelle
ossa. Partenope cura e culla,
sempre. Tante le voci intorno:
il tedesco, il francese, lo spagnolo e molti altri suoni di diverse terre, “passeggiavano” in
città … È maggio. Il “Maggio
dei Monumenti”.
Il corposo programma di
eventi, proposto dal Comune
di Napoli, attrae, come non
mai, appassionati di cultura e
non, provenienti da ogni parte
d’Europa. Le piazze, i musei e
gli alberghi sono pieni di visitatori e turisti. L’orgoglio pulsa.
Non mancano i disagi. Difficile
spostarsi, se non hai una bussola! Un buon servizio di trasporto pubblico è vitale,
soprattutto nelle grandi metropoli. Come non capirlo? Mancano indicazioni, infopoint,
bagni pubblici, segnaletica
stradale. Caos, tanto, troppo. I
turisti sono in aumento, l’acco-
glienza, purtroppo, è insufficiente. Il mare osserva il via vai
dei
passanti,
silenzioso,
inerme.
L’edizione 2014 è caratterizzata da una serie di performances, incontri, mostre e
spettacoli, il cui tema prende
spunto dalle “Storie e leggende
napoletane” del filosofo partenopeo Benedetto Croce.
Si tratta, infatti, di un’esplorazione del vissuto storico di Napoli, dell’immaginario collettivo della città e delle sue radici
storiche mediterranee ed europee. Gli appuntamenti coinvolgono biblioteche e librerie,
palazzi storici, chiese, siti natu-
rali e persino stazioni della metropolitana. Una bella novità di
quest’anno, è l'estensione delle
attività in due comuni limitrofi
al capoluogo campano, quali Boscoreale e Castellammare di
Stabia, che hanno abbracciato
con un proprio programma
l’evento napoletano.
Per gli amanti della natura, di-
verse le iniziative nella suggestiva cornice a picco sul mare
del parco archeologico del Pausylipon, nell'area marina protetta della Gaiola, dove è
possibile anche effettuare
escursioni in kayak oppure a
bordo dell’AcquaVision, la
barca dal fondo trasparente.
Nel frattempo, al Palazzo delle
Arti di Napoli, la mostra di
Andy Warhol, continua a far
furore! Fino al 31 maggio, invece, sarà ancora possibile recarsi ad ammirare nel convento
di San Domenico Maggiore la
straordinaria riproduzione digitale delle opere di tre grandi
maestri d’arte: Leonardo, Raffaello e Caravaggio.
Conservatorio San Pietro a Majella.
Ricordando Jacopo Napoli, un calendario ricco di eventi
Rosa Funaro
Nell’antica Grecia un “certo”
Platone asseriva: “La musica è
la miglior medicina dell’anima”.
Uno dei luoghi di Napoli, più
belli al mondo, dove poter trovare questa miracolosa “cura” è
senz’altro il Conservatorio San
Pietro a Majella, che conferma
il suo profondo legame con la
città aderendo alla XX edizione
di “Maggio dei Monumenti”, con
un cospicuo programma di
eventi. Un appuntamento con
l'arte e la cultura che enfatizza
il patrimonio musicale inestimabile di Partenope, capitale
europea della musica e della
cultura. Due mesi ricchi di produzioni,concerti e incontri di
studio realizzati dal Conservatorio per volontà di Elsa Evangelista,
appena
rieletta
Direttore per il prossimo triennio e garanzia del percorso di
crescita artistica già avviato
della prestigiosa istituzione napoletana che ha avuto un primo
clamoroso riconoscimento con la
recente visita-evento del Maestro Riccardo Muti.
Lo scorso 8 maggio nella Sala
Scarlatti è stata inaugurata la
rassegna con un “Omaggio a Jacopo Napoli” nel ventennale
della sua scomparsa, una delle
figure più rilevanti tra i "Maestri della scuola napoletana" del
Novecento.
Tra i prossimi eventi in calendario, spicca l'eccezionalità dell'esibizione congiunta dell'Ensemble di corni del San Pietro a Majella alla banda militare americana V.S. Naval Forces Europe
Band in programma il 30 maggio. Uno spazio al repertorio antico è riservato, invece, il 19
giugno, a George Friederich
Haendel, compositore che tanto
amò la musica dei colleghi napoletani, attraverso il lavoro del
Laboratorio di Olivia Centurioni, mentre il repertorio contemporaneo è affidato al
sassofono di Evan Parker (6
giugno). Da non perdere l'ap-
puntamento del 24 giugno con
il Bel Canto italiano nel concerto del soprano Maria Grazia
Schiavo, accompagnata al pianoforte da Maurizio Iaccarino e
il concerto conclusivo della rassegna con la chitarra di Umberto
Leonardo
sulla
tradizione meridionale della
danza curatrice del morso della
tarantola. Quest'anno il San
Pietro a Majella ha dedicato
particolare attenzione al territorio e alle scuole di Napoli:
circa 2000 studenti hanno visitato il Conservatorio e la mostra "Verdi e Napoli", respirandone la storia e l'arte del
passato e del presente. L’appuntamento in rassegna riservato a loro è in programma il
27 maggio: uno spettacolo
ideato e curato da Michelangelo Galeati, “Vi racconto .... la
Traviata”, dove l'Orchestra del
Conservatorio ha avvicinato il
repertorio del teatro musicale
italiano alla curiosità dei giovanissimi fruitori.
Sanità in Campania: storico pareggio di bilancio
Scenari futuri molto più rassicuranti per l’assistenza sanitaria regionale
Domenico Matania
In tempi di crisi e di fallimenti,
una buona notizia giunge
dall’ambito sanitario della Regione Campania. I Ministeri
dell’Economia e della Sanità
hanno certificato che nel 2013
è stato raggiunto il pareggio di
bilancio, risultato storico visti
soprattutto i precedenti non
del tutto felici. Anche le cifre e
i numeri non lasciano dubbi
circa il raggiungimento di un
grande risultato da parte della
Regione: nel 2009 il deficit era
niente poco di meno che di 853
milioni di euro; lo stesso risultato passivo è stato azzerato a
fine 2013 ed ora risulta in attivo con 6,1 milioni di euro.
Altri dati risultano confortanti: sono stati recuperati 259
giorni sui tempi di pagamento
dei fornitori e i livelli di assistenza sono migliorati del 15
per cento. Non solo numeri,
ma anche riflessioni sacrosante per i cittadini campani
che a fronte del recupero dell’ingente debito, hanno dovuto
affrontare periodi a dir poco
altalenanti in ambito sanitario, vedendosi talvolta negare
o ridurre prestazioni sanitarie
necessarie. Dall’altro le eccellenze campane anche in ambito sanitario lasciano ben
sperare rispetto a scenari futuri. Il pareggio di bilancio può
rappresentare un punto di arrivo fondamentale e trampolino di lancio per situazioni
future più serene senza l’incombenza di dover ricorrere a
tagli in un settore difficilmente gestibile in termini di
crisi e di risparmio. Visibilmente soddisfatto il Presidente della Regione Campania
Stefano Caldoro, cosciente del
miracoloso traguardo raggiunto addirittura in anticipo
rispetto ai tempi previsti in
partenza. Caldoro parla di
“giornata storica” per la sanità
campana e sposta l’attenzione
sui prossimi obiettivi, a cominciare dalla fine del commissariamento, per il quale
serviranno ovviamente i dovuti tempi tecnici. Anche attraverso la Sanità la Regione
Campania può dimostrare di
essere credibile a livello nazio-
nale per poter far bene in tutti
i settori. In termini pratici i
cittadini campani e tutti gli
operatori del settore auspicano un immediato ritorno
alla “normalità” dopo forti tensioni e sacrifici, che quanto
meno hanno sortito gli effetti
sperati.
Il valore degli eventi culturali e il caso “Plebiscito”
L’organizzazione di eventi culturali non si limita alle manifestazioni poste in essere, ma
costituisce una prova di forza da
parte degli organizzatori e di
condivisione per chi ha il piacere
di parteciparvi. Mai come in
questo momento storico, Napoli
necessità di momenti di aggregazione, che si tratti di mostre,
concerti, rappresentazioni teatrali. L’immagine di migliaia di
giovani sul marciapiede di Via
dei Mille per la mostra delle
opere di Andy Warhol è quanto
di più gradevole una città possa
esprimere: i giovani, come gli
adulti e gli anziani, hanno voglia di arte e di cultura per il
piacere intrinseco di lasciarsi
avvolgere dal fascino di determinate manifestazioni artistiche, ma anche per condividere e
ritrovarsi in virtù di un senso di
appartenenza che affonda le
proprie radici nell’amore per la
cultura. Il Comicon costituisce
un altro esempio recente di
quanto giovani ed adolescenti
abbiano sete di condividere valori comuni, in questi casi valori
positivi. In un periodo in cui le
maggiori star italiane ed internazionali fanno una fatica abnorme a trovare spazi idonei ai
loro eventi a Napoli e nel Sud
Italia, ci si ritrova a discutere
sulla questione ‘eventi’ in Piazza
Plebiscito; dopo le polemiche in
seguito al concerto dello scorso
anno di Bruce Springsteen, la
disputa sul fare o non fare
eventi in Piazza Plebiscito è ancora d’attualità. Sull’argomento
si è esposto perfino il neoministro della Cultura Franceschini
con la frase «Un bel concerto
non rovina una piazza». La Soprintendenza aveva posto sulla
Piazza un decreto in base al
quale non potevano essere organizzate manifestazioni di “natura commerciale”. Di recente il
tema ‘eventi’ al Plebiscito è tor-
nato alla ribalta dopo il “No”
della Soprintendenza ad organizzare la festa della Nutella
con un mega spettacolo dell’artista Mika. Il Soprintendente
Cozzolino avrebbe giustificato il
suo parere negativo con la mancata idoneità della documentazione fatta pervenire dal
Comune di Napoli. Ad ogni
modo la dichiarazione d’intenti
di Franceschini è stata forte e
precisa e da non poter essere
trascurata, dal Comune alla Soprintendenza, al di là di schieramenti politici e di posizione:
conferire il giusto valore alle
cose nel rispetto e nella salvaguardia del contesto circostante.
Il 13 maggio la sentenza del Tar
che sembra chiudere ogni disputa: si riconosce “l’eccesso di
potere” della Soprintendenza e
si concede l’utilizzo della piazza
per ogni tipo di manifestazione,
ovviamente nel rispetto del
luogo.
D.M.
IL MERAVIGLIOSO POZZO DI THOR
Si trova a Cape Perpetua, sulla costa dell’Oregon
Fabio Schiattarella
Luoghi straordinari sulla Terra ne esistono molti, ma ne esistono alcuni che si
distinguono per la loro unicità o particolarità. Spettacoli osservabili magari in
un solo punto del pianeta, perché frutto
di una fortuita serie di combinazioni che
li hanno creati così come li ammiriamo.
Questo li rende ancora più speciali, poiché la natura è ciclica e riesce a ricreare
le sue opere d’arte anche in luoghi che
non hanno nulla in comune tra di loro. In
Oregon, nella Siuslaw National Forest,
c’è una depressione naturale che ipnotizza con i suoi incredibili giochi di acqua.
Si tratta di un pozzo dagli incredibili giochi di acqua, per alcuni è una porta d’accesso al mondo sottomarino.
Nell’Oregon, esattamente nella Siuslaw
National Forest, si
trova il famoso Pozzo di
Thor, un cratere nel
quale defluisce costantemente l’acqua del
mare. Non è magia, è la
Natura. Spesso queste
due parole così apparentemente
diverse
fanno rima. Basta
avere un po’ di sana voglia di emozionarsi. Il
Pozzo di Thor è una depressione naturale che
offre ogni giorno bellezza e meraviglia; si
trova a Cape Perpetua,
sulla costa dell’Oregon,
nella zona che fa parte della Siuslaw National Forest, riserva naturale molto apprezzata in tutto il Paese. In questo
cratere defluisce costantemente l’acqua
del mare che genera balletti di acqua e di
spruzzi che emoziona il turista che ci si
imbattono. Non è facile godere appieno
dello spettacolo, in quanto è essenziale
che ci sia l’alta marea, momento nel
quale la depressione appare proprio
come un grande buco nel mare. Questa
riserva naturale contiene MarysPeak, il
punto più alto della CoastRange dell’Oregon, che raggiunge i 1249 metri.
Numerosi habitat acquatici si trovano in
quest’area: rive marine, fiumi e torrenti
e ben trenta laghi. L’ambiente terrestre
si potrebbe dividere in due grandi aree:
una vicino alla costa dominata dalla
Picea sitchensis, e l’altra caratterizzate
dalla Tsuga heterophylla e dalla Pseudotsugamenziesii. Ci sono
ufficialmente tre aree
naturali
all’interno
della foresta, appartenenti al sistema nazionale di Wilderness
Preservation: Cummins Creek Wilderness, Drift Creek
Wilderness e Rock
Creek. Non è facile fotografare il Pozzo di
Thor, quindi conviene
non
avventurarvi
troppo. Le rocce sono
molto scivolose e ap-
puntite, e un’onda potrebbe farvi cadere
e attirarvi fino al fondo del pozzo. In
molti si chiedono dove porti questo buco
nell’acqua: secondo alcuni è la porta d’ingresso a un mondo sottomarino segreto.
In ogni modo, è possibile dedicarsi alle
altre attività del parco, che includono la
pesca, il campeggio, trekking, equitazione e mountain bike. Natura da vivere
a pieni polmoni. L’Oregon è una delle destinazioni più belle degli Stati Uniti, lontana anni luce da città caotiche e
turistiche come San Francisco e Los Angeles. Questa costa del Pacifico, plasmata dalle acque, dal vento e dalle
eruzioni vulcaniche, ha come sua città
principale Portland, punto di partenza
ideale per un viaggio sulla costa Ovest
degli USA, lungo la Pacific Highway, una
delle strade più incantevoli al mondo.
Infine l’Oregon DunesRecreation Area,
un parco naturale caratterizzato da dune
di sabbia simili a quelle del deserto del
Sahara.
Scoperta sensazionale in Australia
IL PUTNISITE, NUOVO
MINERALE VIOLA BRILLANTE
Sentendo il termine “Putnisite”, tutti potrebbero pensare
ad una brutta parola, ma non
è così. È semplicemente il
nome del nuovo minerale venuto alla luce nelle miniere
dell’Australia. Dalle attente e
accorte analisi, condotte dal
Commonwealth Scientific and
Industrial Research Organization (CSIRO), ossia l’agenzia nazionale della scienza
australiana e una delle più
grandi agenzie di ricerca del
mondo, è emerso che la sua
composizione chimica e la sua
struttura cristallina sono completamente diverse rispetto ai
4mila minerali presenti in natura e già noti a noi e alla
scienza, confermandone l’eccezionalità e l’unicità. Caratterizzato da un bellissimo colore
viola scintillante, questo
nuovo corpo naturale inorganico è un carbonato di stronzio, calcio e solfato di cromo.
Rintracciato precisamente su
una roccia vulcanica in un affioramento superficiale sulla
Polar Bear Peninsula, nella
zona meridionale del Lago di
Cowan (a nord di Norseman),
il Putnisite si presenta, inoltre, come formato da minuscoli cristalli di soli 0,5
millimetri di diametro e la sua
caratteristica peculiare risulta
il colore, che parte da un rosa
scuro brillante fino ad arrivare al porpora. Insomma, un
vero e proprio spettacolo che
la natura ci offre, uno spettacolo fatto di mille sfumature
diverse. La sua formazione è
dovuta alla cristallizzazione
dei materiali contenuti nelle
rocce della zona del lago, dove
è stato appunto trovato, e,
prima di raggiungere lo stato
attuale, il neo-minerale ha subito un lungo processo di cristallizzazione che ha richiesto
milioni di anni. Così ha poi
ben spiegato a Live Science
Peter Elliott, lo studioso che
ha condotto le ricerche sul
nuovo fantastico minerale,
«quando le rocce nella zona del
lago sono state depositate milioni di anni fa contenevano
piccole concentrazioni di
stronzio, cromo, calcio e zolfo
e, quindi, nel corso del tempo
e grazie alle intemperie, questi elementi si sono potuti concentrare permettendo al
Putnisite di cristallizzare».
Una scoperta eccezionale, che
ci fa apprezzare ancora di più
la grandezza e la bellezza
della natura che ci circonda e
che non smette mai di stupirci, regalandoci ogni volta
piccoli grandi tesori tutti da
scoprire.
A.P.
Il sistema delle agenzie ambientali in cifre
Alla XII Conferenza sono stati presentati alcuni numeri sulla rete delle Arpa
Luigi Mosca
Il Sistema nazionale per la
protezione dell’ambiente, la
cui riforma è in discussione in
questi mesi in Parlamento, è
una realtà già notevolmente
affermata nel panorama delle
istituzioni italiane. Può contare infatti più di 11mila addetti
(gli
oltre
9.700
dipendenti delle agenzie regionali e provinciali, a cui si
aggiungono i 1.350 di Ispra),
collocati in ben duecento sedi
operative sul territorio nazionale. Sono solo alcuni dei numeri forniti nel corso della
Dodicesima conferenza del
Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, che si è
svolta a metà aprile a Roma.
Il presidente dell’Istituto superiore per la protezione e la
ricerca ambientale, il prof.
Bernardo de Bernardinis, ha
ricordato come, indipendentemente dal disegno di legge
ora all’esame del Senato, il sistema nazionale di protezione
ambientale è già riconosciuto
nel nostro ordinamento, ad
esempio dal Decreto del ministro dell’Ambiente del 21
maggio 2010 che ha disciplinato il Consiglio federale del
sistema. Il Consiglio federale,
come molti sanno, riunisce i
vertici dell’Ispra e quelli delle
agenzie regionali. Il lavoro
svolto in questi anni, con la
costituzione
di
specifici
gruppi di lavoro composti da
membri di diverse agenzie,
ha permesso di censire le attività che oggi sono svolte da
«
Ispra e Arpa contano insieme oltre 11mila
addetti. 630mila i campioni analizzati
in un anno: nel 2005 erano la metà
»
tutte le articolazioni del sistema: questo minimo comune denominatore delle
agenzie ambientali, comprende, ad esempio, i monitoraggi, le attività di ispezione
e di controllo, l’analisi, la valutazione e il reporting. Nel
corso della conferenza, il prof.
de Bernardinis ha sottolineato che il riconoscimento,
da parte del Parlamento,
dell’esistenza di un sistema
nazionale di protezione ambientale, rappresenterebbe
un importante contributo per
affermare ulteriormente l’autorevolezza delle agenzie ambientali. Altri dati sono stati
forniti dal prof. Giorgio Assennato, direttore generale di
Arpa Puglia, nel corso del suo
intervento. Il prof. Assennato
ha osservato che l’intero sistema nazionale di protezione
ambientale è stato finanziato
con 563 milioni di euro di risorse pubbliche, il che significa che ogni cittadino
italiano vi ha contribuito, in
media, con 9,30 euro: una
media che è calata dagli oltre
10 euro del 2009. Nonostante
il calo di risorse, è aumentato
il volume di attività delle
agenzie, con oltre 99mila
ispezioni o sopralluoghi compiuti in un anno, nel 2012
(+16,5% rispetto al 2005),
oltre 73mila pareri o istruttorie resi (+12% dal 2005), circa
630mila campioni analizzati
(una quantità addirittura
raddoppiata dal 2005), che
corrispondono a oltre 10 milioni di parametri rilevati.
Confermati i 13 comuni “Bandiera blu” in Campania
È da diversi anni che le Bandiere blu, l’ambìto riconoscimento
assegnato
dalla
Foundation for environmental education, vengono attribuite anche in base ai dati
elaborati dalle Arpa. Ogni
anno, sul suo sito internet, la
fondazione
internazionale
pubblica i criteri con cui vengono scelte le località balneari
su cui sventola il noto vessillo,
da decenni sinonimo di eccellenza ambientale. Tra questi
criteri, c’è ovviamente la qualità delle acque, che viene certificata dai Comuni allegando
i dati delle Arpa al questionario spedito ogni anno dalla
Fee. L’ultima cerimonia di
premiazione per l’assegnazione delle Bandiere blu si è
tenuta pochi giorni fa a
Roma, a Palazzo Chigi. Ri-
spetto all’anno scorso, non è
cambiato l’elenco dei comuni
campani premiati con il marchio ecologico della Fee. Sono
tredici, e, come è noto, sono in
larghissima parte concentrati
nel Cilento. Nella parte più a
Sud della regione, le Bandiere
blu sventolano da Agropoli a
Sapri, passando per Castellabate, Montecorice-Agnone,
Politica-Acciaroli, Casal Velino, Ascea, Pisciotta, Centola-Palinuro,
Vibonati.
Un’attestazione di qualità
ormai consolidata da molti
anni: a cominciare da Acciaroli, che è entrata nel palmares
della
Foundation
nell’ormai lontano 1987. In
provincia di Salerno, l’altro
comune Bandiera blu è Positano, mentre Anacapri e
Massa Lubrense sono le uniche località del Napoletano a
potersi fregiare del riconoscimento. Totalmente assente,
purtroppo, l’altra provincia
costiera campana, quella di
Caserta: nonostante i miglioramenti nella qualità delle
acque di balneazione registrati negli ultimi anni, le località del litorale domizio non
sono ancora riuscite a entrare
nella lista delle «più azzurre».
È da ricordare che la procedura utilizzata dalla Fee
prende in considerazione un
ampio ventaglio di criteri. I
quali non riguardano solo la
qualità delle acque, ma
anche, per citarne alcuni, le
attività di informazione ed
educazione ambientale svolte
sul territorio, la gestione dei
rifiuti sulle spiagge e gli accorgimenti per la sicurezza
dei bagnanti, oltre a tutta una
serie di servizi. Criteri che
portano spesso a premiare le
località del Centro-Nord, in
media più organizzate: così la
Liguria si conferma come la
regione più blu d’Italia, con
20 comuni premiati. La Toscana segue con 18 e le Marche con 17. Al quarto posto si
colloca la Campania, seguita
dalla Puglia.
Pollini e meteo, un connubio indissolubile
Con la primavera dilagano le allergie. Ma finora pioggia e fresco le hanno frenate
Gennaro Loffredo
Dal 1985 in Italia è attiva una rete di
monitoraggio che misura la concentrazione dei principali pollini di interesse presenti in atmosfera. Il
monitoraggio, svolto su scala regionale e nazionale, è realizzato dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del
clima del Cnr di Bologna (Isac-Cnr).
Proprio grazie a questa rete è stato
possibile identificare una serie di fattori e parametri che causavano una
serie di allergie che non erano conosciute prima. Sul sito dell’Isac-Cnr
(http://www.isac.cnr.it/aerobio/aia/red
ir.html) si trova, aggiornato ogni mercoledì, un bollettino dei pollini prodotto sulla base delle osservazioni
della settimana precedente.
Oltre ad una previsione orientativa
dell’inizio e della fine dei pollini principali, l’Isac spiega che non è possibile
fornire indicazioni precise sugli andamenti per periodi superiori ad una
settimana. Questo è dovuto al fatto
che l’attività dei pollini è strettamente
correlata con le condizioni climatiche
e pertanto anche le previsioni dell’andamento sono vincolate alle previsioni
meteorologiche. Nel corso degli anni si
è infatti osservato che per motivi cli-
ARPA CAMPANIA AMBIENTE
del 15 maggio 2014 - Anno X, N.9
Edizione chiusa dalla redazione il 15 maggio 2014
DIRETTORE EDITORIALE
Pietro Vasaturo
DIRETTORE RESPONSABILE
Pietro Funaro
CAPOREDATTORI
Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia
Martelli
IN REDAZIONE
Cristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, Luigi
Mosca, Andrea Tafuro
GRAFICA E IMPAGINAZIONE
Savino Cuomo
HANNO COLLABORATO
D. Bove, I. Buonfanti, F. Clemente, P. D’Auria, G.
De Crescenzo, A. Esposito, E. Ferrara, R.Funaro,
G. Loffredo, D. Matania, B. Mercadante, A.
Morlando, A. Palumbo, A. Paparo, F. Schiattarella, M. Tafuro, E. Tortoriello
SEGRETARIA AMMINISTRATIVA
Carla Gavini
DIRETTORE AMMINISTRATIVO
Pietro Vasaturo
EDITORE
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Centro Polifunzionale, Torre 7-80143 Napoli. Informativa Legge 675/96 tutela dei dati personali.
matici si possono avere fluttuazioni
del periodo di fioritura delle piante
anche di un mese. Il periodo di fioritura, infatti, è influenzato da fattori
climatici, come l’umidità, l’intensità
delle piogge, il freddo. I calendari pollinici consentono di farsi un’idea generale
sulla
concentrazione
di
determinati pollini allergenici in un
preciso periodo dell’anno e nelle diverse regioni d’Italia, poiché i tempi e
l’intensità della diffusione del polline
sono fattori variabili e approssimativamente la massima concentrazione
di polline avviene tra aprile e giugno.
Inoltre le classi di concentrazione dei
bollettini meteo pollini vengono etichettate come Assente, Bassa, Media,
Alta. Dopo un inverno praticamente
mite, già verso la fine di febbraio e inizio marzo si è verificato un primo aumento di concentrazione di polline in
atmosfera, in particolare per le betulacee, il pioppo e il salice (specie sul
Sud Italia), e con ciò si sono manifestate anche le prime forme di allergie.
Il mese di aprile si è presentato, meteorologicamente parlando, più dinamico ed instabile con frequenti piogge
e temperature decisamente più basse
della norma. Questa situazione ha favorito una diminuzione della concen-
trazione di polline in atmosfera sulla
nostra regione (più rilevante a metà
mese), in particolare di Urticaceae e
Gramincaceae. Instabilità, ricambio e
rimescolamento di aria hanno contenuto le diffusione di pollini fino ad inizio maggio, ma il cambio circolatorio
dell’atmosfera e l’avvento dell’anticiclone hanno nuovamente innalzato la
presenza di polline, aggravando le
reazioni allergiche, specie di quelle
causate da pollini allergeni aerotrasportati.
Il monitoraggio aerobiologico e l’elaborazione dei calendari pollinici consentono di dare un importante
contributo, sia al medico che al paziente, nella corretta gestione dell’allergia ai pollini. Inoltre la presenza di
pioggia e vento aiutano sensibilmente
lo stato di salute del soggetto allergico, il quale tende a stare meglio paradossalmente nelle giornate uggiose
e piovose. Nel corso delle prossime
settimane l’avviarsi della stagione
estiva e le condizioni meteo piuttosto
variabili della restante parte del mese
di maggio potrebbero in parte attenuare il fenomeno pollinico, alternando periodi di picchi di diffusione
sia verso l’alto che verso il basso.
Architetture in cemento riciclato
Presto anche in Italia questi singolari agglomerati ecosostenibili
Antonio Palumbo
Tra le numerose tipologie di
componenti edilizi e materiali, recuperati e riutilizzati
nella progettazione ecosostenibile, gli elementi in cemento riciclato rivestono un
ruolo molto importante. Con
alcuni di essi - come, ad esempio, i tubi in cemento, un
tempo usati per gli scarichi si possono altresì creare architetture sorprendenti anche
dal punto di vista estetico.
Largo è ormai l’impiego di
tale tipologia di materiale da
C&D, segnatamente quale innovativo esempio di architettura del riuso, che sta
ottenendo un grande successo
tra gli utenti, e questo - a differenza di quanto si pensava
comunemente fino a qualche
anno fa - è certamente il
segno che è legittimo conferire al cemento la dignità che
merita in qualità di “materiale ecologico”.
Sono numerosi gli autori che
sostengono, in ogni settore e
con riferimento alle più diverse tematiche, il recupero
ed il riutilizzo del cemento
quale pratica strategica dal
punto di vista ecosostenibile.
È il caso di Francesco Karrer,
il quale afferma che: «Se
piani, programmi e progetti
sono stati già valutati in base
alle ricadute sull’ambiente attraverso le procedure di
VIA e VAS - non si può dire
che sia stato fatto lo stesso
per il ciclo di produzione del
cemento, l’organizzazione del
cantiere, l’impiego ed il recupero dei materiali, il risparmio di energia e di altre
risorse. L’auspicato ‘decoupling’ tra produzione del reddito e prodotto interno lordo,
macro indicatore del grado di
sostenibilità raggiunto, non è
affatto soddisfacente». Ed aggiunge: «Personalmente sono
portato ad affidarmi più ad
un aumento di cultura, di
sensibilità e di responsabilizzazione degli operatori che
non ad ulteriori procedure obbligatorie. E soprattutto alla
domanda, quindi al mercato e
alle procedure volontarie».
Chiara Rizzi sottolinea invece
l’importanza del “fattore 3R:
ridurre, riusare e riciclare”: la
riduzione della quantità di
materie prime impattanti
nella formazione del conglomerato cementizio e la loro
sostituzione con materiali di
nuova generazione; il riuso
delle aree industriali dismesse e di un vero e proprio
“patrimonio edilizio in attesa”; il riciclo degli inerti ottenuti dai rifiuti dei processi
di demolizione come materiali
da introdurre in nuovi conglomerati cementizi.
Vivida è poi la suggestione
del Vice Presidente di Lega
Ambiente, Edoardo Zanchini,
che vede nel Corviale di
Roma e nei suoi 2000 alloggi
un’occasione unica ed imperdibile di rivitalizzazione in
chiave sostenibile, domandandosi: «È così assurdo realizzare qui, attraverso il più
intelligente mix di tecnologie
efficienti e di fonti rinnovabili, un edificio/astronave ad
emissioni “zero” come si sta
facendo nei quartieri di Friburgo?».
Citiamo infine brevemente,
come spesso ci capita di fare,
qualche progetto di architettura tra i più interessanti ultimamente realizzati grazie
all’impiego di elementi in cemento riciclato.
In primis, ricordiamo il progetto per il TuboHotel, realizzato in Austria, nel Comune
di Ottensheim, costituito da
un complesso di camere allestite all’interno di grandi tubi
di cemento riciclato, precedentemente utilizzati come
scarichi. I tubi all’interno
sono stati ripuliti, isolati termicamente, colorati ed allestiti in perfetto stile minimal.
Ogni tubo di cemento, in cui
si entra attraverso un oblòportafinestra, contiene un
letto doppio completo di sacco
a pelo.
Altro progetto molto interessante è quello del Prahran
Hotel, realizzato in Australia,
a Victoria, grazie ad un’idea
dello studio di architettura
Techne. Si tratta di un pub
che presenta una facciata articolata mediante la sovrapposizione di tubi prefabbricati
in cemento riciclato, impilati
a secco uno sull’altro. L’interno di ciascun tubo - che costituisce una sorta di
“nicchia” per coppie o comitive - è rivestito con doghe in
legno ed è allestito con sedute
in pelle e tavoli disposti in
lunghezza. Le due grandi
aperture circolari poste all’estremità di ciascun tubo
forniscono una formidabile
interazione tra l’interno e
l’esterno del locale.
L'aumento
delle temperature
nel Sahara
influenzerà sempre
di più gli uragani
atlantici sulla parte
settentrionale
dell’America
Global Warming: corsa ai ripari!
Anna Paparo
Che il cambiamento climatico della
Terra influenzi ogni aspetto naturale
e antropico è cosa ormai risaputa. In
particolare, dalle ultime ricerche portate avanti dagli studiosi e dagli scienziati dell’Università di Stratford
risulta che i fortissimi mutamenti del
clima in atto in Africa rendono sempre
più intense le perturbazioni che si formano sopra la parte settentrionale del
continente e che alimentano l’ottanta
per cento dei cicloni tropicali più intensi. Quindi, l'aumento delle temperature nel Sahara influenzerà sempre
di più, mano a mano che passeranno
gli anni, gli uragani atlantici che si abbattono periodicamente sulla parte
settentrionale dell’America. Le perturbazioni, le cosiddette “onde orientali africane”, che si formano nella
stagione estiva e viaggiano da est a
ovest, sono responsabili delle piogge in
alcune zone aride dell'Africa del Nord
e trasportano la polvere del Sahara attraverso l'oceano. Ma la loro attività
non finisce qui. Anche se sembrerebbe
assurdo, hanno un ruolo nel clima dell'Atlantico, Stati Uniti compresi, come
ha ben spiegato l'autore dello studio,
il dottor Noah Diffenbaugh. Gli
esperti, per avvalorare la loro tesi,
hanno simulato le variazioni del
clima nel caso in cui la concentrazione
di biossido di carbonio raddoppiasse
rispetto ai livelli registrati attualmente - una situazione non molto lontana e non così utopistica, visto che
potrebbe verificarsi entro la fine del
secolo, se le emissioni di gas a effetto
serra non saranno fortemente ridotte
-. In questo scenario alquanto catastrofico aumenterà, quindi, la differenza di temperatura tra il deserto del
Sahara e le coste della Guinea, fornendo, di conseguenza, una maggiore
energia alle onde orientali. E a loro
volta, onde più forti, di maggiore intensità, potrebbero influenzare gli
uragani atlantici. «Sia chiaro», ha continuato Diffenbaugh, «le onde non diventano uragani, ma sicuramente
creano un ambiente protetto in cui si
possono sviluppare piogge significative e un movimento verticale del
vento. In pratica, potremmo definirle
il seme degli uragani». Un vero e proprio allarme rosso lanciato dagli studiosi inglesi agli Stati Uniti, che,
appunto, a causa di tornado, cicloni ed
uragani hanno subito numerose perdite e danni materiali di ogni tipo nel
corso degli anni. E per questo si deve
correre ai ripari, visto che c’è un’altissima probabilità che in un prossimo
futuro potrebbero subire l’impatto di
fenomeni atmosferici sempre più intensi e più frequenti e questo a causa
di un aumento delle temperature
nell’Africa del Nord. A tutto ciò si aggiunge anche un recente studio del
meteorologo Kerry Emanuel del Mit,
che ha analizzato e ha ben messo in
luce quali potrebbero essere gli effetti
dell’incremento della temperatura superficiale marina sulla dimensione,
sulla durata e sulla forza dei cicloni
tropicali, giungendo alla conclusione
che con un aumento di 6gradi raddoppierebbe sia l’energia cinetica coinvolta in ogni ciclone, sia la quantità di
precipitazioni; mentre diminuirebbe
la loro frequenza. Insomma, la natura
continua a parlarci e ad inviare messaggi di aiuto. Non si può andare
avanti così, sfruttandola e martoriandola. Sta a noi fare la scelta giusta.
Sta a noi ascoltarla e cercare di trovare una soluzione per migliorare le
sue condizioni di salute e non solo. Si
deve tenere bene in mente il concetto
che se la natura viene salvaguardata
ne trarremo profitto tutti. Bene, un
monito per il mondo intero: chi ha
tempo, non aspetti tempo!
Da uno studio del Climate Central arrivano brutte notizie per l’ambiente
Aprile 2014: il mese più inquinato della storia
Alessia Esposito
Le strategie messe a punto a
livello internazionale, nazionale e locale pare proprio non
stiano funzionando. Aprile
2014 si è infatti classificato
primo mese più inquinato
della storia, raggiungendo un
livello di anidride carbonica
mai sfiorato prima per una
durata tanto lunga.
Il dato è del Climate Central
che riporta l’affermazione
dello scienziato del clima Pieter Tans secondo cui la soglia
di 400 ppm (parti per milione)
è stata oltrepassata per tutto
l’arco dei trenta giorni con un
conseguente aumento della
temperatura del pianeta. Il
dott.Tans fa parte della Nooa,
National oceanic and atmospheric administration, ente
spaziale federale americano.
La cosa ancor più preoccupante è che i livelli di CO2 rimarranno,
secondo
le
previsioni, invariati non solo
per maggio (che addirittura
dovrebbe aver toccato i 402
ppm), ma anche a giugno per
scendere sotto i 400 ppm solo
a luglio. Il rischio è tuttavia
che l’accumulo di anidride carbonica dell’atmosfera negli
anni potrebbe protrarre il livello di emergenza fino all’autunno inoltrato. Quest’ipotesi
pare ancor più probabile se si
considera un precedente.
È il mese di maggio 2013 la
prima volta che la misurazione del livello di anidride
carbonica risulta superiore ai
400 ppm, ma è solo nel mese
di aprile di quest’anno che
questi dati si mantengono tristemente costanti per tutto
l’arco mensile. Proprio quest’anno la soglia si era infatti
già superata nei due mesi precedenti, per poi rimanere costante nel mese di aprile. Un
anomalia rispetto al ciclo normale. La concentrazione di
anidride carbonica varia infatti in base alle stagioni ed è
di solito in maggio che raggiunge il picco con la fioritura
delle piante. Da questo momento in poi grazie alla fotosintesi il livello scende perché
le piante tendono maggiormente ad assorbire la CO2.
Le rilevazioni vengono monitorate da una postazione sita
presso il vulcano Mauna Loa
alle Hawaii. C’è da chiedersi
cosa si stia davvero facendo
per la prevenzione, se i livelli
di sostanze nocive nell’atmosfera continuano a crescere
sempre più. «Finché continuiamo a bruciare combustibili fossili ai ritmi attuali dice Ralph Keeling, tra i responsabili del progetto - le
concentrazioni continueranno
ad aumentare in questo
modo».
Arte e scienza nel sottosuolo partenopeo
La stazione metro di Toledo si arricchisce di un rilevatore di raggi cosmici
Giulia Martelli
È Toledo la più bella stazione
metropolitana del vecchio continente, lo hanno affermato
anche il famoso quotidiano
britannico “Daily Telegraph” e
la Cnn. Un luogo fantastico
dove, man mano che si scende
di livello, mutano i colori dei
rivestimenti murari: dal nero
che richiama l’asfalto ad un
luminoso giallo che evoca i colori caldi della terra e del tufo
partenopeo, fino ad arrivare
alla quota 0, il livello del
mare, segnalato dal passaggio
agli spettacolari mosaici di un
azzurro che si fa sempre più
intenso man mano che si procede in profondità.
La magia si conclude nella
monumentale sala sotterranea in cui domina il fascino
della bocca ovale del Crater de
luz, un grande cono che attraversa in profondità tutti i livelli della stazione, collegando
il piano della strada con la
spettacolare hall costruita 40
metri sottoterra. Guardando
al suo interno è possibile riconoscere, all'altra estremità, la
luce del sole e un suggestivo
gioco di luci LED governate
dal software programmato da
Robert Wilson (Relative light).
Un vero e proprio emozionante viaggio verso il centro
della Terra, dunque. Da qualche giorno, però, la visuale si
è allargata fino a capovolgersi:
dal sottosuolo, infatti, i passeggeri potranno scrutare
l’Universo grazie all’installazione di un innovativo rilevatore di raggi cosmici ideato e
donato alla stazione dall’Istituto Nazionale di fisica nucleare. Il rilevatore permette
di osservare spettacolari fasci
di luce legati al passaggio di
particelle generati dalle stelle
e dal sole come ha spiegato Attanasio Candela della divisione ricerca del Laboratorio
del Gran Sasso."I raggi cosmici sono delle particelle invisibili che attraversano la
terra e noi stessi, in un'ora ci
attraversano 100 mila particelle, siamo una vera e pro-
pria gruviera. Le particelle cosmiche forniscono informazioni sulla vita delle stelle e
sull'antimateria, ma hanno
anche influenza sull'uomo attraverso i muoni – ha poi affermato Fernando Ferroni,
presidente dell'Istituto nazio-
Airlite: la pittura che riduce
gli inquinanti nell’aria
Dopo alcuni anni di assenza,
l'innovazione italiana è tornata al CleanEquity di Montecarlo grazie ad Advanced
Materials, una start-up di
Bolzano che ha ideato e prodotto Airlite, un particolare
tipo di vernice che non inquina. "Airlite – ha spiegato
Massimo Bernardoni, co-fondatore della società e inventore della tecnologia - si
applica come una normale
pittura. Utilizzando la luce,
riduce gli inquinanti nell’aria,
elimina gli odori, previene le
muffe e distrugge gli agenti
patogeni dannosi. Permette
in pratica di trasformare
qualsiasi parete in un depuratore d'aria naturale, che
usa solo l’energia della luce."
È stata calcolata l’equivalenza per cui 1 m2 dipinto con
Airlite, ha lo stesso effetto di
riduzione dell’inquinamento
di 1 albero di alto fusto. Inoltre 100 m2 dipinti con Airlite
permettono di compensare le
emissioni medie prodotte da
12 autovetture in un anno.
“Ogni giorno – hanno poi dichiarato Antonio Cianci e
Arun Jayadev, Kauffman
Fellows primi finanziatori
della società - siamo esposti a
inquinanti dannosi, quali gas
di scarico, rifiuti industriali,
residui plastici ed altri materiali tossici. Ogni giorno la nostra
salute
peggiora
semplicemente respirando
aria cattiva". "Airlite – ha
concluso Bernardoni - "si presenta come la miglior soluzione a questi problemi:
elimina le sostanze dannose
presenti nell’aria (oltre il
90%), elimina completamente
virus, batteri e spore, elimina
gli odori come quelli di cibo e
sigarette rendendo l’ambiente più pulito e salutare,
sia a casa che sul posto di lavoro. Inoltre, impedisce allo
sporco di depositarsi sulle pareti, rendendo gli ambienti
più igienici e confortevoli". Il
prodotto, che è già commercializzato in tutto il mondo, è
disponibile anche in Italia,
sottoforma di pittura inorganica ad acqua sia per interni
che per esterni.
G.M.
nale di fisica nucleare. "Sono
milioni di anni che veniamo
attraversati dai muoni, e ogni
tanto provocano delle mutazioni del nostro DNA, se è cattiva non verrà propagata alle
prossime generazioni se è
buona ci avrà fatto del bene
migliorando qualche nostro
carattere". La metro di Toledo
si prepara così ad ottenere
nuovi primati come quello di
essere l’unica stazione in cui
scienza ed arte si sono fuse in
un binomio straordinario ed
irripetibile.
Il calcestruzzo
mangia-smog
European Inventor Award
2014: il calcestruzzo «mangia-smog» di Luigi Cassar è
tra i finalisti. Gli «Oscar»
dell’innovazione tecnologica
saranno assegnati il 17 giugno a Berlino, in Germania.
TX Active, invenzione rivoluzionaria del professor Cassar, ha permesso al gruppo
italiano Italcementi di arrivare in finale concorrendo,
nella categoria «Industry»,
per l’assegnazione del premio 2014 di European Inventor Award. Il professor
Luigi Cassar e il team di
Italcementi (quinto produttore di cemento a livello
mondiale) hanno inventato
e brevettato una nuova miscela di cemento altamente
innovativa che può essere
utilizzata per l’auto-pulizia
delle facciate degli edifici e il
disinquinamento dell’aria. Il
principio fotocatalitico chiamato TX Active presente nel
cemento utilizza la luce del
sole per decomporre gli inquinanti in sostanze meno
dannose per l’uomo e l’ambiente. “La chiave di volta è
stato l’impiego di ossido di
titanio per rendere il cemento più bianco possibile –
ha dichiarato Cassar – da
qui abbiamo notato che
nell’aria attorno agli edifici
rivestiti con questo particolare intonaco diminuiva del
50% la concentrazione di
anidride solforosa, ossidi di
azoto e formaldeide”. L’invenzione non solo previene
in maniera duratura gli effetti dell’inquinamento, ma
è altresì in grado di contrastare lo stesso inquinamento.
Dal web
IL POTENZIALE DELL’ENERGIA OCEANICA
Conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020
Angelo Morlando
I nostri mari e i nostri oceani possiedono il potenziale per diventare fonti
importanti di energia pulita, sia attraverso l'energia eolica, sia attraverso
l'energia oceanica (moto ondoso ed
energia mareomotrice). L'Unione Europea offre un'ulteriore opportunità per
dare impulso alla crescita economica e
all'occupazione migliorando sia la sicurezza dell'approvvigionamento energetico, sia la competitività grazie
all'innovazione tecnologica.
Per contribuire, infatti, al conseguimento degli obiettivi della strategia
Europa 2020 nonché degli obiettivi a
lungo termine è possibile sfruttare il
potenziale “economico-energetico” dei
mari e degli oceani in modo sostenibile,
cioè la cosiddetta
"energia-blu".
Ovviamente, facendo
le appropriate consultazioni e ricerche nell'ambito della valutazione d'impatto si prevede che un sostegno
supplementare a questo settore emergente
comporterebbe vantaggi economici e ambientali significativi
per l'UE.
Sicuramente lo sfruttamento di questa risorsa locale sulle
nostre grandi coste
contribuirebbe a ridurre la dipendenza
dai combustibili fossili contribuendo all'autonomia energetica. Il settore dell'energia oceanica può diventare una
componente importante dell'economia
blu, favorendo la crescita economica sia
nelle regioni costiere che in quelle interne. Parallelamente all'espansione
del settore potrebbero svilupparsi catene di approvvigionamento riguardanti tutta l’Europa, ad esempio, nel
settore delle costruzioni navali, in
quello dell'ingegneria meccanica, elettrica e marittima, ma anche nella valutazione dell'impatto ambientale o
nella gestione della salute e della sicurezza. La posizione dell'industria europea sul mercato mondiale dell'energia
oceanica è attualmente forte. Prova ne
è che la maggior parte delle imprese
che sviluppano queste
tecnologie hanno sede
in Europa.
È tuttavia prevista
una crescente concorrenza dalla Cina, dal
Canada e da altri
paesi industrializzati.
Puntando sull'innovazione conseguita tramite programmi di
ricerca e sviluppo, si
possono creare opportunità di esportazione
sia a livello di tecnologia che di competenze.
L'energia degli oceani
potrebbe consentire la
creazione di nuovi posti di lavoro di
qualità nei settori della progettazione,
della fabbricazione dei componenti e
della gestione operativa. Una parte
considerevole di questi posti sarà
creata nelle zone costiere dell'Atlantico
ed altre, utile in questo periodo di crisi
occupazionale. I dispositivi che consentono di sfruttare l'energia oceanica
sono interamente o parzialmente sommersi e hanno quindi un basso impatto
paesaggistico. Poiché l’espansione della
produzione di energia da fonti rinnovabili a terra si fanno sempre più limitate, lo spazio marittimo offre una
potenziale soluzione alle difficoltà di
accettazione da parte del pubblico legati all'impatto visivo degli impianti,
un aspetto che può ostacolare lo sviluppo di nuove capacità produttive a
terra. In definitiva l'energia oceanica
costituisce una risorsa preziosa ed alternativa alle esigenze e nel portafoglio
energetico dell'intera UE.
La filtrazione dinamico-tangenziale
IL TRATTAMENTO TERZIARIO
DELLE ACQUE DI SCARICO
Negli ultimi tre decenni, grazie
alla forte attenzione creatasi a
livello mondiale per il risparmio, il riutilizzo ed il riuso
dell’acqua in agricoltura, nelle
attività industriali e per i servizi urbani, si è assistito ad un
grande sviluppo delle tecnologie per il trattamento terziario
delle acque, ovvero di quei
macchinari che regolano i processi di filtrazione e microfiltrazione delle acque di scarico
negli impianti di depurazione,
a valle dei trattamenti secondari e a monte di processi di disinfezione e debatterizzazione.
Il vero cambiamento ha coinvolto la progettazione dei sistemi di filtrazione: tali
macchinari si sono evoluti passando da una “filtrazione di volume” (depthfiltration) che
avveniva attraverso filtri a
sabbia, ad una “filtrazione di
superficie” (surfacefiltration)
che avviene, invece, mediante
sistemi di microstacciatura,
cioè attraverso una filtrazione
di tipo meccanico, con elementi
filtranti di piccolo spessore.
L’evoluzione di tali macchinari
non si è fermata qui, infatti, si
è passato recentemente da
meccanismi a tamburo rotante
ad asse orizzontale (immersi
nell’acqua da filtrare e alimentati dall’interno) a sistemi che
permettono di aumentare la
superficie di filtrazione senza
accrescere l’ingombro del macchinario (footprint) trasformando la geometria a tamburo
a geometria con dischi immersi, a rotazione intermittente.
Abbiamo
chiesto
ulteriori delucidazioni all'ing.
Donato Massignani, specialista
nella filtrazione e nella microfiltrazione anche a livello molecolare, e titolare di numerosi
brevetti depositati sia a livello
nazionale che internazionale,
tra cui il microfiltro con la “filtrazione dinamico tangenziale”.
Quali sono le ulteriori esigenze tecniche e del mercato ?
"Gli attori del mercato oggi si
aspettano dei macchinari di
qualità, pensati per una gestione economica nel tempo, capaci di durare oltre vent’anni.
Un'altra caratteristica richiesta è la semplicità ed economicità di manutenzione, necessità
che è stata soddisfatta attraverso il posizionamento dei microfiltri fuori terra su platea e
non più in vasca di cemento interrata; tutto ciò a vantaggio
delle operazioni di prima installazione e successiva pulizia
e controllo di tutti i componenti
del macchinario."
Cosa ci può dire della filtrazione dinamico - tangenziale ?
"Negli ultimi dieci anni è stata
sviluppata una nuova tecnologia: la “filtrazione dinamicotangenziale”. E’ stato, quindi,
realizzato un nuovo microfiltro
in cui l’alimentazione dell’acqua da trattare avviene direttamente tra le coppie di dischi
situate all’interno della macchina e costantemente in rotazione. In questo modo le
particelle solide attraversano le
maglie della rete ad alta velo-
cità, in direzione obliqua (tangenziale) e la sezione di passaggio
viene
così
ridotta,
impedendo alle particelle con
un diametro maggiore a dieci
micron di attraversare la maglia filtrante. Questa nuova tecnologia, a parità di superficie
filtrante installata, permette di
trattare portate tre volte superiori rispetto ai convenzionali
sistemi di filtrazione a dischi
immersi con funzionamento intermittente. Tutto ciò riduce in
modo considerevole le dimensioni dei macchinari (footprint), e abbatte drasticamente
i costi di gestione e manutenzione."
A.M.
In Sicilia il primo network informatizzato di biobanche
La gestione informatica dei dati sul materiale biologico
Ilaria Buonfanti
Secondo la rivista Nature le
biobanche devono entrare di
diritto tra le 10 idee che rivoluzioneranno il mondo. Ma
cosa è esattamente una biobanca? La biobanca è una
struttura che fornisce servizio
di conservazione e gestione di
materiale biologico e dei relativi dati clinici, in accordo naturalmente con un preciso
codice di buon utilizzo e corretto comportamento. Il materiale biologico, quale cellule,
colture cellulari primarie e derivate o immortalizzate, tessuti adulti e fetali, proteine,
acidi nucleici e liquidi biologici, viene sempre sottoposto a
controlli pre-analitici per individuarne la provenienza. Ovviamente,
affinché
una
biobanca si riveli davvero
utile, è necessario che si metta
in rete con altre biobanche in
modo da creare un “archivio
comune” per i ricercatori,
molto più utile perché più
ricco. Proprio per questo è
nata RIMEDRI (Rete Integrata di MEDicina RIgenerativa),il
primo
network
informatizzato di biobanche
regionali, finalizzato ad incrementare le nostre conoscenze
nell’ambito della medicina ri-
generativa, cioè quella branca
che studia come riparare organi o tessuti danneggiati facendo uso delle cellule
staminali. Rimedri metterà in
rete le biobanche presenti sul
territorio siciliano offrendo
così a chi fa ricerca un campione più diversificato e completo a cui attingere. In
particolare, la ricerca avrà il
compito di aprire la strada alla
messa a punto di nuovi prodotti da promuovere sul mercato sanitario e farmaceutico.
Aurelio Maggio, Direttore del
Dipartimento di Oncologia ed
Ematologia
dell’Ospedale
“Villa Cervello” di Palermo,
azienda ospedaliera capofila
dell’iniziativa ha spiegato con
un esempio l’importanza del
network: “Prendiamo per
esempio la leucemia mieloide
cronica. Oggi è possibile curare questa patologia attraverso dei farmaci che
inibiscono una certa proteina,
che si è scoperto essere responsabile della proliferazione
delle cellule, rendendole tumorali. Ma come è prassi per
quanto riguarda i tumori, non
tutti i pazienti reagiscono allo
stesso modo, e alcune volte le
cellule leucemiche subiscono
delle mutazioni genetiche, diventando così resistenti al farmaco inibitorio. Conservando
il DNA di queste cellule è possibile per esempio studiare
farmaci nuovi specifici per le
singole variazioni, il che desta,
come si può ben capire, l’interesse anche e soprattutto delle
case farmaceutiche. E ancora,
la rete fornirà fra le altre cose
un archivio di cellule staminali ematopoietiche dalle quali
potrebbe essere possibile ricavare cellule per terapie non
ematologiche, come la ricostruzione del tessuto vascolare
dopo l’infarto del miocardio,
oppure cellule mesenchimali
in grado di produrre cartilagine, adipociti e osteociti”. Attualmente è quasi terminata
la piattaforma informatica e si
sta procedendo con la messa a
punto delle procedure di conservazione, che devono essere
uguali in tutta la regione.
Ovviamente i dati non saranno rilasciati in open source,
sebbene anonimizzati, ma potranno accedervi i centri di ricerca,
gli
ospedali,
le
fondazioni che fanno parte del
network. Si prevede la conclusione dei lavori per giugno
2015.
È necessario valutare le interazioni tra diverse sostanze tossiche
Intolleranze ambientali: possibilità terapeutiche
Brunella Mercadante
Le intolleranze ambientali
sono un fenomeno in aumento, ancora, però, poco conosciute e studiate, spesso
non sono individuate e diagnosticate
correttamente,
anche per la forte componente
psicologica che le caratterizza.
I fattori psicologici sembrano,
in effetti, esercitare un influenza tutt’altro che trascurabile, e la presentazione
mentale che la persona ha
della sostanza con cui entra
in contatto e della sua potenziale pericolosità riveste un
ruolo di primaria importanza
nella genesi dei sintomi.
Finora l’approccio terapeutico
e la maggior parte degli studi
è stato rivolto ai meccanismi
di tossicità, incentrandosi peraltro principalmente sugli effetti di singoli componenti,
anche se poi nella realtà gli
organismi sono in contatto
contemporaneamente
con
molteplici agenti tossici, e diventano importanti le possibili interazioni fra diverse
sostanze tossiche.
Una modalità terapeutica efficace e naturale, alternativa
alla medicina tradizionale,
sembra l'utilizzo di sostanze
che attuino profondi meccanismi di depurazione miranti a
ridurre l'impatto tossico.
Al riguardo grandi possibilità
terapeutiche sembrano avere
alcuni tipi di alghe, come la
Clarella, caratterizzata da un
elevato contenuto di clorofilla,
ricca di fibre insolubili e indigeribili dal nostro organismo,
che in qualità di agente chelante con i metalli pesanti e le
tossine ambientali ne favorisce l’eliminazione; anche
l’estratto secco di Ecklonia
cava, un'altra alga commestibile tipica del Giappone e
della Corea, ricca di florotannini, possiede una potente
azione di radical scavenging.
Potente antiossidante è anche
la vitamina C contenuta ad
elevata concentrazione nel
camu camu e nell’acerola, capace di legare metalli pesanti
impedendone l’assorbimento
intestinale. Anche selenio,
zinco, rame e manganese possiedono proprietà antiossidanti
ed
intervengono
efficacemente nei processi di
neutralizzazione ed eliminazione dei metalli pesanti, in
primis il mercurio.
Negli alimenti svolgono un ruolo fondamentale
La regolamentazione
degli aromi
Daniela Bove
Nell’elenco degli ingredienti,
gli aromi sono sempre gli ultimi, ma a dispetto della loro
posizione in etichetta, svolgono un ruolo fondamentale
tant’è vero che sono presenti
quasi ovunque. Alcune eccezioni sono: olio, latte, uova,
vino, pasta secca, formaggi,
miele, yogurt naturale, succhi
di frutta 100%, cacao amaro e
pochi altri.
Ma cosa sono gli aromi?
sono composti usati per conferire odore e/o sapore agli alimenti.
Il termine aromi
comprende:
1. aromi naturali, naturalidentici ed aromi artificiali
2. preparazioni aromatiche di
piante o di origine animale
3. aromatizzanti di trasformazione che sviluppano aromi
dopo riscaldamento
4. aromi di fumo o di affumicatura.
Negli alimenti confezionati
senza aggiunta di aromi il risultato a livello sensoriale può
risultare deludente, anche se
si usano ingredienti di pregio.
Se in merendine, torte, gelati
non si aggiunge un pizzico di
aromi il risultato non sarà mai
eccellente così come nel panettone non è sufficiente che
siano presenti solo uvette, canditi e burro di ottima qualità.
La regolamentazione degli
aromi origina dalla Legge 3004-62 n. 283, in quanto gli
aromi erano inclusi negli additivi. La direttiva 88/388/CE
stabilisce la definizione di
aroma, le norme generali per
il loro uso, le prescrizioni per
l’etichettatura ed i tenori massimi delle sostanze che presentano un rischio per la salute.
Il Decreto legislativo 25-01-92
n.107, disciplina la produzione, il commercio e la vendita degli aromi impiegati nei
o sui prodotti alimentari per
conferire loro odore, gusto o
entrambi.
Il nuovo Regolamento (CE) n.
1334/2008 stabilisce l’inserimento nell’elenco comunitario
degli aromi e dei materiali di
base presenti. Per una corretta informazione ai consumatori il nuovo regolamento
impone che se sull’etichetta di
un prodotto alimentare vi è il
termine naturale per designare un aroma, i componenti
aromatizzanti utilizzati devono essere di origine naturale
almeno per il 95% (p/p), mentre il restante 5% può essere
usato soltanto per standardizzare o per conferire, ad esempio una nota più fresca,
pungente, matura o acerba
all’aroma. Il consumatore deve
essere anche informato se il
sapore affumicato degli alimenti sia ottenuto attraverso
l’impiego di aromatizzanti di
affumicatura o mediante fumo
fresco.
L’elenco comunitario delle so-
stanze aromatizzanti (Nota
Min. 22-04-13) rappresenta
l’unico riferimento per l’industria alimentare e per i consumatori e sarà vincolante per
cui gli operatori alimentari
utilizzeranno solo le sostanze
ivi elencate. Infine, la nota
Ministeriale. 444 del 10-01-14
permette l’applicazione della
lista dei cosiddetti “aromi di
fumo”ovvero quelle sostanze
impiegate nella produzione dei
prodotti alimentari per conferire loro, in generale, un sapore di affumicato.
“CIBO DI LUSSO” E
ESTINZIONE DELLE SPECIE
Le cause principali di una estinzione possono essere diverse:
un mutamento improvviso dell'ambiente in cui vive la specie,
la comparsa di una specie concorrente per la conquista del
cibo o di una specie predatrice. I campanelli d'allarme che segnalano il rischio di estinzione di una specie sono due: la diminuzione dello spazio vitale, cioè dei territori e habitat che
questa specie occupa, e la diminuzione del numero di esemplari della specie stessa. Estinte intere famiglie di vertebrati
che sono ormai state risucchiate in un vortice di strade, commercio illegale di carne selvatica, prelievo indiscriminato di
specie per alimentare la nuova moda del cibo di lusso tra
Vietnam, Tailandia, Laos, Cambogia, Singapore, Myanmar,
Indonesia: testuggini, tartarughe, coccodrilli, serpenti, varani, gechi, salamandre. L’intera regione è entrata ormai in
una spirale di estinzione di massa peggiore di quella africana
e mesoamericana. Una rete di scienziati della IUCN (International Union for Conservation of Nature) sta negoziando
dei progetti che potrebbero segnare un passaggio storico
nell’approccio alla conservazione in Asia: per la prima volta
si ammette che tutto non si può salvare, che serve una lista
di priorità e che i progetti devono essere specie specifici con
programmi di finanziamento sul medio e lungo termine.
L’estinzione funziona come un effetto domino, è fatta di riflessi che hanno conseguenze su famiglie e ordini di animali
simili alla risacca del mare. Estinzione lenta, ma da un certo
punto in poi inarrestabile, questo sta già accadendo nel sud
est asiatico. Il 26 novembre scorso è stato pubblicato l’aggiornamento della Red List, il censimento della IUCN che oggi
comprende 71.576 specie, di cui 21.286 minacciate di estinzione. Nel sud est asiatico vivono 154 specie di vertebrati segnati come minacciati ed è proprio tra questi animali che ha
conquistato terreno il mercato di piccoli mammiferi e rettili
considerati un tonico corroborante. Le tavole su cui arrivano
non sono solo cinesi. Nella tradizione asiatica c’è una ricerca
continua di cibi estremi, illegali, inusuali o semplicemente
affascinanti, come i pitoni o il pesce gatto gigante del Mekong.
Questi animali non sono richiesti solo in loco, ma anche dalle
comunità di asiatici che vivono in Occidente.
F.S.
La crioconservazione ovocitaria
Fabiana Clemente
Da circa 30 anni il congelamento e la conservazione degli
ovociti è una tecnica consolidata e sicura – seppur negli
anni è stato un procedimento
complesso e irto di ostacoli.
Perché ricorrere a tale pratica?
Molteplici sono le motivazioni.
Donne in carriera che decidono
di rimandare il momento della
maternità e, in misura preventiva scelgono una strada ulteriore per preservare la fertilità.
Non solo. Molteplici, infatti, i
rischi per una donna di perdere
la fertilità. Patologie tumorali,
patologie autoimmuni, urologiche e ginecologiche. In Italia
circa 2.500 donne si ammalano
di tumore al seno in età ancora
fertile. E soltanto il 3-7% riesce
ad avere bambini in modo del
tutto naturale. Le chemio e le
radioterapie, trattamenti farmacologici piuttosto invasivi,
possono essere deleteri per la
fertilità. Nel nostro paese questa prospettiva è ancora oggi
trascurata. A rafforzare una
scarsa informazione in materia
è anche la Legge 40/2004 sulle
Tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita che non include – ergo non supporta
economicamente – la pratica di
congelamento di ovociti finalizzata a garantire fertilità in pazienti malate di cancro. Una
disinformazione rischia di pregiudicare il desiderio di maternità di molte donne. Eppure
nonostante previsioni negative,
notizie rassicuranti risalgono a
pochi mesi fa. Una giovane
donna, dopo aver combattuto
per circa quattro anni contro
un carcinoma ovarico, lo scorso
ottobre ha dato alla luce un
bambino. Questo “miracolo” è
da attribuirsi alla crioconservazione ovocitaria preventiva –
pratica effettuata prima di sottoporsi alle cure – e al trasferi-
mento di un embrione concepito con la vitrificazione, dopo
aver debellato la malattia in
via definitiva. E’ il primo caso
di gravidanza andata a buon
fine dopo un trapianto di tessuto ovarico. Anche il primo
caso partorito dopo l’intervallo
più lungo di conservazione –
circa 7 anni dalla data del congelamento a quella della fecondazione. Non è solo il caso
singolo a lasciare immaginare
uno scenario diverso. Le statistiche parlano chiaro. Negli ultimi anni il numero degli
embrioni congelati è aumentato di ben 10 volte. Informare
le pazienti circa le varie possibilità a disposizione è un dovere a cui i medici non possono
esimersi.
Memorie dal passato, riflessioni sul presente, idee per il futuro
Un’equilibrata amministrazione della spesa pubblica e il miglioramento del sistema tributario
Gennaro De Crescenzo
Salvatore Lanza
Perché oggi non guidiamo automobili costruite a Pietrarsa? Perché non usiamo
saponi Bevilacqua o orologi
Marantonio? Perché non indossiamo maglioni Sava? Il
Regno di Napoli prima dell'unità d'Italia aveva delle
fabbriche? Quali erano i prodotti più in uso nell'Italia meridionale poco più di un secolo
fa? Quali erano i produttori
più famosi e perché sono
scomparsi? Proprio negli anni
che precedettero l'unificazione
italiana la società meridionale, insieme al resto della
penisola, fu messa per la
prima volta di fronte al problema dell'industrializzazione
e della progressiva affermazione di nuove potenze industriali
nelle
zone
più
settentrionali dell'Europa. Le
scelte fatte dalla dinastia bor-
Dai Greci
ai Borbone
bonica intorno alla prima
metà del secolo scorso, con le
tracce delle industrie che in
quell'epoca nacquero o si consolidarono, costituiscono una
base necessaria per ulteriori
utili ricerche ed eventuali
confronti sui problemi ancora
irrisolti del Meridione d'Italia.
Poste al centro del Mediterraneo, le terre del Sud, fin da
quando erano state Magna
Grecia, avevano avuto un
ruolo importante nelle produzioni e nei traffici commerciali: dai vini pregiati alle
ceramiche artistiche, i nostri
contadini e i nostri artigiani
divennero famosi in tutto il
mondo greco-romano. Durante il regno NormannoSvevo, tra XII e XIII secolo, si
affermarono e si consolidarono le attività produttive locali e anche nella successiva
età aragonese lo sviluppo economico si incentrò soprattutto
L’avvento al trono di Ferdinando II, intorno alla metà
dell’ottocento coincise con
l’inizio di un processo più
organico e articolato di industrializzazione che le immagini e i documenti che
seguono cercheranno di
rappresentare sinteticamente.
sulle produzioni cantieristiche
e sulla lavorazione di tessuti e
carta.
Con il ritorno all’indipendenza e l’arrivo sul trono di
Napoli di Carlo di Borbone,
nel 1734, iniziò una fase
nuova anche per l’economia
del Regno.
Un’equilibrata amministrazione della spesa pubblica, il
rinnovamento e il migliora-
mento del sistema tributario e
dell’amministrazione statale,
lo stesso miglioramento delle
condizioni sanitarie e di vita,
una saggia politica diplomatica con l’estero e il sostegno
delle iniziative commerciali e
manifatturiere inaugurarono
una nuova epoca nella storia
di tutto il Regno di Napoli.
Arti tradizionali e mestieri
antichi si consolidano e si diffondono anche nell’iconografia
popolare.
Sono anche gli anni, però,
della prima industrializzazione e della nascita della
forma-fabbrica intesa nel
senso più moderno. Intorno
alla metà dell’Ottocento, con
Ferdinando II, prevalse la
concezione di un’industria
considerata utile e necessaria
nella misura in cui si poneva
al servizio dell’uomo. Significativa, a tal proposito, la presenza fissa di un luogo
riservato alla preghiera all’interno degli opifici.
Significativo anche un documento: un appello inviato ad
un istituto che doveva sostenere e favorire le scienze e le
industrie del tempo“perché rivolgesse tutte le sue cure a vedere quali rami di industria
potessero a preferenza prosperare tra noi, perché più
adatti all’indole dei nostri concittadini, alle loro tendenze ed
ai mezzi che ne somministrano il suolo, il clima,
l’aria...” . Rispetto dell’uomo e
delle ambiente, delle vocazioni e delle aspirazioni di un
territorio, secondo indicazioni
che oggi qualcuno potrebbe
addirittura definire “antiglobal”…
Dalla consultazione di dati e
documenti archivistici e dalla
lettura di testi specialistici e
settoriali, del resto, viene
fuori un quadro sintetico di
tutto il tessuto produttivo meridionale. E certe notizie potremmo utilizzarle ancora
oggi per l'interesse architettonico-archeologico-industriale
di strutture e siti superstiti o,
soprattutto, per ritrovare
spunti interessanti di vita
quotidiana e per analizzare riferimenti a temi di grande
attualità come la continuità
tra passato e presente di alcune produzioni tradizionali.
La storia, ogni tanto, può ancora insegnarci qualcosa.
I pregiati tabacchi napoletani
Nel 1863 si verificò uno dei primi scioperi della storia operaia in Italia
"Grandiosa" era definita nel
1852 la Real Fabbrica di Tabacchi a Napoli nell'ex convento di San Pietro Martire:
1700 erano le donne, le "sigarriste", che lavoravano
nelle due officine divise appunto "per la migliore distribuzione delle operaie, per la
maggiore vigilanza e per
avere una emulazione tra
l'una e l'altra officina".
Una disposizione ministeriale
proibiva l'assunzione di operai di sesso maschile, già in
netta minoranza all'interno
della manifattura. La massiccia presenza di donne provocò anche qualche episodio
singolare nella vita quotidiana dello stabilimento: la
mattina del 7 luglio 1851,
verso le 10, la "sigarrista
Nunzia Dandolfa della Seconda Officina,
provando
grandissimo spavento dallo
aggirarsele un topo d'intorno, aveva dato degli urli
da forsennata ed i medesimi
avevano prodotto nell'Officina
istessa [e nell'altra] la più
grande agitazione" con conseguenti fughe e svenimenti
delle altre operaie "ignare
della frivola reazione e indotte per sospetto di ruina di
parte del fabbricato". Di qualità soddisfacente anche il
tabacco
confezionato nel-
l'Opificio di Cava, mentre
presso Scafati veniva fondato
un istituto sperimentale per
i tabacchi. Le manifatture si
legavano alla buona produzione locale di foglie di tabacco
e anche
alle
importazioni del tabacco dall'America (soprattutto dalla
Virginia). La qualità della lavorazione rendeva possibile
l'esportazione dei prodotti
praticamente su tutto il mercato europeo.
Nel 1863, in seguito ad alcuni problemi sorti con la
nuova amministrazione e relativi ai salari (in particolare
alla quantità di tabacco che
le operaie erano autorizzate
a portare fuori dalla manifattura), nella Real Manifattura
a San Pietro Martire, si verificò uno dei primi scioperi
della storia operaia in Italia.
Le "sigarriste" si chiusero
nella fabbrica e contro la
forza pubblica cominciarono
a lanciare dalla finestra oggetti e strumenti di lavoro.
Il massiccio intervento dell'esercito, nonostante fughe
dai balconi e sui terrazzi, riportò l'ordine con numerosi
arresti e con il ferimento di diverse donne. Erano i primi
segnali di una crisi solo
provvisoriamente soffocata.
G.DC. e S.L.
Le antiche concerie
La tradizione delle concerie
napoletane risale all'epoca
medievale quando, durante il
regno degli Angioini, furono
concentrate nella zona del
Mercato più vicina al mare (tra
le strade della Conceria Vecchia e delle Vacche alla Conceria), trasferendole
dal
centro storico. Il trasloco si
era reso necessario per la disponibilità di acqua corrente
utile per sciacquare le pelli,
della spiaggia per asciugarle e
del mare per scaricare le velenose sostanze di risulta che
avevano creato problemi agli
artigiani nelle sedi precedenti.
Nel corso dei secoli altre concerie artigianali si diffusero in
Campania
presso Solofra,
Sapri, Vibonati e Santa
Maria Capua Vetere. Solo
nella prima metà dell'Ottocento, però, nacquero a Castellammare le prime concerie
con lavorazioni di tipo industriale: alcuni imprenditori
francesi, avviarono una produzione con nuove tecniche ed
una nuova organizzazione del
lavoro anche se sempre grazie
al sostegno dello stato e con
l'impegno di capitali non elevati (un inconveniente finanziario non di poco conto era
che all'acquisto delle pelli potevano seguire anche due anni
per i lunghi tempi della macerazione). Le innovazioni principali riguardavano
la
grandezza degli spazi utilizzati, l'aumento del numero
delle fosse per la macerazione
delle pelli e degli “spanditoi”
per asciugarle, la meccanizzazione con mulini ad acqua
della macinazione delle cortecce di querce, castagni o
pioppi per ricavare il tannino
essenziale per la concia . Nel
corso del secolo si formarono
così operai specializzati che
diffusero tecniche e innovazioni in tutto il Regno di Napoli
e anche il governo cominciò a
rifornirsi
presso
queste
aziende di selle, gambali,
borse, cinture e finimenti vari.
Nel 1833 si arrivò a dichiarare che "i nostri fabbricanti
erano occupati, affollati, pressati da continue ordinazioni" e
la sola marina esportava annualmente merci per un valore di circa 115.000 Ducati.
Incompiuto italiano,
quanto spreco!
Indagine del governo sugli edifici mai completati
Elvira Tortoriello
Il governo ha effettuato un’ indagine riguardo lo spreco di denaro pubblico, facendo un
censimento delle opere mai concluse in tutte le Regioni Italiane, che sono state raccolte
nel Sistema Informativo Monitoraggio Opere Incompiute,
l’elenco è in continuo aggiorna-
mento, attualmente si calcolano
circa 600 opere incompiute in
tutta Italia, fatta eccezione per
la Provincia di Trento che dichiara di non avere nessuna
struttura incompiuta presente
sul proprio territorio. Le opere
vanno dai grandi aeroporti,
ospedali o centri sportivi, fino
alle piccole infrastrutture provinciali o comunali come svincoli stradali, scuole materne o
piscine comunali. Tra i progetti
incompiuti anche edifici e strutture progettati da grandi nomi
dell’architettura internazionale. È il caso per esempio della
Cittadella dello Sport di Tor
Vergata: un Palazzo dello Sport
da 15.000 posti e un complesso
per la pallanuoto da 8.000. La
copertura è stata progettata da
Santiago Calatrava ed è costituita da una vela d’acciaio alta
più di 70m. I lavori su questa
opera sono stati interrotti nel
2010 e non sono più ripresi.
L’opera è costata fino ad oggi
200 milioni di euro e ne richiede
ulteriori 400 per essere terminata. Numerosi sono inoltre gli
esempi di progetti troppo ambiziosi per il luogo cui erano destinati e che per questo e altri
motivi sono rimasti incompleti.
Ne è un esempio lo stadio per il
polo progettato in un comune di
meno di 30000 persone (provincia di Catania) o di un grande
complesso alberghiero da realizzare in un comune di meno di
1000 abitanti (provincia di Foggia). In Campania sono elencate varie opere (per lo piu’
riguardanti autostrade, svincoli
e dighe) ma manca la Città
tima tranche dei fondi di competenza regionale. Un opera
per lo più completa, che necessita esclusivamente di strade di
accesso e collaudo, è ormai
preda del degrado urbano, che
lentamente sta trasformando il
Parco dello Sport in una selva.
Un panorama davvero desolante per l’Italia, che conta
quindi uno spreco complessivo
dello sport di Bagnoli: 23 ettari
di strutture sportive, campi di
calcetto, basket, tennis e pallavolo, piste ciclabili, di pattinaggio, hockey e skateboard, sono
infatti abbandonate dal 2010
anno di ipotetica consegna, per
la mancata erogazione dell'ul-
di più di 4 miliardi euro, utilizzati in opere spesso progettate
e mai realizzate, o in cantieri
interminabili e abbandonati, o
in edifici destinati a rimanere
incompiuti quasi un simbolo
della fatiscenza del nostro
paese.
La Mostra d’Oltremare
torna a rifiorire
Dopo trent’anni la Mostra d’Oltremare torna a rifiorire.
Gremita di persone e bambini nella giornata inaugurale,
tantissimi sono stati i punti di intrattenimento e quelli
dedicati all’arte e alla cultura. Visite animate per bambini, laboratori creativi, aree giochi con parchi avventura
hanno fatto la gioia dei più piccoli, ma non solo anche
spettacoli di acqua alla fontana Esedra. Una mattinata
storica dunque per la Mostra d’Oltremare, ma soprattutto per i cittadini che finalmente potranno usufruire
nuovamente degli spazi dei giardini della Mostra. «Crediamo fermamente che gli spazi pubblici vadano restituiti alla città, ai suoi abitanti e anche ai tantissimi
turisti – ha dichiarato il sindaco Luigi De Magistris – E’
uno spazio che va sfruttato per il suo grande potenziale,
qui si può fare cultura, arte, musica, economia, lavoro,
artigianato. E’ solo l’inizio di un grande viaggio perchè
il nostro obiettivo è quello di riaprire spazi in tutta Napoli». Oltre alla presenza del sindaco anche quella del
cardinale Crescenzio Sepe, del presidente della X Municipalità Giorgio De Francesco e del presidente della Mostra Andrea Rea che in linea con le parole del sindaco
ha dichiarato «questo è solo l’inizio. Non vogliamo più
aspettare a sfruttare questo grande potenziale economico e competitivo con altre città europee». Insomma la
neonata “Isola delle Passioni” sembra aver intrapreso
una buona strada che porti al successo dove è possibile
anche dedicarsi a se stessi con l’area relax nei pressi del
laghetto di Fasilides o godere del verde facendo lunghe
passeggiate a piedi o in bicicletta e tutto al solo costo di
un euro.
(dal web)
San Francisco: con la water bike il traffico è solo un ricordo
Chi pensa che la bici risolverà i
problemi dell’inquinamento cittadino rafforzerà ancor di più
le sue convinzioni. La water
bike è la nuova alternativa alla
mobilità inquinante. La notizia, riportata dal sito “In a bottle” è relativa all’idea
dell’americano Judah Shiller.
Shiller si era imbattuto in
un’amara scoperta: nella sua
città, San Francisco, la costruzione della pista ciclabile su
strada si sarebbe interrotta per
mancanza di fondi. Un problema a noi d’oltreoceano tristemente noto, quello della
mancanza di fondi per interventi pubblici, ma non estraneo
anche al popolo americano.
Per arginare l’ostacolo Shiller
ha pensato che, se non poteva
continuare tra le vie cittadine,
la pista ciclabile sarebbe continuata… in acqua.
Il meccanismo della water bike
è semplicissimo: basta aggiungere alla tradizionale bici
un’elica e un supporto a cui collegare due galleggianti laterali,
due ali acquatiche per sfrecciare sull’acqua con lo stesso
mezzo che si utilizza per camminare per le strade.
Per rendere il prototipo protagonista di una vera e propria
strategia di sviluppo sostenibile, Shiller ha dato vita al Progetto Bay Cycle, con cui
promuovere la realizzazione di
bici d’acqua economiche entro
il 2015, così da sviluppare un
percorso che comprenda tutta
la Baia di San Francisco.
L’obiettivo è elevare la bici d’acqua al rango di modalità di trasporto alternativa riconosciuta.
Oltre all’inquinamento, del
resto, la water bike è un valido
alleato per combattere un altro
acerrimo nemico della società
moderna: il traffico! Un’ottima
soluzione per i pendolari di
città congestionate come San
Francisco. Sono proprio queste
le prime, tra le città che hanno
bacini d’acqua a disposizione,
che devono impegnarsi a diventare le più “water bike friendly”.
A.E.
Una cosa così folle da essere possibile
Smartphone alimentati ad urina
Cristina Abbrunzo
Gli scienziati dell’Università di
Bristol e Bristol Robotics Laboratory hanno creato una cella a
combustibile che utilizza batteri
che rompono i composti chimici
presenti nell’urina, producendo
elettricità. Un’elettricità che può
alimentare i nostri dispositivi
portatili, come i cellulari.
Da tempo ormai gli scienziati
sono al lavoro per cercare di
sfruttare ogni tipo di energia alternativa, utile ad alimentare i
nostri dispositivi elettrici.
Una nuova ricerca, condotta da
alcuni scienziati britannici, ha
analizzato la possibilità di utilizzare un materiale di scarto
del nostro organismo, l’urina,
per produrre energia elettrica. I
risultati, molto incoraggianti,
hanno mostrato come, utilizzando il dispositivo alimentato
dall’urina, fosse possibile ricaricare un telefono cellulare con
energia elettrica sufficiente per
mandare messaggi di testo e navigare in internet.
Un piccolo risultato, è vero, ma
che getta le basi per un grande
cambiamento.
Lo studio si basa sull’ideazione
di una cella a combustibile microbico formata da batteri collocati su anodi in carbonio e
inseriti all’interno di cilindri in
ceramica. Quando l’urina viene
inserita all’interno della cella, i
batteri rompono le sostanze chimiche presenti nell’urina, creando delle cariche elettriche che
vengono immagazzinate in un
condensatore. Il condensatore
serve poi per alimentare i dispositivi elettrici.
I batteri sono dello stesso tipo di
quelli utilizzati nei sistemi di
trattamento delle acque reflue,
e il costo della cella a combustibile è di circa 2 dollari. Senza
contare che l'urina sarebbe una
risorsa gratuita e praticamente
inesauribile, considerato che
oggi nel mondo, tra persone e
animali, si producono circa 38
miliardi di litri di urina al
giorno.
Attualmente, il tipo di tecnologia sperimentata ha le dimensioni di una batteria per auto
contenente una pila di celle a
combustibile microbiche. I ricer-
catori hanno però intenzione di
rendere il sistema ancora più
compatto e portatile, in modo
tale che possa essere facilmente
utilizzabile per ricaricare qualsiasi tipo di gadget o dispositivo
di uso comune.
La speranza dei ricercatori è che
un giorno tale sistema possa essere usato per fornire energia
elettrica a basso costo nei paesi
in via di sviluppo e non solo.
L’impatto della scoperta potrebbe
essere
veramente
enorme, non solo per le vaste
applicazioni che si potrebbero
avere nell’industria, ma anche
perché questo sistema potrebbe
cambiare radicalmente il modo
di pensare delle persone.
L’acqua potabile atterra in Marocco
Dallo spazio la tecnologia per riciclare gli scarichi
Il progetto potrebbe risultare
alquanto bizzarro ed inusuale, ma non si tratta di fantascienza.
La
stessa
tecnologia utilizzata dagli
astronauti nello Spazio atterra ora in Marocco e più precisamente villaggio di Sidi
Taïbi a 30 chilometri dalla capitale Rabat, per garantire
acqua potabile agli studenti
della scuola locale. Qui la popolazione è cresciuta velocemente negli ultimi anni e
riuscire ad assicurare un rifornimento idrico continuo è
un problema dal momento che
la vicina falda acquifera risulta contaminata da nitrati e
fertilizzanti e quindi non
adatta al consumo umano.
Per gli astronauti, riciclare le
urine e le acque di scarico in
nuova acqua potabile è ormai
una prassi assodata e indispensabile. L’Agenzia spaziale europea (ESA) lavora da
oltre 20 anni sulla ricetta di
un sistema di supporto vitale
per gli astronauti a ciclo
chiuso; in questo contesto una
delle invenzioni più spettacolari è stata la realizzazione di
membrane ceramiche e organiche, dotate di minuscoli fori
(700 volte più sottili di un capello umano) e capaci di filtrare i composti indesiderati
presenti nelle urine e nelle
acque grigie per rilasciare
acqua pulita. Con l’aiuto
dell’UNESCO, l’Università di
Kenitra ha applicato questo
nuovo approccio per affrontare il problema dell’acqua potabile nel villaggio di Sidi
Tibi. Sulla base dell’esperienza dell’ESA, la francese
Firmo e la tedesca Belectric
hanno collaborato con l’Ateneo per realizzare un primo
impianto di depurazione
idrica, un’unità autosufficiente alimentata da pannelli
solari ed energia eolica ed
istallata presso la scuola locale; la nuova struttura di
trattamento dovrà soddisfare
i bisogni dei 1200 studenti
dell’istituto scolastico. Il surplus di energia e di acqua generato durante le vacanze
scolastiche sarà condiviso con
la gente del posto e se il progetto dovesse rivelarsi l’approccio giusto per il Marocco,
l’esperienza sarà replicata,
aumentando di scala, per fornire acqua potabile anche al
resto della popolazione locale.
L AVORO E PREVIDENZA
Il decreto 34 e gli emendamenti in sede di conversione
Eleonora Ferrara
Il momento, sicuramente, non è
dei più opportuni per convertire
in legge un decreto così articolato come il n. 34 del 20 marzo
2014, pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale n. 66 del 20 marzo
2014. A parte le complesse discussioni parlamentari relative
agli emendamenti da apportare, c’è da considerarne altre,
all’interno del Congresso della
CGIL a Rimini, conseguenti
agli interventi che si sono susseguiti da parte di esponenti
sindacali o politici. Susanna
Camusso, dal canto suo, è convinta che il decreto sul lavoro,
sia poco chiaro ed acuisca la
precarizzazione. Al contempo,
lamenta l’insofferenza, da un
po’ di tempo a questa parte, dei
governi verso la concertazione,
contrastando, quindi, “l’idea di
autosufficienza del governo che
va determinando una vera e
propria torsione democratica”.
Il ministro del Lavoro, Giuliano
Poletti, precisando durante una
trasmissione televisiva, che la
concertazione” è finita da
tempo. È stata di grande utilità
in momenti di grande crisi, ma
a un certo punto in Italia non si
era più capaci di decidere.
C’è bisogno di un cambiamento
profondo e radicale e questo governo lo pratica, prendendosene, fino in fondo, le
responsabilità”, durante il suo
intervento a Rimini, ha ribadito
questo concetto, riconoscendo
l’importanza del ruolo svolto,
non solo dal sindacato, ma
anche dal governo che avverte,
in modo preponderante, la necessità di un radicale cambiamento del Paese. Intanto, in
Parlamento, la navetta tra Camera e Senato, continua, dopo
il via libera del Senato alla fiducia posta dal governo sul Decreto Lavoro. Infatti il testo del
decreto, che contiene le modifiche, frutto, a loro volta, della
mediazione tra le forze di maggioranza, è tornato all’esame
della Camera, che deve provvedere a convertirlo entro il 19
maggio. Vale la pena di esaminare gli otto emendamenti al
DDL di conversione, che riscrivono alcuni degli aspetti più
controversi del D.L. 34/2014, ristabilendone la logica di “maggior flessibilità” che era venuta
meno a seguito delle modifiche
approvate nel corso dell’esame
avanti alla Camera dei Deputati. Il primo emendamento è finalizzato a sottolineare, quanto
le modifiche alla disciplina del
contratto a termine, introdotte
dal D.L., consistano in uno
strumento atto ad affrontare la
perdurante crisi occupazionale,
che funge da raccordo verso la
futura adozione di un modello
di contratto unico a tempo indeterminato a tutele progressive.
Il secondo emendamento, concerne il diritto di precedenza
nell’assunzione a tempo indeterminato dei titolari di contratti a termine, con specifico
riferimento alle donne in maternità. È necessario, però, che
la sussistenza del suddetto diritto di precedenza, venga esplicitata nel contratto di
assunzione a termine. Il terzo
emendamento, prevede che il
superamento del limite previsto
dal decreto per il ricorso ai contratti a termine (20% dell’organico), non comporterà più la
conversione a tempo indeterminato ex tunc dei contratti a termine, stipulati in violazione,
ma, unicamente, la comminazione di una sanzione amministrativa di natura pecuniaria,
differenziata a seconda che la
violazione si riferisca ad un solo
rapporto o più di uno. In base
alla precipua specificità dell’attività svolta, il quarto emendamento esclude gli istituti
pubblici e gli organismi privati
di ricerca, dall’osservanza del
limite percentuale del 20%
dell’organico, per l’assunzione
con contratto a termine, soltanto del personale che svolga,
in via esclusiva, attività di ricerca scientifica o tecnologica,
di assistenza tecnica ecc. .
Il quinto emendamento, inerisce all’apprendistato ed in-
nalza, da 30 a 50 dipendenti la
soglia di organico delle aziende
destinatarie dell’obbligo di stabilizzare almeno il 20% degli
apprendisti per poter procedere
alla stipula di nuovi contratti di
apprendistato. Il sesto emendamento inerisce al contratto di
apprendistato anche a tempo
determinato, riguardante atti-
vità stagionali. La formazione
dell’apprendista è la questione
sulla quale verte il settimo
emendamento. Infine, l’ottavo
emendamento, riformula le
norme transitorie relative ai
contratti in essere alla data di
entrata in vigore del D.L.
34/2014 e per l’intero periodo
fino al 31/12/2014.
Viaggio nelle leggi ambientali
RIFIUTI. END OF WASTE
Affinché un rifiuto cessi di essere tale è comunque necessario che sia sottoposto ad
operazione di recupero perché
possa essere definitivamente
sottratto alla disciplina in
materia di gestione dei rifiuti.
Anche a seguito delle modifiche introdotte con il d.lgs.
205/2010, infatti, la cessazione della qualifica di rifiuto
deriva da una pregressa e necessaria attività di recupero.
Cass. Sez. III n. 16423 del 15
aprile 2014 (Cc. 20 feb. 2014)
RIFIUTI. DECRETO TERRA
DEI FUOCHI E COMBUSTIONE DI STOPPIE
Per la complessità del tema si
segnalano due sentenze TAR,
la prima del Tribunale di
Trento, sezione distaccata di
Cles, del 21 dicembre 2005, la seconda
della sezione distaccata di Borgo del 6
marzo 2006.
Queste due sentenze hanno ritenuto che
bruciare in loco le stoppie e gli scarti di
vegetazione costituisse, appunto, il reato
di smaltimento non autorizzato di rifiuti
non pericolosi (art. 51, comma 1 lett. a)
D. Lgs 22/1997, ora art. 256, comma 1,
lett.a) D. Lgs 152/2006). Entrambe le
sentenze evidenziano che si tratta di rifiuti in quanto il detentore voleva disfarsene, tanto più che, come si legge nella
seconda sentenza, “la tesi per cui le ceneri costituirebbero un concimante naturale non trova riscontro nelle tecniche
di coltivazione attuali”. Il
D.M. 15 dicembre 2005,
dando attuazione all' art. 5
Regolamento CE 1782/03, allegato 4 ("gli Stati membri
provvedono affinché tutte le
terre agricole siano mantenute in buone condizioni agronomiche e ambientali"), alla
norma 2.1, statuisce, in via
generale, che "al fine di favorire la preservazione del livello di sostanza organica
presente nel suolo..... è vietata
la bruciatura delle stoppie e
delle paglie, nonché della vegetazione presente al termine
dei cicli produttivi di prati naturali o seminati" Peraltro, la
migliore conferma che la combustione di rifiuti vegetali costituiva e costituisce un
illecito viene proprio dall’inserimento del comma 6 nel Decreto “Terra
di fuochi” che sarebbe del tutto superfluo
se tale operazione fosse realmente una
operazione rientrante nella normale
pratica agricola cui consegue tout court
l’esclusione dalla normativa sui rifiuti
(incluso il nuovo art. 256-bis).
A.T.
NUTRIRSI DI SCRITTURA PER IL BENE COMUNE
Riprendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne
Martina Tafuro
È la paura del confronto che ci
ferma quando siamo di fronte
ad una scelta che in un modo
o nell’ altro, prima o poi, attraversa ciascuno di noi: lanciarsi
alla scoperta di nuovi mondi o
chiudersi nel proprio ovile. Ebbene, cosa ci potrebbe essere
di più sensazionale se non scoprire l’ altro per approfondire
se stessi?
È questo l’ immenso beneficio
che la lettura ci permette di
assaporare. Eppure ci trastulliamo in attività che riteniamo
interessanti e ricreative, mentendo spudoratamente prima
a noi stessi e poi agli altri,
vantando conoscenze, disser-
tando sul genere letterario che
più ci confà, astraendoci dalla
realtà cruda.
Fin quando alla nostra porta
non viene a bussare la realtà
che mette in pericolo la solidità del cristallo della nostra
lussuosa campana di vetro che
funge da pseudoscudo, ma che
nel migliore dei casi si infrange sotto i primi colpi.
Spesso il coraggio sta nel superare le barriere che ci costringono ad avere limiti e decidere
di immergersi in nuovi orizzonti, ribellarsi, se necessario,
agli stereotipi che attanagliano la società nella quale viviamo. È ciò che Malala
Yousafzai, la studentessa pakistana che ha subito un attentato dai talebani per aver
frenquentato la scuola, ha testimoniato: “Riprendiamo in
mano i nostri libri e le nostre
penne. Sono le nostre armi più
potenti”, queste sono le parole, pronunciate nel suo discorso alle Nazioni Unite.
Siamo prigionieri del silenzio
che si espande nel cuore dei
giovani che da adulti vagheranno nella propria città, ricoperti interamente da un alone
nero, lo stesso che da ragazzi
ha tarpato le loro ali.
É questo il perno intorno al
quale deve ruotare la vita dell’
uomo del XXI secolo: la condivisione del sapere, la curiosità
del conoscere. Da pochi giorni
si è concluso il Salone Internazionale del Libro di Torino che
ha avuto come motivo conduttore il Bene. Di fronte a questa terribile crisi globale che
ha generato decadenza morale
e culturale, diventa urgente
riappropiarsi della necessità
di ridefinire le regole del gioco,
di provare a ridisegnare un
nuovo catalogo di valori, esperienze, sensibilità positive, da
cui provare a ripartire, non discorsi astratti, ma un’agenda
di cose da fare e da fare bene,
al meglio possibile.
Della nostra storia recente
siamo soliti dare una lettura
all’insegna della negatività,
che finisce per alimentare le
ragioni del catastrofismo e
della rassegnazione. Eppure
sono ancora molte le energie,
le competenze e le disponibilità di chi vede la crisi come
un’occasione di cambiamento
e di innovazione vera.
Dove finisce l’etica pubblica e
inizia quella privata? In quale
misura sono cambiate? Come
sta evolvendo la mentalità col-
lettiva? Da studente mi sento
di dire che una prima opportunità potrà venire dalle risposte
che la letteratura e la filosofia
ha dato ai bisogni primari
delle società umane.
Susanna Tamaro nella prolusione inaugurale al Salone di
Torino, ha rimarcato la necessità del Bene. La scrittrice ha
evidenziato che aver cancellato la linea di confine tra il
bene e il male, trasformando
una scelta imprescindibile in
qualcosa di relativo, ha contribuito a trascinare le nuove generazioni in uno stato di
confusione e offuscamento, da
cui è sparito ogni possibile
senso da dare alla propria esistenza. Di pari passo negli ultimi anni è cresciuta una
sensibilità collettiva sul concetto e sulla pratica di Bene
Comune nella gestione di risorse primarie e irrinunciabili,
a partire dall’ambiente, dall’acqua e dalla necessità di ridisegnare scenari per uno
sviluppo sostenibile e equo.
È al centro della discussione
corrente un nuovo rapporto
tra mondo delle persone e
mondo dei beni, un tempo affidato alle logiche di mercato.
Sono in molti a pensare che il
2014 sia l’anno della condivisione, come ultima possibilità
per superare la crisi e le emergenze e guardare con fiducia
al futuro. Lo sharing, come la
rete ci ha insegnato a chiamare la condivisione, ormai fa
parte della nostra vita quotidiana, da forme evolute e sofisticate a pratiche spontanee.
Perché, un po’ per necessità e
un po’ per virtù, il condividere
torna a essere una scelta e
un’idea molto diffusa, dopo decenni in cui abbiamo idealizzato il consumo e il possesso
individuale. Sono diventate
patrimonio comune esperienze
come il commercio equo solidale, una forma di commercio
internazionale, alternativa a
quella convenzionale, attraverso la quale si tende a far
crescere aziende economicamente sane, garantendo ai
produttori ed ai lavoratori dei
paesi in via di sviluppo un
trattamento economico-sociale
equo e rispettoso. Promuove
principi di giustizia sociale ed
economica, sviluppo sostenibile, rispetto per le persone e
per l’ambiente oltre che la crescita della consapevolezza dei
consumatori. Il Commercio
Equo Solidale è, pertanto, una
relazione paritaria fra tutti i
soggetti coinvolti nella catena
di commercializzazione: produttori, lavoratori, Botteghe
del Mondo, importatori e consumatori. Ricercare il bene comune significa essere cittadini
consapevoli e attivi, divenendo
attori sociali coscienti, che
sappiano portare energie alla
ricerca di un futuro più umanizzato. Significa vivere le nostre comunità come luogo
fisico, come sistema di relazioni, rete di connessione e patrimonio ambientale. E’ questo
il primo bene comune di cui
prendersi cura.
Partecipa al dibattito inviando
un commento all’indirizzo:
[email protected]
Foto di Fabiana Liguori
9 maggio 2014 - Napoli. “EcoLogicaMente” la Mostra-Mercato del consumo critico e dello sviluppo sostenibile
10 maggio 2014 - Napoli. “Vans, Off The Wall Spring Classic”, il Festival dedicato allo skateboard