I FORESTALI MERITANO RISPETTO!

Segreteria Regionale Piemonte
NOTIZIARIO n. 16 del 12 Novembre 2014
AD USO INTERNO
SOMMARIO
•
I FORESTALI MERITANO RISPETTO!
La questione economica
Il futuro del Cfs e la posizione del Sapaf
I FORESTALI MERITANO
RISPETTO!
Diciamolo. Siamo stanchi! Stanchi di essere
trattati come pedine di un gioco perverso, oggetti di dichiarazioni confuse e contraddittorie,
numeri sul pallottoliere della propaganda politica.
Da quanti mesi siamo appesi a decisioni appena
abbozzate, ipotesi, voci di corridoio, articoli di
giornale che confondono o dicono poco? “Terrorismo psicologico”, ecco cosa stanno facendo sulla
nostra pelle, come se non avessimo diritto a certezze, come se non avessimo una vita, magari una famiglia, da portare avanti, cose vere fatte di orari,
abitudini al mestiere, una professione frutto di dovere e di passione.
I Forestali meritano rispetto! Tutti noi cari colleghi e colleghe meritiamo rispetto, abbiamo una dignità, una storia, un animus del quale mai come
adesso va riscoperta la grandezza.
In un momento come questo, un momento storico la cui importanza potrebbe sfuggire come
spesso accade quando si vive la storia e non la si
legge su qualche libro a distanza di anni, francamente delle beghe di cartello c’interessa poco.
Quello che deve interessarci è, innanzi tutto, cercare di distinguere le chiacchiere dai pochi elementi
certi che possediamo. Prima di cadere nella fascinazione per l’erba del vicino, che si crede essere
sempre più verde, prima d’altro canto di ostinarci
altresì a rimanere fermi su posizioni arcaiche e tradizionaliste, dobbiamo pretendere ed ottenere rispetto, chiarezza, garanzie.
Cerchiamo allora di fare il punto della situazione, dividendo la discussione in due rami: quello
economico e quello sulla riorganizzazione del Corpo.
Notiziario n. 16 del 12 novembre 2014
LA QUESTIONE ECONOMICA
Cominciamo dalla fine, cioè da quello che sappiamo oggi: da Gennaio 2015 dovremmo trovare
nelle nostre buste paga gli emolumenti finora
bloccati dal tetto retributivo (salariale), dunque
relativi agli avanzamenti di carriera all’interno del
ruolo (da Agente ad Agente Scelto, per esempio) e
agli assegni funzionali.
Il tetto retributivo è stato introdotto dalla legge
Tremonti – Brunetta n. 122/2010, e il 2010 è
l’anno il cui reddito corrisponde al limite del tetto.
Il 2010 è anche l’anno del DDL 1167 ove è stato
introdotto il concetto di “specificità” per le forze di
polizia ribadito nella Legge 183/2010 all’art. 19;
successivi provvedimenti legislativi avrebbero dovuto stanziare risorse finanziarie…
Dopo l’introduzione del tetto retributivo sempre
sotto il governo Berlusconi fu emanata una norma
di compensazione che previde, con apposito fondo
perequativo, di limitare le perdite economiche degli appartenenti al comparto sicurezza dovute al
tetto. La compensazione avvenne una tantum,
dunque in unica soluzione per ogni anno, come segue:
2011: pagato il 100% di quanto maturato;
2012: il 46%;
2013; il 16%;
2014: niente.
Prima dell’estate il ministro Alfano aveva
preannunciato l’ipotesi dello sblocco del tetto
prima della fine dell’anno in corso. Rammentiamo
che la fine naturale del blocco ci sarebbe stata,
per legge, appunto alla fine del 2014.
In Agosto però il ministro Madia annunciò che,
invece, ci sarebbe stata la proroga per tutto il
2015. In risposta a queste dichiarazioni discordanti, la Consulta Sicurezza (Sap - Polizia di Stato, Sapaf - Corpo forestale dello Stato, Sappe - Polizia penitenziaria e Conapo - Vigili del fuoco)
lanciò la campagna “Doniamo il sangue”, «Lo
Stato ci ha tolto il sangue, ciò che ne rimane lo
diamo ai cittadini». La protesta ebbe un risalto
mediatico senza precedenti con lanci di agenzia,
articoli di giornale e così via. Le altre organizzaPag. 1 di 5
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zioni sindacali, per non essere da meno, minacciarono lo sciopero generale assieme ai Cocer, finché
questa generale mobilitazione non indusse il governo Renzi a fare marcia indietro garantendo
che per la categoria non ci sarebbe stato il prosieguo del tetto retributivo.
Il 7 ottobre Renzi incontrò tutte le rappresentanze a Palazzo Chigi, ribadì l’intento di non
bloccare il tetto per il 2015 ma non rispose ad
alcune precise domande: dove avrebbe preso i
soldi, come li avrebbe distribuiti, ecc. Poiché già
in precedenza l’esecutivo aveva dimostrato incoerenza, la Consulta non si fece bastare queste
generiche garanzie verbali ma continuò la protesta, a differenza degli altri sindacati che si dissero soddisfatti.
Apparve subito chiaro che i soldi sarebbero stato
trovati all’interno degli stessi ministeri coinvolti, insomma togliendoli dalla tasca destra per
metterli in quella sinistra. Non è difficile reperire
su Internet i tagli effettuati a presidi e reparti di
ogni forza di polizia, inclusa la nostra. Ciò che si
teme a questo punto è che i fondi potrebbero non
essere sufficienti per sempre, cioè non si tratterebbe di un intervento strutturale ma “precario”, valido cioè finché i soldi si trovano. In ogni caso, qualora il blocco al tetto retributivo dovesse essere
reintrodotto per il 2016, quanto maturato e ricevuto
da gennaio 2015 non si dovrebbe più toccare. Se,
per esempio, a gennaio vedremo in busta paga un
aumento dovuto al passaggio di grado all’interno di
un ruolo (Sov. Capo da Sov., per dire), tale aumento rimarrà. Il blocco, com’è stato finora, sospenderebbe infatti ciò che verrebbe maturato all’interno
del periodo in cui sarebbe attivo il blocco.
Precisazione sui termini: è errato parlare di
sblocco del tetto retributivo nel 2015 in quanto
il blocco per sua natura finisce alla fine di
quest’anno, perciò sarebbe corretto semmai parlare di prosecuzione del blocco, prosecuzione che
però non ci sarà nonostante l’assenza d’indicazione
dei fondi nelle slide presentate da Renzi il 15 ottobre (varo della Legge di stabilità, legge che il Parlamento ha tempo di esaminare, emendare e approvare entro il 31 dicembre. Oltre la scadenza di fine
anno, la Costituzione, all’art. 81 c. 2, prevede il
limite del successivo 30 aprile, da autorizzare con
legge apposita che conceda l'esercizio provvisorio
del bilancio).
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Bisogna aggiungere che la Consulta Sicurezza è
stato ed è l’unico organismo sindacale a chiedere gli arretrati previsti dalla legge di compensazione (cioè il 54% per il 2012, l’84% per il 2013 e
il 100% per il 2014 di quanto non corrisposto).
Resta per ora fermo al DPR 51/2009 il nostro
Contratto.
IL FUTURO DEL C.F.S. e LA POSIZIONE DEL SAPAF
Chiariamo subito un punto: la posizione del Sapaf
in merito al futuro del nostro Corpo è chiara, a
renderla confusa ci pensano altre sigle e il cattivo
giornalismo. Il Sapaf punta sulla riorganizzazione e il documento ufficiale che illustra bene la
posizione sindacale potete trovarlo alla pagina
internet del Senato, atto. 1577 andando alla voce
“documenti acquisiti” e poi scorrendo la lista
verso il basso.
Il Sapaf né auspica né osteggia a priori alcun
passaggio del Cfs in altre forze, per la semplice
ragione che è lo stesso ddl 1577 a dettare le linee
guida entro cui muoversi. Ogni proposta che esca
dai binari del 1577, meritevole e attraente o meno
che sia, esula da quanto richiesto dalla Commissione affari costituzionali. La proposta del Sapaf va
piuttosto nella direzione di una Polizia ambientale
e agroalimentare a livello nazionale (questa vocazione è già nel nome del sindacato!); se tale forza
si potrà averla restando nel Mipaaf, bene, ma il Sapaf non entra in modo propagandistico in questo
dibattito che non può che essere successivo alla
riorganizzazione del Corpo, come più sotto si vedrà.
Anche qui cominciamo dalla fine, dalle ultime
esternazioni del Presidente del Consiglio Matteo
Renzi, il quale «vorrebbe che entro l’estate prossima rimanessero solo due forze dell’ordine: i
Carabinieri (la Finanza si fonderà con loro e avrà
esclusivamente compiti tributari) e la Polizia, a cui
Renzi accorperà Forestale e Penitenziaria»
(L’Espresso, 10 novembre 2014, articolo di Fittipaldi).
Facciamo un passo indietro, ricordando quanto
già scrivemmo sul nostro Notiziario n. 7 del 9
maggio 2014: «Alla pagina 102 del Def (Documento di economia e finanza) 2014 – deliberato
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dal CdM l’8 Aprile 2014, “Sezione I – programma di Stabilità per l’Italia”, si legge in un trafiletto:
«Una riorganizzazione delle forze di polizia che,
senza ridurre la qualità dei servizi di sicurezza,
consenta risparmi di circa 800 milioni nel 2015 e
1.700 milioni nel 2016, attraverso un miglior
coordinamento, incluso nell’acquisto di beni e servizi, nella presenza territoriale e nella allocazione
dei corpi specializzati. Non si intende cambiare la
attuale collocazione istituzionale dell’Arma dei
Carabinieri, ma non si può escludere una ridefinizione dei compiti del Corpo Forestale».
Non occorre qui elencare tutti gli articoli di giornale e i lanci di agenzia che sulla materia hanno poi
detto tutto e il contrario di tutto, basti sapere che la
maggior parte hanno sposato la causa della riduzione delle forze di polizia concentrandosi spesso
proprio sul Corpo forestale, che si comprende esser
visto come un apripista per l’accorpamento successivo delle altre forze.
Cosa dicono gli atti normativi, gli unici che davvero contano e sui quali imbastire un qualsiasi confronto?
Il disegno di legge n. 1577 (Riorganizzazione delle Amministrazioni pubbliche), presentato il 23
luglio 2014 d’iniziativa del Governo, contiene delle deleghe al Governo medesimo, cioè si tratta di
un ddl che, passato per le Camere, torna per così
dire al Governo nella sua collegialità affinché vengano da questo adottati decreti legislativi
nell’ambito di determinate materie. Una di queste
materie riguarda le forze di polizia, nello specifico
al Capo II Art. 7 c. 1 a) si legge: «con riferimento
all'amministrazione centrale e a quella periferica:
riduzione degli uffici e del personale destinati ad
attività strumentali e correlativo rafforzamento
degli uffici che erogano prestazioni ai cittadini e
alle imprese; possibilità di gestione unitaria dei
servizi strumentali, attraverso la costituzione di
uffici comuni e previa l'eventuale collocazione delle sedi in edifici comuni o contigui; razionalizzazione delle funzioni di polizia al fine di evitare
sovrapposizioni di competenze e di favorire la gestione associata dei servizi strumentali; riordino
delle funzioni di polizia di tutela dell'ambiente e
del territorio, nonché nel campo della sicurezza e
dei controlli nel settore agroalimentare, con riorganizzazione di quelle del Corpo forestale dello
Stato ed eventuale assorbimento delle medesime
in quelle delle altre Forze di polizia, ferma restando la garanzia degli attuali livelli di presidio
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dell'ambiente e del territorio e la salvaguardia
delle professionalità esistenti».
I concetti sono chiari. Evitare sovrapposizioni di
competenze. Gestione associata dei servizi strumentali. Per il Cfs, riorganizzazione delle sue funzioni/competenze ed eventuale assorbimento di
queste in altre forze di polizia.
Due fasi.
Fase 1: riorganizzazione del Cfs;
Fase 2: eventuale passaggio di funzioni/competenze in altre forze di polizia.
Si capisce bene che una seria discussione non può
che iniziare dalla Fase 1.
In un comunicato del Sapaf Segreteria Generale del
9 agosto 2014, come riportato già sul nostro Notiziario 13/2014, si leggeva: «il ministro Martina
in audizione alla Commissione agricoltura della
Camera ha dichiarato che “…ci sono tutti gli
elementi per chiarire il fatto che l'Italia ha bisogno di un Corpo dedicato alla tutela ambientale e
agroalimentare...” alla luce del progetto di riforma
della P.A., nel precisare la sua apertura ''ad una
discussione che riorganizzi, potenzi, specifichi e
qualifichi la funzione cruciale del Corpo forestale
dello Stato''». Il Ministro ha proseguito dicendo:
«sul tema di riorganizzazione funzionale e di risparmio economico che si può affrontare, ad
esempio, iniziando a riconfigurare una nuova organizzazione che semplifichi le polizie provinciali,
l'ICQR e alcuni Corpi regionali; personalmente
combatterò per dimostrare la validità e la centralità del CFS, per questo chiedo la collaborazione
del Parlamento per dimostrarlo».
Simili parole erano state espresse dallo stesso
Capo del Corpo in audizione alle Commissioni
riunite Agricoltura e Ambiente del Senato della
Repubblica
il
5
agosto:
«propongo
l’accorpamento al Corpo forestale dello Stato del
Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela
della qualità e repressione delle frodi dei prodotti
del Mi.p.a.a.f. (ICQRF)», e ancora «nell’ambito
dell’attuale percorso di soppressione delle Provincie ritengo si possa delineare un iter relativo al
transito delle competenze in materia di vigilanza
ambientale svolte attualmente dalle Polizie Provinciali al Corpo forestale dello Stato con conseguente proporzionale trasferimento di risorse
umane, finanziarie e strumentali», per giungere
infine a riassumere l’intento di creare «Un nuovo
Corpo forestale dello Stato che assolva sia alle
funzioni di una moderna forza di polizia nazionaPag. 3 di 5
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le sia ai compiti di difesa del patrimonio agroalimentare-ambientale nazionale che, “assorbendo” i Corpi forestali regionali, le Polizie provinciali, il Dipartimento per l’ICQRF, gli organi
tecnici degli enti di gestione delle aree naturali
protette dello Stato, si colloca in una posizione di
centralità in riferimento al modello di sviluppo
agricolo-alimentare-ambientale connaturato al
Sistema Italia».
Il 7 Ottobre, quando Renzi ha incontrato le rappresentanze sindacali e i Cocer, ha fatto le seguenti
dichiarazioni che ci riguardano da vicino: (ANSA)
- ROMA, 7 OTT - «Via il tetto che dal 2010 comprime gli stipendi di forze dell'ordine e militari. Lo
sblocco costerà un miliardo di euro allo Stato. Ma
contestualmente si apre il tavolo per arrivare ad
una riorganizzazione del sistema della sicurezza
pubblica, perché "cinque corpi di polizia sono decisamente troppi"». Il comunicato Ansa prosegue:
«”Abbiamo cinque corpi di polizia, non ce li ha
nessuno al mondo, occorre intervenire, bisogna
cambiare perché è impensabile avere corpi che
fanno le stesse cose”. Il premier ha quindi fatto
l'esempio del Corpo forestale dello Stato, per il
quale «c'è da capire se l'attuale organizzazione
sia ancora funzionale oppure no».
Il 15 Ottobre, poi, ci sono state ulteriori dichiarazioni da parte dell’esecutivo:
Roma, 15 ott. - (Adnkronos) - «''No ad una battaglia di resistenza e sì ad una sfida di cambiamento.
Ci sono punti fermi irrinunciabili ma siamo convinti delle nostre ragioni''. Lo ha detto il ministro
delle Politiche agricole Maurizio Martina a margine della cerimonia per il 192° anniversario dalla
fondazione del Corpo forestale parlando dell'ipotesi di accorpamento e riorganizzazione del Corpo.
''Siamo consapevoli del patrimonio di competenze
ma siamo convinti delle nostre idee e per questo
non temiamo una discussione'', ha aggiunto il ministro. ''Il primo step può essere accorpare tutte
quelle strutture che svolgono la stessa funzione
come le polizie provinciali, poi siamo pronti alla
discussione''».
Quale discussione? Ovviamente la Fase 2 indicata
nel ddl 1577. Il ministro Martina è tornato sui suoi
passi, rispetto a quanto diceva ad Agosto in Commissione Agricoltura della Camera.
L’Ansa spiega meglio:
(ANSA) - ROMA, 15 OTT - «"Siamo consapevoli
del patrimonio di professionalità, competenze e
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radicamento sul territorio che il Corpo Forestale
garantisce e proprio perché siamo forti di questi
aspetti positivi non temiamo la discussione su come ci si riorganizza e si rilancia su questo fronte".
"Il Corpo forestale - sottolinea Martina - contribuisce in maniera decisiva a scrivere una storia di
successo come quella del sistema dei controlli sulla filiera agroalimentare ed è fondamentale l'impegno nel ruolo di polizia ambientale". "Poi - aggiunge il ministro - discuteremo bene sulla riorganizzazione: come, dove e quando, abbiamo delle idee. Corpo forestale, polizie provinciali, altre
forestali che non stanno nel Corpo possono costituire in maniera organica, omogenea e ragionata
un primo punto di riorganizzazione. Dopodiché
nell'ambito della delega di riforma della pubblica
amministrazione sediamo a un tavolo e ragioniamo di tutto"».
Il Capo del Corpo Cesare Patrone ha invece ribadito l’idea di soffermarsi sulla Fase 1, quella della
riorganizzazione:
(Adnkronos) mercoledì 15 ottobre 2014 - «"Bisogna portare avanti la grande sfida della tutela
dell'agroalimentare. Per questo non serve il cambiamento del Corpo forestale ma il suo potenziamento. E' necessaria una riforma del corpo per
evitare delle duplicazioni di competenze in campi
come la lotta alle contraffazioni". A margine
dell'evento, Patrone ha poi aggiunto: "Non abbiamo paura della perdita di competenze perché saremmo noi l'attore principale di un ipotetico corpo più grande: come ha detto il ministro Martina,
il primo passo deve essere l'accorpamento delle
forze provinciali"».
Va chiarito che se sia Patrone sia il Sapaf puntano
alla fase di riorganizzazione, la proposta di Patrone
non trova d’accordo il Sapaf. Ad esempio al Sapaf
non sembra opportuno, come invece proposto
dal Capo del Corpo, chiedere la direzione tecnica dei Parchi; tra l’altro in merito alla proposta
di accorpamento nel Cfs delle polizie provinciali
il Sapaf non può che chiedere, qualora avvenisse, che sia per loro previsto un “ruolo speciale
ad esaurimento” affinché non si vada ad intaccare
la nostra pianta organica privandoci della possibilità di concorrere a futuri trasferimenti e concorsi.
Il
Sapaf
è
d’accordo
piuttosto
con
l’accorpamento al Cfs dei forestali delle Regioni
a statuto speciale, perché non è possibile che una
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forza di polizia dello Stato come la nostra sia finora entrata in quelle regioni soltanto attraverso
“espedienti” quali Sezioni, Cites, ecc. Una forza
di polizia dello Stato deve stare in tutto lo Stato.
Punto.
Ancora il 18 settembre, in audizione alla Commissione affari costituzionali in Senato, il Capo del
Corpo ribadiva la necessità di potenziare il Cfs accorpandovi Icqrf, polizie provinciali e corpi forestali regionali delle regioni a statuto autonomo;
inoltre proponeva di affidare al Cfs la direzione
tecnica delle aree protette di rilievo nazionale.
Il SAPAF non vuole, come dicono certuni con
tendenziosità, che il Cfs abbandoni in toto i propri compiti: ciò che propone il Sapaf, e lo propone perché in questo frangente storico gli è stato richiesto di esprimere un parere (ché, a ben
vedere, avrebbe espresso lo stesso data la situazione), è che il Cfs smetta di svolgere compiti
non attinenti ad una forza di polizia dello Stato.
Va bene il monitoraggio e la salvaguardia delle arre naturali, la polizia di prevenzione e amministrativa, vanno bene le indagini a seguito di incendi
boschivi e quelle sui rifiuti, l’agroalimentare e
l’edilizia, va bene il Cites, va bene perseguire i reati sui maltrattamenti animali, ecc. Insomma
Il SAPAF non sta dicendo né più né meno di
quello che ha detto sempre: bisogna stare su tutto
il territorio nazionale, non ha i numeri per lo spegnimento attivo degli incendi e non deve ridiventare un corpo “tecnico” in senso stretto bensì seguire
la sua vocazione di polizia ambientale e agroalimentare.
In merito alla Fase 2 giova solo ricordare quanto
espresso dal Segretario Generale del SAPAF
Marco Moroni: Roma, 7 ott. (Adnkronos) "Siamo preoccupati per una eventuale integrazione del corpo Forestale nella Polizia di Stato.
Non possiamo rischiare di perdere le professionalità che abbiamo acquisito negli anni". "Il premier
Renzi - prosegue Moroni - ha detto che l'attuale
numero di forze dell'ordine è insostenibile e si è
reso disponibile per un confronto sull’ipotesi di
farci confluire nella Polizia. Il nostro timore è che
si disperdano le nostre competenze facendo così un
favore alle ecomafie ed ai criminali dell'agroalimentare. Ci sono cose per la quali il nostro corpo
è insostituibile. Quello che ci preme è soprattutto
che non venga alterata o compromessa la spina
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dorsale della Forestale che è composta dalle stazioni dislocate sul territorio e dai nuclei provinciali". "Se integrazione ci deve essere, conclude Moroni, "che almeno si mantenga l'unità operativa del
corpo".
Essere preoccupati è un diritto che è lecito rivendicare. Soltanto lo stolto non sarebbe preoccupato per un salto nel buio. Se il passaggio avverrà (sulla scia di quanto si legge nel ddl Rosato,
Atto Camera n. 735, XVII Legislatura, Presentato
il 12 aprile 2013 o altro), dovrà essere disciplinato
come si deve e rispettoso dei Forestali, delle loro
vite e della loro professionalità.
Non siamo pedine ma uomini e donne servitori
dello Stato, figli e figlie d’Italia che non possono
ogni giorno non sapere se un domani qualcuno,
svegliandosi, non avrà altro da fare che giocare
con il loro futuro!
Chiudiamo con l’ultimo lancio di Agenzia in merito all’apparato della Sicurezza del nostro Paese:
AFFARI COSTITUZIONALI: M5S, URGENTE
AUDIZIONE ALFANO SU RIORDINO FORZE
DELL’ORDINE
(AGENPARL) – Roma, 12 nov – “E’ urgente che
il ministro Alfano venga audito in commissione Affari Costituzionali. La lettera inviata al presidente
Sisto sottolinea i punti critici che devono essere
chiariti immediatamente. Si sta smantellando
l’apparato della Sicurezza in Italia nel più completo silenzio, senza informare il Parlamento,
mentre c’è una richiesta di maggior tutela da parte
dei cittadini”.
I deputati M5S della commissioneAffari Costituzionali sono fortemente preoccupati da quanto sta
accadendo: “Troppe volte si prendono decisioni in
materia di Sicurezza sulle teste dei cittadini e senza consultare neanche le forze dell’ordine che lavorano sul campo. Noi li abbiamo consultati e i
tagli e gli accorpamenti non comportano assolutamente risparmi significativi per le casse dello
Stato. Alfano deve venire in commissione Affari
Costituzionali e chiarire quali sono le reali intenzioni del Governo su questa materia”.
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