ESSENZE DERIVATI AGRUMARI Ess. Deriv. Agr., 75, 15-20 (2005) Pubblicato dalla Stazione Sperimentale per l’Industria delle Essenze e dei Derivati dagli Agrumi (www.ssea.it) 15 Il finocchio (Foeniculum vulgare var. dulce Mill.) Pietro Siviero1*, Castrese Esposito2, Luigi De Masi2 1 Agronomo - Consulente SSEA-RC 2 Stazione Sperimentale per le Industrie delle Essenze e dei Derivati dagli Agrumi (SSEA), Via Gen. Tommasini, 2 - 89127 Reggio Calabria, Italy Riassunto Origine, diffusione e caratteristiche botaniche Aspetti nutrizionali e proprietà salutistiche Esigenze pedoclimatiche Esigenze idriche Avvicendamento e operazioni colturali Concimazione Messa a dimora Raccolta Avversità Abstract Origin, spreading and taxonomy Nutritional and medicinal properties Pedoclimatic requirements Irrigation Curing Fertilizing Transplanting Harvest Pathology Parole chiave: finocchio, Foeniculum vulgare, falso bulbo (grumolo), diachenio, olio essenziale Keywords: fennel, Foeniculum vulgare, false bulb (grumolo), diachene, essential oil ORIGINE, DIFFUSIONE E CARATTERISTICHE BOTANICHE Il finocchio è una pianta appartenente alla famiglia delle Umbelliferae o Apiaceae originaria del bacino mediterraneo, già conosciuta dagli antichi Egizi, dai Greci che la chiamavano "marathon" (da cui Maratona, campo di finocchi) e dai Romani che facevano grande uso di spezie selvatiche per profumare gli ambienti e lo diffusero nell'Europa continentale. Notizie delle varietà di finocchio attualmente coltivate sono riportate da alcuni scrittori italiani del '500 che le conobbero nell'area fiorentina. Nelle regioni italiane, soprattutto meridionali, in areali sassosi e sub-montani fino ad una altezza di 700 m e lungo i litorali, sono tutt'ora presenti specie selvatiche spontanee con piante perenni, provviste di radici robuste e fittonanti che non formano il falso bulbo (grumolo) e risultano molto resistenti alla siccità; le foglie giovani vengono utilizzate come aromatizzanti negli alimenti. L'Italia produce circa l'85% di grumoli a livello mondiale e le regioni maggiormente interessate sono la Puglia (30%), il Lazio (11%), la Sicilia e le Marche (9%), l'Abruzzo (5%), la Calabria e l'Emilia * Author for correspondence: Pietro Siviero, e-mail: [email protected] Romagna rispettivamente con il 4,5 e il 4%. A livello mondiale la diffusione del finocchio interessa la Turchia, la Siria, l'Egitto, il Marocco e l'Iran. Il genere Foeniculum fu descritto da Miller nel 1768, che lo separò da quello dell'Anethum indicato in precedenza da Linneo; e lo distinse in due specie: Foeniculum vulgare che comprende le cultivar di finocchio dolce (var. dulce) di cui si utilizza il grumolo e Foeniculum sativum coltivato per i semi caratterizzati da aroma intenso; un'ulteriore suddivisione venne effettuata da Tutin nel 1968: Foeniculum piperitum di cui si utilizzano le infiorescenze e gli apici del fusto per la conservazione sott'aceto e Foeniculum capicellaceum, dal sapore amaro i cui semi vengono impiegati nell'industria dei liquori come aromatizzante. Il finocchio della specie commercializzata (var. dulce) è una pianta erbacea con ciclo biennale che nel primo anno sviluppa la parte vegetativa, il grumolo o falso bulbo, costituito dalle guaine basali carnose delle foglie, sovrapposte, avvolgenti e serrate che servono alla pianta per accumulare sostanze nutritive e che costituiscono la parte edule e l'apparato radicale (Figura 1); nel secondo anno produce fiori, frutti e semi. La radice si trova 16 P. SIVIERO ET AL / Ess. Deriv. Agr., 75, 15-20 (2005) ASPETTI NUTRIZIONALI E PROPRIETÀ SALUTISTICHE Figura 1 - Il finocchio sviluppa nel primo anno del ciclo vegetativo la parte edule, il grumolo o falso bulbo, utilizzata dalla pianta per accumulare sostanze nutritive e costituita dalle guaine basali delle foglie, carnose, sovrapposte, avvolgenti e serrate. nella parte inferiore del grumolo ed è composta da un fittone di colore bruno chiaro o giallastro, che può superare i 4 cm di spessore, e da numerose radici laterali. Il fusto è erbaceo, eretto, robusto, lucido, di colore verde chiaro, aromatico allo schiacciamento e di forma cilindrica-angolosa, su cui si distinguono striature longitudinali; internamente è cavo e provvisto di midollo, può raggiungere 1,5-2 m di altezza e nella parte superiore si presenta ramificato; nel secondo anno da ogni ramificazione, sia da quella centrale che dalle laterali, si differenzia una infiorescenza ad ombrella composta, in cui sono presenti centinai di fiori (da 250 a 550); ogni ombrella è composta a sua volta da circa 15 ombrellette. Queste portano piccoli fiori ermafroditi, ad impollinazione prevalentemente autogama cui provvedono numerose specie di insetti; la corolla è costituita da 5 petali gialli disposti a doccia e la fioritura, scalare e influenzata dalle ore di luce, dura alcune settimane (da giugno a luglio) iniziando dalle ombrellette più esterne. Le foglie, bi-tripennate e strette, partono dal fusto e sono divise in segmenti filiformi; quelle basali sono munite di ampia guaina carnosa e sono inserite su uno stelo raccorciato formando il grumolo; se questo assume forma arrotondata e panciuta si dice che il finocchio è "maschio" e per la sua destinazione prevarrà il consumo a crudo; se la forma sarà allungata e appiattita viene indicato come finocchio "femmina" e verrà consumato generalmente cotto. Il frutto fortemente aromatico è comunemente indicato come seme ed è formato da un diachenio, cioè da due acheni secchi, indeiscenti, uniti insieme che a maturità si separano (schizocarpo); 1.000 semi pesano da 4 a 5,5 g e la loro capacità germinativa dura per 3-4 anni (Viggiani e Pezzi, 2002). Il finocchio è uno degli ortaggi più graditi, dolci e profumati utilizzati dalla gastronomia nazionale. In cucina il grumolo viene consumato crudo in insalata o pinzimonio, apprezzandone al meglio le proprietà, oppure cotto. In cosmesi, la polvere ricavata dalla pianta viene utilizzata per maschere rivitalizzanti. Dal punto di vista nutrizionale il finocchio (Banca Dati Alimenti INRAN) si caratterizza per il basso contenuto energetico con sole 9 kcal/100 g, rientrando quindi tra gli ortaggi ipocalorici con un'elevata quantità di fibra ideale per le diete moderne (Tabella 1), per il contenuto in sali minerali, in particolare di potassio (Tabella 2), e per l'elevata quantità di vitamina C (Tabella 3) pari a 12 mg/100 g corrispondente al 20% del livello di assunzione giornaliera raccomandata (Recommended Daily Allowance, RDA). Tabella 1 - Valori nutrizionali medi per 100 g di prodotto edule. Energia Acqua Protidi Glucidi Fibra 9 kcal - 38 kJ 93,2 g 1,2 g 2,0 g 2,2 g Fonte: Banca Dati Alimenti INRAN - Roma I semi ottenuti recidendo le ombrelle, che vengono lasciate essiccare al sole e successivamente trebbiate, vengono utilizzati per aromatizzare carni, pesce, verdure, dolci, liquori mentre i giovani ramoscelli raccolti a primavera servono per profumare le minestre. La radice raccolta nell'autunno del primo anno di sviluppo viene lavata, tagliata ed essiccata al sole ed utilizzata come essenza officinale. La pianta di finocchio è particolarmente ricca di oli essenziali, i cui componenti principali sono l'etere fenolico transanetolo ed il monoterpene fencone (Figura 2). Altri importanti componenti contenuti in quantità variabili Tabella 2 - Contenuto medio di sali minerali per 100 g di prodotto edule. Minerale Potassio, K (mg) Calcio, Ca (mg) Fosforo, P (mg) Magnesio, Mg (mg) Sodio, Na (mg) Zinco, Zn (mg) Ferro, Fe (mg) Rame, Cu (mg) Selenio, Se (µg) Apporto RDA 394 45,0 39,0 16,0 4,0 0,9 0,4 0,1 0,9 3100 1000 1000 400 1100 15 10 1,2 70 Fonte: Banca Dati Alimenti INRAN - Roma P. SIVIERO ET AL / Ess. Deriv. Agr., 75, 15-20 (2005) Tabella 3 - Valori medi di vitamine per 100 g di prodotto edule. Vitamine A, retinolo (µg) B1, tiamina (mg) B2, riboflavina (mg) B3, niacina, PP (mg) C, ac. ascorbico (mg) Apporto RDA 2 0,02 0,04 0,50 12 1000 1,5 1,7 19 60 Fonte: Banca Dati Alimenti INRAN - Roma sono estragolo, p-anisaldeide e terpeni quali -pinene, -fellandrene, limonene etc. (Tateo e Bodoni, 1999; Miraldi, 1999; Senatore, 2000; Piccaglia e Marotti, 2001). Nel loro insieme queste molecole conferiscono a tutte le parti della pianta, oltre che un aroma caratteristico, importanti proprietà farmacologiche. L'olio essenziale è utilizzato come espettorante, antispastico, antiflatulento e stimolante la secrezione gastrica. In particolare il trans-anetolo estratto dai semi possiede attività antimicrobica, p-anisaldeide e fencone mostrano attività acaricida (Lee, 2004). trans-anetolo fencone O O C10H12O Mol. Wt.: 148,20 C10H16O Mol. Wt.: 152,23 Figura 2 - Struttura del trans-anetolo e del fencone, componenti dell'olio essenziale di F. vulgare. ESIGENZE PEDOCLIMATICHE Il finocchio è una pianta che manifesta esigenze specifiche nei confronti dei terreni che devono essere profondi e drenati, con struttura di medio impasto tendente allo sciolto; particolarmente importante è la caratteristica di elevata fertilità per la presenza di sostanza organica ed elementi minerali; il pH ideale è compreso in un range da 5,5 a 7,5. Vanno evitati i terreni compatti in cui il grumolo si sviluppa con difficoltà, quelli predisposti alla formazione di ristagni idrici cui la specie risulta molto sensibile e i terreni 17 eccessivamente sabbiosi in cui la parte epigea della pianta tende a svilupparsi in modo esagerato a scapito delle dimensioni del grumolo (alterazione del rapporto massa verde/grumolo). Per la preferenza espressa dalla specie nei confronti di condizioni climatiche miti, nella scelta del terreno da mettere in coltura vengono privilegiati quelli con esposizione soleggiata. In natura la pianta è originaria delle zone a clima caldo ma, soprattutto in funzione di una ricerca genetica specifica, presenta una moderata resistenza alle temperature relativamente basse (fino ad alcuni gradi sotto lo zero per brevi periodi), per cui esistono in commercio cultivar che si caratterizzano per la resistenza al freddo, indicata come scarsa oppure discreta. Condizioni climatiche particolarmente miti risultano indispensabili per consentire la coltivazione del finocchio destinato al periodo invernale, infatti gli stadi giovanili della pianta risultano meno sensibili al freddo rispetto a quelli prossimi alla raccolta. In corrispondenza di questa fase, abbassamenti repentini delle temperature possono provocare lesioni e spaccatura del grumolo ed è questa una delle ragioni per cui al Sud sono più diffuse le coltivazioni autunno-primaverili, mentre al Nord prevalgono quelle estive-autunnali. La sensibilità dell'ombrellifera nei confronti del clima si manifesta anche quando le temperature sono molto elevate (tipiche delle semine anticipate estive e generalmente corrispondenti ad un fotoperiodo lungo) che predispongono la pianta alla prefioritura e a produzioni scadenti. Il danno termico del finocchio (zero vegetativo che si verifica a 4°/ 5°C) si manifesta con l'arresto dello sviluppo e la comparsa di lesioni longitudinali sulle guaine. L'esposizione prolungata a 0°C determina l'irreversibile alterazione dei tessuti che evolve in spaccature localizzate di entità diversa che comunque portano alla morte della pianta. L'optimum per lo sviluppo vegetativo coincide con temperature comprese tra 15°e 20°C, anche se sono sopportate temperature di 6°/ 8°C. In condizioni ottimali, la germinazione del seme avviene in 8-10 giorni e l'emergenza della plantula dopo 14-18 giorni dalla semina. ESIGENZE IDRICHE Pur considerando l'elevata sensibilità nei confronti dei ristagni idrici che possono determinare la morte per asfissia del seme e l'arresto con ingiallimento della vegetazione, il finocchio richiede una costante umidità del terreno durante tutto il suo ciclo colturale. L'apporto idrico diventa indispensabile dopo la semina per facilitare la germinazione del seme e l'emergenza delle plantule, soprattutto in corrispondenza di coltivazioni estive che, in generale, manifestano maggiori esigenze idriche, ottemperate con interventi dapprima bisettimanali e successivamente settimanali; dopo l'eventuale trapianto e diradamento e in concomitanza con le diverse fasi vege- 18 P. SIVIERO ET AL / Ess. Deriv. Agr., 75, 15-20 (2005) tative che portano all'ingrossamento del grumolo. Per la coltivazione del finocchio, si rende pertanto indispensabile una notevole riserva e disponibilità idrica che consentirà interventi frequenti con volumi non troppo abbondanti in funzione della struttura dei terreni; se questi sono predisposti alla formazione di crosta si consiglia di far seguire all'irrigazione una zappatura che, oltre ad aerare il terreno, concorrerà al contenimento delle infestanti. Quando si opera su colture provenienti da semina la tecnica irrigua più diffusa è quella per aspersione, utilizzando rotoloni ed impianti semi-fissi a bassa portata, anche se in molte realtà viene ancora praticata l'antieconomica e dispersiva tecnica a scorrimento, generalmente coincidente con il trapianto di piccoli appezzamenti e/o orti famigliari. Pur condizionato dall'andamento meteorico, in letteratura viene indicato un apporto di circa 4.000 m3 di acqua per ettaro. Stress idrici, anche temporanei, causano spaccature e necrosi sulle guaine più esterne che determinano l'aumento della percentuale di scarto e rendono la consistenza del grumolo sgradevolmente fibrosa. AVVICENDAMENTO E OPERAZIONI COLTURALI Il finocchio è una coltura intercalare che non deve seguire se stessa (ristoppio) e altre ombrellifere, mentre entra frequentemente in rotazione con il grano, precedendo una coltura da rinnovo (pomodoro, bietola da zucchero, ecc.) oppure un'orticola precoce (pisello, patata precoce, ecc.). La consociazione con altri ortaggi soprattutto da foglia (indivie, scarole e spinaci) è sempre più rara e limitata agli orti famigliari, come pure quella che riguarda gli interfilari degli uliveti in q uan to l' ombreggiamento provoca la riduzione della produzione. Per agevolare l'espansione in profondità dell'apparato radicale, che durante la fase di formazione del grumolo interessa i primi 30 cm di terreno, espandendosi poi fino a circa 50 cm durante l'ingrossamento, il finocchio richiede lavorazioni profonde (da 30 fino a 50 cm) effettuate con aratura/vangatura. Successivamente si interviene con ripetute erpicature che livelleranno e affineranno il terreno senza determinare l'eccessivo sminuzzamento delle zolle, soprattutto se si opera su terreni limosi che tendono a formare la crosta. Con gli ultimi interventi verranno predisposte delle prose sopraelevate larghe da 100 a 150 cm (in funzione del passo dei mezzi agricoli) e, sovente, si provvederà all'apertura di solchetti profondi 10-20 cm nell'intervallo fra le file che risulteranno particolarmente utili negli areali caratterizzati da carenza idrica consentendo notevoli risparmi; la terra di risulta servirà per gli interventi di rincalzatura necessari per la buona conservazione delle caratteristiche del grumolo (tenerezza e croccantezza), per proteggerlo dal freddo e per preservare le guaine esterne dall'inverdimento che rappresenta un carattere negativo per la sua commercializzazione. Utilizzando seminatrici di precisione (meccaniche o pneumatiche) non si rende più necessario il diradamento manuale, che veniva effettuato anche in due tempi e con terreno umido per ridurre i danni alle piantine rimaste in loco, quando le piantine avevano raggiunto l'altezza di 8-10 cm; sono ancora attuali i ripetuti interventi di sarchiatura per tenere aerato il terreno, eliminare le erbe infestanti e, eventualmente, impedire la formazione di crosta. CONCIMAZIONE Durante le prime operazioni colturali (aratura/vangatura) verranno apportati gli elementi costituenti la concimazione di base: sostanza organica costituita da letame ben decomposto in ragione di 300-400 q.li/ha oppure pellettati organici di diversa natura e concimi minerali complessi a base di azoto, fosforo e potassio. In copertura, dopo l'eventuale diradamento o trapianto e prima della rincalzatura, verranno apportati nitrati preferendo quelli legati al calcio che concorre a prevenire marciumi e disseccamenti, ad accrescere la pezzatura, la croccantezza e la conservabilità dei grumoli. La somministrazione diretta di letame fresco è sconsigliata perché agisce negativamente sui grumoli rendendoli scarsamente consistenti, riducendone il periodo di conservazione e contribuendo ad alterarne il gusto, in particolare facendogli assumere odori sgradevoli. Si tende pertanto a sfruttare la sostanza organica residuale della coltura che precede il finocchio, oppure, se l'apporto è necessario per evidente carenza, deve avvenire in concomitanza con l'aratura/vangatura che deve precedere di alcuni mesi la messa a dimora. L'analisi chimico-fisica del terreno, indispensabile per tutte le colture, potrà evidenziare particolari carenze che per il finocchio sono prevalentemente rappresentate da scarsa presenza di magnesio e calcio. È stato calcolato che una coltura di finocchio che produce 45 t/ha di grumoli, 50 t/ha di foglie residue e 13 t/ha di radici asporta per ettaro 319 kg di azoto, 46 kg di fosforo, 387 kg di potassio, 123 kg di calcio e 17 kg di magnesio, per cui si rende necessario somministrare: 180-250 kg/ha di azoto, distribuito in minima parte all'impianto e in gran parte in copertura come nitrato; 80-150 kg/ha di P205; 100-150 kg/ha di K2O. Nella formulazione degli apporti si deve tener conto che foglie e radici vengono generalmente lasciate in campo e interrate con le lavorazioni del terreno non costituendo pertanto una voce negativa dell'asportazione in quanto, una volta che questi componenti vegetali sono stati mineralizzati, restituiscono al terreno gli elementi assorbiti in ragione del 68% di azoto, 26% di fosforo, 51 % di potassio, 82% di calcio e 70% di magnesio. Corrette concimazioni azotate risultano fondamentali per aumentare le produzioni in generale e il peso dei grumoli in particolare; P. SIVIERO ET AL / Ess. Deriv. Agr., 75, 15-20 (2005) 19 condizionano inoltre lo sviluppo fogliare che risulta di importanza fondamentale in quanto in esso avvengono le reazioni fotosintetiche degli elementi. Indicativamente le epoche di trapianto coincidono con quelle di semina, risultando solo una tecnica alternativa, come pure i sesti d'impianto. MESSA A DIMORA RACCOLTA Le cultivar attualmente in commercio si caratterizzano per il diverso ciclo vegetativo (precoce, 80 giorni per le semine estive; medio, 130 giorni o tardivo, 180 giorni), per la pezzatura (piccola, 400 g o grossa, 800 g) e la forma (globosa o allungata) del grumolo, per il portamento della pianta (eretto o espanso) e per lo sviluppo fogliare (modesto o abbondante). Queste caratteristiche vengono sfruttate dai produttori in funzione delle condizioni pedoclimatiche, dei momenti di messa a dimora e delle richieste del mercato che generalmente richiede grumoli bianchi o bianco lucenti, di pezzatura medio grossa, forma tondo globosa a spalla larga e conformazione compatta con guaine spesse, croccanti, ben serrate le une alle altre, in assenza di germogli fra una guaina e l'altra, con attaccatura del fittone ridotta, esenti da maculature e ferite di natura sia meccanica che parassitaria. Generalmente vengono preferite le cultivar a pianta vigorosa, con fogliame compatto, mediamente espanso ed eretto, con buona produttività, resistenti al freddo e alla montata a seme, scarsamente suscettibili alla crepatura dei grumoli. Nelle grandi aziende produttrici il finocchio viene messo a dimora mediante la semina meccanica ricorrendo al trapianto solo per le coltivazioni a raccolta tardiva, infatti, mentre la semina tende ad allungare il ciclo colturale, il trapianto lo riduce. Per le semine che decorrono da giugno ad agosto per le raccolte autunnali, da settembre a ottobre per le raccolte invernali e da marzo-aprile per le raccolte estive, vengono utilizzate seminatrici di precisione che, in funzione delle caratteristiche varietali, pongono i semi, generalmente confettati, alla profondità di 4-6 mm e a 6-15 oppure 20 cm lungo la fila, mentre l'intervallo fra le file varia da 40 a 60 cm; in funzione dei diversi sesti d'impianto le densità di investimento variano indicativamente da 80.000 a 120.000 piante/ha. Il trapianto, relativamente specifico per i piccoli appezzamenti e gli orti famigliari, esclude le cultivar precoci e prevede la semina a spaglio del seme miscelato a sabbia in vivaio o localizzata in contenitori (ad esempio vasetti che contengono 2-3 semi), il diradamento e la successiva messa a dimora manuale o meccanica in pieno campo quando le piantine, dopo 30-40 giorni dalla semina, sono alte 10-15 cm e sono presenti 4-5 foglie; in genere vengono preferite quelle più grosse che offriranno maggiori produzioni e grumoli più grossi. Le operazioni di trapianto meccanico vengono facilitate dalla spuntatura delle foglie e delle radici, anche se questa tecnica comporta spesso la riduzione della produzione; inoltre particolare attenzione viene posta, sia quando si opera manualmente che meccanicamente, affinché il colletto della piantina non venga interrato. La fase fisiologica per la raccolta del finocchio corrisponde, in funzione delle cultivar, alla massima dimensione raggiunta dal grumolo, quando le guaine sono ancora ben serrate e compatte, e precede l'ingrossamento delle gemme interguainali, evitando la presenza di germogli che deprezzano qualitativamente il prodotto sia direttamente con la loro presenza, sia indirettamente deformando e spaccando i grumoli. Soprattutto le varietà a ciclo precoce vanno raccolte prontamente per la loro naturale predisposizione ad emettere getti interguainali, se i grumoli vengono lasciati nel terreno. La raccolta viene talvolta anticipata per assecondare la domanda del mercato; mai ritardata per non incorrere nel pericolo che si sviluppino germogli interguainali. Le operazioni di raccolta vengono effettuate scalarmente, a mano, sfruttando integralmente la potenzialità produttiva della coltura oppure, raramente, in unica soluzione a macchina. Nell'uno o nell'altro caso vengono preferite giornate asciutte, per non sporcare di terra il prodotto, privilegiando, quando possibile, le ultime ore della giornata per operare su piante non interessate da residui di umidità; infatti, se i grumoli vengono raccolti umidi, risultano maggiormente deperibili e suscettibili di alterazioni durante il periodo di conservazione. La raccolta manuale prevede l'estirpazione della piante e il taglio netto, utilizzando un falcetto affilato, dal fittone al colletto all'altezza della prima guaina; anche le foglie vengono tagliate a 7-8 cm dalle guaine; infine si provvede ad eliminare le guaine esterne del grumolo che sono generalmente ingiallite, danneggiate e sporche. In alcuni casi, soprattutto se il prodotto è destinato a mercati locali, si opera un lavaggio in campo e si pongono i grumoli in cassette dopo averli legati in mazzi; più spesso i grumoli sono raccolti in bins e avviati ai centri di raccolta dove vengono lavati, cerniti, calibrati secondo il diametro massimo della sezione normale dell'asse e confezionati in cassette di legno o plastica delle dimensioni indicativamente di 30x50 cm per essere successivamente trasportati ai mercati nazionali o esteri oppure stoccati per la conservazione (che può durare fino a 2 settimane) in celle frigorifere a 3°/ 4°C con il 90-95% di umidità; a livello famigliare la conservazione in frigorifero a 4°C può durare fino a 15-20 giorni se i grumoli vengono avvolti in una pellicola di polietilene. Oltre che durante la raccolta e la manipolazione, particolari precauzioni vengono messe in opera durante la movimentazione e la sovrapposizione dei contenitori per non lesionare i grumoli che sono particolarmente delicati; eventuali lesioni sulle guaine esterne evolveranno rapidamente, per ossidazione dei tessuti, in necrosi brunastre che concorreranno a deprezzare 20 P. SIVIERO ET AL / Ess. Deriv. Agr., 75, 15-20 (2005) il prodotto e ad aumentare la percentuale di scarto. Esistono in commercio macchine agevolatrici e per la raccolta integrale che svolgono il lavoro di 10 operatori raccogliendo circa 15.000 grumoli all'ora; fino ad oggi non hanno trovato diffusione richiedendo appezzamenti di grandi dimensioni, perfettamente livellati con piante a sviluppo e grado di maturazione omogeneo, a fronte di notevoli perdite dirette per la scalarità di maturazione che caratterizza le cultivar commerciali e indirette per i danni inferti sui grumoli. La macchina per la raccolta integrale taglia l'apparato radicale, i grumoli vengono avviati su un nastro trasportatore, dove uno speciale apparecchio elimina le foglie, e successivamente scaricati nei bins. Nell'economia della coltura lo scarto di produzione imputabile a piante prefiorite (più frequenti nei trapianti primaverili), alla presenza di grumoli di pezzatura ridotta, di forma piatta e allungata, con guaine sottili e con presenza di germogli tra le guaine, non deve superare il 20-30%. AVVERSITÀ - Fisiopatie. Le fisiopatie che possono influenzare la commerciabilità dei grumoli sono rappresentate dalle macchie scure superficiali che compaiono sulle guaine, evolvendo da traumi meccanici per ossidazione dei tessuti, dalla presenza di germogli interguainali, dalle variazioni termiche che possono indurre prefioritura (elevate temperature) o alterazione e marcescenza dei tessuti (basse temperature). - Funghi fogliari. Le patologie fungine che interessano l'apparato fogliare del finocchio non sono molto numerose; fra queste desta particolare preoccupazione Ramularia foeniculi (Cercospora foenicula) per la diffusione raggiunta nei mesi di luglio e agosto in alcuni importanti areali di produzione caratterizzati da terreni fertili e ben irrigati con andamenti climatici umidi e l'abbassamento delle temperature. Su piccioli fogliari e fusti si evidenziano macchie brune incavate e sulle lacinie fogliari lesioni che si sviluppano "a manicotto"; la coltivazione interessata da Ramularia si presenta con colorazione gialla brunastra che contrasta con quella tipicamente verde intensa del finocchio. - Funghi radicali. Funghi di media importanza per la parte epigea della pianta vengono considerati: Plasmopara nivea (peronospora), Erysiphe umbelliferarum (oidio) e Phytophthora syringae (fitoftora del finocchio). Fra le malattie che interessano gli organi ipogei, compromettendo gravemente la produzione, un ruolo di spicco assume Sclerotinia spp. (S. sclerotiorum e S. minor) presente soprattutto su terreni molto sciolti in concomitanza con elevata umidità; interessa le guaine dei grumoli con marciumi marronerossatri che si ricoprono di micelio bianco; i marciumi rendono molli e mucillaginosi i tessuti; talora partono dalle guaine interne rimanendo occulti. Altri funghi terricoli sono rappresentati da Rhizoctonia solani, Pythium spp. e Verticillium spp. - Batteriosi. Il batterio che può interessare e danneggiare seriamente sia gli organi ipogei che epigei è rappresentato da Erwinia carotovora var. carotovora, agente del marciume molle. Compare soprattutto su terreni compatti e a reazione alcalina in prossimità delle raccolte inserendosi nelle guaine, sfruttando la presenza di microferite; a livello radicale interessa il parenchima corticale sviluppandosi anche durante il trasporto e la conservazione. - Virus. Raramente il finocchio viene interessato da epidemiologie virali: la forma virale che si manifesta, sporadicamente, con riduzione generale dello sviluppo e della crescita, giallumi e accartocciamenti fogliari, viene attribuita a CMV (Cucumber Mosaic Virus) - Insetti. La pianta in generale e il grumolo sono particolarmente appetiti da lumache che si nutrono delle giovani piantine, da grillotalpa e arvicole che rodono il colletto, da Depressaria marcella e Macaone (Papilio machaon) che danneggiano l'apparato aereo, dall'emittero Calocoris norvegicus che, succhiando la linfa, provoca disseccamenti. BIBLIOGRAFIA Banca Dati Alimenti INRAN - Roma; www.inran.it Lee H. S. Acaricidal activity of constituents identified in Foeniculum vulgare fruit oil against Dermatophagoides spp. (Acari: Pyroglyphidae). J. Agric. Food Chem., 52, 2887-9 (2004). Miraldi E. Comparison of the essential oils from ten Foeniculum vulgare Mill. samples of fruits of different origin. Flavour Fragr. J., 14, 379-382 (1999). Senatore F. (2000). Oli essenziali. Provenienza, estrazione ed analisi chimica. Edizioni Mediche Scientifiche Internazionali (EMSI) - Roma. Piccaglia R. and Marotti M. Characterization of some Italian types of wild fennel (Foeniculum vulgare Mill.). J. Agric. Food Chem., 49, 239-44 (2001). Tateo F. e Bodoni M. (1999). Chimica Analitica degli Aromi. Giuseppe Maria Ricchiuto Editore - Bussolengo (Verona). Viggiani P. e Pezzi G. (2002). Le piante dell'uomo. Erbe, arbusti e alberi coltivati. Edizioni Agricole de Il Sole 24 ORE Edagricole S.r.l. - Bologna.
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