DOMENICA 1 GIUGNO 2014 ANNO 139 - N. 129 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 Caccia al partner La scienza che ricerca la formula dell’amore Con il Corriere Il primo romanzo di Harry Potter di Bocci, Monti, Sconcerti a pagina 32 di Serena Danna nel supplemento In edicola a 8,90 euro più il prezzo del quotidiano www.abb.it Centrodestra L’ex ministro insiste e chiede la diretta audio-video del prossimo vertice POCHE ILLUSIONI PIEDI PER TERRA Il caso Fitto scuote Forza Italia di LUCREZIA REICHLIN Berlusconi: adesso basta parlare di primarie. Ma è scontro Padiglione Italia glio di noi, affrontare la crisi del 2008 e abbiano prospettive di crescita migliori, sono vittime di simili incertezze. Il Prodotto interno lordo (Pil) del primo trimestre è stato addirittura negativo, cogliendo di sorpresa tutti gli esperti. Voci autorevoli, come quella di Larry Summers, parlano di «grande stagnazione», per l’America, ma più in generale per le economie mature. Uno scenario che apre il dibattito su quali siano le riforme più adeguate per favorire lo sviluppo economico. Quali strumenti dobbiamo, dunque, darci per stimolare la crescita dell’Unione nei prossimi dieci anni? Alla base di questa ripresa, incerta e anemica, c’è una carenza strutturale della domanda — come dice parte dell’élite americana — o, invece, ci sono problemi legati alla scarsa flessibilità dell’economia? Nel primo caso la via da percorrere è un programma massiccio di investimenti, nel secondo una combinazione di riforme dal lato dell’offerta (flessibilità dei mercati e liberalizzazioni) e del consolidamento del debito. Al di là delle divisioni di stampo ideologico questi sono temi difficili che impongono lucidità ed equilibrio. La leadership d’Europa deve avere il coraggio di agire in tal modo, con l’obiettivo di superare il conflitto interno tra Paesi deboli e Paesi forti. Anche i più «forti», in realtà, devono avere consapevolezza di non esserlo affatto se messi alla prova con le enormi sfide del futuro e con una crisi che non è ancora finita. Veniamo al secondo tema: l’Italia. In queste ore riceverà un primo giudizio dell’Europa sulle scelte di politica economica. CONTINUA A PAGINA 26 No, le primarie no, dice Berlusconi a Fitto, che in un’intervista al Corriere aveva fatto sua la proposta delle consultazioni: «In FI comando io, nessuno si può permettere di indire primarie finché ci sono io». Ma Fitto insiste e chiede anche la diretta streaming del prossimo vertice. rima di esecrarli forse dovremmo provare a capirli, i politici che non vogliono mai smettere. L’ultimo in ordine di tempo è Fini, che ha appena annunciato un suo nuovo movimento. ropongo un grande partito unico della sinistra che abbia come blocco sociale di riferimento il lavoro» dice Susanna Camusso al Corriere, suggerendo a Renzi di fondere il Pd con Sel e di recuperare i voti popolari di Grillo, «sul modello della Cgil, casa comune della sinistra». E inoltre: «Chiedo di estendere al settore pubblico le regole del settore privato, compresa la mobilità contrattata». tempi dell’Imu. Rischia di provocare effetti depressivi, di compromettere la ripresa della domanda interna dei consumi. Rischia cioè di controbilanciare , annullandoli, i potenziali benefici attesi dagli ottanta euro in più nelle buste paga dei meno abbienti. Quale fu l’ errore del governo Monti sulla questione Imu? A PAGINA 4 A PAGINA 6 CONTINUA A PAGINA 26 di ALDO CAZZULLO ❜❜ P Quel diritto all’oblio che ai politici non piace di ANTONIO POLITO P Oggi ultima tappa, il colombiano in testa Padoan: «L’età pensionabile non va abbassata» Ingorgo fiscale a giugno per famiglie e imprese Milano 2015 SALVARE L’EXPO PENSANDO AL BENE COMUNE Se i tifosi esagerano nel Giro di Quintana di GIAN GIACOMO SCHIAVI Si concentrano tutte sul 16 giugno le scadenze che interessano la maggior parte dei contribuenti: eventuale saldo Irpef 2013 e prima rata dell’acconto 2014 per chi adotta il modello Unico, saldo Ires 2013 e acconto 2014, Irap. E poi le tasse sulla casa: Imu, Tasi (in 2.200 Comuni) e cedolare secca. ALLE PAGINE 2 E 3 Basso, Di Vico, Offeddu, Marro, Pagliuca Cameron contro Juncker: con lui Londra via dalla Ue L’ La vetta dello Zoncolan non cambia le sorti del Giro: il colombiano Quintana festeggerà oggi la vittoria nella passerella finale di Trieste. Tappa all’australiano Rogers (nella foto Ap, incitato dai tifosi), Bongiorno recrimina per la spinta di uno spettatore. anteprima visionaria di Palazzo Italia in Triennale prova a far cambiare l’umore di Milano su Expo, ma in città si parla più di piazza Castello che dei futuri padiglioni. ALLE PAGINE 34 E 35 CONTINUA A PAGINA 26 di FRANCESCO BATTISTINI di PAOLO LEPRI L o ha già detto a molti leader europei, il premier britannico Cameron: se il ppe Juncker guiderà la Commissione, Londra dovrà anticipare il referendum sulla Ue. A PAGINA 11 Kabul L’americano scambiato con alcuni detenuti di Guantánamo D Prima di salire sul carro del vincitore ameremmo tagliargli la testa SULLA CASA RENZI RISCHIA DI SBAGLIARE (COME MONTI) erseverare è diabolico. «Ora un partito unico P Sulla Tasi il governo Renzi rischia di fare lo errore commesso per tutta la sinistra» stesso dal governo Monti ai di Aldo Grasso ate a Cesare quel che è di Cesare. Le polemiche fanno gruppo, fanno vincere; questo deve aver pensato Cesare Prandelli. In attesa della lista dei 23 azzurri che voleranno in Brasile, a Coverciano si lavora sodo, si tenta di ricreare il clima agonistico e atmosferico del Nord-Est carioca e, dopo l’amichevole di ieri sera, entro domani al massimo verranno sciolti gli ultimi dubbi. Nessuna polemica, finora. Antonio Cassano sembra un vecchio saggio, persino Mario Balotelli viene preparato a sopportare le provocazioni, che non mancheranno. Polemiche zero, e senza polemiche non si vince. Ricordate Spagna 1982? Dopo il deludente girone eliminatorio, gli azzurri di Enzo Bearzot decisero di non parlare più Misure e crescita di ANGELO PANEBIANCO Parla Susanna Camusso ALLE PAGINE 4 E 5 Di Caro, Menicucci Date a Cesare qualche polemica E una ragione in più per vincere ❜❜ Giannelli AP / FERRARI I Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Con l’Irlanda è 0-0 Oggi Il dramma di Montolivo ko prima del Mondiale LE CHANCE DEL PREMIER IN EUROPA l leader di un grande Paese come l’Italia può, anzi deve, avere una voce autorevole in Europa. Senza farsi grandi illusioni. Con i piedi per terra. Dice Renzi: «In Europa ci si va per far valere le nostre idee sul futuro dell’Unione e non solo per farsi fare la lezione». Giusto, però è necessario riflettere su alcuni temi, non riducibili a facili slogan. Il primo è che cosa ci si attende dall’Europa nel suo insieme. La definizione, cioè, di un progetto comune che sia una base utile per affrontare le grandi questioni degli anni a venire: il rallentamento della crescita di lungo periodo; la bassa produttività; l’endemica, irrisolta, fragilità finanziaria; le diseguaglianze. Il secondo tema riguarda la strada da intraprendere in Europa per affrontare, nello stesso tempo, anche i problemi specifici dell’Italia: la stagnazione ventennale; il debito pubblico a rischio destabilizzazione; la storica difficoltà politica nell’individuare la via delle riforme; la grave spaccatura tra Nord e Sud del Paese. Sul primo punto bisogna aprire un confronto di idee finora soffocato dai conflitti d’interesse fra i Paesi. Un dialogo serio, costruttivo, sul futuro dell’Unione, sul livello di integrazione fra i mercati, sulla filosofia di fondo tra competitività e solidarietà. L’Italia può svolgere un ruolo da protagonista. Per tutta l’Europa si prevede un calo della crescita potenziale nei prossimi anni — dovuta a fattori demografici —; la diminuzione della partecipazione al mercato del lavoro; bassi investimenti. Il problema non è solo europeo. Gli Stati Uniti, nonostante abbiano saputo, me- 9 771120 498008 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: [email protected] Fondato nel 1876 www.abb.it 40 6 0 1> In Italia EURO 1,40 www.corriere.it italia: 51575551575557 Il ct della Nazionale Cesare Prandelli con i giornalisti. Le dure critiche, le voci sui ricchi superpremi ai calciatori e una battuta infelice su Rossi e Cabrini furono i motivi che determinarono la clamorosa decisione di sigillarsi la bocca. Risultato? Campioni del mondo. Ricordate Germania 2006? Era appena iniziato lo scandalo di Calciopoli (con le conseguenti dimissioni dei vertici della Figc) e subito le polemiche montarono roventi su Marcello Lippi e sulle sue convocazioni. Risultato? Campioni del mondo. Date a Cesare quello che è di Cesare (nel senso di dare addosso). In assenza di polemiche, toccava a Prandelli crearne qualcuna. Così, alla vigilia della partenza, è saltata fuori la storia del suo contratto con la Figc (si parla di circa 1,5 milioni a stagione per le prossime due annate), con una clausola sui diritti d’immagine (Cesare è anche testimonial pubblicitario). E intasca troppo per essere ct della Nazionale! E in un anno guadagna quello che il presidente Giorgio Napolitano guadagna in dodici! E il renziano Prandelli se ne infischia della spending review! Rimbalza ancora la questione del «codice etico» del ct a proposito della gomitata di Chiellini (interpretazione molto lasca, secondo alcuni) e per non farci mancare nulla, ecco tirata in ballo anche la fascinosa fidanzata Novella Benini (ex di Chicco Testa), che non perderebbe occasione per pavoneggiarsi al suo fianco. Le polemiche fanno vincere. Come in politica, prima di salire sul carro del vincitore ameremmo tagliargli la testa. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il sergente libero dopo 5 anni di GUIDO OLIMPIO L ibero dopo 5 anni. Il sergente americano Bowe Bergdahl, catturato in Afghanistan dai talebani nel 2009, è stato rilasciato ieri mattina in cambio di cinque afghani detenuti a Guantánamo. La soddisfazione di Obama. DARIO FO LU SANTO JULLÀRE FRANZESCO A PAGINA 13 Un anno dopo Guerriglia a Gezi Park di MONICA RICCI SARGENTINI A PAGINA 11 EINAUDI 2 Primo Piano Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Bilancio pubblico Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan Il governo I conti e le misure Padoan: priorità a crescita e lavoro Bruxelles riconosca i nostri sforzi «Età pensionabile? Contrario a una diminuzione come fa la Germania» Competitività, Madrid rincorre l’Italia E ora taglia le imposte alle sue imprese di DARIO DI VICO Il governo spagnolo ha deciso di premere sull’acceleratore e venerdì prossimo il consiglio dei ministri approverà un pacchetto di stimolo del valore di 6,3 miliardi, di cui circa il 60% a carico del bilancio statale. Lo scopo dichiarato è quello di promuovere la competitività e secondo le anticipazioni fornite dal premier Mariano Rajoy uno dei provvedimenti riguarderà il taglio dell’imposta sui redditi d’impresa dal 30 al 25%. Per avere un termine di raffronto, varrà la pena ricordare come la mini-riduzione dell’Irap prevista dalla nostra legge di stabilità 2014 costa circa 2 miliardi. La differenza comunque è che Madrid con il 94% sul Pil non ha un maxi-debito come quello di Roma e quindi gode di (relativi) spazi di intervento che a questo punto diventano decisivi per cercare di agganciare la ripresa mondiale. Dal 2010 il governo Rajoy ha intrapreso un percorso di riforme strutturali (in primis mercato del lavoro) apprezzato dai mercati e dalle agenzie di rating per gli effetti positivi che ha apportato alla competitività. E non è un caso che il 2013 si sia rivelato un anno straordinario per le esportazioni iberiche che, però, partivano da molto più in basso rispetto al made in Italy. Anche i dati del Pil dell’ultimo trimestre hanno fatto segnare in Spagna un incoraggiante +0,4% a cui fa da contraltare (depressivo) il nostro -0,1%. Una chiave del piccolo successo spagnolo è stata rintracciata nella stabilità politica anche se il consenso alla forze politiche di maggiore tradizione è crollato proprio alle ultime europee. Il partito Il premier Mariano Rajoy del premier Rajoy è sceso al 26% perdendo ben 8 seggi, il Psoe ne ha persi anche di più ed è nata una nuova forza politica, Podemos, che ha raggiunto circa l’8% dei voti. Il terremoto elettorale è stato ovviamente messo in relazione dagli osservatori all’elevatissimo tasso di disoccupazione spagnolo che con il 25,93% è tra i più elevati del mondo industrializzato. Dalle urne europee l’Italia è uscita sicuramente molto più stabile di prima e, a dar retta a tutte le dichiarazioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi, la legislatura dovrebbe chiudersi alla scadenza naturale (2018). Ma come ha sottolineato ieri a Trento il ministro Pier Carlo Padoan anche il Belpaese ha un urgente bisogno di accrescere la competitività, non avendo per altro a disposizione gli stessi spazi di finanza pubblica di cui gode Madrid. Il governo infatti sta ancora lavorando a definire le coperture del provvedimento degli 80 euro e la somma degli impegni presi per il 2015 è stata quantificata dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nella cifra di 14,3 miliardi. Fortunatamente, secondo le parole di Padoan, il responsabile della spending review Carlo Cottarelli «is alive and kicking» ovvero è-vivo-e-lottainsieme-a-noi e toccherà quindi a lui trovare le risorse necessarie. Ma il ministro dell’Economia ha tenuto a sottolineare come non basterà agire sulla produttività delle imprese - riducendo il cuneo fiscale - bisognerà nel frattempo mandare avanti anche tutti quei provvedimenti che intervengono sulle diseconomie di sistema. Prima tra tutte la delicatissima riforma della pubblica amministrazione. Sperando che anche Marianna Madia sia «alive and kicking». © RIPRODUZIONE RISERVATA argomenti vengono messi sul tavolo non è per svicolare, ma per essere seri su crescita e occupazione: è l’intento del governo italiano». In Europa c’è un problema di «fiducia» e «il compito dell’Italia è essere seria e credibile». Domani ci sono le pagelle della Commissione Ue agli Stati membri e Padoan si aspetta delle «diversità di opinione» ma «è nella normale dialettica». Tuttavia «le raccomandazioni della Commissione riguardano soprattutto le riforme strutturali e spero - ha detto - che si riconosca uno sforzo molto importante e di conseguenza un miglioramento permanente della performance dell’economia». «Un pacchetto di riforme ha un impatto maggiore della somma dei suoi componenti», ha proseguito Padoan e «l’impatto è migliore se l’economia è in espansione: noi siamo nella fase giusta per fare le riforme perché siamo in una fase di ripresa anche se debolissima». Al momento «il vero dramma dell’economia italiana è la dinamica calante della produttività» ma «un abbattimento più deciso del cuneo fiscale ci permetterebbe di saltare su un sentiero più elevato di crescita». A livello europeo, poi, «si deve far crescere l’inflazione e l’economia reale». Il governo si sta muovendo. Sul tavolo ci sono la riforma del lavoro e quella della pubblica amministrazione. Nessuna intenzione, DALLA NOSTRA INVIATA Piano Rajoy da 6,3 miliardi TRENTO — «Permettetemi di rassicurare tutti. Cottarelli è alive and kicking (vivo e combatte, ndr), ci sentiamo più volte al giorno». Scherza nella forma il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan davanti alla platea del Festival dell’Economia di Trento (ad ascoltarlo, nelle prime file, c’è anche il numero uno di Fiat Chrysler Sergio Marchionne). Ma poi torna serio e spiega cosa stia facendo il Commissario alla spending review: «Ora è nella seconda fase del suo lavoro, quella di valutazione della qualità della spesa». E la spesa è il convitato di pietra di tutti i ragionamenti. A partire dalle coperture per il bonus Irpef da 80 euro: «I soldi li troveremo e stiamo cominciando a lavorare sulla legge di Stabilità 2015». Ma La radiografia europea Rapporto Deficit/Pil «dove e quanti non posso rispondere ora, vi dovete accontentare dei principi: tagli permanenti di imposta, per essere credibili, devono essere coperti da tagli permanenti di spesa». Da Trento, dove da venerdì economisti, politici e premi Nobel stanno discutendo di classi dirigenti, sviluppo e bene comune, il ministro lancia un messaggio chiaro: il semestre di presidenza europea dell’Italia dovrà puntare su politiche di crescita e occupazione. L’Europa ha affrontato la crisi «mettendo in agenda, dal 2007, il consolidamento fiscale, il riacquisto di competitività nei Paesi periferici e la riforma bancaria ma mancano ancora in agenda la crescita e l’occupazione». E questo non perché l’Italia abbia intenzione di non rispettare gli accordi Ue: «Se nuovi -1,8 -2,1 2013 Danimarca -0,8 -3,8 Gran Bretagna Irlanda -6,1 -5,8 -4,1 -8,2 -7,2 Europa 28 Deficit/Pil 2013 -3,3% Olanda -2,5 Germania 0,1 0 Belgio Lussemburgo 0 0,1 -4,1 -2,6 Area euro Deficit/Pil 2013 -3,0% Francia ❜❜ La casa Le tasse? L’aumento sembra gigantesco ma nel 2013 l’Imu non è stata pagata Finlandia 2012 Spagna -4,9 -4,3 ITALIA -3,0 -3,0 -7,1 -10,6 Portogallo -6,4 Grecia -8,9 -4,9 -12,7 Fonte: Eurostat CORRIERE DELLA SERA Confesercenti «Con la mossa sui redditi 3 miliardi in più di consumi» La spesa delle famiglie italiane potrebbe aumentare, nel solo 2014, di 3,1 miliardi di euro grazie all’impatto del bonus fiscale di 80 euro, deciso dal governo per i lavoratori dipendenti con reddito basso. Tuttavia si tratta di poco meno della metà dell’ammontare complessivo del bonus, pari a circa 7 miliardi di euro. Di questi, 1,2 miliardi saranno invece destinati al risparmio, e quasi 1 miliardo di euro verrà utilizzato per ripianare vecchi debiti. È quanto stima l’Ufficio Economico Confesercenti sulla base di un sondaggio Confesercenti-SWG sulla platea dei beneficiari del provvedimento. Oltre la metà (il 54%) di coloro che hanno avuto il bonus ha intenzione di spenderlo, sia per il pagamento di debiti pregressi (il 14%) che per l’acquisto di beni e servizi (40%). invece, di toccare l’età pensionabile: «E’ già indicizzata alle aspettative di vita - ha spiegato -. Ma non sono d’accordo a interventi per abbassare l’età pensionabile che stanno facendo alcuni Paesi, come la Germania». Quanto alla Tasi, «l’aumento era atteso, apparentemente gigantesco», ma «l’aggiustamento era già previsto e starà ai Comuni stabilire» quale aliquota applicare. Tutto concorre ad aumentare la crescita, anche l’introduzione «tra qualche giorno della fatturazione elettronica della pubblica amministrazione». Il governo sta inoltre valutando una revisione dei meccanismi del patto di stabilità interno di enti locali e Regioni. Padoan ha poi difeso lo staff della Ragioneria dello Stato e dei dipartimenti del Mef: «Sono di altissimo livello - ha detto -. Quando sembrano reticenti ❜❜ Occupazione Una soluzione per l’occupazione? Chiedete al premier, sicuramente ce l’ha dipende dal fatto che le richieste sono confuse e contraddittorie da parte del policymaker. Ma se le domande sono fatte in modo energico e semplice, e il mio capo è molto energico, le risposte arrivano». Certo, ammette Padoan, «la burocrazia deve smettere di rispondere subito: non se pò fa’. Ma non è contro il governo». Renzi – «il capo» – torna in causa più volte: «Una formula magica per l’occupazione? Non ce l’ho, chiedetela a Renzi, è possibile che magari ce l’abbia». Padoan ha dirottato su di lui anche un’altra domanda di un giovane: «Che tipo di società volete per noi?». Il premier sarà a Trento questa mattina e potrà rispondere. Francesca Basso @BassoFbasso © RIPRODUZIONE RISERVATA I provvedimenti Dopo la gelata del primo trimestre sul Pil, Renzi accelera sulle riforme per lo sviluppo Dal catasto agli sgravi, così il pacchetto per l’Europa ROMA — Il governo approverà entro le prossime 2-3 settimane un pacchetto di provvedimenti economici per presentarsi da posizioni di forza all’appuntamento con la presidenza di turno dell’Unione Europea, che comincerà il primo luglio. Nei prossimi giorni verranno illustrati i risultati della consultazione sulla riforma della pubblica amministrazione (36 mila email inviate dai cittadini) che sarà approvata il 13 giugno in consiglio dei ministri. I contenuti ruoteranno sulla staffetta generazionale (abolizione del trattenimento in servizio per due anni oltre l’età di pensione; esonero obbligatorio per chi ha raggiunto il massimo di contribuzione, rafforzamento del part-time, sblocco del turnover per favorire l’ingresso dei giovani), il ruolo unico della dirigenza, la razionalizzazione di strutture ed enti (una sola scuola di formazione per dirigenti, I punti 1 2 3 La Pubblica amministrazione Staffetta generazionale per favorire l’uscita dei lavoratori anziani e l’ingresso dei giovani; ruolo unico per i dirigenti e retribuzioni legate ai risultati; riduzione di strutture ed enti (dalle scuole di formazione al ruolo dell’Aci nella gestione del pubblico registro automobilistico), questi i capisaldi della riforma che verrà approvata dal governo il 13 giugno. Pacchetto competitività Il provvedimento che potrebbe essere approvato anche questo il 13 giugno, o al massimo il 20, darà il via al taglio del 10% della bolletta elettrica per le piccole e medie imprese e conterrà agevolazioni fiscali sugli investimenti in beni strumentali e il potenziamento dell’Ace, gli sgravi sugli utili reinvestiti in azienda. Il riordino del sistema fiscale In arrivo i primi decreti per l’attuazione della legge delega di riforma del fisco. Si parte con il catasto con il varo delle commissioni censuarie per la revisione delle rendite. A seguire le misure di semplificazione, con l’obiettivo di arrivare all’invio della dichiarazione dei redditi precompilata a casa dei contribuenti. meno prefetture), drastiche semplificazioni. Alcune di queste ultime entreranno immediatamente in vigore attraverso atti amministrativi, come per esempio la standardizzazione delle procedure per i permessi di costruire, con l’obiettivo di ridurre gli 8 mila e passa procedimenti diversi, uno per ogni comune, a una procedura standard per ogni Regione. Il resto della riforma finirà in un disegno di legge. In dubbio l’adozione anche di un decreto perché ci sarebbe poco tempo per la conversione in legge prima della chiusura estiva delle camere. Sul fronte delle imprese il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, sta intanto mettendo a punto un decreto legge per la competitività, che non è escluso venga approvato in consiglio dei ministri già il 13 giugno (anziché il 20), insieme con la riforma della pa. Il provvedimento conterrà le misure per tagliare del 10% la bolletta elettrica per le piccole e medie imprese, agevolazioni fiscali sugli investimenti strumentali e il potenziamento dell’Ace, il trattamento fiscale di favore sugli utili reinvestiti. In arrivo anche i primi provvedimenti di attuazione della delega fiscale. Si partirà con la riforma del catasto: lo schema di decreto legislativo sulle commissioni censuarie per l’aggiornamento delle rendite è già pronto e verrà presto portato in consiglio dei ministri. A seguire arriverà il decreto sulle semplificazioni (l’obiettivo del governo è la dichiarazione dei redditi precompilata da Il nodo coperture Con la prossima legge di Stabilità saranno necessari almeno venti miliardi Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Le più importanti scadenze fiscali fino al 30 giugno Data 16 GIUGNO A chi spetta Adempimento Caf e professionisti abilitati Persone fisiche e società di persone Proprietari di immobili diversi dall’abitazione principale Proprietari di immobili, inquilini Consegna dei modelli 730 ai contribuenti con il prospetto di liquidazione Pagamento saldo 2013 e I rata di acconto 2014 Versamento I rata 2014 salvo diversa data decisa dalla delibera comunale Versamento I rata 2014 solo nei comuni che hanno pubblicato la delibera relativa e salvo diversa data decisa delibera comunale Saldo 2013 e acconto 2014 Irpef Imu Tasi Cedolare Proprietari di immobili secca residenziali locati a persone fisiche che abbiano optato per questo regime fiscale 30 GIUGNO Irpef Contribuenti obbligati al saldo del 16 giugno Imu Contribuenti obbligati al saldo del 16 giugno Tasi Contribuenti obbligati al saldo del 16 giugno Cedolare Contribuenti obbligati secca al saldo del 16 giugno Le entrate tributarie 2012 Tributo Irpef Termine per pagare l’imposta dovuta con la maggiorazione ridotta allo 0,2% giornaliero Termine per pagare l’imposta dovuta con la maggiorazione ridotta allo 0,2% giornaliero Termine per pagare l’imposta dovuta con la maggiorazione ridotta allo 0,2% giornaliero Termine per pagare l’imposta dovuta con la maggiorazione ridotta allo 0,2% giornaliero 3 Primo Piano italia: 51575551575557 Entrate tributarie generali Imposte dirette Imposte indirette Irpef totale Irpef settore pubblico Irpef dipendenti privati Irpef lavoro autonomo Ires Iva Canone Tv Accise sui carburanti Imposta sui tabacchi Giochi* Tributi locali Addizionale Irpef regionale Addizionale Irpef comunale Irap 424.288 229.009 195.279 165.614 62.761 65.436 13.057 36.582 115.234 1.757 25.469 10.953 6.222 63.915 10.730 3.234 34.342 2013 Var. annua 421.898 -0,6% 232.308 189.590 -2,9% 163.758 -1,1% 64.437 64.981 -0,7% 12.371 -5,3% 39.996 112.134 -2,7% 1.732 -1,4% 24.314 -4,5% 10.476 -4,4% 6.333 64.979 10.617 -1,1% 3.889 34.767 I trim 2013 I trim 2014 1,4% 2,7% 9,3% 1,8% 1,7% 20,3% 1,2% 87.392 49.941 37.451 44.182 20.045 20.247 3.287 1.060 20.124 1.613 4.669 2.365 1.605 5.391 1.449 389 3.408 88.925 49.024 39.901 44.047 20.129 20.028 3.190 1.048 21.018 1.589 5.322 2.397 1.569 5.881 1.463 429 3.351 Var. annua 1,8% -1,8% 6,5% -0,3% 0,4% -1,1% -3% -1,1% 4,4% -1,5% -14% 1,4% -2,2% 9,1% 1% 10,3% -1,7% * al lordo delle vincite CORRIERE DELLA SERA IRPEF, IMU, TASI: A GIUGNO L’ASSEDIO DELLE TASSE Per le famiglie e le aziende le scadenze fiscali si concentrano in un giorno (due con il saldo) Sessantuno pagine. Tanto è lungo l’elenco ufficiale delle scadenze fiscali previste per il mese di giugno e pubblicate sul sito del Ministero dell’Economia; e se la grande maggioranza degli adempimenti riguarda le imprese gli appuntamenti a cui sono chiamate le famiglie sono di quelli destinati a lasciare il segno sul budget. Oltretutto le scadenze che interessano la maggior parte dei contribuenti sono tutte concentrate sul 16 del mese. Imposte sui redditi Questo è innanzitutto il giorno entro cui bisogna pagare le imposte sui redditi. Chi ha optato per il 730 e lo ha consegnato nei tempi previsti deve solo di aspettare entro quella data il prospetto riepilogativo da parte del Caf o del professionista a cui si è rivolto; qualora la dichiarazione fosse a debito il conguaglio sarà effettuato dal datore di lavoro sulla busta paga di luglio o scaglionata a rate secondo la scelta del dichiarante. Per i contribuenti che invece ricorrono al modello Unico il 16 giugno è la data entro la quale effettuare il pagamento dell’eventuale saldo di imposta 2013 e la prima rata dell’acconto sulle imposte 2014. Si pagano anche il saldo sulle addizionali regionale e comunale e l’acconto sull’addizionale comunale. Chi ritarda il pagamento può cavarsela pagando una penale dello 0,2% giornaliero più gli interessi legali (calcolati in ragione dell’1% all’anno) se effettua il versamento entro il 30 giugno. Pagando entro il 15 luglio bisogna versare il 3% più gli interessi legali, infine versando entro il termine della dichiarazione dei redditi che si presenterà nel 2015 si paga il 3,75% più gli interessi legali. La data 16 giugno Il 16 giugno è il giorno in cui si pagano le imposte sui redditi; si versa inoltre il saldo sulle addizionali regionali e comunali e l’acconto sull’addizionale comunale. Il 16 giugno è la data clou per i redditi da impresa: si paga il saldo 2013 e acconto Ires 2014, l’Irap e, per chi compie i versamenti mensili, anche l’Iva. Sono dovute inoltre l’Imu (esclusa la casa principale non di lusso o assimilati) e l’acconto della Tasi in circa 2.200 Comuni. L’Unico può essere presentato in forma cartacea con consegna alle Poste solo da chi la compila per conto di un defunto o per chi, avendo solo redditi per i quali potrebbe compilare il 730 non ha sostituto di imposta. Negli altri casi il temine per la dichiarazione è il 30 settembre; il modello deve essere inviato obbligatoriamente per via telematica o accreditandosi al sito dell’agenzia delle Entrate o servendosi di un intermediario abilitato. Data clou per Ires e Irap Il 16 giugno è anche la data clou per che ha redditi di impresa: si pagano infatti saldo 2013 e acconto Ires 2014, l’Irap e, limitatamente a chi deve compiere i versamenti mensili, anche l’Iva. Il 16 giugno le banche e le poste saranno prese d’assalto anche perché scadono anche i termini per il pagamento delle imposte immo- biliari. In primo luogo l’Imu. Devono pagarla tutti i proprietari di immobili diversi dall’abitazione principale non di lusso o assimilati. Sono considerate case di lusso quelle di categoria catastale A/1, A/8 e A/9, sono assimilate alle abitazioni principali quelle degli appartenenti ai corpi militari e civili e al personale delle prefetture trasferiti che per motivi di servizio sono domiciliati in comuni diversi da quelli in cui hanno l’abitazione. Sono inoltre esentati, ma solo se il comune lo prevede nella sua delibera, le persone ricoverate in casa di cura, I Comuni Nei Comuni che non hanno ancora pubblicato la delibera il pagamento è rinviato ad ottobre le abitazioni date in comodato a un figlio o a un genitore purché l’abitazione abbia rendita catastale inferiore a 500 euro e il comodatario un Isee inferiore a 15 mila euro, le case possedute da italiani residenti all’estero. La data del 16 giugno non è vincolante per il comune che può scegliere anche un’altra scadenza. I conti della prima rata vanno effettuati sulla base delle aliquote decise dal comune per il 2013 anche se vi fosse già una delibera per quest’anno. La guida Il dilemma dei Comuni Più fluida la situazione per la Tasi: l’acconto si paga il 16 giugno (salvo proroghe non escludibili a priori) solo nei circa 2.200 comuni che hanno pubblicato sul sito del ministero delle Finanze la delibera. Diversamente dall’Imu l’imposta è dovuta anche dai proprietari di abitazione principale e in misura oscillante (a seconda della delibera comunale) tra il 10 e il 30% anche dagli inquilini. Per i comuni che non hanno deliberato si profila un rinvio a ottobre; deciderà in settimana l’Esecutivo. Se si vuol fare da soli è necessario procurarsi il testo della delibera e considerare la presenza di eventuali detrazioni. Imu e Tasi si possono pagare sia con F24 sia con bollettino postale ad hoc. I padroni di casa E infine giorno 16 scade un altro adempimento per i proprietari di immobili: riguarda i padroni di casa che hanno optato per il regime fiscale della cedolare secca; un prelievo forfettario del 21% sugli affitti a canone libero e del 15% (che scende al 10% nel 2014) per le locazioni a canone concordato, che consente di non pagare Irpef e imposta di registro e di bollo. Oltre al saldo per il 2013, bisogna versare un acconto di imposta per il 2014 nella misura del 38% a titolo di prima rata. Che però è dovuta come accade con l’Irpef, solo se l’importo da versare è superiore a 257,52 euro. Gino Pagliuca Tutto Fisco 2014 La guida «Tutto fisco 2014. Dalla dichiarazione al redditometro: come pagare meno tasse», a cura di Massimo Fracaro e Stefano Poggi Longostrevi, è in edicola con il Corriere della Sera a 7,90 euro. (anche in versione ebook) © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ inviare a casa dei contribuenti) e il riordino delle accise sui tabacchi. Sul capitolo occupazione Renzi punta a una rapida approvazione del disegno di legge delega sulla riforma del mercato del lavoro, che potrebbe essere anticipato in qualche sua parte in altri provvedimenti. Con questo pacchetto di misure il governo risponderà anche alle raccomandazioni sul rispetto del percorso di risanamento dei conti pubblici, che la Commissione uscente formulerà domani all’Italia come ad altri Paesi. Il cronoprogramma delle riforme che Renzi rilancerà servirà al premier per continuerà a giustificare il rinvio del pareggio strutturale di bilancio al 2016, un rinvio necessario per non bloccare sul nascere la crescita. Al massimo, il governo potrebbe accelerare la presentazione della legge di Stabilità 2015 rispetto al termine del 15 ottobre, in modo da fornire subito le garanzie sul fatto che la manovra avviata con l’operazione 80 euro in busta paga sarà confermata per gli anni a venire e ampliata sia dal lato delle persone (pensionati e incapienti) sia da quello delle imprese (ulteriore taglio dell’Irap). Già solo questo implicherebbe la necessità di trovare coperture per una ventina di miliardi. Ma per il momento l’urgenza del governo è un’altra: far in modo che il prodotto interno lordo cresca nel 2014 almeno dello 0,8% fissato nel Def (Documento di economia e finanza). In realtà il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sperava in qualcosa di più, grazie agli 80 euro, ai pagamenti dei debiti commerciali della pubblica amministrazione (l’obiettivo è sborsare 35 miliardi nel 2014) e alla ripresa internazionale. Ma i dati del primo trimestre in Italia(-0,1%) e la sorpresa del -1% di crescita registrato negli Stati Uniti hanno gelato le attese. Di qui la necessità di accelerare. Se infatti la crescita dovesse essere inferiore allo 0,8% non solo andrebbero rivisti gli obiettivi di deficit (2,6% del Pil) e debito (134,9%) per il 2014, ma ci sarebbe un calo del gettito e il rischio di una manovra correttiva. Enrico Marro © RIPRODUZIONE RISERVATA Roma e la parola data alla Ue di LUIGI OFFEDDU S e l’Italia vuole e può cambiare davvero quel che non va in Europa, come dice Matteo Renzi, deve insieme cambiare anche lei, e dimostrare che in parte l’ha fatto. Subito, oggi. Questa è la ragione dell’appuntamento fissato con la Commissione europea. Tre mesi fa, partendo da indagini iniziate nel 2013, la stessa Commissione lanciò l’allarme su una serie di squilibri macroeconomici in 17 Stati Ue, e raccomandò a questi ultimi di correggerli, perché in quegli squilibri c’era il seme di nuove crisi. Nel frattempo l’Irlanda si è tirata fuori dal pericolo. Sono rimasti in 16. E per 3 (Croazia, Italia e Slovenia) Bruxelles parla di «squilibri eccessivi»; per l’Italia, parla dell’astrale debito pubblico (135,2% del Pil). Oggi la Commissione vaglierà i vari Programmi nazionali di riforma, e i Programmi di stabilità e convergenza: in poche parole, ciò che questi governi intendono fare delle loro economie nei prossimi mesi e anni; anzi, ciò che intendono fare della Ue intera, perché questa è pianificazione comune, questi sono impegni reciproci. E Angela Merkel c’entra sì, ma non poi tantissimo: fra quei 16 c’è chi, come la Spagna, ha già sperimentato l’importanza di mantenere una parola data; e del conquistare la fiducia di alleati credibili che ti aiutino al momento giusto, per esempio regalando ossigeno alle tue banche. Se oggi Roma e gli altri dimostreranno a Bruxelles che la correzione degli «squilibri eccessivi» è già iniziata, sarà forse più facile intendersi anche sui Programmi di stabilità e di convergenza, cioè sul futuro di tutti. © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Primo Piano Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Il centrodestra La spaccatura Il cagnolino dell’ex premier Berlusconi: basta parlare di primarie Ma Fitto non ci sta. E sceglie lo scontro L’irritazione dell’ex Cavaliere che vuole fermare un «dibattito sterile» Mister preferenze chiede lo streaming per l’ufficio di presidenza Il segretario Cesa: Udc decisiva Ora unità al centro poi guarderemo a FI ROMA — «Noi appoggiamo lealmente il governo ma non credo che la nostra posizione sia compatibile con quella di Vendola... Penso al quoziente famigliare, al bonus bebè, ai temi etici. Direi che Renzi non può pensare di poter contare su noi e su Vendola, contemporaneamente». Parla così Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc votato alle Europee con 56.938 preferenze, primo del cartello centrista UdcNcd proposto con Alfano, che svela anche le due velocità del suo progetto: «Appoggiamo il governo Renzi, miriamo al termine della legislatura, poi, nel lungo periodo, cercheremo di nuovo l’intesa con Forza Italia per unire le forze alternative alla sinistra». Allora, Udc e Ncd formeranno gruppi parlamentari unici? «Questa operazione fatta per le Europee va portata avanti, vorremmo arrivare alla creazione di un nuovo soggetto politico che rimette insieme diversi pezzi del centro». A guardare i dati elettorali l’Udc sembra detenere la «golden share» del nuovo soggetto politico. «L’Udc ha una rete, è un partito che ha qualche anno in più rispetto al Ncd e ha un radicamento più forte grazie agli amministratori locali. L’Udc ha dato un gran contributo per raggiungere il 4,4%...». Senza di voi la soglia di Chi è sbarramento sarebbe stata superata? «Vedendo i dati mi sembra del tutto evidente. Siamo stati determinanti ma l’operazione va ben oltre le Europee». Da che parte va il centro? «Vogliamo realizzare un partito di centro moderato, Lorenzo Cesa popolare e non populista, segretario alternativo alla sinistra, dell’Udc, primo alternativo a Grillo...» degli eletti alle Alternativo pure a Forza Europee del Italia? cartello centrista «Alternativo al modo di fare del centrodestra che è stato Udc-Ncd la causa di molti mali del nostro Paese». Chi partecipa oltre al Ncd? «Udc, Ncd, popolari e anche una parte di Scelta civica. Le formule le dobbiamo discutere, si vedrà se gruppi uniti o federazione, ma l’obiettivo è creare un soggetto che dia forza al governo e porti avanti le riforme». Gianfranco Fini ci starebbe? «Con Fini, noi dell’Udc stavamo facendo il Terzo Polo e risulta che non abbia intenzione di rimettersi in pista. Ma se volesse rimettersi in pista noi saremmo interessati». Lorenzo Dellai (popolari) non sembra entusiasta. «Tra i popolari ci sono altri, invece, che la pensano come noi». Quanto durerà il vostro appoggio a Renzi? «Andare avanti con la legislatura, fare le riforme: prima quelle istituzionali e poi quella elettorale, per quanto mi riguarda». Alfano vede già una coalizione con Berlusconi e la Lega. Condivide? «In futuro, vediamo...Serve una strategia di medio e una di lungo periodo. Poi punteremo a una forza alternativa alla sinistra e per farlo è chiaro che bisogna guardare a Forza Italia». Quando? «Non lo vedo possibile ora perché la scomposizione del Pdl ha fatto sì che la destra diventasse sempre più destra e la Lega assumesse posizioni molto più dure. Non penso che in questo momento ci sia una possibilità di dialogo tra noi e queste forze. Vedremo quale sarà l’atteggiamento di FI perché se continua a raccogliere firme con la Lega...». Aspettate che FI faccia un passo indietro rispetto alla Lega? «È proprio così. Non possiamo promuovere una coalizione in cui c’è di nuovo tutto e il contrario di tutto». Dino Martirano © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — La bomba è esplosa, e non poteva essere altrimenti. Troppa tensione nell’aria, troppe stilettate reciproche, troppi furori accumulati dopo la sconfitta perché lo scontro tra le anime di FI non diventasse pubblico, esplicito, violento. Con Silvio Berlusconi che scende in campo per rimettere in riga Raffaele Fitto che, nell’intervista al Corriere della Sera, aveva rilanciato una parola quasi tabù nel partito azzurro: servono «le primarie» interne, basta scelte dall’alto, fossero anche quelle dell’ex Cavaliere. Parole che sono state lette come un attacco al cuore del partito, allo stesso leader al quale pure l’ex mi- Il Renzi di destra L’ambizione dell’ex governatore di diventare il Renzi del centrodestra nistro aveva chiesto di guidare lui, da capo riconosciuto, il passaggio a un nuovo modello di partito. Ma Berlusconi, già irritato per aver dovuto, proprio per l’opposizione di Fitto in Ufficio di presidenza, rimandare decisioni che considerava già prese — il varo dei congressi cittadini e provinciali, l’operazione di scouting «mille azzurri» da affidare al fedelissimo Toti e a Cattaneo — ieri mattina ha reagito molto male all’invito di Fitto. E ha diramato una nota dura che apre uno scontro frontale con l’ex governatore pugliese: «Chiedo a tutti di non proseguire con uno sterile dibattito a mezzo stampa sulle primarie e a non contribuire così all’immagine negativa che i media ostili costruiscono ogni giorno a nostro danno». Se doveva essere il modo di ridurre al silenzio Fitto o di costringerlo a una marcia indietro, però, non è stato efficace. Perché il neoparlamentare europeo ha subito replicato: «Quello che fa male al nostro movimento, non è certamente il libero dibattito di idee, condotto da chi come me lo fa lealmente, ma la piccola dose quotidiana di falsità e veleni che alcuni mettono in circolo da troppo tempo», la premessa. Per poi comunicare che una «proposta» di primarie sarà presentata al prossimo ufficio di presidenza, del quale si chiede addirittura la trasmissione in streaming, per assicurare «trasparenza». È insomma un muro contro muro che difficilmente vedrà una composizione quello che spacca FI, con forze in campo però piuttosto squilibrate. Perché con accanto Berlusconi, e contro Fitto, ci sono gran parte dei big del partito: oltre a Toti, i capigruppo, Gelmini, Verdini, Santanché, Tajani, ma anche Gasparri, Matteoli e tanti altri che in Ufficio di presidenza formano una maggioranza netta. Con il «ribelle» si schierano da Carfagna a Capezzone a Saverio Romano alla Polverini, ma con numeri che non permetterebbero mai un rovesciamento di fronte. Si annuncia quindi, a oggi, la presentazione (da decidere se a nome di Berlusconi o affidato ai suoi) di un documento che delle primarie non avrà traccia, ma che ribadirà l’apertura di un percorso «democratico» del partito attraverso i congressi e di «rinnovamento» attraverso la ricerca di facce nuove. D’altra parte, è lo stesso Berlusconi ad assicurare che il confronto ci sarà, che lui farà la sintesi, e che comunque il «cambio di passo necessario» non potrà avere al centro gli organigrammi. Racconta chi gli ha parlato che l’ex premier «certo non teme la sfida di Fitto», che anziché dividerlo «ha ricompattato quasi tutto il partito»: «In FI comando io, nessuno si può permettere di indire primarie finché ci sono io. Le preL’appello di Fitto: Silvio ci stupisca ferenze? C’erano anche ai Ora le primarie, basta con i pettegoli tempi di Mr Vito, non si«Non servono le scelte imposte dall’alto, ma la legittimazione popolare» gnificano niente... ». In«Sc zimbello somma, non sarà cone Monti ci ha messo cessa a Fitto, che «finora in difficoltà» era sempre stato contrario alle primarie, e lo fu ❜❜ anche quando le chiese Alfano», la «prova di forza che vorrebbe, anche se qualunque candidato io scegliessi, vincerebbe a man bas bassa». Ma Fitto non sembra spavent spaventato. E a chi nel partito si chiede quale sia davvero il suo Sul «Corriere» di ieri obiettivo, visto che «mettersi contro Berlusconi è una scelta folL’intervista in cui Raffaele Fitto, il le», Fitto replica solo che andrà più votato degli azzurri e secondo avanti a testa bassa e che mai farà in assoluto nelle preferenze, il favore di lasciare il partito. Piutrilancia l’idea delle primarie in FI L’intervista » e e ei Il più votato di Forza Italia alle Europee: Toti? Non faccio polemiche. Berlusconi guidi il cambiamento ROMA — Basta con «le scelte imposte dall’alto», con i casting per selezionare la classe dirigente, con riti «ormai superati» come quelli dei congressi. E basta con «il gioco perverso dei pettegoli che alimentano divisioni, che spargono veleno su di me e altri colleghi» raccontando di «presunti sfoghi del presidente poi regolarmente smentiti con secche note». È ora che Silvio Berlusconi «la cui leadership non è in discussione, ci stupisca. Perché lui deve essere il motore del cambiamento del nostro partito, quello che salvaguardando il passato ci traghetta verso il futuro». Raffaele Fitto, forte del suo consenso elettorale da più votato fra gli azzurri, torna a chiedere con forza «le primarie a tutti i livelli» per dare una scossa al partito. Prima che sia troppo tardi. E sempre «con assoluta lealtà, quella di chi non se ne è andato, non se ne va e non se ne andrà» e di chi parla «sempre in onda, non fuorionda...». Ce l’ha per caso con Giovanni Toti, considerato il suo avversario nel partito? «Io non faccio polemiche con nessuno. Ma dico che siamo a un crocevia decisivo per il partito, e chiedo a Berlusconi di guidare lui, con la sua leadership, questa delicatissima fase». Cosa è successo alle Europee che sta provocando il terremoto in FI? «C’è un confronto vero e reale, che è sempre positivo. Non ci sono né congiure né complotti. C’è necessità di guardare negli occhi la realtà senza sottovalutare l’accaduto». Perché avete perso le elezioni? «Usciamo da anni di guerra a Berlusconi, che ha impedito di avere un centrodestra autonomo e compatto. È inaccettabile il tentativo di liquidare la i ii i i Come si risponde a questo grido? «In due modi. Primo, rielaborando i nostri progetti e programmi, facendo tornare centrali nel Paese temi come la riduzione delle tasse, il lavoro, la sburocratizzazione, sfidando Renzi sul terreno dell’innovazione». Secondo? «Riorganizzando il partito. Ferma restando la leadership di Berlusconi, dobbiamo avere la capacità — e lui per primo — di innovare, invertendo un meccanismo che non può più proseguire. Basta Chi è La carriera Pugliese, 44 anni, governatore della sua Regione dal 2000 al 2005, ministro per gli Affari regionali nell’ultimo governo Berlusconi, dal 2008 al 2011 Le preferenze È stato il secondo più votato alle Europee di domenica: capolista per Forza Italia al Sud, ha preso 284.544 voti (Giovanni Toti, nel Nord Ovest, si è fermato a 148.725) con le nomine dall’alto a tutti i livelli, sì alle scelte sulla base della legittimazione popolare. Servono le primarie per dare l’idea chiara che non stiamo operando solo manutenzione dell’esistente, ma la ricostruzione del centrodestra». Berlusconi, che lei chiama a guidare questo processo, non pare esattamente entusiasta delle primarie... «Berlusconi può e deve entrare nella storia non i i ii i un gruppo di “congiurati” per organizzare chissà quale rivolta. Beh, ho telefonato a Berlusconi e gli ho passato due dei miei commensali: i miei bambini che gli parlavano di calcio...». Chi sono questi «pettegoli», chi sono i suoi nemici? «Non lo so, ma è doloroso sentire da mesi che si sparge veleno su di me e altri colleghi. Però non si illudano: io qui resto e resterò. Se si deve porgere l’altra guancia, io non ne ho due, ne ho cento...». Lei ha contestato la scelta di Berlusconi di nominare Toti e Cattaneo «capi scouting» di «mille azzurri», da selezionare in estate. Perché? «Perché le selezioni dall’alto non hanno più senso». Non è che il suo timore è che si rafforzi il «cerchio magico», quello che vi terrebbe lontani dal vero potere? «Io non penso che esistano cerchi o cerchietti, Il partito da riorganizzare Il partito va riorganizzato ma no allo scouting. E i congressi sono meccanismi lenti e superati Andiamo oltre i nostri dirigenti ma persone che, continuando con i pettegolezzi,invece fanno del male al partito, quando dovremmo parlare di programmi, idee, su questo contrapporci». Ma se Berlusconi chiede di andare a cercare sul territorio volti e facce nuove, che male c’è? «Io non credo sia più il tempo delle selezioni. Sono gli elettori che devono scegliere ed essere coinvolti, dal più piccolo comune a livello nazionale». Come immagina le primarie? «Per tutti gli organismi di partito e successivamente di coalizione, sapendo bene che il leader è e resta Berlusconi. Non dobbiamo aver paura di guardare negli occhi la nostra gente, di tornare tra di loro per convincerli: una classe dirigente, in un i i Borletti Buitoni ROMA — «Leggo di fusioni e di alleanze che Scelta civica dovrebbe fare. Stiamo diventando lo zimbello della politica. Deve essere chiaro che chi parla lo fa a titolo personale, i vertici del partito al momento sono azzerati». Ilaria Borletti Buitoni dopo una vita da imprenditrice, da volontaria in Africa e da curatrice dell’ambiente italiano, si candidò con Scelta civica, il partito di Mario Monti, alle elezioni 2013. È stata sottosegretario ai Beni culturali con Enrico Letta, ora ha lo stesso incarico con Renzi. Si definisce «montiana smarrita», dice di non capire il suo ex leader: «Ha deciso nell’ottobre scorso di lasciare il partito al suo destino, ma perché tutte quelle dichiarazioni punitive nei nostri confronti, come “non so cosa voterò”, “non sono più parte di Scelta civica”? Ci ha messo in difficoltà». È a causa di Monti che il i è i i ’ E Dudù si fidanza Il leader fa arrivare «Dudina» da Pavia tosto, si capisce che il ruolo che potrebbe di fatto acquisire se si andasse a un voto interno sarebbe quello del capo di una minoranza strutturata (dicono da FI del «25% al massimo»), ma gli amici dell’ex governatore ricordano che «anche Renzi è partito facendo la minoranza, e poi...». Insomma, le ambizioni non mancano. Tanto più in un momento in cui tutto sembra in movimento. Angelino Alfano, in un’intervista alla Stampa, ha aperto ieri a un nuovo dia- logo con FI e Lega. Dagli azzurri l’attenzione è d’obbligo, ma sul fatto che sia l’ex delfino a guidare le danze c’è scetticismo: «Vedremo, abbiamo un sacco di tempo prima di votare. Alfano si è mosso perché sa che altri amici suoi lo stanno facendo autonomamente con noi, scavalcandolo... Parleremo, ma le carte le diamo noi», dicono con distacco dalle parti di Arcore. Paola Di Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA Il commento FINI E GLI ALTRI CHE NON VOGLIONO SMETTERE QUANDO LA POLITICA DIVENTA DIPENDENZA di ANTONIO POLITO P iù che esecrarli, dovremmo provare a capirli, e imparare a compiangerli, i politici che non vogliono mai smettere. In un Paese dove tutte le persone normali sognano di andare al più presto in pensione, loro in pensione non vorrebbero andarci mai. È una condanna, non una scelta. Come tossicodipendenti all’ultimo stadio, non riescono a porre fine al loro vizio, e se le inventano tutte pur di continuare. C’è chi fonda un movimento, in mancanza di meglio, per «tornare a essere presente nel dibattito politico», come Gianfranco Fini ha annunciato appena qualche giorno fa. C’è chi non disdegna la carica di sindaco del suo paesino natale, come l’ultraottantenne Ciriaco De Mita, che pure è stato presidente del Consiglio, e segretario di partito, e pluriministro. C’è chi si infuria perché non è stato eletto alle Europee e se la prende non con gli elettori, ma con i capi bastone del suo partito che l’avrebbero tradito: è il caso di Clemente Mastella. E c’è chi, come Massimo D’Alema, sarebbe pronto perfino a trascurare il suo buen ritiro agreste nella campagna umbra, i suoi exploit enologici e il suo giug- giolo da 1.500 euro, pur di aver dall’ex odiato Renzi un qualche incarico in Europa. Bisogna compatirli perché non tutti lo fanno per soldi o per sete di potere. Oddio, qualcuno sì. L’ineffabile Scajola, per esempio, raccontava alla sua amata amica monegasca che se avesse avuto la ricandidatura da Berlusconi, e con essa uno stipendio da europarlamentare, certe cosucce e certe casucce si sarebbero potute si- Ritorni L’ex leader di An pensa a un nuovo movimento, ma non è il solo a volerci riprovare stemare meglio e in fretta. E l’Italia in effetti pullula di ex politici di rango nazionale che, come la risacca, si ritirano in provincia ad occupare poltrone di presidente e consigliere di amministrazione di questo o di quello, nella proliferazione di società pubbliche inutili che non chiudono mai, e sopravvivono perfino alle Province. Ma, nel complesso, si tratta di una malattia, più che di una bramosia. Polemica con il governatore campano Caldoro (Forza Italia) Mastella-Rivellini, patto tra gli esclusi Clemente Mastella e Crescenzio Rivellini, entrambi non rieletti alle Europee per Forza Italia nella circoscrizione Sud, siglano un patto ed «avvertono» il partito ed il governatore campano Stefano Caldoro a 10 mesi dalle regionali. In una conferenza stampa convocata davanti ai propri simpatizzanti Mastella (6O.333 preferenze) e Rivellini (56.455) hanno chiesto le dimissioni del coordinatore locale di De Siano, accusato di averli trattati come «paria», pur avendo totalizzato 1/5 dei voti complessivi del partito in Campania ed hanno lanciato un appello a Berlusconi «per discutere seriamente» della situazione di FI.© RIPRODUZIONE RISERVATA L’ex politico finito avverte in maniera cocente l’umiliazione di non essere più ascoltato, soffre di non poter più indicare la via ai suoi seguaci, langue in un ozio non più vitalisticamente interrotto da telefonate, messaggi, richieste di aiuto, segnalazioni di problemi. È dunque disposto anche a una platea ridotta, di periferia, di seconda fila, pur di riavere l’ebbrezza di una leadership. Oppure tenta di ovviare alla mancanza di azione fingendo un pensiero, e giù libri, fondazioni, convegni, riviste. In qualche caso, più semplicemente, non sa riadattarsi alla vita civile, come capitava ai soldati che tornavano dalla guerra, magari ha sempre girato senza uno spicciolo in tasca, chaperonato da una scorta o da una segretaria, non è neanche capace di sfogliare i giornali perché li ha sempre letti nella rassegna stampa della Camera, e non sa dove lasciare il cappotto e la borsa se non ha un’auto e un autista che lo aspetta. È insomma un disadattato, ci vorrebbero degli ospedali appositi, per la riabilitazione psico-motoria. In Gran Bretagna ne hanno davvero inventato uno. Si chiama Camera dei Lord, ed è il luogo dove vanno a passare l’inverno della loro vita i politici che non contano più nulla. Renzi ci potrebbe pensare: un Senato così gli dovrebbe piacere. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 5 # L’intervista Romani, capogruppo dei senatori azzurri Pesa 680 grammi e viene descritta come «molto simpatica». La fidanzata di Dudù, una barboncina «molto attesa dal presidente Berlusconi», proviene da un privato di Pavia grazie all’interessamento di Michela Vittoria Brambilla, ex ministro artefice dell’impegno animalista di FI. La cagnolina è stata accolta nella sua nuova casa da Dudù: «Speriamo arrivino presto i cuccioli», ha commentato Francesca Pascale. Dudina — così è stata ribattezzata — si è aggrappata alla giacca di Berlusconi: «Ha capito chi paga le crocchette» ha scherzato la fidanzata del leader. © RIPRODUZIONE RISERVATA Destra «Proposte improvvisate Se Raffaele cambia idea è un problema suo» con Alfano, fu lui l’autore del documento che dava tutti i poteri al nostro presidente, proprio perché non si accettava che ci fossero segreterie o contro segreterie. Se ha cambiato idea, sarà un problema suo...». Eppure queste elezioni hanno affermato il successo di due giovani leader, Renzi e Salvini. Non esiste un tema generazionale anche in Forza Italia? «Se è per questo l’anagrafe può avere aiutato i due Matteo, ma non Alfano o la Meloni. Il problema non è essere giovani o vecchi, ma avere una proposta politi- ROMA — «Ridurre tutto a primarie sì, primarie no mi sembra davvero un falso problema...». Paolo Romani, classe ’47, ex ministro dello Sviluppo Economico, capogruppo dei senatori azzurri, non ha dubbi: «Bisogna capire bene di cosa si parla. Se parliamo del nostro partito il discorso non si pone: un leader ce l’abbiamo, e si chiama Silvio Berlusconi». Contrario, dunque, alla proposta di Raffaele Fitto? «Le primarie si possono fare di coalizione, per scegliere candidati sindaci o governatori. Il voto delle Europee ha riproposto un sistema bipolare: 11 milioni di voti sono andati al Pd, 8,5 ai partiti di centrodestra, cioè noi, Ncd, la Lega e Fratelli d’Italia. Mai siamo stati così vicini ad un vero tentativo di ricostruzione del centrodestra». Benissimo. Ma intanto, al vostro interno, cosa farete? «Il percorso è quello dei congressi in tutti gli 8.050 comuni, della presenza capillare sul territorio, del ritorno ad ascoltare il Paese. In più, c’è lo strumento dei club, che sono già diventati 13 mila». Dice Fitto: i congressi sono un vecchio modo di fare politica. «Questo è il modello su cui si stava lavorando. I congressi li abbiamo sempre fatti, le primarie mai utilizzate. E presentarsi in ufficio di presidenza, dopo la rela- ❜❜ I consensi zione di Berlusconi, con questo argomento mi è sembrato un tentativo improvviso e improvvisato». Fitto vuole «scalare» FI, dopo le 280 mila preferenze prese alle Europee? «Questo non lo so. Lui è stato candidato al Sud perché fosse un valore aggiunto e perché pensavamo che nel Pd ci fosse Michele Emiliano. Poi, se vogliamo mettere a confronto le preferenze, come se da queste dipendessero gli equilibri del partito, le 150 mila di Giovanni Toti al Nord e le 110 mila di Antonio Tajani al centro si equivalgono a quelle di Fitto». In che senso? «Al Nord solo il 30% dell’elettorato esprime preferenze. Al Sud circa il 70%, è un voto più strutturato. Ma è uno sport che non mi interessa». Fitto contro Berlusconi? «Veramente, quando ci fu la scissione La carriera I numeri di Fitto e il confronto con Toti? Al Nord solo il 30% esprime preferenze, al Sud il 70% ca». Sarebbe favorevole agli uffici di presidenza in streaming, come ha chiesto Fitto? «Non so se quella di Fitto sia stata solo una provocazione per rispondere a Berlusconi. Mi sembra che sia un tentativo di avere sempre l’ultima parola... In ogni caso non abbiamo nulla da nascondere, possiamo anche farli aperti». Ma, in conclusione, Fitto è una risorsa o un problema? «Il dibattito in un partito è sempre sano. L’importante è capirsi: dopo la scissione abbiamo immaginato una fase di riflessione, coi club, i congressi, un centrodestra che tornasse ad ascoltare i sindacati, le forze produttive, i cittadini. Ripartiamo da lì». Paolo Romani ministro allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni del quarto governo Berlusconi, deputato per cinque legislature, alle ultime Politiche è stato eletto a Palazzo Madama dove è capogruppo dei senatori di Forza Italia ❜❜ La strada Il percorso da seguire è quello dei congressi C’è anche lo strumento dei club, ormai 13 mila Ernesto Menicucci © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Nei partiti cresce la tensione per le casse vuote Allarme da FI al Pd fino alla Lega, ma entro il 2017 tutto il finanziamento pubblico sarà azzerato di SERGIO RIZZO Tra Salvini e Meloni prove di dialogo MILANO — Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale apre al Carroccio. «Siamo disponibili a un confronto e a una collaborazione con gli altri movimenti della possibile coalizione (di centrodestra, ndr), a partire da quella Lega Nord che come noi è rimasta coerente con il mandato ricevuto dagli italiani — spiega in una nota Giorgia Meloni (foto)—. Per questo incontrerò Matteo Salvini già nei primi giorni della prossima settimana». «Legalità, giustizia sociale, sovranità, Patria non sono parole: sono idee dalle quali partire per rifondare una coalizione di centrodestra credibile, della quale Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale sarà la destra, capace di contrapporsi alla sinistra di Matteo Renzi», spiega l’ex ministro. Fratelli d’Italia- Alleanza Nazionale ha preso alle Europee il 3,7% dei voti. © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Che tirasse una brutta aria si sapeva da tempo. Se n’era accorto l’ex tesoriere del Pd Antonio Misiani, che annunciando di aver dovuto stringere la cinghia, un anno fa aveva fatto venire i brividi a qualcuno con una battuta alla Zanzara di Radio24: «L’ultima cosa che farò è licenziare…». Già: l’ultima. Soprattutto se n’era accorto, eccome, il tesoriere del Popolo della Libertà (quando quel partito esisteva ancora), Rocco Crimi, che qualche mese prima aveva dovuto spedire una letteraccia agli eletti. Parlamentari e consiglieri regionali si erano impegnati a versare nelle casse del partito rispettivamente 800 e 500 euro al mese, ma molti di loro facevano il pesce in barile. Risultato, alla fine del 2011 c’erano 4,6 milioni di arretrati. Forse pensavano che qualcuno prima o poi avrebbe provveduto a tappare il buco. E chi, se non il capo, colui che i soldi li aveva sempre tirati fuori senza battere ciglio? Una valanga, come risulta dai bilanci di Forza Italia, che negli ultimi cinque anni prima di risorgere aveva accumulato perdite per 149 milioni e debiti per 61. Il tutto, coperto da una fideiussione personale di 174 milioni. Di chi? Ma del Cavaliere, ovvio. Le spese correvano senza freni, anche dopo. Tanto che Crimi, di fronte all’eventualità di rinunciare alla seconda tranche di finanziamento prevista per il 2012, per destinarla ai terremotati emiliani, veneti e lombardi, per poco non ebbe un mancamento. Sfido: molto prima di incassarli, quei soldi li aveva già tutti scontati in un istituto di credito. Addirittura nel 2009. E adesso, eravamo nel 2013, chi avrebbe tirato fuori i 20 milioni che sarebbero mancati all’appello per renderli alla banca? Il bello è che allora i famigerati rimborsi elettorali che avevano in- gozzato i partiti per tanti anni erano stati soltanto dimezzati. Ma ben presto sarebbe arrivata la pur discutibile (per certi aspetti) legge che invece li avrebbe azzerati del tutto entro il 2017. Nonostante questo le macchine dei partiti hanno continuato a bruciare risorse ben più rilevanti delle reali disponibilità. A sinistra come a destra. L’agenzia Adnkronos ha rivelato che «i debiti ereditati dalla gestione Bersani ammonterebbero a circa 9-10 milioni, a fronte del 7 previsti finora». Giovedì il consiglio federale della Lega Nord, gestione Matteo Salvini, ha preso atto che le casse del partito sono vuote: bei tempi, quando Francesco Belsito investiva i rimborsi elettorali in diamanti, lingotti d’oro e fondi offshore. Mentre Silvio Berlusconi avrebbe fatto sapere che da vent’anni a questa parte si è svenato fin troppo. Tom- maso Labate ha raccontato su questo giornale che l’avventura politica sarebbe costata al Cavaliere qualcosa come 98 milioni: ben oltre metà della fideiussione da 174 milioni prestata alle banche. Ma se investire tutti quei soldi poteva forse essere giustificato dal suo punto di vista quando c’era in ballo Palazzo Chigi, ora le cose sono radicalmente cambiate. L’anziano leader, azzoppato dalla condanna per frode fiscale e sotto la spada di Damocle delle altre inchieste giudiziarie, guida ormai il terzo partito italiano, che alle Europee del 25 maggio ha raggranellato appena il 40 per cento dei voti conquistati dal Pdl alle vittoriose elezioni politiche del 2008. E a lui giocare in difesa non è mai piaciuto tanto. Aggiungiamo che i conti delle aziende di famiglia non sono più così brillanti come in passato e il quadro è completo. La situa- Il taglio dei rimborsi pubblici TAGLIO 291,5 300 zione, insomma, potrebbe essere ancora più difficile di quanto non appaia: circolano persino voci di qualche difficoltà nel pagamento degli affitti per i locali occupati dal partito di Berlusconi a palazzo Grazioli. La verità è che gli allarmi lanciati più volte dai tesorieri in questi ultimi due anni sono caduti quasi sempre nel vuoto. E quando si è deciso di tagliare, non si è tagliato abbastanza. Pochi mesi fa il Cavaliere ha inaugurato la nuova sede di Forza Italia nella centralissima piazza San Lorenzo in Gli apparati Negli anni d’oro gli esborsi erano cresciuti in modo abnorme, ma anche ora si bruciano risorse CONTRIBUTI 25% 289,8 250 190,9 200 182 Come diminuiranno i fondi ai partiti applicando i tagli del nuovo disegno di legge alla cifra di 91 milioni di euro prevista 50 0% dalle norme del 2012 75% 148 150 100 85,9 70,4 FINE 50% 98,7 DEI RIMBOR RIMBORSI* la riduzione dei contributi statali ai partiti politici approvata nel luglio del 2012 dal governo Monti 46,9 50 91 91 2012 2013 0 Zero 54,6 45,5 36,4 2014* 2015* 2016* 0 1994 994 1 1996 2000 2002 2004 Fondi dalle persone con tetto a 100 mila euro Sono previste detrazioni fiscali per le erogazioni liberali in denaro (da effettuarsi tramite bonifico) in favore dei partiti da parte delle persone fisiche. Il tetto è di 100 mila euro. Ma il vantaggio fiscale vale, per le persone fisiche come per le società, solo per la fascia fino a 30 mila euro ed è fissato non oltre una detrazione del 26%. Tutto questo ha un costo che viene spalmato in scaglioni di spesa: 27,4 milioni di euro nel 2015 e 15,65 milioni, a regime, a partire dal 2016 2006 2 2008 2010 2011 La destinazione volontaria di parte delle imposte Introdotto un meccanismo volontario di contribuzione che riconosce al contribuente la facoltà di destinare il 2 per mille dell’Irpef (Imposta sui redditi delle persone fisiche) in favore di un partito politico. Il meccanismo ricalca quello dell’8 per mille (Irpef destinata alle confessioni religiose) ma con una differenza: il 2 per mille «inoptato» (cioè quello di chi non sceglie un partito) rimane all’erario. Tutto questo costa 7,75 milioni per il 2014, 9,6 per il 2015, 27,7 per il 2016, 45,1 dal 2017 3 2017* 2017 2017 017* 01 Il sistema dei controlli e i premi per «virtuosi» La legge prevede standard minimi di democraticità interna, trasparenza e controllo sulle spese dei partiti. Per esempio, per quanto riguarda il finanziamento dei privati con il meccanismo del 2 per mille, è previsto un «premio» per i partiti virtuosi che rispettano una quota minima (40%) per le candidature di genere. Per i partiti, inoltre, è obbligatorio produrre una certificazione esterna dei bilanci (anche per le sedi locali dotate di autonomia amministrativa) Lucina, a Roma, celebrata dal Giornale di famiglia con un articolo nel quale si descrivevano ambienti sfarzosi, come «quello che è stato rinominato il Salone degli Specchi, 150 metri quadrati di stucchi, lampadari di cristallo, soffitti affrescati o a cassettoni d’epoca…». Passi che il costo di quei locali prestigiosissimi della «Roma ladrona», per dirla con i più virili esponenti del partito di Roberto Calderoli, che da ministro della Semplificazione li occupava senza un lamento, sia di «appena» un milioncino l’anno, contro i 2,8 milioni della sede precedente in via dell’Umiltà. La domanda è se quella somma, oggi, è compatibile con la nuova realtà finanziaria. Interrogativo più che legittimo, se per pagare stucchi e lampadari di cristallo Denis Verdini propone una piccola tassa di 50 euro l’anno a carico di ciascun militante. Ed è una domanda da girare anche al Pd, che paga per la sede di via del Nazareno, subaffittata dalla Margherita ormai defunta dell’ex tesoriere Luigi Lusi, qualcosa come 1,3 milioni l’anno. Il fatto è che il taglio dei finanziamenti pubblici non è stato preceduto, come invece doveva essere in tutti i partiti, da un serio piano di ridimensionamento degli esborsi cresciuti in modo abnorme negli anni della corsa all’oro. E non parliamo soltanto degli apparati, ma anche delle spese elettorali: che continuano a galoppare. Da un sistema politico che a distanza di 65 anni non è ancora stato in grado di dare applicazione all’articolo 49 della Costituzione, stabilendo i paletti entro cui i partiti possono e devono muoversi, è difficile però pretendere tanto. C’è solo da sperare che non finisca tutto in caciara, magari con qualche leggina ad hoc per salvare i bilanci in rosso. Un film, purtroppo, che abbiamo già visto. © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Politica e sindacato Le strategie L’intervista «La prima cosa fatta per i lavoratori da tanto tempo. È stato il grande errore di Letta: non si può dire che una cosa è importante e non realizzarla» Camusso e il successo del Pd alle urne: gli 80 euro hanno contato molto Il segretario Cgil: ora partito unico della sinistra con riferimento al lavoro di ALDO CAZZULLO Susanna Camusso, Renzi ha fatto la campagna elettorale anche contro la Rai e contro la Cgil. Perché, secondo lei? «Un po’ per la ricerca del voto moderato; anche se non è affatto vero che tutti i moderati siano contro il sindacato…». Ha detto proprio: «Chi vota Pd non vota Cgil». «Fin qui siamo a monsieur de La Palisse: un’ovvietà. È vero però che molti iscritti Cgil hanno votato Pd. Questa volta più di altre». Al Nord non hanno votato anche Lega? «Meno che in passato. L’avanzata nelle zone industriali in Lombardia e in Veneto è segno che gran parte del mondo del lavoro si è riconosciuto nel Pd. Dentro il voto europeo ci sono molte cose. Anche una nuova voglia di partito. Una voglia di partecipare che non si esaurisce nel voto». Cosa intende per «nuova voglia di partito»? «Io credo che sia il momento di pensare a un grande partito unico della sinistra che abbia come blocco sociale di riferimento il lavoro, al di là della distinzione tra ceto operaio e ceti medi che non ha più ragione di esistere. È il momento di chiudere la diaspora infinita dello 0,1%. A maggior ragione adesso che il centro, nonostante i vari tentativi di rifondarlo, non esiste più». Intende dire che il Pd deve fondersi con Sel? «Non sono certo io a dire ai leader politici cosa devono fare. Io penso che si possa superare la stagione in cui i partiti sono stati destrutturati, e aprirne un’altra. Non ha senso fare un partito che semplifica i messaggi e restare bizantini nelle differenze; e la diaspora della sinistra è molto bizantina. Penso a un partito meno liquido, più partecipato, che ricostruisca il legame con la società che negli ultimi anni si è indebolito. In questo senso l’esperienza della Cgil, casa comune della sinistra, potrebbe servire. Certo non perché pensiamo di fondare una corrente nel Pd: questo Renzi non lo deve temere, “Matteo stai sereno”. Ma perché siamo un’organizzazione non a legame debole». La fusione con Vendola Renzi la farebbe domani, l’ha anche già detto al Corriere. Ma perché dovrebbe volere un nuovo partito più strutturato, se ha già un partito del 40%? «Perché il 40% lo deve mantenere, e se possibile aumentare». Anche a spese di Grillo? «Sì. Il voto di Grillo ha componenti diverse. Ci sono voti profondamente di destra. Ma c’è anche un voto popolare che ha dichiarato la “non identità” e può essere recuperato dalla sinistra». Quanto hanno contato nel successo di Renzi gli 80 euro? «Molto. È la prima cosa fatta per i lavoratori da tanto tempo. Questo è stato il grande errore di Enrico Letta: non aver capito che non si può dire che una cosa è importante e poi non farla». Renzi ha fatto notare che nessun accordo sindacale ha ottenuto un simile aumento. «Sbaglia. Pure in questa stagione di crisi abbiamo ottenuto aumenti anche maggiori». Quali? «Per gli alimentaristi, per i chimici. Certo non per il pubblico impiego, in cui vige il blocco dei contratti». Squinzi ha ripetuto la necessità di decentrare la contrattazione, azienda per azienda. Ma a questo punto Confindustria e Cgil che ci stanno a fare? ❜❜ Ma il sindacato ha ottenuto aumenti anche maggiori, pubblico impiego escluso ❜❜ Gli statali dovrebbero essere trattati come i dipendenti del settore privato «Noi non siamo la Germania. Non ci reggiamo sulle grandi e medie aziende, ma sulle piccole. Confindustria sa che deve rappresentare anche loro. Se vigesse solo la contrattazione aziendale, se ne potrebbero avvalere mille aziende in tutto il Paese, forse neanche quelle». Renzi dice che i sindacati devono cambiare. Che rischiano di rappresentare solo i pensionati e i garantiti, non chi ha un lavoro precario, chi lo perde, chi non lo trova. Lei cosa risponde? «Certo che dobbiamo cambiare. Abbiamo appena fatto un congresso su questo. Ma — a parte che i pensionati hanno diritto di essere rappresentati e considerati, e Renzi l’ha capito visto che intende tagliare il cuneo fiscale anche a loro — i nostri delegati non sono in pensione; sono eletti sul luogo di lavoro. Anche noi vediamo crescere l’esercito dei non garantiti, degli esclusi. Ma è la forza dell’organizzazione e degli organizzati che ci potrà permettere di includerli». Renzi vi chiede anche di mettere online tutte le vostre spese. Ci state? «Ha idea di quante cose fa ogni giorno un’associazione da sei milioni di iscritti? Dagli striscioni ai camper del sindacato di strada per i migranti… Noi non siamo un’amministrazione pubblica. Indichiamo le grandi direttrici di spesa; difficile elencare quelle minute. Comunque sono andata a vedere: non lo fa neanche il Pd. Noi siamo più avanti. Il Pd dovrebbe prenderci a modello, non chiedere agli altri quello che, dopo averlo annunciato, non fa». Il governo intende impostare la riforma del lavoro sul contratto unico a tutela crescente. La convince? «Mi convince se sostituisce le altre forme contrattuali». Confindustria è contraria. «Perché vorrebbe il tempo determinato per tutti. Ma così l’azienda non investe sul lavoratore; e il lavoratore penserà a trovare un altro posto, anziché investire il proprio tempo e le proprie energie sull’azienda. L’idea del lavoratore che investe sull’azienda fa parte della cultura del Chi è Sindacalista Susanna Camusso, 58 anni, è alla guida la Cgil dal 2010 quando succede a Guglielmo Epifani. All’inizio di maggio è stata rieletta per un secondo mandato di quattro anni da segretario generale I rapporti con il Pd Il premier Matteo Renzi ha scelto di non andare all’ultimo congresso della Cgil a Rimini. Nella sua relazione Susanna Camusso aveva attaccato il governo: «L’autosufficienza dell’esecutivo è una distorsione della democrazia» sindacato italiano: dagli operai che facevano il “capolavoro” al delegato che doveva essere il miglior lavoratore del reparto». Con Landini a che punto è? «Nel congresso il documento di Landini ha preso il 12 e qualcosa per cento… A parte le battute, tutti siamo chiamati a cambiare: pure la Fiom. La stagione degli accordi separati è finita, lo sanno anche Cisl e Uil. Il primo appuntamento è il contratto dei meccanici. Per tutti c’è la sfida della dualità del mercato del lavoro tra garantiti e non. E anche il rinnovamento dei gruppi dirigenti del sindacato, che oggi sono monogenerazionali». E con Marchionne? «Dopo i primi segnali positivi, ora aspettiamo la ri-normalizzazione dei rapporti, ovvero che la Fiom sia chiamata al tavolo con gli altri sindacati. Vorremmo che Marchionne fosse meno avaro di informazioni. Siamo contenti che intenda tenere l’Alfa e rilanciarla. Attendiamo di sapere quali modelli si produrranno, in quale stabilimento, tra quanto tempo». Cosa pensa della riforma della pubblica amministrazione annunciata dal governo? «Sono convinta che la riforma sia una grande scommessa. Se ne sta discutendo molto; solo che si discute delle conseguenze, non del cambiamento. Si parla di tagli, non di come migliorare i servizi per i cittadini. Credo che la proposta del governo debba avere più coraggio. Occorre trasformare la pubblica amministrazione da back-office a front-office. Non è possibile dover compilare cinque bollettini per fare un versamento, o attendere anni la licenza per aprire un’attività. Si deve smontare una serie di centri di potere in cui la trasparenza si intorbidisce». Questo lo dicono anche i politici. «Ma in questa stagione la politica è tornata proprietaria dei rapporti di lavoro pubblici. L’apoteosi si è avuta con Brunetta. Così si rende il lavoratore pubblico vittima della ricerca del consenso politico». I «fannulloni» non li ha inventati Brunetta. Esistono. «Il luogo comune dice: “Non fanno, e sono troppi”. In realtà in molti posti, come certi ospedali, sono pochi e lavorano molto. Riorganizzare si può, non è un problema. Noi chiediamo di estendere il sistema contrattuale privato al sistema pubblico». Sta dicendo che per la Cgil gli statali dovrebbero essere trattati come i dipendenti del settore privato? «Sì, con le stesse regole, compresa la mobilità contrattata, compresi i premi di risultato. Si deve passare dalla legislazione perenne alla contrattazione. E si deve incidere sull’inefficienza della pubblica amministrazione e sulla complessità del sistema, che lo rende corruttibile». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Quirinale Inaugurato in occasione del 2 giugno sul sito della Presidenza della Repubblica un servizio per visite virtuali nella «casa degli italiani» Napolitano: ascoltare le proteste ma fermezza contro i violenti ROMA — Da oltre quattro secoli domina il colle del Quirinale: voluto dai Papi fin dal 1583, reggia della dinastia sabauda dal 1870, ospita la Presidenza della Repubblica italiana dal 1946. Da ieri quella che Giorgio Napolitano non si stanca di chiamare la «casa degli italiani» apre le sue stanze alle visite virtuali. Basta un computer, un tablet o un qualunque smartphone, per avventurarsi nel piano nobile del Palazzo, a cui si acced e d a l s i to d e l Q u i r i n a l e (www.quirinale.it). La schermata si apre su una pianta del Palazzo e offre due possibilità di navigazione: basta cliccare su una delle stanze per aprire una immagine ad alta definizione, realizzata cioè come se il visitatore si trovasse proprio nella sala. L’altra possibilità è quella di farsi guidare nel percorso. Il Palazzo è già visitabile di persona quasi tutte le domeniche dell’anno (l’anno scorso sono stati 150 mila i visitatori, 1 milione e 200 mila negli anni della Presidenza di Giorgio Napolitano), ora la maggioranza degli ambienti del palazzo sede della to a 360 gradi di ogni stanza si è arrivati ad usare anche 20.000 scatti. Tra le sorprese della visita, la possibilità di visioni inedite grazie a fotografie dedicate che si aprono cliccando su apposite frecce e che consentono di esaminare da vicino affreschi di Guido Reni e Pietro da Cortona fino a far scorgere tracce del so- Sul web Dal sito www.quirinale.it sarà possibile realizzare una visita virtuale del Palazzo (nella foto Epa il presidente Napolitano con il consigliere per la comunicazione Maurizio Caprara) Presidenza della Repubblica è a disposizione di cittadini di tutto il mondo, studenti e ricercatori o semplici curiosi. Nella visita virtuale i navigatori sono accompagnati dalle voci degli attori Francesco Pannofino e Isabella Ragonese che hanno offerto gratuitamente la loro collaborazione. Come è stato spiegato dal consigliere per la stampa e la comunicazione Maurizio Caprara e da Louis Godart consigliere per la conservazione del patrimonio artistico, il progetto è costato pochissimo: 800 euro per una macchina fotografica e 140 euro per l’acquisto del software. Nessuna consulenza, viene spiegato, e nessuno sponsor. Silvio Sbrana, responsabile dell’unità operativa sito Internet del Quirinale, ha spiegato che per realizzare la fo- zioni durante le consultazioni per la formazione dei governi, il Salone delle Feste utilizzato per le cerimonie di giuramento di presidenti del Consiglio, ministri e giudici della Corte Costituzione, la Sala degli Specchi e altri saloni di rappresentanza. Con una estensione di oltre centomila metri quadrati e 1.200 stanze, il Quirinale è la residenza di Capo di Stato più estesa al mondo. E non Equilibrio è un caso che Giorgio Napolitano abbia voluMessaggio ai prefetti per la to questa «apertura» in festa della Repubblica: di occasione della festa fronte al malessere sociale della Repubblica. Ieri, equilibrio e lungimiranza in un messaggio rivolto ai Prefetti proprio per questa ricorrenza, gno di Napoleone, che intende- ha ricordato come sono proprio va rendere il Quirinale la reggia loro «il fronte più esposto alle dell’Impero, e che nel 1812 fece sfide della quotidianità e a quelrealizzare nella Galleria di Ales- le manifestazioni di malessere» sandro VII delle pitture ispirate che vanno affrontate «con senso alle Metamorfosi di Ovidio. di responsabilità e lungimiranLa visita consente di raggiun- za, non disgiunte dalla necessagere e vedere da vicino la Loggia ria fermezza contro ogni forma d’Onore, conosciuta al grande di violenza, di illegalità e di prepubblico perché è il luogo dove varicazione». Paolo Fallai le delegazioni delle forze politi© RIPRODUZIONE RISERVATA che esprimono le loro valuta- Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 7 # Il governo Le scelte Per Renzi un «Consiglio del presidente» Il piano di Palazzo Chigi di un gruppo ristretto sul modello americano Il documento Quando Matteo faceva l’arbitro: era lento ma inflessibile ROMA — «Matteo Renzi? Fermezza impressionante, è uno che sa farsi rispettare. Atleticamente però è lento: e non ha cambio di passo». Il presidente del Consiglio quando arbitrava era così. Almeno stando al rapporto stilato su di lui da un commissario dell’Aia (Associazione italiana arbitri), che in quel pomeriggio del marzo 1994 non sapeva di essere chiamato a giudicare l’uomo destinato un giorno ad arrivare a Palazzo Chigi. Il commissario analizzò ogni caratteristica del futuro premier: «Ha ottima predisposizione all’attività intrapresa e ottimo carattere. Riesce ad instaurare un eccellente rapporto con calciatori e accompagnatori». L’Ansa è entrata in possesso del documento rimasto per 20 anni negli archivi della sezione Aia di Firenze, alla quale Renzi è stato iscritto dal 1990, quando aveva 17 anni, al 1995. «Il Matteo», come lo chiamavano sui campetti dei dilettanti, fu «osservato speciale» in provincia di Arezzo in una partita di seconda categoria del campionato regionale toscano. La gara finì 3-3, il futuro premier concesse due rigori sacrosanti, ma sbagliò nel valutare due interventi in gioco pericoloso. Fatto che tuttavia, annotò il commissario, «non inficia la prestazione». Che fu di alto livello, se si considera che venne sintetizzata in un «4» molto vicino al «5» massimo dei voti dell’epoca: «È un ragazzo pratico e intelligente — spiega il commissario ai suoi superiori — che sa farsi rispettare senza forzature. Tecnicamente è preparato, sul piano disciplinare e comportamentale va benissimo. Ha un ottimo carattere, poi. È un arbitro affidabile, può già salire di categoria: e dopo la dovuta esperienza può andare anche oltre». Effettivamente è andato molto oltre. © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Ieri, una giornata di pausa a Pontassieve (inframmezzata da molte telefonate di lavoro), in attesa di partecipare oggi a Trento al «Festival dell’Economia», dove verrà intervistato da Enrico Mentana, e dove potrebbe incontrare Sergio Marchionne. Sono molteplici i fronti su cui si muove in questi giorni Matteo Renzi. Internazionali e interni. Riguardo ai primi, l’altro ieri il premier ha avuto un delicato colloquio telefonico con Putin. Poi c’è la partita europea: su quel campo Renzi si gioca non solo il suo prestigio, ma anche quello dell’Italia. Il premier continua a dire che «prima vengono i programmi e poi i nomi». Ma poiché il suo interesse è quello di «cambiare la linea dell’austerity seguita finora dalla Ue», anzi per dirla tutta l’obiettivo, più che ambizioso, è quello «di tracciare noi le politiche europee», è chiaro che la sua attenzione è concentrata su quei posti chiave che consentiranno all’Italia di poter dire la sua quando si tratterà di stabilire le scelte economiche dell’Europa: «Perché ora la priorità deve essere la crescita e anche per questo stiamo preparando l’Agenda Italia per la Ue». Ed è per questa ragione che sono destinate inevitabilmente a tramontare candidature come quelle di Massimo D’Alema ed Enrico Letta. Per il secondo, sempre che sia interessato, potrebbe piuttosto esserci un altro ruolo, magari quello, riservato spesso agli ex premier (tant’è vero che oggi è occupato dall’ex primo ministro belga Van Rompuy) di presidente del Consiglio europeo. Per un posto chiave, che sia uno snodo delle politiche della Ue, serve infatti una personalità non solo autorevole ma di assoluta fiducia del presidente del Consiglio. Perciò hanno preso a circolare negli ultimissimi giorni due nomi: quello del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e di Lorenzo Bini Smaghi, fiorentino come il presidente del Consiglio e in buoni rapporti con lui. Ma la partita europea sarà comunque lunga e lunghe saranno le trattative tra i Paesi della Ue prima di arrivare a definire tutte le caselle della Commissione. Sono molti i problemi anche sul fronte interno, anche se indubbiamente la vittoria senza precedenti del Pd targato Matteo Renzi dà al presidente del Consiglio una forza contrattuale notevole rispetto agli alleati e ai compagni di partito. Il che, per uno che ama dire di sé «io sono un leader non un follower» è senz’altro una spinta in più per «andare avanti senza fermarsi perché il nostro dovere è inno- «No ai privilegi» «La gente starà con noi perché non si possono continuare a difendere sprechi e privilegi» L’incontro Oggi Renzi sarà a Trento per il Festival dell’Economia e potrebbe incontrare Marchionne vare». E quindi il mantra dell’inquilino di palazzo Chigi resta sempre lo stesso: «Riforme, riforme e ancora riforme». Quella di palazzo Madama sembrerebbe essere arrivata a un buon punto, dopo la mediazione trovata sul modello francese per l’elezione del nuovo Senato federale. Ma le divisioni e le fibrillazioni dentro Forza Italia preoccupano i renziani, benché Denis Verdini continui a rassicurare che alla fine Berlusconi «non si sottrarrà al patto». C’è poi l’emergenza lavoro, che Renzi ha posto tra le priorità della sua agenda, la riforma della PA, la riforma del processo civile che abbatta tempi e costi per i cittadini e l’amministrazione, e chi più ne ha più ne metta. Non ultimo il problema della Rai che ha indetto uno sciopero contro il premier. Ma questa è la questione che preoccupa meno Renzi: «La gente starà con noi perché non si possono continuare a difendere sacche di privilegi e di sprechi: ognuno deve fare la propria parte». Dunque, una lunga lista di complessi e delicati problemi. E Renzi, nonostante sia sempre lui a prendere le decisioni definitive, a escogitare le uscite che spiazzano, le mosse a sorpresa, per ovvi motivi, non può sempre riuscire a fare tutto da solo. Perciò a palazzo Chigi stanno pensando di costituire, sul modello degli Stati uniti un «Consiglio del presidente», una sorta di «task force» che rappresenti la vera cabina di regia del governo. Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA Stati Uniti Salute e crescita Obama prepara la svolta verde Energia pulita e meno inquinamento per rafforzare la crescita economica e tutelare la salute. Il presidente americano, Barack Obama (nella foto Reuters con l’ex presidente di UBS Robert Wolf mentre lasciano la Casa Bianca per una partita di golf), spiega nel discorso del sabato la sua «rivoluzione verde» in vista di domani, quando dovrebbe annunciare nuove regole stringenti per ridurre del 20% le emissioni di gas serra delle centrali elettriche a carbone, costringendo l’industria a pagare per le emissioni create. Una svolta che potrebbe diventare uno dei momenti decisivi per la sua presidenza e che rappresenta l’azione più forte mai decisa dalla Casa Bianca per affrontare il cambiamento climatico. «Un’economia basata sull’energia pulita può essere un motore di crescita per i prossimi decenni» ha detto Obama nel suo messaggio settimanale agli americani, ammettendo che i cambiamenti non avverranno da un giorno all’altro ma richiederanno «scelte difficili». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Il portavoce di «Articolo 21»: la riforma del servizio pubblico deve essere una assoluta priorità dell’esecutivo Giulietti: è il momento di rivoluzionare la Rai Il giornalista: non concordo con le modalità ma i tagli sono un’occasione per cambiare ROMA — È certamente una coincidenza, ma il taglio di 150 milioni di euro, contro cui è pronta una protesta senza precedenti di tutta la Rai (unita come nemmeno ai tempi dell’editto bulgaro di Berlusconi), è contemplato nell’articolo 21 del Decreto Irpef. E l’articolo 21 è quello della Costituzione che garantisce la libertà di espressione e anche il nome dell’associazione giornalistica di cui è stato padre fondatore ed è portavoce Giuseppe Giulietti, ex parlamentare e storico giornalista della Rai. Ebbene, quella di Giulietti è una voce fuori del coro. Per Giulietti, infatti, Renzi deve «prendere il problema dalla coda» e trasformare il caso dei tagli «nell’occasione di un vero e proprio ribaltamento, di più, di soqquadro del piccolo mondo antico della Rai». Non che la spending review sia in sé da accettare tout court, «non concordo — dice — con le modalità di intervento: si tratta del canone già pagato, di risorse già finalizzate, si rischiano censure di illegittimità e poi Renzi ha messo in campo solo il canone e non la lotta all’evasione del canone, ma detto tutto questo, ben venga il fatto che Renzi prenda il problema dalla coda e che colga l’attimo». Il che concretamente significa che «il premier deve mettere in cantiere con assoluta priorità la riforma del servizio pubblico Rai e direi, insieme con esso, dell’intero sistema mediatico ed editoriale: Giuseppe Giulietti è stato tra i fondatori di Articolo 21, di cui è portavoce deve farlo adesso che inizia il semestre italiano di presidenza Ue. La Convenzione Stato-Rai scadrà nel 2016, sarebbe meglio ridefinirla subito già nel 2014». Per spiegare che questa dovrebbe essere «un’assoluta priorità» dell’esecutivo, Giulietti ricorda che «sono vent’anni che la Commissione europea, il Parlamento europeo e le agenzie indipendenti, come Reporter sans Frontieres e Freedom House, mettono a nudo il disastro della radiotelevisione pubblica e dell’informazione italiana e ci assegnano un posto vergognoso nelle classifiche I sindacati in agitazione contro le misure Convocata per l’11 giugno la protesta unitaria La vicenda Lo scontro a «Ballarò» sulla spending review 1 Il 13 maggio, ospite di Ballarò, Matteo Renzi si scontra con il conduttore, Giovanni Floris, che parla di un possibile indebolimento della Rai a causa dei tagli richiesti (150 milioni): «Anche la Rai partecipi ai sacrifici», spiega il premier 2 I sindacati della tv pubblica protestano immediatamente contro le parole del premier che aveva parlato della vendita di RaiWay e del taglio degli sprechi nelle sedi regionali e annunciano mobilitazioni 3 L’agitazione dei dipendenti Rai è stata indetta per l’11 giugno da tutte le sigle sindacali: è prevista una manifestazione, i telegiornali andranno in onda in forma ridotta, alcuni programmi potrebbero non essere trasmessi sulla libertà di stampa». In pratica che cosa dovrebbe fare Renzi? «Si tratta di risolvere una volta per tutte il problema del conflitto d’interessi; di mettere mano ad un rigoroso sistema antitrust e di Autorità di garanzia; di procedere al cambiamento della governance dell’azienda, cioè del presidente e del consiglio di amministrazione, in modo da liberare la Rai da un vincolo politico troppo stretto e soffocante». Solo in questo modo la riduzione delle risorse potrà innescare un processo virtuoso sotto il profilo economico «con un vero piano di autonomia dal punto di vista editoriale e produttivo».Il riferimento inevitabile è al taglio delle sedi regionali , ma anche alla riduzione delle testate e dei canali digitali. «La domanda oggi è sempre la stessa: chi si tocca? Chi si danneggia?». Rompere «l’intreccio con la politica che rimane tale e quale a quello che era stato previsto per la Rai negli anni Settanta, cioè ere geologiche fa, permetterebbe ad un amministratore delegato libero di agire per tre o cinque anni di fare tutto quello che è necessario per l’azienda». M.Antonietta Calabrò © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 italia: 51575551575557 Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 9 Primo Piano italia: 51575551575557 Dopo il voto I partiti MILANO — Trattative con il coltello tra i denti e a colpi di post sul web. Mentre sulla Rete parlamentari e attivisti si dividono sull’eventualità di una alleanza a Strasburgo con Nigel Farage, Beppe Grillo parte al contrattacco: difende il leader dell’Ukip e attacca i Verdi sul suo blog. Il leader cita alcune dichiarazioni di Monica Frassoni, presidente del partito Verde Europeo, rilasciate durante la campagna elettorale. Frasi come «Grillo autocratico e senza soluzioni» o «la nostra idea di Europa è di apertura, di felicità, libertà [...] L’esatto contrario della prospettiva lugubre e violenta che si può ritrovare nelle urla di Grillo». Frasi che portano alla replica dei Verdi, affidata a una nota dei co-portavoce Angelo Bonelli e Luana Zanella. «Dispiaciuti dall’incomprensibile attacco che Grillo ha rivolto ai Verdi ed in particolare a Monica Fras- rica e ridisegnando, quindi, anche la distribuzione dei deputati nelle varie commissioni. Un ruolo che infastidirebbe chi nella formazione ha un ruolo predominante. Voci, solo voci. In realtà gli intermediari sono al lavoro. Un filo lento da tessere. Grillo — che sul blog ha attaccato anche Vauro — è ancora a Marina di Bibbona, attende e scherza in spiaggia con un operatore tv. A Roma il gruppo parlamentare riflette e si divide. Da un lato l’analisi della sconfitta (e le eventuali conseguenze della diffusione del documento realizzato dallo staff di Montecitorio), dall’altro il dibattito interno sull’alleanza con l’Ukip, che ieri ha ricevuto il plauso di Luigi Di Maio. «Credo che Farage sia un uomo lungimirante rispetto a tanti altri», ha detto il vicepresidente della Camera. E ha svelato un retroscena: «Siamo stati contattati da Farage lunedì mattina ha affermato - lui che sarà il futuro primo ministro inglese e noi stiamo facendo già adesso una interlocuzione per formare un gruppo parlamentare con lui». A parlare ieri anche il presidente della Vigilanza Rai, Roberto Fico,che ha preso posizione sul caso dei tagli alla tv pubblica. «Penso che il ricorso allo strumento dello sciopero da parte dei dipendenti della Rai sia assolutamente legitti- La replica Il leader attende una chiamata. I portavoce dei Verdi: dispiaciuti dell’attacco, ma disposti a incontrarlo La protesta Rai Fico sposa la protesta della tv pubblica contro i tagli: potremmo andare in piazza anche noi soni — si legge —. Ribadiamo, come già ampiamente spiegato nei giorni scorsi, che esiste la disponibilità ad incontrare il Movimento Cinque Stelle se sarà espressa questa volontà da parte loro». Al di là dei battibecchi online, ai vertici del Movimento si avverte la sensazione di un matrimonio osteggiato da una parte della base (quello con Farage) e di un matrimonio che sembra complesso da realizzare (quello con i Verdi). «Se sono davvero interessati che chiamino Grillo», è la risposta che i Cinque Stelle ripetono. Il leader — sostengono fonti — sarebbe pronto a incontrare emissari verdi, ad ascoltare eventuali proposte. Secondo indiscrezioni pentastellate, dietro il tira e molla con il gruppo di Monica Frassoni ci sarebbe anche qualche malumore per il ruolo che i Cinque Stelle andrebbero a ricoprire dentro alla compagine, diventando la prima forza nume- mo nel metodo e che sia assolutamente motivato nel merito, indetto su una questione che non è di poco conto», ha detto il deputato pentastellato. E ha aggiunto: «Potrebbe anche essere che qualche nostro deputato partecipi alla manifestazione, per ora non abbiamo pensato ad una eventuale rappresentanza ufficiale». Deputati e senatori saranno impegnati in settimana, invece, nella riunione congiunta post-voto. Sul fronte degli espulsi e dei fuoriusciti, invece, spunta l’ipotesi di un vertice a Roma il prossimo 9 giugno. Un gruppo di ex emiliani, intanto, si sarebbe già incontrato a Bologna nei giorni scorsi: obiettivo preparare la corsa alle Comunali e sfidare il Movimento nella città che più di ogni altra è il simbolo delle spaccature interne tra i Cinque Stelle. Cinque Stelle, trattative continue Grillo duro ma non chiude ai Verdi L’ex comico difende ancora Farage. Sul blog attacchi a Vauro Flores d’Arcais «E adesso riconoscano gli errori» ROMA — Nonostante i litigi registrati a più riprese negli ultimi mesi, Paolo Flores d’Arcais rilancia un appello all’M5S di Beppe Grillo. Il Movimento potrebbe avere ancora un grande futuro, ma a una sola condizione: se fosse in grado di riconoscere tutti i propri sbagli, tanto più che costituiscono «un tradimento» per incoerenza dei valori originariamente proclamati. Altrimenti si assisterà inevitabilmente alla «diaspora» dei suoi militanti. È ciò che si legge nell’ultimo numero di Micromega: «Mi permetto di suggerire un gesto, che darebbe le ali alla svolta e alla riconquista del consenso: Grillo e Casaleggio, riconoscendo la cantonata (per usare un eufemismo) delle epurazioni, con un pizzico di cenere sul capo, rivolgano un invito solenne a tutti gli espulsi e fuoriusciti perché rientrino nel movimento, a maggior ragione ora che si sono costituiti in gruppo autonomo. E se il coraggio non lo troveranno i due leader massimi, lo trovino i Il caso gruppi parlamentari, Il precedente dimostrando Paolo Flores così autonomia d’Arcais aveva di iniziativa e detto in una capacità di intervista al imparare dagli Corriere nel errori, anziché novembre 2012 in essi che «votare per perseverare». Grillo alle elezioni Secondo Flores è la scelta più d’Arcais razionale». Come «quella del lui, molti M5S è una intellettuali di sconfitta, ma centrosinistra assai avevano contenuta, guardato con questo dicono i simpatia al numeri. Che a Movimento, da botta calda sia Rodotà a stata vissuta Zagrebelsky come una disfatta sottolinea il dominio dell’ideologia/psicosi autoreferenziale, che ragiona in termini di “solo noi” e immagina di poter vincere prima o poi col 51%, roba da camicia di forza». Sul M5S incombono quindi due urgenze, che vanno insieme: «liberarsi radicalmente dalla logica (che in realtà è una sindrome) della autoreferenzialità, interiorizzare l’ineluttabilità che si farà politica solo con le alleanze (neanche De Gasperi, e una Dc con guerra fredda e sostegno di Presidenti Usa e papa Pacelli, ha mai potuto avvicinare il 51%). Altrimenti inizierà la diaspora». Ma appaiono ormai da tempo distanti dalle posizioni del M5S anche i professori che pure furono candidati dalla Rete del movimento alla Presidenza della Repubblica, come Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky. Anche se gli stessi Grillo e Casaleggio appena tre mesi fa decisero di firmare l’appello di costituzionalisti e intellettuali contro le riforme targate Matteo Renzi. © RIPRODUZIONE RISERVATA In spiaggia Beppe Grillo scherza con un operatore tv dopo una corsa sulla spiaggia di Marina di Bibbona. Il leader 5 Stelle si sta godendo qualche giorno di relax dopo il tour elettorale (Ansa) Emanuele Buzzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Il retroscena Gli europarlamentari del Movimento tra pochi giorni in Belgio con il team della comunicazione Insieme in albergo a Bruxelles per fare squadra MILANO — È partito il conto alla rovescia. Tra sette, massimo dieci giorni la pattuglia di eurodeputati Cinque Stelle sbarcherà a Bruxelles, in largo anticipo rispetto alla prima convocazione del nuovo Parlamento, prevista a inizio luglio. Il gruppo volerà in Belgio anzitempo per svolgere le pratiche burocratiche e cercare casa. E non solo. Sarà un periodo — almeno nelle intenzioni — di affiatamento e di studio dei meccanismi. «La macchina del Parlamento va ancora conosciuta», dicono i pentastellati. I neoeletti vivranno insieme le prime settimane della loro avventura politica in una struttura, probabilmente un hotel, per avere modo di conoscersi meglio da vicino e creare uno spirito di squadra. Con loro il team della Comunicazione. Secondo fonti vicine al Movimento, infatti, sarebbero già stati selezionati quasi tutti i comunicatori («un gruppo preparato, capace di lavorare sotto pressione, con esperienza in Europa», sostengono le indiscre- zioni). La scelta dei componenti, come prevede il codice di comportamento degli eurodeputati, è stata «definita da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio». Tra lo staff, i diciassette europarlamentari sceglieranno i loro assistenti. Anche in Europa i Cinque Stelle cercheranno di far valere i loro meccanismi di rotazione: avrebbero già manifestato a Nigel Fa- rage (e lo faranno anche con altri eventuali interlocutori)la volontà di cambiare trimestralmente il «rappresentante della delegazione italiana». In caso di presidenza dell’eurogruppo (la carica dura metà mandato), si studieranno altre soluzioni. Ma con quanto accade a Roma questo sarà probabilmente l’unico punto di contatto. Regole A Bruxelles niente regole su retribuzioni e diaria a differenza di quanto succede a Roma Brevetti E due attivisti registrano un clone del simbolo La domanda è del 14 maggio scorso. La richiesta presentata all’Ufficio italiano Marchi e brevetti «consiste nelle parole di seguito descritte, numero compreso, “movimento 5 stelle”». Un clone — o quasi — del logo dei Cinque Stelle di proprietà di Beppe Grillo. Stesse parole, ma nessun orpello grafico come le stelle nel simbolo o la v maiuscola. Curiosità nella curiosità è data dai «richiedenti». Che sono Fernando Bruno e Daniele Cultrera, due attivisti lombardi pentastellati. Bruno ha preso parte anche alle graticole 2012 per la selezione dei candidati alle liste regionali. Cultrera, invece, posta foto di banchetti. E sul profilo del meet-up di cui fa parte scrive: «Cerchiamo di aiutarci a vicenda, rendendoci disponibili con il nostro tempo e competenze». A quanto si apprende, Grillo sarebbe stato informato dell’iniziativa e gli sarebbe stata fornita la documentazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Diversi in tutto i Cinque Stelle europei. Più tattici, più politici. I pentastellati a Bruxelles vogliono fare sentire la loro voce. C’è chi ipotizza un toto-nomi delle commissioni che saranno il vero obiettivo del Movimento: bilancio, commercio, industria. Nessuna iniziativa stile «Restitution day» in vista — dato anche il numero ridotto della pattuglia e l’eventuale importo in proporzione —: se ci saranno delle somme da devolvere, saranno su base volontaria. Non si ripeterà neppure il caso-diaria, che a Roma aveva dato vita a un lungo dibattito interno. Il trattamento economico, per gli eurodeputati, non prevede vincoli su nessuna voce (retribuzione, indennità di soggiorno e per spese). Anzi, c’è un solo obbligo: ognuno dovrà destinare mille euro ogni mese al gruppo comunicazione. Lo «sbarco» europeo si preannuncia come l’inizio di una nuova fase. E.Bu. © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Esteri La disputa per le isole e le acque territoriali Usa e Giappone mettono in guardia la Cina: basta prepotenze DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO — Il forum si chiama Dialogo Shangri-La. Ma c’è poco di pacifico nei discorsi dei ministri che partecipano alla riunione di Singapore sulla difesa del Sudest asiatico. Il premier giapponese Shinzo Abe è venuto a dire che Tokyo è pronta a garantire appoggio ai Paesi dell’area che sentono la pressione crescente della Cina. Correggendo la sua costituzione pacifista, il Giappone promette di «im- pegnarsi per la sicurezza dei mari e dei cieli, mantenendo la libertà di navigazione e di volo», ha detto Abe. I fronti aperti dalla Cina sono molti: da quello per le isole Senkaku/Diaoyu contese con i giapponesi, alle Paracel e alle Spratly intorno alle quali la Marina di Pechino si confronta con Vietnam e Filippine. Tokyo ha già offerto di vendere mezzi navali ai due Paesi e anche all’Indonesia e ora parla di sostegno armato. Si è fatto sentire anche il capo del Pentagono Chuck Hagel: di fronte alle «intimidazioni destabilizzanti» della Cina gli Stati Uniti «non guarderanno dall’altra parte», ha detto. Parole forti per una crisi che si allarga. Pechino ha risposto con un Tienanmen 1989 Riunione A Singapore vertice per la sicurezza nel Sudest asiatico. Pechino: «Tokyo militarista» editoriale della sua agenzia ufficiale, la Xinhua: «Abe si nasconde dietro la legge internazionale per far avanzare furtivamente il suo progetto di un Giappone militarista». Le ambizioni e i sogni nazionalisti del leader giapponese sono note. Ma l’interrogativo è sul gioco della Cina: negli ultimi mesi ha costituito una «zona di identificazione aerea» che lambisce le coste giapponesi e sudcoreane; ha spinto una piattaforma petrolifera a ridosso delle acque del Vietnam; sta co- 1989 Gabbia dorata e 100mila spie per «cancellare» Tienanmen Il governo si prepara all’anniversario da dimenticare PECHINO — Il primo a finire agli arresti è stato Hu Jia, attivista che fa campagna per i malati di Aids. Gli agenti sono andati a casa sua a febbraio e gli hanno spiegato che questo è «un anno molto delicato». Questo è il venticinquesimo anniversario del massacro sulla Tienanmen; ma i poliziotti non hanno citato né la piazza né la data, il 4 giugno 1989, perché in Cina sono parole proibite. Dopo Hu sono finiti in carcere altre decine di dissidenti e avvocati dei diritti civili, qualche artista, un poeta, esponenti della comunità gay e buddisti. Poi, all’inizio di maggio, la piazza cuore del potere e della storia è stata circondata da una nuova barriera rinforzata e dorata. Sono i preparativi del governo per la ricorrenza innominabile. Pechino sembra sospesa, stordita dal caldo asfissiante fuori stagione (42 gradi di massima) e sorpresa dall’enorme spiegamento di forze. L’ultimo segno di quasi serenità è all’angolo di Wangfujing, il viale commerciale distante un chilometro dalla Tienanmen: un bambino saltava felice in una pozzanghera e un netturbino aspettava paziente che finisse di giocare prima di spazzare via l’acqua. Ma a dieci metri c’erano tre soldati con elmetto, pistola nella fondina e mitra imbracciato che scrutavano inespressivi. Procedendo verso la piazza, furgoni e auto della polizia, agenti in postazione, dissuasori metallici agli incroci. E poi le barriere dorate, imbullonate sul mar- G. Sant. Alleati Chuck Hagel con Shinzo Abe @guidosant © RIPRODUZIONE RISERVATA Tienanmen 2014 Pechino 25 anni dopo la rivolta, piazza transennata e «informatori» ovunque DAL NOSTRO CORRISPONDENTE struendo una base tra gli scogli rivendicati dalle Filippine. Mosse sbagliate o calcolo? Con la sfida a Paesi più deboli come Filippine e Vietnam, gli analisti americani pensano che Pechino voglia indebolire la posizione di Washington: Obama rischierebbe uno scontro per le Paracel o le Spratly? Ma ora nel grande gioco è entrato il Giappone. ciapiedi. Sul web i pechinesi di spirito l e h a n n o d ef i n i te d e g n e d i u n «tuhao», la parola che identifica i cafoni arricchiti dell’economia di mercato amanti dei gioielli d’oro. Forse al regime fa piacere che invece di parlare dell’anniversario di sangue la gente banalizzi. Le autorità dicono che la gabbia dorata è a prova di auto, per evitare nuovi attacchi come quello uiguro di mesi fa. Ufficialmente sono solo precauzioni anti-terrorismo anche le pattuglie armate che attraversano la capitale. In parte è vero, perché dopo gli ultimi attentati sanguinosi nel lontano Xinjiang il governo teme che il terrorismo di matrice etnica e islamica colpisca anche qui: nelle stazioni della metropolitana da qualche giorno si passano al metal detector i pendolari, Carcere preventivo A partire da febbraio le autorità cinesi hanno messo agli arresti dissidenti, avvocati dei diritti civili, artisti e poeti Venticinque centesimi I «volontari» che raccolgono informazioni sui «sospetti terroristi» saranno pagati due yuan al giorno (25 centesimi) causando code bibliche. Ieri i giornali di Pechino hanno annunciato che le autorità hanno mobilitato centomila cittadini per raccogliere informazioni. Dicono che è per proteggere la città dai terroristi: li pagano due yuan (25 centesimi) a soffiata. I più efficienti, quelli capaci di riferire tre sospetti al giorno, riceveranno a fine mese 200 yuan (25 euro, una bella cifra). Questi informatori volontari sono stati reclutati tra gli assistenti ai bagni pubblici, gli ambulanti, i portieri dei palazzi, gli edicolanti. Anche questo non è inedito a Pechino: circa 850 mila pensionati si prestano volentieri a controllare i loro quartieri. Ma con il pensiero alla Tienanmen il nuovo esercito popolare di spie ausiliarie accresce l’ansia. Diversi uffici di agenzie e giornali internazionali hanno ricevuto il consiglio di stare alla larga dalla piazza. A quattro, cinque chilometri dalla Tienanmen, il vialone Chang’an (Pace duratura) prende il nome di Fuxingmen: qui nella notte del 3 giugno 1989 passarono i camion con i soldati e i carri armati ai quali era stato ordinato di schiacciare i «contro-rivoluzionari», gli studenti che da aprile occupavano la piazza del potere chiedendo riforme democratiche. Sul Fuxingmen, sotto il viadotto di Muxidi, i ragazzi cercarono di fermarli; i soldati spararono, anche i palazzi furono colpiti. Il punto dove si combattè più duramente è di fronte al Blocco 27, una serie di casermoni di abitazione. I fori non ci sono più, naturalmente. Seduti su 2014 1989 2014 Ieri e oggi Studenti a Tienanmen a maggio 1989 e la piazza oggi. A sinistra, dall’alto, carri armati sul viale Chang’an e il viale oggi; soldati davanti al Parlamento e lo stesso luogo 25 anni dopo sgabelli, davanti ai portoni, sei civili con il bracciale rosso dei volontari per la sicurezza. Girando sul retro e schivando un paio di poliziotti abbiamo avvicinato alcune coppie di anziani. «Certo che abito qui, da un sacco di tempo». Che cosa ricordate... «Non c’è niente da ricordare». Uno solo, mentre si allontanava con la compagna che gli chiedeva le ha sussurrato: «Sai, qui sparavano, ma è stato molto tempo fa». Il partito comunista ha imposto una sorta di amnesia collettiva. Louisa Lim, autrice della «Repubblica popolare dell’amnesia» ha cercato di fare un sondaggio tra gli universitari, mostrando la celebre foto del ragazzo davanti ai tank: su 100 solo 15 l’hanno riconosciuta come l’immagine simbolo della Tienanmen. Molti dicono che è tutta un’invenzione degli americani; altri che «se davvero qualcosa è successo è stato provocato dalla Cia». Un tassista chiacchierone assicura che lui era militare a quei tempi e che i soldati hanno «solo sparato a terra o in aria, se qualcuno è stato ferito sono stati di sicuro colpi di rimbalzo». E poi ci sono anche personaggi importanti, come il geniale Jack Ma di Alibaba, che hanno detto: «Quell’incidente? Una decisione crudele, ma corretta». Gli arresti preventivi, le intimidazioni, la censura che cancella dal web cinese la data 4 giugno 1989 (aggirata da qualche ardimentoso con definizioni tipo «35 maggio» e «ultimo anno degli 80»), hanno fatto cadere l’ultima illusione di riforma politica, 25 anni dopo. Dagli arresti domiciliari Hu Jia si fa sentire: «Dicono che è primavera a Pechino, ma è sempre inverno». Guido Santevecchi @guidosant © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Esteri 11 italia: 51575551575557 Cariche e lacrimogeni. Ferito fotoreporter italiano Il premier Recep Tayyip Erdogan, ieri pomeriggio, aveva messo le cose in chiaro: «Se andrete a Gezi Park le forze di sicurezza hanno ricevuto istruzione di stroncare le proteste e faranno ciò che devono dalla A alla Z». Sin dalla mattina piazza Taksim, da dove il 28 maggio 2013 era partita la rivolta per difendere i 600 alberi del parco di Istanbul, era stata chiusa. Il governo turco sembrava ben deciso ad evitare che «i ragazzi» rioccupassero l’area con le loro tende, i cartelli ironici, i mercatini, le librerie e le tante manifestazioni, anche di festa, come era accaduto un anno fa quando milioni di persone in tutto il Paese erano scesi in piazza per chiedere le dimissioni del premier, accusato di reprimere la libertà di espressione. Ieri Istanbul era una città blindata. Nel pomeriggio Solidarietà a Taksim, la piattaforma che riunisce tutti i gruppi della rivolta, aveva indetto una manifestazione per ricordare le nove persone morte a causa degli scontri nel maggio/giugno 2013 (l’ultima qualche giorno fa dopo 159 giorni di coma) e le migliaia di feriti. Per l’occasione erano stati mobilitati 25 mila agenti, venuti anche da altre città. Molti poliziotti si aggiravano in borghese per le strade adiacenti alla piazza, considerata un simbolo della laicità dello Stato, pronti a fermare chiunque, persino i giornalisti. Il corrispondente della Cnn, Ian Watson, è stato arrestato dagli agenti nel corso di una diretta tv e costretto ad inginocchiarsi a terra co- me un criminale. Nel pomeriggio erano stati bloccati i traghetti che fanno la spola tra la parte asiatica e quella europea. Ma i contestatori non si sono persi d’animo. Alle sette di sera hanno provato a percorrere viale Istiklal, la strada dello shopping che porta a Taksim. Come un anno fa le donne si sono affacciate alle finestre e hanno fatto risuonare le pentole in di- Nel 2013 L’inizio Il 28 maggio 2013 alcuni ambientalisti occupano a Istanbul il parco Gezi per evitarne la distruzione. Dura repressione della polizia, le proteste anti-governo portano tra i 3 e i 7 milioni in piazza in tutto il Paese L’annuncio di Abbas Lunedì il governo palestinese di unità tra Hamas e Fatah RAMALLAH — Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha dichiarato che lunedì annuncerà l’attesa formazione di un governo di unità nazionale sostenuto da Hamas e Fatah. Il nuovo esecutivo dovrebbe mettere fine alla scissione iniziata nel 2007 tra il gruppo islamico Hamas che governa Gaza, considerato terroristico da Israele e dall’Occidente, e il partito di Abbas che controlla la Cisgiordania. Il governo, sulla cui formazione i colloqui sono iniziati in aprile dopo il blocco dei negoziati di pace con Israele, sarà formato da «tecnocrati e indipendenti», ha detto Abbas aggiungendo che il governo israeliano ha già annunciato che «prenderà subito misure punitive» contro la nuova alleanza. Il bilancio L’uso di idranti e lacrimogeni contro i manifestanti ha causato tra i 9 e i 16 morti e oltre 8 mila feriti. Durante le proteste, culminate con lo sgombero del parco Gezi la notte del 15 giugno, sono state arrestate 3 mila persone (sopra, feriti a Istanbul, Reuters) L'analisi L’IPOTESI JUNCKER SE CAMERON ADESSO MINACCIA L’ADDIO ALL’EUROPA di PAOLO LEPRI «Y versi quartieri della città. Centinaia di ragazzi si sono seduti a terra con i libri in mano nei dintorni di Taksim imitando la protesta di un anno fa dell’uomo in piedi, il coreografo Gerdem Gunduz. E, come da copione, sono entrati in azione i Toma, i temibili mezzi blindati dotati di idranti. La polizia ha caricato a Besiktas, Kadikoy, Cihangir e nel quartiere alevita di Gazi. Gli agenti hanno usato gas lacrimogeni e pallottole di gomma anche ad Ankara e ad Adana. Nella capitale è stato colpito all’addome da un candelotto un fotoreporter italiano. Tantissimi i ragazzi accasciati al suolo con problemi respiratori. E’ difficile però pensare che la protesta possa riaccendersi come un anno fa. Nonostante le contestazioni, la tentata chiusura dei social network e lo scandalo sulla corruzione l’Akp, il partito filoislamico al governo da più di dieci anni, appare ancora saldamente al potere. Lo scorso 30 marzo ha vinto ampiamente le elezioni amministrative e Erdogan dovrebbe annunciare la sua candidatura alla presidenza nelle prossime settimane. All’estero, però, l’immagine della Turchia sembra irrimediabilmente compromessa: «Come fate a dormire la notte?» ha chiesto ieri un professore di Harvard al presidente Abullah Gül in visita a Cambridge negli Usa. es Juncker, no party», sembra mormorare da giorni, come in un martellante spot televisivo, il primo ministro britannico David Cameron, travolto in casa propria dall’onda anti-europea del sempre più famoso Nigel Farage. Lo ha detto a molti capi di governo, tra cui Angela Merkel, secondo Der Spiegel, durante il vertice svoltosi martedì scorso. La tesi dell’ex studente di Eton è chiara: scegliere il candidato del Ppe alla guida della Commissione europea (già presidente dell’eurogruppo e grande navigatore dei mari comunitari) avrebbe un effetto così destabilizzante per il governo di Londra che sarebbe necessario anticipare il referendum sulla permanenza nell’Ue. Andando certamente incontro, ha aggiunto, ad un risultato negativo. «Un personaggio degli anni Ottanta non può risolvere i problemi dei cinque prossimi anni», sono state le parole di Cameron. Downing Street non ha commentato. «E troppo presto — ha dichiarato un portavoce — per dare giudizi sui potenziali candidati». Potenziali, certamente. L’unico piccolo particolare è che questa volta gli elettori sono stati chiamati anche a votare per il futuro numero uno dell’esecutivo di Bruxelles, che viene indicato dai governi ma nominato dal Parlamento. Juncker ha vinto. Trovare un nome diverso sarebbe una sconfitta per tutti. E non è solo il filosofo Jürgen Habermas a pensarlo. Queste cose Angela Merkel le sa bene. E’ stata accusata dagli alleati socialdemocratici di nascondersi dietro a Cameron, esibendo solo un tiepido Le parole alla Merkel sostegno per l’arrivo Il leader di Londra ha detto: di Juncker sulla poltrona di José la scelta del candidato Manuel Barroso. popolare anticiperebbe Venerdì si è smarcata, assicurando di stare il referendum sull’Ue, i no lavorando in quella vincerebbero direzione. I dubbi restano e i problemi sono molti, aumentati dal fatto che i conservatori britannici non fanno parte del Ppe e stanno valutando la possibilità di accogliere gli anti-euro tedeschi di Alternative für Deutschland nel gruppo parlamentare di cui fanno parte all’Assemblea di Strasburgo. Uno scenario, questo, che la cancelliera vuole scongiurare, magari in cambio di qualche concessione. Le divisioni sono trasversali, perché la maggioranza che esprime l’ex premier lussemburghese non è autosufficiente e il suo nome, o il metodo della sua scelta, stanno conquistando consensi in altre famiglie politiche. Il leader storico dei Verdi, Daniel Cohn-Bendit, ritiene per esempio che appoggiare lo Spitzenkandidat popolare significhi «sperimentare l’evoluzione della democrazia europea». Ma, soprattutto, sono i leader ad essere divisi. Nello schieramento moderato (come dimostrano le resistenze anche di Olanda, Svezia e Finlandia) Juncker viene ritenuto organico ad un’Europa dimostratasi incapace di affrontare le sfide perse in questi anni. Il paradosso è che non hanno tutti i torti. Ce ne è abbastanza per fare saltare il tavolo. Saranno settimane di grande tensione, in un’Europa già alle prese con il trauma della vittoria delle forze populiste. Ma, in particolare, il caso Juncker rischia di fare scoppiare in anticipo quella bomba a scoppio ritardato rappresentata dalla riluttante convivenza britannica. Non si tratta però solo di questo. Su tutti i dossier sarà indispensabile un grande sforzo innovativo, che va al di là della questione delle nomine. Monica Ricci Sargentini © RIPRODUZIONE RISERVATA L’anniversario In vista dei cortei Erdogan aveva promesso la linea dura Turchia, guerriglia in piazza un anno dopo Gezi Park ✒ Minaccia Un manifestante protegge una ragazza mentre un poliziotto li minaccia nella centrale via Istiklal di Istanbul, vicino a piazza Taksim. Ieri la zona ha visto nuove proteste contro il governo Erdogan, nell’anniversario delle dimostrazioni di un anno fa che erano iniziate con una piccola mobilitazione a difesa di un parco pubblico e culminate con milioni di persone in piazza in tutto il Paese (Afp/Kilic) © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 italia: 51575551575557 Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Esteri 13 italia: 51575551575557 # Il caso La donna cristiana, condannata a morte per apostasia, ha da poco partorito in cella la seconda figlia «Meriam libera tra pochi giorni» L’annuncio del governo del Sudan dopo la mobilitazione globale Meriam e i suoi due piccoli sono vicini alla libertà. La porta della loro cella si aprirà «tra pochi giorni», ha annunciato ieri il vice ministro degli Esteri sudanese alla tv pubblica di Khartoum. «Uscirà non prima di due settimane», ha precisato poi uno dei legali della donna cristiana condannata a morte a metà maggio con l’accusa di «aver rinnegato l’Islam» sollevando un’ondata di indignazione dentro e fuori il Paese. «L’annullamento della sentenza non può essere una decisione politica a meno di un atto di grazia da parte del presidente. Dobbiamo aspettare che si riunisca la Corte d’appello: il suo verdetto è atteso entro tre settima- nese in Italia, Amira Daoud Hassan Gornass, moglie del ministro degli Esteri di Khartoum. È dal 1995 che nel Paese non viene eseguita una condanna per apostasia. «La pressione italiana a più livelli è stata importante», spiega Antonella di Napoli, della ong «Italians for Darfur», che da subito si è occupata del caso. Dall’Italia alla Gran Bretagna. L’annuncio dell’imminente scarcerazione della giovane è arrivato poche ore dopo la condanna di David Cameron. In un intervento sul Times, il premier britannico afferma che il trattamento riservato a Meriam «è barbaro e non accettabile nel mondo moderno», dove la «religione Londra Il premier britannico Cameron ha chiesto di cancellare la condanna a morte, «un atto barbaro» L’ambasciatrice «La sua vicenda è una grandissima ingiustizia», ha detto l’ambasciatrice sudanese in Italia ne», spiega al Corriere Sharif Yosuf, uno dei membri del collegio difensivo della giovane che mercoledì scorso in carcere ha partorito una bambina, Maya. Tra una poppata e l’altra e le cure all’altro figlio di un anno e mezzo, Martin, che vive in cella con lei, ora per Meriam è scattato il conto alla rovescia. Il ritorno a casa, la fine di un incubo iniziato lo scorso febbraio quando è stata arrestata con l’accusa, prevista dalla sharia di essere una «apostata» visto che suo padre era musulmano. Lei si è difesa sostenendo di essere cristiana da sempre, perché così l’aveva cresciuta la madre dopo che il marito l’aveva abbandonata. La sentenza di impiccagione inflitta a Meriam è stata accompagnata da 100 frustate per «adulterio»: il giudice non ha infatti riconosciuto il suo Il caso Insieme Una foto del matrimonio della 27enne cristiana Meriam Ibrahim con Daniel Wani (Ansa) Sui media La prima «apertura» apertura della Cnn sul caso Meriam: Meriam per la donna si sono mobilitati media e associazioni in tutto il mondo matrimonio con un cristiano, Daniel Wani, che tra l’altro si è visto negare un permesso di una visita quando Meriam ha partorito. «Martin non sorride più. Noi vivevamo tranquilli quando alcuni parenti di Meriam l’hanno accusata di apostasia per impossessarsi di un negozio di sua proprietà e questo è l’atroce risultato», ha detto il marito alla Bbc. In cella, legata in catene con il pancione, Merian è stata al centro di una mobilitazione internazionale. «Una grandissima ingiustizia che ha messo in grande imbarazzo le autorità sudanesi», ha definito la vicenda l’ambasciatrice suda- La famiglia Meriam Ibrahim, 27 anni, sudanese, figlia di una cristiana che l’ha allevata nella sua fede e di un musulmano. Nel 2011 sposa un cristiano e nel 2012 ha un figlio Il processo Denunciata da uno zio con l’accusa di aver abbandonato l’Islam, è arrestata lo scorso febbraio e il 15 maggio è condannata a morte per apostasia. Ha fatto appello ma resta in cella dove pochi giorni ha partorito una bambina è tra i diritti umani fondamentali», aggiungendo che il governo di Londra sta facendo pressioni sul Sudan perché la sentenza venga annullata. L’ex premier Tony Blair ha definito il caso «una brutale e disgustosa distorsione della fede». All’appello per salvare Meriam si sono uniti ieri anche il leader del Partito laburista, Ed Miliband, e il capo dei liberaldemocratici, Nick Clegg. Il buon esito del ricorso appare scontato: non avrebbe senso tirare in lungo un processo sotto la condanna del mondo con i legali di Meriam determinati a portare il caso alla massima autorità giudiziaria: i giudici supremi, a differenza di quelli di molti tribunali, applicano la Costituzione, che prevede la libertà di religione. Alessandra Muglia © RIPRODUZIONE RISERVATA L’annuncio Il sergente Bowe Bergdahl catturato nel 2009 Scambiato con 5 talebani Torna a casa dall’Afghanistan l’ultimo prigioniero Usa WASHINGTON — Un happy end con la soddisfazione di Obama e la felicità dei familiari. Un bel finale in una storia dove però non mancano i lati oscuri. Il sergente Bowe Bergdahl, l’ultimo soldato americano prigioniero, è libero. I talebani lo hanno rilasciato in cambio di cinque compagni finiti nel campo di Guantánamo. «È la prova — ha affermato il presidente, ieri, parlando nel giugno 2009 da un avamposto nella turbolenta provincia di Paktika. Dicevano che avesse abbandonato la posizione. O che fosse rimasto indietro durante un pattugliamento. Oppure una «voce» poco gloriosa e non sorretta da prove: i guerriglieri lo avevano catturato mentre andava alla latrina. Nebbia di guerra, molti dubbi. Un mistero. Che forse sarà svelato ora che il sergente è tra i 1.796 Giardino delle Rose al fianco dei genitori di Bergdhal — che non lasciamo nessuno sul campo di battaglia. Non abbiamo mai dimenticato Bowe». I repubblicani hanno subito criticato il «baratto» presentandolo come una concessione «ai terroristi». Obama ha poi ribadito «l’impegno a chiudere Guantánamo». Il militare, 28 anni, era scomparso come un fantasma il 30 i giorni passati in prigionia dei talebani da Bowe Bergdahl suoi. Comunque, uno scenario che ricorda la serie Tv Homeland. La sua prigionia si è chiusa nella serata di sabato quando un elicottero carico di commandos americani ha raggiunto il punto dello scambio. Una volta a terra hanno visto arrivare un uomo dall’aspetto occidentale. Il rumore dei rotori era assordante. Bergdahl ha mostrato ai militari un pezzetto di carta con su scritto «SF?», ossia Special Forces, forze speciali. Loro hanno risposto: «Ti stavamo cercando da molto tempo». Lui è scoppiato a piangere. Poi l’elicottero è ripartito alla volta della base di Bagram mentre un aereo decollava da Guantánamo verso il Qatar, Paese che ha svolto una mediazione importante, per consegnare alle autorità locali le cinque pedine del baratto. Si tratta di figure non da poco: Abdul Wasiq, ex numero due dell’intelligence talebana; mullah Norullah Nori, responsabile a Mazar-e-Sharif; Khairullah Khairkhwa, molto vicino al mullah Omar, Mohammed Nabi, capo della sicurezza a Qalat; Mohammad Fazl, accusato di aver massacrato la minoranza sciita nel periodo 2000-2001. In base all’accordo dovranno restare per un anno in Qatar con il divieto di viaggiare all’estero. Per l’intelligence il caso del sergente è stato gestito dal network Hakkani, organizzazione spesso accostata all’Isi, il servizio segreto pachistano, e coinvolta in una lunga serie di attentati. Durante la detenzione, i mili- Ostaggio Il sergente Bowe Bergdahl in un video diffuso dai talebani nel 2010 (Afp/IntelCenter) Guantánamo Per il militare sono stati liberati cinque militanti detenuti a Guantánamo Il presidente Obama al fianco dei genitori del soldato: «Non lo abbiamo mai dimenticato» tanti hanno diffuso almeno cinque video che ritraevano il soldato americano. Ogni volta appelli, suppliche, il solito armamentario propagandistico. Mosse accompagnate da una trattativa più o meno segreta che si è spesso arenata. Un dramma umano portato sulle spalle dai familiari di Bergdahl, diventati i protagonisti di una lunga lotta affinché nessuno si dimenticasse del loro figlio. Con iniziative non sempre in linea con quella ufficiale: il padre, Robert, aveva diffuso delle email dove Bowe esprimeva il suo dissenso per le tattiche inutili usate durante i pattugliamenti. Ma alla fine ha potuto gioire. Proprio pochi giorni dopo che la Casa Bianca ha dettato l’agenda per il ritiro delle truppe dall’Afghanistan. Il rilascio potrebbe fare da copione per altri negoziati. Anche se lo schieramento degli insorti appare diviso. In questi giorni è esploso un nuovo contrasto per la decisione del potente clan Mehsud di trattare con Kabul. Non tutti i ribelli l’hanno presa bene e anche all’interno dell’ala pragmatica si è prodotta una frattura, con i duri decisi a continuare nella lotta. Senza alcun compromesso. Guido Olimpio © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ Gates «cede» alle pressioni per boicottare gli israeliani di DAVIDE FRATTINI L e telecamere della G4S sorvegliano i palestinesi fuori e dentro le prigioni. Li seguono quando passano attraverso i controlli di un posto di blocco israeliano, li ispezionano a distanza dalle torri militari di cemento grigio. La multinazionale britannica conta 620 mila dipendenti globali (6 mila nello Stato ebraico) e investitori da tutto il mondo: fino a pochi giorni fa anche Bill Gates che nel 2013 aveva comprato azioni per 135 milioni di euro, poco più del 3 per cento. Le ha vendute tutte o in gran parte e la decisione sarebbe arrivata sotto la pressione del movimento per il boicottaggio. O almeno è quello che proclamano gli attivisti: avevano raccolto 14 mila firme per provare a convincere il fondatore della Microsoft. L’uomo più ricco del pianeta non ha spiegato le ragioni del disinvestimento, era stato criticato anche perché aveva acquistato le azioni della società di sicurezza attraverso il suo fondo privato Cascade Investment e soprattutto la Bill e Melinda Gates Foundation, che dovrebbe occuparsi di iniziative benefiche. La campagna è la stessa che ha bersagliato Scarlett Johansson per aver accettato di pubblicizzare gli elettrodomestici della SodaStream, la cui fabbrica sta a Mishor Adumim, una zona industriale collegata a uno dei più grandi insediamenti israeliani in Cisgiordania. L’attrice non ha ceduto e ha rinunciato al ruolo di ambasciatrice per Oxfam, l’organizzazione umanitaria britannica. Gates avrebbe invece dato ascolto all’appello dei gruppi che spingono per interrompere le relazioni — non solo economiche, sotto attacco sono anche le università — con Israele. Un anno fa l’Unione Europea ha pubblicato le nuove linee guida da seguire nei rapporti economici con lo Stato ebraico. Fissano le regole per prestiti o finanziamenti da parte della Commissione e per la prima volta prescrivono che ogni intesa venga accompagnata da una clausola: quei soldi non possono finire ad atenei, società, istituzioni al di là della Linea Verde, perché — precisa il documento — gli insediamenti in Cisgiordania o a Gerusalemme Est non fanno parte dello Stato d’Israele. La stessa G4S ha annunciato di non voler rinnovare i contratti per la prigione di Ofer e le caserme di polizia nei territori occupati. I diplomatici europei non parlano di embargo o sanzioni, ma il rischio di ritorsioni comincia a preoccupare il governo di Benjamin Netanyahu: il premier sa di non aver più la copertura delle trattative con i palestinesi, bloccate alla fine di aprile. @dafrattini © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Cronache Sicilia Quota 43 mila arrivi. Salvini: stop Mare nostrum Esodo nel Mediterraneo Sbarcati in un giorno più di tremila migranti Minori in fuga dai centri di accoglienza PORTO EMPEDOCLE (Agrigento) — Il sorriso lo riconquistano con il girotondo organizzato dai volontari di Save The Children. E sembra la momentanea fortunata chiusura di una favola che, nel deserto e nel mezzo del Mediterraneo, era diventata un inferno. Anche per questi bimbi sballottolati da una carretta in avaria a un peschereccio, da un malandato gommone a una motovedetta, per approdare infine sul molo di Porto Empedocle. Bimbi di due o tre anni, altri di dieci, una teoria di minori, tanti con i genitori, tantissimi non accompagnati. Tormento di un’emergenza che ieri ha superato ogni record con l’arrivo in Sicilia di 3.300 migranti salvati sotto Lampedusa, recuperati non lontano dalla Libia o a ridosso di Malta e accompagnati da Guardia costiera, mercantili e navi militari nel porto vicino ad Agrigento o all’estremità orientale dell’isola, a Pozzallo e Augusta. Un sabato con il sole caldo, ma con il mare che a sera s’in- crespa, segna il picco degli sbarchi perché si tocca quota 43 mila da gennaio, tanti quanti ne arrivarono nell’intero 2013. E scatta la polemica politica con la Lega di Matteo Salvini che minaccia una marcia sulla Sicilia «per dire stop all’operazione “Mare nostrum”». Incentivo di «un mercato di morte», aggiunge il coordinatore azzurro nell’isola, Vincenzo Gibiino. Mentre dal Pd Edoardo Patriarca auspica «un accordo con la Libia come quello con l’Albania negli anni 90». Voci che non echeggiano fra le navi della Marina impegnate notte e giorno. Come il pattugliatore Libra arrivato di notte ad Augusta con 453 migranti di cui 52 donne e 55 minori. O la San Giorgio che ne trasferisce 397 (49 donne e 52 minori) sul mercantile danese «Nordguardian». Mentre un altro mercantile, l’«Asso 25», approda oggi a Pozzallo con 1.300 migranti. Più del doppio della fregata «Euro» giunta ieri a L’approdo Un gruppo di giovani vengono portati a terra a bordo di un’unità navale italiana: ieri nelle acque a Sud della Sicilia sono state salvate 3.300 persone (foto Massimo Assenza) La deposizione dei paramedici «Magherini soccorso dal 118 in manette» Il primo massaggio cardiaco a Riccardo Magherini, il 40enne fiorentino morto in strada la notte tra il 2 e il 3 marzo scorso dopo l’arresto, fu praticato quando l’uomo era ancora ammanettato. E questo perché, quando il medico chiese di togliere le manette, i carabinieri risposero di «non trovare le chiavi». A raccontarlo sono i legali dei tre volontari della Croce Rossa che erano a bordo dell’ambulanza giunta sul posto. Una chiamata fatta dagli stessi carabinieri, i cui legali contestano le accuse e negano responsabilità nella morte dell’uomo. Le indagini sono ancora in corso. Le chiavi vennero trovate poco dopo in una delle auto dei militari. © RIPRODUZIONE RISERVATA 2019: L’ITALIA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA NOI CI CREDIAMO Aosta, Bergamo, Mantova, Venezia e il Nord Est, Ravenna, Urbino, Pisa, Siena, Perugia con i Luoghi di Francesco d’Assisi e dell’Umbria, L’Aquila, Lecce, Taranto, Caserta, Matera, Reggio Calabria, Palermo, Siracusa, Cagliari. Porto Empedocle con 530, compresi 41 minori e 121 donne. Ma ci sono pure 210 migranti arrivati a bordo di un malridotto natante salpato dalla Libia, soccorsi dalle motovedette maltesi che, però, hanno preferito navigare lentamente per sei ore fino a Pozzallo, invece di scortarlo nel loro porto. «Come se Pozzallo fosse provincia di Malta», per dirla con Luigi Ammatuna, il generoso ma irritato sindaco di questo gioiello sul mare segnato da una stagione di sbarchi senza fine. E dalle fughe che denuncia alla polizia: «In una settimana dal centro accoglienza sono fuggiti 100 minori, ragazzi dai 12 anni in su che vagano correndo il rischio di finire in cattive mani mentre cercano un biglietto per il Nord...». Stessa rabbia del sindaco di Porto Empedocle, Lillo Firetto, sgomento davanti ai 1.200 che si riversano sulle banchine della città di Pirandello e Camilleri: «Li ospitiamo per qualche ora nella tensostruttura che altri migranti hanno distrutto nei mesi scorsi. Ma abbiamo solo tre bagni chimici. Ci manca tutto per assisterli. Poi, in parte con i pullman viaggiano verso gli aeroporti di Catania e Comiso, altri verso un albergo trasformato in centro accoglienza». Un tempo il primo approdo era Lampedusa, ma dopo le polemiche di fine anno sulle «docce antiscabbia», il Centro è in ristrutturazione e anche ieri è stata breve nella piccola isola la sosta di 250 migranti fra i quali 29 1. 63 90 % 300 Le persone a bordo del mercantile «Asso 25» che approda oggi a Pozzallo, il porto ragusano meta di numerosi sbarchi di migranti mila Gli immigrati che sbarcarono sulle coste italiane nel 2011, l’anno delle primavere arabe e della guerra in Libia La quota di partenze dalle coste della Libia, dove l’instabilità politica impedisce i controlli. Eritrei e siriani le nazionalità più rappresentate donne, 3 in gravidanza, e 12 bambini soccorsi dalle motovedette. Tutti trasferiti su una motonave diretta a Porto Empedocle. Un’odissea per loro e per altri 100 disperati conclusa a Siculiana, dieci chilometri da Porto Empedocle, a Villa Sicania, un hotel che stava per fallire, riciclato come Centro accoglienza. È il paradosso di questo inizio estate. Da un lato, le proteste degli albergatori di Lampedusa che si dannano per il calo delle prenotazioni, effetto indiretto dei titoli di giornale sugli sbarchi, anche se da gennaio nell’isola non si vedono migranti. Dall’altro, strutture turistiche in sofferenza come quella di Siculiana che si barcamenano in una realtà dove i fondi della prefettura per l’emigrazione diventano un tesoretto ambito. Si danna Firetto davanti al paradosso e chiede al prefetto Nicola Diomede di evitare l’approdo delle navi militari che portano i migranti «almeno il giorno in cui le navi da crociera fanno tappa in città, perché ogni volta fuggono a centinaia e sciamano per le strade». Identico lo sfogo di Ammatuna a Pozzallo, soprattutto pensando ai cento minori fuggiti in una settimana: «Ne sono rimasti 120 al Centro di Pozzallo, ma con i 210 del peschereccio scortato dai maltesi e altri 400 arrivati in serata, controllarli diventa difficilissimo». Numeri di un bilancio aggiornato ora dopo ora. Felice Cavallaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso L’imprenditore: «Mi fece comprare azioni Carige, un bagno di sangue...» Preziosi e i rapporti con Berneschi: «Mi ha fatto perdere milioni di euro» GENOVA — Un cliente privilegiato che poteva ottenere prestiti facili? «No, io con Carige ho perso un mucchio di soldi». Enrico Preziosi proprietario di Giochi Preziosi e patron del Genoa dice la sua verità sulle relazioni che Bankitalia, nel suo report, mette in luce fra lui e la banca genovese. «I prestiti che ho ottenuto erano garantiti. Ho avuto degli anticipi sui contratti di cessione dei calciatori ma erano prestiti autoliquidanti, fatti a valle dei contratti già firmati. Magari Bankitalia non conosce tanto questi meccanismi del mondo del calcio, come la camera di compensazione della Lega per la cessione di calciatori. Ho venduto all’Inter e ho avuto degli anticipi. Debiti con la Carige non ne ho». Si accalora Preziosi: «Mi sono fidato di Berneschi. L’ho visto così secco, così genovese, uno concreto che parlava senza fronzoli come piace a me e mi ha convinto. Mi sono lascato affascinare». È vero che per avere i prestiti gli è stato chiesto in con gli avvocati». E non finisce qui: «Mi ha convinto a fare un investimento con la Coopsette, nella società Assobello, proprietaria del Bentley Hotel, e non era la cosa meravigliosa che sembrava. Berneschi pensava alla Coopsette, soprattutto». Per questo, dice Preziosi, che Berneschi sia finito in carcere con La squadra l’accusa di aver trufHo trattative fato la «sua» banca, con una dinastia «non mi importa», cinese per ma l’imprenditore e il Genoa, questa patron del Genoa è bufera non aiuta preoccupato perché «ho trattative in corEnrico Preziosi so e la bufera su Carige non fa bene agli mo, che era un investimento si- affari». Trattative per Giochi curo e mi è sempre sembrato Preziosi e per il Genoa: «Della una persona seria, arcigna perfi- squadra stiamo parlando con i no, un banchiere, uno che sa cinesi, seriamente interessati, quello che dice. Invece ho perso sono un interlocutore impordecine di milioni, le azioni sono tante: una dinastia. Ma io devo scese da 2 euro a 1 euro e mezzo, mettere in sicurezza il mio grup1 euro e 35, e ora 43 centesimi. po che impiega 4 mila persone». E. D. Un bagno di sangue. Io gli faccio © RIPRODUZIONE RISERVATA causa a Berneschi, ho già parlato modo deciso di acquistare azioni Carige? «Diciamo che sono stato invitato a farlo. E le ho comprate le azioni. Io, la mia famiglia, tutti. Ho tolto i soldi da altre banche per mettere tutto lì. Berneschi mi aveva assicurato che sarebbero andate benissi- ❜❜ Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Cronache 15 italia: 51575551575557 L’inchiesta L’ex miss Italia e il viaggio a Dubai: mai portati soldi. I legali di Chiara Rizzo: scarceratela «Ho chiesto a mio figlio di ritornare» Libertà per la madre di Matacena L’ex presidente libanese Gemayel: non ho scritto io la lettera a Scajola REGGIO CALABRIA — «Raffaella sei una donna libera». Sono appena passate le nove di ieri mattina quando l’avvocato Pino Verdirami telefona alla signora Raffaella De Carolis per annunciarle la buona notizia. Il Tribunale d e l r i e s a m e h a a c c o l to l’istanza di scarcerazione per l’ex Miss Italia 1962, la mamma di Amedeo Matacena finita ai domiciliari per «aver aiutato il figlio a sottrarsi all’esecuzione della pena», cinque anni definitivi per concorso esterno in associazione mafiosa. «Grazie Pino, ti aspetto per un caffè» la risposta della «signora di Reggio Calabria», come spesso veniva etichettata dopo il matrimonio con il cavalier Amedeo Matacena senior, l’armatore proprietario dei ferry boat che per un trentennio hanno solcato lo Stretto di Messina. Schiva lo è sempre stata la signora De Carolis, ma la vicenda che l’ha costretta ai domiciliari l’ha resa ancor più riservata. «Non ho mai perso la fiducia nella giustizia» racconta. «Sono una donna che ha sofferto e che soffre per un figlio e per le sorti della famiglia. Ecco perché se da un lato sono felice per questa decisione del Tribunale, dall’altro ho il cuore a pezzi, perché sono mamma e nonna». Si ferma. Riflette, e poi accenna a un sorriso. Che inganna. «Il mio è un sorriso di mestizia. Penso a mio figlio, ai miei nipoti, a tutto quello che ci è successo. I magistrati fanno il loro lavoro, io sono incappata in persone meravigliose. Professionisti di prim’ordine». Non una parola in più sui pubblici Reginetta Raffaella De Carolis a vent’anni con la fascia di Miss Italia, nel 1962. La donna iniziò la carriera cinematografica, subito interrotta dopo il matrimonio con l’armatore Amedeo Matacena senior ministeri della Procura distrettuale di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo e della direzione nazionale antimafia Francesco Curcio che l’hanno incolpata di aver «aiutato suo figlio a sottrarsi alla cattura». «Ho fatto quello che ogni mamma avrebbe fatto per un figlio», disse il giorno del suo interrogatorio al gip Olga Tarzia. Un figlio che non vede dal settembre 2013. L’ultimo abbraccio risale a otto mesi fa, a Dubai. È lì che è scappato Amedeo Matacena per sottrarsi all’arresto ed è lì che la signora De Carolis l’ha incontrato l’ultima volta. «Sono andata per convincerlo a rientrare in Italia e non per portargli dei soldi. Io non dispongo di niente e non capisco nulla di società». L’avvocato Pino Verdirami, storico legale di famiglia che insieme al collega Corrado Politi ha difeso la signora, fa cenno che basta così. «I giudici sono stati in camera di consiglio quattro ore e mezza, quasi un record e questo dà il senso di quanto meticoloso sia stato il giudizio — spiega Verdirami —. La solidità dei nostri argomenti ha convinto ampiamente il Tribunale a concedere la scarcerazione». Il Tribunale ieri si è espresso anche nei confronti di Martino Politi, considerato il factotum di Amedeo Matacena. Per il ragioniere reggino difeso dall’avvocato Corrado Politi i giudici hanno disposto gli arresti domiciliari perché è venuto meno il reato relativo «all’interposizione fittizia dei beni nella disponibilità dell’armatore». Sempre ieri gli avvocati Bonaventura Candido e Carlo Biondi, legali I pm e il Mose di Chiara Rizzo, la moglie di Matacena, hanno depositato una memoria al gip chiedendo la revoca della misura cautelare, essendo «venute meno le esigenze cautelari». A tenere banco in questa inchiesta che ha portato in carcere anche l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola è la lettera sequestrata nello studio dell’ex responsabile del Viminale e che gli inquirenti credono possa essere stata scritta dall’ex presidente del Libano, Amin Gemayel. Venti righe al computer in lingua francese per garantire che «la persona potrà beneficiare in maniera riservata della stessa posizione di cui attualmente gode a Dubai». L’accusa Per gli inquirenti la donna avrebbe aiutato l’ex deputato di Forza Italia a sottrarsi alla cattura La persona di cui si parla sarebbe Amedeo Matacena. L’ex presidente del Libano, attraverso il suo consigliere per la stampa, ha smentito all’Ansa di aver scritto a Scajola e ha affermato che non ci sarebbe stato nessun interesse del governo libanese di «favorire» il latitante italiano. Per la prima volta parla anche Vincenza Maccarone, la segretaria romana di Scajola. «Nessuno mi ha costretto a fare niente» ha detto la donna. Assistenti A destra, la segretaria di Claudio Scajola, Roberta Sacco, accompagnata dall’avvocato Erminio Annoni (foto Freaklance). A sinistra, Zoia Veronesi, ex segretaria di Pierluigi Bersani. Accanto a lei Marinella Brambilla, ex segretaria di Berlusconi È cambiato anche il mestiere delle segretarie. L’altro giorno per quella di Pierluigi Bersani, Zoia Veronesi, i giudici di Bologna hanno chiesto quattro mesi e venti giorni di reclusione (pagata dalla Regione Emilia-Romagna, dal 2008 al 2010 avrebbe in realtà lavorato esclusivamente per l’allora segretario del Pd). Quella di Claudio Scajola è agli arresti domiciliari, indagata per gli stessi reati del capo. Segretarie che finiscono dentro storie miserevoli. Segretarie che, appena possono, il capo lo mollano. Ma ci fu un altro tempo in cui le segretarie, in un miscuglio di fedeltà assoluta e misticismo, divennero figure tragiche ed emblematiche della vita politica del Paese. Per entrare nell’ufficio di Giulio Andreotti, al terzo piano d’un palazzetto di piazza San Lorenzo in Lucina, a Roma, dovevi passare sotto lo sguardo severo di Vincenza Enea Gambogi. Nel riverbero di una lampada, ti osservava in silenzio. Seduta dietro una scrivania piena di carte e con tre telefoni, una bambolina di stoffa e un candelabro. Alle spalle, la libreria, con l’enciclopedia Treccani e la collezione rilegata di Civiltà cattolica, la rivista dei gesuiti. Se volete provare a immaginarne i tratti del volto, pensate a Piera Degli Esposti, che la interpretò nel film «Il Divo». Una donna astuta e dura (giovanissima, era stata fascista e, dopo la Liberazione, era finita in carcere, accusata di aver collaborato con la Repubblica di Salò). Morì, a 82 anni, il 21 settembre del 1999. Racconta Enzo Scotti: «La chiamavamo “l’ombra”. Personaggio riservatissimo. Senza parola, forse senza corpo. Non manifestava né antipatie, né simpatie». E se un A fianco di Bettino Tomaselli tenne testa a Di Pietro in aula. E dal carcere disse: «Una volta fuori di qui tornerò a lavorare con lui» colloquio si prolungava troppo, ricorda Paolo Cirino Pomicino, «entrava nella stanza di Giulio e, che ci fosse un ministro o un cardinale, annunciava secca: “Il Presidente ha un altro impegno”». Quando Tina Anselmi, presidente della Commissione d’inchiesta sulla P2, la interrogò chiedendole se avesse mai visto nell’ufficio di Andreotti gli iscritti negli elenchi di Licio Gelli, lei rispose «no», aggiungendo, con voce tagliente: «Qualcuno di voi, invece, nell’ufficio del Presidente, l’ho incontrato». Segretarie che vedevano, sapevano, tacevano. E se non tacevano, usavano — anche loro — i toni risoluti del potere. Vincenza Tomaselli, la storica segretaria di Bettino Craxi, per settimane cercò di negare l’innegabile. Remissiva in apparenza, il viso tondo, due occhi con pupille come mosche impazzite, una psiche di ferro. (Stralcio di interrogatorio in Corte d’Assise al processo Cusani. Antonio Di Pietro, con il tono del pm cattivo, visto e rivisto mille volte alla tv: «Insomma, questi soldi, Craxi glieli dava... sì o no?». La Tomaselli: «Sì, Craxi mi dava soldi in contanti, soldi che mettevo sui conti...». Di Pietro: «E che conti!... Otto miliardi e 900 milioni in 8 anni... Spesucce d’ufficio?». Tomaselli: «La politica costava moltissimo»). Coimputata in gran parte degli atti di corruzione attribuiti a Craxi, la Tomaselli finì per patteggiare tutte le accuse. Resta memorabile ciò che disse al settimanale Panorama, reclusa nel carcere di San Vittore: «Cosa farò quando uscirò da qui? Che domande... Farò la segretaria di Craxi». Da Arcore a Palazzo Grazioli Brambilla incalzata da Davigo sull’ex Cavaliere dichiarò: «Le cose stanno come dico io, non creda di intimidirmi» DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — L’ha detto Giovanni Mazzacurati, il grande vecchio del potente Consorzio Venezia nuova; l’ha confermato Piergiorgio Baita che guidava il gruppo Mantovani, colosso veneto delle costruzioni e pilastro del Consorzio; e ora lo ipotizzano anche gli inquirenti della procura lagunare che, indagando sui fondi neri e sulla corruzione intorno al Mose, hanno sentito Mazzacurati e Baita, entrambi già arrestati e liberati: a Venezia c’era una società di costruzioni romana, voluta dall’ex ministro dell’Ambiente e poi delle Infrastrutture Altero Matteoli, con una caratteristica singolare. Avrebbe cioè incassato milioni di euro destinati alle opere di bonifica di Porto Marghera legate al Mose senza tuttavia fare nulla. Così, almeno, conclude un rapporto della Guardia di Finanza che è stato preso seriamente in considerazione Carlo Macrì [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Ieri e oggi L’arresto della collaboratrice di Scajola, che ha «parlato». Quelle di Andreotti e Craxi li difesero senza tentennamenti Quando la segretaria cade in disgrazia insieme al suo capo «Milioni alla società voluta da Matteoli» Di tutt’altro tenore, per capirci, i toni che sta usando Roberta Sacco, la quarantatreenne segretaria di Scajola, interrogata dai pubblici ministeri di Reggio Calabria: «I miei rapporti con Scajola sono sempre stati lavorativi, mai confidenziali. Sono una persona semplice e sportiva. Cos’altro posso dirvi?» (e poi, tranquillamente, inizia a vuotare il sacco). Mentre sembra ancora di sentirla Marinella Brambilla, la storica segretaria di Silvio Berlusconi, quando — nel flashback siamo di nuovo dentro Mani pulite — interrogata da Piercamillo Davigo, incalzata, al termine di un ruvido botta e risposta, dice: «Senta, mi ascolti bene: le cose stanno esattamente come le ho detto e se crede che io mi faccia intimidire dalle sue insistenze si sbaglia di quel po’...». Un’altra donna che, per anni, ha vissuto il lavoro come una missione religiosa. Entrando nella vita del Cavaliere agli inizi degli anni Ottanta, e restandoci fino a pochi mesi fa (sua madre era la governante di via Rovani, la prima casa del Berlusconi imprenditore: gli segnalò la figlia appena diplomata, e lui la assunse). Scrive Veronica Lario nel suo libro «Tendenza Veronica» (2004): «Marinella è una delle poche persone sinceramente affezionate a Silvio». Affezionata e fedele, da Arcore a Palazzo Grazioli, sempre presente, sempre silenziosa, dal primo appuntamento con Gianni Letta all’amicizia con Bettino Craxi, dai trionfi di Canale 5 ai successi in politica, tra feste e incontri di ogni tipo. Testimone di tutto e, per questo, anche testimone in molti processi. Venerdì, nei corridoi del tribunale di Bologna, Zoia Veronesi, la segretaria di Bersani accusata di «truffa aggravata», ha detto ai cronisti: «Sono sempre stata fiduciosa. Male non fare, paura non avere». Ma non aveva l’aria di una tanto devota all’ex capo. Fabrizio Roncone © RIPRODUZIONE RISERVATA Ex ministro Altero Matteoli dalla Procura e da questa trasmesso al Tribunale dei ministri per le valutazioni del caso, suggerendo un paio di reati che assomigliano molto alla corruzione. Per questa vicenda sono finiti indagati sia Matteoli sia il costruttore in questione: Erasmo Cinque, grande sponsor della destra capitolina e di Alleanza nazionale in particolare. E soprattutto dello stesso Matteoli, ex di An ora senatore di Forza Italia, con il quale condivide anche l’esperienza della «Fondazione della libertà per il bene comune», presieduta da Matteoli e promossa da Cinque. Titolare della Sacostramo, già spuntato nelle intercettazioni del caso Bertolaso-G8 come interlocutore del ministero delle Infrastrutture, Cinque si è associato alla Mantovani di Baita per realizzare le opere di bonifica di Marghera e non solo: insieme hanno fatto anche la piastra dell’Expo di Milano, l’appalto più sostanzioso dell’esposizione universale (165 milioni, con uno sconto record sulla base d’asta di 272 milioni). «L’ha voluta Matteoli», ha detto Mazzacurati, riferendosi agli interventi su Venezia e lamentando il fatto che era lì solo per dividere la torta senza troppo faticare. Si parla di oltre dieci milioni di euro che ora sono finiti sotto i riflettori della Procura e del Tribunale dei ministri in un filone d’indagine che vede sotto inchiesta anche un secondo uomo vicino a Matteoli, il cui nome non è ancora trapelato. Andrea Pasqualetto [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Cronache Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 L’allarme Il rapporto del Censis: migliaia di edifici cadenti Nelle scuole italiane 342 mila alunni vicini all’amianto I vigili del fuoco intervengono in una scuola media milanese dopo il crollo dell’intonaco (Fotogramma) I numeri % Lentezze A metà 2013 erano stati usati solo 143 milioni dei 500 attivati con delibere Cipe nel 2004 e nel 2006 scuole statali su 41 mila, cioè poco meno di sei su dieci, hanno gli impianti (elettrici, idraulici, termici) che non funzionano, sono insufficienti o non a norma. Novemila strutture hanno gli intonaci che cadono a pezzi, in 7.200 edifici bisogna rifare tetti e coperture, 3.600 sedi necessitano di interventi sulle strutture portanti, 2.000 sono quelle che espongono i loro 342 mila studenti al rischio amianto. I numeri snocciolati dal «Diario della transizione» del Censis, che fa il punto sullo stato dell’edilizia scolastica, non fanno che confermare i rapporti di Legambiente, Cittadinanza attiva, e le segnalazioni che giungono ogni giorno da decine di scuole di tutta Italia. Eppure fanno l’effetto di uno schiaffo in pieno viso. Perché una cosa è stilare aridi bilanci di interventi necessari, e altro è rendersi conto che alla maggior parte delle nostre scuole, il 57%, basterebbe tenere in piedi la manutenzione ordinaria per poter garantire una permanenza dignitosa nelle aule a migliaia di studenti: lo dicono i 2.600 dirigenti scolastici consultati, che segnalano come solo il 36% delle scuole abbia bisogno di manutenzione straordinaria, quindi di interventi speciali e specifici. Nella maggioranza dei casi basterebbero i lavoretti comuni che si fanno in qualsiasi casa per evitare che diventi malandata. Eppure parliamo di edifici vetusti, che risalgono anche a settant’anni fa: più del 15% è stato costruito prima del 1945, un altro 15% è datato tra il 1945 e il 1960, il 44% risale al ventennio 19611980, e solo un quarto è stato ESPERTO SALES & MARKETING Gli annunci si ricevono tutti i giorni su: www.piccoliannunci.rcs.it [email protected] oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). ABILE esperta referenziata impiegata ufficio commerciale customer care with problem solving ordini offerte inglese francese windows mac offresi 331.12.23.422 ABILE impiegata tecnico-commerciale offresi part-time. Pluriennale esperienza settore illuminazione, arredamento e allestimenti. 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Sempre stando alle considerazioni dei presidi, che hanno valutato la qualità degli interventi realizzati in oltre 10 mila edifici scolastici pubblici negli ultimi tre anni, sono più di un quarto le strutture in cui sono stati fatti interventi inadeguati, se non addirittura sbagliati: l’abbattimento delle barriere architettoniche è risultato scadente o insufficiente in una scuola su cinque, il costruiti prima del 1945 Sono le strutture con gli intonaci a pezzi 41.000 15,5 Edifici datati tra il 1945 e il 1960 7.200 Gli edifici scolastici statali Gli edifici nei quali occorrerebbe rifare tetti e coperture 44 Edifici risalenti al ventennio 1961-1980 3.600 E in 24 mila istituti impianti fuori norma MILANO — Per il ministero delle Infrastrutture, ci vorrebbero 110 anni per mettere in sicurezza tutti gli edifici scolastici italiani. Per il presidente del Consiglio Matteo Renzi basterebbero tre miliardi e mezzo, da sbloccare entro il 2014. Ma queste sono le ipotesi. I fatti sono altri: 24 mila 15,5 Edifici 9.000 Le sedi che hanno bisogno di interventi sulle strutture portanti (tra queste mura 580.000 ragazzi trascorrono ogni giorno molte ore) 24.000 25 Edifici Gli edifici, secondo la stima del Censis, nei quali gli impianti (elettrici, idraulici, termici) non funzionano, sono insufficienti o non sono a norma ! 2.000 costruiti dopo il 1980 Le scuole che espongono i loro 342.000 alunni e studenti al rischio amianto Fonte: Censis 22,5% dei lavori di manutenzione ordinaria non è andato a buon fine, il 33,7% delle reti digitali è risultato scarso, come il 32,8% delle opere di manutenzione straordinaria. È un problema di risorse, ma anche di utilizzo di risorse. Fino ad oggi la farraginosa macchina burocratica ha previsto che le scuole potessero ricevere fondi solo dopo una serie di complessi passaggi che prevedevano l’intervento di uffici scolastici regionali, Regioni, sindaci e ministero dell’Istruzione (Miur): una macchina burocratica lenta e pesante in cui sono spesso rimasti incastrati i buoni propositi. Dei 500 milioni di euro atti- L’indagine di Skuola.net Libri e ripetizioni: la maturità degli studenti costa 600 euro Quanto costa la maturità? Almeno 600 euro. Lo ha calcolato Skuola.net, che ha chiesto ai maturandi quanto stanno spendendo per prepararsi alle prove tra ripetizioni private (per uno studente su due), materiale didattico e contributi richiesti dalle scuole. Secondo il sondaggio, su 1.500 maturandi, uno su tre è chiamato a versare oltre 60 euro di contributo volontario alle scuole: un anno fa questa soglia veniva superata da un candidato su quattro. Quasi uno su due ammette di affidarsi alle ripetizioni private contro una percentuale del 2013 pari al 30%: un’ora di prof privato costa almeno 30-35 euro e il 15% degli studenti seguirà oltre 12 ore di lezione, imbarcandosi in una spesa di 420 euro, mentre si fermerà a dodici ore quasi un ragazzo su tre (il 29%). Quattro su dieci sono pronti ad affrontare spese per approfondimenti, il 13% spenderà oltre 60 euro mentre uno su cinque supererà i 20 euro tra libri, vocabolari, «bigini» e schede. © RIPRODUZIONE RISERVATA COPPIA srilankese offresi come custodi, domestici in villa, portineria, patente, esperienza. 329.33.17.621 IMPIEGATA commerciale estero esperta, pensionata giovanile laureata lingue, inglese tedesco francese parlati scritti, collaborerebbe anche part-time con seria azienda Milano o Rho. Astenersi perditempo. 335.81.74.198 PENSIONATA pratica lavori ufficio contabilità studi legali cancelleria offresi full-part time. 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È andata un po’ meglio con i fondi europei: il programma operativo 20072013 gestito dal Miur e relativo al Fondo di sviluppo regionale attivo nelle regioni Campania, Calabria, Sicilia e Puglia, ha assegnato più di 220 milioni di euro a 541 scuole per interventi sulla sicurezza degli edifici, il risparmio energetico, l’accessibilità delle strutture e le attività sportive. Il dl fare, varato dal governo Letta, ha stanziato 150 milioni per l’avvio immediato di 603 progetti di edilizia scolastica: «La recente assegnazione del 95,7% di queste risorse rappresenta sicuramente un CESENATICO Hotel Calypso tre stelle, piscina. Tel. 0547.86.050. Fino 14 giugno 1 settimana all inclusive euro 300,00. Sconti bambini. www.hotelcalypso.it via Unione 6 - 02.72.02.27.36 335.64.82.765 MM Duomo-Missori Collezionista Milanese •ACQUISTA DIPINTI SCULTURE DISEGNI dei più importanti artisti. Massima riservatezza. 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Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Cronache 17 italia: 51575551575557 Atenei L’Università pisana non era mai cambiata dai tempi di Gentile 7% I casi in cui si ritiene fondamentale costruire un edificio più adeguato o trasferire la scuola in un'altra sede Prima volta della Normale: sì a corsi di scienze applicate Il rettore Beltram: «Entriamo in ambiti pratici» 36% Sono gli edifici nei quali è prioritario, secondo i 2.600 dirigenti scolastici consultati dal Censis, avviare lavori di manutenzione straordinaria 57% Gli edifici in cui bisogna dare continuità agli interventi di manutenzione ordinaria 150 milioni di euro Il 95,7% sono stati stanziati con il Decreto del fare per l'avvio immediato di 603 progetti di edilizia scolastica CORRIERE DELLA SERA cambio di passo», sottolinea il Censis. Ma bisogna ammettere che se di soldi in ballo ce ne sono tanti, finora se ne sono visti troppo pochi.«I dati diffusi non ci colgono impreparati — replica il sottosegretario all’Istruzione con delega all’edilizia scolastica, Roberto Reggi —. Il governo conosce bene la situazione. Proprio per questo abbiamo in programma già oltre 8.200 interventi da far partire nel 2014. Altri undicimila scatteranno all’inizio del 2015. Con le opere previste solo quest’anno interesseremo circa un quarto delle scuole e quindi due milioni di studenti». Bisogna aspettare, dunque: che le ipotesi si trasformino finalmente in fatti. 110 Anni È il tempo necessario per mettere in sicurezza gli edifici scolastici italiani, secondo una stima fatta alla fine del 2013 dal ministero delle Infrastrutture. Per Palazzo Chigi basterebbero tre miliardi e mezzo da sbloccare entro il 2014 Valentina Santarpia © RIPRODUZIONE RISERVATA Per la più prestigiosa università italiana è una sorta di discesa dall’empireo: dopo oltre due secoli di insegnamento e ricerca dedicati solo alle scienze pure, la Scuola Normale superiore apre a quelle applicate, con una nuova sede (Firenze, oltre Pisa) e nuovi ambiti di studio: Matematica per la finanza, Scienza politica e sociologia — con corsi di politica economica internazionale, politica comparata, comunicazione politica — e Civiltà del Rinascimento. Viene rivista anche la storica divisione in due «classi», quella di Scienze e quella di Lettere, a favore di una articolazione in tre strutture accademiche: Scienze umane, Scienze matematiche e naturali e l’Istituto di scienze umane e sociali, che avrà sede nel Palazzo Strozzi di Firenze. «Con la riforma approvata mercoledì è nata una nuova Normale», dice il direttore Fabio Beltram, fisico. «Tutti sanno che qui facciamo le cose per bene, ma spesso si pensa che siano così astratte che non avranno impatto sulla realtà. Questa nuova Normale dimostra che abbiamo dato una svolta: entriamo a gamba tesissima in ambiti molto pratici, dalla matematica per la finanza, alla politica, all’amministrazione». Fondata da Napoleone a Pisa nel 1810 come succursale italiana della parigina École normale supérieure, con il compito di formare gli insegnanti delle scuole dell’Impero (e la concessione di usare l’italiano), la Normale deve gran parte della sua veste attuale alla riforma di Giovanni Gentile che la trasformò nel primo centro di ricerca d’ec- cellenza italiano, per sfornare non più maestri di scuola ma professori universitari (Gentile vietò anche l’ingresso alle donne, che vi studiavano dal 1889, divieto che ha resistito fino al Ex studenti celebri Giosue Carducci Il Nobel per la letteratura si iscrisse diciottenne alla Normale di Pisa nel 1853 Carlo Azeglio Ciampi Il presidente emerito fu esaminato dallo stesso Giovanni Gentile Carlo Rubbia Il Nobel per la fisica si laureò a Pisa nel 1957 con una tesi sui raggi cosmici La storia La nascita La Normale di Pisa fu fondata da Napoleone (sotto) nel 1810 come succursale italiana della parigina École normale supérieure Riforma Gentile La Normale deve gran parte della sua veste attuale alla riforma di Giovanni Gentile che la trasformò nel primo centro di ricerca d’eccellenza italiano (ma vietò l’ingresso alle donne e il divieto resistette fino al 1952) ’52). Da allora la Scuola ha formato due presidenti della Repubblica, Giovanni Gronchi e Carlo Azeglio Ciampi, e tre premi Nobel: il poeta Giosue Carducci e i fisici Enrico Fermi e Carlo Rubbia. Ma soprattutto, secondo l’Academic Ranking of World Universities, è la prima università in Europa e la quinta al mondo per produttività individuale (la «Per Capita Performance»), superata solo da MIT, Princeton, Harvard e California Institute of Technology. Risultati ottenuti grazie a una dura selezione all’ingresso, un rapporto docenti studenti di uno a 10, l’obbligo di mantenere una media accademica molto alta, seminari e progetti di ricerca mirati. Non è raro che gli studenti del terzo e quarto anno di matematica, per esempio, si trovino a risolvere per la loro tesina annuale problemi che resistevano da un paio di migliaia d’anni. «La Scuola ha distillato in questi due secoli un metodo che seleziona giovani brillanti, li mette sotto pressione, fornisce loro stimoli intellettuali, senza preoccupazioni materiali (chi entra ha vitto, alloggio, rimborso spese, borse di studio), e li allena a risolvere i problemi di cui non è nota la soluzione — spiega Beltram —. Vogliamo esportare questo metodo di formazione fuori dalle scienze e dalle lettere. Con un’attenzione forte al post laurea». I nuovi corsi di studio in scienze sociali riguardano infatti solo il «perfezionamento» (il Ph.D anglosassone). Per questo, e per attirare studenti dall’estero, la lingua di insegnamento sarà l’inglese: 90 i posti per l’anno accademico 2014-2015. E in un periodo in cui le università tagliano si cercano anche nove professori. Elena Tebano © RIPRODUZIONE RISERVATA Stati Uniti E anche Harvard «cede» alle lezioni in Rete di GIANNA FREGONARA A lla fine anche il tempio dei campus americani ha ceduto: la Harvard Business School avrà i corsi online, i cosiddetti Moocs (Massive Open Online Courses). Dall’11 giugno sarà possibile iscriversi a un corso della più prestigiosa scuola di economia del mondo da casa propria. A suo modo una rivoluzione, che riapre anche la discussione sull’educazione universitaria a distanza. Dopo l’exploit degli anni scorsi che aveva portato il New York Times a ribattezzare il 2012 l’anno dei Moocs, oggi questi corsi cominciano a provocare ripensamenti e dubbi sull’effettiva efficacia anche nei sostenitori più convinti come Sebastian Thrun, il fondatore di Google X Labs diventato uno dei più famosi «professori online». E infatti ad Harvard, alla Business School, finora avevano adottato un atteggiamento molto guardingo, rifiutando anche di entrare nella piattaforma dei corsi internet dell’Università. Dopo diciotto mesi di discussione — proprio come se la scelta strategica fosse uno dei case study che hanno reso famosa e vincente Harvard — è maturata la decisione (arrivata tardi rispetto a quella già presa da altri istituti prestigiosi come l’ateneo di Stanford e la Wharton School dell’università della Pennsylvania): la più difficile negli ultimi cent’anni, se- &,77$ &$1','$7$ &$3,7$/( (8523($ '(//$ &8/785$ condo il New York Times che ieri ha dedicato una pagina intera alla storica svolta accademica. In gioco c’è una tradizione che vale centinaia di milioni di ricavi all’anno e costa agli studenti 100 mila dollari (73 mila euro) per il biennio, da non cancellare in nome della tecnologia a tutti i costi: una tradizione che con il suo modello originale è stata una delle più influenti nelle strategie aziendali e in economia lungo il corso dell’ultimo secolo. Dall’altro lato, però, c’è il rischio di rimanere indietro avvicinando velocemente la profezia di chi vuole che nei prossimi quindici anni finiscano in bancarotta le migliori università americane essendo i costi non più sostenibili. Dopo una infuocata discussione che ha visto in due pesi massimi La decisione La Business School del prestigioso ateneo americano terrà un pre-master online Le discussioni Per il New York Times è stata «La scelta più difficile degli ultimi cento anni» Diciotto mesi di discussioni dell’Università, Michael Porter e Clayton Christensen, i paladini delle opposte posizioni, alla fine si è optato per la terza via. Il primo esperimento non sarà un corso di Master in business administration vero e proprio, ma un pre-Mba e non sarà gratuito. Nove settimane di lezioni divise in tre corsi (contabilità, economia per manager e analisi), costo 1.500 dollari (1.100 euro). I posti per ora sono cinquecento, ma dovrebbero centuplicare nei prossimi anni. Alla fine del corso, soltanto i migliori studenti verranno chiamati a sostenere gli esami finali, non online, ma in centri universitari: «Vogliamo comunque studenti e non turisti», spiega Jana Kierstead, che dirige il centro dei Moocs di Harvard. L’idea di usare Internet e i corsi a distanza come terza via, che non cancelli né si sovrapponga ai corsi tradizionali, è per il momento anche il modello prevalente delle principali università italiane, dove la diffusione dei Moocs è ovviamente molto meno ampia che negli Stati Uniti. «Abbiamo deciso di non imitare le principali università americane offendo all’esterno versioni di corsi esistenti, ma di usare le tecnologie per supportare i nostri studenti o potenziali studenti per migliorare le loro competenze», ha spiegato al Corriere.it Donatella Sciuto, prorettore del Politecnico di Milano, che ha già attuato un programma di Moocs per i suoi studenti e per le matricole. © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 Cronache Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Famiglia I matrimonialisti: si sbagliano, le nuove norme non li penalizzano Divorzi, la paura dei nonni: vedere i nipoti? Troppe regole Le associazioni: discriminati quando i genitori si separano ROMA — «Daremo battaglia, stavolta non ci fermiamo, dovranno ascoltarci». I nonni sono sul piede di guerra perché sempre più spesso, dicono, vengono estromessi dalla vita dei nipoti dopo una separazione, quando fino al giorno prima andavano a prenderli a scuola o preparavano il pranzo in attesa del rientro dal lavoro di mamma e papà, e li accudivano al pomeriggio. «È inaccettabile che non abbiamo il diritto di vederli, è assurdo che siamo lasciati in balìa dei tribunali che, nella maggior parte dei casi, non ci danno ascolto», protesta Maria Bisegna, presidente dell’Associazione delle nonne e dei nonni penalizzati dalle separazioni, una onlus di Roma che ha riacceso i riflettori sulle modifiche alla legge sull’affido condiviso apportate dal cosiddetto «decreto filiazione». Il decreto, che equipara i figli naturali ai legittimi, introduce anche alcune norme che incidono sulla legge del 2006, quella che sembrava aver creato i pre- modo Gian Ettore Gassani presidente dell’Associazione avvocati matrimonialisti: «Capisco che la norma sulla collocazione prevalente del minore possa impaurire, e vedremo se questo inciderà sull’affido condiviso, ma i nonni non sono stati penalizzati, al contrario». «Oggi nella fase in cui si decide la collocazione prevalente del minore i nonni vengono sentiti dal giudice e, all’atto pratico, hanno molte carte da giocare a loro favore», aggiunge l’avvocato Daniela Missaglia. Ma loro non ci stanno. Perché di fatto, dicono, i bei principi rimangono sulla carta, le liti familiari aumentano e così i procedimenti giudiziari: «Noi non vogliamo andare dal giudice — ribatte nonna Bisegna —, non vogliamo spendere soldi in avvocati e poi, magari passano anni, e i nipoti non li vediamo lo stesso». È contraria alle guerre in tribunale anche Graziella Morello, presidente dell’Associazione nazionale nonni fondata a Padova. «I nonni sono una risorsa — dice — sono ammortizzatori sociali sul piano economico e collabora- tori su quello affettivo. Andare in tribunale è sempre una sconfitta, occorre un cambiamento culturale. Bisogna cominciare a capire che i bambini che crescono senza nonni, spesso con genitori sempre impegnati, vivono al singola- La richiesta «Non vogliamo spendere soldi in tribunale e magari avere risposte dopo anni Servono garanzie subito» Stati Uniti re, strettamente legati al presente e in una situazione di deserto affettivo». Ma la notizia più sconcertante arriva da Bologna, dove il Tribunale dei minori si è rivolto alla Corte Costituzionale in uno dei primissimi casi di attuazione dell’articolo 336. Maria e Gianfranco non vedono la nipotina di tre anni da mesi. Il figlio si sta separando. Si sono rivolti al giudice che ha sospeso il giudizio. «Sembra ci sia un vizio di costituzionalità in questa legge — spiega nonno Gianfranco —, perché la separazione avviene davanti al Tribunale civile mentre il procedimento dei nonni davanti a quello dei minori. Da quello che ho capito, i giudici ritengono che una sentenza interferisca nella causa di separazione. Insomma, un pasticcio». Mariolina Iossa © RIPRODUZIONE RISERVATA Eruzione in Indonesia Gli esperti «Un decreto ha introdotto la possibilità di far valere i loro diritti: in realtà hanno più tutele» supposti di una maggiore equità tra madre e padre. «Già l’affido condiviso è poco applicato, ora torniamo indietro di sette anni», dicono i nonni, per la parte che fa riferimento alla residenza prevalente del minore, cosa che ha il sapore di un ritorno al concetto di genitore affidatario. La questione in realtà sembra paradossale perché è stato proprio il decreto filiazione a introdurre con l’articolo 336 qualcosa che prima non esisteva, ovvero il diritto per i nonni di ricorrere al Tribunale dei minori quando siano ingiustamente allontanati dai nipoti. «Prima di questa legge che è entrata in vigore il 7 febbraio — spiega l’avvocato matrimonialista Cesare Rimini — per i nonni esisteva un interesse a non interrompere i rapporti con i nipoti. Adesso esiste un diritto, autonomo, i diritti sono più forti dei semplici interessi, anche in fase di accordo di separazione. Se i genitori sanno che i nonni possono andare in tribunale, magari decidono di non escluderli dalla loro vita». La pensa allo stesso Le ceneri del vulcano bloccano i voli australiani Le ceneri del vulcano indonesiano Sangeang Api ( foto da Twitter) hanno formato nubi che stanno impedendo i voli da e per la città australiana di Darwin. Il vulcano è in eruzione da venerdì e le compagnie Qantas, Jetstar e Virgin hanno cancellato tutti i voli. Sono passati quattro anni dalla paralisi dei cieli europei provocata dal vulcano islandese Eyjafjallajökull e la situazione ora si sta ripetendo nell’emisfero boreale. Le polveri di natura rocciosa e con spessori di frazioni di millimetro sono un rischio per gli aeroplani: possono danneggiare alcuni sensori necessari al controllo dei jet ed incidere pericolosamente sul funzionamento dei motori a getto danneggiando le parti interne come le palette delle turbine. Ci sono casi celebri negli ultimi decenni, a partire dal Jumbo 747 della British Airways che nel 1982, sopra l’Indonesia, fu colpito dagli effetti del vulcano Galunggung e subì un arresto di tutti e quattro i propulsori. Per fortuna si riaccesero scendendo di quota. Da allora i danni causati alla compagnie aree per i dirottamenti necessari a evitare i pericoli sono stati calcolati in 250 milioni di dollari. Solo nel ‘91 si creò un organismo, il Volcanic Ash Advisory Centre, per dare informazioni utili alle compagnie, ma con compiti limitati, mentre i progetti di reti di radar ottici sono ancora in gran parte irrealizzati. Giovanni Caprara © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi è Phil Mickelson, 44 anni, è un golfista statunitense. È sesto nel ranking mondiale e, secondo «Forbes», è il settimo sportivo più pagato al mondo Operazioni finanziare nel mirino dell’Fbi Nei guai la stella del golf Phil Mickelson Negli ultimi anni l’Fbi ha portato a segno diverse vittorie in decine di grandi casi di insider trading (compravendita di titoli da parte di soggetti venuti in possesso di informazioni riservate e non di pubblico dominio), mettendo in galera molti miliardari. Come «l’Operazione Perfect Hedge», il più grosso scandalo di insider trading a Wall Street che la storia americana ricordi, con la condanna di 78 persone. Ora nel mirino degli agenti federali sono finiti altri tre grossi nomi: la star del golf Phil Mickelson, il noto investitore Carl Icahn e il professionista del gioco d’azzardo William Walters. Da tre anni gli investigatori stavano indagando su alcune operazioni registrate in occasione dell’offerta da 10 miliardi di dollari lanciata da Ichan su una società di prodotti per il consumo, Clorox (luglio 2011). Dopo aver accumulato una quota del 9,1% le azioni si sono impennate nel giro di pochissimo tempo. A dare notizia dell’indagine è stato il L’indagine Wall Street Journal di L’accusa è di insider venerdì. Secondo il trading: coinvolti un giornale, Mickelson e Walters avrebbero noto investitore e un scambiato illegalmente giocatore d’azzardo informazioni private fornite da Icahn e acquistato azioni di Clorox (sempre nel 2011). Da qui il sospetto dell’Fbi e la relativa inchiesta. Carl Icahn, newyorkese di 78 anni, molto discusso negli ambienti finanziari, è un investitore noto in tutto il mondo per le sue attività di Corporate raider. Più in particolare, l’imprenditore è diventato famoso per l’acquisto di azioni in società «in grandi difficoltà finanziarie», che poi rivende entro brevi periodi conseguendo grandi profitti. Per la rivista Forbes ha un patrimonio netto di più di 20 miliardi di dollari che lo pone al ventiseiesimo posto della classifica dei più ricchi al mondo. Il legale di Mickelson ha detto che il suo cliente ha appreso la notizia mentre era a Dublin (Ohio) impegnato in un torneo di golf. Il giocatore è uno dei migliori al mondo ed è al sesto posto del ranking: sempre secondo Forbes è il settimo sportivo più pagato al mondo, con 48,7 milioni di dollari. I giornali riferiscono che gli agenti federali stanno ora esaminando i modelli fiscali di Mickelson e Walters. Sabato il golfista miliardario ha dichiarato di non aver commesso nessun reato e che starebbe collaborando con il governo. Icahn, accanito giocatore di poker e scommettitore su eventi sportivi, che aveva conosciuto Walters attraverso un’amicizia in comune, s’è difeso dicendo di «non essere a conoscenza di nessuna indagine a suo carico». Agostino Gramigna © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Cronache 19 italia: 51575551575557 Sanità Colpiti gli adulti tra i 25 e i 44 anni. «Poi le mamme contagiano i bimbi» Morbillo, picco di infezioni: in troppi non si vaccinano Epidemia negli Stati Uniti. Cento casi a Bologna 3Anni Sessanta MILANO — Allerta morbillo. Il movimento antivaccinazione sembra aver fatto toccare un record di casi che negli Stati Uniti non si raggiungeva da almeno 20 anni. È quanto rivela il rapporto settimanale del Centro per il controllo delle malattie infettive e la loro prevenzione di Atlanta: 288 casi dall’inizio dell’anno fino al 23 maggio. Il più alto numero di infezioni durante i primi cinque mesi dell’anno dal 1994. Il morbillo torna a far paura nel Paese che lo aveva dichiarato eliminato nel 2000. In realtà, essendo la malattia endemica in altre parti del mondo, anche gli Stati Uniti restano esposti al virus di importazione. Detto questo, gli esperti indicano nel movimento antivaccinazione il principale colpevole di questo ritorno di fiamma: il 69% dei 288 casi ha riguardato con certezza persone non vaccinate. Di un altro 20% non è stato possibile determinare se la profilassi antimorbillo sia stata effettuata o no. Comunque, «tra i 195 residenti negli Stati Uniti che hanno avuto il morbillo e non sono stati vaccinati — spiega il rapporto pubblicato dal Los Angeles Times — 165 (l’85%) aveva rifiutato la vaccinazione per obiezioni religiose, filosofiche o personali». Per dirla senza mezzi termini, queste persone si sono trasformate in un rischio per la salute pubblica. IN CODA PER L’INIEZIONE Domande&risposte anche alcuni medici del policlinico Sant’Orsola-Malpighi e svariati studenti universitari (la maggior parte della facoltà di Medicina). Un caso analogo si verificò a Torino anni fa con un’epidemia di tubercolosi tra gli studenti di medicina. Il contagio è, al momento, diventato quasi ingestibile. Si sta cercando di verificare chi è entrato in contatto con le persone affette dal morbillo allo scopo di ricostruire il percorso del virus tra gli infettati: la maggior parte dei colpiti ha tra i 25 e i 44 anni, nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di non vaccinati o di persone sottoposte a un solo ciclo, invece dei due consigliati. 288 Il numero delle persone contagiate negli Stati Uniti: è il dato più alto degli ultimi vent’anni 1 2 Percentuale di malati di morbillo negli Usa di cui si sa con certezza che non era vaccinata: l’85% per scelta gli adulti e non i bambini. E molti di loro non si erano vaccinati per scelta e non hanno vaccinato i loro figli. Il problema di Bologna, che sta attirando l’attenzione di esperti anche internazionali di sanità pubblica e malattie infettive, è che il virus del morbillo, oltre ad aver colpito una ventina di bambini, ha aggredito Il vaccino per il morbillo può causare autismo? Il possibile legame tra vaccino e autismo è stato sollevato nel 1998 da un medico inglese. Sull’attendibilità dei suoi dati sono poi emersi seri dubbi e il medico è stato accusato di frode ed espulso dall’ordine dei medici britannico. Numerose ricerche successive, condotte anche da organizzazioni indipendenti e non profit, non hanno riscontrato il nesso. L’aumento dei casi di autismo negli ultimi decenni potrebbe essere spiegato da altre ragioni, fra cui la maggiore consapevolezza del problema, che ha comportato anche l’aumento delle diagnosi di questa malattia, prima molto spesso non riconosciuta. Le vaccinazioni nei primi due anni di età possono «sovraccaricare» il sistema immunitario? Non c’è alcuna prova. Inoltre nei primi due anni di vita il sistema immunitario è esposto a virus e batteri che lo sollecitano in misura enormemente maggiore rispetto a un vaccino. 68 Anche in Italia si sta registrando un’onda anomala. Un centinaio di casi di morbillo in pochi mesi a Bologna. Un contagio e mezzo al giorno nelle ultime settimane. E anche in questo caso è la vittoria (negativa) degli antivaccinazione. A essere colpiti dal virus che porta febbre alta e macchie rosate sulla pelle sono Perché tanti malati nel nostro Paese I rischi di encefalite L’epidemia di morbillo interessa da diversi mesi anche i bimbi (gli adulti solo nelle ultime settimane): «Inizialmente febbre alta e raffreddore, poi dopo alcuni giorni compaiono le eruzioni cutanee — spiega Filippo Bernardi, direttore del Pronto soccorso pediatrico del Sant’Orsola —. Spesso i sintomi non vengono subito riconosciuti e così aumenta la possibilità di contagio». A proposito dei non vaccinati, mentre prima il virus passava dai bimbi agli adulti, nel caso bolognese sono state diverse mamme a contagiare i figli. In un caso è stato colpito anche un bebè. Mario Pappagallo © RIPRODUZIONE RISERVATA Il morbillo un tempo era una normale malattia «dei bambini». Perché vaccinarsi? Il morbillo comporta un rischio di encefalite in un caso su mille. Può sembrare poco, ma è un evento che può portare a morte o danni cerebrali permanenti. I rischi della vaccinazione sono quindi inferiori a quelli di gravi conseguenze in caso di malattia. 3 Perché vaccinare i bambini per una malattia ormai piuttosto rara, grazie anche al vaccino? Perché il morbillo in Italia circola ancora, come indicano anche gli ultimi dati dell’Istituto superiore di sanità, secondo i quali il nostro Paese è, in Europa, fra quelli con il maggior numero di casi. Inoltre perché se tutti avessero fatto questo ragionamento, per esempio, con il vaccino per la poliomielite o con quello per il vaiolo o la difterite, oggi avremmo queste malattie ancora molto diffuse. (Le risposte sono state fornite da Antonio Clavenna, ricercatore presso il Laboratorio per la salute materno-infantile dell’Istituto Mario Negri di Milano. Il dottor Clavenna dichiara di non avere conflitti di interessi sui temi per cui è stato interpellato e di non aver mai ricevuto finanziamenti da industrie produttrici di vaccini). 4 Luigi Ripamonti © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 Cronache Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Velocità Il britannico Green tenterà l’impresa nel 2016 in Sudafrica. Motore da 135.000 cavalli, come 180 auto di F1 A Downing Street Il pilota Green mostra al premier David Cameron il bolide Bloodhound (Ap) 55 Secondi Il tempo che la Bloodhound impiega per arrivare da 0 a 1.600 chilometri all’ora È lunga 13,45 metri Andy, il pilota supersonico a 1.600 chilometri all’ora Chi è Per i test nel deserto rimosse 6 mila tonnellate di sassi Vettel? Una lumaca. Alonso? Una tartaruga. Hamilton? Un bradipo. Altro che bolidi della Formula uno lanciati a 300 chilometri all’ora. In un hangar vicino a Bristol, sudovest dell’Inghilterra, un pool di meccanici, ingegneri e piloti sta mettendo a punto la macchina più veloce del mondo. Una volta terminata, potrà viaggiare oltre i 1.600 chilometri all’ora e batterà il record di velocità terrestre. Più di un Tgv, di un airbus e del proiettile sparato da una pistola magnum. Alla guida della Supersonic car ci sarà il pilota Andy Green. Se il progetto Bloodhound (lo stesso nome di un missile costruito negli anni Sessanta) verrà ultimato nei tempi, la prova si svolgerà a fine estate 2016. Green dovrà sconfiggere se stesso: nel 1997 aveva guidato il bolide Thrust nel deserto di Black Rock (Nevada), raggiungendo la velocità di 1.227,99 chilometri orari. Questa volta il mostro che dovrà domare è lungo 13,45 metri e pesa 7.786 chilogrammi. Il test si svolge- Sole, natura e buona cucina: benvenuti in Carinzia! È un calendario ricco di appuntamenti quello previsto dall’iniziativa “Momenti Magici” 2014, che permette di scoprire la grande varietà e la bellezza della regione della Carinzia, la più meridionale dell’Austria. Qui il turista non trova solamente dolci attimi di relax in un paesaggio di monti e laghi di leggendaria bellezza, avvolti da un clima mite e soleggiato, ma anche ospitalità e squisite specialità della cucina tipica. Una vacanza all’insegna del contatto con la natura e d’emozionanti scoperte. Sono diversi i programmi giornalieri organizzati e condotti da guide esperte che faranno la gioia di buongustai e di spiriti romantici e avventurosi di ogni età. Ampia la scelta tra le diverse iniziative giornaliere, alcune delle quali sono già attive fin dal mese di aprile. Da ricordare la possibilità di ammirare il sorgere del sole sul monte Falkert, di scalare adrenaliniche pareti rocciose, oppure di pedalare in mountain bike fino alle sponde del lago Millstätter See. Per le famiglie e i bambini, invece, una vera e propria caccia al tesoro nel GeoPark delle Alpi Carniche, alla scoperta di un era lontana milioni di anni e ancor oggi tanto affascinante. Immancabile, come già sottolineato, la buona tavola, orgoglio di questa regione incastonata sullo snodo di tre confini. Qui ce n’è davvero per tutti i gusti! Il costo medio di ognuno di questi “Momenti Magici” si aggira intorno ai 40 Euro, con riduzioni per i più piccoli. Per ulteriori informazioni: www.carinzia.at; www.naturlust.at rà in Sudafrica, a Hakskeen Pan, tra la Namibia e il Botswana. Il luogo è stato scelto dopo un anno e mezzo di ricerche satellitari. È una zona deserta lunga venti chilometri, molto pianeggiante. Ma per poter svolgere il test in estrema sicurezza è stato necessario rimuovere 6.000 tonnellate di sassolini. Andy Green, scherzando, ha commentato: «Abbiamo già battuto il record di pulizia del deserto». Ma come fa la Supersonic car Bloodhound ad andare così forte? Il In Trentino per una vacanza all’insegna del benessere La natura incontaminata del Trentino fa da straordinaria cornice all’Hotel Castel Lodron, una struttura accogliente e completa di tutto ciò che serve per trascorrere una piacevole vacanza o anche solo un weekend nel segno del benessere e della tranquillità. L’albergo, che dispone di oltre 40 stanze spaziose e accoglienti, trova il suo punto di forza nella qualità del servizio assicurata dalla conduzione familiare. Situato in posizione panoramica nei pressi del Lago d’Idro, è il punto di partenza ideale per chi ama lo sport all’aria aperta. Numerose le piste ciclabili e i percorsi per mountain bike che si snodano per chilometri lungo le montagne circostanti; gli amanti del trekking possono esercitarsi lungo le passerelle create attorno al lago: un vero paradiso per gli appassionati di pesca e di windsurf. Dopo una giornata impegnativa, arriva il momento del relax. Fiore all’occhiello dell’hotel è il centro benessere dotato di piscina coperta riscaldata, sauna finlandese, bagno turco e idromassaggio. Molti i benefit a disposizione degli ospiti, dall’uso gratuito del campo da tennis al noleggio delle biciclette, al collegamento wi-fi. Senza dimenticare l’utile Guest Card Trentino, che permette di accedere gratuitamente ai musei del Trentino, alla navigazione sul Lago d’Idro e all’uso dei trasporti pubblici della Provincia. Offerta week-end: due giorni per 2 persone con trattamento di mezza pensione a 238 euro. Informazioni e prenotazioni: tel. 0465.685002 0465.68.54.25; [email protected] Il protagonista Andy Green (foto), 52 anni, è un pilota della Raf. È stato il primo al mondo ad aver superato la barriera del suono in auto Il primato Nel 1997 ha stabilito il record di velocità su terra, arrivando a toccare i 1.227 chilometri all’ora prototipo ha tre motori: un motore a reazione, utilizzato negli aerei Eurofighter, che consentirà alla macchina di raggiungere i 500 chilometri orari; un secondo motore utilizzato per i satelliti che spingerà la macchina oltre i 1.600 km/h all’ora e infine un terzo motore che fornirà carburante al secondo. In totale il bolide ha 135.000 cavalli (l’equivalente di 180 macchine di Formula uno). Va da 0 a 1.600 km/ h in 55 secondi. Raggiunti gli 800 km/h, la velocità aumenta di 60 miglia all’ora ogni secondo. Alla velocità massima le ruote faranno 10.300 giri al minuto. Mentre l’auto accelera da 0 a 1.600 km/h, Andy Green sperimenterà una forza di circa 2,5g (due volte e mezzo il suo peso corporeo) e il flusso del sangue andrà verso la testa. Come farà a fermarsi? Per rallentare, degli aerofreni verranno attivati a 1.300 km/h e un paracadute si aprirà a 970 km/h. I freni a disco saranno utilizzati al di sotto dei 400 km/h. Il rischio, in questi casi di forte decelerazione, è che il violento flusso del sangue, questa volta verso il basso, faccia svenire il pilota. È la ragione per cui Green ogni tanto si esercita con un aereo acrobatico, volando a testa in giù sulla campagna britannica. Evidentemente un gioco da ragazzi per lui. Bloodhound percorrerà l’equivalente di 4 campi da calcio ogni secondo. In un batter d’occhio Andy farà 150 metri e la visibilità al massimo sarà di due o tre chilometri. Se al termine avrà detto di essersi goduto il paesaggio, batterà anche il record di bugie. Programma remise en forme in un ambiente esclusivo La bellezza del luogo, sulla costa spagnola del Mediterraneo, è forse un involontario ma efficace richiamo alle aspettative di chi arriva qui per ritrovare l’armonia e l’equilibrio del proprio corpo. Situata fra le cittadine di Marbella ed Estepona, la Healthouse Las Dunas Beach e Spa è un centro benessere a cinque stelle gran lusso. Una destinazione rinomata per la competenza dei professionisti che vi lavorano e l’unicità del contesto: un grande parco con vegetazione subtropicale, ambienti eleganti, attenzione al design, una NaturHouse Spa di 3.000 m2 e una Ekilum Spa da 320. Spazi progettati per prendersi cura di sé sotto la supervisione medica del famoso endocrinologo, dottor Josè Luis Guijarro e della sua équipe. Il centro offre programmi settimanali con specifici obiettivi: perdere peso, detox, anti-stress, anti-age ed altri ancora. Un percorso progressivo e personalizzato che prevede anche l’intervento di dermatologi, psicologi, dietisti e fisioterapisti, nella consapevolezza dell’importanza di un approccio integrato per raggiungere i risultati migliori. Risultati che si conquistano anche attraverso uno stile di vita salutare e un’alimentazione sana e bilanciata, senza però rinunciare al piacere del gusto. Un compito che al Las Dunas è affidato a un re della cucina, lo Chèf Andoni Luis Aduriz, insignito di prestigiose due stelle Michelin. A riprova che la bellezza non significa solo rinunce. Informazioni e prenotazioni: tel. +34.95.082090; [email protected] a cura di RCS MediaGroup Pubblicità Maurizio Donelli Stati Uniti Facebook apre ai minori di 13 anni Facebook vuole superare il miliardo di «amici». E per farlo la sua prossima conquista potrebbero essere gli under 13 anni, finora banditi dal social network. La società di Mark Zuckerberg punta a brevettare un sistema con il quale consentire ai giovanissimi di creare un proprio account con la supervisione dei genitori. Chi ha meno di 13 anni e vuole registrarsi dovrà ottenere il consenso di mamma e papà, che a loro volta dovranno esprimerlo tramite i propri profili sul social network. Concedendo il via libera, i genitori potranno impostare controlli sulla privacy e limitare e monitorare i contenuti disponibili per i figli. Facebook vieta al momento la registrazione agli under 13, anche se molti sono riusciti ugualmente a crearsi degli account. Zuckerberg già in passato aveva aperto all’ipotesi di consentire ai più giovani di iscriversi: includere i bambini «sarà una battaglia che prima o poi combatteremo», aveva detto nel 2011. La domanda per brevettare il sistema era stata presentata nel 2012. Un portavoce ha spiegato: «Le aziende e la politica si sono confrontate su come aiutare i genitori a mantenere al sicuro i propri figli online. Come ogni azienda responsabile, abbiamo guardato anche noi alle possibilità di affrontare questo tema». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA “Single con bambino”, il bello di una vacanza su misura Ecco un’offerta pensata per andare incontro alle nuove esigenze delle famiglie. A firmarla è Select Hotel Collection, che propone uno speciale pacchetto “Single con bambino” per una vacanza al Grand Hotel Gallia di Milano Marittima, un quattro stelle elegante con piscina e spiaggia privata. Un vero paradiso per i più piccoli: tutto ruota attorno alle loro esigenze e la giornata viene scandita a loro misura. Un servizio di animazione accompagna i bambini dal buongiorno alla buonanotte svolgendo per loro programmi divertenti ma anche educativi, con musica, ginnastica, giochi, lezioni di cucina e tanti altri intrattenimenti. Il pacchetto, valido fino al 30 giugno e dal 23 agosto al 7 settembre, include: trattamento in pensione completa per un adulto in camera con bambino/bambini - ai quali viene applicata una riduzione in base all’età – e una speciale sorpresa, “mamma e figlia: diva e divina”, per vivere insieme un momento magico presso il centro benessere dell’hotel. Il divertimento prosegue in spiaggia, nel mini-club. Uno staff di animatori esperti saprà coinvolgere i piccoli da 3 a 10 anni in simpatiche attività, sia al mattino che al pomeriggio, all’interno di un’area bimbi con giochi a loro riservati. Tariffe a partire da 170 euro, con trattamento di pensione completa. Su prenotazione, con un supplemento sono inoltre disponibili babysitter referenziate, in orari diurni e serali. Per ulteriori informazioni e per visionare tutte le offerte del gruppo: www.selecthotels.it; tel. 0544.977071; [email protected] Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Cronache 21 italia: 51575551575557 Beni culturali Il decreto ArtBonus. Camion-bar e venditori di souvenir spostati o indennizzati Ambulanti intorno ai monumenti Ora i sindaci potranno allontanarli Più facile la revoca dei permessi. Franceschini: ordine al caos Firenze musei, chiese, scavi». Secondo Franceschini — che ha citato i casi di Colosseo, piazza San Marco, Uffizi e Pompei — sono norme che il Paese attendeva da almeno vent’anni, ma che sembrano ora essere diventate «una vera e propria urgenza» se, come dice da tempo il ministro, vogliamo sostenere davvero il patrimonio culturale Le disposizioni Concessa anche la libertà di scattare foto nei musei se senza fini di lucro Stefano Bucci © RIPRODUZIONE RISERVATA Roma Pompei MAJLEND BRAMO ANDREA PATTARO / VISION Venezia semplice procedimento amministrativo che permetterà ai sindaci e alle soprintendenze di revocare le autorizzazioni — spiega il ministro —, un meccanismo efficace e non penalizzante per i commercianti che saranno indirizzati in altri luoghi o indennizzati, ma che servirà a mettere ordine al caos che vediamo tutti i giorni nei pressi di SALVATORE LA PORTA /CONTROLUCE da centurione romano o da doge veneziano), dei camioncinibar, delle Ape-boutique e di quegli strani ibridi commerciali (oltretutto votati alla vendita di una paccottiglia ben poco degna del tanto osannato «italian style») che da tempo immemorabile assediano i simboli della nostra «eccellenza artistica». In che modo? «Grazie a un Un sms per aiutare gli animali abbandonati italiano e rilanciare il settore turistico. Dopo la lettera di venerdì con cui venivano riassegnati a direttori di musei e soprintendenti gli introiti generati dalla buona gestione («con incentivi alla promozione per i piccoli» ha chiarito il ministro) arriva così l’«Art Bonus» dove, tra l’altro, si parla di un 65% detraibile dalle donazioni che singole persone e imprese faranno a favore di musei e altre realtà artisticoculturali (fondazioni lirico-sinfoniche comprese); di giovani laureati nel settore dei beni culturali che potranno essere assunti tempi indeterminato. E «di libere fotografie nei musei se senza scopo di lucro» (ma naturalmente anche senza flash). BENVEGNÙ-GUAITOLI Bancherelle addio. Almeno a quelle pericolosamente vicine ai monumenti. Il decreto «ArtBonus» trasmesso ieri alla Camera, dopo la firma del presidente Napolitano, dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini segna la fine di una gran brutta abitudine molto italiana: quella dei banchetti, degli ambulanti (più o meno in costume L’iniziativa Noci di cocco e gelati Quei banchi di legno Nella terra di nessuno Gli scavi circondati dietro San Marco sotto il Corridoio vicino al Colosseo da venti bancarelle «Tradizione antica» progettato da Vasari tra pizze e gladiatori «Qui era un suk» I n piazza San Marco, dove già sono spariti i venditori di grano, a preoccuparsi sono una decina di ambulanti di prodotti non alimentari. Appena dietro l’angolo, in Riva degli Schiavoni, altri venti rumoreggiano fra noci di cocco, gelati e souvenir. «Chiaro, si tratta di famiglie storiche, venditori da generazioni, e questo decreto è un grosso problema perché rischia di cancellare tradizioni in nome del decoro», si scalda Tiziano Scandagliato, segretario veneziano dell’Anva, l’associazione nazionale dei venditori ambulanti della Confesercenti. Scandagliato parla di minaccia alla storia stessa di Venezia, dove lavorano circa 500 ambulanti e «dove questo commercio è iniziato prima di quello fisso, quando arrivavano le navi e si barattava di tutto». Ad applaudire il decreto ArtBonus è invece il sindaco, Giorgio Orsoni, al quale spetterà la revoca delle autorizzazioni: «Franceschini dà dignità alla tutela dei beni culturali senza perdere di vista l’aspetto economico e in ogni caso va ben oltre gli ambulanti. Sono con lui. Ricordo comunque che a Venezia molte cose sono già state fatte, revoche e ricollocazioni, a San Marco come a Rialto e altrove». Andrea Pasqualetto © RIPRODUZIONE RISERVATA Q uelle bancarelle di legno, una decina in tutto, costeggiano l’Arno e sono protette da un ombrello straordinario: un tratto del Corridoio vasariano. La vista è eccezionale: Ponte Vecchio da una parte, gli Uffizi dall’altra. Gli ambulanti vendono un po’ di tutto ai turisti che affollano questo scorcio magnifico di Firenze (siamo a due passi da Piazza della Signoria): collanine, modellini di motociclette, bigiotteria, stampe, ciondoli, a volte cappelli e borse. La gente non manca mai sul Lungarno Archibusieri e questi bancarellai riescono ad affrontare la crisi meglio degli altri. Tanto è vero che, dopo il contestato spostamento dei banchi di San Lorenzo, nell’omonima piazza, il Comune aveva ipotizzato la possibilità per alcuni ambulanti d’essere ospitati qui, idea poi bocciata dalla sovrintendenza. Nel piazzale degli Uffizi, invece, non ci sono ambulanti ma artisti di strada che dipingono e vendono le loro opere. «Tutti devono poter godere del bello in un contesto di decoro urbano» ha detto il sindaco Dario Nardella, commentando la norma contenuta nel decreto ArtBonus. Norma «condivisibile» anche per Cristina Acidini, sovrintendente al polo museale fiorentino: «Ora vedremo con quali modalità farla rispettare». R isse tra forze dell’ordine e venditori ambulanti abusivi. Camion bar che presidiano i punti strategici. Sgangherati gladiatori con l’accento romeno e borseggiatori sempre pronti ad alleggerire i malcapitati con gli occhi a mandorla o magliette a stelle e strisce. Non manca chi imbratta e deturpa i muri del monumento: a gennaio un papà canadese fa da palo al figlio di 12 anni che scrive con un sasso su una parete vecchia di 2 mila anni. Benvenuti nella terra di nessuno. Già, perché così è ridotto il Colosseo, uno dei siti archeologici più famosi del mondo. L’ultima rissa risale al 21 maggio: due volontari dell’associazione carabinieri in congedo, impegnati a pattugliare l’area con le forze dell’ordine, provano a tenere lontani gli abusivi da americani, cinesi e turisti venuti da ogni dove, ma sono aggrediti dagli ambulanti. Venditori asiatici, africani e dell’Europa dell’Est animano un asfissiante commercio multicolore tra pashmine, occhiali da sole contraffatti, cappellini, spille e calamite con l’Anfiteatro Flavio. Intanto i camion bar sfornano panini e pizze non certo per palati fini. Un vero bazar tra degrado e storia. Marco Gasperetti L’ architetto Antonio Irlando, presidente dell’Osservatorio Patrimonio Culturale, conta le bancarelle sul piazzale di Porta Marina Inferiore a Pompei: «Sono 15 e oggi (ieri, ndr) c’è lavoro per tutti — spiega — perché sono venuti a migliaia, a piedi da Napoli in pellegrinaggio, per la chiusura del Mese Mariano». Quindici bancarelle a Porta Marina Inferiore, tre vicino alla Stazione della Circumvesuviana e due dalla parte di Porta Anfiteatro, vicino al Santuario della Madonna. «Fino a 10 anni fa era un suk, la zona era anche aperta al traffico — racconta il professore — ma poi il Comune l’ha pedonalizzata e ha assegnato i posti, ha creato i gazebo e la cosa è diventata meno anarchica. Comunque la lotta agli abusivi continua, gli stessi bancarellari sorvegliano affinché non si affaccino i vucumprà». L’unico cruccio, conclude Irlando, sta nella qualità dei prodotti: «Si vendono tante cineserie, le magliette del Napoli, quelle di papa Francesco, falli di bronzo, coralli e cammei di dubbia provenienza. Eppoi i prezzi non sono uguali per tutti: i venditori hanno l’occhio lungo e li adeguano al turista. Il più ricco paga di più». «Qualcuno li ha già abbandonati, non abbandonarli anche tu» è lo slogan della campagna promossa dalla LeidaaLega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente: da oggi al 7 giugno sarà possibile donare 1 euro con un sms solidale da cellulare o 2 euro con chiamata da rete fissa al numero 45599, per contribuire alla lotta contro l’abbandono e il randagismo e all’azione diretta di ricovero, cura e gestione degli animali in difficoltà. «È un’emergenza che deve essere affrontata con il supporto di tutti, cittadini e istituzioni, come si addice a un grande Paese civile», ha detto Michela Vittoria Brambilla, presidente e fondatrice di Leidaa. La raccolta fondi contribuirà a contrastare «con ogni mezzo la piaga dell’abbandono che ancora affligge il nostro Paese, per dare una casa alle tante migliaia di cani e gatti che vegetano nei rifugi italiani, in attesa di una nuova vita». Aderiscono le compagnie telefoniche Vodafone, Tim, Telecom, Fastweb, Postemobile, H3g, Wind, Twt, Noverca, CoopVoce, Coop Italia e TeleTu. Anche i veterinari italiani scendono in campo per sensibilizzare i cittadini con la campagna «PortiAMOli con noi». Gli studi confermano che l’abbandono scatena nell’animale che ha perso il proprio punto di riferimento, una disperazione assimilabile a quella umana. «Una condizione talmente stressante e traumatica — spiegano gli esperti — da innescare comportamenti anomali che sfociano in veri e propri stati d’ansia di difficile gestione». Secondo i dati del ministero della Salute, a livello nazionale esistono 915 strutture autorizzate di ricovero, tra canili sanitari e rifugi pubblici e privati convenzionati, che ospitano circa 150 mila cani oltre a un numero stimato di circa 700 mila randagi. Il solo mantenimento dei cani presenti nelle strutture autorizzate è di circa 220 milioni di euro l’anno. Francesco Di Frischia Fabrizio Caccia P. D’A. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA A N T O N I O S C U R A T I IL PADRE I NFEDELE CANDIDATO PREMIO STREGA 2014 “Questo è il libro migliore di Scurati dai tempi de I l sopravvissuto. Qui è la letteratura che vince.” DANIELE GIGLIOLI Corriere della Sera 4 EDIZIONI @libribompiani Bompiani www.bompiani.eu 22 Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Economia Il caso Gli investitori istituzionali rappresentano la metà del credito totale. I pegni del duo Percassi-Farina La lente CORRIERECONOMIA ECCO I CALCOLI PER IL PAGAMENTO DELLA TASI L e dichiarazioni del Governatore della Banca d’Italia sul costo della Tasi hanno rinfocolato le polemiche su un tema che peraltro è di stretta attualità:il 16 giugno infatti nei circa 2200 comuni che hanno pubblicato la delibera sulle aliquote i proprietari di immobili e, sia pure in quota ridotta ( tra il 10 e il 30% dell’importo a seconda delle scelte del comune), anche gli inquilini, dovranno pagare la prima rata del nuovo tributo sui servizi. CorrierEconomia di domani illustra le modalità di calcolo del tributo e cerca anche di dare una soluzione al problema sollevato da Ignazio Visco confrontando il costo www.corriereconomia.com LUNEDÌ 2 GIUGNO 2014 ANNO XVIII - N. 20 Distribuito con il Corriere della Sera non vendibile separatamente POLIZZI A PAGINA 6 BRACHETTI PERETTI Api, la famiglia riorganizza il gruppo e studia alleanze estere SCAGLIARINI A PAGINA 14 Tasse & casa Nel labirinto Tasi e Imu Come orientarsi (e pagare meno) L e tasse locali sugli immobili sembrano essere nate sotto una cattiva stella. Prima i tormenti e le incertezze dell’Imu, ora quelli per la Tasi, la nuova tassa sui servizi. A due settimane dalla scadenza l’unica certezza è quella dell’Imu: si paga entro il 16 giugno ed è confermata l’esenzione per l’abitazione principale. Per la maggior parte degli italiani, invece, la Tasi slitterà ad ottobre. Ecco come orientarsi tra calcoli e scadenze. Il sondaggio Svolte Dalla Cina agli Usa chi compera in Italia GLI ITALIANI FISCALE il cittadino E IL FEDERALISMO comunali che tributi poco o per niente la quota di Secondo lei, molto, abbastanza, paga corrisponde offerti dal comune? al livello di servizi 71% Per niente + poco ALLE PAGINE 22, 23 E 24 ? Il piano di Draghi per dare la scossa all’economia DI FABRIZIO GORIA 19% A PAGINA 4 Abbastanza Per niente ” L’appuntamento 42% Poco S. Avaltroni Imprese Cresce il ricorso anche per sostituire il concordato Famiglie La passione per il trust Da Antinori a Colussi e De’ Longhi: ecco perché piace (tanto) DI MARIA SILVIA SACCHI C danilotaino resce il ricorso al trust da parte delle famiglie imprenditoriali italiane. Permette di assicurare continuità all’azienda nel lungo periodo e di tutelare minorenni o disabili e pianificare le tasse. I casi di Colussi, Antinori, De’ Longhi. Ma emergono anche i trust che sostituiscono i concordati: meno costi, tempi più corti. © RIPRODUZIONE RISERVATA A PAGINA 8 Il mercato delle app ”Quanto è bello e rende essere il re dei giochi DI MARIA TERESA COMETTO A PAGINA 16 Imprese La carica estera Già investiti 18 miliardi DI ALESSANDRA PUATO R ipartono gli investimenti esteri in Italia. Negli ultimi 16 mesi sono state concluse acquisizioni per 18 miliardi di euro e cinque miliardi sono concentrati nel gennaio-aprile di quest’anno. Il Paese più attivo è la Cina con oltre due miliardi investiti nei primi quattro mesi (in Eni ed Enel) e oltre cinque nell’intero periodo. In arrivo i fondi di private equity del Nord per le medie imprese, come lo svedese Eqt della famiglia Wallenberg. Gli operatori parlano di svolta: «Si percepisce una stabilizzazione politica del Paese». ” Beccalli-Falco (Ge) «L’Europa merita i nostri dollari» DI STEFANO RIGHI L’Europa? Il miglior posto dove investire. Lo assicura Ferdinando Beccalli-Falco, presidente e amministratore delegato di General Electric Europe, che sta trattando l’energia di Alstom e in Italia ha preso il Nuovo Pignone e Avio. A PAGINA 3 ALLE PAGINE 2 E 3 Big Accordo sulla Smart col gruppo franco-nipponico Auto La Daimler in giallo Una «piccola» con Nissan DI BIANCA CARRETTO U n accordo per realizzare una vettura di segmento B a costi contenuti, al fine di ampliare la gamma Smart, marchio della scuderia Mercedes. Il progetto è allo studio di Daimler e della Renault-Nissan che potrebbe fornire ai tedeschi la piattaforma utilizzata per Clio e Micra. E condividere motori e trasmissioni. A PAGINA 10 Afp 1 Fonte: Swg DI CORRADO FENICI, GINO PAGLIUCA, STEFANO POGGI LONGOSTREVI 29% Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano Q uanto è potente la democrazia, certe volte. Nonostante non fossero elezioni per un Parlamento effettivamente legislativo, le Europee del 25 maggio hanno cambiato la realtà e la sua percezione. Anche — per alcuni versi soprattutto — in Italia, che da lunedì scorso è il Paese emergente in Europa. Detto non per fare retorica di provincia o per dare meriti a Matteo Renzi. Ma per dire che la Penisola è tornata a pieno titolo nella mappa degli investitori, nazionali e internazionali: le caratteristiche della sua economia — imprese dinamiche e forti, spesso alle prese con problemi di successione e di proprietà — sono all’improvviso state trasformate, dalla prospettiva della stabilità politica, in asset sui quali puntare. Il risultato è che fondi di private equity, grandi imprese, multinazionali, investitori singoli hanno estratto il libretto degli assegni: pronti a comprare e a investire nelle aziende di design, moda, alimentare, turismo, macchine utensili. È una finestra di opportunità che il Paese non dovrebbe sprecare. Resterà aperta solo qualche mese, se non sarà confermata da fatti politici forti e da scelte d’impatto. È qui che entra davvero in campo il governo Renzi. Per rendere sostenibile questa — in fondo inaspettata — svolta, occorre imboccare la strada dell’apertura al mondo del business. In concreto e in tempi brevi: qualche riforma di governance, intesa come riforma elettorale e del funzionamento delle decisioni politiche ma anche semplificazione dell’amministrazione; una riforma seria del mercato del lavoro e un piano chiaro di riduzione del peso fiscale; e l’avvio di qualche privatizzazione vera (nel senso di uscita dello Stato da alcuni settori). Se gli investitori nazionali e internazionali si convincessero che «Renzi speaks business», potrebbe davvero avviarsi un circolo virtuoso di crescita non breve. In genere, in questo campo i governi italiani hanno deluso. Vediamo. La campagna greca della nuova coppia al vertice di Terna Molto DI DANILO TAINO BASTIOLI E DEL FANTE 10% IL PUNTO L’azienda Italia torna a piacere Sfruttiamolo Ugo Brachetti Peretti - Imagoeconomica Matteo Del Fante - Imagoeconomica Direzione, Redazione, Amministrazione, Tipografia Via Solferino 28, Milano 20121 - Tel. 02.62.82.1 Servizio Clienti 02.63.79.75.10 Mercedes Dieter Zetsche Storie Il governo Letta ha previsto fino al 2034 incentivi per 60 milioni ogni 12 mesi all’area. I costi saranno caricati sulle tariffe elettriche Così il carbone sardo scalderà per vent’anni le nostre bollette La Carbosulcis è in perdita già dal 1955. Mentre in Francia la riconversione di Lens ha portato al «Louvre 2» DI SERGIO RIZZO I n Aria fritta, formidabile e provocatorio saggio del 1955, Ernesto Rossi fotografava così la situazione economica delle miniere di carbone in Sardegna: «Rapportando le perdite al numero dei dipendenti si può dire che la Carbosarda avrebbe conseguito i medesimi risultati finanziari se avesse potuto tener chiuse, senza spesa, le miniere, e avesse pagato 40 mila lire al mese a ognuno dei suoi dipendenti, purché tutti rimanessero a casa, a coltivare i loro orticelli». Aggiungeva, il fondatore del Mondo, che da quando Benito Mussolini nel 1933 si era messo in testa di infilare il Paese nell’avventura del carbone sardo, erano stati fatti investimenti per circa 100 miliardi di lire. Ovvero, oltre un miliardo e mezzo di euro attuali. All’epoca della pubblicazione di Aria fritta i dipendenti del polo carbonifero sardo erano circa 11 mila e le 40 mila lire al mese di allora equivalgono a circa 700 euro di oggi. Nel 2012 di quei lavoratori ne erano rimasti meno di un ventesimo. Per l’esattezza 444, di cui 280 minatori. E siccome la Carbosulcis, ha chiuso il bilancio con una perdita di 42,2 milioni di euro si potrebbe arrivare alla conclusione che la società erede della Carbosarda interamente controllata dalla Regione Sardegna avrebbe conseguito il medesimo risultato versando direttamente a ogni dipendente 7.300 euro al mese per tredici mensilità senza far lavorare nessuno. Dieci volte quanto era stato calcolato sessant’anni fa da Ernesto Rossi. Una somma, per giunta, ben superiore allo stipendio medio di ogni lavoratore: costato all’azienda nel 2012, oneri previdenziali e tfr compreso, 4.116 euro al mese per tredici. Sia ben chiaro: non si può non essere estremamente sensibili al destino di quelle 444 Sulcis L’occupazione di una miniera, due anni fa famiglie. Tanto più considerando le condizioni economiche in cui versa oggi la Sardegna, nel colpevole disinteresse generale della nostra classe dirigente. Ma proprio per questo non ci si può voltare dall’altra parte. Che cos’è la Carbosulcis? Davvero una società per azioni, come dice il suo statuto? Qualche dubbio a leggere il bilancio potrebbe venire, scoprendo per esempio una voce assolutamente singolare nello stato patrimoniale. Ossia, un accantonamento di 145 milioni 603.586 euro per, testuale, «copertura perdite future». Certificazione che il destino inesorabile dei conti è il rosso fisso. E anziché prendere atto che il carbone sardo è un salasso da sempre insostenibile e studiare una soluzione seria per rilanciare lo sviluppo vero di quell’area, che si è pensato di fare? Nell’ultima legge targata governo Letta, la cosiddetta «Destinazione Italia» approvata tre mesi fa, è comparso un articolo che prevede 60 milioni l’anno di incentivi per la realizzazione di impianti a carbone pulito da alimentare con il fossile estratto nel Sulcis. Un progetto che assicurano tecnologicamente avanzatissimo. Peccato che costerà agli italiani, nei prossimi 20 anni, un miliardo e duecento milioni. Cifra caricata sulle bollette della luce. Fra perdite e sussidi il costo del polo carbonifero sardo, con i suoi 444 dipendenti, si avvia dunque a toccare quota cento milioni l’anno. E senza particolari garanzie per il futuro, con buona pace dei politici regio- nali e nazionali. Ai quali ci permettiamo di suggerire un viaggio a Lens, il Sulcis francese a pochi chilometri dal confine con il Belgio, per avere un’idea di che cosa sia in grado di fare, con cifre molto inferiori, un’amministrazione capace e lungimirante. Invece di ostinarsi a far sopravvivere le miniere con massicce iniezioni di denaro pubblico, lì è stato costruito in pochi anni un grande museo: il Louvre 2. Costato 150 milioni, ha aperto nel 2012. Nel primo anno ha avuto quasi un milione di visitatori. Così la città è rinata: non più carbone, ma tesori d’arte e storia e tanto turismo. Alberghi, bar, ristoranti, bed & breakfast... E senza neppure avere le meraviglie della nostra Sardegna. Ma ci pensate? Pagine Gialle, no dei fondi all’offerta Dmail La lettera inviata al consiglio Seat: avanti con il piano originario È molto in salita la strada del patron dell’Atalanta, Antonio Percassi, e dello stampatore Vittorio Farina che, appoggiati da una grande banca creditrice di entrambi, vorrebbero salvare Seat e fonderla con la quotata e insolvente Dmail. Il colpo di scena di queste ore è una lettera spedita da fondi titolari di bond e credito Seat che rappresenterebbero la maggioranza del credito totale. Destinatari il consiglio di amministrazione delle Pagine Gialle, il giudice fallimentare Giovanna Dominici e il commissario giudiziale Enrico Laghi. Il messaggio, in sintesi, è questo: proseguite con la proposta originaria, ignorate la nuova offerta, rispettate i tempi stabiliti. Un invito informale, e di peso, ma nulla di vincolante. Il miracolo Borsa Di operazioni e situazioni complicate è piena la storia di Seat degli ultimi 15 anni. E anche la schizofrenia dei titoli è nota. Per esempio oggi valgono 0,0017 euro per una capitalizzazione intorno ai 30 milioni. Sembra poco. Basti dire, però, che la Borsa esprime una valutazione prospettica di Seat pari a 12,5 miliardi di euro. Infatti se passasse il piano concordatario proposto dal cda, il 100% del capitale attuale si diluirebbe a un misero 0,25%. Ma com’è la situazione? Facciamo il punto. Seat è in concordato preventivo (con 1,5 di imprenditori. E forse non è un caso che Unicredit abbia in pegno tutte le quote Dmail di proprietà di Percassi più il 20% della Kiko ma anche il 100% del gruppo Farina. Così in Borsa 1,10 -5,56% 1, a 0,002 € SSeat eatt PG 0, 0,0025 Ricavi Ebitda 1.059 2008 525 0, 0,0020 952 2009 471 876 2010 447 0,0015 749 2011 lug ago set ott nov dic gen feb mar apr mag 30/05 2013 2014 2014 346 226 627 2012 476 2013 90 Dati in milioni di euro D’ARCO miliardi di debiti congelati) dall’inizio del 2013. L’azienda, comunque, è in piena attività. Il cda ha elaborato un piano di rimborso da presentare ai creditori il 15 luglio. In sostanza l’attuale azionariato, per effetto di un maxi-aumento di capitale si diluisce allo 0,25% e tutto il resto va ai principali creditori, cioè banche e obbligazionisti. A metà maggio, però, è arrivato un nuovo piano da Percassi (Atalanta calcio, cosmetici Kiko), e da Farina (gruppo IlteRotosud). In estrema sintesi: ricapitalizzano Dmail, quotata in Borsa, per poi integrarla con Seat offrendo ai creditori il 40% del nuovo aggregato più cash. Un piano industriale, che prevede l’integrazione dei canali di vendita e del network editoriale di Dmail con la rete di 1.300 agenti Pagine Gialle, completa l’offerta. Migliore dell’altra? Il giudizio è del cda Seat che il 15 luglio ai creditori potrà presentare, facendola propria, una sola proposta. I tempi tecnici sono strettissimi, a giorni una decisione va presa. Dmail però è in grave crisi ed è un problema per Percassi che ne è l’azionista di riferimento. Il resto delle attività dell’imprenditore bergamasco godono di ottima salute. Il ruolo di Unicredit E Farina? Il suo gruppo è in seria difficoltà finanziaria, soprattutto per il crollo del mercato di riferimento. Secondo gli ultimi bilanci disponibili (2012) vi sono dubbi sulla continuità aziendale e la società di revisione non ha certificato i conti. Rotosud, la società operativa, ha inoltre un contenzioso da 40 milioni con Seat. Non è la prima volta che lo stampatore, in affari e amicizia con Luigi Bisignani, socio di Marcello Dell’Utri nel settimanale Il Domenicale fallito d a p o co , s i a f fa cc i a s u un’azienda in crisi: lo fece qualche anno fa insieme alle Fondazioni Crt e Cassa di Alessandria, per tentare di salvare la Norman 95, gruppo immobiliare, poi fallito, e di cui per anni è stato vicepresidente Fabrizio Palenzona che oggi copre il medesimo ruolo in Unicredit. È proprio questa la grande banca che si muove in appoggio alla coppia Il bilancio che non c’è Dmail, dunque, è un asset offerto ai creditori. Ma il bilancio 2013, per dire, non c’è e i conti al 30 giugno 2013 sono stati approvati a luglio 2014 con i revisori «non in grado di esprimersi» sulla conformità ai principi contabili. I «dubbi significativi sulla capacità di Dmail a proseguire attività operativa in futuro» è un virgolettato preso dalla semestrale 2013. Se tutto va bene Dmail approverà il bilancio, che ad oggi non esiste, nell’assemblea del 14 luglio, un giorno prima della decisione dei creditori Seat. Il presidente Guido de Vivo e i consiglieri delle Pagine Gialle si prenderanno la responsabilità di portare sul tavolo dei creditori, nel rispetto dei tempi, una proposta con tante incognite? La lettera dei fondi è chiara. I sindacati interni sono sulla medesima linea. Giovanni Florio della Cgil-Seat va giù durissimo: «Siamo molto molto preoccupati per questa offerta. Con pochi euro riuscirebbero a prendersi Seat e sistemare i loro problemi legati a un’azienda decotta come Dmail». Mario Gerevini [email protected] Il nodo dei debiti Tiscali, nuovo rinvio sui conti Si allunga l’attesa per i conti della società di Renato Soru, Tiscali. Il consiglio di amministrazione del gruppo ha esaminato lo stato delle trattative per la ristrutturazione dell’indebitamento senior e ha preso atto dei «positivi sviluppi intervenuti». Tuttavia, non essendo ancora stato raggiunto l’accordo sui termini dell’operazione di ristrutturazione, ha deliberato di aggiornarsi al 4 giugno, rinviando dunque ancora una volta l’esame e l’approvazione del bilancio 2013 e la fissazione della data dell’assemblea dei soci per l’approvazione. Il differimento è motivato dall’opportunità di riservare ogni valutazione in funzione della rilevanza degli sviluppi attesi delle trattative in corso per la ristrutturazione dell’indebitamento. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA della Tasi sull’abitazione principale con quello pagato nel 2012 a titolo di Imu. Un’imposta, quest’ultima, che con disappunto di milioni di contribuenti gode ancora di ottima salute: infatti bisogna ancora pagarla per tutti gli immobili diversi dall’abitazione principale. Anche in questo caso la scadenza per la prima rata è il 16 giugno; a parziale consolazione di chi deve porre mano al portafoglio per l’acconto c’è il fatto che, come spieghiamo su CorrierEconomia di domani, non bisogna fare calcoli complessi né mettersi alla ricerca delle delibere comunali per il 2014. Infatti l’acconto Imu si paga con le regole stabilite per l’anno precedente e quindi si computa l’imposta 2013 e si versa la metà. Anzi, nella maggior parte dei casi addirittura copiare il modello F24 o il bollettino postale di giugno 2013 avendo l’accortezza di cambiare anno di riferimento. Per il conguaglio da effettuare con le regole 2014 l’appuntamento è fissato al prossimo 16 dicembre. Gino Pagliuca © RIPRODUZIONE RISERVATA L’accordo L’obiettivo: sviluppare in tre anni applicazioni per la cura di malattie neurodegenerative e oncologiche Istituto Italiano di Tecnologia e Nikon, alleanza per il supermicroscopio ottico Il gruppo di Tokyo farà dell’Iit il suo nono centro internazionale della ricerca In un film di fantascienza del 1966, Fantastic Voyage, si narra di un gruppo di chirurghi imbarcato su un sottomarino, ridotti a dimensioni microscopiche e iniettati dal governo Usa nella carotide di un famoso scienziato per rimuovere un embolo cerebrale che lo sta uccidendo. Ebbene, quasi 50 anni dopo la realtà potrebbe superare la fantasia di Hollywood, protagonisti questa volta la giapponese Nikon e l’Istituto Italiano di Tecnologia, il gioiellino nazionale della ricerca attivo a Genova dal 2005. Ciò che accade è che il colosso nipponico dell’ottica ha scelto l’istituto come sede del suo nono centro internazionale di ricerca. Genova, insomma, si affiancherà a piazze del calibro di Harvard, Londra, Singapore, San Francisco, Parigi, Chicago, Hokkaido e Heidelberg. Sotto la Lanterna, Nikon e IIT daranno vita a un nuovo polo di microscopia ottica, che nei prossimi tre anni si propone di sviluppare una serie di applicazioni biomediche di nuova generazione, utilizzabili soprattutto nello studio delle malattie neurodegenerative e oncologiche. Per essere un investimento effettuato nel campo della ricerca, lo sforzo di Nikon è rilevante: per iniziare 3 milioni di euro, e un team dedicato di 22 scienziati che saranno guidati da Alberto Diaspro, il 22 Protagonisti gli scienziati IIT del team Nikon. L’investimento è di 3 milioni di euro Il direttore scientifico dell’Istituto italiano di Tecnologia, Roberto Cingolani Un immagine del microscopio a super-risoluzione già in uso nel laboratorio congiunto Istituto Italiano di Tecnologia e Nikon direttore del dipartimento di Nanofisica. E’ proprio la combinazione di nanotecnologie (dove si opera a livello atomico e molecolare) e di microscopia ottica ad aver convinto il gruppo giapponese a sbarcare in forze all’IIT. L’obiettivo, neanche troppo nascosto, è rendere operativa una nuove generazione di microscopi ottici ultra-miniaturizzati in grado, ad esempio, di realizzare delle analisi biomediche direttamente all’interno del corpo umano. Con gli effetti che si possono immaginare: se un medico avesse accesso in tempo reale a dati sulla risoluzione molecolare di alcuni tessuti potrebbe decidere con un elevato grado di certezza se un paziente debba essere operato, o se una terapia farmacologica sta dando risultati, o se occorra addirittura progettare un nuovo farmaco. Il nuovo «nano-microscopio» ottico apre cioè un nuovo scenario in termini di il presidente della giapponese Nikon Instrument Company, Toshiyuki Masai precisione, riducendo la possibilità di errori di valutazione dovuti al basso dettaglio di uno strumento più «tradizionale». Senza contare poi che allo studio c’è anche un altro salto tecnologico: ridurre ulteriormente l’impatto della strumentazione utilizzando al posto di un sondino un foglio adesivo in grafene (uno strato di atomi di carbonio) che conterrebbe la strumentazione, raccoglierebbe le informazioni e le invierebbe wireless a un computer o a un tablet. A differenza di un microscopio elettronico, secondo i ricercatori IIT, quello ottico offrirebbe anche un altro paio di vantaggi: quello di realizzare analisi su materiale vivente (e non sui «fissati» che fermano nel tempo la situazione del materiale prelevato) e, fattore non del tutto secondario, quello dei costi. Un microscopio di questo genere avrebbe un costo circa venti volte inferiore a una superattrezzatura elettronica del valore di un milione di euro. Ecco quindi l’alleanza con i giapponesi: «Ma è una scelta che nasce da lontano – spiega il presidente di Nikon Instrument Company Toshiyuki Masai – dalla fine degli anni 90, da quando Nikon Italia e il professor Diaspro hanno iniziato a collaborare. E Nikon riconosce all’IIT la necessaria competenza per affermarsi come centro all’altezza dello scenario internazionale». Oppure, per dirla con il direttore scientifico dell’istituto, Roberto Cingolani: «Il motivo per cui un colosso come Nikon viene da noi e non altrove? Intanto per la nostra capacità di fare ricerca applicata. E poi, oggi, per essere competitivi bisogna essere multidisciplinari. Noi, all’ITT lo siamo come pochi altri al mondo». Stefano Agnoli @stefanoagnoli © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Economia 23 italia: 51575551575557 Il Ceo del gruppo Vodafone I dati Cerved Colao: Bruxelles sia pragmatica, rinunci all’ideologia Imprese, scendono i protesti DA UNO DEI NOSTRI INVIATI TRENTO — «Le élite europee non devono fare l’errore di dare le pagelle agli elettori. Caso mai domandiamoci perché le recenti elezioni sono andate in un certo modo e cosa fare per rendere più attraente il messaggio europeo». Vittorio Colao, Ceo del gruppo Vodafone, è una delle guest star del cartellone del festival dell’economia di Trento e intervistato da Sarah Varetto ha fatto il punto sul cambiamento in atto nel Vecchio continente e le responsabilità delle classi dirigenti. «Punterei a tenere la Gran Bretagna nella Ue a costo di fare qualche concessione per aiutare Cameron. Meglio avere gli inglesi dentro e magari rinunciare al II Lingotto mandato d’arresto europeo. Ci vuole grande pragmatismo e Bruxelles non si può nascondere dietro la cornice dell’ideologia». Senza Europa, anche i tedeschi da soli sono un piccolo Paese raffrontato a Cina, India o Stati Uniti. Colao fa parte del piccolo gruppo di advisor che collabora a Londra con il premier Cameron ma per il lavoro che fa visita moltissimi Paesi. «Potrei essere un tester dei sedili della British Airways. E in virtù dei miei continui giri per il mondo vi dico che molte cose stanno cambiando in Portogallo e Spagna. Agli italiani suggerisco di copiare il modello iberico di flessibilità. Come Vodafone stiamo riportando molti posti di lavoro in Spagna». Alla domanda come giudica il rinnovamento del personale politico Colao ha risposto che «il resto della società italiana deve fare altrettanto». Dal canto suo assicura che «se posso contribuire da fuori ad aiutare l’Italia a recuperare autostima lo faccio», non però con impegni diretti in un governo. Il manager ha chiuso raccomandando la sperimentazione: si assiste spesso a querelle ideologiche tra innovatori e conservatori, «se invece un’idea viene testata sul campo è più facile vedere se funziona e di conseguenza decidere di adottarla». Un aiuto verrà sicuramente dalle tecnologie il cui ciclo è lungi dall’essersi esaurito e anzi ci riserva «novità sconvolgenti». Bianca Carretto © RIPRODUZIONE RISERVATA D.D.V. Manager Il ceo di Vodafone Vittorio Colao © RIPRODUZIONE RISERVATA «Nel 2005 i concorrenti si erano già spartiti la nostra quota di mercato, ma siamo tornati più forti di prima» «Dal contratto con Gm a Chrysler, ecco i miei primi 10 anni alla Fiat» Il maglione nero, la spesa da Costco: ritratto del Marchionne privato Sono passati dieci anni da quando Sergio Marchionne è arrivato in Fiat, sconosciuto ai più, pareva un’altra meteora dopo i numerosi amministratori delegati che si erano succeduti, ad un ritmo che non superava i 24 mesi. Il primo periodo in trincea, ad analizzare i numeri, disastrosi, di un’azienda che se non si fosse chiamata Fiat sarebbe fallita. In incognito visitava filiali e fabbriche, cercava sostegno in Gianluigi Gabetti, un pilastro dell’azienda e in John, il giovane erede, a cui era toccato il ruolo più pesante. Nel gennaio 2005, Marchionne entrava in fila con gli altri al Salone di Detroit. Voleva bere un caffè, allora c’era solo lo stand Ferrari che ospitava, defilata, una Maserati. Nessuno lo riconobbe: quando mai si era visto un amministratore delegato Fiat con un cappellino a visiera e senza il codazzo di portaborse? Di fronte all’opulenza dell’industria americana che ostentava stand faraonici e show hollywoodiani (ma dopo tre anni era già in bancarotta), a chi gli chiedeva, con angoscia «la Fiat come riuscirà a combattere questi colossi?» lui rispondeva: «Ho bisogno dell’aiuto di tutti, dell’intero Paese, ma vi assicuro che ce la faremo». Marchionne ha mantenuto la sua promessa, a dispetto dello scetticismo che ancora lo circonda. Prima di arrivare a Detroit era passato da Sullivan&Cromwell, uno dei più importanti uffici legali di New York, con il fascicolo che legava la Fiat, con un accordo che si è rivelato capestro per General Motors, chiedendo di trovare la soluzione per arrivare ad un divorzio consensuale. A San Valentino la Fiat incassò due miliardi di dollari che le consentirono di «guardare avanti» ed era tornata tutta italiana. Al Motor Show di Ginevra, nello stesso anno, i concorrenti, fino ad allora convinti della sparizione di Fiat, cominciarono a temerlo e lui, dietro ad una colonna, nascosto a fumare l’ennesima sigaretta, rideva, dicendo che «si sono già spartiti la nostra fetta di mer- Il libro Made in Torino? Sarà presentato oggi al Festival dell’Economia di Trento il libro «Made in Torino? Fiat Chrysler Automobiles e il futuro dell’industria», scritto da Giorgio Barba Navaretti e Gianmarco I.P Ottaviano, pubblicato da il Mulino. Alla presentazione, alle 12.30, al Teatro Sociale, parteciperà Sergio Marchionne con gli autori e il direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano. cato, ma la Fiat c’è, più forte di prima». Vestiva ancora con giacca e cravatta — sempre allentata — sottolineando però che non sarebbe mai riuscito «a competere con l’eleganza di Luca» (Montezemolo). Ma non è stata questa la ragione per cui si è infilato il famoso maglione (nero, ordinato su internet). La sua è stata una scelta formale, simile a quella dei manager giapponesi che indossano la stessa divisa degli operai. Il 4 luglio 2007 usciva la nuova 500 e Marchionne, passeggiando per Torino, veniva fermato per firmare autografi. «Io sono in primo luogo un metalmeccanico, un imprenditore che deve fare utili, per rispetto alle 300 mila persone che lavorano per noi», sosteneva, mentre già si profilava la crisi del 2008. Certo, di carattere non è perfetto, a volte è antipatico, prepotente, irascibile, ruvido anche con chi gli è vicino, ma apprezza chi gli tiene testa, sente chi ama la Fiat veramente e non tollera chi si piange addosso. L’uscita di Luca De Meo è stata per Marchionne un vero dolore: «Per me era come un figlio». Difende la sua squadra: «Non voglio essere celebrato, capito? Io non avrei fatto nulla senza di loro». La sciarpa grigia, di lana pesante che indossa d’inverno, criticata da ogni fashion stylist, è simbolo di questo legame, è un regalo di un gruppo di dipendenti, indossandola sente il calore dell’affetto. Il polo siderurgico Ilva, scommessa su Tononi per la svolta Chi conosce bene Massimo Tononi, in passato banchiere alla Goldman Sachs e successivamente sottosegretario all’Economia durante il secondo governo Prodi, dubita che intenda accettare la successione a Enrico Bondi nell’incarico di commissario straordinario dell’Ilva. Soprattutto dopo che qualche settimana fa ha declinato l’invito a presentarsi per la presidenza di Telecom e, nei giorni scorsi, quello per la presidenza di F2i, il grande fondo per le infra- promessa, un messaggio sul cellulare: «Abbiamo firmato», manifestando la sintetica gioia tipica dei suoi messaggi, per aver ribaltato tutte le ipotesi più nefaste. Passata l’euforia, Marchionne, poco dopo, si lasciò crescere la barba, segno di un travaglio interiore, il momento più duro, doveva trovare soluzioni in breve tempo, raggiungere un’intesa con i sindacati, affrontare un cambiamento sociale per l’Italia. Ricomparve, con il volto pulito, dopo aver restituito il debito al governo americano, in anticipo sui tempi previsti. In primavera a Ginevra traspariva la sua felicità per aver acquisito la totalità di Chrysler: «Mi avete mai visto così? La Fiat ha un futuro sicuro». In Usa, il sabato mattina va a fare la spesa da Costco, gli operai che lo incontrano si chiedono come sia possibile che il ceo di FCA sia uno di loro, per questo lo rispettano. Ora si avvicina il tempo di quotarsi a Wall Street, vorrebbe già essere alla fine del piano industriale, nel 2018, con l’Alfa Romeo che, come la Maserati, ha conquistato il mondo, con tutti gli stabilimenti in piena attività, il rientro dei cassaintegrati e nuove assunzioni. Ha promesso di restare perché «abbiamo basi solide, diventeremo il settimo costruttore del mondo, con nuove alleanze, anche il sesto». Tra gennaio e marzo in Italia sono state 19 mila le società protestate, il 14,4% in meno dello stesso periodo dell’anno precedente, ma ancora il 27% in più rispetto al periodo pre-crisi, secondo i dati Cerved analizzati dall’Ansa. È un segnale positivo che segue quello dell’ultimo trimestre 2013, quando il calo fu del 10,8%: la riduzione maggiore del fenomeno dei protesti riguarda le imprese del manifatturiero (-19,6%) che scendono a quota 2 mila, «solo» il 2,8% in più rispetto al 2007. Ma un altro dato segnala che la salute delle aziende sta migliorando: i tempi di pagamento, pur superando ancora i due mesi e mezzo, migliorano in tutta Italia. Sul fronte dei rapporti tra le imprese il sistema produttivo non è ancora ritornato ai livelli pre-crisi, ma il passo avanti si nota in comparti cruciali come quello industriale: lo dicono i dati del Cerved, gruppo leader nell’analisi dei rischi di credito. Nei primi tre mesi dell’anno i tempi dei pagamenti tra aziende sono stati in media di 77 giorni e mezzo, quasi 4 giorni in meno rispetto allo stesso periodo 2013, con tempi medi di liquidazione di 83,4 giorni nel Sud e nelle Isole (5,6 in meno giorni rispetto allo stesso periodo 2013), di 81 giorni nel Centro (-3,7 giorni), 77 nel Nord Ovest (-3,4) e 71,9 nel Nord Est (-2,9). strutture. Eppure, dopo l’esito del processo penale contro ex dirigenti dell’Ilva che ha messo fuori gioco Pietro Nardi, l’attuale commissario della Lucchini, condannato a più di otto anni in primo grado, Tononi viene considerato la solu- Il dopo-Bondi L’ex banchiere chiamato per il dopo Bondi a fare il commissario zione possibile per una svolta radicale, quella necessaria per evitare il crollo definitivo dell’Ilva. L’ex banchiere non è un esperto di s i d e r u r g i a m a av re b b e l’esperienza e la sensibilità politica per lavorare a quella che, probabilmente, è l’unica soluzione possibile: un accordo a tutto campo, raggiungibile soltanto con la mediazione del governo. Ma la situazione è esplosiva e, almeno per il momento, la via di uscita è lontana. Fabio Tamburini © RIPRODUZIONE RISERVATA Intervista sempre lui le persone che devono assumere una posizione chiave in azienda. Quando firmò, a Washington, l’acquisizione del primo 20% di quote della Chrysler, alle 5 di mattina, mandò in Italia, mantenendo un’altra Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, mentre visita lo stabilimento della Chrysler a Detroit, accompagnato dall’amministratore delegato del gruppo automobilistico, Sergio Marchionne (a destra) il 30 luglio 2010 © RIPRODUZIONE RISERVATA " (.&!#$4& 74". (.& &$! !&.$& ! .!4.& $"" /7 #&//& &$ .!&./& : .44) 1== 22% <!&$ " (./$4 (.&88!#$4& &... 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Palmi lì 14/05/2014 Il Funzionario Giudiziario Dott.ssa Maria Antonietta Bustaffa Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 o 02 2584 6256 Fax 02 2588 6114 Via Valentino Mazzola, 66/D 00142 Roma Tel. 06 6882 8650 - Fax 06 6882 8682 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12 Via Villari, 50 - 70122 Bari Tel. 080 5760 111 - Fax 080 5760 126 RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano 24 italia: 51575551575557 Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Tutte le settimane un ospite suggerisce un libro al giorno ai follower de @la_Lettura. Ecco i consigli dell’antropologa Maria Teresa Milicia Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Edgar Allan Poe, «La storia di Arthur Gordon Pym». Viaggio onirico che ha ispirato grandi artisti e romanzieri. Luca Spanu, «Casi lombrosiani». Storie di assassini e ciarlatani nella Torino di fine Ottocento. Emilio Salgari, «I drammi della schiavitù». Per riscoprire un famoso scrittore ormai fuori moda. Sandra Puccini, «Uomini e cose». Le collezioni etnografiche italiane all’epoca dei selvaggi in vetrina. Daniel Defoe, «Storie di pirati». Nelle cronache crudeli di altri tempi, biografie esemplari anche di piratesse. Antonino De Francesco, «La palla al piede». Non la solita storia del pregiudizio antimeridionale. Massimo Novelli, «La cambiale dei Mille». Per ricordare che furono in tanti i vinti del Risorgimento. Cultura Gli affreschi di Guido Reni, la Madonna con il Bambino di Carlo Maratta, lo scalone seicentesco progettato da Flaminio Ponzio, la Sala delle virtù con l’arazzo della Cacciata dei Mercanti dal Tempio: sono alcune delle tappe del tour virtuale in 3D del Quirinale online da ieri sul sito www.quirinale.it. Quasi cinque secoli di storia e di arte (per pc, tablet, smartphone) attraverso immagini «immersive», un viaggio raccontato in italiano da Francesco Pannofino e Isabella Ragonese, ma con versioni anche in inglese e francese. Il film «Le Weekend», del regista Roger Mitchell, uscirà nelle sale italiane il 12 giugno, e sarà distribuito da Lucky Red (nella foto a sinistra, una scena del film, con Lindsay Duncan e Jim Broadben). L’11 giugno sarà in libreria il libro omonimo di Hanif Kureishi (pagine 161, 9,50 euro, Bompiani) dal nostro inviato STEFANO MONTEFIORI Amarsi ancora a Parigi Kureishi: «Mi interessa il sesso dopo 30 anni insieme Tanto la storia del cinema è piena di prime volte» ci venire delle idee per il film, e un po’ come i nostri personaggi ci siamo messi a discutere per scegliere il ristorante… La nostra relazione è curiosa, tempo fa è saltata fuori una foto del mio quarantesimo compleanno e abbiamo notato che la nostra amicizia è l’unica relazione che ha resistito. Tutti i matrimoni, convivenze, amori, compresi i nostri, nel frattempo sono saltati». Dopo «The Mother» e «Venus», un terzo film con persone non più giovani come protagonisti. E anche il suo romanzo più recente, «L’ultima parola», parla di un anziano scrittore alle prese con la sua biografia. Come mai questo interesse per gli over 60? «In generale, quando sono nati i miei figli ho cominciato a vedere le cose da una prospettiva diversa. Non potrei più scrivere adesso Il Budda delle periferie o My Beautiful Laundrette, allora ero un ragazzo che raccontava storie di ragazzi. La maggior parte dei miei amici sono sessantenni, anche Stephen Frears ha 63 anni. Mi interessa come cambia la gente attraverso i decenni, e le rivoluzioni del sesso, dell’omosessualità, del gender». Parigi è lo sfondo di tanti amori, per esempio quello tra Julie Delpy e Ethan Hawke nei tre film di Richard Linklater. Voi invece avete preferito i bravissimi Jim Broadbent (Nick, 65 anni) e Lindsay Duncan (Meg, 63). «Io e Roger abbiamo pensato che fosse interessante parlare degli anziani. Nei film vediamo sempre il sesso tra due persone che si sono appena conosciute, la storia del cinema è piena di prime volte. Ma com’è il sesso tra due persone che lo fanno, o dovrebbero farlo, da trent’anni?». Sesso non travolgente, tra Nick e Meg. A un certo punto Meg, durante Appuntamenti Capri e Milano Hanif Kureishi sarà in Italia a Capri per il festival «Le Conversazioni» organizzato da Antonio Monda (domenica 29 giugno), e a Milano per la rassegna «La Milanesiana» ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi (martedì 1° luglio). il weekend parigino, prende l’iniziativa di parlare di divorzio. Lei sta dalla sua parte? Bisogna avere il coraggio di lasciarsi e rincorrere nuovi amori? Ho letto sul Guardian un suo articolo intitolato «A favore dell’adulterio». «Ma era il titolo fatto dal giornalista, non ho mai detto una cosa simile. E poi non teorizzo nulla, ogni racconto, storia, film ha senso come creazione artistica, non difende una tesi. Meg parla di divorzio, e poco dopo lei e Nick si baciano appassionatamente in mezzo alla strada. Quindi può avere senso che stiano ancora insieme». È il destino delle coppie sposate? L’altalena sentimentale? «Nei matrimoni ci si ama profondamente, e un istante dopo ci si può odiare con la stessa intensità. Nel matrimonio non sempre c’è rassicurazione, stabilità, protezione. La domanda che resta aperta, e alla quale il pubblico è chiamato rispondere, è: quanto si può cedere della propria identità perché le cose funzionino?». La scena del bacio è interrotta da Morgan (Jeff Goldblum), un vecchio studente e amico di Nick. Bello, ric- Filosofia Robert Audi difende la razionalità della fede e dell’impegno religioso Il buon Dio passa l’esame di scienze di MARCO RIZZI I l rapporto tra fede e ragione è un tema classico dell’apologetica cristiana sin dai tempi antichi. Nel libro La razionalità della religione (Raffaello Cortina, pagine 382, 26) Robert Audi, docente di filosofia all’Università cattolica americana di Notre Dame, pur tenendo sullo sfondo il monoteismo biblico, estende l’approccio ad ogni forma religiosa che consideri l’esistenza di un Dio onnipotente e benevolo verso gli uomini. In questo modo, l’autore non limita l’analisi alla plausibilità del credere in simili affermazioni, bensì considera pure se i comportamenti, gli atteggiamenti e le emozioni che nascono dall’impegno religioso possano essere considerati frutto di una scelta razionale, specie in confronto con l’odierno approccio scientifico alla realtà. La sua risposta è positiva; al termine di un serrato dialogo con le prospettive epistemologiche della filosofia analitica anglosassone, Audi conclude che una visione teistica come quella delineata non è solo razionale, ma risulta anche coerente con una mentalità di tipo scientifico. A condizione, però, che l’adesione a una tradizione religiosa non risulti acritica e passiva, ma sia il frutto di appropriazione responsabile. © RIPRODUZIONE RISERVATA co, con una nuova moglie che ha la metà dei suoi anni, ammira comunque il vecchio professore di Birmingham per la sua integrità. «L’apparizione di Jeff Goldblum è pensata per dare uno scossone a un film dove volutamente non succede niente o quasi. Un giorno Roger mi ha chiamato per dirmi che aveva appena sentito il suo amico Jeff, avrebbe lavorato volentieri per noi, bisognava trovargli una parte. Allora ho scritto il suo ruolo, quello di una persona piena di soldi, glamour, successo, che stride con i nostri due protagonisti». Come divide il suo lavoro tra sceneggiatura, romanzi, racconti, i corsi di scrittura creativa alla Kingston University di Londra? «Ho un sacco di idee, e le butto via quasi tutte. Cammino per strada, mi viene in mente una cosa, ma poi la devo mettere alla prova, vedere se funziona. Magari ci torno su tre mesi dopo e vedo che non regge, oppure al contrario ripesco qualcosa che anni prima mi pareva debole e invece è interessante. Comunque avere tre figli da mantenere è stato utile per me, mi ha reso più professionale. La gente si immagina che lo scrittore se ne stia seduto nel suo studio a pensare come, chessò, Montaigne. Non è così. Non sto ad aspettare l’ispirazione, devo lavorare». Come sempre nel suo universo, in questo film la musica è molto importante. C’è il jazz leggero, un po’ da nouvelle vague, di Jeremy Sams, c’è «Pink Moon» di Nick Drake, e poi la scena in cui Nick si mette a cantare «Like a Rolling Stone». «Quando ho scritto la sceneggiatura non avrei mai pensato che Bob Dylan ci avrebbe dato il permesso di usare quella canzone. Ero pronto a usare qualcosa di meno costoso, magari A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum. Invece inaspettatamente Dylan ha accettato, peraltro pretendendo più soldi per 15 secondi di canzone di quanti ne ho presi io per la sceneggiatura del film, o Roger per la regia: credo intorno ai 60 mila dollari. Così posso dire ai lettori del “Corriere” che sono felice di sostenere economicamente Bob Dylan». @Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ Il libro Benozzo Gozzoli, San Tommaso d’Aquino (1471) Da oggi Paolo Pezzino, storico contemporaneista, sceglie i libri per i follower de @La_Lettura Viaggio virtuale attraverso i tesori del Quirinale Intervista L’autore anglo-pachistano racconta l’ultimo film che ha sceneggiato, «Le Weekend» LONDRA — Nell’era dell’Eurostar si parla con Hanif Kureishi al Café Rouge, ristorante francese di Shepherd’s Bush, a proposito di una coppia di insegnanti sessantenni di Birmingham che tornano in treno a Parigi, sui luoghi del loro amore nascente. Il film Le Weekend, che esce in Italia insieme al libro omonimo (edito da Bompiani) che ne contiene la sceneggiatura, è la quarta collaborazione tra Kureishi e il regista Roger Mitchell (Notting Hill): dopo la versione televisiva del Budda delle periferie (1993), i due hanno realizzato insieme The Mother con Daniel Craig (2003), Venus con Peter O’ Toole (2006) e adesso questa commedia un po’ amara, ambientata in una Parigi da cartolina. Una novità per Kureishi, 59 anni, da sempre associato a Londra e alle sue etnie. Stavolta invece la scena è Montmartre, rue de Rivoli, Tour Eiffel, la colazione al caffè leggendo «Le Monde». Perché Parigi? E perché la città ha un ruolo così importante? «Dipende dall’età dei personaggi. Nick e Meg vengono dagli anni Sessanta, sono cresciuti con la nouvelle vague di Godard, hanno studiato Sartre e Deleuze. Per noi inglesi repressi Parigi era la città delle libertà e delle proteste, la città delle barricate e della rivoluzione sessuale. Qualsiasi cosa sia diventata Parigi adesso, per quelli della mia generazione, e quindi per i due personaggi principali, era il luogo delle possibilità intellettuali ed erotiche. Nick, frustrato professore universitario di filosofia a Birmingham, si commuove al Père Lachaise sulla tomba di Samuel Beckett». Le città possono essere buoni personaggi? «A me pare di sì, per esempio Roma nella Grande bellezza. O Londra in My Beautiful Laundrette (il primo grande successo di Kureishi, del 1985). Londra è stata fondamentale per me che volevo parlare delle questioni etniche, lì c’era già tutto». Nick e Meg tornano a Parigi dopo trent’anni, per un weekend che dovrebbe ravvivare il loro amore stanco. L’esperimento funziona a metà: la realtà non è mai all’altezza dei ricordi? «L’alberghetto di Montmartre che ricordavano come charmant si rivela una catapecchia, lui è ossessionato dai quattrini (pochi), avverte Parigi come una macchina mangia-soldi». Parigi può essere spiazzante per una coppia di inglesi di mezza età? «Credo di sì, e qui sta la premessa del film. Volevo prendere due persone e toglierle dal loro ambiente, vedere come si comportano senza i punti di riferimento abituali. Che faranno? Che cosa si diranno? Non sono dei businessman né gente facoltosa, non sono abituati a viaggiare, cominciano a perdere gli euro appena attraversato il tunnel sotto la Manica. Insomma, non hanno nessuna delle distrazioni che di solito, a casa, consentono loro di tirare avanti senza troppe domande. Non c’è più la routine quotidiana a proteggerli. Il viaggio a Parigi è il punto di partenza, la struttura del film». I battibecchi cominciano presto. «Sono come me e Roger: una vecchia coppia, molte liti e niente sesso (ride, ndr). Io e Roger abbiamo passato insieme qualche giorno a Parigi per far- Paolo Pezzino è il nuovo #twitterguest Improvvisi di SEBASTIANO VASSALLI Dürrenmatt e la Svizzera tra ironia e distacco L’ editore Armando Dadò di Locarno ha una interessante collana: «I Cristalli», di autori di lingua francese e tedesca, svizzeri o in qualche modo riconducibili alla Svizzera. Tra gli ultimi titoli pubblicati merita di essere segnalata la raccolta postuma di scritti di Friedrich Dürrenmatt La Svizzera teatro del mondo, a cura di Mattia Mantovani, con un titolo italiano forse un po’ eccessivo per un genio dell’ironia e dell’attenuazione come fu Dürrenmatt. (Il titolo tedesco Meine Schweiz, «La mia Svizzera», è molto più sommesso). Vi si parla di un FRIEDRICH DÜRRENMATT I sette giorni su Twitter di Maria Teresa Milicia 25 italia: 51575551575557 Paese dove «tutto doveva rendere, e rendeva; perfino le sconfinate pietraie e i ghiaioni, le lingue dei ghiacciai e i pendii scoscesi; infatti da quando avevano scoperto la natura, e un idiota qualsiasi poteva sentirsi un essere superiore nella solitudine dei monti, anche l’industria turistica era divenuta possibile: gli ideali (degli svizzeri) erano sempre pratici». Di un Paese che «soffre nascostamente di un complesso di inferiorità e di una connaturata xenofobia, che costituisce il fondamento di ogni industria turistica redditizia. Chiunque voglia trarre profitto dagli stranieri non è che li debba poi amare più di tanto». Di un Paese modello per gli altri che lo circondano: «Prenda per esempio l’attuale questione europea: l’Europa non può diventare una nazione, dovrebbe quindi diventare in qualche modo una specie di Svizzera». Di un Paese, insomma, che «preferirebbe essere un’isola»; non lo è, ma è tante altre cose. Grande Dürrenmatt. © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile SVOLTE SEGUE DALLA PRIMA Fu di non prevedere che, in un Paese di proprietari di case, annunciare una tassa sulla casa e poi lasciarne imprecisata, per mesi e mesi, l’entità, avrebbe determinato una «gelata» dei consumi. In quei mesi di incertezza, il ragionamento dei più fu il seguente: «poiché non so ancora quanto pagherò per l’Imu sono costretto a rinviare certe spese (poniamo: cambiare l’ automobile, ristrutturare l’appartamento, eccetera) che avevo intenzione di fare». Quell’idea si insinuò , nello stesso momento, in milioni di cervelli e i titolari di quei cervelli agirono di conseguenza. Il risultato fu disastroso. Anziché uno stimolo a una domanda interna in caduta a causa della crisi economica, dal governo arrivò un contributo alla sua ulteriore contrazione. Macroeconomisti di fama, di indiscutibile valore scientifico, si rivelarono, sulla questione Imu, inadatti a governare. Abituati a maneggiare macro grandezze economiche e a calcolare flussi, furono incapaci di mettersi nei panni dei consumatori. Annunciare una tassa senza precisarne subito l’entità è un errore da matita rossa e blu. Il pasticcio Tasi sembra il remake di un brutto film già visto. Anche in questo caso, c’è grande incertezza su chi pagherà cosa e quanto. È un pasticcio che Renzi eredita dal governo Letta. Ma è lui che ha ora il cerino in mano. Tocca a lui trovare il rimedio. Secondo Bankitalia, la Tasi sulla prima casa rischia di comportare un aumento dei costi fino al 60% rispetto all’Imu 2013. In risposta, dal governo, arrivano dichiarazioni che si vogliono rassicuranti ma che accrescono solo l’incertezza. Dice, ineffabile, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio: «Gli italiani possono stare sereni (...) pagheranno meno rispetto al 2012». Ma che cosa significa «meno»? È lo stesso caos dell’epoca dell’Imu. C’è un solo modo per fugare l’incertezza e impedire che essa si traduca in una nuova frenata dei consumi: occorre un immediato decreto del governo che faccia chiarezza, stabilendo che in nessun caso la Tasi potrà essere superiore a una certa percentuale, esattamente definita, del valore dell’Imu 2012. In questo modo, gli italiani avranno la certezza che la Tasi, come era stato promesso, sarà nettamente inferiore all’Imu e, soprattutto, ne potranno calcolare immediatamente l’entità. Si eviteranno così le conseguenze negative che si ebbero all’epoca del governo Monti. Oltre a tutto, sarebbe una bella novità, un inizio coi fiocchi, se il governo Renzi decidesse di trattare i contribuenti con un minimo di rispetto. Angelo Panebianco © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ARRETRATEZZA DELL’INDIA RURALE DOVE LA VIOLENZA DI CASTA È TOLLERATA ✒ Quella che ha subito l’ennesima violenza sulle donne è un’India che gli stranieri non incontrano quasi mai: al massimo le gettano un’occhiata distratta mentre la attraversano alla ricerca di emozioni o di opportunità di business. Non c’è molto da vedere, per la verità: nella sterminata pianura indo-gangetica tutto si confonde in un’unica tonalità di giallo riarso che inghiotte persone e cose. Non è l’India cui Narendra Modi ha indirizzato i suoi programmi di modernizzazione, ma è quella che lo ha votato in massa tradendo per la prima volta i partiti basati su identità di casta. E che vorrebbe da lui non solo protezione, ma anche la speranza di una vita migliore. Il crimine è stato efferato persino per un Paese che ha una triste abitudine alla violenza, resa drammatica dalla concatenazione perversa fra povertà e intolleranza. Le ragazze erano dalit, cioè fuori casta, «intoccabili»: gli aggressori erano di casta «alta». La Costituzione indiana proibisce l’intoccabilità ma non, significativamente, le caste e nell’India rurale gli intoccabili continuano a vivere come secoli fa, esseri senza diritti soggetti alla prevaricazione delle caste «alte» che, secondo i principi induisti, essi «contaminano» con la loro stessa presenza. Ai rari tentativi di ribellione fanno seguito violenze che spesso sfo- ciano in stupri di gruppo e omicidi e che vengono coperti, perché ritenuti parte di una «normalità» in cui la sopraffazione si ammanta di giustificazioni religiose. I dalit di Katra hanno impedito l’ingresso nel villaggio ai poteri costituiti, manifestando così la loro disperazione impotente verso uno Stato ostile. Fra la borghesia acculturata delle città — quella che guarda a Modi come alla via del futuro — la reazione emotiva è stata fortissima: lo sbigottimento davanti al persistere di costumi evocatori di fantasmi che essa ha a lungo cercato di rimuovere, ha dato il via a una protesta civile che i media hanno portato all’attenzione del mondo. Non però delle campagne e dei villaggi come Katra — o non ancora perlomeno — dove gli echi faranno presto a spegnersi senza avere scalfito l’ordine sociale esistente. Non è un caso che Mulayam Singh Yadav, il leader di uno dei partiti di casta falcidiati dal risultato elettorale, abbia colto l’occasione non per condannare, ma per suggerire comprensione verso «ragazzi che ogni tanto commettono errori». Un modo ripugnante di cercare consensi per l’India delle città, ma che rischia di restare a lungo efficace in quella rurale. Antonio Armellini © RIPRODUZIONE RISERVATA POCHE ILLUSIONI E PIEDI PER TERRA LE CHANCE DI MATTEO RENZI IN EUROPA SEGUE DALLA PRIMA Nei giorni del dopo voto le reazioni sono state eccessive e scomposte. Sono stati diffusi molti numeri a caso. Guardando con maggiore distacco e sobrietà, vedo pochi margini per fare ripartire la domanda e un contesto ancora fragile per dare gambe alle riforme. Per quanto riguarda la domanda, è inopportuno, e probabilmente controproducente, parlare di rinegoziazione del Trattato, perché questo aprirebbe un processo lunghissimo con esito incerto. Con più sobrietà si è sostenuto che entro i confini del Trattato ci sono spazi per escludere la spesa di investimento, che cofinanzia i progetti europei, dalla contabilità sul limite del 3% del deficit pubblico. Questa era la strada perseguita dai governi Monti e Letta. Dopo le ultime misure del governo non mi è chiaro, tuttavia, se ci siano ancora i quattrini necessari. D’altro canto, sforare unilateralmente il limite del 3%, con il 132,6% di debito pubblico, esporrebbe il nostro Paese a nuovi e più gravi rischi finanziari. Bisogna trovare altre strade. Data la scarsa credibilità che storicamente affligge l’Italia, considerata da sempre poco capace di attuare riforme che aiutino l’economia a ripartire favorendo investimenti e in- novazione dal lato dell’offerta, è necessario individuare meccanismi che leghino l’attuazione delle riforme agli aiuti europei per il sostegno della domanda. Questo potrebbe essere fatto, per esempio, nel meccanismo di quei contratti bilaterali tra Paesi suggeriti dai tedeschi. Una proposta — lo ricordo — che è stata scartata perché considerata troppo invadente a livello nazionale. Dovrebbe ora essere reinterpretata e inserita nel quadro di un rinnovato piano collettivo per la crescita. Un programma in cui tutti i Paesi membri possano riconoscersi, ma che vincoli le capitali nazionali a dare garanzie affinché gli aiuti ricevuti non servano a rinviare il cambiamento, ma a facilitarlo. L’Italia, alle ultime elezioni, ha votato per le riforme. Nonostante la volontà dei cittadini, il cammino resta impervio perché gli interessi precostituiti non sono spariti, né spariranno d’incanto. E nemmeno tutti gli ostacoli politici. Per questo credo sia essenziale che l’Italia faccia sentire la propria voce di grande Paese europeo, senza escludere di vincolare il cammino delle riforme nazionali a seri impegni comunitari, a fronte dei quali si potrebbero rinegoziare vincoli e finanziamenti. Lucrezia Reichlin © RIPRODUZIONE RISERVATA L’anima di Expo «bene comune» Il progetto di Milano per il futuro di GIANGIACOMO SCHIAVI SEGUE DALLA PRIMA L’odor di salamella che ristagna intorno alla nuova isola pedonale non porta innovazione: è solo pessimo gusto, un esempio di quel che non si dovrebbe fare quando si invita il mondo. La gente apprezza, risponde il Comune. Ma l’effetto oh bej oh bej è esattamente quel che non ci voleva per lo spirito di Milano capitale del design, dell’arredo, della moda e dello stile: si può pretendere di più, senza imitare le sagre paesane. Avvicinandoci all’Expo non dobbiamo rinunciare alla critica: bisogna fare al meglio quel che resta da fare. Anche l’arredo urbano qualifica una città: il Fuori salone, ideato per la settimana del mobile, è il modello da imitare. In Triennale il percorso sulle identità italiane, con lo spettacolare albero della vita, è stato un passo avanti positivo: un punto a favore della creatività e del talento. La potenza del saper fare, della bellezza, del limite e del futuro, è la narrazione identitaria di un Paese che in certi momenti della storia ha saputo inarcare le spalle e lavorare per il bene comune. Expo deve diventare questo. Un bene comune condiviso e apprezzato in cui riconoscere Milano. E un grande albero delle utilità per l’Italia e per il mondo, dove appendere eccellenze e diversità, coltivando il tema ambizioso dell’equa distribuzione delle risorse alimentari. Che cosa c’è di più importante del titolo dell’evento, «Nutrire il pianeta», quando 800 milioni di persone patiscono la fame e quasi due miliardi di uomini, donne e bambini soffrono di patologie causate dalla cattiva alimentazione? È passato meno di un mese dal ciclone tangenti. Ne mancano undici al via ufficiale dell’evento. Greganti, Frigerio, l’imprenditore Maltauro e gli altri rubagalline sono ancora in carcere. L’aria intorno a Rho-Pero, dove sorge il sito espositivo, resta pesante. L’immagine inquinata dalla corruzione è dura da rimuovere. In attesa dei superpoteri all’ex giudice Cantone corre il cronometro: ogni ritardo è una randellata. Milano si sforza di non piangere: ce la faremo, si dice, magari all’ultimo minuto, e riusciremo a sorprendere il mondo. Tutti sperano. Ma pochi fanno il tifo. Troppo pochi. C’è ancora paura di bruciarsi. Expo non è ancora percepito come un bene comune. Carlo Petrini, l’ideatore di «Slow food» e «Terra Madre», ha tolto i veli ai suoi pensieri e ha messo in guardia: «Cari amici, attenti. Expo non ha un’anima. Stiamo spendendo un sacco di soldi, stiamo pagando un prezzo morale per qualche furbacchione, rischiamo di fare qualcosa che non serve né all’umanità e né all’Italia». È sembrata una dissociazione furbesca. Invece è stato un salutare colpo di tosse che invita ad uscire dalle litanie e dalla retorica dell’opportunità, della crescita, eccetera... Expo deve avere un’anima e diventare bene comune. Altrimenti resterà un castello in aria. Milano deve darsi un progetto. Da piazza Castello alla fame nel mondo, dagli allestimenti urbani alla lotta agli sprechi di cibo, tutti devono sapere che cosa succederà durante e dopo l’evento, chi e come ne trarrà vantaggio, quali attori saranno in campo. Il bene comune non può essere dettato da uno degli enti che compongono CONC IL RISCHIO DI RIPETERE CON LA TASI L’ERRORE CHE COMMISE MONTI SULL’IMU una società: ognuno deve sentire, per la propria parte, una responsabilità. Deve essere coinvolto. Si fanno tanti sondaggi su Expo e i suoi effetti su economia e occupazione. L’ultimo dice che nei cittadini cresce la consapevolezza del grande evento. Se però chiedete al bar, vi risponderanno che Expo è una rassegna gastronomica, un salone agricolo, una fiera dell’ artigianato, un bazar dove si mangia e beve. Nessuno immagina quel che lascerà in eredità. Perché non c’è chiarezza sull’impegno. Un Parco agroalimentare, un Centro dell’economia sostenibile, un Parco tematico della scienza? E chi metterà i capitali? Per ora si parla solo di un nuovo stadio. È una questione da chiarire in fretta. Milano deve darsi un ruolo. Prendersi un impegno. Come nel 1881, quando l’Esposizione celebrò «la città più città d’Italia», mise in vetrina un progetto di sviluppo economico in nome dell’etica del lavoro produttivo. Intraprendenza e solidarismo contrapposti alle chiacchiere inconcludenti della capitale politica ne fecero l’altra capitale: quella morale. Non era solo laica tolleranza e filantropia caritatevole, c’era anche un ancoraggio alle cose serie e concrete, ricorda la storica Gabriella Rosa, che riempiva di valori l’albero delle utilità. In meno di due anni l’ingegner Giovanni Ceruti completò il progetto dell’Esposizione nei giardini di via Palestro: fu premiato con l’incarico di costruire il Museo di Storia naturale. Euforia identitaria e partecipativa bissarono il successo nel 1906, con l’Expo della svolta industriale. Le cronache parlano di vitalità del sentimento: c’era passione, c’era coraggio, c’era la capacità di riconoscersi in qualcosa che dava il senso di appartenenza. L’immagine simbolo fu quella dei trasporti, con il traforo del Sempione: la rappresentazione della Città che sale di Boccioni dipinge una Milano dinamica, veloce, europea. Nasce l’Acquario civico, capolavoro del Liberty e Milano diventa il luogo delle opportunità, del futuro, dell’Europa in casa. A undici mesi dal via non servono divisioni, piccolezze, suk urbani e vaghezze: bisogna ritrovare uno spirito di squadra e dare ad Expo una vocazione riconoscibile. C’è ancora il tempo per farlo, con il contributo di tutti. Questo voleva dire Petrini al commissario Sala. La vicenda corruttiva è stata uno schiaffo anche per il timoniere: è rimasto a tenere la barra, non deve essere lasciato solo. Se Milano vuole essere laboratorio di qualcosa, com’è nella sua vocazione, si dia una visione e chieda ai cittadini responsabili un concorso attivo in un’ impresa che può essere più nobile di quel che appare. Altre volte ce l’ha fatta. Ed è stato un bene (comune) per il Paese. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ACCORDO WYLIE-BALCELLS Un matrimonio di interesse (letterario) di GIAN ARTURO FERRARI D el matrimonio — editorial letterario, si intende — tra Carmen Balcells e Andrew Wylie, annunciato un paio di giorni fa, non sono naturalmente note le clausole specifiche che, se conosciute, costituirebbero il sale e il pepe dell’operazione. Ma anche vista da lontano e nel suo contorno esteriore l’unione delle due agenzie ha l’aria brillante — un po’ scanzonata, un po’ provocatoria — che ha sempre contraddistinto il modus operandi di Wylie e, per altri aspetti, della Balcells. Ovvero, per chi ha l’inestimabile privilegio di godere della loro confidenza, di Andrew e di Carmen. Molto diversi, gli sposi. Per attitudine, origine, cultura, gusti. Carmen è stata ed è una catalana energica e volitiva, generosa e sbrigativa. Cresciuta nel commercio, nell’import-export, nel porto di Barcellona, idealmente parlando. Tra la metà degli anni Sessanta e la metà dei Settanta capì e incrociò due distinte correnti che stavano attraversando e sconvolgendo la cultura di lingua spagnola. Da una parte l’agonia e poi la morte del franchismo, che segnò la nascita di una nuova generazione di editori, di case editrici, di opportunità editoriali. Dall’altra l’esplosione, letteralmente parlando, della narrativa e della letteratura latino americana. La quale, per intero, armi e bagagli, venne arruolata sotto le sue bandiere. Assisa su questo trono, Carmen ha per decenni retto il suo impero, di cui aveva per prima intuito la dimensione mondiale, con equanime lungimiranza, non consentendo, per quanto la riguardava, a nessun editore di acquistare una posizione di assoluto predominio nel proprio Paese. Un modello di saggezza e di equilibrio, oltre che di simpatia. Andrew è viceversa un wasp, proveniente da una famiglia di intellettuali di professione, in gioventù poeta, traduttore di Ungaretti e suo accompagnatore nel viaggio americano intrapreso poco prima della morte. Su questo sfondo di impeccabile perbenismo, Andrew disegnò una giovinezza tumultuosa, comprensiva di adesione alla Factory di Andy Warhol e alle sue abitudini meno ortodosse. Quando, negli anni Ottanta, iniziò l’attività di agente letterario, Andrew si dedicò conseguentemente ad autori giovani e/o sperimentali, da David Leavitt a Salman Rushdie. Non senza corteggiare, quasi sempre con successo, autori altissimi, ma, nel concreto, sottovalutati. Da Susan Sontag a Philip Roth, per finire con Italo Calvino. Prendeva forma in quegli anni il teorema fondamentale di Wylie, secondo il quale gli editori promuovono gli autori in proporzione diretta a quel che li hanno pagati. Per cui l’unico modo per affermare la buona letteratura è quello di farla pagare molto. Teorema, occorre aggiungere, a tutt'oggi indimostrato anche se assai praticato. Che cosa unisce anime così diverse, figure fisiche, profili e colori, così lontani? Due cose. La prima è un comune amore — sincero, anche se forse troppo dichiarato e ostentato — per la letteratura. E dunque un comune disprezzo per la produzione di consumo, per i generi che spuntano e si esauriscono in pochi mesi, per i libroidi nel loro insieme. Amore per la letteratura che si esplicita in un modo sfacciato e aggressivo di rivendicarne i diritti, sia quelli per così dire morali, sia quelli concreti, monetari. In polemico contrasto con l'habitus tradizionale degli agenti di letteratura, compunti e intimiditi dai modi dell'editoria commerciale. Da qui l’attribuzione di titoli dispregiativi come «lo squalo», riferito ad Andrew, di cui quest’ultimo va ironicamente fiero. Il secondo tratto che li unisce è più profondo e, forse, più vero. Entrambi, Carmen e Andrew, questi due sposi non più giovanissimi, 84 anni lei e 67 lui, sanno benissimo di essere, nonostante la loro ineguagliabile capacità di tenere il centro della scena, piccoli e deboli. Le agenzie veramente grandi — da William Morris ad ICM — sono un’altra cosa, sono legate al cinema, alla televisione, al web, rappresentano gli autori e i libri più facili, quelli che hanno i pubblici più vasti. Sono grandi e sono grandi macchine, professionali e anonime, non legate a una singola — bizzarra, geniale, prestigiosa, ma singola — personalità. Forse, come in molti matrimoni, anche in questo matrimonio tardivo cova una speranza segreta. Quella di trovare un erede, un figlio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 27 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere DALLA GUERRA ITALO-AUSTRIACA A QUELLA CONTRO LA GERMANIA Risponde Sergio Romano A un secolo dallo scoppio della Grande Guerra si moltiplicano anche da noi le pubblicazioni di libri e articoli rievocativi, anche se — occorre ricordare — per l’Italia, entrata in guerra il 24 maggio 1915, il centenario cadrà l’anno venturo. Dichiarata guerra solo all’Austria-Ungheria, nell’ottobre 1917 il nostro esercito fu travolto a Caporetto dall’offensiva austro-germanica. Da quando erano iniziate le ostilità contro i tedeschi? E che cosa davvero avvenne a Caporetto? Mi risulta, se non sbaglio, che le responsabilità della «rotta» furono oggetto DIRITTO AL VOTO Militari all’estero Caro Romano, il presidente della Repubblica si è più volte giustamente speso, fino alla vigilia, per invitare tutti noi italiani a votare nelle passate elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Dopo aver sottolineato altrettante volte che la presenza e ancora di più il comportamento dei nostri militari all’estero, contribuisce a dare spessore e credibilità alla nostra presenza diplomatica e politica nel mondo, non si è stati capaci di garantire a questi servitori dello Stato in uniforme l’esercizio di questo fondamentale diritto. A che cosa servono le varie gerarchie di responsabilità e la pletora di consiglieri militari, a tutti i livelli, se non si riesce ad assicurare il rispetto di coloro che ci consentono, servendo in armi il Paese là dove il Parlamento e il governo ritengono utile e necessaria la nostra presenza, di avvertire e affermare concretamente il sentimento nazionale che ci unisce? Siamo alla vigilia della celebrazione della fondazione della Repubblica. Davvero uno straordinario omaggio agli uomini in uniforme,che nelle diverse Forze Armate Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 anche di un’inchiesta parlamentare, pubblicata dopo la guerra e oggi — credo — irreperibile. A quali risultati condusse tale investigazione? Tiziana Durante [email protected] Cara Signora, e sue domande sono numerose e le risposte saranno necessariamente brevi. L’Italia entrò in guerra con rivendicazioni che concernevano l’Austria-Ungheria e dopo un negoziato durante il quale un ex-cancelliere tedesco, Bernhard von Bülow, aveva fatto del suo meglio per convincere Vienna ad adotta- L re posizioni più concilianti sulla questione del Trentino. Con la Germania, invece, non esistevano divergenze. I grandi progressi dell’economia italiana durante i governi di Giolitti erano stati favoriti dai capitali finanziari tedeschi e il carbone di cui l’Italia aveva bisogno proveniva soprattutto dalla Germania. Ma gli Alleati insistettero perché l’impegno dell’Italia nella guerra contro gli Imperi centrali fosse totale e il governo presie- servono la Patria con impegno e responsabilità. Generale Gianalfonso d’Avossa Abbiamo fatto votare persone che sono all’estero da qualche generazione e non parlano più l’italiano. Ma neghiamo il diritto di voto a soldati che sono all’estero per il loro Paese. Un altro caso in cui i calcoli elettorali prevalgono sul buon senso e sull’equità. Lei ha ragione. PARLAMENTARI Confronto con l’Europa Si è votato per eleggere il nuovo Parlamento europeo composto da 753 rappresentanti. Il nostro Parlamento è composto da oltre 900 persone. Forse questo numero poteva avere un senso subito dopo la guerra per garantire, dopo una dittatura, una rappresentanza significativa nel nostro Paese; ma ora non ha più senso, La tua opinione su sonar.corriere.it Dopo la sentenza della Corte di Giustizia europea, Google lancia il link per essere cancellati. Siete d’accordo? soprattutto in relazione a quello europeo. Una riforma credibile deve, ora più che mai, contemplare una drastica riduzione del numero dei nostri parlamentari, magari unitamente al divieto di ricoprire cariche pubbliche elettive dopo due mandati sia a livello nazionale sia locale. Si limiterebbe la possibilità di favorire quei rapporti clientelari che tendono inevitabilmente a crearsi quando si vive tutta la vita di sola politica. europea che ci penalizzerà per il sovraccarico di persone carcerate. Chissà se qualcuno calcolerà fra quanto tempo quei carcerati torneranno di nuovo nelle celle. Ciò perché riprenderanno il «lavoro» di prima. E forse fra qualche mese la Comunità europea ci comunicherà di nuovo che la situazione non è cambiata. raddoppiata, ma forse ora la si dovrà corrispondere anche per i viaggi europei! Tassa raddoppiata Giorgio Galli, Fenegrò (Co) CONSIDERAZIONI Carceri sovraffollate Sembra che presto usciranno di prigione migliaia di carcerati. Le ragioni sono dettate dalla Comunità Con l’aumento del costo del passaporto a oltre 70 euro ho capito che l’Italia non potrà mai rialzarsi e farcela, soprattutto per quello che riguarda tasse e burocrazia. Infatti mi sarei aspettato che proprio la tassa del passaporto, ormai presente solo nel nostro Paese, sarebbe stata definitivamente eliminata. Al contrario, non solo è stata pressoché SUL WEB Risposte alle 19 di ieri Sì 87 No di Danilo Taino gersi autonomamente dentro le linee nemiche per attaccare le posizioni italiane ai fianchi e alle spalle. La grande massa degli uomini dislocati sul fronte e lo spazio montuoso in cui occorreva operare ebbero l’effetto di trasformare la ritirata in una rotta che fu possibile fermare soltanto sulle rive del Piave. Quanto al testo della Commissione d’inchiesta («Dall’Isonzo al Piave 24 ottobre-9 novembre 1917») è stato recentemente pubblicato dall’Ufficio Storico dello Stato maggiore dell’Esercito a cura di Aldo A. Mola e del colonnello Antonino Zarcone. PASSAPORTI 13 La domanda di oggi Alfano apre a Lega e Berlusconi: rimettiamoci tutti in gioco per un nuovo centrodestra. Ci riusciranno? E-mail: [email protected] oppure: www.corriere.it oppure: [email protected] Più o Meno duto da Paolo Boselli dichiarò guerra alla Germania il 27 agosto 1916, due settimane dopo l’ingresso delle truppe italiane a Gorizia. Su Caporetto esiste una sterminata bibliografia: saggi di storia militare, memorie e diari di combattenti che parteciparono all’evento e di giornalisti che ne furono testimoni. Uno dei libri più intelligenti è quello di Mario Silvestri, nuovamente pubblicato in tempi recenti dall’editore Rizzoli nella Bur. La rottura del fronte, secondo Silvestri, fu dovuta principalmente a una strategia austroungarica che lasciava ai piccoli reparti, la libertà di spin- Franco Razzetti S. Margherita Ligure (Ge) @ © RIPRODUZIONE RISERVATA Edoardo Rabascini [email protected] GIÀ SCOMPARSA La sigla Iuc Quando finalmente avevano deciso la sigla Iuc, avevo tirato un sospiro di sollievo. Avevo pensato che finalmente si erano decisi a mettere un’unica imposta sulla casa ed ero quasi felice. Ben presto ho scoperto che in realtà la Iuc (Imposta unica comunale) non era altro che una scatola vuota. Subito la Iuc è scomparsa dai notiziari e ora si sente parlare solo e soltanto di Tasi, Tari e vecchia Imu. Come siamo creduloni! Augusto Laganà Nogaredo (TN) QUESTIONE TASI Suggerimento a Del Rio Ci sarebbe un modo per dirimere la questione Tasi. Se il sottosegretario Del Rio dice che si pagherà di meno del 2012, perché non fa limitare l’importo della tassa al massimo dell’ importo di quell’anno? Semplice, forse troppo... Aldo Berni [email protected] Statistical Editor Calcio, l’importanza di partire ottavi S e si prende la statistica storica basata sui criteri della Fifa, la probabilità più alta di vincere i Mondiali 2014 di calcio dovrebbero averla l’Argentina e l’Italia... e la Svizzera. Dovrebbero: la statistica non fa segnare più gol e, soprattutto, i ranking usati dalla Fifa per misurare le forze delle diverse Nazionali non sono i migliori. Sta di fatto, comunque, che se si confrontano le classifiche pre-mondiali della Fifa con i risultati finali per le scorse cinque edizioni della World Cup (dal 1994 al 2010), la posizione media che il vincitore aveva nelle classifiche di prima che iniziassero le gare è attorno all’ottava posizione. Nel Fifa/Coca Cola World Ranking dello scorso 8 maggio, all’ottavo posto c’è la Svizzera, al settimo l’Argentina, al nono l’Italia. Il prossimo ranking sarà pubblicato dalla Fifa il 6 giugno e terrà conto delle amichevoli di questi giorni: importante tenere la posizione. La previsione è ovviamente del tutto non scientifica, un gioco statistico; ma suggestiva. Ray Stefani, della California State University Long Beach, ha calcolato come funziona il sistema di classificazione della Fifa: il punteggio è la risultante del prodotto (nel tempo) dei risultati sul campo per la forza della squadra affrontata per l’importanza del match per il continente per l’età del team. Se si prendono le quattro squadre top nelle classifiche Fifa alla vigilia dei cinque Mondiali tenuti tra il 1994 e il 2010, si nota che delle venti squadre considerate il 75% ha passato il primo turno, cioè «il Argentina, Italia, 25% di quelli che si supponevano i team dominanti sono Svizzera favorite essere stati eliminati nella fase a gruppi». Il 55% ha poi raggiunto i ai Mondiali Quarti e il 30% — cioè sei squasecondo le dre — è arrivato alle semifinali. Tre di queste sei hanno vinto e statistiche Fifa tre sono arrivate seconde. Nessuno dei numeri uno nel ranking Fifa, però, ha mai vinto, il che dovrebbe essere una preoccupazione per la Spagna, quest’anno data numero uno con 1.460 punti. Il secondo in classifica (sempre nei cinque ultimi Mondiali) ha poi vinto in due casi (il Brasile nel 2002 e la Spagna nel 2010): qualche buona speranza, dunque, per la Germania, quest’anno seconda con 1.340 punti. Che vincesse un team giudicato terzo dalla Fifa è successo solo una volta: il Brasile nel 1994; quest’anno al terzo posto è dato il Portogallo, con 1.245 punti. Tra i giudicati quarti per forza relativa dalla Fifa, in passato due squadre sono arrivate in finale e l’hanno persa, l’Italia nel 1994 e l’Olanda nel 2010: quest’anno la Fifa mette al quarto posto il Brasile con 1.210 punti (che però ha il fattore campo a favore). Il professor Stefani dice che la capacità predittiva dei ranking Fifa, sia nella fase a gruppi che in quella a eliminazione diretta, non è granché: 72% nel 1994, 66,7% nel 1998, 68% nel 2002, 60,4% nel 2006, 72,5% nel 2010. E propone di passare a un sistema più affidabile, per esempio quello utilizzato dalla Fifa stessa per il calcio femminile, che nel 2007 e nel 2011 è stato preciso all’82%. @danilotaino ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Interventi & Repliche San Rossore: dalla parte degli scout Ho letto la presa di posizione di Settis Prosperi e Pratesi sulla iniziativa promossa dall’Agesci nella tenuta di San Rossore nel mese di agosto, una «route» che coinvolgerà decine di migliaia di giovani (Corriere di ieri). Polemica inutile e disinformata. Vale la pena rammentare che altre iniziative analoghe svolte nel decenni scorsi (quella dei Piani di Pezza in Abruzzo nel 1986 e dei Piani di Verteglia in Irpinia nel 1997) si sono svolte all’insegna della sostenibilità e della gestione accurata dell’impatto ambientale. Una «best practice» che Settis e altri dovrebbero conoscere, un caso da manuale. Ma prendo atto che l’attenzione alle esperienze associative non rientra nelle loro attività di studio. Men che meno l’Agesci e la storia della traccia che ha lasciato lo scautismo cattolico fin dalla sua nascita — nel lontano 1916 — nella vita del nostro Paese. Il metodo educativo inventato in Inghilterra da Baden Powell ha assunto la natura come luogo non solo da difendere , ma luogo privilegiato nel quale educare le giovani generazioni. È nell’ambiente naturale che il giovane, nella sua esperienza scout, matura le virtù dell’autonomia, della capacità di osservazione e di progettazione, di orientamento, di saper «sorridere anche nelle difficoltà» e di saper «guidare la propria canoa». Una delle poche scuole non formali di educazione civica e di impegno sociale ancora presenti nel nostro Paese, un metodo di successo che è sopravvissuto a tutte le crisi sociali e culturali che hanno attraversato l’Italia. A San Rossore i ragazze e le ragazze giungeranno dopo un anno di preparazione, indagheranno il futuro, si ritroveranno non per lamentarsi ma per assumere una responsabilità. Sarà bene farci attenti a questo spicchio di mondo giovanile in un Paese invecchiato e accartocciato su stesso. Sono certo che stupiranno Settis Pratesi e Prosperi. Edoardo Patriarca, già presidente dell’Agesci Prodotti cinesi nel nostro Paese Mia moglie ha acquistato un capo di vestiario in un banchetto di cinesi presso un mercato settimanale. A casa, guardando l’etichetta, ha notato la scritta «Made in Italy». In effetti si tratta di una fabbrica (dal nome «cinesissimo») di Prato, quindi tecnicamente il «made in Italy» ci sta. Io penso, tuttavia, che il marchio «Made in Italy» debba significare qualcosa di più che la mera indicazione del luogo geografico di © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI FONDATO NEL 1876 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli [email protected] - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. 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Di questo passo, tra qualche hanno ci troveremo nel paradosso dei prodotti cinesi «made in Italy» e di quelli italiani «made in China» o in qualunque altro Paese dove la nostra produzione sarà dislocata! Claudio Mostacci, Livorno Settimana corta nelle scuole Al contrario dell’autore della lettera «Provincia di Venezia: settimana corta a scuola» (Corriere, 28 maggio), io sono favorevole all’introduzione della settimana corta. In questo modo la scuola si allinea al resto della società che è già in larga parte organizzata sulla settimana lavorativa di cinque giorni. Nella settimana corta ci sono più aspetti positivi che negativi, sia dal punto di vista familiare (più tempo a disposizione da condividere per genitori e figli) sia dal punto di vista funzionale, dato che in diverse realtà si segnalano spesso assenze al sabato a causa di impegni sportivi o di altro genere. Inoltre ne deriverebbero risparmi che di questi tempi non è un aspetto da sottovalutare. Mario Pulimanti, Lido di Ostia EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. 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Il Mito” € 11,39; con “Tutto Pratt” € 12,39; con “Giallo italiano” € 8,30; con “Le grandi storie Disney” € 9,39; con “La Biblioteca di Papa Francesco” € 12,30; con “Grandangolo” € 7,30; con “Sampei” € 11,39; con “Mina, gli anni RAI” € 12,39; con “I dolci di Benedetta” € 9,39; con “Braccialetti Rossi” € 11,30; con “Sottocontrollo” € 14,30; con “Harry Potter” € 10,30; con “La grande cucina italiana” € 11,30; con “Grande Guerra”. 100 anni dopo” € 12,39; con “Holly e Benji ” € 11,39; con “English Express” € 12,39; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30 28 Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Spettacoli La lezione del regista Greenaway: il cinema commerciale finirà presto «Il cinema commerciale morirà molto presto. Dalla Trinità di Padre, Figlio e Spirito Santo dice il regista britannico usando una metafora religiosa - oggi ne esiste una nuova: c’è il Padre-cellulare, il Figlio-laptop e lo Spirito Santo videocamera». L’autore sarà a Roma per partecipare alla terza edizione del MashRome Film Fest (3-6 giugno) Ricorrenze Il 4 giugno di dieci anni fa la morte del grande attore. Sarà celebrato nella capitale, a Bologna e alla prossima Mostra di Venezia In famiglia Nino Manfredi (19212004) con la moglie Erminia (oggi 82 anni) e i figli Roberta nata nel 1956 e il neonato Luca (1958) La coppia, che si sposò il 14 luglio 1955, ha avuto un’altra figlia, Giovanna gli piacevano tanto. Anche quando, negli ultimi tempi, stava malissimo, se si trovava davanti una bella ragazza, non rinunciava a guardarla, magari a mandarle un bacio... ne era ammaliato». Furono molti i tradimenti? «Eh sì, ogni tanto capitava - ammette Erminia - e me li confessava pure, perché da buon cattolico voleva essere assolto, cercava il perdono. Io ne soffrivo, ma non riuscivo a negarglielo». Non glielo negò neanche quando spuntò una figlia nata dalla fugace relazione con un’attrice bulgara: «In famiglia lo soprannominammo Zorro». Perché? «Mi confessò candidamente che era stato solo «Le donne e i peccati Vi svelo i segreti del mio Manfredi» ❜❜ Via Veneto La sera andavamo in via Veneto per fare gli incontri giusti e trovare lavoro La moglie: mezzo secolo insieme ROMA — «Al primo risveglio, dopo la prima notte di nozze, mi guardò stralunato e disse: e mo’ devo sta’ co’ te per tutta la vita?». Si diverte ancora Erminia Manfredi a ricordare quell’episodio che risale al luglio 1955: lei, giovane indossatrice, novella sposina nel letto matrimoniale con lui, Nino Manfredi, già diplomato all’Accademia d’arte drammatica, ma attore ancora in rodaggio e a caccia di ruoli. «Quella mattina si sfilò la fede nuziale — continua Erminia — e aggiunse: non è questa che mi legherà a te per tutta la vita». E la loro unione è durata quasi cinquant’anni. «No, sessanta — corregge — perché anche se lui non c’è più fisicamente, io sono ancora sua moglie, e non mi chiami vedova!». Il 4 giugno sono dieci anni dalla scomparsa del grande Nino che verranno celebrati con varie manifestazioni: il 7 giugno a Roma con un con- certo in suo onore all’Auditorium Parco della Musica diretto da Roberto Gatto che ha arrangiato in forma jazz le musiche più celebri dei suoi film; a luglio la Cineteca di Bologna gli dedica una retrospettiva; ad agosto la Mostra del cinema di Venezia ospita la proiezione del suo primo film da regista, restaurato in digitale, L’avventura di un soldato; poi le celebrazioni si spostano in autunno a New York e si concluderanno a Parigi il 30 novembre con una rassegna al Cinema Arlequin. «Ah l’America! — sospira la moglie —. Nino aveva una paura pazzesca di andare in aereo e quel viaggio per portare Rugantino negli Stati Uniti gli costò un’ansia terribile. Così come l’irrequietudine di Aldo Fabrizi che, essendo grosso, non riusciva a stare seduto e per l’intero tragitto tra Roma e Toronto, la prima tappa, stette in piedi come sull’autobus. Per non parlare poi delle cibarie che Aldo si era portato appresso! Spaghetti, pomodori in scatola, olio, aglio... Alla dogana gli sequestrarono tutto». Anche Nino era una buona forchetta: «Quando eravamo in Angola, sul set di “Riusciranno i nostri eroi”, ero io che dovevo cucinare tutti i giorni per lui e per Alberto Sordi, anche lui perennemente affamato. Non disponevo di molti utensili e, per scolare la pasta, bucavamo le pizze di latta che contenevano la pellicola, tramutandole in scolapasta o, all’occorrenza, anche in grattugia per il parmigiano». I primi passi nella lunga 1966 Nino Manfredi e Senta Berger sul set di «Operazione San Gennaro» diretto da Dino Risi carriera non furono facili: «La sera andavamo in via Veneto non per fare salotto, ma per fare gli incontri giusti e trovare lavoro. I soldi erano pochi, stare seduti al bar coCoppia Nino Manfredi e Erminia Ferrari. L’attore è morto a Roma il 4 giugno 2004 a 83 anni Milano ome quest’anno mai. L’agenda di San Siro non è mai stata così piena: 11 concerti, più del doppio degli anni passati. Ad aprire la stagione è stato ieri Biagio Antonacci, quindi ci sarà il rock di Ligabue (6-7 giugno) e Pearl Jam (20), il fenomeno teen One Direction (2829), quindi ancora rock con Vasco Rossi (4, 5, 9 e 10 luglio) e chiusura affidata al powerpop dei Modà (19). «Una stagione di grandi artisti, mi auguro sia di buon auspicio. San Siro si conferma luogo della musica internazionale in Italia, lo spazio più ambizioso e più importante», commentava Biagio ieri prima di salire sul palco davanti a oltre 45 mila persone e farle partire ballando con «Cado», do era in casa era marito, padre, poi nonno come tanti... con un carattere fumino. Si arrabbiava con facilità». Per esempio? «Be', per esempio andava su tutte le furie se i figli lasciavano cibo nel piatto o se non erano sufficientemente rispettosi nei confronti di noi genitori. Era stato educato all’antica, ma in fondo, dentro all’animo era rimasto un fanciullo, con tutti i pregi e soprattutto i difetti del caso». A cominciare dal debole per le donne: «Sì, Emilia Costantini © RIPRODUZIONE RISERVATA Cagliari Antonacci apre con la dance l’estate dei concerti a San Siro C stava molto: io ordinavo un caffè, lui un bicchiere d’acqua con scorza di limone. Ma quante risate con i suoi amici e colleghi più cari... Vittorio Gassman, Paolo Panelli, Marcello Mastroianni e, il più caro di tutti, Tino Buazzelli». Tuttavia Manfredi non aveva un carattere semplice: «A volte mi chiedono se, in privato, mi facesse ridere con le sue battute e io rispondo allibita: non era mica il mio giullare! Quando recitava era un attore, quan- uno sbandamento, un attimo di abbandono... Sì, però in una sola notte di “follia” era riuscito a mettere a segno una gravidanza». La bella casa all’Aventino, dove la famiglia Manfredi ha sempre vissuto, è costellata di foto che raccontano una vita intera: anche gli ultimi scatti che ritraggono la sofferenza dell’attore ormai gravemente infermo. «Lui non poteva più parlare con la voce, ma mi parlava con i suoi forti abbracci e fui io a volere che la sua logopedista ci fotografasse abbracciati. Quando Nino se ne accorse, fece uno sguardo accigliato come a dire “anche in questo stato mi vengono a rompere le scatole con le fotografie?”. Allora io lo accarezzai e lo rassicurai: non era la foto di un paparazzo, ma quella voluta da una donna che lo amava, che lo ama ancora». il pezzo dance del nuovo «L’amore comporta». «È ambizioso fare uno stadio con un disco uscito da un mese e mezzo, ma vedo i fan fare a gara in velocità per imparare i testi. Alla fine è un concerto basato più sulla storia mia che sull’album». Nella prima parte Biagio fatica molto con la voce. E compensa con l’animale da palco che è. Allestimento minimal, ma ospiti al massimo livello. Sul palco ci sono, previsti a metà serata, Eros Ramazzotti e Laura Pausini. «Quando io facevo il geometra Eros era già un artista internazionale, mi sarebbe piaciuto arrivare a quel livello. Volevo quindi onorare quella parte di carriera cui io ho ambito». E forse per togliersi lo sfizio con Laura ha immaginato una strofa di «Quanto tempo e ancora» in spagnolo. «E poi faremo “Convivendo” molto rock, in stile Rolling Stones». La sorpresa è nel finale. «Cantiamo dal vivo assieme in trio per la prima volta su “Tra te e il mare”». Il concerto è stato ripreso da Rai1 che lo manderà in onda in autunno quando partirà anche il tour nei palazzetti. E la data della prima non sarà scelta a caso: l’8 novembre, giorno del compleanno di Biagio. Andrea Laffranchi Sul palco Biagio Antonacci, 50 anni © RIPRODUZIONE RISERVATA Fresu, Gianna Nannini, Finardi Show benefico per la Sardegna I n cinquemila, il massimo consentito dalla struttura costruita a fianco dello stadio Sant’Elia, in molti di più davanti alla tv (Rai3) per il superconcerto andato in scena ieri sera a favore degli alluvionati di Sardegna. Una serata indimenticabile, quella di «Sardegna chi_ama»: per l’entità qualitativa e numerica del cast, per la consistenza dei fondi raccolti, ma soprattutto per una sorta di Sardinia-pride, orgoglio culturale sardo, che si è realizzato in una compenetrazione e miscellanea di stili. Al centro di tutto questo, Paolo Fresu, grande sardo del nostro jazz, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, promotore dell’iniziativa, che ha offerto l’apporto della sua tromba dove richiesta (spesso) dai colleghi. Insomma una sorta di Fresu and Friends con la benedizione delle più alte cariche dello Stato. Il sipario si è alzato su Gianna Nannini che, dopo «Meravigliosa creatura», si è cimentata in «No potho reposare», il brano che lanciò i Tazenda, con le launeddas di Gavino Murgia. Altri momenti significativi del concerto, il duetto fra Ornella Vanoni e Fresu nella rilettura di «Ogni volta» di Vasco Rossi. Poi, sempre Fresu, ha accompagnato Lella Costa nella recitazione di «Passavamo sulla terra leggeri come acqua» dello scrittore Sergio Atzeni. Ha folgorato anche il numero offerto dalla cantante Alice che ha eseguito «Prospettiva Nevski» di Battiato. Finardi, dopo una versione corale di «Musica Ribelle», ha consegnato 10 mila euro ricavati dalla vendita dell’album benefico «Arcu ‘e Chelu». A supportare molti brani gli strumentisti dell’orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, diretti da Celso Valli, che si è sobbarcato l’arrangiamento di una buona metà delle esecuzioni. Simbolo della serata Luigi Lai, il più grande suonatore di launeddas del pianeta. Emozionati padroni di casa Geppi Cucciari e Neri Marcorè. Mario Luzzatto Fegiz Trombettista Paolo Fresu, 53 anni © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Il fenomeno Spettacoli 29 italia: 51575551575557 La fiction di Raiuno su un gruppo di giovanissimi che affronta la malattia con coraggio: striscioni, urla e pianti per i protagonisti «Noi fan dei Braccialetti rossi Gli attori tv come divi del rock» Festa per migliaia di ragazzini. In arrivo altre due serie DAL NOSTRO INVIATO PORTO SAN GIORGIO (Fermo) — Camilla ha quasi 12 anni e ieri mattina ha puntato la sveglia prestissimo. Da Napoli, assieme ai genitori e alla sua migliore amica Gaia, è arrivata al PalaSavelli di Porto San Giorgio in tempo per prendere uno dei tremila biglietti gratuiti per «Braccialetti Rossi Live». Lo stringe senza smettere di sorridere mentre racconta come ha convinto i genitori a portarla in camper fino a qui: «Sono impazzita per questa serie, mi ha trasmesso emozioni profonde e mi ha fatto riflettere su temi difficili come il cancro». Come lei la pensano tutti i (giovani) fan che hanno trasformato questa fiction in un fenomeno (oltre il 27% di share su Rai1, con picchi del 60% tra gli under 22), al punto da fare migliaia di chilometri (o meglio, obbligare i genitori a farli, e in un giorno da bollino rosso) e riempire un palazzetto per incontrare i protagonisti di «Braccialetti rossi», tutti accolti come rockstar, con striscioni, urla e pianti, soprattutto di chi non è riuscito ad assicurarsi l’ingresso. Non era mai capitato che una serie tv si trasformasse in un evento dal vivo. E quando il pubblico ha in media 14 anni, gli scoppi di gioia arrivano già prima che il concerto inizi: basta proiettare sullo schermo dietro il palco le foto del cast. Nel frattempo gli attori, provano a gestire l’emozione come meglio possono. Il più disinvolto sembra Lorenzo Guidi, 11 anni, che nella Gioia L’entusiasmo dei giovanissimi giunti ieri da tutta Italia in migliaia al Palasavelli di Porto San Giorgio, per «Braccialetti Rossi Live», il concerto spettacolo dal vivo legato alla fiction fenomeno della Rai per ascolti e presenza sui social network. In alto, i sei protagonisti della serie I numeri Social network L’ultimo episodio della fiction è stato seguito da 7 milioni 200 mila spettatori (26% di share). Più di 230 mila gli iscritti su FB; oltre 13 milioni i tweet scambiati Sul «Corriere Fiorentino» Zeffirelli attacca Benigni per le letture dantesche Benigni e le letture di Dante in Santa Croce a Firenze? «Non trovo parola per definirne l’orrore». Così il 91enne regista Franco Zeffirelli, in una intervista sul Corriere Fiorentino in edicola oggi, stronca l’interpretazione della Divina Commedia da parte del comico toscano. «Benigni ha portato la temperatura culturale al minimo — rincara il regista —. Ha capito che la grande poesia non gli avrebbe portato quattrini e ha reinterpretato Dante per gli idioti». A Benigni (e agli «idioti») spetta ora il diritto di replica. serie è Rocco: quando le fan intrufolate nel backstage gli si avvicinano per un autografo, lui da attore consumato afferra il foglio e domanda sereno: «Nome?». Non male per uno che ha imparato a scrivere qualche anno fa. Brando Pacitto (che dà il volto a Vale) racconta: «Non immaginavo che la serie potesse avere questo seguito, ma tutti noi abbiamo subito sentito la responsabilità di quello che stavamo raccontando». La responsabilità è parlare di malattia, amicizia, solida- I dvd In edicola con il «Corriere della Sera» sono disponibili (a 9,90 euro più il prezzo del quotidiano) i dvd della fiction dedicata ai piccoli grandi eroi che ogni giorno affrontano la malattia con amicizia, coraggio e tanta voglia di sorridere rietà. Riuscendo a far diventare nuove icone generazionali dei ragazzi in sedia a rotelle e senza capelli per la chemio. Lo dicono tutte le ragazze che ai protagonisti hanno dedicato lacrime e cuoricini disegnati con la biro sul braccio, vicino ai loro nomi. E lo dice anche un altro fan, Omar, 10 anni e uno sguardo serio che si distingue tra quelli sognanti degli altri: «È emozionante vedere come dei bambini affrontano le difficoltà», racconta, svelando che da grande vorrebbe diventare «medico, l’ho capito con la serie». Il primo a salire sul palco è stato Niccolò Agliardi, che ha ideato le musiche della fiction: ieri le ha cantate accompagnato da tutto il palazzetto. E quando lo hanno raggiunto i sei «Braccialetti», il pubblico è esploso in un boato da scala Richter. Quasi tre ore trascorse tra interviste ai protagonisti e momenti di musica con i cantanti che hanno lavorato alla serie, tra cui Il Cile, Simone Patrizi, Emma in videomessaggio (ha parlato anche della sua malattia) e gli applauditissimi Emis Killa e Francesco Facchinetti. Soddisfatto Carlo Degli Esposti, presidente della Palomar che produce la serie (e anche il live con Regione Marche e Rai. Durante il concerto, il direttore Leone ha annunciato su Twitter che Rai1 lo manderà in onda): «Abbiamo iniziato questa avventura con un grosso punto interrogativo ma i ragazzi hanno dimostrato che sono molto più profondi di come vengono raccontati. Stiamo già parlando di seconda, di terza serie. Anticipazioni? Il gruppo si ritroverà attorno a Leo (Carmine Buschini), che non se la passerà molto bene». Gioia anche per il successo dell’evento: «Non avevamo mai organizzato concerti, lo abbiamo voluto gratuito. Ne faremo altri». Un assaggio ci sarà già il 16 giugno in Puglia, a Fasano: non un concerto ma almeno un incontro con il cast, per tutti quei fan che non sono riusciti a entrare ieri. Chiara Maffioletti © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Eventi IL RAVENNA FESTIVAL La rassegna La XXV edizione ruota attorno al centenario del conflitto Il gala Il 5 inaugurazione con la coppia (nella vita) Zakharova-Repin Sul fronte della musica Concerti e recital per ricordare la Grande guerra Domina anche il ballo, dal «Lago» alla taranta Tra i protagonisti Muti con le orchestre giovanili Il maestro con la Cherubini e l’Orchestra Giovanile Italiana (30/6): Beethoven e Ciaikovskij in ricordo di Abbado Donizetti anni 50 «L’Elisir d’amore» in versione frizzante e irriverente di OperaUpClose, ambientata a Hollywood (15-17 giugno) V enti di guerra soffiano sui 25 anni del Ravenna Festival. L’ormai storica rassegna guidata e disegnata da Cristina Mazzavillani Muti compie un quarto di secolo, ma non si compiace in autocelebrazioni: il cartellone 2014 è un mosaico di musica e teatro, danza e storia, ben lontano dagli aurei splendori che riverberavano la gloria bizantina; le tinte sono drammatiche, le immagini tese, il tema è il 1914. Un secolo fa iniziava la Grande Guerra, e con essa, in molti ambiti e ambienti, finiva un modo e ne principiava un altro. Il Festival vuole raccontarlo attraverso l’arte: il 6 luglio Riccardo Muti porterà il Requiem di Verdi al Sacrario militare di Redipuglia. Dopo Sarajevo e New York, Beirut e Gerusalemme, le «Vie dell’Amicizia» conducono il Festival in uno dei luoghi della memoria bellica: un progetto grandioso che vedrà l’Orchestra Cherubini affiancata da membri delle maggiori orchestre del mondo, Berliner e Wiener Philharmoniker, Chicago Symphony e Filarmonica di San Pietroburgo, ma anche giovani dei conservatori friulani. L’evento inaugurale (5 giugno) è più un inno all’amore che alla guerra, con la Cherubini ad accompagnare Vadim Repin e l’étoile Svetlana Zakharova, coniugi nella vita e sodali sul palco per un tripudio di virtuosismi violinistici e coreografici. La guerra sarà ancora un’eco lontana nelle prime giornate, vissute soprattutto sul fronte russo e nel segno di tre giganti del podio: il 7 Yuri Temirkanov guiderà la Filarmonica di San Pietroburgo in Prokof’ev e Stravinskij e, dopo il tutto Brahms di Kent Nagano con la Cherubini dell’11, il 14 Valery Gergiev offrirà un trittico incandescente con la Filarmonica Ceca: Ciajkovskij (Lago dei cigni), Musorgskij (Quadri di un’esposizione) e il II concerto per pianoforte di Rachmaninov. Il capitolo dei grandi direttori si completa con l’omaggio di Muti a Claudio Abbado: il 30 riunirà nel suo nome la Cherubini e l’Orchestra Giovanile Italiana. Al tema «1914» è dedicato il 16 «Doppio Fronte. Oratorio per la grande guerra» scritto e interpretato da Moni Ovadia e Lucilla Galeazzi partendo da canzoni, lettere, diari dal fronte e testimonianze di come la gente comune vedeva e viveva il dramma bellico. Il 26 trittico sul «900 ferito»: la Fanfara dei Carabinieri, poi il duo pianistico Arciuli e Rebaudengo nei presentimenti bellici di Casella e Debussy, quindi in Sant’Apollinare Nuovo Sergio Balestracci dirigerà la Stagione Armonica nel Requiem di Pizzetti, nella «Leggenda del ‘97 L'anno del primo concerto delle Vie dell’Amicizia nel quale Riccardo Muti portò l’orchestra e il coro della Scala a Sarajevo. Quest’anno il 6 luglio al Sacrario di Redipuglia (Gorizia) il maestro dirige il Requiem di Verdi per le vittime di tutte le guerre soldato morto» di Weill-Brecht e in «Pace sulla terra» di Schönberg. La guerra riecheggia il 15 nelle canzoni delle Alpi Occidentali, intonate dal Corou de Berra, e il 1° luglio nei canti popolari raccolti da Ambrogio Sparagna, raccontati da Peppe Servillo e accompagnati dall’Orchestra Popolare Italiana. La prospettiva bellica si allarga: il 28, il soprano Liana Gharazyan ricorda le vittime del genocidio armeno, l’evento conclusivo del festival (11 luglio) racconta il dramma dei Night Commuters, i bimbi ugandesi che di notte scappano per non essere rapiti dai soldati di Joseph Kony. La guerra nella musica si sposta dall’oggi al Rinascimento e divaga tra classica e folclore popolare: a Palazzo Rasponi, il 24, Claudio Cavina dirige la Venexiana nel Combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi, il 27 il Cafebaum accosta Handel al teatro dei pupi, animato da Giacomo e Antonino Cuticchio. Non costituiscono un tema ma un originale fil rouge le messe domenicali, con gli stessi protagonisti del Festival ad accompagnare le liturgie: l’8 e il 15 canti tradizionali, trentini e nizzardi, il 22 la Siviglia cinquecentesca di Morals e Da Victoria, il 29 il ‘600 veneziano di Monteverdi e Rovetta. Incuriosiscono sia la riflessione su «Father and son» di Michele Serra con Claudio Bisio (dal 25 al 27), sia il doppio, ete- Epistolari bellici Tra gli spettacoli in prima assoluta l’«Oratorio» di Moni Ovadia e Lucilla Galeazzi Il personaggio La compagnia della Brown, icona americana Trisha, liberatrice della danza E il corpo è un gioco di prestigio Sollima per la pizzica salentina Un musicista colto (alle prese anche con Gesualdo da Venosa, l’8/6) e l’orchestra popolare della taranta (28/6) Capossela «animalesco» L’istrionico e poliedrico cantautore affronta il Carnevale degli animali di Saint-Saëns e altre bestie (18 giugno) N ella New York anni 70, dove gli artisti duellavano a colpi di creatività come in un Wild West, lei, Trisha Brown, non scherzava. Sfidava le leggi di gravità passeggiando lungo le pareti dei grattacieli di SoHo appesa a una fune, sui tetti di Manhattan trasmetteva telegraficamente il movimento ad altri 14 danzatori. Ora che è una delicata signora di 77 anni con un centinaio di coreografie all’attivo dal ‘61, l’icona dei «liberatori della danza» ha scelto di dissolversi lentamente proprio come scompaiono dalla scena i suoi ballerini in «For M.G.: The Movie», un misterioso gioco di prestigio del corpo. Con indomito sguardo da monella la coreografa originaria di Aberdeen, Washington, ha comunicato al mondo, un paio d’anni fa, di voler sgusciare dalle incombenze della direzione attiva della compagnia che ha fondato nel 1970 e di cui ora ha decretato l’imminente metamorfosi scandita scientificamente in due fasi. La prima prevede una tournée internazionale dell’addio, lunga tre anni (è partita nel 2013), in cui per l’ultima volta i suoi celebrati lavori vengono presentati sulle scene tradizionali negli allestimenti concepiti in collaborazione con importanti artisti visivi e musicisti, da Robert Rauschenberg a Laurie Anderson. La seconda fase inizierà nel 2015, quando il «farewell tour» sarà ultimato: la Trisha Brown Dance Company non si esibirà più in teatro, ma terrà vivo il proprio repertorio in contesti interattivi di tipo espositivo. É quindi assai prezioso il debutto italiano dell’«addio», il 3 luglio al Palazzo Mauro De André di Ravenna, dove la compagnia presenterà quattro titoli che abbracciano gli ultimi trent’anni della produzione Brown. «Son of Gone Fishin’», un lavoro dell’81 riallestito a New York lo scorso aprile, tocca l’apogeo della complessità compositiva dell’autrice con una struttura geometrica legata a una sezione regolare «ABC-centro-CBA», in cui gruppi di sei danzatori si muovono prima in una direzione poi in quella opposta: brani musicali dell’opera originale «Atlan- I ballerini in «Les Yeux et l’âme», in scena a Ravenna ta» di Robert Ashley sono stati scelti a caso, di volta in volta, dai ballerini. «Rogues», su una partitura di Alvin Curran, è invece una creazione del 2011 scaturita da una triplice ispirazione (scultura, calligrafia, nodi) che esplora il legame tra espansione e contrazione nella danza e nello spazio tra un corpo e l’altro. Risale allo stesso anno «Les Yeux et l’âme», una suite de danse tratta da «Pygmalion», interpretazione dell’opera di Rameau basata sulle «Metamorfosi» di Ovidio: nella frase Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Eventi 31 italia: 51575551575557 La guida Sono 64 gli appuntamenti della XXV edizione del Ravenna Festival in programma dal 5 giugno all’11 luglio con appendice ad ottobre, dal 2 all’8, per la Trilogia d’Autunno protagonista il Balletto e l’Orchestra del Teatro Mariiskij di San Pietroburgo (Lago dei cigni, Giselle e Trittico ‘900). Prevendite e programma completo: www.ravennafestival.org Info 0544 249244. Ravenna Festival social: Facebook fan page, Twitter @ravennafestival, You Tube Scarica l’«app» Eventi Informazione, approfondimenti, gallery fotografiche e la mappa degli appuntamenti più importanti in Italia. È disponibile sull’App Store di Apple la nuova applicazione culturale del «Corriere della Sera Eventi». È gratis per 7 giorni. L’omaggio al grande clown che ha sempre intercettato la Storia Armi in spalla, con la divisa o sul set Perché Chaplin fu un salvatore dell’umanità di MAURIZIO PORRO C Chi è il nemico? Charlie Chaplin in «Charlot soldato» (Shoulder arms) del 1918. Ravenna Festival presenta anche il suo primo corto «Making a Living» (1914) e «The Immigrant» (1917), tutti con commento musicale dal vivo, composto e diretto da Timothy Brock eseguito dall’Orchestra del Comunale di Bologna rogeneo impegno di due artisti che amano inventare commistioni tra generi lontani. Vinicio Capossela, accosta il Carnevale degli animali di Saint-Säens a sue canzoni antologizzate sotto il titolo «Altre bestie d’amore» (il 18), mentre il 29 dirige la Banda della Posta nei ballabili che, mezzo secolo fa, ritmavano al sud le interminabili feste di matrimonio. Giovanni Sollima guida l’8 un quintetto di violoncelli con cui omaggia Gesualdo nel 400° dalla morte, intervallando trascrizioni dei suoi madrigali a opere proprie e di Arvo Pärt; il 28, sempre imbracciando il suo inseparabile strumento, il virtuoso e compositore palermitano dirige l’Orchestra Popolare nella «Notte della taranta», una personale rivisitazione della pizzica salentina. Enrico Parola © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intelligenza del movimento Trisha Brown (77 anni) che la statua animata dice a Pigmalione, «vedo nei tuoi occhi ciò che sento nella mia anima» è racchiusa la dimensione fisica e spirituale della Brown. Il quarto titolo in programma, «For M.G.: The Movie» appartiene al ciclo «Back to Zero», ricerca sul movimento inconscio, ed è uno dei brani più inclini all’emozione e al trascendente, omaggio all’amico scomparso Michel Guy: «Gli eventi enigmatici erano la mia metafora principale — ha spiegato Brown che qui firma anche scene, costumi e luci —. Volevo che i danzatori apparissero e sparissero dal palcoscenico come succede nei film». Valeria Crippa © RIPRODUZIONE RISERVATA ome uno dei rari pezzi unici della poesia e dello spettacolo, morto nel ’77 (non a caso la notte di Natale come poi vent’anni dopo ci lascerà Strehler), Charlie Chaplin ha avuto e mantiene nel tempo un così alto potenziale di «fattore umano» che lo rende non soltanto un grande clown ma un salvatore dell’umanità attraverso le sue due maschere, tragica e comica. Che per lui, solo per lui, si uniscono nell’optional della malinconia mentre si allontana col bastoncino verso l’infinito: il finale a chiusura a iride dei suoi film, per esempio «Il circo», metafora dell’umanità tutta senza alcun escluso. Charlot, variazione dello sfortunato shlemiel, l’ebreo errante (lui che non aveva l’onore di appartenere a questa razza, come rispose), mai allineato mai integrato, si è arruolato due volte in guerra ed è partito come attore, uomo, regista. I suoi contributi alla Vittoria della Ragione e della Pace sono un patrimonio culturale e sociale dell’umanità e non solo del cinema: Charlot al fronte durante la prima guerra mondiale, è uno dei «corti-medi» che rendono il cinema resistibile al tempo e «Il grande dittatore» poi nel 1940, usando il classico strumento della doppia personalità, distrugge d’un colpo solo, paghi uno e prendi due, la prepotenza di Hitler e Mussolini colpiti e affondati insieme con le armi del grottesco, facendo scoppiare loro in mano il Mondo. Ha l’ingegno e l’impegno, Chaplin, ma anche il favore del pubblico popolare, quello dei nickel odeon, e della primitiva industria del cinema: nel 1916 passa da Sennett alla Essanay, poi alla Mutual con un compenso di 10.000 dollari la settimana e nel ‘18 firma un contratto da un milione di dollari alla First National. Dopo aver denunciato le «quarantene» degli emigranti a Staten Island, come in decine di libri e film (lui venne dalla natia Londra in transatlantico, compagno di viaggio di Stan Laurel, in cerca di fortuna) il nostro Charlot, nome d’arte e passaporto per tutto il mondo, firma i primi capolavori come «Charlot soldato» con la meravigliosa scena della lettera, tre bobine irresistibili in cui si piange e si ride e si pensa all’eternità. Bergman fino alla morte rivedeva Chaplin nel suo cinema privato da solo. Le 1900 pagine secretate fino alla sua morte che l’Fbi aveva raccolto su Chaplin, i suoi spostamenti, il suo diario di vita, gli amori a volte scomodi, testimonia quanto l’artista fosse considerato pericoloso. Infatti Charlot si allontanò dagli States su un altro transatlantico e non vi tornò se non dopo la consacrazione Oscar: arrivato anonimo e allegro, ripartì famoso e triste. Il cinema è un’arma non impropria contro le ingiustizie del mondo, sempre e comunque, dal «Monello», quando quei truci poliziotti ciccioni che si prendevano le torte in faccia lo inseguivano Impegno costante Da «Charlot soldato» a «Il grande dittatore», da «Luci della città» a «Un Re a New York» le sue maschere comiche e tragiche hanno denunciato le ingiustizie nelle prime bobine delle sue comiche. Fu autore notissimo di storie più costruite ma sempre con didascalie e tentò di sfuggire al sonoro finché fu possibile, facendo un’eccezione per i rumori in «Tempi moderni», accusa contro i ritmi del lavoro «organizzato» industriale. Ci si rese conto, e non era solo una faccenda di critici, che Chaplin era artista e polemista nato, che sorridendo non faceva sconti all’ingiustizia del mondo. In «Luci della città» raccontava il bipolarismo del capitalista generoso solo se ubriaco (come nel famoso «Puntila e il suo servo Matti» di Brecht) e nella «Febbre dell’oro» l’ansia del possesso e dell’arricchimento che copre ogni altro desiderio e valore in un tourbillon di trovate poetiche che abbelliscono perfino l’idea di povertà con l’omino che mangia le stringhe spaghetti al sugo. Poi via col vento della satira, sempre più acuminata: «Monsieur Verdoux» parlava di un uomo che uccide per eredità le ricche vedove, applicando in modo privato le regole morali dello sterminio di massa permesso in tempo di guerra. E un «Re a New York», ’57, satira dell’isteria anticomunista di cui lo stesso autore fu vittima ai tempi della caccia alle streghe di McCarthy, se la prende profeticamente col mondo virtuale della pubblicità e perfino con le plastiche facciali, disegnando un re senza trono né corona cui scoppia il volto per colpa di una sonora risata. Oggi i suoi 10 comandamenti in negativo dei tempi moderni e modernissimi, in cima ai quale sta il Dio Dollaro, sono sempre più in voga, solo che i lupi miliardari di Wall street sono perfidi anche quando ubriachi. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista La camaleontica artista berlinese che da tempo vive a New York in scena col suo recital «Lili Marleen, John Lennon e il Muro Così, io tedesca, canto il secolo breve» un progetto su Bukowski (presentato in anteprima alla «Milanesiana» nel 2009). «Con quello su Neruda ci ho addirittura rimesso dei soldi, ma perché piegarmi a logiche commerciali quando si può scoprire la bellezza di una poesia?» Così la Marlene dei giorni nostri è cresciuta e, a differenza dell’Angero, il suo crollo e quello che per noi, lo Azzurro, chiusa nel suo mistero, indubbiamente, ha rappresentato: questo «angelo sopra Berlino» scela fine di un mondo, di un secolo». glie la postura della creatura alata A Ravenna, infatti, il suo repertorio dipinta da Paul Klee: corpo rivolto arriverà agli inizi degli anni 90. in avanti e sguardo all’indietro. La Prima del disfacimento del bloc- sperimentazione totale e la ricerca co sovietico, Ute viveva a Berlino incessante delle radici europee. Ovest. «Che anni. Nei Settanta e ne- «Certo che ho seguito le recenti elegli Ottanta, la città trovava la sua vi- zioni nell’Unione. Il populismo mi talità anche da questa continua ten- spaventa e credo che nasca dalla pasione. David Bowie e Lou Reed, ura. La paura che hanno gli europei Warhol e tutta l’avanguardia del- nel perdere la propria identità nal’epoca riflettevano un’elettricità zionale, paura di fondersi. Ecco, alsociale. Berlino ha un potere segre- cuni echi della Grande Guerra resito che sa toccare corde nascoste. Ec- stono ancora». co perché il 900 non può e non deve E poi di nuovo il francese, che si limitarsi a raccontare la Grande accavalla allo spagnolo e al tedesco. Guerra: è stato da lì che è iniziato L’Italia. Ricordi lontani, però vividi. tutto e la capitale tedesca ha con- «Quel Sanremo del ‘91, con Enzo centrato su di sé una parte impor- Jannacci, meraviglioso. E come ditante della storia». Nel bene e nel menticare Strehler, gli spettacoli al Piccolo Teatro, il Teatro Massimo di Palermo». Ute parla seguendo le deviazioni della sua linCorsi e ricorsi gua e passa da BreIl ‘900 non può raccontare soltanto cht a Piazzolla («Entrambi, in fondo, la Grande guerra, i suoi echi hanno parlato di riresistono nella paura della gente scatto sociale»), da di perdere l’identità nazionale Neruda a Coelho («Con Paulo sto lavorando a un promale, ovviamente. Forse è da questa getto tra letteratura e musica»), dalconsapevolezza che in Lemper (co- la politica monetaria dell’Ue alle me in altri artisti di origine tedesca, canzoni di Lennon e a Lady Gaga come per esempio Anselm Kiefer) si («Madonna sì che era una vera pop è sviluppata una sorta di affasci- star»). Una valigia di cose inesaurinante camaleontismo. bili e sempre accattivanti, come La pittura, per dire: «Sì, ho prova- quella (metaforica) dell’Angelo Azto anche questo: è come se volessi zurro, che faceva dire a Marlene: sperimentare ogni lato di questa «Da me ritornano tutti». Roberta Scorranese mia scelta di vita assolutamente non commerciale!» ride. Già, non è [email protected] facile fare numeri consistenti con © RIPRODUZIONE RISERVATA Ute Lemper: sono spaventata dal populismo che attraversa l’Europa I cinquant’anni le hanno regalato una voce più roca e uno sguardo fiammeggiante. Ma, soprattutto, una leggerezza senza pari quando, scivolando dall’inglese al francese, confessa: «Ma vie? C’est un voyage!». Come non immaginarla con una valigia la vita di Ute Lemper, signora della tradizione berlinese, l’interprete di Brecht e Kurt Weill con la passione per la poesia e il cinema? Una valigia (vera) la sta preparando mentre risponde al telefono da New York, sullo sfondo vocine acute («È Max, il piccolo, credo voglia uscire»): sarà a Ravenna il 19 giugno per lo spettacolo «Canzoni dal secolo breve 1914-1991», ma prima di allora di cose da fare ne ha tante. Concerti, reading, semplici passeggiate per la città e allora la si può immaginare, sempre più somigliante alla Marlene Dietrich «matura», quella che si aggirava con nostalgia in tutte le città che non erano la sua Berlino, scelte come rifugio. «No, New York non è un rifugio per me — dice Ute —: è la città adatta a una persona che ha scelto la nicchia». Per nicchia, lei intende la complessità: a partire dalle Canzoni del Cabaret di Berlino e Lili Marleen, brani che l’hanno resa famosa in Europa e nel mondo, Ute Lemper è una che ha scelto la sperimentazione totale: il jazz, il cinema (tra i film, «Prospero’s Book» di Peter Greenaway), il balletto (Maurice Béjart ha creato per lei «La mort subite»), la poesia, i concerti da solista e con la London Symphony Orchestra, le canzoni di Breil e le sue: «Non so quanto resterà di quello che ho scritto, però mi piaceva provare anche questo», scherza. Così in quella valigia possiamo immaginare non solo effetti personali, ma anche suggestioni, ricordi, parole, cose che la Germania le ha lasciato dentro. «A Ravenna — dice — proporrò (con l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, direttore Tonino Battista, ndr) un racconto particolare del Secolo Breve: da Lili Marleen, Moritat von Mecky Messer di Weill/ Bre- Sul palco Il 19 giugno Ute Lemper (Münster, 1963) è famosa per le interpretazioni di Brecht, Weill e Piaf. È anche attrice, pittrice e compositrice. A Ravenna, il 19 giugno alle 21 (Palazzo Mauro de André) con l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, diretta da Tonino Battista, proporrà brani come «Lili Marleen», «Song of Mandalay», «La vie en Rose», «Amsterdam» fino a «Imagine» cht a brani di Gershwin; da Ballade vom Wasserrad e Ne me quitte pas, fino addirittura a Imagine di John Lennon. C’è un motivo: credo che quest’ultimo sia un brano che invita alla pace. Noi tedeschi sentiamo molto il secolo scorso. Non credo che si possa parlarne senza citarci. È come se avessimo sempre bisogno di discuterne, capirne gli aspetti che ancora ci sfuggono. E poi c’è il Mu- ❜❜ 32 Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Sport ✒ L'analisi NON SI PUÒ FARE A MENO DI PEPITO di MARIO SCONCERTI M olte le indicazioni di questa piccola partita. Prima di tutto l’infortunio a Montolivo perché ci toglie uno dei giocatori migliori. Poi il fatto che Sirigu si conferma un ottimo vice Buffon. Poi che la condizione fisica è leggera, perché siamo in fase di preparazione e perché in Italia si gioca ormai più lentamente. L’ultima notizia è un avvertimento. Non è stata la partita per giudicare né Rossi né altri giocatori italiani. C’è stata in generale pochissima squadra, ancora una volta nessun tiro in porta, un’Italia sperimentale e divisa dagli schemi del campionato, metà basati sul possesso palla e metà sul contropiede. Il risultato è un gioco incompiuto che opprime gli attaccanti e non lascia spazio ai centrocampisti per inserirsi. Gli irlandesi stavano meglio fisicamente e giocavano tutti secondo la stessa linea tattica, dettata non dal loro allenatore, ma dal campionato da cui provengono. Difficile fare pagelle sincere. Rossi ha fatto cose buone in appoggio e nient’altro. Sa giocare a calcio, ma attualmente non pesa. Uno così personalmente lo porterei sempre, ma non è da giudicare adesso. È solo da rischiare consapevolmente, nella coscienza che può solo migliorare. Verratti e Parolo sono giocatori diversi. Verratti è un primo della classe, ha difficoltà a giocare intorno agli altri, pretende il pallone. Parolo è un incursore sulla linea di Romulo e Candreva, ottimo giocatore, non centrocampista da palleggio fine. Aquilani è il più regolare, non fa mai grandi partite, non è mai il peggiore. Io porterei Verratti che sarebbe però un altro piccolo rischio sommato a Rossi. Immobile è stato l’unico attaccante vero, non può essere in discussione. Cassano ha fatto l’uomo dei 30 minuti alla sua maniera, cioè quasi ottima. È un altro che andrà in Brasile. Darmian è un generoso, non un fenomeno. Bella corsa, piede duro, ma non mi sembra abbia avversari. Ma cercando le valutazioni sui singoli, ci siamo dimenticati la squadra. Quella vera contro la Spagna due mesi fa, questa abbozzata contro l’Irlanda, due soggetti sterili, poco brillanti, forse decisamente opachi. L’esperienza racconta che a due settimane dal Mondiale l’Italia non è mai stata bella. Siamo da torneo, da combattimento. Le carenze fisiche dilatano i problemi tecnici. Non siamo mai stati quelli che dominano un Mondiale, giochiamo bene massimo due partite, poi stupiamo per il sacrificio. Quello non si può ancora pretendere. Per adesso c’è solo da fare gli auguri a Montolivo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Parma pronto a ricorrere al Tas Alonso: «Pensiamo al futuro» Il Parma studia nuove azioni legali dopo l’esclusione dalla prossima Europa League. Il club emiliano valuta i ricorsi al Tar del Lazio (richiesta danni alla Federcalcio) e al Tas di Losanna: le scelte verranno ufficializzate la prossima settimana dall’ad Leonardi. La squadra intanto ha scritto una lettera al presidente dimissionario Ghirardi per invitarlo a non mollare. Fernando Alonso si è presentato ieri al Mugello, ha seguito le libere poi ha incontrato Dovizioso, Rossi e Marquez. «È un ambiente più informale della F1, ma con tanta adrenalina — ha detto —. La Ferrari? Non si possono fare i salti mortali. Lavoriamo a questa stagione, ma soprattutto sul futuro. Un passo alla volta: il primo obiettivo è avvicinarci alla Mercedes». Nazionale A Londra contro l’Irlanda finisce 0-0. Male Rossi e Paletta. Il c.t. potrebe rimandare a domani la scelta dei 23 DA UNO DEI NOSTRI INVIATI LONDRA — Un pareggio senza gol, davanti a Roy Hodgson, sul prato di Craven Cottage, per l’Italia che il 14 giugno esordirà al Mondiale con l’Inghilterra. Ma sarebbe stato meglio per Prandelli, per la nazionale e per tutti prendere tre gol dagli irlandesi, come era accaduto con la Russia a Zurigo prima di Euro 2012, piuttosto che perdere Riccardo Montolivo. Il contrasto durissimo con Alex Pearce, al 10’, ha avuto esiti bru- L’Italia perde i pezzi tali: frattura della tibia della gamba sinistra e niente Mondiale, per chi era entrato in campo da capitano e che in Brasile sarebbe partito titolare. E Aquilani, che ne aveva preso il posto, è finito lui pure in ospedale per un colpo in testa, con conseguente stato commotivo, segno di una serata maledetta. Come era facile immaginare, quella con l’Irlanda è stata una partita complicata, perché Prandelli, visti i tempi stretti della preparazione, ha dovuto sacrificare il collaudo di squadra alla necessità delle verifiche individuali, nel momento in cui è chiamato a scegliere la lista dei 23 imposta dalla Fifa. È vero che l’Italia ha sofferto e molto, con l’eccezione dei primi minuti (grande conclusione di Marchisio) e di alcuni momenti della ripresa, ma quella che ha pareggiato con gli irlandesi era una nazionale più che speri- Frattura per Montolivo, addio Brasile Anche Aquilani finisce all’ospedale mentale (in panchina le colonne del gruppo, da Buffon a Pirlo a Balotelli), senza dimenticare le gambe pesanti di tutti, visto il lavoro durissimo di questi giorni a Coverciano. Così l’Italia, choccata dall’infortunio a Montolivo, ha sofferto il ritmo e la forza fisica degli avversari, che non hanno mai fatto sconti nei contrasti. E se l’Italia ha perso in fretta il controllo della partita, ha avuto la conferma che Sirigu è diventato un portiere di sicurissimo affidamento (per lui i complimenti di Buffon). Nel primo tempo ha salvato gli azzurri, con tre interventi decisivi, uno in particolare su Long (34’), che ha colpito in solitudine in area; nel finale, invece, dopo altre parate decisive, è stato lui a essere salvato dalla traversa, colpita da Quinn (35’ s.t.). L’Italia ha molto ballato; le soluzioni del momento hanno creato una situazione tattica con precari equilibri: Thiago Motta, sistemato davanti alla difesa, ha sofferto le percussioni irlandesi, con Pilkington scatenato; Bonucci e Paletta sono stati costretti a soffrire contro avversari che arrivavano a cento all’ora e li saltavano con regolarità. La modesta forza offensiva azzurra ha fatto sì che il più atteso, Giuseppe Rossi, rimanes- se a lungo isolato; che fosse costretto a tornare per avere a disposizione qualche palla; che non riuscisse a incidere come avrebbe voluto, dando comunque l’impressione di essere in buone condizioni fisiche, ma ancora timoroso nei contrasti. Così l’uomo tatticamente più convincente, almeno per un’ora, ha finito per essere Verratti, che ha ispirato la squadra, alla ricerca di soluzioni non banali, in grado di sorprendere gli irlandesi; il più in condizione, come corsa e come volontà, è sembrato invece Marchisio, che ha cercato anche il gol in più occasioni. Immobile è stato assi- stito poco dai compagni, ma aveva anche trovato la rete (10’ s.t.), però in fuorigioco, in un’azione finalmente veloce, prima di lasciare a Cassano che, a sua volta, ha cercato di rendersi utile. Anche, ma non solo per l’infortunio di Montolivo, questa è un’Italia sulla quale Prandelli dovrà lavorare molto, a partire dal test di mercoledì a Perugia con il Lussemburgo. Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Il c.t.: «Una serata segnata dagli infortuni». Verratti ora si è guadagnato un posto a centrocampo Prandelli: «Frastornati, ora non sarà facile» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI LONDRA — La prima amichevole sulla strada di Rio è una coltellata al cuore dell’Italia: Riccardo Montolivo, capitano per la seconda volta nella sua vita, lascia il campo in barella dopo appena 10 minuti, steso da un’entrata molto dura di Alex Pearce. Il fedelissimo di Prandelli rimane a terra, si rialza, prova a rientrare, cade nuovamente. «Mi sono rotto», il labiale rubato mentre gli occhi tradiscono la preoccupazione. Anche il c.t. ha la faccia scura. Montolivo se ne va in barella e di corsa al Chelsea and Westminster hospital. La diagnosi è terribile: frattura alla tibia della gamba sinistra. Il suo Mondiale è finito e il milanista tornerà subito a Milano. Così le scelte, per quanto riguarda il centrocampo, tornano in discussione. Verratti, partito in fondo al gruppo il giorno del raduno, si è conquistato un posto in prima fila. Il suo impatto sulla partita è buono: smarca subito Immobile e libera al tiro Marchisio. Grinta e personalità. Ma sono gli infortuni a condizionare le decisioni. Aquilani, che al 15’ aveva preso il posto di Montolivo, 22 minuti dopo lo lascia a Parolo: ha preso un colpo in testa, non sta bene e ha conati di vomito. Il professor Castellacci lo fa uscire e anche lui finisce nello stesso ospedale di Montolivo per una risonanza magnetica: la diagnosi parla di stato commotivo. Peraltro, il centrocampista della Fiorentina al Mondiale ci sarà, assieme a Parolo e agli altri sicuri del posto, vale a dire Pirlo, De Rossi, Marchisio, Thiago Motta, Candreva e ora Verratti. È invece out Romulo: tormentato da problemi agli adduttori, non andrà in Brasile. L’infortunio di Montolivo distoglie un po’ l’attenzione da Rossi. Quella con l’Irlanda doveva essere la sua notte. Qui sei mesi fa Pepito aveva segnato un gol alla Nigeria. Stavolta la serata è meno scintillante. Resta in Romulo rinuncia Guai agli adduttori escludono Romulo. Rossi resta in dubbio: «Valuterò e rifletterò», dice il c.t. campo 75 minuti ed è in buone condizioni fisiche però è timoroso nei contrasti e troppo spesso lontano dall’area. Prandelli aveva deciso di inserirlo tra i 23 se avesse superato il test irlandese. «Valuterò e rifletterò», dice alla fine. Anche se il viola resta favorito per andare al Mondiale insieme a Balo, Cerci, Immobile e Cassano. Destro e Insigne possono però sperare. Per adesso sono in lotta per un posto da riserva. Sì, perché il c.t., che stasera dopo l’allenamento a Coverciano dovrebbe ufficializzare i 23 per il Brasile (ma potrebbe prendersi un giorno in più), chiederà a due dei 7 esclusi di salire giovedì sera sul charter per Rio. C’è tempo sino alla vigilia del debutto a Manaus contro l’Inghilterra per sostituire un eventuale infortunato e il tecnico azzurro vuole essere pronto. All’Europeo il ruolo di riservista era toccato ad Astori. Adesso saranno due. Uno sarà un attaccante. L’altro, un difensore e dovrebbe toccare a Ranocchia perché Barzagli si trascina la tendinopatia e Paletta viene da un infortunio. In ogni caso sia Barzagli sia Paletta al momento sono dentro. Come Bonucci, Chiellini e De Sciglio. I ballottaggi sugli esterni sono quasi decisi: Darmian all’esordio in nazionale ha scalzato Pasqual e Abate è in vantaggio su Maggio. Prandelli è cupo: «Una serata segnata dagli infortuni. Siamo frastornati e non sarà facile riprenderci» Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Sport 33 italia: 51575551575557 # Volley: Italia-Iran, bis a Verona Wilkinson chiude in bellezza Sakara racconta il Brasile La nazionale di volley, a punteggio pieno nel girone A della prima fase della World League, cerca oggi a Verona la quarta vittoria consecutiva: alle 20 (differita alle 22.30 su RaiSport2) gli azzurri di Berruto giocano la seconda partita contro l’Iran, già piegato 3-0 l’altro giorno a Trieste. Nel prossimo turno, il 6 e l’8 giugno, la nazionale sfiderà, sempre in Italia, la Polonia. La famiglia Bronzetti si dà alle arti marziali. La Red Carpet Sport & Management (azienda gestita dalle figlie del noto procuratore) ha prodotto infatti il docu-reality «Sakara back to Brazil» che andrà in onda su Dmax a partire da domani. Il Brasile dei Mondiali di calcio viene raccontato attraverso gli occhi del campione di Mma Alessio Sakara. Sabato di finali e di addii nel rugby. Jonny Wilkinson ha salutato guidando il suo Tolone al titolo di Francia (18-10 al Castres); Brian O’Driscoll ha chiuso vincendo la Celtic con il suo Leinster (34-12 ai Warriors di Glasgow); il titolo inglese è andato al Northampton che ha battuto 24-20 i Saracens; il Calvisano, infine, ha vinto l’Eccellenza battendo in finale il Rovigo 26-17. 0 0 Italia Irlanda ITALIA (4-1-3-2): Sirigu 7,5; Darmian 6 (Abate s.v. 43’ s.t.), Paletta 5, Bonucci 5, De Sciglio 5,5; Thiago Motta 5,5 (De Rossi 6 17’ s.t.), Montolivo s.v. (Aquilani s.v. 15’ p.t.; Parolo 6 37’ p.t.), Verratti 6,5, Marchisio 7; Immobile 6 (Cassano 6 11’ s.t.), G. Rossi 5,5 (Cerci s.v. 26’ s.t.). All.: Prandelli 6 Milan, il caso allenatori Sabatini contro il procuratore Seedorf resta in attesa Inzaghi da Berlusconi punto su Balo e mercato Benatia non si tocca La Roma: «Chi lo vuole ci porti 61 milioni» Pronto Filippo Inzaghi, 40 anni: è l’allenatore del Milan anche se manca ancora l’annuncio ufficiale: ieri a cena ad Arcore con Berlusconi ha fatto il punto sul mercato (Fotogramma) Difensore Mehdi Benatia, 27 anni, difensore marocchino, è arrivato alla Roma la scorsa estate proveniente dall’Udinese, dove ha disputato tre campionati. In questo campionato ha giocato 33 partite (LaPresse) MILANO — Quello che formalmente è ancora l’allenatore del Milan era a Soriano nel Cimino (Viterbo) a ritirare il premio intitolato a Pietro Calabrese. Sotto il controllo della manager, Clarence Seedorf ha rilasciato dichiarazioni caute: «Leggo tutto come voi, non ho avuto comunicazioni dalla società. Sto bene, passo questi giorni in famiglia e con gli amici». È vero: la società non ha comunicato nulla, perché vuole evitare l’esonero (il contratto prevede 5 milioni netti per due anni) e cerca una risoluzione consensuale. La prossima settimana ricominceranno gli incontri tra i legali. Quando gli parlano di un sit in dei tifosi in suo favore (organizzato malamente per ieri, davanti a Casa Milan, è andato deserto, però è vero che Seedorf gode del sostegno di parte della tifoseria) risponde: «Mi fa piacere l’affetto dei tifosi. Dico “forza Milan” perché il Milan rimarrà sempre, come i tifosi». Sul palc0, accenni più malinconici: «Tutto nella vita è un passaggio. Ai bambini dico di imparare a gestire sconfitte e vittorie, nella vita ci sono più sconfitte». Quello che formalmente è ancora l’allenatore della Primavera, invece, alle 21 (mentre il capitano Montolivo si infortunava irrompendo purtroppo tra gli argomenti della serata) ha varcato i cancelli di Arcore, assieme all’ad Adriano Galliani. Per Pippo Inzaghi è il secondo incontro in una settimana con Silvio Berlusconi: questa però con l’investitura già guadagnata. Cena (leggera, sono note le abitudini alimentari di Inzaghi), argomenti «pesanti»: niente di meno che il Milan del futuro, dal modulo di riferimento (4-3-3 o 4-3-1-2), al mercato, con al centro Mario Balotelli, destinato a partire di fronte a offerte interessanti. Inzaghi, da quel che si è capito, non si opporrebbe, ma chiederebbe un sostituto (da affiancare a Pazzini e Matri). Da ieri, Taarabt è tornato al Qpr: come per Rami, il Milan inizierà una trattativa per strapparlo a cifre inferiori (il riscatto era a 7 milioni). Prima (entro il 20 giugno) il club deve risolvere il nodo delle compartecipazioni (abolite dalla Figc): prossimo l’incontro con il Chievo per Paloschi, da affrontare le situazioni di Poli e Salomon (a metà con la Samp), Simone Verdi e Comi (Torino) e Albertazzi (Verona). La Roma alza la voce sul caso Benatia. Dopo giorni vissuti tra interviste di fuoco, in cui il giocatore parlava di «offerta ridicola» da parte del club giallorosso per la rinegoziazione del contratto, e tentativi di ricucire i rapporti, Walter Sabatini rompe gli indugi. Prima chiarisce che «Benatia ha ancora 4 anni di contratto e rimarrà», poi punta il dito contro l’agente del difensore marocchino. Il direttore sportivo romanista definisce Mussa Sissoko «un menestrello alla ricerca di una corte che lo ascolti, che spara sentenze e ipotizza prezzi e inoltre propone giocatori di soppiatto al mio allenatore». Parole dure e circostanziate. «Vorrei ricordare a questo signore — prosegue Sabatini — che 30 milioni è il valore del piede sbagliato di Benatia, che è il sinistro. Il destro vale almeno un milione in più. Lo ripeto, è un calciatore incedibile ma, se il suo procuratore ipotizza un prezzo, i club a lui interessati devono valutare un costo di 61 milioni. Di fronte a questa cifra non mi sento di dire che Benatia resterà al 100 per cento». Il d.s. della Roma ha parole più miti per il giocatore: «Mehdi è un grande calciatore, ha principi solidi, gli abbiamo proposto un aumento, peraltro non dovuto, e non ci siamo trovati sull’ingaggio. Ma non voleva definire “ridicola” l’offerta. Lui parla una lingua non sua, ma non va demonizzato. Non resterà scontento». Sabatini, intanto, sta lavorando alla Roma che «l’anno prossimo deve giocare per lo scudetto». Iturbe resta un obiettivo («Lo seguiamo, ma è un’operazione complessa»); si punta ai rinnovi di Toloi e Bastos, si valutano Samuel e Keita. La Juve intanto, si avvicina a Morata. In Spagna si parla di accordo già raggiunto per l’attaccante (prestito con diritto di riscatto) ma l’ostacolo da superare sarebbe la volontà del Real Madrid di inserire nel contratto la possibilità di controriscatto a proprio favore. Si attendono novità per domani quando i dirigenti spagnoli saranno a Torino per la partita tra le vecchie glorie dei due club. Panchine: Iachini rinnova col neo promosso Palermo fino al 2016. Arianna Ravelli Filippo Bonsignore © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA IRLANDA (4-2-3-1): Forde 6; Coleman 6, O’Shea 6, Pearce 5, Ward 6; Meyler 6,5 (Green s.v. 40’ s.t.), Hendrick 5,5; McGeady 6, Hoolahan 6 (Quinn 6 22’ s.t.), Pilkington 6,5 (McClean 5,5 13’ s.t.); Long 6,5 (Cox s.v. 28’ s.t.). All.: M. O’Neill 6 Arbitro: Oliver (Inghilterra) 6 Recuperi: 5’ più 3’ Sfortunato La sequenza dello scontro con Pearce e il dolore di Montolivo; sotto, Cesare Prandelli perplesso (Ap, Epa, Action Images) Lo scrive il «New York Times» Partite truccate 4 anni fa in Sudafrica e la Fifa rilancia l’allarme combine Le amichevoli di ieri Un gol di Stuani ha regalato la vittoria all’Uruguay, nostra avversaria nel girone eliminatorio al Mondiale, contro l’Irlanda del Nord. All’Olanda è bastata una rete di Robin Van Persie dopo 6 minuti per battere il Ghana. Vittoria del Cile sull’Egitto con doppietta di Vargas Finlandia-Estonia 2-0 Croazia-Mali 2-1 Norvegia-Russia 1-1 Algeria-Armenia 3-1 Albania-Romania 0-1 Lettonia-Lituania 1-0 Olanda-Ghana 1-0 Portogallo-Grecia 0-0 Messico-Ecuador 3-1 Spagna-Bolivia 2-0 Uruguay-Irlanda del Nord 1-0 Bosnia-Costa d’Avorio 2-1 Cile-Egitto 3-2 Prima del via dei Mondiali di calcio in Sudafrica, quattro anni fa, sarebbero state truccate alcune partite internazionali. Lo sostiene il New York Times, sulla base di alcuni documenti riservati che il quotidiano pubblica a due settimane dall’inizio del Mondiale brasiliano. Secondo quanto riportato dal New York Times, «almeno cinque partite, se non si più» sono state truccate prima dei Mondiali. Si tratterebbe di amichevoli, giocate a ridosso dell’inizio del torneo. Sotto indagine ci sarebbero almeno 15 partite, inclusa uno Stati Uniti-Australia che non è sicuramente stata disputata al Mondiale (le due nazionali erano in gironi diversi e gli australiani vennero eliminati al primo turno) ma potrebbe essere l’amichevole giocata a Roodepoort il 5 giugno. «Le indagini della Fifa hanno concluso che coloro che hanno truccato le partite sono stati aiutati da esponenti del calcio sudafricano, anche se la Fifa non accusa nessuno esplicitamente» si legge sul New York Times, dove si precisa che «diverse federazioni calcistiche nazionali con squadre che giocheranno in Brasile sono vulnerabili a truccare partite per le loro condizioni finanziarie e le divisioni politiche. E proprio l’altro ieri, Ralf Mutschke, il responsabile della sicurezza della Fifa, ha lanciato l’allarme affermando che già alcuni giocatori e alcuni arbitri sono stati contattati da personaggi interessati ad accomodare i risultati delle partite. Mutschke non ha fatto nomi ma ha voluto precisare che per quel che riguarda il girone dell’Italia non risulta nulla di irregolare. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cosa c’è di Nuovo notizie dalle aziende a cura di RCS MediaGroup Pubblicità CLEAR, 100% A PROVA DI FORFORA NEL MIO INTIMO C’È CHILLY. SEMPRE LA NUOVA BARRETTA KILOCAL DIMASNACK OPEN DAY ALL’ISTITUTO B.ZACCAGNINI HYDRAENERGY DISSETA LA PELLE Clear da più di 30 anni è riconosciuto come l’esperto contro la forfora, grazie a prodotti unici studiati appositamente per la cute maschile, più ricca di sebo rispetto a quella femminile e quindi più soggetta alla formazione di forfora e irritazioni. Il nuovo shampoo Clear, con l’innovativa tecnologia Pro Nutrium 10, un mix di 10 ingredienti nutrienti che agiscono in profondità, restituisce alla cute i lipidi persi, idratandola e rafforzando le sue fisiologiche difese e impedisce alla forfora di tornare, attivando la naturale barriera protettiva della cute. 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Ma nessuno in mezzo a questa festa ad alta gradazione ciclistica, tra pupazzi di carnevale e incoscienti che — prima o poi doveva succedere — alterano l’esito della tappa, ha mai provato l’allenamento del vecchio bambino Quintana: Nairo è partito da lontano, facendo spesso i 16 chilometri di salita verso casa (pendenza all’8%) con la bicicletta della sorellina legata alla sua, con una corda. La maglia rosa stavolta al traino ha il suo connazionale Uran, ancora arrabbiato per lo Stelvio-gate e deciso a conservare il secondo posto: quando hanno vissuto per un breve periodo assieme a Pamplona, Nairo pagava l’affitto a Rigoberto, ma oggi salirà sul podio più alto a Trieste senza debiti con nessuno. Fabio Aru sulla salita più dura del continente sembra una barchetta in alto mare, non dà mai l’impressione di potersi avvicinare al secondo posto in classifica che distava 41’’, ma poi ritrova il vento giusto, gestisce lo sforzo con lucidità e termina la traversata alla scoperta di se stesso attorniato da Majka, Rolland e Pozzovivo, gli avversari che hanno provato a metterlo in crisi per prendergli il terzo posto. Lo Zoncolan è cattivo, ma non cambia la classifica finale, decisa dallo sforzo della cronoscalata di venerdì. Anche per questo i fuggitivi, che a Cima Grappa si erano risparmiati, si godono l’ultima giornata di libertà: ne partono 19 e ben 16 arriveranno prima di Quintana. Dietro al vecchio lupo di mare Mick Rogers — un tri-campio- Nairo doma Uran e lo Zoncolan Chiude corsa e polemiche «Vinco perché sono più forte» ne del mondo che replica la fuga per la vittoria di Savona — c’è un piccolo psicodramma: piange Pellizotti, che a 36 anni cerca le ultime rivincite, piange Bongiorno, disarcionato da uno dei troppi tifosi che allungano le mani per spingere i corridori, maglia rosa compresa. Quintana però non perde mai l’equilibrio, si toglie lo sfizio di fare l’ultimo scattino in faccia a Uran e poi conferma che ha vinto senza essere al top: «Ho avuto mal di gol, catarro, male all’orecchio, ho preso antibiotici. Non sono al massimo della mia forma, è vero, ma sono molto più che al 60 per cento delle mie forze». Uran ha ancora sul viso lo schiaffo dello Stelvio, in cui ha perso la maglia rosa: «Ma dimentico in fretta — ride nervoso —. E sono contento di aver difeso il secondo posto contro Il podio di Fabio Fabio Aru, 23 anni, chiude il suo Giro al terzo posto. Un ottimo risultato che gli ha procurato anche i complimenti di Quintana. «Voglio fare divertire la gente nei prossimi anni e lo farò duellando con Aru». Anche Uran gli pronostica un futuro felice: «È il corridore per le corse a tappe che mancava all’Italia» (LaPresse) Aru. L’Italia ha trovato il corridore da grandi corse a tappe che le mancava». Fabietto è il corridore più sorridente mai visto sullo Zoncolan: «Il podio per me è una soddisfazione immensa. Lo dedico alla mia famiglia e alla mia fidanzata Valentina. E ringrazio tutti i compagni che si sono fatti il mazzo per me». Non è un modo di dire. Quintana addirittura svela di essersi fatto imboccare dal compagno Izaguirre sulla discesa innevata del Gavia: «Ero rimasto senza cibo e avevo le mani gelate. È stato un momento decisivo, perché quel giorno ho preso la maglia rosa con una vittoria spettacolare, più importante delle polemiche. Nella crono- Gli allenatori raccontano Aru, la terza via La ragione più importante del cuore MONTE ZONCOLAN — C’è una terza via tra il ciclismo 2.0 degli assi inglesi Froome e Wiggins e quello romantico degli spagnoli Contador e Rodriguez. È il ciclismo Ragione & Sentimento di Fabio Aru, pilotato dagli allenatori italiani Mazzoleni e Slongo. «Fabio — spiega Maurizio Mazzoleni — è istintivo e generoso. Noi abbiamo cercato di disciplinare queste caratteristiche senza stravolgerle. A metà settimana ci siamo resi conto che il suo motore era a regime a valori altissimi: poteva spingere 400 watt per 40 minuti di salita. Per questo gli abbiamo chiesto di correre le due tappe più importanti (la crono del Monte Grappa e quella dello Zoncolan) rispettando scrupolosamente le indicazioni del misuratore di potenza sul manubrio e frenando l’eventuale istinto a forzare». Andatura controllata, quindi, ma fino a un certo punto. «L’accordo — spiega Mazzoleni — era di dare fondo a ogni energia a 1500 metri dal traguardo, come ha fatto in entrambi i casi: sul Grappa per poco non vinceva, ieri ha recuperato bene sulla coppia di testa negli ultimi tornanti». Un’altra concessione al giovane sardo è stata quella di liberarlo della fascia sul petto che misura il battito cardiaco. «Nibali — spiega Mazzoleni — si regola con il cuore e con la potenza. Fabio ha un cuore particolarissimo: quando la corsa si fa dura il battito si impenna verticalmente fino a 202/205 colpi al minuto. Lui a vedere salire rapidamente i numerini sul display si inquieta». Al computer che misura i battiti cardiaci Fabio Aru ha sostituito un sapiente uso del cervello. Con risultati, a quanto pare, davvero eccellenti. Marco Bonarrigo © RIPRODUZIONE RISERVATA Tennis L’azzurro si arrende in cinque set al francese Monfils, fallendo gli ottavi di finale. K.o. Seppi, l’unica italiana in tabellone resta la Errani Parigi amara: la solita occasione persa dal solito Fognini Sgonfiato Fabio Fognini battuto da Monfils (Ap) Perché il naufragare gli sia dolce sempre nello stesso mare — quel brodo saporitissimo fatto di tennis a tratti squisito e atteggiamenti spesso urticanti (tra il peggio del repertorio, ieri, il dito medio infilato in bocca e poi mostrato a uno dei suoi tanti fantasmi e un’insopportabile litania di bestemmie snocciolate, senza vergogna e senza freno, in mondovisione) —, è materia che Fabio Fognini forse poterà al prossimo colloquio con Ana, moglie del coach José Perlas, la psicologa amante delle missioni (im)possibili: far quadrare la testa rotonda del numero uno d’Italia. Sul centralino del Roland Garros, alla fine di un terzo turno gremito come una finale e vissuto dal pubblico con la partecipazione degna degli eredi di Chauvin (e dov’è la novità?), resta l’ennesima occasione persa. Contro il francese Gael Monfils, già sconfitto dall’azzurro nel 2010 dopo una rocambolesca maratona finita 9-7 al quinto set, Fabio, non c’è dubbio, partiva favorito. Dalla vaghezza di Fognini (abbandonato per lunghi tratti da dritto, 41 errori non forzati su un totale di 81, e servizio, 57% di prime palle in campo contro il 78% del rivale) e dalla tensione di Monfils davanti ai suoi tifosi, è uscito un match strano e saltellante, intenso ma non bello, che sul punteggio di due set a uno per il francese (5-7, 6-2, 6-4) sembrava avere un solo protagonista in campo, Fabio Fognini. L’azzurro, infat- I risultati Terzo turno Uomini: Monfils (Fra) b. Fognini (Ita) 5-7, 6-2, 64, 0-6, 6-2; Ferrer (Spa) b. Seppi (Ita) 6-2, 7-6, 63; Murray (Gbr)Kohlschreiber (Ger) 3-6, 6-3, 63, 4-6, 7-7 sosp. Donne: Errani (Ita) b. Glushko (Isr) 6-0, 6-1 Oggi in tv ore 11: Eurosport, RaiSport1 ti, si annetteva il quarto 6-0 mentre Monfils, chiamato il medico, sembrava esanime («Non lo vedi che sto morendo?» diceva all’arbitro). Teatro o verità, ora che Fabio è in vacanza e Gael nei morbidi ottavi contro lo spagnolo Garcia Lopez, poco importa. L’aggravante? Eccola: Fognini era caduto in un trappolone simile meno di un mese fa nella finale di Monaco di Baviera, quando lo slovacco Klizan si era finto sufficientemente morto da vincere il titolo in tre set. Innervosito (strano...), sempre più scattoso e ticcoso (bizzarro...) e infine totalmente deconcentrato (non si buttano via i game così svogliatamente, per nessun «buon» motivo al mondo), Fognini ha permesso all’avversa- rio di rimontare terra, tennis, energie nervose e punteggio, fino a risucchiarlo nella sindrome del malato (il fisioterapista gli ha bendato dita e coscia sinistra), in schizzi di isteria fin lì latente (un inutile lancio di racchetta, peccato mortale, gli è costato un penalty point che ha mandato il francese avanti 3-0) e in un epilogo troppo prevedibile per apparire casuale: debole reazione (3-2) e crollo di schianto. Come sua abitudine, Fabio Rabbia e gestacci Match intenso, macchiato dalle parolacce. Fabio: «Esco a testa alta» si è autoassolto da tutte le colpe («Esco da Parigi a testa alta») annunciando un periodo di «riposo». Si vuole, qui, ricordargli che dopo il fragoroso tonfo parigino Serena Williams, che non a caso è numero 1 del mondo, aveva detto: «Mi allenerò due, tre, dieci volte di più, perché una sconfitta così non mi accada mai più». Con Seppi fulminato secondo pronostico da Ferrer, resta l’eroica Saretta Errani a tenere alta la bandiera. Poche parole, molti fatti. E chi ha orecchie per intendere... Ps. Nessuno ce l’ha con Fognini, che fuori dal campo è un ragazzo adorabile. Non è cattivo: è che lo disegnano così. Gaia Piccardi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Sport 35 italia: 51575551575557 Ordine d’arrivo 20ª tappa, ManiagoMonte Zoncolan, di 167 km 1. Rogers (Aus) in 4.41’55’’ (media 35,542 km/h) 2. Pellizotti (Ita) a 38’’ 3. Bongiorno (Ita) a 49’’ 4. Roche (Irl) a 1’35’’ 9. Cataldo (Ita) 11. Cattaneo (Ita) 16. Zardini (Ita) 17. Quintana (Col) 18. Uran (Col) 21. Majka (Pol) 22. Aru (Ita) a 2’24’’ a 2’39’’ a 3’46’’ a 4’45’’ s.t. a 4’59’’ a 5’01’’ 23. Rolland (Fra) 24. Pozzovivo (Ita) 33. Evans (Aus) 41. Basso (Ita) 42. Cunego (Ita) 44. Sanchez (Spa) 156. Hepburn (Aus) a 5’05’’ a 5’10’’ a 7’20’’ a 8’16’’ a 8’19’’ a 8’38’’ a 29’09’’ Classifica generale 1. Quintana (Col) in 83.50’25’’ 2. Uran (Col) a 3’07’’ 3. Aru (Ita) a 4’04’’ 4. Rolland (Fra) a 5’46’’ 5. Pozzovivo (Ita) a 6’41’’ 6. Majka (Pol) a 7’13’’ 7. Kelderman (Ola) a 11’09’’ Basket 8. Evans (Aus) 9. Hesjedal (Can) 10. Kiserlovski (Cro) 11. Vuillermoz (Fra) 12. Pellizotti (Ita) 13. Geniez (Fra) 14. Monfort (Bel) a 12’00’’ a 13’35’’ a 15’49’’ a 24’54’’ a 26’13’’ a 27’02’’ a 28’36’’ 15. Basso (Ita) a 32’08’’ 16. Dupont (Fra) a 35’56’’ 17. Rabottini (Ita) a 46’16’’ 18. Rogers (Aus) a 47’47’’ 19. Cunego (Ita) a 49’22’’ 24. Sanchez (Spa) a 1.02’40’’ 156. Bol (Ola) a 5.13’20’’ Giro & follie La tappa rovinata da personaggi improbabili e incivili Bongiorno, la caccia a Rogers bloccata da un tifoso molesto La ressa è finita, i racconti no. Perché sempre se ne parla e poi mai si provvede: venerdì su Cima Grappa, c’era quello che inseguiva i fuggitivi con una volpe imbalsamata e quell’altro che scattava con l’iPad piantandosi sulla faccia d’Uran; l’anno scorso, Nibali che si guadagnò la maglia rosa a suon di spintoni; al Tour, Contador che tirò il cartone definitivo a un supporter insuo rischiatutto. Che dire a sistente; sull’Alpe d’Huez, quel tale? «Forse, aveva un Guerini che s’impigliò in un tasso alcolemico troppo alto. fotoamatore e cascò... «C’è Questa è una lezione per il fu- troppa gente che va fuori daturo. Devono rispettarci...». gli schemi e rovina lo spettaLezione d’inciviltà. Spintoni colo», protesta Edoardo Zarscambiati per spintarelle, vai dini, stessa squadra di Bonche ti mando io, i corridori giorno. «Mi spiace per Masono furiosi per quei mostri- nuel che è un bravo ragazzo», ciattoli in agguato sui tornan- fa il signore Rogers, che finge ti del Mostro. Un’arrampicata di non essersi accorto dello senza transenne, senza vo- spintone vantaggioso: «Devo dire che queste cose succedono Il rischio di Quintana molto spesso...». Sempre meglio Quintana ha rischiato di cadere. il gorillodromo All’inseguimento dei corridori anche buono del cicliun uomo nudo sbucato da un bosco smo che le arene feroci del calcio? «In salita è così. lontari, senza polizia. Un cor- Salta fuori questa gente che po a corpo. Di Quintana che a ha bevuto grappa. La folla in un certo punto sta per cadere cima allo Zoncolan era da pele perdere la maglia rosa, ab- le d’oca, ma questi ci danno bracciato da uno imbandiera- un fastidio tremendo, doto di Colombia. Di Rogers che vrebbero capirlo...». Gli moschiaffeggia e insulta metro strano le immagini della spodopo metro chi gli sta addos- sa-sposo con la barba, quella so, gli scampana alle spalle, Conchita Wurst alla prima gli toglie l’asfalto, gli rovina curva. Ride sotto i baffi: «No, l’assalto. Di Poels che perde la lui no... M’è stato dietro un pazienza, a una strettoia ac- pezzo, non ha fatto danni. Vechiappa gli occhiali da sole stito così, dai, questo qui ald’un tifoso focoso e glieli sfi- meno era divertente...». Francesco Battistini la, buttandoli nella malga con © RIPRODUZIONE RISERVATA annesso fuck you. Manuel costretto a fermarsi: «Basta, serve rispetto» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI scalata ho voluto dimostrare quanto sono forte. E continuerò a dimostrarlo, andando alla conquista del Tour l’anno prossimo». Nairo è emozionato, ma quando gli chiedono di parlare del suo «villaggio sperduto» alza la voce: «Non vengo dalla foresta, ma da un bellissimo posto in cui non mi mai mancato niente e del quale vado orgoglioso. In Europa ho fatto passi da gigante. Sono diventato un uomo completo, capace di fare grandi cose e dare spettacolo. Spero di far divertire la gente per molti anni, anche duellando con Aru: con lui ci saranno grandi battaglie nel futuro». Di fronte a due giovani rocce così, persino sulla faccia severa dello Zoncolan spunta un sorriso. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA MONTE ZONCOLAN — Il Bongiorno si vede dal cretino. Il primo a comparire è una specie di sposa barbuta: un energumeno di bianco vestito e col velo di taffetà, trance agonistica da trans all’Eurofestival, che in eurovisione e sulla salita più dura d’Europa impalma Rogers correndogli dietro per un chilometro. A cinque dalla fine, la montagna partorisce una specie di topo gigante col videofonino che rode le ruote di Pellizotti. A quattro spunta anche un tizio vestito da panda, perché certe razze non s’estinguono mai. Poi tocca all’inevitabile diavolo rosso con le corna e il forcone, che danna la gara di Roche; e a tre villosi energumeni che inseguono Aru coperti solo d’eterei gonnellini; e a uno che sbuca dai boschi nudo davvero; e a un Obelix con l’elmo e le trecce che tenta di lanciare Monfort come un menhir... Sono Pazzi Questi Montani. Il più folle però è un ciccione con la maglia iridata: a milleotto dal traguardo, vede Francesco Manuel Bongiorno. Che è secondo. Che si sta giocando la tappa della vi- I casi Poels strappa gli occhiali a un tifoso; sopra, Bongiorno, spinto, è costretto a fermarsi, Rogers scatta e vince (Ipp, Ansa) ta attaccato a Rogers. Il ciccione lo rincorre. L’agguanta. Lo sbilancia. Manuel barcolla, sbanda, va a sbattere sull’avversario davanti, perde il pedale e deve mettere il piede a terra, in pendenza. Quasi si ferma. Rogers va, lui no. 30 metri persi, 49 secondi indietro. Il ciccione capisce che cos’ha combinato e si mette le mani nei capelli. Bongiorno capisce che non combinerà più nulla e si mette a piangere. Bonjour tristesse, addio Monte. «Perché l’ha fatto?»: datelo a noi, twittano subito i tifosi. «Questa salita l’avevo vista e rivista nella mia vita fin da bambino, non so avrei vinto, ma so che sarebbe stata la gara più bella della mia carriera, invece...». Bongiorno non si presenta dicendo allegria: è una vita che pensa alla bici — «i miei volevano che studiassi e allora io mi svegliavo alle sei del mattino, tornavo da scuola e m’allenavo fino a sera, poi studiavo la notte...» —, a 23 anni il mostruoso Zoncolan era il Siena sventa la rimonta di Roma La congregazione degli «umili e affamati» senesi ha la meglio (75-73) sulla banda romana dei «brutti, sporchi e cattivi», nella gara di esordio di semifinale, bellissima, nella parte bassa del tabellone. Con il basket che esce dal ghetto, ritrovando in pieno i suoi 3 cardini fondamentali. La difesa: bella tosta su entrambi i fronti e anche tatticamente mirata. Il playmaker: in vantaggio di Siena, con la solita stella polare di MarQuez Haynes, 26 punti, tutti pesanti, e 6 assist. Il pivot: in favore di Roma, con Trevor Mbakwe, il toro con le ali, 15 punti e 11 rimbalzi, riportando anche il fulcro del gioco nella sua dimensione antica con il confronto con l’ottimo Othello Hunter (10 più 9) rientrante dall’infortunio. Bene Bobby Jones (18), ma il filo è stato spezzato, per Roma, dalla prestazione sfarfalleggiante di Quinton Hosley, 3/12 al tiro e 6 palloni malamente dispersi nel vento, con l’aggravante della precipitazione con la quale ha fallito il pareggio a un solo secondo dal termine. Bella e corretta in tutto e per tutto, con conduzione arbitrale finalmente ineccepibile, la sfida la semifinale tra Siena e Roma si annuncia molto eccitante. Forse anche sfibrante nell’equilibrio. Questa sera Milano cerca la replica contro Sassari e domani ancora Montepaschi al cospetto dell’Acea. Werther Pedrazzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Le semifinali Così ieri Siena-Roma 75-73 (1-0 nella serie) Prossime gare: domani, 4, 6, ev. 8, ev. 10, ev. 12/6 Così oggi ore 20.30 Milano-Sassari (1-0 nella serie) Tv: diretta RaiSport1 Prossime gare: 3, 5, ev. 7, ev. 9, ev. 11/6 Nba Miami è la prima finalista (per il quarto anno consecutivo, vittoria per 4-1 su Indiana) Nba: ora attende la vincente tra San Antonio e Oklahoma City MotoGp Al Mugello sesta pole del campione del mondo, ma la Ducati Pramac vola a 349 orari e dà la prima fila all’italiano. Rossi (10°) sbaglia le gomme Iannone, c’è un jet nella scia dell’inafferrabile Marquez DAL NOSTRO INVIATO Veloce Andrea Iannone (Ansa) SCARPERIA — Valentino sognava la prima fila, se l’è presa invece Andrea Iannone con una Ducati che su questo asfalto sembra un jet al decollo. Il ragazzo del team Pramac ha stampato un giro monstre, veloce e pure furbo, visto come ha sfruttato la scia proprio di Rossi. Ma anche lo sci nautico applicato alla moto è un’arte e il risultato è stato esaltante. Secondo dietro Marquez (alla sesta pole su 6) e davanti a Lorenzo, il 24enne tamarro (sua orgogliosa autodefinizione) nato a Vasto e residente a Milano, al secondo anno fra i grandi, è in prima fila per la prima volta in MotoGp e ora insegue il miglior risultato della carriera dopo il sesto posto in Argentina il 27 aprile scorso: «L’importante è non cadere, il sogno è il podio». Acchiapparlo già oggi sembra francamente impossibile, perché «la gomma crolla dopo 6/7 giri» e perché la Desmosedici resta un mostro di potenza che non contempla la curva fra i suoi hobby. Ieri Andrea ha stabilito il nuovo record di velocità per la MotoGp con 349,6 km/h, che in realtà, precisa lui, «da telemetria sono 354». Un jet, appunto. E, se vi sembrano tanti, non siete soli. «Le moto non dovrebbero andare oltre i 320, tutto il resto è pericolo – ha detto Rossi —. Mi spiegate che differenza c’è, a guardarle, tra una moto che fa i 320 e i 350? Andare così veloce non ha senso». La replica di Iannone è stata pron- Il via alle 14 Così ieri MotoGp 1. Marquez (Spa) Honda in 1’47’’270 2. Iannone (Ita) Ducati a 0’’180 3. Lorenzo (Spa) Yamaha a 0’’251 4. Pedrosa (Spa) Honda a 0’’314 10. Rossi (Ita) Yamaha a 0’’521 Moto2 1. Rabat (Spa) Kalex in 1’52’’718 Moto3 1. Rins (Spa) Honda in 1’56’’999 Così oggi ore 11: Moto3 ore 12.20: Moto2 ore 14: MotoGp Così in tv diretta SkyMotoGp, SkySport1 ta e risentita: «Tante cose nella vita non hanno senso, eppure si fanno. Noi della Ducati abbiamo solo la velocità e ce la volete togliere? Allora però facciamo moto che curvano tutte uguali...». Perché, e Rossi lo sa bene, la potenza è nulla se poi devi telefonare alla moto per farla svoltare. Sicuro di sé, ambizioso, senza peli sulla lingua, in passato Andrea non ha fatto seguire i fatti alle dichiarazioni spettacolari. Questa può essere la volta buona. Immaginarlo protagonista nei primi giri è scontato. Quello che verrà dopo sarà oro colato, nonché possibile materia per una trattativa futura con la Ducati: «Io nel team ufficiale nel 2015? Non mi manca niente». E, almeno pensando a Cru- tchlow, non ha tutti i torti. La parabola di Rossi — con un casco speciale che sembra la scatola della pasta, «Pasta di Vale non scuoce mai», con significato chiaro — è stata l’opposto di quella di Iannone, con un decimo posto che lo piazza in quarta fila. La ragione sta nel primo vero errore del nuovo corso Galbusera, fin qui perfetto al box. Valentino lo ha raccontato così: «Con la prima gomma avevo fatto abbastanza bene (gravitava in seconda fila, Battibecco Valentino: «Così è troppo rischioso». Andrea: «Se ci levate pure la velocità...» ndr), ma c’era ancora un margine di miglioramento. Così, su consiglio anche della Bridgestone, abbiamo montato la morbida anteriore sperando di curvare meglio». Un peccato figlio di troppa ambizione: «Per fare un po’ meglio abbiamo fatto molto peggio». Rossi si consola pensando che «il passo gara è buono e sono veloce anche a gomme finite. Serve partire bene, sorpassare e vedere che cosa succede». Un’idea, a proposito, ce l’abbiamo ed è la stessa di Valentino: «Rimontare è sicuro, vincere meno». Di questi tempi, che chissà quando finiranno, lo sarebbe anche stando in prima fila e con Marquez in ultima. Alessandro Pasini © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 italia: 51575551575557 PRIMA DOPO Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 37 italia: 51575551575557 CorriereSalute LE PAGINE DEL VIVERE BENE www.corriere.it/salute Medicina Alimentazione Medicina Diritto Le donne sono poco attente ai sintomi cardiaci Mangiare sano è possibile anche per i single I rimedi giusti per la dermatite da contatto Cure essenziali garantite solo in dieci regioni a pagina 40 LA DERIVA DELLE SCARTOFFIE di ALBERTO SCANNI C he cosa fa un medico in ospedale oltre a curare gli ammalati? Stende relazioni per Regione e amministrazioni su cose che nulla hanno a che fare con quello per cui ha studiato, dà informazioni al ministero sull’uso di farmaci particolari, compila i moduli della privacy, fa impegnative per l’esonero dai ticket, stende certificati Inps e molto altro. Se poi è un primario, deve anche produrre carte su carte per rispondere ai quesiti delle varie commissioni regionali, interfacciarsi con il Comitato etico per valutare comportamenti e progetti di ricerca, con i NOC (Nuclei operativi di controllo) delle Asl per la correttezza delle diagnosi, con la Joint Commission per valutare procedure sanitarie, deve occuparsi dell’antincendio, partecipare a comitati che organizza l’amministrazione per il raggiungimento degli obiettivi dati dalla Regione al direttore generale. Poca attività clinica e molta attività burocratica. In tempi andati, le prestazioni sanitarie venivano pagate a piè di lista e poco importava se un malato stazionava in ospedale (costando alla Un conto è più giorni, visto una managerialità comunità) che faceva un esame un giorno sì e uno no. Giusto, etica, altra cosa quindi, oggi richiamare è ridursi solo a sobrietà, organizzazione, a compilare moduli risparmio e managerialità. Ma un conto è una managerialità etica che non abiura le radici della professione, altro è ridursi a compilare carte, partecipando a inutili riunioni, sottoponendosi a corsi formativi di nessuna utilità. Queste incombenze, imposte dal sistema, sembrano destinate ad aumentare, mentre il tempo da dedicare ai malati si assottiglia, e spesso riempire una scartoffia diventa più importante della clinica. La deriva va bloccata, introducendo figure intermedie che si occupino di tutti quei problemi che nulla hanno a che fare col lavoro del medico. Quindi: data manager che verifichino le cartelle, che facciano statistiche e proiezioni, che controllino se tutte le voci dei vari questionari sono state compilate, che si preoccupino di fare l’accettazione dei malati, di reperire documenti, di organizzare le agende, che si occupino, in altri termini, di tutte quelle attività che sottraggono tempo alla cura dei malati. Speriamo che il Ministro affronti prima o poi questo problema, ne va della qualità della assistenza. ❜❜ a pagina 42 a pagina 41 Non facciamoci mettere in ginocchio Oggi ci sono molte soluzioni per i problemi all’articolazione più complicata dell’organismo. Ma è essenziale capire bene le cause, per non abusare di interventi «pesanti» di ELENA MELI alle pagine 38-39 © RIPRODUZIONE RISERVATA Il numero Visite gratuite per prevenire i tumori del cavo orale Ottava forma tumorale più diffusa al mondo, il carcinoma della bocca colpisce ogni anno in Italia 6 mila persone, con un alto tasso di mortalità. Quando però il carcinoma è rilevato e curato nella sua fase iniziale, è possibile avere un tasso di sopravvivenza dell’80 per cento, e ottenere anche una guarigione completa, consentendo inoltre interventi meno invasivi per il Sono gli studi dentistici volto e per il cavo disponibili orale. Per queper chi vuole sottoporsi sto, oltre 7 mila a controlli gratuiti studi dentistici per la prevenzione Andi (Associae la diagnosi del tumore zione Nazionale del cavo orale Dentisti Italia- ( ) 7 mila ni) saranno disponibili fino al 19 giugno per effettuare visite di controllo gratuite per la prevenzione, o l’eventuale diagnosi, del tumore del cavo orale. L’iniziativa si colloca nell’ambito dell’Oral Cancer Day, organizzato da Fondazione Andi onlus per sensibilizzare i cittadini sull’importanza della prevenzione e della salute orale per la salute generale. Per trovare lo studio odontoiatrico più vicino e conoscere l’elenco dei dentisti presso cui prenotare le visite basta consultare il sito www.oralcancerday.it, oppure si può chiamare il numero verde 800 911 202. PER SAPERNE DI PIÙ L’iniziativa dell’Andi è sul sito www.oralcancerday.it a pagina 43 38 Salute Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 dossier medicina di ELENA MELI Ortopedia Come «riparare» questa struttura complessa e, proprio per questo, più a rischio di rotture Quando il ginocchio fa male bisogna capire (bene) il perché Prima di infiltrazioni o bisturi È uno dei sintomi con cui quasi tutti, prima o poi, devono fare i conti. Il dolore al ginocchio non risparmia bambini, adolescenti, adulti, anziani: può arrivare dopo un trauma, oppure affacciarsi senza che ci siano stati incidenti; iniziare all’improvviso, oppure insinuarsi pian piano finché diventa troppo fastidioso per essere ignorato. Ed è un problema serio, che si vorrebbe risolvere prima possibile perché l’articolazione del ginocchio, la più grande di tutto l’organismo, è continuamente al lavoro anche nei movimenti più semplici: regge il nostro peso quando stiamo in piedi, ci consente di piegarci, alzarci, girarci. Il guaio è che si tratta di un’articolazione “de- licata”, complessa e proprio per questo più a rischio di rotture o alterazioni della funzionalità. «Il ginocchio deve garantire una varietà di movimenti superiore alle altre articolazioni, nonostante per motivi anatomici abbia una stabilità inferiore, visto che una superficie quasi piatta, quella della tibia, deve “raccordarsi” con le due parti convesse terminali del femore L’approccio In presenza di dolore persistente sono indispensabili visita e indagini — spiega Roberto D’Anchise, primario dell’Unità di Chirurgia del Ginocchio all’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano —. Da qui la necessità della presenza dei menischi, che funzionano un po’ come “zeppe” per ammortizzare il carico, e del legamento crociato anteriore e posteriore». Il dolore perciò può dipendere da problemi a una delle numerose strutture all’interno del ginocchio, dai menischi ai legamenti, dalle rotule alle cartilagini: come capire che cosa non va? «Se il dolore è comparso da pochi giorni e non c’è stato un trauma evidente si può chiedere consiglio al medico di base — risponde Paolo Adravanti, presidente della Società Italiana del Ginocchio Artroscopia Sport Cartilagine Tec- nologie Ortopediche (Sigascot) —. Utilizzare nel frattempo il ghiaccio e far riposare l’articolazione, senza compiere sforzi, può aiutare a ridurre i fastidi; le pomate per uso locale invece servono solo se ci sono ematomi o problemi esterni all’articolazione, mentre i cerotti medicati possono lenire un po’ il dolore ed essere di qualche utilità. Il medico di base, inoltre, può prescrivere farmaci antinfiammatori o analgesici per qualche giorno; meglio invece evitare, in una fase acuta e precoce, la fisioterapia o la laser-terapia che in alcuni casi potrebbero peggiorare le cose. Se però il dolore al ginocchio diventa cronico, sono indispensabili una visita dall’ortopedico e qualche accertamento diagnostico». «Una visita accurata è necessaria per indagare tipo, localizzazione e gravità del dolore, ma anche per capire se il ginocchio si muove bene o meno, se c’è un versamento o un difetto posturale, se la muscolatura è adeguata — interviene Paolo Cherubino, presidente della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia —. La visita serve poi ad accertarsi che il problema dipenda realmente dal ginocchio, a volte dolorante per patologie dell’anca che vi si irradiano; inoltre, occorre essere sicuri che non ci sia stato un trauma più o meno recente, seppur banale come una piccola distorsione». Una volta ipotizzata la causa del dolore al ginocchio, gli esami più spesso prescritti sono la radiografia, per escludere fratture e valutare lo stato delle cartilagini, e la risonanza magnetica che consente di vedere parti molli e legamenti. «Di solito la TAC e soprattutto le ecografie sono meno utili — riprende D’Anchise —. La raccolta dei sintomi è tuttavia ciò che più serve a capire: se, ad esempio, il paziente non riesce a star seduto a lungo con le ginocchia piegate, è possibile sia colpa di un problema alla rotula; se il dolore è acuto e non si possono stendere le gambe, potrebbe essersi rotto il menisco, e così via». Quali sono le cause più frequenti di dolore al ginocchio? «Escludendo l’artrosi (vedi a lato), nell’adulto sono comuni le patologie dei menischi: oltre alla rottura per un trauma, questi “cuscinetti” possono degenerare nel tempo — risponde D’Anchise —. Anche le lesioni ai legamenti crociati, frequenti soprattutto a carico dell’anteriore, sono cause possibili di dolore, ma sono sempre provocate da traumi (vedi sotto); infine, può essere colpa di una patologia della rotula. Questo osso (che si trova nella parte anteriore del ginocchio, protegge il femore e consente l’estensione dell’articolazione, ndr) di norma scorre perfettamente allineato in una sorta di “corridoio” osseo: se l’allineamento viene meno, perché i legamenti sono un po’ più lassi del dovuto, come accade spesso nelle donne, la rotula tende a spostarsi verso l’esterno e il ginocchio tende a cedere». Se non c’è un’instabilità eccessiva si può intervenire con una riabilitazione che rafforzi la muscolatura locale per mantenere in asse il ginocchio e risolvere il dolore; altrimenti, in presenza di un notevole spostamento della rotula, occorre stabilizzarla con la chirurgia. I menischi invece non per forza devono essere operati quando si rompono, anzi: in chi ha più di 35- 40 anni e un menisco degenerato, c’è margine per una “gua- Nelle ragazze Rinforzo della muscolatura per riallineare le rotule «strabiche» Anche bambini e adolescenti possono soffrire di dolori alle ginocchia: spesso accade per traumi sportivi, che in genere si risolvono con ghiaccio e riposo dell’articolazione. Ci sono però anche problemi correlati alla crescita, spiega Paolo Cherubino, presidente Siot: «Nei più piccoli, ad esempio, c’è la malattia di Osgood-Schlatter, disturbo a livello dell’inserzione del tendine rotuleo, che si manifesta con dolore quando il piccolo salta o gioca a calcio, ma che poi passa con la crescita del bimbo; negli adolescenti è abbastanza frequente la sofferenza della cartilagine del femore, mentre nelle ragazzine non di rado si osserva uno scorretto allineamento delle rotule che “guardano” verso l’interno delle gambe. È il cosiddetto ginocchio valgo, che provoca lesioni alla cartilagine rotulea: nel 70-80 % dei casi nelle giovanissime basta rafforzare la muscolatura degli arti inferiori con un’attività fisica adeguata per riallineare le rotule». rigione” spontanea in cui il dolore poi scompare, mentre l’intervento in artroscopia per rimuovere questa piccola porzione non sempre dà risultati brillanti, come spiega Cherubino: «Nei pazienti più avanti negli anni asportare il menisco può perfino provocare danni consistenti all’articolazione in un 30 per cento dei casi». Meglio allora terapie conservative, che non “guariscono” il problema alla base del dolore al ginocchio, ma leniscono i fastidi e consentono di riprendere le attività quotidiane, come la tecar-terapia o la terapia riabilitativa (un buon tono muscolare è sempre fondamentale), fino all’uso di antinfiammatori. In presenza di dolore articolare possono essere indicate le infiltrazioni che, però, non sempre sono necessarie né devono essere considerate una terapia “facile”: «Qualunque sia il farmaco utilizzato, le infiltrazioni non sono un atto banale — fa notare D’Anchise —. Esiste il rischio, seppure basso, di infezione articolare, per cui devono essere eseguite da medici esperti, con un’accurata sterilità e senza abusarne, specialmente in assenza di risultati, scegliendo con buonsenso i principi attivi da utilizzare: l’acido ialuronico, ad esempio, ha prevalentemente un effetto lubrificante e analgesico, i derivati delle piastrine riducono il dolore e secondo alcuni studi potrebbero avere un’azione positiva sulla cartilagine, tuttora però non dimostrata a sufficienza. Gli effetti migliori si hanno su danni cartilaginei nei primi stadi, ma si tratta, comunque, di metodi da cui è bene non aspettarsi miracoli». © RIPRODUZIONE RISERVATA Traumi Menischi e legamenti crociati coinvolti nel maggior numero di casi Il chirurgo va interpellato se la funzionalità è molto alterata S e il dolore al ginocchio dipende da un trauma che ha coinvolto menischi o legamenti e la “vittima” è una persona giovane, l’intervento chirurgico è l’opzione di trattamento migliore. Solo così infatti si può evitare che il danno degeneri ulteriormente: un menisco rotto a vent’anni che non venga operato, provoca il cattivo funzionamento dell’articolazione e un’alterazione dei carichi, spianando la strada all’artrosi. Lo stesso vale per i legamenti crociati, spesso lesionati (e per lesione si intende sempre una rottura) in conseguenza di traumi durante l’attività fisica: brusche flessioni, estensioni o rotazioni - come quelle che avvengono nello sci, nel calcio o in altri sport - possono provocare la rottura dei legamenti, in genere di quello anteriore. «Ciò non compromette la possibilità di un cammino normale, ma in caso di salti o cambi di direzione il ginocchio può cedere completamente, provocando ulteriori danni, come la rottura di un menisco o lesioni alle cartilagini — spiega Roberto D’Anchise, primario dell’Unità di Chirurgia del Ginocchio all’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano —. Perciò, specie in chi è molto giovane l’intervento di ricostruzione è più che raccomandato, soprattutto perché la mancanza del legamento può favorire nel tempo l’usura dell’articolazione e, di conseguenza, facilitare la comparsa di artrosi in futuro. In chi ha più di 30 o 40 anni la scelta dipende soprattutto dalle esigenze e dallo stile di vita: per chi è molto attivo l’intervento può essere altrettanto consigliabile». L’operazione consiste nel sostituire il legamento crociato rotto con un tendine preso da un’altra sede o da una banca dei tessuti; oggi esistono anche legamenti artificiali, ma secondo D’Anchise: «Non danno ancora la garanzia di risultati sovrapponibili a quelli ottenuti con l’uso di tessuti prelevati dal paziente o da un donatore». L’operazione avviene in artroscopia, quindi con una tecnica mininvasiva che non comporta grosse cicatrici. In genere, dopo 3-4 settimane si possono lasciare le stampelle e nel giro di qualche mese si può riprendere anche l’attività sportiva. Grazie a una corretta fisioterapia la maggioranza dei pazienti risolve il problema con buoni risultati di recupero della funzionalità dell’articolazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Salute 39 italia: 51575551575557 I PROBLEMI PIÙ FREQUENTI E LE SOLUZIONI Corriere della Sera / Mirco Tangherlini (fonte ISTAT e SIOT) GINOCCHIO DESTRO GLI ESAMI UTILI CARTILAGINI Il deterioramento progressivo è la cosiddetta artrosi, che può essere causata da vecchi traumi che modificano l'assetto del ginocchio o che provocano danni localizzati, oppure da problemi di allineamento e postura, che portano a un'usura eccessiva di alcune parti dell'articolazione, o anche da cause sconosciute. L'artrosi non è invece conseguenza diretta e inevitabile dell'invecchiamento L’artrosi colpisce oltre 2di,5italiani milioni RADIOGRAFIA È utile per escludere fratture e piccoli traumi e individuare l'usura delle cartilagini tipica dell'artrosi ROTULA Può provocare dolori se non è ben allineata; il problema può essere risolto nella maggior parte dei pazienti con riabilitazione o, nei casi più gravi, con reale instabilità, attraverso la chirurgia. Se il disturbo non viene affrontato può essere causa di artrosi in età più avanzata RISONANZA MAGNETICA Serve a vedere i tessuti molli, i legamenti e i menischi MENISCHI Possono rompersi e se ciò avviene in seguito a un evento traumatico è opportuno operare in artroscopia, per rimuovere i frammenti, oppure, se possibile, ricucirli. I menischi possono inoltre degenerare, anche indipendentemente da sollecitazioni anomale; in tal caso è preferibile attendere prima di eseguire l'intervento chirurgico Generalmente meno utile per la diagnosi di problemi al ginocchio 5% 20% gli adulti gli adulti con meno con più di 65 anni di 65 anni TAC 100 mila ECOGRAFIA Serve soprattutto a individuare problemi esterni all'articolazione, come le borsiti LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE Si rompe a seguito di traumi ed è consigliabile, soprattutto nei soggetti giovani e attivi, operare per sostituirlo con tendini presi dal paziente stesso o da donatore, così da evitare cedimenti e usura articolare Le protesi di ginocchio impiantate in Italia ogni anno Usura della cartilagine Diventa comune con l’avanzare dell’età, ma non di rado riguarda persone giovani Il giusto esercizio fisico per prevenire l’artrosi Poco movimento non serve, troppo può sortire l’effetto opposto T raumi, problemi ai legamenti, menischi “ballerini” provocano dolore al ginocchio, certo. Ma in molti casi è colpa dell’artrosi, spauracchio che comincia a impensierire già dopo gli “anta”. «In realtà, però, contrariamente a quanto si pensi, l’artrosi non è una diretta e inevitabile conseguenza dell’invecchiamento e può colpire pure persone giovani — spiega Paolo Cherubino, docente di ortopedia all’Università dell’Insubria e presidente SIOT —. L’artrosi è un processo degenerativo progressivo a carico delle cartilagini che si trovano nell’articolazione: le cause possono essere traumi pregressi, che modificano anche solo in minima parte i carichi sul ginocchio “premendo” in modo inadeguato sulla cartilagine, o alterazioni dell’asse della gamba, perché, ad esempio, il ginocchio è varo o valgo e il peso, non distribuito equamente su tutta l’articolazione, danneggia precocemente i tessuti». Esistono poi artrosi da cause sconosciute, ma il risultato è sempre lo stesso: la cartilagine pian piano si “sfarina” e purtroppo non è in grado di ripararsi da sola. Così, man mano che l’artrosi progredisce, il ginocchio diventa sempre meno mobile e più dolorante. «Per la diagnosi è d’aiuto la radiografia, che individua l’usura delle cartilagini, e naturalmente l’esame clinico, per capire se ci sono deformità nell’articolazione e indagare il tipo di dolore, che in genere è continuo e meno “puntiforme” rispetto a quando sono coinvolti menischi o legamenti — osserva Roberto D’Anchise, primario dell’Unità di Chirurgia del Ginocchio all’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano —. possibili sono poche: perdere i chili di troppo se si è sovrappeso per ridurre il carico sul ginocchio, fare infiltrazioni di cortisone per breve tempo per lenire il dolore, assumere antinfiammatori o analgesici per via orale; a poco servono invece l’agopuntura, gli integratori a base di glucosamina e condroitin-solfato o le infiltrazioni di acido ialuronico, stando all’ana- L’intervento La sostituzione dell’articolazione è una scelta da valutare volta per volta Dimagrire Perdere i chili di troppo rimane comunque la premessa indispensabile Purtroppo non esiste una cura per l’artrosi: se da giovani ci si accorge di soffrire di ginocchio valgo o varo si può intervenire con un’osteotomia (le ossa vengono “riallineate” con la chirurgia, ndr) per rallentare lo sviluppo dell’artrosi che certamente prima o poi comparirebbe. Ma la patologia, una volta innescata, non regredisce». Secondo le linee guida dell’American Academy of Orthopaedic Surgeons sul trattamento dell’artrosi del ginocchio, aggiornate di recente, le “mosse” lisi delle ricerche in materia. «Ciò che si può fare dipende molto dalla fase in cui ci si trova: in un’artrosi iniziale, ad esempio, l’acido ialuronico può dare qualche beneficio per ridurre il dolore e migliorare la funzionalità — interviene Paolo Adravanti, presidente SIGASCOT —. Attenzione poi all’abuso dell’artroscopia per trattare l’artrosi: nella fase avanzata della patologia è quasi sempre sconsigliabile e può avere un senso solo in casi selezionati, ad esempio se nell’articolazione sono presenti frammenti liberi di cartilagini o menisco. Quando l’artrosi è conclamata, ovvero la cartilagine è molto consumata, l’unica possibilità per risolverla è ricorrere alla chirurgia protesica». In pratica, si sostituiscono le aree “malate” dell’articolazione con parti metalliche e una particolare plastica (polietilene); la protesi può essere totale o parziale, a seconda della localizzazione della cartilagine danneggiata, e i risultati sono buoni nell’85-90 per cento dei casi, con una durata dell’impianto che può arrivare anche fino a 15 o 20 anni. «Oggi si operano pure pazienti giovani e in Italia vengono inserite circa 100 mila protesi di ginocchio l’anno, ma è un intervento delicato perché il ginocchio non perdona errori — osserva Cherubino —. Per una buona riuscita serve una protesi di qualità, ma anche un chirurgo esperto e una riabilitazione adeguata». La decisione se sottoporsi o meno all’intervento va presa in base alle condizioni e allo stile di vita del paziente. «Se la quotidianità dei movimenti è alterata è giusto intervenire, anche se non si hanno ancora 60 anni — osserva D’Anchise —. La protesi però non è una bacchetta magica che restituisce il ginocchio di madre natura, né è possibile garantirla a vita: per fortuna si può sostituirla, se qualcosa va storto o se si usura». Nuove soluzioni Alternativa alla protesi, anche solo temporanea Una molla-ammortizzatore scarica il peso dall’articolazione R isolvere i dolori dell’artrosi al ginocchio senza ricorrere a una protesi, ma con una sorta di ammortizzatore a molla impiantato con un intervento semplice, di un’ora, che non “tocca” cartilagini, legamenti e ossa. Il dispositivo, disponibile in Italia da circa due anni, può ritardare o evitare l’uso della protesi, perché diminuisce il carico sul ginocchio fino a 13 chili durante la fase di appoggio a terra, riducendo il dolore fino all’80 per cento. Lo dimostrano i dati raccolti su 55 pazienti italiani, presentati ad Amsterdam durante l’ultimo congresso dell’European Society for Sports Traumatology, Knee Surgery and Arthroscopy: a distanza di un anno la maggioranza convive bene con la “molla”, che conserva il movimento naturale dell’articolazione e consente un recupero rapido, visto che dopo un giorno o due si può rientrare a casa e nel giro di 6-12 settimane si può tornare a tutte le normali attività, compreso lo sport. «Il dispositivo può essere un’alternativa per quei pazienti in cui le terapie conservative sono già poco efficaci perché l’artrosi è in uno stadio non più iniziale, ma per i quali sarebbe troppo presto ricorrere alla protesi — spiega Claudio Zorzi, direttore della Divisione di ortopedia e traumatologia dell’ospedale Sacro Cuore di Negrar (VR) —. Può essere utile, ad esempio, in chi rifiuta la protesi e in pazienti giovani, fra i 40 e i 60 anni, o molto attivi, perché grazie all’ammortizzatore a molla si può riprendere l’attività fisica presto e bene». Il sistema, già utilizzato su oltre 650 pazienti in Europa (di cui circa 200 in Italia, in 23 Centri), è costituito da due placche di metallo che vengono fissate su femore e tibia, unite da un vero e proprio ammortizzatore che “scarica” il ginocchio dal peso; tutto il dispositivo è sottocute ma esterno alla capsula articolare, e questo lo rende facile da togliere, oltre a non compromettere l’eventuale inserimento di una protesi. Tanto che secondo gli esperti potrebbe contribuire a diminuire la spesa sanitaria correlata al trattamento dell’artrosi: ha infatti costi simili a quelli della chirurgia standard, ma può ridurre la necessità di antidolorifici, fisioterapia e soprattutto di revisione delle protesi, costosa e più probabile se il paziente è sottoposto all’impianto da giovane. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le possibilità di intervento sono molte: dalle operazioni computer o robot-assistite, fino all’uso delle nuove protesi realizzate “su misura”. «In realtà gli studi scientifici non hanno ancora dimostrato una netta superiorità di risultato delle tecniche assistite da robot o computer, che certamente però richiedono più tempo, rispetto all’intervento standard mininvasivo — dice Adravanti —. Le protesi su misura, poi, sono per ora utilizzabili solo in casi specifici, ad esempio se ci sono deformità non risolvibili con una protesi classica». Ma qual è il modo migliore per garantirsi un’articolazione in buona salute più a lungo possibile? «Un buon tono muscolare, grazie a un’attività fisica moderata e regolare — risponde D’Anchise —. I muscoli rafforzano l’articolazione proteggendola dai traumi: l’importante è non esagerare con l’allenamento, altrimenti si può sortire l’effetto opposto, sollecitando troppo il ginocchio e accelerando l’usura delle cartilagini». © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 Salute medicina Dati rilevanti WEB L’esperto risponde alle domande dei lettori sulle patologie del cuore e dei vasi all’indirizzo Internet http://forum.corriere.it/cuore Le donne trascurano i segnali del cuore Poco pronte a cogliere i sintomi dell’infarto La vulnerabilità sale sopratutto dopo i 60 anni L’infarto nelle donne arriva in media dieci anni più tardi rispetto all’insorgenza negli uomini, ma l’incidenza sta rapidamente aumentando e negli anni dal 1995 al 2010 è passata dal 12 al 25 per cento, cominciando a riguardare anche le più giovani, per colpa dell’incremento di fattori di rischio come fumo, sedentarietà, obesità, stress. È tuttavia dopo la menopausa che il pericolo sale molto: gli estrogeni si riducono di 10 volte e questo facilita un aumento del colesterolo e una riduzione dell’efficienza dei meccanismi di riparazione vascolari. Risultato: il cuore femminile diventa “fragile”, tanto che dopo i 60 anni un terzo dei pazienti con infarto è una donna. DOVE INIZIA E DOVE SI IRRADIA IL DOLORE CARDIACO G li uomini e le donne sono uguali. Contrariamente a quanto si è creduto finora, di fronte all’infarto il sesso non è determinante: non sono diversi i meccanismi che lo scatenano, la presenza o meno di aterosclerosi sottostante o la risposta alle terapie, né cambia la tendenza a sottovalutare i primi segnali di sofferenza del cuore. Unica differenza, le donne sono ancor meno consapevoli del loro rischio cardiovascolare, quindi, se possibile, trascurano ancor di più i sintomi. Questi risultati, che cambiano parecchio quanto finora si sapeva in materia di infarto, arrivano dallo studio OCTAVIA della Società Italiana di Cardiologia Invasiva (GISE), il primo ad aver confrontato davvero i due sessi per questo problema: per ogni paziente donna, infatti, è stato arruolato un uomo della stessa età, così da poter fare un raffronto realistico fra persone con caratteristiche analoghe. «Parità» Il sesso non conta in relazione ai meccanismi che scatenano la patologia Efficacia Anche la risposta alle terapie e gli effetti dello stent sono uguali per lui e per lei Inoltre, i 140 casi raccolti in 14 Centri di tutta Italia sono stati analizzati con una delle tecniche più avanzate, la Tomografia a Coerenza Ottica (OTC): in sostanza, grazie a piccole sonde che emettono fasci di luce a in- frarossi è stato possibile “vedere” l’interno delle coronarie e analizzare i trombi responsabili dell’infarto. I pazienti sono stati sottoposti all’esame subito dopo l’aspirazione dei trombi, per capire anche se ne rimanessero frammenti nel vaso, poi dopo l’impianto di uno stent medicato e, infine, a nove mesi di distanza, per valutare i processi di guarigione nel tempo. Tutti i dati raccolti sono stati analizzati in cieco da ricercatori indipendenti negli Stati Uniti, per avere garanzia di un’interpretazione accurata e senza pregiudizi. Il risultato è perciò un identikit molto dettagliato di quel che succede in caso di infarto, e ha riservato non poche sorprese. «Il primo dato è la sostanziale uguaglianza dei meccanismi dell’infarto nei due sessi — spiega Giulio Guagliumi, coordinatore della ricerca e cardiologo interventista all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo —. La ragione dell’evento è spesso una placca che si rompe, negli uomini e nelle donne; in DITO O MANO APERTA? Di solito (ma non sempre) inizia dietro allo sterno, sulla parte sinistra del torace o alla bocca dello stomaco Tende a irradiarsi a braccia (soprattutto il sinistro), spalle, schiena, collo e mandibola Lo studio Il rischio è uguale a quello degli uomini Un confronto che offre una visione nuova del problema Calo degli estrogeni Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 COME VIENE DESCRITTO Spesso come un pugno, una morsa che stringe, come un peso, una pietra che opprime SI PUÒ ACCOMPAGNARE A Nausea Sudorazione Difficoltà a respirare Le donne hanno un infarto a un'età media di 10 anni maggiore rispetto agli uomini CON CHE COSA PEGGIORA? Se alla domanda «dove sente dolore?» la persona che lo avverte indica un punto esatto con un dito, in genere non c'è da preoccuparsi Peggiora con lo sforzo Non peggiora premendo sul torace Non peggiora con la respirazione QUANTO DURA? In caso di angina (ostruzione temporanea delle coronarie) il dolore passa dopo qualche minuto, se c'è un infarto in atto non smette, anzi peggiora L'incidenza dell'infarto nelle donne è cresciuta dall'11,8 al 25,5% negli anni 1995-2010 Se si tocca il petto con la mano aperta è più probabile che ci sia un problema al cuore Dopo i 60 anni, il 30% dei casi di infarto riguarda una donna e la percentuale cresce all'aumentare dell'età Corriere della Sera / Mirco Tangherlini un caso su quattro anziché la rottura si ha l’erosione della placca, ma anche in questa evenienza non ci sono differenze di sesso». Pure l’aspetto delle coronarie non è diverso: nelle donne con infarto, soprattutto dopo la menopausa, l’aterosclerosi è presente tanto quanto negli uomini di pari età e ciò confuta l’idea che il problema fosse meno esteso e avesse meccanismi fisiopatologici diversi. «Il trombo aspirato è stato analizzato e qui abbiamo avuto un’altra sorpresa — prosegue Guagliumi —. Abbiamo arruolato tutti casi arrivati entro sei ore dai primi sintomi di infarto, così da concentrarci su chi avrebbe potuto ricevere i maggiori benefici dal trattamento precoce, ma in un terzo dei pazienti i trombi non erano “freschi”, avevano cioè iniziato già a “organizzarsi” e aggregarsi nelle 48-72 ore precedenti all’evento: il flusso di sangue magari li aveva parzialmente lavati via ma poi hanno ripreso a formarsi, fino a occludere la coronaria. Questo implica che un paziente (fonte GISE) su tre ha trascurato segni labili di malessere nei giorni precedenti all’infarto, come hanno confermato i malati stessi quando glielo abbiamo chiesto. Nella maggior parte dei casi si trattava di dolori cardiaci del tutto analoghi a quelli che si hanno in corso di infarto, ma di breve durata: chi, uomo o donna, dovesse avere sintomi simili non deve sottovalutarli perché passano velocemente, ma deve rivolgersi al medico. Intervenire su un vaso solo parzialmente occluso significa salvare una grossa porzione di muscolo cardiaco e verosimilmente non andare neppure incontro all’infarto». I dati mostrano poi che frazioni del trombo (peraltro più ampie di quelle che si supponeva analizzando i vasi con l’angiografia) restano anche dopo l’aspirazione, a indicare la necessità di migliorare le tecniche; inoltre, non ci sarebbe nessuna differenza fra uomini e donne nella risposta agli stent, neppure a distanza di tempo. È, questo, un dato fondamentale, perché evidenzia l’obbligo di inter- venire allo stesso modo su entrambi i sessi, come fa notare Guagliumi: «Le donne hanno vasi più piccoli, per cui si è sempre pensato che gli stent dessero risultati peggiori, fra cui ad esempio un maggior rischio di restenosi (ovvero una successiva “chiusura” o restringimento del vaso per colpa della proliferazione del tessuto attorno sullo stent, ndr). Non è così, i risultati sono altrettanto buoni e alle donne va garantito l’accesso tempestivo alle stesse terapie. Semmai è importante formare i cardiologi perché sappiano intervenire su vasi di minor calibro. L’unica, reale differenza fra uomini e donne è la tendenza femminile a non pensare che l’infarto possa riguardarle, arrivando così ancora più tardi dai medici: soprattutto dopo la menopausa, quando viene meno la protezione degli estrogeni, il rischio cardiovascolare femminile cresce ed è essenziale saper riconoscere i segnali di un infarto» conclude il cardiologo. Alice Vigna © RIPRODUZIONE RISERVATA Prevenzione C’è maggiore attenzione allo stile di vita Però si proteggono meglio dei maschi L e donne hanno l’infarto come gli uomini, se ne accorgono più tardi ma sono più virtuose nel seguire gli stili di vita sani: stando agli ultimi dati dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare dell’Istituto Superiore di Sanità, Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) e Fondazione Per il Tuo Cuore, presentati di recente a Firenze al congresso ANMCO, il 13%delle donne fra 35 e 74 anni segue almeno 7 delle 10 “regole salvacuore” dettate dai cardiologi, rispetto ad appena il 7% degli uomini. «Percentuali comunque scarse, che sottolineano la necessità di puntare molto di più sulla prevenzione — osserva Francesco Bovenzi, presidente ANMCO —. I dati raccolti dall’Osservatorio indicano chiaramente che siamo ormai molto bravi a curare il cuore quando si ammala, con pillole e interventi tempestivi e adeguati, ma evidenziano che i rischi arrivano dal nostro stile di vita, “ allergico” alle buone abitudini». Se da un lato il numero di fumatori è calato negli ultimi dieci anni e problemi come l’iperten- sione o il diabete vengono finalmente gestiti meglio, è infatti in continua crescita il numero di persone con il colesterolo alto, obese, con il girovita oltre i limiti. Colpa, appunto, dello stile di vita, soprattutto a tavola: accanto all’addio al fumo e a una buona attività fisica, infatti, nelle 10 regole salvacuore stilate dai car- Abitudini La popolazione femminile è più morigerata con il cibo e nel consumo di alcolici diologi ci sono soprattutto consigli per una dieta sana. Regolarmente disattesi dai più: appena il 15,5%degli italiani mangia dolci non più di due volte a settimana come raccomandato, solo il 3035 per cento porta in tavola almeno due porzioni di verdura al giorno e consuma pesce due volte a settimana. Le donne sono più morigerate degli uomini in materia di salumi (il 40% li mangia meno di due volte a settimana, contro il 22% dei maschi) e alcol (sta alle regole il 68% contro il 41%), ma tutti dobbiamo migliorare il nostro comportamento a tavola se solo il 50% consuma frutta a sufficienza e limita i formaggi a tre porzioni a settimana. Ancor più attenzione servirebbe con l’andare degli anni: l’Osservatorio sottolinea che le donne in menopausa hanno iniziato a volersi più bene, muovendosi di più e controllando meglio con le terapie ipertensione e diabete, ma dopo i 75 anni tutti sembrano “gettare la spugna”. Così, accanto a una maggior prevalenza di malattie come obesità, diabete, pressione e colesterolo alto, solo in parte connesse all’avanzare dell’età, pure le abitudini peggiorano: complice la crisi, pochissimi mangiano frutta e verdura a sufficienza o portano in tavola il pesce, mentre tanti cedono alla tentazione dei dolci (magari a basso costo e di scarsa qualità) senza però fare almeno un po’ di movimento per smaltirli. A. V. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Salute 41 italia: 51575551575557 medicina pratica WEB L’esperto risponde alle domande dei lettori sulle malattie della pelle all’indirizzo http://forum.corriere.it/dermatologia Mi spieghi dottore Che cos’è la dermatite allergica da contatto? Lo specialista I COLPEVOLI La dermatite allergica da contatto è una reazione della pelle dovuta al contatto con sostanze in grado di stimolare una risposta immunologica (allergeni). È caratterizzata da un’infiammazione improvvisa della cute che diventa rossa e pruriginosa (eczema) Una reazione della cute in cui gli anticorpi non sono coinvolti Queste le sostanze più spesso responsabili di dermatite allergica da contatto 1 NICHEL È la più frequente causa di dermatite allergica da contatto. Si tratta di un metallo presente in accessori per l’abbigliamento (bottoni, fermagli, fibbie), orologi, monete, chiavi. Può essere anche contenuto nella bigiotteria, nell’argento ALLERGENE di ANTONELLA SPARVOLI 2 PARAFENILENDIAMINA Sostanza contenuta nelle tinture per capelli. Viene aggiunta all’henné per intensificarne il colore. È presente anche nei tatuaggi non permanenti L a dermatite allergica da contatto, riguarda almeno l’1-2 per cento delle persone ed è provocata, appunto, dal contatto con una sostanza (allergene) che sensibilizza la pelle. «È una condizione da non confondere con Fabio Ayala la dermatite da contatto irritante, causata dal contatto ripetuto con sostanze Direttore irritanti, come per esempio solventi, della Clinica detergenti per pulizie o materiali dermatologica industriali, ma senza che vi sia dell’Università Federico II, il coinvolgimento del sistema Napoli immunitario» chiarisce il professor Fabio Ayala, direttore della Clinica dermatologica dell’Università di Napoli Federico II. Che cosa provoca la dermatite da contatto? «È scatenata da una reazione allergica a una o più sostanze che vengono ripetutamente a contatto con la pelle e può anche essere provocata da prodotti che per anni non hanno creato problemi. La reazione non è mediata da anticorpi, come per le allergie ad alimenti o pollini, ma da cellule del sistema immunitario, i linfociti e le cellule dendritiche. Tra gli allergeni più spesso responsabili ci sono nichel, balsamo del Perù, cromo (presente nel cemento e nel cuoio), parafenilendiamina (colorante delle tinture per capelli e spesso aggiunto anche all’henné)». Quali sono i sintomi caratteristici? «Gonfiore, rossore, vescicole e poi crosticine. C’è anche prurito e il grattamento può favorire lo sviluppo di infezioni cutanee. Dal momento del primo contatto con la sostanza in causa sono necessari dai 7 ai 15 giorni perché avvenga la sensibilizzazione, mentre a un successivo contatto con lo stesso allergene, i disturbi cutanei appaiono in 24-48 ore». C’è un esame per la diagnosi? «Il patch test, una metodica in cui le sostanze potenzialmente allergizzanti sono poste a contatto con la cute del dorso per 48 ore, con dischetti che occludono la pelle, supportati da cerotti. Passati i due giorni (necessari per dare all’allergene il tempo per sviluppare una reazione locale), si guarda la cute: se si trova un rilievo con arrossamento o piccole vescicole, accompagnati da prurito, il test è positivo e significa che il soggetto è allergico a quella sostanza». Che cosa si può fare? «Evitare il contatto con la sostanza a cui si è sensibili. Per alcuni allergeni è facile, per altri meno. E c’è anche il problema delle allergie crociate: per esempio, una persona allergica alla parafenilendiamina, contenuta nelle tinture per capelli, può manifestare la dermatite anche se usa una tintura che non contiene questa specifica sostanza, ma ne contiene un’altra che l’organismo percepisce come simile. Quando il danno è ormai fatto e c’è stato il contatto con l’allergene non si può fare altro che cercare di limitare i sintomi, in genere con creme al cortisone. Chi soffre del cosiddetto eczema cronico delle mani può oggi contare anche su un nuovo farmaco per via generale, della famiglia dei retinoidi. Trattandosi di un principio attivo non scevro da effetti collaterali, il suo uso per ora è limitato ai casi di eczema cronico persistente, che non rispondono all’eliminazione dell’eventuale allergene e al trattamento locale con cortisone». CUTE INFIAMMATA CUTE SANA I MECCANISMI 4 Lo sviluppo della dermatite da contatto è indotto da un meccanismo immunologico cellulo-mediato che si svolge in due fasi: sensibilizzazione ed elicitazione CROMO È utilizzato nella concia delle pelli ed è la principale causa di eczema da contatto con calzature SENSIBILIZZAZIONE Questa fase dura 5-7 giorni e non si accompagna a sintomi 1/L’allergene penetra nell’epidermide e si lega a proteine di trasporto 2/La sostanza viene captata e «processata» dalle cellule di Langerhans (un tipo particolare di cellule dell’epidermide) 3/Le cellule di Langerhans «presentano» le particelle di allergene ai linfociti T (un tipo di cellule immunitarie) di un linfonodo, trasformandoli in linfociti T di memoria MIGRAZIONE LINFONODO VASO LINFATICO Allergene Cellule di Langerhans Linfociti T Linfociti T di memoria Citochine LA DIAGNOSI Se si sospetta una dermatite allergica da contatto occorre eseguire i cosiddetti patch test per evidenziare l’allergene chiamato in causa © RIPRODUZIONE RISERVATA Spesso implicati nichel e sostanze contenute nelle tinture per capelli o nella lavorazione di cuoio e cemento ELICITAZIONE Questa fase si verifica solo in soggetti precedentemente sensibilizzati. Dopo 12-48 ore dall’esposizione all’allergene si innesca la reazione cutanea con il conseguente eczema 1/L’allergene penetra nell’epidermide e attraverso le cellule di Langerhans viene presentato ai linfociti T di memoria migrati nella cute 2/I linfociti T di memoria al contatto con l’allergene chiamato in causa si attivano e questo comporta il rilascio di sostanze infiammatorie (citochine) CITOCHINE 5 COBALTO Metallo presente in inchiostri, smalti e vernici. Può essere presente in detergenti e sbiancanti 6 KATHON CG Conservante largamente utilizzato in cosmetici per il make-up, la detersione, l’idratazione e la rasatura 7 TIURAMI/MERCAPTANI Sono causa della gran parte delle allergie da oggetti in gomma (guanti, calzature, parti elastiche di capi di abbigliamento) 8 VASO SANGUIGNO LE CURE In presenza di una dermatite allergica da contatto l’accorgimento più importante da prendere è cercare di evitare il contatto diretto della pelle con l’allergene La terapia sintomatica dell’eczema si basa soprattutto sull’impiego di pomate al cortisone da applicare sull’area interessata e successivamente di emollienti/idratanti per facilitare il ripristino della barriera cutanea Nel caso del cosiddetto eczema cronico delle mani si può ricorrere a un farmaco da assumere per bocca (alitretinoina). Questo medicinale può, però, essere prescritto solo alle persone che non rispondono ai trattamenti tradizionali (eliminazione allergene e cortisone) CORTISONICI Sono i farmaci maggiormente utilizzati per uso locale. Possono essere causa di allergia soprattutto in pazienti che ne fanno uso per lunghi periodi per il trattamento di malattie croniche della pelle 9 FENIL-ISOPROPIL PARAFENILENDIAMINA La principale fonte di sensibilizzazione è rappresentata dalla gomma nera I CONSIGLI ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TANGHERLINI ❜❜ 3 FRAGRANZE/BALSAMO DEL PERU’ Presenti in profumi, deodoranti, dopobarba, creme cosmetiche, prodotti per l’igiene personale. Si rinvengono anche in prodotti per uso domestico (detersivi, deodoranti per ambienti). Sono utilizzati nell’industria alimentare come aromatizzanti Il patch test prevede l’applicazione sulla pelle, in genere della schiena, di cerottini impregnati di un certo numero di sostanze da saggiare. I cerotti vengono lasciati a contatto della cute per almeno 48 ore. Se dopo questo tempo si forma una chiazza rialzata, arrossata e pruriginosa intorno a una o più sostanze, il risultato è positivo Alcuni accorgimenti aiutano a tenere alla larga le manifestazioni della dermatite allergica da contatto e ad evitare complicazioni Sottoporsi ai test cutanei per scoprire la sostanza a cui si è allergici e quindi evitarne il contatto Non grattare le lesioni per evitare escoriazioni e complicanze infettive Ridurre al minimo l’uso di saponi, preferendo creme detergenti non schiumogene Applicare creme idratanti ed emollienti dopo il bagno: aiutano a preservare il «film idrolipidico» della pelle Indossare guanti di cotone, se possibile sotto comuni guanti di lattice, nei casi in cui sia indispensabile maneggiare sostanze implicate nella dermatite da contatto Seguire con attenzione la cura suggerita dallo specialista 42 Salute alimentazione Soluzioni S Se vi abbuffate di notte è colpa dei geni Avete la cattiva abitudine di alzarvi di notte per mangiare? Potrebbe essere colpa dei vostri geni. Secondo uno studio del Salk Institute di La Jolla, negli Stati Uniti, la «sindrome dell’alimentazione notturna», che colpisce l’1-2 per cento della popolazione, sarebbe causata dal malfunzionamento di una coppia di geni che collegano l’orologio circadiano all’«orologio alimentare». Risultato: si mangia troppo — si ingrassa — e si dorme male. Gli studi Chi mangia solo spesso si nutre male. E troppo I consigli per preparazioni facili e salutari e per quantità antispreco i è parlato molto di quanto spenda un single per fare la spesa (80 euro per due settimane?), ma difficilmente si sottolinea quanto sia importante che questi soldi vengano spesi bene. E non solo per evitare sprechi (spesso le porzioni non sono formulate per una singola persona), ma perché chi vive e mangia da solo (condizione sempre più frequente anche in Italia) può facilmente lasciarsi guidare più dalla «gola» e dalla comodità che dall’equilibrio e dalla varietà dei menu. Inoltre è anche più probabile che i single facciano pasti irregolari e con porzioni esagerate. Se si prende una pizza surgelata o una confezione di salumi,è e non c’è nessuno con cui condividerla, è più facile mangiarla tutta, indipendentemente dal peso. Gli studi sul modo di mangiare dei single non mancano e in uno dei più recenti, condotto negli Usa e pubblicato su Public Health and Nutrition, i ricercatori dell’Università del Minnesota Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Piatti «leggeri» Piatti troppo «ricchi» Pasta (g 80) con vongole (surgelate, g 100), passata (g 50), olio (g 10) g 14 grassi Pasta al pesto Carpaccio (g 100) scottato con rucola, grana (g 10), olio (g 10) g 15 grassi Coppa (g 50) Insalata mista (lattuga, pomodori, carote g 200) con pollo (petto g 100), 4-5 olive, olio (g 10) g 20 grassi Caprese: mozzarella già pronta (g 300)* Kcal 455 g 37 grassi Kcal 701 e taleggio (g 50) Kcal 246 g 30 grassi Kcal 357 di bufala (g 150), Kcal 310 pomodori (g 150), g 47 grassi Kcal 550 olio (g 10) Valori calcolati utilizzando le tabelle di composizione INRAN agg.2000: *etichetta nutrizionale hanno esaminato le abitudini alimentari di più di 2 mila persone, rilevate durante l’adolescenza e a distanza di 10 anni, osservando che i giovani adulti (sia maschi sia femmine) che condividevano spesso i pasti con altre persone mangiavano più frutta e, nel caso delle donne, anche più verdura, latte e derivati e assumevano più calcio, ferro, potassio e fibra. Inoltre, la probabilità di condividere i pasti da adulti era più elevata tra chi da D’ARCO adolescente mangiava spesso in famiglia (abitudine, che in molti studi è risultata associata con una dieta più sana). In un altro studio, condotto in Spagna e pubblicato su PLOSone, in cui si sono esaminate le abitudini alimentari di più di 7300 anziani ad alto rischio cardiovascolare, si è visto che la condizione di single (così come essere diabetico o fumatore) si associava a una minore aderenza alla dieta mediterranea, notoria- L’esperto risponde alle domande dei lettori sugli argomenti di nutrizione all’indirizzo Internet http://forum.corriere. it/nutrizione La ricetta della salute Riso freddo con verdure Single a tavola, come evitare errori di scelta e porzioni A CONFRONTO WEB Una ventina di minuti non sono molti per preparare un piatto che si può utilizzare per due pasti. Buona anche l’idea di usare, al posto di sottaceti e olive, le verdure, sia per favorirne il consumo sia per non far salire troppo gli apporti di sodio. Ingredienti per 2 porzioni: un peperone giallo, ½ melanzana, una zucchina, uno spicchio d’aglio (facoltativo), 120 g di riso parboiled o bianco, 120 g di pomodorini, 120 g di tonno in olio d’oliva, 80 g di mais lessato, 10 foglie di basilico fresco, olio extravergine d’oliva, sale. Preparazione: Tagliare le tre verdure, lavate e pulite, a cubetti. Sbucciare l’aglio e schiacciarlo, insaporirlo in una padella con due cucchiai di olio, aggiungere le verdure, salarle leggermente e cuocerle per dieci minuti . Lessare il riso 15 minuti, scolarlo e raffreddarlo. Lavare e tagliare i pomodorini in piccoli spicchi, scolare il tonno dall’olio e spezzettarlo, sciacquare il mais, pulire e spezzettare il basilico. In una ciotola riunire riso, verdure private dell’aglio, pomodorini, tonno, mais e basilico, mescolare e mettere in un contenitore coperto. Conservare in frigorifero. Valore nutrizionale per una singola porzione: proteine g 23, grassi g 17 (di cui saturi g 4), carboidrati g 64 , Energia kcal 485, colesterolo mg 39 Ricetta suggerita dallo chef Giuseppe Capano mente protettiva. «Per i single, prima ancora delle porzioni, è la qualità degli alimenti che può rappresentare un problema — commenta Maria Grazia Carbonelli, direttore dell’Unità operativa di dietologia e nutrizione dell’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma —. Uno degli ingredienti spesso presenti in eccesso è il sale, per il frequente ricorso a pizze, salumi, formaggi, piatti pronti. Sicuramente i single consumano anche meno verdura e frutta, che sono più deperibili e richiedono almeno un minimo di preparazione. Ora, però, la grande distribuzione ci aiuta con verdure lavate e pronte da consumare e con quelle surgelate. Anche la frutta si trova già sbucciata in confezioni monodose». Quindi, non è difficile avere menu salutari se ci si aiuta con materie prime pronte per essere cucinate e si scelgono preparazioni semplici. Conservare in sicurezza Insalate di pasta o di riso sono una valida soluzione anche per i single. Ma quali criteri seguire nella preparazione e nella conservazione? «Innanzitutto, vanno raffreddati rapidamente, — risponde Paolo Aureli, microbiologo, esperto di sicurezza alimentare — perciò è bene, dopo aver scolato la pasta o il riso, girarli molto, con un cucchiaio. E se le quantità cotte sono elevate, è consigliabile sciacquare, con acqua fredda, la pasta o il riso appena scolati, per accelerarne il raffreddamento. Solo a questo punto vanno aggiunti gli C. F. © RIPRODUZIONE RISERVATO ingredienti desiderati, mettendo poi rapidamente la preparazione completa in frigorifero, in un contenitore coperto. La presenza di tonno, verdure, mais, formaggio e prosciutto cotto rende questi piatti «deperibili» , se lasciati a temperatura ambiente. E in ogni caso, meglio consumare queste insalate di pasta o riso, anche se correttamente refrigerate, entro qualche giorno dalla preparazione». a cura di Carla Favaro nutrizionista Prevenzione Basterebbe un consumo anche modesto Carote per tenere lontano il tumore alla prostata N uova conferma dell’effetto preventivo dei carotenoidi nei confronti del carcinoma della prostata. Uno studio dell’Università cinese di Zhejiang, pubblicato sull’European Journal of Nutrition, ha dimostrato che la regolare assunzione di carote (e sottolineiamo di carote, non di integratori a base di carotenoidi) è inversamente proporzionale al rischio di sviluppare questo tumore. Uno dei tumori più diffusi nella popolazione maschile, che rappresenta circa il 15% di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo e l’anno scorso ha colpito in Italia 43 mila persone. Tutti i vari carotenoidi chiamati in causa negli ultimi anni (alfa e beta-carotene, beta-criptoxantina, luteina e licopene) sono risultati dotati di forti proprietà antiossidanti, che li candidano a prevenire lo sviluppo di neoplasie, ma, come aveva indicato già nel 2010 un grande studio dei Cdc (Centers for Disease Control) statunitensi (pubblicato su Jama), l’alfa-carotene sembra quello con maggiori proprietà antitumorali. Anche i ricercatori cinesi sono arrivati a questa stessa conclusione dopo un imponente lavoro di raccolta di informazioni che ha consentito di confrontare i dati sull’argomento del Chinese National Knowledge Infrastructure databases, difficilmente consultabili dagli occidentali, con quelli delle banche dati di PubMed, Embase, Scopus, Web of Science e del registro Cochrane. I ricercatori cinesi nel loro studio hanno visto che un incremento nel consumo di carote, pari a 10 grammi ogni giorno, era associato a un riduzione del rischio di tumore alla prostata del 4 per cento. E il rischio continuerebbe a scendere in maniera proporzionale alla quantità di carote assunte. In pratica con tre modeste porzioni di carote a settimana (di circa 80 grammi l’una) si ridurrebbe Il meccanismo Tutti i carotenoidi hanno proprietà antiossidanti e possono proteggere dalle neoplasie il rischio di questo tumore del 18 per cento . Le carote sono tra gli alimenti più ricchi di alfa-carotene, 10 grammi ne contengono circa 434 microgrammi, un po’ meno della zucca che ne ha circa 479, ma mentre le carote si prestano a un comodo consumo, la zucca ha modalità di preparazione più compiesse ed è meno disponibile sul mercato. Pur in misura minore sono comunque ricchi di alfacarotene anche rape, cavoli, lattuga o pomodoro, ma quest’ultimo si caratterizza soprattutto per un altro carotenoide: il licopene. Il licopene, già giudicato prezioso per la prevenzione di molte malattie, potrebbe essere utile anche per combattere il tumore alla prostata e al «Food Innovation Center», della Ohio University di Columbus, un gruppo di ricercatori, diretti da Steven Clinton, per «ottimizzarne» la resa ha messo a punto un sugo di pomodoro arricchito con un estratto di fitoestrogeni della soia che nell’animale hanno già dimostrato di inibire la carcinogenesi prostatica. Lo studio nell’uomo condotto dai Nih (National Institutes of Health) è tuttora in corso. Se i risultati saranno positivi, i ricercatori americani hanno già in progetto di aggiungere al loro sugo altri composti che potrebbero potenziarne l’effetto. Il gruppo diretto da Yael Vodovotz, della stessa Università, suggerisce di puntare sulle mandorle, perché contengono un enzima che permette un miglior assorbimento dei fitoestrogeni di soia contenuti nel sugo, così come degli isoflovanoidi in genere. Isoflavonoidi che sono estrogeni vegetali, usati anche per alleviare i sintomi fastidiosi della menopausa, che si trovano in alimenti come legumi, ceci, lenticchie, fave, nei cereali integrali, nella soia e nei suoi derivasti come il tofu e il «latte» di soia.. Cesare Peccarisi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Salute 43 italia: 51575551575557 diritto Sabato 7 giugno, XV Giornata di Promoteo Onlus - Progetto malattie epatiche trapianti e oncologia (www.onlusprometeo.org/irccs). A Milano, al Circolo A. Volta (Via G. Giusti, 16, ore 9.30-12) incontro tra sostenitori, pazienti e medici, dal titolo «Ricerca e cura: due storie che si incontrano nel futuro di Prometeo». Nata dall’iniziativa di Vincenzo Mazzaferro, direttore del Dipartimento di chirurgia-Fondazione Irccs Istituto naz. dei tumori di Milano, e di ex pazienti, l’associazione sostiene i malati e i familiari con l’aiuto di psicologi e volontari, promuove la ricerca e diffonde la cultura della donazione degli organi. Monitoraggio Promosso il Lazio, la peggiore resta la Campania Verifica S L’aggiornamento delle prestazioni in pesante ritardo Dell’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza si parla ormai da più di dieci anni. «Siamo ancora in attesa dei nuovi Lea, che prevedono il riconoscimento formale di altre sei patologie croniche e delle relative prestazioni esenti da ticket, come pure il riconoscimento di oltre un centinaio di malattie rare — dice Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malatoCittadinanzattiva — . Inoltre, non è stato ancora aggiornato, dal 1999, il nomenclatore tariffario delle protesi e degli ausili». Le criticità Tutte le cure essenziali solo in dieci regioni L’indagine annuale del ministero registra piccoli miglioramenti La denuncia Per saperne di più Il Rapporto sull’erogazione dei Lea http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_ pubblicazioni_2154_allegato.pdf Giornata di «Prometeo» a Milano ono cure e prestazioni sanitarie riconosciute «essenziali» e come tali vanno garantite a ogni cittadino, indipendentemente dalla regione in cui risiede. Ma ancora non sono un diritto «uguale» per tutti, nonostante l’ultimo rapporto del ministero della Salute sull’erogazione dei Lea, i Livelli essenziali di assistenza, segnali un miglioramento rispetto all’anno precedente, sulla base degli indicatori analizzati per valutare le attività di prevenzione, l’assistenza ai malati sul territorio, in ospedale e in situazioni di emergenza-urgenza. Per il 2012 (anno di riferimento dell’analisi resa nota nei giorni scorsi) salgono a dieci le Regioni «promosse» (rispetto al 2011 si è aggiunto il Lazio; la Basilicata resta l’unica del Sud, vedi cartina), mentre altre cinque (Calabria, Puglia, Sicilia, Abruzzo e Molise) devono assolvere specifici impegni per diventare «adempienti». Rimane critica la situazione in Campania. Non rientrano invece nel monitoraggio le Province autonome di Bolzano e Trento, la Valle d’Aosta, il Friuli Venezia Giulia e la Sardegna, in quanto non partecipano alla ripartizione dei finanziamenti integrativi nell’ambito del ri- Quanto rispettano i Livelli essenziali Trentino A .A. di assistenza Friuli V. G. Val D’Aosta Lombardia Piemonte Veneto Liguria Emilia R. Marche Regione adempiente Abruzzo Toscana Molise Umbria Regione parzialmente adempiente* Puglia Lazio situazione critica non sottoposta a verifica Campania Sardegna *presenza di alcune criticità, per es. su prevenzione, assistenza ospedaliera, emergenze Calabria Basilicata Sicilia Fonte: ministero della Salute, monitoraggio adempimento dei Lea nel 2012 (2014) ❜❜ Il Rapporto sui «Lea» però non verifica i tempi di attesa parto del Fondo sanitario nazionale. Il rapporto del rinistero conferma peraltro differenze nell’erogazione dei Lea tra le diverse regioni, comprese quelle «adempienti» e quelle non sottoposte a verifica. Sono ancora insufficienti, un po’ dappertutto, gli screening per la diagnosi precoce di tumori a seno, cervice uterina e colon retto. E continua a essere carente, specie al Sud, l’assistenza territoriale per anziani e persone con disabilità. II posti letto in hospice per i malati di tumore in fase terminale, invece, sono aumentati nella maggior parte delle regioni. Quanto all’assistenza ospedaliera, è ancora bassa la percentuale di pazienti con frattura del femore operati entro due giorni, (quindi con più possibilità di recupero): fanalino di coda sono Campania e Molise con appena il 14% di interventi nei tempi raccomandati dalle linee guida internazionali, contro il 74% e il 64% rispettivamente della provincia di Bolzano e della Toscana. Ancora elevato il ricorso ai parti cesarei, nonostante un calo in alcune Regioni anche meridionali e nella stessa Campania che, però, continua ad averne il primato, con il 36,7% di cesarei. «Non solo le cure sono garantite in modo diverso ai cittadini, ma l’estrema variabilità delle compartecipazioni alla spesa sanitaria ha creato ulteriori discriminazioni tra i pazienti, spesso costretti a pagare più tasse e più ticket — afferma Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva — . Andrebbe rivisto il sistema dei superticket, ma anche il metodo per verificare l’accesso ai Lea, che non prevede, per esempio, il monitoraggio sui tempi di attesa delle prestazioni». Maria Giovanna Faiella Mancanze che penalizzano i bambini, gli anziani e i disabili II più penalizzati sono i cittadini campani: nella loro regione anche nel 2012, l’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza rimane «critica», secondo il rapporto del ministero della Salute, a causa delle insufficienze riscontrate per la maggior parte degli indicatori della verifica. Migliorano leggermente, Puglia e Calabria, che da Regioni «critiche» nel 2011 diventano «sorvegliate speciali» insieme ad Abruzzo, Sicilia e Molise, che già l’anno precedente dovevano recuperare in alcune aree della prevenzione e dell’assistenza. Il Lazio, avendo assolto gli impegni previsti, risulta «adempiente». Ma vediamo quali sono le aree critiche per le quali sono richiesti interventi «riparatori» alle regioni. In Campania sono ancora insufficienti le vaccinazioni contro l’influenza per gli anziani e la diffusione degli screening per i tumori. Altre note dolenti: l’assistenza ai malati terminali, ad anziani e disabili, l’assistenza ospedaliera appropriata. Sul fronte della prevenzione sono sotto osservazione anche Calabria, Abruzzo, Molise, Sicilia e Puglia. Queste ultime due Regioni devono migliorare anche la copertura delle vaccinazioni dei bambini contro morbillo, parotite, rosolia. Per tutte e cinque c’è il rinvio al Piano di rientro sia per l’assistenza residenziale per anziani sia per l’appropriatezza delle cure ospedaliere; Sicilia e Molise devono recuperare anche rispetto all’assistenza alle persone con disabilità, l’Abruzzo, invece, per le cure palliative ai malati terminali. «Se non esistono servizi sul territorio, o sono carenti, aumenta il rischio di prestazioni inappropriate, come nel caso di anziani che soffrono di più patologie e si rivolgono al pronto soccorso o sono ricoverate in ospedale anche quando non sarebbe indispensabile — afferma Tonino Aceti, del Tribunale dei diritti del malato — . Come segnala il rapporto del ministero, in Emilia Romagna l’assistenza domiciliare integrata (Adi) per gli over 65 arriva quasi al 12%, mentre è al 2-3% in altre regioni. Inoltre, il monitoraggio dei Lea dovrebbe riguardare anche l’Adi per malati «fragili», perché spesso le ore di assistenza domiciliare sono insufficienti a coprire i bisogni dei pazienti». (M.G. F) © RIPRODUZIONE RISERVATA Strategie La spesa pubblica italiana ha il più basso tasso di crescita nell’Ue Otto proposte per riformare (senza tagliare) la nostra sanità M olti pensano che il nostro Servizio sanitario nazionale sia un sistema universalistico che garantisce cure e servizi a tutti in modo equanime, però con grandi sprechi: ma è proprio vero? Il Servizio sanitario nazionale usufruisce oggi di risorse molto limitate (112 miliardi di euro all’anno) che bastano a garantire le cure per le patologie più importanti, ma lasciano insoddisfatte molte aree di bisogno, dall’odontoiatria alla ginecologia o all’oculistica, tanto che la cosiddetta spesa out of pocket (letteralmente, fuori dal portafoglio) ha raggiunto i 30 miliardi di euro all’anno. Già oggi il 55 per cento delle prestazioni ambulatoriali specialistiche sono pagate dai cittadini privatamente: siamo quindi lontani dall’universalismo tanto sperato. La nostra spesa sanitaria ha conosciuto un tasso di crescita bassissimo negli ultimi anni (1,7 per cento nel periodo 2000-2011) e la spesa pubblica pro capite è oltre il 25 per cento in meno di quella della Francia o della Germania. Il disavanzo delle regioni con piani di rientro è sceso moltissimo (nel 2012 quello della Campania si è ridotto a un decimo di quanto non fosse nel 2005, quello del Lazio a un quinto, ecc.); così, attualmente, il disavanzo complessivo del Servizio sanitario nazionale è stato praticamente azzerato. Anche il numero di posti letto ospedalieri per abitante è stato significativamente ridotto e oggi è uno dei più bassi della Unione Europea, mentre i ricoveri ospedalieri tra il 2000 e il 2011 sono scesi in tutto il Paese del 16,9 per cento. Tutto ciò fa pensare che la tenuta finanziaria del Servizio Sanitario non dovrebbe destare grandi preoccupazioni a breve e medio termine. Il nostro è il sistema sanitario più sobrio di tutti i grandi Paesi della Ue, quello con il più basso tasso di cre- pubblico al Servizio sanitario nazionale nei prossimi anni, almeno si definisca che tutti i risparmi ottenibili e ottenuti rimangano all’interno del Servizio sanitario stesso. 2) Si operi per priorità: alcune aree di intervento dovrebbero essere abbandonate e altre lasciate a una sola parziale copertura pubblica, ciò consentirebbe di investire risorse in altri settori oggi emergenti (come, ad esempio, le malattie croniche). 3) La mancata spesa in innovazione tecnologica di questi anni rischia di penaliz- Correttivi Il disavanzo complessivo del Servizio sanitario è stato praticamente azzerato Nuove priorità Alcune aree ormai dovrebbero essere abbandonate, per investire su bisogni emergenti scita della spesa, e malgrado ciò nel 2012 è riuscito a raggiungere il pareggio di bilancio: questo spiega perché nella situazione attuale sia difficile individuare altri significativi margini di efficientamento se non di ordine minore, anche se magari a forte impatto mediatico. Ulteriori tagli determinerebbero molto probabilmente l’ulteriore riduzione della copertura di alcuni servizi. Cosa è possibile fare? 1) Dato che sembra impossibile immaginare un aumento del finanziamento zare moltissimo la nostra sanità; è indispensabile tornare a investire, anche qui facendo scelte di priorità. 4) Bisogna intervenire sul sistema di compartecipazione alla spesa sanitaria da parte dei cittadini: oggi l’esenzione per patologia è indipendente da qualsiasi forma di reddito, una situazione da ripensare radicalmente. 5) Lo sviluppo dei sistemi assicurativi e previdenziali necessita di linee di indirizzo, per evitare una eccessiva frammentazione del servizio sanitario che altrimenti ri- schia di tornare indietro di 40 anni, alle vecchie mutue. 6) Lo sviluppo di una rete di strutture ambulatoriali potrebbe, da un lato migliorare l’offerta di visite specialistiche, l’area più in sofferenza del Servizio sanitario nazionale, dall’altro affiancare la rete ospedaliera nella gestione dei malati cronici. 7) I posti letto in strutture socio-sanitarie, dai quelli post-acuti alle lungodegenze e agli hospice anche non oncologici, vanno potenziati. 8) Si dovrebbero sperimentare modelli di ospedali di insegnamento, dove coesistano università e ospedale anche con nuovi schemi di cooperazione che prevedano, ad esempio, il «prestito» da parte dell’ospedale di figure professionali all’Università, e non solo viceversa come avviene oggi, oltre a una valorizzazione della rete degli Irccs, gli istituto di ricovero e cura a carattere scientifico. Oggi, quattro milioni di europei viaggiano per farsi curare all’estero e il loro numero è destinato a aumentare. Intercettare questo bisogno con politiche di investimento tecnologico e di valorizzazione dei professionisti potrebbe costituire per l’Italia un importante punto di forza e di potenziale finanziamento aggiuntivo per il Servizio sanitario nazionale. Sergio Harari Francesco Longo [email protected]; [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA In farmacia 44 italia: 51575551575557 Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 Salute 45 italia: 51575551575557 corriere.it/salute Inviate le vostre segnalazioni, i vostri quesiti, i vostri dubbi, all’indirizzo di posta elettronica a cura di Daniela Natali [email protected] WEB Chiedete agli esperti Oltre 160 medici specialisti rispondono online alle domande dei lettori in 50 forum VIVERE CON IL WEB Segnalato da voi Dal forum dei nostri esperti Come convincere una bimba che ha già quattro anni ad abbandonare il ciuccio? Ho una figlia, Sara, di 4 anni, vivace e testarda: non riesco a toglierle il ciuccio, anche se va detto che lo usa solo di notte. Per diminuire le ore di ciuccio mi sono inventata la «Fatina dei Dentini». La Fatina, quando i bambini hanno 4 anni, porta via il loro ciuccio la mattina e lo fa ricomparire sotto il cuscino la sera. Ora la Fatina ha deciso che Sara è davvero grande e per il bene dei suoi dentini, che altrimenti crescerebbero storti, le toglierà il ciuccio anche di notte. E adesso? Se di notte la piccola privata del ciuccio si metterà a piangere, dovrò lasciarla alle sue lacrime? Peraltro, non funziona farle trovare il ciuccio rotto: le va bene anche rovinato. Risponde Anna Rezzara Docente di Pedagogia, Facoltà di Scienze della Formazione, Università Bicocca, Milano www.corriere.it/salute/forum Se Sara a 4 anni fatica a rinunciare al ciuccio significa che le assicura ancora quel conforto, quel rilassamento di cui per qualche motivo sente il bisogno. Sono molti i bimbi che tendono a conservare questa abitudine, anche a 4 anni, nei momenti della giornata o nelle occasioni in cui è Il sito della settimana www.anglat.it Per muoversi senza barriere Una nuova piattaforma interattiva per promuovere la mobilità delle persone con disabilità, spesso limitata dalle tante barriere presenti nei sistemi di trasporto e nelle città. Il sito www.anglat.it è il risultato di un progetto promosso dall’«Associazione nazionale guida legislazioni handicappati trasporti» realizzato grazie al contributo del ministero del Lavoro. Nella sezione «Muoversi in Italia» si trovano le informazioni su come muoversi nelle diverse città italiane. Sulla destra, cliccando sulla città che interessa, si trovano i link su accessi ZTL ( zone a traffico limitato) e rilascio del CUDE, ovvero del nuovo Contrassegno Unificato Disabili Europeo, Servizi di trasporto. Sempre in home page, nell’area «Segnala la barriera» si possono segnalare barriere presenti nel servizio di trasporto pubblico, una fermata degli autobus o metro, una stazione ferroviaria. In «Norme Internazionali» e «Nazionali» sono disponibili i principali riferimenti legislativi che regolamentano i diritti e l’accessibilità del trasporto pubblico. Nell’area dedicata al «Trasporto aereo» si trovano informazioni su diritti e doveri dei passeggeri e il link per eventuali reclami. In «Buone pratiche» si accede al «Registro Pubblico CUDE» con le informazioni sul perché farne parte. La più cliccata Informazione in rete Le voci mediche di Wikipedia, nove su dieci contengono errori Secondo uno studio condotto dal professor Robert Hasty, della Campbell University della North Carolina, ben 9 voci mediche su 10 presenti nell’enciclopedia online (che conta almeno 20 mila annotazioni legate alla salute) sarebbero inesatte. Il motivo: il fatto che Wikipedia permette a ciascun utente di creare, pubblicare e cancellare singole voci, aumentando così il rischio di errori. Il video Oculistica La gestione corretta del glaucoma congenito Un problema che deve essere diagnosticato il prima possibile e trattato da personale esperto per poter garantire una buona capacità visiva al bambino con la crescita. Da domani su Corriere.it/salute video-intervista con il professor Paolo Nucci, direttore della clinica oculistica universitaria presso l’ospedale San Giuseppe, di Milano. massimo il bisogno di rassicurazione. L’addormentamento è un momento di distacco dalla vita vigile, di temporanea separazione dalle persone care, e quindi evoca un bisogno di consolazione. Tenendo conto di ciò, e visto che avete serenamente eliminato il ciuccio di giorno, io raccomanderei di procedere con la stessa attenzione, facendo in modo che l’abbandono del ciuccio non sia un evento traumatico, imposto dall’esterno, ma possa essere vissuto dalla bambina come una tappa del suo crescere. Il ciuccio, che è stato un oggetto importante e benefico, non deve diventare ora un oggetto cattivo, da buttare o rompere. Come dice un illustre pediatra: «il ciuccio fa male ai denti, ma molto bene alla mente». Le suggerisco di procedere senza ansie e fretta, e di non aspettarsi la rinuncia immediata e totale al ciuccio, ma di dare a Sara e a se stessa il tempo di elaborare bene questa separazione e di curare i rituali di addormentamento, con qualche coccola in più o qualche nuova abitudine piacevole e rassicurante. Non lasci piangere la bambina, ma cerchi lei stessa di essere serena e sicura che questo passaggio avverrà presto e senza troppa fatica. Endocrinologia Meglio abbassare il colesterolo o i trigliceridi? Soffro di dislipidemia e diabete 2. Ho HDL 38, LDL 77, trigliceridi 375. Cura: nevibololo, losartan, atorvastina. È sufficiente? Meglio preoccuparsi del colesterolo o dei trigliceridi? Risponde Marco Gallo Struttura Endocrinologia Oncologica, Azienda Osp. universitaria Molinette, To. Secondo gli Standard italiani per la cura del diabete AMD-SID (Associazione Medici Diabetologi e Società italiana di Diabetologia), l’obiettivo primario della terapia della dislipidemia è il colesterolo LDL con il raggiungimento di valori inferiori a 100 mg/dl. In presenza di multipli fattori di rischio cardiovascolare non correggibili, o di malattia cardiovascolare, può essere perseguito un obiettivo più stringente, vale a dire un colesterolo LDL inferiore a 70 mg/dl. Da quanto riferisce, lei si trova quindi molto vicino all’obiettivo più restrittivo, ammesso che nel suo caso sia utile perseguirlo (il suo diabetologo lo sa sicuramente meglio di me). Ai fini della prevenzione della malattia cardiovascolare, i farmaci di prima scelta sono le statine (come l’atorvastatina che lei già usa, che ha un discreto effetto anche sui trigliceridi). Una volta ottimizzato il valore del colesterolo LDL, persistendo valori elevati dei trigliceridi può essere presa in considerazione la terapia con fibrati. Nel suo caso, si tratterebbe di associare la statina con un fibrato o con acidi grassi omega 3, ma al momento non vi sono evidenze forti di reali vantaggi. In passato, l’associazione di alcune statine con particolari fibrati è risultata associata a un rischio non trascurabile di severi effetti collaterali. Devo ricordarle che, aldilà dei farmaci, è fondamentale mantenere un corretto stile di vita riducendo l’assunzione di grassi saturi e colesterolo, aumentando l’apporto di fibre e l’attività fisica, ottimizzando il compenso glicemico, quello della pressione arteriosa e sospendendo il fumo (nello sfortunato caso lei avesse questa pericolosa consuetudine). 46 Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 S P E C I A L E acuradi RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo BENESSERE FEMMINILE Paura di ingrassare e timore della cellulite sono fra le cause di abbandono dell’uso dei contraccettivi orali La soluzione che aiuta a vivere al meglio la pillola Un integratore alimentare soddisfa le esigenze delle donne che utilizzano la pillola anticoncezionale arginando l’eventuale aumento ponderale e la ritenzione idrica L a contraccezione orale ha rappresentato una vera e propria rivoluzione socio-culturale e si ritiene che abbia contribuito all’emancipazione femminile in termini di livello di istruzione, di autonomia e di possibilità di fare carriera lavorativa. Attualmente nel mondo oltre 100 milioni di donne utilizzano contraccettivi ormonali, ma un’ alta percentuale ne abbandona l’uso entro il primo anno, principalmente per timore di aumentare di peso, di soffrire di ritenzione idrica e di ritrovarsi con la cellulite. Sebbene in Italia si sia progressivamente verificata una maggior apertura da parte delle donne al tema della contraccezione, la percentuale di donne che si affidano alla contraccezione ormonale orale è molto più bassa rispetto ai valori medi europei: 16,2% contro il 21,4% del resto d’Europa. In particolare si mostrano particolarmente disinteressate alla contraccezione le più giovani anche se in parallelo aumentano le esperienze sessuali fra le giovanissime, il più delle volte senza un’ adeguata educazione sessuale responsabile, tanto che c’è un incremento del ricorso alla contraccezione d’emergenza. A frenare l’uso della pillola, secondo diverse indagini condotte, sarebbe il timore di ingrassare e quello della ritenzione idrica, anche se tutto ciò comporta rischiare una gravidanza indesiderata e ricorrere alla pillola del giorno dopo. Per chiarire paure ingiustificate e personalizzare la scelta contraccettiva nell’ottica di mantenere l’equilibrio psicofisico della donna, riducendo al minimo i potenziali effetti collaterali, la classe medica è fortemente impegnata a stabilire un dialogo con la donna. Purtroppo sempre più spesso il medico, però, “su- Angela Saraceno, responsabile marketing di LO.LI Pharma bisce” la richiesta di contraccezione d’emergenza da parte delle utenti e per effetto della circostanza della richiesta si trova ad avere tempi ristretti o una paziente “distratta” dalla problematica in questione, per poter fare un counseling adeguato e completo. tico da più di 10 anni e ormai nota per le sue idee innovative nel settore dell’integrazione e per la meticolosa attenzione alla qualità e alla sicurezza dei propri prodotti. Ha studiato e messo in commercio un integratore alimentare unicamente studiato per soddisfare le esigenze delle donne che utilizzano i contraccettivi ormonali: Zyxelle®, la Pillola per la Pillola. “Zyxelle® nasce da un’attenta analisi del mondo della contraccezione, dei disagi e delle paure che negano a milioni di donne l’accesso a una contraccezione efficace,” commenta la Dottoressa Angela Saraceno, responsabile marketing dell’Azienda nonché dell’intero progetto. “Ha col- laborato a Zyxelle® un team di esperti della contraccezione: il Prof. Angelo Cagnacci, membro della Società Italiana della Contraccezione, la Prof. ssa Anna Maria Paoletti, Ordinario di Ginecologia e Ostetricia dell’Università di Cagliari e la Prof.ssa Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica del San Raffaele Resnati di Milano.” Come hanno confermato questi esperti, la pillola anticoncezionale è una soluzione valida ad ogni età: per la ragazza giovane per la riduzione del dolore mestruale e per la regolarizzazione del flusso e per la donna sposata e con figli per la quale la contraccezione sicura significa dividere con serenità le pro- PER IL BENESSERE DELLA DONNA L’idea su come aiutare la classe medica e soprattutto le donne che desiderano una contraccezione senza disagi è arrivata nel gennaio di quest’anno da Lo.Li.Pharma, Azienda italiana operante nel settore farmaceu- LO.LI.PHARMA: un’azienda controcorrente che investe nella ricerca scientifica e sui giovani Lo.Li. Pharma S.r.l. è una Società Farmaceutica italiana, con sede a Roma, la cui attività è rivolta allo sviluppo e commercializzazione di Dispositivi Medici ed Integratori alimentari. L’azienda è costantemente impegnata a raggiungere e mantenere i massimi livelli di qualità, sicurezza ed efficacia delle specialità sviluppate e immesse sul mercato, al fine di contribuire attivamente alla salvaguardia della salute. Il continuo interesse del mercato internazionale per i prodotti Lo.Li.Pharma ne testimonia la qualità e il carattere innovativo. Ad oggi i prodotti Lo.Li.Pharma sono distribuiti, infatti, in più di 30 Paesi tra i quali: U.S.A., Germania, Francia, Spagna, Emirati Arabi, Paesi Bassi, Turchia, Pakistan, Grecia, Cile e Perù. Il merito di tale successo va all’impegno dell’Azienda nel campo della ricerca portata avanti da un team giovane, motivato dalla passione per la scienza e proiettato al soddisfacimento delle necessità del consumatore e della classe medica. Per maggiori informazioni: www.zyxelle.com prie energie fisiche, psichiche ed emotive, senza rinunce di intimità, oltre che assicurarsi azioni benefiche per la salute. Inoltre è anche indicata per la donna che si trova al delicato giro di boa degli “anta” in quanto risulta utile per contrastare gli effetti dovuti alle prime alterazioni neuroendocrine della premenopausa e per attenuare quei piccoli segni del tempo che lo squilibrio ormonale preclimaterico mette in risalto. Il timore però di un impatto negativo sul corpo e più precisamente dell’aumento di peso e della ritenzione idrica, ne limitano ancora la diffusione. UNA FORMULAZIONE COMPLETA Proprio per queste donne nasce Zyxelle®, una formulazione che concentra tutte le vitamine e gli oligoelementi che sono più carenti, ma più importanti per il benessere della donna e che permette di arginare gli eventuali effetti indesiderati della pillola anticoncezionale. “Diversi studi hanno evidenziato che la pillola contraccettiva influenza lo stato nutrizionale delle donne, modificando le cinetiche di assorbimento e Zyxelle® contiene le vitamine e gli oligoelementi più importanti per il benessere della donna metabolismo di particolari vitamine e minerali,” chiarisce la Dottoressa Angela Saraceno. “Tali deficienze possono comportare degli eventuali rischi per la salute quali quello cardiovascolare, lo stress ossidativo, l’iperomocisteinemia, e possono contribuire ad esacerbare oppure essere loro stessi causa di quei disagi lamentati dalle donne, come il gonfiore, la cefalea, l’alterazione del tono dell’umore. Una dieta sana, ad alto contenuto di nutrienti, è la migliore protezione contro eventuali problemi nutrizionali in genere, purtroppo la biodisponibilità di molti nutrienti dipende molto dalla forma in cui essi si trovano in un dato alimento. Inoltre molte donne e in particolare le adolescenti e le giovani, seguono un’alimen- tazione non corretta e povera di nutrienti che predispone ad un maggior rischio di stati carenziali.” Per ovviare a questi problemi Zyxelle® è l’integratore alimentare pensato per la donna che assume la pillola, contiene infatti: Centella Asiatica che contrasta gli inestetismi della cellulite e favorisce la funzionalità del microcircolo; vitamine C, E e selenio che contribuiscono a mantenere la bellezza di pelle e di unghie e proteggono dallo stress ossidativo; magnesio e vitamina B2 che riducono la stanchezza e favoriscono il mantenimento del normale stato psicofisico; acido folico, vitamine B6 e B12 che facilitano il normale metabolismo dell’omocisteina, un importante fattore di rischio cardiovascolare. “Tutte queste proprietà di Zyxelle® risultano utili per salute della donna e possono soprattutto aiutare a migliorare la tollerabilità del contraccettivo ormonale,” conclude la Dottoressa Angela Saraceno.” Si può così avere una contraccezione che soddisfa da un punto di vista della felicità sessuale, della sicurezza contraccettiva, ma anche del benessere.” Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 S P E C I A L E acuradi RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo 47 italia: 51575551575557 BENESSERE MASCHILE L’incontinenza maschile urinaria ha un impatto sulla qualità della vita, da non sottovalutare La si affronta parlandone Più informazioni, un confronto con gli esperti,qualche accorgimento e alcuni esercizi sono la strategia per tenerla sotto controllo P uò influenzare lo stile di vita quotidiano e la propria autostima, portando per imbarazzo addirittura a non parlarne con il medico, eppure l’incontinenza urinaria maschile affrontata in modo corretto e mettendo in pratica alcuni semplici accorgimenti si può gestire e in molti casi risolvere. Dal 2 al 10% degli uomini, specialmente con più di 50 anni, ne conosce i sintomi che però spesso sottovaluta, anche se è indubbio il peso che hanno sul benessere generale. Conoscere i diversi tipi di incontinenza è il primo passo verso la soluzione. Il tipo diffuso è la forma da urgenza nota anche come “vescica iperattiva”. Si manifesta con il bisogno improvviso di urinare e la vescica espelle involontariamente urina prima di poter raggiungere il bagno. Generalmente ha alla sua origine una prostata ingrossata o i postumi di un intervento chirurgico alla prostata. è comune in seguito a un intervento alla prostata anche la forma da sforzo: si verifica quando si tossisce, starnutisce, si ride o si solleva un peso e di solito è causata da un danno ai muscoli del pavimento pelvico. Invece il gocciolamento postminzione consiste nella perdita di alcune gocce al termine della minzione. Anche questa forma è comune in caso di prostata ingrossata o muscoli del pavimento pelvico deboli. L’incontinenza da rigurgito consiste infine nel flusso costante o intermittente di urina, non solo quando si effettua la minzione. Di solito è provocata da qualcosa che I Luts hanno un impatto sulla vita sia lavorativa sia sociale e anche di coppia ostacola il flusso e deve essere sempre verificata da un medico. UN DISAGIO NELLA QUOTIDIANITÀ Questi sintomi, che vengono definiti con il termine inglese di Luts (Lower Urinary Tract Symptoms cioè Sintomi del Basso Tratto Delle Vie Urinarie), sono limitati e hanno un impatto sulla qualità della vita lavorativa, sociale e sessuale degli uomini che ne sono affetti, come è risultato da un’indagine internazionale condotta in Inghilterra, Francia, Germania, Svezia ed Italia dall’azienda SCA, titolare del brand TENA marchio leader del settore, attraverso il suo programma di educazione alla salute “50+ La Salute degli Uomini”. Ha interessato un campione di 1.134 uomini affetti da disturbi urinari e 988 donne, mogli o compagne di questi ultimi e ha consentito di conoscere in che modo e quanto i Luts condizionino il vissuto quotidiano sia degli uomini, sia delle loro compagne. Come è emerso infatti chiaramente dai risultati dell’indagine, i Luts portano negli uomini a una perdita di fiducia in se stessi, alla tendenza ad isolarsi e a modificare le proprie abitudini di vita. In molti casi, specialmente fra gli uomini abituati a far valere la loro autorevolezza nella professione come in famiglia, i Luts sono vissuti persino come un’ umiliazione che rende meno virili, in quanto mina la capacità di controllo e di autonomia. Non è da sottovalutare neppure l’influenza sulla la vita di coppia in quanto i Luts sono spesso un motivo di astensione dall’attività sessuale e sono causa di stress per il cambiamento di abitudini del proprio compagno. PARLARNE IN MODO CORRETTO Dalla ricerca è anche emersa in modo chiaro l’esigenza degli uomini di ricevere informazioni pratiche che li aiutino ad affrontare in modo corretto i Luts. Nei paesi interessati dalla ricer- TENA Men: all’insegna della discrezione e del comfort Studiati e messi a punto appositamente per gli uomini dall’azienda SCA, titolare del brand TENA marchio leader del settore, i prodotti della linea TENA Men permettono di controllare il problema con discrezione, efficacia e comodità. Grazie all’innovativo sistema Maxx Protection Technology, le perdite di urina vengono trattenute in modo ancora più sicuro, garantendo così la massima tranquillità, ma con una totale discrezione. Gli assorbenti della linea TENA Men si caratterizzano anche per l’innovativo sistema Odour Control che impedisce la formazione dei cattivi odori, evitando così sgradevoli imbarazzi, mentre l’esclusivo materassino a doppio strato Absorb Tec per la massima assorbenza, e il rivestimento esterno traspirante che permette all’aria di circolare e aiuta la pelle a mantenere le sue condizioni naturali, consento di avere un eccezionale comodità e un corretto comfort. Infine la presenza sull’assorbente della striscia adesiva che permette di fissarlo in modo sicuro ai normali slip, garantisce libertà nei movimenti e discrezione. Chi invece è alla ricerca di una soluzione ancora più pratica la trova nel nuovo TENA Men Protective Underwear. Si tratta di un intimo assorbente che si indossa come la normale biancheria intima. Essendo stato specificatamente ideato per l’uomo TENA Men Protective Underwear garantisce il massimo della sicurezza e un totale comfort. TENA Men Protective underwear ha un design anatomico ed è pratico come la biancheria tradizionale anche grazie al suo morbido rivestimento in tessuto elasticizzato. Per maggiori informazioni: www.TENA.it/uomini ca, è risultato infatti che almeno il 20% degli uomini che ne soffrono non utilizza prodotti specifici, mentre in Italia almeno il 10% degli uomini ricorre soluzioni ‘fai da te’, come fazzoletti o carta igienica negli slip o più slip contemporaneamente. È dunque fondamentale il ruolo di esperti del settore e operatori sanitari, primi fra tutti i farmacisti che costituiscono un importante punto di riferimento in tema di salute, nell’ accogliere, ascoltare ed aiutare chi soffre di Luts, fornendo anche informazioni sul l’utilizzo di prodotti specifici per la gestione quotidiana del problema, a tutela di una migliore qualità della vita. Gli esercizi che aiutano Gli esercizi per rafforzare la muscolatura del pavimento pelvico possono rappresentare un valido aiuto per controllare la perdita di urina. Per individuare i muscoli da esercitare si devono contrarre quelli intorno all’ano in modo da sentire la base del pene sollevarsi leggermente verso l’addome. Gli esercizi vanno ripetuti con costanza ogni giorno. Comprimere e trattenere i muscoli, dapprima per uno o due secondi, fino ad arrivare a 10 secondi. Fra una compressione e l’altra, fare pause della stessa durata della contrazione dei muscoli. Cercare però di non comprimere le natiche o contrarre le cosce o il ventre nello stesso tempo. Ripetere spesso, fino a 10 ripetizioni Usare la stessa tecnica di contrazione, ma questa volta trattenere la contrazione per un periodo più prolungato, fino a un minuto, anche se non si riesce a trattenere con il massimo della forza per tutto il tempo. Fare questo esercizio una volta al giorno. Quando si ha un buon controllo dell’esercizio di contrazione, usare anche la resistenza dell’addome. Eseguire l’esercizio tutte le volte anche quando si tossisce, si salta, si corre, ci si rialza o si solleva un peso. Provare con delle contrazioni rapide ed energiche in cui bisogna comprimere il più possibile, poi lasciare andare. Ripetere fino a 10 volte. 48 S P E C I A L E a cura di RCS Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 MediaGroup Pubblicità graficocreativo PERFETTE PER L’ESTATE Per presentarsi al meglio di se stesse, occorre curarsi del proprio corpo a 360 gradi La più bella di tutte le stagioni La voglia di vacanze, di mare e di sole è sempre più intensa: per scoprirsi senza timori basta amarsi e trattarsi bene B ei tempi, quelli in cui si era ancora bambine! L’inizio dell’estate era il via ai giochi più sfrenati, mentre la partenza per le vacanze, spensierate e senza nulla a cui altro pensare, diventava un giorno atteso con il cuore colmo di eccitazione e di gioia pura ed una volta raggiunta la meta era tutto un saltellare entusiasta in cerca dell’amato costumino, per poterlo indossare in fretta e furia, incuranti di raccomandazioni e richiami, per correre d’un fiato a farsi abbracciare dalle onde del mare. Il rapporto col costume è iniziato a cambiare mentre si cresceva, il corpo mutava e ci si confrontava, con le coetanee e con il mondo, arrivando ad osservarsi con aria sempre più critica, davanti allo specchio di casa o a quello dei negozi in cui si sceglievano bikini o interi, provandone decine, perennemente insoddisfatte. Bisogna ammetterlo: per molte togliersi il copricostume in spiaggia il primo giorno è motivo di apprensione, come se tutti fossero interessati ad ogni proprio minuscolo difetto. Anche se non è facile, sarebbe bene imparare una buona volta ad accettarsi così come si è, senza troppi drammi, sentendosi belle comunque, mettendo in evidenza le proprie bellezze e minimizzando eventuali imperfezioni. Per esempio puntare su una chioma con un taglio, un’acconciatura ed un colore ad hoc, sul viso solare, sulle mani e sui piedi affusolati e curatissimi, sul sorriso accattivante, sulla pelle splendente. Questa sicurezza permette di apparire più belle e, meno esitanti e più sicure, di comunicare alle persone vicine positività. SI HA ANCORA QUALCHE ASSO NELLA MANICA D’altro canto, se proprio non si riesce ad accettare quell’odioso “rotolino”, soprattutto dopo aver passato ore e ore in palestra, aver seguito una dieta sana ed equilibrata, non è ancora troppo tardi, in vista delle ferie, per decidere di optare per un piccolo ritocco. Oggi i trattamenti e gli interventi estetici nelle cliniche più moderne si sono evoluti e continuano a farlo. Oltre che sempre più sicuri e attenti alla salute e alle naturali proporzioni della figura, sono maggiormente veloci e mirati, permettendo di risolvere problemi di piccola entità rapidamente. L’importante è rivolgersi sempre a personale specializzato di comprovata esperienza, in modo da tro- Tutto (o quasi) è possibile con un po’ di impegno e tanto amore per se stesse varsi poi soddisfatte da tutti i punti di vista. Può anche essere l’occasione per progettare, se lo si ritiene opportuno, soluzioni più determinanti da attuare in autunno, magari per porre fine a una situazione che crea davvero disagio. Se invece non ci si sente pronte per queste eventualità e si ha qualche chilo di troppo da nascondere, non è comunque il caso di farne un dramma. NIENTE TRAGEDIE DAVANTI ALLO SPECCHIO Bisogna tenere a mente che la cellulite affligge tutte le donne, anche le più magre e le più sportive, e che è normale, a dispetto di quanto mostrino i modelli imposti da riviste e spettacoli, non essere magre come acciughe, senza quelle rotondità che è invece legittimo appartengano al corpo femminile. “Se fosse per i canoni attuali” diceva un famoso professore di filosofia “si consiglierebbe di dimagrire alla Venere di Milo e a Marylin Monroe”... chi ha orecchie per intendere... L’importante è rendere onore alle proprie curve, non gettarsi in qualche scellerata dieta ipocalorica senza controllo che priverebbe l’organismo di nutrienti fondamentali al suo benessere fisico e psichico con risultati che sarebbero solo nettamente controproducenti. Non solo si rischia di perdere forza e vitalità, ma di sicuro ci si ritroverà con un aspetto tutt’altro che piacevole. Il primo a risentire di rapidi e dissennati dimagrimenti è il viso, che appare sciupato e privo di luminosità, per non parlare di collo e decolleté. La pelle, soprattutto quella di braccia, cosce, ventre, tende a perdere tonicità, elasticità e turgore, ed è più facile che compaiano smagliature e precoci segni di invecchiamento. Piuttosto è meglio incrementare l’attività fisica che, aumentando la massa muscolare, permette all’epidermide di avere un aspetto più tonico. ATTENZIONI QUOTIDIANE E PRODOTTI GIUSTI L’importante è poter sfoggiare una pelle luminosa, liscia, elastica, uniforme e ben levigata. E questo è un risultato che si può ottenere con qualche attenzione quotidiana da mettere in pratica con perseveranza e pazienza. Almeno una volta la settimana si può effettuare un delicato scrub per favorire l’eliminazione delle cellule morte, facilitando così il ricambio con quelle nuove, insistendo sulle zone più portate ad ispessimenti come gomiti, ginocchia e piedi. Per la doccia o il bagno utilizzare detergenti delicati, privi di ingredienti che possono irritare o indurre reazioni allergiche. Ancora più indicati, specialmente per le pelli sensibili, aride o che hanno perso elasticità, specifici oli da bagno. Successivamente, bisogna applicare, quando è asciutta o ancora umida, prodotti restitutivi, che favoriscano la riformazione del sottile mantello idro- lipidico, sua prima protezione, e la idratino in profondità. In questo modo la pelle acquisterà un aspetto luminoso, nonché morbidezza ed elasticità e sarà meno soggetta alla precoce comparsa di segni d’invecchiamento o smagliature. Per ovviare a queste antiestetiche striature si può ricorrere ad appositi trattamenti, in grado di contrastarne la formazione e di attenuare la visibilità di quelle esistenti. La parola d’ordine, dunque, è prendersi cure di se stesse a 360 gradi, che si sia in forma o che la forma intesa sia quella... “tonda”. Per una pelle morbida, elastica, protetta e rigenerata Pelle secca o anelastica? Dopo il bagno o la doccia Rilastil Elasticizzante Olio è il rimedio ottimale per un rinnovato comfort quotidiano. Ideale anche in caso di cicatrici e smagliature, ecco il nuovo elisir di bellezza per ritrovare una pelle sana, elastica, fantastica. Grazie a un selezionato complesso di Oli Vegetali, ricchi di Omega 3, Omega 6 e Omega 9, promuove l’elasticità della pelle, nutrendola, proteggendola e ristrutturandola. I preziosi estratti sono l’Olio di Argan, noto per le proprietà idratanti ed antiossidanti, l’Olio di Plukenetia volubilis dall’azione emolliente e lenitiva, l’Olio di Jojoba, sin dall’antichità noto per curare scottature e ferite, l’Olio di Crusca di Riso, emolliente e ristrutturante e gli Insaponificabili dell’Olio di Oliva, dalla spiccata attività emolliente e protettiva. Rilastil Elasticizzante Olio è inoltre arricchito con Vitamina E e Vitamina F che, per l’azione antiossidante, trofica e lenitiva, agiscono in sinergia con gli altri componenti, proteggendo e rigenerando anche le pelli più bisognose. Privo di oli minerali, conservanti, coloranti, bioflavonoidi e derivati del grano, dotato di una profumazione priva di allergeni, ipoallergenico, clinicamente e microbiologicamente testato e controllato su ogni lotto di produzione per Nickel, Cobalto, Cromo, Palladio e Mercurio, è ideale per la pelle secca e anelastica. Va applicato dopo il bagno o la doccia sulla pelle asciutta o ancora umida. www.rilastil.com In farmacia. C’è ancora tempo per eliminare le piccole imperfezioni Se, nonostante mesi di palestra, una dieta corretta e sane abitudini, quei fastidiosi cuscinetti che tanto creano disagio non vogliono decidersi a sparire, non è il caso di perdere ogni speranza, perché si è ancora in tempo per giocare qualche carta decisamente vincente e conquistare una migliore silhouette. Ci si può avvalere infatti di trattamenti estetici in grado di dare risultati soddisfacenti in tempi brevi e che consentano di modellare e ridefinire in modo efficace proprio le zone più critiche: addome, glutei e gambe. La medicina estetica viene in aiuto con due trattamenti molto richiesti in questo periodo dell’anno: la cavitazione e la criolipolisi. Quest’ultima è una metodica di ultima generazione che “elimina gli inestetismi dovuti all’accumulo localizzato di grasso, basandosi sulla crioterapia delle cellule adipose” spiega il dottor Domenico Miccolis, chirurgo estetico di Hospitadella, centro di medicina e chirurgia estetica. “Alcuni inestetismi hanno però bisogno di essere trattati con la chirurgia estetica. La novità è che anche gli interventi chirurgici stanno diventando sempre meno invasivi e più veloci da effettuare, tanto da poter essere eseguiti in day hospital” aggiunge il dott. Miccolis. Tra gli interventi chirurgici più richiesti, la liposcultura e le sue declinazioni più all’avanguardia: la Vibroliposcultura e la Laser Liposcultura, soluzioni mirate, sicure e precise, che limitano in modo considerevole i disagi per il paziente. Per saperne di più: www.hospitadella.it Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 S P E C I A L E a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo 49 italia: 51575551575557 PERFETTE PER L’ESTATE Un disturbo che molto diffusamente affligge le unghie è l’onicomicosi, provocata dai miceti È severamente vietato raccogliere funghi Cautela e prudenza sono un dovere quando si frequentano luoghi pubblici umidi come piscine, palestre e docce R intanati come marmotte in letargo nell’oscurità delle scarpe chiuse per tutto l’inverno, spesso i piedi vengono trascurati, ma, con la bella stagione, spuntano dalle calzature aperte e dai sandali e dunque è necessario che facciano bella mostra di sé, a partire dalle loro estremità più evidenti, le unghie. Purtroppo, sovente esse sono colpite da un disturbo noto come onicomicosi, provocato da microorganismi chiamati miceti, i cosiddetti funghi, responsabili di un’infezione che può riguardare una o più unghie. I miceti, tra cui Candida albicans, Trichophyton ed ed Epidermophyton, sono i maggiori responsabili, ma anche le muffe e i lieviti possono causare o peggiorare il danno. L’unghia colpita tende a cambiare il colore originario, sfumando generalmente dal bianco al giallino, o presentare macchie marroni, nere o verdastre. Se l’infezione raggiunge zone profonde, l’unghia può ispessirsi, deformarsi, diventare più fragile e friabile, sgretolarsi lateralmente provocando dolore ed emanare cattivo odore. Se non si provvede adeguatamente, esiste anche la possibilità che possa diffondersi alla cute circostante e ad altre zone del corpo. AMBIENTI A RISCHIO I luoghi umidi sono quelli prediletti dai miceti e dunque è facile trovarli negli spogliatori pubblici, nelle docce delle palestre, nelle piscine, per cui è sempre meglio, quando si frequentano questi luoghi, disinfettare accuratamente i piedi prima (per non contagiare gli altri) e dopo. Tra i fattori predisponenti figurano anche particolari condizioni, fra cui un indebolimento del sistema immunitario, la presenza di altre patologie quali piede d’atleta o psoriasi, vasculopatie periferiche, nonché la scarsità di traspirazione dei piedi con temperatura elevata associata a sudorazione, come avviene quando si indossano troppo a lungo scarpe sportive o realizzate in materiali sintetici. I funghi tendono a infettare molto spesso le unghie dei piedi rispetto a quelle delle mani, dato che vivono in un ambiente prospero alla loro proliferazione: nel buio delle scarpe, esposti al calore e all’umidità, registrano una sudorazione notevolmente più consistente rispetto alle mani. Inoltre nei piedi la circolazione ematica indirizzata verso le unghie è più difficoltosa rispetto a quella diretta verso le unghie delle mani e di conseguenza le difese immunitarie possono essere più deboli proprio in queste zone. Se all’abitudine scorretta di usare calzature strette e che impediscono la traspirazione, di non asciugare meticolosamente i piedi e di camminare a piedi scalzi in luoghi umidi e frequentati, le probabilità di contrarre una micosi aumentano decisamente. Un’occhiata da vicino per conoscersi meglio Resistente ma flessibile, l’unghia difende la punta delle dita L’ RIMEDI ADEGUATI Le onicomicosi non sono facili da debellare e non guariscono se non si interviene con i farmaci adatti, inoltre sono contagiose e possono portare anche all’onicolisi, ovvero alla perdita dell’unghia. Dunque sarebbe prudente, al primo dubbio sull’aspetto dell’unghia, Al primo segnale, meglio intervenire, per impedire che l’infezione peggiori e favorire la guarigione in genere il cambiamento del colore, chiedere consiglio allo specialista e non temporeggiare. Oggi esistono rimedi molto efficaci, pratici da usare e che permettono tempi di guarigione veloci. Alcuni si presentano sotto forma di comodi smalti che non richiedono, per la rimozione prima delle successive applicazioni, l’uso di solventi o limette, permettendo così di non indebolire ulteriormente l’unghia. Va da sé che la prevenzione è la cosa migliore: le unghie dovrebbero essere sempre pulite, asciutte, bisognerebbe indossare calzature che fanno respirare i piedi, cambiandole spesso, usare calzini in fibre naturali, evitare pedicure troppo aggressive e tagliarle senza incidere i lati e senza strappare eventuali pellicine. Una nuova terapia per la cura dei funghi delle unghie Niogermox® è l’innovativo smalto medicato che consente di curare i funghi delle unghie in modo pratico, senza l’utilizzo di solventi o lime. Grazie all’innovativa formulazione idrosolubile, la novità ISDIN si applica facilmente sull’unghia e sulla pelle circostante, e si rimuove con un semplice risciacquo con acqua, trasformando la cura in semplice un gesto quotidiano. Niogermox® asciuga in solo 30 secondi, formando una pellicola invisibile e permeabile all’umidità e all’aria che consente il rilascio e una maggior penetrazione del principio attivo antifungino (ciclopirox), e favorisce la ricrescita dell’unghia, migliorandone l’integrità e proteggendola da danni fisici e/o aggressioni chimiche. Studi clinici dimostrano che la novità ISDIN, più efficace del 66% rispetto alle lacche non idrosolubili, è anche maggiormente tollerata, con un’incidenza di eritema tre volte inferiore, e di bruciore, prurito e dolore, due volte inferiore. Proposto in due formati capaci di coprire l’intera terapia - Niogermox® in confezione da 3,3 ml, per infezioni che interessano fino a 2 unghie e Niogermox® in confezione da 6,6 ml, per quelle che coinvolgono da 3 a 5 unghie – lo smalto medicato ISDIN si applica preferibilmente prima del riposo notturno, in modo da garantire le 6 ore di contatto necessarie. Niogermox®, che è un farmaco OTC che non necessita di prescrizione medica, è commercializzato in farmacia o parafarmacia. unghia è una produzione cornea dell’epidermide, posta sulla faccia dorsale delle ultime falangi delle dita di mani e piedi. La parte della lamina inserita nell’epidermide è chiamata radice. La lanula è la chiazza biancastra a forma di mezza luna presente alla base della lamina. Tale colore è probabilmente dovuto al maggiore spessore dell’unghia, che impedisce al colore del sangue di trasparire, come invece accade nella parte rosata. Il corpo della lamina è la parte più evidente dell’unghia ed il margine libero è la sua parte che protrude dalle dita, distaccandosi dal letto ungueale sottostante. Il solco ungueale è la piega epidermica in cui si inserisce la Il colore rosato radice dell’unghia. Il solco ungueale distale si colloca è dovuto sotto il margine distale al trasparire dell’unghia. La parte posteriore della della tinta radice è chiamata matrice: del sangue è una zona di primaria importanza, poiché formata da cellule che, proliferando velocemente, favoriscono la crescita della lamina ungueale. Nonostante la superficie esterna appaia liscia, la lamina ungueale presenta delle scanalature verticali nella faccia sottostante; tali solchi prendono stretto contatto con il letto ungueale, aumentandone l’adesione. L’iponichio è la continuazione del letto ungueale, che a sua volta prosegue con il polpastrello. L’IMPORTANZA DELLA “PELLICINA” L’eponichio o cuticola, volgarmente detto pellicina, è strettamente aderente alla lamina dell’unghia e previene il passaggio di microrganismi e di funghi nella radice, scongiurando il pericolo di infiammazioni e infezioni: per questo motivo non andrebbe tagliato né tantomeno strappato. L’unghia è formata da più strati cementati di corneociti, ripieni di cellule di cheratina immerse in una matrice amorfa. Si tratta di cellule morte, la cui durezza e resistenza è dovuta proprio alla presenza di cheratina. Per questo motivo l’unghia, pur essendo piuttosto rigida e resistente, mantiene una certa flessibilità. La sua crescita è dovuta alla proliferazione delle cellule della matrice, disposte in maniera inclinata per far sì che essa si sviluppi soprattutto in lunghezza e non in spessore. smalto medicato Un gesto per curare le tue unghie Si rimuove con acqua, senza solventi e lime Unghie fragili e scolorite? Potresti aver contratto un’infezione da fungo Puoi provare una terapia per la cura dei funghi delle unghie 1 applicazione giornaliera prima di coricarsi “È un medicinale indicato per gli adulti. Leggere attentamente il foglio illustrativo” Autorizzazione del 18/02/2013 50 S P E C I A L E a cura di RCS Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 MediaGroup Pubblicità graficocreativo PERFETTE PER L’ESTATE Colorate con rossetti varie tinte o con un semplice gloss trasparente, devono essere, oltre che belle, sane Labbra seducenti e sensuali a prova di bacio Talvolta sono insultate dalla comparsa di un ospite davvero sgradito: l’herpes labiale L e labbra sono la cornice del sorriso: la loro bellezza, che deriva dalla loro salute, può diventare un punto d’attrazione notevole, tanto che presso alcune popolazioni dell’Etiopia, dell’Africa equatoriale, gruppi di lingua papua in Nuova Guinea e dell’America Meridionale vengono rese addirittura imponenti con perforazioni e inserimenti di dischi, asticciole di legno o, come nei Jivaro, di piume colorate. Nelle culture occidentali da sempre si è messa in luce questa delicata e sensuale zona del corpo, con pigmenti soprattutto rossi per enfatizzarne il colore. Talvolta, però, sono vittime, oltre che di maltrattamenti e secchezza provocata da agenti esterni o interni, di un ospite assai fastidioso. È l’herpes labiale, causato dal ceppo virale dell’herpes simplex solitamente di tipo uno. I sintomi sono caratteristici: si avverte dapprima un senso di formicolìo, calore e tensione e successivamente, in poche ore, fanno la loro comparsa sgradevolissime vescichette dolorose colme di liquido. QUELLE ODIOSE, ORRIBILI BOLLICINE... Queste bollicine, veri e propri serbatoi di virus, tendono ad asciugarsi e cristallizzare spontaneamente nel giro di una settimana. Durante tutto questo periodo il rischio di infettare un’altra persona tramite contatto diretto aumenta notevolmente. Il massimo del rischio di contagio si ha quando le vescichette si aprono lasciando fuoriuscire gli herpes virus, di solito intorno al quarto, quinto giorno. L’herpes labiale è particolarmente odiato non solo per il dolore e il bruciore che comporta e per il prurito che spinge spesso a grattarsi ma anche perché ha un forte impatto a livello estetico, creando molto disagio sociale in chi ne è affetto. Oltre a soffrire, tanto da far fatica a sorridere o parlare normalmente, ci si sente in imbarazzo, soprattutto se si è vicini ad altre persone. Come sconfiggere il più fastidioso nemico delle labbra L’herpes labiale provoca un grandissimo fastidio per tutti coloro che ne vengono colpiti e, oltre ai sintomi dolorosi,ha anche un impatto antiestetico. Perciò prevenirne la comparsa e prendersene cura è molto importante. Urgo propone l’innovativo cerotto liquido pronto all’uso indicato per la protezione ed il trattamento delle lesioni, che può essere utilizzato già dai primi sintomi fino a completa sparizione dell’herpes. URGO Herpes Labiale si avvale della tecnologia Filmogel®, costituita da un agente liquido filmogeno che viene applicato direttamente sulla parte da trattare. Una volta applicato, il liquido forma una pellicola trattante, discreta ed isolante. Il cerotto liquido dona sollievo, limita la crescita dell’herpes, la formazione di vescicole e crosticine, favorisce la cicatrizzazione e limita la contaminazione. Utilizzare URGO Herpes Labiale è semplice; basta, con l’aiuto della spatola monouso, ricoprire l’herpes con un sottile strato di prodotto e lasciare asciugare. Il flacone è dotato di 24 spatole usa e getta che permettono di applicare il cerotto liquido in modo igienico e preciso. L’efficacia del cerotto liquido URGO Herpes Labiale è testata clinicamente. Lo studio clinico PRODERM N. 3103071 ha evidenziato un’ efficacia provata a tutti gli stadi: Applicazione prima dell’uscita dell’herpes: limita l’uscita dell’herpes 75%; Applicazione dopo l’uscita dell’herpes: limita la formazione di vescicole 75,8%; limita la formazione di crosticine 62%; dona sollievo dal dolore a tutti gli stadi più fastidiosi 72%. In vendita in farmacia e distribuito in Italia da QualiFarma srl. Stress, variazioni ormonali, troppo sole possono risvegliare il nemico silenzioso www.qualifarma.it ALCUNE SITUAZIONI AUMENTANO IL RISCHIO Una volta che si è colpiti dall’herpes labiale, anche se questo ha terminato la sua azione e i sintomi sono scomparsi, i virus responsabili della malattia vanno a nascondersi nelle terminazioni nervose dove possono restare silenti, senza dare alcuna manifestazione della loro presenza, anche per periodi molto lunghi. Purtroppo può capitare che l’infezione torni a mostrarsi in situazioni particolari, in conseguenza di un lavoro molto intenso, sia fisico che mentale, di una situazione di stress accentuato, di un’eccessiva esposizione solare, Meglio intervenire ai primi sintomi con prodotti adatti, capaci di limitare i danni labiale non va confuso con le afte, piccole bollicine assolutamente non contagiose che talvolta compaiono nella bocca o sopra e sotto la lingua a causa di altre problematiche non patologiche. a causa dell’assunzione prolungata di alcuni farmaci o di un’altra patologia o malattia infettiva. Anche alterazioni ormonali come quelle legate al ciclo mestruale o alla gravidanza possono risvegliare i virus “addormentati”. Le infezioni da herpes simplex possono manifestarsi quando il sistema immunitario si indebolisce, ed anche malattie autoimmuni e fattori genetici possono favorire la loro comparsa. L’herpes RIMEDI EFFICACI E RAPIDI Nonostante sia dimostrato che questo nemico rimane in agguato nel corpo per tutta la vita e che nemmeno un trattamento farmacologico è in grado di debellarlo definitivamente, alcuni rimedi permettono di intervenire ai primi segnali, limitando significativamente l’eruzione, donando sollievo dai sintomi e nascondendo le lesioni, minimizzandone la comparsa e favorendo una rapida guarigione. In particolare, esistono forme di trattamento che possono essere applicate direttamente con spatolette monouso, in modo da garantire il massimo dell’igiene, che formano una sorta di pellicola protettiva, allontanando non solo fastidio, bruciore e prurito, ma anche il rischio di un’eventuale contaminazione. In vista delle vacanze, se ne si soffre, meglio tenere queste soluzioni a portata di mano e soprattutto proteggere con cura le labbra, evitando di esporle al sole se non adoperando sempre stick o creme con fattori di protezione elevati. Così affascinanti ma delicate e vulnerabili: difenderle è un obbligo Attenzione ai fattori esterni e alle cattive abitudini P er avere delle labbra morbide e lisce e poterle mettere in risalto con il giusto make up, occorre tener conto della loro delicatezza e proteggerle con cura sia dagli agenti esterni che possono irritarle o causarne la disidratazione, con conseguente secchezza, come vento e sole, sia dalle cattive abitudini. Comune per esempio è il “vizio” di tormentarle con le dita o di mordicchiarle. All’azione meccanica dovuta allo sfregamento si aggiunge la capacità della lingua e della saliva di asportare il loro esile strato protettivo, favorendo l’insorgere di screpolature e taglietti e aprendo la strada alle infezioni. La pelle delle labbra è molto più sottile di quella di qualsiasi zona del corpo tanto che i vasi sanguigni sottostanti sono molto visibili: proprio alla presenza di questi vasi ematici si deve la loro colorazione rosata. Inoltre contiene un numero di melanociti assai inferiore ed è priva di ghiandole sudoripare o sebacee. Questo vuol dire che non ha molte possibilità di La loro cute è sottilissima e dunque è più soggetta a inconvenienti di vario tipo autodifesa e che è soggetta, più di tutte le altre zone, a inconvenienti dovuti per esempio all’esposizione solare, all’effetto del vento o, come si diceva, a gesti ripetitivi dannosi. Oltre a proteggerle sempre con trattamenti adeguati e ad usare cosmetici di buona qualità, privi di allergeni e ingredienti potenzialmente irritanti o allergizzanti e dotati di fattori di protezione solare, bisogna adottare comportamenti corretti: evitare di scottarle con bevande troppo calde, non assaggiare direttamente dal cucchiaio ciò che cuoce, non fumare, alimentarsi in modo sano e bere la giusta quantità di liquidi. Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 S P E C I A L E a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo 51 italia: 51575551575557 PERFETTE PER L’ESTATE Per poterli esibire con disinvoltura, i piedi devono avere una pelle liscia e senza screpolature È arrivato il momento di lasciarli liberi Ogni strategia va messa in atto per assicurare loro bellezza e benessere, scegliendo prodotti adatti e usandoli con costanza F inalmente si possono riporre le pesanti calzature invernali, i caldi calzerotti, le pantofole, gli stivali più o meno imbottiti e tirar fuori dall’armadio le scarpe estive: sandali intrecciati e dai tacchi alti per serate di ballo e divertimento, infradito e zoccoletti, eleganti o spiritosi per la vita da spiaggia, scarpine leggere per visitare bei posti e aperte, di ogni foggia e colore, per la vita di ogni giorno. Certo è che così le estremità sono sempre in primo piano, soprattutto se si pensa a quando si prende il sole sulla sdraio o in riva al mare e dunque è d’obbligo che siano sempre belle, ben curate e con talloni lisci e privi di screpolature. Per questo, così come si coccolano viso e corpo, si deve coccolare anche loro. Uno dei problemi più diffusi contro cui ci si trova a fare i conti è quello dei talloni screpolati. Si tratta di vere e proprie crepe che si formano a causa di pressione eccessiva e sfregamenti dovuti a calzature inappropriate e di una accentuata aridità della cute. I talloni screpolati non devono essere trascurati, e non solo per una questione estetica, ma anche perché le fessurazioni aperte a lungo andare possono peggiorare fino a sanguinare e possono infettarsi, creando dolore, difficoltà ad appoggiare correttamente il piede e di conseguenza difetti nella camminata con tutto ciò che ne consegue a carico di gambe e schiena. Ideali sono le creme altamente idratanti che si assorbono in fretta e non ungono IDRATARE, NUTRIRE, PROTEGGERE Bisogna innanzitutto, come sempre, prevenire, ed evitare che la pelle del piedi si inaridisca, utilizzando quotidianamente o anche più volte al giorno creme idratanti, emollienti e nutrienti (tanto più che le migliori non ungono e si assorbono facilmente). È opportuno non adoperare prodotti aggressivi, prediligendo detergenti delicati, al fine di non impoverire la naturale pellicola protettiva presente sulla superficie dell’epidermide, composta da NMF, componente idrofila, e da una frazione liposolubile data principalmente dal sebo, cosa che inevitabilmente porterebbe a secchezza e predisporrebbe alla formazione di screpolature. Sarebbe consigliabile indossare scarpe comode per ridurre sfregamenti e attriti e non portare troppo a lungo tacchi alti, ciabattine piatte e zoccoli: i continui traumi e le pressioni localizzate favoriscono un cattivo stato della pelle. Questo non vuol dire rinunciare ad essere alla moda; basta semplicemente cambiare le calzature alternandole e non costringere il piede a subirle magari per un’intera giornata o, ancora peggio, sempre. PIACEVOLI PASSEGGIATE Il piede si è trovato ad agire su superfici sempre meno ela- Piedi lisci, morbidi e idratati in soli 3 giorni Per avere piedi morbidi e idratati, l’ideale è ricorrere a Uraderm Balsamo Piedi Plus, una crema dalla texture morbida e piacevole che si assorbe rapidamente senza ungere. Penetra nei primi strati cutanei e ripristina il livello di idratazione ottimale, ripara i tessuti disidratati e restituisce alla pelle la sua naturale morbidezza dopo soli 3 giorni di trattamento. Ripristina e mantiene a lungo l’idratazione cutanea agendo su due fronti: aumenta i livelli di idratazione ottimali e riduce significativamente la perdita d’acqua transepidermica, uno dei principali fattori responsabili della disidratazione. Il merito della sua straordinaria efficacia va all’Urea Stabilizzata®, brevetto esclusivo di Planet Pharma, una molecola di sintesi dalla spiccata capacità di legare l’acqua e trattenerla nei tessuti. Grazie al processo di idrossietilazione cui viene sottoposta si emulsiona perfettamente agli altri ingredienti, conferendo al prodotto una stabilità senza precedenti. La concentrazione record al 25% gli permette di penetrare nello spessore cutaneo della pianta del piede, assicurando la massima efficacia. Uraderm Balsamo Piedi Plus ha una formula arricchita di principi attivi dalle proprietà idratanti, emollienti ed esfolianti: Acido glicolico, Acido ialuronico, Glicerina, Allantoina, Lanolina, Vitamina E ed una miscela di antiossidanti naturali. Clinicamente testato anche per contrastare l’anidrosi del piede diabetico, è altamente tollerabile anche dalle pelli delicate e sensibili, perché privo di profumo e sostanze allergizzanti come nichel, parabeni, petrolati e oli minerali. www.uraderm.com stiche e più dure che possono creare problemi di cedimento delle strutture preposte ad ammortizzare i carichi e le sollecitazioni della gravità: quindi, meglio non camminare a piedi nudi sui pavimenti di casa, ma farlo solo sull’erba o sulla sabbia della battigia, cosa assai gradevole per tutti. In tali condizioni il piede trova l’ideale adattamento alla sua morfologia nell’accogliente sagoma che si forma calpestando tali superfici morbide e cedevoli ed in questa condizione riceve stimoli sensoriali ideali e comple- Camminare a piedi nudi è salutare solo sulla sabbia del mare o sull’erba morbida ti per una perfetta regolazione dell’equilibrio e del passo, senza dolore e senza stanchezza. In casa meglio optare per calzature adatte, il più possibile flessibili, che allevino la fatica e non comprimano o costringano a posizioni innaturali. Sia che i talloni siano inariditi o no, è importante lavare i piedi con attenzione tutte le sere, asciugandoli meticolosamente e applicando una buona crema che li mantenga morbidi e idratati. Una volta alla settimana si può effettuare uno scrub delicato durante o dopo un pediluvio, o utilizzare la pietra pomice per levigare le parti ispessite: attenzione però a non agire con troppa energia, altrimenti si rischia di indebolire ulteriormente la cute. Se si decide di acquistare nuove scarpe, meglio farlo nel pomeriggio, perché sarà più facile valutarne la tolleranza sui piedi già af- faticati, provandole entrambe, alzandosi, facendo due passi e tenendole almeno 5-10 minuti. Scegliere correttamente le calzature giuste infatti è un atto di riguardo, non tanto al look, quanto alla salute delle estremità. E se stanno bene loro, è più facile star bene in generale. Un momento di totale, salutare relax Perché sia fatto a regola d’arte bastano pochi accorgimenti I l pediluvio è benefico perché ammorbidisce la pelle, favorisce la decontrutturazione e il defaticamento e dona un generale rilassamento, per questo si può fare anche tutti i giorni, facendolo durare dai 10 ai 20 minuti. L’acqua non deve essere troppo calda, per non creare scottature, e dovrebbe coprire anche le caviglie, consentendo di muovere i piedi. Si possono porre sul fondo delle pietre lisce e tondeggianti: appoggiarvi le piante dei piedi, esercitando diverse pressioni favorisce la circolazione. Cautela nell’aggiungere il sale grosso: se vi sono abrasioni o screpolature può scatenare bruciore e fastidio, invece il bicarbonato non ha controindicazioni. Esistono poi specifici sali balsamici, lenitivi e tonificanti che inoltre sono profumati e rendono il tutto ancora più gradevole. Dopo si può usare delicatamente la pietra pomice, uno scrub e infine effettuare un risciacquo con acqua tiepida. Successivamente vanno asciugati con cura per poi applicare una crema idratante e nutriente, approfittandone per un massaggio. Meglio non infilare subito calze e scarpe, ma, tempo permettendo, lasciarli liberi, magari sdraiandosi e tenendoli sollevati: si avrà così una sensazione di leggerezza impagabile, la stanchezza diminuirà e in più ci si sarà riposate. 52 Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Questa volta ci voleva un drive davvero speciale Federica!- Ma sei riuscita comunque a trascinarci nella contesa con il tuo coraggio, la tua forza, il tuo sorriso.- Siamo tutti con te indimenticabile ragazza nostra bellissima Federica Cerami Giulia, Giorgia e Matteo con Andrea, Fiora e Francesco, Faber e Anna con Lorenzo e Alessandro e i tuoi cugini e zii.- Il funerale sarà celebrato lunedì 2 giugno alle ore 14 nella chiesa di Civello - Villaguardia (CO). - Monticello, 31 maggio 2014. Gigi e Luisa Binaghi con Nicola, Luca e Manuela commossi piangono la scomparsa di Federica Restelli zia Fede buon viaggio!- Lu, Marti, Teté con Leo e Iaia. - Monticello, 31 maggio 2014. Partecipa al lutto: Anna Santambrogio. Cara - Milano, 31 maggio 2014. Vittorio, Maria, Stefano, Elena, Alessandro, Barbara partecipano al grande dolore della famiglia Cerami per la perdita dellamata Partecipano al lutto: Arrigo Perin. Alberto e Milena Guerrieri. Giuseppe e Giuseppina Lombardi. Federica Partecipano al lutto: Elena Quaglia Mondelli. Giffi Alberto Purisiol. Günther Schaefer, Mario Marchesi, Renato Zanfagna, Sergio Sala, Marco Rindi, Stefano Mondelli, Francesco Basani, ricorderanno sempre con grande affetto Fede bravissima mamma, eccezionale sportiva.- Ci hai lasciato negli anni più belli della tua vita, sarai sempre nei nostri pensieri.- Con tanto amore nonno Emilio e nonna Marisa. - Monticello, 31 maggio 2014. Fede ti abbiamo accompagnato nella tua ultima grande battaglia.- Tu ci chiamavi "i tuoi angeli custodi", ora il nostro angelo sei tu.- Ciao sorella!- Iaia, Marina e Maria. - Monticello, 31 maggio 2014. Cara Fede rimarrai sempre nei nostri cuori.- Marina, Federico, Niki, Giamma, Sofi e Angy. - Monticello, 31 maggio 2014. Ciao Fede ti portiamo nel cuore.- Marco, Maria, Seba, Ale e Lavi. - Monticello, 31 maggio 2014. Partecipano al lutto: Franco e Paola. Ciao Fede sei stata un raggio di sole nella nostra vita.Lamore sincero che ci hai regalato ci proteggerà per sempre.- Simo e Ale con Ricky, Davi e Chicca. - Milano, 31 maggio 2014. Federica - Cassina Rizzardi, 31 maggio 2014. Ciao Fede eri una persona speciale ed ognuno di noi è felice di aver diviso un pezzetto della sua vita con te.Consuelo, Eleonora, Marina, Nicole, Paola e Paola. - Milano, 31 maggio 2014. Lascia che il ricordo del tuo sorriso ci accompagni ogni giorno.- Ciao Fede Moi, Kiki con Mario, Maria, Valeria e Paolo. - Cassina Rizzardi, 31 maggio 2014. Gigi con Daniela e Francesco, Giovanni con Francesca e bambini, Danilo con Federica Elisa ed Edo si stringono ad Andrea, Giulia, Giorgia e Matteo e alla famiglia tutta per la perdita della cara Fede Federica Gianrenzo e Cristina con Barbara e Enrico, Sabrina e Alfredo, Giovanni e Mariasole partecipano commossi al grande dolore delle famiglie Cerami e Restelli per la scomparsa delladorata Federica - Milano, 31 maggio 2014. Bubi De Marchi ricorda con affetto Federica e partecipa al dolore della famiglia. - Milano, 31 maggio 2014. Fede un bacio grande, a presto.- Laura. - Siena, 31 maggio 2014. Ciao Fede non dimenticheremo mai il tuo sorriso, un bacio.Tino, Edo, Nadia, Alessandro. - Siena, 31 maggio 2014. Marva e Gustavo si stringono a Fiora, Francesco, Fabrizio, e tutta la famiglia per la scomparsa della cara Federica Sarai sempre nei nostri pensieri. - Milano, 31 maggio 2014. Ciao Ciao Federica il tuo dolce sorriso ci accompagnerà per sempre.Piero Anni Luca Monica. - Monticello, 31 maggio 2014. Fede vivrai per sempre nei nostri cuori.- Michele e Roberta. - Milano, 30 maggio 2014. Ugo, Deda e Livia Ruberti ricorderanno sempre Federica e abbracciano con grande affetto Giulia, Giorgia, Matteo e tutta la famiglia. - Cassina Rizzardi, 31 maggio 2014. La tua semplicità, il tuo sorriso, la tua gioia e la tua forza non svaniranno mai dai nostri ricordi.- Ciao dolce Federica Barbara e Alfredo con Edoardo e Andrea si uniscono commossi al dolore della famiglia. - Milano, 31 maggio 2014. Partecipano al lutto: Tina e Guido. Federica sono vicini ad Andrea, Giulia, Giorgia e Matteo. - Miami, 31 maggio 2014. Günther e Luciana con Caroline Luca e Bettina profondamente addolorati si stringono a Francesco Fiora Fabrizio Giulia Giorgia e Matteo nel loro grande dolore per la perdita di Federica - Monticello, 31 maggio 2014. Federica straordinaria combattente, sempre radiosa, generosa da amica come nella professione.- Abbracciamo forte i tuoi meravigliosi figli, belli e coraggiosi come te.- Marco Marina Alberica Sebastiano. - Milano, 31 maggio 2014. Federica Cerami Partecipano al lutto: Luciana Monti. Alda Fiorentino. Rosanna Michele Cerami. Nicoletta Cerami e famiglia. Linù Raffaella Federico Monga e famiglie. La famiglia Pons. Patrizia Giacosa Franco. Massimo Franco. Stefano, Alberta e Caterina. È mancato allaffetto dei suoi cari Giorgio Polo Ne danno il triste annuncio Andrea con Lavinia, Alessandro, Alice e Mari con Marco e Giorgia.Per i dettagli delle esequie contattare le onoranze funebri La Pace allo 02.23951034. - Milano, 31 maggio 2014. Carissimo Giorgio dopo una vita intera trascorsa fraternamente assieme, avremo sempre nel cuore il tuo ricordo sereno ed affettuoso.- Con immenso rimpianto preghiamo Nostro Signore affinché ti accolga nel suo abbraccio misericordioso.- Giulio, Federica e Simone, Simona e Stefano con Matteo e Davide. - Milano, 31 maggio 2014. Partecipano al lutto: Lele Anna Stefano Savina Colli-Lanzi e famiglia. Marco, Roberta Tovaglieri. Zio Giorgio Ciao Fede il tuo sorriso, la tua dolcezza e la tua allegria rimarranno sempre nei nostri cuori.- Carlotta e Massimo, Franco e Silvia, Stefano e Aurelia. - Milano, 31 maggio 2014. Ciao Fede resterai sempre nel nostro cuore.- Alessandro Sharon Francesco e Vittoria. - Milano, 31 maggio 2014. Diego, Daria Masi ed Ernesto di Sarro con le loro famiglie sono vicini con tanto affetto a Fiora, Francesco, Fabrizio e ricorderanno sempre la cara indimenticabile Federica - Milano, 31 maggio 2014. Martino e Silvia con Enrico e Pietro si stringono con molto affetto a Giulia, Giorgia e Matteo profondamente addolorati per la scomparsa della loro amata mamma Federica - Tradate, 31 maggio 2014. Ciao Federica il tuo sorriso lo avremo sempre con noi.- Grazie.Sibru. - Monza, 31 maggio 2014. Il Comprensorio Monticello partecipa con profondo e sentito cordoglio al dolore dei famigliari per la perdita della signora Federica Cerami mi mancherà il tuo affetto da "papà".- Riposa sereno accanto alla cara zia Gina.- Bibi con Roby e Jenny con Valerio. - Milano, 31 maggio 2014. Caro Giorgio Zizi e Bruno con Antonella, Alessandra, Elena e le famiglie ti abbracciano con affetto. - Milano, 31 maggio 2014. Con un abbraccio Vanni e Lella, con Chiara e Mattia, partecipano al dolore di Mari e Andrea per la perdita dellamatissimo papà Giorgio - Milano, 31 maggio 2014. Anna Giacosa - Robella, 31 maggio 2014. Carlo e Renata Viola con grande affetto sono vicini a Valerio, Augusto e a tutti i fratelli nel ricordo della loro mamma Anna Giacosa Gianmario Beretta gentile signora sempre presente nella vita di tutti. - Milano, 1 giugno 2014. Andrea, Anto, Marghe e Benny sono vicini con sentimento fraterno allamico Valerio e a tutti i suoi fratelli per la scomparsa della cara mamma sig.ra Annie Tettamanti - Milano, 30 maggio 2014. Federico e Federica abbracciano con tanto affetto Paola, Giovanna, Luciana e tutti i fratelli per la perdita delladorata mamma Anna Tettamanti Giacosa - Milano, 31 maggio 2014. Pino Cambareri e Laura Cerisara sono vicini a Stefano ed alla sua famiglia per la perdita della mamma Anna Giacosa - Milano, 31 maggio 2014. Crisanto Mandrioli con Dino, Eugenio e famiglie è affettuosamente vicino a Renato e a tutti i fratelli per la perdita dellamata mamma Annie Tettamanti Giacosa - Milano, 31 maggio 2014. Si è spento serenamente il nostro amato papà e nonno Alberto Sesler Lo annunciano con profondo dolore il figlio Renato con Ucci, le nipoti Paola con Carlo e Michela con Andrea.- Un particolare ringraziamento al dottor Gasparri per le amorevoli cure, alla cara Rayssa, ad Alberto, Flora, Fiorella, William e Julio per la loro affettuosa assistenza.- I funerali avranno luogo martedì 3 giugno alle 9.30 nella chiesa San Domenico.- La tumulazione avverrà nel cimitero Monumentale. - Legnano, 31 maggio 2014. Anna Tettamanti Giacosa Partecipano al lutto: Carolina e Giovanni Savino con i figli. Maurizio e Milde Torricelli. Federico e Maria Grazia Lang. Achille e Miki Locatelli. Le esequie si terranno martedì 3 giugno alle ore 14.30 nella chiesa parrocchiale di Sirtori.- La Santa Messa sarà preceduta dalla recita del Santo Rosario alle ore 14. - Sirtori, 28 maggio 2014. Vittore e Flavia Beretta con i figli Valeria, Lorenzo e famiglie; Marta Veroni vedova Beretta con i figli Maria Teresa, Mario, Alberto, Carla, Anna, Paola, Giorgio e famiglie sono vicini con la preghiera e laffetto a Lucia, Cesare, Silvia e famiglie per la scomparsa del carissimo cugino Gianmario Francesca, Giorgio, Vittoria, Lorenzo e Chiara ricordano con tanto affetto il loro nonnobis Alberto - Legnano, 31 maggio 2014. di Sandro e Valentina annunciano la scomparsa Martine Gevaert Merola Le esequie avranno luogo martedì 3 giugno 2014 alle ore 11 nella chiesa Santa Maria del Carmelo in Traspontina via della Conciliazione. - Roma, 1 giugno 2014. LIstituzione Culturale Don Carlo Gnocchi e la Fondazione il Cavallo Rosso ricordano con riconoscenza il Sindaco Dante Oreste Orsenigo che con intelligente lungimiranza tanto collaborò alla nascita e alla crescita del Liceo Don Gnocchi. - Carate Brianza, 31 maggio 2014. vero esempio del "fare". - Barzanò, 31 maggio 2014. 1 giugno 2009 - 1 giugno 2014 In ricordo dell Partecipano al lutto: Evelina e Gabriele Bonzagni. Maria Rosa e Luigino Mariani. Avvocato Uberto Rivarola di Roccella Coraggiosa e battagliera Nicole Dacos si è spenta, liberata.- Lo annunciano stretti in un grande abbraccio le figlie Sofia e Carla, con Carlo e Jonathan e i piccoli Ettore, Zeno e Milo.- Il saluto degli amici si terrà il 3 giugno alle 12 presso lAcademia Belgica a Roma. - Roma, 29 maggio 2014. Il Presidente, il Consiglio Direttivo e tutti gli associati di Associazione Imprenditori Nord Milano partecipano commossi al dolore della famiglia per la scomparsa dellindimenticabile fondatore Diego Cotti - Sesto San Giovanni, 30 maggio 2014. Ciao papà sono passati cinque anni da quando ci hai lasciato.- I tuoi ragazzi ti ricordano insieme alla mamma che ti ha raggiunto per non lasciarti solo.- Con tutto lamore e la riconoscenza del mondo.- Guido Stefano Carlo. - Milano, 1 giugno 2014. la Si ricorda nel secondo anniversario della morte sig.ra Silvana Grani per loccasione si terrà una Messa in suffragio presso la parrocchia SS. Redentore via Palestrina, Milano il giorno 3 giugno 2014 ore 9.30.- Ne da notizia il fratello Roberto. - Milano, 1 giugno 2014. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano Giorgio Daniele, Roberta e Sara annunciano con grandissimo dolore la scomparsa dellamatissima mamma e nonna Irene (Rena) Kanaki I funerali si svolgeranno martedì 3 giugno alle ore 14.45 presso la chiesa greco ortodossa in piazza Borromeo 6 Milano. - Milano, 1 giugno 2014. Fede Federica Mario e Beatrice abbracciano Giovanna e la famiglia tutta nel ricordo della mamma grande amico.- Giuliano e famiglia. - Cologno Monzese, 31 maggio 2014. Federica mi manchi tanto.- Marco Vercelloni. - Cassina Rizzardi, 30 maggio 2014. - Milano, 31 maggio 2014. La moglie Lucia, i figli Cesare e Silvia con le rispettive famiglie, il fratello Paolo, la sorella Rosella, unitamente a tutti i parenti, annunciano la perdita del loro caro Giorgio Costantino e Patrizia con infinita tristezza, insieme a Carlantonio e Margherita piangono la prematura scomparsa della cara Partecipa al lutto: Maria Grazia Dassereto. Anna Giacosa - Milano, 30 maggio 2014. Annie Giacosa Ciao - Milano, 30 maggio 2014. - Cassina Rizzardi, 30 maggio 2014. - Milano, 1 giugno 2014. Massimo e Anna abbracciano con grande affetto Paola, Giovanna e famiglia per la perdita della cara mamma Sara e Massimo sono vicini con tanto affetto ai carissimi amici Renato e Maria Rosaria e ai loro figli per la perdita della cara mamma e nonna - Milano, 31 maggio 2014. Il Presidente Marco Polli, il Consiglio Direttivo, il Collegio dei Revisori, la Commissione Sportiva, i soci tutti e i dipendenti del Golf Club Monticello si uniscono con profondo e sentito cordoglio al dolore della famiglia per la scomparsa dellamica e sono vicini ad Andrea e famiglia, abbracciando forte forte Giulia, Giorgia e Matteo. - Milano, 31 maggio 2014. Anna Giacosa Annie Elio e Lilli con Giorgio Muriel, Paolo Daniela si stringono con affetto a Daniele, Roberta e Sara, per limprovvisa scomparsa della mamma Partecipa al lutto: Lia con affetto. Nicoletta Lanza e Miki Solbiati sono vicine ad Augusto in questo triste momento per la scomparsa della sua cara mamma e con Chicco e Daniela abbraccia la sua grande famiglia. - Ganna, 30 maggio 2014. Partecipano al lutto: Francesco e Umberto Bandiera. Michele Berardi. I dipendenti del Comprensorio Monticello. Federica Annie Giacosa - Milano, 31 maggio 2014. Enrico e Maria Donvito piangono lamico fraterno - Cassina Rizzardi, 30 maggio 2014. la tua intelligenza, la tua forza e il tuo sorriso ci resteranno sempre nel cuore.- Gianni e Beatrice. - Cassina Rizzardi, 30 maggio 2014. Anna Maria Valtolina, Federica, Elisa e Giacomo sono affettuosamente vicini a Giovanna, Carlo e Piero e si uniscono al dolore di tutti i fratelli Giacosa per la perdita della loro adorata mamma Anna con profondo dolore piange lamica Partecipano al lutto: Lia, Sandro Hassan. - Cassina Rizzardi, 31 maggio 2014. da oggi sarai il nostro angelo nel cielo.- Ci mancherai tanto.- Ti vogliamo bene Alessia, Alessandro, Patrizia e Mattia, Nicolò, Tommaso e Federico. - Milano, 31 maggio 2014. Ciao Fede ci mancherai.- Kirsten, Andrea, Elisabeth e Stéphanie Pirotta. - Cassina Rizzardi, 30 maggio 2014. Carlo e Alma costernati per la perdita di Ciao Federica e sono vicini ad Andrea e ai suoi ragazzi. - Monticello di Cassina Rizzardi, 1 giugno 2014. - Cassina Rizzardi, 31 maggio 2014. Ciao Carlantonio e Giancarla costernati si uniscono al grande dolore delle famiglie per la prematura perdita di Rena Partecipano al lutto: Franca Corinaldesi. Marina, Roberto, Franco, Silvia Hassan e famiglie. Elsa, Claude, Robert e Anny partecipano con affetto al dolore di Daniele e Roberta per la perdita della cara mamma Rena - Milano, 1 giugno 2014. SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it - e-mail: [email protected] SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Corriere della Sera Gazzetta dello Sport PER PAROLA: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: [email protected] Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”). Conformemente all’impegno e alla cura che la nostra società dedica alla tutela dei dati personali, La informiamo sulle modalità, finalità e ambito di comunicazione e diffusione dei Suoi dati personali e sui Suoi diritti, in conformità all’art. 13 del D. Lgs. 196/2003. Per permetterle di usufruire dei servizi offerti da RCS MediaGroup S.p.A., la stessa deve trattare alcuni Suoi dati. I dati personali che Lei fornirà al Titolare, verranno registrati e conservati su supporti elettronici protetti e trattati con adeguate misure di sicurezza. I dati saranno trattati da RCS MediaGroup S.p.A. esclusivamente con modalità e procedure necessarie per fornirLe il servizio da Lei richiesto. I dati non saranno diffusi ma potranno essere comunicati, sempre per la predetta finalità, a RCS MediaGroup S.p.A., oltre che a società che svolgono per nostro conto compiti di natura tecnica od organizzativa strumentali alla fornitura del servizio richiesto, e che sono stati nominati Responsabili del Trattamento. Lei ha diritto di conoscere, in ogni momento, quali sono i Suoi dati e come essi sono utilizzati. Ha anche il diritto di farli aggiornare, integrare, rettificare o cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento. Ricordiamo che questi diritti sono previsti dal Art.7 del D. Lgs 196/2003. Per ogni informazione riguardo ai diritti può rivolgersi, a tal fine, al Responsabile del trattamento dei dati personali di RCS MediaGroup S.p.A. scrivendo allo stesso c/o RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano. Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 53 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 8* 8=* 8=87 8*= 77 8=83 74 8=7 73 8*= 8 8*=* 8 8=* 78 8=* 7 8=( -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" $ $'16$%$6 +$: $0)10$66 19%% +'$1)% )' '9$ %)%$ 0);1$ 19 %+$ 0%+$ 19% '60)#9 ++''$') 6&+) 1$966) &+$&'6 1)% $6) %60);, 0 $'$<$) 166$&' 0);1$ 6&+)0%$ 1$ $'6'1$$"0'') % )02 +$: '9$ %)%$ +$) '" 19%%/160&) 9 60 16 $$%$ %0$ 9 9 %$ %%) %60);, 01) &6 166$&' ')0 $91 $'16$%$6 % )0 %)%&'6 % '60) %%) %) % 9, ,+5"$ %*(..( -" (2&: *($" 2&:-( $"-" )16 )0$') '); )%) ' )& &+)11) , %0$ 6'$ $%') 0'6) '<$ 0$16 $0'< 09 $ ')' .-9$% +)%$ 0$ )6'< 6 $-%( %0&) % "0) %$0$ 90 $ %$ )% 9;)%) )+06) $) $ );1$ &+)0%$ ; %8 )06) )06 )%6) )06 %&) ')' )16 0$ )%) ' )%<') 01$ %$0$ ) )3 )0 ) ); ) ) ) )/ 44 4) 4 4) 4 0') $) $ ' )3 ) ) ) )/ ) ) 4 4 )0 43 4; 4; 9;)%)1) .-9$% 11$' $%') +)%$ %$ %0&) &+)0% %"& %8 ' )0 ) ) )0 ) ) ) 44 4 44 44 43 4 )+06) 6 2 5 6 1 2 9 1 2 7 8 6 Puzzles by Pappocom 5 3 6 9 5 3 9 Altri giochi su www.corriere.it %"& %8 ) )3 )3 ) ) ) 4) ) )' 4) ) 4 4; );1$ )& )0$') 0'6) 0$16 $' '<$ 0)' %"& %8 4 5 8 7 1 8 2 4 7 5 3 6 9 9 3 4 8 1 6 5 7 2 6 7 5 9 2 3 1 4 8 2 4 7 1 3 8 6 9 5 8 5 1 6 4 9 2 3 7 3 6 9 2 5 7 8 1 4 7 1 8 5 6 4 9 2 3 4 9 6 3 8 2 7 5 1 -$"&( %.2-% "6 -.6" - (&- 5$"&( "&& $-( -"" "$&( &#- 5-.2 (% -$$(& -" ".(& "-& 5&"." $-" 2& )4 ) ); )3 )) ) )3 4; ) 44 44 4) 4) 44 $!" !&!" &#(# 9&9 5 2 3 7 9 1 4 8 6 Estrazioni di sabato 31 maggio BARI CAGLIARI FIRENZE GENOVA MILANO NAPOLI PALERMO ROMA TORINO VENEZIA NAZIONALE 28 76 14 6 67 87 86 68 17 32 86 15 38 43 69 49 52 66 34 5 8 60 61 78 72 36 79 83 83 1 81 7 20 18 70 7 40 69 19 27 59 37 22 61 29 55 2 49 75 31 26 3 63 19 31 &2"( 7 (-# "( &"-( 5&(. 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((2 5$ !"&( Giochi e pronostici Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 LA SOLUZIONE DI IERI 1 7 0& 09 $ 10 $1 )6'< , %0$ $&$'$ ; Sudoku Diabolico 4 2(($% (*&!& $66) %8 &+)11) 6'$ 0)6)' 9') $0'< '); &+0$ )11) %"& $."&#" .$( "%5-( %"& )% $ $0)%<$)' )'6$'9 &'6'01$ +$966)16) $'16$% 19 9)' +06 %%/16 90)+ 19%% 0 $)'$ %+$' %)%&'6 '" 19% $600') '60% )' +$) 0);1$ 0-9'6$ $' -9%" 1) )06$ 19%% 0 $)'$ $ )0 16 19%% 0 %'$" 19 -9%% $'6)0') % 0 0), )00'6$ 9&$ 6%'6$" 0 $9' )') $% ') '$6) )' %60 +$) 6&+) &$ %$)0 19% 016) $ 166)0$, Brennero pranzi, biglietti per Sanremo» 1 «Fiori, Scajola ossessionato da lady Matacena Raddoppiano le tasse sui passaporti. 80 euro alle 2 famiglie monoreddito e con 3 figli, no del Tesoro il «papello» di Scajola : «I consigli a 3 Ecco Matacena per l’asilo in Libano» Schumacher adesso pesa solo 53 kg: «Ha 4 perso 20 chili dal giorno dell’incidente» bimbo scarabocchia il passaporto 5 Sudcorea: del papà. Che non può tornare a casa Incidente da comica Il conducente non frena in tempo, due auto incastrate al casello di Vipiteno: le foto. Salute L’Hiv e i giovani Indagine fra gli adolescenti: uno su tre crede che il virus sia trasmesso dalle zanzare. Mondiale Test Italia L’amichevole degli azzurri contro l’Irlanda: la partita, le foto, le scelte del ct e i vostri commenti. 54 Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER DISTRARSI PER CAPIRE Clerici sul palco dell’Arena Pende incontra Shalabayeva Il duetto tra Anastacia e i tenorini del Volo, con un tributo a Elvis Presley («O sole mio» e «Io che non vivo senza te»), è solo uno dei momenti dello spettacolo di stasera in diretta dall’Arena di Verona, condotto ancora una volta da Antonella Clerici ( foto). Sul palco anche Massimo Ranieri e le interpretazioni di «Jesus Christ Superstar» con il leggendario Ted Neeley e di «Notre Dame de Paris» con Riccardo Cocciante, accompagnati dall’orchestra, il coro e il corpo di ballo dell’Arena di Verona. Una intervista esclusiva, forte, quella che Stella Pende ha realizzato con Alma Shalabayeva che accusa: «Ritengo il ministero dell’Interno responsabile della mia espulsione». La moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, sui motivi dell’arresto del marito, dice: «Il dittatore ha amici potenti. Mio marito ideologicamente ed economicamente ha sponsorizzato l’opposizione, attivisti civili e media indipendenti. E per questo il regime kazako, il regime di Nazarbayev, vuole distruggerlo». Arena di Verona 2014 Rai1, ore 21.20 Confessione reporter Italia 1, ore 23.35 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ >>ix Ì>>£ >Ç /Û À>°Ì À>°Ì À>°Ì i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ È°Îä 1 "// ° 6>ÀiÌD £ä°ää " /1" " ° VÕiÌ>À £ä°Îä -1 ° ÌÌÕ>ÌD £ä°xx - / -- //, "° ,i}i £Ó°ää , / , "° ,i}i £Ó°Óä 6,° V° £Î°Îä /", ° £{°ää ° ->« "«iÀ> £x°xä " °°°½, ° 6>ÀiÌD £È°Îä / £° £È°Îx " °°° " ° 6>ÀiÌD £Ç°{x ** , - " " /, "1 / , "6 /"° ,i}i £n°Óä ,<" / ° 6>ÀiÌD Óä°ää /", ° Óä°Îx , / -*",/ -, Óä°{ä / / / 66 /° 6`ivÀ>iÌ Ó£°Óä , 6," Óä£{° " -*// "" -/ *, <,° 6>ÀiÌD° `ÕVi Ìi> iÀV° i «À}À°\ /}£ Èä ÃiV` £ä°Îä ," ° ÌÌÕ>ÌD ££°Îä <<"", " ° 6>ÀiÌD £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä / Ó "/",° ÌÌ° £Î°{x ,/ 1° / ÀiÀ] >>`>] Óää®° /ÀÃÌ> ÕLð >>`À> iv] `ÀiÜ 7° 7>iÀ £x°£x -+1, " -/ 1 -6/ /,-° *âiÃV] iÀ>>] Óä£Î®° V >i Ài`° À ->`iÀ £È°{x "--," ,<"° /iiv £Ç°{x / Ó °°-° /" Ó° £Ç°xä 1 1 ° âi] iÀ>>] Ó䣣®° - 8° ,ÃÌ° >Õ`> iÀÃV i °xä 1 , 1",° À>°] 1Ã>] £Çή° LiÀÌ >Ìið ,LiÀÌ 7>}iÀ° ££°äx / ,° ÌÌ° ££°Îä /, ," 1,"*° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää / ΰ £Ó°Óx /, /,, "° ,i«ÀÌ>}i £Ó°xx ," ½/ Óä£{\ Và £Î°£ä - ", 7-/° /iiv £{°ää / ," ° /"° £{°£x / ΰ £{°Îä £ÉÓ ",° ÌÌ° £x°ää /Î °°-° £x°äx ," ½/ Óä£{\ Và ÀiÌÌ>® £n°£ä -+1, -* 6 ° /iiv £n°xx /" ΰ £°ää / ΰ £°Îä / ," ° /"° Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°Óä "*" - ° ÌÌ° Ç°äx / { / 7-° Ç°xx <",,"° /iiv n°Óx " " -",-"° VÕiÌ>À °Óx /° VÕiÌ>À £ä°ää - / --° ,i}i £ä°xä * / ,° ÌÌÕ>ÌD ££°Îä / { /"°/ £Ó°ää * / ,° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää , // -½/ ° ÌÌ° £Î°xx " 66 /1,° ÌÌÕ>ÌD £{°{x , "," ½//",\ " ,° 6>ÀiÌD £È°äx ½ " - ",° °] Ì>>] £È®° ,i}> ` Õ} >}° >Õ`> >À`>i £n°xx / { /"°/ £°Îx -,/"° /iiÛi> n°{x / "° n°xä ," /, " -*,/"° ÌÌÕ>ÌD £ä°äx 1 ",° 6>ÀiÌD £ä°{x 6/ ,° VÕiÌ>À £Ó°ää 6,° ÌÌ° £Î°ää / x° i «À}À°\ iÌi°Ì £Î°{ä ½, "° ÌÌÕ>ÌD £{°ää 1,", 6 /" -*, <° ÃiÀi £x°Îä 1,",] 6 /" -*, < °°° ÌÌÕ>ÌD £x°xä , " /--", 1 6/ *, ° À>>ÌV] Ì>>] ÓääÇ®° >ÕV> >À> />Û>Ài° *>> ÀÌiià £n°xä 6 / 1 /,"t +Õâ° `ÕVi iÀÀÞ -VÌÌ °xä ,9-/" /,< ] - ", - ° ÛÛ°] L] £n{®° Õ} Õ`ð ÀÃÌ« iÀ >LiÀÌ £Ó°Óx -/1" *,/"° i «À}À°\ iÌi°Ì £Î°ää -*",/ -/° £Î°{ä -/ -- *1,° À>°] 1Ã>] £È®° ivv iViÀ° 7> ° *iÌiÀÃi £È°xä 1, 7° 6>ÀiÌD £Ç°Îx 6 -/,° 6>ÀiÌD £n°Îä -/1" *,/"° i «À}À°\ iÌi°Ì £°ää ,-,6° i`>] 1Ã>] Óäää®° Ü>À` iÕÌV ° i>Õ ,iiÛiÃ] ii >V> Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x ½, /, ,"° ÌÌÕ>ÌD ££°ää ,-" "° ÌÌÕ>ÌD £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä " "**" "° >] 1Ã>] Óääx®° >ià ° ÌiÀ° i> / «Ã £È°Îä ,, -/," * " -* <° >] 1Ã>] ÓääÈ®° >Û` -° >Ãà -À° ii >ÀÌ £n°£ä ½-*//", , 9° /iiv Óä°ää / Ç° >Ç°Ì £°Îx "--," ,8° /iiv° /L>à ÀiÌÌ Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°äx 7 6ä° /iiv° iÝ "½Õ} ÓÓ°{ä -/, - < ,"° /iiv Ó£°äx 1,, ," ½ " <° À>>ÌV] 1Ã>] £®° À> iÜð iâi 7>à }Ì] 6ViÕà ,i - >] iLÀ> >À> 1}iÀ° Óä°Îä /*-/ ½",° ->« "«iÀ> Ó£°£x ,7 --" /"° / ÀiÀ] ÕÃÌÀ>> É1Ã>] ÓääÈ®° ,i}> ` ,V >À` VÀ>i° >ÀÀà À`] *>Õ iÌÌ>Þ Óä°ää / x° i «À}À°\ iÌi°Ì Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD Ó£°£ä -,/"° /iiÛi>° i}> Ì>iÀ] iÝ >`i>] >À> Õâ>à ÓΰÎä 8-/9° ÌÌÕ>ÌD Ó£°Îä /"7, -/ "*" /" 6"° âi] 1Ã>] Ó䣣®° ,i}> ` ÀiÌÌ ,>ÌiÀ° ``i ÕÀ« Þ] i -ÌiÀ] >ÃiÞ vviV° i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°Ì Ó£°£ä , ° V°] L] ÓääÈ®° ,i}> ` V >i «Ìi`° >L >>Û>À] - >À> Óΰ£x *, -*, *" / 6- , £nÓ° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> Óΰxä -* /£° ÌÌ° ä°xx / £ "//° /*" ° £°Óx 1 ," - ,//", /6° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÎä " -*",/6 -//° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ>° `ÕVi >Û`i >L>Ìi ä°Îx / Ó ÓΰÎx / ΰ Óΰ{x / ," ° Óΰxä " 6,- / / ° 6>ÀiÌD ä°xä / Î ÓΰÓx -/6 ,{° ÓΰÎä ½66" /" 6""° / ÀiÀ] 1Ã>] £Ç®° />ÞÀ >VvÀ`° *>V ä°Îä / x "//° i «À}À>>\ ,>ÃÃi}> ÃÌ>«> £°ää **,-- -*, /° 6>ÀiÌD /"°/° ÓΰÎx " --" ,*",/,° ÌÌÕ>ÌD £°ää ,// -1*,,/° 6>ÀiÌD° `ÕVi *iÀ >LÀiÌÌ £°£x / Ç -*",/° £°Îä "6 -° Ì° £°Îx " --" 1 / *, ""-° / ÀiÀ] ÓääÓ® ,>{ ,>x ,> -ÌÀ> ,> Õ« ÌÛ°Ì £Ç°Óä "* "° 6>ÀiÌD £n°£ä / 8 79¶ ,/", " -¶ 6>ÀiÌD £n°Îx / 8 79¶ ,/", " -¶ 6>ÀiÌD £°£ä 6 66, ° 6>ÀiÌD Óä°£ä 8 " / \ ,6 / 8° 6>ÀiÌD Óä°Îx 8 " / \ ,6 / 8° 6>ÀiÌD Ó£°£ä ,/ *, *° ÓΰÓä /-/" ° -iÀi £°£ä /-\ - //½ -iÀi ii>Þ /6 £È°xx 9 /° £Ç°ää 9 /-° ÕÃV>i £n°ää " " "° VÕiÌ>À £n°xx 9 /° £°ää 5 Èä - " ° 6>ÀiÌD Óä°ää *- -/ Ó° VÕ,i>ÌÞ Óä°Îä ,"" -/ " ° 6>ÀiÌD Ó£°ää 9 / ,8° 6>ÀiÌD ÓÓ°Îä 7, Ó° /iiv "*1/ Film e programmi Denzel Washington Eddie Murphy star del pugilato e il piano di Ben Stiller À>°Ì Denzel Washington (foto) è Rubin Carter, detto «Hurricane», campione di pugilato accusato di aver ucciso tre persone. Condannato all’ergastolo, poi il caso venne riaperto. Hurricane Rai3, ore 21.05 I dipendenti di una grande azienda Usa vengono truffati dal datore di lavoro. Rapineranno l’azienda, guidati un manager e da un ex detenuto (Ben Stiller ed Eddie Murphy, foto). Tower Heist - Colpo ad alto livello; Italia 1, ore 21.30 Amadeus e la sfida della lingua italiana Il compleanno della rete che indaga Torna il tv game e quest’anno sarà Amadeus a condurre le due squadre nella sfida sulla padronanza della lingua italiana. I campioni della scorsa edizione sfidano un nuovo trio. Reazione a catena Rai1, ore 18.20 La rete festeggia il suo primo compleanno con i pilot delle serie di culto: «Colombo», «Sherlock», «The Mentalist», «Suits», «Hannibal» e i primi due episodi di «Bones - 8». Speciale Pilot Top Crime, dalle 8.15 È°Îä 1- ° ÌÌÕ>ÌD È°xä 1//""9° VÕiÌ>À Ç°Óä - /1,9° -iÀi n°äx - /1,9° -iÀi n°xä 9" ° -iÀi °Îx 9" ° -iÀi £ä°Óä " /", 7"° -iÀi ££°äx " /", 7"° -iÀi £Ó°Óä 9",-° £{°ää ½1""° £È°ää 1//""9° VÕiÌ>À £È°Îä *-° -iÀi £Ç°£x *-° -iÀi £n°ää , 7- ", "° £n°äx 6 ° -iÀi £n°xä 6 ° -iÀi £°Îx "-/ 7-*,,° -iÀi Óä°Óä "-/ 7-*,,° -iÀi Ó£°£ä ,* *,//° Óΰää -/,° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÓx **1 / /" ° ÌÌÕ>ÌD À>°Ì £n°{x */,1-° ÕÃV> £°{x , "° VÕiÌ>À Óä°{ä °" /" "6° VÕiÌ>À Ó£°£x 6 6"/° VÕiÌ>À ÓÓ°£x "" /"1, ,/° ÌÌÕ>ÌD Óΰ£ä ",*" -/° £°ää £Î£{ä° VÕiÌ £°Îä - ,//", *, 1 "° VÕiÌ Óä°ää /" 1 " "° VÕiÌ Óä°Îä /*" -/",° VÕiÌ Ó£°£x " -/",° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £{°Îx 1 -" "- <° -iÀi £È°Óx /1// *<< *, ",° -iÀi £Ç°Îä , 7- ", "° £Ç°Îx - ,",° £°£x 1", --° -iÀi Óä°äx 1", --° -iÀi Ó£°£ä 6" - 1- 5° Óΰää /1// 1- 1",° À>°Ì À>°Ì £Ç°{ä , 7- ", "° £Ç°{x 7 E /° £°Óx /"/' , ,"° Ó£°£x - " +1-//",° ÓΰÎx ",7 *, *," , ° -iÀi À>°Ì ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` `>Ý°Ì V>ÃÃ°Ì >Ç°Ì £°äx "1- " 1-° /iiv £°Îä 7 8 1 -,/" , " *,1/"° Ó£°ää 7 8 1° >ÀÌ Ó£°Óx 7 8 1° >ÀÌ ÓÓ°£x 1 1 * ° >ÀÌ ÓÓ°{ä 1 1 * ° >ÀÌ Óä°{ä /" -*"- , -° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä *,"*"- * ,\ *,"*"-/ *,//° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°£ä <" --" -*"-° ÌÌÕ>ÌD Óΰäx "-/," * "" , ",° ÌÌÕ>ÌD n°Îä / " 6 <° ÌÌ° °xx 7E",,° /iiv £Ó°Îä -/", , ° ÌÌÕ>ÌD £È°£ä --,° ÌÌÕ>ÌD £Ç°{ä , ," 7-/° Ó£°ää ,1,° £°xx /8- /,< ° ÌÌÕ>ÌD Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Óä°{x " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä , /1// "-/° V° Ó£°Îx , /1// "-/° VÕiÌ>À £°ää "" ° ÌÌÕ>ÌD £°£x 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä ,"<< *- ,6° 6>ÀiÌD ÓÓ°Îä " * -, ° /iiv ä°Îä " /" -*"-° VÕ,i>ÌÞ ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì Óä°äx ,/" " < " ½","° >ÀÌ Óä°£ä *** *° >ÀÌ Óä°£x *** *° >ÀÌ Óä°Óä *** *° >ÀÌ Óä°Óx *** *° >ÀÌ Óä°Îä *** *° >ÀÌ Óä°Îx *** *° >ÀÌ Óä°{ä *** *° >ÀÌ Óä°{x *** *° >ÀÌ Àði`>ÃiÌ°Ì £Ç°äÇ *,"-- ,/\ *,-"° £°äÈ , *, -*,° Ó£°ä{ 6 9 ,-/ , " ° ÓÓ°xä 9/ -° ä°{ 7-° ViÌÛ°Ì i`>ÃiÌ°Ì £Ç°Îx -+1, {° £°{x , 1"° VÕiÌ>À Óä°£x , ° 6>ÀiÌD Óä°{ä , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä / 1 / --" *, ° ÓΰÓx "/"Ó ,\ * Ì>>° ÌVVà £°äx "* -* ° -iÀi £°£ä ,/° Ó£°£ä -/,& -/ ° Óΰää *½ /1 ° /iiv Óΰxx /,1 "t 6>ÀiÌD ä°Óx /,1 "t 6>ÀiÌD ä°xx -° ÌÛÓäää°Ì £°äx *-- - <"° ÌÌÕ>ÌD £°xä " ° ÌÌÕ>ÌD £°xx -/", "1,-° ÌÌÕ>ÌD Óä°ää ,"-," "1,-° ,i}i Óä°Îä - / ½ ,/° ÌÌÕ>ÌD Ó£°ää +1" 6-¶ Corriere della Sera Domenica 1 Giugno 2014 55 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Storia autobiografica per Charlize Theron Charlize Theron (foto con Nick Stahl) recita e produce. La storia dell’assassinio di un padre violento ha per lei echi biografici: qui l’uomo è Dennis Hopper, nella realtà era il padre ucciso dalla madre. Sleepwalking Sky Hits, ore 21.10 Enrico Brignano fugge a Cuba -Þ i> La televisione in numeri -«ÀÌ £{°ää - ""9"" *,/ , -VLÞ i > ÃÕ> L>`> v> Õ> VÀViÀ> Õ `i Õ} «Ù ÃÌiÀà `i *>iÌ>\ ÌÀ>} `ii iÀÕ`>° >âi° >ÀÌ iÌÜÀ £È°ää , /,, -6 Õëի«Þ] Ãi >] ÛÛi V «>«D 7 V`â «ÀiV>Ài i à >««ÀiÃÌ> >` >vvÀÌ>Ài V>Ì>ÃÌÀv >ÌÕÀ> i > «iÀ`Ì> `i }iÌÀi° -Þ i> ÕÌ £Ç°{ä +1 //" /, " /" i Ã`>Ì >iÀV> à >vv>V> > «>ÀÌ}> vÀ>Við ` }ÕiÀÀ> >««Àiââ>Ì `> +° />À>Ì° -Þ i> >ÃÃVà £°ää 1 " -,," /1//", 1 «âÌÌ ° ÕÀ« Þ® ` -> À>VÃV `iÛi ÌiiÀi > L>`> Õ >ÃÃ>Ãà «ÃV«>ÌV° -Þ i> >Ý £°Óä *-/", ° >À`Ì i ° >À`>i ÛÛ i ÜiÃÌ i `iÛ viÀ>Ài Õ> L>`> ` «ÃÌiÀi° -Þ i> >ÃÃVà ӣ°ää , ", 1 `ÕÃÌÀ>i ` «ÀÛV> ° ° -VÌÌ® ViÀV> > v}>] vÌ> i½>LiÌi `ii «ÀÃÌÌÕÌi° *° -V À>`iÀ] ÃVii}}>ÌÕÀi ` º/>Ý ÀÛiÀ»° -Þ i> >ÃÃVà 7 -/,/ ° Õ}>Ã] `ÀiÌÌ `> "° -Ìi i £nÇ] ÌiÀ«ÀiÌ> > «>ÀÌi `i ëÀi}Õ`V>Ì >vv>ÀÃÌ> ` 7> -ÌÀiiÌ i° -Þ i> ÕÌ -6 / -/ Ài ÌiÀVÕÌÕÀ>i > ÀÌ ` « «° } ÌÛ Ûi Ü>À` µÕi ÌÀ> ° -Ìià i -° *>ÌÀV / >à m ÃÌ>Ì }Õ`V>Ì }À L>V° -Þ i> >Þ ääÇ " " 1", ` `iÛi Ûi`iÀÃi> V Õ >}>Ìi i`ÌÀ>i «ÀÌ > v>À ÃV««>Ài > ÌiÀâ> }ÕiÀÀ> `>i° > ÃÀ> V>``>Ì> > `i Li° -Þ i> >Ý *,"*"-/ / *iÀ Õ i ` `>À] Õ> `> ° Ài® ëÃ>Ì> >VViÌÌ> ` ÌÀ>ÃVÀÀiÀi Õ> ÌÌi ` ÃiÃà V Õ ÃVÃVÕÌ ,° ,i`vÀ`®° -Þ i> *>Ãà ӣ°£ä -*7 > ÃÌÀ> ` Õ> v>}> `Ã>}>Ì> i `ÃvÕâ>i i> «ÀÛV> >iÀV>>° > «iV> m ÌiÀ«ÀiÌ>Ì> i «À`ÌÌ> `> ° / iÀ° -Þ i> Ìà ÓÓ°xx 1 ½*,"66-" 1 Õ >ÀÀÛ> > à }iià «iÀ vÕiÀ>i `i «>`Ài i ÃV«Ài ` >ÛiÀi Õ> ÃÀi> >VÃÌ> ` VÕ }À>Û> ½iÃÃÌiâ>° -Þ i> Ìà Óΰää , "" 1 "// 6, " ½Àv> >à Ûii VÀiÃVÕÌ `>} >LÌ>Ì `i Û>}} i «>ÃÃ> } >Ì>i Õ> V>Ã> `ÛiÀÃ>° +Õ>` m ëÌi `i v>i}>i°°° -Þ i> >Þ Óΰäx / -/ 1½>}iÌi ` «â> > V«Ì ` vÌÀ>ÀÃ Õ }ÀÕ«« ` iVÌiÀÀÀÃÌ V >>Ì / i >ÃÌ V>«Ì>>Ì `> Õ V>ÀÃ>ÌV i>`iÀ° -Þ i> £ Óΰ£ä / " , / /1// ,"" Ì>] >ÕÌÃÌ> ` V>ÀÀ vÕiLÀ] à ÌÀÛ> VÛÌ Õ> ÃÌiÀÃ> «>ÀÌÌ> ` «iÀ V i V>LiÀD «iÀ Ãi«Ài > ÃÕ> ÛÌ>° -Þ i> ÕÌ ä°Óx -9 Ó , 1 i `Õi Ì>ÀÌ>ÀÕ} i >Ài ->Þ i ,>Þ Ûi} V>ÌÌÕÀ>Ìi i ÌÀ>ëÀÌ>Ìi Õ «>ÀV >VµÕ>ÌV ` ÕL>° +Õ À}>ââiÀ>> vÕ}>t -Þ i> >Þ ä°Îä ", ½ " Õ «>ià `i> ÕÃ>> à ÃÌ> «iÀ ÃÛ}iÀi Õ >ÌÀ\ iiÀ} i >Ãi `ii VµÕi «ÀÌ>}ÃÌi° -° >V>i° -Þ i> *>Ãà ä°{ä ½",/ >ÀÞ] Õ iÝ >ÛÛiÌi º«ÕÌ» `> Î >] Ûii V«Ì `> ÓÓ V« ` «ÃÌ> > ÀiÃVi > ë«À>ÛÛÛiÀi° -Þ i> >Ý ä°xx /8 ,6, ,° i À m Õ Ài`ÕVi `> 6iÌ> V i à ÌÀ>ÃvÀ> }ÕiÀÀiÀ iÌÀ«Ì>° ° ÃÌiÀ m Õ> }Û>ÃÃ> «ÀÃÌÌÕÌ>° *>> `½"À > >ià «iÀ ° -VÀÃiÃi° -Þ i> ÕÌ £{°Îä -"\ " ,1 /,-/° £È Çc À `½Ì>>° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £È°ää ,"\ x§ *,"6 /* -/ ,>-«ÀÌ £ £Ç°ää -/\ "" ° - /" " *>Þvv -Þ -«ÀÌ Ó £Ç°Îä / -\ "//6 ,>` >ÀÀð ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £Ç°xä "\ *,"\ *9" / ,>-«ÀÌ £ £n°ää 9 / E - 9>V Ì E -> £n°{x - - " , 9>V Ì E -> £°Îä 7,-/ \ 77 8*, -Þ -«ÀÌ Ó £°{x -1,\ * " ", 9>V Ì E -> Óä°xä "\ *,"\ *9" / ,>-«ÀÌ £ Ó£°ää / -\ /- Õi v Ì i >Þ ÕÀëÀÌ Ó£°Îä -/\ "" ° - /" " *>Þvv -Þ -«ÀÌ £ 1/""-"\ /,"/ `ÞV>À° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó ÓÓ°ää / -\ "//6 ,>` >ÀÀà ÕÀëÀÌ ÓÓ°{x / 7", 1* Óä£Ó 9>V Ì E -> ÓÓ°xx ,"\ x§ *,"6 /* -/ ,>-«ÀÌ £ -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £{°Îä -*-" Ý £x°£x ," - * , >ÀÌ iÌÜÀ £È°ää 1-/ E 9 ÃiÞ >i £Ç°{x ° °/° , ÃiÞ >i £n°{ä 6/ - " " Ý £°xä 1" ",/1 ,t ÃiÞ >i Óä°Îä / /",9 Ý Óä°{x - E / Vi`i Ó£°ää , - /""9 Ý Ài Ó£°xä , Ý Ó£°xx , - /""9 Ý Ài ÓÓ°Óä /- ÃiÞ >i , ,,9 Ý ÓÓ°Îx *** <1 i`à ÓÓ°xä / 6/,- ÃiÞ >i £{°äx 6-/ -*"- " /," -1" , £x°Óä " 9 /-1 1 -1,-/ -1 6 -Þ i> >Þ £Ç°ää 1,, ", -Þ 1 £Ç°xä , 1" -Þ 1 £n°Óä , 1" -Þ 1 £°Îä 1 " "<, " Ý vi Óä°{ä 6 < " *,/ ÃiÞ >i Ó£°ää 1 1" Ó Ý vi Ó£°£ä ½- / / -Þ 1 ÓÓ°äx ½- / / -Þ 1 Óΰää " " - -Þ i> *>Ãà /"* -Þ 1 Óΰ£x /"1, ÃiÞ >i Óΰ{x , /,"*"/ £Ç°xx 7 8 1 ,> Õ« £n°{ä 91"t <8 Ó £°ää ,1// //6 >ÀÌ iÌÜÀ £°Óx 6 /1, / >ÀÌ iÌÜÀ Óä°äx 7 8 1 i`à Óä°{ä / ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ Ó£°ää 7 8 1 ,> Õ« Ó£°äx 7 /" E ,,9 -"7 iÀ>} Ó£°Óx 7 8 1 ,> Õ« Ó£°Îx /- - /79 Vi`i Ó£°xä 7 8 1 ,> Õ« Ó£°xx * /, ,"- E "° iÀ>} ÓÓ°£ä 7 8 1 i`à £{°{ä -/,\ ",< /, ÃVÛiÀÞ -ViVi £x°{ä /, \ 1,"* 6-° 1- ÃVÛiÀÞ -ViVi £È°Óä -*"- 8/,, £Ç°Îä , 1" ÃÌÀÞ >i £n°£ä , ½"," ÃVÛiÀÞ >i £°äx , +1//," ,1"/ ÃVÛiÀÞ >i Óä°ää 1 ,1 ÃVÛiÀÞ >i Óä°xx "-"-° "-- " -*<" >Ì> i}À>« V Ó£°£ä "- " ,, ÃVÛiÀÞ -ViVi Ó£°Îx , " "-1, Ó Ó£°xx *,/",,' /1" " ÓÓ°ää , " , ÃVÛiÀÞ >i £Ç°ä / 6*, ,-° /iiv 9 £Ç°xn / 6*, ,-° /iiv 9 £n°Îx / -/ ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°{Ç / 6*, ,-° /iiv 9 £°Î{ ,° "1- 6-" ° /iiv " £°Îx / 6*, ,-° /iiv 9 Óä°ÓÎ ,° "1- 6-" ° /iiv " Óä°ÓÎ / ", -° /iiv 9 Óä°{x / , --,¶° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x " 1 -/" ½6 ° *ÀiÕ i> Ó£°£x / ", -° /iiv 9 Ó£°£x " 1-° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°Óä °/° ½8/,/,,-/,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°äx *,//9 // ,-° /iiv 9 ÓÓ°ÎÓ / ° /iiv " ÓÓ°xx /1// " /," /1//° *ÀiÕ i> ÓÓ°xx *, /""° /iiv 9 ÓÎ°ä£ 1," ",,° /iiv " La7 e una strategia: crescita senza spesa V alorizzare le risorse interne, produrre senza aumentare (troppo) i costi, sperimentare nel periodo di «bassa stagione» tv: è all’insegna di questi slogan che domani sera La7 di Urbano Cairo lancia un nuovo/vecchio talk in prima serata: «L’aria che tira», condotto da Myrta Merlino, raddoppia la sua presenza in video, dalla striscia di tarda mattinata al settimanale in prime time, nell’ormai consolidato slot orario di «Piazzapulita». Finora le scommesse di Cairo si sono rivelate (quasi) tutte riuscite, e la rete veleggia a magTop & Flop gio sul 5% di share in prima serata, grazie ai successi di Real Madrid - Atletico «Crozza nel paese delle La finale di Champions meraviglie» (9,2% di share), di «Serviziopubblico» (8,2% di share), di «Announo» (7,8% di share), del Tg di Mentana (6,7% di share), di «8 e ½» (5,8% di share), 5.918.000 spettatori, di «Bersaglio mobile» 24,31% di share (5,5% di share) e «PiazzaCanale 5, sabato 24 pulita» (5% di share). maggio, ore 21.48 Fra le buone performanMinuto picco: 6.881.000 ce del periodo c’è il talk spettatori, verso la quotidiano «L’aria che tira» conclusione la partita con della Merlino che da domaSergio Ramos (ore 22.36) ni sera si cimenta, per quattro puntate, sul prime Midnight in Paris time. Il programma, in onWoody dirige Owen Wilson da dal lunedì al venerdì, è progressivamente cresciuto, e nel mese di maggio ha raccolto una media di 414.000 spettatori, il 4,3% di share, con picchi di quasi 804.000 spettatori, 3,27% 800mila (il giorno dopo le di share. Rete 4, domenica Elezioni) e share oltre l’8%. 25 maggio, ore 21.13. Il pubblico della Merlino è Minuto picco: 667.000 quello tipico del talk d’apspettatori, comincia il film profondimento, e di La7 in con Owen Wilson (ore particolare: è adulto o an21.13) diretto da Woody Allen ziano (miglior share, 5,6%, nella fascia 55-64 anni) e ha buoni livelli di istruzione e di reddito (laurea all’8% di share). Certo, per reggere il prime time, pur in periodo di assottigliamento della platea tv complessiva, dovrebbe far presa sul pubblico della sera e catalizzare almeno il doppio degli spettatori. Questa la difficile sfida per lo spin-off Myrta (e di Cairo): raddoppiare l’audience senza spendere un euro di più. (a.g.) In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel. Enrico Brignano, schiavo di moglie e cognata, raggiunge il fratello (Francesco Pannofino, con Brignano nella foto) che credeva morto in un incidente e che invece era fuggito a Cuba da anni. Faccio un salto all’Avana Premium Cinema, ore 21.15 Redford, un milione per una notte con Demi Una coppia di spiantati accetta l’offerta di un miliardario (Robert Redford): una notte d’amore con la donna (Demi Moore, foto con Redford) per un milione di dollari. Proposta indecente Sky Passion, ore 21 La natura selvaggia dell’America Sette episodi da un’ora per un emozionante viaggio attraverso il continente americano, passando dal gelido Yukon alle foreste del Belize e ai deserti aridi del Sudovest, con il doppiaggio di Luca Ward. North America Discovery Channel, ore 22.55 © RIPRODUZIONE RISERVATA i`>ÃiÌ *ÀiÕ £{°{x £{°{x £x°ÎÎ £x°Îx £È°Ó{ "--* ,° /iiv 9 -1*, ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> -1/-° /iiv " *, /""° /iiv 9 1-/ - ", /,1° /iiv " £È°Ó{ / 6*, ,-° /iiv 9 £È°xx /, ] 1 /," " 1 1 ,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓΰÓx ÓΰÎä ÓΰΠÓΰxä ä°Î£ ä°Î£ ä°ÎÈ ä°{Î " 1-° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> 1xÇ£° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> "--* ,° /iiv 9 1," ",,° /iiv " <""° - Ü *ÀiÕ i> "--* ,° /iiv 9 1," ",,° /iiv " " / ,-/"° *ÀiÕ i> £°Óä 1," ",,° /iiv " £°ÓÎ / 6*, ,-° /iiv 9 £°Óx "7 1/° /iiv -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°{ä /8 /" / , -° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó°£{ / 6*, ,-° /iiv 9 Ó°{ ,° "1- 6-" ° /iiv " 56 italia: 51575551575557 Domenica 1 Giugno 2014 Corriere della Sera
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